VARIABILITA’ ANALITICA,
ERRORI DI MISURA,
SICUREZZA DI QUALITA’
Attendibilità delle misure
precisione
accuratezza
specificità
sensibilità
ATTENDIBILITA’ DI UNA MISURA

L’attendibilità di un risultato analitico è determinata da
un insieme di fattori come la precisione, l’accuratezza,
la specificità, la sensibilità che caratterizzano
globalmente un risultato o un metodo analitico

Anche se estranei all’ operatore ed al metodo applicato,
hanno valore nella attendibilità di un esame anche le
modalità di prelievo e la conservazione del materiale
biologico, oltre allo stato del paziente
PRECISIONE

Si intende la sovrapponibilità di valori ottenuti con lo
stesso metodo ma con misurazioni distinte, su
frazioni di uno stesso campione che sia omogeneo,
cioè stabile nel tempo e identico

Col termine di imprecisione o di variabilità analitica
invece si intende una misura quantitativa in base al
valore della deviazione standard calcolata sui valori
sperimentali di una serie di analisi (repliche), eseguite
sullo stesso campione, postulando che l’errore casuale
da cui deriva l’imprecisione abbia una distribuzione
di tipo gaussiano

Il concetto di precisione include quelli di ripetibilità ,
intesa come la misura della deviazione dal valore
medio dei risultati ottenuti da uno stesso operatore, in
una unica serie analitica e senza cambiare reattivo o
apparecchio; e riproducibilità, cioè la misura della
deviazione dal valore medio dei risultati ottenuti in un
arco variabile di tempo da operatori diversi che non
conoscono l’identità del campione analizzato e che
usano lotti di soluzioni e reagenti diversi
ACCURATEZZA

L’accuratezza del metodo è il grado di concordanza
fra il valore medio trovato in repliche diverse di una
stessa analisi sul medesimo campione ed il valore
reale o più probabile conosciuto

La ricerca del cosiddetto valore vero è un concetto
astratto che spesso richiede apparecchiature
complicate e indaginose

Con il termine di inaccuratezza invece si intende la
differenza tra il valore medio sperimentale e quello
reale

Il controllo della accuratezza ci permette di
evidenziare in una analisi gli errori sistematici
SPECIFICITA’

La specificità invece è la proprietà del metodo di
usare solo ed interamente la sostanza da usare senza
interferenze di qualunque tipo o da parte di altre
sostanze presenti nel campione

L’accuratezza è spesso difficile da ottenere in quanto
molti metodi sono aspecifici e quindi introducono nei
risultati un errore sistematico

Importante ancora la taratura corretta degli strumenti
e la purezza e stabilità degli standard
SENSIBILITA’ E RIVELABILITA’

Sensibilità è la capacità del metodo di dosare anche
piccole concentrazioni della sostanza studiata

Rivelabilità è la più piccola quantità di sostanza che il
metodo riesce a dosare con un certo limite fiduciario,
circa 95 %
CLASSIFICAZIONE DEGLI ERRORI DI
MISURA

Si definisce errore di una analisi quantitativa la
differenza tra il valore reale e il valore trovato con la
analisi

Questo è l’errore totale, cioè la somma di numerosi
errori diversi tra loro che si possono raggruppare in :
errori casuali, sistematici, grossolani
Errori di misura
casuali
sistemici
grossolani
fiduciari
ERRORI CASUALI, NORMALI O
ACCIDENTALI

Sono sempre inevitabili, di piccola entità, e non
possono essere recepiti dall’operatore

Anche
operando
in
condizioni
analitiche
standardizzate, si ottengono risultati leggermente
differenti fra loro pur essendo distribuiti con
regolarità attorno al valore medio della curva
gaussiana

Per tale motivo il risultato si dice impreciso

Possono essere errori casuali: piccole variazioni nella
tensione di alimentazione, modeste variazioni nella
erogazione del gas e quindi della fiamma negli
spettrofotometri a fiamma, cattivo mescolamento dei
reagenti
ERRORI SISTEMICI

Si ripetono sistematicamente nell’ eseguire lo stesso
tipo di analisi con il medesimo metodo e possono
essere errori di sovrastima o di sottostima

