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DI EMPOLI
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CONCERTI
2014
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
Piazza Guido Guerra, 13 – Empoli
TEATRO SHALOM
Via F. Busoni, 24 – Empoli
CENACOLO DEL CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
Via dei Neri, 15 – Empoli
Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni
Piazza della Vittoria, 16 – 50053 Empoli (FI)
Tel. e Fax 0571/711122
www.centrobusoni.org
e-mail: [email protected]
Soci fondatori
Comune di Empoli
Provincia di Firenze
con il contributo di
Ministero per i Beni
e le Attività Culturali
Direzione Generale
dello Spettacolo dal Vivo
Ente Cassa di Risparmio
di Firenze
Unione dei Comuni
Circondario Empolese-Valdelsa
Consiglio
di Amministrazione
Presidente
Luciano Ferri
Vice presidente
Massimo Giannini
Gianna Baldacci
Tommaso Bertelli
Camilla Caparrini
Roberta Gargani
Paola Panicci
Guido Parri
Collegio dei Sindaci Revisori
Presidente
Nello Parrini
Barbara Botti
Simonetta Ferradini
Comitato Scientifico
Luciano Alberti
Virgilio Bernardoni
Mila De Santis
Giovanni Guanti
Luigi Pestalozza
Mario Sperenzi
Marco Vincenzi
Direttore
Marco Vincenzi
Segretario
Stefano Donati
Soci onorari
Luciana Cappelli
Sindaco Comune di Empoli
Eleonora Caponi
Assessore alla Cultura
Comune di Empoli
Andrea Barducci
Presidente Provincia di Firenze
Carla Fracci
Assessore alla Cultura
Provincia di Firenze
Sostenitori
Assicurazioni Generali
Agenzia principale di Empoli
Libreria Rinascita
Argonauta Viaggi
Unicoop Firenze
Fattoria Bini
Borgo S. Giusto
Tinghi Motors
Ufficio stampa
Samantha Russotto
Tanto le Giornate Busoniane 2013 si presentavano compatte attorno a Verdi,
Wagner e Busoni, quanto i Concerti 2014 offrono una varietà anche maggiore
degli anni precedenti. Abbiamo tre serate con l’Orchestra della Toscana, impegnata in programmi molto differenti: il primo con Michele Campanella direttore e solista in Mozart e Brahms, il secondo con la partecipazione dell’attrice
Maria Cassi per il consueto Concerto di Carnevale, il terzo col flauto di Fabio
Fabbrizzi e l’arpa di Floraleda Sacchi. Tra questi tre appuntamenti sinfonici,
spicca il grandissimo nome di Vladimir Ashkenazy, per la prima volta a Empoli
a due pianoforti col figlio Vovka, docente all’Accademia di Imola. A una celebrità assoluta segue un giovane russo emergente, Alexander Panfilov, vincitore
del Concorso pianistico internazionale “A. Speranza” di Taranto, con cui collaboriamo da tempo. Non manca il jazz, con la partecipazione di uno dei suoi più
illustri rappresentanti italiani, come Giorgio Gaslini, che sarà presente alla serata dedicata alla sua musica, con un gruppo di giovani musicisti di prim’ordine
quali Francesca Breschi, Stefano Parrino, Paolo Corsi e Alessandra Garosi. A
questo ensemble jazzistico ne corrisponde uno classico, con amici del Centro
Busoni del calibro di Alessandro Licostini e del Quartetto Fonè nei Quintetti di
Mozart e Brahms. Prima della chiusura, un artista molto amato dal pubblico
più eterogeneo per il suo eclettismo e la sua versatilità: Elio, che – assieme ai
Fiati Associati, già nostri ospiti più volte – si calerà in un accattivante programma centrato su Kurt Weill (non per niente il più celebre allievo di composizione
di Busoni).
Inserite fra i Concerti abbiamo anche due serate monografiche al Cenacolo degli Agostiniani: la prima è una presentazione – a cura di Lorenzo Ancillotti –
dell’interessante CD di Davide Alogna e David Boldrini dedicato alle Sonate per
violino e pianoforte di Schubert in uscita con la rivista Amadeus. La seconda,
invece, è una sorta di viaggio attraverso quel caleidoscopico capolavoro che sono le Variazioni Diabelli di Beethoven, proposto da Guido Barbieri ed equamente suddiviso fra tre giovani talenti della Scuola di Musica di Fiesole, con cui rinnoviamo sempre volentieri la collaborazione.
Pianoforte, recitazione, musica sinfonica, cameristica, jazz, “contaminazione”,
spazio per i giovani: tutto in una decina di appuntamenti, con nomi di altissimo
prestigio e notorietà internazionale. È la risposta che noi del Centro Busoni
diamo al nostro pubblico in questo periodo così difficile, che non accenna a finire, ma che – forse proprio per questo – ci induce a puntare sempre di più sulla qualità della nostra offerta. Ci sembra quasi doveroso, in altre parole, dare il
meglio in tanti settori diversi a chi ci segue da anni, ma anche dare il meglio a
chi non si è ancora avvicinato alla musica: questa ha tanti linguaggi differenti,
che incuriosivano uno sperimentatore come Ferruccio Busoni un secolo fa e
che per noi possono significare aprirci ai più contrastanti aspetti della cultura.
In ogni caso, scommettere sul valore della musica e della cultura nei momenti
di crisi è fondamentale per vedere oltre le difficoltà con fiducia: veramente,
“solo chi guarda innanzi ha lo sguardo lieto”.
Marco Vincenzi
Direttore del Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni
Giovedì 6 febbraio 2014
ORE 21.00 / PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
ORCHESTRA DELLA TOSCANA
MICHELE CAMPANELLA concertatore e pianista
W. A. MOZART (1756-1791)
Concerto n. 27 in si bemolle maggiore K 595
per pianoforte e orchestra
Allegro
Larghetto
Allegro
J. BRAHMS (1833-1897)
Concerto n. 2 in si bemolle maggiore op.83
per pianoforte e orchestra
Allegro non troppo
Allegro appassionato
Andante
Allegretto grazioso
Michele Campanella è un intellettuale della tastiera. Non fosse bastato quasi mezzo
secolo di attività concertistica ad attestarlo, nel 2011 ha dimostrato una volta di più
quale sia la levatura del suo pensiero pubblicando il volume Il mio Liszt: quanto di
meglio sia mai uscito in Italia sul compositore ungherese. Ma a parte il repertorio lisztiano, al pianista napoletano uscito dalla scuola del leggendario Vincenzo Vitale
appartengono anche molte pagine fondamentali della letteratura pianistica, insieme
a tante altre di Clementi, Weber, Rossini, Busoni. Sempre più spesso, la versatilità di
Campanella si manifesta nel dirigere mentre suona. Il Concerto op. 83 di Brahms è
una sfida ancor più ardua delle precedenti perché, data la densità dello spessore
sinfonico, eseguirlo senza un direttore accanto pare quasi impossibile.
Il programma dettagliato – a cura dell’ORT – sarà distribuito in sala la sera stessa
del concerto, come di consueto.
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Simone Ramacciotti
Lunedì 10 febbraio 2014
ORE 21.00 / TEATRO SHALOM
Vladimir Ashkenazy pianoforte
Vovka Ashkenazy pianoforte
F. SCHUBERT (1797-1828)
Divertimento all’ungherese D 818
Andante
Marcia. Andante con moto
Allegretto
J. BRAHMS (1833-1897)
Variazioni su un tema di Haydn op.56 bis
A. BORODIN (1833-1887)
Danze Polovesiane dal “Principe Igor” –
Trascrizione per due pianoforti
di Vovka Ashkenazy
I. STRAVINSKIJ (1882-1971)
La sagra della primavera
Trascrizione per due pianoforti dell’Autore
Parte I: L’adorazione della Terra
Parte II: Il sacrificio
Ascoltando il Divertimento all’ungherese (1824) di Franz Schubert si viene immediatamente trasportati dal senso del destino tipicamente schubertiano. Se ci si attiene
al significato del termine (originariamente in francese), Divertissement dovrebbe
evocare il divertimento o – quanto meno – la distrazione: Schubert, però, qui abbandona ogni innocenza popolare. Nella sezione centrale, per non dire esattamente al
centro del brano, troviamo una Marcia in do minore mentre inizia il vasto finale, come fosse un passo di danza: la vera idea musicale, qui, è quasi impossibile da cogliere. In questo quadro così variegato, Schubert non teme di avventurarsi in tonalità
lontane, alternando episodi severi a richiami di strumenti tipici del folklore ungherese, così familiari a lui come compositore. La musica sembra evocare la sonorità e l’idea visionaria dell’Ungheria, pur senza ricorrere ad abusati stilemi di tipo zigano.
