I Chirotteri
delle Alpi Liguri
Mara Calvini
La Provincia di Imperia è orgogliosa di offrire, grazie al lavoro in sincronia di tecnici ed esperti, un primo nucleo di guide ragionate dedicate alla fauna selvatica presente nel territorio, per iniziare itinerari di scoperta intelligente dei torrenti che segnano il nostro
entroterra, percorrere i boschi che si sviluppano sulle pendici delle
Prealpi e rintracciare i segni dell’architettura rurale.
Auguriamo quindi al lettore un piacevole intrattenimento,
che, auspichiamo, lo indurrà ad un approfondimento delle peculiarità degli habitat della nostra provincia.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianni GIULIANO
La conoscenza approfondita dei valori naturali del nostro
territorio è la base per la sua valorizzazione, nel rispetto delle esigenze ecologiche che impongono all’uomo di tenere in considerazione, nel suo agire, la comunità animale e vegetale che gli sta
intorno.
Questo volumetto è stato realizzato da un lato per dar atto
dello sforzo ed impegno appassionato dell’autore e dello staff
dell’Ufficio Parchi provinciale, dall’altro per costituire agile strumento di informazione in particolare per i turisti interessati alle bellezze naturali dell’imperiese e per la comunità scolastica locale.
L’ASSESSORE
(Geom. Mariano PORRO)
La conoscenza approfondita dei valori naturali del
nostro territorio è la base per la sua valorizzazione, nel
rispetto delle esigenze ecologiche che impongono all’uomo
di tenere in considerazione, nel suo agire, la comunità animale e vegetale che gli sta intorno.
Questo volumetto è stato realizzato da un lato per dar
atto dello sforzo ed impegno appassionato dell’autore e
dello staff dell’Ufficio Pesca provinciale (con la collaborazione dell’ufficio Parchi), dall’altro per costituire agile strumento di informazione in particolare per i turisti interessati
alle bellezze naturali dell’imperiese e per la comunità scolastica locale.
1. MISTERIOSI ANIMALI NOTTURNI:
I PIPISTRELLI
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I Chirotteri rappresentano l’ordine dei Mammiferi con il maggior
numero di specie al mondo dopo i Roditori.
In Italia sono segnalate 107 specie di mammiferi terrestri, ben 34
sono Chirotteri (pipistrelli). Appare evidente come, nella biodiversità
(ricchezza di vita sulla Terra in termini di specie, geni, comunità)
espressa dai nostri mammiferi, i chirotteri giochino un ruolo fondamentale.
Al contrario, è opinione diffusa che i pipistrelli siano tutti della stessa specie o, al massimo, appartengano a pochissime specie, complice
un’educazione naturalistica particolarmente carente a livello scolastico,
per non parlare di chi li considera uccelli e non mammiferi e chi, legato ad assurde superstizioni popolari, crede che i pipistrelli si attacchino
ai capelli, succhino il sangue e siano ciechi.
Per la sorte delle specie minacciate c’è un diffuso senso di preoccupazione che investe ormai un’ampia fascia della nostra popolazione.
Nell’ambito dei nostri mammiferi terrestri, i chirotteri rappresentano
circa metà delle specie inserite nella Lista Rossa IUCN (International
Union for Conservation of Nature) che comprende le entità attualmente minacciate d’estinzione o prossime a divenire tali.
Lo stato attuale delle conoscenze sulla presenza, distribuzione e status dei pipistrelli, in molte regioni italiane, è ancora piuttosto carente,
nonostante sia stato evidenziato recentemente un risveglio di interesse
nello studio di questo gruppo sistematico.
Lo scopo di questa pubblicazione è quello di far comprendere ad un
pubblico sempre più vasto l’importanza e il ruolo che hanno questi affascinanti animali nel nostro ecosistema, presentando sinteticamente i
risultati della ricerca svolta sul territorio della provincia di Imperia nell’ambito del progetto denominato “valorizzazione siti di pregio della
biodiversità della provincia di Imperia” iniziata nel 2004 e attualmente
in corso.
2. UNO SGUARDO ALLA SISTEMATICA
L’ordine dei Chirotteri è diffuso in tutto il mondo fatta eccezione per
le regioni fredde e qualche isola. Dal punto di vista zoogeografico è
interessante notare che, in Nuova Zelanda e in alcuni arcipelaghi del
Pacifico, il solo ordine con specie autoctone della classe dei Mammiferi
è quello dei Chirotteri.
Attualmente sono note più di 1.000 specie suddivise in due sottordini, Megachirotteri e Microchirotteri.
I MEGACHIROTTERI comprendono i pipistrelli di grandi dimensioni, frugivori, con circa 200 specie diverse che vivono prevalentemente
nelle zone tropicali e subtropicali. I MICROCHIROTTERI di piccola
taglia, annoverano circa 800 specie, ripartite in 16 famiglie con 135
generi diffusi in tutti i continenti ad eccezione del Circolo polare artico.
