Comune di
Serramanna
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SERRAMANNA 6 novembre 2013
Realizzato dal
COMITATO SAN LEONARDO 2013
PREGHIERA A SAN LEONARDO
O insigne benefa ore della umanità,
sostegno degl’infelici,
consolatore degli oppressi,
speranza dei carcera ,
a Te ricorriamo nei nostri bisogni.
È grande il tuo merito presso Dio,
forte la premura di renderci felici
liberaci tu
da pubbliche e private calamità;
ma par colarmente impetraci da Dio
la liberazione delle anime nostre
da ogni colpa,
fa che noi
usciamo dalla schiavitù del peccato,
che viviamo nell’osservanza della divina legge,
e nella pra ca di tu e le virtù;
affinché meri amo la felicità
di Teco godere la pace dei gius .
Così sia.
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SERRAMANNA 6 NOVEMBRE 2013
I L C U LT O
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l culto di San Leonardo è molto diffuso nelle varie regioni d’Italia. Le prime no zia le troviamo
nell’ XI secolo. Leonardo di Noblac, conosciuto
anche come San Leonardo abate, eremita, di
Limoges o del Limosino, nacque in Gallia, probabilmente a Reims,
verso il 480 – 498, al tempo dell’Imperatore d’Oriente Anastasio. Di
nobile famiglia era in stre a amicizia con Clodoveo, Re dei Franchi,
che volle essere suo padrino di Ba esimo.
Durante la gioventù, si rifiutò di arruolarsi nell’esercito per seguire
S. Remigio, Arcivescovo di Reims. Nel fra empo si diffuse la fama
della sua san tà e da qui o enne la liberazione di un gran numero
di prigionieri di guerra, che il Santo liberava (si ricorda che la pena
in quel periodo era corporale o pecuniaria per le punizioni e la detenzione serviva per riscuotere i risca ).
Si ri rò nel Monastero di Micy, nei pressi di Orleans, dove viveva
con San Massimino. In questo luogo si occupò degli umili e dei carcera . Per la sua fama di San tà, quando i carcera lo invocavano,
vedevano le catene spezzarsi, i lucche si aprivano, i carcerieri si
distraevano, le porte delle prigioni si spalancavano; ques infelici,
acquistata la libertà, correvano da San Leonardo per ringraziarlo.
Alla morte di San Massimino, Leonardo abbandonò Micy e si diresse
a Limoges. Mentre a raversava la foresta di Pavum, fu a rato dalle grida di una donna. Era la Regina, sorpresa dalle doglie del parto,
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che era al seguito del Re per una ba uta di caccia.
Le preghiere del Santo aiutarono la partoriente ad allontanare i dolori
e il pericolo del parto e a far nascere un bellissimo bambino. Il Re Clodoveo, come riconoscenza, regalò una parte del bosco, che il Santo
delimitò in sella ad un asino e vi edificò un Monastero. Costruì un
oratorio in onore della Madonna e un altare in onore di San Remigio.
Scavò un pozzo dove miracolosamente si
riempì d’acqua, chiamandolo “Nobiliacum”
in onore di Clodoveo, Re
“nobilissimo” inoltre, gli
concesse il privilegio di
rendere liberi gli schiavi
prigionieri che avesse incontrato in strada o trovato
in carcere. San Leonardo,
ele o Vescovo non acce ò
la carica, preferì restare nel
suo convento di Noblac, dove morì il 6 novembre del
probabile anno 559.
Alla sua morte, numerosi pellegrini visitavano il sepolcro
lasciando le offerte al Mona-3-
IL CULTO
stero. Si sviluppò rapidamente una fiorente ci adina frequentata
dai pellegrini incrementando il commercio. La venerazione del Santo si diffuse in tu a l’Europa dove sorsero numerose chiese e cappelle. San Leonardo fu molto venerato durante le crociate; fra i più
devo , la tradizione ricorda il Principe Boemondo d’An ochia, che
fu fa o prigioniero dagli Infedeli nel 1100, durante la prima Crociata.
