CONTIENE INSERTO REDAZIONALE anno XXXVIII • POSTE ITALIANE SpA. Spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (CONV. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, Comma 2, DCB Roma g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.24 Pagina 1 g1-2- 2008.qxp Nel 31/01/2008 19.24 giardino di Pagina 2 CHIARA Veramente non avremmo mai immaginato che la sera del 23 dicembre, durante il nostro congresso, saremmo andate tutte da Chiara! In silenzio per l'attesa e il sacro che si respirava, siamo entrate in punta di piedi nel giardino interno della sua casa e lì, dietro una vetrata, Chiara ci aspettava. Ci siamo sentite accolte come figlie sue predilette e subito abbiamo intonato: «Grazie, Chiara». Poi una voce, che abbiamo riconosciuto all’istante, ci ha commosso nel più profondo, mentre il cuore scoppiava di un'indescrivibile gioia! Era proprio Chiara che, prendendo inaspettatamente il microfono, ci ha detto: «Gen! Grazie di questa canzone. Gesù l'avrà sentita fino in fondo e così la sua mamma Maria. Buon Natale!». «Anche noi - le ha risposto Letizia a nome di tutte le gen 3 del mondo - vogliamo augurarti buon Natale, Chiara! Sei tu la nostra stella cometa che ci guida da Gesù e noi vogliamo seguirti e portarti nel mondo con l'Ideale». «Bello! - ha esclamato Eli, che era al di là del vetro - Chiara vi dice che è molto contenta del vostro progetto di portare Gesù a tutto il mondo e si augura che le gen 3 si moltiplichino». «Ed anche i gen 3», ha aggiunto subito Chiara. E poi ancora Eli: «Chiara vi dice che le avete dato tanta gioia, una grande gioia. Vi augura un perenne Natale con Gesù in mezzo che rinasca sempre. Ciao, gen!». Eravamo proprio alle stelle: «Forse sarà così il Paradiso?», ci siamo chieste l’un l’altra, immaginando di ritrovarci tutte unite attorno a Chiara, in un’armonia di musiche e danze, ognuna di noi una Parola vissuta, come abbiamo sperimentato nei giorni del congresso. Era difficile ripartire e, mentre ciascuna piantava il proprio fiore luminoso nel prato sotto quella grande finestra, nell'anima un solo desiderio: «Sì, Chiara, te lo promettiamo, rimarremo per sempre stelle accese nel tuo giardino per costruire l'Opera che ci affidi». GEN3•N.1-2•2008 g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.25 Pagina 3 Senza i grandi!!! E ra questa la richiesta di un gruppetto di gen 3 della zona dei Castelli Romani, nell'ultima lettera scritta a Chiara: poterla andare a trovare, ma senza i grandi! Come si può vedere, il desiderio si è avverato! Ci siamo presentati ad uno ad uno, donando a Chiara i nostri regali di Natale. Tra questi un alberello, perché per noi Chiara è come un albero con le radici profonde, la punta alta in cielo e con le foglie che sono gli atti d'amore fatti a noi. Con un album le abbiamo mostrato le nostre azioni e l'amore che avevamo nel farle: le visite a "Casa Verde" dove abitano alcuni focolarini anziani e un po' malati che ormai sono i nostri ‘nonnetti’, la vendita di lavori artigianali per la scuola "Petite Flamme" in Congo. g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.25 Pagina 4 Cos'è stato andare da Chiara per noi? Federico: «Siamo felici! Felici!! Tutti! Ma non è quella felicità forzata che si ha quando si riceve un regalo: è una felicità spontanea per un regalo spirituale. Ci spiace di non aver avuto una canzone pronta da cantarle, perché non abbiamo avuto il tempo di prepararci... chissà se possiamo tornare un'altra volta, magari anche con la chitarra per il suo compleanno!». Anna: «Era bello, perché siamo stati con lei. È una persona un po' speciale... Non solo i suoi occhi brillavano, ma anche il suo sorriso aveva qualcosa di bello. Abbiamo anche visto che Eli e Doni le erano molto vicine e si volevano bene. Si vedeva che vivono l'arte d'amare. Mi sembrava che anche le persone del mondo più lontane fisicamente che pregano per Chiara, siano vicine al cuore di Chiara e il loro amore batte