A PIÚ VOCI
UN PROGETTO PER
LE PERSONE CON ALZHEIMER
E PER CHI SE NE PRENDE CURA
Ottobre 2013-Gennaio 2014
Palazzo Strozzi Firenze
A PIÚ VOCI
UN PROGETTO PER
LE PERSONE CON ALZHEIMER
E PER CHI SE NE PRENDE CURA
Ottobre 2013-Gennaio 2014
Palazzo Strozzi Firenze
E il vento è buio,
E il pioppo è terra,
E il mare chiacchiera,
E tu, lontano.
Velimir Chlebnikov
A più voci è un progetto della Fondazione Palazzo Strozzi
per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura
Coordinamento Dipartimento Educativo: Devorah Block
Ideazione e conduzione delle attività:
Irene Balzani, Cristina Bucci, Luca Carli Ballola, Michela Mei
Fotografia di copertina: James O’Mara
Progetto grafico: Benedetta Scarpelli
Informazioni:
tel +39 055 3917141
[email protected]
Le opere:
Il’ja Maškov, Ritratto di signora in poltrona, 1913, Ekaterinburg, Museo di Belle Arti
Wassily Kandinsky, Due ovali, 1919, San Pietroburgo, Museo Statale Russo
Aristarch Lentulov, Vecchio castello in Crimea, Alupka, 1916, Saratov, Museo Statale d’arte Radiščev
Konstantin Korovin, La carovana dei samoiedi, 1898, San Pietroburgo, Museo Statale Russo
Si ringrazia per la partecipazione:
Caffè Alzheimer, Pistoia;
Casa di Riposo Santa Maria della Misericordia Montespertoli;
Centro Diurno Stella del Colle, Consorzio Zenit;
Fondazione Centro Residenziale Vincenzo Chiarugi della Misericordia di Empoli R.S.A.-per anziani O.N.L.U.S.;
Residenza per anziani Il Bobolino, Misericordia di Firenze;
R.S.A. Il Castello, Montelupo Fiorentino;
R.S.A. Le Magnolie, Senior Service;
R.S.A. San Silvestro ASP Montedomini;
R.S.A. Villa Michelangelo Lastra a Signa, Senior Service.
Si ringrazia il 4390 Taxi Firenze per la collaborazione nel trasporto dei partecipanti
Realizzato con il contributo di
Le storie e le poesie che nascono durante gli incontri di A più voci sono divertenti, malinconiche,
irriverenti, spesso emozionanti. Parlano di signore pensierose e città incantate, esplosioni di colori
e paesaggi silenziosi.
Sono piene di paure, speranze e raccontano le opere d’arte in modo diverso: dilatano la cornice di
ogni dipinto facendola diventare l’incipit di un racconto o i versi di una poesia.
Durante ogni attività le parole dei partecipanti (anziani e caregiver) vengono trascritte e diventano
una risorsa per tutti, arricchiscono l’opera di nuove voci.
Ogni parola racchiude un mondo e condensa in sé emozioni e sensazioni. Ogni storia, ogni verso,
diventa una rara occasione per vedere attraverso gli occhi di persone affette da demenza
e per capire la loro visione del mondo. I partecipanti rivelano una capacità di comunicare a volte
insospettata e sentono il gusto di partecipare, con consapevolezza, a un gioco nel quale davvero
ciascuno ha un ruolo significativo. Una scoperta che spesso aiuta a trovare nuove possibilità di
relazione con queste persone.
Il progetto A più voci nasce per offrire alle persone con Alzheimer e a chi se ne prende
cura un’esperienza emozionante, stimolante e piacevole. Tenendo presenti le capacità
compromesse dalla malattia, vengono valorizzate quelle residue, come la creatività e
l’immaginazione, per trovare nuovi modi di comunicare attraverso l’arte.
Un bischero e mezzo.
Per colpa del violino.
8 ottobre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo la prima sala, poi ci sediamo di fronte al Ritratto di
signora in poltrona di Il’ja Maškov.
Osserviamo l’opera con attenzione: ci piace? Che cosa vediamo?
