ALESSANDRO SIGALOT Alessandro Sigalot Si è laureato in Fisica a Roma dove vive e lavora come autore televisivo, sceneggiatore cinematografico, story editor per diverse serie televisive. Ha scritto romanzi di narrativa, realizzato documentari e spettacoli teatrali. Agostino Cera Vignettista e illustratore, proviene dalla Scuola del Fumetto. Collabora con Case editrici e Agenzie di pubblicità. È attivo anche nel campo dell’animazione, per cui realizza scenografie e crea divertenti personaggi. Michelin è impegnata in tutto il mondo in collaborazione con FIA, la Federazione Internazionale dell’Automobile presieduta da Jean Todt, nel diffondere la cultura della sicurezza stradale. In Italia mette del tutto gratuitamente a disposizione delle classi Michelin Mobilitàzione sostenibile, un appassionante percorso educativo sulla sicurezza della mobilità che, declinato per tutti i gradi scolastici, guida gli studenti a utilizzare le competenze acquisite nei diversi ambiti di studio per migliorare il loro modo di muoversi sulle strade. Da sei anni, un sistema completo e del tutto gratuito di risorse didattiche per parlare con i giovani in modo originale, innovativo e coinvolgente di sicurezza e sostenibilità nei loro viaggi su strada. Centro Coordinamento Mobilitàzione sostenibile - La Fabbrica via Lanino 5 - 20144 Milano - Fax 02.48541.207 Numero verde 800.049229 - [email protected] www.scuola.net/michelin PRECISÒNIA LA CITTÀ DELLE REGOLE Illustrazioni di Agostino Cera ALESSANDRO SIGALOT PRECISÒNIA LA CITTÀ DELLE REGOLE Illustrazioni di Agostino Cera Cari bambine e bambini, benvenuti a Precisònia. Alessandro Sigalot ha immaginato per voi una città molto mooolto particolare… La visiterete in compagnia di cinque simpatici ragazzini. Vi assomigliano? Crediamo di sì. Come voi mettono impegno e fantasia per raggiungere gli obiettivi. Come voi amano stare insieme e sostenersi a vicenda. Come voi sanno riconoscere i propri errori e chiedere aiuto quando serve. Insieme a loro scoprirete che il mondo è grande, è bello perché è vario e che le regole sono importanti, anche quelle che servono per muoversi in sicurezza, a piedi, in bici, in auto. Michelin tiene molto alla vostra sicurezza e infatti nelle sedi che ha in tutto il mondo mette al lavoro migliaia di tecnici e ricercatori per far sì che i suoi prodotti, gli pneumatici, governino bene i veicoli sui quali voi viaggiate. D’altra parte basta leggere cosa c’è scritto qui sotto: Michelin “Il modo migliore di avanzare”! Però non bastano ottimi pneumatici per viaggiare in sicurezza. Servono prima di tutto conducenti che si ricordino di seguire le 10 “Regole d’Oro”. Quali? Ma proprio quelle che ormai anche voi che partecipate a Mobilitàzione sostenibile 6 conoscete. Allora, leggete il libro anche con i vostri fratelli maggiori, genitori, nonni… A tutti spiegate bene le regole e perché è importante sempre seguirle. Contiamo su di voi! Marco Do Direttore Comunicazione Michelin Italiana Precisònia, la città delle regole P recisònia era una città conosciuta per il suo ordine. Famosissime erano le sue strade rigorosamente piatte e parallele che attraversavano tutta la città allineate e uguali per lunghezza e per larghezza. Chi veniva a visitarla la prima volta rimaneva letteralmente a bocca aperta ed erano molti gli scienziati che si fermavano a misurarla e ammirarla. I precisòni (la “o” aperta, si raccomandavano gli abitanti di Precisònia con gli inviati delle TV…) non sopportavano l’incertezza e facevano il possibile per non sbagliare mai. I componenti di ogni famiglia avevano infatti nomi che iniziavano con la stessa lettera per non confondersi con quelli dei vicini a cui spettava la lettera successiva. Non pioveva mai. E non faceva mai troppo caldo né troppo freddo. Se dicevano che il giorno dopo alle dodici e ventitrè la temperatura si sarebbe abbassata di un grado si poteva stare certi che alle dodici e ventitrè del giorno dopo la temperatura si sarebbe abbassata di un grado e tutti avrebbero già indossato il maglione adatto. Persino le nuvole disegnavano forme secondo una sequenza preordinata. Tutte le famiglie di Precisònia avevano in un angolo della casa un grande e ingombrante computer che elaborava tutti i dati per dare le informazioni giuste. Per spostarsi i precisòni usavano prevalentemente l’auto, perché le suole delle scarpe dovevano essere regolamentari e non consumarsi. Le auto avevano tutte lo stesso colore grigio, lo stesso motore, le stesse ruote con gli pneumatici perfettamente lisci, gli stessi freni, lo stesso suono e dovevano muoversi sempre con tutti i posti occupati. Le strade erano esattamente una identica all’altra. Non serviva altro per muoversi né esistevano pericoli né preoccupazioni. Insomma a Precisònia tutto sembrava sotto controllo. Almeno fino ad allora... Agli abitanti di Precisònia sembrava di avere tutto sotto controllo. Ma avevano dimenticato che prima degli strumenti efficienti e delle regole precise si devono considerare la responsabilità e l’intelligenza dell’uomo. Siamo noi “umani” che dobbiamo saper scegliere ogni volta come comportarci. Prendiamo per esempio il traffico: muoversi in auto con tutti i posti occupati è un’ottima scelta. Usare l’auto per non consumare le suole delle scarpe invece no. Dammi retta, te lo dico proprio io che sono fatto di pneumatici di auto. Andare a piedi quando è possibile fa bene alla salute e, anche se io faccio il possibile per diminuire i consumi, l’auto per muoversi ha bisogno del carburante: che sia benzina, gasolio o elettricità si tratta sempre di una risorsa preziosa per il Pianeta. 