All’opera
«Aida», storia epica di guerra e passione
Una versione non realistica
pensata da Giampiero Solari per l’Arena
S
abato 23 giugno l’Arena di Verona ospiterà la prima del nuovo allestimento dell’Aida di Giuseppe Verdi, diretta da Daniel Oren. Abbiamo intervistato il regista Giampiero Solari. Quali sono le novità e quale l’impianto di allestimento della nuova Aida?
La scelta di fondo per l’allestimento è stata quella di non
seguire l’intento descrittivo, ma concentrarsi sulla rievocazione della storia. L’opera si apre con una prima scena,
apparentemente fissa, in cui l’allestimento non va a descrivere e rappresentare i luoghi già descritti da Verdi, ma
a evocarli facendoli riaffiorare. Si tratta di uno scavo archeologico che nasce dall’Arena di Verona: la messinscena è fortemente rapportata a quello spazio. Da questo scavo i personaggi della storia, i cantanti, appaiono sulla scena come sacerdoti, conduttori di un rituale, rievocando la
storia dell’Aida, vera storia epica con tutte le articolazioni
che fanno parte di un racconto epico: la grande guerra, la
passione e l’amore, il conflitto fra Stato e amore. Volta per
volta i luoghi vengono rievocati (come succede per il Vulcano), ma mai descritti.
di Arianna Silvestrini
elemento realistico. Credo che la volontà di raccontare in
modo realistico tolga addirittura credibilità alla messinscena, che invece è molto più credibile se si concentra sulla musica e cerca, con la massima attenzione, di tirar fuori i gesti necessari per evocare i personaggi senza doverli
rappresentare realisticamente. È importante! L’evocazione non è un’operazione astratta, anzi, implica proprio una
partecipazione assoluta.
Com’è stata la collaborazione con gli altri protagonisti di questo
allestimento?
Per l’allestimento si è creato un trio formato da me,
Sergio Tramonti, che cura i costumi e con cui lavoro da
vent’anni, e David Parsons, per la coreografia. Il lavoro
sia di Sergio che di David sono tutti inserimenti che partono dall’energia. A noi è interessato arrivare a un risultato che è scavo archeologico. Per esempio, la scena che si
svolge fuori dal tempio viene raccontata senza rappresentare troppo, proprio per non togliere energia. Lo stesso
vale per il coro, che deve avere una funzione più narrativa che descrittiva, come nella tragedia greca, in cui ha una
funzione drammaturgica precisa, che non è mai descrittiva.
Lo stesso vale per le comparse che devono muoversi tra loro svolgendo un rituale di narrazione importantissimo. Per
quanto riguarda Daniel Oren
devo dire che mi piace molto
la velocità che lui imprime in
alcune parti, c’è molta energia.
In fondo siamo un quartetto
che cerca un’essenza vitale.
Quali le differenze di impegno e di
coinvolgimento tra la regia di teatro
di prosa e la regia di opere liriche?
Nella prosa il testo va interiorizzato e lavorato. Si parte da
un punto zero. Nella regia dell’opera lirica la musica fa parte della regia come punto di
partenza già elaborato. La regia parte da una chiave di lettura già data. È un piacere e un
vantaggio, perché si tratta proprio di continuare un lavoro
già sviluppato. La struttura della composizione musicale
fornisce un primo punto di partenza.
In una precedente intervista lei diceva che «il teatro si brucia nell’attimo in cui succede. Sembra non lasciare niente alla posterità»…
Ma è così, per questo occorre evocare e rievocare. Un’ossessione di questa messinscena è stata proprio il fuoco; c’è
molto fuoco: proprio per raccontare sia la forza che la
passione del racconto epico.
Bozzetto di Sergio Tramonti per Aida
Come vengono raccontate le figure femminili?
