Carlo Volebele Vay Le streghe di Natale Questo libro è dedicato ai miei tenaci lettori e all’incrollabile amicizia con cui accettano le mie ambizioni di scrittore. Come al solito preciso che nomi, luoghi e fatti sono unicamente frutto della fantasia e che se proprio uno dovesse sentirsene offeso, sarebbe davvero un permaloso. Questo vale soprattutto per gli abitanti delle valli citate nel racconto, luoghi che in realtà adoro e che, se solo dipendesse da me, eleggerei a mia dimora. 1 Capitolo I << Guardate che meraviglia!>> Milla rivolse soddisfatta lo sguardo verso la cometa dorata che, nonostante il precario equilibrio sullo sgabello, aveva appena collocato sulla cima dell’enorme albero di Natale piazzato in mezzo al salone di Villa Seiffert. A debita distanza di sicurezza, perché con quella donna non si poteva mai sapere, i nostri due figli applaudirono convinti la mamma. A loro si unirono subito nell’applauso il cuginetto Alvise, figlio di mio cognato Giulio e della sua ipertrofica consorte Nadia e due loro amichetti di scuola materna, figli del dottor Zoratto, nuovo medico condotto di Sant’Anastasia, che, sia detto per la cronaca, mi stava cordialmente antipatico per via di una sua certa supponenza nel prendere in considerazione le innumerevoli malattie da cui periodicamente mi sentivo afflitto. L’entusiasmo dei bimbi non impedì ai più attenti come me di notare come l’albero, sradicato da mio cognato dalle abetaie del Cesen il giorno prima e in spregio a tutte le leggi, ondeggiasse ancora paurosamente sul suo supporto per le spinte impressegli da Milla nello sforzo titanico di innalzarsi fino alla sua cima. Inoltre, non potei fare a meno di osservare quanto la stella pendesse senza speranza verso il basso e lo feci notare all’interessata. << Si vede che sei architetta! Se fossi stata una geometra ti saresti accorta subito che la tua stella sembra un bombardiere in picchiata…>>. L’interpellata saltò giù agilmente dallo sgabello e sorridendo si avvicinò per rifilarmi un doloroso pizzicotto sui fianchi e bisbigliare un: <<Mona! La prossima volta lo fai tu…>> affatto in sintonia con lo spirito natalizio che avrebbe dovuto pervaderci tutti, poi ordinò a Nadia di attaccare la spina delle luci e tutto l’albero, dopo pochi secondi d’attesa, cominciò a risplendere ad intermittenza di mille colori, invitando tutti ad un nuovo e convinto applauso. Tutti i marmocchi erano eccitatissimi da ore e in ansiosa attesa dell’arrivo di Babbo Natale, mentre io ero in ansiosa attesa dell’arrivo di mia suocera con i primi assaggi del cenone, imitato in 2 questo dal nostro amico e compagno di tante avventure Alfonso Viccaro, nobiluomo siciliano di Noto, produttore di eccellenti vini per parte di padre nonché comandante del Nucleo Carabinieri di Vittorio Veneto che continuava a lanciarmi sguardi interrogativi e dalla sua signora Loredana che gli stava accanto con l’aria illanguidita dalla fame. Alcune indiscrezioni di mia cognata, una sapiente attività investigativa e i profumi che provenivano dalla cucina inducevano, infatti, a pensare che il menu preparato da quella santa donna per la vigilia e rigorosamente tenuto segreto per una delle tante ed inspiegabili tradizioni di casa Tramontin, sarebbe stato assolutamente straordinario, secondo i migliori standard della signora Lucia. Per questo, sapendo ormai bene che, sempre in omaggio alle bizzarre tradizioni dei Tramontin, non si sarebbe andati a tavola prima dell’arrivo di Babbo Natale e dei regali per tutti, mi premurai di avere da Milla le ultime informazioni sull’evento. Così la presi da parte cercando di non farmi sentire dai bambini. << Giulio è partito per cambiarsi?>>. La mia compagna mi guardò sorpresa. << Si, da almeno un quarto d’ora…>>. Poi soggiunse maliziosa: << Perché lo chiedi? Non mi dire che hai già fame…>> <<No, figurati…è che mi preoccupavo per i bambini. Non so quanto riusciremo ancora a tenerli a bada.>>. Milla ridacchiò, poi mi diede un buffetto alquanto ruvido sull’addome. << Che falso! L’unica cosa da tenere a bada qui è il tuo stomaco!