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DIARIO DEL CAPITANO
DATA STELLARE 200901.06
Gaetano Barbella
Prolusione
Non sembra essersi dimostrata in quest’epoca una buona cosa del destino far mescolare le cose dell’antica Inghilterra, Scozia e Bretagna, con quelle dei romani di Giulio Cesare e dei suoi successori imperatori di Roma, presi per la conquista a cominciare, dei Galli e oltre il loro mare..., ma poi per mano di un giovane esperto di “geroglifici” si rivela di smisurata portata scientifica...
Introduzione
Non lasciatevi ingannare, la prolusione introduttiva non è quella di uno storico ma riguarda una riflessione di un certo mio viaggio fantascientifico misto a surrealtà, come quelli della serie televisiva Stargate SG1 attraverso l’arcaico Anello che si vede sopra in figura e che nella versione originale del film omonimo fu attivato grazie ad un giovane studioso dell’antico Egitto. Nel mio caso il viaggio oltre l’Anello è a ritroso nel tempo al punto da risalire alle leggende che nacquero in Inghilterra in seguito alle conquiste romane delle terre dei suddetti Celti appunto, ma è una storia intravista in un insolito ed originale modo come si vedrà. Della razza celtica, in seguito alle conquiste romane, sappiamo di Artù, un leggendario re romanizzato, del mago Merlino e della sorella e amante di Artù, la fata Morgana e delle loro vicende delle quali si è incerti a ritenerle tutte pure leggende. Questo è appena un incerto esordio storico si e no, tutto da vedere, che mi ha spinto a fare questo viaggio nel tempo, ma intanto facciamo un bel balzo in avanti per portarci ai giorni nostri, fino ad oggi che è il giorno della prima settimana del 2009 e manca niente per l’Epifania, quanto basta per finire di redigere il presente “Diario del Capitano, data stellare 200901.06”, mettendola anche in un altro modo fantascientifico non senza surrealismo, ma relativo ai giorni nostri. Un’altra mescola di due modi di concepire storie di fantascienza, con un vascello, l’astronave Enterprise, e l’anello arcaico di Stargate GS1 suddetto. Il vascello può essere paragonato al nostro secondo corpo che gli esoterici chiamano Eterico o Doppio Eterico perché si identifica esattamente con il corpo fisico, sopravanzandolo di alcuni centimetri e vi si differenzia perché è pura energia; mentre l’Anello arcaico è ciò che collega i due corpi e questo permette di vivere. Per l’Enterprise mi riferisco ad un’altra serie di film, quella 2
di Star Trek e del capitano Kirk, il capitano del “Diario” appunto. Oggi è anche il giorno della Befana e stuzzica, non solo ai bambini ma anche i grandi, l’idea di capire che, nelle cose che qui ho scritto, portano a sfiorare misteri nascosti, storie antiche e vicende attuali in un modo simpaticamente attrattivo. Poi chi mi legge, riuscendo a valicare la frontiera della fantascienza per legarla alla vita reale, chissà potrebbe convenire appieno sulla prolusione iniziale di questo mio “diario di bordo”.
Dunque ho pensato di scrivere delle cose che possono essere considerate alla stregua di due concezioni, una curiosamente surreale, come già chiarito, e l’altra assolutamente ineccepibile, poiché si tratta di una luminosa geometria che verso la fine diventa una straordinaria esibizione matematica e meccanica delle macchine davvero fuori dal comune, tale da non essere ancora stata concepita dai moderni accademici della scienza. Insomma è un tutto assai utile a sapersi. Due concezioni dunque,per uno strano connubio difficile a legarsi, tuttavia l’uno e l’altro lato appena detti – questo è la cosa assai seducente – sembrano fatti per stare bene insieme, come se si guardassero ad un immaginario specchio: appunto, proprio quello delle magie della fata Morgana, giusto a cominciare in un’immagine di lavoro artistico, tratto dal web, su cui si incentra gran parte di una tematica dalle sembianze parascientifiche (ma si tratta di una storia fantascientifica) fuori dal comune che ho riportato per filo e per segno su questo “diario di bordo”. Si tratta di un post di un Forum del web, quello di Teoderica, in cui si presenta una figura all’insegna della fata Morgana e il titolo è appunto “Nel calderone di Morgana”. Purtroppo questo post non compare più sul web perché l’amica Paola (che si faceva chiamare Teoderica dai convenuti al suo blog, ma poi no) ha deciso di cancellare ogni cosa del suo blog e cominciare daccapo, precisamente il 18 dicembre scorso con il post “Più forte della morte è l’amore”. Tuttavia ella mi ha chiesto di pubblicare un mio studio sull’immagine da lei prodotta per il post suddetto, ora non più, che le avevo inviato per posta elettronica. Può sembrare magico o comunque fantasioso, ma questo studio sembra costituire qualcosa di prezioso di Morgana in seno all’amica Paola che in precedenza è Teoderica (personaggio celebre di una seconda Roma, quella dell’impero d’oriente che ci detta la storia), come di un certo Mosè da porre in salvo e con questo diario personale come si vedrà, infatti, si sviluppa tutta una trama che lo dispone per la salvezza di concezioni “intime” inerenti una certa antica “coppia edenica”. Poi vedremo effettivamente a cosa miro con questi misteriosi due arcaici. Perciò non dirò ancora nulla sulla natura di queste “intime” concezioni, perché sarà tutto chiaro nell’approssimarmi alla fine della stesura di questo mio “diario” grazie alle ultime battute di Teoderica nel post successivo a quello impostato su Morgana, anch’esso cancellato. Si trattava di un arcano segreto posto nelle mani di Teodora imperatrice romana d’oriente...
Come anzidetto, su questa immagine di Morgana si incentrerà poi tutta una disquisizione e proprio qui la geometria farà da decisivo anfitrione alle concezioni appena presentate. Ma poi, come appena rivelato, ne presenterò un’altra del suddetto Forum e questa fornirà la risposta alla prolusione iniziale per dar seguito a mie concezioni di ordine matematico...
Intanto cosa ci suggerisce l’Anello di Stargate, preso come simbolo, oltre al fatto di costituire nel film relativo quale porta di transito? Diremo che ci porta alla concezione di unione, collegamento, sintonia e via dicendo. Perciò per argomentare concezioni probabili (per il momento sul piano della fantasia, mettiamo, ma cum grano salis però...), in coda alla prolusione in questione, occorre che un immaginario “anello” sia capace di unire ogni cosa ipotizzata con la mia persona in qualche modo per far fede a tutto ciò che scrivo sul presente “diario di bordo”. Anche questo è un anello che si deve chiudere ed è la condizione fondamentale.
Per il post, Nel calderone di Morgana, dell’amica Paola, verrà il giusto momento per presentarlo, ma intanto parliamo della fata Morgana che vi attiene.
Il Santo Graal in Sicilia
Dunque dal lato della leggenda – per portarci sulla strada che conduce a me –, e che trova in Morgana la giustapposizione, è interessante il legame che unirebbe, ma apparentemente con l’inganno, gli antichi Celti alla terra italica ed in particolare alla Sicilia: giusto l’analogo legame voluto dal destino con l’invasione dei romani della terra anglosassone della citazione iniziale di incerto destino. In questa migrazione, il perno su cui ruotano le vicende è il Santo Graal.
Sono in molti gli studiosi a occuparsi di questa preziosa coppa che poi, come farò vedere, approda in Sicilia.
Ne colgo uno di notevole mole esoterica, il filosofo e maestro Rudolf Steiner che sembra farvi buona luce con la sua Antroposofia.
Nel libretto di Bernard C.J. Lievegoed, «Le correnti di Misteri in Europa e i nuovi Misteri», edito da Antroposofia Milano, il Graal viene presentato come una «cosa», appunto, poi una «pietra» e infine un «calice». Perciò la «cosa» risulta collegata al «calice» che, chiaramente, porta al mistero del sangue di 3
Cristo, lo stesso calice dell’ultima cena. Ecco il punto di partenza della leggenda intorno a questo calice che viene portato da Giuseppe d’Arimatea, dopo avervi raccolto il sangue che fluiva dalle ferite mortali del Cristo crocifisso, in Europa fino a comparire in Inghilterra. Il resto ci è pervenuto attraverso la saga leggendaria di re Artù e dei cavalieri della Tavola rotonda. Non è escluso di conseguenza un tutto frammischiato dalle concezione locali legate a magici fatti in cui troneggia il noto mago Merlino e la fata Morgana. Ma senza farci deviare da tutto ciò, quel che vale è risalire all'argomentata «cosa­pietra­calice­graal» sede di uno fuoco vitale alla base, appunto, della vita sulla terra: la «Fenice risorgente dalle fiamme» in continua evoluzione. Ecco che si illumina la mente nel capire che con Artù, che in irlandese si dice Earth, significa roccia o terra e che i greci intravedevano nella dea Gea e i romani in Tellus la dea analoga della fertilità. Naturalmente l'uomo del tempo antico aveva bisogno di antropomorfizzare simili divinità ed ecco un vero Artù, personaggio storico capace di assomigliare al “domatore” della forza attiva riposta nella terra, un certo drago da uccidere ed incarnarne i poteri. Perciò l’estrazione della leggendaria «spada» dalla roccia a questa concezione porta. Ma è vero anche che si tratta di un potere, come di un fiore (l’emblema della rosa dei Rosacruciani per esempio), che è potuto spuntare in diverse altre parti della terra. Ed ecco che si fanno strada storie e leggende come quelle che coinvolgono la Sicilia quale fantastico luogo d’arrivo del migrare delle cose graaliche legate al «calice» del sangue di Cristo che in prima istanza lo vedono posto presso il pozzo, cosiddetto sul posto “Chalice Well”, adiacente all'Abbazia di Glastonbury non tanto distante dalla capitale d’Inghilterra, Londra. Si suppone persino che sia opera dei Normanni questo misterioso trasbordo, confermato anche da una nobile leggenda sul conto di Ruggero il Normanno che liberò la Sicilia dalla dominazione araba. Di conseguenza non poteva mancare in Sicilia lo scenario legato al re Artù “visto” ai “piedi dell'Etna”, non senza quello della fata Morgana sempre premurosa per il fratello e amante Artù ferito mortalmente in uno scontro con il figlio Moldred nato dall’unione incestuosa con lei. Non fanno meraviglia queste fantastiche concezioni perché ricorrono nei fatti saturni ossia tellurici, come quella del mito greco latino relativo a Era, Saturno e Giove. E così la famosa collina di Glastonbury, ove sembra fosse stato posta la tomba di re Artù, diventa il focoso Etna come a far delineare una corrente d’un fiume che riceve un affluente ingrossandosi.
