ALESSANDRO SIGALOT
Alessandro Sigalot
Si è laureato in Fisica a Roma
dove vive e lavora come autore
televisivo, sceneggiatore
cinematografico, story editor
per diverse serie televisive.
Ha scritto romanzi di narrativa,
realizzato documentari
e spettacoli teatrali.
Agostino Cera
Vignettista e illustratore, proviene
dalla Scuola del Fumetto.
Collabora con Case editrici
e Agenzie di pubblicità.
È attivo anche nel campo
dell’animazione, per cui realizza
scenografie e crea
divertenti personaggi.
Michelin è impegnata in tutto il mondo in collaborazione con FIA,
la Federazione Internazionale dell’Automobile presieduta da Jean
Todt, nel diffondere la cultura della sicurezza stradale.
In Italia mette del tutto gratuitamente a disposizione delle classi
Michelin Mobilitàzione sostenibile, un appassionante percorso
educativo sulla sicurezza della mobilità che, declinato per tutti i
gradi scolastici, guida gli studenti a utilizzare le competenze acquisite nei diversi ambiti di studio per migliorare il loro modo di
muoversi sulle strade. Da sei anni, un sistema completo e del tutto
gratuito di risorse didattiche per parlare con i giovani in modo originale, innovativo e coinvolgente di sicurezza e sostenibilità nei
loro viaggi su strada.
Centro Coordinamento
Mobilitàzione sostenibile - La Fabbrica
via Lanino 5 - 20144 Milano - Fax 02.48541.207
Numero verde 800.049229 - [email protected]
www.scuola.net/michelin
PRECISÒNIA
LA CITTÀ DELLE REGOLE
Illustrazioni di Agostino Cera
ALESSANDRO SIGALOT
PRECISÒNIA
LA CITTÀ DELLE REGOLE
Illustrazioni di Agostino Cera
Cari bambine e bambini,
benvenuti a Precisònia.
Alessandro Sigalot ha immaginato per voi una città molto mooolto particolare…
La visiterete in compagnia di cinque simpatici ragazzini. Vi assomigliano?
Crediamo di sì. Come voi mettono impegno e fantasia per raggiungere gli
obiettivi. Come voi amano stare insieme e sostenersi a vicenda. Come voi
sanno riconoscere i propri errori e chiedere aiuto quando serve.
Insieme a loro scoprirete che il mondo è grande, è bello perché è vario e che
le regole sono importanti, anche quelle che servono per muoversi in sicurezza,
a piedi, in bici, in auto.
Michelin tiene molto alla vostra sicurezza e infatti nelle sedi che ha in tutto
il mondo mette al lavoro migliaia di tecnici e ricercatori per far sì che i suoi
prodotti, gli pneumatici, governino bene i veicoli sui quali voi viaggiate. D’altra parte basta leggere cosa c’è scritto qui sotto: Michelin “Il modo migliore
di avanzare”!
Però non bastano ottimi pneumatici per viaggiare in sicurezza. Servono prima
di tutto conducenti che si ricordino di seguire le 10 “Regole d’Oro”. Quali?
Ma proprio quelle che ormai anche voi che partecipate a Mobilitàzione
sostenibile 6 conoscete. Allora, leggete il libro anche con i vostri fratelli maggiori, genitori, nonni… A tutti spiegate bene le regole e perché è importante
sempre seguirle.
Contiamo su di voi!
Marco Do
Direttore Comunicazione
Michelin Italiana
Precisònia, la città delle regole
P
recisònia era una città conosciuta per il suo ordine. Famosissime
erano le sue strade rigorosamente piatte e parallele che attraversavano tutta la città allineate e uguali per lunghezza e per larghezza. Chi veniva a visitarla la prima volta rimaneva letteralmente a
bocca aperta ed erano molti gli scienziati che si fermavano a misurarla
e ammirarla. I precisòni (la “o” aperta, si raccomandavano gli abitanti
di Precisònia con gli inviati delle TV…) non sopportavano l’incertezza e
facevano il possibile per non sbagliare mai. I componenti di ogni famiglia
avevano infatti nomi che iniziavano con la stessa lettera per non confondersi con quelli dei vicini a cui spettava la lettera successiva. Non pioveva mai. E non faceva mai troppo caldo né troppo freddo. Se dicevano
che il giorno dopo alle dodici e ventitrè la temperatura si sarebbe abbassata di un grado si poteva stare certi che alle dodici e ventitrè del
giorno dopo la temperatura si sarebbe abbassata di un grado e tutti
avrebbero già indossato il maglione adatto. Persino le nuvole disegnavano forme secondo una sequenza preordinata.
Tutte le famiglie di Precisònia avevano in un angolo della casa un grande
e ingombrante computer che elaborava tutti i dati per dare le informazioni giuste. Per spostarsi i precisòni usavano prevalentemente
l’auto, perché le suole delle scarpe dovevano essere regolamentari e
non consumarsi. Le auto avevano tutte lo stesso colore grigio, lo stesso
motore, le stesse ruote con gli pneumatici perfettamente lisci, gli stessi
freni, lo stesso suono e dovevano muoversi sempre con tutti i posti occupati. Le strade erano esattamente una identica all’altra. Non serviva
altro per muoversi né esistevano pericoli né preoccupazioni. Insomma a
Precisònia tutto sembrava sotto controllo. Almeno fino ad allora...
Agli abitanti di Precisònia
sembrava di avere tutto sotto
controllo. Ma avevano dimenticato che prima degli
strumenti efficienti e delle regole precise si devono considerare la responsabilità e
l’intelligenza dell’uomo.
Siamo noi “umani” che dobbiamo saper scegliere ogni
volta come comportarci.
Prendiamo per esempio il
traffico: muoversi in auto
con tutti i posti occupati è
un’ottima scelta.
Usare l’auto per non consumare le suole delle scarpe invece no. Dammi retta, te lo
dico proprio io che sono fatto
di pneumatici di auto. Andare a piedi quando è possibile fa bene alla salute e,
anche se io faccio il possibile
per diminuire i consumi,
l’auto per muoversi ha bisogno del carburante: che sia
benzina, gasolio o elettricità
si tratta sempre di una risorsa preziosa per il Pianeta.
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Andrea, Bea, Ciro, Dora e
Michi.
Un bel gruppo di amici.
Ognuno con il suo carattere
e il suo modo di essere che lo
rendono riconoscibile tra
tutti.