In Italia, come nell’intero continente europeo, sono presenti 34 specie di Microchirotteri (tab. 1), tutte con regime alimentare di tipo insettivoro. Alla famiglia dei Rhinolophidae appartiene il genere
Rhinolophus con 5 specie; quella dei Vespertilionidae comprende 8
generi per un totale di 27 specie, un’unica specie per la famiglia dei
Miniopteridae e una per la famiglia dei Molossidae.
E’ da evidenziare il recente incremento delle specie di Chirotteri reso
possibile grazie all’applicazione di moderne tecniche di biologia molecolare in affiancamento alle tecniche classiche basate su criteri morfometrici.
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Tab. 1: elenco sistematico dei Chirotteri presenti in Italia.
ORDINE: CHIROPTERA
SOTTORDINE: MICROCHIROPTERA
Famiglia
Nome italiano
Nome scientifico
Rhinolophidae
Rinolofo maggiore
Rinolofo minore
Rinolofo di Mehely
Rinolofo di Blasius
Rinolofo euriale
Rhinolophus ferrumequinum
Rhinolophus hipposideros
Rhinolophus mehelyi
Rhinolophus blasii
Rhinolophus euryale
Vespertilionidae
Vespertilio mustacchino
Vespertilio di Brandt
Vespertilio smarginato
Vespertilio di Natterer
Vespertilio di Bechstein
Vespertilio maggiore
Vespertilio minore
Vespertilio di Daubenton
Vespertilio di Capaccini
Vespertilio dasicneme *
Vespertilio dorato
Vespertilio maghrebino
Pipistrello nano
Pipistrello soprano
Pipistrello di Nathusius
Pipistrello albolimbato
Pipistrello di Savi
Nottola di Leisler
Nottola comune
Nottola gigante
Serotino comune
Serotino di Nilsson
Serotino bicolore
Barbastello
Orecchione
Orecchione meridionale
Orecchione alpino
Orecchione sardo
Miniottero
Myotis mystacinus
Myotis brandti
Myotis emarginatus
Myotis nattereri
Myotis bechsteinii
Myotis myotis
Myotis blythii
Myotis daubentonii
Myotis capaccinii
Myotis dasycneme *
Myotis aurascens
Myotis punicus
Pipistrellus pipistrellus
Pipistrellus pigmaeus
Pipistrellus nathusii
Pipistrellus kuhlii
Hypsugo savii
Nyctalus leisleri
Nyctalus noctula
Nyctalus lasiopterus
Eptesicus serotinus
Eptesicus nilssonii
Vespertilio murinus
Barbastella barbastellus
Plecotus auritus
Plecotus austriacus
Plecotus macrobullaris
Plecotus sardus
Miniopterus schreibersii
Molossidae
Molosso di Cestoni
Tadarida teniotis
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3. LA BIOLOGIA DEI CHIROTTERI
3.1 Le stagioni secondo i pipistrelli
La biologia dei pipistrelli è, per alcune specie, ancora poco conosciuta e le difficoltà che si incontrano per studiarla sono notevoli; tuttavia è di fondamentale importanza conoscere il ciclo annuale, le abitudini, le esigenze ecologiche delle diverse specie, al fine di intraprendere corrette azioni di conservazione.
I pipistrelli hanno abitudini spiccatamente gregarie per la maggior
parte dell’anno e possono formare gruppi sia intraspecifici, sia interspecifici.
In inverno, quando gli insetti diminuiscono di numero e le condizioni climatiche rendono difficile la sopravvivenza, i Chirotteri utilizzano
l’ibernazione come strategia per ridurre le funzioni vitali ed evitare un
eccessivo dispendio d’energia. Lo stato di profondo torpore è caratterizzato da: abbassamento della temperatura corporea fino a circa uno o
due gradi centigradi sopra quella ambientale, diminuzione del consumo di ossigeno, forte riduzione del battito cardiaco, vasocostrizione
periferica e capacità di risveglio spontaneo.
Durante questo periodo i pipistrelli consumano le riserve di grasso
accumulate durante l’autunno, fino al 35% del loro peso. Durante il
letargo ogni disturbo o risveglio accidentale deve essere evitato in
quanto provoca un consumo eccessivo di energia che potrebbe portare
anche alla morte l’animale.
La scelta dei quartieri di svernamento non è casuale ma ben ponderata: devono essere luoghi sicuri da eventuali predatori, privi di correnti d’aria, con elevato grado di umidità dell’aria (dall’80 al 100%) per
evitare la disidratazione della membrana alare e con temperature pressoché costanti (dai 3° ai 10°C).
