STAGIONE D’OPERA 2010-2011
LEGGENDA
In prima assoluta l’opera di Alessandro Solbiati con la regia di Stefano Poda
Teatro Carignano, martedì 20 settembre 2011 ore 20
Martedì 20 settembre alle ore 20 al Teatro Carignano va in scena in prima esecuzione assoluta
Leggenda di Alessandro Solbiati, nuova commissione del Teatro Regio. L’opera conclude la Stagione
2010-11 del Regio ed è inserita anche nel cartellone di MITO SettembreMusica. Il nuovo allestimento
(regia, scene, costumi e coreografia) è firmato da Stefano Poda, il visionario e raffinato regista del
bellissimo Thaïs, realizzato per il Regio nel dicembre 2008. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del
Teatro Regio sale Gianandrea Noseda, che ha fortemente sostenuto e seguito fino dalle prime fasi il
lavoro del compositore e che dal 28 settembre al 6 ottobre sarà anche impegnato nell’esecuzione
integrale delle Sinfonie di Beethoven.
Il libretto, scritto dallo stesso Solbiati, è dedicato alla memoria del maestro Roberto Bosio, il
direttore dell’area artistica del Teatro Regio scomparso prematuramente nell’agosto 2009. Leggenda è
ispirata al capitolo Il Grande Inquisitore de I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij, protagonisti sono: il
tenore Mark Milhofer (Ivan), il soprano Alda Caiello (Alëša), il basso-baritono Urban Malmberg (Il
Grande Inquisitore), il soprano Laura Catrani (Una madre), il basso Gianluca Buratto (Spirito del Non
Essere) e il mimo Tomaso Santinon (Gesù Cristo).
Alessandro Solbiati, nato a Busto Arsizio nel 1956, si è diplomato al Conservatorio di Milano,
vincitore di numerosi concorsi internazionali si è dedicato in particolar modo alla composizione
orchestrale e cameristica, ha esordito nel teatro musicale nel 2009 con Il carro e i canti andata in scena a
Trieste. Parlando del suo ultimo lavoro racconta che la sua sfida è stata «esprimere scenicamente, così
come musicalmente, i tre livelli narrativi che si trovano nel capitolo del romanzo: il livello del dialogo tra
Ivan e Alëša, quello che avviene a Siviglia tra Inquisitore e inquisito e il confronto nel deserto tra Gesù e
il diavolo. Tutti e tre sono presenti in scena e si compenetrano». Ivan e Alëša sono già sul proscenio a
sipario aperto e Ivan, dopo aver fatto rivivere alcuni terribili casi di violenza su bambini, racconta al
fratello che ha immaginato una leggenda e vuole raccontargliela. Il punto di partenza di Ivan è: se Dio
esiste, perché un così terribile male nel mondo? Si apre, dunque, il secondo livello – temporale e visivo –
dell’opera, ovvero una piazza della città di Siviglia, nel Sedicesimo secolo, dove la folla viene interrotta,
nella sua febbrile attività, dalla comparsa di un uomo: il presunto Cristo tornato in terra. Una madre gli
chiede di resuscitare la sua figlioletta e il Cristo – immobile e silenzioso – ridona la vita alla bimba.
All’ingresso dell’Inquisitore, tutto si fa buio, la folla svanisce e la scena cambia: siamo in prigione e
l’Inquisitore e Cristo si fronteggiano, quest’ultimo non parlerà mai, sarà la musica a rispondere per lui,
mentre le domande dell’Inquisitore saranno riverberate da un sestetto vocale. Quando l’Inquisitore
inizia a ricordare le tentazioni del diavolo nel deserto, si apre il terzo livello dell’opera: il deserto delle
tentazioni evangeliche e una nuova coppia di personaggi diventa protagonista della scena: lo Spirito del
Non Essere e il Cristo silenzioso; insieme a loro dialogano anche Ivan e Alëša e le due Orchestre, il coro e
il sestetto vocale. Al termine delle accuse l’Inquisitore condanna il Cristo a morte. La reazione del Cristo
è avvicinarsi al suo accusatore, abbracciarlo e baciarlo. Ancora Poda: «Il bacio e l’uscita di scena del
Cristo sono in sé un enigma, la domanda dietro la quale si nasconde il segreto del rapporto Uomo-Dio
[…] Il bacio di Cristo, simmetrico e contrario a quello di Giuda, non è l’assoluzione ma la sospensione
della pena».
