Convertire uno schema elettrico, un manuale o un articolo in formato digitale Ovvero come trasformare un documento cartaceo interessante in un documento digitale, che sia di dimensioni accettabili per la sua trasmissione in rete, o per la sua archiviazione, e che conservi una ugualmente accettabile definizione per essere stampabile ottenendo l’equivalente di una “bella fotocopia” Questa è una premessa essenziale, lo scopo è di ottenere una riproduzione decente, nulla di più. Queste poche righe sono quanto può servire per archiviare un documento cartaceo che deve andare distrutto. È il caso tipico delle riviste che tutti noi accumuliamo in casa, fino a che la cosa non diventa insostenibile e queste sono archiviate in cantina/solaio/garage. Le pubblicazioni che seguono questa strada sono virtualmente buttate via, cercare un articolo diventa quasi impossibile. Ecco la soluzione, un archivio digitale in cui sia possibile effettuare la ricerca utilizzando gli strumenti che ci mette a disposizione Windows. Sono alcuni anni che molti costruttori distribuiscono data sheet o cataloghi in formato digitale. Molti avranno sicuramente notato come la versione cartacea e quella digitale siano praticamente identiche. Per poter effettuare questo tipo di conversione abbiamo bisogno di un minimo di attrezzatura che ora vedremo. Il trattamento deve essere quanto più veloce possibile, un manuale di istruzioni, o un data sheet di 50 pagine deve occupare possibilmente meno di 3 Mb ed essere trattato in meno di un’ora. Uno schema elettrico di una sola pagina potrebbe occupare meno di 100Kb e pochi minuti di lavoro. Un articolo di una rivista di 6-7 pagine, con schemi elettrici e alcune foto dovrebbe occupare 300-500 Kb. Una rivista intera richiede poco più di un’ora di lavoro e occupa da 4 a 12 Mb. Una annata completa occupa da 50 a 150 Mb, secondo il metodo di conversione utilizzato. Con questo sistema un normale CD ROM potrebbe contenere da 5 a 10 annate di una rivista, oppure più di 1500 articoli. Su un DVD possiamo archiviare decenni di riviste… La lettura e l’uso di un articolo archiviato direttamente sul monitor è possibile, ma non comoda. Realizzare un progetto partendo da articolo archiviato è disagevole, a meno di non stamparlo. Dunque il risultato finale è nuovamente su supporto cartaceo, una stampa in bianco e nero, molto meglio se effettuata con una stampante laser che restituisce il documento archiviato con una definizione normalmente accettabile. Tutte le operazioni che seguono sono finalizzate non solo all’archiviazione, ma anche alla successiva ristampa del documento. Cosa ci serve Ovviamente un computer, anche un vecchio pentium 100, con Windows 98, uno scanner piano (A4), anche parallelo, con il suo programma di scansione. Va bene anche un modello economico da 300 dpi, usato costa meno di nulla… Il tempo per la scansione al tratto di una pagina di dimensioni simili ad un A4 è di circa 30 secondi, quasi indipendenti dal tipo di computer utilizzato. Modelli più recenti USB o vecchi SCSI sono molto più veloci. Un programma per grafica che supporti l’acquisizione diretta dallo scanner di più pagine in successione, PhotoImpact versione 6, Unleaded PhotoImpact 4 (di cui esiste una versione gratuita.) o simili. È importante che sia in grado di cancellare parti dell’immagine, di ruotarla di 90 o 180 gradi e di tagliare e incollare parti di una immagine su un’altra. I file in uscita devono essere.JPG o.BMP, evitiamo i formati dedicati tipo “UFO”. Anche ACDC dalla versione 5 supporta i driver twain dello scanner, il suo maggior vantaggio è nel salvataggio automatico della immagine a fine scansione a cui assegna un nome seguito da tre numeri in successione (ad esempio nome-001, nome002 ecc). Le immagini così salvate devono poi essere riaperte con un programma adatto a ripulirle da pubblicità, bordi scuri e quanto altro non sia necessario o renda la scansione “sporca”. L’uso di questo programma è molto valido per archiviare manuali o qualsiasi cosa che abbia molte pagine e nessuna parte da eliminare. Se avete la possibilità di reperirlo è bellissimo Adobe Acrobat versione 5 o superiore. La cosa Vi permette di avere in uscita dei file PDF che possono essere letti con Acrobat Reader e trattati come un vero manuale elettronico, non come una serie di file immagine, compreso l’inserimento di un eventuale indice. Questo programma costa molto, ma non è indispensabile. Limiti Anche se il nostro documento è in formato digitale NON è un testo, tutto quanto segue è finalizzato a permettere l’archiviazione di documenti, anche di testo, ma alla fine otteniamo SEMPRE una immagine dell’originale, non la sua conversione in formato testo, non è successivamente trattabile con editor o word processor, a meno di non ricorrere al trattamento con un OCR, ma la cosa è fattibile per pochi documenti, non certo per intere riviste! Come avviene la conversione Il documento su carta andrà preparato, se è una pubblicazione da eliminare è necessario prima togliere le graffette