Riflettiamo sulle emozioni che il dipinto suscita in noi e iniziamo a inventare una storia a partire
dalla signora che vediamo nel quadro…
Osservazione
Un parere sprovveduto: è un’impressione positiva.
Mi piace abbastanza, c’è anche il cavallo.
So’ poco convinto, io.
Stimolante.
C’è una bella presenza.
C’è una parte più cupa.
Questa è una signora importante.
Vedo una donna bella, perfetta.
Mi piace? Sono un po’ combattuta, ci sono quadri più luminosi.
Interessante. …Be’ con noi…
Una donna con la bocca rossa poi c’è un cavallo.
Il vestito sta bene perché sembra proprio fatto preciso apposta per lei.
Anche la sedia e le scarpe sono fatte per lei. La scarpa è fatta perfetta.
È seduta su una sedia importante perché è importante lei.
La signora ha una bella impronta.
È un po’ seriosa. È anche fine.
Forse è la divisa di una maestra.
Sul rosso sta bene tutto.
Per dire la verità io ti dovrei dire che molte di queste cose io le ho viste in una fabbrica a Firenze.
Ce ne sono più d’una di fabbriche a Firenze.
È un quadro veramente bello. Lei essendo una persona che andava con tutti. L’era una donna che
aveva tanti soldi e era sempre circondata da queste persone. Se si dice che i grandi non potevano
nemmeno uscire se no li ammazzavano tutti. Era una donna che si faceva mettere in quanto più
che donna.
Mi fa l’impressione di una persona completamente fuori posto. Mi sembra che si voglia alzare e
andare via. Le altre persone non hanno il volto.
C’è un quadro dietro a lei.
A me fanno pensare alle sue idee che si stanno formando.
Si chiama Annita Margherita Brandau Ventilari. È una signora molto precisa e a posto, viene dalla
Ghermania. Avrà 35 anni, è una musicista ed è una persona molto raffinata.
Suona il violino.
Lo strumento l’ha lasciato nella sua scatola, a casa; o forse l’ha perso viaggiando mentre andava
al trotto col suo cavallo.
Si riposa sulla sedia.
Era stanca perché aveva tante cose per la testa, aveva giramenti di testa, tante stanchezze.
Non ha dormito la notte perché ha rivisto una persona di quell’epoca che lei conosceva e le ha
messo l’angoscia.
Ha rivisto il marito, Francesco. Che l’aveva perso - anche il marito.
Ma anche quello, lui non era uno stinco di santo. L’ha tradita, ne ha presa un’altra, le ha fatto le
corna. C’è qualcosa di traditore. Però qualsiasi mujer è in grado di reggere quando vuole reggere.
Ogni donna è in grado di superare il tradimento, se vuole.
L’aveva lasciato libero e se uno è libero è libero…
Forse lui non se l’è sentita di stare accanto a una donna che gli potrebbe mettere le corna.
Alla fine lei perdona il marito perché è innamorata. Per forza lo perdona.
Immaginiamo l’incontro fra questi due.
Dice lei: “Eh, male, male, male! Bischero!”
E lo manda anche a quel paese.
“Ma va affà n’a girata!” dice lui.
Poi gli ricomprerà il violino che lei aveva perso a cavallo per farsi perdonare.
È bischero e mezzo perché gl’ha ricomprato il violino.
Ma non tornano insieme perché va troppo in là perché spesso e volentieri dopo una settimana va
tutto a carte e quarantotto.
Dopo la storia
Ci sto sempre bene davvero. Perché ci sono le persone che alle volte fanno tanti discorsi e danno
noia. Voi no.
Porca miseria! Meglio di così? Ci ritornerei, sì, anche tutti i giorni.
A me mi piacciono le manifestazioni così, mi son sempre piaciute. L’amicizia è importante.
la storia è stata proprio buona.
Anche soltanto mangiare un biscottino alla fine, insieme è bello.
La storia? Chissene ricorda?
Ti voglio bene e libera vo’ stare
Se mio marito tu vorrai venire
Preparati le corna a sopportare
Angela, Anna, Dino, Donatella, Duilia, Elisabetta, Gianna, Gilberto, Lara,
Lucia, Mara, Marina, Milena, Raphael, Renato, Simonetta, Vittoria
Conduzione: Irene e Michela
Trascrizione: Cristina
Scoppiettio di colori
Però c’è la disperazione
22 ottobre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo alcune sale, poi ci sediamo di fronte a Due ovali,
di Wassily Kandinsky. Ci piace? Quali sensazioni ci dà? Che cosa ci vediamo?