5 Andrea, Bea, Ciro, Dora e Michi. Un bel gruppo di amici. Ognuno con il suo carattere e il suo modo di essere che lo rendono riconoscibile tra tutti. Proprio come me: sono unico! E tu? Hai amici che come Dora amano distinguersi dagli altri? Sicuramente sì. Forse sei proprio tu quello o quella che ama vestirsi di tutti i colori e non prendere nota dei passi. Oppure ti senti diverso o diversa perché a casa con i tuoi genitori parli un’altra lingua oltre all’italiano. O magari a farlo non sei tu, ma altri tuoi compagni. L’importante è che le vostre personali e preziose caratteristiche non vi dividano. Pensa che da noi in Michelin lavorano gomito a gomito adulti che provengono da tutti i Paesi del mondo e che, come Dora e i suoi amici, hanno saputo mettere a frutto le loro diversità. 6 2 Andrea, Bea, Ciro e Dora erano quattro amici che vivevano a Precisònia nel quartiere 61. Andrea aveva undici anni e abitava accanto a Bea di dieci, che viveva nella casa vicina a quella di Ciro di nove, che si trovava a fianco a quella di Dora di otto. Bea e Andrea, gli sportivi del gruppo, erano inseparabili e segretamente innamorati, anche se ancora non se l’erano detto. Ciro, famoso per la sua precisione, ricordava a memoria tutte le tabelline fino al dodici e sapeva disegnare un “ottantaseiangolo” perfetto. Dora era la più piccola. E la più “diversa” a detta di tutti. Non metteva mai i vestiti dello stesso colore a seconda del giorno come si faceva di solito. Non contava né prendeva nota dei passi fatti per andare a scuola. Anche sua mamma non si comportava come le altre signore di Precisònia. Per esempio, dato che era un ingegnere informatico, aveva modificato il computer di casa e lo aveva trasformato in un amichevole robot. Così il robot, Rufus lo aveva chiamato Dora, trotterellava per casa sulle sue tozze gambette, aiutava nei compiti più difficili e rispondeva alle domande più strane con la sua vocetta metallica. Ma le diversità nel gruppo non contavano, anzi: erano tutti grandi amici e si volevano molto bene. Spesso al gruppo si aggiungeva anche Michelino detto Michi, un ragazzino del quartiere 7 che studiava nella loro stessa scuola. Loro cinque formavano una banda. Le bande di ragazzini erano ammesse e numerate, con precisione. La loro era la Banda 1234. C’era però un’altra Banda 1234, per un tragico errore dei numeratori di Precisònia. Nell’attesa di risolvere la disputa del nome, tutti chiamavano la prima semplicemente Banda Perepepè, da quando Dora alla domanda del primo cittadino a quale banda appartenesse aveva risposto scherzando semplicemente così: “Perepepè”. L’altra era chiamata “Banda No!” per la nota abitudine del gruppo a dire “no!” a qualsiasi cosa. Erano i nemici storici della Banda Perepepè per una vecchia incomprensione tra Ciro e Fioco, il più grande della Banda No. 3 Un giorno Dora stava gironzolando senza meta per il parco quando notò un passaggio tra gli alberi mai visto prima. Si infilò dentro senza pensarci due volte e quando sbucò dall’altra parte non poteva credere ai propri occhi. Davanti a lei c’erano decine e decine di colline dai colori più disparati: rosso, giallo, asparago, bistro, celadon, pervinca, ecru e lunatic, un colore che inventò lei stessa lì per lì perché non lo aveva mai visto. 7 Se le ruote perdono aderenza è proprio un guaio. Aderenza vuol dire che lo pneumatico rotola tenendo ben attaccato al suolo il veicolo di cui porta il peso. Pensa che la superficie di contatto è grande appena quanto il palmo di una mano! E la gomma deve aderire in qualsiasi condizione, freddo o caldo, con strade dritte o curve, bagnate o asciutte, asfaltate o sterrate... Ecco perché gli pneumatici tutti uguali e lisci delle auto di Precisònia non vanno bene. Le vere condizioni in cui la ruota rotola possono essere molto diverse e in tutte lo pneumatico deve mantenere la direzione, frenare, curvare nella massima sicurezza per la vettura e i suoi occupanti. 8 Alcune colline erano altissime, altre più basse. Su alcune pioveva. Su altre splendeva il sole. C’erano anche più arcobaleni contemporaneamente. Era bellissimo. Dora era felicissima. - Correte, vi devo mostrare una cosa! Avvisò subito la banda. - Ohh… Fece Michi. - Ma quanto saranno alte? Si domandò Ciro. - Facciamo a chi arriva prima in cima? Si sfidarono Andrea e Bea. E tutti insieme passarono la giornata a giocare sulle colline, tra colori, pioggia e sole. Continuarono così per alcuni giorni ma, inevitabilmente, gli abitanti di Precisònia lo vennero a sapere. Furono profondamente sorpresi e per motivi ben diversi da quelli di Dora. Come era possibile che esistessero delle colline a Precisònia? Questo era intollerabile! Chi aveva creato quelle strade con le curve? Le curve erano vietate! E poi come era possibile che piovesse? A Precisònia non pioveva mai, mentre lì il meteo era assolutamente imprevedibile. La curiosità però era forte e pian piano tutti cercarono di salire sulle colline. Ma c’era un problema. Le auto erano state progettate per le strade piatte, dritte e sempre asciutte di Precisònia. Le ruote erano dotate di pneumatici che permettevano di viaggiare comodi e senza scosse, ma la ricerca si era fermata lì. In curva, sul bagnato, sulle vie sterrate e sassose le ruote perdevano aderenza e il rumore era così forte che tutta la città doveva tapparsi le orecchie. Altri avevano provato a spostarsi con biciclette a centododici marce. Ma nel giro di pochi giorni le catene finivano tutte per rompersi. Alla fine la curiosità si era esaurita e gli abitanti di Precisònia scoraggiati avevano rinunciato. Quelle colline in fin dei conti non servivano a nessuno se non a creare problemi. Qualcuno propose di vietarne a chiunque l’accesso e la Banda No applaudì all’idea. La Banda Perepepé non la pensava allo stesso modo - Come nella favola La volpe e l’uva, non ti pare Michi? Aveva commentato Dora. Quelle colline erano troppo divertenti per essere chiuse. 