Proprio come me: sono
unico! E tu? Hai amici che
come Dora amano distinguersi dagli altri? Sicuramente sì. Forse sei proprio
tu quello o quella che ama
vestirsi di tutti i colori e non
prendere nota dei passi.
Oppure ti senti diverso o diversa perché a casa con i
tuoi genitori parli un’altra
lingua oltre all’italiano.
O magari a farlo non sei tu,
ma altri tuoi compagni.
L’importante è che le vostre
personali e preziose caratteristiche non vi dividano.
Pensa che da noi in Michelin
lavorano gomito a gomito
adulti che provengono da
tutti i Paesi del mondo e che,
come Dora e i suoi amici,
hanno saputo mettere a
frutto le loro diversità.
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Andrea, Bea, Ciro e Dora erano quattro amici che vivevano a Precisònia
nel quartiere 61. Andrea aveva undici anni e abitava accanto a Bea di
dieci, che viveva nella casa vicina a quella di Ciro di nove, che si trovava
a fianco a quella di Dora di otto.
Bea e Andrea, gli sportivi del gruppo, erano inseparabili e segretamente
innamorati, anche se ancora non se l’erano detto.
Ciro, famoso per la sua precisione, ricordava a memoria tutte le tabelline
fino al dodici e sapeva disegnare un “ottantaseiangolo” perfetto.
Dora era la più piccola. E la più “diversa” a detta di tutti. Non metteva
mai i vestiti dello stesso colore a seconda del giorno come si faceva di
solito. Non contava né prendeva nota dei passi fatti per andare a scuola.
Anche sua mamma non si comportava come le altre signore di Precisònia. Per esempio, dato che era un ingegnere informatico, aveva modificato il computer di casa e lo aveva trasformato in un amichevole robot.
Così il robot, Rufus lo aveva chiamato Dora, trotterellava per casa sulle
sue tozze gambette, aiutava nei compiti più difficili e rispondeva alle
domande più strane con la sua vocetta metallica.
Ma le diversità nel gruppo non contavano, anzi: erano tutti grandi amici
e si volevano molto bene.
Spesso al gruppo si aggiungeva anche Michelino detto Michi, un ragazzino del quartiere 7 che studiava nella loro stessa scuola. Loro cinque
formavano una banda.
Le bande di ragazzini erano ammesse e numerate, con precisione.
La loro era la Banda 1234.
C’era però un’altra Banda 1234, per un tragico errore dei numeratori di
Precisònia. Nell’attesa di risolvere la disputa del nome, tutti chiamavano
la prima semplicemente Banda Perepepè, da quando Dora alla domanda
del primo cittadino a quale banda appartenesse aveva risposto scherzando semplicemente così: “Perepepè”.
L’altra era chiamata “Banda No!” per la nota abitudine del gruppo a
dire “no!” a qualsiasi cosa. Erano i nemici storici della Banda Perepepè
per una vecchia incomprensione tra Ciro e Fioco, il più grande della
Banda No.
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Un giorno Dora stava gironzolando senza meta per il parco quando notò
un passaggio tra gli alberi mai visto prima.
Si infilò dentro senza pensarci due volte e quando sbucò dall’altra parte
non poteva credere ai propri occhi.
Davanti a lei c’erano decine e decine di colline dai colori più disparati:
rosso, giallo, asparago, bistro, celadon, pervinca, ecru e lunatic, un colore che inventò lei stessa lì per lì perché non lo aveva mai visto.
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Se le ruote perdono aderenza
è proprio un guaio.
Aderenza vuol dire che lo
pneumatico rotola tenendo
ben attaccato al suolo il veicolo di cui porta il peso.
Pensa che la superficie di
contatto è grande appena
quanto il palmo di una
mano! E la gomma deve
aderire in qualsiasi condizione, freddo o caldo, con
strade dritte o curve, bagnate o asciutte, asfaltate o
sterrate... Ecco perché gli
pneumatici tutti uguali e lisci
delle auto di Precisònia non
vanno bene.
Le vere condizioni in cui la
ruota rotola possono essere
molto diverse e in tutte lo
pneumatico deve mantenere
la direzione, frenare, curvare
nella massima sicurezza per
la vettura e i suoi occupanti.
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Alcune colline erano altissime, altre più basse.
Su alcune pioveva. Su altre splendeva il sole.
C’erano anche più arcobaleni contemporaneamente.
Era bellissimo.
Dora era felicissima.
- Correte, vi devo mostrare una cosa!
Avvisò subito la banda.
- Ohh…
Fece Michi.
- Ma quanto saranno alte?
Si domandò Ciro.
- Facciamo a chi arriva prima in cima?
Si sfidarono Andrea e Bea.
E tutti insieme passarono la giornata a giocare sulle colline, tra colori,
pioggia e sole.
Continuarono così per alcuni giorni ma, inevitabilmente, gli abitanti di
Precisònia lo vennero a sapere. Furono profondamente sorpresi e per
motivi ben diversi da quelli di Dora.
Come era possibile che esistessero delle colline a Precisònia? Questo era
intollerabile! Chi aveva creato quelle strade con le curve? Le curve erano
vietate! E poi come era possibile che piovesse? A Precisònia non pioveva
mai, mentre lì il meteo era assolutamente imprevedibile.
La curiosità però era forte e pian piano tutti cercarono di salire sulle colline.
Ma c’era un problema.
Le auto erano state progettate per le strade piatte, dritte e sempre
asciutte di Precisònia. Le ruote erano dotate di pneumatici che permettevano di viaggiare comodi e senza scosse, ma la ricerca si era fermata
lì. In curva, sul bagnato, sulle vie sterrate e sassose le ruote perdevano
aderenza e il rumore era così forte che tutta la città doveva tapparsi le
orecchie.
Altri avevano provato a spostarsi con biciclette a centododici marce.
Ma nel giro di pochi giorni le catene finivano tutte per rompersi.
Alla fine la curiosità si era esaurita e gli abitanti di Precisònia scoraggiati
avevano rinunciato. Quelle colline in fin dei conti non servivano a nessuno se non a creare problemi. Qualcuno propose di vietarne a chiunque
l’accesso e la Banda No applaudì all’idea.
La Banda Perepepé non la pensava allo stesso modo
- Come nella favola La volpe e l’uva, non ti pare Michi?
Aveva commentato Dora. Quelle colline erano troppo divertenti per essere chiuse.
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Bisognava darsi da fare e trovare una soluzione.
