La Preghiera 5
ANNO PASTORALE
2014-2015
Parrocchia della Natività di N.S.G.
Alcune indicazioni
Il libretto che avete tra le mani vuole essere una piccola
introduzione al mondo misterioso e affascinante della
preghiera intesa come dialogo con Dio.
Vi consiglio di non affrettarvi nel leggerlo, ma di saper
‘dosare’ la lettura prendendo un paragrafo al giorno, e
casomai approfondendo l’argomento trattato aiutandovi con
dei brani biblici.
Se avete dei dubbi sulla preghiera o volete imparare a pregare,
chiedete con fiducia un colloquio con i sacerdoti che sono
sempre a vostra disposizione.
SUGGERIMENTI PER ENTRARE IN PREGHIERA
- Entro in preghiera
- pacificandomi con un momento di silenzio, pensando che incontrerò il
Signore, chiedendo perdono delle offese fatte, e perdonando di cuore le
offese ricevute
- invocando lo Spirito Santo: prendo coscienza che in me c’è qualcuno che
sta pregando, lo Spirito Santo.
- La lettura: l’inizio della preghiera è l’ascolto di Dio che parla a me.
Leggo e rileggo il salmo più volte.
- La meditazione e la preghiera: leggo il testo lentamente, punto per punto,
prendendo una parola, una riga e scendendo con la mente nel cuore, ripeto
questa parola
.
In 1a di copertina,: “Il Profeta Elia” Icona della Glikophilousa
(Tempera all'uovo)
17 - LA PREGHIERA DI ELIA
Il profeta Elia rappresenta nella Scrittura la forza dello spirito
profetico che agisce nel profeta e lo spinge a grandi cose in nome
della fede nel Signore. Elia è il modello della preghiera che rende
«contemplativi nell'azione», capaci di cambiare il mondo sostenuti
dalla forza dello Spirito di Dio, pur nelle persecuzioni e nei disagi.
Nella storia di Elia c'é la perfida regina Gezabele che lo perseguita
e questo induce il profeta allo scoraggiamento.
Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a
sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: «Ora basta,
Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei
padri». Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un
angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia!... Su mangia, perché è
troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la
forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta
notti fino al monte di Dio, l'Oreb (1Re 19,1-8).
Elia vuole incontrare Dio per avere da lui la forza per proseguire
la sua missione e soprattutto per farsi dire da lui la direzione da
intraprendere. Dio gli si rivela nella brezza leggera e non in
teofanie terribili e violente.
Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il
Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di
zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno
abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno
ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di
togliermi la vita». Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla
presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento
impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce
davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento
ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il
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terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il
fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia
si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della
caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui,
Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli
eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza,
hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti.
Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». Il Signore
gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco»
(1Re 19,9-15).
La preghiera contemplativa ce lo mostra attento alle esigenze di
Dio e allo zelo per la missione. Per lui la fede significa agire con
Dio, custodendo la verità fino in fondo, anche a costo della vita e
nello stesso tempo vivere nella fiducia più totale in colui che lo
invia a compiere la missione verso Israele, sapendo che sarà Lui a
realizzare il piano di salvezza.
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Sal 64
Ascolta, Dio, la voce del mio lamento,
dal terrore del nemico preserva la mia vita.
Proteggimi dalla congiura degli empi,
dal tumulto dei malvagi.
Affilano la loro lingua come spada,
scagliano come frecce parole amare
per colpire di nascosto l'innocente;
lo colpiscono di sorpresa e non hanno timore.
Si ostinano nel fare il male,
si accordano per nascondere tranelli;
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dicono: Chi li potrà vedere?.
Meditano iniquità, attuano le loro trame:
un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso.
Ma Dio li colpisce con le sue frecce:
all'improvviso essi sono feriti,
la loro stessa lingua li farà cadere;
chiunque, al vederli, scuoterà il capo.
Allora tutti saranno presi da timore,
annunzieranno le opere di Dio
e capiranno ciò che egli ha fatto.
Il giusto gioirà nel Signore
e riporrà in lui la sua speranza,
i retti di cuore ne trarranno gloria.
Il Profeta Elia ”Icona della Glikophilousa”
(Tempera all'uovo)
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18 - LA PREGHIERA DI ISAIA
(Is 6,1-9)
Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su
un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano
il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali;
con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con
due volava. Proclamavano l'uno all'altro: Santo, santo, santo è il
Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria.
Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che
gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: Ohimè! Io
sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in
mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei
occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti.
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano
un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli
mi toccò la bocca e mi disse: Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato. Poi io
udii la voce del Signore che diceva: Chi manderò e chi andrà per
noi?. E io risposi: Eccomi, manda me!.
Il profeta é colui che annuncia la Parola di Dio e ne é il custode,
é colui che fa della sua fede la forza che conduce la fede degli altri.