Le figure femminili sono meravigliose, sia Aida che
Amneris, proprio dal punto di vista della costruzione
drammaturgica; portano con sé un ventaglio di espressioni straordinarie. Penso che la musica racconti in maniera perfetta gli elementi di contraddizione della figura di Aida, che, partendo da una condizione di schiavitù,
si trova presa in mezzo tra la passione amorosa e l’amore
per il padre e la patria. Anche in questo caso, ciò che è importante è proprio il ruolo dell’evocazione: non c’è nessun
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All’opera
«La bohème»:
un nuovo stile
di Michele Girardi
I
versi e le peculiarità drammatiche
conquistare un livello narrativo più aldel libretto de La bohème, il vertice
to, comunicando per metafora l’idea di
Verona – Arena
dell’arte drammatica e poetica di
un mondo in cui il tempo fugge, e di cui
6, 13, 18, 21, 24, 27 luglio, ore 21.15
Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, hanno
la giovinezza è protagonista (prospettiimposto a Puccini di aderire con la masva già indicata nell’ultimo capitolo del
sima naturalezza a un’azione prevalentemente priva di epiromanzo di Murger). Nella Bohème un ironico disincanto è
sodi statici, salvo le espansioni sentimentali dell’incontro tra
sempre immanente anche nei momenti più intensamente
Rodolfo e Mimì e il loro duetto sul letto di morte di lei.
poetici. Il lato sentimentale sorge senza soluzione di contiL’esempio de La traviata, fino a quel momento rimasta un
nuità da un meccanismo che ha necessità di natura concreunicum nel melodramma, aveva già fatto capire a Puccini cota, e ad esso ritorna trasformato in emblema.
me l’elemento attuale e quotidiano potesse venire stilizzato
Nei primi due quadri dell’opera, particolare mai sottolisenza forzature all’interno del codice melodrammatico, ma
neato a sufficienza, l’elemento comico ha larga parte e confu guardando a Falstaff, in particolare, che poté trarre spunvive con quello sentimentale. A Falstaff guardano anche certi decisivi per realizzare
ti dettagli di pittura soin Bohème la sua poetica
nora: il piccolo «incanvisione della realtà, pur
tesimo del fuoco» (I.5)
nell’ambito di un genee il lieve spruzzo d’acre differente. Il Falstaff
qua con cui Rodolfo bapresenta un’azione che
gna il volto di Mimì colscorre velocissima senta da malore (violini in
za un attimo di sosta, le
pizzicato coi flauti ragparole suggeriscono ingrumati in una seconda
venzioni musicali che
maggiore, «Pensier prorompono sovente i legafondo»), producono una
mi con la strofa, mantesensazione quasi fisica –
nendone di esilaranti
com’è per l’assottigliarsi
con la rima, per seguidella pancia di Falstaff,
re la realtà drammatica
descritto da violoncelche evolve rapidissima,
li e ottavino a quattro
senza mai far cogliere
ottave di distanza. Anin un tal prezioso ordito
che il temino puntato
la rassicurante presenza
dell’inizio di Bohème, che
del numero chiuso. Nel
nel corso dell’opera torFalstaff si possono idenna sovente per ricordatificare brani della partire come l’amore sia solo
tura corrispondenti agli
uno fra i tanti momenti
schemi tradizionali, ma
dell’esistenza, verrà tratla loro conduzione, cotato con una concezione
me accadrà in Bohème, si
simile a quello esposto
articola su presupposti
nelle tre battute iniziali
più consentanei a una
del Falstaff, una quartina
dialettica di tipo struin staccato che ricorre
mentale e sonatistico.
a ritmo indiavolato per
Dall’ultimo capolavotutta la prima parte delro di Verdi, praticamenl’atto d’apertura.
te costruito su una moSe in Manon Lescaut è
bile successione di reciancora percepibile la ditativo e arioso, Puccivisione in numeri chiuni ebbe probabilmente
si, nonostante il coordila definitiva conferma
namento di intere seziodi quale fosse il modo migliore di evadere dalle costrizioni
ni della partitura tramite dissimulati espedienti sinfonici,
dell’opera a numeri, rimanendo all’interno della propria tracon l’opera successiva Puccini si volge ad uno stile musicadizione, per creare un organismo unitario e coerente. Nelle differente, basato su un continuum sonoro modellato sulle
la Bohème egli doveva trattare un’azione legata al quotidiano,
specifiche esigenze drammatiche del soggetto. Un disposidove ogni gesto rispecchiasse la vita di tutti i giorni. Al temtivo di cui l’ultimo Verdi aveva disvelato le possibilità.
po stesso mediante il concatenarsi delle situazioni, doveva
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All’opera
All’Arena un inedito «Barbiere di Siviglia»
Claudio Scimone e Hugo de Ana
per il nuovo allestimento dell’opera di Rossini
Opera lirica di Gioachino Rossini su
gna parigina di Passy. Con molte pagilibretto di Cesare Sterbini, il Barbiere di
ne di musica ancora da scrivere.