Illustrazione 1: Fenomeno ottico detto di fata Morgana dovuto alla rifrazione dei vari strati di aria del posto.
La leggenda, poi, perfeziona ogni cosa con Morgana che si insedia nei paraggi, tra l’Etna e lo stretto di Messina, nel mare, il suo elemento congeniale, e naturalmente non manca di costruirsi un bel palazzo di cristallo. Morgana troneggia così in questo tratto di mare che diventa infido a causa sua. In modo leggendario viene dipinta così la sua arte ammaliatrice. Ella esce dall'acqua con un cocchio tirato da sette cavalli e gettando nell'acqua tre sassi, fa diventare il mare come un cristallo capace di riflettere immagini di città distorgendo la realtà. E così, grazie alle sue abilità, la fata Morgana riesce a fuorviare il navigante che, ingannato dall'illusione prodotta dal movimento di immagini inesistenti in quel punto visivo, crede di approdare a Messina o a Reggio, ma in realtà naufraga nelle di lei braccia. Sappiamo oggi che si tratta di un fenomeno ottico che si ammira spesso nello stretto di Messina e nell'isola di Favignana a causa di particolari condizioni atmosferiche. Infatti desta la curiosità turistica il fatto di guardare da Messina verso la Calabria e vedere come sospesa nell'aria l'immagine di Messina e, viceversa, guardando da Reggio Calabria verso Capo Peloro, si vede nello stretto Reggio. E' un fenomeno della fisica ottica che a scuola si impara a capirlo 4
ed è chiamato appunto «fata morgana» (illustr.1). Illustrazione 2: Planimetria di Grammichele di Sicilia che sembra un calice in mano misteriosa nell’atto di far versare il suo contenuto.
Ora mi preme riallacciarmi al pensiero steineriano, lasciato in sospeso, che non menziona il mio supposto trasmigrare del Graal in Sicilia. È una ipotesi che mi viene suggerita dalla particolare geometria della disposizione della planimetria di una cittadella della Sicilia meridionale, Grammichele (illustr. 2), cosa che mi ha fatto pensare ad un calice. Ricordo che siamo sul piano di concezioni esoteriche che molto speso fanno da substrato a trame di storie fantascientifiche e fiabesche allestite da cineasti. Ecco che Grammichele porta al legame personale con la leggenda del Graal migrato in Sicilia poiché in questa cittadella nacque Luisa Sapio, la mia cara nonna paterna. Ma è appena un esordio perché aggiungerò note significative che vedono lo sposo della nonna Luisa, Gaetano Barbella, quindi mio nonno paterno, morto appena pochi anni dopo il loro matrimonio, significativamente in stretta relazione con l’Italia stessa, tanto più che la cosa trova giubilo in occasione della festa delle Forze Armate del 2 giugno 2002. Queste cose le dirò nel commento al post più volte citato, Nel Calderone di Morgana.
La captologia
Illustrazione 3: Irretito. Secondo gli studiosi di captologia, arriverà il tempo in cui il computer diventerà una vera figura carismatica .
A questo punto conta entrare nei meandri di una storia­leggenda che vede l’Italia ed in particolare la Sicilia costituirsi quale seconda patria celtica e romana, però legati fra loro in modo instabile. E come ho fatto 5
vedere, è Morgana che ha condizionato quest’unione, forse anch’essa incestuosa come lo era quella col suo fratello Artù. É cosa del passato si direbbe, tuttavia ora sembra riaffiorare, attraverso le vicende italiche del momento che pongono in evidenza una crisi di valori giusto in relazione in seno alle istituzioni che mostrano incertezze e tentano di porvi rimedio. Sono cose che si profileranno in seguito a ragionamenti in coda alle mie concezioni geometriche della ormai familiare Morgana la figura del post che Paola ha eseguito come se fosse mirabilmente ispirata.
Siamo a riparo dall’essere incolpati di eresie poiché sin da principio ho detto che si tratta di un fantascientifico diario di un certo “capitano”, appena rientrato da una sua missione fuori dal tempo, in sostituzione di una vecchia befana ammalata.
In tema di inganni attribuibili alla fata Morgana, abbiamo visto in che modo scientifico è possibile capirli, solo che queste cose avvengono nel mondo dell’interiorità che gli esoterici chiamano Astrale. Comunemente diciamo infatti “pure astralità” di cose strane, ingannevoli e incomprensibili.
Perciò per stare con i piedi a terra, la mia supposta magia sugli inganni possiamo accostarla – mettiamo – alla nuova disciplina sociologica chiamata captologia che riguarda una tecnologia di Internet. Cosa è la captologia? Gli esperti la definiscono un mezzo di persuasione per modificare i nostri pensieri.
A riguardo colgo da internet alcune informazioni essenziali che ho tratto da un pdf, scaricabile a questo indirizzo (clicca qui). “Si chiama captologia (captology, in inglese) ed è un neologismo fresco di conio al quale d’ora in poi sarà meglio prestare molta attenzione visto che ciò cui si riferisce riguarda tutti noi nella maniera più insidiosa e subdola possibile. Il termine – acronimo di Computers As Persuasive Technologie («i computer come tecnologie persuasive») – richiama nel suono ma anche nel significato quello di captive, «prigioniero». E infatti la captologia è la nuova disciplina che studia come computer, nuove tecnologie interattive e Internet possono essere progettati per modificare pensieri e comportamenti, influenzandoci in maniera occulta, rendendoci – per l’appunto – loro prigionieri. Un filone di ricerca il cui pioniere è BJ Fogg, psicologo sperimentale, direttore del Persuasive Technology Lab all’Università di Stanford e autore del saggio Tecnologia della persuasione (Apogeo), attraverso cui lancia un allarme: «Andiamo incontro a un’epoca in cui il computer saprà essere talmente persuasivo da assumere il ruolo di vera e propria figura carismatica, incluso quello finora tradizionalmente ricoperto da insegnanti, preti, allenatori, terapeuti, dottori, commessi, e via dicendo». Attenzione perciò agli effetti letali della captologia del tutto somigliante alla magia illusiva della fata Morgana, cosa che è stata annoverata come “effetto camaleonte”. “Mi comporto come te e ti conquisterò”, viene detto quale pericolo slogan cui stare attenti”. “In America hanno dimostrato che la tecnica potrebbe essere usata anche dai politici”. “Secondo gli studiosi di captologia, arriverà il tempo in cui il computer diventerà una vera figura carismatica. La chiamano «effetto camaleonte» e consiste nel replicare in modo subliminale atteggiamenti ed espressioni dell’interlocutore allo scopo di ingraziarselo. Sembra infatti che l’impalpabile percezione dei propri gesti «riflessi» predisponga positivamente alle argomentazioni della controparte. Non a caso è un trucco non di rado usato dai venditori più esperti. Ora però la sua applicazione a mezzo computer lo potrebbe trasformare da mero espediente da piazzista a vero e proprio metodo di manipolazione delle masse.”.
Tutto questo è quanto basta per far capire che l’immagine di Morgana, editata in Internet da Paola attraverso suo Forum, sembra possedere incerti requisiti captologici. Ma è vero anche di aver posto in risalto che l’immagine artistica da lei prodotta in seno al suo post in discussione (che ancora non ho esposta, ma portate pazienza) è come se fosse frutto di una mirabile ispirazione. Si badi però, e continuo a ripeterlo, che ci stiamo addentrando in una storia dettata dalla fantascienza. È il capitano Kirk dell’astronave Enterprise, in me che sta scrivendo il suo diario di bordo, data stellare 200901.06.
Accenni sul film Stargate
Nel caso di questo mio ipotetico “diario di bordo”, come già anzidetto, non ci sono circuiti del genere elettronico per legarlo chiaramente ad una concezione improntata alla captologia appena trattata, bensì ad argomenti di geometria di facile comprensione a tutti, perciò niente di astruso da luminari accademici. Linee e cerchi disposti a configurare una ipotetico transito di una virtuale porta del tempo, il calderone di Morgana appunto, non tanto diversa da quella della storia fantastica dei tempi moderni, così come viene proposta dal famoso film americano Stargate, del quale se ne è già parlato.
