Sistema Museale della
Provincia di Cremona
Cultura
IL RISORGIMENTO
nei Musei
ITINERARI NELLA PROVINCIA DI CREMONA
Il Risorgimento nei Musei
Itinerario nella
provincia di Cremona
Le celebrazioni per la ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia possono
costituire un'occasione non formale di ripensare la storia e i modi di concepire gli
elementi della trasmissione del sapere. Uno strumento essenziale per valutare un universo
di significati e relazioni è il Museo, con la disponibilità delle sue collezioni - esposte nelle
sale o conservate nei depositi - a documentare eventi, fatti, sistemi di pensiero ed
interpretazioni. La storia attraverso le collezioni museali, il Risorgimento attraverso occhi
coevi, lo sguardo dei collezionisti della memoria, per celebrare e per capire. L'idea di un
viaggio per i Musei nella provincia di Cremona si sostanzia di molteplici valenze, tipiche
del mondo museale: pluralità di accessi conoscitivi, distinzione di "oggetti" eletti a
rappresentare epoche, vita, modi di pensare, per costruire una testimonianza ad ampio
raggio nella storia. Le stesse forme del collezionismo evolvono, da nucleo di scelte private
e personali a luogo d'interpretazione, nel momento in cui gli elementi delle collezioni
divengono parte ed essenza di un Museo.
Nell'itinerario, che fa parte di un progetto coordinato fra Sistema Museale della Provincia
di Cremona e Regione Lombardia, gli aspetti della riflessione risaltano evidenti: i Musei
ospitano collezioni pressoché coeve al Risorgimento, acquisiscono testimonianze dirette
nella memorialistica, accolgono il riverbero degli eventi nelle arti (dalla pittura alla
scultura e alla musica). E, in una sorta di formalizzazione di un rapporto ambivalente - fra
celebrazione e valutazione storica -, i Musei seguitano a render palese un interesse
profondo e radicale: il tema attiene al modo di esporre la storia (e di documentare, in
senso lato, anche attraverso la costituzione dei depositi). Il confronto si pone con le idee e
con gli oggetti: i punti di vista espressi dall'Ottocento, che ci si propone di trasmettere, e
dal nostro tempo, che si indirizza nella distanza storica ad esprimere atteggiamenti di
riflessione. Un itinerario fra collezioni museali, differenti per origine e tempi, non può che
essere stimolo ad approfondire la conoscenza, penetrando in una costellazione di intenti e
di realtà: l'interezza delle collezioni come patrimonio testimoniale; gli episodi significativi;
la memoria che si consolida e tuttora si accresce, riguardo personaggi della politica e delle
arti (l'uomo politico, Francesco Genala, il compositore, Amilcare Ponchielli); momenti
d'indagine focalizzati sulla storia dell'Ottocento e i suoi riflessi in ambito locale; la
memoria civile apportata nelle donazioni dei singoli e trasformata in luoghi
d'apprezzamento pubblico. Gli eventi vissuti in prima persona, i diari e le memorie, il
passaggio delle guerre, l'identità della Nazione, il contesto storico locale: fra questi termini
si sviluppa il proposito del Sistema Museale, oggi, di far scoprire frammenti del tempo e
degli eventi, attraverso i Musei, depositari e costruttori della memoria, in un percorso
attraverso l'epoca risorgimentale.