Verona – Arena
Siviglia è tratto dalla commedia omoniCon un allestimento inedito, tra lu14, 19, 29 luglio, ore 21.15
ma di Beaumarchais. Il titolo originale
glio e agosto il Barbiere di Siviglia sarà di
8, 11, 14, 18, 25, 30 agosto, ore 21.00
è Almaviva, o sia l’inutile precauzione. Il liscena nella splendida cornice dell’Arebretto era stato già musicato da Francesco Morlacchi – una
na di Verona, che accoglierà l’opera rossiniana con la diredelle cui opere di maggior successo fu Tebaldo e Isolina, rapzione affidata alle sapienti mani di Claudio Scimone e la representata per la prima volta alla Fenice di Vegia, le scene, i costumi e le luci al talento visionezia nel 1822 – e, prima di lui, Giovanni
nario di Hugo de Ana. Di norma alla diPaisiello aveva messo in scena il suo
rezione dei «Solisti Veneti» – fondati
Barbiere di Siviglia nel 1782. La prinel 1959 a Padova, sua città natale,
ma rappresentazione ebbe luoe da allora guidati in oltre 5000
go il 20 febbraio 1816 al Teatro
concerti in più di ottanta paesi e
Argentina, a Roma, e terminò
nei principali Festival internafra i fischi. A provocarli, sezionali – il maestro Scimone
condo i pettegolezzi dell’epodirige anche orchestre sinfoca, sarebbero stati gli impreniche, opere al di fuori di quesari di un teatro concorrente,
sta esperienza, un’esperienza,
il Teatro Valle; secondo altri la
come lui stesso afferma, «molcolpa fu di alcuni melomani seto legata a una tradizione italiaguaci di Paisiello e della sua versiona, alla tradizione delle nostre terne dell’opera. Il fiasco del debutto fu
re natali, perché la musica strumentatuttavia riscattato immediatamente dal
le ha avuto il suo primo grandissimo svisuccesso delle repliche. Nei panni di Rosina
luppo nel Veneto, a Bologna, e diciamo anche
per la prima volta il contralto Geltrude Righetti Giora Napoli, i tre più grandi centri di quest’attività». Ospite
gi, mentre il ruolo di Almaviva fu affidato al grande tenore
abituale delle più importanti reti televisive italiane e straniespagnolo Manuel García. La prima parte della vita del Rosre, è stato al centro di alcuni dei più significativi film o prosini fu come uno dei suoi celeberrigrammi televisivi di contenuto musimi, travolgenti crescendo, basti pensacale tra cui Vivaldi, pittore della musica di
Il barbiere di Siviglia
re che compose la prima opera all’età
François
Reichenbach e Le Sette Ultime
Dramma comico in due atti
di quattordici anni; successivamente,
Parole di Cristo su musica di Franz Josesu libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
quasi a iniziare una seconda fase d’esiph Haydn, girato nella Cappella degli
Nuovo allestimento
stenza, vennero il precoce e improvScrovegni – che a Padova custodisce
Direttore Claudio Scimone
viso abbandono del teatro, la depres- Regia, scenografia, costumi e luci Hugo de Ana gli splendidi affreschi di Giotto – con
sione e il ritiro nella pace della campala regia di Ermanno Olmi. (i.p.)
Orchestra, Coro e tecnici dell’Arena di Verona
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All’opera
A Trieste rinasce l’Operetta
Il direttore artistico del Verdi delinea la rassegna estiva
I
l 30 giugno ha debuttato il Festival Internazionale dell’Operetta di
lare a proposito di Porg y and Bess, grande epopea musicale del
Trieste che, giunto alla sua XXVIII edizione, si estende per tutto il
popolo di colore. Gettare uno sguardo Oltreoceano non è camese di luglio. Il direttore artistico del Teatro Verdi, Umberto Fanni,
suale, sottende anche catturare l’attenzione di quegli spettaci illustra le novità della manifestazione.
tori giovani che per motivi anagrafici e di gusto non si sentoQuest’anno il Festival riprende a pieni ritmi, dopo qualche
no vicini al mondo dell’operetta storica. C’è quindi la volontempo di difficoltà. Insieme al Sovrintendente Giorgio Zantà di cercare nuovo pubblico per il festival, pur naturalmenfagnin abbiamo deciso di rilanciarlo, perché si tratta di una
te tenendo conto e rispettando quelli che sono gli spettatori
tradizione unica in Italia. La flessione degli anni passati è staabituali di questo genere musicale. Ma questo si può dire per
ta dovuta essenzialmente a problemi di carattere finanziario,
l’operetta come anche per il lavoro che stiamo facendo per la
che hanno penalizzato fortemente la programmazione fino
prossima stagione lirica.