Per l’intercessione del Santo, nel 1103, fu liberato; quando tornò in
Europa, donò al Santuario di Saint Leonard de Noblac delle catene
d’argento, simili a quelle che lo tenevano legato come ex voto .
Secondo il “Mar rologio Romano” S. Leonardo è
raffigurato nell’arte, quasi sempre con le catene,
simbolo della sua par colare protezione per i
carcera ; per questo è patrono anche dei fabbrican di catene, lebbrosi, appesta , fru vendoli, inoltre viene invocato per i par difficili,
mal di testa e mala e dei bambini; contro la grandine ed i bandi ;
a lui si rivolgono anche gli obesi. In Belgio è patrono dei minatori del
bacino minerario di Liegi. Il Santo è venerato in tu e le Chiese che
amme ono il culto dei San . Gli a ribu sono le catene e i ceppi
della prigionia, bastone episcopale, il Vangelo.
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LA CHIESA
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a Parrocchia di Serramanna è dedicata a San Leonardo.La chiesa fu edificata in epoche diverse er cui
presenta un’interessante fusione di forme go cocatalane, aragonesi e tardo-barocche. Oggi nonostante i vari restauri, si possono notare incastona sui muri perimetrali esterni dei rosoni, capitelli, figure di vescovi e pietre le cui cara eris che rimandano a s le diversi di epoca. Secondo Salvador
Vidal, nel suo Annales Sardiniae 1639/1645 la chiesa fu costruita sui
ruderi di un’an ca basilica che conteneva varie sacre reliquie conservate in una chiesa so erranea
“…. Basilica vero fuit Parrocchia illa: habet enim subterranea
super scaliam ecclesiam reconditorium u a Sacrarum Reliquarium “ - “subterranea subestalia ecclesia obruta” .
A croce la na ed è composta da una sola navata ricoperta da
stru ure lignee che poggiano su diaframmi arcua a forma ogivale,
fiancheggiata da dieci cappelle. Entrando dall’ingresso principale, la
prima a destra cappella con arco e la volta a bo e, è collocato il fonte ba esimale, in noce con intarsi raffigurante il Ba esimo di Gesù
che risale al 1732. La collocazione del fonte non è originale, in quanto prima si trovava nella cappella che sta so o il campanile; la seconda cappella, rimodernata durante il restauro del 1937, è dedicata alla Madonna della Vi oria e si trovano due lapidi per ricordare
i cadu nella Guerra 1915/18 e 1940/45; la terza a San Giuseppe; la
quarta è dedicata all’Immacolata Concezione e la quinta dedicata a
San Antonio da Padova con al centro un altare sormontato da una
ancona in legno intagliato e policromato, con colonne tor li; precedentemente era dedicata a S. An"oco. Sul lato opposto alla cappella
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LA CHIESA
di S. Antonio troviamo una cappella dedicata alla Madonna di Pompei, dove è conservato l’an co pavimento, precedentemente era
in tolata alle Anime del Purgatorio; con nuando troviamo l’altra
cappella dedicata al Sacro Cuore, sul capitello sinistro si trova scolpita la data 1721; l’ul ma cappella, la più importante dedicata a
Santa Maria, in s le rinascimentale, un arco a tu o sesto, tra due
colonne che poggiano su due leoni, un altare con ancona in legno
intagliato e dorato del XVII sec. che faceva parte dell’an co altare
maggiore, vi è un tabernacolo quadrilatero e una nicchia.
Questa cappella fu costruita so o il tolo del Rosario intorno al
1640 e arricchita di un fi o repertorio di mo vi go ci e rinascimentali secondo gli schemi decora vi degli scalpellini (picapedrers). Fu
alloggiato l’an co altare maggiore in legno dorato con lo stemma di
San Leonardo (opera di Jayme Maxia,
1703-1705), mentre non si ha più traccia
del Retablo del Rosario che forse comprendeva la statue a della Madonna del
Rosario (ora venerata come Madonna
del Carmelo).