>>. <<Veramente c’è anche Viccaro che guarda in continuazione l’orologio…>>. <<Infatti, non a caso avete fatto amicizia. Si chiamano affinità elettive, no? Comunque, dì al tuo amico e al tuo stomaco di stare tranquilli. Giacché il dottor Pedrotti e il signor Brusegan, con le rispettive consorti, hanno dato disdetta all’ultimo minuto, con una cafoneria che non resterà impunita, ci sarà da mangiare anche per gli assenti…>>. << Don Fabio lo metti nell’elenco dei buoni o dei cattivi?>>. << Lui è giustificato in partenza per il ritardo, perché deve dire la messa di mezzanotte per le sue quattro beghine, tuttavia ci raggiungerà subito dopo per un brindisi…>>. 3 <<Sono sette, non quattro. Lo sai che lui ci tiene…>> Milla scosse la testa rassegnata, così ne approfittai per un altro quesito: <<A proposito: Brusegan è il titolare dell’autofficina che ripara il trattore di Giulio e fa parte della buona società rurale di Sant’Anastasia, ma questo Pedrotti, chi diavolo sarebbe? Lasciami indovinare: coltiva radicchio? Ha un allevamento di pollame? Anzi, no... è un rappresentante di fertilizzanti! Ci ho preso?>> Milla scosse la testa in segno di diniego. <<Acqua! Anzi...oceano! Pedrotti si occupa di cose molto più elevate…>> <<Vende polizze antigrandine?>> <<Sei completamente fuori strada. E’un cardiologo piuttosto rinomato.>>. Rimasi sorpreso da quella frequentazione così fuori dagli standard di casa. <<Ma dai! E com’è che lo conosciamo? Chi lo ha invitato?>> <<E’ lui che in ottobre ha operato zia Ginetta per il by-pass. Lei, che è stata in cura da questo dottore per diversi anni, sostiene di averci fatto amicizia, che è una persona gentilissima e tanto alla mano e così abbiamo dovuto invitarlo. Anzi, a dirla tutta, lo ha invitato direttamente lei. Io l’ho saputo a cose fatte…>>. <<Davvero? Questo è fantastico! La Ginetta si sogna di invitare questo tizio che conosce solo lei a casa nostra per il cenone, poi, però, ci avvisa che non verrà per via della neve...>>. <<Per forza, poveretta! Lei non ha la patente e lo zio Orio ha problemi a guidare con il buio, figuriamoci con le strade ghiacciate. Però, almeno, lei, assieme alla Trevisan, hanno avuto il buon gusto di rinunciare all’invito fin da ieri sera, prima che la mamma si mettesse a far le spese e a cucinare, mentre quei cafoni dei Brusegan hanno disdetto meno di due ore fa…>>. Interruppi Milla per confermarle come la cosa fosse perfettamente in linea con gli standard di bon ton del paese e lei annuì convinta per poi riprendere. << Si, però questo dottor Pedrotti è stato ancora più maleducato perché quando verso le otto gli ho telefonato a casa per spiegargli la strada, mi ha risposto la cameriera dicendomi che i signori erano fuori a cena e, se proprio vuoi ridere, mi ha dato il numero di telefono e l’indirizzo di casa nostra perché aveva capito che fossi una paziente e stessi chiamando per qualche 4 emergenza. Pensa che me lo ha anche ripetuto, perché lo potessi scrivere…>>. <<Divertente…e poi cosa è successo?>> <<Ho pensato, ovviamente, che fosse già per la strada e che magari la Ginetta gli avesse dato le istruzioni per venire da noi, invece, dieci minuti fa, ha telefonato lui di persona dicendo come se niente fosse che si scusavano tanto, ma non potevano più venire per impegni di famiglia presi in precedenza …>>. <<Bel cafone anche lui! Non poteva dirlo subito? Capisco benissimo che uno possa pentirsi di aver scelto avventatamente di passare il cenone della vigilia da una sua paziente, in compagnia di gente a lui sconosciuta e gli venga voglia di disdire, ma lo deve fare almeno il giorno prima, non all'ultimo minuto.>> <<Infatti! Per sua fortuna ha risposto Nadia che è timida, altrimenti se avessi risposto io….