Nelle regioni mediterranee le grotte, le gallerie di miniere abbandonate, le casematte e le cantine, rappresentano dei luoghi sufficientemente “caldi” per lo svernamento di numerose specie.
In base all’utilizzo preferenziale delle diverse tipologie di rifugio, i
pipistrelli europei si possono suddividere in troglofili, fitofili e antropofili.
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Al primo gruppo appartengono i pipistrelli che si rifugiano in
ambienti cavernicoli, in fessure di pareti rocciose e scogliere, quasi tutte
le specie europee. Le specie troglofile possono utilizzare le cavità sotterrane in maniera diversa secondo le loro esigenze ecologiche e più
specie possono coabitare nello stesso rifugio. Il Serotino di Nilsson e il
Barbastello, si rinvengono preferibilmente all’entrata delle grotte, dove
la temperatura è più bassa. I Rinolofi, in genere, preferiscono temperature più elevate appendendosi al fondo della cavità, dove la temperatura raggiunge i 7°-12°C. Anche i modi di appendersi al substrato sono
differenti da una specie all’altra: il Vespertilio di Daubenton e il
Vespertilio di Natterer si nascondono entro fessure molto profonde o nei
fori di trivellazione, i due grandi Myotis e il Serotino di Nilsson si attaccano liberamente alle pareti mentre tutti i Rinolofi riposano nella classica posizione ammantellata appesi a “lampadario” nelle volte delle
cavità.
Le nottole, il Serotino bicolore e il Pipistrello di Nathusius sono,
invece, notoriamente fitofile, cioè prediligono i ripari nei buchi degli
alberi. Le nottole sono essenzialmente dipendenti dalle cavità arboree
che occupano tutto l’anno, mentre il Pipistrello di Nathusius può utilizzare anche cataste di legna poste in posizioni soleggiate. Altre specie,
come gli orecchioni, il Vespertilio di Natterer, il Vespertilio di Bechstein
o il Vespertilio di Daubenton utilizzano le cavità degli alberi solo come
rifugi temporanei.
I pipistrelli tipicamente antropofili, ad esempio il Serotino, il
Pipistrello nano e il Pipistrello albolimbato trascorrono sia l’inverno, sia
l’estate negli edifici, anche in minuscole fessure o dietro i rivestimenti
dei muri.
Il letargo invernale può essere interrotto per brevi periodi, durante i
quali i pipistrelli possono cambiare posatoio o uscire per voli temporanei, in particolare nelle giornate calde e soleggiate.
In primavera, quando le giornate si allungano e la temperatura
media aumenta, i pipistrelli cominciano a spostarsi in “rifugi di transizione”, per poi dirigersi nei luoghi idonei alla riproduzione. Gli spostamenti dai rifugi di svernamento a quelli di riproduzione possono avvenire, secondo le specie, su corte-medie distanze (una decina di chilometri per i rinolofi e i serotini; dai 30 ai 250 km per il Vespertilio di
Daubenton e quello di Natterer), o su lunghe distanze: per le Nottole e
il Pipistrello di Nathusius, considerate vere e proprie specie migratrici,
si sono osservati spostamenti anche di 1.500 chilometri.
Verso la fine di maggio i pipistrelli raggiungono i siti riproduttivi estivi rappresentati da fessure nei muri o nelle rocce, cavità di alberi, sottotetti di chiese e di edifici a seconda delle esigenze ecologiche delle
diverse specie.
Mentre i maschi vivono isolati o in piccoli gruppi, le femmine gravide formano colonie più o meno numerose dette “nursery”, in luoghi
caldi e indisturbati, elementi indispensabili per partorire e allevare i piccoli. La gestazione dura circa 4-6 settimane, variabile in relazione alla
specie e, una volta l’anno, viene partorito un solo piccolo, cieco e
senza pelo.
Nel periodo della gravidanza e dell’allevamento dei giovani, anche
il minimo disturbo alla colonia, può causarne l’abbandono da parte
della madre con conseguente morte dei piccoli.
I piccoli crescono rapidamente e nel giro di 4-6 settimane sono già
in grado di spiccare i primi voli: è in questa fase che si registra un’elevata mortalità.
L’unico momento in cui maschi e femmine condividono gli stessi
rifugi è il periodo degli accoppiamenti che coincide con la fine dell’estate-autunno; in alcuni casi, si protrae in inverno nei quartieri di
svernamento come nel caso del Vespertilio mustacchino e del
Vespertilio di Natterer. In altre specie come la Nottola di Leisler, si for-
Individui di Rnolofo minore in letargo
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mano degli harem costituiti da un maschio e varie femmine.
Nei pipistrelli la fecondazione è ritardata, caso unico tra i mammiferi: le femmine conservano gli spermatozoi nelle vie genitali fino alla primavera successiva e solo allora la cellula uovo verrà fecondata e l’embrione si svilupperà. Fa eccezione il Miniottero in cui l’uovo viene
fecondato subito, ma lo sviluppo dell’embrione si arresta per tutto l’inverno, per poi riprendere a crescere in primavera.