Nelle due ali dell’ancona si vedono due
scudi con corona e l’emblema di San Leonardo (le catene). Segue un locale per il
ripos glio con la scala a chiocciola per la
torre campanaria e una cappella della
torre campanaria.
La Chiesa è sormontata da una cupola
moderna, affiancata da un campanile a
canna o agonale (ricostruito nella parte
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terminale), costruito dall’arch. Antonio Calabrès e abbellita da decorazioni di pregevole fa ura dal pi ore serramannese, tra il 1954-56,
Giuseppe Carcangiu. Esternamente la facciata, presenta un profilo
orizzontale merlato e il portale principale, cuspidato, imita quello laterale destro del Duomo di Cagliari. Sono presen 3 statue del Santo
Patrono: la prima si trova sopra il portale principale d’ingresso della
chiesa, fa a eseguire all’inizio del Seicento dal Canonico Basilio Conni; la seconda sull’altare maggiore, mentre la terza, la più an ca,
raffigura San Leonardo Abate con un aspe o sobrio e composto, usata per le processioni in alternanza con quella dell’altare maggiore; è
custodita presso il “Museo delle Memorie e delle Tradizioni Religiose
di Serramanna“.
Da un anonimo manoscri o in spagnolo, dell’Archivio Parrocchiale
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LA CHIESA
del 1700,una minuta di “Repuestas“ scri e di pugno dal Vicario Parrocchiale Ignazio Marcis, nel 1778, informava che:
“ …Ha la villa di Serramanna tre chiese rurali, una dedicata all’Arcangelo S. Michele, distante dalla Villa più di due ore e ogni anno in
dicembre nel giorno a lui dedicato usa (a Comunità) andare a questa chiesa con i sacerdo a dir Messa.
“ … Ha la chiesa rurale dedicata alla Vergine SS.ma di Monserrato,
distante dalla Villa …Più o meno e ogni anno l’o4o se4embre fa la
(Comunità) una solenne festa portando e incensando la statua in
processione, facendosi anche un’altra processione nel luogo di questa chiesa.
“…Ha la Chiesa rurale dedicata alla gloriosa Vergine Santa Marina
distante dalla Villa mezza ora poco più e ogni anno il lunedì dopo il
giorno di Pasqua di Resurrezione le si fa festa e Processione.
” …Ha la villa di Serramanna la sua chiesa parrocchiale dedicata al
glorioso San Leonardo che.Patrono in cui si solennizza il giorno di
Corpus Domini con Vespri, Messa cantata (con panegirico) e processione generale per la Villa, e tu4a la o4ava con Messa Cantata ….. il
giorno dell’Assunzione….. il giorno del Patrono…. Ancora si solennizzano tu4e le altre feste principali del Signore…. In questa Chiesa Parrocchiale ci sono, durante l’anno, molte feste di vari San ( derivan )
dai lega ( lasci ) pii…
“ … c’è in questa Villa un’altra Chiesa dedicata all’Angelo della Guardia in cui si dice Messa ogni giorno e, ogni anno, per la terza domenica di o4obre si solennizza la festa di questo Angelo con Compieta…
“… ci sono in questa Villa due Confrarie, una della Vergine SS. ma del
Rosario e l’altra delle Benede e Anime del Purgatorio”.
Il mo vo della in tolazione della chiesa di Serramanna ad un Santo
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LA CHIESA
francese, ”San Leonardo di Noblac” è
incerta e si possono ipo zzare delle tesi
di cui potrebbe essere dovuta all’influsso che ebbero i Monaci Vi orini nel
Giudicato cagliaritano o come scrive
Mons. A.F. Spada:
” il culto si diffuse dopo il Mille specialmente per l’opera dei Monaci ospedalieri
dell’Ordine Gerosolimitano. Furono essi a
costruire la chiesa di San Leonardo a Siete Fuentes“
“…. Che il Culto di San Leonardo sia dovuto alla devozione dei pellegrini che
andavano a San ago de Compostela, e che, dopo il pellegrinaggio,
volendo tenere un legame affe vo con i luoghi da loro visita , in tolavano chiese e località con devozione conosciute in terra Gallica.”