>>. Immaginando benissimo quale sarebbe stato il tono della risposta lasciai correre e passai ad un altro tema che mi stava a cuore. <<Ma perché Giulio ha deciso proprio quest’anno di vestirsi da Babbo Natale e di portare la cesta dei doni? Non capisco il motivo di tutta questa messa in scena che nessuno gli ha richiesto e che fa ritardare il cenone…>>. << Per prima cosa, perché era l'unico tra noi ad avere il fisico adatto al ruolo, poi perché ora suo figlio Alvise ha l’età giusta per apprezzarlo, lo scorso anno era ancora troppo piccolo>>. << Ma i nostri figli erano già abbastanza grandi…>>. Milla scrollò le spalle. << Allora lo dovevi fare tu…>> << Comunque, mi confermi che tuo fratello si vestirà proprio con il vestito rosso bordato di bianco, il berrettino e la barba bianca? Se è così, quell’uomo è in una fase di declino impressionante…>>. La mia signora, come sempre quando ironizzavo su suo fratello, ignorò la cosa, dandomi la sensazione che la pensasse allo stesso modo. <<Si, Giulio sarà un Babbo Natale assolutamente regolamentare. La mamma ha cucito il costume in gran segreto e per fare la barba abbiamo utilizzato quella delle pannocchie, rinsecchita e dipinta con la tempera bianca.>>. << Ah! Un omaggio alle tradizioni contadine, immagino…e per la slitta e le renne che devo temere?>>. 5 << La slitta è il vecchio calesse del nonno della Trevisan, che ce l’ha imprestato con mille raccomandazioni perché è un pezzo d’antiquariato, mentre le due renne sono il mulo Beppino e il mulo Romeo che vengono in prestito da parte degli Speranzon e sono stati premiati alla mostra dell’agricoltura di montagna di Longarone >>. <<Sarò lietissimo di fare la conoscenza dei due prestigiosi quadrupedi, ma considerando che i muli vanno a passo lento, che fuori c’è un mezzo metro di neve lungo il viottolo che porta qui alla villa e che le strade sono una lastra di ghiaccio, temo che Babbo Natale non sarà qui prima di capodanno…>>. << Guarda che dalla casa di Giulio a qui sono solo trecento metri, mica deve fare la mille miglia…>>. La guardai dubbioso. <<Sempre che Babbo Natale non decida di fare una deviazione all’osteria “da Celio” per riscaldarsi le orecchie con un paio di bicchieri…>>. Non feci a tempo a ricevere l’occhiataccia ampiamente prevista, che il telefono nel salone fece due brevi trilli a cui nessuno diede risposta. Milla si voltò verso di me con lo sguardo eccitato. << Hai sentito? E’ il segnale convenuto. Vuol dire che Giulio sta per partire e che tra due minuti al massimo sarà qui…>>. Detto questo, Milla tornò verso il centro del salonee, dopo aver battuto le mani per ottenere l’attenzione, gridò: <<Bambini! Ho sentito un rumore di campanellini in giardino, forse Babbo Natale sta arrivando con le sue renne. Spegniamo la luce, nascondiamoci e stiamo in silenzio, che non si deve accorgere di noi…>>. Quindi, raccolte le sue pecorelle come un cane da pastore e tolta di bocca brutalmente la sigaretta appena accesa al povero Viccaro con la scusa che Babbo Natale poteva scorgere la brace, spense tutte le luci e nella sala piombò il buio, rischiarato a tratti solo dalle lucine colorate dell’albero. Dopo vari rumori sinistri provocati dai bambini che si nascondevano e principalmente dai miei figli che cercavano di strisciare sotto il divano, nella sala sopraggiunse anche il silenzio. Tutti trattenevano il fiato nell’attesa di udire nella quiete della notte un qualche rumore che confermasse l’arrivo del vecchietto carico di doni e questa pace assoluta tra esseri immersi nel buio assunse un tale fascino mistico che alla fine cercai la mano di Milla e la strinsi nella mia per farle capire che apprezzavo. 6 Di minuti, però, ne trascorsero almeno cinque o sei, tanto che qualche adulto cominciava già a parlottare impaziente subito zittito dai bambini. << Te l’avevo detto che Giulio andava prima a portare i regali al bar “da Celio”. Conosco bene il nostro uomo. Sei tu che te ne fidi troppo per amor fraterno…>> << Ma figurati se ha il coraggio di entrare nel locale vestito così… e poi il bar questa notte è chiuso. E’ vigilia anche per loro, non credi? Non vorrei che avesse avuto dei problemi con i muli o con la strada ghiacciata…>>. << Non era meglio se usava il trattore? Anche Babbo Natale può avere degli sviluppi tecnologici, no?