- Mi è venuta un’idea!
Disse subito Ciro.
- Spara.
Rispose Dora.
- Come spara?
- Dai, è un modo di dire, voglio dire parla...
Sorrise Dora.
- Ah meno male che me lo hai detto - riprese Ciro, che interpretava sempre tutto alla lettera ed era in difficoltà con i modi di dire – altrimenti
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avrei fatto come quella volta che mi hai detto di allungarti
il piatto e io l’ho rotto… Ecco, ho progettato un elastico.
Basterà lanciarci con una fionda e arriveremo subito
sopra le colline.
- Mi sembra pericoloso… - replicò Bea - E se poi si
va oltre la collina?
- No, ho progettato un elastico preciso per la collina
gialla.
Spiegò Ciro.
- Bello, proviamolo.
Intervenne Andrea, mostrandosi coraggioso per
farsi notare anche da Bea.
- Deve essere lungo sessantasette metri e dodici centimentri, ci vorranno due ore e sedici secondi a costruirlo.
- Sembra facile.
Dora lo incoraggiò con un sorriso.
- Allora cosa aspettiamo, facciamolo!
La Banda Perepepè era fatta così. Entusiasmo sempre a mille e tanta voglia di divertirsi. I cinque costruirono l’elastico, Andrea e Bea lo provarono e Dora e Michi si divertirono a farsi lanciare. Ma arrivarono a
malapena sul materasso sistemato a pochi metri.
La soluzione non c’era ancora, ma in compenso si erano divertiti molto
nonostante alcuni cerotti.
Il giorno seguente fu Bea ad avere un’idea.
Suggerì di farsi trasportare sopra la collina con dei palloni riempiti di
elio.
Arrivati nel punto desiderato bastava bucare il pallone.
- Semplice vero?
Disse Bea.
- Facciamolo!
Gridò Ciro pieno di entusiasmo come al solito. Tutti si misero all’opera
e iniziarono a gonfiare i palloni per salire la collina.
Quando tutto fu pronto i ragazzi si lasciarono trasportare, ma il vento li
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portò invece che in cima alla collina gialla all’inizio di quella blu vicino
al quartiere 7.
Michi che abitava lì vicino fu contento, ma gli altri ci misero tutto il pomeriggio a tornare a casa e il problema non fu affatto risolto.
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Quel pomeriggio Dora tornò nella zona delle colline perché aveva voglia
di dipingere e scolpire. Un passatempo che era diventato ormai rarissimo
a Precisònia. Anzi, molti lo vedevano come una vera perdita di tempo.
A cosa poteva servire dipingere o scolpire? Ma Dora era Dora e non si
lasciava influenzare troppo facilmente da quello che diceva la gente.
Dopo una sola ora aveva però finito tutti i fogli e i legni a disposizione
e voleva ancora creare qualcosa.
Così, vedendo una ruota rimasta lì dopo i disastrosi tentativi dei precisòni
di scalare le colline con le loro auto, le venne in mente che avrebbe potuto scolpire la superficie liscia dello pneumatico. La scultura che ne uscì
era decisamente molto originale, una fila di formiche che si paracadutavano da una fila di fiori. Dora, soddisfatta del risultato, cominciò distrattamente a far rotolare la ruota avanti e indietro sulla strada bagnata
dalla pioggia. Dopo un po’ si accorse che l’acqua si comportava in modo
strano, infilandosi nei disegni che aveva scolpito. E la ruota non scivolava
come Dora si sarebbe aspettata, viste le precedenti esperienze.
Cosa voleva dire?
Appena tornata a casa Dora interrogò Rufus, il suo robot, che le spiegò
che le scanalature tagliavano il velo d’acqua e così lo pneumatico
aderiva meglio al suolo. Avuta da lui la risposta non aspettò il giorno
successivo per riunire la banda e spiegare a tutti la sua idea: scolpire gli
pneumatici e provare a vedere se questo serviva a evitare che le ruote
delle auto slittassero sull’acqua. Andrea iniziò a incidere sulle gomme i
volti dei giocatori di Lineaball, il gioco con la palla che rotola sulla linea
dritta. Ma a forza di incidere la ruota finiva per non somigliare più a nessun tipo di pneumatico: nemmeno rotolava più. In compenso, Bea gli
fece i complimenti perché i volti erano davvero molto realistici.
Vuoi vedere cosa ha spiegato
Rufus a Dora? Osserva il disegno del battistrada ben visibile sulla ruota di un’auto.
Sulla gomma nera (che è
una mescola di sostanze) ci
sono dei canali e delle lamelle che muovendosi durante il rotolamento aiutano
a espellere l’acqua. È un po’
come fanno i tergicristalli!
Così lo pneumatico riesce a
frenare sul bagnato. Ci sono
pneumatici che lo fanno meglio, grazie al lavoro dei tecnici che cercano sempre
nuove mescole e nuovi disegni, e questo si può sapere
prima di acquistarli.
Infatti su quelli nuovi, prodotti dal 1° luglio 2012, c’è
un’etichetta che segnala l’efficienza di frenata sul bagnato con lettere che vanno
dalla A (frenata migliore,
più corta) alla G (frenata più
lunga, maggior rischio!).
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Dora scelse come soggetto gli alberi. Scolpì le Furie, le Spurie, le Gurie e le Surie, alberi alti oltre seicento metri che si
trovavano nei boschi delle Planari. Essendo però così alti
non le bastava mai una sola gomma e finiva spesso per
usarne tre o quattro incollate una sull’altra e a quel punto
l’esperimento era bello che andato.
Ben presto gli pneumatici a disposizione finirono e Michi si prese
l’incarico di procurarne altri dall’officina di suo padre, il “gommista” di Precisònia. Si impegnò anche a portarne di diverso
tipo. Suo padre, infatti, dopo che aveva visto le colline e il tempo
variabile, stava sperimentando mescole diverse, adatte al freddo
e al caldo.
Ciro, da parte sua, sembrava non partecipare.
- Non so scolpire, né dipingere, né colorare.
Aveva detto a tutti. Ma non era vero. Il fatto è che non resisteva alla
tentazione di annotare tutto con precisione: così, mentre gli altri provavano, lui annotava i tentativi e le caratteristiche dei vari pneumatici sul
suo taccuino personale. Sul foglio segnava il tipo di pneumatico, le caratteristiche della mescola, quanto aderisse sul bagnato e anche quanto
rumore provocasse quando rotolava (Ciro da buon precisònio non sopportava il rumore).