Dal 1859 al 1873, Johannes Brahms non scrive nulla per orchestra: le Variazioni su
un tema di Haydn (1873) precedono di tre anni la Prima Sinfonia. Come per la maggior parte dei suoi più importanti lavori per grandi organici, Brahms lavora su una
versione per due pianoforti, come una sorta di “cartone” per la partitura definitiva.
Finora, però, soltanto nel caso del Quintetto op. 34 l’autore aveva pubblicato in contemporanea la trascrizione per due tastiere come Sonata op. 34 bis . Con le
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Variazioni si ripete lo stesso caso: la redazione sinfonica viene edita come op. 56,
quella per due strumenti come op. 56 bis. Trattandosi di Variazioni, la veste pianistica è particolarmente significativa: non dimentichiamo che i cicli precedenti (su temi
di Schumann, Händel, Paganini) sono da considerarsi fra le grandi opere per pianoforte solo di Brahms.
La composizione dell’opera Il principe Igor occupò Alexandr Borodin dal 1869 al
1887, anno della morte, anche se a fasi alterne. Il libretto, scritto dallo stesso
Borodin, è tratto dal Canto della schiera di Igor, un poema epico slavo che narra la
fallita campagna del principe contro gli invasori nel XII secolo. Le Danze polovesiane
si trovano alla fine del secondo atto e – dal punto di vista musicale – costituiscono il
centro dell’opera: sono inserite quando il Khan dei Tartari vuole intrattenere nel suo
appartamento il nobile prigioniero Igor. Nelle Polovesiane si passa dalla grazia melodica della Danza delle ragazze al vigore della Danza degli uomini e al vortice della
Danza dei ragazzi, spesso combinate fra di loro: pur senza essere un balletto, questa
sorta di Suite è particolarmente trascinante.
Come i due grandi balletti precedenti (L’uccello di fuoco e Petrushka), anche La sagra della primavera (1913) fu commissionata a Igor Stravinskij da Sergej Diaghilev. Il
palese richiamo alla Russia pagana è indispensabile per comprendere il carattere di
questa partitura, fondamentale per tutto il Novecento: risalendo oltre la civiltà dell’uomo moderno, distruggendo l’ordine delle forme tradizionali, Stravinskij vuole ricreare un mondo primitivo, un’atmosfera rituale che sfocia in una ridda quasi demoniaca. Nella prima parte (L’adorazione della Terra), il compositore cerca di riprodurre il terrore panico della natura di fronte alle meraviglie dell’universo, finché si scatena una serie di danze caratterizzate da un ritmo travolgente. Nella seconda parte
(Il sacrificio), un clima misterioso introduce i numeri dedicati alla scelta dell’adolescente che dovrà essere sacrificata alla primavera. Dopo l’evocazione degli avi, la
vittima designata viene posta al centro di una danza folle e disperata, prima di crollare morta al suolo, per trasmettere l’energia della sua giovinezza alla natura.
Marco Vincenzi
VLADIMIR ASHKENAZY
Da quando Vladimir Ashkenazy è balzato alla vetta della scena musicale mondiale
con la vittoria al Concorso Chopin di Varsavia del 1955, la sua carriera non ha avuto
pausa. È ormai non soltanto uno dei pianisti più rinomati del nostro tempo, ma un
artista la cui vita creativa comprende una vasta gamma di attività.
La direzione d’orchestra ha occupato la maggior parte del suo tempo negli ultimi
vent’anni. Dopo il periodo trascorso come direttore principale della Czech
Philharmonic (1998-2003), Ashkenazy è diventato direttore musicale della NHK
Symphony Orchestra di Tokyo nel 2004. Oltre a questi impegni, Ashkenazy prosegue
il suo consolidato rapporto con la Philharmonia Orchestra, di cui è stato nominato
Conductor Laureate nel 2000. È anche direttore musicale della European Union
9
Youth Orchestra, con la quale compie tournées ogni anno, oltre che Conductor
Laureate della Iceland Symphony Orchestra; dal 2009 è direttore principale e consigliere artistico della Sydney Symphony Orchestra.
Per quanto la direzione occupi una buona parte del suo tempo, Ashkenazy continua
a dedicarsi al pianoforte, arricchendo costantemente il suo vastissimo catalogo di
incisioni. Vladimir e Vovka Ashkenazy effettuano numerose tournées che li vedono
impegnati in recital per due pianoforti, recentemente in Cina, Turchia e Italia, e prossimamente in Giappone e Corea.
VOVKA ASHKENAZY
Nato a Mosca, ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di sei anni a Reykjavík, dove
la famiglia allora risiedeva. A sedici anni è stato accettato al Royal Northern College
of Music di Manchester. Ha debuttato nel Primo Concerto di Ciaikowskij con
Orchestra al Barbican Centre di Londra.
Da allora la sua carriera l’ha portato in giro per il mondo con opportunità di suonare
in prestigiosi teatri in Europa, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e le due
Americhe. Ha partecipato a numerosi festival internazionali, come il Marlboro
Festival in Vermont e il Festival dei Due Mondi di Spoleto, ed è stato ospite delle
maggiori orchestre inglesi. È molto attivo nella musica da camera: ha registrato un
CD di musica italiana con suo fratello, il clarinettista Dimitri, e si esibisce anche col
padre, assieme al quale incide per Decca.
Parallelamente alla sua attività concertistica, Vovka Ashkenazy si dedica con passione all’insegnamento. Ha tenuto masterclass in Australia, Danimarca, Gran
Bretagna, Grecia, Guatemala, Islanda, Norvegia, Svezia e Stati Uniti ed è docente
all’Accademia di Imola.
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Giovedì 27 febbraio 2014
ORE 21.00 / PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
CONCERTO DI CARNEVALE
ORCHESTRA DELLA TOSCANA
SERGIO ALAPONT direttore
MARIA CASSI attrice
Regia di Leonardo Cantelli
Con My life with men and other animals Maria Cassi ha fatto divertire e commuovere
Europa e America. Le espressioni grottesche che può assumere la sua faccia di pongo e l’emozione struggente che suscitano certi suoi racconti non si scordano facilmente. Come i grandi comici (Chaplin, Jacques Tati, Benigni), anche lei, nei suoi
spettacoli, sa tramutare l’ilarità in una stretta al cuore. Che poi è la vita, dove si ride
e si piange. Maria Cassi è la signora del Teatro del Sale, singolare ristorante-teatro
da lei fondato nel quartiere fiorentino di Sant’Ambrogio insieme al suo compagno, lo
chef Fabio Picchi: luogo d’elezione per le sue performances, nelle quali prende in giro se stessa, i suoi concittadini, l’amata Parigi, e si tramuta in bambino o clochard, in
vecchietto o vamp. E spesso canta, Battisti e Kurt Weill, i Beatles e Paolo Conte, contornata da un manipolo di musicisti fidati. Data la sua familiarità con la musica e il
mascheramento, le verrà facile imbastire il Concerto di Carnevale con l’ORT.
Il programma dettagliato – a cura dell’ORT – sarà distribuito in sala la sera stessa
del concerto, come di consueto.
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Martedì 4 marzo 2014
ORE 21.00 / TEATRO SHALOM
Alexander Panfilov pianoforte
(1° Premio Concorso “A. Speranza” di Taranto)
L. v. BEETHOVEN (1770-1827)
Fantasia in sol minore op. 77
Sonata in fa minore op. 57 (“Appassionata”)
Allegro assai
Andante con moto
Allegro ma non troppo – Presto
S. RACHMANINOV (1863-1943)
9 Etudes-Tableaux op. 39
n. 1 in do minore
n. 2 in la minore
n. 3 in fa diesis minore
n. 4 in si minore
n. 5 in mi bemolle minore
n. 6 in la minore
n. 7 in do minore
n. 8 in re minore
n. 9 in re maggiore
A prima vista, la Fantasia in sol minore op. 77 (1810) di Ludwig van Beethoven può
apparire come una composizione piuttosto bizzarra. Forse è per questo motivo che
non sono molti i pianisti a proporla in pubblico: fa pensare più a un’improvvisazione
scritta che a un lavoro strutturato. In realtà è ben di più di quanto sembri: si potrebbe definire una sorta di autoritratto di Beethoven immerso nel proprio processo
creativo. Pare di vederlo mentre cerca un’idea musicale da sviluppare, passando attraverso temi, stili e caratteri opposti. Il fatto che venga pubblicata assieme alle
Sonate op. 78 e op. 79 – anch’esse così poco prevedibili in questa fase della creatività beethoveniana per le loro dimensioni ridotte – non è certo casuale: il “disordine”
dell’op. 77 potrebbe controbilanciare l’“ordine” delle due Sonate seguenti.