Conclusi gli accoppiamenti i pipistrelli si dedicano ad incrementare
le riserve di grasso per affrontare l’inverno.
3.2 Ambienti e modi di vita
La plasticità del ciclo circadiano, studiata in differenti specie, è regolata principalmente dall’azione della luce e dalla sensibilità alle variazioni meteorologiche.
Di giorno i pipistrelli vivono in uno stato di torpore, mentre di notte
escono in caccia. La caccia è correlata con i ritmi d’attività delle diverse prede: mostra un picco nelle prime ore della sera, cala nelle ore centrali della notte e riprende verso l’alba. L’attività notturna non è conti-
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Il Monte Gerbonte
nua, ma è intervallata da momenti per il riposo, per la pulizia e per il
consumo della preda spesso all’entrata delle grotte o presso rifugi temporanei di altra natura.
La frequentazione dei rifugi (roost) varia stagionalmente, in base al
sesso, alle condizioni riproduttive, all’organizzazione sociale e alla
quantità di cibo. Lo stesso sito, inoltre, può essere frequentato e utilizzato da specie diverse secondo le differenti esigenze ecologiche, anche
nell’arco di una sola notte.
La disponibilità dei roost, le loro dimensioni e collocazioni, il numero degli individui presenti e il grado di protezione nei confronti di eventuali predatori, sono elementi importanti per la scelta dei rifugi. Tali
caratteristiche, assieme ai fattori già citati (la disponibilità delle risorse
alimentari, il microclima e la complessa organizzazione sociale), concorrono a determinare nei Chirotteri un’elevata fedeltà nell’utilizzo dei
siti di svernamento e di riproduzione. Alcuni siti possono ospitare un
numero considerevole d’individui, diventando quindi d’importanza
regionale o nazionale, in particolare nel corso dell’inverno, quando più
esemplari di specie diverse tendono ad utilizzare pochi rifugi di grandi
dimensioni.
3.3 Alimentazione,
tecniche di caccia e orientamento
I Chirotteri delle regioni temperate presentano un’alimentazione prevalentemente insettivora e svolgono un ruolo importante come regolatori biologici delle popolazioni di insetti, tra cui quelli dannosi alle coltivazioni agrarie. Si calcola che, in una sola notte, un esemplare di
Pipistrello nano, la specie di dimensioni minori, possa catturare più di
1.500 zanzare.
I pipistrelli, che non sono affatto ciechi come vorrebbe una credenza popolare e anzi sono dotati di altri sensi più sviluppati per cacciare
e orientarsi, utilizzano un sofisticato sistema di percezione dell’ambiente circostante (detto “ecolocalizzazione”); si tratta di ultrasuoni (suoni
ad alta frequenza non udibili all’orecchio umano) che vengono emessi
dalle narici o dalla bocca a seconda delle specie. Le onde, riflesse dagli
ostacoli, sono captate dai padiglioni auricolari e trasmesse al cervello,
ove si traducono in una nitida immagine del contesto esplorato.
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Anche nel buio assoluto i pipistrelli riescono ad individuare con precisione gli oggetti presenti nello spazio e le più piccole prede. Una
parte delle emissioni sonore viene utilizzata per la comunicazione
sociale: alcuni suoni hanno significato territoriale, altri vengono utilizzati dai maschi nel periodo degli accoppiamenti per attirare le femmine, altri ancora costituiscono richiami volti a coinvolgere esemplari in
azioni di disturbo contro predatori.
La vegetazione, oltre ad attirare l’entomofauna presente, fornisce
degli elementi guida indispensabili a molte specie per raggiungere gli
habitat di caccia. I Chirotteri, infatti, si spostano dai rifugi diurni alle
aree di alimentazione utilizzando spesso gli elementi lineari del paesaggio come siepi, filari, corsi d’acqua.
La maggior parte dei pipistrelli effettua spostamenti medi quotidiani
di oltre 5 km in condizioni di luce scarsa (o assente) e tali riferimenti
territoriali consentono loro una navigazione più sicura. I Rinolofi utilizzano come aree di caccia le campagne alberate, coltivi tradizionali,
alternati a filari di alberi e siepi, spesso appesi ad un ramo in attesa della
preda; gli orecchioni e le nottole ricercano aree di caccia ai margini
degli ambienti forestali o lungo i viali alberati.
Molto importanti sono le zone umide con una ricca vegetazione ripariale, come i corsi d’acqua, gli stagni e i laghi, utilizzati sia come aree di
caccia di insetti e di larve acquatiche, sia come punti di abbeverata.
