20
Dicembre 2010
Periodico della Camera di Commercio di Bologna
lavoro
L’apprendistato,
un contratto storico torna
in pista di lancio
L’apprendistato è forse il
più antico contratto di lavoro: risale
alle corporazioni medievali e alle botteghe artigiane del Rinascimento ed
è arrivato, con alterne fortune, fino ai
nostri giorni. E proprio in questi giorni il ministro del Lavoro, Maurizio
Sacconi, ha siglato un’intesa con
Regioni e parti sociali per rilanciare l’apprendistato nell’anno di transizione che si apre dopo il via libera
definitivo al ‘collegato lavoro’, testo
che riapre la delega al governo per
la riforma dell’ ‘apprendistato professionalizzante’. L’apprendistato dovrà
quindi diventare il contratto d’ingresso tipico dei giovani nel mercato del
lavoro. E agli apprendisti dovrà essere
garantito il massimo di formazione da
parte di tutti gli attori che hanno una
responsabilità diretta nella gestione
di questo strumento: le Regioni o, in
forma sussidiaria, le parti sociali e gli
enti bilaterali. L’intesa è stata siglata
da 32 sigle. Secondo Sacconi l’accordo <è anche finalizzato a combattere
l’uso distorto del tirocinio e della collaborazione e punta a recuperare un
contratto ulteriormente penalizzato
dalla crisi economica>.
Ora si aprirà un tavolo trilaterale dove
le parti parteciperanno con l’impegno di garantire certezza al quadro
normativo che regola l’appendistato
anche nelle regioni che non hanno
mai adottato norme in materia, mentre in vista della riforma dell’apprendistato professionalizzante’ l’impegno
è quello di valorizzare la formazione
aziendale di tipo formale, la bilateralità e il ruolo dei fondi interprofessionali. Per tutte le esperienze acquisite dai
giovani lavoratori viene poi indicato
l’obiettivo della loro tracciabilità sul
libretto formativo.
Ma il contratto di praticantato come
è accolto, almeno fino ad ora, nel
mondo del lavoro? Non molto bene,
secondo quanto riferiscono l’Isfol
(Istituto per lo sviluppo della formazione professionale). Nel 2009 si è
registrato un forte calo dei numeri
dei contratti di apprendistato attivati
(dai 645.986 del 2008 si è passati a
567.842, con una riduzione di 78.144
unità) in un contesto, qual è quello italiano, caratterizzato da tassi di
disoccupazione giovanile tra i più alti
d’Europa; inoltre, come si ribadisce
Accordo tra ministero del Lavoro e parti sociali
per fare di questo istituto. La porta d’ingresso
fondamentale nel mondo del lavoro
di Marco Montaguti
ASSUNZIONI PREVISTE PER TIPO
DI CONTRATTO. ANNO 2010
Le assunzioni previste per il 2010 riguardano per il 51,9% contratti a tempo indeterminato (cioè 6.740 entrate), il 41,5% i contratti a tempo determinato (5.380), il
4,2% l’apprendistato (550), l’1% i contratti di inserimento (130) ed il restante 1,4%
altre forme contrattuali (180).
(Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2010)
I contratti a tempo indeterminato superano il totale dei contratti “non standard” (tempo determinato, apprendistato, inserimento e altri pari a 6.240
entrate): ciò vale nei servizi, dove il tempo indeterminato copre più della
metà delle entrate (55%) ma non nelle imprese industriali, che promettono il
“posto fisso” nel 44% delle assunzioni. Diminuisce rispetto lo scorso anno l’apprendistato (che passa dal 6,1% al 4,2%), sia nell’industria (dal 9,4% al 7,2%),
sia nei servizi (dal 5,3% al 3,4%).
nel testo ministeriale, solo il 20 per
cento degli apprendisti ha effettivamente ricevuto una formazione. E
anche l’anno in corso si sta assestando sulle stesse indicazioni, di uno
scarso utilizzo dell’apprendistato. La
ricerca Excelsior dell’Unioncamere
prevede che le assunzioni per il 2010
riguardino, per il 51,9 per cento contratti a tempo indeterminato (cioè
6.740 entrate), il 41,5 per cento i contratti a tempo determinato (5.380),
solo il 4,2 per cento l’apprendistato
(550), l’1 per cento il contratti di inserimento (130) e il restante 1,4 per
cento altre forme contrattuali (180).
Diminuisce, rispetto allo scorso anno
l’apprendistato che passa dal 6,1 al 4,2
per cento, sia nell’industria (dal 9,4 al
7,2 per cento), sia nei servizi (dal 5,3
al 3,4 per cento). Fino ad ora sembra
che fossero preferiti dalle imprese i
contratti di Formazione lavoro, più
brevi e più facili da gestire. Ma ora
questo tipo di contratto è stato praticamente abolito e si torna a puntare
sull’apprendistato.
Eppure l’apprendistato è e resta un
contratto molto vantaggioso per le
imprese che possono inserire personale dipendente a costi ridotti. Sono
inferiori sia i costi diretti che quelli
indiretti. Per i primi è possibile inquadrare l’apprendista fino a due livelli al
di sotto delle mansioni corrispondenti,
per i secondi c’è un contributo forfetario del 10 per cento. Possono essere assunte come apprendisti persone
fino ad un massimo di 29 anni, ovvero
si può anche assumere un giovane
ingegnere e il contratto dura sei anni.
Qual è l’onere aggiuntivo per l’azienda? Quello di realizzare, sul serio, la
formazione dell’apprendista. Se, in
seguito ad un’ispezione degli ispettori
dell’Inps si verifica che la formazione
non è stata fatta l’azienda perde le agevolazioni.
La regione Emilia-Romagna è stata tra
le prime (poche) regioni a legiferare
sull’apprendistato, con l’unica eccezione dell’apprendistato per i minori,
visto che l’obbligo scolastico finisce
a 15 anni. La carenza di legislazioni
regionali viene superata dalla legge
Sacconi con l’obiettivo di inserire le
norme sull’apprendistato direttamente nei singoli contratti collettivi nazionali. •
Scarica

l`apprendistato, un contratto storico torna in pista di lancio