Durante il periodo Aragonese, i toponimi che indicavano “strada”
erano denomina “camì“ e in sardo-campidanese “Bia“.
Il Camì Real Caller era u lizzata
anche in epoca medievale come
arteria principale tra il Regno di
Calari e quello di Arborea. Questa
strada seguiva, a par re da Decimomannu, il fiume
Calarita
(fiume Mannu) e a raversava
tu i centri del Campidano: Decimomannu, Villasor Serramanna.
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Si potrebbe ipo zzare che l’importanza di questa arteria abbia contribuito ad a rare le gen sparse nel territorio e contribuire a ingrandire Serramanna. Il Camì Real de Caller, passava all’interno dell’abitato
se ecentesco; a ualmente è ricalcato dalla via Cagliari e, dall’a uale
via Roma.
Esiste una casa, nel centro storico, dove presumibilmente, il suo ingresso confinava, con il vecchio percorso della Strada Real, Una casa
con due gradini, pici degli ingressi del periodo. Lo s le della finestra
e della porta di questa, è riconducibile allo s le tardo-go coaragonese con la semplicità e il rigore rinascimentale. Il tardo-go coaragonese è leggibile nella parte superiore delle cornici che delimitano le aperture; infa sono visibili delle piccole ed esili mensole che
reggono un ulteriore cornice superiore. La pietra u lizzata sembra
essere la stessa della facciata della vicina Chiesa di San Leonardo, ossia il tufo, mentre la muratura della casa è in “ladiri”. Uno s le molto
diffuso nel centro Sardegna che è arrivato a seguito della dominazione Spagnola (1300-1700).
La stessa strada che a raversava
Searu (Gurgo de Sipollo) era chiamata Bia Turresa o Bia Aristanis un
percorso che a raversava il centro
abitato di Serramanna e conduceva nelle vicinanze della Chiesa
campestre di Santa Maria. Infa ,
lungo questa strada, in quel tempo
la più importante arteria stradale
nella Sardegna Medievale, i pellegrini la percorrevano per raggiungere luoghi San come Gerusalemme, Roma e San ago de Compostela.
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I L C A M PA N I L E
Così racconta l’Archite o di Serramanna Vico Mossa nel suo libro
“Natura e civiltà in Sardegna”:
“…Era un rispe abile campanile di paese, tanto che sembrava l’avessero ere o per simboleggiare il campanilismo che esso, allo stesso tempo, provocava. “Grande è il campanile di Serramanna”: così
venivano rimbecca , in Campidano, fino ai primi decenni del secolo,
coloro che, discutendo, tendevano ad esagerare nella valutazione
delle cose e dei fa . In effe , era bello alto – ritenuto addiri ura il
più alto campanile dell’Isola – ma appariva ancora più grande per la
bas onatura so ostante, che contribuiva notevolmente a conferirgli snellezza.
Quando era in auge quel de o popolare, il campanile aveva la canna o agonale scompar ta in cinque campi da cornice e marcapiano ed era concluso da un cupolino, somigliante allo zucche o del
prete, che lo rendeva, per la verità, un po’ ridicolo. Nella grande
pianura tra Oristano e Cagliari rappresentava un’eccezione, perché i
campanili meridionali sono sta innalza a canna quadrata con a co orizzontale formato da transenne a giorno, a differenza di quelli
del se entrione, deriva dalla Ca edrale di Alghero, i quali sono
o agonali e guglia . Quelli esempla dal rifacimento se ecentesco
del campanile catalano della Ca edrale di Oristano, pur essi a canna
o agonale, hanno invece la cella campanaria sormontata da una
bizzarra cupole a “a cipolla”, che li cara erizza.
Il campanile di Serramanna, alla base, venne dolcemente raccordato alla facciata della chiesa parrocchiale di San Leonardo, che presenta par risalen al sec. XV e par risalen al sec. XVI; l’ampia navata ha copertura lignea poggiante su diaframmi a sesto ogivale, di
norma, cioè, go co-catalana. Ampliata nel Seicento con la creazione
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del capocroce e del transe o coper a bo e, venne impostata all’incrocio di ques con la navata una cupola rigonfia su tamburo o agonale, ma la cui presenza nulla toglieva alla maestà della torre campanaria, salvo che, per contagio, in quella circostanza venne dotata di quel zucche o terminale.
