Antologia delle opere
CONCORSO DI POESIA
“QUARTUCCIU”
QUINTA EDIZIONE
Col patrocinio e finanziamento del Comune di Quartucciu
Assessorato Cultura e Lingua Sarda
Quartucciu 15 Febbraio 2014
PRESENTAZIONE
Il Premio QUARTUCCIU nasce nel 2008 per volontà dell’Associazione
culturale “Impari po imparai”, con il patrocinio e il finanziamento del Comune di Quartucciu che ha sempre creduto nella nostra iniziativa e con la
collaborazione della locale Pro Loco.
Questi anni sono stati densi di difficoltà e di fatiche, ma anche di soddisfazioni.
La nostra Associazione “Impari po imparai” nasce nel 2007 per opera
di un gruppo di poeti e di cultori della poesia e della lingua sarda che si
è impegnato da subito nell’avvincente compito di sostenere la diffusione
della poesia, cercando di mettere in contatto fra di loro i poeti che vivono
nell’area vasta di Cagliari con l’intento di favorire lo scambio di esperienze
culturali e artistiche, far circolare la produzione poetica e dar modo anche
agli estimatori di questo genere letterario di gustare insieme ai poeti la
poesia.
Altro obiettivo non meno ambizioso era e resta quello di favorire la conservazione e la diffusione della lingua sarda non solo parlata ma anche
scritta.
Devo dire che finora ci siamo riusciti.
Abbiamo iniziato a realizzare recital di poesie con cadenza mensile, attività che dopo sette anni prosegue in modo regolare e immutato entusiasmo.
Nei nostri recital si alternano non meno di cinquanta poeti, molti dei
quali si distinguono per aver conseguito importanti riconoscimenti nei concorsi di poesia regionali e nazionali, oltre a un folto pubblico di affezionati
estimatori che costantemente ci segue.
Durante ogni recital è distribuito gratuitamente ai presenti il libretto con
le poesie recitate.
Questo è reso possibile grazie all’Amministrazione comunale che provvede alla stampa del libretto.
Tutte le nostre iniziative sono state sempre realizzate con il concorso
costante e rilevante degli amici del Teatro OLATA.
Il Concorso rappresenta per noi un altro modo per far circolare la poesia
a un livello più ampio, uscendo dagli angusti ambiti regionali per aprirci a
tutto il territorio nazionale.
I risultati raggiunti sono soddisfacenti.
Infatti, delle 126 poesie della sezione in lingua italiana, oltre la metà
provengono da tutte le regioni d’Italia e una dalla Francia.
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Il credito che ci è stato dato da tanti autori, alcuni dei quali sono artisti
di rilievo nel panorama poetico nazionale, è per noi motivo di grande soddisfazione e di orgoglio.
Questo successo ci stimola e ci motiva nel proseguire la nostra azione.
La partecipazione a questa quinta edizione è stata, come in quelle passate, numerosa, per cui il compito delle due giurie si è rivelato complesso
e non privo di difficoltà nell’individuare le opere da premiare.
Un ringraziamento particolare va perciò ai relativi membri che si sono
cimentati nella valutazione degli elaborati, 126 in lingua italiana e 75 in
lingua sarda, comprese le parlate alloglotte
Non pochi sono i pericoli cui va incontro chi accetta l’arduo compito
di giudicare il valore poetico delle opere in concorso,soprattutto quando,
come nel nostro caso, il livello delle opere è alto e il loro numero è cospicuo.
Non devono restare delusi coloro che non vedranno la propria poesia
nella rosa di quelle premiate perché solo a tre poesie per ogni sezione dovevano essere assegnati i premi più importanti.
Alcune poesie hanno ricevuto una menzione d’onore o una segnalazione
di merito.
Un sentito ringraziamento va all’Amministrazione comunale che ha sostenuto la nostra iniziativa e a tutti coloro che in vari modi ci hanno aiutato
perché il nostro progetto si realizzasse.
Un particolare ringraziamento va soprattutto ai poeti che ci hanno ancora una volta dato fiducia partecipando al Concorso.
La cerimonia di premiazione si terrà alle ore 10,00 di sabato 15 febbraio
2014 nel suggestivo salone della DoMusArt (ex casa Angioni) a Quartucciu.
I poeti premiati reciteranno le loro poesie davanti al folto pubblico di
poeti ed estimatori e alle autorità cittadine.
Angelo Spiga
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ASSOCIAZIONE CULTURALE “Impari
DIRETTIVO
Angelo Spiga
Gesuino Murru
Mario Casu
Andrea Nateri
Eraclio Nateri
Raffaele Piras
Vincenzo Piu
presidente
vicepresidente
tesoriere
GRUPPO TEATRO OLATA
Rosalba Arriu
Dino Pinna
Giorgio Pinna
Franco Siddi
Salvatore Vargiu
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po imparai”
COMUNE DI QUARTUCCIU
Assessorato alla Cultura e Lingua sarda
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “Impari po Imparai ”
con il patrocinio del Comune di Quartucciu
BANDISCE E ORGANIZZA
la quinta edizione del
CONCORSO DI POESIA “QUARTUCCIU”
REGOLAMENTO
a)
b)
1) Il Concorso è aperto a tutti e comprende due sezioni:
Poesia in lingua italiana
Poesia in lingua sarda
2) Si possono inviare opere in tutte le varianti del Sardo e nelle lingue alloglotte.
Per rendere più agevole la comprensione dei testi, è gradita la traduzione a fronte o un glossario
delle parole di più difficile intendimento.
3) Il tema è libero e non si dovranno superare i 40 versi.
4) Le opere, anonime e senza pseudonimi, non devono risultare premiate o segnalate in altri
concorsi e tali devono restare fino alla data della premiazione, pena l’esclusione delle stesse.
5) Le copie dovranno pervenire in n.7 copie dattiloscritte.
6) I dati personali (nome e cognome, indirizzo completo, numero di telefono, eventuale indirizzo
mail,
titolo dell’opera), saranno inseriti in busta a parte, regolarmente sigillata, e allegata alla
principale.
7) I concorrenti potranno partecipare alle due sezioni con una sola opera per sezione.
8) Le opere non verranno restituite. (Ai sensi del D.lgs. 196/03, i concorrenti autorizzano
l’Organizzazione al trattamento dei loro dati personali nell’ambito del concorso).
9) Il plico contenente le opere dovrà pervenire entro il 20 ottobre 2013 al seguente indirizzo:
CONCORSO DI POESIA “Quartucciu “
ASSOCIAZIONE culturale “Impari po imparai”
via Giofra,7 – 09044 Quartucciu (CA)
10) Non è prevista alcuna quota di partecipazione
11) Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile
12) Sono previsti premi in denaro per i primi tre classificati di ogni sezione e per i quattro
menzionati.
Per i segnalati, con la pubblicazione della poesia sul libretto che sarà distribuito gratuitamente a
tutti i partecipanti alla cerimonia di premiazione, è prevista la consegna della pergamena.
13) Tutti i partecipanti al Concorso sono fin d’ora invitati alla cerimonia di premiazione che si terrà
nei locali della DoMusArT ( ex Casa Angioni), via Corongiu 3414) Per informazioni telefonare
ai seguenti numeri: 070/845203 – 070/805024 – 070/883603 –
070/884675
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE
“Impari po Imparai ”
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Sezione in lingua italiana
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Verbale della Giuria
In data 14 dicembre 2013 la giuria, composta dai sigg.
