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La Cina raccontata dai cinesi ai cinesi
Lin Biao e il colpo di stato
Polonews.info - Il dibattito interno
Polonews Rif.: 20090901_g
Nell’ambito delle celebrazioni per i 60 anni della Repubblica popolare non poteva non essere dedicata
una breve pagina a Lin Biao, grande protagonista delle vicende politiche interne negli anni ‘60 morto nel
1971 in circostanze che definire misteriose è pleonastico. Ci sono molti possibili modi di affrontare un testo
con silenzi così profondi e dimenticanze così sostanziali. Non c’è dubbio che uno storico del partito, uno
storico cinese e residente in Cina, sia fatalmente attratto dall’evento in sé: scoprire dunque cosa veramente successe
in quella notte al di là delle diverse versioni che ne sono state successivamente fornite. Non si tratta di una strada
sbagliata - non esistono strade sbagliate in sede di ricerca storica - ma corre il rischio di perdersi in un ginepraio irrisolvibile di a) cose successe, b) cose che si credette possibile fossero successe, c) cose che poiché probabili era legittimo
sospettare fossero effettivamente avvenute, ecc... ognuna di questa tracce a sua volta indirizzata da documenti scritti
talora in quegli stessi momenti perché ne venisse conservata la versione. In definitiva l’epoca di Stalin e di Mao1 ha
semplicemente reso più manifesta, anche agli estranei alla ricerca storica, la prassi di costruire falsi per difendersi
davanti al presente e per influenzare il giudizio della storia e dei posteri. L’arte del falso si regge su una cinica e ben
nota considerazione che attraversa le epoche (dall’antico Egitto a oggi), i popoli e i regimi politici: qualunque falsità,
purché sia scritta e proclamata con intelligenza e prudenza, dopo due generazioni diventa per taluno verità. Qualunque falso - anche il più impudente - può essere affermato e qualunque falso -purché scritto - troverà difensori e
sostenitori. Quanto avviene all’Olocausto in questi anni, incredibilmente e felicemente negato dal mondo islamico e
da una parte della destra europea, è solo l’ultima ed ennesima prova di un fenomeno che era ben noto fin dai tempi di
Roma, o dei primi faraoni, o dei primi imperatori cinesi.
Polonews nei confronti di questi documenti sta seguendo - e certamente non ne mancano gli esempi in questo ricco
archivio - una strada diversa. Posto che quanto avvenne in quella notte non è e forse non sarà mai chiaro, è suggestivo e interessante mettere in luce gli elementi nuovi rispetto alle altre ricostruzioni presentate in passato. La domanda
si sposta quindi dagli eventi di quella notte a ciò che si reputa opportuno presentare di quegli stessi eventi. Questa
sensibilità contemporanea è, nella sua totale soggettività, scolpita in queste pagine. Ovvero: sarà forse difficile sapere
cosa avvenne nel 1971, ma sappiamo con certezza cosa di quegli eventi la Cina di Hu e di Wen desidera oggi ricordare
in un ambito così importante come quello delle celebrazioni del 60esimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare.
Il primo dato degno di nota è il silenzio sul ruolo svolto da Lin Biao negli anni che vanno dall’emarginazione di
Peng Dehuai (Conferenza di Lushan, 1959) all’inizio ufficiale della Rivoluzione culturale (1966). In questi sette anni
la stretta collaborazione di Lin Biao e di Mao portò alla parziale riorganizzazione dell’Esercito di liberazione i cui
quadri vennero scelti per la fedeltà assoluta a Mao e per il grado di relativa indipendenza nei confronti del Comitato
Centrale del PCC. La relativa autonomia dell’Esercito nei confronti del PCC ha - in realtà - una lunga storia nella Cina
pre-rivoluzionaria e post-rivoluzionaria. Fu di Mao la trasformazione dell’esercito in componente centrale del dibattito politico: trasformazione che lo portò a durissimi scontri e censure da parte del comitato centrale del partito negli
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È bene intendersi: la situazione non era certo diversa in Europa occidentale. La storia del secondo conflitto mondiale e
dell’intera guerra fredda è ricca di episodi nati e pensati per gli archivi storici perché i posteri avessero di quegli eventi una determinata
visione. L’idea che i governi tengano i documenti intatti per una trentina di anni e poi consentano agli storici di leggerli senza alcuna
forma di controllo o censura è di una indifendibile e disarmante ingenuità.