Francesco Pagliari
Coordinatore del progetto
Cremona
MUSEO CIVICO ALA PONZONE
Le raccolte storiche risorgimentali del Museo Civico
Ala Ponzone traggono origine dalla congiunzione di
sentimenti patriottici con l'espressione di volontà
amministrative: conservare i simboli e le "reliquie" del
Risorgimento comporta l'intenzione di consolidare
una memoria pubblica ed affettiva e nello stesso
tempo indirizza gli intenti di celebrazione per gli eventi
ancor recenti e vivacemente presenti nel ricordo dei
protagonisti e dei loro familiari. Decisioni
dell'Amministrazione comunale: l'idea di raccogliere
gli oggetti e i cimeli dell'epopea risorgimentale viene
accolta e statuita dalla Giunta comunale nel 1893, in
Ambrogio Correnti, ritratto del
relazione alle intenzioni espresse dalla Commissione
dottor Luigi Bonati in carcere
conservatrice del Museo di Cremona, di ancor recente
s.d.,circa 1856
istituzione, di destinare una sala della sede museale di
allora, nel Palazzo Ala Ponzone, al fine di esporre i
ricordi risorgimentali, in definitiva la storia attraverso
le memorie personali. Sollecitazione al pubblico,
quindi, di donare e depositare al Museo oggetti e
cimeli significativi. Un meccanismo che fa appello
all'amor patrio e, unitamente, alla consapevolezza del
valore della partecipazione cittadina ai grandi eventi
nella storia - e storia ancor attuale -; processo simile,
del resto, alla molteplicità di sentimenti che inducono
al dono di opere d'arte al Museo, nei coevi anni della
sua crescita. E va ricordata l'attenzione della comunità
cittadina, quale significativa convergenza d'opinioni, al
ricordo e alla celebrazione di Giuseppe Garibaldi
Gyulai che va alla guerra,
immediatamente successiva alla sua morte (1882),
s.d., circa 1859
con le vicende collegate al monumento scultoreo da
dedicargli e alla determinazione del luogo più idoneo
perché il "moderno" monumento selezionato
esprimesse in pieno il suo senso artistico e civile. Le
donazioni si susseguono, svelando l'intreccio di
memorie e di orgoglio; la collezione si amplia, anche
attraverso acquisizioni. Momento fondamentale nella
progressione delle collezioni risorgimentali appare
l'Esposizione del 1910, al cui centro si situa l'impresa
dei Mille, estendendosi poi all'intera epopea
dell'Indipendenza ed Unità d'Italia. Il sollecito al
prestito di oggetti e cimeli rivolto ai cittadini
cremonesi si dilata alle Istituzioni, tanto che le
fotografie d'epoca dimostrano l'atrio di palazzo Ala
Francesco Redenti, fuga di
Radetscky 1848
Ponzone "decorato" dai pezzi d'artiglieria prestati dal
Comando della brigata "Valtellina" dell'esercito (cfr. per questa ed altre notizie, le
introduzioni di Andrea Foglia ai due volumi, a sua cura, dedicati a La collezione
risorgimentale, pubblicato all'interno della collana editoriale Catalogo delle collezioni
del Museo Civico di Cremona). Accrescimento della collezione, in seguito
all'esposizione e al suo successo, ed allestimenti. Il trasferimento a Palazzo Affaitati del
Museo (1928) implica una
sistemazione delle sale. Nel 19591960, centenario dell'impresa
garibaldina, Alfredo Puerari, direttore
del Museo, riallestisce le sale delle
collezioni storiche - incrementate
ulteriormente con le donazioni degli
eredi di Giovanni Cadolini, patriota e
uomo politico - nell'opera di riordino
del Museo, che concede anche
valorizzazione alle Raccolte Artistiche
minori. La collezione risorgimentale,
in seguito al progetto di recupero e
nuovo allestimento che risale al 1984,
trova odierna collocazione nei
depositi, inventariata e catalogata,
accessibile come documentazione
storica e di studio. Al suo interno, un
universo disparato di elementi ed
oggetti. I cimeli e le reliquie (gli
oggetti personali e le forme laiche
della memoria celebrativa, intrecciando aspetti della perpetuazione rituale)
simboleggiano i sentimenti del tempo
coevo agli eventi risorgimentali, col
loro valore affettivo e di partecipazione diretta, testimonianze dello scorrer
della storia. Le stampe satiriche
percorrono gli eventi, fra l'età
napoleonica, il dominio austriaco, le
Fotografie dell’esposizione del 1910
guerre d'Indipendenza (come la
raffigurazione satirica del generale austriaco Gyulai, 1859). Si inanellano le memorie dei
patrioti (i ritratti del patriota dottor Luigi Bonati dipinti nel carcere di Mantova da
Ambrogio Correnti, 1856, la "cassetta contenente piccoli arnesi, materiale da lavoro,
oggetti di pulizia, adoperata dal dottor Bonati nel carcere"), le immagini delle battaglie,
gli schizzi dal vero eseguiti da Giovanni Bergamaschi Carri e soldati addetti
all'Intendenza Generale dell'Esercito Italiano (18 giugno 1866, tempo di mobilitazione per la Terza Guerra d'Indipendenza), i cimeli garibaldini.