4 Bisognava darsi da fare e trovare una soluzione. - Mi è venuta un’idea! Disse subito Ciro. - Spara. Rispose Dora. - Come spara? - Dai, è un modo di dire, voglio dire parla... Sorrise Dora. - Ah meno male che me lo hai detto - riprese Ciro, che interpretava sempre tutto alla lettera ed era in difficoltà con i modi di dire – altrimenti 9 avrei fatto come quella volta che mi hai detto di allungarti il piatto e io l’ho rotto… Ecco, ho progettato un elastico. Basterà lanciarci con una fionda e arriveremo subito sopra le colline. - Mi sembra pericoloso… - replicò Bea - E se poi si va oltre la collina? - No, ho progettato un elastico preciso per la collina gialla. Spiegò Ciro. - Bello, proviamolo. Intervenne Andrea, mostrandosi coraggioso per farsi notare anche da Bea. - Deve essere lungo sessantasette metri e dodici centimentri, ci vorranno due ore e sedici secondi a costruirlo. - Sembra facile. Dora lo incoraggiò con un sorriso. - Allora cosa aspettiamo, facciamolo! La Banda Perepepè era fatta così. Entusiasmo sempre a mille e tanta voglia di divertirsi. I cinque costruirono l’elastico, Andrea e Bea lo provarono e Dora e Michi si divertirono a farsi lanciare. Ma arrivarono a malapena sul materasso sistemato a pochi metri. La soluzione non c’era ancora, ma in compenso si erano divertiti molto nonostante alcuni cerotti. Il giorno seguente fu Bea ad avere un’idea. Suggerì di farsi trasportare sopra la collina con dei palloni riempiti di elio. Arrivati nel punto desiderato bastava bucare il pallone. - Semplice vero? Disse Bea. - Facciamolo! Gridò Ciro pieno di entusiasmo come al solito. Tutti si misero all’opera e iniziarono a gonfiare i palloni per salire la collina. Quando tutto fu pronto i ragazzi si lasciarono trasportare, ma il vento li 10 portò invece che in cima alla collina gialla all’inizio di quella blu vicino al quartiere 7. Michi che abitava lì vicino fu contento, ma gli altri ci misero tutto il pomeriggio a tornare a casa e il problema non fu affatto risolto. 5 Quel pomeriggio Dora tornò nella zona delle colline perché aveva voglia di dipingere e scolpire. Un passatempo che era diventato ormai rarissimo a Precisònia. Anzi, molti lo vedevano come una vera perdita di tempo. A cosa poteva servire dipingere o scolpire? Ma Dora era Dora e non si lasciava influenzare troppo facilmente da quello che diceva la gente. Dopo una sola ora aveva però finito tutti i fogli e i legni a disposizione e voleva ancora creare qualcosa. Così, vedendo una ruota rimasta lì dopo i disastrosi tentativi dei precisòni di scalare le colline con le loro auto, le venne in mente che avrebbe potuto scolpire la superficie liscia dello pneumatico. La scultura che ne uscì era decisamente molto originale, una fila di formiche che si paracadutavano da una fila di fiori. Dora, soddisfatta del risultato, cominciò distrattamente a far rotolare la ruota avanti e indietro sulla strada bagnata dalla pioggia. Dopo un po’ si accorse che l’acqua si comportava in modo strano, infilandosi nei disegni che aveva scolpito. E la ruota non scivolava come Dora si sarebbe aspettata, viste le precedenti esperienze. Cosa voleva dire? Appena tornata a casa Dora interrogò Rufus, il suo robot, che le spiegò che le scanalature tagliavano il velo d’acqua e così lo pneumatico aderiva meglio al suolo. Avuta da lui la risposta non aspettò il giorno successivo per riunire la banda e spiegare a tutti la sua idea: scolpire gli pneumatici e provare a vedere se questo serviva a evitare che le ruote delle auto slittassero sull’acqua. Andrea iniziò a incidere sulle gomme i volti dei giocatori di Lineaball, il gioco con la palla che rotola sulla linea dritta. Ma a forza di incidere la ruota finiva per non somigliare più a nessun tipo di pneumatico: nemmeno rotolava più. In compenso, Bea gli fece i complimenti perché i volti erano davvero molto realistici. Vuoi vedere cosa ha spiegato Rufus a Dora? Osserva il disegno del battistrada ben visibile sulla ruota di un’auto. Sulla gomma nera (che è una mescola di sostanze) ci sono dei canali e delle lamelle che muovendosi durante il rotolamento aiutano a espellere l’acqua. È un po’ come fanno i tergicristalli! Così lo pneumatico riesce a frenare sul bagnato. Ci sono pneumatici che lo fanno meglio, grazie al lavoro dei tecnici che cercano sempre nuove mescole e nuovi disegni, e questo si può sapere prima di acquistarli. Infatti su quelli nuovi, prodotti dal 1° luglio 2012, c’è un’etichetta che segnala l’efficienza di frenata sul bagnato con lettere che vanno dalla A (frenata migliore, più corta) alla G (frenata più lunga, maggior rischio!). 11 Dora scelse come soggetto gli alberi. Scolpì le Furie, le Spurie, le Gurie e le Surie, alberi alti oltre seicento metri che si trovavano nei boschi delle Planari. Essendo però così alti non le bastava mai una sola gomma e finiva spesso per usarne tre o quattro incollate una sull’altra e a quel punto l’esperimento era bello che andato. Ben presto gli pneumatici a disposizione finirono e Michi si prese l’incarico di procurarne altri dall’officina di suo padre, il “gommista” di Precisònia. Si impegnò anche a portarne di diverso tipo. Suo padre, infatti, dopo che aveva visto le colline e il tempo variabile, stava sperimentando mescole diverse, adatte al freddo e al caldo. Ciro, da parte sua, sembrava non partecipare. - Non so scolpire, né dipingere, né colorare. Aveva detto a tutti. Ma non era vero. Il fatto è che non resisteva alla tentazione di annotare tutto con precisione: così, mentre gli altri provavano, lui annotava i tentativi e le caratteristiche dei vari pneumatici sul suo taccuino personale. Sul foglio segnava il tipo di pneumatico, le caratteristiche della mescola, quanto