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Illustrazione 4: Geroglifici della lastra di pietra del film Stargate.
Ricordate gli scavi archeologici presso la grande Piramide d’Egitto e poi il Grande Anello e gli strani geroglifici incisi su un coperchio di pietra (illustr. 4)? E poi quel sorprendente giovane dottor Daniel Jackson, esperto di geroglifici, cui però nessuno nutriva stima, riuscì a tradurre una delle frasi incise sulla misteriosa lastra di pietra. Di qui lo sviluppo della storia che porta alla scoperta dell’astronave Ra atterrata su Abidos, valicando il Grande Anello reso attivo... Non dimenticate questa storia fantascientifica che ci ha proposto il cinema, perché è frutto di una fata Morgana dei nostri tempi. Per dire che molte cose sue, oggi non meraviglia, possano essere ascrivibili alla captologia descritta in precedenza. Ma vedrete con sorpresa che Stargate ricompare intrecciata alle cose del mio “Diario di bordo, Stardate 200901.06”. La figura di Morgana esposta sul web ad opera dell’amica Paola, che poi si vedrà finalmente, verrà considerata come un’analoga lastra di pietra che io, un secondo dott, Jackson, decifrerò.
Ora basta su questi preamboli del mio “diario di bordo” e veniamo alla mia storia fantastica del 6 gennaio 2009.
Tutto ha inizio, esattamente il 5 dicembre dell’anno da poco trascorso, collegandomi con il blog di una cara amica, “Il Forum di Teoderica”. È una cosa che faccio spesso attratto dai bei disegni fatti dall’amica, che si fa chiamare Teoderica, ma in realtà è Paola il suo vero nome. Sono precisazioni di cose già dette che occorreva fare per iniziare il discorso sul post, Nel calderone di Morgana, tante volte nominato. Il disegno di quel 5 dicembre mi sembrò diverso dai soliti presentati da Paola, al punto da esserne attratto per la mia inclinazione a leggervi eventuali messaggi ivi celati. E in questo caso fui immediatamente preso, quasi a fare la stessa parte di quel dott. Daniel Jackson del film Stargate sopra menzionato, pronto a decifrare geroglifici che a modo mio peculiare mi pareva di intravedere nel disegno del Forum di Teoderica, intitolato Morgana. Giusto in coerenza del fatto che la cosa all’insegna di una maga, Morgana appunto, poteva essere accostata ad una lettura delle carte dei tarocchi del chiromante. Si capisce subito che la mia tecnica di lettura esula da questo genere arcaico, perché ho accennato all’inizio il lato della geometria per il racconto appena ai preamboli. Si tratta della stessa geometria attinenti le opere d’arte del passato (specie del Rinascimento), cosa che si basa sulla scomposizione dell’immagine nei suoi possibili elementi geometrici essenziali. E sappiamo che tali opere erano impostate scheletricamente all’insegna della sezione aurea ed altro basato su circoli e forme ideografiche come l’esagramma, pentagramma e altro.
Ma è bene fare questa domanda, nel procedere in questo modo per l’immagine di Morgana: a che serve la geometria che via, via si delinea? Solo a dire esultanti, magari, che determinati dettagli di quest’opera – mettiamo che si tratti del Cenacolo di Leonardo da Vinci ­, e precisamente Gesù fra gli apostoli, questi è configurato esattamente in un triangolo equilatero? No. Infatti in tal caso viene subito da pensare alla Trinità propria del Cristo in lui. Infatti non c’è critico d’arte che non convenga su questa deduzione.
Quindi la stessa cosa sarà per l’annunciata figura di Morgana sotto i riflettori della mia geometria. Infatti, in aderenza alla suddetta spiegazione del triangolo equilatero di Gesù del Cenacolo, mi è venuto di fare una prolusione che mi è sembrata confacente a prima vista, giusto una velata sintonia con il quadro scenico offerto dalla suddetta immagine assai magnetica, di indubbio effetto magico. Poi vedremo che questa prolusione ricorre costantemente nelle varie fasi evolutive dell’indagine sulla figura in causa, mentre procede il viaggio a ritroso della mia Enterprise nel tempo. Sarà il filo conduttore.
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La vittoria di Cesare del 2 agosto 47 a.C.
«Subito marciò contro di lui con tre legioni e dopo una gran battaglia presso Zela lo fece fuggire dal Ponto e distrusse totalmente il suo esercito. Nell'annunziare a Roma la straordinaria rapidità di questa spedizione, scrisse al suo amico Mazio tre sole parole: "Giunsi, vidi, vinsi".»
Dalla Vita di Cesare (50,6) del biografo greco Plutarco
La promessa di Giulio Cesare
Durante la battaglia di Farsalo venne promesso in voto da Giulio Cesare un tempio alla dea Venere. Il tempio doveva essere dedicato a "Venere Vincitrice", come quello edificato dal rivale Pompeo alla sommità del suo teatro. L’epiteto Giulio allude alla mitica discendenza del dittatore, attraverso Iulo, progenitore della gens Giulia, da Enea, figlio della dea, ma si riferisce anche all'aspetto della divinità in quanto legata al rifiorire primaverile della natura. Il post del Forum di Teoderica
venerdì 5 dicembre 2008 NEL CALDERONE DI MORGANA I miti riconducono a fatti religiosi. I riti sono atti e formule che mettono in scena i concetti religiosi con i simboli. Quindi i simboli veicolano i concetti religiosi ma anche quelli laici e politici. Da bambina mi sembravano ridicoli i sacerdoti egiziani e allo stesso tempo ritenevo S. Tommaso (che non credeva se non verificava) uno stupido. I miti raccontano come è nato il mondo, la società, come sono nate le distinzioni, chi ha inventato la tecnica ecc. Mito deriva dal greco e significa racconto. Il mito inizia con la separazione, il mito non è infantile, anzi organizza e spiega il giusto/sbagliato. Accanto ai miti vi sono i riti che rivitalizzano il mito, col loro complesso di simboli realizzano l’ideologia (messa, preghiera mussulmana, parata militare, trionfi, olimpiadi, la mummificazione egiziana ecc) Ogni civiltà ha i suoi miti, riti e simboli e capirli e riconoscerli è capire come tale società gestisce il potere. Noi crediamo i nostri miti come verità e consideriamo quelli di altre civiltà senza senso ma... i culti melanesiani del Cargo avevano adepti che predicavano l’arrivo del Cargo, queste popolazioni prima avevano visto arrivare i Giapponesi coi loro beni (durante la II Guerra mondiale, poi gli americani con altri beni, ed allora essi pregavano per l’arrivo del Cargo che portassero a loro la stessa ricchezza... il culto di Mami Wata si sviluppa in Africa poi in Europa, tramite gli emigranti, Mani Wata è ambigua può portare ricchezza, ma anche miseria (infatti è ciò che può capitare all'emigrante)... e Tio la divinità andina del sottosuolo è cambiata col mutare delle condizioni dei minatori, nel 1500 era vestito con abiti dell'inquisitore spagnolo, poi con gli abiti del cowboy (oggi il loro rame è acquistato dalle multinazionali)... i Nord Americani davano perline agli indiani in cambio di pellicce, ma gli indiani ne avevano tante, mentre le perline servivano loro per acquistare prestigio nella loro tribù... e nel 1500 gli abitanti delle isole Salomone chiedevano il cappello ai marinai spagnoli, che erano giunti lì, in cambio davano il loro bastone d’oro che portavano appeso al collo, gli spagnoli pensarono di aver trovato un nuovo Eldorado, ma il bastone era di pirite e il cappello serviva agli indigeni perché era simile al copricapo che usavano i loro “re”... Detto ciò si evidenzia che il simbolo per poter essere sacro deve essere riconosciuto come tale . Pubblicato da teoderica a 20.04 12 commenti 8
Il mio commento L’uomo della caverna
Cara Teoderica, si sarà capito che ho la facoltà di “leggere” nelle cose inanimate in genere. E questo mi permette di arrivare nelle loro profondità per intravederne una possibile struttura geometrica, indipendentemente se l’autore – mettiamo – di un dipinto si sia disposto a costituire, prima di eseguire l’eventuale tema pittorico, un ipotetico scheletro strutturale. Molte opere d’arte del passato erano effettivamente all’insegna di geometrie auree, ma se questa disposizione era, ed è ancora oggi, come una riferimento cui deve intonarsi ogni atto pittorico o scultoreo, c’è da immaginare che il risultato dell’effettivo armonizzarsi – per esempio – alla sezione aurea, assai in voga nel Rinascimento, dia luogo a un intreccio occulto altrettanto aureo o no. Questo, naturalmente, in relazione al livello artistico dell’autore dell’opera pittorica, scultorea o quant’altro.
Ecco che faccio chiarezza su diversi saggi su opere d’arte che ho esposto sul mio sito e su altri, come quello della cara amica Annarita (su Matematic@mente). Infatti mi è capitato di estrapolare geometrie eccedenti a quelle che presumibilmente ha inteso predisporre l’artista nella sua opera d’arte.
Tutto questo per dirti perché ti ho esortato a scrollarti di dosso la cautela nel presentarti sul blog come “artista mancata”. Percepivo che in realtà avevi il dono dell’arte che ti permetteva, come tu dici «...che dove non arrivo col pensiero arrivo con la parte di me che contiene il “tutto”».