accanto a lei». Irene ed Elisabetta: «Quando le abbiamo stretto la mano, abbiamo sentito il calore di una mamma. Se guardi Chiara veramente negli occhi, vedi l'amore che ha dentro e che riesce a trasmetterti. Infatti, anche se non sta bene, i suoi occhi brillano pieni di felicità!». Stefano: «Ho visto che per Chiara anche sorridere è un atto d'amore, era darci tutto: un sorriso d'amore. Chiara ed Eli hanno visto quanto anche noi gen 3 ci volevamo bene». Samuele: «Sono felice perché quando sono vicino a Chiara sento che mi vuole bene anche se non me lo dice. L’ho capito anche solo dandole la mano». ’ Daniele: «È la prima volta che vedo Chiara ed è stato speciale. Prima ero molto emozionato, poi mi sono sentito meglio e, trovandomi li con lei, ero tanto felice!!!». GEN3•N.1-2•2008 g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 Parlaci 19.26 di Pagina 5 LUI «P arlaci di lui». Possiamo immaginare che fosse la richiesta ricorrente rivolta dalle prime comunità cristiane a chi aveva vissuto con Gesù. E forse anche noi, leggendo l'uno o l'altro episodio del Vangelo, abbiamo immaginato di essere come quei primi uditori che raccoglievano a caldo le testimonianze dei discepoli e ci siamo detti: «Che bello sarebbe saperne di più!». È evidente, quando si ama qualcuno, si vorrebbe conoscere tutto di lui! È ciò che è successo a padre Fabio Ciardi che in un suo nuovo libro, di cui pubblicheremo alcuni episodi, dà voce ai testimoni, amici di Gesù che ci raccontano il loro incontro con il Maestro. Cominciamo questa volta con Natanaele, uno dei primi discepoli, che forse invitò Gesù a festeggiare le nozze di due suoi amici a Cana. Ci fu festa nel mio villaggio L' avevo chiamato "Figlio di Dio" e lui si diceva "Figlio dell'uomo". Com'era diversa l'idea del Messia che sognavo sotto il fico, dal Gesù di Nazareth che avevo davanti a me. Lo immaginavo forte e potente, con in mano uno scettro di ferro con il quale avrebbe schiacciato i nemici come si sbriciolano i cocci, scortato da invisibili schiere di angeli, avvolto dal divino. E invece eccolo così umano, capace di rallegrarsi delle piccole gioie della vita, come la festa di nozze dei miei amici avvenute appena tre giorni dopo il nostro incontro. Non era come Giovanni il Battista, l'asceta austero che digiunava e viveva nella solitudine del deserto. Lui mangiava e beveva e stava in compagnia della gente. «Un mangione e un beone», dicevano i suoi denigratori. GEN3•N.1-2•2008 Non era un mangione e beone. Era semplicemente amante degli uomini con i quali condivideva le gioie e i dolori, i sogni e le speranze. Fu in questo atto umano di infinita bontà, di vicinanza con i miei amici sposi che Egli manifestò la sua potenza divina. Nessuno se n'era accorto, ma era venuto a mancare il vino. Una festa di nozze non è più una festa senza il vino che rallegra il cuore dell'uomo. Se n'era accorta sua Madre, anch'ella accorsa alla festa per servire sposi e invitati. «Non hanno più vino», gli sussurrò. Gesù guardò gli sposi. Lei, nella larga tunica bianca, adornata di lauro e di mirto, era pallida più del velo candido che l'avvolgeva dalla testa ai piedi. Lui volgeva lo sguardo all'intorno nel timore che ci si fosse accorti della mancanza di vino. Tra quanto qualcuno avrebbe gridato: «Vino! Chi porta il vino?». «Non hanno più vino». Nelle parole della Madre, a Lui parve di ascoltare l'implorazione del nostro popolo che attendeva il compiersi delle promesse messianiche, da sempre simboleggiate dall'abbondanza di vino. Quella festa dell'amore umano poteva diventare il luogo in cui si g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.26 Pagina 6 lette sarebbe potuto manifestare l'amore divino. Maria, la Madre, aveva intuito quello che passava nel cuore del figlio. Si conoscevano troppo bene. Svelta e sicura si rivolse ai servi: «Fate quello che vi dirà». I servi fecero quello che Egli disse loro. Riempirono le giare con ben 500, 700 litri