Il giorno dopo, senza perdersi d’animo, tutti insieme stavano rimettendosi al lavoro, ma non avevano fatto i conti con i loro avversari.
La Banda No non era affatto interessata a giocare nella zona scoperta
da Dora. Loro preferivano la precisione della città. Le strade dritte. Odiavano le curve, le salite e le discese, il caldo e il freddo, la pioggia
e la neve. Fioco, il portavoce della banda, non voleva che niente cambiasse. Dovevano impedire a tutti i costi che la Banda Perepepè scoprisse
il modo di salire e scendere le colline.
- Vedo che siete a buon punto Perepepepepeè…
Li apostrofò ironico Fioco.
- Ce la faremo.
Replicò Ciro a muso duro.
- Come no, perepepepepè!
Replicò Fioco ridendo e svelto acchiappò il taccuino di Ciro lanciandolo
giù nel fiume. Così andarono perse tutte le preziose annotazioni.
Ciro era furioso. Tutto il lavoro fatto era andato perso. Avrebbe voluto
saltare addosso a quel borioso di Fioco e fargliela pagare. Non lo sopportava. Era stanco di sentirsi prendere in giro. Voleva la sua rivincita.
Ma poi si ricordò del consiglio di suo nonno. Con le mani non si risolveva
niente. Avrebbe trovato un altro modo per dimostrare a Fioco chi era il
migliore!
Io non sono proprio d’accordo con la Banda No. E
tu? Vorresti rinunciare al divertimento di giocare d’inverno nella neve? O alla
sorpresa di scoprire d’estate
proprio dietro la curva della
strada, in fondo alla discesa,
il mare e la spiaggia? Certo,
se sei in auto, bisogna che i
tuoi genitori abbiano montato gli pneumatici estivi o
quelli invernali. È una questione di chimica: nella mescola ci devono essere le
sostanze selezionate perché
sono adatte a tenere la
strada sopra o sotto i 7 °C.
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Alla fine della giornata la banda Perepepè aveva creato una ventina di
pneumatici che però erano molto più vicini a opere d’arte che a ruote
per auto. Sul taccuino di Ciro risultava che la ruota di colore asparago
con una mescola mista andava più veloce di quella su cui c’era la faccia
del capitano dei Quackerball con mescola dura che andava comunque
più lenta di quella degli alberi di Furie.
Tutte le ruote comunque finirono per spappolarsi a fine giornata. Insomma, la Banda Perepepè era ancora lontanissima dal risolvere il problema di come viaggiare sulle colline di Precisònia, ma perlomeno
qualche piccolissimo passo avanti era stato fatto.
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7
Quella notte Ciro rimase a guardare le stelle fuori dalla finestra.
- Cos’hai?
Gli chiese il papà, mettendogli una mano sulla spalla. Si era accorto che
Ciro era particolarmente triste.
- Non sono capace di fare niente, papà, ecco cosa c’è!
- Ciro, sei un bambino fantastico e puoi fare qualsiasi cosa tu voglia,
anche se altri ti dicono il contrario.
Ciro si sentì gonfiare il cuore di entusiasmo. Forse aveva ragione il papà.
Forse tutto si poteva ancora fare. Bastava volerlo.
L’indomani mattina chiamò subito gli amici.
- Proviamo di nuovo!
Quando la banda fu riunita, Ciro spiegò a tutti la sua idea: dovevano
tener conto degli errori precedenti, fare un progetto dettagliato e dividere i compiti prima di iniziare. Solo in questo modo avrebbero potuto
ottenere il massimo risultato. Dora avrebbe disegnato le scanalature su
carta. Ma figure semplici e regolari. Non alberi, non facce sportive. Andrea e Bea le avrebbero incise sugli pneumatici. Mentre Ciro parlava,
Dora già si immaginava piccoli segni ispirati alle ali degli uccelli. Michi
avrebbe procurato delle gomme con una mescola più resistente.
- Posso chiedere a Rufus di registrare ed elaborare tutti i dati?
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- Chiese Ciro a Dora - così Fioco non potrà disperdere di nuovo le mie
note nel fiume.
- Certo - rispose Dora - e magari annotiamo le caratteristiche direttamente sopra le gomme, così le possiamo confrontare meglio!
- Come mi piace lavorare così tutti insieme…
Commentò Bea guardando negli occhi Andrea.
La banda Perepepè in pochi giorni fece ottimi progressi.
Costruirono un piccolo carrettino sul quale montare le gomme e testarle.
Dapprima fecero scendere il carretto su una breve discesa della collina
gialla. Andrea era alla guida. La piccola auto tenne bene anche se alla
fine della corsa la gomma era di nuovo distrutta.
Ciro chiese a Michi di cambiare ancora la composizione della mescola e
a Dora di modificare ancora leggermente il disegno.
Andò meglio.
Le nuove incisioni simili a dei gabbiani unite a una ruota più resistente
cambiarono l’assetto del carrettino.
Ciro segnò i cambiamenti sul suo taccuino in modo che Dora potesse
farli memorizzare a Rufus. Poi aspettarono che piovesse e ripresero il
carrettino per controllare le differenze in discesa.
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- Ma nooo Ciro, vedo che giochi ancora con il carrettino! Vuoi che ti
porti anche un ciucciotto?
Agli occhi della Banda No la soluzione del problema sembrava ancora
lontana anni luce e Fioco non si era certo fatto perdere l’occasione di
prendere in giro il loro carrettino...
Ciro digrignò i denti, ma si trattenne.
- Dici così perché non riuscireste mai a salire e scendere prima di noi!
Lo provocò.
- Cosa? - rise Fioco e con lui tutta la banda - Oseresti dunque sfidarci?
- Ebbene sì! - intervenne Dora mettendo una mano sulla spalla di Ciro
- Osiamo sfidarvi.
- Se volete fare una figuraccia, va benissimo - rispose Fioco - ma se vin-
Gli pneumatici sono proprio
un libro aperto, per chi li sa
leggere! Non sto qui a spiegarti come si fa, lo puoi vedere usando il QRC (sai
certamente come si fa, altrimenti fatti aiutare dai tuoi…).
Sulla maggior parte degli
pneumatici puoi scoprire
anche un’informazione particolarmente importante per
la sicurezza.
Devi guardare sul fondo dei
canali che sono incisi sulla
gomma: ci sono indicatori
che segnalano se il battistrada è alto meno di 1,6
mm, quindi usurato e poco
adatto a tenere la strada,
specialmente sul bagnato.
