IL II SECOLO
Un secolo di stabilità
A differenza del I secolo d.C., percorso da tensioni e lotte
per il potere, il periodo che va dal principato di Nerva (96
d.C.) alla morte di Commodo (192 d.C.) è caratterizzato da
grande stabilità, per vari motivi:
si instaura un rapporto di equilibrio e rispetto tra il
princeps e il senato;
il
problema
della
successione
imperiale
viene
efficacemente risolto con il sistema dell’adozione, che
La colonna di Marco Aurelio
garantisce l’accesso al trono a persone di provate capacità;
la solidità del potere imperiale limita fortemente la
possibilità di congiure e ribellioni organizzate dagli eserciti.
Nerva (96-98 d.C.)
Morto Domiziano nel 96 d.C., il senato designa come suo successore Marco Cocceio
Nerva, anziano senatore senza figli. Nerva cerca di ristabilire l’armonia e
guadagnare consenso tra le varie componenti sociali:
concedendo l’amnistia e restituendo le proprietà confiscate
ai senatori condannati da Domiziano;
cercando di propiziarsi il favore del popolo e dell’esercito
con donativi e assegnazioni di terre – ma in questo modo
depaupera le casse dello stato;
scegliendo come suo successore il generale spagnolo
Traiano, capace di conquistarsi la simpatia dei soldati e
di superare la crisi economica con guerre di conquista.
Nerva
Traiano (98-117 d.C.)
Marco Ulpio Traiano è il primo imperatore di origini provinciali (Spagna Betica,
attuale Andalusia). Dal punto di vista politico Traiano:
ripropone il modello del princeps come primus inter pares al servizio dello stato;
cerca di conciliare principato e libertas attraverso la collaborazione con la classe
dirigente.
Per risolvere la crisi economica Traiano si lancia in guerre
di conquista, annettendo la Dacia (attuale Romania) nel
105-106 d.C., l’Arabia Petrea (106 d.C.), l’Armenia
(114 d.C.), la Mesopotamia superiore e l’Assiria (115 d.C.).
Con Traiano l’impero raggiunge la sua massima
estensione territoriale.
Traian
o
Adriano (117-138 d.C. )
Con Publio Elio Adriano, cugino di Traiano, Roma abbandona la politica di
espansionismo militare per concentrarsi sulla difesa del limes, del confine esterno
(costruzione del vallo di Adriano in Gran Bretagna).
L’imperatore si dimostra un amministratore accorto e un
amante della cultura e delle arti, dedito ai viaggi e
favorevole alla realizzazione di opere pubbliche.
Sotto il suo principato viene repressa l’ultima rivolta
giudaica (132-135 d.C.), con la conseguente diaspora degli
Ebrei e la rifondazione di Gerusalemme.
Adriano
Antonino Pio (138-161 d.C.)
Tito
Aurelio
Antonino
Pio
si
dimostra
un
amministratore solerte e oculato, attento a dare di
sé l’immagine di chi lavora per il bene dello stato.
In politica interna il suo operato è all’insegna della
tradizione e della sobrietà, mentre in politica estera
prosegue la strategia di rafforzamento dei confini
iniziata da Adriano.
In
segno
di
riavvicinamento
ai
vecchi
ideali
repubblicani (i due consoli), adotta una coppia di
successori: Marco Aurelio e Lucio Vero.
Antonino Pio
Marco Aurelio (161-180 d.C.)
Marco Aurelio, l’imperatore-filosofo, è un esponente dello stoicismo, che teorizza
la monarchia come governo del saggio.
Sul fronte della politica estera il suo principato è particolarmente inquieto:
con l’aiuto del fratello Lucio Vero, associato al trono,
sconfigge i Parti (161-166 d.C.);
combatte a nord del Danubio contro Quadi e
Marcomanni, pericolose tribù germaniche che avevano
oltrepassato il limes, penetrando anche in Italia.
Nel 176 d.C. si associa il figlio Commodo, rompendo
la tradizione della successione per adozione.
Marco Aurelio
Commodo (180-192 d.C.)