La Sonata in fa minore op. 57, oltre a essere uno dei lavori pianistici beeethoveniani
più amati dal pubblico, era anche uno di quelli preferiti dal compositore stesso, proprio accanto alla piccola Sonata op. 78 citata sopra. L’Appassionata (1805) rappresenta uno dei culmini del sonatismo di Beethoven: strutturata in due grandi blocchi ,
appartiene a quella serie di lavori tipici del periodo centrale, in cui l’architettura della forma-sonata è dilatata fino allo spasimo, la scrittura strumentale è impervia e la
dialettica che si instaura fra gli elementi diventa drammatica. Troviamo aspetti analoghi in opere come la Terza e la Quinta Sinfonia, il Terzo e il Quarto Concerto per
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pianoforte e orchestra, la Sonata “a Kreutzer” per violino: romantici della prima ora
come Mendelssohn e Schumann attingeranno a piene mani da questa incandescente
produzione beethoveniana, mentre ci vorranno avveniristi del calibro di Liszt e
Wagner per accostarsi agli ultimi capolavori.
Nonostante Sergej Rachmaninov appartenga alla stessa generazione di Debussy,
Albeniz e Busoni, la sua figura di virtuoso fin de siècle e il suo stesso stile di compositore lo avvicinano molto di più al tardo Ottocento che al primo Novecento. Nel suo
ampio catalogo pianistico, le due raccolte di Études-tableaux op. 33 e op. 39 spiccano per l’organicità delle difficoltà tecniche, distribuite secondo gli inarrivabili modelli
degli Studi di Chopin e di Liszt, unite a una nobile retorica che sfiora il descrittivo. I
nove numeri dell’op. 39 (1917) sono sostanzialmente le ultime pagine composte
dall’Autore in Russia e – secondo alcuni studiosi – costituiscono una sorta di omaggio all’amico Scriabin, scomparso nel 1915: certo, rispetto alla raccolta precedente, i
passi virtuosistici sono ancora più ardui, gli intrecci ritmici più complessi, la polifonia più fitta. Tra di essi, il n. 1 riprende il moto inesorabile di certi Preludi di Chopin,
mentre il n. 5 è emblematico della più veemente oratoria di Rachmaninov; il n. 9
chiude la serie con una certa premonizione del ritmo e dell’armonia di Prokofiev, ma
senza sfiorarne l’asperità percussiva.
Marco Vincenzi
ALEXANDER PANFILOV
Nato a Mosca, ha già vinto numerosi premi in vari Concorsi internazionali e tiene regolarmente concerti in Russia, Europa e USA. Ha suonato alla Carnegie Hall di New
York, al Conservatorio e alla Filarmonica di Mosca, al Musikverein di Vienna e in
molte altre sedi prestigiose. Fra gli ultimi riconoscimenti, ricordiamo il 1° Premio al
51° Concorso pianistico internazionale “A. Speranza” di Taranto e il 1° Premio alla
Brant Competition di Birmingham.
Alexander Panfilov ha studiato alla Scuola di Musica Gnessin di Mosca e in seguito al
Conservatorio, sotto la guida di Andrei Diev. È poi stato ammesso a diverse masterclass tenute da docenti quali Robert Levin, Richard Goode, Martin Roscoe, Miches
Beroff. Nel 2012 ottenuto una borsa di studio per perfezionarsi al Royal Northern
College of Music di Manchester con Graham Scott. Alexander è un Leverhulme Arts
Scholar ed è attualmente sostenuto dalla Fondazione Liberty Living nei suoi studi. Il
suo repertorio spazia da Bach e Scarlatti ai compositori del XXI secolo.
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Martedì 18 marzo 2014
ORE 21.00 / TEATRO SHALOM
LEGGENDE POPOLARI INTORNO AL JAZZ: OMAGGIO A GIORGIO GASLINI
Alessandra Garosi pianoforte
Stefano Parrino flauto
Francesca Breschi voce
Paolo Corsi percussioni
GIORGIO GASLINI
Estratto dall’Alabama Suite per pianoforte solo
Le Carillon fou per flauto e pianoforte
Suite elisabettiana per voce, flauto e pianoforte
DAMIANO SANTINI
Zodiaco per pianoforte solo
ALESSANDRA GAROSI
Le Carillon perdu per pianoforte e percussioni
GIORGIO GASLINI
Trittico popolare per voce e pianoforte
dalle Chansons:
G&G (introduzione di A. Garosi)
Il drago
Ballata nel vento
Il grande urlo
Fra i più grandi meriti di Giorgio Gaslini, quello di aver portato la musica jazz in Italia.
Durante la sua lunga e autorevole carriera si è dedicato sempre alla composizione,
parte integrante e inscindibile del suo modo di suonare e della sua personalità. Il suo
carattere imprevedibile, sempre in movimento negli anni, lo porta adesso a scrivere
musiche molto diverse dalle colonne sonore che lo hanno contraddistinto nel
Novecento. Un sussidiario sonoro nel quale non può mancare il suo antico amore, il
jazz, ma dove si intrecciano anche vicende tratte dalla musica contemporanea, melodie
italiane e storie raccontate con incredibile fantasia. Alessandra Garosi (pianista crossover/classica), Stefano Parrino (flautista classico), Francesca Breschi (voce del repertorio popolare) e Paolo Corsi (percussionista jazz), si incontrano per dar vita a un concerto tutto italiano, dove spiccano gli ultimi lavori del Maestro, fatta eccezione per la
straordinaria e datata Alabama Suite, e delle Chansons (in questo caso rielaborate da
Alessandra Garosi per la formazione di quartetto). In uscita il CD Chansons et Carillons.
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GIORGIO GASLINI
Pianista, compositore, direttore d’orchestra milanese, musicista jazz di fama internazionale, ha al suo attivo più di tremila concerti e cento dischi, per i quali ha vinto
dieci volte il Premio della Critica. Attivo anche nella musica contemporanea, dopo
aver conseguito sei diplomi al Conservatorio di Milano, ha composto lavori sinfonici,
opere e balletti per il Teatro alla Scala e per i maggiori teatri italiani. Iniziatore di
correnti musicali e portatore della musica ai giovani in scuole, università, fabbriche,
ospedali psichiatrici ha tenuto concerti e partecipato a festival in oltre sessanta nazioni. È stato titolare dei primi corsi di jazz nei Conservatori di Roma (1972-73) e di
Milano (1979-80), facendo conoscere una nuova generazione di talenti musicali e
aprendo la strada all’ingresso ufficiale del jazz come materia di studio in tutti i
Conservatori italiani.
Ha collaborato per le musiche di scena con i più prestigiosi registi di teatro e per la
televisione. Per il cinema ha composto numerose colonne sonore: celebri le sue musiche per il film La notte di Michelangelo Antonioni, premiate con il Nastro d’argento. È autore dei volumi Musica totale (Feltrinelli), Tecnica e arte del jazz (Ricordi), Il
tempo del musicista totale (Baldini e Castoldi). Nel 2002 Carlo Azeglio Ciampi gli ha
conferito il premio alla carriera: diploma e medaglia d’oro, riconoscimento riservato
ai benemeriti della cultura e dell’arte. Nel 2009 al Teatro Filodrammatici di Milano
gli è stato assegnato il prestigioso premio “Milano per la Musica”, e l’anno seguente
ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro dal Sindaco di Milano.
ALESSANDRA GAROSI
Nata a Siena, suona in contesti internazionali di festival e teatri dal 1985. Al suo attivo circa centinaia di esibizioni in tre continenti, venticinque uscite discografiche e
collaborazioni con artisti di grande rilievo. Ha studiato con György Sebök, Paolo Rio
Nardi, Sonya Hanke, Pascal Rogé, Giancarlo Cardini e Pier Narciso Masi, viaggiando
dall’Australia all’Irlanda e frequentando infine l’Università di Bloomington (Indiana).
