TRE LIBRETTI PER MOZART
LORENZO DA PONTE
AVVENTURIERO ITALIANO
 Lorenzo Da Ponte fu uno di quegli “avventurieri italiani” che nella seconda metà del „700
riempirono l‟Europa di cortesie e di audaci imprese: amori, figli, debiti, truffe, libelli,
capolavori, bel canto.
 Il termine “avventuriero” definisce quel disperso esercito di talenti che, nella mancanza di
un punto di riferimento nel territorio nazionale, sentì la vocazione di divulgare in Europa
quelle doti di cultura e di bellezza che erano avvertite come precipuamente italiane.
 Come secoli prima erano esistiti i Capitani di ventura, così nel „700 ci furono gli
intellettuali di ventura.
 Così come un secolo e più dopo l‟Italia avrebbe esportato mano d‟opera, così nel secolo dei
lumi essa esportò talenti.
 Nel contesto socio – culturale dell‟epoca il fenomeno di questi avventurieri è limitato al
campo della poesia, del teatro e della musica.
 Essi sono gli artisti, i giullari, i guitti.
 L‟Europa perbene accetta e ricerca i nostri avventurieri: ne apprezza il talento, la fantasia,
la teatralità. Può colmarli di onori e di denari ma non dargli una figlia in sposa; può
applaudire ogni loro virtuosismo ma, come sperimenterà lo stesso Paganini, non ammetterli
a cena se non con la servitù.
 Il campionario è assai vasto: si va dal sicuro genio poetico di Metastasio e Goldoni al
rassicurante talento di Salieri a quello più preoccupante di Cagliostro o alla sostanziale
farabuttaggine di altri cui il tempo ha oscurato i nomi, oppure ancora a misture di genio e
sregolatezza come Giacomo Casanova a Dresda, Ugo Foscolo a Londra o Lorenzo Da
Ponte, il librettista libertino.
 Lorenzo Da Ponte nacque a Ceneda – oggi Vittorio Veneto – il 10 marzo 1749 e morì a
New York il 14 agosto 1838 a quasi 90 anni di età.
 La sua vita ha di singolare l‟amplissimo spazio che essa copre, non solo di anni ma
soprattutto di eventi, rivolgimenti, di mondi: dalla Repubblica Veneta agli Stati Uniti
d‟America, dall‟ultimo feudalesimo alla democrazia borghese, dalla Corte di Vienna al
Nuovo Mondo.
 Il suo vero nome era Emanuele Conegliano. Di stirpe ebraica, figlio di un modesto
conciatore di pelli di nome Geremia e di Rachele Pincherle, che morì quando egli aveva 5
anni.
 Nel 1763 all‟età di 14 anni si convertì al cristianesimo e l‟anno seguente - a 15 anni Emanuele entrò nel seminario di Ceneda grazie ai buoni e concreti uffici del vescovo del
luogo, che aveva avuto modo di apprezzarne il talento e la precocità. Il vescovo si
chiamava Lorenzo Da Ponte e questo fu il nome che il Nostro assunse all‟atto del
battesimo - secondo l‟uso che attribuiva ai convertiti il cognome del convertitore - ma
anche a testimonianza di una sincera gratitudine.
 Ordinato prete nel 1773 all‟età di 24 anni fu istitutore presso una nobile famiglia veneziana
poi professore al seminario di Treviso subito distinguendosi per l‟irrequietezza intellettuale
e per un appetito sessuale raro e sfrenato per chiunque, anche al di là dell‟abito talare.
 Rapidamente escluso dall‟insegnamento pubblico per il liberalismo del suo pensiero, nel
1779 fu bandito da Venezia per aver sedotto e convinto alla fuga la moglie del suo padrone
di casa.
 Si rifugiò a Gorizia, poi a Dresda e, nel 1781, a Vienna, dove, grazie all‟amicizia ed alla
protezione di Antonio Salieri, ottenne la carica di “poeta dei teatri imperiali”con l‟incarico
di scrivere libretti d‟opera buffa.
 Tra il 1784 ed il 1790 scrisse per la musica di Salieri “Il ricco di un giorno” ed “Axur re di
Ormus”, un libretto d‟occasione “L‟ ape musicale” per una cantante della quale si era
innamorato, alcuni libretti di minor conto ( tra cui “Una cosa rara” ) ed i tre famosi libretti
per Mozzart ( con due t come lo ricordava nelle sue memorie ):
 Le nozze di Figaro ( 1786 )
 Don Giovanni ( 1787 )
 Così fan tutte ( 1790 ).
 Ma come a Venezia anche a Vienna Da Ponte è al centro di polemiche, scandali e
pettegolezzi che riguardano il suo comportamento con le donne, privo, e non solo a detta
dei suoi nemici, d‟ogni misura e d‟ogni riservatezza.
