5-7 Ranieri.qxp 23/11/2009 12.07 Pagina 1 Vita dell’Ordine Formazione Pre-Laurea e Specialistica Individuazione dei fabbisogni dei medici e degli odontoiatri Enrico Ranieri* S i è svolto a Bari nei giorni 18 e 19 settembre il workshop organizzato dalla FNOMCEO, in collaborazione con l’Ordine dei Medici di Bari, su “Formazione pre-laurea e specialistica - Individuazione dei fabbisogni dei medici e degli odontoiatri”. Spirito dell’incontro tenutosi nel capoluogo barese e che ha visto la collaborazione di Università degli Studi di Bari, medici, Ordini professionali, Ministero della Salute e del MIUR, è stato di voler prender in esame i percorsi formativi a 360°, in una sinergia tra culture ed esperienze formative e professionali, discutendo delle riforme necessarie e delle valutazioni sui fabbisogni. È noto che l’Università Italiana ha una percentuale di laureati rispetto agli iscritti, tra le più basse d’Europa e che gli studenti che si laureano non hanno una preparazione del tutto adeguata al corretto assolvimento dell’attività professionale cui sono destinati. Sono queste le due critiche più frequenti che vengono rivolte alle nostre Università e peraltro avvallate dalla Conferenza Nazionale dei Rettori che le ha inserite, sottolineandole gli aspetti negativi, nella relazione annuale sullo stato degli Atenei Italiani. Le critiche sono ovviamente valide e attuali anche per le Facoltà di Medicina e Chirurgia. Le Facoltà di Medicina e Chirurgia italiane hanno sempre avuto grandi difficoltà a conferire una adeguata preparazione pratica ai propri studenti e se da un lato le cause sono ascrivibili solo in parte al corpo docente dall’altro non si può trascurare il contributo negativo dato delle carenze strutturali dei centri formativi. In conseguenza di ciò i laureati italiani sono da sempre stati considerati di gran lunga superiori ai loro colleghi europei e statunitensi come livello culturale (generale e specifico), difettando invece in una adeguata pratica in ambito clinico. Da questo si capisce come gli Ordini Professionali non possano rimanere muti di fronte a questa situazione ed è questo che viene ribadito nel discorso di apertura dei lavori dal presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco: “Di fronte alle criticità di un percorso universitario quale quello per la formazione del medico - processo lungo, impegnativo e che non sfocia automaticamente in un pronto inserimento nel mondo del lavoro - la parola d’ordine deve essere cooperazione”. Notiziario novembre 2009 5 5-7 Ranieri.qxp 23/11/2009 12.07 Pagina 2 Vita dell’Ordine Con queste premesse ha avuto inizio la “due giorni di Bari” che durante i suoi lavori ha preso in esame le varie fasi del percorso formativo medico come studente universitario e poi come medico in formazione specialistica allo scopo di individuare i punti di intervento necessari a colmare l’inadeguata preparazione del futuro professionista al mondo del lavoro. Innanzitutto bisogna chiedersi “Quale professionista vogliamo formare?”, “Quale conoscenze deve avere?”. Per rispondere a queste domande si deve analizzare la prima tappa del processo formativo: la selezione degli studenti delle scuole medie superiori attraverso i test di ingresso alla Facoltà medica. L’analisi dei dati circa la frequenza dei corsi di medicina mostra una percentuale di abbandono di circa il 28% e questo rappresenta un primo dato che ci deve far riflettere; inoltre alla luce delle proiezioni che mostrano nel 2025 un numero di medici inferiori di circa 70.000 unità rispetto all’andamento demografico, analisi effettuata non tenendo conto della mortalità studentesca ma esclusivamente sulla totalità dei posti previsti dal numero programmato, si comprende come una correzione negativa del 28% delle proiezioni sul fabbisogno, aggravano ulteriormente la situazione del sistema sanitario del prossimo ventennio. Questi sono i punti principali che emergono dalla relazione al convegno del Segretario Generale della FNOMCeO, Gabriele Peperoni: “Nel prossimo decennio, in ragione di un boom professionale verificatosi negli anni 70, molti medici andranno in pensione e, se non si pongono opportuni correttivi, non