Eraclio Nateri .
poeta
presidente Gesuino Murru
poeta –
commissario
Andrea Nateri poeta
commissario
Raffaele Piras poeta
commissario
Rosanna Podda - poeta
commissario
si è riunita in Quartucciu in prima convocazione per valutare le 126 poesie del
concorso pervenute in tempo utile.
La commissione analizza gli elaborati e dopo un’attenta analisi delle poesie,
all’unanimità decide di assegnare i sottoindicati premi e riconoscimenti
1^ premio – Poesia “Terra di confine” di Sollai Antonello (Monserrato. Ca)
2^ premio – Poesia “Scena Marina” di Antonietta Germana Boero (Genova)
3^ premio – Poesia “Sotto cieli diversi” di Maria Tina Battistina Biggio (Cagliari)
Menzione d’onore
Poesia “Che silenzi, che ombre” di Giovanna Elies (Osil - SS)
Poesia “Terra di Sardegna” di Salvatore Giordano (Torino)
Poesia “Canovaccio d’altri tempi” di Tomaso Melis (Iglesias)
Poesia “Ha messo le ali la mia anima” di Alfonso Tagliamonte (Nocera Inferiore
SA)
Segnalazioni
Poesia “Altrove” di Gesuino Curreli ( Oliena- NU)
Poesia “Il mare e la conchiglia” di Mirella de Cortes (Cagliari)
Poesia “Un asciugar di tempo” di Grazia Di Lisio ( Teramo)
Poesia “A spalle nude” di Chiara Di Natale ( Vicenza)
Poesia “Sirtaki” di Nadia Zanini ( Bovolone – VR)
La segretaria del Concorso
Rosalba Arriu
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PRIMO PREMIO
Il poeta sente la necessita', anzi il dovere, di innalzare un inno alla sua terra,
usando il verso, con cadenze ora gravi ora lievi, come discorso sussurrato al vento
del disincanto.
Eraclio Nateri
TERRA DI CONFINE
di Sollai Antonello
Voglio qui cantare le parole che ti devo
come fa il vento a maggio
sugli aspri contrafforti di falesie
che l’alterigia del mare insonne prova
quando l’auriga di Selene l’arco tende
e lo strale scocca
a scardinar la quiete dei fondali
dove divorano la luce pupille di coralli.
Terra di confine chiusa e remota
che al fuso di ginepro ancora snodi
gementi lunazioni di memorie
dove dolorano sepolte piaghe
che sugherete chine adombrano nutrici.
Ancora mani arse attendono alle reti
ancora mani arse attendono ai telai
a tessere responsi audaci
in filigrana d’acqua
e sete d’aria e luce.
Rompe il silenzio un canto di cicala
ed io profondo in questa grama gioia che m’accoglie
come l’acqua chiara di bisso che dissala.
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SECONDO PREMIO
Il mare, archetipo del grembo materno, svolge il compito maieutico di portare in
evidenza il desiderio del sogno, la pace dopo la lotta, in una armonia di immagini e
suoni.
Eraclio Nateri
SCENA MARINA
di Antonietta Germana Boero
M’esilio in un mare di luce
che tinge il volto del mare
sdraiata sulla battigia
m’ascolto e resto a sognare.
E l’onda carezza i miei piedi
che par trasformare in conchiglie
il sole spalanca sipari
mostrando le sue meraviglie.
Le ali di bianchi gabbiani
catturano sogni lontani
fra canti di dolci sirene
a smemorare le pene.
E il cuore ritrova sull’onda
di Dioniso l’orecchio ancestrale
a cui trafugare segreti
per poi adagiarli sul mare.
Ho sulle labbra salsedine
amaro sapore marino:
Ulisse non è più rissoso,
vorrebbe tornare bambino.
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TERZO PREMIO
Il rimpianto, lo spasimo sofferente dell'assenza appena mitigati dalla fede nel
trascendente, suscita la certezza dello spirito come presenza generatrice,
formando versi di inusitata musicalita’.
Eraclio Nateri
SOTTO CIELI DIVERSI
di Maria Tina Battistina Biggio
Ed è così che ti sentiamo
ovunque noi siamo,
della tua voce
un vento di memorie
arriva come un cuore d’alba
legato al sogno.
Le ore della notte
dense di pena
bussano su rosari d’infinito,
fitte d’insonnia
germogliano nei cuori
le speranze del Buon Dio.
Ovunque noi siamo
tu ci sarai,
linfa di vita e di parole,
come spighe mature
e dopo pane che ha nutrito
un tenero fiorire di vita,
i tuoi figli
anch’essi genuflessi
allo stupore,
sanno che non ci sei più,
ma ovunque loro saranno
tu ci sarai
imperituro amore
sotto cieli diversi.
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CHE SILENZI, CHE OMBRE
Di Giovanna Elies
Menzione d’onore
Che silenzi, che ombre
in queste strade, costeggiate
da fantasmi di case
squarciate da fessure
vincolate dai ricordi
lievi e fragili
come dentello di figurina.
Che silenzi, che pause
in queste salite, passo dopo passo
pietra su pietra, mirando
il primo acciottolato della via lunga
liso, ormai, senza presa,
scivoloso e stanco
d’anni e d’incuria…
Che solitudini, che parole
quando spiccioli di cielo
seminati a pioggia
sopra a soffioni di siepi
in groppa ad un vento
bizzarro, forse.
Che silenzi, che visioni
annegate nelle tiepide
fragranze d’autunno
inseguite, tra i filari
di ceste colme d’uva
e di mele.
Che riverberi di sogni
in questi silenzi
falsati da spicchi
d’ombre, per noi ancora
consueti, sugli intonaci
malfermi delle case abbandonate.
Che pace, che ombre
morbide, calde, quando i piedi
del messaggero, solcano i nostri solchi
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TERRA DI SARDEGNA
(A Filippo e Luigia Messina e famigliari, ospiti squisiti)
di Salvatore Giordano
Nessuna ninfa vi sorprese Giove
né i suoi antri ospitarono Ciclopi.
Non vi cercò la figlia, Cerere disperata.
Non vi disperse i compagni di Odisseo, Poseidone infuriato,
o approdo offrì ai fuggiaschi da Troia,
peregrini tra i mari, ad altro destinati.
Né conobbe di Eracle le imprese.
Altra stirpe di eroi generò questa terra,
cui mancò un aedo che ne cantasse i miti.
Domatori di cavalli e di armenti
più che dominatori di flutti,
fiorì il vincastro tra le loro mani,
come scettro di re.
Guerrieri esperti, periti costruttori,
edificarono fortezze megalitiche, con mani possenti,
maestose dimore per la vita e per la morte,
che né aggressori abbatterono,
né corrose la furia dei venti
o il trascorrere inesorabile dei secoli.
Aedi di pietra, ancora ne cantano le gesta
con il loro silenzio eloquente.
Terra ricca di monti, boschi, essenze rare,
varia di ambienti e di cultura,
di tinte forti e tenui, di intonsa e inedita natura,
dove il mare si insinua
e le coste vergini orna di visioni incorrotte,
fin che lo sguardo spazia;
di spiagge, ove l’arcobaleno si scioglie,
e quadri dipinge il creatore al sommo della grazia.
