SERGEJ RACHMANINOV FRANCESCA DA RIMINI (1906) Opera in un Prologo, due Quadri e un Epilogo su libretto di Modest Čajkovskij tratto dal V Canto dell'Inferno di Dante Prima rappresentazione assoluta: Mosca, Teatro Bolšoj, 11 Gennaio 1906 Quando si parla di Leitmotiv post wagneriano nell'opera lirica, il nome di Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873-1943) non è certo tra i più familiari. Eppure, il grande pianista e compositore russo colse uno dei suoi primi successi della sua carriera proprio con l'opera in un atto Aleko, rappresentata nel 1893 e che entusiasmò molto Pëtr Il'ič Čajkovskij, musicista amatissimo da Rachmaninov che fu per lungo tempo suo modello compositivo. All'opera ritornerà più tardi con Francesca da Rimini e Skupoy Rytzar' (Il Cavaliere Avaro), rappresentate insieme per la prima volta l'11 Gennaio 1906 al teatro Bolšoj di Mosca, teatro presso il quale Rachmaninov era attivo come direttore d'orchestra. Fu proprio Modest Čajkovskij (fratello del ben noto compositore) a convincere Rachmaninov a scrivere un'opera sull'infelice destino di Paolo e Francesca – amanti resi immortali dai versi di Dante – e a fornirgli il libretto basato sul V Canto dell'Inferno. Rachmaninov iniziò a lavorare sulla Francesca nel 1900, per poi ritornarvi – anche a composizione ultimata – nel 1904 e nel 1905. Essa è divisa in un prologo, due scene ed un epilogo, e venne pensata apposta per il grande basso baritono Fëodor Šaljapin (come Aleko e Il cavaliere avaro) il quale avrebbe dovuto interpretare la parte di Lanciotto Malatesta ma, per ragioni mai del tutto chiarite, Šaljapin la rifiutò, sostenendo che non risaltasse appieno le sue qualità canore ed interpretative. Nonostante la sua concisione (l'opera è in un atto unico), Francesca da Rimini presenta un'articolata impalcatura sinfonica, basata su pochi Leitmotiv associati ai vari personaggi (Francesca, le anime dell'inferno, Lanciotto Malatesta) o a sentimenti (si veda per esempio il bellissimo tema d'amore che occupa l'intera scena seconda) che ritornano più volte con grande chiarezza nel corso dell'opera. La coerenza motivico-tematica è inoltre riscontrabile nel carattere prettamente discendente di ogni leitmotiv. L'opera può essere così suddivisa: • Prologo: Inferno. Lamenti dei dannati, bufera dei lussuriosi, duetto Dante / Ombra di Virgilio (tenore, baritono e coro); • Scena Prima: Palazzo dei Malatesta. Lanciotto Malatesta, prima di partire in guerra contro i Ghibellini, si strugge di gelosia per sua moglie e, dopo che quest'ultima gli rivela di amare Paolo, medita di uccidere i due amanti (baritono, coro – baritono solo – soprano, baritono – baritono solo); • Scena Seconda: Una stanza del Palazzo Malatesta. Duetto d'amore di Paolo e Francesca, uccisione dei due amanti da parte di Lanciotto, epilogo con ritorno della bufera infernale (soprano, tenore, baritono, coro). Di seguito vengono riportati i principali leitmotiv per ogni scena. I – PROLOGO Il prologo è concepito quasi come un enorme poema sinfonico per coro e orchestra, in cui un cromatismo esasperato e l'insistenza sul semitono discendente contribuiscono a dare un'idea di angoscia, di tormento e di dolore fin dalle prime battute. L'uso del semitono discendente è il topos associato a sentimenti dolorosi, da sempre usato da moltissimi compositori. Qui Rachmaninov sembra rifarsi soprattutto alla Fantasia Sinfonica Francesca da Rimini di Čajkovskij e all'inizio del lamento dell'innocente presente nell'atto IV del Boris Godunov di Mussorgskij. Inoltre, il compositore cita anche il motivo del Dies Irae gregoriano. L'utilizzo del cromatismo portato alle estreme conseguenze e la predilezione dell'autore per timbri cupi e scuri dell'orchestra possono richiamare alla mente anche talune composizioni sinfoniche di Skrjabin - notoriamente il Poema dell'Estasi del 1905 - e non si esclude che Rachmaninov ne abbia subito il fascino. Nell'esempio seguente è possibile confrontare il semitono discendente usato in contesti diversi dagli autori sopracitati e l'influenza di questi sulla composizione dell'opera: Semitono discendente Fa – Mi (esposto dai clarinetti in Sib e dai Corni in Fa): Rachmaninov, Francesca da Rimini, b. 1: Corni in Fa: Mussorgskij, Boris Godunov, Atto IV, Aria dell'Innocente: Čajkovskij, Francesca da Rimini, Fantasia per Orchestra bb. 3-4 (1877): Viene poi esposto un altro tema, questa volta cromatico, che ritornerà poi nell'epilogo, cioè il “tema della minaccia infernale”: Le anime dei dannati si limitano a intonare semitoni discendenti a bocca chiusa. Questo è il leitmotiv