Le cause sono conosciute e individuabili
definiscono l’accuratezza dell’analisi

Spesso si eliminano usando una metodica più
sensibile o specifica
e

La causa a volte non è conosciuta a priori ma
individuabile ed eliminabile come: vetreria sporca,
apparecchiature tarate male, reattivi o soluzioni
standard non ben purificati, problemi di vista,
imperizia od ignoranza

Anche la non osservanza delle condizioni critiche di
una reazione chimica: tempo, temperatura , pH
ERRORI GROSSOLANI

Sono dovuti
dell’operatore
generalmente
a
negligenza

Si evitano con la maggiore attenzione di quest’ultimo

Esempi: l’uso di una pipetta da 2 ml anzichè di una da
1 ml; lo scambio di reagenti, la selezione errata di una
lunghezza d’onda, l’errore di un calcolo

Essi sono veri e propri sbagli che si possono
eliminare con l’impegno del personale che opera e
con una buona organizzazione di laboratorio
LIMITI FIDUCIARI

Si intendono limiti fiduciari o di confidenza di
risultato i valori corrispondenti a +/- 2 DS di
risultato isolato ottenuto con un metodo di cui si
previamente calcolata la deviazione standard
almeno 25 dati sperimentali
un
un
sia
su

E’ il limite di misura entro i quali si può avere fiducia
che sia compresa la misura vera della grandezza
COEFFICIENTE DI VARIAZIONE

E’ il valore della DS trovata, espresso in percentuale
del valore medio (x): CV=(DS/X) x 100

Questo parametro rispecchia in maniera più fedele,
anche se non del tutto esatta, l’imprecisione della
esecuzione analitica del metodo considerato, dovuta
al fatto che l’entità degli errori casuali varia anche in
funzione della concentrazione del campione

Mentre la deviazione standard, quando è calcolata su
analisi ripetute nello stesso momento riflette solo
variazioni casuali, il coefficiente di variazione invece
include anche variazioni identificabili, derivanti dalla
analisi effettuata su campioni a diversa
concentrazione
LIMITI ACCETTABILI DI ERRORE

Per controllare l’accuratezza di una analisi si
introducono nella serie da analizzare in maniera
casuale uno o più campioni di cui si conosce l’analita,
i valori di concentrazione del quale coprono l’ intero
range sia dei valori normali che patologici

Il risultato della misura non deve divergere dal valore
teorico oltre un certo limite

Anche se il metodo risulta sotto controllo i risultati
possono essere inaccettabili dal punto di vista clinico
se i limiti di accuratezza o di precisione stabiliti nel
laboratorio sono troppo ampi

Barnett affrontò il problema tenendo di vista
precipuamente il problema della utilizzazione medica
dei dati di laboratorio, non dimenticando che queste
esigenze teoriche devono fare il conto con l’insieme
delle apparecchiature e metodiche analitiche
disponibili sul mercato

In generale le prestazioni analitiche si possono a
tuttoggi considerare accettabili per lo scopo che si
prefiggono
CONTROLLO DI QUALITA’

Il controllo di qualità non è una panacea, ne un tocca
sana per il laboratorio, ma solo un momento di
razionalizzazione per ovviare a tutte quelle cause che
possono determinare alterazioni del risultato analitico

Esso non può scoprire ne suggerire rimedi per scambi di
persona, o di provette, o prelievi errati o sei si fa un uso
incongruo di anticoagulanti, o si procede alla non
corretta conservazione dei campioni, o alla effettuazione
dei calcoli, o alla trascrizione dei dati analitici

Risulta invece di fondamentale importanza per
migliorare la precisione analitica, l’accuratezza, e
costituisce una spinta vigorosa verso la scelta di
metodi, reagenti ed apparecchi sempre più in grado di
fornire migliori prestazioni

Conclusioni: il costante controllo interno ed esterno
assicura al laboratorio quel livello di affidabilità che
risulta sempre più necessario per una buona medicina
non solo curativa ma anche preventiva
CONTROLLO INTERNO

Lo scopo principale è quello di rivelare gli errori di
una misura analitica che si collochino al di fuori dei
limiti di accettabilità per potere dare affidabilità ai
clinici sul risultato di laboratorio