Ha inciso per New Tone, Ema Records, Materiali Sonori, Imps (Francia) e
Indipendent Recording (Messico).
Ha collaborato, fra gli altri, con Harvey Sachs, Stefano Bollani, Michael Nyman,
Giorgio Gaslini, Stefano Zenni, Adam Simmons. Molti i compositori che hanno scritto
musica per lei. Dal 1990 al 2010 fatto parte del gruppo Harmonia, lavorando per il
label/management Materiali Sonori. In questa sede ha collaborato come pianista,
arrangiatrice e compositrice.
FRANCESCA BRESCHI
Dal 1990 fa parte del Quartetto Vocale di Giovanna Marini, della quale dal 1995 è anche assistente musicale e direttrice dei cori. Musicista di formazione classica, cantante eclettica e compositrice, è da sempre legata al teatro e a mondi paralleli come
la video-arte, le arti plastiche, la poesia, la canzone d’autore, la musica elettronica,
la musica medievale e antica.
Ha collaborato con numerosi artisti tra i quali spiccano Nicola Piovani, Elio De
Capitani, Francesco de Gregori, Serena Nono, Giancarlo Cobelli, Patrice Kerbrat,
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Giulio Bosetti, David Riondino, Mario Brunello, Marco Paolini. Svolge un’intensa
attività didattica in Italia e all’estero sia su repertori di canto tradizionale che di
tecnica vocale.
STEFANO PARRINO
Pluridiplomato nelle più importanti Scuole musicali europee, con docenti come
Peter-Lukas Graf, Maxence Larrieu, Patrick Gallois, William Bennett, si dedica all’attività concertistica sia come solista che come camerista. Si è esibito in Europa,
Nord e Sud America.
Affianca all’attività concertistica quella di docente. Ha tenuto masterclass in tutta
Europa, Sud e Nord America sia di flauto che di respirazione continua, tecnica della
quale è ricercatore e divulgatore internazionalmente riconosciuto. Assieme al fratello Francesco e al pianista Alessandro Marangoni ha dato vita al Trio Albatros
Ensemble, definito da Ivan Fedele “una delle realtà più interessanti della giovane
musica da camera italiana”. Registra per Stradivarius.
PAOLO CORSI
Nato a Montevarchi, oltre ad un’intensa attività concertistica in Italia ha tenuto concerti negli Stati Uniti, Russia, Messico, Austria, Germania, Francia, Belgio, Olanda,
Turchia e compare in circa cinquanta produzioni discografiche. Frequenta clinics con
Elvin Jones, Peter Erskine, Airto Moreira, Marvin “Smitty” Smith, Billy Cobham.
Batterista, percussionista, laureato in ingegneria elettronica (con master in
Psicologia della musica presso l’Università di Siena), ha suonato con Stefano
Battaglia, Paolo Fresu, Gabriele Mirabassi, Danilo Rea, Ares Tavolazzi e molti altri
artisti italiani e stranieri. Vince “Barga Jazz , col “Cristiano Arcelli Trio”. Dal 2005 è
docente di batteria e musica di insieme al CFM di Siena Jazz. Ha tenuto masterclass
a Izmir (Turchia). In ambito classico e teatrale, ha collaborato con Paolo Damiani,
Bruno de Franceschi, Arturo Stalteri, Daniele Sepe, Kocani Orchestrar, Banda
Improvvisa, Harmonia Ensemble, lo scrittore Stefano Benni e gli attori Carlo Monni e
Alessandro Benvenuti.
SOLO CON
c/o CENTRO*Empoli - Tel. 0571 83402
PA R O L E & M U S I CA A L C E N AC O LO
Venerdì 21 marzo 2014
ORE 21.00 / CENACOLO DEL CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
CONCERTO GRATUITO FUORI ABBONAMENTO
Giuliano Graniti pianoforte
Marco Mantovani pianoforte
Giovanni Nesi pianoforte
Presentazione di Guido Barbieri
IN COLLABORAZIONE CON LA SCUOLA DI MUSICA DI FIESOLE
L. v. BEETHOVEN (1770-1827)
33 Variazioni su un Valzer di Diabelli op.120
La parola giusta è Veränderungen. Una parola un po’ ostica e ingrata da tradurre e
quindi da comprendere. Però ci si può provare: si potrebbe azzardare ad esempio
“trasformazioni” oppure, volendo, “metamorfosi”. Tutto, comunque, tranne che “variazioni”. Questo proprio no. Non è un dettaglio e nemmeno una pedanteria filologica. Perché questa è la parola che Beethoven usa per dare un nome (e lui non fa mai
niente a caso…) a quelle che noi chiamiamo con un bel po’ di disinvoltura Variazioni
Diabelli. Variazioni, appunto, l’unica parola sbagliata. E lo facciamo, per lo meno in
Italia, da quasi due secoli.
E allora chi ha ragione: noi o Beethoven? Nove su dieci lui: di solito ha quasi sempre
ragione lui. Perché in effetti a ben leggere, eseguire, ascoltare quei trentatré pezzi
che seguono il valzerino (che poi forse non è nemmeno un valzerino…) composto da
Anton Diabelli non viene quasi mai in mente l’idea di “variazione”. Non per lo meno
come era stata concepita dalla tradizione illustre del “tema con variazioni” fino a
quel momento. Alfred Brendel – che di variazioni si intende assai – dice ad esempio
che il tema di partenza viene continuamente “commentato, criticato, perfezionato,
deriso, portato ad absurdum, disdegnato, incantato, trasfigurato, lamentato, compianto, calpestato ed infine schernito”. Il che significa, per l’appunto, trasformato.
Non certo variato…
Del resto la tecnica che adotta Beethoven, “trasformazione dopo trasformazione”,
per costruire l’edificio dell’op. 120 è la spia più persuasiva, la prova regina, del suo
carattere labirinticamente metamorfico. Una tecnica compositiva che fa confliggere
ad ogni passo i due assi portanti della scrittura: la struttura e l’invenzione. Per un
verso, infatti, il ciclo sembra reggersi su una serie di proporzioni nitidamente matematiche. Piero Rattalino l’ha dimostrato a sufficienza: comunque le si rigiri, le si
suddivida e le si raggruppi c’è sempre un algoritmo cristallino che sorveglia le rela-
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zioni tra le trentatré (33!!!) Veränderungen: la sezione aurea. Ma questa è solo mezza verità: l’altra metà è assai meno visibile, calcolabile, certificabile.
Non si comprende fino in fondo la natura delle “metamorfosi Diabelli”, infatti, se non
ci si mette all’ascolto del soffio che le percorre da cima a fondo, della ratio che continuamente le ispira e le costruisce: lo spirito, cioè, dell’improvvisazione. Una
estemporaneità sistematica e profonda che si cristallizza, inevitabilmente, nel segno
scritto. Ma che nasce in realtà, direttamente, fisicamente, sulla superficie del pianoforte, nell’hic et nunc della scrittura: una sorta di “composizione istantanea” della
quale la rete matematica è solo una cornice di salvataggio, una rete di protezione.
Non solo: proprio dal conflitto tra il rigore matematico della struttura e la fluidità
mercuriale della improvvisazione sorge, in definitiva, il tratto inconfondibile delle
Diabelli, ossia il loro radicale e sistematico “umorismo”. L’adozione spontanea, cioè,
di un “tempo comico” (nella accezione che prima Nietzsche e poi Bergson hanno dato a questa espressione) che sottrae la serie delle trasformazioni alla linearità del
tempo cronologico per immergerle in un flusso temporale in cui il prima e il dopo si
sintetizzano in una sorta di costante “presente”. Il tempo in cui si coniuga, non a caso, il verbo improvvisare.
Guido Barbieri
GIULIANO GRANITI
Si è diplomato presso il Conservatorio di Lecce con il massimo dei voti, lode e menzione. Ora è allievo di Andrea Lucchesini presso la Scuola di Musica di Fiesole. È
stato il pianista dell’OGI e collabora con l’Orchestra Galilei. Ha frequentato masterclass con Aldo Ciccolini, Natalia Gutman, Pavel Vernikov, Bruno Canino, Riccardo
Risaliti, Alexander Lonquich e con il Trio di Parma. Suona come solista in Italia
(Comunale di Firenze, Teatro Paisiello di Lecce, La Fenice di Venezia, Palazzo Pitti) e
all’estero, in città come Vienna (Ehrbarsaal), Raiding (Lisztzentrum), Graz e altre.