Aspra, granitica, ferrosa,
il carattere forgiò di questa gente indomita:
altero, ribelle, orgoglioso,
refrattario ad ogni servitù,
che dell’accoglienza al forestiero
fece insegna di massima virtù.
Così conquisti l’ospite che viene,
terra di Sardegna.
E non v’è chi partendo
non senta il richiamo delle tue sirene.
12
Menzione d’onore
CANOVACCIO D’ALTRI TEMPI
di Tomaso Melis
Menzione d’onore
Goliardia paesana
Nell’incedere scampanante
Ai limiti della striscia di case basse
Imprecise
Come cubi sbilenchi.
Maschere di legno nero
Torve nell’ambiguità ancestrale
Cercano una volta tanto
Di eseguire, docili come agnelli,
lo scarno palinsesto
di un canovaccio
scritto nei tempi.
I bimbi, gli occhi sbarrati
Aspettano inermi che passi oltre
Quell’orco chiassoso
Che odora di pelle grassa.
Piccoli bicchieri colmi di vino rosso
Non si contano più
Rituali come sacramenti
Elargiti alla moltitudine festante
Nel rumore collettivo.
Saettano le funi
Tra la folla
Imprigionano fanciulle
Avide d’essere centrate
E il nero fumo
Macchia le guance infreddolite di chi
Per un momento, fugge i pensieri.
Alla luce di un fuoco
Al centro della piazza
Si muovono le ombre di
Ballerini saltellanti
Al suono di piccoli organetti.
Mi avvolge l’odore di castagne arrosto
Vendute in cartocci verdastri …
Se ne va
Il tramonto
Nel freddo che incombe.
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HA MESSO LE ALI LA MIA ANIMA
di Alfonso Tagliamonte
Menzione d’onore
Ha messo le ali la mia anima
e se n’è andata vagando.
È volata su una barca alla deriva
in un lugubre mare invernale
ed ha portato con sé
grida strazianti di gente disperata .
È passata su una strada di periferia;
al ritorno era gonfia
dell’amarezza di corpi venduti.
Si è fermata su un campanile muto
e si è riempita della tristezza
di chi da quel posto
aspetta un aiuto sincero.
Ha toccato i centri del potere
e si è fatta rabbiosa come chi
ha riposto in quei luoghi
fiducia e speranze che restano
sempre disattese e deluse.
Con le ali sbrindellate
è tornata al mio corpo
passando il suo fardello
al mio cuore;
e gli occhi non so perché
si sono velati di lacrime.
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ALTROVE (Improbabile ipotesi di paradiso)
di Gesuino Curreli
Avremo agli occhi i cieli di ametista,
e tu sarai il topazio denso d’oro
del tempo ormai perduto e dello spazio
di cui serbo il ricordo e m’innamoro.
Avremo brine vergini d’argento
alle ali per librare il nostro volo,
e nell’anima il canto di un assolo
da tenore che arriva al firmamento.
Non avrà il tempo ieri né domani,
sarà il presente un’estasi d’amore
di un giorno mai iniziato che non muore
nei misteriosi assetti sovrumani.
Saremo soffio e libera coscienza
del bene nell’immenso che ci abbraccia,
caduti i venti e vinta la bonaccia
che segnano l’umana resistenza.
Superate le falle temporali,
saremo luce e astrali percezioni,
propaggini di eterne indicazioni
delle preghiere di empiti mortali.
Chissà come sarà l’eterna gloria,
se c’è un “altrove” dopo le emozioni
della imperfetta formula terrena
che alterna notti buie alla serena
aurora densa di benedizioni.
Chissà come sarà! Non c’è memoria.
Ma mancherebbero, sento, le visioni,
e i fotogrammi della nostra storia,
tra i baci caldi e le contraddizioni.
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Segnalazione di merito
IL MARE E LA CONCHIGLIA
di Mirella De Cortes
Segnalazione di merito
Porti con te una storia antica
e una vita
di sospiri e destini.
Oggi
ti vedo come non t’ho vista mai,
scorgo un fragile lembo di fierezza
nelle tue deboli ossa e nei tuoi capelli d’argento.
Vedo le albe e i tramonti e le stagioni
sulle spalle un po’ curve
e nei tuoi occhi vivono le figure amate,
le parole, le preghiere un po’ assonnate,
le foto un po’ sbiadite dietro la vetrina …
ti vedo oggi come non t’ho vista mai
con quell’aria un po’ sperduta da bambina
eppure, ancora,
vorrei poggiarmi a te.
Vorrei farmi guidare
come una barca in mezzo alla tempesta
ma devo guardarti e, con sapienza,
prendere io, per mano, quel po’ di te che resta.
Son qua
per cercare i tuoi sogni ad uno ad uno
e addolcire col miele i tuoi ricordi,
a ogni speranza ridare la parola
con un abbraccio
per farti meno sola.
Sai, mamma, siamo come la conchiglia e il mare
se prima mi cullavi in mezzo ai flutti
ora si compie il senso delle cose,
ora son diventata mare e tu … conchiglia.
Oggi io son tua madre
e tu
mia figlia.
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UN ASCIUGAR DI TEMPO ( non e’ il canto…)
di Grazia Di Lisio
Non è il canto del falco pellegrino
o il dialogo impalpabile d’azzurro
la meta del viaggio peregrino
ma il brivido sull’orlo d’infinito.
Un asciugar di tempo.
Un balzo imprevedibile di tempo
nella terra dal vento squassata
occidentale. Non voce umana
ma buio memoriale si propaga
nel labirinto ove un sole nero
splende.
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Segnalazione di merito
A SPALLE NUDE
di Chiara Di Natale
Segnalazione di merito
Ammicca uno sguardo
intrigante,
mentre una spallina
si scompone stanca
sulla pelle nuda.
Come Giulietta
ti aspetto sul balcone,
inconsapevole e distratta,
stanca e scomposta,
ma non nell’anima e nel cuore.
Aspetto una luce
nell’azzurro del tuo sguardo.
Profuma la pelle ancora
dei prati di timo
e nel fingermi distratta
tu sai che ti aspetto.
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SIRTAKI
di Nadia Zanini
Segnalazione di merito
Ancheggia la musica
sopra le curve del mare,
riflessi di luna sfiorano
il soave profilo della sera.
Piedi scalzi si abbandonano
al bacio caldo della sabbia,
s’intrecciano le braccia nude
e dolci melodie si uniscono
al cerchio vorticoso
di una danza sconfinata.
Incalzano le note nel ritmo
instancabile delle ore…
Dai rombi delle reti,
ubriache di salsedine,
sprigionano giovanili sorrisi
affidando il gioco di un sogno
a balzi schiumosi d’onde
che saltellano contro i fianchi
di una barca addormentata.
Sotto un mantello di stelle
il canto lentamente si perde
nell’eco di argentee scogliere
e sfuma nel serpeggiare assorto
di vicoletti silenziosi
tra ombre di oleandri e ciglia abbassate
di case immacolate.