Come campanile, anche la chiesa si presenta con
volto echeggiante modi diversi: i tagliapietre
guardavano agli esempi ci adini, da cui traevano
elemen stru urali e decora vi, facendoli poi
con una certa sensibilità. Infa l’arcone ribassato che regge l’impalcatura della cantoria fu
esemplato dalla distru a chiesa cagliaritana di
San Domenico; nella facciata venne incastonato
il mo vo del portale tolto di peso dal braccio
meridionale della Ca edrale di Cagliari; salvo
che, sull’architrave, in luogo del sarcofago classico, fu posto il simulacro del tolare San Leonardo, con la griglia, simbolo del mar rio, annicchiato nella lune a lobata so o un acuto mpano.
Tra le cappelle laterali è, poi, notevole cappella
dedicata a Santa Maria, che si apre con un portale dalle acerbe sebbene tarde forme rinascimentali, dalle graziose decorazioni
scolpite sulla pietra tenera, e ricoperta da una bella volta stellare, come
i
capimastri
avevano visto nella ricordata
chiesa di San
Domenico; la cappella ospita
un
originale
I L C A M PA N I L E
retablo di legno intagliato e dorato in oro zecchino.
Ma, l’imponenza del campanile e della chiesa molto si deve alla felice
impostazione urbanis ca (il complesso si trova ubicato fra due ampie
piazze a diverso livello) e alla sistemazione se ecentesca della bas onatura. Fino agli anni Trenta, un alto muro delimitava l’area cimiteriale (gimitoriu, dal la"no coemeterium) al fianco della chiesa, fra le
due piazze, e la zona absidale, era conclusa dall’oratorio delle Anime
del Purgatorio. Le merlature, insisten sulla facciata re angolare e su
due grandi portali-diaframma ai la , conferivano al complesso un
aspe o singolare, che era reso più a raente dalla presenza di annosi
pini che sve avano dai muri. La sta ca del campanile era stata minata da scariche ele riche; le lesione dei conci dora si leggevano a distanza, accentuate dalle numerose chiavarde che erano state predisposte.
Nel 1918, due fulmini, a breve distanza l’uno dall’altro, lo colpirono a
morte e fu necessario smontarlo pezzo per pezzo, fino a circa metà
altezza. Dall’interno dei cor li e dalle piazze e a orno, la popolazione assiste e con dolore all’insolita operazione: prima scomparve il
cupolino, poi i quadran dell’orologio, i grandi finestroni circolari che
si aprivano sulle o o facce e la bella cella campanaria. Mozzato così,
rimase oltre un trentennio: tanto, da far scordare quel de o, con
grande umiliazione dell’intero paese.
Lo smontaggio era stato effe uato con tu e le precauzioni, numerando i conci di tufo e accatastandoli con ordine nell’an co cimitero.
Quelle cataste immalinconivano la gente. Una nostalgica cartolina
illustrata a colori con l’immagine del campanile com’era prima dell’infortunio con nuò tu avia ad essere esposte nelle rivendite, assieme
alla cartolina con l’immagine del campanile mozzato. E veniva mo- 17 -
I L C A M PA N I L E
strato un bel disegno acquerellato del
complesso, dovuto a un ar sta di nazionalità slava, internato con altri solda
fa
prigionieri durante la Grande
Guerra
Finalmente dopo più di trent’anni da
quell’infausto giorno, arrivò il momento della ricostruzione. Mol di quei
conci, col tempo, erano scomparsi dalle
cataste e venne fa a una ricostruzione
un po’ arbitraria: forse perché ritenuta
pleonas ca, non venne ricostruita la zona finestroni circolari che
insisteva sulla cella campanaria e, al posto del cupolino, fu disposta
una copertura leggermente inclinata, celata da una fila di merli. I
conci ancora biancastri gli conferiscono un’aria balneare.