La sua povertà non condiziona la ricchezza che porta, la sua forza é
infatti Dio stesso. La sua vita é tutta nella missione che svolge la
quale non é mai facile e senza problemi, é invece sempre al limite,
sempre in frontiera, sempre incompresa per la sua eccezionalità. Le
sue parole non vengono facilmente accettate perché sempre esigenti,
forti come Dio stesso, roventi come il fuoco che le accende.
Isaia vive la sua vocazione nel tempio, nel luogo in cui la presenza
del Dio di Israele si faceva forte e sensibile nella preghiera del suo
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popolo. È lì che il profeta sente da una parte la gloria immensa del
Signore, dall'altra la sua estrema povertà e debolezza in confronto a
tale potenza.
Ma questo incontro tra la debolezza dell'uomo peccatore e la
gloria del Signore Onnipotente tre volte Santo non provoca un
allontanamento del profeta da Dio ma addirittura genera un
incontro talmente profondo da divenire vocazione e missione.
Chi manderò, chi andrà per noi. Così il Signore dice rivolgendosi
alla sua corte celeste.
Nessuno risponde se non il povero e debole Isaia. La sua
piccolezza non é un ostacolo alla potenza di Dio, ma ne é
l'occasione. Eccomi, manda me!.
La disponibilità non é altro che l'affermazione della potenza del
Signore che è l'unica protagonista della nostra vita. Rispondere:
Eccomi, al Signore, significa semplicemente affermare che senza la
grazia di Dio la nostra vita sarebbe insignificante e che la nostra
povertà offerta al Signore diviene occasione perché questa grazia
dilaghi e riempia quella debolezza umana così grande.
La nostra preghiera deve essere sempre cosciente di questa
dimensione in cui l'onnipotenza divina dialoga con la nostra
povertà umana regalando agli uomini il miracolo della grazia che
rende forti della forza di Dio.
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Is 12,1-6
Tu dirai in quel giorno:
Ti ringrazio, Signore; tu eri in collera con me, ma la tua
collera si é calmata e tu mi hai consolato.
Ecco, Dio é la mia salvezza; io confiderò, non temerò mai,
perché mia forza e mio canto é il Signore; egli é stato la mia
salvezza. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della
salvezza. In quel giorno direte: Lodate il Signore, invocate il
suo nome; manifestate tra i popoli le sue meraviglie,
proclamate che il suo nome é sublime. Cantate inni al Signore,
perché ha fatto cose grandiose, ciò sia noto in tutta la terra.
Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, perché grande in
mezzo a voi é il Santo di Israele.
“Il Profeta Isaia”
Musei Vaticani :“Cappella Sistina”
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19 - IL FUOCO NELLE OSSA: LA PREGHIERA DI
GEREMIA
Il profeta Geremia vive la sua vocazione in modo drammatico e
profondo. La sua esperienza con Dio è forte e infiamma il suo
cuore al punto tale che egli sente di non potersi sottrarre ad essa
neanche volendolo. La sua vita, dal momento in cui Dio lo ha
chiamato fin dal seno materno è legata a quella del Signore, la
Parola di Dio è ormai la sua parola, la volontà del Signore è la sua
volontà, la sua esistenza è tutta presa dalla chiamata di Dio.
Geremia vive però una vocazione tragica in quanto ciò che il
Signore gli chiede non è semplicemente di compiere un'opera,
un'azione, ma di donare la sua vita totalmente per lui. Per Geremia
rispondere alla chiamata del Signore è come una «condanna» ad
essere perseguitato, odiato, ucciso per la parola annunciata. Essere
profeta non è semplicemente fare il profeta ma significa
condividere pienamente la stessa passione d'amore di Dio, essere
totalmente complici di quell'annuncio di salvezza che prende il
cuore di Dio.
La persecuzione del profeta, come quella di Giovanni Battista e
la stessa passione di Cristo, diviene segno della persecuzione contro
Parola di Dio. Il profeta ne è infatti il custode e il suo annuncio è
parte stessa della sua vita. In questo senso Geremia è figura di
Cristo, Verbo incarnato di Dio, in lui la Parola ascoltata si fa
tutt'uno con la sua vita, se la Parola è rifiutata il profeta è rifiutato,
se la Parola è odiata anche il profeta subisce la stessa sorte. Cristo
rifiutato e crocifisso è il compimento della passione di Geremia, in
Lui, Parola di Dio fatta uomo, la verità e l'amore di Dio vengono
rifiutati ma divengono causa di salvezza. Così le sofferenze del
profeta divengono occasione di salvezza per chi accoglie la sua
parola e segue il suo esempio.
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Il brano di Geremia, che guida questa preghiera, è un brano duro
in cui appare tutta la «passione» del profeta. L'amore di Dio lo ha
sedotto e lui non ha posto resistenza, ora scopre tutta la violenza
di questo amore e vorrebbe sottrarvisi ma è impossibile, nelle sue
ossa la forza del fuoco di Dio lo infiamma spingendolo ad essere
ciò per cui è stato creato: un profeta.
Ger 20 7-13
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto forza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa
beffe di me.