Nei miei pneumatici ci sono
io che ti segnalo dove sono
posizionati.
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ciamo noi non potrete più entrare nella zona delle colline! Va bene?
Fioco e Ciro si strinsero la mano. La sfida era aperta.
- No No No, non si cambia No No No, siamo la Banda No No No!
Fioco e la Banda No si allontanarono ridendo e cantando il loro motto.
Gli amici della Banda Perepepè si guardarono in silenzio. E ora? Come
faremo?
- Ce la faremo!
Tuonò Ciro dopo qualche secondo con voce piena di coraggio.
Nei giorni seguenti Ciro cercava di essere sempre sorridente e positivo
davanti agli altri, ma in realtà era piuttosto preoccupato. Aveva visto dei
risultati che non gli piacevano per niente. Per esempio, aveva notato
che gli pneumatici si riscaldavano troppo, deteriorandosi. Il carrettino a
quel punto rallentava e diventava anche pericoloso. Per non parlare delle
strade sassose delle colline dove il carrettino sbandava più del solito,
specie in salita quando serviva più trazione. La gara non era per metà in
salita? E poi sulle grandi pozzanghere d’acqua il loro mezzo perdeva ancora aderenza.
Cosa poteva fare? La sola idea di essere deriso ancora da Fioco e da quell’antipatica
Banda No non lo faceva dormire.
Ciro quella sera aspettò che la luna fosse
alta. Poi uscì di casa di nascosto e raggiunse
le colline segrete di Precisònia per fare altri test
sulle gomme. In discesa. Sulle curve e sui rettilinei.
Sotto la pioggia e sulle strade piene di fango. Continuò così per tutta la notte e quando arrivò l’alba fu
quasi sorpreso. Non si era reso conto che erano passate tutte quelle ore.
Doveva assolutamente tornare a casa. Prese le sue cose e correndo più
velocemente possibile raggiunse la sua cameretta appena in tempo per
non farsi scoprire dai genitori. Si buttò sul letto e cadde sfinito.
Ma non erano passati nemmeno cinque minuti e la sveglia suonò. Doveva andare a scuola. La giornata era appena iniziata e già Ciro non si
reggeva in piedi. Fece colazione sbadigliando tra un sorso di latte e l’al-
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tro e quasi si addormentò sei secondi di seguito mentre si lavava i denti.
Sul minibus che lo portava a scuola il conducente dovette scuoterlo e
svegliarlo perché altrimenti avrebbe perso la fermata. Quel giorno ci fu
interrogazione di matematica e fu solo una fortuna che non fosse chiamato alla lavagna perché a malapena riusciva a parlare.
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Subito dopo scuola la banda si ritrovò.
Bisognava lavorare ancora al carrettino.
- Che hai Ciro?
Chiese Dora un po’ preoccupata vedendolo così assonnato.
- Sto benissimo, ho solo dormito poco, ora pensiamo alla gara.
Dora però lo conosceva bene. Sapeva che Ciro nascondeva qualcosa.
Troppi sbadigli. E poi aveva negli occhi quella luce di chi stava mentendo.
E lei riconosceva subito i bugiardi.
Quella sera Dora prese una torcia dal garage del papà, indossò lo zainetto, suo inseparabile compagno per ogni avventura, e senza farsi vedere da nessuno raggiunse la casa di Ciro. La luce della stanza era
ancora accesa. - Buon segno - pensò Dora. Ciro era ancora a casa. Dora
si nascose dietro un albero e aspettò. Prima o poi sarebbe sceso, ne era
sicura. Nell’attesa si era portata anche dei biscotti con la cioccolata, i
suoi preferiti. Dopo circa mezz’ora e cinque biscotti la luce si spense, la
finestra si aprì e Ciro saltò giù. Era il piano terra. Niente di pericoloso. Come volevasi dimostrare - pensò Dora, Ciro aveva in mente qualcosa.
Dora lo seguì, attenta a non farsi vedere fino a quando, arrivati alle colline di Precisònia, Ciro tirò fuori da un cespuglio il carrettino della gara.
- Ecco cosa faceva Ciro di notte - pensò Dora - lavorava alle gomme per
la gara!
Cosa fare? Dora rifletté. Avrebbe dovuto far finta di niente e lasciare
Ciro da solo? Oppure avrebbe dovuto avvisare gli altri della squadra?
Ma un amico non si lascia da solo. Lo avrebbe aiutato. Per quanto riguarda gli altri componenti della banda non avrebbe detto niente. Non
poteva pretendere che tutti uscissero da casa, di nascosto, di notte.
Eh già. Te lo posso testimoniare io stesso. Non si finisce
mai di fare ricerca per trovare il modo migliore di
avanzare: è proprio il mio
motto! E bisogna essere in
tanti a farlo. Per fortuna
oggi la tecnologia ci aiuta.
Abbiamo strumenti (i fratelli
maggiori di Rufus…) che ci
permettono di simulare al
computer l’efficacia dei progetti, di misurare i risultati
con test (anche Ciro si è reso
conto della loro importanza), di condividere le
esperienze (i miei ricercatori
si confrontano anche se lavorano in tanti continenti diversi). Se vuoi vedere come
si lavora in un’azienda che
davvero produce pneumatici,
puoi venirmi a trovare su Internet sul sito www.michelin.it, oppure visitare il mio
centro di ricerca in Francia,
a Ladoux.
È molto interessante ma si
parla solo francese o inglese: fatti aiutare dai tuoi
genitori.
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- Ora so perché di giorno sei così stanco!
Gli disse sbucando dal nulla.
- Dora! Ma che ci fai qui?
Chiese Ciro, che era saltato per lo spavento.
- Ti ho seguito. Cosa credi che una vera amica non si sarebbe accorta
che eri strano…
- Già. È che non riesco a pensare ad altro. Voglio assolutamente vincere.
E battere la Banda No.
- Ma è solo una gara.
Replicò Dora.
- Lo so, ma voglio che smettano di prenderci in giro.
- Ok Ciro. D’accordo. Ma se continui così non riuscirai però a battere
nemmeno la Banda 0000. Sei troppo stanco.
- Anche questo lo so, è una regola che proprio dovrei darmi. “Fare
una pausa”.
- Sai cosa potremmo fare, alternarci al lavoro - disse Dora -Tre ore di
sonno per uno.
- Davvero lo faresti?