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anni che vanno dal 1928 al 1931. Fin da allora l’accusa che venne rivolta a Mao fu quella che - successivamente - una
generazione di storici ha ampiamente suffragato: tutte le volte che Mao risultò sconfitto in termini politici all’interno
del CC riorganizzò all’interno dell’esercito le basi del proprio potere. E fu da queste basi nell’esercito che ripartì per
riconquistare la leadership politica perduta.
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Al tempo stesso è sempre l’Esercito di liberazione ad essersi affrancato numerose volte, anche senza la collaborazione
di Mao, dal controllo dell’apparato politico. In questo senso i due episodi più famosi videro protagonista per due volte
proprio il già ricordato Peng Dehuai. L’offensiva dei Cento reggimenti2 che negli anni della guerra al Giappone fu
l’unica iniziativa militare di una certa consistenza da parte comunista venne duramente criticata da Mao perché aveva distratto forze importanti dal fronte interno, la lotta contro Chiang Kaishek. Un altro momento di contrapposizione
netta si ebbe nel corso della guerra di Corea quando Peng Dehuai - ancora lui - si rifiutò di portare avanti l’offensiva
comunista anche nella mutate condizioni di evidente inferiorità venutesi a creare proprio grazie alle vittorie precedenti
e al troppo ampio allungamento delle linee di rifornimento delle truppe (priva di sostanziale copertura aerea).
Il silenzio che in questa breve commemorazione viene riservato all’Esercito sembra nascondere - dunque - una sorta di
prudenza imbarazzata: l’evocare Lin Biao separandolo dall’Esercito e dal suo ruolo decisivo nella lotta per il potere di
Mao appare un tentativo di non rievocare fratture dolorose. Ma anche quaranta anni dopo i rapporti con l’Esercito di
liberazione sono così tesi da necessitare prudenze di questa natura?
Un secondo elemento degno di nota è quello relativo alla conferma di una sorta di leggenda dell’evento che, successivamente, verrà oscurata, ripresa, cancellata, nuovamente celebrata: Zhou Enlai appare essere il punto di riferimento
di Mao e dello stato di fronte al pericolo di un golpe pilotato da Lin Biao. Tuttavia in questa ricostruzione emerge un
dato nuovo (per lo meno per chi sta scrivendo) di un certo interesse. Sarebbe stato Zhou Enlai stesso, informato dei
tentativi di fuga in aereo, a sollecitare misure più strette e attente alle autorità aeroportuali. Rispetto a leggende più
antiche3 questa versione pare forse più attendibile ma scopre il fianco a una osservazione inattesa e, in qualche modo,
insospettata. Secondo quanto sostenuto in quei giorni l’aereo di Lin Biao, infatti, sarebbe precipitato nel deserto della
Mongolia. Questo - in qualche modo - sposta l’attenzione dal luogo dell’incidente o dal tentativo di arresto a quello del
sabotaggio o dell’eventuale abbattimento. Se si sceglie l’ipotesi di un sabotaggio all’aereo di Lin Biao allora la posizione
di Zhou Enlai diventa inevitabilmente molto difficile. Ovvero è legittimo il dubbio che da Beijing sia partito l’ordine di
sabotare l’aereo su cui Lin Biao avrebbe tentato di fuggire e al tempo stesso di costringerlo a fuggire partendo da un
solo aeroporto impedendogli di fuggire su altri aerei o da altri aereoporti giudicati più sicuri. In ogni caso, qualunque
cosa sia successa, la ricostruzione offerta al pubblico in occasione dei 60 anni sottolinea che Zhou sapeva.
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Nota in cinese come Băi tuán dà zhàn (Ⲯഒབྷᡈ) e nella letteratura anglosassone come Hundred Regiments Offensive. Ebbe
inizio nell’agosto del 1940 e terminò nel dicembre dello stesso anno.