Conclusa la guerra sul fronte danubiano patteggiando la pace con i nemici in cambio
del versamento di un’indennità di guerra, Lucio Aurelio Commodo si aliena le
simpatie dei soldati. Fin da subito inoltre manifesta una concezione autocratica del
potere, che nel 182 d.C. provoca una congiura.
Privo di interesse per l’amministrazione dello stato, Commodo
affida ogni decisione ai suoi funzionari, preoccupandosi solo di
ottenere il favore del popolo (con feste e spettacoli) e di
reprimere ogni tentativo di opposizione nella classe dirigente.
L’”Ercole romano” – questa l’iconografia che l’imperatore
adotta negli ultimi anni di regno – viene eliminato nel 192
da un complotto di palazzo.
Commod
o
La religione
La pace e la stabilità politica del II secolo consentono la creazione di una società
cosmopolita, con fenomeni di sincretismo religioso.
Mentre si esaurisce il fascino esercitato dalla filosofia, tornano in auge oracoli,
presagi, oniromanzia, fede nelle virtù taumaturgiche di
uomini eccezionali. La tolleranza religiosa di Roma
consente la diffusione dei culti misterici di Iside e di
Mitra, che propongono itinerari terreni di purificazione e
promettono l’immortalità nell’aldilà.
Ma la vera novità di questo secolo è la diffusione e la
crescente organizzazione territoriale del cristianesimo.
Mitra nell’atto della tauroctonia
La cultura
In quest’epoca di stabilità la cultura di lingua latina conosce una notevole fioritura:
si assiste alla nascita di un gusto arcaizzante, teso alla riscoperta degli autori arcaici
e al culto della loro lingua.
Ma il frutto più notevole maturato nel clima di pace e rinascita culturale del II secolo
è la “Seconda Sofistica”, un movimento
essenzialmente greco, ma con ramificazioni nella
cultura latina, fondato sulla spettacolarizzazione
della retorica.
Ne sono protagonisti brillanti conferenzieri che
percorrono le varie province dell’impero dimostrando
la loro abilità nel declamare o nell’improvvisare
orazioni su ogni argomento.
L’acropoli di Atene
La letteratura nel II secolo d.C.
Il panorama dei generi e degli autori più importanti del II secolo può essere così
schematizzato:
Autori e generi letterari nel II secolo
età di Traiano
e Adriano
età degli
Antonini
poesia
satira
Giovenale
prosa
oratoria ed epistolografia
biografia
storiografia
Plinio il Giovane
Svetonio
Tacito
prosa
romanzo
Apuleio
Plinio il Giovane
Gaio Plinio Cecilio Secondo (questo il nome completo di Plinio il Giovane) nasce a
Como nel 61 o 62 d.C.; rimasto orfano di padre, viene adottato dallo zio materno,
Plinio il Vecchio.
A Roma studia retorica con Quintiliano, si dedica alla carriera forense e percorre il
cursus honorum fino al consolato (100).
Nel 111 parte per la Bitinia come legato di
Traiano; muore poco dopo.
Plinio il Giovane è il personaggio più rappresentativo
dell’età traianea: il suo ricco epistolario infatti offre
un vivace affresco della società romana e
testimonia la vita di un intellettuale benestante e
mondano, ben integrato nella società del tempo.
Plinio e il Vesuvio sullo sfondo
L’epistolario
L’epistolario di Plinio è costituito da 10 libri; i primi nove contengono lettere
risalenti al periodo 97-108 d.C.; l’ultimo libro invece conserva lettere ufficiali e
private scambiate tra Plinio e Traiano, significative anche perché affrontano il tema
dei rapporti tra impero e cristianesimo.
L’ordinamento delle lettere non segue criteri cronologici, ma è finalizzato a evitare
la monotonia dei contenuti, dal momento che ogni
lettera è dedicata a un tema diverso.
La monotematicità delle singole missive è una
conferma del carattere letterario dell’epistolario
pliniano, concepito per la pubblicazione; le lettere
sono infatti brevi saggi di cronaca mondana,
intellettuale e civile.