e, con l’aiuto di una taglierina anche a rotella, tagliare le pagine in questione in modo da avere i fogli singoli, regolari e non spiegazzati. Se si tratta di un volume, o parte di un volume che non va rovinato allora lo dobbiamo aprire e appoggiarlo, premendolo con decisione, sul piano dello scanner in modo da avere la miglior scansione possibile senza danneggiare l‘originale. Manuali d’uso sono spesso graffati come una rivista, con molta attenzione è possibile aprire la graffatura, sfilare e passare i fogli uno a uno allo scanner quindi richiudere il manuale con le sue graffette. La scansione dovrà avvenire al tratto con una definizione consigliata di 300 dpi; definizioni maggiori portano a file più grandi, mentre con definizioni minori abbiamo un risultato scadente. Se è necessario possiamo effettuare due scansioni della stessa pagina, una al tratto e l’altra a 256 livelli di grigio per poi tagliare e cancellare la parte che contiene foto dall’immagine al tratto per incollargli al suo posto la stessa parte a livelli di grigio. Le foto possono essere più gradevoli, se viste sul monitor e se trattate con lo scanner a livelli di grigio, mentre la loro stampa e quasi sempre brutta, ma dipendente qualità della stampante utilizzata. La dimensione di un file contenente alcune pagine trattate in questo modo risulta molto maggiore del file contenente le stesse pagine e scannerizzate usando la sola modalità al tratto. La differenza può essere anche oltre le 3 – 5 volte, per questo la riserverei solo dove è veramente necessario. Uno schema elettrico andrà sempre scannerizzato al tratto, se è necessario aumentate la definizione, ma non utilizzate la modalità a scala di grigi, il risultato di una stampa proveniente da un file creato in questa modalità sarà uno schema praticamente inutilizzabile. Se lo schema elettrico ha delle parti colorate è bene effettuare la solita scansione al tratto e abbinare un’altra scansione a colori, questo perché la stampa di uno schema a colori ha quasi sempre dei “buchi”, inoltre è mal interpretato da stampanti laser in B/N. Dopo aver effettuato la scansione di tutte le pagine del documento è necessario pulirle sia dai bordi scuri della scansione, da aloni della carta, sia da parti che non interessano (pubblicità, o altro). Non è solo una operazione che migliorerà l’estetica del risultato finale, ma anche un sistema per risparmiare quanto più spazio possibile sulle dimensioni dei file. A questo punto salviamo i file usando nomi appropriati (pagina 01, 02, 03, RTX SSB 01, RTX SSB 02, oppure qualsiasi altro sistema che Windows ordini seguendo la sequenza della pagine originali). Il formato più favorevole è il JPG, ma anche BMP potrebbe andare bene, a patto che successivamente convertiamo il file in PDF oppure lo archiviamo in formato compresso. Anzi, la conversione in PDF di una pagina in formato BMP è terribilmente più veloce della stessa pagina in formato JPG! Se il documento è archiviato in una cartella singola oppure compresso in un file ZIP è assolutamente necessario che il nome del file, o della cartella, richiami il suo contenuto. Dobbiamo usare nomi omogenei in modo che una successiva ricerca riporti realmente tutti gli articoli che ci interessano. Ad esempio se archiviamo articoli di progetti di ricevitori utilizzeremo sempre la parola “ricevitore” oppure “RX”, non solo “supereterodina”. Un nome del tipo “Ricevitore supereterodina 40 e 20 m – parte 2 - oscillatore locale” verrà trovato da Windows utilizzando una qualunque parola contenuta nel nome permettendo la ricerca non solo come ricevitore a conversione, ma anche come oscillatore locale. Questo aumenta l’efficacia della ricerca. Abbiamo ora in nostro documento su disco, potremmo aver finito qui oppure, se ne abbiamo la possibilità, effettuare la successiva conversione in PDF. La conversione in PDF Il programma che effettua la conversione di quasi qualsiasi formato di file in PDF è Adobe Acrobat, ed è protetto da una fila lunga così di diritti riservati, dunque attenzione a quel che fate! Le prove sono state fatte grazie ad un amico, ma non è il tipo di programma che è facilmente reperibile. Attenzione! Stiamo parlando di Adobe Acrobat, non Acrobat Reader, che i PDF li legge solo! Abbiamo due possibili strade per convertire il file in un documento unico. Apriamo Acrobat, nella casella File, Open, scegliamo Tutti i file e clicchiamo sul quello che contiene la prima pagina del documento che appare quasi subito sul monitor. Apriamo ora Document, Insert page, scegliamo il formato adatto (JPG o BMP) e tenendo premuto il tasto CONTROL scegliamo tre pagine in sequenza (non piú di tre altrimenti, chissà perché, l’ordine non è rispettato) clicchiamo su Select file, e successivamente su After e Last page (dopo, ultima pagina). Ripetiamo da Document fino a che non abbiamo esaurito le pagine del nostro documento. La conversione di una pagina è effettuata dal solito Pentium 100 in due o tre secondi, in un battito di ciglia da un PC più serio. Possiamo ora salvare