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Ass. Cult. e Archivio di Documentazione della POESIA Contemporanea in VIDEO
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Mercoledì 23 ottobre 2013 ore 17.00, Via Ascanio Sforza 3, Milano
La galleria di arte contemporanea Scoglio di Quarto ospita:
Presentazione libretto e mostra ASCANIO IN ALBA - dall’opera teatrale all’opera d’arte.
Saranno Presenti: Vincenzo Pezzella, editore, ideatore del progetto; Paola Magi, storico dell’arte d’arte, curatrice delle collane Archivio Dedalus; Carlo Migliaccio, critico musicale, prefatore del libro; Cecilia Maria Di Bona,
critico d'arte e autrice delle introduzioni critiche alle opere; Carlo Arrigo Pedretti, storico, Preside del liceo classico Giuseppe Parini di Milano; Giada Rigamonti coordinatrice.
La stampa del libretto Ascanio in Alba rientra nell’alveo delle proposte delle Edizioni Archivio Dedalus
che intendono riaprire nel costume culturale italiano una ringiovanita attenzione allo specifico linguistico
di queste opere letterarie, ovvero i libretti d’Opera. Inoltre, il volume è illustrato da 6 tavole a colori realizzate dagli artisti Adalberto Borioli, Momò Calascibetta, Alberto Casiraghi, Remo Giatti, Luciano
Ragozzino, Vincenzo Sorrentino.
L’arte dell’Opera fonde con naturalezza forme diverse, tutte contigue, nell’intreccio della parola
poetica e del discorso teatrale con la musica e l’invenzione scenica. Si cerca nel teatro d’opera
un’armonia, in primis intorno alla musica, tratti all’ascolto di quell’intensità espressiva, fluente e
canora che svolge e anima dall’interno la parola e la trama. Quest’ultima, non di rado tratta dalla
grande letteratura, e in questo caso dalla penna d’un grande poeta, viene generalmente piegata
nella composizione del libretto alle esigenze strutturali della composizione musicale. Infine,
affiora l’esecuzione, che ripropone l’identico in forme sempre nuove, un’interpretazione fedele e
al contempo viva e immediata, laddove musica e teatro si confondono nell’espressione di
un’ispirazione ogni volta reinterpretata sulla scena. Per questa via essa entra nei cuori di tutti. Di
questa straordinaria eredità culturale che è il teatro d’opera, se il suo senso più profondo è
raccolto dall’interpretazione scenica, la sua conservazione è fissata nella scrittura dello spartito,
unica traccia permanente dell’aerea musica - che nasce dal silenzio e al silenzio ritorna - e del
libretto, per l’Opera che si anima ogni sera sulla scena del teatro. Gli artisti qui convenuti hanno
risposto al richiamo dell’Opera con la loro arte, cogliendone ciascuno in forma personale e
originale qualche suggestione, estendendo l’eco della musica emersa dal teatro e proiettandola sul
disegno, nel segno che è inciso sulla carta per ornarne il libretto.
I- Nell’incisione di Remo Giatti, Venere e sipario, il desiderio anima l’attesa, mentre il sipario,
vergato con vibrante vigore, vela e svela la bellezza di Venere che dietro le velature del sipario si
accende come un fuoco passionale, ma al contempo crepuscolare, in un’astanza che è una
distanza forse incolmabile: “sono i silenzi in cui si vede/ in ogni ombra umana che si allontana/
qualche disturbata Divinità”. Dolce e fugace parvenza, promesse de bonheur, tutto per sfiorarne le
marmoree armoniose membra, di statuaria dea, si tenta, ma come un trompe l’oeil, la vaghezza
delle sue forme attrae in quanto vertigine senza fine dell’immaginazione e del sogno,
nell’évanouissement du tout.