ci saranno abbastanza nuovi colleghi a sostituirli. Ma questi correttivi non possono consistere semplicemente nell’aumentare il numero di accessi all’Università. Se analizziamo i dati, infatti, vediamo che il problema della Facoltà di Medicina non consiste solo nel numero dei ragazzi che si iscrivono, ma in quanti arrivano a conseguire la laurea. Disponiamo di alcuni dati che ci fanno riflettere. In un sistema che prevede il numero programmato da diversi anni, a fronte di una media di iscritti che oscilla intorno ai 7500 studenti, quello dei laureati fatica a raggiungere i 6.000. La FNOMCeO ritiene tuttora valido il principio dell’accesso programmato che 6 Notiziario novembre 2009 annualmente stabilisce a livello nazionale il numero dei medici chirurghi e degli odontoiatri da formare; occorrerebbe tuttavia rivedere al più presto alcuni criteri di programmazione per la definizione dei posti nei corsi di laurea in medicina e chirurgia, dando maggior rilievo a taluni indicatori quali l’età della popolazione con il progressivo aumento del numero degli anziani ed i conseguenti futuri fabbisogni reali della popolazione assistita e del SSN, l’età anagrafica dei medici in attività e le proiezioni sulle possibili future cessazioni”. Ecco il parere del presidente dell’Ordine di Bari, Prof. Paolo Livrea: “La prima criticità è l’abbandono del corso di studi e la percentuale di abbandoni è massima nel primo anno di corso - continua Livrea - Questo significa che il processo di selezione a monte del numero programmato non coglie con efficienza le attitudini dei giovani ad affrontare questo tipo di studi. Il numero programmato è da rivedere, ormai lo sappiamo con certezza, in aumento per parecchi anni onde evitare vuoti nell’impiego di medici in sanità. Questo però non è un obiettivo singolo, ma si deve legare alla totale revisione delle modalità delle prove di accesso con valorizzazione del percorsi soprattutto umanistici e di capacità relazionali degli aspiranti medici”. Interessanti, in questo senso, le osservazioni emerse sulle attitudini dei candidati… continua il Prof. Paolo Livrea: “Riteniamo che occorra coniugare i test di ingresso finalizzati a valutare le conoscenze con altre prove aggiuntive finalizzate a valutare le attitudini, le capacità relazionali e la cultura storicosociale di candidati. Questa sarebbe una piccola rivoluzione copernicana”. Se quindi i test di ingresso alle Facoltà mediche sono da rivedere in quanto non colgono con efficienza le attitudini dei giovani studenti ad intraprendere questo tipo di percorso formativo, non meno problemi ha il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia poiché fornisce una preparazione non del tutto adeguata alle richieste professionali quali sono gli standard europei e statunitensi. Queste le principali problematiche emerse durante il workshop. Dal 1985 l’ordinamento didattico del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia ha subito quattro rivisitazioni con l’obiettivo di rendere l’insegnamento più efficiente e assimilabile, per contenuti dell’attività didattica impartita, a quello di altri paesi Europei. Tale obiettivo è stato, purtroppo, solo in parte raggiunto in quanto persistono ad oggi alcune problematiche che rendono il percorso non ancora del tutto efficace e quindi meritevole di un ulteriore adeguamento. Infatti l’attuale ordinamento didattico, entrato in vigore nel 2000, prevede che l’attività formativa sia articolata in 36 corsi integrati organizzati al loro interno in moduli attinenti discipline diverse ma con contenuti fra loro compatibili. I corsi integrati sono stati articolati in modo tale da ridurre il carico di lavoro complessivo limitando da parte di ciascuna disciplina appartenente al corso le nozioni erogate al minimo livello indispensabile e attuare la verifica dell’apprendimento con un solo esame. Si tratta, tuttavia di condizioni non sempre, o addirittura raramente, rispettate. Infatti alcuni docenti tendono a dilatare le nozioni da impartire e in più si aggiungono problemi di tipo organizzativo con difficoltà di concordare una data comune tra i docenti per la prova di valutazione. Il risultato è che