Fra ieri ed oggi “approfondendo” lo sguardo sulla tua immagina che hai eseguito per il post “Nel calderone di Morgana”, sono stato spinto a disegnare alla meno peggio su questa figura, e intravedere una meravigliosa geometria che mi ha fatto sobbalzare. Giusto la risposta che ponevi (e cercavi) a conclusione del post in cui hai detto: «...il simbolo per poter essere sacro deve essere riconosciuto come tale.». Conto di sviluppare ogni cosa in merito fra qualche giorno, e inviarti via e­mail il risultato che, credo, faccia piacere vedere anche agli amici qui convenuti.
Il tema del post in questione è il mito e tu ti celi, ma solo con un occhio mentre l’altro scruta riportandoti alla fine alla tua vita con tutti i dettagli che sei stata portata a dire ad Annarita ma anche a tutti gli amici convenuti. Cosa che mi allaccia al racconto di Ulisse davanti al re dei Feaci, Alcinoo e la sua corte.
Tu dici tristemente delle cose, accomunandoti a Pietro: «... fai conto che mi sia nascosta in una caverna per la vergogna. In quanto alla delusione del divenire l'uomo è così grande nel suo fare disfare, costruire , rompere, nella sua eterna ricerca. Non ti accorgi che sei così anche tu ? Abbiamo pianto troppo per i nostri disfatti, andiamo avanti in mezzo a nani , ballerine , protesi, ma andiamo Avanti , non importa se ci bruceremo, andiamo Avanti.».
E poi concludi successivamente così: «Caro Pietro ma il sacro è ancora con l'uomo di oggi, quando dico ...ti ho visto sei ancora tu uomo della pietra , uomo del mio tempo (Quasimodo) intendo che è sempre l'Uomo con la sua luce e la sua ombra.».
«Dove l’Uomo con la sua luce?». Purtroppo questo genere di uomini sono fra il Militi Ignoti, sono i “semi” di grano predisposti per la semina e non per il pane ed altro, come ho detto in un altro post.
Quella stessa caverna, ove ti sei posta per la “vergogna”, me ne ricorda un’altra di una storia personale che mi viene da raccontare ora. Mi sto dilungando come al solito ed ora esagero, ma non importa, è utile che lo faccia.
Dunque tutto si allaccia al 2 giugno 2006 festa delle Forze Armate...
Di solito in un paese come il nostro, democratico e repubblicano, tutti possono pubblicamente dire la loro, anzi dicono, eccetto le gerarchie militari. Così è stato fino ad ora e così sempre sarà, almeno ufficialmente. Ma quel 2 giugno 2006, come ormai lontano nel tempo, ma ricordevole per un fatto insolito portatore di una stilla come di antichi miti, avvenne qualcosa di nuovo che nessuno sembrò aver avvertito, ma per forzearmate.org no, perché è come se avesse voluto manifestare un velato malumore (polemiche a causa del simbolo pacifista sfoggiato dal presidente della Camera presente Bertinotti al suo nuovo capo, il Presidente Napolitano. Noi non lo sappiamo e non lo sapremo se la cosa che io ho avvertito è fondata, ma non si può dire.
Molti avranno letto, dal web suddetto delle Forze Armate, i frammenti del discorso che il Presidente fece il 2 giugno 2006, specie i militari, poiché si tratta del loro sito internet, ebbene non era poi tanto arcano percepire qualcosa che non doveva trovarsi fra le parole e foto rituali della manifestazione in questione e che invece c’era ed in modo anche vistoso, direi esagerato, quasi a bella posta. Si trattava di una scritta estranea ripetuta due volte: la prima a ridosso della foto del dopo rituale della 9
cerimonia al Monumento del Milite Ignoto del Campidoglio; la seconda, come se non bastasse, in testa alla successiva foto, quella delle frecce della squadra acrobatica che sorvola il Monumento suddetto. Veniva detto quasi suggestivamente, come “dall’alto dei cieli”, «Leggi anche un vecchio scritto inviato per la pubblicazione dal sig. Gaetano Barbella»! Ancora più suggestivo e significativo verrà da pensare, una volta letto il messaggio con cui uno sconosciuto (un sincero milite nell’anima, anche lui come quelli del Monumento del Campidoglio, il sottoscritto) rendeva omaggio alle Forze Armate con una vecchia memoria paterna carica di valore patriottico. Credimi Teoderica, non potevo mai immaginare di essere coinvolto in un avvenimento così esaltante, e sinceramente mi ha fatto molto gioire, al di là di aver pensato le cose che ho poc’anzi manifestato.
Non ho inserito il mio messaggio perché basta cliccare sui link inseriti per leggerlo e sapere di un singolare “Uomo della caverna”, meglio del mito, in mio nonno paterno, Gaetano.
Gaetano
Geometria di un’altra vittoria,
di un sacro simbolo
Illustrazione 5: Mnemusine per la promessa a Venere.
Illustrazione 6: Il campo di battaglia.
Illustrazione 5
Si tratta di tutto ciò che ho già detto e che costituisce l’impegno di una una promessa. Nel passato quella di Cesare prima della battaglia di Farsalo e nel presente, emblematicamente in relazione al mio commento al post di Teoderica.
Illustrazione 6
Viene definito il campo con il rettangolo ABCD con gli assi di mezzeria EG e HF che si incontrano al centro I previa tracciatura delle diagonali AC e BD.
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Illustrazione 7: L’aurata Venere si erige con tutta la sua immanenza divina.
Illustrazione 8: Il rettangolo aureo del campo di forza Venusiano.
Illustrazione 7
L’aurata Venere dispone il suo segno tracciando sul campo la giusta proporzione aurea che porterà alla vittoria Cesare nel tempo. Viene tracciato con arco di cerchio il punto L con raggio uguale a EA al limite della mezzeria orizzontale. Con lo stesso arco di cerchio si individua M sulla retta LD puntando il compasso su L. Infine con un altro arco di cerchio di raggio DM si individua N sul lato verticale DA del rettangolo ABCD. La proporzione aurea è questa: DA : DN = DN : NA
Il segmento DO rappresenta lo schieramento delle forze di Cesare in campo.
Illustrazione 8
Una volta individuato il segmento aureo DE è facile tracciare il rettangolo aureo prolungando l’arco NM fino a intersecare il lato orizzontale DC del rettangolo ABCD in Q.
Poi con la stessa apertura di compasso si traccia l’arco opposto DP puntando su N. L’incontro di questi due archi dà luogo al punto S per il quale si fanno passare successivamente due assi. VZ parallelo all’asse di mezzeria verticale e TU parallelo all’asse di mezzeria orizzontale.
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Illustrazione 9
È l’ora solenne della vittoria di Cesare. L’artefice è AN la parte restante NA del lato del rettangolo ABCD decurtato della sezione aurea DN. Si traccia l’arco di cerchio con questo raggio (NA) e la relativa intersezione con l’asse TU individua il punto A1. Di seguito si traccia l’asse E1 D1 passante per A1 e parallelo alla mezzeria HF del rettangolo ABCD. Questo nuovo asse, intersecando il segmento NO della sezione aurea, determina il punto B1 che corrisponde all’unione del dito medio con indice della mano, in prossimità delle nocche. Poi si disegnano le due bisettrici dei settori angolari D1NA1 e ANC1 (del semicerchio AD1 con centro N): si eseguono due coppie di archi di cerchio, puntando il compasso prima in D1 e A1 e poi in A e C1 e le rispettive intersezioni G1 e I1 si uniscono con N per dar luogo alle bisettrici ricercate, disegnate in rosso.
Ora ci si occupa della tracciatura del pentagramma con centro in I.
Prima si disegna il cerchio in cui esso dovrà essere inscritto. Si punta il compasso in I con apertura IB1, il vertice del settore triangolare M1B1N1, e si esegue il cerchio ricercato. L’intersezione di questo cerchio con Illustrazione 9: «VENI, VENI, VICI».
l’asse verticale VZ individua esattamente il centro F1 dell’occhio della figura.
A questo punto si tracciano le parallele alle bisettrici NG1 ed NI1 in rosso partendo da O1, l’intersezione del cerchio esterno del pentagramma in esecuzione con la mezzeria verticale del rettangolo ABCD. Abbiamo così eseguito i primi due segmenti del pentagramma, O1P1 e O1Q1. Gli altri due segmenti, P1S1 e Q1R1, sono ortogonali ai lati NC1 ed NA1, i lati dei settori NAC1 e ND1A1. Il quinto segmento del pentagramma, R1S1, risulta di conseguenza l’unione dei due vertici R1 ed S1.
Infine non resta che disegnare il circolo passante per i vertici del pentagono interno del pentagramma , O1’, S1’, Q1’, P1’ ed R1’. Questo cerchio, riportato sull’incrocio F1 degli assi T1U1 orizzontale e VZ verticale, stabilisce con esattezza la sfera dell’occhio di raggio F1F2.
Poche parole per dire allo stesso modo di Cesare «GIUNSI, VIDI, VINSI» all’amico Mazio .
Se si vogliono correlare le parole latine «Vedi, Vidi, Vinsi», con le loro 3 V iniziali, queste si armonizzano magnificamente alla figura del volto parzialmente coperto dalle dita. Verde è l’immagine; i cinque del pentagramma che sta per V lettera romana e che contempla simbolicamente l’uomo, Cesare nel nostro caso; e la sfera dell’occhio che riguarda la vista. E poi il segno delle due dita, il medio e l’anulare, a forma di V acuto che sta per vittoria, è assai rilevante. Da tutto ciò si potrebbe associare, «Veni» col pentagramma che indica la presenza di un uomo, Cesare naturalmente; «Vidi» con l’occhio e questo è facile; infine «Vinci» con la V delle due dita, il segno della vittoria come già detto.