II- Nell’opera di Adalberto Borioli, Ascanio in Alba, un sapiente e ironico gioco di papiers découpés
giustappone in forma evocativa il volto del giovanissimo compositore, stralci fugaci di tele
barocche, una (forse) del Tiepolo, raffigurante il padre Enea con il figlio, un’altra nella quale
forse si tratteggia la dea, frammenti dello spartito, e di elementi architettonici della cornice
scenografica teatrale, a ricordare che l’ispirazione della composizione dell’Opera tout court nasce
dal desiderio di fondere in forma creativa -in una fedeltà che l’estro creativo rigenera- un insieme
di dimensioni: la composizione musicale tracciata sullo spartito, la parola poetica e letteraria che
il libretto d’opera propone in forma ‘canora’, la cassa armonica del teatro, il Parnaso delle arti, e
l’arena sacra della bellezza.
III- Nella xilografia di Alberto Casiraghi, Paesaggio di Alba, l’espressione di una fantasia estrosa e
vicina all’infanzia traccia le linee di un microcosmo mormorante e vivente con muschi e licheni
pieni di spore in sospensione, pronte a diffondersi tutt’intorno per popolare il mondo. Muschi e
licheni, sembra che dormano forse come polvere di stelle nell’azzurro, ma sono animati come
tanti piccoli animaletti che suscitano sorriso e stupore nello sguardo innocente e nell’animo
candido dei bambini (e di coloro che lo son rimasti nel cuore). Fiabesco e leggiadro, il bosco è
rappresentato come una piccola foresta di simboli, pronti a crescere a dismisura come
l’immaginazione. Sullo sfondo, impercettibilmente si ode il suono del flauto magico e più
sommesso ancora un remoto richiamo di due pappagalli che si cercano.
IV- Nel disegno di Vincenzo Sorrentino, Silvia e Amore, il dialogo silente della Ninfa con Amore
è un mutuo e muto riconoscimento, a lungo vagheggiato e atteso. L’incontro è dall’artista colto al
suo sorgere, in un estatico, parnassiano, rapimento dei sensi, tratteggiato con grande maestria,
che staglia le forme plastiche dei corpi e dei volti sullo sfondo azzurro e vago del sogno. Il dio si
china sulla ninfa quasi a proteggerne l’anima nella quale la sua intensità ha destato un sentimento
nuovo. Lo sguardo della ninfa è rapito, assorto nella contemplazione del dolce, intenso sembiante
del volto dell’amore. La luce azzurrina serale o aurorale protegge il loro incontro, custodendo il
segreto e il mistero d’ogni amoroso convito che la danza dell’amore accorda e ritma, nell’incontro
degli sguardi e nel lieve sfiorarsi delle mani.
V- Nel disegno a pastello di Momò Calascibetta, Ascanio è raffigurato nel suo tratto un po’
bambocciante, barocco e canoro del cantante d’Opera, mentre, al centro della scena, estendendo
enfaticamente le braccia, emette qualche do di petto, qualche gorgheggio, estroso e virtuoso.
Egli, avvolto e quasi fasciato dai tessuti sgargianti e plissettati a creare volants e fiocchi, ha un’
aria brillante’, un ‘vermiglio donnesco color’, ‘quella chioma’ (fluente), con sul capo un cappello,
‘leggero e galante’, dai ‘bei pennacchini’, un po’come quello del farfallone amoroso e forse incarna
gli exploit e le bizze del cantante d’opera qual onoratissima primadonna del teatro.
VI- Nell’incisione di Luciano Ragozzino, Silvia e Amore, l’arcadico e arcaicizzante pudore di un
furtivo incontro tra le fronde è espresso nel gesto da parte dello ieratico amore dell’offerta del
virgulto, allegoria, forse, della trasformazione delle fronde in architetture a edificazione della
città e della discendenza che dall’unione di Ascanio con la ninfa la popolerà. Ad accoglierlo è,
nella leggiadria del suo incedere virginale, la ninfa che a quel richiamo con slancio risponde: la
natura si trasforma in architettura; la figura, avvolta nel panneggio è come scolpita nell’attimo del
rapimento, del non ritorno, quando il cuore è per sempre turbato e assorto dall’irruzione
d’Amore che ci appare e tiene tra le sue mani i più riposti desideri del nostro cuore: “Amor
tenendo meo core in mano”.
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