Giovanni Bergamaschi,
schizzo dal vero,
18 giugno 1866
Cassetta adoperata dal
dott. Bonati in carcere
Ambrogio Correnti, ritratto del
dottor Luigi Bonati nel carcere di
Mantova, 1856
Crema
MUSEO CIVICO DI CREMA E DEL CREMASCO
La fitta collezione storica del Museo, in parte
esposta e in parte ancora densa di opere nei
depositi da valorizzare, percorre i secoli
dall'età rinascimentale, con testimonianze
cartografiche, proclami, diplomi, deliberazioni, immagini, memorie pubbliche e private.
All'interno della sezione, un notevole spazio è
dedicato all'Ottocento, percorrendo le vicende
storiche attraverso i documenti, che
costituiscono un itinerario per luoghi e punti
deputati ad intersecare le vicende politiche e
militari della storia d'Italia con i riflessi, i punti
di vista, le testimonianze particolari di Crema e
del circondario, dei suoi cittadini, attori e
Esempi di
partecipi negli episodi cruciali, depositari di
omaggi
memorie.
Attraverso gli oggetti, i documenti, le
a Garibaldi
opere d'arte e d'artigianato artistico scorrono
i grandi eventi del Risorgimento, e si percepisce l'intensità
dell'adesione alle istanze risorgimentali da parte degli esponenti della
società cremasca, gli intellettuali, gli artisti, gli studenti, i giovani.
La lettura dei documenti, anche soltanto nella brevità di titoli e didascalie, fornisce
immagini profonde ed inquadra l'aspirazione all'indipendenza. Si forma un itinerario
visuale, che rammenta la storia e dona la possibilità di parametrarla alla misura
quotidiana, attraverso la documentazione di fatti e di esempi: le misure di polizia del
Governo austriaco, l'arruolamento dei volontari nelle Legioni italiane, le citazioni dei
partecipanti ai moti insurrezionali del 1848 e poi alle guerre d'indipendenza, la
permanenza di truppe francesi acquartierate
a Crema nel 1859 (vita sociale attraverso i
biglietti di visita degli ufficiali), la visita in
città di Vittorio Emanuele II nel 1859.
Grande attenzione è rivolta alla figura di
Giuseppe Garibaldi, con la dovizia di
riferimenti degna dell'Eroe dei Due Mondi:
mito e culto si uniscono, Garibaldi è effigiato
in ritratto intarsiato in un mobile,
rappresentato in tarsie ceramiche, nei
bozzetti scultorei, nei piatti ceramici con tesa
patriottica tricolore (i cimeli garibaldini
provengono dalla collezione Borgato). E le
pubblicazioni a stampa inquadrano la figura,
come nel volume di Jessie W(hite) Mario,
Jessie W(hite) Mario, Garibaldi e i
Garibaldi e i suoi tempi (Fratelli Treves,
suoi tempi e tavola Garibaldi ferito
Editori, Milano 1884), esposto nelle vetrine
in un combattimento navale
della sezione storica, che accoglie narrazioni e
immagini litografiche a punteggiare l'illustrazione
della vita di Garibaldi in relazione all'epoca.
Nell'arte, si esemplificano i dipinti che ritraggono i
protagonisti cremaschi e gli eventi militari (A.
Bacchetta, Il cremasco G. Gervasoni caduto sotto
le mura di Ancona, 1859; la copia da Luigi Bechi, Il
cremasco Franco Fadini caduto nella battaglia di
Montebello), e le istanze celebrative come il disegno
che rappresenta il progetto per un monumento
scultoreo a Garibaldi, conservato nei depositi.
