1° dicembre
Nasce la Repubblica Sociale Italiana. La bandiera è il tricolore col
fascio repubblicano. Un tribunale speciale giudicherà i “traditori” del
25 luglio. Poi: rivoluzione sociale per superare il sistema capitalistico
Da oggi l’Italia centrale e settentrionale si chiama “Repubblica
Sociale italiana”. Il nome del nuovo stato è stato deciso mercoledì
scorso, il 24, dal Consiglio dei ministri, riunito - dice il comunicato
ufficiale - “sotto la presidenza del Duce, Capo dello Stato e Capo del
Governo Nazionale Repubblicano”.
E‘ stata una lunghissima riunione che è finita a tarda ora, tanto che
l’agenzia Stefani ha cominciato a trasmettere il lunghissimo comunicato
poco prima della mezzanotte ed ha finito parecchie ore dopo. I giornali
lo hanno pubblicato venerdì 26.
I ministri sono dieci: Guido Buffarini Guidi all’interno, Luigi
Pisenti alla giustizia, Domenico Pellegrini Giampietro alle finanze,
Rodolfo Graziani alla difesa, Carlo Alberto Biggini all’educazione
nazionale,
Ruggero
Romano
ai
lavori
pubblici,
Edoardo
Moroni
all’agricoltura e foreste, Augusto Liverani alle comunicazioni, Silvio
Gai all’economia corporativa, Fernando Mezzasoma alla cultura popolare.
Gli esteri a Mussolini. C’è anche Alessandro Pavolini come segretario del
Partito fascista repubblicano.
Il consiglio dei ministri ha fissato le caratteristiche della bandiera
(il tricolore col fascio repubblicano), la formula del giuramento per le
Forze armate, che sarà individuale e non collettivo, e ha dettato tutta
una serie di provvedimenti, in parte preannunciati nel congresso di
Verona del Partito fascista repubblicano, il 14-16 scorsi, che dovranno
costituire l’ossatura della neonata repubblica. Tra i provvedimenti uno
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La bandiera della Repubblica Sociale: il tricolore ha,
al posto dello stemma sabaudo del regno d’Italia, un’aquila sopra il fascio repubblicano
schema di decreto per la costituzione della Confederazione Generale del
Lavoro, della Tecnica e delle Arti (CGLTA) nel quale si ribadisce che “la
rivoluzione sociale del Fascismo, iniziata fin dal primo sorgere del
movimento, ha dovuto per alcuni anni seguire un moto lento e non sempre
rettilineo, a causa degli ostacoli che le classi capitaliste, protette
dalla monarchia, hanno opposto”. Lo schema di decreto sancisce
“l’esclusione del capitale – in quanto tale – e delle sue diverse forme,
dalla rappresentanza sindacale e la fusione in unico blocco di tutti i
lavoratori, compresi i tecnici e i dirigenti, siano o no questi ultimi
interessati nella azienda, oltre che con la loro opera di dirigenza,
anche come proprietari”.
Il Consiglio dei ministri ha approvato quindi l’istituzione del
Tribunale Straordinario Speciale destinato a giudicare “gli ex componenti
il Gran Consiglio che tradirono il Fascismo e l’Italia nella seduta del
24-25 luglio 1943-XXI”.
È stato poi approvato uno schema di decreto concernente la
ricostituzione e il procedimento della Commissione per la devoluzione
allo Stato dei patrimoni di non giustificata provenienza; ed è stato poi
ricostituito, in via temporanea, il Tribunale Speciale per la difesa
dello Stato a causa della “ripresa di attentati terroristici”; è prevista
anche la pena di morte per i più gravi reati in materia annonaria,
“quando essi raggiungano la caratteristica di accaparramento a fini di
speculazione, nonché in casi di disfattismo”. Dal 1° dicembre i salari
sono aumentati in misura non inferiore al 30 per cento a favore di tutti
i lavoratori; inoltre saranno fissati i nuovi prezzi dei principali
prodotti agricoli ed industriali.