- Certo.
Ciro la abbracciò felice della proposta. Poi però gli venne un dubbio.
- Sì, ma dove dormiamo?
- Cosa credi che io sia una sprovveduta?
Dora prese il suo fedele zaino milleusi e tirò fuori una tenda da campeggio.
- Per caso ho questa. Sai, la porto con me perché ogni tanto con la
mamma ci viene voglia di andare per qualche giorno nel parco a meditare e disegnare. E se hai fame nella tasca interna dello zaino tengo
sempre i miei biscotti.
- Alla cioccolata immagino… a me non piacciono i biscotti alla cioccolata
ma mi toccherà mangiarli.
Fece Ciro con un sospiro, poi aiutò a montare la tenda e fece il primo
turno di sospirato sonno.
È proprio una saggia
decisione! Anzi, è
una regola che si dovrebbe seguire in
tutte le nostre attività.
Quando poi si tratta
di un adulto alla
guida di un’auto, fare
una pausa ogni tanto
e guidare riposati è
proprio una Regola
d’oro della sicurezza
stradale, una delle 10
che io (anzi noi di
Michelin) e Jean Todt
(sai, il presidente
della Federazione
Automobilistica Internazionale) raccomandiamo a tutti
quelli che guidano
un’auto o una moto.
Tu devi aiutarci a
farle rispettare: non
guidi, ma sei coinvolto ugualmente nel
rischio di incidenti
come passeggero o
come pedone!
19
10
Il pomeriggio successivo quando si riunirono insieme agli altri membri
della banda Ciro e Dora sbadigliavano proprio come avevano dormito:
in modo alternato. Prima uno. Poi l’altro. Dormire a colpi di tre ore per
volta evidentemente non era bastato a nessuno dei due per recuperare
le energie delle tre ore svegli a lavorare.
Andrea, Bea e Michi se li guardarono straniti.
- Ma si può sapere cosa avete?
Chiese Michi.
- Niente.
Rispose Dora.
- Abbiamo visto tutti e due un cartone animato alla televisione che è finito molto tardi.
Aggiunse Ciro.
Michi aveva capito che era una bugia.
- E che film era?
- Mmm, non ricordo.
Rispose Ciro impacciato.
Michi non replicò. Aveva perfettamente capito che c’era qualcosa che
non quadrava e quella notte anche lui, munito di torcia, andò a con-
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trollare la finestra di Ciro. Appena Ciro partì con lo skateboard cercò di
stargli dietro, ma non correva veloce come Dora e quando non lo vide
più pensò di averlo perso. Ma dove poteva essere sparito se non nel passaggio verso le colline di Precisònia?
E infatti lo trovò lì insieme a Dora che lavoravano entrambi sulle ruote.
- Lo sapevo che c’era qualcosa sotto…
Disse Michi. Gli amici lo guardarono sorridendo.
- Vuoi unirti a noi?
Chiese Ciro.
- Hai dei biscotti alla vaniglia, che Ciro non ne può più dei miei alla cioccolata? Aggiunse Dora.
E fu così che anche Michi entrò nella banda dei nottambuli.
Il giorno seguente fu la volta di Bea, seguita a ruota da Andrea. Ora
tutti gli amici lavoravano di notte sulle colline di Precisònia. C’erano dei
turni ben precisi e in cinque riuscivano a recuperare il sonno. Puntualmente Dora faceva memorizzare i risultati a Rufus che dava anche i consigli necessari a migliorare il lavoro. Tre tende fisse ormai campeggiavano
sulle colline. Tutto andava a meraviglia. Fino a quando...
11
All’alba di un brutto giorno, quando finito il lavoro i ragazzi sgattaiolarono
come al solito ognuno dentro la propria casa, trovarono una sorpresa.
I genitori erano tutti svegli ad aspettarli. Per prima la mamma di
Dora si era accorta che la figlia non era nel suo letto. E pensare
che era andata lì per raccontarle un’idea che aveva avuto per
migliorare il modo di parlare di Rufus… Spaventata, aveva
svegliato il papà e insieme erano andati dagli altri genitori.
Così avevano scoperto tutto.
Ed erano giustamente molto arrabbiati. Come avevano
potuto tradire la loro fiducia scappando di notte senza
farsi vedere e tornando solo la mattina all’alba?
Se avevano un problema non potevano prima di tutto chiedere aiuto a loro?
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È importante condividere le regole, altrimenti succede il
“caos”, la confusione.
Vale a casa, vale a
scuola, vale per
strada.
Lo sai, le regole del
traffico si chiamano
Codice della Strada e
chi non le rispetta ha
delle “sanzioni”, le
multe e a volte anche
denunce alla magistratura e processi.
Ma come per tutte le
regole è importante
considerare i motivi
per cui sono stabilite.
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Non si erano resi conto del pericolo? E della paura che avevano suscitato
in chi voleva loro bene? Era una fortuna che nessuno si fosse fatto male.
In ogni caso ci voleva una lezione.
Nessuno di loro avrebbe più partecipato alla gara.
E fu il caos. I ragazzi cercarono di spiegare perché si erano comportati
così, quanto fosse importante per loro quella competizione, si scusarono
in ogni modo, ma niente da fare. C’erano delle regole che dovevano
essere rispettate. Erano regole che avevano condiviso e che erano
importanti per la loro stessa sicurezza. Erano stati scorretti e adesso
era giusto che ne subissero le conseguenze.
Soprattutto Ciro non si dava pace.
- È colpa mia.
Disse a Dora il giorno dopo, durante una pausa a scuola.
- Siamo tutti responsabili - replicò Dora - rimane il fatto che non possiamo partecipare. C’è poco da fare.
I due rimasero in silenzio. Poi Dora saltò in aria.
- Ho un’idea. Lo farà Rufus!
Ciro spalancò gli occhi.
- Rufus? Ma scherzi? Rufus è una macchina!
- Questo non è vero, Rufus è un robot. E molto intelligente. E la Banda
No perderà la sfida.
L’argomento era decisivo. Ciro ci pensò su.
- Ma come potremmo fare?
- Semplice, a Rufus insegneremo a guidare.
Ciro continuava però a scuotere la testa.
- Tu sei completamente folle lo sai?
- Sì, grazie.
Dora capì che doveva completare l’opera. Convincere l’amico.
- Ciro, cosa hai da perdere?
- Niente, tanto non potremo gareggiare.