Composizione in ceramica dedicata a
Nelle collezioni esposte, prende valore ed interesse Giuseppe Garibaldi
la presenza di documenti inediti di carattere
memorialistico, stesi con acuminata
grafia ottocentesca da cremaschi,
testimoni e protagonisti ad un tempo: il
Diario delle cose notabili avvenute in
Crema l'anno 1848, memorie
manoscritte del prof. Ferdinando
Meneghezzi e il breve testo manoscritto
Mie Memorie 1848 di Giovanni
Bombelli, che ripercorre in prima
persona gli avvenimenti insurrezionali,
iniziando a descrivere i fatti dall'aprile
1848, quando i giovani e i chierici del
Tavola litografica
locale Seminario corsero a Milano:
La morte di Anita Garibaldi
“…
Ci arruolammo nel Corpo studenti,
nel volume Jessie W(hite) Mario,
Garibaldi e i suoi tempi
allora in formazione truppa di linea…”.
Casalmaggiore
MUSEO DEL BIJOU - MUSEO DIOTTI
SCUOLA DI DISEGNO GIUSEPPE BOTTOLI
I Musei di Casalmaggiore, pur non possedendo
specifiche collezioni improntate alla celebrazione del
periodo risorgimentale, offrono occasioni di
riflessione: la presenza di alcuni oggetti tematici
relativi all'epoca punteggia il patrimonio museale, nel
percorso espositivo e nella sequenza dei depositi; i
nuclei di approfondimento relativi alla storia della
città nell'Ottocento fanno parte delle ragioni di nascita
ed attività degli stessi Musei, quale memoria artistica,
culturale, industriale e progettuale.
In questo senso, il Museo del Bijou è un esempio di
Museo Diotti, Sala espositiva con
riflessione indiretta, non conservando oggetti
ritratto anonimo di garibaldino
d'origine ottocentesca, bensì dal primo Novecento agli
anni Settanta: la produzione della bigiotteria a Casalmaggiore, tuttavia, ha inizio nella
seconda metà dell'Ottocento, dapprima con l'attività artigianale pioneristica di Giulio
Galluzzi, poi con la nascita dell'industria del "placcato-oro" sotto l'impulso dello stesso
Galluzzi. Il Museo raccoglie testimonianze di un gusto diffuso a partire dalla seconda metà
dell'Ottocento, con le riproduzioni di temi aulici del gioiello e di una declinazione artistica
specifica con le opere di fantasia e gli oggetti decorativi. L'aspetto tecnico-scientifico è
l'altra faccia della medaglia, nelle macchine
conservate e nella tecnologia espressa nella
produzione degli oggetti decorativi, in
parallelo al processo di industrializzazione
in atto nella società italiana post-unitaria.
Il Museo Diotti,
dedicato al pittore
neoclassico Giuseppe
Diotti nella sua casaatelier, conserva nelle
proprie collezioni
accenni al periodo
risorgimentale e più in
generale alle vicende
politiche dell'Ottocento:
i fuochi d'interesse
Museo del Bijou, oggettistica
principali sono costituiti da uno stendardo
dedicato a Garibaldi dalle donne di Casalmaggiore, da un ritratto anonimo di garibaldino
presente all'interno del percorso museale e dalla raccolta di stampe satiriche ottocentesche, collegate alle vicende risorgimentali in senso esteso. Il tema della satira politica ha
costituito oggetto della mostra Salon comique (primavera 2011), allestita in occasione
delle manifestazioni relative al 150° dell'Unità d'Italia, con una sequenza di esemplari
trattazioni, nel riflesso della storia e degli eventi nei giornali satirici d'epoca (Il Lampione): ciò che riassume il pensiero dei cittadini in rapporto alla classe politica (L'attuale
divertimento dei nostri deputati, intenti a produrre "bolle di sapone", pubblicato ne
L'Arlecchino, 1848), il riflesso delle misure draconiane d'economia (Quaresima a
Montecitorio, sotto lo striscione "esposizione dei contribuenti", Quintino Sella è intento
ad appendere lische di pesce spolpate, pubblicato nel Pasquino, 1875) o la raffigurazione
della diplomazia e dell'alta politica.
