2010 LUGLIO/AGOSTO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Lettera a mamma Delfina Sul fiume Mera il castagno longevo Pubblichiamo la commovente lettera che dal Bangladesh ha inviato il figlio p. Luigi Paggi, e che è stata letta durante il funerale della mamma, morta il 10 maggio 2010. C ara mamma Delfina, la notizia della vostra improvvisa partenza per il grande viaggio è arrivata come un fulmine a ciel sereno! Sapevo che ultimamente il vostro stato di salute aveva subito un leggero deterioramento, ma nessuno pensava che la vostra “ora” fosse così vicina. Negli ultimi anni di vita, papà Giuseppin parlava spesso della sua “ora”. L’ultima volta che lo salutai mi disse: “Vieni poi a seppellirmi quando arriverà la mia ora”. La sua ora è arrivata e suo figlio a seppellirlo non c’era... L’ora è arrivata anche per voi e anche questa volta vostro figlio non era presente a darvi l’estremo saluto. La salute “campestre” Nelle quattro righe che avevo mandato per il funerale di papà Giuseppin, avevo paragonato la sua vita al fiume Mera che scorre davanti alla nostra casa ai Preorini. La vostra vita la paragonerei invece a una di quelle piante forti e robuste che ancora oggi possiamo trovare nei nostri boschi. Inizialmente avevo pensato alla quercia, ma poi mi è sembrato che il castagno sia più adatto, perché è una pianta longeva... La vostra vita non è stata breve. Infatti, siete arrivata alla bella età di 93 anni. Il castagno è una pianta forte e robusta; così è stata la vostra persona. Avete vissuto la vostra vita tenacemente legata alla terra: il grano turco da seminare, il fieno da tagliare, l’orto p. LUIGI PAGGI, sx da zappare, la vigna da potare, la stalla da governare... Tutti questi lavori li svolgevate sempre assieme al papà Giuseppin che seguivate dappertutto, sia nei campi nel pian di Spagna che nella vigna e i boschi della Pizza. Il segreto della vostra perfetta salute lo si deve cercare proprio nella vita “campestre”. L’aria salubre della vigna, del bosco, dell’erba, dei campi, hanno contribuito a farvi diventare per qualche mese la cittadina più anziana di Sorico. Quei frutti senza tempo Il castagno produce frutti in grande quantità. Tutti coloro che sono riuniti attorno a voi avranno notato i frutti che la vostra lunga vita ha maturato. In particolare, i frutti della sobrietà e dell’austerità, che oggi sono poco apprezzati, ma sono virtù che hanno Lutto nelle nostre famiglie Quando una persona cara ci lascia di poco tempo N eltrevolgere “donne missionarie”, famigliari di tre saveriani, hanno raggiunto la casa del Padre: la signora Maria, sorella di p. Alfredo Spigarolo; la signora Delfina, mamma di p. Luigi Paggi; la signorina Antonia, consacrata nell’Opera della Regalità dell’università Cattolica, sorella di p. Gabriele Ferrari. I primi due saveriani erano assenti ai funerali, essendo impegnati in terra di missione: il primo in Messico e il secondo in Bangladesh. Questa assenza può essere considerata da alcuni come un atto eroico, da altri come mancanza di sensibilità. Più semplicemente, per noi missionari si tratta di sacrifici che fanno parte della nostra vocazione. La comunità saveriana ha partecipato alle esequie, sentendosi vicina con la preghiera e 8 Maria Spigarolo, 83 anni, di origine padovana, deceduta a Parabiago, Milano l’affetto. Infatti, ognuno di noi sente come proprie la mamma o la sorella degli altri confratelli. Maria: tutta casa e chiesa Maria Spigarolo ci ha lasciato il 16 aprile 2010, all’età di 83 anni. Gli Spigarolo sono originari di Cittadella (Padova), ma la famiglia di Maria risiede da 40 anni a Ravellodi di Parabiago (Milano). Ha sempre lavorato, dedicandosi all’educazione dei figli e nipoti. Era tutta “casa e chiesa”. Il 17 marzo 1996, le quattro sorelle Spigarolo, insieme a padre Alfredo, erano a Roma per partecipare alla gioia della famiglia saveriana in occasione della beatificazione del fondatore mons. Guido Conforti. È stata davvero una festa famigliare, intensa di gioia e di fede. Colpita da Alzheimer, negli ultimi sette anni la signora Maria ha sofferto molto, offrendo il suo dolore per la famiglia e per i missionari. Delle quattro sorelle Spigarolo, ora vive solo la signora Adelina, che passa il suo tempo tra la famiglia naturale e la famiglia saveriana, estesa fino al Messico, dove padre Alfredo lavora dal 1964. Antonia: laica consacrata Così si è espresso p. Gabriele Ferrari, al termine della Messa di commiato alla