2010 LUGLIO/AGOSTO
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TAVERNERIO
Lettera a mamma Delfina
Sul fiume Mera il castagno longevo
Pubblichiamo la commovente
lettera che dal Bangladesh ha
inviato il figlio p. Luigi Paggi, e
che è stata letta durante il funerale della mamma, morta il 10
maggio 2010.
C
ara mamma Delfina, la notizia della vostra improvvisa partenza per il grande viaggio
è arrivata come un fulmine a ciel
sereno! Sapevo che ultimamente
il vostro stato di salute aveva subito un leggero deterioramento,
ma nessuno pensava che la vostra “ora” fosse così vicina.
Negli ultimi anni di vita, papà
Giuseppin parlava spesso della
sua “ora”. L’ultima volta che
lo salutai mi disse: “Vieni poi a
seppellirmi quando arriverà la
mia ora”. La sua ora è arrivata
e suo figlio a seppellirlo non
c’era... L’ora è arrivata anche per
voi e anche questa volta vostro
figlio non era presente a darvi
l’estremo saluto.
La salute “campestre”
Nelle quattro righe che avevo
mandato per il funerale di papà
Giuseppin, avevo paragonato la
sua vita al fiume Mera che scorre
davanti alla nostra casa ai Preorini. La vostra vita la paragonerei
invece a una di quelle piante forti
e robuste che ancora oggi possiamo trovare nei nostri boschi.
Inizialmente avevo pensato alla
quercia, ma poi mi è sembrato
che il castagno sia più adatto,
perché è una pianta longeva...
La vostra vita non è stata breve. Infatti, siete arrivata alla bella
età di 93 anni. Il castagno è una
pianta forte e robusta; così è stata
la vostra persona. Avete vissuto
la vostra vita tenacemente legata
alla terra: il grano turco da seminare, il fieno da tagliare, l’orto
p. LUIGI PAGGI, sx
da zappare, la vigna da potare, la
stalla da governare... Tutti questi
lavori li svolgevate sempre assieme al papà Giuseppin che seguivate dappertutto, sia nei campi
nel pian di Spagna che nella vigna e i boschi della Pizza.
Il segreto della vostra perfetta
salute lo si deve cercare proprio
nella vita “campestre”. L’aria
salubre della vigna, del bosco,
dell’erba, dei campi, hanno
contribuito a farvi diventare per
qualche mese la cittadina più anziana di Sorico.
Quei frutti senza tempo
Il castagno produce frutti in
grande quantità. Tutti coloro che
sono riuniti attorno a voi avranno
notato i frutti che la vostra lunga
vita ha maturato. In particolare, i
frutti della sobrietà e dell’austerità, che oggi sono poco apprezzati, ma sono virtù che hanno
Lutto nelle nostre famiglie
Quando una persona cara ci lascia
di poco tempo
N eltrevolgere
“donne missionarie”,
famigliari di tre saveriani, hanno raggiunto la casa del Padre:
la signora Maria, sorella di p.
Alfredo Spigarolo; la signora Delfina, mamma di p. Luigi
Paggi; la signorina Antonia, consacrata nell’Opera della Regalità
dell’università Cattolica, sorella
di p. Gabriele Ferrari.
I primi due saveriani erano
assenti ai funerali, essendo impegnati in terra di missione: il
primo in Messico e il secondo
in Bangladesh. Questa assenza
può essere considerata da alcuni come un atto eroico, da altri
come mancanza di sensibilità.
Più semplicemente, per noi missionari si tratta di sacrifici che
fanno parte della nostra vocazione. La comunità saveriana
ha partecipato alle esequie, sentendosi vicina con la preghiera e
8
Maria Spigarolo, 83 anni, di
origine padovana, deceduta
a Parabiago, Milano
l’affetto. Infatti, ognuno di noi
sente come proprie la mamma o
la sorella degli altri confratelli.
Maria: tutta casa e chiesa
Maria Spigarolo ci ha lasciato
il 16 aprile 2010, all’età di 83 anni. Gli Spigarolo sono originari di
Cittadella (Padova), ma la famiglia di Maria risiede da 40 anni a
Ravellodi di Parabiago (Milano).
Ha sempre lavorato, dedicandosi
all’educazione dei figli e nipoti.
Era tutta “casa e chiesa”.
Il 17 marzo 1996, le quattro sorelle Spigarolo, insieme
a padre Alfredo, erano a Roma
per partecipare alla gioia della
famiglia saveriana in occasione
della beatificazione del fondatore mons. Guido Conforti. È stata
davvero una festa famigliare, intensa di gioia e di fede.
Colpita da Alzheimer, negli
ultimi sette anni la signora Maria ha sofferto molto, offrendo il
suo dolore per la famiglia e per
i missionari. Delle quattro sorelle Spigarolo, ora vive solo la
signora Adelina, che passa il suo
tempo tra la famiglia naturale e
la famiglia saveriana, estesa fino
al Messico, dove padre Alfredo
lavora dal 1964.