aderisse sul bagnato e anche quanto rumore provocasse quando rotolava (Ciro da buon precisònio non sopportava il rumore). Il giorno dopo, senza perdersi d’animo, tutti insieme stavano rimettendosi al lavoro, ma non avevano fatto i conti con i loro avversari. La Banda No non era affatto interessata a giocare nella zona scoperta da Dora. Loro preferivano la precisione della città. Le strade dritte. Odiavano le curve, le salite e le discese, il caldo e il freddo, la pioggia e la neve. Fioco, il portavoce della banda, non voleva che niente cambiasse. Dovevano impedire a tutti i costi che la Banda Perepepè scoprisse il modo di salire e scendere le colline. - Vedo che siete a buon punto Perepepepepeè… Li apostrofò ironico Fioco. - Ce la faremo. Replicò Ciro a muso duro. - Come no, perepepepepè! Replicò Fioco ridendo e svelto acchiappò il taccuino di Ciro lanciandolo giù nel fiume. Così andarono perse tutte le preziose annotazioni. Ciro era furioso. Tutto il lavoro fatto era andato perso. Avrebbe voluto saltare addosso a quel borioso di Fioco e fargliela pagare. Non lo sopportava. Era stanco di sentirsi prendere in giro. Voleva la sua rivincita. Ma poi si ricordò del consiglio di suo nonno. Con le mani non si risolveva niente. Avrebbe trovato un altro modo per dimostrare a Fioco chi era il migliore! Io non sono proprio d’accordo con la Banda No. E tu? Vorresti rinunciare al divertimento di giocare d’inverno nella neve? O alla sorpresa di scoprire d’estate proprio dietro la curva della strada, in fondo alla discesa, il mare e la spiaggia? Certo, se sei in auto, bisogna che i tuoi genitori abbiano montato gli pneumatici estivi o quelli invernali. È una questione di chimica: nella mescola ci devono essere le sostanze selezionate perché sono adatte a tenere la strada sopra o sotto i 7 °C. 6 Alla fine della giornata la banda Perepepè aveva creato una ventina di pneumatici che però erano molto più vicini a opere d’arte che a ruote per auto. Sul taccuino di Ciro risultava che la ruota di colore asparago con una mescola mista andava più veloce di quella su cui c’era la faccia del capitano dei Quackerball con mescola dura che andava comunque più lenta di quella degli alberi di Furie. Tutte le ruote comunque finirono per spappolarsi a fine giornata. Insomma, la Banda Perepepè era ancora lontanissima dal risolvere il problema di come viaggiare sulle colline di Precisònia, ma perlomeno qualche piccolissimo passo avanti era stato fatto. 12 13 7 Quella notte Ciro rimase a guardare le stelle fuori dalla finestra. - Cos’hai? Gli chiese il papà, mettendogli una mano sulla spalla. Si era accorto che Ciro era particolarmente triste. - Non sono capace di fare niente, papà, ecco cosa c’è! - Ciro, sei un bambino fantastico e puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, anche se altri ti dicono il contrario. Ciro si sentì gonfiare il cuore di entusiasmo. Forse aveva ragione il papà. Forse tutto si poteva ancora fare. Bastava volerlo. L’indomani mattina chiamò subito gli amici. - Proviamo di nuovo! Quando la banda fu riunita, Ciro spiegò a tutti la sua idea: dovevano tener conto degli errori precedenti, fare un progetto dettagliato e dividere i compiti prima di iniziare. Solo in questo modo avrebbero potuto ottenere il massimo risultato. Dora avrebbe disegnato le scanalature su carta. Ma figure semplici e regolari. Non alberi, non facce sportive. Andrea e Bea le avrebbero incise sugli pneumatici. Mentre Ciro parlava, Dora già si immaginava piccoli segni ispirati alle ali degli uccelli. Michi avrebbe procurato delle gomme con una mescola più resistente. - Posso chiedere a Rufus di registrare ed elaborare tutti i dati? 14 - Chiese Ciro a Dora - così Fioco non potrà disperdere di nuovo le mie note nel fiume. - Certo - rispose Dora - e magari annotiamo le caratteristiche direttamente sopra le gomme, così le possiamo confrontare meglio! - Come mi piace lavorare così tutti insieme… Commentò Bea guardando negli occhi Andrea. La banda Perepepè in pochi giorni fece ottimi progressi. Costruirono un piccolo carrettino sul quale montare le gomme e testarle. Dapprima fecero scendere il carretto su una breve discesa della collina gialla. Andrea era alla guida. La piccola auto tenne bene anche se alla fine della corsa la gomma era di nuovo distrutta. Ciro chiese a Michi di cambiare ancora la composizione della mescola e a Dora di modificare ancora leggermente il disegno. Andò meglio. Le nuove incisioni simili a dei gabbiani unite a una ruota più resistente cambiarono l’assetto del carrettino. Ciro segnò i cambiamenti sul suo taccuino in modo che Dora potesse farli memorizzare a Rufus. Poi aspettarono che piovesse e ripresero il carrettino per controllare le differenze in discesa. 8 - Ma nooo Ciro, vedo che giochi ancora con il carrettino! Vuoi che ti porti anche un ciucciotto? Agli occhi della Banda No la soluzione del problema sembrava ancora lontana anni luce e Fioco non si era certo fatto perdere l’occasione di prendere in giro il loro carrettino... Ciro digrignò i denti, ma si trattenne. - Dici così perché non riuscireste mai a salire e scendere prima di noi! Lo provocò. - Cosa? - rise Fioco e con lui tutta la banda - Oseresti dunque sfidarci? - Ebbene sì! - intervenne Dora mettendo una mano sulla spalla di Ciro - Osiamo sfidarvi. - Se volete fare una figuraccia, va benissimo - rispose Fioco - ma se vin- Gli pneumatici sono proprio un libro aperto, per chi li sa leggere! Non sto qui a spiegarti come si fa, lo puoi vedere usando il QRC (sai certamente come si fa, altrimenti fatti aiutare dai tuoi…). Sulla maggior parte degli pneumatici puoi scoprire anche un’informazione particolarmente importante per la sicurezza. Devi guardare sul fondo dei canali che sono incisi sulla gomma: ci sono indicatori che segnalano se il battistrada è alto meno di 1,6 mm, quindi usurato e poco adatto a tenere la strada, specialmente sul bagnato. Nei miei pneumatici ci sono io che ti segnalo dove sono posizionati. 