Quando parlo, devo gridare, devo proclamare: Violenza!
Oppressione!
Così la parola del Signore è diventata per me
motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno.
Mi dicevo: non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie
ossa;
mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.
Sentivo le insinuazioni di molti: terrore all'intorno!
Denunciatelo e lo denunceremo.
Tutti i miei amici spiavano la mia caduta:
forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su
di lui, ci prenderemo la nostra vendetta.
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Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori cadranno e non potranno
prevalere;
saranno molto confusi perché non riusciranno,
la loro vergogna sarà eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto e scruti il cuore
e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di essi;
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore, lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.
“Il Profeta Geremia”
Musei Vaticani: “Cappella Sistina”
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LA PREGHIERA DELLA SPOSA E DELLO SPOSO
L'evento pasquale ci rivela il significato dell'immagine sponsale
che percorre tutta la Scrittura divenendo una delle immagini
portanti della rivelazione. Dio è lo Sposo del suo popolo che egli
ama con amore appassionato e infinito e chiede a Israele il
contraccambio in fedeltà e amore ma, per la durezza del suo cuore,
la sua Sposa è infedele e va dietro "ai suoi amanti", cioé è infedele
all'alleanza che ha stretto con il suo Dio. Tutta la storia della
salvezza è un'alternanza di fedeltà e infedeltà, di amore e
indifferenza, di tradimento e di riconciliazione. La storia d'amore di
Israele con il suo Dio è difficile e complessa, sono in gioco da una
parte l'infinito amore di Dio e dall'altra la debole capacità umana di
amare.
Questi stessi elementi ritornano nel Vangelo in cui la venuta del
Signore viene vista come una "festa di nozze". Lo stesso segno
iniziale che inaugura la rivelazione del Messia è quello delle nozze
di Cana, lì dove 1'acqua dell'antico patto, decaduto per 1'infedeltà
della Sposa, si trasforma nel vino nuovo dell'amore di Cristo, il
Nuovo ed eterno patto stipulato sulla croce e che sarà pienamente
compiuto alla fine della storia quando «la Sposa sarà pronta» (Cfr
Ap 21).
Al centro della Scrittura il Cantico dei Cantici riassume
questafondamentale immagine della rivelazione in modo
mirabilmente poetico ma ugualmente profondo nel tratteggiare tutti
gli elementi fondamentali dell'amore che rivela il cuore di Dio e
che costituisce il centro dell'alleanza nuova.
La preghiera del cristiano è fondamentalmente il gesto con cui il
battezzato realizza il suo essere per Dio che dal battesimo significa
«nozze», rapporto sponsale, patto di fedeltà nell'amore, rinuncia al
tradimento e ad «altri signori» a cui donare il nostro amore.
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In questa prospettiva 1'amore dello Sposo e della Sposa diviene
l'amore tra Cristo e la Chiesa che in ogni cristiano diviene vivo e
presente.
Ct 4,7-9.12-15
Lo sposo
Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia. Vieni con me
dal Libano, o sposa, con me dal Libano, vieni! Osserva dalla cima
dell'Amana, dalla cima del Senìr e dell'Ermon, dalle tane dei leoni,
dai monti dei leopardi. Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla
sola della tua collana! Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna
macchia. Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano,
vieni! Osserva dalla cima dell'Amana, dalla cima del Senìr e
dell'Ermon, dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi. Tu mi hai
rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un
solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana! Quanto
sono soavi le tue carezze, sorella mia, sposa, quanto più deliziose
del vino le tue carezze. L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli
aromi.
Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana
sigillata. I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti
più squisiti, alberi di cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e
cinnamòmo con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe con
tutti i migliori aromi. Fontana che irrora i giardini, pozzo d'acque
vive e ruscelli sgorganti dal Libano.
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Ct 5,10-16
La sposa
Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e
mille. Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di
palma, neri come il corvo. I suoi occhi, come colombe su
ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un
castone. Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di
erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida
mirra. Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di gemme di
Tarsis. Il suo petto è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri. Le
sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d'oro puro. Il
suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri.
Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio
diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme.
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Raffaello: “Sposalizio della Vergine” (1504)
(Pinacoteca di Brera)
ORARI DEL TEMPO DI QUARESIMA
SS. Messe Feriale
SS. Messe Festive
8
8,30.
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10
10
11,30.
LODI:
Dal Lunedì al Venerdì, alle ore 7,30
OGNI VENERDÌ DI QUARESIMA:
Ore 17,15: VIA CRUCIS
Ore 18,00: S. Messa e Adorazione Eucaristica
Ore 19,30 VIA CRUCIS
CATECHESI PER ADULTI:
Mercoledì, alle ore 16,30 e 20
MENSA “DOMUS CARITATIS”:
Lunedì e Giovedì, dalle ore 15,30 alle 19
Parrocchia della Natività di N.S.G.C. Roma:“Abside” (particolare)
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Quinto Libretto - Parrocchia della Natività