PREGHIERE LITURGICHE
Patriarcato Ecumenico - Sacra Arcidiocesi Ortodossa di Italia e MaltaVicariato arcivescovile della CampaniaChiesa dei SS. Pietro e Paolo- Napoli
Il dubbio di Tommaso, o Salvatore,
fu predisposto per economia
quale manifestazione della fede incrollabile,
e questo certamente per tuo volere,
affinché nessuno potesse mai dubitare
della tua risurrezione.
Difatti non mostrasti soltanto te stesso,
ma le tracce altresì dei chiodi
e la trafittura della lancia.
Perciò egli ti confessò:
“Tu sei mio Signore, e Dio mio”.
INNO
Il DUBBIO di TOMMASO
di Romano il Melode
(Domenica del Rinnovamento,
dell’Apostolo Tommaso)
1. Chi impedì che la mano del discepolo si fondesse, quando
l’accostò al fianco infuocato del Signore? Chi le diede l’ardire e la
forza di tastare ossa fiammeggianti? Fu il costato stesso che egli
toccò. Se quel costato non avesse trasmesso il potere a una destra di
fango, come avrebbe potuto toccare il segno dei patimenti che
avevano scosso le regioni superiori e inferiori? Ma a Tommaso è
stata data questa grazia di toccarlo, e di gridare al Cristo: “Tu sei
mio Signore, e Dio mio!”
2. Il roveto che certamente aveva il fuoco in sé, ardeva e non si
consumavab. E per la mano di Tommaso come per il roveto io credo
alle parole di Mosè. Pur essendo, come quello, arida e spinosa, la
mano, come quello, non fu bruciata nel toccare il costato simile a
fiamma ardente. Allora il fuoco era nel roveto, adesso il roveto si
protende al fuoco, ma fu Dio stesso a conservare entrambi. Così
credo, così anche intendo glorificare, Dio e uomo insieme, a te
dicendo: “Tu sei mio Signore, e Dio mio!”
3. Questa mia confessione della fede fu certamente trascritta a
mezzo della mano di Tommaso. Avendo in effetti toccato il Cristo,
egli si è fatto quasi penna di scriba velocec che trascrive per i fedeli e
dalla quale sgorga la fede. Là il ladrone bevve ed ebbe saziata la
feded, là i discepoli immersero il proprio cuore, là Tommaso attinse
la conoscenza che cercava. Egli ne bevve per primo e poi dissetò gli
altri. Avendo dubitato per un poco, fu lui a convincere molti a dire:
“Tu sei mio Signore, e Dio mio!”.
qual sei, hai sopportato la crocifissione sul legno, a tutti insegnando
di gridare a te con il cuore limpido e con la fede: ‘Tu sei mio
Signore, e Dio mio’.”
17. “Ascolta tuttavia e sappi chiaramente, perché sei divenuto il
socio di un saggio. La saggezza del Padre è stata rivelata agli
uominia. Beato sei tu, perché credi. Ma proclamo ancora più beati
quanti vengono a me per aver soltanto uditob. Tu hai tastato me, e
hai riconosciuto la gloria mia. Quelli invece, hanno riconosciuto il
suono delle parole, e mi adorano. È grande il merito di simili
credenti. A te mi faccio vedere come a discepolo, a loro come a
servitori santi, che esclamano: ‘Tu sei mio Signore, e Dio mio’.”
18. O Altissimo, sostenendo con la grazia la mia anima e il corpo
mio, salvami; affinché, dopo aver toccato il tuo costato, possa io
ricevere la tua grazia. Il tuo sangue e il tuo corpo mi riscattino dal
male onde trovare misericordia ai miei peccati. Tommaso, dopo aver
tastato, ha riconosciuto la gloria tua, Signore. Io, invece, ho paura.
La coscienza mi tormenta, risparmiami, o mio Salvatore;
risparmiami, o Misericordioso, affinché con parole ed opere gridi
verso di te, senza paura, “Tu sei mio Signore, e Dio mio!”.
4. Cosa dunque era successo? Come e perché l’apostolo poté
dubitare? Chiediamolo, se vi sta bene, al figlio di Zebedeo.