15 ciamo noi non potrete più entrare nella zona delle colline! Va bene? Fioco e Ciro si strinsero la mano. La sfida era aperta. - No No No, non si cambia No No No, siamo la Banda No No No! Fioco e la Banda No si allontanarono ridendo e cantando il loro motto. Gli amici della Banda Perepepè si guardarono in silenzio. E ora? Come faremo? - Ce la faremo! Tuonò Ciro dopo qualche secondo con voce piena di coraggio. Nei giorni seguenti Ciro cercava di essere sempre sorridente e positivo davanti agli altri, ma in realtà era piuttosto preoccupato. Aveva visto dei risultati che non gli piacevano per niente. Per esempio, aveva notato che gli pneumatici si riscaldavano troppo, deteriorandosi. Il carrettino a quel punto rallentava e diventava anche pericoloso. Per non parlare delle strade sassose delle colline dove il carrettino sbandava più del solito, specie in salita quando serviva più trazione. La gara non era per metà in salita? E poi sulle grandi pozzanghere d’acqua il loro mezzo perdeva ancora aderenza. Cosa poteva fare? La sola idea di essere deriso ancora da Fioco e da quell’antipatica Banda No non lo faceva dormire. Ciro quella sera aspettò che la luna fosse alta. Poi uscì di casa di nascosto e raggiunse le colline segrete di Precisònia per fare altri test sulle gomme. In discesa. Sulle curve e sui rettilinei. Sotto la pioggia e sulle strade piene di fango. Continuò così per tutta la notte e quando arrivò l’alba fu quasi sorpreso. Non si era reso conto che erano passate tutte quelle ore. Doveva assolutamente tornare a casa. Prese le sue cose e correndo più velocemente possibile raggiunse la sua cameretta appena in tempo per non farsi scoprire dai genitori. Si buttò sul letto e cadde sfinito. Ma non erano passati nemmeno cinque minuti e la sveglia suonò. Doveva andare a scuola. La giornata era appena iniziata e già Ciro non si reggeva in piedi. Fece colazione sbadigliando tra un sorso di latte e l’al- 16 tro e quasi si addormentò sei secondi di seguito mentre si lavava i denti. Sul minibus che lo portava a scuola il conducente dovette scuoterlo e svegliarlo perché altrimenti avrebbe perso la fermata. Quel giorno ci fu interrogazione di matematica e fu solo una fortuna che non fosse chiamato alla lavagna perché a malapena riusciva a parlare. 9 Subito dopo scuola la banda si ritrovò. Bisognava lavorare ancora al carrettino. - Che hai Ciro? Chiese Dora un po’ preoccupata vedendolo così assonnato. - Sto benissimo, ho solo dormito poco, ora pensiamo alla gara. Dora però lo conosceva bene. Sapeva che Ciro nascondeva qualcosa. Troppi sbadigli. E poi aveva negli occhi quella luce di chi stava mentendo. E lei riconosceva subito i bugiardi. Quella sera Dora prese una torcia dal garage del papà, indossò lo zainetto, suo inseparabile compagno per ogni avventura, e senza farsi vedere da nessuno raggiunse la casa di Ciro. La luce della stanza era ancora accesa. - Buon segno - pensò Dora. Ciro era ancora a casa. Dora si nascose dietro un albero e aspettò. Prima o poi sarebbe sceso, ne era sicura. Nell’attesa si era portata anche dei biscotti con la cioccolata, i suoi preferiti. Dopo circa mezz’ora e cinque biscotti la luce si spense, la finestra si aprì e Ciro saltò giù. Era il piano terra. Niente di pericoloso. Come volevasi dimostrare - pensò Dora, Ciro aveva in mente qualcosa. Dora lo seguì, attenta a non farsi vedere fino a quando, arrivati alle colline di Precisònia, Ciro tirò fuori da un cespuglio il carrettino della gara. - Ecco cosa faceva Ciro di notte - pensò Dora - lavorava alle gomme per la gara! Cosa fare? Dora rifletté. Avrebbe dovuto far finta di niente e lasciare Ciro da solo? Oppure avrebbe dovuto avvisare gli altri della squadra? Ma un amico non si lascia da solo. Lo avrebbe aiutato. Per quanto riguarda gli altri componenti della banda non avrebbe detto niente. Non poteva pretendere che tutti uscissero da casa, di nascosto, di notte. Eh già. Te lo posso testimoniare io stesso. Non si finisce mai di fare ricerca per trovare il modo migliore di avanzare: è proprio il mio motto! E bisogna essere in tanti a farlo. Per fortuna oggi la tecnologia ci aiuta. Abbiamo strumenti (i fratelli maggiori di Rufus…) che ci permettono di simulare al computer l’efficacia dei progetti, di misurare i risultati con test (anche Ciro si è reso conto della loro importanza), di condividere le esperienze (i miei ricercatori si confrontano anche se lavorano in tanti continenti diversi). Se vuoi vedere come si lavora in un’azienda che davvero produce pneumatici, puoi venirmi a trovare su Internet sul sito www.michelin.it, oppure visitare il mio centro di ricerca in Francia, a Ladoux. È molto interessante ma si parla solo francese o inglese: fatti aiutare dai tuoi genitori. 