Altrettanto significativa è l'attività della Scuola di disegno “Giuseppe Bottoli” (chiusa
per lavori di recupero architettonico e riallestimento museale, autunno 2011, riapertura
prevista per il 2013), che proprio dopo l’Unità d’Italia ebbe un forte impulso come scuola
operaia d’arti e mestieri,
Renzo Federici, ritratto
introducendo alla
formazione degli artigiani
nel campo delle arti
decorative, formando le
conoscenze nei settori del
disegno d'ornato e del
disegno tecnico, preliminari
alle attività di progetto,
affinando abilità scultoree e
dell'intaglio. Nella collezione
museale, si evidenziano ad
esempi il saggio di disegno
raffigurante il ritratto di milite di
profilo e di disegno architettonico,
Tavole
opera
di Renzo Federici, il saggio
satiriche
di disegno di macchine, opera di
Tommaso Aroldi.
Paderno Ponchielli
MUSEO PONCHIELLIANO
Nella casa natale di Amilcare Ponchielli (18341886), dove ha sede il Museo, l'atmosfera
ottocentesca è dominante: gli ambienti stessi
costituiscono un riferimento culturale e
storico. Il poliedrico compositore d'opere
liriche, e direttore d'orchestra oltre che
insegnante di fama al Conservatorio milanese
di cui era stato allievo, attraversa l'epoca
risorgimentale, e il Museo, nella collezione di
oggetti e cimeli, racconta una sequenza di
episodi, attestando Amilcare Ponchielli nel
pieno della storia d'Italia fra cultura ed eventi,
Scrivania di Amilcare Ponchielli
tratti di vita professionale e quotidiana.
Elementi salienti del percorso museale, gli oggetti che raccontano della musica: la spinetta
del Maestro, gli spartiti giovanili autografi (come la breve composizione "Al Sig. Stefano
Jacini" composta a Milano il 9 giugno 1843, dono della famiglia Jacini), gli spartiti a
stampa delle opere maggiori con i libretti d'opera
pubblicati nel corso della vita di Ponchielli; la
continuità dell'attività documentaria del Museo fa
sì che la collezione si completi via via con ulteriori
acquisizioni, dai manoscritti dell'autore alle
pubblicazioni che seguono le rappresentazioni
operistiche succedutesi nel tempo e in vari Paesi.
Il percorso del musicista si intreccia con la storia:
l'opera lirica tratta dai Promessi Sposi,
melodramma in quattro atti rappresentato Giuseppe Betri, fotografia di
nell'autunno 1856 al Teatro Concordia (poi Antonio Sommi Picenardi
intitolato a Ponchielli) di Cremona, la composizione dell'Elegia funebre in onore di
Alessandro Manzoni (1873), l'elegia Sulla tomba di Garibaldi (eseguita per la prima
volta il 2 luglio 1882 dalla Banda Cittadina di Cremona), il Notturno a due voci Il
Risorgimento. Oggetti personali del Maestro aggiungono elementi della carriera e della
vita: il passaporto concesso ad Amicare Ponchielli
cinquantenne per recarsi nell'Impero Russo, la spada
con guaina risalente al periodo in cui Ponchielli
dirigeva la banda di Piacenza (1861), la scrivania,
lettere, manoscritti, ed avvisi a stampa.