d'acqua. Poi, scettici, attinsero e porsero la brocca al faccendiere. «Cos'è?», domandò. Non osavano rispondere, i servi. Sapevano che era acqua. Come giustificare quel gesto insano? «È vino - disse titubante guardando bene la brocca -. È proprio vino. Da dove salta fuori? Pareva non ci fosse più vino!». Ne prese un sorso, chiuse gli occhi, trattenne il liquido in bocca, deglutì. Spalancò gli occhi e fissò i servi. «Da dove salta fuori?», domandò ancora, incredulo. Ripeté l'operazione con più calma e intensità. Non guardò più i servi, ma si diresse lesto al centro tavola col boccale levato: «Un gran signore il nostro sposo. Ci ha riservato il vino buono per il gran finale! Non fa come gli altri che alla fine offrono la feccia confidando che il gusto sia ormai annebbiato. È un vino eccellente, mai gustato prima, provare per credere. Ce n'è per tutti. Abbiamo le giare piene!». Ci furono grida di gioia, un battimani fragoroso e una ressa alle giare. Ne bevvi anch'io, un sorso appena e mi parve di gustare il cielo. Terminata la festa lasciai per sempre il mio villaggio e lo seguii a Cafarnao, il paese di Pietro e di Andrea. Lasciai la terra, con le vigne e le distese di frumento. Ero un uomo di terra io, un contadino. E andai sull'acqua del lago, con i pescatori. Non ero più un contadino e non divenni mai un pescatore. Ero un altro, ero un suo discepolo. Lui mi si era rivelato per quello che è: Colui che trasforma l'acqua in vino, segno di un miracolo ben più grande che operò con la sua morte in croce e la sua resurrezione: trasformare l'acqua della nostra fragile umanità nel vino della sua divinità: ci ha resi partecipi della natura di Dio, ci ha fatti Dio. Tratto da: FABIO CIARDI, Parlaci di Lui, pp. 42-51, Città Nuova Roma, 2007 La chiamata di Natanaele la trovi in Gv 1,43-51; mentre le nozze di Cana in Gv 2,1-12 GEN3•N.1-2•2008 g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.27 Pagina 7 lettere teens-lettere teens-lettere e l ett r ee ttee IL VA N een ns s GE LO C HE VI VE IN NO I Parola di vita !! su smsam o iale, perché senti Questo è un anno spec are l'unità fra di noi e forte la voglia di consolid ta più gente possibile. con essa amare quan di buttarci partendo, Così, abbiamo deciso iara, dalla Parola di come ci invita a fare Ch era facile metterla in vita. Inizialmente non are le prime idee: pratica, ma ecco brill gen 3 della nostra assegnare ad ogni lla settimana in unità un giorno de o la frase cui, dopo aver scelt rola di vita del preferita della Pa a sms alle altre. mese, la spedisce vi più frasi nella Parola di Quando non troviamo re nel Vangelo, così lo vita le andiamo a cerca ltre, abbiamo ciascuna conosciamo di più. Ino scambiamo, dove un libretto, che poi ci che ci capitano vivendo scrivere le esperienze ne d'anima, non così. Ora, nella comunio e i più piccoli atti dimentichiamo neanch qu ' otidiana - scrive d'amore! «Questa 'pillola e o ad amare e anch Ares - mi aiuta tant o ssa ad esempi a a superare me ste stante la mia timiscuola dove, nono limitata a stare dezza non mi sono na da tutti vicino alla compag a riuscita prendere le emar ginata, ma sono in classe, durante il sue parti in un dibattito o. A darmi il coraggio quale tutti la deridevan frase che mi era ta quel giorno è sta la vita; rileggendola arrivata della Parola di Gesù che mi ho capito che era es e ad primere la mia spingeva a parlare aria al resto della opinione, del tutto contr ertamente classe e a difendere ap soressa mi ha anche la mia amica. La profes essere stata l'unica fatto i complimenti per te!». ad andare controcorren così ere viv a o iat nc Quando abbiamo comi lo in so mo va era vita di a intensamente la Parol giu n 3 si sono ag nte cinque, ma ora altre ge ricordate di Chiara e alla ‘catena’. Ci siamo agne: anche loro erano delle sue prime comp po hanno poche, ma in breve tem mondo!! il to gia conta Vicenza hio Sc di 3 Gen lettere teens-lettere teens-lettere