Istituzioni di Filosofia (II)
La Filosofia Analitica
Giacomo Romano
a. a. 2006/2007: 3° Quarto, Modulo II
Introduzione alla Filosofia Teoretica
Che cos’è la Filosofia Analitica?
• Una corrente filosofica del XX secolo,
sviluppatasi nei paesi anglofoni che:
• tratta sistematicamente problemi
filosofici circoscritti e possibilmente
chiari;
• adotta forme argomentative rigorose e
sistematiche (spesso formali),
auspicabilmente anti-dogmatiche ;
• si ispira a criteri critici obiettivi
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Le origini
• Gottlob Frege: Űber Sinn und
Bedeutung (1892)? (Michael Dummett)
• Autori austriaci: Franz Brentano,
Edmund Husserl e la fenomenologia
realista? (Mulligan, Smith, Simons)
• Russell, Moore, Wittgenstein’ e
l’attività del Circolo di Vienna (Wiener
Kreis: anni ’20/’30)
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Le coordinate di riferimento
• La ricerca sulle entità
logiche e la definizione di un
linguaggio rigoroso (1892):
l’idiografia (Begriffsschrift)
• Il rigore logico-concettuale e
l’ispirazione anti-metafisica
di Russell, Carnap,
Wittgenstein’ e la
distinzione tra “questioni di
senso” e “questioni di fatto”
(Schlick)
• Il privilegio per apparati
argomentativi tecnicoformali
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Il paradigma di Frege:
dal pensiero al linguaggio
• F. L. Gottlob Frege (1848-1925) intende fornire le
intuizioni matematiche di un fondamento analitico
rigoroso
• I fondamenti della matematica NON possono essere
di natura psicologica
• Saranno allora di natura LOGICA, che non occupa
né una dimensione fisica né una dimensione
psichica, bensì LINGUISTICA: non materiale, ma
oggettiva e condivisibile
• Frege nella sua opera fondazionale distingue tra
segno (Zeich), senso (Sinn) e denotazione
(Bedeutung): un chiarimento descrittivo cruciale
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Linguaggio e analisi filosofica
• Negli anni ’20, sulla scia di Moore (1903) e
di Russell (1905) , che reagiscono
all’idealismo britannico, in UK si diffonde la
convinzione che i problemi filosofici sono
problemi linguistici.
• La summa dell’approccio linguistico
concettuale di questo periodo filosofico
cruciale è il Tractatus Logico-Philosophicus
(’21) di L. Wittgenstein: “il più delle
proposizioni e questioni che sono state
scritte su cose filosofiche è non falso, ma
insensato”.
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Sviluppo del metodo linguistico
• G. Ryle: “le dispute filosofiche sono
sempre consistite, se non
interamente, in gran parte, di tentativi
di definire ‘che cosa intendevamo
effettivamente dire.’” (1931).
• Il primo obiettivo di un approccio del
genere è la DISSOLUZIONE dei
sistemi metafisici
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Logica e analisi
• Quali sono gli strumenti a
disposizione dei filosofi analitici?
• La logica formale, forte di uno
sviluppo teorico senza precedenti, è il
mezzo che meglio si candida ad
analizzare le questioni filosofiche,
soprattutto nell’ambito di una
prospettiva che aspira a chiarire i
concetti.
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La logica come parafrasi esatta
del linguaggio ordinario
• Come si può indagare la natura degli enti di
cui non abbiamo esperienza (per lo più
astratti) ma che esistono e possono essere
oggetto di ricerca di discipline molto
rigorose (per es. i numeri)?
• Occorre un lavoro di chiarificazione del
lessico comune e di una sua trascrizione in
un linguaggio più preciso
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Un’analisi del linguaggio per
risolvere i problemi della metafisica
• Spesso la forma logica degli enunciati è
nascosta dalla sua forma grammaticale
• Bisogna procedere ad una analisi degli
enunciati per farne emergere l’effettivo
significato
• Tutti gli enunciati quindi devono passare al
vaglio di una accurata analisi logica; anche
quelli della metafisica
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“On Denoting”* (Russell, 1905)
1. «L’attuale re di Francia è calvo»
-si tratta di un enunciato vero o di un
enunciato falso?
1. ≠ «m è calvo» [m = un individuo
esistente]
1. ≈ «{Ad un determinato tempo t [oggi]}
esiste un unico individuo x tale che x
è re di Francia e x è calvo»
1. = (x) [(Fx  (y) (Fy  x = y))  Gx]
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Un enunciato deve essere
Vero (o Falso) ad ogni costo
«Pegaso vola» = (x) (Px  Vx)
• ... ogni enunciato trasformato in questa
notazione (canonica) assume un valore di
verità (Vero o Falso)
• In quanto Vero o Falso un enunciato è (o
non è) referenziale, quindi è sensato
• La metafisica tradizionale è costituita
prevalentemente o da enunciati falsi o da
enunciati che risultano da errori categoriali,
da una impropria reificazione di funzioni
logiche
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Analisi filosofica e traduzione
• Secondo questo modo di
intendere l’analisi filosofica,
i problemi filosofici devono
essere tradotti in un
linguaggio ideale che ne
disambiguerà il senso
• 2 giornali di riferimento:
Erkenntnis (1930) e
Analysis (1933)
• W. V. O. Quine è la figura di
riferimento di questo stile
filosofico analitico, insieme
a N. Goodman
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L’humus filosofico statunitense
• A partire dagli anni ’30 si verifica una
effettiva ‘fuga di cervelli’ dall’Europa di
lingua tedesca in UK (Popper, Waismann) e
in USA (Carnap, Neurath, Reichenbach)
• Insieme ai cervelli fuggono anche le idee:
prevalentemente quelle diffuse dal Circolo
di Vienna, intorno a cui gravitavano gli
esponenti di spicco del Neopositivismo
14
L’Empirismo Logico
•
1.
2.
3.
Lo
Nell’EL (’20) erano già presenti gli ideali di
chiarificazione concettuale dal rigore
scientifico per l’attività filosofica, ispirati
in parte anche da Wittgenstein (1921):
Monismo metodologico
Primato delle Hard Sciences
Spiegazione nomologico/causale
spirito del Neopositivismo si diffonde con
particolare successo negli USA
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Il Pragmatismo americano
• Gli ideali neopositivisti si saldano negli USA
in particolare con l’eredità del Pragmatismo
(fine ‘800; cfr. Peirce 1872)
• L’attività filosofica è concepita come
funzione per imporre una regola all’azione
(cfr. W. James 1907, J. Dewey 1910)
• La concezione della conoscenza come valida
in funzione della sua efficacia abbraccia lo
scientismo neopositivista
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L’analisi collaterale
• L’analisi del linguaggio non si compie
solamente con la traduzione in un
linguaggio ideale
• Il lavoro di chiarimento concettuale
può essere sviluppato anche mediante
uno studio dell’USO del linguaggio
• L’analisi ha un valore euristico che si
identifica con un’indagine ricostruttiva
effettuata sul linguaggio comune
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La Oxford/Cambridge
Philosophy
• L’atteggiamento critico nei confronti di un
lessico filosofico metafisico e nebuloso era
già presente in UK (Moore 1903: “La
confutazione dell’idealismo”)
• Fa parte della storia del pensiero britannico
una vera e propria “Scuola del Senso
Comune” (~1760)
• L’obiettivo è sempre la chiarezza
concettuale
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I Comunlinguisti
• Analizzare il linguaggio con
il linguaggio è il compito
che si pongono filosofi
inglesi come G. Ryle, J. L.
Austin, P. Strawson, P.
Grice, M. Anscombe: la
logica non è sufficiente a
risolvere i problemi filosofici
• Occorre prendere in
considerazione anche la
dimensione contestuale
degli atteggiamenti
linguistici e la funzione
comunicativa del linguaggio
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L’impatto di Wittgenstein
• Ludwig Wittgenstein (18891951) segue gli
insegnamenti di Russell a
Cambridge nel primo
scorcio del XX secolo
• Nel 1919/1921 scrive e
pubblica il Tractatus LogicoPhilosophicus (Logischphilosophische Abhandlung)
• Dal 1920 al 1926 è maestro
elementare in montagna
• Dal 1930 al 1947 torna ad
insegnare a Cambridge
(Teoria dei Giochi
Linguistici)
20
La convergenza delle Analisi
• Non c’è una contrapposizione ostile
tra le due anime della Filosofia
Analitica, ma piuttosto uno
scollamento nelle interpretazioni delle
funzioni del linguaggio
• Negli anni ’60 lo spirito pragmatico dei
filosofi americani sembra accogliere il
richiamo alla dimensione esecutiva del
linguaggio dei filosofi inglesi
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Dal linguaggio al pensiero
• A partire dai primi anni ’60 l’analisi
linguistica è affiancata da una
riflessione analitica relativa a
questioni extra-linguistiche, del resto
presupposta dagli studi del linguaggio
nella sua realtà dinamica
• Con i lavori di Strawson (‘59) e Quine
(‘60) torna a fare la comparsa nella
filosofia la speculazione ontologica
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La crisi del primato linguistico
• I problemi filosofici, anche
quelli relativi alla natura del
linguaggio, sono analizzati
in termini extra-linguistici e
non aprioristici
• A parte il programma di M.
Dummett, la nuova filosofia
analitica degli anni ’60-’80 è
discussa in un quadro
teorico progressivamente
non linguistico: D.
Davidson, H. Putnam, J.
Searle, D. Dennett
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La svolta cognitiva
• Il rinnovato interesse a discutere i problemi
filosofici in termini extra-linguistici è
parallelo ad una progressiva oggettivazione
nello studio del pensiero in termini
scientifici
• Negli anni ’60 allo studio del
comportamento si oppone lo studio dei
processi cognitivi (scienze cognitive)
• Le scienze cognitive consolidano il proprio
statuto disciplinare negli anni ‘80
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L’affermazione della
Filosofia della Mente
• La convergenza tra il rinnovamento del
programma analitico e lo sviluppo delle
scienze cognitive creano i presupposti per
l’affermazione di una nuova disciplina
filosofica: la Filosofia della Mente (’90)
• I maggiori problemi teorici (significato,
ontologia, libero arbitrio, etica,
epistemologia, ecc.) si inseriscono nel
quadro della Filosofia della Mente
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Una Filosofia della Mente
non esclusivamente analitica
• La Filosofia della Mente non è retaggio
esclusivo della cultura filosofica (post)
analitica; anche altre tradizioni filosofiche
(continentali) trovano sulla mente uno
spazio di riflessione teorica
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Riferimenti Bibliografici
D’Agostini, F. 1997: Analitici e Continentali.
Guida alla filosofia degli ultimi trent’anni,
Raffaello Cortina (Milano) [II: 1]
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