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Una delle più popolari negli anni ‘80 fu che Lin Biao sarebbe stato arrestato direttamente da Zhou Enlai e da un manipolo
di soldati a lui fedeli in Beijing, nei pressi dell’abitazione stessa di Lin Biao in Zhonghai. Secondo questa versione - popolare in
innumerevolei pubblicazioni anglosassoni - Lin sarebbe stato ucciso direttamente nelle fasi dell’arresto e la sua morte sarebbe stata
quindi successivamente ricostruita sotto forma di incidente aereo.
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1971: Il colpo di stato controrivoluzionario di Lin Biao
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Durante la seconda sessione del nono congresso di partito del 29 agosto 1970, la banda di Lin Biao, sfruttando la questione del “persistere nella creazione del presidente dello stato” e della “genialità”4, ha lanciato un
attacco a sorpresa contro il comitato centrale di partito e Mao Zedong, cercando di realizzare con mezzi pacifici
l’obiettivo di “conquistare il potere”, ma senza ottenere risultati. In seguito al congresso il comitato centrale e
Mao Zedong hanno adottato metodi diversi da un lato per indebolire il potere della cricca di Lin Biao e dall’altro
compiendo un paziente lavoro di educazione critica nei confronti di Lin Biao. Ma la banda non aveva alcuna
intenzione di pentirsi e da una parte reagiva con false autocritiche, dall’altra era decisa a organizzare un colpo di
stato di tipo militare per conquistare le più alte cariche politiche all’interno del partito e dello stato.
Nell’ottobre del 1970, sotto il comando di Lin Biao, una fazione della banda radunata da Lin Liguo formò la
cosiddetta “armata unita” e diede vita al progetto del colpo di stato armato soprannominato “Progetto 571”, e
portò avanti attivamente la preparazione del colpo di stato. Mao Zedong aveva capito la situazione e era vigile
sui problemi che potevano insorgere e, in seguito alla terza sessione del nono Congresso di partito e alla quarta
Assemblea nazionale popolare, il 14 agosto del 1971 partì da Pechino per un viaggio verso il sud. La banda di
Lin Biao era molto sospettosa nei confronti di questo viaggio e cercò in un modo o nell’altro di venire a conoscenza del contenuto delle conversazioni tenute da Mao durante le visite al sud. Quando il 5 e il 6 di settembre
Gu Gangzhou, comandante in capo delle forze aeree della zona militare di Guangzhou e Liu Feng, commissario
politico dell’area militare di Wuhan, sentirono i discorsi tra Mao Zedong e i responsabili locali del governo e
del partito, Lin Biao e i suoi si preoccuparono molto e ipotizzarono che prima o dopo la Festa della Repubblica,
durante la terza sessione del nono congresso, li avrebbero fatti fuori, quindi decisero di giocare tutte le loro carte
e di uccidere Mao Zedong, realizzando così il colpo di stato.
Il 10 settembre Mao Zedong improvvisamente cambiò l’itinerario del suo viaggio e nel pomeriggio del 12
alle ore 15 arrivò alla stazione orientale Fengtai di Pechino, convocò sul treno i leader del partito e del governo
Li Desheng, Wude e Wu Zhong, poi di notte rientrò in sicurezza a Zhongnanhai. Lin Biao, dopo aver saputo
che il piano di assassinare Mao Zedong era fallito, decise di fuggire a Guangzhou e di istituire un altro comitato
centrale.
La sera del 12 settembre Zhou Enlai sentì che Ye Qun e Lin Liguo volevano aiutare Lin Biao a fuggire in aereo
e attraverso Li Zuopeng diede ordine all’areoporto di Shanhaiguan che l’aereo privato guidato da Lin Liguo
potesse partire solo in seguito all’ordine di Zhou Enlai, Huang Yongsheng, Wu Faxian e Li Zuopeng.
Alle ore 23.30 , quando Ye Qun telefonò per chiedere di fare arrivare il proprio aereo, Zhou Enlai rispose
prontamente cercando di non farli insospettire, ma a quel punto Lin Biao e Ye Qun andarono ancora di più nel
panico e decisero di fuggire al nord invece che al sud.