Poi, insieme, inventiamo una poesia ispirata dalle emozioni che ci suscita il quadro.
Osservazione
Mi piace, per me è ottimale.
Anche per me, perché è fuori dall’usuale. C’è tanti colori, proprio messi bene.
Ha una bella presenza.
È bello, ma non si sa icché l’è.
Basta averlo in casa e si scopre. È un po’ vaga la cosa.
Sono tre figure bellissime: vanno d’accordo. Sono tre animali.
Di primo impatto vedo una gran confusione. Qualcosa si vede, ma non per il mio gusto.
Non sono abituata a questo tipo di pittura.
Quella lì sembrerebbe una mela. Così mi sembra un arruffìo.
Non è triste perché i colori sono vivaci. Non mette la tristezza, anche se c’è il nero.
Mi sembra una grande testa dalla cui bocca esce un mondo di colori. Mi dà gioia.
Messi i colori tutti insieme così non è facile. Non ce n’è uno che stoni.
Ognuno ci vede quello che vuol vedere. Mi fa pensare ai fuochi d’artificio, un mazzo di fiori
e la gioia.
Io invece ci vedo la disperazione.
Mi colpisce la luce che arriva dal quadro.
Arriva da un mondo lontano.
Non lo capisco, ma mi colpisce il colore e comunque arriva.
Ci sono un sacco di animali, topo, gatto, giullare, cavallo.
La disperazione e la felicità.
Disperazione e vittoria.
Quanto sei bello…
Chi ti ha pinto
c’ha pensato, a suo tempo.
Frutto: mela… forse più pera che mela.
Sono frastornato da queste visioni!
Io penso ci sia un pesce.
Io ci vedo il mondo intero in un quadro così.
In vetta c’è la gioia che piange di gioia,
sotto c’è la disperazione e la paura.
È sparita la luce dagli occhi.
Io ci vedo una civetta.
Io ci vedo gioia.
Fuorché gioia di tutto.
È scoppiettante.
È come un fuoco d’artificio.
Un turbinio di vento e di colore.
Meraviglia.
C’è un’impronta che mi piace.
Nulla. L’emozione no.
Capitombolo. Capriola inquietante.
Voglia di giocherellare.
Gioco di colori.
Colori / brillori
Colore / malore
Colore / pallore
Amore con dolore non c’è.
Dopo la poesia
Mi è piaciuto molto, mi è piaciuto senz’altro.
Bella esperienza, non mi aspettavo che fosse così vissuta e partecipata da tutti.
Mi piace la poesia, è più stringata, veloce, è più briosa.
Io sto bene sempre! La poesia? E chi se la ricorda!?!
Più bella questa poesia.
Mi ha fatto piacere accompagnare Angela, quando si torna?
Queste riunioni mi piacciono, soprattutto quando sono ben organizzate e non confuse.
Sono stato bene, non ho avuto difficoltà in nessun senso, nel complesso è familiare pur
essendo globale.
Sono stato bene, ho trovato un bel titolo!
Sono stata benissimo, abbiamo creato qualcosa insieme.
Certo! Era quello che mi aspettavo di fare! Sono stata volentieri, le conoscevo.
Bella giornata, intensa, il tempo è passato veloce. La sensazione è che si sia prodotto di più!
Angela, Anna, Bianca, Carlo, Cecilia, Costanza, Duilia, Elisabetta, Francesco,
Gianna, Gilberto, Lara, Lina, Marina, Mario, Maura, Simonetta, Vittoria
Conduzione Irene e Michela
Trascrizione Cristina
Senza le pentole
15 ottobre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le prime due sale della mostra, poi ci
sediamo di fronte a Vecchio castello in Crimea, Alupka del pittore russo Aristarch Lentulov.
Osserviamo l’opera con attenzione: che cosa vediamo? Ci piace?