gli studenti sono spesso costretti a fare tanti mini-esami o in alcuni casi, in seduta di esame, ricevono la domanda di una disciplina da un docente non appartenente all’insegnamento di quella determinata materia a causa della mancanza del titolare della dottrina. Questo il contributo del vicepresidente della FNOMCeO, Maurizio Benato: “Il numero di esami troppo alto - i corsi, è vero, sono 36 ma la prassi dei “mini esami” i cui esiti vanno mediati in unico voto li porta, in alcuni casi, fino a 55 – sottopone lo studente a un carico di lavoro gravoso, che viene by-passato preparando gli esami su dispense ridotte. In tal modo, gli studenti accumulano molte nozioni senza però inquadrarle criticamente. Ciò costituisce un problema serio perché inficia la costruzione di solide basi propedeutiche per quelle capacità di analisi critica e di sintesi indispensabili nella pratica clinica. È questo, a nostro avviso, il difetto di fondo connesso all’ordinamento didattico in vigore. Inoltre l’Italia è uno degli ultimi paesi dell’Occidente industrializzato dove manca un riconoscimento della Medicina Generale come materia di insegnamento universitario”. Nonostante tutto, la riduzione dei programmi di insegnamento ha consen- 5-7 Ranieri.qxp 23/11/2009 12.07 Pagina 3 Vita dell’Ordine tito di aumentare le ore dedicate alla frequenza per attività pratica negli istituti eseguita mediante l’organizzazione di piccoli gruppi di studenti (c’è però da segnalare che in alcuni dipartimenti permane l’abitudine di affidare queste esercitazioni a medici in formazione a volte anche del primo anno di scuola di specializzazione). Ma in questo processo gli studenti sono solo vittime? Prendiamo in considerazione il non meno gravoso problema Erasmus. Infatti nel 1987 veniva avviato Erasmus, il programma di scambi culturali finanziato dall’UE per consentire agli studenti universitari di svolgere una parte degli studi in un altro paese europeo. Tuttavia sebbene gli scambi culturali siano fondamentali per un buon percorso formativo consentendo allo studente di aggiungere al proprio bagaglio di nozioni modalità differenti di pensiero e di sviluppare un arricchito valore critico, non va trascurata l’usanza, da parte di alcuni studenti, di ricorrere al periodo di Erasmus per recuperare in un anno il maggior numero di esami. Infatti è da ormai numerosi anni che il periodo studio in alcuni paesi europei (spt. Spagna) è considerata una modalità di risanare la situazione del proprio libretto universitario avendo la possibilità, in taluni casi, di eseguire fino a 20-30 esami (anche di tipo fondamentale per la formazione medica) in un solo anno e certificati dai docenti stranieri spesso con la sola frequenza di 10-15 giorni in reparto. A tutto questo si aggiunge un premio, in seduta di laurea, per l’esperienza Erasmus di due punti sul voto finale, in aggiunta alla esclusione dalla media finale totale dei quattro voti più bassi (norma prevista in alcune Facoltà, come quella medica barese, per tutti gli studenti del Nuovo Ordinamento e quindi con grave forma di discriminazione e trattamento in seduta di laurea nei confronti dei colleghi della vecchia tabella XVIII). Tutto questo concorre ad un esito molto critico del processo formativo anche per la mancanza di tempo, di riflettere adeguatamente sul significato delle nozioni apprese e soprattutto di stabilire i necessari collegamenti sui contenuti delle diverse discipline conseguendo quella capacità di sintesi che costituisce l’elemento fondamentale fondante del sapere medico. Ecco le proposte degli Ordini dei Medici per una riforma possibile e funzio- nale alla nuova domanda di salute dalla voce del vicepresidente della FNOMCeO, Maurizio Bennato: “I punti fondamentali, dopo aver ridefinito un forte scheletro di sostegno del percorso didattico, saranno: riduzione del numero e della “parcellizzazione” degli esami, concentrazione nei primi cinque anni di tutti gli insegnamenti essenziali, riservando il sesto anno all’integrazione critica delle nozioni apprese, incremento della pratica clinica professionalizzante. Per impedire una preparazione frettolosa e superficiale, inoltre, sarebbe una misura