Intensa l’attività cameristica con esibizioni in Sala Piatti a Bergamo, a Villa Walton a
Ischia, al Teatro degli Arrischianti a Sarteano, a Palazzo Pitti, collaborando con il
Quartetto di Cremona, il musicattore Luigi Maio e altri. Ha registrato per Nireo.
Lavora come pianista accompagnatore presso la Scuola di Musica di Fiesole.
MARCO MANTOVANI
Nato a Mantova, si diploma al Conservatorio della sua città con il massimo dei voti,
la lode e la menzione d’onore. È stato premiato in Concorsi nazionali e internazionali
sia come solista (vincendo il I Premio al XIX Concorso Pianistico “Giulio Rospigliosi”
e conseguendo di recente il III posto al “XXX Premio Venezia”), sia in duo con la violinista Carola Zosi. Si è esibito in numerose sale da concerto (Villa Demidoff e Palazzo
Pitti a Firenze, Auditorium Del Carmine a Parma, Teatro Malibran e Teatro Fenice a
Venezia, Teatro Bibiena e Teatro Sociale a Mantova). Ha inoltre eseguito come solista
il Primo Concerto di Chopin con l’Orchestra del Conservatorio di Mantova.
Attualmente frequenta il corso di perfezionamento tenuto da Andrea Lucchesini alla
Scuola di Musica di Fiesole.
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GIOVANNI NESI
Diplomato in pianoforte con lode e menzione d’onore, ha conseguito col massimo dei
voti i diplomi accademici di secondo livello in pianoforte e musica da camera. Allievo
di Maria Tipo, Andrea Lucchesini e Bruno Canino, ha ricevuto premi e riconoscimenti
da eminenti istituzioni. Si esibisce per importanti stagioni e festival, tra i quali Amici
della Musica di Firenze e Maggio Musicale Fiorentino, Festival dei Due Mondi di
Spoleto, Società dei Concerti di Milano, Fondazione Santa Cecilia di Portogruaro,
Orchestra Sinfonica di Sanremo, Camerata Musicale Sulmonese, Società dei
Concerti di Sorrento, Festival Valentiniano di Orvieto, Fondazione Walton di Ischia,
Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Valli di Reggio Emilia. All’estero ha tenuto concerti in Gran Bretagna, Spagna e Grecia. La sua prima realizzazione discografica è
edita da Tactus.
GUIDO BARBIERI
Guido Barbieri, critico musicale de La Repubblica, insegna storia ed estetica della
musica presso il Conservatorio dell’Aquila. Ha pubblicato volumi su Händel e Mozart
e ha attualmente in preparazione per L’Epos di Palermo una monografia su Edgard
Varèse. Nel 2011 ha collaborato con un lungo saggio introduttivo al primo volume
dell’Enciclopedia delle Arti Contemporanee curata da Achille Bonito Oliva. Ha realizzato quattro dei dodici volumi della Grande Storia della Musica pubblicata nel 2005
dall’Editoriale L’Espresso. Nel 2001 ha curato e presentato per Rai Sat l’edizione
completa delle opere di Giuseppe Verdi. Dal 1982 al 2012 è stato conduttore e consulente di Radio 3. È attualmente direttore artistico della Società Barattelli dell’Aquila
e degli Amici della Musica di Ancona, nonché consulente editoriale del Teatro
Petruzzelli di Bari. Scrive testi critici per le maggiori istituzioni musicali nazionali e
testi drammaturgici per alcuni dei più importanti compositori italiani. Nel 2006 gli è
stato assegnato il Premio Feronia per la critica musicale.
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Lunedì 31 marzo 2014
ORE 21.00 / TEATRO SHALOM
CONCERTO DEDICATO AD AUGUSTO ALLEGRI
Alessandro Licostini clarinetto
Quartetto Fonè
Paolo Chiavacci, Marco Facchini violini
Chiara Foletto viola
Filippo Burchietti violoncello
W. A. MOZART (1756-1791)
Quintetto in la maggiore K 581
Allegro
Larghetto
Minuetto
Allegretto con variazioni
J. BRAHMS (1833-1897)
Quintetto in si minore op. 115
Allegro
Adagio
Andantino
Con moto
Wolfgang Amadeus Mozart ha amato il clarinetto fin dalla nascita di questo strumento. La prima volta che lo ascoltò scrisse al padre:” Ah, se potessi avere dei clarinetti!”
Successivamente Mozart ebbe modo di ascoltare Anton Stadler, brillante clarinettista
dell’epoca che, con la sua abilità interpretativa, convalidò l’amore già esistente per
questo strumento. La prima opera di ispirazione “stadleriana” (il Kegestalt Trio) risale
al 1786: tre anni dopo nacque il Quintetto K 581, dedicato proprio a Stadler. Infine anche l’ultimo Concerto solista di Mozart, il K 622, è scritto per clarinetto. Mozart scrisse il Quintetto K 581 nel 1789 Vienna: era un brutto periodo per lui, che versava in
grandi difficoltà economiche e anche psicologicamente era molto depresso. Confida in
una lettera a un amico: “Sono in condizioni che non augurerei al mio peggior nemico…
non riesco a guadagnare nulla … mia moglie è ammalata, e i bambini…” Questa
drammatica situazione non trasuda minimamente nell’opera, a dimostrazione della
totale dicotomia tra l’anima di Mozart e la sua vita terrena. Il primo tempo è un
“Allegro” molto cameristico, con temi lirici che si spostano da un solista all’altro; segue un breve sviluppo del quartetto e una ripresa che rielabora il materiale di apertura. Il “Larghetto” è un notturno, una ninna-nanna dolce e malinconica con un’aria del
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clarinetto, che presto diventa un duetto con il violino I. Nella parte centrale la tensione
è smorzata da scale ascendenti, che danno quasi la sensazione del sogno per poi tornare al tema iniziale. Questo secondo tempo è un esempio dell’ultramondana arte di
Mozart: è una musica di una bellezza delicata e irraggiungibile come pochi altri capolavori ci hanno donato. Il Minuetto è molto più terreno: è una danza piuttosto brillante,
alla quale si contrappone la sezione intermedia affidata al quartetto, con la quale
Mozart riflette sentimenti più profondi e drammatici. Seguono due trii più ironici, nei
quali il semplice canto del clarinetto si contrappone al violino I. Nell’“Allegretto con
variazioni” conclusivo, dopo l’esposizione, nella prima e seconda variazione, i personaggi danzano, ridono, si lamentano e vedono la stessa cosa sotto diversi punti di vista. Nella terza variazione, la viola porta tutto in un clima triste e malinconico che il
cupo registro basso del clarinetto sottolinea, accentuandone le sensazioni. La quarta
variazione è un’esplosione di gioia, con veloci passaggi che si articolano in un dialogo
tra clarinetto e violino. Mozart ritarda la fine del quintetto con una variazione molto
lenta, introversa, come una riflessione che accentua l’efficacia del finale (“Allegro”),
nel quale usa briciole del materiale di apertura e riporta tutti i solisti insieme.
Johannes Brahms si avvicinava ai sessant’anni e andava dicendo di voler terminare la
sua attività di compositore per dare spazio ai giovani. All’inizio del 1891 ebbe modo di
ascoltare il clarinettista Richard Mühlfeld, che divento la sua nuova Musa. Grazie a
questo incontro, Brahms produsse le sue ultime composizioni cameristiche: un Trio,
un Quintetto e due Sonate, tutte con il clarinetto. Furono probabilmente il timbro ambiguo e vulnerabile di questo strumento (triste e allegro nello stesso tempo), unito alle toccanti interpretazioni di Mühlfeld, i grandi stimoli che spinsero Brahms a descrivere con calore nostalgico l’autunno della sua vita. Il Quintetto op 115 è la seconda di
queste opere ed è in un certo senso innovativo, in relazione all’opera brahmsiana, in
quanto i temi di apertura del primo movimento forniscono quasi tutto il materiale per
l’intera composizione. Potremmo dire che il brano è impostato sul principio della variazione, nel quale Brahms è sempre geniale. Il brano è essenzialmente cameristico e
le cinque voci sono magistralmente miscelate, con il clarinetto che colora nostalgicamente la musica, scambiandosi le idee con gli altri solisti. Brahms sfrutta tutte le
possibilità dello strumento a fiato, da impercettibili pianissimi ai suoni più acuti e penetranti, per narrare la gioia, il dolore, l’angoscia, la solitudine e l’amore. Un’altra caratteristica di questo Quintetto è la costante alternanza tra maggiore e minore, che
crea un senso di instabilità e accentua il tono malinconico dell’opera. Il Quintetto, imprevedibilmente, si conclude con il ritorno al tema iniziale del primo movimento, quasi a significare che tutto ci riporta indietro, a terra, nel nostro vissuto quotidiano.