teens-lettere g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.27 Pagina 8 teens-lettere teens-lettere Pregare ò studiare? ei voti mi do i mi L'anno scorso, guardan o il profilo dello pri pro accorsi di non aver etti, ogni volta che studente modello! In eff azione di italiano, in classe c'era l'interrog a Dio che chiedevo intensamente to che avevo non toccasse a me, da te. Tante volte, studiato superficialmen preghiere, il però, nonostante le ogava lo stesso; rr te professore, m'in o non mi stava così pensai che Di gavo, pregavo, ma più accanto. Io pre do su questa cosa, non serviva. Rifletten è amore, può mi domandai: «Se Dio , certo! Invece, se smettere di amarmi? No lui che studia’, ‘co è io sono studente, cio , se non studio?». faccio la volontà di Dio sbagliato tutto. Dio ci Mi accorsi che avevo e me. Ero io che ama sempre, ama anch volontà, ma non facevo la sua i facesse la mia e pretendevo che Lu ai. In pratica, sistemasse i miei gu cchinetta: ma a un trattavo Dio come Lui mi avrebbe e ssi ga pre bastava che lo e dovevo fare la mia reso il favore. Capii ch ne: questa era la parte, cioè studiare be che Dio mi avrebbe sua volontà. Allora sì re un momento, gli aiutato! Senza aspetta dubitato del suo er av chiesi perdono per o a fare bene la amore e cominciai subit . Alla fine dell'anno, sua volontà nello studio orazione fra me e grazie a questa collab lto più alti. Lui, ho ottenuto voti mo David - Perugia La risposta dell'Ideale «So che voi siete essenziali e assetati di cose vere, giuste». A dirci questo è Peppuccio durante l'ultimo congresso delle gen 3. «Leggendo le vostre domande - ha continuato - ho avuto una duplice impressione: da una parte ho visto la maturità, anche di pensiero che avete, e questo mi ha incoraggiato a parlarvi di cose complesse; dall'altra parte ho visto il mondo difficile nel quale vivete. Vi trovate con un tesoro prezioso nelle mani in un mondo, però, che non vi aiuta né a viverlo, né a comunicarlo agli altri». Così è partito con lui l'appassionante viaggio alla ricerca delle cause più profonde della situazione attuale che vive l'umanità. In che mondo viviamo? P er spiegarvi qual è la situazione in cui si trova oggi l'umanità, non ho trovato una pagina più bella di quella di un grande filosofo, Nietzsche, che in un suo libro, La gaia scienza, racconta: teens-lettere teens-lettere g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.27 Pagina 9 dell'Ideale alla 'notte' del mondo Nietzsche «Avete sentito parlare di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "È forse perduto?" disse uno. "Ha smarrito la strada, come un bimbo?" fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?" - gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? - gridò - Ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come siamo riusciti a bere tutto il mare, fino all'ultima goccia? Chi ci ha dato la spugna per cancellare tutto l'orizzonte? Che cosa abbiamo fatto, quando abbiamo svincolato questa terra dal suo sole? Ma in che direzione si muove, adesso? In che direzione ci muoviamo noi? Lontano da ogni sole? Non precipitiamo sempre più? E all'indietro, di lato, in avanti, da ogni parte? Esistono ancora un sotto e un sopra? Non vaghiamo attraverso un nulla infinito? Non avvertiamo l'alito dello spazio vuoto? Non fa più freddo? Non scende di continuo la notte, sempre più notte? Non occorre accendere la lampada anche al mattino?"». Già nel 1800, l'anima sensibile di Nietzsche ha l'impressione di essere in un mondo che si è distaccato da Dio. Si accorge anche che gli uomini, ad esempio quelli del mercato che continuano a ridere e a prendere in giro l'uomo 'folle' - ed il mercato ci ricorda l'economia, il denaro non si rendono conto di ciò che di grave è accaduto. GEN3•N.1-2•2008 Cosa era successo? millenni, l'uomo aveva P ersempre avuto un punto di riferimento. Si può chiamare in tanti modi, ma era qualcuno o qualche cosa di assoluto - cioè completo