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Sezione in lingua sarda
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Verbale della Giuria
In data 7 dicembre 2013 la giuria, composta da
Giovanni Piga –
presidente
Giovanni Casciu –
commissario
Giuseppe Dore –
commissario
Francesco Pilloni commissario
Salvatore Vargiu commissario
si è riunita in Quartucciu in prima convocazione per valutare le 75 poesie del
concorso giunte in tempo utile.
La commissione analizza gli elaborati e dopo un’attenta analisi delle poesie,
all’unanimità decide di assegnare i sottoindicati premi e riconoscimenti
1 premio – Poesia” Manus” di Maria Massa (Domusnovas)
2 premio – Poesia” Sla. Distrofia muscolare” di Salvatore Fancello (Dorgali –NU)
3 premio – Poesia” Una sprindula luccicanti “ di Giuseppina Schirru ( Sassari)
Menzioni d’onore:
Poesia” Carreras” di Gonario Carta Brocca (Dorgali – NU)
Poesia” Lughes de ispera” di Sebastiano Emiliano Cau (Sorgono)
Poesia” Meraculu “ di Giovanni Pira (Orgosolo)
Poesia” Cun mamma” di Giuseppe Tirotto (Castelsardo)
Segnalazioni:
Poesia” Sa rosa prus bella” di Giuseppe Cappai (Quarru S.Elena - CA)
Poesia” Piscadore ‘e bisos “ di Tonino Fancello (Dorgali – NU)
Poesia” Che volu ‘e mariposas “ di Salvatore Ladu (Mamoiada . NU)
Poesia” Donamì sa manu fradi” di Ida Patta (Cagliari)
La segretaria del Concorso
Rosalba Arriu
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PRIMO PREMIO
MANUS di Maria Massa
MANI
Trinnit sa discua
in s’interis chi manus tremi-tremi
dd’accostant a larvas frunzias.
Manus ossudas
che arrampus de olieddu
chi gherrat cun su tempus.
Manus trumentadas
chi surrungiant sa paxi
stuggiada in d’unu bucciconi nozenti.
Manus stasias
avvesas a ammatuai,
cun s’aqua piscad’e funtana,
su pomentu de coxinas umbrosas
fumosas de ammentus;
a cumossai sa farra,
spigada in stulas allenas,
e a ndi bogai de su forru
canteddus incispiaus de soli
e coccoieddus pinzellaus de luxi;
a si giogai cun meurras andarinas
bagas chi asulettant sa bucca
e pisus de sanguni graidus di ollu.
Manus arbigadas
de s’aqu’e sa ni
chi cantat e cantat
in cardax’e lissìa
fragosa de lau e de pampa.
Manus de jana,
lebias che alas de mariposa,
chi sanziant brazzolus
anninniendi sa vida
e cosint is bisus
cun sogas de prata e de speru.
Manus chi aspettant,
in su scuriu de sa notti,
una manu amorosa
chi alluat sa luxi.
Manus de mamma mia.
Tintinna la tazza
mentre mani tremolanti
la portano a labbra rugose.
Mani ossute
come rami d’olivastro
che lotta con il tempo.
Mani tormentate
Che rimpiangono la pace
Custodita in un pugno innocente.
Mani stremate
Abituate a rassodare,
con l’acqua pescata nel pozzo,
il pavimento di cucine ombrose
fumose di ricordi;
a lavorare la farina,
spigolata in campi altrui,
e a sfornare
focacce screziate di sole
e coccoieddus spennellati di luce;
a contendere a merli giramondo
bacche che colorano la bocca
e semi di sangue gravidi d’olio.
Mani bruciate
dall’acqua di neve
che canta e canta
nel calderone del bucato
odoroso d’alloro e di fiamma.
Mani di jana,
leggere come ali di farfalla,
che dondolano culle
ninnando la vita
e cuciono i sogni
con fili d’argento e di speranza.
Mani che aspettano,
nel buio della notte,
una mano amorosa
che accenda la luce.
Mani di mia madre.
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MANUS 1° premio
Poesia tessuta sul filo della memoria; di
fumosi ricordi di un passato sereno, dal
tepore familiare; di una pace
dall’innocenza ormai sbiadita, racchiusa
nella splendida metafora del pugno di
un bimbo, che indica il fiorire della vita;
del fare e del sapere di mani arbigadas /
de s’aqua ‘e sa ni in cucine ombrose dal
pavimento di fango e di sogni cuciti con
fili di speranza. Un’amalgama di sapori e
saperi danno respiro a immagini ariose
sostenute da significative metafore che
la poetessa utilizza con delicata
sapienza, facendo rivivere elementi che
caratterizzano il percorso di tutta una
vita: pensiero, fatica, gioia di esistere,
sia pure nel canto di una ninna nanna,
nel lento dondolio di una culla, nello
scroscio dell’acqua di neve in cardax’e
lissìa. Valori che infine rivelano
compiutezza nel buio metaforico della
notte-vecchiaia, nella figura di mani
stanche, tramonto della vita, imploranti
un respiro d’amore che illumini il
percorso della loro ultima fatica terrena.
Versi leggiadri, linguaggio scorrevole e
diretto, danno vigore alla lirica ed
efficacia al Messaggio che l’autrice,
attraverso un recupero memoriale,
rivolge al mondo perché non cadano nel
buio della dimenticanza i sapori dei
valori genuini familiari .
Poesia intèssia a filos de memòria; de
ammentos ispaporaos de unu tempus de
assèliu familiare; de una pache
innossente, serrada in sa balente
metafora de sa manu de unu pitzinnu,
indìssiu de sa bida frorinde; de s’ischire
e de su fàchere de manus arbigadas /
de s’aqua ‘e sa ni in cochinas iscuras
chin pamentu de ludru e de sònnios
intèssios cun sogas de prata e de isperu.
Unu misturu de sapores e sapientzia dan
respiru a màzines lucorosas, chi bene
s’isprican in metaforas crompìas chi sa
poetessa impreat chin dilichia de sentiu,
torrande respiru a fatos e sinnos chi
caraterizan sos passos de totu
un’esistèntzia: sacrifìtzios, pessos, gosu
de esìstere, mancari in su cantu de
un’anninia, in su chìlliu lentu de unu
lacheddu, in su gurgùlliu de s’aqua ‘e sa
ni iscallau/ in cardax’e lissìa. Balores chi
s’acrarin in s’iscuru metafòricu de sa
note-betzesa, chin sa frigura de manos
istracas, s’acabbu de sa bida, in isetu de
carinnos de afetu chi dian lucore a
s’ùrtimu sacrifìtziu issoro terrenu.
Versos galanos e unu limbazu musicale
e diretu annaghen dilichia a custa lìrica
e balore a su messaggiu chi sa
poetessa, chin tramas de memòria,
intregat a su mundu, pro more chi non
si perdan in sa note de s’irmènticu sos
sapores de sos balores ìnnidos de sa
famìlia.
Giovanni Piga
23
SECONDO PREMIO
SLA Distrofia muscolare
di Salvatore Fancello
SLA
Si la dian ifunder
abbas de unu chelu proinu
no la dian lavare custa pedde!
Li surcan sas pinnicas
sos rieddos
chi curren
in custas baddes etottu.
E si l’assutaren
sos bentos
chi sulan
che traschias
supra su mortorju,
non diat esser
s’irgrenzu ‘e su tempus
nen s’istriulu chi artuddat
de sa notte longa
a l’ischidare
unu ‘isione marturu.