 Alla morte dell‟imperatore Giuseppe II ( nel 1790 ) lascia Vienna per Trieste. In questa
città conosce e sposa l‟inglese Anna Celestina Grahl che sarà la madre dei suoi cinque figli.
 La coppia nell‟agosto 1792 lascia l‟Austria e si reca a Parigi con una lettera di
presentazione da parte dell‟Imperatore per Maria Antonietta la quale, come gli disse
l‟Imperatore, amava molto “La cosa rara”. Sulla via di Parigi passa per Dresda, incontra
Casanova – che gli doveva qualche soldo – ma lo trova così male in arnese che non ha
neppure il coraggio di chiederglielo.
 Casanova lo sconsigliò di andare a Parigi – sconvolta dalla rivoluzione – ma a Londra.
 L‟incontro tra i due “avventurieri” è una delle pagine più belle e vivaci delle “Memorie”.
“Madame Da Ponte era rimasta stordita dalla vivacità, dall‟eloquenza, dalla facondia e da
tutte le maniere di questo vegliardo straordinario”.
 Da Ponte giunge dunque a Londra nell‟ottobre 1792. Da questo momento la sua vita è un
continuo alternarsi di belle iniziative – che gli venivano suggerite dal suo ingegno vivace e
dal sincero desiderio di diffondere la cultura italiana – e di fallimenti cui lo conduceva o la
sua mancanza di spirito pratico o quella scoperta furberia di chi si crede furbo ma furbo
non è, oppure da quegli scandali a causa di donne in cui finiva di cadere.
 Tentò stagioni di opera italiana sia a Londra che in Belgio e in Olanda; aprì una libreria e si
fece editore ( pubblicò Casti, Parini e Beccaria ); fu coinvolto in una fabbrica di pianoforti.
Nell‟ottobre 1798 tornò in Italia con l‟incarico di scritturare cantanti per una stagione
d‟opera a Londra. Nell‟occasione andò a Ceneda dal vecchio padre, poi a Venezia,
Bologna, Firenze. Al ritorno a Londra si vide rinfacciare dall‟impresario Taylor la durata e
le spese eccessive del viaggio.
 Percorse spesso la via della prigione “fui arrestato non meno di trenta volte in tre mesi” e
“m‟era alfine ridotto a non poter lasciarmi vedere in pubblico che la domenica”.
 Oppresso dai debiti e screditato nel lavoro di librettista, nel 1805 sfuggì ai creditori
imbarcandosi per l‟America.
 Fu a New York, ad Elisabethtown, di nuovo a New York, di volta in volta droghiere,
editore, produttore di liquori, giornalista, traduttore e insegnante di italiano ed ancora
impresario di opera lirica. Nel 1807 pubblicò la “Storia compendiosa della mia vita” che tra
il „23 ed il „27 ampliò nei quattro tomi delle “Memorie”. Nel „18 pubblicò la traduzione in
inglese dei tre libretti per Mozart .
 Nel „25 fu nominato professore di italiano al Columbia College e nello stesso anno riuscì
ad allestire un Don Giovanni. Nel 1833 – a ottantaquattro anni – aprì a New York un teatro
italiano in cui furono rappresentate per due anni opere di Rossini e di Cimarosa. Seguì un
altro periodo di difficoltà economiche, Nancy se ne andò, così come due figli che già se ne
erano andati.
 Morì il 17 agosto 1838 ed una grande folla lo accompagnò al cimitero cattolico di New
York.
 Lorenzo Da Ponte conobbe Mozart nel 1783.
 Il suo giudizio è netto ed individua chiaramente la superiorità del genio di Mozart e le ostili
condizioni in cui fu obbligato a muoversi ed a operare.
 “Volfango Mozzart ….. sebbene dotato di talenti superiori forse a quelli di alcun altro
compositore del mondo passato, presente o futuro, non aveva mai potuto, in grazia delle
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cabale de‟ suoi nemici, esercitare il divino suo genio a Vienna, e rimaneva sconosciuto ed
oscuro, a guisa di gemma preziosa che, sepolta nelle viscere della terra, nasconda il pregio
brillante del suo splendore”.
“Abbiamo qui un certo abate Da Ponte come Poeta …. deve per obbligo scrivere un libretto
tutto nuovo per Salieri, che sarà pronto non prima di due mesi - poi mi ha promesso di
scriverne uno nuovo; chi sa se potrà – o vorrà – mantenere la parola; Lei sa bene quanto i
signori italiani siano in apparenza cortesi! Basta, li conosciamo !” ( Mozart al padre )
A Giuseppe II che gli aveva detto “Non ci riuscirete”, Da Ponte rispose “Forse che no, ma
mi proverò. Scriverò la notte per Mozart e farò conto di leggere l‟Inferno di Dante.
Scriverò la mattina per Martin e mi parrà di studiare il Petrarca. La sera per Salieri, e sarà il
mio Tasso”.