utile introdurre uno sbarramento al termine del secondo anno, fino a che non siano stati superati tutti gli esami del primo biennio”. Il workshop ha poi analizzato le problematiche inerenti l’Esame di Stato per l’Abilitazione all’Esercizio della Professione Medica, Test di ingresso alle Scuole di Specializzazione e formazione di tali scuole. Ecco il parere di Luigi Conte, presidente FNOMCeO di Udine e membro della Commissione di Lavoro FNOMCeO su “Formazione e valutazione del fabbisogno”: “Le prove di accesso sicuramente vanno modificate: vanno modificate sia quelle di accesso a Medicina, sia quelle di abilitazione all’esercizio professionale, come anche quelle di accesso alle scuole di specializzazione con quiz psico-attitudinali e con quiz di “non technical skill”. Ma, soprattutto, è da evitare il sistema dei quiz predefiniti tra i quali sorteggiare le domande per l’ammissione alle scuole: ciò induce ad una preparazione sterilmente mnemonica, facendo emergere chi ha più memoria e non il più competente”. Di notevole valore è stato il contributo fornito al workshop dalle associazioni dei Medici in Formazione Specialistica, Segretariato Italiano Medici e Specializzandi (SIMS) e FederSpecializzandi. Le associazioni sono intervenute con un filmato (SIMS), pregevole nei contenuti, e che ha messo in luce le caratteristiche degli attuali procedimenti formativi delle scuole di specializzazione, soprattutto delle branche chirurgiche, mettendole in confronto critico con i processi formativi statunitensi; dello stesso parere e pieno di spunti di riflessione è stata inoltre la relazione sulla qualità delle scuole di specializzazione mediche (Federespecializzandi). Considerevole per l’elevata qualità dei dettagli tecnici è stato, inoltre, il contributo dato del rappresentante dei medici in formazione presso l’Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica, dott. Silvio Tafuri, che ha esposto lo stato attuale delle riforme introdotte dal Dlgs 368/99 e dei provvedimenti adottati dal MIUR in materia di valutazione dei requisiti minimi e razionalizzazione delle scuole di specializzazione dell’area sanitaria, nonché gli strumenti, recentemente approvati, per la verifica della qualità della formazione medica specialistica. Al termine dei lavori, queste le considerazioni del Prof. Paolo Livrea e del Presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco: “Abbiamo vissuto una due giorni di lavori fittissimi, panoramici, toccando anche argomenti che esigono ulteriori approfondimenti. Mi piace definirli “panoramici”, in quanto si sono succeduti interventi del taglio necessario per concatenare tutte le problematiche interconnesse nell’iter formativo di un medico nell’ottica dell’obiettivo finale rappresentato dalla qualità della professione. Credo che la parola chiave sia andare verso un modello di università aperta in cui le competenze del tessuto ospedaliero e del tessuto territoriale si coniughino con le competenze del sistema universitario. Bisogna passare dal concetto delle aziende ospedaliere-universitarie al concetto di reti di ospedali e insegnamento e reti territoriali di medicina generale che tutti insieme cooperino all’insegnamento” (Prof. Paolo Livrea). “Noi Medici lanciamo un forte appello di responsabilità a tutti gli attori del processo formativo” conclude Bianco. “Chiamiamo a raccolta tutte le parti, ciascuna con il proprio ruolo e ci rendiamo disponibili per realizzare il progetto comune di un Medico e di un Odontoiatra che possano rispondere alle grandi sfide poste dalla Medicina e dalla Sanità del prossimo futuro”. In conclusione riporto queste parole di John Adams, padre fondatore degli Stati Uniti d’America, nella speranza di stimolare gli sforzi di molti nel migliorare il nostro futuro: “Devo studiare politica e guerra perché i miei figli possano avere la libertà di studiare matematica e filosofia, geografia, storia naturale, commercio e agricoltura così da dare ai loro figli il diritto a poter studiare pittura, poesia, musica, architettura, scultura, e ceramica”. * Medico in Formazione Specialistica - Osservatorio Regionale Formazione Medica Specialistica. Notiziario novembre 2009 7