Alessandro Licostini
ALESSANDRO LICOSTINI
Dopo il diploma in clarinetto, conseguito all’Istituto Musicale di Lucca con Antonio
Vitale, ha approfondito le problematiche relative alla tecnica e all’interpretazione con
insigni musicisti quali Giuseppe Garbarino, Piernarciso Masi, Palmiero Giannetti e
presso prestigiose Accademie (Chigiana di Siena, Scuola di Musica di Fiesole), ottenendo più volte borse di studio CEE.
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Ha sin da giovanissimo intrapreso un’intensa attività concertistica che l’ha portato
ad esibirsi in tutta Italia e all’estero (Germania, Belgio, Romania, Repubblica Ceca,
Svizzera), in collaborazione con insigni musicisti quali Augusto Vismara, Piernarciso
Masi, Marco Vincenzi, Quartetto di Roma, Quartetto Fonè. Da sempre interessato alla chimica ed alla fisica, ha applicato queste conoscenze nella sperimentazione di
nuovi materiali e forme per la costruzione di bocchini per clarinetto; le sue creazioni
sono utilizzate in tutto il mondo da artisti di fama internazionale e nelle più importanti orchestre.
Ha inciso per Ema Records e per Dynamic. Nel 2005 ha pubblicato per il suo metodo
Psico-anatomia del clarinettista, che può essere definito la sintesi olistica della tecnica clarinettistica moderna. Si è avvicinato anche alla direzione di opere liriche ottenendo notevoli apprezzamenti di pubblico e di critica. Attualmente, tiene masterclass e conferenze di psicologia dell’apprendimento, di tecnica esecutiva degli strumenti a fiato, di clarinetto solista e di musica da camera. È docente di clarinetto
all’Istituto “L. Ghiberti” di Firenze.
QUARTETTO FONÈ
Con le affermazioni in vari Concorsi nazionali (Stresa, Palmi, Trapani) ed internazionali (“G.B. Viotti” di Vercelli, “D. Shostakovich” a San Pietroburgo), inizia nel 1985
l’attività concertistica del Quartetto Fonè, che tiene concerti per le maggiori istituzioni concertistiche in Italia (fra le altre Milano, Torino Unione Musicale, Roma S.
Cecilia, Venezia , Firenze Amici della Musica, Napoli “A. Scarlatti”, Palermo Amici
della Musica, Ravenna Festival) e all’estero in Svizzera, Austria, Germania, Israele,
Francia, Spagna, Grecia, Stati Uniti, Canada e Giappone.
Nell’ambito dell’attività discografica è da ricordarsi il Quintetto di Schubert eseguito
in collaborazione con Franco Rossi e il Sestetto “Souvenir de Florence” di Ciaikovskij
con Sadao Harada, violoncellista del Quartetto di Tokyo e Harald Schoneweg, violista
del Quartetto Cherubini.
Fra gli artisti con i quali il quartetto ha collaborato figurano inoltre i pianisti Carlo
Bruno, Pietro De Maria, Alexander Lonquich, Benedetto Lupo, Piernarciso Masi;
Hans-Jorg Schellenberger, primo oboe della Filarmonica di Berlino; i flautisti
Giorgio Zagnoni e Peter Lukas Graf; il clarinettista Anthony Pay; il violista Danilo
Rossi; il violoncellista Miclos Perenyi.
Il repertorio del Quartetto Fonè è incentrato sui Quartetti di Beethoven e di Bartok,
eseguiti in cicli integrali presso diverse società italiane; l’ensemble inoltre si è dedicato da sempre alla diffusione della musica contemporanea.
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Venerdì 4 aprile 2014
ORE 21.00 / CENACOLO DEL CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
CONCERTO GRATUITO FUORI ABBONAMENTO
Davide Alogna violino
David Boldrini pianoforte
F. SCHUBERT (1797-1828)
Sonata in re maggiore op. 137 n. 1 D384
Allegro molto
Andante
Allegro vivace
Sonata in la minore op. 137 n. 2 D385
Allegro moderato
Andante
Minuetto. Allegro
Allegro
Sonata in sol minore op. 137 n. 3 D408
Allegro giusto
Andante
Minuetto
Allegro moderato
Sonata in la maggiore op. 162 D574 (“Gran Duo”)
Allegro moderato
Scherzo. Presto
Andantino
Allegro vivace
Sappiamo ben poco delle circostanze che indussero Franz Schubert a comporre, fra
il marzo e l’aprile del 1816, tre Sonate “per il pianoforte con accompagnamento di
violino” che apparvero dall’editore Diabelli nel 1836, vale a dire otto anni dopo la
morte del compositore, con il diminutivo di Sonatine. Si tratta di Sonate in senso
“classico” del termine che ci riportano a Mozart per la spontaneità. Circola in queste
pagine un sentimento di amabile e piacevole gusto popolaresco, ben assecondato
dal violino e dal pianoforte che si fondono e si alternano nel canto, secondo esigenze
di colore e di struttura, ubbidendo a quel mondo interiore tipicamente schubertiano,
contrassegnato da un Romanticismo fresco e giovanile.
Fin dalle prime battute si riscontra tra i due strumenti una simbiosi particolare,
un’intesa musicale e una condivisione d’intenti che porta il testo musicale a scorrere
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libero, ma preciso, puntuale, capace di offrire all’ascoltatore la possibilità d’individuare tutte le caratteristiche tipiche del grande Autore viennese sia dal punto di vista tecnico sia intellettuale.
Lorenzo Ancillotti
DAVIDE ALOGNA
Nato a Palermo, ha iniziato lo studio del pianoforte e quello del violino all’età di cinque anni, diplomandosi giovanissimo con il massimo dei voti in entrambi gli strumenti al Conservatorio di Como. Sempre con il massimo dei voti ha conseguito il
biennio di secondo livello in violino solista presso il Conservatorio di Ferrara. Si è poi
perfezionato con i più importanti violinisti contemporanei come Felice Cusano
all’Accademia di Fiesole, Maryvonne Ledizes al Conservatorio Superiore di Parigi
(dove ha vinto il “Premier Prix a l’unanimitè” in violino solista e musica da camera),
Pavel Berman all’Accademia di Imola, Zakhar Bron e Kleidi Sahatci al Conservatorio
della Svizzera Italiana. Ha completato la sua formazione studiando composizione
con Luca Francesconi. Ha seguito inoltre all’Accademia Chigiana i corsi di perfezionamento di Giuliano Carmignola, che gli ha conferito il diploma d’onore definendolo
“un grandissimo talento”.
Ha tenuto più di cinquecento concerti sia da solista con orchestra, che in duo col pianoforte o la chitarra, per numerose associazioni concertistiche in Italia, Svizzera,
Spagna, Francia, Germania, Polonia, Romania, Slovenia, Ucraina, Turchia, Albania,
Russia, Stati Uniti e Sud America. Dal 2002 al 2004 è stato primo violino di spalla
dell’Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole, premiata con il Premio “Abbiati”, vincendo per due anni consecutivi la borsa di studio per prime parti indetta dalla compagnia San Paolo di Torino. Nell’estate del 2004 tenuto una lunga tournée in Sud
America in qualità di spalla, diretto da Salvatore Accardo .
Ha all’attivo cinque CD da solista per Velut Luna, Phoenix Classics (“5 stelle” di
Musica), Brillant Classics. Nel 2013 è uscito il suo nuovo CD con le Sonate per violino e pianoforte di Franz Schubert, come copertina di Amadeus. Gli è stato affidato per lungo tempo uno Stradivari (ex Heifetz-1717) con il quale ha tenuto una
tournée negli USA. Dal 2013 è direttore artistico del Festival di musica da camera
“Como Classica”. Suona su G. Borchardt (Cremona, 1994) e un prezioso G. Fiorini
(Bologna, 1906).
DAVID BOLDRINI
Studia pianoforte presso il Conservatorio di Firenze nella classe di Lydia Rocchetti,
diplomandosi con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore.