“Appena tornato a casa ( dopo l‟incontro con l‟Imperatore ) mi posi a scrivere. Andai al
tavolino e vi rimasi dodici ore continue. Una bottiglietta di tockai a destra, il calamaio nel
mezzo e una scatola di tabacco di Siviglia a sinistra. Una bella giovinetta di sedici anni (
che io non avrei voluto non amare che come figlia, ma ..) stava in casa mia con sua madre,
ch‟aveva la cura della famiglia, e venia nella mia camera al suono di campanello, che per
verità io suonava assai spesso”.
…. Ella mi portava ora un biscottino, or una tazza di caffè, or nient‟altro che il suo bel
viso…. Alle corte questa fanciulla fu la mia Calliope per quelle tre opere … Da principio io
le permetteva molto sovente tali visite: dovrei alfine renderle meno spesse per non perdere
troppo tempo in tenerezze amorose, di cui era perfetta maestra”. ( Da Ponte, Memorie )
“L‟angosciosa preoccupazione degli amici ( per l‟Introduzione non ancora scritta ) pareva
divertirlo. Finalmente, l‟antivigilia dell‟esecuzione, disse alla moglie che nella notte
avrebbe voluto scrivere l‟Introduzione. Doveva preparargli del ponce e stargli vicino per
tenerlo allegro. Così essa fece: gli narrò la favola della lampada di Aladino, di Cenerentola
e altre cose, da farlo ridere fino alle lacrime”. (Racconto di Nissen, sulla testimonianza
della moglie Costanza )
Ma il ponce gli fece venire sonno; se lei taceva lui s‟appisolava, e scriveva soltanto quando
la sentiva raccontare. Infine poiché la fatica, la sonnolenza, il sempre più frequente
appisolarsi e trasalire gli rendevano proprio troppo penoso il lavoro, la moglie lo esortò a
dormire sul canapé, promettendogli di svegliarlo dopo un‟ora; ma Volfango si addormentò
così stretto che a Costanza mancò il cuore di mantenere la promessa e lo svegliò dopo due
ore; cioè alla cinque. Alle sette doveva venire il copista; e alle sette l‟introduzione era
terminata.
“La scola degli amanti, con musica di Mozzart, dramma che tiene il terzo loco tra le sorelle
nate da quel celeberrimo padre dell‟armonia”. ( Da Ponte a proposito del libretto di “Così
fan tutte” )
Dalle Nozze di Figaro
L’ARIA DI CHERUBINO
 Voi che sapete
 che cosa è amor,
 donne, vedete
 s‟io l‟ho nel cor.
 Quello ch‟io provo
 Vi ridirò;
 è per me nuovo,
 capir nol so.
 Sento un affetto
 pien di desir
 ch‟ora è diletto

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








ch‟ora è martir
Gelo e poi sento
L‟alma avvampar,
e in un momento
torno a gelar.
Ricerco un bene
fuori di me,
non so chi „l tiene
non so cos‟é.
Sospiro e gemo
senza voler,



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





palpito e tremo
senza saper.
Non trovo pace
notte né dì :
ma pur mi piace
languir così.
Voi che sapete
che cosa è amor,
donne, vedete
s‟io l‟ho nel cor.
Dal Don Giovanni
IL CATALOGO
Doppia ironia:
 per dimostrare che il pathos affettivo di Donna Elvira è irragionevole;
 per mostrare il carattere irragionevole della frenesia erotica di Don Giovanni.
 Madamina, (diminutivo ironico) il catalogo è questo
 delle belle che amò il padron mio;
 un catalogo egli è che ho fatt‟io:
 osservate, leggete con me.
Tappa aritmetica
 In Italia seicento e quaranta,
 in Almagna duecento e trentuna,
 cento in Francia, in Turchia novantuna,
 ma in Ispagna son già mille e tre.
Classe sociale
 V‟han tra queste contadine,
 cameriere, cittadine,
 v‟han contesse, baronesse,
 marchesine, principesse,
 e v‟han donne d‟ogni grado
 d‟ogni forma, d‟ogni età.
Aspetto fisico - capelli
 Nella bionda egli ha l‟usanza
 di lodar la gentilezza;
 nella bruna, la costanza,
 nella bianca, la dolcezza.
Corpulenza
 Vuol d‟inverno la grassotta,
 vuol d‟estate la magrotta:
Statura
 E‟ la grande maestosa,
 la piccina é ognor vezzosa.
età
 Delle vecchie fa conquista
 pel piacer di porle in lista;
 sua passion predominante
 è la giovin principiante.
 Non si picca che sia ricca,
 se sia brutta, se sia bella:
 pur che porti la gonnella,
 voi sapete quel che fa.
Ezio Grosso 12 dicembre 2006
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