Nottola di Leisler
Generalmente l’abbeverata è la prima azione compiuta dal pipistrello
all’inizio dell’attività serale, al fine di reintegrare le perdite idriche subite
durante il riposo diurno.
Le specie legate agli ambienti acquatici hanno
anche la capacità di alimentarsi di piccoli pesci,
come recentemente dimostrato per il
Vespertilio di Daubenton e il Vespertilio di
Capaccini, catturati sul pelo dell’acqua
con l’ausilio dell’uropatagio, la membrana
alare posta tra le zampe posteriori e la coda
La composizione della dieta, le tecniche
di caccia adottate e gli habitat di foraggiamento contribuiscono a differenziare l’ecologia delle
diverse specie.
Pipistrello
albolimbato
Le tecniche di foraggiamento sono strettamente correlate con il tipo e la frequenza delle
emissioni di ultrasuoni. Alcuni ricercatori hanno messo in evidenza le
relazioni esistenti tra la struttura delle vocalizzazioni, la morfologia dell’ala e l’ecologia dei pipistrelli. La strategia vocale tipica dei Chirotteri
che cacciano in spazi aperti e su lunghe distanze, impiega prevalentemente ultrasuoni a frequenza bassa e costante, che permettono di individuare bersagli di grandi dimensioni, ottenendo informazioni sulla traiettoria di volo. Le specie che cacciano in questi territori a quote elevate, sopra la sommità degli alberi, hanno ali lunghe e strette che consentono un volo veloce ed agile come le Nottole e il Molosso di Cestoni.
Le specie che cacciano in ambienti diversificati emettono ultrasuoni
a modulazione di frequenza più alta, al fine di avere una maggiore
quantità d’informazioni nell’unità di tempo, potendo così discriminare
dettagliatamente la natura degli oggetti. Ne risulta un volo lento e sfarfallato, tipico delle specie con ala larga e arrotondata come alcuni rappresentanti del genere Myotis, Pipistrellus e in particolare Rhinolophus.
L’energia di un suono ad alta frequenza ha un potere maggiore di
dispersione: per ovviare a questo problema i Rinolofi utilizzano la
caratteristica foglia nasale, da cui emettono suoni a frequenza costante,
per meglio convogliarli, ottenendo così informazioni sul movimento
degli insetti sullo sfondo della vegetazione immobile.
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4. PROBLEMI DI CONSERVAZIONE
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A livello europeo la maggior parte dei Chirotteri è considerata in precario stato di conservazione e ciò ha indotto l’adozione di norme di
tutela volte alla protezione degli esemplari e dei siti di rifugio.
Conservare una specie animale o vegetale non significa unicamente
proteggerla come tale, magari con il solo divieto di uccisione o cattura.
Proteggere vuol dire mantenere un ambiente in cui le condizioni che lo
caratterizzano e le interazioni con gli altri organismi presenti siano le
più simili possibili a quelle richieste dalle specie .
Nonostante tutte le specie di Chirotteri siano protette dai princìpi
sanciti nella legislazione nazionale e internazionale ratificati dall’Italia
(Convenzione di Berna 1979, Convenzione di Bonn 1979,
Convenzione di Rio de Janeiro 1992, Direttiva comunitaria 92/43/CEE,
Legge quadro in materia di fauna selvatica e attività venatoria 157/92,
Bat Agreement, ecc.), negli ultimi decenni si è assistito in gran parte
dell’Europa ad una contrazione generalizzata di alcune specie di chirotteri, che ha provocato una diminuzione di alcune popolazioni e
locali estinzioni.
Come conferma la letteratura specialistica, la situazione è alquanto
drammatica: su 34 specie considerate in Italia, 7 sono in pericolo di
estinzione e ben 6 rischiano di divenire tali a breve termine.
Il declino dei Chirotteri dipende da molteplici fattori, in particolare
dalle alterazioni e distruzioni degli habitat (zone umide e formazioni
forestali) provocati dalle attività antropiche e dalla peculiare sensibilità
al disturbo che caratterizza questi animali nelle fasi di ibernazione e
riproduzione. Infatti, la loro particolare biologia li rende estremamente
vulnerabili. Il tasso riproduttivo non elevato, i lunghi tempi di gestazione e svezzamento, la tendenza delle femmine a riunirsi in colonie per
il parto e l’allevamento dei piccoli, spiegano come singoli eventi
distruttivi, anche limitati ad una sola colonia riproduttiva, possano
avere effetti sull’intero popolamento di una regione.
A questo occorre aggiungere altri fattori come l’impiego irrazionale
per fini agricoli di insetticidi e altre sostanze tossiche che provocano la
distruzione e contaminazione degli insetti di cui i pipistrelli si cibano.
Non meno importanti sono le azioni di disturbo di origine antropica
arrecate alle colonie, azioni che, non di rado, assumono la forma di veri
atti vandalici spesso associati alle false credenze popolari su questi
mammiferi.