Riflettiamo sulle emozioni che suscita in noi e, a partire da quello che abbiamo visto,
iniziamo a inventare una storia…
Osservazione
Mi dà emozione, non si distingue una cosa esatta, tranne la chiesa.
E’ statico, ma fa uscire i personaggi da un minareto, ci si può interessare dei colori,
a mosaico.
I colori sono messi bene, non è quello che metterei in camera mia, è un gazzebuglio come diceva
Mago Merlino. Non mi piace il caos.
Mi piacciono i colori, ma mi sembra un quadro fatto da ragazzi.
C’è un signore, un uomo via, una casa rossa con la terrazza, un signore che lavora.
La parte di sotto bianca, c’è una serratura di una porta,bianca, è l’ingresso della porta.
A me sembra dinamico, mi sembra in movimento, mi colpisce la moschea, è lì che parla
il quadro.
Mi piacerebbe smontarlo levare il basso e capire cosa c’è sotto, con quella mezza luna,
lì a rovescio.
La parte superiore ci sono montagne, alberi, parti pizzute, un cavallo verde alato con
due orecchiette.
Lassù ci sono delle pentole?
Sulla destra ci sono tre figure di donne, alla casa rossa.
10
Siamo in un paese lontano, tra le montagne, ma lontano e vicino sono due cose relative se vai a
piedi. A sinistra alberi di qua, alberi di là.
La parte di sotto è bianca, c’è la serratura di una porta bianca, l’ingresso di una chiesa.
Sulla destra ci sono tre donne alla casa rossa, dove c’è il balcone con la finestra aperta e la tenda.
Tra le montagne c’è un cavallo alato verde con certe orecchiette, ed un uomo che lavora lassù
all’aperto su un tavolo, si chiama Mario.
In alto ci sono delle pentole, Mario costruisce le pentole, fa lo stagnino.
Le tre donne sono a passeggio e da come sono raggruppate sembra di sentirle
chiacchierare tra di loro. Seguono la freccia bianca che indica la chiesa, sono donne arabe che
vanno a pregare, ma più che parlare, ascoltano, come quando si ascolta il Papa.
Ascoltano le campane, i canti, e un suono di triangolo Drin, Drin, (ma è il telefono?).
Mario le conosce, le donne vorrebbero entrare in chiesa, ma prendono una via diversa,
essendo donne vogliono comprare le pentole e vanno lassù.
Appena le vede Mario dice: “ meno male che qualcosa si move ”, ma le pentole non le vende.
Le tre donne allora vanno via, vanno nel bosco a raccogliere castagne, le portano a casa e se le
mangiano crude, senza le pentole.
Anna, Antonella, Diva, Elena, Erina, Giuseppina, Licinio, Maddalena,
Marco, Massimiliana, Nicola, Paolo, Sandra, Stefania, Teresa.
Conduzione: Luca, Irene.
Trascrizione: Michela.
Tanto di niente
In questo cuore
C’è lui e basta:
l’amore
che l’autore
non riesce ancora
perché ha paura.
Sottili messaggeri
Per arrivare all’uomo.
29 ottobre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo alcune sale, poi ci sediamo di fronte a Due ovali,
di Wassily Kandinsky. Ci piace? Quali sensazioni ci dà? Che cosa ci vediamo?
Poi, insieme, inventiamo una poesia ispirata dalle emozioni che ci suscita il quadro.
Osservazione
Pensate che sia un insieme di persone? O un insieme di cose?
Siamo in congiunzione con una manifestazione terrestre? O acquatica? L’una e l’altra!
(S’è visto insieme, io e lei,) un animale, lì sotto: una specie di girino, una rana, un pesce, lì sotto,
innanzitutto il pesce, in basso, e poi… vediamo un po’…
da una parte, una gamba di qualche altro animale.
Per esempio lì c’è come la testa di un cavallo e, sotto, la criniera, gli occhi, sì! sì! E le gambe,
un gatto baffuto e due uccelli notturni: gufi!
Un pesce, che non si sa se è scappato o sta per scappare, ma perché non lo ributtano in acqua!
E in cima, in cima, due occhi di una civetta, che però non c’è, e sicché…
Tre vele con i fuochi d’artificio.