>>. Milla mi sibilò di star zitto una buona volta e mi rimisi tranquillo ad aspettare, intanto che dalla porta della cucina filtrava un delizioso profumo di carni al forno che invitava alla comprensione. Trascorsero così circa altri due o tre interminabili minuti d’attesa, poi, finalmente, un rumore di zoccoli e un cigolio di ruote nel giardino ci fecero trasalire. Subito dopo, un possente vocione assieme ad un colpo sulla porta a vetri dell’entrata ci fecero trasalire ancora di più. << Porca vacca, dème una man!>> Cercai nella penombra gli occhi della mia compagna in cui coglievo il mio stesso stupore. <<Sei proprio sicura che sia Babbo Natale? Questo mi sembra più un Babbo Portuale…>> Un tonfo e una nuova imprecazione confermarono i miei sospetti. << Porca di quella vacca porca! Vegnì a darme una man si o no?>>. Feci appena in tempo a dirle: << O Babbo Natale è riuscito a trovare un bar aperto, oppure non gli hai spiegato bene la parte...>> che la mia compagna corse ad illuminare il salone mentre la porta d’ingresso, sotto la spinta vigorosa di una pedata, si spalancava fragorosamente portandoci un refolo di aria gelida. Le luci accese ci rimandarono l’immagine tragicomica di un uomo massiccio, vestito di rosso, con un buffo cappellino afflosciato fin sul naso e la barba bianca messa di traverso, ma, soprattutto, che reggeva tra le braccia una ragazza di gradevole aspetto, ancorché esanime. I bambini gridarono delusi e spaventati assieme. 7 Corsi assieme a Viccaro e al dottor Zoratto a strappare quella poveretta dalle braccia di Giulio e l’adagiammo con cautela sul divano, mentre Loredana portava i bambini in un'altra stanza e Nadia scendeva in giardino a legare i muli sotto i portici della barchessa prima che se ne andassero per conto loro con il prezioso calesse dei Trevisan. Mentre il dottore e Milla cercavano di rianimare quella poveretta, che dava in ogni modo segni di risveglio, mi allontanai di qualche passo per non intralciare i soccorsi e raggiunsi Giulio che osservava la scena dal lato opposto del salone e a braccia conserte, come se considerasse esaurito il suo compito. << Chi è? Dove l’hai trovata? >> << Non so chi sia. E’ finita con la macchina dentro la canaletta, a cento metri dal nostro cancello. Si è ribaltata e l’ho vista per sua fortuna solo perché le erano rimasti i fari accesi, altrimenti la ritrovavamo domani mattina congelata come uno stoccafisso>> . Guardai quella sventurata: era una ragazza molto giovane, probabilmente sui vent’anni, con un viso minuto e dai lineamenti delicati che, pure nel pallore dello svenimento, la faceva sembrare molto graziosa. I capelli, castano chiari erano portati a coda di cavallo e tenuti assieme da una specie di spillone di osso. Anche i vestiti erano molto sobri: un paio di jeans, un maglioncino blu a losanghe verdi forse più adatto ad un ragazzo e una camicetta celestina molto tradizionale. Pensai che, vestita in quel modo, non era sicuramente diretta ad un veglione ed anche che non doveva essere una tipa freddolosa. Il dottor Zoratto, che nel frattempo era uscito a prendere dalla macchina la sua borsa con gli strumenti, dopo aver misurato la pressione e ascoltato con lo stetoscopio il respiro e il battito cardiaco della poveretta, ci fece cenno che era meglio chiamare l’ambulanza. Viccaro corse immediatamente al telefono, mentre io riprendevo il dialogo con Giulio. << Scommetto che è finita fuori strada perché si è spaventata a vedere Babbo Natale che le veniva incontro su un calesse trainato da due muli…>>. << Mona! E’ scivolata sul ghiaccio. Deve essere successo mentre ero a casa a cambiarmi, perché l’ho trovata al ritorno. Meno male che la canaletta è ghiacciata, se no… >>. 8 << Hai controllato che fosse sola in macchina?>>. << Si, era seduta al posto di guida. Non ho visto tracce di altre persone.>>. Milla ci raggiunse proprio mentre Viccaro veniva a riferirci che l’ambulanza sarebbe arrivata nel giro di una quindicina di minuti. << Che dice il dottore?