- E allora! Se non gareggiamo abbiamo già perso e se gareggiamo con
Rufus e perdiamo almeno avremo provato - poi vedendo ancora l’amico
in dubbio proseguì -ma sono sicura di una cosa: noi non perderemo af-
fatto perché vinceremo! E allora non potranno più prenderci in giro!
Allora ci stai?
Ciro allungò la mano verso Dora e gliela strinse.
La gara si sarebbe fatta. Rufus avrebbe guidato il carrettino.
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Quando Dora espose la sua idea, gli altri ragazzi della banda furono subito entusiasti.
- Perché no!
Disse Andrea
- Sì, perché no.
Si unì Bea.
- Ce la faremo, e poi Rufus piace a tutti noi.
Aggiunse Michi.
Rufus era infatti diventato una sorta di mascotte della banda da quando
la madre di Dora lo aveva fatto muovere e parlare.
Ai genitori avrebbero detto che avevano rinunciato alla gara, che avrebbero usato il carrettino per giocare un po’ con Rufus e che, per la sfida,
un’altra banda avrebbe preso il loro posto. A tutti gli altri invece avrebbero detto che era tutto normale omettendo però che a guidare il loro
carrettino sarebbe stato niente di meno che il robot di Dora.
La prima cosa da fare era rinforzare il carretto e aumentare la capacità
delle ruote di sostenere un peso come quello del robot di Dora. Ma questa era in fondo la parte più facile del piano.
Per il carretto li aiutò il papà di Bea, falegname, convinto che i ragazzi
volessero solo giocare. Per gli pneumatici bastò chiedere al papà di
Michi, che spiegò che bastava scegliere la gomma giusta, gonfiarla bene e ogni tanto controllare che non si fosse sgonfiata
o usurata.
Insegnare a Rufus a guidare il carretto era invece la vera impresa titanica.
Rufus non amava affatto le curve anche perché non esistevano a Precisònia, ma non gli piacevano nemmeno i rettilinei. Lui preferiva per lo
più muoversi nella stanza di Dora.
Ecco un altro esempio di regola utile e sensata. Anche
questa è una Regola d’Oro
sia per la sicurezza sia per la
sostenibilità del traffico.
Viaggiare con pneumatici
sottogonfiati o usurati riduce
l’efficacia di tenuta di strada
del battistrada e quindi la sicurezza. Ma se la pressione
non è quella giusta, o se lo
pneumatico non è a posto, la
ruota fa più resistenza al rotolamento, il motore fatica di
più e aumentano i consumi
di carburante. Se l’auto va a
benzina o gasolio aumentano le emissioni di CO2, se
è elettrica si consuma più
energia.
E per di più il battistrada si
consuma più rapidamente e
si devono cambiare le gomme più di frequente.
Insomma, dico io e certo dici
anche tu, chi glielo fa fare ai
conducenti di non tenere gli
pneumatici in ordine…
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È giusto confrontarsi,
come fanno le due
bande di Precisònia,
per sostenere le proprie idee. Anche mettersi in competizione
è utile: si studia, si
fanno prove per dimostrare di essere i
migliori. Una volta si
vince, una volta si
perde. È una gara
che alla fine produce
dei risultati che saranno utili a tutti. A
patto però di rispettare l’avversario e (di
nuovo!) di rispettare
le regole. Spiare gli
avversari è fuori
delle regole. In fondo
si dimostra solo di
non aver fiducia in
noi stessi e nelle nostre capacità. Sai, è
quello che succede
anche ai grandi che
si mettono alla guida
dopo aver bevuto o
dopo aver assunto
qualche sostanza: lo
fanno quasi sempre
perché questo li fa
sentire più forti, ma
così mettono in pericolo se stessi e gli
altri.
Guidare contando su
tutte le proprie capacità, questa sì che è
una Regola d’oro!
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Così iniziò il vero e proprio allenamento del robot. Tutto ebbe luogo
sulla stradina interna della casa di Dora, al riparo da occhi indiscreti.
Prima di tutto bisognava insegnargli ad andare dritto e girare.
Rufus all’inizio non faceva altro che girare a destra. Poi non fece altro
che girare a sinistra. Lungo i muri i ragazzi avevano messo dei materassi,
ma non se ne veniva a capo. Dora a quel punto si decise a coinvolgere
la madre che, anche lei inconsapevole del piano della banda, riprogrammò Rufus. Un po’ alla volta e dopo molti testacoda Rufus imparò
finalmente a girare a sinistra. Poi a destra. Infine anche a rimanere dritto
lungo la strada.
Pareva impossibile ma era vero: Rufus sapeva guidare il carrettino.
Certo un conto era guidare lungo la stradina interna della casa di Dora,
altra cosa sarebbe stato scendere lungo le discese delle colline di Precisònia.
A ogni modo la Banda Perepepè aveva dato il meglio di sé. Più di così
non si poteva proprio fare. L’indomani avrebbero gareggiato.
Non sapevano però che proprio il capo della Banda No, Fioco, aveva sentito il rumore nel vialetto di Dora, si era messo a origliare di nascosto
i discorsi venendo a scoprire i loro piani. Fioco si era messo a ridere.
Un robot che guida un carrettino era qualcosa di talmente ridicolo che
solo quelli della Banda Perepepè potevano inventarsi una cosa del genere.
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La mattina della sfida la voce che qualcosa di grosso stava per succedere
nelle colline si era sparsa rapidamente e un nutrito pubblico di precisòni
si era assiepato lungo la strada. Anche le autorità di Precisònia avevano
capito che si trattava di un evento di importanza cittadina e avevano
nominato un giudice.
Il giorno della gara erano presenti tutti gli abitanti di Precisònia, altre
bande di ragazzi e adulti, compreso un rappresentante della CSPLRDPAP,
Centro Scientifico Per La Risoluzione Dei Problemi A Precisònia.
La Banda No aveva lasciato tutti a bocca aperta presentandosi con un
carretto molto particolare. Sopra era issata una vela.
Della Banda Perepepè invece non c’erano notizie. Passarono cinque minuti. Venti. Trenta. Tutti si chiedevano cosa potesse essere successo.
Molti ragazzi giuravano di aver incontrato il giorno prima Ciro o Bea, o
Andrea o Dora o Michi e che tutti sembravano pronti per la gara.
Ognuno diceva la sua e l’unico che aveva un’idea precisa era Fioco.
Secondo lui quelli della banda avversaria per via del robot avevano preferito non presentarsi per niente. Poco male, pensò Fioco. Il vincitore sarebbe stato automaticamente lui.