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Ora resta la decifrazione avanzata secondo la traduzione italiana che ho rilevato dal dizionario di Wikipedia che è molto seguito. Ma qui cambia qualcosa perché Wikipedia traduce «Vedi» in «Giunsi». Poteva mettere anche «Vidi» per non intaccare la “consegna” ai posteri delle 3 V iniziali, ma «Giunsi» è effettivamente più coerente perché dà la precisa idea materiale dell’episodio antico. Come a far nascere un’idea nuova dall’avvenimento attraverso la lettera G, dunque una sacra «G» nascente da venerare, giusto quella della massoneria che si vede nell’illustr. 10. Una «G» fiammante al centro di Pentalfa in comune intesa della squadra e compasso, come di un fatto geometrico, di un Geometra da tenere da conto.
Ma intanto questa G, in Italia in particolare, appare controversa, come se le deleterie distorsioni ottiche procurate nel passato dalla fata Morgana, nel presente non cessano di procurare naufragi ai “naviganti” dello Stretto di Messina che si vorrebbe in alternativa attraversare su un grande ponte difficile da realizzare. È un certo mio modo di dire per alludere a discordie di governo e opposizione ed altro che vi attiene.
Illustrazione 10: La squadra, il E così a farvi da emblema, sono di scena le G dei grembiuli proposti per le scuole elementari così come si usavano nel passato. Per questa compasso e Pentalfa.
occasione mi è venuto di fare una lettera che è stata pubblicata da un giornale online, questa.
Illustrazione 11: Il grembiule dei massoni.
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Gaetano Barbella: Grembiuli a scuola grembiuli nella massoneria 31 Agosto 2008 Le novità della politica e del costume che Tellusfolio “critica” e descrive creano intrecci di punti di vista decisamente originali nei Commenti; alcuni vengono ri­proposti in prima nella varie sezioni. È il caso di questo accostamento proposto da Gaetano Barbella fra i grembiuli della cattolicissima integralista cattolica Mariastella Gelmini ministro della P.I. e i grembiuli massoni. Sia i primi che i secondi in cerca di corpi da rilanciare nella fede. (Claudio Di Scalzo) GREMBIULI A SCUOLA GREMBIULI NELLA MASSONERIA I grembiulini mi portano a ben altri “grembiuli”, ma nessuno vi bada. Colgo su un portale massonico una lettera “Sulla massoneria italiana per i fratelli nei grembiuli polacchi”. Fra l'altro viene rivolta questa domanda allo scrivente, Roberto Bijno, appartenente al Gran Oriente d’Italia, Palazzo Giustiniani, quale libero massone da oltre 35 anni. «Kamil Racewicz: Vi preghiamo di presentare la situazione generale della libera muratoria in Italia. È dinamica, efficace, oppure sta attraversando le crisi e ha perso il suo spirito? Si parla della necessità di qualche riforma nella libera muratoria?» «Roberto Bijno: Una domanda difficile da rispondere. Sarei portato di dire che la crisi mondiale sulla tolleranza, sulla moralità e sulla fratellanza è palese nella attuale massoneria in generale. Ritengo che i tanti Orienti d’Italia (due importanti e una pletora di pseudo massonerie) hanno tutte lo stesso problema: cioè quello che confondono la vera massoneria, da un circolo culturale o meglio solo un circolo anche di bassa 13
lega, dove si entra soprattutto solo per fare affari, trovare appoggi, trovare magari un lavoro. Non esiste più la voglia e forse la capacità di ascoltare la voce del nostro cuore e del nostro intelletto per cercare di capire e di risolvere i problemi del mondo e della umanità in generale. Tutto è lasciato al caso e molti dei Ffr.: entrano già in massoneria come dei frustati, che sono delusi dalla vita quotidiana, alla sola ricerca del “grembiule” più prestigioso o più elaborato. Oppure desiderano solo altri orpelli quali insegne, medaglie, fasce ecc.» Firmato: REDAZIONE DI TORINO: www.massoneriaitalia.it La mia impressione è che si avverte una carenza di vere vocazioni fra le logge della massoneria, e così si è cercato di porvi rimedio mettendo un po' d'ordine a cominciare sin dalle scuole elementari con i grembiulini e ripristinando il potere del voto di condotta. Gaetano Barbella
In quanto alla controversa lettera G al centro di Pentalfa massonica (illustr. 10), potrei dire che sia legata a questo o quello che altri, addentri alle cose massoniche suggeriscono, e sta bene. Per conto mio potrei riferirla, per esempio a Geova e citare una favola su un dio sconosciuto che ci viene da una nota astrologa che conosco. Si chiama Clara Negri. Essa pone in risalto il dio Saturno elevandolo agli altari, perché sembra lui il dio sconosciuto della suddetta favola. Questo non meraviglia perché la prima Italia è stata all’insegna di questo dio e si chiamava appunto Saturnia Tellus. Chi volesse curiosare su queste cose saturnie clicchi qui.
Ma io, che credo di far parte di una imprecisata nuova generazione umana, assicuro che non trovo nulla in me che mi fa sentire legato a queste cose ed altro sempre del genere esoterico. Posso dire che nel tempo passato, “sfiorato” da un famoso astrologo, Tommaso Palamidessi (morto nel 1983), la sorte mi introdusse nella cose a lui care. Tutto cominciò quando questo eccezionale occultista di cultura eclettica, fondò la sua scuola iniziatica che chiamò Archeosofica e che è tutt’ora in attività. Ma quel periodo, intorno al 1968 in poi, si esaurì ben presto. Ed ora è la geometria che domina il mio essere attraverso la meccanica e dell’esoterismo antico non ne avverto significazione. Tuttavia ho modo di indagare nel mondo dell’esoterismo con un certo agio, forse perché esso si è trasmutato in me e si rivela attraverso la geometria, mettiamo (supponendolo intimamente legato a vecchi concezioni esopteriche). In altri come me, restii anche loro a sentirsi esoterici, ma strettamente legati alle cose razionali del presente, si rivela magari in altro modo, con la musica, con l’arte e così via.
Dunque per esaurire le riflessioni, che hanno avuto origine dalla G di Pentalfa apparsa sulla figura di Morgana disegnata dall’amica Paola o Teoderica nel suo blog, l’unica cosa che mi sentirei di dire è che quella G si debba riferire con certezza alla Geometria, giusto in armonia della squadra e compasso, cose già dette. E quale allora il giusto Geometra se non io stesso? Senza nessuna pretesa di essere preso sul serio, però! È solo un parlare di cose da fantascienza, surrealistiche, riportato sul “Diario del Capitano. Data Stellare 200901.06”.
L’ARCANO DI TEODORA
Resta, a questo punto, una cosa in sospeso che si aspetta con curiosità che venga svelata, giusto la prolusione iniziale che dice testualmente: «...ma poi per mano di un esperto di “geroglifici” si rivela di smisurata portata...». E poi altri chiarimenti più approfonditi che riporto di seguito e che fanno riferimento al post di Teoderica, “Nel Calderone di Morgana”:
«... Purtroppo questo post non compare più sul web perché l’amica Paola (che si faceva chiamare Teoderica dai convenuti al suo blog, ma poi no) ha deciso di cancellare ogni cosa del suo blog e cominciare daccapo a dicembre scorso. Tuttavia ella mi ha chiesto di pubblicare un mio studio sull’immagine da lei prodotta per il post suddetto che le avevo inviato per posta elettronica. Può sembrare magico o comunque fantasioso, ma questo studio sembra costituire qualcosa di prezioso di Morgana in seno all’amica Paola che in precedenza è Teoderica (personaggio celebre di una seconda Roma, quella dell’impero d’oriente che ci detta la storia), come di un certo Mosè da porre in salvo e con questo diario personale come si vedrà, infatti, si sviluppa tutta una trama che lo dispone per la salvezza di concezioni “intime” inerenti l’antica coppia edenica. Non dirò ancora nulla sulla natura su queste “intime” concezioni, perché sarà tutto chiaro verso la fine grazie alle ultime battute di Teoderica nel post successivo a quello impostato su Morgana, anch’esso cancellato. Si 14
trattava di un arcano segreto posto nelle mani di Teodora imperatrice romana d’oriente...
Come anzidetto, su questa immagine si incentrerà poi tutta una disquisizione e proprio qui la geometria farà da amabile anfitrione alle concezioni appena presentate. Ma poi, come appena rivelato, verso la fine ne presenterò un’altra del suddetto Forum e questa fornirà la risposta alla prolusione iniziale...».
Come ho detto, tutto è stato cancellato del post su Teodora, più precisamente sulla Basilica di S.Pollinare in Ravenna dove si ammirano diversi mosaici, fra cui quello di Teodora, appunto. Di questo, post all’insegna di un video, nell’occasione fu molto affollato da commenti attirati dall’arcano posto da Paola che, dal canto suo, si diede da fare per “menare il can per l’aia” ognuno dei covenuti, come si suol dire, giusto per disorientare tutti, compreso me, che a turno dicevamo la nostra per svelare l’arcano. Ma la cara Paola presa a fare la parte di Morgana e Teodora insieme, si vedeva chiaramente che voleva proprio da me la giusta risposta, più che da altri. Questo al punto tale da incitarmi e indirizzarmi meglio. Alfine disse a tutti che l’arcano era riposto in Teodora. Sicché non mi restò che indagare a mio modo la figura di questa imperatrice e quando la vidi, all’istante fu un tutt’uno nel vedere dei particolari a riguardo che mi fecero trasalire.