5. COME SI STUDIANO I PIPISTRELLI
Lo studio dei Chirotteri in natura risulta particolarmente complesso.
L’ampia diffusione, le abitudini notturne, la difficile individuazione dei
rifugi, la difficoltà di determinazione delle specie, le vocalizzazioni non
percettibili dall’orecchio umano e identificabili solo con appositi strumenti, rendono difficile le operazioni di monitoraggio di questi animali.
Le metodologie di ricerca dei Chirotteri possono essere riassunte
nelle seguenti tipologie:
- individuazione dei rifugi
- cattura degli esemplari
- indagine mediante rilevatore di ultrasuoni (bat detector)
- installazione di cassette nido (bat box)
5.1 Individuazione dei rifugi
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Nei rifugi i pipistrelli si riposano, svernano, partoriscono e allevano la
prole. Secondo le esigenze biologiche specifiche, i Chirotteri utilizzano
diversi tipi di rifugio: ponti, sottotetti, cantine, grotte, spaccature nelle
rocce, miniere, alberi, cassonetti delle tapparelle, ecc. Dopo un’attenta
Barbastello in letargo
valutazione dei roost, l’individuazione degli animali è facilitata da indici di presenza come l’osservazione diretta degli esemplari (vivi o morti),
il guano depositato nei dintorni dei siti di rifugio, le grida sociali che, di
solito, vengono emesse prima di lasciare il rifugio per recarsi nelle zone
di caccia. Gli escrementi, simili a quelli di piccoli roditori, si riconoscono bene in quanto, a differenza di quest’ultimi, sono facilmente disgregabili per la presenza di parti indigerite degli insetti predati.
Il conteggio degli individui all’interno dei roost è una delle metodologie più utili per stimare la consistenza numerica delle popolazioni in
una data area.
Il censimento delle colonie in ibernazione, però può avere un impatto negativo sui Chirotteri: la sola presenza del censitore all’interno dell’hibernaculum, anche senza il disturbo tattile, può comportare un più
frequente “risveglio” dallo stato letargico, con conseguente consumo
delle riserve di grasso e pericolo per l’animale. In questi casi, per evitare di alterare il microclima del roost, si utilizzano fonti luminosi deboli
e “fredde” con l’applicazione di filtri infrarossi che attenuano l’impatto
della luce sulle colonie.
Per il censimento delle grandi colonie, vengono anche utilizzate
immagini fotografiche o filmati registrati con una termocamera.
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5.2 Cattura degli esemplari
La cattura permette l’esame diretto dell’esemplare che, per la maggior parte delle specie, è indispensabile per stabilire un’identificazione
specifica certa. Questa tecnica consente di osservare, in dettaglio, i
caratteri morfologici discriminanti e di misurare i caratteri diagnostici.
Come detto in precedenza i pipistrelli in ibernazione non vanno mai
catturati, né disturbati durante il letargo invernale al fine di garantirne
la sopravvivenza.
La tecnica di cattura più usata prevede l’utilizzo di apposite reti
(mist-net). Queste possono essere alzate fino ad un’altezza di oltre 10
metri mediante l’ausilio di carrucole. Le reti sono utilizzate per catture
nelle aree d’alimentazione, nei luoghi in cui i Chirotteri si abbeverano,
sotto i ponti, all’ingresso di cavità e lungo i tragitti preferenziali di spostamento. Tale metodologia è subordinata a specifiche autorizzazioni.
I pipistrelli catturati, devono essere maneggiati con particolare attenzione per evitare di ferirli e devono essere liberati rapidamente per
minimizzare l’effetto stress.
5.3 Indagine mediante bat detector
Come abbiamo visto i Microchirotteri sono in grado di orientarsi e
cacciare grazie a segnali acustici di ecolocalizzazione (ultrasuoni), con
i quali individuano con precisione gli oggetti presenti nello spazio. Gli
ultrasuoni, emessi come
sequenze di impulsi, con
caratteristiche che variano in
maniera specie-specifica per
quanto riguarda l’intensità, la
frequenza, la durata e la
distanza dei singoli impulsi,
possono essere captati da un
rilevatore di ultrasuoni (bat
detector) che li rende udibili
all’orecchio umano. In laboratorio l’analisi dei sonogrammi permette d’identificare,
con una buona precisione, la
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maggior parte delle specie europee di Chirotteri. Mediante l’utilizzo del
bat detector è possibile effettuare un mappaggio della distribuzione delle
specie, quantificare l’attività della chirotterofauna nei diversi habitat.
5.4 Installazione di cassette nido
Le cassette nido artificiali per pipistrelli (bat box), simili a quelle per
uccelli, sono costruite in cemento e segatura per mantenere all’interno
condizioni ideali di temperatura e umidità e hanno una fessura d’entrata, di circa 20 mm, nella parte inferiore della struttura. La collocazione
di bat box in zone campione aiuta, da un lato, i ricercatori ad ottenere
dati utili sulla presenza e la biologia delle specie, dall’altro, i Chirotteri
stessi che le utilizzano in assenza di rifugi naturali. I bat box possono
essere collocati su alberi o pali; le dimensioni dei bat-box sono variabili in funzione delle esigenze delle diverse specie.
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6. LA RICERCA IN PROVINCIA DI IMPERIA
6.1 La conservazione della natura in provincia di
Imperia
La tutela degli spazi naturali nella Provincia è affidata ai S.I.C. e
Z.P.S.
Dal 1992 l’Unione Europea si è impegnata nella conservazione della
biodiversità progettando la realizzazione di una rete di ambienti da
tutelare, denominata “Rete Natura 2000”. Tale rete ecologica, finalizzata a garantire il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente di habitat e specie della flora e della fauna da proteggere, è prevista dalla Direttiva europea 92/43/CEE (Direttiva “Habitat”). Questa
normativa, che si integra con la Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE, assume
risvolti pratici sulla pianificazione del territorio, in quanto richiede l’individuazione di aree denominate Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e
Zone di Protezione Speciale (ZPS), destinate alla conservazione di particolari tipi di habitat. La normativa sancisce la protezione di numerose
specie animali e vegetali, inclusi gli ambienti naturali in cui tali specie
vivono e ogni Stato dell’Unione Europea è tenuto a realizzare, in base
alle diverse realtà ed esigenze locali, le misure di conservazione necessarie ad evitare fenomeni di degrado e perturbazione.
In quest’ottica i Chirotteri rappresentano un gruppo sistematico di
particolare interesse conservazionistico per il quale le informazioni
disponibili sono piuttosto scarse. L’Amministrazione provinciale di
Imperia, nell’ambito del progetto denominato “valorizzazione siti di
pregio della biodiversità della provincia di Imperia”, ha permesso lo
studio e il monitoraggio (oggetto della presente pubblicazione), avviato
nel 2004 e tutt’ora in corso, sulla presenza e distribuzione dei Chirotteri
nelle sei ZPS della provincia, così denominate:
IT 1313776 Piancavallo
IT 1314677 Saccarello-Garlenda
IT 1314678 Sciorella
IT 1314679 Toraggio-Gerbonte
IT 1315380 Testa d’Alpe-Alto
IT 1315481 Ceppo-Tomena
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Localizzazione delle ZPS, area di studio, in provincia di Imperia.
6.2 I Chirotteri delle Alpi Liguri: risultati generali
Le Zone di Protezione Speciali sono localizzate nella regione biogeografica alpina e si estendono per ca. 9.670 ettari, rappresentando
l’8,3% di superficie della provincia di Imperia. Le aree interessano le
più alte vette della Liguria, che si elevano fino a 2.200 m a soli 20 km
dal mare. L’ambiente naturale è rappresentato da gole, torrenti, valloni,
falesie, rupi ed è caratterizzato da un’incredibile varietà di forme vegetali: dalle sclerofille sempreverdi alle laricete, dalle abetine ai rodoreti.
Lo studio ha interessato il controllo dei potenziali rifugi diurni (riproduttivi e di svernamento), la cattura degli esemplari con reti mist-net e
transetti con l’utilizzo del bat-detector.
Le indagini condotte fin’ora nelle aree monitorate, unite all’analisi
dei dati bibliografici, consentono di dichiarare la presenza di almeno
18 specie di pipistrelli, che rappresentano il 74% di quelle note per il
territorio ligure (tab. 2).
Tabella 2. Elenco delle specie presenti nelle ZPS (dati bibliografici e inediti).
Vespertilionidae
Myotis bechsteinii
Myotis blyhii
Myotis daubentonii
Myotis emarginatus
Myotis myotis
Myotis mystacinus
Myotis nattereri
Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus nathusii
Pipistrellus pipistrellus
Pipistrellus pygmaeus
Nyctalus leisleri
Hypsugo savii
Barbastella barbastellus
Plecotus sp.
Molossidae
Tadarida teniotis
Saccarello
Garlenda
X
X
X
X
X
X
Sciorella
Pian cavallo
X
X
X
Ceppo
Tomena
Toraggio
Gerbonte
Rhinolophidae
Rhinolophus euryale
Rhinolophus ferrumequinum
Rhinolophus hipposideros
Zone di Protezione Speciali
Testa
d’Alpe-Alto
Specie
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
21
X
X
13
12
X
6
6
10
1
* In base alle nuove scoperte tassonomiche nello stesso gruppo appartengono le specie Plecotus
auritus e P. macrobullaris, attualmente riconoscibili solo su base genetica.