>> << Non gli sembra grave, però la ragazza ha stranamente le pupille molto dilatate, un battito cardiaco alterato e un bell’ematoma sul torace, quindi non può escludere che possa avere riportato qualche lesione interna, per cui è meglio farla ricoverare subito per sottoporla a tutti gli esami che servono. Inoltre è in un forte stato confusionale, cosa che lascia intendere un trauma cranico di qualche entità. Doveva essere senza cintura e al momento dell’urto è stata sbalzata in avanti picchiando violentemente la testa contro il tetto dell’abitacolo.>> << Ma si sa almeno chi è?>> <<No! Addosso non ha documenti e quel poco che ha farfugliato tra un lamento e l’altro non ha molto senso…>>. <<Allora, prima che arrivi l’ambulanza, sarà il caso che qualcuno raggiunga la macchina e la ispezioni per vedere se dentro c’è un libretto di circolazione o magari se ha una borsetta da qualche parte. Avrà pure una patente, no?>>. La mia frase si rivelò subito molto incauta perché tutti gli sguardi conversero su di me e quindi, dopo essermi fatto spiegare da Giulio dove fosse avvenuto l’incidente, indossai il cappotto e presa la pila dal mobiletto dell’ingresso uscii all’esterno dove fui subito accolto da un vento pungente e carico di neve. Ero certo che in quel momento la temperatura fosse di almeno cinque o sei gradi sotto zero, anche perché la neve scricchiolava sotto i piedi come se fosse stata di vetro. Rialzai il bavero e tirai la sciarpa fino sopra alla bocca per lenire il freddo che mi toglieva il respiro e m’incamminai lungo il sentiero, dove ancora scorgevo a malapena i solchi della slitta di Babbo Natale che andavano ricoprendosi di neve, poi, inatteso, giunse un rumore di passi leggeri alle mie spalle. << Aspettami!>> La voce di Milla più che un ordine era una supplica, così mi fermai e le andai incontro per illuminarle la strada con la torcia. 9 La mia compagna mi prese sottobraccio. Notai che aveva indossato la giacca a vento e mi chiesi quanto la potesse proteggere dal gelo, visto che non era imbottita, così l’abbracciai per trasmetterle un po’ di calore. La cosa dovette piacerle perché, proprio come quelle gattacce selvatiche inavvicinabili che prima ti soffiano e poi, quando meno te l’aspetti, vengono a strusciarsi tra le tue gambe facendo le fusa, ricambiò la stretta e mi diede anche un bacio sul collo, cosa che, avendo la punta del naso gelata mi regalò dei brividi non proprio erotici. << Perché vieni anche tu? Non ti basta che i nostri figli perdano un padre la notte di Natale per assideramento? Vuoi lasciarli orfani del tutto? Oppure non ti fidi?>> << Non è che non mi fido, ma quattro occhi vedono meglio di due. Soprattutto in mezzo alla tempesta >> <<.E’questo che devo fingere di credere, vero? Nessuna sfiducia pregiudiziale nei miei confronti…>> <<Come puoi pensarlo?>> Avanzammo abbracciati e non senza fatica lungo la strada che sotto lo strato di neve fresca nascondeva una lastra di ghiaccio pericolosissima, tanto che non potei fare a meno di domandarmi come avrebbero fatto i nostri ospiti a lasciare Villa Seiffert e, soprattutto, come avrebbe fatto l’ambulanza a raggiungerci. Mi chiesi anche che fine avrebbe fatto il nostro cenone, cercando di scacciare dalla mia mente l’ipotesi drammatica che la signora Lucia avesse incautamente preparato un risotto, ma poi quel pensiero carico di malinconie fu interrotto dal grido di Milla. << Eccola lì!>> Illuminai il punto. La macchina, una Ford Escort, giaceva su un fianco giù dalla piccola scarpata che portava alla canaletta. Nell’impatto la vettura aveva rotto il ghiaccio e ora l’abitacolo era mezzo sommerso di acqua. Anche i fari che Giulio diceva di aver visto ancora accesi ora erano spenti, probabilmente perché con il salire graduale dell’acqua l’impianto elettrico era andato in corto circuito. << Meno male che tuo fratello ci aveva detto che l’incidente era avvenuto a mezza strada tra casa sua e la villa. Siamo invece praticamente davanti al suo cancello…>>. 