Mi sembra di vedere un bambino o una persona disperata, che è un topo e tutte queste cose che
lo vogliono avvinghiare.
Gli occhi di una persona impaurita con la mano che fa così.
Una folla, una folla di gente.
C’è il cuore; poi, a forza di guardare, di guardare, di guardare, questo cuore, grande, ma anche la
mano del cuore.
Il punto cardinale è il cuore, questo nero, il cuore del disegno, e da lì si spande, il nero riesce a
essere…
L’animo inquieto del pittore.
Una conchiglia aperta, e fuori esce tutta la vita che è dentro, è la testa del pittore, aperta per tutti; e
quando si chiude, tutte queste cose rimangono per il pittore.
Un pourpourrì / che non si sa che vole dì.
Chi lo sa, chi lo sa?
È la rappresentazione di un sogno, dove nulla è concreto, nulla è definito come nella realtà, e tutto
è confuso.
C’è ‘na cosa, c’è ‘na cosa, c’è ‘na cosa, c’è tante cose: me mi si vede, lei la si vede, laggiù c’è
tanta roba, ma non si vede niente:
c’è tanto di niente!
Andiamo a casa, è meglio!
Fuochi artificiali – PUM! PUM! PUM!
Esplosione di colori + di emozioni + di ricordi =
la sostanza dei sogni.
Un sogno
turchese,
DILòN-DILòN:
Le mie gambe veleggiano
In basso a sinistra
E spingono
Verso
Quei due occhioni
Rossi.
E ora
Non saprei cosa dire
Perché c’è tante cose dentro
Tanto di tutto,
tanto di niente
nel tempo mi mostrerò.
E basta
Perché non ho più niente.
(Ma se chiappo l’autore…)
Anna, Antonella, Dana, Diva, Elena, Giuseppina, Isaura, Licino, Lucia, Maddalena,
Massimiliana, Marco, Nicola, Paolo, Sandra, Stefania, Teresa
Conduzione: Irene e Michela
Trascrizione: Luca
Dico la mia: per me è meraviglioso questo pezzo bianco che sale su e c’è un riferimento anche in
cima in cima.
Anche se ho 80 anni le cose le vedo!
È come se ci fossero delle toppe sopra, in sovrapposizione.
È il tempo degli ulivi... ma quelli sono cipressi!
È triste perché la casa è vuota.
Stacca quel rosso, non va in gruppo, ha lanciato un pericolo.
Dipende dagli occhi che lo guardano.
Vedo montagne azzurre che si proiettano- paesaggio misterioso- chissà dove ci porta...
Un mondo fantastico.
Piccola città fantasma
19 novembre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le prime due sale della mostra, poi ci
sediamo di fronte a Vecchio castello in Crimea, Alupka del pittore russo Aristarch Lentulov.
Osserviamo l’opera con attenzione: che cosa vediamo? Ci piace?
Riflettiamo sulle emozioni che suscita il quadro in noi e, a partire da quello che abbiamo visto,
iniziamo a inventare una storia…
Osservazione
Ha una potenza che supera noi tecnicamente.
È troppo bello, l’ho visto subito.
Una città.
Io ci vedo un’intelligenza di tutti, che abbiano una forza soprannaturale, sopra di noi, non capisco
di dove venga.
Loro sono sicuri di se stessi.
Vedo le montagne, non fanno paura.
Vedo un pezzo di montagna, alta.
Tanta bella roba e fatta per bene.
Lo vorrei a casa per esempio.
La chiesa mi sembra o spostata o alzata… da rimettere ma così è bellissima.
Trae forma dalle montagne, ma qualcosa la tira.
Questa volta è difficile.
È bello, ha una forza che non si può capire.
Il rosso è più visuale, tu lo vedi subito.
Mi piace, mi fa pensare a tante cose.
Mi piace tutto il lavorio che c’è.
Mi piace perché infonde una sensazione di calma, la montagna protegge le case, la spiritualità,
la natura.
Tutto caldo.
Questo monte che va sull’altro monte ti fa venire la voglia di guardarlo.
Sì, attira.
Vuole che si stia qui e si commenti con il nostro cervello.
Più si guarda e più si capisce qualcosa.