In custa carre chene chilliu
chi si sicat
ind’unu lettu ‘e ispinas,
‘onzi die noa est dolore
‘onzi mudore est prantu
truncau
dae una chinnìda ‘e chiza
chi rispondet
a s’irgrenzu ‘e su tempus
comente un’istria
chi totora si frimmat
in sa pedde
de chie no l’isettat.
Se la bagnassero
acque di un cielo piovoso
non la laverebbero questa vita!
Solcano le sue rughe
i torrenti
che corrono
in queste stesse valli.
E se la asciugassero
i venti
che soffiano
come uragani
sopra la carcassa
non sarebbe
l’irridere del tempo
ne l’urlo agghiacciante
della lunga notte
a risvegliargli
un sogno paralitico.
Su questa carne senza fremito
che si consuma
in un letto di spine,
ogni nuovo giorno è dolore
ogni silenzio è pianto
spezzato
da un cenno delle ciglia
che rispondono
all’irridere del tempo,
come un assiolo
che ogni tanto si posa
sulla pelle
di chi non lo aspetta.
24
SLA... DISTROFIA MUSCOLARE –
2° premio
La distrofia muscolare, tema difficile da
trasporre in immagini poetiche.
Salvatore Fancello, con profonda
sensibilità, riesce però a penetrare le
pinnicas de custa carre chene chìlliu e
dargli respiro di tolleranza e tenerezza
poetica. Dipinge in sapienti immagini,
con tocchi forti e leggeri in un tempo,
gli spasimi del male con un uso sapiente
della parola e significanti metafore che
comunicano il senso di quel pessimismosperanza che pervade la lirica. Il dolore
costante. Le notti sterili di sogni. Il
sibilare del vento a risvegliare crucci
paralitici. Il pianto-silenzio, spezzato
da un lieve battito di ciglia per fugare il
dileggiare del tempo: figure metaforiche
altamente espressive, evidenziano
l’infermità fisica, l’impotenza del fare e
del volere, tale da rendere più pesante
la croce della sofferenza. Poesia di
grande impatto emotivo, percorsa da
un’intensa eco di suoni, colori e calore
interiore. Il poeta, attraverso un
linguaggio asciutto e di sostanza, mette
l’accento sull’invadenza del dolore,
lasciando così al fruitore preziosi spunti
di riflessione... e, nonostante tutto, un
varco aperto alla speranza.
Sa distrofia muscolare, tema difìtzile de
tratare in poesia. Serbadore Fancello,
chin sensibilidade profunda, resessit
bene a intrare in sas pinnicas de custa
carre chene chìlliu a lis porrire alenu de
passèntzia e dilichia poètica. Pintat in
màzine de sapidoria, chin tocos fortes e
lèpios in d-unu tempus, sa suferèntzia
de sa maladìa chin d-un’impreu dechile
de sa paràgula e de metaforas balentes
chi bene isprican su sensu de su
pessimìsmu-isperàntzia chi respirat in sa
lìrica. Su dolore fitianu. Sas notes chene
sònnios. Sos jùbilos de su bentu a
ischidare pessos paralìticos. Su prantumudu, rucrau dae unu pàrpidu de chizos
pro jacarare sa marrania de su tempus:
friguras metafòricas de sinnificu artu chi
isprican in craru s’infermidade fìsica,
s’impotèntzia de su fàchere e su
chèrrere, atales de rèndere prus grave
sa ruche de s’amargura. Poesia de
tocheddos de coro, sinnada dae unu
retumbu de sonos, colores e calore de
intranna. Su poete, chin d-unu limbazu
assutu e de sustàntzia, ponet in craru
galu de prus su pesu de sa suferèntzia,
dassande a su letore punnas pretzisas
de meledu... e, in mesu su dolore,
un’àghidu apertu a s’isperàntzia.
Giovanni Piga
25
TERZO PREMIO
UNA SPRINDULA LUCCICANTI
Di Giuseppina Schirru
Abà
Chi la me’ intrinata è junta
so’ turratu cu l’ammentu
a chiddhu tempu di basgi
chi lu ‘entu
ha trasginatu comu fiori.
Ora
che il mio tramonto è arrivato
sono tornato col ricordo
a quel tempo di baci
che il vento
ha trascinato come fiori.
Socu turratu
vel - di mari incrisputi,
smasciatu
da la manu di l’anni tragghjatori.
Boci suai
‘inuta pa’ indulcimmi la ciurrata,
agghju intesu dammi la saluta.
Sono tornato
verso mari increspati,
scorticato
dalla mano degli anni trascinatori.
Voce soave
venuta per addolcirmi la giornata,
ho sentito darmi il saluto.
‘Icu torra
la so’ cara di puppia
chi si ni mori
in viculi d’ammentu senz’iscita.
Frondi molti
li middhi timpistai.
Illu jocu di la sera
una neula fiurita chi no ha gali,
si coa ill’umbri di misteri.
Luci d’intrinata
arrecani maìi:
ammenti luntani,
umbri di jenti
in muri di calcina.
Aleni di ciuintura scunnisciuta,
parauli sinceri di ‘entu.
Rivedo
il suo viso di bambola
che muore
in culle di ricordi senza uscita.
Foglie morte
le mille tempeste.
Nel gioco della sera
una nuvola fiorita, senza uguali,
si nasconde nelle ombre, misteriosa.
Luci dell’imbrunire
trasportano magie:
ricordi lontani,
ombre di persone
su muri di calce.
Aliti di gioventù sconosciuta,
parole sincere di vento.
Pinsosu, mi tulmentu
e, lastimosa
una sprindula luccicanti,
accua-accua
carigna la me’ cara.
Pensieroso, mi tormento
e, compassionevole,
una goccia risplendente,
scivola di nascosto
per accarezzarmi il viso.
26
UNA SPRINDULA LUCCICANTI –
3° premio
La sera incede con passi d’alba e
crepuscolo verso il tramonto del poeta,
che rimugina il passato con bagliori di
rimpianto per quel tempo di basgi / chi
lu ‘entu ha trasginatu comu fiori.
Pensieri stanchi si muovono lenti e
scomposti, come foglie morte in balia
del vento. Sul grembo della sera, figure
sbiadite si animano riflesse su muri di
calce immaginari. Barlumi di una
gioventù ormai svanita fanno capolino
da una nube fiurita di mistero. Parole di
vento annaspano nel mare increspato di
ricordi coati. Il poeta si tormenta.
Rincorre con la memoria una boci suai
/ ‘inuta pa’ indulcimmi la ciurrata. Ma è
solo un miraggio di luci d’intrinata. Una
sprindula luccicanti: metafora di una
lacrima compassionevole che illumina,
infine, di rassegnata speranza il suo
volto. Poesia dagli accenti lirici alti,
impreziosita da un delicato ricamo di
parole che scorrono leggere sul sentiero
d’una tenace volontà di volere
affrontare e meditare, con la poesia,
sulle asprezze del vivere, sul concetto
del morire.