Il passaggio delle guerre
d'indipendenza si avverte anche
a Paderno: l'Archivio Comunale
conserva una fotografia di
Giuseppe Betri che ritrae Antonio
Sommi Picenardi in calesse di
fronte a villa Laura, trasformata in
ospedale militare in seguito alle
battaglie di San Martino e Solferino
(1859) e il relativo documento che
attesta la presenza di feriti
Documento di archivio, libretto d’opera (La Gioconda),
nell'improvvisato ricovero.
composizione per i funerali di Alessandro Manzoni
Pizzighettone
MUSEO CIVICO
Il Museo Civico, oltre alle raccolte che spaziano
dalla paleontologia all'arte contemporanea,
annovera un nucleo di cimeli risorgimentali, per
lo più donati da privati. Oggetti e memorie
narrano una storia di partecipazione agli eventi
ottocenteschi e, in particolare, ai fatti del
Risorgimento, da parte di cittadini pizzighettonesi. All'interno della collezione, armi e vestiario
militare: una daga e una giubba da graduato
della Guardia Civica, un moschetto e due fucili di
fabbricazione piemontese, databili tra il 1842 e il
1859, impiegati a quel tempo dal locale corpo di
guardia. La parte più rilevante e significativa della
collezione è costituita dagli oggetti appartenuti al
capitano pizzighettonese Paolo Antonio Losio
(1824-1887), donati al Museo dai discendenti. Alta uniforme di Paolo Antonio Losio
Testimonianze di una vita attraverso le campagne
militari: l'alta uniforme di capitano della Milizia Territoriale rappresenta la tappa finale
della carriera iniziata nel 1844 come soldato semplice nel 17° Reggimento di Fanteria; la
copia dello stato di servizio militare,
un suo ritratto fotografico in divisa
insieme alla moglie, alcuni dipinti e
incisioni a soggetto risorgimentale
inquadrano le vicende vissute.
L'elemento più importante della
collezione è il gruppo di sei
medaglie d'argento, attribuite a
Losio tra il 1856 e il 1883. Le
onorificenze testimoniano in modo
Moschetti e fucili: dall’alto i primi tre di fabbricazione
tangibile la partecipazione di Paolo
piemontese, l’ultimo in basso di fabbricazione francese
Antonio Losio a tutte le campagne
risorgimentali, il suo valore e la sua dedizione alla Casa Sabauda, e provano anche in
concreto le fasi attraverso le quali si costruì l'Unità d'Italia. Recentemente consegnate al
Museo dai pronipoti del capitano, sono state restaurate - col contributo della Fondazione
Banca Popolare di Cremona - in occasione del 150°
anniversario dell'Unità e presentate ufficialmente al pubblico
durante l'inaugurazione della mostra Pizzighettone nel
Risorgimento. La città murata nelle vicende
che hanno fatto l'Unità d'Italia (aprile
2011).
L'Archivio Storico Comunale conserva
ulteriori documenti, che illustrano il
Risorgimento nel riflesso locale: la figura di
un volontario garibaldino (Claudio
Bignami), i partecipanti alle campagne di
guerra (il caporale Domenico Ghidelli,
Antonio Belloni), le conseguenze che le
Le medaglie di
diverse vicende belliche ebbero sulla città.
Paolo Antonio Losio
Soncino
MUSEO STORICO
Nella Rocca Sforzesca, luogo delle arti
militari, il Torrione ospita in una
piccola sala espositiva a pian terreno
una collezione di cimeli storici,
proveniente dalle donazioni della
locale Associazione Combattenti e
Reduci e di privati. Gli oggetti introducono uno spaccato sintetico
nell'ambito degli eventi bellici
dell'Ottocento e del Novecento: armi,
bianche e da fuoco, elmetti, medaglie,
abbigliamento (berretti, bustine, parti
di divise), gli elementi di riconoscimento militari (piastrine, mostrine).
Nella raccolta, la vita in guerra e in
Giubba e berretto di volontario garibaldino, borraccia,
prigionia
assume gli aspetti della realtà
pistola e baionetta
e della quotidianità; documenti,
lettere, missive, lavori di pazienza svolti nei campi di prigionia, fotografie mostrano un
quadro di sofferenze. Un nucleo caratteristico si incentra sull'epoca risorgimentale, con
una serie di cimeli: la giubba e il berretto di un volontario garibaldino Soncinese, una
baionetta francese dell'Ottocento, una tromba militare, una pistola, una borraccia in
legno, una spada con fodero, il tesserino di riconoscimento con matricola n. 117,
rilasciato dalla Federazione Nazionale dei Volontari Garibaldini a Paolo Bellotti, soncinese, volontario nelle campagne belliche del 1866-67.