17 - Ora so perché di giorno sei così stanco! Gli disse sbucando dal nulla. - Dora! Ma che ci fai qui? Chiese Ciro, che era saltato per lo spavento. - Ti ho seguito. Cosa credi che una vera amica non si sarebbe accorta che eri strano… - Già. È che non riesco a pensare ad altro. Voglio assolutamente vincere. E battere la Banda No. - Ma è solo una gara. Replicò Dora. - Lo so, ma voglio che smettano di prenderci in giro. - Ok Ciro. D’accordo. Ma se continui così non riuscirai però a battere nemmeno la Banda 0000. Sei troppo stanco. - Anche questo lo so, è una regola che proprio dovrei darmi. “Fare una pausa”. - Sai cosa potremmo fare, alternarci al lavoro - disse Dora -Tre ore di sonno per uno. - Davvero lo faresti? - Certo. Ciro la abbracciò felice della proposta. Poi però gli venne un dubbio. - Sì, ma dove dormiamo? - Cosa credi che io sia una sprovveduta? Dora prese il suo fedele zaino milleusi e tirò fuori una tenda da campeggio. - Per caso ho questa. Sai, la porto con me perché ogni tanto con la mamma ci viene voglia di andare per qualche giorno nel parco a meditare e disegnare. E se hai fame nella tasca interna dello zaino tengo sempre i miei biscotti. - Alla cioccolata immagino… a me non piacciono i biscotti alla cioccolata ma mi toccherà mangiarli. Fece Ciro con un sospiro, poi aiutò a montare la tenda e fece il primo turno di sospirato sonno. È proprio una saggia decisione! Anzi, è una regola che si dovrebbe seguire in tutte le nostre attività. Quando poi si tratta di un adulto alla guida di un’auto, fare una pausa ogni tanto e guidare riposati è proprio una Regola d’oro della sicurezza stradale, una delle 10 che io (anzi noi di Michelin) e Jean Todt (sai, il presidente della Federazione Automobilistica Internazionale) raccomandiamo a tutti quelli che guidano un’auto o una moto. Tu devi aiutarci a farle rispettare: non guidi, ma sei coinvolto ugualmente nel rischio di incidenti come passeggero o come pedone! 19 10 Il pomeriggio successivo quando si riunirono insieme agli altri membri della banda Ciro e Dora sbadigliavano proprio come avevano dormito: in modo alternato. Prima uno. Poi l’altro. Dormire a colpi di tre ore per volta evidentemente non era bastato a nessuno dei due per recuperare le energie delle tre ore svegli a lavorare. Andrea, Bea e Michi se li guardarono straniti. - Ma si può sapere cosa avete? Chiese Michi. - Niente. Rispose Dora. - Abbiamo visto tutti e due un cartone animato alla televisione che è finito molto tardi. Aggiunse Ciro. Michi aveva capito che era una bugia. - E che film era? - Mmm, non ricordo. Rispose Ciro impacciato. Michi non replicò. Aveva perfettamente capito che c’era qualcosa che non quadrava e quella notte anche lui, munito di torcia, andò a con- 20 trollare la finestra di Ciro. Appena Ciro partì con lo skateboard cercò di stargli dietro, ma non correva veloce come Dora e quando non lo vide più pensò di averlo perso. Ma dove poteva essere sparito se non nel passaggio verso le colline di Precisònia? E infatti lo trovò lì insieme a Dora che lavoravano entrambi sulle ruote. - Lo sapevo che c’era qualcosa sotto… Disse Michi. Gli amici lo guardarono sorridendo. - Vuoi unirti a noi? Chiese Ciro. - Hai dei biscotti alla vaniglia, che Ciro non ne può più dei miei alla cioccolata? Aggiunse Dora. E fu così che anche Michi entrò nella banda dei nottambuli. Il giorno seguente fu la volta di Bea, seguita a ruota da Andrea. Ora tutti gli amici lavoravano di notte sulle colline di Precisònia. C’erano dei turni ben precisi e in cinque riuscivano a recuperare il sonno. Puntualmente Dora faceva memorizzare i risultati a Rufus che dava anche i consigli necessari a migliorare il lavoro. Tre tende fisse ormai campeggiavano sulle colline. Tutto andava a meraviglia. Fino a quando... 11 All’alba di un brutto giorno, quando finito il lavoro i ragazzi sgattaiolarono come al solito ognuno dentro la propria casa, trovarono una sorpresa. I genitori erano tutti svegli ad aspettarli. Per prima la mamma di Dora si era accorta che la figlia non era nel suo letto. E pensare che era andata lì per raccontarle un’idea che aveva avuto per migliorare il modo di parlare di Rufus… Spaventata, aveva svegliato il papà e insieme erano andati dagli altri genitori. Così avevano scoperto tutto. Ed erano giustamente molto arrabbiati. Come avevano potuto tradire la loro fiducia scappando di notte senza farsi vedere e tornando solo la mattina all’alba? Se avevano un problema non potevano prima di tutto chiedere aiuto a loro? 21 È importante condividere le regole, altrimenti succede il “caos”, la confusione. Vale a casa, vale a scuola, vale per strada. Lo sai, le regole del traffico si chiamano Codice della Strada e chi non le rispetta ha delle “sanzioni”, le multe e a volte anche denunce alla magistratura e processi. Ma come per tutte le regole è importante considerare i motivi per cui sono stabilite. 22 Non si erano resi conto del pericolo? E della paura che avevano suscitato in chi voleva loro bene? Era una fortuna che nessuno si fosse fatto male. In ogni caso ci voleva una lezione. Nessuno di loro avrebbe più partecipato alla gara. E fu il caos. I ragazzi cercarono di spiegare perché si erano comportati così, quanto fosse importante per loro quella competizione, si scusarono in ogni modo, ma niente da fare. C’erano delle regole che dovevano essere rispettate. Erano regole che avevano condiviso e che erano importanti per la loro stessa sicurezza. Erano stati scorretti e adesso era giusto che ne subissero le conseguenze. Soprattutto Ciro non si dava pace. - È colpa mia. Disse a Dora il giorno dopo, durante una pausa a scuola. - Siamo tutti responsabili - replicò Dora - rimane il fatto che non possiamo partecipare. C’è poco da fare. I due rimasero in silenzio. Poi Dora saltò in aria. - Ho un’idea. Lo farà Rufus! Ciro spalancò gli occhi. - Rufus? Ma scherzi? Rufus è una macchina! - Questo non è vero, Rufus è un robot. E molto intelligente. E la Banda No perderà la sfida. L’argomento era decisivo. Ciro ci pensò su. - Ma come potremmo fare? - Semplice, a Rufus insegneremo a guidare. Ciro continuava però a scuotere la testa. - Tu sei completamente folle lo sai? - Sì, grazie. Dora capì che doveva completare l’opera. Convincere l’amico. - Ciro, cosa hai da perdere? - Niente, tanto non potremo gareggiare. - E allora! Se non gareggiamo abbiamo già perso e se gareggiamo con Rufus e perdiamo almeno avremo provato - poi vedendo ancora l’amico in dubbio proseguì -ma sono sicura di una cosa: noi non perderemo af- fatto perché vinceremo! E allora non potranno più prenderci in giro! Allora ci stai? Ciro allungò la mano verso Dora e gliela strinse. La gara si sarebbe fatta. Rufus avrebbe guidato il carrettino. 