sorella Antonia, 73 anni, nella chiesa di San Marco a Rovereto. “Antonia era a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx una donna ricca di qualità umane e di sentimenti, una cristiana coraggiosa che si era consacrata a Dio fin dalla sua prima età adulta, una donna non di mezze misure. Aveva messo le sorti della sua vita nella mani di Dio e da lui si lasciava guidare nella fede e nella speranza. Aveva certo anche qualche difetto di cui non si vantava, ma che riconosceva e che forse un po’ coltivava… e per questo volentieri la riconosciamo nostra sorella e compagna di viaggio. Il Signore l’ha provata nella vita. Ma lei è riuscita a tenere la lampada accesa fino alla fine. E nella notte, il 5 giugno scorso, è scoccata l’ora dell’incontro con Dio. Antonia era pronta ed è entrata nella festa della comunione eterna, dopo questi lunghi mesi di sofferenza e di umiliazione. Ringraziamo Dio per averci dato Antonia; ringraziamo anche tutti voi, che l’avete amata e assistita”. ■ Antonia Ferrari, laica consacrata di Rovereto I saveriani di Tavernerio, e non solo, al funerale di mamma Delfina hanno rappresentato idealmente il figlio p. Luigi Paggi, missionario in Bangladesh un valore inestimabile. Se vivo felice da ormai 35 anni tra gente che non ha niente, è perché voi - papà Giuseppin e mamma Delfina - mi avete insegnato questi valori fin dalla culla... E poi ci sono laboriosità e operosità. Non ho mai visto mamma Delfina con le mani in mano. Anche negli ultimi anni della vostra vita, quando ormai non eravate più in grado di andare nell’orto, in casa sferruzzavate all’uncinetto e, in occasione delle feste di San Miro e dell’Immacolata o di San Biagio, i vostri cuscini all’incanto dei canestri andavano a ruba! Nessuno con cui far pace Il castagno del bosco ha poi altre belle caratteristiche. Quando fa caldo, sotto l’ombra dei suoi rami frondosi ci si sta bene, e d’inverno un pezzo di legno di castagno nel caminetto riscalda gli animi oltre che i corpi. Così eravate voi nei rapporti con le persone; comunicavate freschezza e calore umano. Negli altri vedevate sempre i loro aspetti positivi. E non mi pare di avere mai sentito che eravate in collera o in inimicizia con qualcuno. Non dovevate mai fare pace con nessuno. Forse per questo il Padrone della vita vi ha preso con Mamma Delfina Rossi Paggi, 93 anni, di Sorico (Como) sé così in fretta! A quest’ora avrete ormai incontrato i vostri antenati e coetanei Sgarlin: dal nonno Cristoforo ai cugini Domenico, Erminia, Saule, dalle tre zie del Vallate alle vostre quattro sorelle. Con la vostra scomparsa la nostra famiglia sperimenta il suo secondo lutto. Come ci è mancato molto papà Giuseppin, così ci mancherà molto anche mamma Delfina. Ma siamo sicuri che adesso abbiamo due angeli custodi che dal cielo continueranno a guidarci e a proteggerci. ■ (continua nel riquadro) “MA IL SIGNORE CAPISCE!” p. LUIGI PAGGI, sx La signora Anna Maria Copes, mandandomi le sue condoglianze via telefono, mi ha detto queste testuali parole: “Tua mamma è morta senza soffrire minimamente. Il Signore l’ha premiata per le sue costanti preghiere”. Il frutto della fede in Dio, una fede di quelle semplici ma profonde, che si nutrono di preghiera continua e assidua. Cara mamma Delfina, quante volte vi ho visto leggere un libretto dalla copertina nera e dalle pagine ormai sgualcite… Era il libro per l’ufficio dei defunti che si usava ai tempi della vostra gioventù. Nel libro c’erano i salmi in latino. Una volta vi chiesi: “Ma capite quello che leggete?”. La vostra risposta fu: “Io non capisco, ma il Signore capisce!”. La lettura di quel libretto dalla copertina nera divenne vostro pane quotidiano specialmente dopo la morte del papà Giuseppin: lo leggevate al mattino, al pomeriggio e alla sera. E con il libretto dalla copertina nera pregavate e per i morti e per i vivi! Pregavate per le vostre figlie e le loro famiglie, per i vostri nipoti e pronipoti, di cui avevate le fotografie sul muro della cucina e di cui sapevate i nomi a memoria. E chiaramente pregavate per me. Pregavate la Madonna di Gallivaggio e San Miro perché potessi godere di buona salute e potessi svolgere degnamente il lavoro che il Padrone della messe mi ha affidato in questi villaggi sperduti tra le paludi del Gange, tra queste pecore sperdute senza Pastore! Il libretto dalla copertina nera ormai non vi serve più! Mamma Delfina, riposate in pace! Dal lontano Bangladesh, vostro figlio Luigi