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La prima espressione fa riferimento al dibattito in corso in quegli anni sull’opportunità della carica di presidente della
repubblica, nel quale Lin Biao aveva espresso opinione favorevole. La seconda fa riferimento alla frase (riferita a Mao Zedong): “Ha
sviluppato il marxismo-leninismo in modo geniale, comprensivo e creativo” (ཙ᡽ൠǃ‫ޘ‬䶒ൠǃࡋ䙐ᙗൠਁኅҶ傜‫ݻ‬ᙍࡇᆱѫѹ), che
Lin Biao avrebbe scritto nell’introduzione alla seconda edizione delle “Citazioni di Mao Zedong”, da noi note come “Libretto rosso”. Il
riferimento al “modo geniale, comprensivo e creativo” sarebbe però stato eliminato dallo stesso Mao Zedong.
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A mezzanotte Lin Biao, Ye Qun, Lin Liguo e altri, incuranti della resistenza delle guardie di sicurezza, non
aspettarono che il pilota, il copilota e l’assistente salissero a bordo e decollarono, fuggirono in tutta fretta e morirono a Wenduerhan.
Lin Biao, nome originario Yu Rong, era di Huang Gang nell’Hubei. Nato nel 1906, nel 1923 si unì alla Lega
della gioventù socialista, nel 1925 entrò nell’Accademia militare di Whampoa e nello stesso anno entrò nel
partito comunista cinese. Nel 1927 fu comandante di compagnia e di plotone del 73esimo reggimento della
25esima divisione dell’Esercito Rivoluzionario Nazionale, prima partecipò all’insurrezione di Nanchang e a
quella di Xiangnan. Durante la seconda guerra civile fu comandante di battaglione e di reggimento del quarto
accampamento militare dell’Esercito rosso dei contadini e dei lavoratori, poi divenne comandante della prima
colonna e comandante della Quarta Armata Rossa. Nel marzo del 1923 divenne comandante in capo del primo
gruppo d’armata (in seguito chiamato comandante di reggimento). Partecipò a tutte le azioni promosse dal
comitato centrale contro le “campagne di accerchiamento” . Nell’ottobre del 1934 partecipò alla Lunga Marcia.
Poi, giunto nel nord dello Shaanxi, divenne commissario politico e direttore dell’Università militare del popolo
cinese contro l’aggressione giapponese. Durante la guerra di resistenza contro il Giappone fu il comandante
della 115esima divisione dell’Ottava Armata e comandò la battagli a Pinxingguan.
Nel 1938 si trasferì in Unione Sovietica per sottoporsi a cure mediche e nel 1942 rientrò in patria. Durante la guerra di liberazione fu comandante in capo delle forze alleate democratiche del nord-est, comandante
dell’esercito in campo nel nord-est, segretario del dipartimento del nord-est del comitato centrale, ecc. Dopo
la fondazione dello stato è stato il primo segretario generale della sezione meridionale del comitato centrale, il
comandante generale della regione militare centro-meridionale, presidente della commissione militare rivoluzionaria del popolo, vice presidente del Consiglio di stato e vice presidente del primo, del secondo e del terzo
Consiglio per la difesa nazionale. Nel 1955 gli fu conferito il grado di maresciallo. Durante il settimo congresso
di partito fu nominato membro del Comitato centrale e nell’ottavo congresso fu nominato membro dell’Ufficio
politico del comitato centrale. Nell’ottava sessione della quinta Assemblea nazionale popolare del maggio del
1958 fu nominato vice presidente del comitato centrale. Durante la “Rivoluzione culturale” organizzò la lega
controrivoluzionaria e progettò di usurpare le cariche più alte del partito e dello stato. Dopo il fallimento del
suo piano il 13 settembre del 1971 scappò in aereo e morì in un incidente aereo nella zona di Wenduerhan in
Mongolia. Il 20 agosto del 1973 il comitato centrale decise di espellerlo dal partito. Il 25 gennaio 1981 la Corte
suprema del popolo della Repubblica popolare cinese confermò che si trattava del principale colpevole dei crimini commessi dalla banda controrivoluzionaria.
(Trad. Anna Zanoli)
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