il file dal menù File, Salva con nome. La conversione di un documento unico di molte pagine Se il file è unico e particolarmente lungo possiamo convertire un documento simulando una stampa che avrà come destinazione Acrobat Distiller (o Adobe PDF, se la versione di Acrobat è superiore alla 6) invece della nostra stampante predefinita. Distiller (o Adobe PDF) è una stampante virtuale che Acrobat colloca nella cartella delle stampanti durante l’installazione, simula in tutto una stampante fisica e il risultato è un file.PDF al posto di un foglio stampato. È importante salvare i file con le immagini in modo che vengano visualizzati in ordine, è tipica la dicitura di Photoimpact 6 che assegna un nome di default al file e numerandoli progressivamente con questa sintassi: UNTITLED - 1, 2, 3…. 9, 10, 11… in questo caso è necessario rinominare i primi 10 file come 01, 02, 03 ecc. affinché l’ordine venga rispettato. Viene simulata una operazione di stampa che ha come destinazione un file in formato PDF, di cui ci verrà richiesto il nome. La cosa è utile nel caso di conversioni di documenti lunghi, in cui aggiungere pagine a gruppi di tre può essere operazione noiosa e soggetta ad errori. Visualizziamo tutte le immagini, che avremo messo in una cartella vuota, utilizzando programmi tipo ACDC, e dopo averli evidenziati tutti (tools, select all) li mandiamo tutti in stampa in una sola volta avendo cura di scegliere quale periferica di destinazione la stampante virtuale a cui avremo eliminato completamente i margini di stampa, per sfruttare tutta la superficie del foglio “virtuale” A4. Il risultato sarà un file PDF contenente tutte le pagine evidenziate, nel medesimo ordine. Successivamente è possibile modificare l’ordine delle pagine semplicemente trascinandole con il mouse nella finestra Thumbnails (Miniature per la versione in italiano) a sinistra del monitor. I file ottenuti con i due sistemi non sono di dimensioni uguali, ma sono del tutto paragonabili tra loro, anche come qualità. I link Acrobat può creare dei link, ovvero è possibile associare delle frasi, oppure delle porzioni di pagina, anche grafica, a un altro file. Il programma associa una zona della pagina con un file che deve trovarsi nella posizione specificata, è necessario che l’albero delle directory non venga modificato, altrimenti Acrobat fornirà un messaggio di errore. Sulla pagina di Acrobat bisogna scegliere il simbolo con due anelli di catena, selezionare la zona in cui il link deve essere attivo, nel nostro caso l’indice di una vecchia rivista, l’azione da compiere (aprire un file) e altre definizioni grafiche. Successivamente si cerca il file da associare, si conferma il file e il link, quindi si procede con il link successivo. Sono sufficienti pochi minuti per capire come lavora il programma, per creare un nuovo link occorrono pochi secondi e il risultato è molto professionale! In modo assolutamente analogo è possibile creare un indice di un solo file inserendo dei segnalibri nei punti interessanti. Alternative Per questo tipo di conversione possiamo utilizzare altri programmi, PDF995 è uno di questi, il risultato è un file PDF del tutto compatibile con i file generati da Adobe Acrobat. I programma non è gratuito, ma il suo costo è una frazione della spesa necessaria per acquistare Abobe Acrobat, che nel frattempo è arrivato alla versione 8 per Windows XP. Con la comparsa di libri in formato digitale, si chiamano ebook e sono reperibili anche in rete a titolo gratuito, Microsoft ha creato un prodotto analogo a Acrobat che produce file con estensione LIT. I file sono più leggeri di quelli prodotti da Adobe Acrobat, ma è meno adatto ad archiviare file che sono praticamente delle grosse immagini. Un’altra alternativa è l’archiviazione dei file in formato HTM, gestibile da Explorer; ho provato a convertire alcuni file sia con FrontPage, fa parte del pacchetto di Office, sia con Word. In entrambi i casi il lavoro risulta piuttosto lungo e il risultato è stato un file fino a tre volte più lungo del corrispondente PDF. Conclusioni Dopo aver fatto le prime prove ho archiviato articoli che potevano tornare utili, poi riviste intere e annate complete, opportunamente ripulite dalle cose sicuramente inutili. Poi un vecchio data sheet di Valvole Philips e uno Eimac che dovevo restituire, appunti vari, piedinature di microfoni, manuali di RTX, manuali di servizio, alcuni Bollettini Geloso, schemari, e vecchi handbook. Il sistema è molto versatile e permettere di archiviare in poco spazio una quantità di documenti impressionante. Resta il dubbio di cosa accadrà negli anni a venire, se il nostro archivio conserverà la sua leggibilità con macchine e sistemi che oggi non esistono. Siamo in buona compagnia, molti stanno orientandosi verso supporti sempre meno cartacei, dunque possiamo immaginare che una futura riconversione in formati futuri sia sempre possibile. Per i futuri lettori posso aggiungere che questo è lo stato dell’arte, per noi dilettanti, all’inizio della primavera del 2007.