delle anime dell'Inferno, come riportato nell'esempio seguente: Il tema d'amore di Paolo e Francesca invece viene anticipato nel prologo dai violoncelli appena Dante chiede a Virgilio chi siano i due amanti in mezzo alla bufera: Subito dopo, appare il tema dell'infelicità di Paolo e Francesca, “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”: PRIMO QUADRO Palazzo dei Malatesta. Questo quadro è il cuore di Francesca da Rimini, poiché Lanciotto Malatesta (baritono) occupa tutta la scena con un monologo interrotto solo alla fine dall'arrivo di Francesca che gli rivela di amare Paolo. Rachmaninov aveva pensato proprio a Šaljapin per questo quadro, e ciò si evince dal fatto che l'orchestra accompagna la voce grave con timbri cupi e scuri (in particolare, l'uso del clarinetto basso caratterizza la malvagità del personaggio). Notevole poi il ritratto psicologico di Lanciotto, il quale è effettivamente un basso-baritono di stampo mussorgskijano corroso dalla gelosia, ma è allo stesso tempo disperato poiché, malgrado i suoi difetti fisici e la sua bruttezza, vorrebbe da Francesca amore e non sottomissione, oscillando tra un pathos cupo e doloroso e un carattere irascibile e guerresco, contrapposto alla delicatezza di Francesca. Di seguito viene riportato lo schema dei leitmotiv di questa scena: Tema di Lanciotto, dapprima esposto dai clarinetti bassi e poi dagli archi (tema dell'ira, riesposto durante l'uccisione dei due amanti nella Scena Seconda) Tema di tre note sul nome “Francesca!”, cantato da Lanciotto e ripreso poi da Paolo nella Scena d'amore. SECONDO QUADRO. Una stanza del Palazzo Malatesta (Scena d'amore) Questo quadro è caratterizzato dalla continua reiterazione motivica del tema d'amore, uno dei più bei temi creati da Rachmaninov. La melodia si dipana ininterrotta e viene continuamente ripetuta, fino a che Paolo e Francesca si giurano eterno amore e si contemplano in un appassionato abbraccio, per poi essere brutalmente uccisi da Lanciotto e sprofondare nell'Inferno. Evidente l'influenza di Čajkovskij e del duetto d'amore del Tristan und Isolde di Wagner. La linea vocale presenta invece qualche accenno al declamato verista. È interessante notare inoltre che Rachmaninov cominciò a comporre Francesca da Rimini partendo proprio da questa scena. Nel seguente schema si può notare l'affinità del tema di Rachmaninov con alcune idee melodiche Čajkovskijane. Tema d'amore. Reminiscenza o Leitmotiv? (già anticipato nel prologo e all'ingresso di Francesca nel Primo Quadro con Lanciotto) Čajkovskij, Sesta Sinfonia “Patetica”, tema lirico del Primo Movimento. Čajkovskij, Evgenij Onegin, tema dalla “Scena della lettera”: Tema di Francesca, sempre suonato dal violino solo mentre la protagonista canta (anticipato nel duetto con Lanciotto). Francesca da Rimini si conclude con il ritorno della bufera infernale in cui sprofondano i due amanti e con la ripresa di tutti gli elementi tematici del prologo, mentre il coro intona i versi “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”. Le scene si susseguono tutte senza soluzione di continuità e, a causa di un'impostazione prettamente 'sinfonica', l'opera non ha goduto di molta fortuna, probabilmente per la difficoltà logistica di gestire ogni scena in relazione al flusso musicale continuo in un solo atto, per una certa debolezza del libretto di Modest Čajkovskij e per una certa macchinosità dell'organizzazione drammaturgica. Tuttavia, Francesca da Rimini resta un'opera ben orchestrata e musicalmente ben costruita, che rivela un compositore attentissimo al senso teatrale e a quello drammatico. L'articolazione leitmotivica di Francesca da Rimini presenta sì un'impostazione wagneriana, ma allo stesso tempo resta molto vicina ai modelli dell'opera russa (in particolare Čajkovskij, Mussorgskij e RimskijKorsakov) e rappresenta lo sforzo di un compositore di evolvere il proprio linguaggio. Francesca da Rimini è quindi un'opera di notevole interesse – soprattutto per la scelta di un soggetto occidentale come l'Inferno dantesco, cosa non molto comune per gli operisti russi, che prediligevano soggetti tipici della tradizione slava – intrisa di un simbolismo e di un senso di tragedia fatalistica che già preludono ai capolavori della maturità di Rachmaninov (come il poema sinfonico L'Isola dei morti del 1909) e che evidenzia come il rapporto con il teatro musicale per quest'autore non sia stato così marginale ma, al contrario, ha rappresentato una tappa di fondamentale importanza nel percorso artistico di uno dei più grandi compositori-interpreti russi della sua generazione.