Contemporaneamente si diploma col massimo dei voti in organo e composizione organistica presso il medesimo Istituto. Segue i corsi di perfezionamento tenuti da
Bruno Canino presso l’Accademia di Seveso e dal Trio di Milano presso la Scuola di
Musica di Fiesole, il corso biennale tenuto dal duo pianistico Moreno-Capelli a
Bologna, ed è allievo effettivo di numerose masterclass tenute da Paul Badura
Skoda, Bruno Canino, Fabio Bidini.
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PA R O L E & M U S I CA A L C E N AC O LO
Dal 2001 si perfeziona con Vincenzo Balzani presso la Scuola di Musica di Cantù e, in
seguito, frequenta il corso triennale presso l’Accademia pianistica di Imola nella
classe di musica da camera di Pier Narciso Masi, con il quale continua a studiare
per altri cinque anni. Vincitore di più di cinquanta Concorsi nazionali e internazionali,
collabora al fianco di Maria Luigia Borsi, Andrea Bocelli, Brad Repp, Paolo
Chiavacci, Bruno Canino, Katia Ricciarelli, Franco Mezzena, Jesus Medina e altri interpreti di livello internazionale.
Dal 2005 é direttore artistico dell’Associazione “Rami Musicali” e dell’omonima stagione concertistica. Recentemente ha inciso in due CD l’integrale dei Concerti di J.
S. Bach per due, tre e quattro pianoforti e archi per “Wide Classique Label” e per la
medesima etichetta sta incidendo l’integrale dei Concerti di Beethoven per pianoforte e orchestra. In seguito al connubio artistico con il violinista Davide Alogna, ha registrato l’incisione delle Sonate per violino e pianoforte di Schubert per Amadeus.
LORENZO ANCILLOTTI
Studia organo e composizione organistica, diplomandosi presso il Conservatorio di
Castelfranco Veneto. È organista titolare della Collegiata di Sant’Andrea e della “Pia
Società Corale Santa Cecilia” di Empoli e direttore artistico della rassegna di musica
sacra “Concerti di Sant’Andrea” a Empoli.
In qualità di organista dedica particolare attenzione al repertorio romantico e moderno, svolgendo attività concertistica in Italia e all’estero e riscuotendo lusinghieri
consensi di pubblico e di critica. Dal 2012 è assistente alla direzione artistica della
Fondazione Accademia di Musica Italiana per Organo.
Laureato in storia dell’arte e in musicologia e beni musicali presso l’Università di
Firenze sotto la guida di Fiamma Nicolodi, è attualmente dottore di ricerca in esegesi delle fonti musicali presso il dipartimento “Concepts et Langages” dell’Université
Paris-Sorbonne. Collabora in qualità di musicologo con l’Opera di Santa Maria del
Fiore, con riviste specializzate di musica sacra e con centri di ricerca di livello internazionale.
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Mercoledì 9 aprile 2014
ORE 21.00 / TEATRO SHALOM
Elio & I Fiati Associati
K. WEILL (1900-1950)
Suite per fiati n. 1 da Die Dreigroschenoper,
(arrangiamento di Giovanni Bacalov)
K. WEILL/B. BRECHT*
da Die Dreigroschenoper (L’opera da tre soldi):
Die Moritat von di Mackie Messer (La ballata
di Mackie Messer)
Morgenchoral des Peachum (Corale mattutino
di Peachum)
Kanonen-Song (Canzone dei cannoni)
Die Ballade von der sexuellen Hörigkeit
(La ballata della schiavitù sessuale)
Zuhälterballade (Ballata del magnaccia)
K. WEILL
Suite per fiati n. 2 da Die Dreigroschenoper,
(arrangiamento di Giovanni Bacalov)
K. WEILL/B. BRECHT*
da Die Dreigroschenoper (L’opera da tre soldi):
Ballade vom angenehmen Leben (La ballata
dell’agiatezza)
Lied von der Unzulänglichkeit menschlichen
Strebens (La canzone delle contraddizioni nella
condizione umana)
Ruf aus der Gruft (Ballata degli impiccati)
K. WEILL/B. BRECHT*
da Happy End:
Der Song von Mandelay (La canzone
di Mandalay)
Bilbao-Song (La canzone di Bilbao)
K. WEILL/B. BRECHT*
da Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny
(Ascesa e caduta della città di Mahagonny):
Alabama-Song (La canzone dell’Alabama)
*arrangiamenti di Paolo Geminiani
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Un progetto originale che nasce dalla collaborazione fra I Fiati Associati ed Elio, l’istrionico, imprevedibile, vulcanico, irriverente, vero “ragazzo terribile”. Elio è certamente un factotum musicale, capace di farsi voce recitante accanto a grandi orchestre, cantare sul palcoscenico di Sanremo e stupire il pubblico televisivo di X-Factor,
conservando nella sua valigia d’artista una malizia divertita, una preziosa e ampia
cultura musicale, costumi d’ogni genere e diverse parrucche.
Un estratto dall’Opera da Tre Soldi a Happy End di K. Weill: un viaggio intorno al
‘900 che solo Elio in collaborazione con I Fiati Associati poteva rendere così affascinante.
L’ambiente in cui Weill lavorò e creò era quello caratterizzato dall’espressionismo,
dal cabaret, dallo Hindemith iniziale, dal sarcasmo e dalla satira conseguenti al clima di tragica disillusione che avrebbe portato di lì a poco la Germania verso gli orrori del nazionalsocialismo. Con Weill si può – e si deve – parlare di Gebrauchmusik, di
profonde contaminazioni, di totale critica al sistema, di totale reazione anti-Wagner.
La sua opera corre tutta su un binario unico nel panorama del ‘900; è impossibile
tracciare un parallelo con altri musicisti. Forse si potrebbe accostare l’ironia dell’opera di Weill all’ironia espressa da un compositore-polemista come Satie, ma l’ambiente politico era diverso. Influenzato dai principi brechtiani del teatro politico, il
compositore tedesco – dopo i primi lavori di forte impianto strutturale e con spiccate
tendenze politonali, presumibilmente ascrivibili ai suoi studi berlinesi con Busoni –
semplificò il suo stile verso una musica “popolare” che assunse i moduli del jazz, del
café-concert, dei ritmi ballabili.
Insomma: Weill rimane un musicista a sé, e crea una specie di terza via alla musica
tra la colta e quella popolare. Un ponte tra l’Europa espressionista e l’America del
jazz: tra Satie e Berg da una parte, e Gershwin e Berlin dall’altra. All’interno della
sua produzione vanno ricordati i lavori teatrali come Der Protagonist del 1926,
Ascesa e caduta della città di Mahagonny del 1930, le famosissime musiche per
l’Opera da tre soldi del 1928, il balletto I sette peccati capitali e il Berliner Requiem,
una cantata per voci, coro e orchestra.
ELIO
Nato in una zona di Milano, in tenera età si trasferisce in un’altra zona di Milano, ma
sempre in periferia. Poi dopo tanti anni va ad abitare fuori Milano ma non tanto, dove
abita tuttora, ma in periferia della zona dove era andato nella tenera età che ho detto prima. Milano, città che ha dato i natali a Elio, è anche la città dove va a scuola:
elementari, medie, Liceo scientifico “A. Einstein”, con Mangoni, Facoltà di ingegneria
(Politecnico) terminata con calma, Scuola civica di musica dove suona il flauto traverso e si diploma al Conservatorio “G. Verdi” (che però Giuseppe Verdi è nato a
Busseto, ma non c’è neanche da fare il paragone per scherzo). In più gioca a pallone
nella Milanese, nel Fatima, nel Corsico fino all’età di dicitto anni, poi gioca a baseball nell’Ares, sport che gli piace tuttora. Obblighi militari assolti dall’86 all’88, dal
1979 cerca di far divenire realtà il sogno di Elio e le Storie Tese.
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I FIATI ASSOCIATI
L’ensemble nasce nel 2009 dalla collaborazione di alcuni dei più importanti ed affermati musicisti italiani, notissimi anche nel panorama internazionale, con la volontà
di dar vita a progetti originali.