Giovanni riferisce infatti chiaramente le parole del Didimo nel libro
1
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a: Mt 27, 45.51
a: 1Cor 1,24
b: Es 3,20
c: Sal 44,2
d: Lc 23, 42-43
b: Gv 20,29; cf. Rm 10,17; Gal 3,2
6
consumare nella fiamma, Salvatore! Tu sei il fuoco secondo
l’Ipostasi; tu per volontà sei quel corpo che sei divenuto:
diminuisci appena te stesso, te ne prego, e accoglimi, mio Salvatore,
come non hai tenuto discosta l’emorroissaa. Io non tocco la tua
frangia soltanto, tocco te, dicendo:‘Tu sei mio Signore, e Dio mio’.”
dei Vangeli. Dice infatti il saggio: “Dopo la risurrezione del Cristo
gli altri discepoli dissero a Tommaso: ‘Amico, abbiamo già visto il
Signore’a”. Tommaso si affrettò a rispondere: “O voi, che avete
veduto il Cristo, non vi nascondete, ma piuttosto gridate: ‘Tu sei
mio Signore, e Dio mio’.
15. ”Una sola volta hai udito, o discepolo, che sei bello, sii credente
5. Affermate alla presenza dell’intero popolo ciò che avete visto e
e non più dubbioso, non temere, non sarò io a consumarti. Perché io
custodisco quelli che sono in me. Ho io istruito la fornace di Babele
a così adempiereb. Con più forte motivo, così faccio io ora, e insegno.
Tu non sei peggiore della donna adultera che mi unse di profumo il
capo e asciugò i miei piedi santi con i propri capellic. Dunque,
amico, non cospargermi di profumo, fai piuttosto unzioni con il
balsamo che ha l’aroma della feded, dicendo a me: ‘Tu sei mio
Signore, e Dio mio’.”
udito. O discepoli, non nascondete la lucerna sotto il moggiob. Ciò
che udite nelle tenebre, proclamatelo all’aperto. Uscite dunque con
coraggio. Non vi tenete al riparo e ostentate coraggio. Parlate ad
alta voce, mentre le porte sono chiuse. Gridate: ‘Abbiamo veduto il
Creatore.’ L’evento sia chiaro a tutti e lo apprenda il creato, i
mortali sappiano gridare al Risorto: ‘Tu sei mio Signore, e Dio mio.
16. “Sì, amico degli uomini. Farò unzioni anche su di me con il
profumo, ma non come fece la peccatrice. Io non vado
dall’aromatario per dirgli: ‘Dammi un poco di mirra’. Offro la mia
fede a te, che possiedi la grazia che distanzia ogni mirra. Il costato
che tocco, e che mi dà fede, mi sollecita a glorificare, Cristo, la
condiscendenza tua: ti sei fatto uomo per liberare l’uomo, che hai
creato, dalla vanità e dagli idoli. Ti sei degnato di subire gli schiaffi,
Salvatore, per liberare dalle passioni anche me, che grido: ‘Tu sei
mio Signore, e Dio mio’.”
16 bis. “Ora dunque, Maestro, poiché ti apro il mio cuore, guarda
tu anche i miei pensieri e le mie idee. A te li rivelo, seppur tu
conosca il tuo fedele: lascia che io guardi al tuo costato, perché
possa a tutti insegnare. Lascia che io sfiori le tue ossa e le impronte
dei chiodi, per proclamarti Signore e Dio. Da Signore della gloria
5
a: Lc 8, 43-48
b: Dn 3
c: Lc 7,38
d: 2Cor 2,15
6. Come potete convincermi con simili parole? Se realmente fosse
venuto, il Salvatore avrebbe chiesto dell’amico. Se il giorno fosse
sorto, non sarebbe egli stato veduto da tutti? E se il Pastore si fosse
fatto vedere, non avrebbe egli chiamato l’agnello? Egli domandò
una volta: ‘Dove avete messo Lazzaro?’, ma adesso non ha detto
‘Dove avete lasciato Tommaso?’. Avrebbe egli dunque dimenticato
quello che insieme con lui voleva morirec? Resterò incredulo, sino a
quando non avrò veduto con i miei occhi. Quando avrò veduto, e
toccato con mano, crederò e dirò: ‘Tu sei mio Signore, e Dio mio’. “
7. Mentre Tommaso diceva queste cose ai confratelli, sopravvenne
il Salvatore, lui, la forza di quanti sono nella penad e il più valido
coraggio di chi è in fuga e ha paura. Apparve ai discepoli mentre le
porte erano chiuse. Alla sua vista Tommaso abbassò il capo e disse
dentro di sé: “Che farò? Come difendermi ora dalla mia trascorsa
incredulità? Che dirò a Pietro, che dirò agli altri? Quelli che avevo
biasimato, come potrò ora convincerli e come griderò: ‘Tu sei mio
Signore, e Dio mio’?
a: Gv 20,24
b: Mt 5,15
c: Gv 11,16
d: Pr 14,26; Is 35,4
2
8. Avrei dovuto tacere, come tacque Gesù quando era giudicatoa.
Mi ha mosso a parlare lo spettacolo di quanti erano nella gioia.