Sulla destra c’è un re... o una cupola.
Istambul, la Cappadocia, più Oriente che la Russia e anche i paesi arabi.
Quel ponticino lì mi attira, il campanile è spettacolare.
Mi colpiscono i colori, ce ne sono tanti e non ce la fo a spiegarli.
14
Sarà un mondo incantato, la difficoltà è nel nome, non si sa come si chiama.
È un paese immenso, l’occhio non ce la fa a vedere la fine.
È come se ci fosse qualcuno ma non si vede e non si sente nessuno.
Rumore di persone che fanno il mercato, la gente chiacchera…
Probabilmente il mercato è nei pezzi bianchi.
E c’è davvero, l’ho sentita, mettono la loro roba.
Hanno paura questa gente.
Se potessi entrare nella stanza... ci si rilassa e aspetta la persona che è felice quando è lì.
Io vorrei entrare in quella verde e rossa.
Ha fatto il creato ma non come Dio.
Le case nascondono dei mondi pieni di sfarzo, ricchezza di vita, la vita avviene dentro le case.
Dentro ci sono le mogli ma non le vogliono far vedere.
In Oriente c’è una differenza enorme.
Ci sono i cipressi, ai camposanti c’è tutti cipressi, io ci stavo vicino! Di notte c’era tutti i lumini...A
me non mi piace passarci di notte, non si sa mai se si rizza un morto
A un certo punto la casa rossa si brucia e la gente va via, si sposta e vanno là dove continua il
lavoro, entrano tutti nella casa bianca. Chiedono: - Permesso?- -Diamine!- Rispondono
Si apre la porta (il quadro è una porta) e vedono...
Un cerriazzio buono e per i piccini hanno preparato il bibberon
Ci voleva!
Per quegli grandi invece niente, solo pane e olio: è sempre perfetto!
-Nonno, un altro pochino!-Basta! Sennò agli altri icché gli tocca!?E la musica
... Je ne veux pas que tu m’embrasses,
que tu me baises sur la bouche
tu me dégoûtes come la soupe....
Aladino, Alba, Annita, Antonella, Cinzia, Isaura, Monica, Nila,
Otello, Paola, Raffaele, Riccardo, Sara, Silvia, Vittoria
Conduzione: Luca e Michela
Trascrizione: Irene
Viandanti
Un andare
Freddo
Tanta pace
Silenzio
A bocca aperta
Tintinnare
3 dicembre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le sale della mostra, quando troviamo La Carovana
dei Samoiedi di Konstantin Korovin ci sediamo e osserviamo l’opera che abbiamo davanti.
Ci piace? Quali sensazioni, emozioni ci dà? Che cosa ci vediamo?
Poi, insieme, inventiamo una poesia ispirata dalle emozioni che il quadro suscita in noi.
Osservazione
Vedo il deserto e renne.
C’è la vita, un uomo che cammina e vanno a cercare qualcosa ma non si sa cosa.
Ci vedo servi, ci sono animali che lavorano.
Si vedrebbe tanto, c’è da capire quell’oggetto, quello di là sembra all’opposto, va nell’altra
direzione, è contromano.
È una comitiva, che vanno con le slitte, sono fatte con le pelli degli animali.
Vedi, sono tutti quasi uguali, vedi, ma uno va in giù invece di andare per il verso giusto.
Mi piace l’armonia. Celeste, rosa, è riposante.
Vanno in cerca di cibo, per sé e per gli animali.
Cosa ha sopra? Un drappo, una coperta. C’è un bel monte di roba.
C’è continuità, andamento, andare...
Quello in cima, quello che fa la strada, vede, è l’unico uomo che c’è sopra, il capo è lui. Lì non ci si
può trovare per combinazione. È strutturato così perché lo seguono.
Serve per tenere a bada le bestie, che si comportino bene.
se le bestie non hanno il contenimento dei padroni è difficile.
Quello davanti fa la ricerca.
Mi pare... tutto!
Sono 1 2 3 4 5
A volte li perdeva.
Blem Blem Blem Blem, il richiamo.
Se fossi stata sola avrei avuto tanta paura.