In materia di retribuzione e contributi il Consiglio dei ministri ha
approvato uno schema di decreto legge per l’unità nella determinazione
della retribuzione, per la unificazione dei contributi e per la riforma
del libretto del lavoro: “Quello che potrebbe sembrare un fatto esclusivo
di organizzazione amministrativa, ha invece un profondo contenuto sociale
e politico. Bisogna semplificare la tanto complicata e complessa vita
moderna, eliminando le cause di attrito tra le classi sociali, creando
nella organizzazione del lavoro ragioni di confidenza reciproca fra chi
lavora e chi dirige il lavoro, togliendo alle provvidenze per i
lavoratori ogni carattere di donazione o di beneficenza, con il dare ai
provvedimenti il significato e il contenuto di un leale riconoscimento
dei diritti di tutti quelli che lavorano volti ad accorciare le distanze
e ad instaurare la vera giustizia sociale”.
Il provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri stabilisce:
“1 – Unità nella determinazione della retribuzione: intendendosi con
questa dizione che i salari e gli stipendi corrisposti siano
effettivamente il complesso di tutte le corresponsioni a cui il
lavoratore abbia diritto, ad esclusione degli assegni famigliari e al
netto di ogni contributo;
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“2 – Unificazione dei contributi in un contributo unico, tanto per la
parte a carico del lavoratore quanto per quella a carico del datore di
lavoro, allo scopo di ottenere una notevole semplificazione nelle
registrazioni contabili ed una più chiara ed immediata visione di quanto
compete rispettivamente al lavoratore ed al datore di lavoro.
“3 – Libretto unico di lavoro, che deve rispecchiare la vita di tutti
quelli che lavorano, in qualsiasi campo e di tutte le classi sociali e
sostituire ogni altro documento riguardante la personalità del cittadino
italiano”.
In materia fiscale il Consiglio dei ministri ha approvato alcuni
provvedimenti di carattere tributario in materia di imposte dirette;
provvedimenti che, “mentre tendono ad incrementare le entrate dello Stato
in dipendenza delle necessità contingenti, attuano in maniera ben
manifesta quella che è sempre stata la politica fiscale del Governo
fascista. Viene migliorata, infatti, la condizione dei contribuenti con
reddito minimo, salvaguardato l’interesse dei possessori di redditi
derivanti dal solo lavoro; mentre, in compenso, coloro che beneficiano di
una più elevata capacità contributiva - specialmente se questa è in
relazione alla congiuntura bellica - sono chiamati ad una maggiore
contribuzione a favore dello Stato”.
------------------------------------------------------------------------(1) La costituzione della Repubblica Sociale fece nascere, in tutti gli ambienti contrari,
il neologismo “repubblichino” in senso dispregiativo e irrisorio. Col tempo, però, la
parola (che aveva precedenti autorevoli; in Vittorio Alfieri, fra l’altro) entrò nell’uso
corrente, e anche in storiografia, specie dopo la nascita, col referendum del 1946, della
Repubblica italiana.
----------------------------------------------------------------------------------------Con la collaborazione di Franco Arbitrio
1° dicembre - Di più
- Francesco Ruocco fa notare che, a differenza di quanto detto e mostrato nel
testo, la bandiera della Repubblica sociale non era il tricolore con aquila e
fascio, ma semplicemente bianca, rossa e verde. Giusto. Il Consiglio dei
ministri del 24 novembre 1943 stabilì che la bandiera della Rsi doveva essere
“il tricolore, col fascio repubblicano sulla punta dell’asta”. Il tricolore con
una “aquila in nero ad ali spiegate poggiata su un fascio repubblicano posto in
senso orizzontale” era invece la bandiera di combattimento delle Forze armate;
così fu stabilito nel Consiglio dei ministri del 6 maggio 1944.
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1° dicembre - Sergio Lepri