Il
lago
Como
di
Il Panegirico di Traiano
Il Panegirico è una gratiarum actio, un discorso di ringraziamento nei confronti di
Traiano pronunciato in senato da Plinio nel settembre del 100 d.C., in occasione
della sua entrata in carica come console; naturalmente il testo del discorso
originario è stato ampliato e rielaborato.
Il ringraziamento si trasforma in un elogio di
Traiano: Plinio enumera i meriti dell’optimus
princeps, in particolare la ritrovata libertà di
espressione e la collaborazione tra imperatore
e senato, fondamento della concordia nella
classe dirigente e garanzia di stabilità.
I Mercati di Traiano
Svetonio
Gaio Svetonio Tranquillo nasce probabilmente a Ostia intorno al 70 d.C. da famiglia
di rango equestre di modesta condizione.
Inizialmente si dedica all’attività forense, poi per intercessione di Plinio il Giovane
entra a corte in qualità di funzionario, preposto alle biblioteche sotto Traiano,
all’archivio imperiale e alla corrispondenza del princeps sotto Adriano.
Viene improvvisamente destituito dalla
carica e allontanato dalla corte nel 122
d.C. per motivi non chiari.
Il Pantheon a Roma in una stampa di Piranesi
La produzione
L’opera a cui è affidata la fama di Svetonio, l’unica
superstite della sua produzione, è la raccolta di
biografie dei primi dodici imperatori, il De vita
Caesarum.
Tra le molte opere erudite composte da Svetonio,
ma non conservate, va menzionato il De viris
illustribus,
raccolta
di
biografie
di
letterati
suddivise per generi; a noi è giunta la sezione De
grammaticis et rhetoribus.
Importante era la sezione De poetis, da cui
derivano le biografie di Terenzio, Virgilio, Orazio e
Lucano conservate nei manoscritti delle
opere.
loro
Virgili
o
Il De vita Caesarum
Il De vita Caesarum è una raccolta di dodici biografie degli imperatori (da Giulio
Cesare a Domiziano) in 8 libri; in una breve lacuna iniziale sono andati perduti la
dedica a Setticio Claro e i capitoli iniziali della biografia di Cesare.
Ogni biografia è organizzata combinando l’esposizione cronologica (per tempora) e
l’impostazione per rubriche (per species), cioè per argomenti. Lo schema ravvisabile
in ogni biografia è il seguente:
sezione
organizzazione
contenuti
sezione iniziale
ordine
cronologico
famiglia di origine, nascita, infanzia,
adolescenza, avvento al potere
sezione centrale
per rubriche
i vari aspetti della personalità e dell’operato
del personaggio
sezione finale
ordine
cronologico
morte e onori funebri
Lo statuto della biografia
La scelta della biografia rivela in Svetonio la coscienza che ormai la storia romana si
identifica con i singoli imperatori: ricostruire la storia dell’impero equivale a
ricostruire la vita e la personalità dei Caesares.
Nell’impianto biografico Svetonio immette elementi di tradizione tipicamente
romana, tratti dagli elogia e dalle
laudationes funebres; sullo sfondo è
presente il modello delle Res gestae
divi Augusti, con l’elenco delle svariate
benemerenze acquisite dal personaggio
(cariche ricoperte, donativi allo stato e al
popolo, monumenti eretti).
John William Waterhouse, Il rimorso di Nerone (1878)
Argomenti, pubblico, fonti
La tendenza di Svetonio a insistere sulla vita
privata degli imperatori, registrandone anche
eccessi, intemperanze e particolari scandalistici,
viene da alcuni deplorata come gusto per il
pettegolezzo, da altri esaltata come strumento
di
obiettività
e
demistificazione
rispetto
all’immagine ufficiale degli imperatori.
Le
fonti
cui
Svetonio
attinge
sono
Lawrence
varie: Alma-Tadema, La proclamazione
di Claudio a imperatore (1867)
storiografia, documenti d’archivio, libellistica,
tradizione orale.
Il pubblico a cui si rivolge è quello dei funzionari
e dei burocrati.
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