Io facevo il contadino: gli animali erano intelligenti, una cosa incredibile, specialmente se sono
abituati sono attenti a quello che viene detto: si bloccano e non scappano, vengono a riscontrarti.
I suoni si distinguono male: scricchiolii sulla neve, i campanacci.
E poi si fermano.
Rumore della slitta che si muove, la neve è ghiacciata, gli zoccoli non sprofondano.
Io non l’ho sentita!
Che dolcezza! Come vorrei tornare indietro, in mezzo ai cavalli…
Sono le piccole cose che si ricordano.
16
Due volte in su
Quattro volte in giù
Mah
Uno va controverso
Armonia e suoni
Deserto e renne
Vedi
Sono quasi tutti uguali
Vedi
Uno due tre quattro cinque... sette!
Quello in cima fa la strada
A volte li perdeva
Blem Blem Blem
Il richiamo
Io vedo un gran silenzio
Scricchiolii sulla neve
Rumore della slitta che si muove
Neve ghiacciata
Non è come quello delle Boschete
Stanche
Cercano di andare a casa
Un branco composto
Viaggio
Ovatta
Alba
Tramonto
Ahhhh
Aladino, Alba, Andreina, Antonella, Chiara, Cinzia, Giovanna Fiorenza, Isaura, Lara, Luigi,
Maddalena, Nila, Otello, Raffaello, Riccardo, Sara, Silvia, Silvana, Vittoria
Conduzione: Cristina e Luca
Trascrizione: Irene
Magari arrivasse
26 novembre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo la prima sala, poi ci sediamo di fronte al Ritratto di
signora in poltrona di Il’ja Maškov.
Osserviamo l’opera con attenzione: ci piace? Che cosa vediamo?
Riflettiamo sulle emozioni che il dipinto suscita in noi e iniziamo a inventare una storia a partire
dalla signora che vediamo nel quadro…
Osservazione
Mi piace quella poltrona del 700, poi c è una donna statica, con delle mani piccole.
Dietro di lei ci sono dei cavalli.
Da come è vestita si vede che è una donna che ha buon senso, ha uno sguardo fisso, si fa capire.
Mi piace questo quadro perché ci sono dei cavalli, io sono matta per i cavalli.
La donna ha un occhio giù e uno su, sembra triste e malinconica, non ha la mente libera, è
truccata, ma è vestita da donna seria, non ha il merletto al collo e né gioielli, mancano argenti e ori,
né perle, né coralli, l’unica fantasia le scarpe e le calze rosse.
A quei tempi bisognava essere composte e serie e i gioielli ci si mettevano solo dopo essere
sposate.
Dietro di lei ci sono degli alberi, ma è senza sfondo è tutto bianco, ci sono i cavalli e dei cavalieri
lontani, non ci sono i visi dei cavalieri, sembra un sogno.
Angelica è un grande personaggio, è un’eroina, le scarpe le ha da donna impegnata in enti
caritatevoli, ma non è di qui, vive più a nord, è in attesa del suo bello.
A quei tempi una doveva stare composta, non fasi vedere troppo, ma nei suoi occhi... spera che
arrivi il suo fidanzato Ermanno.
Ermanno è militare a Torino, mentre Angelica vive a Milano, sono fidanzati e promessi sposi.
Angelica aspetta, è tanto che aspetta, statica, lui potrebbe essere morto o prigioniero, forse c’è la
guerra.
Angelica pensa “Ermanno è mio e non me lo porta via nessuno”, lei è gelosa, anche se la gelosia
è una cosa da ignoranti, perché Ermanno a Torino ha delle attività metropolitane che coinvolgono
delle donne.
Ermanno intanto è lì nascosto vicino per farle uno scherzo, ha il viso che si vede e non si vede,
vestito tutto elegante.
Angelica pensa “Magari venisse…verrà, non verrà?”
Ermanno si fa vedere e dice “ mi sono dovuto fermare da una persona prima di venire da te”.
E lei risponde “ti dovevi proprio fermare da questa persona così a lungo?”
Ed Ermanno “dipende dalla persona, se poi è una bella donna…ma ti voglio bene”.
Un uomo può essere anche bugiardo se capita.