in sé, che non manca di niente, perfetto - che governava e aiutava l'uomo a vivere. Ad un certo punto nella storia, questa realtà comincia a cancellarsi. Ci siamo staccati dal sole - avverte Nietzsche - ed allora questo legame, il filo d'oro che ci univa all'assoluto, si spezza: Dio se ne sta per conto suo e noi ce ne andiamo per conto nostro. L'umanità è diventata come una navicella spaziale che si muove senza più direzione: gira, ma non capisce, non vede più dove va. È senza meta e intorno c'è solo buio e freddo. È ciò che si avverte dalle vostre domande dalle quali emerge il disorientamento che provate nel costatare la confusione di idee presente oggi anche tra i ragazzi della vostra età. Prima era Dio che rispondeva agli interrogativi fondamentali: da dove veniamo? dove andiamo? che senso ha la vita? che cos'è bene e cosa è male? Una volta sganciati da Dio, invece, ognuno stabilisce da sé quel che è giusto o sbagliato e per me può essere vero ciò che per te è falso. È il relativismo, realtà nella quale vive sempre di più la nostra cultura. Nietzsche e, prima di lui anche un grandissimo poeta tedesco, Hölderlin, sono diventati pazzi proprio per il dolore di sentire questo staccarsi dell'uomo da Dio, perché è difficile che la ragione resista a quest'urto, a meno che non si decida di metterla da parte. Ed il mondo nel quale viviamo, quello che ha in mano le redini del potere, cerca di ubriacare anche noi per non farci rendere conto della realtà. g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.28 Pagina 10 È quel che succede ad esempio con la pubblicità che ci stordisce, abituandoci al consumo. Vi sarà capitato: state vedendo un film molto bello che vi pone di fronte a dei problemi che vi fanno pensare ed ecco che arriva la pubblicità della macchina, del detersivo ecc., che distrugge quel momento di riflessione appena cominciato. Perché siamo arrivati a questo punto? Perché per migliaia di anni siamo andati avanti ed ora ci troviamo di fronte ad una realtà del tutto diversa che ci separa da Dio? Voi conoscete Gesù abbandonato che ha sentito nella sua anima che Dio lo abbandonava. Gesù si è fatto uno con noi e con noi ha avvertito che ci eravamo separati da Dio. Questo ha gettato ombra sulla sua anima e la Scrittura dice che quando Gesù gridò: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» si fece buio su tutta la terra. Era il buio che gravava sull'umanità. L'umanità allora non se ne accorgeva, mentre ora si avverte questa 'notte' e anche Chiara ce l'ha confermato. Gesù nell'abbandono ci rivela che Dio non è quel solitario, perso nelle altezze, tutto chiuso, come una sfera con cui non si può comunicare, come normalmente il mondo antico lo pensava. «Quest'immagine che vi siete fatti di Dio - sembra dirci Gesù non è giusta. Io sono venuto a farvi conoscere il vero volto di Dio che è Padre, che vi ama ed io ve lo dimostro fino al punto di dare la vita per voi. Sono Dio, eppure sono nato a Betlemme come un bambino, ho parlato, camminato per le strade della Palestina, ed ora, guardatemi sono qui su una croce... Dio non è lontano, siete voi che vi siete allontanati da Lui, ma Lui continua a cercarvi». Sempre nell'abbandono Gesù ci rivela che Dio non è nemmeno quel blocco monolitico inscalfibile, con cui non si può comunicare, perché Dio è uno ma in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Gesù dice all'uomo: «Guarda, siamo talmente distinti che il Padre può abbandonarmi, ma per riprendermi con sé subito - tanto è vero che risorgerò - perché siamo uno, io e il Padre siamo lo stesso Dio». La nuova immagine di Dio Gesù, nell'abbandono, fa morire in sé l'immagine di Dio che noi avevamo e ce ne presenta un'altra: Dio è Amore, è Unità e Trinità. Quest'immagine. però, resterebbe incomprensibile per noi, se non potessimo farne esperienza nella nostra vita, se anche noi non potessimo amare, fino al punto di sperimentare un po' la vita della Trinità. Per