Est falande su sero a passu de arbèschia
e de intrìghinu, ocros a su tramontu de
su poete, meledande su tempus colau a
lampizos de impudu pro chiddhu
tempu di basgi / chi lu ‘entu/ ha
trasginatu comu fiori. Pessos istasios chi
rùndana lentos e irfunaos, che fozas
sicas in podere de bentu. In sa coda de
su sero, friguras chene simizu si
moghen riflessas in muros de carchina e
pessamentos. Lampizos de zoventude
colada s’iscampian dae una nue froria de
arcanos. Paràgulas de bentu si trepojan
in su mare ingrisau de memòrias
senz’iscita. Su poete est in pelea. Ponet
fatu, chin s’ammentu, a una boci suai /
‘inuta pa’ indulcimmi / la ciurrata. Ma
est solu bisione di luci d’intrinata. Petzi
una sprindula luccicanti, metàfora de
una làcrima dolimorjosa de ressinnu e
de ispera chi a sa fine li luchet in sa
cara. Poesia de respiru lìricu dechile,
irrichia dae dìlicos ricamos de
paràgulas chi cùrrene lèpias in s’àndala
de una boluntade braghera de chèrrere
afrontare e meledare, chin sa poesia,
supra sos asprìghines de su vìvere e su
cuntzetu de su mòrrere.
Giovanni Piga
27
Menzione d’onore
LUGHES DE ISPERA
di Sebastiano Eliano Cau
LUCI DI SPERANZA
Non patiaìs prus custa pelea,
e custa gherra mala ‘engiat a fine;
aterunas sas boghes
chi chergio intender jeo:
sa ‘oghe tua e tua,
che cantigos de festa a mesudie.
Che non soffriate più questo tormento,
e questa guerra crudele abbia fine;
altre sono le voci
che io voglio sentire:
la tua e la tua,
come canti di festa a mezzogiorno.
E a ‘osateros, dies de ispera,
in sas civìnas friscas de su monte,
in padentes de luna e de isteddos,
no arrancu ‘e orrosas
e mancu de armidda ‘os at a lomper:
prima, primu ‘e totus s’alenu
chi a issas ddis naschit de su coro.
E a voi, giorni di speranza,
nelle fresche brezze di monte,
in selve di luna e di stelle,
non profumo di rose,
e neppure di timo giungerà:
ma prima, prima di ogni altra cosa,
l’afflato che nasce dal loro cuore.
In pàsidos meries,
sos arrasos de paghe
calant addasiaos,
e nìanta che frores de violas
dae manos de chelu.
In tranquille sere,
preghiere di pace
calano i miti,
e nevicano come fiori viola
dalle mani del cielo.
Arbèschidas biancas ant a parrer,
si de su frore ‘e lavras,
un’errisu ddis apo a bier,
in lacanas de nues ‘oladore.
Albe candide sembreranno,
se vedrò sgorgare un sorriso
dal fiore delle loro labbra,
mentre vola al confine delle nubi.
S’ant a isolver tando sos isteddos
in d’una unda lùdiga profunda,
modde solu ‘e lentore.
Si scioglieranno allora le stelle
in un’onda lucida profonda,
molle solo di rugiada.
Su lumene ‘onu ‘ostu s’at a acciungher
A su cunsonu ‘e sas pregadorias,
cando in biancu velu
ais a camminae
accanta a custu poju,
custa paùle muda ‘e soledade.
Il vostro pio nome si aggiungerà
al coro delle preghiere
quando, bianco il velo,
camminerete
vicine a questo pantano,
questa palude di solitudine.
Ais a intender àntidos sa die,
artos, pesaos fin’a su chelu tott’in d’una,
da una ‘ucca ‘e pèlleras de nie.
Sentirete vanti, quel giorno,
alti, levati d’improvviso fino al cielo,
sbocciati da una bocca di nivee perle.
Tottu custu ‘os’impresset,
sendo a chigios calaos,
bascios de umilesa,
sena ispantu perunu,
comente soles tue, e tue puru.
Tutto questo vi abbracci
quando, col viso chino,
umili la fronte,
ascolterete senza meraviglia,
come siete solite fare: tu e tu.
28
Menzione d’onore
CARRERAS
di Gonario Carta Brocca
PERCORSI
A deghessett’annos
a tziorcos e fadas creio ‘alu
e sonniao su sonniu d’esistere
tra iscusorzos de oro e de coro.
A degheotto
s’anghelu de sa vida
chin ispada ‘e puntillu e de bisonzu
jagarau m’at dae s’Eden
mandandemi
in donnia coladorzu de su mundu
s’anima mia a chircare.
A diciassette anni
credevo ancora agli orchi ed alle fate
e sognavo il sogno d’esistere
fra tesori di oro e d’affetti.
A diciottol
l’angelo della vita
con spada di impegno ed indigenza
dall’Eden mi scacciò
mandandomi
sui tragitti del mondo
l’anima mia a cercare.
Cantas carreras!...
Cantas nd’apo rugau
in custu ‘iazu mannu
sutta rajos de fogu
e astrau punghigosu:
ruende e arrizande
chene paghe
chene pasu
chen’agattare
s’andala de su coro.
Quante strade!...
Quante ne attraversai
in questo lungo viaggio
sotto raggi di fuoco
e gelo acuminato:
cadendo e rialzandomi
senza pace
senza pane
senza trovare
il sentiero del cuore.
A settant’annos
galu so avantande a pesa-rue
in sa carrera istrinta
chen’iscusorzos d’oro
chen’alinu
chene lughe
troppu istragu d’essere
de ‘idere
d’intendere…
A settant’anni
traballante ancora avanzo
sulla stradina stretta
senza tesori
senz’alito
senza luce
troppo stanco d’essere
di vedere
di sentire…
Pessos in caminu perdidos
s’istana sas nottes graminande
e sas dies si fuin
chin calavrinas murras
in andalas chi ‘etzos no isettan
lassandemi in buzacca
tres sisinos d’amentos
e mudines
ue tziorcos e fadas
s’ammaju issoro sighin…
Pensieri per strada perduti
districano la notte
e i giorni fuggono
con grigie puledre
su sentieri che vecchi non aspettano
lasciandomi in tasca
tre soldi di ricordi
e silenzi
dove gli orchi e le fate
l’incantesimo proseguono…
29
Menzione d’onore
MERACULU (TUE) di Giovanni Pira
Eppuru, sos meraculos zutzèdini,
abortas, cando mancu ti l’isetas.
In sas percas fungudas e segretas
de su coro e de s’ànima, cuados,
b’at sos sentidos, nobiles, fadados,
chi de los iscoperrer solu pèdini.
Cando esclusu ses dai sa vida,
istracu, bintu, no nde podes prusu,
dae tottus e da’ tottu ses delusu,
e no agatas prus sa caminera,
ca de su tottu pèrdidu as s’ispera,
disizas solu chi siat finida…
Cando ses cottu da’ sa suferèntzia,
non cumprendes e non benis cumpresu,
e tottu, finas s’aghera t’est pesu,
in cada cosa bides un’ostàculu…
tando, podet sutzeder su meràculu,
chi ti cambiat tottu s’esistènzia!
E cuss’est su chi est sutzessu a mie
cando creio d’esser a s’estremu,
prontu pro m’intregare a su supremu…
ses arribada tue, culumbedda…
e d’improvisu sa notte niedda,
s’est isgiarida, diventande die.
E che su sole ch’ispuntat a nou
in d’unu chelu nettu chene nue,
o Mariola ses bennida tue
dende-mi vida, alen’e calore
isparghende su balsamu ‘e s’amore,
supra sas fertas, su poddine tou.