Massimo Mercelli flauto
Allievo di Maxence Larrieu ed André Jaunet, ha intrapreso la carriera di solista e
suona regolarmente nelle maggiori sedi concertistiche del mondo: Carnegie Hall di
New York, Filarmonica di Berlino, Gasteig di Monaco, Teatro Colon di Buenos Aires,
Mozarteum di Salisburgo, Concertgebouw di Amsterdam, Wigmore Hall di Londra, e
nei festival di Ljubljana, Berlino, Santander, Vilnius, San Pietroburgo, Bonn,
Rheingau, Jerusalem, collaborando con artisti quali Yuri Bashmet, Krzysztof
Penderecki, Philip Glass, Ennio Morricone, Luis Bacalov. Di recente ha suonato alla
Filarmonica di Berlino e alla Sala Grande del Conservatorio di Mosca in un galà con
Yuri Bashmet e Gidon Kremer e ha eseguito la prima mondiale di Vuoto d’anima piena di Ennio Morricone sotto la direzione del Maestro stesso. Ha partecipato, alla
Filarmonica di Varsavia, al festival dedicato ai settantacinque anni di Krzysztof
Penderecki. Ha suonato al Teatro Nazionale di Praga con Denice Graves, in Cina per
l’Expo mondiale, al MiTo festival di Milano, al MusikVerein di Vienna. Ha di recente
effettuato la prima esecuzione mondiale del Concerto per flauto ed orchestra di
Michael Nyman a lui dedicato. Nel 2012 è uscito il CD “Massimo Mercelli performs
Philip Glass” con l’integrale della musica per flauto di Philip Glass edito da Orange
Mountain Record.
Fabio Bagnoli oboe
Primo Oboe dal 1995 al 2003 presso l’Orchestra Regionale del Lazio, collabora nello
stesso ruolo con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra della
Toscana, il Teatro dell’Opera di Roma, I Fiati di Parma. Si è esibito con i maggiori
musicisti europei come Peter Lukas Graf, Heinz Holliger, Giuseppe Sinopoli e presso
le più importanti istituzioni concertistiche italiane come il Festival Nuova
Consonanza Roma, Musica Insieme di Bologna, G.O.G. di Genova, il MiTo Festival. Ha
collaborato alla realizzazione di alcune colonne sonore con Nicola Piovani e Ennio
Morricone. A lui sono state dedicate composizioni di autori contemporanei come
Nicola Campogrande e Silvia Colasanti. Al suo attivo vi sono inoltre registrazioni con
le più importanti Radio europee e presso le etichetti BMG, ARTS, Amadeus e Tactus.
Dal 2002 partecipa al progetto finanziato dall’Istituto Reale Belga per la realizzazione di esecuzioni integrali del repertorio oboistico barocco.
Riccardo Crocilla clarinetto
Primo clarinetto dell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, ha collaborato con
prestigiose Orchestre quali Filarmonica della Scala, Orchestra dell’Accademia di
Santa Cecilia, Orchestre de Chambre de Lausanne, sotto la direzione di Zubin Mehta,
Lorin Maazel, Claudio Abbado, Seiji Ozawa. Attivo in formazioni cameristiche a fianco di importanti esecutori come Massimiliano Damerini, il Trio di Parma e András
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Schiff , appare in numerose stagioni concertistiche quali Accademia Chigiana di
Siena, Accademia Filarmonica di Bologna, Società del Quartetto di Milano, Festival
di Lucerna, Verbier Festival, Weimar Kunst Fest, Mozart Woche Salzburg. Ha inciso
per le etichette ARTS, Bongiovanni, Discantica, NBB records. Da segnalare l’esecuzione della Sinfonia concertante di Mozart al Musikverein di Vienna nel 2007 sotto la
direzione di Zubin Mehta e l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
Paolo Carlini fagotto
Primo fagotto dell'Orchestra della Toscana dal 1987, ha collaborato in tale ruolo con
l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, dell’Accademia di S. Cecilia, dell’Opera di
Roma, della Fenice dei Venezia, suonando sotto la direzione di Claudio Abbado,
Riccardo Muti, Myung-Whun Chung. Nella musica da camera ha collaborato con
Massimo Quarta, Pavel Vernikov, Alain Meunier, Julian Raclin, e ha suonato presso
Carnegie Hall, Mozarteum Salisburgo, Festival Open Air Monaco di Baviera,
Conservatorio di Tel Aviv, Auditorio Nacional di Madrid, Teatro Colon di Buenos
Aires, Concert Hall di Hong-Kong. Incide per Sony, CPO, Naxos, Chandos, Tactus. Ha
tenuto masterclass presso il Conservatorio Nazionale Superiore di Lione, la New
York University, la Scuola di Musica di Fiesole, Corsi Internazionali di Portogruaro. È
docente di fagotto presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali di Livorno.
Paolo Faggi corno
Dal 1982 occupa la posizione di primo corno solista presso l’Orchestra della Toscana
collaborando, nello stesso ruolo, con Orchestre quali Maggio Musicale Fiorentino,
Filarmonica della Scala, Gustav Mahler Chamber Orchestra, English Baroque
Solists, diretto tra gli altri da Myung-Whun Chung, Kurt Masur, Daniel Harding,
Georges Pretrè, Riccardo Chailly, ed effettuando numerose tournées in tutta Europa,
oltre al Giappone, Cina, Israele, Lituania, Nord e Sud America. Collabora con complessi cameristici come Quintetto a Fiato del ‘900, Quartetto Italiano di Corni, Solisti
Italiani, Contempoartensemble. Numerosi i suoi CD tra cui le Sonate a quattro di
Rossini, “Ricorrenze (Works for wind instruments)” di Berio, e altri CD dedicati alla
musica da film. Tra le sue produzioni discografiche spicca quella del Concerto per
due corni e orchestra di Antonio Vivaldi che gli ha fruttato una “nomination” al celebre festival discografico statunitense “Grammy Awards”.
31
Venerdì 9 maggio 2014
ORE 21.00 / PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
ORCHESTRA DELLA TOSCANA
TITO CECCHERINI direttore
Floraleda Sacchi arpa
Fabio Fabbrizzi flauto
M. CASTELNUOVO TEDESCO (1895-1968)
Concertino per arpa e orchestra
da camera
W. A. MOZART (1756-1791)
Concerto in do maggiore per flauto,
arpa e orchestra K 299
Allegro
Andantino
Rondò. Allegro
F. SCHUBERT (1797-1828)
Sinfonia n.8 in do maggiore D 944
La grande
Andante – Allegro ma non troppo
Andante con moto
Scherzo. Allegro vivace
Allegro vivace
Tito Ceccherini è un direttore d’orchestra che ha confidenza con la contemporaneità.
Stasera, quasi per contrappasso, gli vengono affidati autori in apparenza lontani dal
suo mondo d’elezione. Perciò, in compagnia dell’arpista Floraleda Sacchi e del primo
flauto dell’ORT Fabio Fabbrizzi, ecco il Settecento, con il Concerto per flauto e arpa di
un Mozart bramoso di ottenere le simpatie del pubblico parigino. Ecco poi la Sinfonia
“Grande”, opera di uno Schubert desideroso di conquistarsi l’applauso popolare nella
sua Vienna. Infine, il Concertino per arpa di Mario Castelnuovo-Tedesco, scritto poco
prima che le legge razziali spingessero il compositore fiorentino a rifugiarsi negli USA.
Il programma dettagliato – a cura dell’ORT – sarà distribuito in sala la sera stessa
del concerto, come di consueto.
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CALENDARIO DEI CONCERTI
Presentazione
p.
5
Concerto di Giovedì 6 febbraio 2014
Orchestra della Toscana
p.
6
Concerto di Lunedì 10 febbraio 2014
Vladimir Ashkenazy
Vovka Ashkenazy
p.
8
Concerto di Giovedì 27 febbraio 2014
Orchestra della Toscana
p.
11
Concerto di Martedì 4 marzo 2014
Alexander Panfilov
p.
12
Concerto di Martedì 18 marzo 2014
Alessandra Garosi
Stefano Parrino
Francesca Breschi
Paolo Corsi
p.
14
Concerto di Venerdì 11 marzo 2014
Giuliano Graniti
Marco Mantovani
Giovanni Nesi
p.
18
Concerto di Lunedì 31 marzo 2014
Alessandro Licostini
Quartetto Fonè
p.
21
Concerto di Venerdì 4 aprile 2014
Davide Alogna
David Boldrini
p.
24
Concerto di Mercoledì 9 aprile 2014
Elio & I Fiati Associati
p.
28
Concerto di Venerdì 9 maggio 2014
Orchestra della Toscana
p.
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concerti 2014 - Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni