Torino . Auditorium Rai Concerti 2011 . 2012 LA CLASSICA COLPISCE ANCORA gioveDì 5 aprile 2012 16° VENERDì 6 aprile 2012 ore 20.30 ore 20.30 Juraj Valčuha direttore mozart schubert kodÁly BARTóK I sabati dell’auditorium Video e musica dal vivo 4° sabato 5 maggio 2012 ore 17.00 proiezione: Aleksandr Nevskij, video-programma dedicato al film di Sergej Ejsenstejn. Regia di Daniele Abbado e Leandro Sangiorgi, direttore delle musiche, Claudio Abbado. Gabriele Bonolis direttore Sergej Prokof’ev Lieutenant Kijé, suite sinfonica op. 60 Romeo e Giulietta, brani scelti dalle tre suite dal balletto op. 64 Giovedì 5 aprile 2012 ore 20.30 Venerdì 6 aprile 2012 ore 20.30 Juraj Valčuha direttore Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Don Giovanni KV 527, Ouverture (1787) Andante – Molto allegro Durata: 7’ Ultima esecuzione Rai a Torino: 30 aprile 1993, Tommaso Placidi. Franz Schubert (1797-1828) Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 (1815) Adagio maestoso – Allegro con brio Allegretto Minuetto vivace – Trio Presto vivace Durata: 24’ Ultima esecuzione Rai a Torino: 8 maggio 2009 – Alexander Lonquich. Zoltán Kodály (1882-1967) Danze di Galánta (1933) Lento – Andante maestoso – Allegretto moderato – Andante maestoso – Allegro con moto, grazioso – Andante maestoso – Allegro – Andante maestoso – Allegro molto vivace Durata: 13’ Ultima esecuzione Rai a Torino: 4 febbraio 2000, György Győrivány Ráth. Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra, avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI. Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite e iscrivetevi subito! Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected]. La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 346 8483394. Béla Bartók (1881-1945) Il principe di legno, suite dal balletto in un atto op. 13 di Béla Balázs (1914/17) Preludio – La principessa – La foresta – Canzone dell’intaglio del principe di legno – Il torrente – Danza del principe di legno – Postludio Durata: 30’ Ultima esecuzione Rai a Torino: 7 giugno 2007, Jukka-Pekka Saraste. Il concerto di giovedì 5 aprile è trasmesso in collegamento diretto su Radio3 per il programma “Radio3 Suite” e in streaming audio-video su www.osn.rai.it. Wolfgang Amadeus Mozart Don Giovanni KV 527, Ouverture Franz Schubert Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 Quando Mozart e il suo librettista Da Ponte presero la decisione di lavorare al Don Giovanni, il mito del dissoluto punito non era certo nuovo per un palcoscenico. Anzi, tutto era nato proprio a teatro, con la commedia popolare spagnola «di cappa e spada» firmata da Tirso de Molina nel 1630, primo modello per molte esperienze successive (ad esempio l’adattamento di Molière nel 1665). Quella di Don Giovanni e della sua sinistra cena con il convitato di pietra era ormai diventata memoria storica, ancor prima che trama letteraria: quasi come se quel libertino con il debole per le donne, e la sfrontatezza per sfidare l’ignoto, fosse esistito davvero. Nella versione Mozart-Da Ponte il protagonista uccide a duello, già nella prima scena, il padre di una donna che gli ha opposto resistenza; ed è proprio in un cimitero, davanti alla statua di questo personaggio (il Commendatore), che qualche scena dopo instaura un contatto con la dimensione ultraterrena: l’invito a cena. L’appuntamento si concretizza, con stupore dello stesso Don Giovanni («Non l’avrei giammai creduto»): la statua non solo si presenta, ma chiede anche al suo ospite di pentirsi. Ed è qui che il libretto sembra sfidare la morale, perché il dissoluto non trema di fronte a una creatura venuta appositamente dall’aldilà per chiedere vendetta, e si fa portare negli inferi senza rinnegare nessuno dei suoi comportamenti terreni. Il successivo «Questo è il fin di chi fa il mal» sa pertanto di morale poco convinta, recitata da personaggi che forse non hanno la stessa coerenza di Don Giovanni. La prima rappresentazione avvenne a Praga nel 1787, dove l’apprezzamento della Sinfonia KV 504 aveva procurato a Mozart la commissione di una nuova opera. Il successo fu enorme, nonché capitanato dagli applausi di un uomo, Giacomo Casanova, che forse si vedeva riflesso sulla scena. Su