12 Quando Dora espose la sua idea, gli altri ragazzi della banda furono subito entusiasti. - Perché no! Disse Andrea - Sì, perché no. Si unì Bea. - Ce la faremo, e poi Rufus piace a tutti noi. Aggiunse Michi. Rufus era infatti diventato una sorta di mascotte della banda da quando la madre di Dora lo aveva fatto muovere e parlare. Ai genitori avrebbero detto che avevano rinunciato alla gara, che avrebbero usato il carrettino per giocare un po’ con Rufus e che, per la sfida, un’altra banda avrebbe preso il loro posto. A tutti gli altri invece avrebbero detto che era tutto normale omettendo però che a guidare il loro carrettino sarebbe stato niente di meno che il robot di Dora. La prima cosa da fare era rinforzare il carretto e aumentare la capacità delle ruote di sostenere un peso come quello del robot di Dora. Ma questa era in fondo la parte più facile del piano. Per il carretto li aiutò il papà di Bea, falegname, convinto che i ragazzi volessero solo giocare. Per gli pneumatici bastò chiedere al papà di Michi, che spiegò che bastava scegliere la gomma giusta, gonfiarla bene e ogni tanto controllare che non si fosse sgonfiata o usurata. Insegnare a Rufus a guidare il carretto era invece la vera impresa titanica. Rufus non amava affatto le curve anche perché non esistevano a Precisònia, ma non gli piacevano nemmeno i rettilinei. Lui preferiva per lo più muoversi nella stanza di Dora. Ecco un altro esempio di regola utile e sensata. Anche questa è una Regola d’Oro sia per la sicurezza sia per la sostenibilità del traffico. Viaggiare con pneumatici sottogonfiati o usurati riduce l’efficacia di tenuta di strada del battistrada e quindi la sicurezza. Ma se la pressione non è quella giusta, o se lo pneumatico non è a posto, la ruota fa più resistenza al rotolamento, il motore fatica di più e aumentano i consumi di carburante. Se l’auto va a benzina o gasolio aumentano le emissioni di CO2, se è elettrica si consuma più energia. E per di più il battistrada si consuma più rapidamente e si devono cambiare le gomme più di frequente. Insomma, dico io e certo dici anche tu, chi glielo fa fare ai conducenti di non tenere gli pneumatici in ordine… 23 È giusto confrontarsi, come fanno le due bande di Precisònia, per sostenere le proprie idee. Anche mettersi in competizione è utile: si studia, si fanno prove per dimostrare di essere i migliori. Una volta si vince, una volta si perde. È una gara che alla fine produce dei risultati che saranno utili a tutti. A patto però di rispettare l’avversario e (di nuovo!) di rispettare le regole. Spiare gli avversari è fuori delle regole. In fondo si dimostra solo di non aver fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità. Sai, è quello che succede anche ai grandi che si mettono alla guida dopo aver bevuto o dopo aver assunto qualche sostanza: lo fanno quasi sempre perché questo li fa sentire più forti, ma così mettono in pericolo se stessi e gli altri. Guidare contando su tutte le proprie capacità, questa sì che è una Regola d’oro! 24 Così iniziò il vero e proprio allenamento del robot. Tutto ebbe luogo sulla stradina interna della casa di Dora, al riparo da occhi indiscreti. Prima di tutto bisognava insegnargli ad andare dritto e girare. Rufus all’inizio non faceva altro che girare a destra. Poi non fece altro che girare a sinistra. Lungo i muri i ragazzi avevano messo dei materassi, ma non se ne veniva a capo. Dora a quel punto si decise a coinvolgere la madre che, anche lei inconsapevole del piano della banda, riprogrammò Rufus. Un po’ alla volta e dopo molti testacoda Rufus imparò finalmente a girare a sinistra. Poi a destra. Infine anche a rimanere dritto lungo la strada. Pareva impossibile ma era vero: Rufus sapeva guidare il carrettino. Certo un conto era guidare lungo la stradina interna della casa di Dora, altra cosa sarebbe stato scendere lungo le discese delle colline di Precisònia. A ogni modo la Banda Perepepè aveva dato il meglio di sé. Più di così non si poteva proprio fare. L’indomani avrebbero gareggiato. Non sapevano però che proprio il capo della Banda No, Fioco, aveva sentito il rumore nel vialetto di Dora, si era messo a origliare di nascosto i discorsi venendo a scoprire i loro piani. Fioco si era messo a ridere. Un robot che guida un carrettino era qualcosa di talmente ridicolo che solo quelli della Banda Perepepè potevano inventarsi una cosa del genere. 13 La mattina della sfida la voce che qualcosa di grosso stava per succedere nelle colline si era sparsa rapidamente e un nutrito pubblico di precisòni si era assiepato lungo la strada. Anche le autorità di Precisònia avevano capito che si trattava di un evento di importanza cittadina e avevano nominato un giudice. Il giorno della gara erano presenti tutti gli abitanti di Precisònia, altre bande di ragazzi e adulti, compreso un rappresentante della CSPLRDPAP, Centro Scientifico Per La Risoluzione Dei Problemi A Precisònia. La Banda No aveva lasciato tutti a bocca aperta presentandosi con un carretto molto particolare. Sopra era issata una vela. Della Banda Perepepè invece non c’erano notizie. Passarono cinque minuti. Venti. Trenta. Tutti si chiedevano cosa potesse essere successo. Molti ragazzi giuravano di aver incontrato il giorno prima Ciro o Bea, o Andrea o Dora o Michi e che tutti sembravano pronti per la gara. Ognuno diceva la sua e l’unico che aveva un’idea precisa era Fioco. Secondo lui quelli della banda avversaria per via del robot avevano preferito non presentarsi per niente. Poco male, pensò Fioco. Il vincitore sarebbe stato automaticamente lui. Quando ormai si erano perse le speranze ecco apparire da lontano tutti e cinque i componenti della Banda Perepepè con il loro carrettino. 