Illustrazione 12: Basilioca di S. Apollinare in Ravenna. Mosaico di Teodora offerente.
La mia attenzione si diresse immediatamente sull’unico particolare che sembrava disposto per concepire delle idee, arcane appunto. Tutti possono convenire con me sulla particolare foggia delle piegature del manto di Teodora che, per altro è in atto di offrire una coppa, di certo allusiva del Santo Graal. Il particolare del manto, in apparenza, si rivela con due scenari sovrapposti. Nel primo, appare a sinistra un fregio a forma di S come sorretto (o vi si cela) da qualcuno del quale si vedono appena le gambe; e a destra due esseri come sotto un baldacchino un po’ inclinato. Del secondo scenario sarebbe interessante vederlo da vicino, ma così come è disposto, immaginandolo legato al primo suddetto, dà l’idea di un ascendere dei tre esseri che mi hanno fatto pensare ai due più noti numeri irrazionali della matematica, conosciuti un po’ da tutti, la sezione aurea al posto della S di sinistra e a pi greco i due sotto il baldacchino. Questi tre esseri­
numeri è come se salissero un monte, esattamente quello generato dalla sovrapposizione dei due scenari testé rilevati.
Meglio ancora dire che il primo essere è già davanti ad una sorta di torre di cinque livelli (Pentalfa?), mentre l’altro a sinistra è come se fosse appena giunto in sua prossimità.
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A questo punto resta ben poco per giungere, come quei due o tre, all’idea che si tratta di un segno profetico per annunciare un congiungimento in atto giusto in relazione al giorno epifanico, la data stellare del presente mio diario in cui si manifesterà una geometria in grado di attuare la profezia.
E il cerchio si chiude perché i due del manto di Teodora ravennate oggi si rivelano al pari di due Leoni alchemici ma che tali non lo sono affatto, giusto per merito di quell’esperto di “geroglifici” della prolusione iniziale, al secolo Gaetano Barbella amante sfegatato della Geometria. E la sua “Teodora” che è stata la sua nonna Luisa di Grammichele sicula, saturnia e cristiana a forma di calice esagonale, oggi è stata Teoderica, quale calice graalico (di forma circolare però; conferma di pi greco?) che si è messa nelle mie mani per mettere in degna mostra ciò che è stato già fatto sul web con la presentazione del mio libro E­Book,
I DUE LEONI CIBERNETICI
L’alfa e l’omega di una matematica ignota, pi greco e la sezione aurea
Ma ho anche imparato a diffidare, perciò ho pensato anche a un tiro mancino della fata Morgana in Paola­
Teoderica che sapeva molto bene del libro! Perché occorre essere sempre guardinghi.
La trama del film Stargate
Ma le vicende, che finora ho riportate sul mio “diario di bordo”, non finiscono qui, potendoci riservare delle cose interessanti, al punto di veder chiudere veramente il cerchio se si è affezionati al film di Stargate appena accennata nel corso di questa mia storia fantascientifica mista asurrealtà.
E qui è come se iniziasse una seconda storia che trova dei sorprendenti legami con i fatti del film Stargate e perciò è bene descriverli nei dettagli, cosa che riprendo integralmente da Wikipedia.
Poi seguirà la sorprendente connessione della storia di Stargate suddetta con la macchina cibernetica del mio E­Book dove i due pi greco (i due leoni) si alternano alla manovra di otto sfere timoni, segnando il tempo al pari di un orologio. Ma ecco la trama del film Stargate. Ho sottolineato delle frasi perché le concezioni della macchina cibernetica anzidetta vi aderiranno in modo sorprendente, come farò vedere. Nel 1928 in Egitto, durante degli scavi archeologici nella piana di Giza, il ricercatore americano Robert Langford porta alla luce un enorme coperchio di pietra, ma, cosa ancor più sbalorditiva, un grande anello sepolto sotto di esso, che porta incisi dei geroglifici, ma non tutti sono come i normali geroglifici egizi. Insieme a lui vi è la figlia Catherine, una bambina di 9 anni, che acquista un amuleto dorato raffigurante l'occhio di Ra. Tutto il materiale ritrovato viene trasferito negli Stati Uniti, per essere sottoposto ad accurate analisi. Nel 1994 a capo dell'equipe di ricercatori c'è la Dott.ssa Catherine Langford, la quale decide di chiedere aiuto 16
al dottor Daniel Jackson, un giovane esperto in geroglifici e lingue antiche, deriso dalla comunità scientifica per le sue teorie sull’origine delle Piramidi d'Egitto. Egli crede infatti che le piramidi fossero in realtà piattaforme d’atterraggio per astronavi aliene ed è convinto che sia necessario retrodatare la loro età. Sfrattato dall’appartamento, sul lastrico e senza lavoro a causa delle sue teorie, non può far altro che accettare l’offerta di Catherine. Nel frattempo il Colonnello Jonathan Jack O'Neil è richiamato in servizio dal Generale West, che lo manda a chiamare da altri due militari. Proprio in quel momento O’Neill è in camera di suo figlio con una pistola in mano; suo figlio si sparò accidentalmente con la pistola del padre, morendo dopo una veloce ed inutile corsa in ospedale. Jack, in congedo da quasi un anno, reindossa l’uniforme e raggiunge il Generale West alla base militare segreta di Creek Mountain e viene messo al corrente dell'esistenza del disco di pietra trovato da Langford in Egitto. Jackson arriva alla base e gli viene mostrato il coperchio di pietra che copriva il cerchio di pietra, ma non viene messo al corrente di quest’ultimo. Sul coperchio c’è un cartiglio con sopra geroglifici che alcuni esperti hanno tradotto erroneamente. Jackson corregge gli errori a prima vista, dando prova della sua bravura. Rimane sbalordito quando il Colonnello O’Neill gli rivela che l’esame al carbonio data il coperchio a 10.000 anni fa, molto prima della presunta nascita della scrittura sulla Terra. Daniel sa che i militari nascondono qualcosa, ma viene tenuto all'oscuro dell’esistenza del grande anello. Ma Daniel non ha finito il suo compito. Rimangono da decifrare i sette strani geroglifici sotto il cartiglio. Ma dopo settimane non fa nessun progresso. Una sera, passando davanti ad una guardia che sta leggendo un giornale, nota su una pagina di questo un servizio sulla costellazione di Orione, e arriva l'illuminazione. Strappa di mano alla guardia la pagina di giornale e si dirige verso il coperchio di pietra e si accorge che il suo intuizione era giusta: Un simbolo sul cartiglio corrisponde alla costellazione. Espone così a Catherine, al Generale West, al Colonnello O’Neil e agli altri esperti e ai superiori la sua scoperta: i simboli rappresentano costellazioni, e queste corrispondono per numero e posizione a coordinate spaziali, che identificano un pianeta, mentre un settimo punto è il punto di origine. I sette punti chiave sono:
A questo punto il Generale West decide di rivelare l’esistenza dell'anello, ribattezzato Stargate, come chiamato dal Dottor Jackson nella traduzione del cartiglio. Gli stessi simboli del cartiglio sono presenti sull’anello rotante dello Stargate, insieme a molti altri. L’esercito aveva capito che i simboli erano coordinate stellari, ma mai erano riusciti a trovare il settimo simbolo. Il Dottor Jackson riesce ad individuarlo nella parte sottostante il cartiglio, al di fuori di esso; era stato tutto il tempo sotto il naso dei militari. Lo Stargate viene dunque attivato e si riesce a creare il Wormhole verso il pianeta alieno. Lo Stato Maggiore dell’esercito decide di formare una squadra di esperti, comandata dal Colonnello Jack O’Neil, e di inviarla attraverso lo Stargate alle coordinate scoperte da Jackson, che identificano un pianeta nella Galassia di Kalian, fuori dalla Via Lattea. La riattivazione computerizzata dello Stargate permette di seguire, sia l’attivazione del tunnel sui monitor, che il viaggio su un plotter. Per la prima volta viene mandata una sonda sperimentale, che parte dalla Terra per il pianeta alieno. Il gruppo ha un compito di ricerca ma O’Neil ha l’ordine segreto di distruggere lo Stargate di arrivo se constatasse la presenza di un pericolo per l’umanità. La squadra raggiunge un arido pianeta, in una piana sabbiosa dominata da una gigantesca piramide e abitato da gente primitiva che lavora in una miniera a cielo aperto di quarzite. Dopo un inizio incerto, Jackson riesce a comunicare con la popolazione indigena, scoprendo che si tratta di umani deportati su quel lontano pianeta da un alieno, che si fa chiamare Ra e che li usa come schiavi nella miniera. Questa popolazione adora Ra come un dio, del quale tiene appeso al centro del villaggio un grosso disco d’oro, con la rappresentazione dell’Occhio di Ra. Mentre il gruppo di militari stringe amicizia con i nativi, arriva Ra su un'astronave a forma di piramide cava usando la piramide di pietra sul pianeta come piattaforma d’atterraggio. Ra in realtà non è un Dio ma un alieno, arrivato sulla Terra circa 10.000 anni prima. Essendo morente, prese possesso del corpo di un giovane abitante di un villaggio di capanne nel Nord Africa e da allora si mantenne 17
in vita in uno stato di eterna giovinezza, utilizzando un dispositivo per rigenerare i tessuti del proprio corpo ospite. I militari sono aggrediti e catturati dalle guardie di Ra ma durante la pubblica esecuzione, il popolo insorge e il gruppo di militari scappa. O’Neil con una sortita riesce a mandare la bomba atomica (portata per distruggere lo Stargate) nell’astronave di Ra, che intanto si era posizionata in orbita, e la distrugge, assieme all’alieno. La squadra ritorna sulla Terra, ma Daniel rimane su Abydos perché si è innamorato di Sha’re e i due si sposeranno. Il film si conclude con il saluto tra Jackson e O’Neil e la famosa sequenza del passaggio nel tunnel spazio­temporale verso casa.