Il confronto tra la chirotterofauna nota nelle ZPS prima dell’anno
2000 e quella rilevata con la presente indagine (tab. 3), rende evidente
la presenza di 8 specie mai segnalate in precedenza, di cui una, P. pygmaeus, di nuova segnalazione per la Liguria. Quattro specie risultano
segnalate solo attraverso i dati bibliografici e non sono state osservate
nel presente lavoro, mentre otto specie, precedentemente citate in
bibliografia, sono state nuovamente riconfermate. Ciò evidenza la
necessità di implementare e approfondire le ricerche che ne confermino l’effettiva scomparsa o ne attestino la presenza attuale.
Tabella 3. Elenco delle specie globalmente presenti nelle sei ZPS. Confronto tra la chirotterofauna nota dai dati pre e post 1995 (quest’ultimi considerati informazioni recenti).
Dati bibliografici
antecedenti
al 1995
22
Rhinolophus euryale
Rhinolophus ferrumequinum
Rhinolophus hipposideros
Myotis bechsteinii
Myotis blyhii
Myotis daubentonii
Myotis emarginatus
Myotis myotis
Myotis mystacinus
Myotis nattereri
Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus nathusii
Pipistrellus pipistrellus
Pipistrellus pygmaeus
Nyctalus leisleri
Hypsugo savii
Barbastella barbastellus
Plecotus sp.
Tadarida teniotis
Dati dal 1995 al 2005
Presenza
riconfermata
Nuove
Segnalazioni
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
11
7
8
* In base alle nuove scoperte tassonomiche nello stesso gruppo appartengono le specie Plecotus
auritus e P. macrobullaris, attualmente riconoscibili solo su base genetica.
La figura sottostante mostra la localizzazione dei principali roost di
svernamento e di riproduzione in prossimità delle ZPS. Si fa notare che
la maggior parte dei rifugi ricade al di fuori dei territori delle ZPS. E’
auspicabile, quindi, una riperimetrazione delle arre protette, oppure,
l’attuazione di specifiche azioni di conservazione dei siti di riproduzione e degli habitat frequentati anche al di fuori delle ZPS.
Femmina adulta
di Rinolofo minore
con il piccolo appeso al ventre
Tutte le specie di Chirotteri italiani sono inserite nell’allegato IV della
Direttiva Habitat “specie di particolare interesse comunitario che
richiedono una protezione rigorosa”, mentre 7 sono inserite nell’all. II
della stessa direttiva “specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione”.
I dati ricavati da questo lavoro consentono solo di delineare un
primo quadro sulla presenza dei chirotteri nelle ZPS della provincia di
Imperia. La particolare biologia, il grado di specializzazione di questi
mammiferi e la difficoltà nel censirli impongono tempi di studio lunghi
e tecniche specifiche. Occorrerà, quindi, la continuazione delle indagini parallelamente ad eventi di tipo divulgativo.
23
INDICE
1. Misteriosi animali notturni: i pipistrelli
2. Uno sguardo alla sistematica
3. Biologia dei chirotteri
3.1 Le stagioni secondo i pipistrelli
3.2 Ambienti e modi di vita
3.3 Alimentazione e tecniche di caccia
4. Problemi di conservazione
5. Come si studiano i pipistrelli?
5.1 Individuazione dei rifugi
5.2 Cattura degli esemplari
5.3 Indagine mediante bat detector
5.4 Installazione di cassette nido
24
6. La ricerca in provincia di Imperia
6.1 La conservazione della natura in provincia di Imperia
6.2 I Chirotteri delle Alpi Liguri: risultati generali
RINGRAZIAMENTI
Un doveroso e sentito ringraziamento al prof. Attilio Arillo, dott. Loris Galli, dott.
Sebastiano Salvidio e prof. Silvio Spanò del DIPTERIS – Università di Genova, per la
strumentazione concessami e gli utili consigli in tutti questi anni di lavoro.
Un sentito ringraziamento a tutto il Gruppo Speleo CAI di Sanremo per il considerevole materiale bibliografico fornitomi e per avermi accompagnata con infinita pazienza durante le numerose escursioni in grotta.
Desidero ringraziare Roberto Toffoli per i dati inediti fornitomi, le valide discussioni e il materiale fotografico.
Un caloroso ringraziamento alle persone che hanno condiviso con me alcune notti
sul campo: Franco Bianchi, Lorena Corda, Daniela Guerrucci, Laura Mingione, Pia
Orsino, Mauro Ottonello, Daniela Quaranta, Roberto Toffoli, Rudy Valfiorito.
Un grazie particolare all’Amm.ne Prov.le di Imperia, Settore Parchi nella persona
della dr.ssa Sonia Zanella per la fiducia accordatami.
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Libretto pipistrelli - Biodiversità