tutta l’opera aleggia dunque la leggenda; e non sfugge al destino neanche l’ouverture, che – stando a una vicenda (forse ai confini con il romanzo) raccontata da Stendhal – fu orchestrata la notte prima della rappresentazione praghese. L’introduzione riprende i vibranti rintocchi in re minore che accompagnano l’arrivo del Commendatore; dopodiché prende forma una pagina rapida e scivolosa, che introduce alla perfezione un personaggio sfuggente, sempre in fuga da qualcosa (non a caso due delle sue tre arie sono cantate sotto mentite vesti, e la terza «Fin c’han dal vino» vola in poco più di un minuto lasciandoci nella testa solo un’impressione inafferrabile). Due mesi dopo aver completato la Seconda Sinfonia, Schubert iniziò la Terza. Era il 24 maggio del 1815 e il lavoro sembrava avviato verso una rapida conclusione, ma, dopo solo 47 battute, la stesura si interruppe bruscamente, per essere ripresa e completata in luglio. Difficile ricostruire i motivi di questa pausa; ma fu senza dubbio rigenerante per l’ispirazione schubertiana, che riprese con maggior vigore e fantasia. In particolare è la coerenza a emergere come tratto distintivo della Terza Sinfonia: quella fisionomia frammentaria, che in alcuni momenti sembra ostacolare la linearità dei lavori immediatamente precedenti, si fa da parte in favore di una vena popolare continua dalla prima all’ultima nota. L’introduzione in tempo lento dichiara una certa ambizione stilistica: Schubert apre con una solennità un po’ posticcia, che si sgretola subito in due tempi bucolici affidati alle tinte pastello di clarinetto e oboe. Lo sviluppo del primo movimento elabora alcune cellule dei personaggi melodici principali, mettendo in scena intensi contrasti dinamici. Ma è nella ripresa, quando riappare il gorgheggio del clarinetto che si torna a respirare a pieni polmoni tutto il genio di Schubert: le idee principali sono così perfette che verrebbe voglia di salvarle dalle fauci cervellotiche dell’elaborazione motivica. L’Allegretto non si preoccupa di avanzare con cristallina ingenuità, proprio come quelle costruzioni lineari che sembrano gridare la loro semplicità alla faccia di tutti gli artifici. Il Minuetto, anche in questo caso, si segnala per la sua fresca immediatezza: accenti rubati alla musica popolare che conquistano l’ascoltatore con la loro andatura genuinamente zoppicante. Tocca a una tarantella furibonda il compito di chiudere con irresistibile joie de vivre la sinfonia: un Presto vivace che scorre con abbagliante luminosità, anticipando i toni mediterranei su cui Mendelssohn chiuderà un paio di decenni dopo la sua Sinfonia “italiana”. Andrea Malvano Andrea Malvano (dagli archivi Rai) Zoltán Kodály Danze di Galánta Béla Bartók Il principe di legno, suite dal balletto in un atto op. 13 di Béla Balázs Le Danze di Marosszék e le Danze di Galánta rientrano fra le prove più smaglianti offerte da Zoltán Kodály nella riscrittura orchestrale del folclore ungherese, che già aveva permeato con umorismo e vivacità la sua opera Háry János. Kodály svolgeva in quegli anni, in parallelo con l’amico Béla Bartók, un lavoro di ricerca e catalogazione dei canti popolari ungheresi che spianò la strada ai più moderni criteri dell’etnomusicologia. Composte nel 1933, le Danze di Galánta sono di tre anni posteriori a quelle di Marosszék e ne differiscono soprattutto per la presenza marcata di una tipica danza ungherese, il verbunkos, che nella piccola cittadina transilvanica di Marosszék non aveva lasciato tracce rilevanti come in quella Galánta (oggi slovacca) in cui Kodály trascorse sette anni della sua infanzia. Intriso di influenze disparate, ma profondamente radicato nel folclore magiaro, il verbunkos giunse a fioritura al principio del Settecento e divenne un elemento nazionale caratteristico: anche Háry János ne contiene uno celebre, incluso da Kodály nella fortunata suite omonima (ne costituisce l’Intermezzo). L’ondeggiare di stilemi sincopati (quindi con l’accento spostato, in contrattempo), l’elasticità dell’andamento, ritmi asimmetrici e vitalissimi: Kodály concilia queste prerogative cromosomiche del verbunkos con una strumentazione vivida, su cui proiettano i loro bagliori il triangolo e gli