Quando ormai si erano perse le speranze ecco apparire da lontano tutti
e cinque i componenti della Banda Perepepè con il loro carrettino.
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Anzi tutti e sei. Assieme a loro trotterellava con un passo decisamente
pesante Rufus. Dietro, tutti i genitori.
Fioco rimase di sasso e tentò di reagire.
- Non si può gareggiare con un robot alla guida!
- È vero che il vostro carretto lo guiderà il robot?
Chiese il giudice.
Fu il papà di Andrea a rispondere.
- No, signor giudice. Sarà mio figlio Andrea a guidarlo.
Fioco non si poté trattenere.
- Ma proprio voi li avete messi in punizione, l’ho sentito con le mie orecchie!
- È vero mio caro Fioco, ma viste certe circostanze abbiamo cambiato
idea.
Replicò il papà di Ciro. E spiegò come la mattina della gara i loro figli
avessero chiesto di incontrarli e raccontato quello che era successo. Tutti
i genitori avevano apprezzato molto la sincerità dei ragazzi, quello che
erano riusciti a fare e il fatto che avessero saputo anche chiedere aiuto.
Di comune accordo avevano revocato la punizione.
- E questo è il motivo del ritardo – aggiunse il papà di Ciro – ma ora Andrea è pronto a guidare il veicolo.
- Bene - disse il giudice - la gara può avere inizio.
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Fioco mandò giù il boccone amaro e andò a sedersi sulla sua vettura.
Andrea montò sul carretto, indossò il casco e allacciò la cintura di
sicurezza che il suo papà aveva montato sul veicolo. Puoi gareggiare
ma è inutile correre dei rischi, aveva detto.
Il cielo era sereno. Il vento buono e forte.
Fioco andò subito in testa e con il vento in poppa prese un ottimo vantaggio. Andrea spingeva a più non posso sui pedali ma non riusciva a
stargli dietro. Arrivati in cima cessò il vento e iniziò a piovere. Alla prima
curva in discesa, il carretto della Banda No cominciò a slittare e Fioco
per rimanere in pista fu costretto ad andare pianissimo. All’ultimo rettilineo in pianura anche la gomma di una delle ruote davanti cedette, il
carretto si fermò bruscamente e Fioco andò a finire lungo disteso sul
prato, in mezzo ai fiori coloratissimi delle colline. Andrea nel frattempo
aveva recuperato terreno, e lo superò e tagliò vittorioso il traguardo.
Aveva vinto.
Il pubblico applaudì con entusiasmo.
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E poi? Il rappresentante del CSPLRDPAP, visto che l’idea di lavorare sugli
pneumatici era stata ottima, visto che le colline, le salite, il tempo variabile ormai erano accettati da tutti, anzi erano proprio una bella variazione delle strade dritte e del tempo stabile di Precisònia, mise al lavoro
Il papà di Andrea è
stato prudente.
Si vede che conosceva
bene le 10 Regole
d’Oro della sicurezza.
Infatti il carrettino
della Banda Perepepè
aveva le ruote a
posto, non andava a
velocità eccessiva,
Andrea era un bravo
conducente…
Ma l’imprevisto può
capitare e allora è
importante avere gli
strumenti della sicurezza che viene chiamata passiva o anche
secondaria, cioè tutto
quello che serve per
ridurre le conseguenze di un incidente, come appunto
la cintura o il seggiolino per chi è ancora
troppo piccolo per indossare la cintura
dell’auto, o il casco:
indossalo anche in
bicicletta! Pensa che
io ne regalo uno a
tutti i bambini che
ogni anno partecipano alla Bike Ride
nel Villaggio della sicurezza che Michelin
organizza in varie
città.
Se capito nella tua
città ti do senz’altro
appuntamento…
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Ecco, siamo arrivati
alla fine della storia e
già se ne prepara
un’altra! Nella nuova
Precisònia, colorata e
varia, i ragazzi hanno
fatto pace, il traffico è
già avviato verso zero
incidenti (velocità
corretta, pneumatici
efficienti…) e zero
emissioni
(niente
smog, auto a pieno
carico…).
Cosa manca? L’informatica usata per
le auto! È vero: è
un’altra storia, sempre più prossima a diventare realtà.
I vari strumenti tecnologici usati per la
mobilità si chiamano
Sistemi di Trasporto
Intelligente: ne vedi
già molti esempi dentro l’auto (le spie
elettroniche, il telepass, il navigatore),
lungo le strade (i
pannelli informativi, i
controlli di velocità),
via radio o via Internet (le informazioni
sul traffico). L’innovazione, le tecnologie
e le 10 Regole d’Oro
sono veramente un
modo migliore di
avanzare…
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i suoi ingegneri, chimici e altri scienziati. Si studiarono gli appunti di Ciro
memorizzati da Rufus e si fecero ricerche per migliorare le prestazioni
degli pneumatici e per trovare i più adatti a ogni situazione. Si regolò il
traffico sulle colline calcolando e indicando la velocità giusta per le curve
e per i rettilinei, per l’asciutto e per la pioggia.
Appena in tempo, perché, com’è come non è, i colori e il meteo delle
colline si estesero a tutta Precisònia. Forse era stato il pigmento dei colori
rimasto attaccato ai vestiti dei precisòni, forse una nuvola portata dal
vento, sta di fatto che nel giro di pochi mesi non solo il problema delle
colline fu risolto del tutto, ma anche per le strade della città si viaggiava
in auto, sempre a carico completo, sia quando pioveva sia quando c’era
il sole, sia col freddo sia col caldo, senza emettere troppo smog né produrre rumore eccessivo né rischiare incidenti.
Precisònia era cambiata. La fantasia e l’immaginazione erano ormai riconosciute come altrettanto importanti dell’ordine e delle regole. Persino la Banda No si rese conto che il cambiamento non era così male
visto che ci si poteva divertire più di prima. Fu proprio Fioco a chiedere
a Ciro di fare pace e di finirla con inutili rivalità.
Andrea, Bea, Ciro, Dora e Michi continuarono a cercare nuovi orizzonti
in cui giocare. E non mancarono sbucciature e altre scoperte indimenticabili.
E Rufus? Anche lui aveva avuto il suo momento di gloria, ma soprattutto
alla mamma di Dora era venuta un’idea: perché non usare l’informatica
anche per le auto? Ma questa è un’altra storia.
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