25 Anzi tutti e sei. Assieme a loro trotterellava con un passo decisamente pesante Rufus. Dietro, tutti i genitori. Fioco rimase di sasso e tentò di reagire. - Non si può gareggiare con un robot alla guida! - È vero che il vostro carretto lo guiderà il robot? Chiese il giudice. Fu il papà di Andrea a rispondere. - No, signor giudice. Sarà mio figlio Andrea a guidarlo. Fioco non si poté trattenere. - Ma proprio voi li avete messi in punizione, l’ho sentito con le mie orecchie! - È vero mio caro Fioco, ma viste certe circostanze abbiamo cambiato idea. Replicò il papà di Ciro. E spiegò come la mattina della gara i loro figli avessero chiesto di incontrarli e raccontato quello che era successo. Tutti i genitori avevano apprezzato molto la sincerità dei ragazzi, quello che erano riusciti a fare e il fatto che avessero saputo anche chiedere aiuto. Di comune accordo avevano revocato la punizione. - E questo è il motivo del ritardo – aggiunse il papà di Ciro – ma ora Andrea è pronto a guidare il veicolo. - Bene - disse il giudice - la gara può avere inizio. 26 Fioco mandò giù il boccone amaro e andò a sedersi sulla sua vettura. Andrea montò sul carretto, indossò il casco e allacciò la cintura di sicurezza che il suo papà aveva montato sul veicolo. Puoi gareggiare ma è inutile correre dei rischi, aveva detto. Il cielo era sereno. Il vento buono e forte. Fioco andò subito in testa e con il vento in poppa prese un ottimo vantaggio. Andrea spingeva a più non posso sui pedali ma non riusciva a stargli dietro. Arrivati in cima cessò il vento e iniziò a piovere. Alla prima curva in discesa, il carretto della Banda No cominciò a slittare e Fioco per rimanere in pista fu costretto ad andare pianissimo. All’ultimo rettilineo in pianura anche la gomma di una delle ruote davanti cedette, il carretto si fermò bruscamente e Fioco andò a finire lungo disteso sul prato, in mezzo ai fiori coloratissimi delle colline. Andrea nel frattempo aveva recuperato terreno, e lo superò e tagliò vittorioso il traguardo. Aveva vinto. Il pubblico applaudì con entusiasmo. 14 E poi? Il rappresentante del CSPLRDPAP, visto che l’idea di lavorare sugli pneumatici era stata ottima, visto che le colline, le salite, il tempo variabile ormai erano accettati da tutti, anzi erano proprio una bella variazione delle strade dritte e del tempo stabile di Precisònia, mise al lavoro Il papà di Andrea è stato prudente. Si vede che conosceva bene le 10 Regole d’Oro della sicurezza. Infatti il carrettino della Banda Perepepè aveva le ruote a posto, non andava a velocità eccessiva, Andrea era un bravo conducente… Ma l’imprevisto può capitare e allora è importante avere gli strumenti della sicurezza che viene chiamata passiva o anche secondaria, cioè tutto quello che serve per ridurre le conseguenze di un incidente, come appunto la cintura o il seggiolino per chi è ancora troppo piccolo per indossare la cintura dell’auto, o il casco: indossalo anche in bicicletta! Pensa che io ne regalo uno a tutti i bambini che ogni anno partecipano alla Bike Ride nel Villaggio della sicurezza che Michelin organizza in varie città. Se capito nella tua città ti do senz’altro appuntamento… 27 Ecco, siamo arrivati alla fine della storia e già se ne prepara un’altra! Nella nuova Precisònia, colorata e varia, i ragazzi hanno fatto pace, il traffico è già avviato verso zero incidenti (velocità corretta, pneumatici efficienti…) e zero emissioni (niente smog, auto a pieno carico…). Cosa manca? L’informatica usata per le auto! È vero: è un’altra storia, sempre più prossima a diventare realtà. I vari strumenti tecnologici usati per la mobilità si chiamano Sistemi di Trasporto Intelligente: ne vedi già molti esempi dentro l’auto (le spie elettroniche, il telepass, il navigatore), lungo le strade (i pannelli informativi, i controlli di velocità), via radio o via Internet (le informazioni sul traffico). L’innovazione, le tecnologie e le 10 Regole d’Oro sono veramente un modo migliore di avanzare… 28 i suoi ingegneri, chimici e altri scienziati. Si studiarono gli appunti di Ciro memorizzati da Rufus e si fecero ricerche per migliorare le prestazioni degli pneumatici e per trovare i più adatti a ogni situazione. Si regolò il traffico sulle colline calcolando e indicando la velocità giusta per le curve e per i rettilinei, per l’asciutto e per la pioggia. Appena in tempo, perché, com’è come non è, i colori e il meteo delle colline si estesero a tutta Precisònia. Forse era stato il pigmento dei colori rimasto attaccato ai vestiti dei precisòni, forse una nuvola portata dal vento, sta di fatto che nel giro di pochi mesi non solo il problema delle colline fu risolto del tutto, ma anche per le strade della città si viaggiava in auto, sempre a carico completo, sia quando pioveva sia quando c’era il sole, sia col freddo sia col caldo, senza emettere troppo smog né produrre rumore eccessivo né rischiare incidenti. Precisònia era cambiata. La fantasia e l’immaginazione erano ormai riconosciute come altrettanto importanti dell’ordine e delle regole. Persino la Banda No si rese conto che il cambiamento non era così male visto che ci si poteva divertire più di prima. Fu proprio Fioco a chiedere a Ciro di fare pace e di finirla con inutili rivalità. Andrea, Bea, Ciro, Dora e Michi continuarono a cercare nuovi orizzonti in cui giocare. E non mancarono sbucciature e altre scoperte indimenticabili. E Rufus? Anche lui aveva avuto il suo momento di gloria, ma soprattutto alla mamma di Dora era venuta un’idea: perché non usare l’informatica anche per le auto? Ma questa è un’altra storia.