ottoni (comico l’interloquire burbero dei tromboni), scatenandosi nella parte conclusiva in un vero tripudio. Il rifugio nel mondo del fantastico Nel 1916 Bartók aveva 35 anni. La guerra stava estendendosi verso Est. Gli abitanti di Ungheria e Romania sempre più frequentemente erano costretti ad abbandonare le loro terre. Quel ricchissimo patrimonio di culture popolari, che Bartók studiava da quasi dieci anni, rischiava di estinguersi sotto le cannonate del conflitto. L’unica via di fuga consisteva nel lavoro, nell’emancipazione dalla realtà attraverso il mondo del fantastico. Proprio in quel periodo presero forma i balletti Il mandarino meraviglioso e Il principe di legno. Quest’ultimo, basato su un soggetto di Béla Balázs, era stato progettato nel 1914; poi la guerra aveva costretto Bartók a interrompere la stesura. Fu il conte Banffy, direttore dell’Opera di Budapest, a sollecitarne il completamento nel 1916, con l’intenzione di programmare il balletto nella stagione successiva. La prima rappresentazione avvenne così il 12 aprile 1917, a Budapest con la coreografia di Otto Zöbisch. Successivamente Bartók realizzò due diverse suite: una composta da tre danze e una, quella proposta stasera, formata da Preludio, Postludio e cinque danze. In Italia Il principe di legno arrivò solo nel 1950, cinque anni dopo la morte di Bartók, al Teatro la Fenice di Venezia per il Festival di Musica Contemporanea. La vicenda Un principe e una principessa vivono nei rispettivi castelli, separati da una foresta. Il principe un giorno vede la principessa da lontano e se ne innamora immediatamente, ma la fanciulla è protetta da una fata, che oppone a ogni corteggiatore ostacoli invalicabili. Così dopo un’ardua sfida contro la foresta incantata, il principe costruisce un fantoccio di legno privandosi dei suoi vestiti, dei suoi gioielli e della sua chioma, con l’intenzione di suscitare la curiosità della principessa. Ma la fata interviene con le sue arti magiche e dona vita alla scultura di legno, che si mette a danzare con la fanciulla. Il principe disperato commuove la fata, che gli restituisce la bellezza cui aveva rinunciato, mentre il fantoccio mostra sempre più i segni della sua natura meccanica, suscitando il disgusto della principessa. Ora è lei a voler raggiungere il principe; ma anche il suo desiderio è ostacolato da eventi inspiegabili. Solo il perdono sistema le cose: il principe è conquistato dalla tenacia della fanciulla e la accoglie tra le sue braccia. Elisabetta Fava (dagli archivi Rai) Andrea Malvano (dagli archivi Rai) Juraj Valčuha Nato nel 1976 a Bratislava, in Slovacchia, ha studiato composizione, direzione e cimbalom nella città natale; successivamente si è perfezionato con Ilya Musin a San Pietroburgo e con Janos Fürst a Parigi. Dal 2003 al 2005 è stato Direttore assistente presso l’Orchestra e l’Opéra National di Montpellier, debuttando nello stesso periodo con l’Orchestre National de France e con l’Orchestre Philharmonique de Radio-France. Nel 2006 ha debuttato in Italia dirigendo La Bohème al Teatro Comunale di Bologna. Nel 2007/2008 ha iniziato a collaborare con le maggiori orchestre quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (OSN Rai) a Torino, i Münchner Philharmoniker, la Philharmonia Orchestra di Londra, la Filarmonica di Rotterdam, la Filarmonica di Oslo e la Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino. Ha debuttato inoltre negli Stati Uniti con la Pittsburgh Symphony. Nella stagione 2008/2009 ha diretto l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, l’Orchestra della Radio Svedese, la Los Angeles Philharmonic, nuovamente l’OSN Rai, nonché Madama Butterfly a Berlino e Monaco. Con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia ha partecipato alla prima stagione di Abu Dhabi Classics. Nel 2009/2010 ha ritrovato la National Symphony di Washington e la Pittsburgh Symphony. Ha debuttato con la Staatskapelle di Dresda e diretto Elisir d´amore e Nozze di Figaro a Monaco, e Turandot a Stoccarda. Nella stagione 2010/2011 ha debuttato con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Houston Symphony e l’Orchestre de Paris, ed è tornato a capo della Los Angeles Philharmonic, della Fenice (nuova produzione de La Bohème) dei Münchner Philharmoniker e della Philharmonia. Ha diretto poi l’OSN Rai in tournée ad Abu Dhabi con Yo-Yo Ma, e ai Festival di Radio France e della Roque d’Anthéron. Nell’autunno 2011 ha debuttato con l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam e con i Berliner Philharmoniker alla Philharmonie di Berlino, dove è tornato nel corso della tournée con l’OSN Rai, che ha interessato anche il Musikverein di Vienna, la Konzerthaus di Friburgo e il Teatro Nazionale di Bratislava. La stagione lo vede inoltre impegnato con la Boston Symphony Orchestra, Cincinnati Symphony e nuovamente Pittsburgh Symphony, Orchestre de Paris, Staatskapelle di Dresda, Orchestra della Radio Svedese, Philharmonia e Münchner Philharmoniker. All’inizio della stagione 2012/2013 debutterà con la New York Philharmonic, la Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony. È Direttore principale dell’OSN Rai dal novembre 2009. Partecipano al concerto VIOLINI PRIMI *Alessandro Milani (di spalla), °Giuseppe Lercara, °Marco Lamberti, Antonio Bassi, Irene Cardo, Claudio Cavalli, Valerio Iaccio, Elfrida Kani, Alfonso Mastrapasqua, Fulvia Petruzzelli, Francesco Punturo, Rossella Rossi, Ilie Stefan, Alessandra Génot, Francesca Sgobba, Laura Vignato. VIOLINI SECONDI *Paolo Giolo, °Valentina Busso, °Enrichetta Martellono, Maria Dolores Cattaneo, Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Antonello Molteni, Enxhi Nini, Vincenzo Prota, Matteo Ruffo, Francesco Sanna, Isabella Tarchetti, Valerio D’Ercole, Marco Mazzucco, Valentina Rauseo. VIOLE SAXOFONO CONTRALTO Mario Giovannelli SAXOFONI TENORE e BARITONO Gianni Alberti FAGOTTI *Elvio Di Martino, Cristian Crevena, Bruno Giudice, Paolo Dutto. CONTROFAGOTTI Bruno Giudice, Paolo Dutto. CORNI *Corrado Saglietti, Valerio Maini, Emilio Mencoboni, Marco Tosello. TROMBE *Marco Braito, Daniele Greco D’Alceo, Alessandro Caruana, Gianluigi Petrarulo. *Ula Ulijona, °Matilde Scarponi, °Geri Brown, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris, Alberto Giolo, Margherita Sarchini, Luciano Scaglia, Enzo Salzano, Silvia Vannucci, Magdalena Vasilescu. *Ercole Ceretta, Roberto Rivellini. VIOLONCELLI *Enzo Turriziani, Devid Ceste. *Pierpaolo Toso, °Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Stefano Blanc, Pietro Di Somma, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Davide Pettigiani, Marco Radaelli. CONTRABBASSI CORNETTE TROMBONI TROMBONE BASSO Antonello Mazzucco. TUBA *Cesare Maghenzani, °Silvio Albesiano, °Gabriele Carpani, Luigi Defonte, Maurizio Pasculli, Virgilio Sarro, Luca Bandini, Pamela Massa. Daryl Smith FLAUTI TIMPANI *Alberto Barletta, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli, Paolo Fratini. OTTAVINI Fiorella Andriani, Paolo Frtatini. OBOI *Francesco Pomarico, Sandro Mastrangeli, Teresa Vicentini, Marco Vittorio Rossero. CORNO INGLESE Teresa Vicentini *Stefano cantarelli PERCUSSIONI Maurizio Bianchini, Carmelo Gullotto, Alberto Occhiena, Claudio Scolari, Andrea Vigliocco. ARPE *Margherita Bassani, Roberta Inglese. CELESTE Francesco Bergamasco, Fulvio Raduano. CLARINETTI *Enrico Maria Baroni, Franco Da Ronco, Graziano Mancini, Peter Zani. * prime parti ° concertini CLARINETTO PICCOLO Franco Da Ronco CLARINETTO BASSO Peter Zani Alessandro Milani suona un violino “Francesco Gobetti” del 1711, messo gentilmente a disposizione dalla Fondazione Pro Canale di Milano. 13 aprile 2012 17° venerdì sabato 14 aprile 2012 ore 20.30 ore 20.30 John Axelrod direttore Mario Brunello violoncello Charles Ives – William Schuman Variations on “America” (orchestrazione di William Schuman dall’originale per organo) Dmitrij Kabalevskij Concerto n. 2 in do minore op. 77 per violoncello e orchestra Antonín Dvořák Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 Dal Nuovo Mondo carnet da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni in tutti i settori Adulti: 24,00 euro a concerto – Giovani: 5,00 euro a concerto Singolo concerto poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani) Ingresso Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani) BIGLIETTERIA: Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/888300 [email protected] – www.osn.it