E’ un metodo per mantenere entro limiti ben definiti
gli errori che possono verificarsi nelle analisi
chimico-cliniche

Condizione indispensabile è avere a disposizione un
siero di controllo omogeneo, stabile nel tempo e con
una composizione clinica simile al campione da
esaminare

I campioni da sottoporre al test e i campioni di
controllo devono essere analizzati insieme senza un
ordine predefinito e senza distinzione tra loro

Per una corretta analisi del controllo di qualità si usa
il Metodo di Shewart- Levey-Jannings e la
interpretazione della cosiddetta carta di controllo
della media (vedi figura)

Tale procedimento viene anche detto controllo
continuo della qualità dei risultati e permette una
verifica costante della eventuale inaccuratezza di
reagenti, apparecchiatura, e metodo e permette quindi
di evitare l’insorgenza di errori sistematici
CONTROLLO ESTERNO

E’ la verifica di qualità con la quale il laboratorio
confronta la propria capacità analitica con quella di
altri laboratori nell’ambito regionale, nazionale, o
anche internazionale

Questo controllo si basa sulla analisi di campioni
incogniti provenienti da una struttura che organizza il
controllo di qualità e si occupa della preparazione e
taratura dei campioni incogniti e dell’elaborazione
statistica dei dati ottenuti dai vari laboratori
partecipanti

Questo controllo di qualità non pretende di essere la
soluzione a tutti i problemi che possono generare
errori nel risultato analitico, ma è un modo di
razionalizzare, controllare e minimizzare le variabili
di un laboratorio di analisi

Esso è di importanza fondamentale nel monitoraggio
e nel miglioramento della precisione analitica della
accuratezza, inoltre fornisce un contributo nella scelta
dei metodi, dei reagenti, e delle apparecchiature che
possono fornire prestazioni migliori

Molti laboratori hanno iniziato un processo di
certificazione della loro qualità seguendo le norme
Iso 9002, modificate e rese applicabili da apposite
commissioni delle società scientifiche
CONTROLLO DI QUALITA’ IN
EMATOLOGIA

Metodo ieri e oggi: consiste nel ripetere la misura in
due giorni successivi su campioni di sangue
conservati in frigorifero

Metodo di Bull: per quanto riguarda le emazie, l’
MCV, l’ MCH e l’ MCHC si mantengono costanti nel
tempo
CONTROLLO DI QUALITA’ IN
COAGULAZIONE

Grande rilevanza hanno le numerose variabili
preanalitiche (tempi e modalità del prelievo, trasporto
e conservazione) e postanalitiche (modalità di
espressione dei risultati e interpretazione dei
medesimi)

L’espressione dei
risultati dei parametri
emocoagulativi
sono
spesso
di
difficile
interpretazione, in parte anche per la varietà dei
reagenti e dei principi operativi degli strumenti

La grande varietà delle fonti di tromboplastina
tessutale impiegata come reagente rende precario il
confronto fra valori ottenuti da laboratori diversi

In questo caso è consigliabile procedere alla
calibrazione della tromboplastina in uso nel
laboratorio contro lo standard internazionale più
appropriato, scegliendo lo standard della stessa specie
della tromboplastina da calibrare

Mettendo a confronto i risultati ottenuti con la
tromboplastina da calibrare contro i risultati ottenuti
con la tromboplastina standard si ottiene in un grafico
una retta che è l’ espressione della International
Sensitivity Index o ISI

Il valore uguale ad 1 indica che la tromboplastina da
calibrare ha la stessa sensibilità della tromboplastina
standard

In seguito la tromboplastina così calibrata viene a
confrontarsi con quella di riferimento applicando la
formula dell’ INR (International Normalized Ratio),
che è data dal rapporto tra il PT del paziente in
secondi fratto il PT del controllo sempre in secondi

Il calcolo dell’INR quindi consente di conseguire una
discreta uniformità di risultati specie in pazienti con
anticoagulanti

Attualmente le più importanti ditte che producono
materiali diagnostici per la coagulazione provvedono
a valutare l’interazione del loro reagente con gli
strumenti di misura di più largo uso con valori di ISI
gia pronti per la confrontabilità dei risultati
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