Sphere Packing
Illustrazione 13: Poliedro di Sphere Packing dell’autore.
Illustrazione 14: Sfere di Sphere Packing dell’autore.
Le illustrazioni 13 e 14 riguardano la macchina cibernetica Sphere Packing in versione geometrica, grazie alla quale mi è stato possibile correlare il numero irrazionale e trascendente 3,14159..., noto come pi greco con il numero irrazionale, ma non trascendente, 1,61803..., altrettanto noto come sezione aurea. Le operazioni matematiche per arrivare a questo risultato fanno parte saliente del mio libro E­Book I due leoni cibernetici da poco editati dalla Macro Edizioni. Ma in questo libro sono descritte molte cose di natura geometrica che sono legate al poliedro­pacchetto di sfere Sphere Packing. Naturalmente in questa sede accennerò ad alcune di queste, giusta lo scopo di far vedere le connessioni promesse alla storia fantascientifica Stargate. Per il resto occorre leggere il libro.
Con l’illustr. 15 è mostrato uno spaccato parziale di Sphere Packing dove si vede il sistema si sfere impacchettate in un’altra sfera che passa per i centri delle sfere esterne del pacchetto. Questi centri formano nell’insieme un poliedro che è colorato in blu, lo stesso dell’illustr. 13. La sfera colorata in giallo è una di otto sfere interne, tutte in tangenza con le altre del pacchetto. Questa sfera, insieme alle altre ed in sincronicità, svolge la funzione pilota del sistema cibernetico. Nell’illustr. 15 questa sfera e le altre, essendo all’interno, non si vedono ma sono visibili almeno le quattro delle otto sfere più piccole esterne in tangenza, che qui sono colorate in blu.
Ora veniamo alla relazione con la stiria del film Stargate.
Nell’illustr. 15 si vede chiaramente una conica riportata sulla sfera gialla, uno degli otto timoni di Sphere Packing, il cui vertice indicato con N deriva dall’incrocio del prolungamento di ES fino al linea che è l’asse che passa per il centro di Sphere Packing O con il centro della sfera timone (gialla) B e prosegue fino al limite della sfera d’insieme in P. Il punto d’incrocio suddetto è N e qui passa un’opposta linea che parte da D dell’equatore del sistema sferico con il punto della stessa sfera situato sul suo parallelo di 45°, segnato con M. Leggendo il mio citato E­Book da cui ho tratto questa figura, ci si rende conto che la generatrice della conica suddetta NQR è variabile per certi anelli paradromici che circolano intorno alla sfera timone ma anche
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Illustrazione 15: Sphere Packing. Sistema si sfere impacchettate in un’altra sfera che passa per i centri delle sfere esterne del pacchetto. Questi centri formano nell’insieme un poliedro che è colorato in blu. Si tratta della macchina cibernetica del libro I due leoni cibernetici. La sfera colorata in giallo è una di otto sfere interne, tutte in tangenza con le altre del pacchetto. Questa sfera, insieme alle altre ed in sincronicità, svolge la funzione pilota del sistema cibernetico.
a tutte le altre sfere, al pari di una trasmissione meccanica (per esempio un variatore di velocità e relativo sistema di riduzione o moltiplica). La cosa interessante è che l’angolo al vertice N della conica in questione assume valori alterni e fra questi quello per proporzionare il relativo triangolo equilatero sul rispettivo asse all’insegna della sezione aurea e pi greco. Di qui la sorprendente relazione con la piramide Cheope. Ma la sorpresa non finisce qui perché il suddetto prolungamento di ES passante per N arriva in P della superficie sferica. Questo punto P corrisponde al parallelo 29,297...° che guarda caso è lo stesso delle piramidi di Giza d’Egitto fra cui troneggia la Grande Piramide, quella di Cheope. Ma c’è di più osservando l’illustr. 15 dove ho riportato a bella posta la sagoma della piramide di Cheope dove ho posto in relazione la relativa galleria discendente con la linea ESNP ponendo un punto interrogativo. Questo per significare la relazione di due tratti discendenti. Ecco ora la relazione con quanto intuito dal dott. David Jackson di Stargate: Primo.
Egli crede infatti che le piramidi fossero in realtà piattaforme d’atterraggio per astronavi aliene.
E come? Semplicemente perché per le concezioni della surrealtà (si tratta di cose antiche dell’uomo dei primordi quando ancora era in altre forme energetiche) che sono sempre qui sul pianeta terra come sepolte. Dunque è come sul pianeta Abidos in cui l’astronave aliena di Ra atterra sulla piramide NQR ora interna al nostro pianeta, per cui risulta veritiera l’asserzione del giovane David. Secondo.
... il settimo simbolo. Il Dottor Jackson riesce ad individuarlo nella parte sottostante il cartiglio.
Il settimo simbolo è questo, come ci viene presentato in Stargate:
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Ora si noti il triangolo, che è verosimilmente una piramide, con in alto il cerchietto. Non sembra aderire perfettamente alla conica NQR di Sphere Packing sormontata dalla sfera periferica con centro in C? Si potrebbe obiettare perché questa sfera periferica è così grande da comprendere parte della conica. Ma è un simbolo e non una reale visione oggettiva.
Inoltre il dott. Jackson va a colpo sicuro scovando questo segno in basso addirittura fuori dalla portata del cartiglio, dove nessuno vi aveva posto mai lo sguardo. Ecco ribadito la concezione di un pianeta sotto la base terrena dove si formulano le certezze della vita reale, ma non quelle surreali, perché Stargate è un film che ha per sfondo un viaggio a ritroso nel tempo, ovvero a rovescio.
Terzo.
Resta da chiarire la scoperta di David Jackson sul pianeta Abidos del segno scolpito su una roccia che è:
È lo stesso segno del settimo sigillo, ma ha in più i due cerchietti laterali, cosa che nell’insieme può confermare l’accostamento a Sphere Packing. Se un osservatore del passato, dotato di capacità paranormali (tutti erano capaci più o meno di tanto nel passato remoto), che si poneva nel punto D o anche più vicino alla piramide sotterranea, proprio là dov’era situata la piramide – mettiamo – di Abidos su cui poi atterra l’astronave di Ra, vedeva al lato della sfera centrale altre due sfere in lontananza, proprio quelle di cui una ha per centro S, ma non è disegnata sull’illustr. 15, ma non poteva vedere la terza che era alle sue spalle.
Conclusione del diario
Il mistero di Tellus la terra che vive
Vita e posizione astrale nelle città.
L’originale teoria di uno studioso bresciano.
Riferimenti biblici e presagi nostradamici.
«Secondo una concezione che si rifà ad antiche cosmogonie l’individuo o, meglio, ciascun essere vivente, fa parte di un unico corpo senziente, gigantesco rispetto alle dimensioni umane, ma in effetti piccolissimo se considerato in termini astronomici. Questo corpo vivente è la Terra, o Tellus, dal nome della dea romana della terra. Gli esseri umani rivestono una funzione molto importante all’interno di Tellus, poiché ne sono le cellule più evolute, quelle del cervello. Ragionando secondo questa ottica, e una volta preso coscienza di questo, si comprenderà come l’ordinaria vita di ogni giorno altro non sia che sogno (maya) e ci si accorgerà che ogni cosa, anche la più insignificante costruita dall’uomo che pensavamo essere priva di vita, in effetti non è tale. Si imparerà così a vedere che le costruzioni umane, i fabbricati, le strade e le grandi vie di comunicazione sono forze che nascono, crescono e muoiono. Si vedrà che le città e gli agglomerati urbanni sono come foreste e intricati “disegni” della madre terra, ciascuno vibrante di una propria forma di vita.