Spiega Alessandro Solbiati: «raggiunti e superati i miei cinquant’anni, ho sentito l’esigenza di dire
con forza una mia Weltanschaung, di mettere in scena il mio punto di vista fortemente critico contro la
sempre più forte spinta della società occidentale verso la superficialità, l'esteriorità colorata e stupida,
verso l'aggiramento delle domande profonde e vere dell'esistenza, preludio, tutto questo,
all'obnubilamento delle coscienze e al loro controllo. […]L'Inquisitore è l'incarnazione esatta del potere
nella sua forma più inquietante e purtroppo più contemporanea […] il potere che più sottilmente
irretisce e annulla le coscienze e che tocca il suo capolavoro nel far credere che l'appiattimento del
pensiero sia il bene dell'uomo […]. Da tale potere è molto più difficile liberarsi perché confonde la
nozione stessa di libertà, annullando ogni consapevolezza. […] Qui (in Leggenda a differenza delle opere
precedenti: X Elegia, Festino in tempo di peste, Il carro e i canti) esiste un'invincibile, commovente
alternativa, e non è necessario essere credenti per rimanerne emozionati: il silenzioso abbraccio finale del
"presunto Cristo incarcerato" all'Inquisitore, cioè a colui che lo ha appena nuovamente condannato a
morte in quanto reo di aver innalzato l'uomo alla dignità suprema della libertà, cioè la contrapposizione
del valore supremo, invincibile e indiscutibile dell'Amore all'agghiacciante e amaro cinismo
dell'Inquisitore, quell'abbraccio è una risposta definitiva e suggella anche in me il percorso che mi ha
condotto in quasi vent'anni da X Elegia a Il carro e i canti e infine a Leggenda». E aggiunge Stefano Poda:
«la voce del Grande Inquisitore può essere ascoltata come una riflessione universale che riguarda tutti
nel tempo presente, senza confine di moralità. Uno spettacolo sulla Leggenda non può pertanto dare
risposte, spiegare, mostrare. Ognuno riconosce quello che già porta dentro».
Il cast di Leggenda prevede graditi ritorni e alcuni debutti: nel ruolo di Ivan Karamazov Mark
Milhofer, uno dei tenori più versatili della sua generazione, che torna al Regio dopo la bella prova nel
ruolo di Bob Boles in Peter Grimes. Protagonista nel 2009 de Il sopravvissuto di Varsavia diretto dal maestro
Noseda, sale nuovamente sul palcoscenico del Regio il basso-baritono Urban Malmberg che presta la
sua voce al personaggio centrale dell’opera, Il Grande Inquisitore. Nel ruolo di Alëša Karamazov
debutta al Teatro Regio Alda Caiello, soprano versatile, raffinato e dalle notevoli capacità espressive,
che l’hanno resa una delle maggiori interpreti nel panorama europeo. Altro debutto nel teatro torinese
per il basso Gianluca Buratto nel ruolo dello Spirito del Non Essere e ancora un ritorno per il soprano
Laura Catrani nei panni di una madre; infine Tomaso Santinon nel ruolo di Gesù Cristo.
Alla guida del Coro, come di consueto, è il maestro Claudio Fenoglio.
Leggenda sarà trasmessa in diretta da Rai-Radio3 il 20 settembre alle ore 20 e sarà presentata al
pubblico da Michele Dall’Ongaro nell’Incontro con l’Opera che si terrà presso l’Auditorium Rai
mercoledì 14 settembre alle ore 17.30. Repliche: sabato 24 settembre, ore 20 e martedì 27 settembre, ore
20.
Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215 - Tel. 011.8815.241/242 - e-mail:
[email protected] – Informazioni: tel. 011. 8815.557 – www.teatroregio.torino.it
Torino, 7 settembre 2011
UFFICIO STAMPA
Direzione Comunicazione e Pubbliche Relazioni Teatro Regio
Paola Giunti (Direttore), Sara Zago (Relazioni con la Stampa)
Telefono: +39 011 8815233 – 8815239
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