La popolazione restò indifferente alla conclusione dell’evento: i vecchi ricordavano diversamente il campanile e ai giovani rimase solo
la speranza di poter rinverdire il campanilismo, che
non era stato, del resto, mai
sopito del tu o. L’ul ma
offesa è stata la costruzione
a breve distanza, nella piazza a monte, d’una bru a
casa a più piani, fuori scala,
la quale ha alterato irrimediabilmente i misura spazi
Da sinistra: Melis Antonio, Francesco Scalas, Giovana orno.
ni Scioni, sconosciuto, Porcedda Antonio
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E L E N C O PA R R O C I C H I E S A S A N L E O N A R D O
MURRU
Francesco Antonio
1761 – 1772
MARTIS
Francesco Ignazio
1772 – 1795
PISANO
Efisio
1795 – 1797
FAIS
Antonio
1797 – 1818
TONELLI
Cosimo
1818 – 1829
PORCELLA
Raffaele
1829 – 1837
UDA
Francesco Antonio
1837 – 1856
LUSSU
Raffaele
1856 – 1887
VIDILI
Vincenzo
1887 – 1900
MURRU
Fedele
1900 – 1907
O
ZUDDAS
Luigi
1907 – 1923
SANNA
An oco
16.08.1923 – 1951
SOLLAI
Pasquale
19.01.1952 – 15.12.1955
PROST
Bruno
30.12.1955 – 23.10.1959
PILLAI
Antonio
27.10.1959 – 22.10.1970
VACCA
Vitale
01.11.1970 – 11.09.1981
ZUCCA
Eugenio
12.09.1981 – 12.09.1991
CARA
Giampiero
13.09.1991 – 13.09.1999
CAMBONI
Giuseppe
01.10.1999 – 11.10.2008
PES
Giuseppe
26.10.2008 - --------------
FESTEGGIAMENTI SAN LEONARDO 2013
Componen5 Comitato San Leonardo 2013
Presidente
Don Giuseppe PES
Parroco della Chiesa di San Leonardo
1° Obriere
2° Obriere
Segretario
Cassiere
2° Cassiere
Carlo Pahler
Francesca Floris
Emilio Frongia
Biagina Lasio
Luigi Atzori
Obrieri Collaboratori
Atzori Alessandro
Carlo Pireddu
Collu Francesco
Concu Giuseppe
Dore M. Pazienza
Faedda M. Giovanna
Floris Gabriella
Frongia Samuele
Frongia Tamara
Lai Mauro
Lancia Valen na
Lasio Gabriele
Lilliu Francesco
Maro o Leonardo
Mascia Giorgia
Medda Augusto
Melis Paolo
Molino Valen na
Murgia Annarella
Onida Ma eo
Osanna Graziella
Paschina Maria Laura
Pireddu Sara
Sarais Sese a
Seu Valen na
Tuveri Alessandro
GOCCIUSU DE SANTU LABARDU
Ses prote ore ispeciale
De cau vos presoneris,
sia libertade ch’offeris
la cumplis tanto puntuale
chi finzas de ogne male
los esimis cum amore.
Sos chi sunu tribulados
In sas cadenas morzende
Su nomine tou invochende
Prestu sunu liberados,
lebrosos e appestados
curas de dogna dabori
Copyright 2013
Tes5
Atzori Luigi
Proge7o grafico
Pahler Carlo
Fotografie autori
Atzori Luigi
Lai Mauro
Medda Michela
Ortu Ma eo
Pahler Carlo
Fam. Melis
Stampa:
NUOVE GRAFICHE PUDDU
Un par5colare ringraziamento a tu7e le Associazioni e Persone che hanno collaborato con il Comitato, in par5colar modo a Fabio Ortu e Francesco Virdis
Su comitau po' s'annu chi bennidi puru a to usu oidi invitai,
e cun grazia e paxi seusu a visitai. Atrus'annusu mellusu paxi,
amori e salludi e chi su traballu no manchidi mai.
Scarica

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