Nel mese di aprile 2011, in occasione della ricorrenza del 150° dell'Unità d'Italia, il
Museo Storico ha allestito un'esposizione di approfondimento, Il Risorgimento italiano
attraverso gli ex libris, in cui, accanto alle opere d'arte incisoria (gli ex libris dedicati
all'epoca risorgimentale), trovava spazio una raccolta documentaria con la collaborazione dell'Archivio Storico Comunale di Soncino: disegni, stampe, volumi e lettere, per la
conoscenza di preziosi riferimenti alla storia dell'indipendenza nazionale.
Altri documenti e fotografie sono
conservati presso la sede
dell’Associazione Combattenti e
Reduci.
Tessera di
volontario
garibaldino
Cimeli dell’epoca risorgimentale
Soresina
MUSEO FRANCESCO GENALA
La figura e l'opera di Francesco Genala
(1843-1893) interseca il Risorgimento e gli
anni dell'Unità d'Italia: uomo politico,
patriota garibaldino, docente, deputato al
Parlamento dal 1874, ministro dei Lavori
Pubblici nei governi Depretis (1883-1887) e
Giolitti (1892-1893).
Il Museo ricompone parzialmente lo studio
privato dello statista soresinese e accoglie
una serie di testimonianze che illustrano
Testimonianza di omaggio a Francesco Genala,
l'attività parlamentare, le iniziative nei Firenze 1903
confronti delle popolazioni dell'isola
d'Ischia e di Diano Marina colpite dai terremoti nel 1883 e 1887, le pubblicazioni di
interventi, proposte e discorsi politici, una parte della corrispondenza privata intercorsa
con amici e cittadini soresinesi.
Le raccolte dei Progetti ed Atti Parlamentari di Camera e Senato del Regno d'Italia per il
periodo intercorrente dal 1861 ad alcuni
anni dopo la
morte di Genala occupano una libreria a
parete, fonte
d'inquadramento per la storia politica.
Tema centrale dell'attività di
Francesco Genala è la
questione ferroviaria, che
ricorre nelle pubblicazioni
conservate al Museo, per il progetto di
legge del riordino delle "Strade ferrate",
simbolo d'efficienza e di modernizzazione
del Paese; l'attività parlamentare e
pubblicistica elenca le posizioni per la Feluca di Francesco Genala,
cimeli garibaldini di Paolo Vertua
risoluzione della questione di Firenze,
oberata dai debiti contratti nel periodo come capitale del Regno (1865-1870, la città
esprimerà riconoscimento dell'attività di Genala concedendogli la cittadinanza onoraria),
e le opinioni di Genala riguardo il sistema elettorale. Diplomi e decorazioni ricevuti
durante i mandati parlamentari, la feluca cerimoniale, le fotografie dei danni provocati dai
sismi, il quadro di Raffaele Morgari (Terremoto di
Casamicciola, Ischia), i dipinti che ritraggono lo stesso
Genala (di Adelina Fontanelli), Vittorio Emanuele II e
Cavour (opere di Francesco Corbari) definiscono una
cornice storica e personale nella vita dello statista. In
una bacheca è esposta la divisa di volontario garibaldino
di Paolo Vertua, amico di Genala, a memoria di comuni
trascorsi durante le campagne belliche.
Il Museo, insieme alla Pro Loco e al Circolo Culturale
"Enrico Berlinguer", ha promosso, nell'ambito delle
celebrazioni per la ricorrenza del 150° anniversario
dell'Unità d'Italia, una pubblicazione dedicata alle
biografie di quattro garibaldini soresinesi caduti in
Raccolta degli Atti parlamentari
battaglia.
Regno d’Italia
A cura dell’Assessorato alla Cultura Provincia di Cremona
e del Club di Territorio Touring Cremona
studio FRANZINI (CR)
con il contributo di:
Cultura
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