E da tando de nou istimo e bramo,
mi diverto, cumponzo, iscrìo e canto,
e che a prima de tottu m’incanto,
su chizu asciuttu, no pius infustu.
Si miràculu tando, no est custu…
Ma comente cherides chi lu giamo?
No! Giamare si podet solu gai,
mancari parzat sa cos’incredìbile.
Ma in sa vida, nudda est impossìbile,
e troppu tardu aberu, no est mai!!!
30
Menzione d’onore
CUN MAMMA
di Giuseppe Tirotto
CON MAMMA
No cunniscia l’innommi di chissi
paesi, li diddi di mamma
mi scurriani i’ li peli,
lu pullma tra l’alivi, i’ lu veddru
li paisagghji andagiani in pressa,
la primma volta impari
in ciddai, mi signalava
li casi, li ghjesgi, li campanili,
chi beddu solu eu ed edda!
Mi faiddava di noi, di babbu,
di la primma volta chi l’aia vistu,
a la festa di sant’Isidoru, era paraju,
un prìncipi in sedda a l’ebba bianca
in prucissioni fattu a lu carru
cu’ lu santu, li canni,
li spighi, li boi cu’ li corri d’oru.
Non conoscevo i nomi di quei
paesi, le dita di mamma
mi scivolavano tra i capelli,
la corriera tra gli ulivi, nel finestrino
i paesaggi correvano velocemente,
la prima volta insieme
in città, mi indicava
le case, le chiese, i campanili,
che bello solo io e lei!
Mi parlava di noi, di babbo,
della prima volta che l’aveva visto,
alla festa di sant’Isidoro, era obriere,
un principe sulla cavalla bianca
in processione dietro al carro
con il santo, le canne,
le spighe, i buoi con le corna d’oro.
S’èrani figghjuladdi l’aìggiu
di una prummissa
longa un’esistenzia. Puru mali
chissa abbaiddadda, pinsavu
furriendi de ciddai, i’ lu veddru
lu tempu sguttigghjava in pressa,
un incrinu d’incerti sciammi rosa
abria trasparenzi tra mari
e cielu undi un’asciola
di luna lèbia baddinava
che vinu caldu pa’ li pinsamenti.
Si erano guardati l’attimo
di una promessa
lunga un’esistenza. Meno male
quello sguardo, pensavo
tornando dalla città, nel finestrino
il tempo gocciolava in fretta,
un crepuscolo di vaghi sciami rosa
apriva trasparenze tra mare
e cielo dove un truciolo
di luna lievemente balenava
come vino caldo nei pensieri.
31
Segnalazione di merito
SA ROSA PRUS BELLA
di Giuseppe Cappai
Sa rosa prus bella – in giardinu miu
de certu ses tui – su frori stimau
sìmili raresa – atra no ‘ndi sciu
po chi miri in giru – totu su creau.
Is coloris vivus – su tràggiu aggradiu,
sunt is sentimentus – chi m’ant affadau:
cambu coltivau – in terra ‘e puresa,
oi custa bellesa – mi offerrit affettu,
mi dònat dilettu – fins’e dda fragai.
Mi dònat dilettu – e m’intendu meri
de podi ammirai – colori nodiu:
su dd’èssiri accanta – est unu prexeri,
consolau in prenu – su disigiu miu,
de is profumus suus – m’at donau poderi,
cun custu regalu – m’intendu arricchiu:
in domu imbelliu – s’e’ totu su logu,
a portada ‘e ogu – tenendidda a fiancu,
mai m’intendu stancu – rosa ‘e ti mirai.
No m’intendu straccu – poita tui mi tiras
e mi ses intrada – a intru ‘e su coru
sèmpiri e de prus – in menti m’ingiras
m’apparis retrattu – che capulavoru:
versus de canzoni – solu tui m’ispiras
figura donosa – cara prus de s’oru;
ti stimu e ti adoru – reina de froris
chi cun is candoris – de is follas tuas
sempri prus mi giuas – de ti ‘oli cantai.
De ti ‘oli cantai – de mancu no fazzu,
mi fais de cumpàngia – ti tengu po ghia;
sa presenzia tua – mi rendit biazzu,
m’apporrit in coru – prexu cun poesia:
in custa canzoni – apocus ti fazzu
ca vetti po mei – ses nàscia e froria;
ses delizia mia – sa spera po mei,
m’intendu gurrei – candu ses accanta
beneditta pranta – chi no sfroris mai.
32
Segnalazione di merito
PISCADOR’E BISOS
di Tonino Fancello
So coladu punghende che pirastru
in sos malos chin francas de leone
a gabbanu ghettadu e su furcone
in sa manu po punghere carc’astru,
ma chinadu mi so a unu mastru
ca m’at … tesu sa manu chin rejone.
Fit su tempus porrìndemi sos grisos
unu mastru ladinu a fune isorta
pappande dae su prattu a borta a borta
semmus istaos chin sos pessos lisos
piscande cada notte cussos bisos
in sa luna de piche prus cuntorta.
Bae chin su entu tempus fioridu
bramo chin tecus s’iscutta passada
de disizos e dies sa lassada
galu mi creo abberu preferidu
in istirpe ‘e bandidos so naschidu
una fera m’at dadu s’allattada,
bae chin su entu tempus e ti seras
in mesu a una tempesta revudada
chi curret chin su lampu frastimada
che astore rucande sas aeras
in cad’estru de innidas chimeras
porrimila una notte prus fadada.
Ca tue mi ‘ocas semper sas ispinas
e minuttu secundu prus cuntortu
cada tricu lu cancaras a tortu
campura birdes torrậs a cudinas
li ses frina a s’anima in fainas
e li faches sa ruche a s’acunnortu.
Bae chin su entu trama sa sulada
in astulas de ocu e d’amistade
istrintu t’happo in ‘intro chin s’edade
in mesu a carchi rima addolorada
po no l’intende s’ora malandada
in sa musa m’as fattu caridade.
E cando lasso a tie tempus vile
in pannos de s’iscuru chirco luche
una junta de pruere una ruche
cundin sos bisos in sa notte ostile.
33
Segnalazione di merito
CHE VOLU ‘E MARIPOSAS
di Salvatore Ladu
Non s’indendet sa zarra ‘e su manzanu
in bighinadu de donnia die
non pizzinnos a giogu rie-rie
chi àndana a iscola ‘e bon’umore
ne cuddàndeli e beni ‘e su pastore
semper cuidadosu e chittulanu.
Muda che-i s’a rocca sa carrera
non bolos e ne tziulu ‘e puzone
e so ischidu, no est visione
iscuperinde so’ su chelu in terra.
Pedinde paghe a custu mundu in gherra
muscas biancas volana in s’aera.
Falande e non falande a foza lada
che mariposas lepias in bolu
supra tanchittas chi lis dat cossolu
a su campu drommiu e semenadu.
Cal’incantu prus bellu ‘e su criadu
de su nie chi ponet temporada.
De coro sun atzetas sas fadigas
e su massaiu li tenede amore
che guttios sacrados su sudore
li sulcana sa cara a riu in chizos
tando frorini in sinu sos disizos
de manadas doradas de ispigas.