Antonia: laica consacrata
Così si è espresso p. Gabriele
Ferrari, al termine della Messa
di commiato alla sorella Antonia, 73 anni, nella chiesa di San
Marco a Rovereto. “Antonia era
a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx
una donna ricca di qualità umane
e di sentimenti, una cristiana coraggiosa che si era consacrata a
Dio fin dalla sua prima età adulta,
una donna non di mezze misure.
Aveva messo le sorti della sua
vita nella mani di Dio e da lui si
lasciava guidare nella fede e nella
speranza. Aveva certo anche qualche difetto di cui non si vantava,
ma che riconosceva e che forse
un po’ coltivava… e per questo
volentieri la riconosciamo nostra
sorella e compagna di viaggio.
Il Signore l’ha provata nella
vita. Ma lei è riuscita a tenere la
lampada accesa fino alla fine. E
nella notte, il 5 giugno scorso, è
scoccata l’ora dell’incontro con
Dio. Antonia era pronta ed è entrata nella festa della comunione
eterna, dopo questi lunghi mesi di
sofferenza e di umiliazione. Ringraziamo Dio per averci dato Antonia; ringraziamo anche tutti voi,
che l’avete amata e assistita”. ■
Antonia
Ferrari, laica
consacrata
di Rovereto
I saveriani di Tavernerio, e non solo, al funerale di mamma Delfina
hanno rappresentato idealmente il figlio p. Luigi Paggi, missionario in Bangladesh
un valore inestimabile. Se vivo
felice da ormai 35 anni tra gente
che non ha niente, è perché voi
- papà Giuseppin e mamma Delfina - mi avete insegnato questi
valori fin dalla culla...
E poi ci sono laboriosità e operosità. Non ho mai visto mamma
Delfina con le mani in mano. Anche negli ultimi anni della vostra
vita, quando ormai non eravate
più in grado di andare nell’orto,
in casa sferruzzavate all’uncinetto
e, in occasione delle feste di San
Miro e dell’Immacolata o di San
Biagio, i vostri cuscini all’incanto
dei canestri andavano a ruba!
Nessuno con cui far pace
Il castagno del bosco ha poi
altre belle caratteristiche. Quando fa caldo, sotto l’ombra dei
suoi rami frondosi ci si sta bene,
e d’inverno un pezzo di legno di
castagno nel caminetto riscalda
gli animi oltre che i corpi. Così
eravate voi nei rapporti con le
persone; comunicavate freschezza e calore umano. Negli altri
vedevate sempre i loro aspetti
positivi. E non mi pare di avere
mai sentito che eravate in collera o in inimicizia con qualcuno.
Non dovevate mai fare pace con
nessuno. Forse per questo il Padrone della vita vi ha preso con
Mamma Delfina Rossi Paggi,
93 anni, di Sorico (Como)
sé così in fretta!
A quest’ora avrete ormai incontrato i vostri antenati e coetanei Sgarlin: dal nonno Cristoforo ai cugini Domenico, Erminia,
Saule, dalle tre zie del Vallate
alle vostre quattro sorelle.
Con la vostra scomparsa la
nostra famiglia sperimenta il suo
secondo lutto. Come ci è mancato molto papà Giuseppin, così
ci mancherà molto anche mamma Delfina. Ma siamo sicuri che
adesso abbiamo due angeli custodi che dal cielo continueranno a guidarci e a proteggerci. ■
(continua nel riquadro)
“MA IL SIGNORE CAPISCE!”
p. LUIGI PAGGI, sx
La signora Anna Maria Copes, mandandomi le sue condoglianze
via telefono, mi ha detto queste testuali parole: “Tua mamma è morta senza soffrire minimamente. Il Signore l’ha premiata per le sue costanti preghiere”. Il frutto della fede in Dio, una fede di quelle semplici ma profonde, che si nutrono di preghiera continua e assidua.
Cara mamma Delfina, quante volte vi ho visto leggere un libretto
dalla copertina nera e dalle pagine ormai sgualcite… Era il libro per
l’ufficio dei defunti che si usava ai tempi della vostra gioventù. Nel
libro c’erano i salmi in latino. Una volta vi chiesi: “Ma capite quello che leggete?”. La vostra risposta fu: “Io non capisco, ma il Signore capisce!”.
La lettura di quel libretto dalla copertina nera divenne vostro pane
quotidiano specialmente dopo la morte del papà Giuseppin: lo leggevate al mattino, al pomeriggio e alla sera. E con il libretto dalla copertina nera pregavate e per i morti e per i vivi! Pregavate per le vostre
figlie e le loro famiglie, per i vostri nipoti e pronipoti, di cui avevate le
fotografie sul muro della cucina e di cui sapevate i nomi a memoria.
E chiaramente pregavate per me. Pregavate la Madonna di Gallivaggio e San Miro perché potessi godere di buona salute e potessi
svolgere degnamente il lavoro che il Padrone della messe mi ha affidato in questi villaggi sperduti tra le paludi del Gange, tra queste pecore sperdute senza Pastore!
Il libretto dalla copertina nera ormai non vi serve più! Mamma Delfina, riposate in pace!
Dal lontano Bangladesh, vostro figlio Luigi
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