Questa ipotesi è tenacemente sostenuta da un geniale «ricercatore solitario» (come lui stesso ama definirsi) che ha avuto modo di intravedere fra le confuse pieghe della pelle terrestre tante mute figure allegoriche, solchi emblematici di vomeri nelle mani di misteriose volontà. Questo eclettico personaggio, che risponde al nome di Gaetano Barbella, che vive e lavora a Brescia, ha condotto ricerche estremamente precise e profonde sulle topografie di numerose città e metropoli di tutto il mondo, studiando fin nei minimi dettagli le piantine topografiche delle stesse alla ricerca di questi misteriosi disegni che, a suo dire, si possono rintracciare creando quelli che lui stesso chiama «zodiaci», l’anima nascosta delle città. Ammettiamolo, l’ipotesi è affascinante e, se permettete, un tantino inquietante. Ma ci è sembrato doveroso parlarne sul nostro GdM poiché, ne siamo certi, questo argomento costituirà un sicuro interesse per i nostri lettori. Per approfondire il tutto ci siamo rivolti direttamente al signor Barbella che ci ha gentilmente concesso un’intervista...». (1)
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Ma questa è una nuova storia che ho già riportato sul diario tempo fa. Qui si tratta di un mondo paragonabile a quello del pianeta Abidos e naturalmente ad un ipotetico corpo energetico globale in seno al nostro pianeta terra concepibile così come ho immaginato nel disegnare Sphere Paching. Qui è pullulante una vita che si configura come meccanica ma invece è ben di più, ma come si fa a credervi? Per ora non resta che ritenere ogni cosa che ho scritto su questo diario con data 6 gennaio 2009, come una storia fantascientifica frammischiata di surrealismo. Tuttavia, se queste fantasie appaiono come cose notturne simili a sogni a volte tenebrosi, la geometria esibita in questa storia, assolutamente esatta e genuina, anzi una magnifica invenzione matematica per ciò che concerne Sphere Packing, è giusto un sole splendente per diradarle. Chi volesse sapere del pianeta Abidos in base ad una certa mia surrealtà, così come è stata descritta da Dario Spada (scrittore di diversi libri e autore dell’intervista fatta a me e poi riportata sulla rivista il Giornale dei Misteri), suggerisco di cliccare sui seguenti indirizzi:
Si tratta di quattro parti relativi all’argomento dal titolo “Sulle tracce del Piccolo Popolo:
Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Quarta parte
Gnomi, elfi, orchi, troll, fate, folletti, streghe, unicorni, draghi, ondine, spiriti del bosco: ecco il “Piccolo Popolo” che nel folklore britannico indica il mondo delle creature dette Fairies. Ma questo mondo valica le antiche credenze e il folklore dei britannici e limitrofi.
E così ecco ricomparire certe intime cose dell’antica razza dei Celti la cui terra è quella degli Anglosassoni, per chiudere del tutto il cerchio e ritornare da dove siamo partiti al momento delle leggende di re Artù, del mago Merlino e della fata Morgana.
Dobbiamo al Piccolo Popolo se la vita è possibile sulla Terra. Anche il Piccolo Popolo fra le stelle
Resta una risposta sul perché della “Data Stellare 200901.06” posta da me sul “Diario del Capitano”, che è il titolo di questo mio scritto. In particolare perché averla fatta coincidere con la festa dell’Epifania che anche della Befana?
Questo diario inizia dalle antiche legende anglosassoni che si innestano nel substrato del popolo dell’antica Roma e fu così anche le concezioni nordiche legata alla Befana che venivano ritualizzate nell’antica Roma.
Avendo premesso di non sapere nulla delle cose antiche trasmesse a noi dalla tradizione esoterica in forma di legende, ma di capirle comunque, non posso fare di meglio che riportare parti di un articolo odierno sulla Befana pubblicato sul web dal giornale online Tellusfolio. Anche l’immagine ne fa parte.
Inizia così:
« Dario Seglie: Storia della Befana nella calza di Tellusfolio
06 Gennaio 2009 Conosciamo tutti il significato che la religione cristiana ha dato alla festività dell'Epifania, ma forse non tutti sappiamo che dietro la presunta storpiatura che ha trasformato il termine Epifania in "Befana", c'è una serie 21
di tradizioni antiche che sono riuscite, faticosamente, a sfidare i millenni ed a giungere fino a noi. L'origine della Befana è nel mondo agricolo e pastorale. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura di Madre Natura. In questa notte Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. [...].
Usanza antichissima e caratteristica è l'accensione del ceppo, grosso tronco che dovrà bruciare per dodici notti. E' una tradizione risalente a forme di culto pagano di origine nordica: essa sopravvive l'antico rito del fuoco del solstizio d'inverno, con il quale si invocavano la luce e il calore del sole, e si propiziava la fertilità dei campi. E non è un caso se il carbone che rimane dopo la lenta combustione, che verrà utilizzato l'anno successivo per accendere il nuovo fuoco, è proprio tra i doni che la Befana distribuisce (trasformato chissà perché in un simbolo punitivo). [...].
Nell'antica Roma Diana era non solo la dea della luna, ma anche la dea della fertilità e nelle credenze popolari del Medioevo Diana, nonostante la cristianizzazione, continuava ad essere venerata come tale. All'inizio Diana e queste figure femminili non avevano nulla di maligno, ma la Chiesa cristiana le condannò in quanto pagane e per rendere più credibile e più temuta questa condanna le dichiarò figlie di Satana! Diana, da buona dea della fecondità diventa così una divinità infernale, che con le sue cavalcate notturne alla testa delle anime di molte donne stimola la fantasia dei popoli contadini. Diana, Dea della Caccia, della Luna, delle partorienti. La Befana è spesso ritratta con la Luna sullo sfondo. Di qui nascono i racconti di vere e proprie streghe, dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Nasce anche da qui la tradizione diffusa in tutta Europa che il tempo tra Natale ed Epifania sia da ritenersi propizio alle streghe. E così presso i tedeschi del nord Diana diventa Frau Holle mentre nella Germania del sud, diventa Frau Berchta. Entrambe queste "Signore" portano in sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della vegetazione e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento. Si spostano volando o su una scopa o su un carro, seguite dalle "signore della notte", le maghe e le streghe e le anime dei non battezzati. La Festa della Dodicesima Notte ispirò tra gli altri William Shakespeare che scrisse la omonima commedia che ebbe la prima rappresentazione il 6 Gennaio del 1601 al Globe Theatre di Londra. Strenia, Diana, Holle, Berchta,... da tutto questo complesso stregonesco, ecco che finalmente prende il volo sulla sua scopa una strega di buon cuore: la Befana. Valicate le Alpi, la Diana­Berchta presso gli italiani muta il suo nome e diventa la benefica Vecchia del 6 gennaio, la Befana, rappresentata come una strega a cavallo della scopa, che, volando nella dodicesima notte, lascia ai bambini dolci o carbone. Come Frau Holle e Frau Berchta, la Befana è spesso raffigurata con la rocca in mano e come loro protegge e aiuta le filatrici. Nella Befana si fondono tutti gli elementi della vecchia tradizione: la generosità della dea Strenia e lo spirito delle feste dell'antica Roma; i concetti di fertilità e fecondità della mite Diana; il truce aspetto esteriore avuto in eredità da certe streghe da tregenda; una punta di crudeltà ereditata da Frau Berchta. Ancora oggi un po' ovunque per l'Italia si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso: il 6 gennaio si accendono i falò, e, come una vera strega, anche la Befana viene qualche volta bruciata... Nella Befana rivivono, quindi, simbolicamente culti pagani, antiche consuetudini, tradizioni magiche. [...].
A cura di Dario Seglie».
Semplicemente meglio per far capire la relazione della Befana con ciò che intendo la esprime il noto comico Panariello con una sua poesia tratta dal suo sito http://www.giorgiopanariello.it/
LETTERA PER I BAMBINI Bambini, Babbo Natale esiste ed esiste la Befana Esistono i tre porcellini e la fata Morgana 22
Metti un dente sotto il bicchiere, il giorno dopo c'è un soldino Peter Pan combatte ancora contro Capitan Uncino Boschi pieni di folletti e di orsi pasticcioni Elefanti che con le orecchie volan come aquiloni Esistono i giganti, i draghi, Artù e Merlino E se segui quelle briciole puoi incontrare Pollicino Ma anche l'Orco sai esiste, te lo giuro su me stesso Ti dirà "C'era una volta", stai attento, c'è anche adesso. Dunque si è capito che si tratta della Befana che è legata al Piccolo Popolo. Dunque il rituale sacrificale della befana (...il 6 gennaio si accendono i falò, e, come una vera strega, anche la Befana viene qualche volta bruciata... ) ci porta a ipotizzare l’analogo rito sacrificale cui dovette essere soggetto nei primordi il Piccolo Popolo. Chi si prenderà la briga di leggere il mio saggio,“Sulle tracce del Piccolo Popolo”, che è stato pubblicato sul web, distinto in quattro parti, dei quali ho riportato i link per rintracciarli, capirà come questo sacrificio sia potuto avvenire. Tutto ciò ci porta al paganesimo, al mito della nascita del Cielo Stellato (Ouranos), Perseo, Andromeda, Cassiopea, Pleiadi, Orione, Scorpione e innumerevoli altri gruppi di stelle più o meno luminose.
Ecco, se nessuno ha mai pensato porre in cielo la Befana e con essa il Piccolo Popolo, in questa occasione del presente “Diario del Capitano”, giusto un astronauta, credo sia doveroso scegliere almeno una stella o qualcosa di luminoso nel cielo per loro. Ma la befana viene molto spesso raffigurata a cavalcioni di una falce lunare, dunque non può essere che la luna il posto ideale per il Piccolo Popolo. La luna è il pianeta dei sogni e questo ci conferma la loro presenza proprio qui e non lo sapevamo.
(1) ­ “Il mistero di Tellus” di Dario Spada – Giornale dei Misteri del marzo 1996 – Ed. Corrado Tedeschi – Firenze)
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DIARIO DEL CAPITANO DATA STELLARE 200901.06