Sono stato punto dalle parole di quanti esclamavano contenti:
‘Abbiamo chiaramente veduto vivo colui che era morto per proprio
volere’. Alla vista dunque dell’esultanza di Pietro, che pure aveva
rinnegato Gesù, e del tripudio di quanti con lui si erano pur dati
alla fugab, sono stato colto dalla gelosia. Volevo anch’io la mia parte
di gioia. Per rancore, dunque, ho detto ciò che ho detto. Non
irritarti, o mio Gesù, accogli me che a te esclamo: ‘Tu sei mio
Signore, e Dio mio’.
9. Notte e profonda oscurità furono per me le parole dei compagni.
Essi non le hanno chiarite né hanno acceso davanti alla mia anima
la lucerna del miracolo, come io vedo ora, contro ogni speranza.
Vedo infatti di nuovo il Cristo mentre le porte rimangono serrate.
Se avessi saputo che egli sarebbe così venuto, non mi sarei mostrato
incredulo. Avrei dovuto riflettere sul suo immettersi in Maria ed
esserne uscito. Ciò dico ora perché ho veduto. Chi non lo ha veduto,
come potrebbe dire: ‘Tu sei mio Signore, e Dio mio’?”
10. Così parlando a se stesso, Didimo si rivolgeva anche al nostro
Dio. E colui che scruta i renic, alla vista di Tommaso, al quale si
spezzava il cuore, ebbe pietà di lui come una volta la ebbe del
pubblicanod e disse: “Dammi la mano, perché hai dubitato?
Dimmelo, uomo di poca fede. Qual è la cosa che riguarda me, a te
parsa incredibile? Forse la crocifissione, forse la morte, la
risurrezione stessa? Sino a dove estenderai il tuo dubbio? Adesso
che vedi me, come hai desiderato vedere, orsù, grida: ‘Tu sei mio
Signore, e Dio mio’.
11. Ho dormito un breve sonno nel sepolcro e dopo tre giorni sono
tornato alla vita. Per te, e per i tuoi simili,io sono rimasto a dormire
3
a: Mt 26,63
b: Mt 26,56
c: Sal 7,10
d: Lc 18, 10-14
nel sepolcro. E tu, invece del ringraziamento, mi doni l’incredulità?
Ho sentito ciò che dicevi ai tuoi fratelli”. A questi rimproveri
Tommaso fu sconvolto e gridò: “Non mi biasimare, Salvatore! Ho
sempre creduto in te! Stentavo soltanto a credere in Pietro e negli
altri. Io sapevo che non mentivano, ma sapevo anche della paura
loro nel momento delle difficoltà per dirti: ‘Tu sei mio Signore, e
Dio mio’.”
12. Colui che tutto guarda, vedendo che Tommaso intendeva
respingere l’accusa di incredulità, aggiunse: “Anche tu eri con loro
nel momento cui accenni, perché siete stati tutti a lasciarmi solo a
soffrire. Il tempo era burrascoso, o Didimo, non muovere
rimprovero a te stesso. Era stato scritto: ‘Colpirò il Pastore, e le
pecore del gregge si disperderannoa’. Comprendi ciò che dico? Ora,
fai ciò che hai detto: non mi volevi tu toccare? Toccami e
pronuncia: ‘Tu sei mio Signore, e Dio mio’.”
13. O meraviglia! O condiscendenza, o mitezza senza misura! È
toccato l’Intoccabile, quasi che si lasci trattenere dal suo servitore!
Il Maestro lascia constatare le proprie ferite all’inferiore, quelle
stesse ferite, dalle quali, al solo vederle, il creato fu sconvoltob. Reso
degno da tanti doni, Tommaso elevò una supplica a colui che così lo
aveva degnato, dicendo: “Condona, Maestro, la mia indiscrezione,
abbi pietà dell’erba selvatica qual io sono, salvami dal mio
comportamento criminoso, liberami dalla mia incredulità, perché io
possa cantare e affermare: ‘Tu sei mio Signore, e Dio mio’.
14. Sii amabile per quanto verso di te sento trasporto, Signore.
Rassicura me, che sono tuo. Hai obbedito ad estranei, sii indulgente
verso qualcuno che ti appartiene e mostra a me le tue piaghe,
affinché possa attingervi come a sorgente, e bere. Non mi
a: Zac 13,7
b: Mc 15,33
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