Ada, Chiara, Cristina, Dina, Fiorella, Flavia, Iolanda, Marica, Norma,
Paola, Peppino, Raffaele, Riccardo, Sandro, Serena, Tina, Xuan
Conduzione: Cristina e Luca
Trascrizione: Michela
Io vedo tanta gente, che guardano davanti: mistero!
Quello che m’impressiona è che ci sono dei buchi: un buco bianco, un buco nero, e un colore
radiante. Dentro, come una finestrina, e ci sono tante altre cose che non riesco a capire: la testa di
un cane, e la gamba di una donna che spunta da una minigonna, rossa, e tanta gente…
Io vedo… un interesse al progresso, sicuramente:
io non lo vedo come espressione metropolitana della pittura dell’immagine in senso generale.
È l’invenzione di uno scienziato: c’è una storia.
Però forse lo girerei.
Pescipensieri, ovvero neanche se fossi qui fino a domani!
10 dicembre 2013
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo alcune sale, poi ci sediamo di fronte a Due ovali,
di Wassily Kandinsky. Ci piace? Quali sensazioni ci dà? Che cosa ci vediamo?
Poi, insieme, inventiamo una poesia ispirata dalle emozioni che ci suscita il quadro.
Osservazione
Sì, vedo. Ma non capisco poco o niente.
I colori, senz’altro.
Colori.
Vivi.
Praticamente è un quadro astratto.
Mi piace, ma...
C’è delle cose impossibili! – impossibile a fare un quadro così.
Ah, be’, le emozioni, quelle sì: ma è sempre un’emozione guardare.
È il motivo, più che altro, più che il quadro in sé, è il motivo che dà emozione.
Le forme e i colori.
Ha un impatto molto forte.
È questo nero, questo cerchio che vien subito fuori.
E tuti i colori d’intorno che sembrano parlare fra di loro, in armonia.
Colori in contrasto che però poi si sposano bene.
Io non lo vorrei a casa mia. Tutte queste macchie mi confondono il cervello.
Mi piace molto quest’ovale bianco, che è acqua, un sacchetto pieno d’acqua.
La confusione che a volte abbiamo nella testa – e nel cuore, che in fondo conosciamo.
Anche se è difficile capire ogni pallino, ogni colore.
I colori di un acquario, con la luce dietro.
Se si sposta la luce, cambiano i colori.
Il verde tutto intorno, intorno intorno al quadro.
C’è un po’ di rosso. E sopra un po’ di – cos’è quello? Giallo? No, non è neanche giallo.
Capisco che lì c’è un coso.
Una faccia insomma.
No, no una faccia.
Ma se c’è gli oci…
no, è un non-noi: come si dice?...
lì sotto! Là ci ha gli occhi! Davanti, là.
Ma non di una persona! Di un animale.
Il pesce, il pesce diremo!
Rasserenante.
Che?
Nonlasò.
Non te piase?
Me piase – ecco,
è una parola tanta semplice:
Mi tocca il cuor.
Sei ‘mbriaga.
Un quadro astratto,
Colori. Vivi.
Che parlano fra loro.
il Verde tutto intorno,
Macchie Nere mi confondono il cervello.
L’Ovale Bianco è Acqua
i colori di un Acquario
in tempesta: schhhhhhhhhhhh!
Colore Rosso,
un pesce, un pesce diremo:
Pesce Rosso, eh sì!
un pesce rosso che mastica gnm gnm gnm
e un Can lì nel mezzo,
un cane con la candela.
Be’, anca ti, però.
Due occhi, vero? Un Orecchio.
Un rumore. Di spavento. Booo!
Persone. Però, dei Non-noi.
Si presentasse di notte un gruppo così,
altroché spavento. Bu!
Molti convergono verso il Piacere.
Ma c’è anche un Non-so:
cioè, Lo-so,
Ma.
Però, forse, lo girerei.
Ada, Anna, Annita, Beppino, Cristina, Flavia, Iolanda, Margot,
Michele, Monica, Nicola, Norma, Riccardo, Tina
Conduzione: Cristina e Michela
Trascrizione: Luca
Fondazione Palazzo Strozzi
Piazza Strozzi
50123 Firenze
www.palazzostrozzi.org
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