10 << Già! Il senso dell’orientamento non è il pezzo forte di Giulio.>> Mentre mi domandavo quale mai potesse essere il pezzo forte di mio cognato, Milla mi fece cenno di illuminargli la targa << E’ targata Belluno 326580. Segnatelo…>> << Con cosa? Con il sangue o lo scrivo sulla neve?>> Pur nel buio intravidi il lampo di sorpresa negli occhi della mia signora che virò subito sullo sdegno. <<Non hai pensato di portare una matita?>> << No! Perché avrei dovuto?>> La mia compagna allargò le braccia in segno di impotenza. <<Te lo spiego dopo a casa, ora aiutami almeno a cercare il libretto.>> << Non vuoi che vada io?>> << No! Sono più agile e più leggera. Tu rischieresti di far sprofondare del tutto la vettura…>> L’afferrai per la vita mentre si sporgeva a cercare nelle tasche della portiera, ma la cosa non ebbe buon esito, tanto che la mia signora si lasciò sfuggire una imprecazione. << Porca malora! Qui c’è solo la pelle di daino, una scatola di Marlboro e la spugnetta per i vetri. Il libretto deve essere nella tasca dell’altro sportello o nel cassettino portaoggetti che sono entrambe sotto acqua >>. Milla mise in tasca la scatola di sigarette poi si spostò non senza fatica verso il sedile posteriore e con quel movimento la macchina si mosse sinistramente come se volesse sprofondare ulteriormente, tanto che la mia compagna si fermò con il fiato sospeso incerta se scappare fuori o proseguire. Poi, rassicurata dal fatto che lo spostamento doveva essersi fermato, frugò tra i sedili e riportò a galla un giaccone di pelle nera imbottito e neppure troppo fradicio di acqua. << Intanto il cappotto è salvo…è un po' bagnato in fondo, ma con una passata in lavanderia torna come nuovo.>> esclamò soddisfatta mentre cominciava a frugare nei due tasconi laterali alla ricerca di qualche indizio sull’identità della sconosciuta. Però la soddisfazione svanì subito. La prima tasca restituì una confezione di mentine, quel che sembrava il biglietto di un cinema e un pacchetto di fazzoletti, mentre la seconda, almeno, ci regalò qualcosa di più sostanzioso: un mazzo di chiavi. 11 << Sono le chiavi di casa?>> <<Come faccio a saperlo? Penso di si…c’è una targhetta, ma al buio è illeggibile. Prova tu…>> Guardai a mia volta facendo luce. <<Non è illeggibile per il buio, è proprio l’inchiostro che si è squagliato…>> << Già! La cosa curiosa è che c’è anche una grossa chiave rugginosa di ferro, di quelle usate per aprire le serrature di qualche secolo fa. Mi chiedo perché una ragazza così giovane abbia una chiave del genere…>> << Magari avrà una vecchia cantina, no?>> La mia compagna sbuffò sollevando la frangetta come quando era infastidita da qualcosa, poi sibilò acida: << Tu se non pensi al vino almeno una volta al giorno non sei contento, vero? >> Non volendo scendere in polemiche di infimo livello con quella fustigatrice di costumi altrui, cambiai subito argomento, mentre mettevo al sicuro i reperti. << Prova con il cassettino che è quello più facile da raggiungere… >> Milla si rimboccò la manica della giacca a vento per denudare il braccio, poi lo infilò nell’acqua gelida, mentre io cercavo di illuminarle la scena il più possibile. Dopo un frugare subacqueo di qualche minuto, la mia compagna si lasciò sfuggire una nuova imprecazione, questa volta irriferibile. << Hai trovato il libretto?>> << No, ma ho trovato questa….>> La mano di Milla riemerse violacea e gocciolante dall’acqua impugnando una pistola automatica di grosso calibro. Rimasi a fissarla sbalordito. << Caspita! Sembra una pistola da killer professionista…>> La mia compagna annuì mentre infilava non senza fatica l’arma nella tasca della giacca a vento. << Di certo non è un gingillo da signora…questa ti buca da parte a parte.>> << La farai vedere a Viccaro?>> <<Mi pare ovvio…credo che a questo punto anche lui voglia saperne di più di questa nostra ospite inattesa.>> <<Nel cassettino non c’è altro?>> Milla immerse ripetutamente le mani nell’acqua, portando a galla ogni volta dei nuovi oggetti. 12