Est issa chi su sèmene l’ischidat
chi det dare gustosu pane ‘e fresa
nendeli: est ora, aijò, ischida e pesa
cresche benignu amadura sos granos
c’aspetat su massaju a farche in manos
sos durches fruttos ch’in coro l’annidat.
Intras in sas intragnas prus profundas
allatande sa terra e dande vida
lassandela che opera cumprida
prima ch’arricas de mare sas undas.
34
Segnalazione di merito
DONAMI’ SA MANU FRADI
di Ida Patta
Mari, mari assassinu,
disappietau, t’as ingurtìu
moddi e tostau,
lassendi degolu e prantu!
Creaturas moddizzosas,
in cudda playa trista
apparicciànt s’artari…
Su mundu intreu ant istrullau!
Cun s’ispera in coru,
e sa bertula pringia de sonnus,
a trumas si fuiant po sa libertadi.
Culonàos e surraus
che iscraus de su fadosu…
Destrossa preneta dus cassàda!
Boxis ispramadas
pediant agitoriu
in cuddu mari nieddu de Lampedusa.
Donamì sa manu fradi:
angiulus de sa terra,
intregant sa vida a sa sorti
po sarvai is fradis
imbussaus de s’unda traitora!
Toccus de agonia,
baullus a chentus
de òminis e pipius
sene identidadi.
Moi, tui, luna ermosa,
tistimongia muda
de is males de sa terra,
incaradì in sa fentana ‘e su celu,
frandiga cun d’una ninnia
is pipius dormius
in su barzolu de su mari.
35
ALBO D’ORO dei VINCITORI Lingua Sarda Rima:
1° edizione 2008
1^ Premio Sedattande sa vida di Salvatore Ladu di Mamoiada
2^ Premio S'olia di Mimiu Maicu di Santu Lussurgiu
3^ Premio Alas di Gonario Carta Brocca di Dorga
2° edizione 2009
1^ Premio Si cheres t'accumpanzo… di Giovanni Chessa di Torpè
2^ Premio Peri sos saltos de sa fantasia di Mimiu Maicu di SantuLussurgiu
3^ Premio Sa mezus cosa di Francesco Piga di Loiri
3° edizione 2010
2^ Premio Mariposas di Mimiu Maicu di SantuLussurgiu
3^ Premio Pilos de piche di Tonino Fancello di Dorgali
3^ Premio In su niu de s'amori di Vincenzo Piu di Cagliari
4° edizione 2011
1^ Premio – Non attribuito
2^ premio a Mudu su sartu di Salvatore Ladu di Mamoiada (NU)
3^ premio ex aequo a Ijerru di Giovanni Pira di Orgosolo (NU
3^ premio ex aequo a Buffadore de sonnios di Gonario Carta Brocca di Dorgali (NU)
Lingua Sarda Verso libero:
1° edizione 2008
1^ Premio Isperu de paxi di Maria Rita Farris di Serdiana
2^ Premio S'isula 'e s'ispera di Gonario Carta Brocca di Dorgali
3^ Premio Fiori di luna di Gianfranco Garrucciu di Tempio
2° edizione 2009
1^ Premio Chimeras di Tonino Fancello di Dorgali
2^ Premio Poeta di Gonario Carta Brocca di Dorgali
3^ Premio Tottu cambia…. di Domenico Battaglia di La Maddalena
3° edizione 2010
1^ Premio E cantas muttetus di Sandro Chiappori di Cagliari
2^ Premio Alas di Gonario Carta Brocca di Dorgali
3^ Premio Béni di Giuseppe Carta di San Sperate
4° edizione 2011
1^ premio a Canti 'olti di Gianfranco Garrucciu di Tempio Pausania
2^ premio a Paraulas cuadas di Gonario Carta Brocca di Dorgali (Nu)
3^ premio a Umbras di Maria Rita Farris di Serdiana (CA)
36
Lingua Italiana:
1° edizione 2008
1^ Premio: I vecchi di Matilde Ciscognetti di Napoli
2^ Premio: Fra i monti di Francesca Maria Spanu di Genova
3^ Premio: Il poeta di Pietro Cruccas di Quartucciu (CA)
2° edizione 2009
1^ Premio Bambini di strada di Erminia Mereu di San Sperate
2^ Premio A mio padre di Maria Carmela Scalas di Assemini
3^ Premio Compassione di Carlo Onnis di Cagliari
3° edizione 2010
1^ Premio Io ci sarò di Franco Fiorini di Veroli ( FR )
2^ Premio In una sacca stantia di tempo di Simona Leonardi di Forte dei Marmi (LU)
3^ Premio Un altro giorno di Sergio Mossa di Quartucciu
4° edizione 2011
1^ premio Ricordo una sera d'estate di Tomaso Melis di Iglesias(Ca)
2^ premio Sogno giovanile di Maria Josè Marongiu di Gonnosfanadiga (MC)
3^ premio Primavera a Cagliari di Mimiu Maicu di Santulussurgiu (OR)
37
INDICE
Introduzione pag. 2
Organigramma Associazione pag. 4
Regolamento del Concorsopag. 5
Sezione A. Poesie in lingua italiana pag. 6
Verbale della Giuria per le poesie in lingua italianapag. 7
Terra di confine
di Antonello Sollai di Monserrato (CA) Scena marina
di Antonietta G. Boero di Genova
Sotto cieli diversi di Mariatina Battistina Biggio di Cagliari Che silenzi, che ombre di Giovanna Elies di Osilo (SS) Terra di Sardegna di Salvatore Giordano di Torino Canovaccio d’altri tempi di Tomaso Melis di Iglesias Ha messo le ali la mia anima di Alfonso Tagliamonte di Nocera Inf. (Sa) Altrove di Gesuino Curreli di Oliena (NU) Il mare e la conchiglia di Mirella de Cortes di Cagliari Un asciugar di tempo di Grazia di Lisio di Teramo A spalle nude
di Chiara di Natale di Vicenza
Sirtaki di Nadia Zanini di Bovolone (Va) pag. 8
pag. 9
pag. 10
pag. 11
pag. 12
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pag. 17
pag. 18
pag. 19
Sezione B. Poesie in lingua sardapag. 20
Verbale della Giuria per le poesie in lingua sarda pag. 21
Manus di Maria Massa di Domusnovas pag. 22
Manus. Motivazione della Giuriapag 23
Sla di Salvatore Fancello di Dorgali pag. 24
Sla. Motivazione della Giuriapag. 25
Una sprindula luccicanti di Giuseppina Schirru di Sassari pag. 26
Una sprindula luccicanti. Motivazioni della Giuria pag. 27
Lughes de ispera di Sebastiano Emiliano Cau di Sorgono pag. 28
Carreras di Gonario Carta Brocca di Dorgali pag. 29
Meraculu di Giovanni Pira di Orgosolo pag. 30
Cun mamma di Giuseppe Tirotto di Castelsardo pag. 31
Sa rosa prus bella di Giuseppe Cappai di Quartu S.Elena (Ca) pag. 32
Piscador’e bisos di Tonino Fancello di Dorgali pag. 33
Che volu ‘e mariposas di Salvatore Ladu di Mamoiada pag. 34
Donamì sa manu fradi di Ida Patta di Cagliaripag. 35
Albo d’oro dei vincitori pag. 36
Copertina a cura di Beppe Vargiu
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