a ventilare l’ipotesi della chiusura. Ma con la
nuova dirigenza, grazie a un metodo di lavoro accurato e «di cesello», si è riusciti, pur con
Bozzetto di Maria Pia Angelini per Il paese dei campanelli
un budget molto limitato, a proporre dei titoli qualitativamente vincenti e freschi, con
l’obiettivo di tonificare e dare una sferzata di
nuova energia e di entusiasmo alla rassegna
estiva triestina.
In questa prospettiva il cartellone pullula di
nomi nuovi come Maurizio Nichetti, che fa il
suo debutto nell’operetta con Il paese dei campanelli di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, una delle più note e amate tra le operette italiane. Favola pittorescamente ingenua,
che lascia ampio margine alla creatività della regia e dei protagonisti, e specchio della società uscita dalla Grande guerra e desiderosa
di evasione, è una commedia degli equivoci e
della trasgressione ambientata in Olanda, che
si ricompone alla fine nell’ordine di una fiaba garbata di vacua amabilità dal ritmo incalzante e dalle melodie immediate e orecchiabili. Quest’opera,
Gli altri titoli?
che ha debuttato nel 1923 al Teatro Lirico di Milano, ritorna
Oltre alla ripresa della Bella Galatea, successo del 2006 con la
al Verdi dopo dieci anni dall’ultima rappresentazione e dopo
regia di Alessandra Scaramazza, nella nostra ricerca delle ratrentadue dall’edizione che aveva rivelato il talento di Sandro
dici europee di questo genere musicale non abbiamo voluto
Massimini nei panni della Gaffe, ruolo quest’anno affidato altrascurare la Francia. Ecco dunque La Périchole, uno spettala vis comica di Maurizio Micheli. L’interpretazione di Nichetcolo musicale di Jérôme Savary e Gérard Da Guerre ispirati è molto poetica e suggestiva, allo stesso
to a Jacques Offenbach che debutta al Teatempo divertente e intelligente, ed è impretro Verdi con cast francese e dialoghi in linziosita anche dalle scene e dai costumi acgua italiana. È uno spettacolo divertente il
Trieste – vari teatri
cattivanti di Maria Pia Angelini. La comcui libretto è di grande attualità e racconIl paese dei campanelli
pagnia di canto, l’orchestra, il coro e il corta la storia vera di alcuni saltimbanchi che
Teatro Verdi,
po di ballo del Teatro Verdi saranno diretti
vorrebbero vivere liberi ma che dipendono
da Lorenzo Fratini, che è anche il direttore 30 giugno, 3, 4, 5, 7 luglio, ore 20.30; dal potere per mangiare. La Périchole, che ha
1 luglio, ore 17.30
stabile del coro del Teatro.
come sottotitolo La chanteuse et le dictateur, diDal Paese dei campanelli si passa a George
pinge una dittatura sudamericana del pasPorgy and Bess
Gershwin, con l’allestimento di Porgy and Bess
sato o del presente dove imperano i traffiSala Tripcovich,
curato dal New York Harlem Theatre…
canti di droga, mentre i militari e la poli11, 12, 13, 14 luglio, ore 20.30
Accanto a un percorso che asseconda una
zia sono dediti corpo e anima al loro beLa bella Galatea
tradizione molto amata dal pubblico e parneamato caudillo don León. Una dittatura
Sala Tripcovich,
ticolarmente viva in questa zona, il festida operetta certo, ma pur sempre una ditta20, 21 luglio ore 20.30;
val affianca proposte provenienti da altre
tura. Savary si è limitato ad attualizzare al22 luglio, ore 17.30
aree geografiche, anche non europee, docune scene per avvicinarle al pubblico move l’operetta si è evoluta in generi più moderno, ricordando che la tirannia non è una
La Périchole
derni come la rivista, la commedia musicuriosità del passato e che il dispotismo poTeatro Verdi,
cale americana e il musical. In realtà non di
litico e artistico è ancora di moda. (l.m.)
24, 25, 26, 27, 28 luglio, ore 20.30;
29 luglio, ore 17.30
musical ma di vera opera lirica si deve par-
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