questo Gesù ci dà il comandamento, che Egli chiama "suo": «Io vi do il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Se ci amiamo così, capiremo chi è Dio, che è Trinità e Unità, perché nell'amare così ognuno è se stesso, ma è anche uno con tutti. In sintesi Perché il mondo d'oggi sta vivendo questa notte? Perché ha perso il Dio prima di Gesù, il Dio sommo, lontano, giustiziere, forse anche un po' crudele; però non ha ancora trovato del tutto il Dio che Gesù ci ha portato, al quale ancorarci perché Lui ci indichi la strada: «Io sono la Via, la Verità e la Vita», ci ha detto. Non l'abbiamo ancora trovato, perché lo possiamo incontrare solo se mettiamo in pratica il comando di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri». (fine 1°parte) g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.28 Pagina 11 Battistrada - Mariapoli celeste «Ero in pullman, quando improvvisamente mi sento poco bene. Avverto il ragazzo seduto accanto a me, ma non vuole saperne di aiutarmi. Poi mi passa un pensiero: “L'unica cosa che posso fare adesso è amare”. Ho un forte mal di testa, ma cedo il posto ad una signora. Il pullman è strapieno, tutti spingono, ma non protesto, cerco di perdonare. Poi mi ricordo che in tasca ho il foglio della Parola di vita, la prendo e trovo questa frase di Chiara: “Vivere le Sue parole è come lasciare che Dio ci prenda per mano e ci conduca”. Allora - mi dico - voglio ‘vivere di più’! Cerco di farmi uno con chi viaggia con me, scoprendo Gesù in ogni volto. Dopo alcuni minuti, mi sento proprio bene, come se non avessi avvertito quel malore poco prima. Amare Gesù abbandonato, mi aveva fatto sentire nuovo, un'altra persona. Valeva la pena vivere la Parola!». Q uesta è una delle ultime esperienze scritta da Osvaldo André, gen 3 dell'Angola che, da vero atleta, ha terminato la sua corsa raggiungendo la metà: Gesù. Aveva conosciuto l'Ideale nel 2002 e avendo capito di aver trovato ciò che cercava, non ha perso occasioni per inserirsi subito tra i gen 3. Da allora è diventato una locomotiva, trainando ragazzi, giovani ed adulti a vivere il Vangelo. «Appena si accorgeva che qualcuno di noi stava vivendo un momento difficile - dicono i gen 3 della sua unità -, prima di andare all'incontro passava a trovarci, incoraggiandoci a ricominciare. Eppure la sua casa era distante dal focolare ma, correndo, riusciva ad arrivare sempre per primo per preparare la sala. Lui non si misurava nell'amore, aveva sempre un saluto, una parola, una battuta, un abbraccio carico d'affetto, in modo che tutti vicino a lui si sentissero importanti». L'anno scorso aveva ricevuto da Chiara un nome nuovo: Valdis, a sottolineare la vita nuova che aveva iniziato. La sua famiglia ricorda che portava sempre la pace, tanto che la mamma lo considerava suo consigliere. Il sacerdote durante il funerale, una vera festa per la presenza di tantissimi ragazzi che hanno cantato le canzoni del Supercongresso, ha detto: «Osvaldo ha corso verso la santità, lasciando dietro a sé una scia di luce. Per noi sarà sempre un modello di un gen 3 che ha saputo mettere al primo posto l'Ideale». GEN3•N.1-2•2008 g1-2- 2008.qxp 31/01/2008 19.28 Pagina 12 Direttore responsabile Doriana Zamboni - Direzione in Grottaferrata - via della Pedica 310 - Tel. 069412364 - ccp n.93153005 intestato a PAMOM - Redazione Giornale Gen - e-mail: [email protected] - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17622 del 24/3/79. Stampa: Tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M - Via S.Romano in Garfagnana, 23 - Roma - Finito di stampare: febbraio 2008. AI LETTORI: ai sensi della legge n. 675/1996 per la tutela dei dati personali, comunichiamo che gli indirizzi degli abbonati fanno parte dell’archivio di “Gen 3”, gestito dalla PAMOM (etichette indirizzi c/o ditta spedizioni E.D.P. di Domenico - RM), esclusivamente per le finalità dell’invio di tale rivista. Ad uso interno del Movimento dei Focolari.