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locale non fumatori
Collana
LIBRI ALL’OPERA
Teatro Municipale Valli, 26 e 28 marzo 2010
Idomeneo
Dramma per musica in tre atti
K 366
musica di
Wolfgang Amadeus Mozart
libretto di
Giambattista Varesco
Copyright e edizione Bärenreiter-Verlag, Kassel
Sub-editore per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano.
Edizioni del Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2010
Libro programma a cura di Lorenzo Parmiggiani e Mario Vighi
Ufficio stampa, comunicazione e promozione
In redazione: Veronica Carobbi
Il saggio di Francesco Degrada si pubblica per gentile concessione del Teatro alla Scala
L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le
immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
Indice
Notizie
15
Il libretto
Atto primo
Atto secondo
Atto terzo
35
45
51
Immagini
63
Saggi e contributi
I molti volti di ‘Idomeneo’ di Francesco Degrada
Lo spazio dell’‘Idomeneo’, lo spazio del mito di Davide Livermore
La promessa di Idomeneo di Jean Starobinski
Pelagus mundi di Carl Gustav Jung
75
93
99
115
Notizie
17
Notizie
La vicenda
Atto I
Appartamenti d’Ilia nel palazzo reale.
Idomeneo, re di Creta, sta per tornare in patria dopo un’assenza di molti anni, durante i quali ha combattuto la guerra di Troia a fianco dei greci. Suo figlio Idamante, nel frattempo, ha suscitato la violenta passione di Elettra, rifugiatasi a Creta
dopo l’assassinio della madre Clitennestra. Ma Idamante ama Ilia, figlia del re di
Troia Priamo e prigioniera dei cretesi. Ilia è dibattuta tra l’amore che sente nascere
per Idamante e il suo onore di principessa troiana, che le vieta di amare un nemico
della sua patria (aria “Padre, germani, addio!”); respinge perciò le offerte amorose
di Idamante, gettandolo nello sconforto (aria “Non ho colpa, e mi condanni”).
Per festeggiare l’arrivo imminente del padre, il principe annuncia al popolo di
Creta la liberazione dei prigionieri troiani (coro “Godiam la pace”). Solo Elettra,
in preda alla gelosia, accusa Idamante di recare oltraggio alla Grecia. I festeggiamenti sono interrotti dall’arrivo di Arbace, che porta la notizia della morte di
Idomeneo, naufragato con tutto il suo seguito. Idamante, atterrito, si avvia verso
la riva del mare. Elettra, ritenendo che ora Idamante salirà al trono e farà di Ilia
la regina di Creta, dà sfogo all’ira e giura di vendicarsi della rivale (aria “Tutte nel
cor vi sento”).
Spiagge del mare ancora agitato.
Nel mare, una terribile tempesta infuria sulla flotta di Idomeneo (coro “Pietà!
Numi, pietà!”). Tra le onde compare Nettuno; per placarne la collera, Idomeneo fa
voto di sacrificare la prima persona che incontrerà, una volta sbarcato. Il mare si
19
calma e la flotta giunge in salvo. Idomeneo, rimasto solo sulla spiaggia, ripensa alla
sua tremenda promessa (aria “Vedrommi intorno”).
Un giovane gli viene incontro; intrattenendosi con lui, Idomeneo riconosce il figlio Idamante, che aveva lasciato a Creta fanciullo. Invece di stringere il figlio tra
le sue braccia, lo respinge e fugge inorridito. Idamante è stupefatto e addolorato
per il comportamento del padre (aria “Il padre adorato”). I guerrieri intanto completano lo sbarco, accolti festosamente dalle donne cretesi; tutti rendono grazie a
Nettuno, che si è mostrato clemente (marcia e coro “Nettuno s’onori”).
Atto II
Appartamenti reali.
Per sottrarre il figlio al suo destino Idomeneo stabilisce, su consiglio di Arbace, di
allontanarlo da Creta: si recherà in Argo e porrà Elettra sul trono di suo padre.
Arbace, che tuttavia conosce l’inutilità del suo consiglio, si avvia per informare
Idamante del volere del padre. Ilia si presenta a Idomeneo e gli manifesta gratitudine e affetto per averle ridato la libertà (aria “Se il padre perdei”); Idomeneo
intuisce il suo amore per Idamante e ne è ancor più turbato (aria “Fuor del mar ho
un mare in seno”). Giunge Elettra, che ha appreso della decisione di Idomeneo, ne
gioisce e non dubita di riuscire a conquistare Idamante (aria “Idol mio, se ritroso”).
Il suono lontano di una marcia la chiama all’imbarco.
Porto di Sidone con bastimenti lungo le spiagge.
Guerrieri e marinai cretesi si preparano alla partenza (coro «Placido è il mar, andiamo»). Idamante ed Elettra si congedano da Idomeneo, che è sempre in preda
alla disperazione (terzetto «Pria di partir, oh Dio!»). Al momento di prendere il
mare, si scatena una nuova tempesta (coro «Qual nuovo terrore!»), nel corso della
quale un mostro marino esce dalle onde. Idomeneo, comprendendo di essere la
causa dell’ira di Nettuno, invita il dio a dargli la morte; il popolo di Creta fugge
terrorizzato (coro «Corriamo, fuggiamo»).
Atto III
Giardino reale.
Ilia confida ai venti il suo amore infelice per Idamante (aria “Zeffiretti lusinghieri”). Il giovane arriva e le comunica la sua decisione: poiché il suo amore non è
corrisposto, cercherà la morte combattendo il mostro marino. Ilia non può dissimulare più a lungo i suoi sentimenti e li rivela all’amato (duetto “S’io non moro a
questi accenti”). Le effusioni dei due amanti sono interrotte dall’arrivo di Idome20
neo e di Elettra; il re ordina di nuovo al figlio di lasciare Creta, ma questi è risoluto
a cercare la morte (quartetto “Andrò ramingo e solo”).
Giunge a questo punto Arbace e informa il re che il popolo, guidato dal Gran Sacerdote, si è riunito davanti alla reggia e vuole parlargli. Idomeneo si avvia; Arbace,
rimasto solo, implora gli dei che risparmino il re e suo figlio (aria “Se colà ne’ fati
è scritto”).
Gran piazza abbellita di statue avanti al palazzo.
Giunge Idomeneo, con il seguito reale, e si siede sul trono. Il Gran Sacerdote gli
chiede, a nome del popolo, di sciogliere il voto, liberando Creta dal mostro marino
che fa orribili stragi. Idomeneo rivela allora che la vittima sacrificale è suo figlio
Idamante. Il popolo è pietrificato dalla notizia (coro “Oh voto tremendo!”).
Veduta esteriore del magnifico tempio di Nettuno.
Il popolo si è raccolto nel tempio per assistere al sacrificio. Al suono di una marcia
giunge Idomeneo, con ampio seguito, e prega Nettuno di placare il suo furore
(cavatina con coro “Accogli, oh re del mar”). Suoni festosi di tromba si odono da
lontano: Arbace annuncia che Idamante ha affrontato e ucciso il mostro. Il principe, che ha appreso il voto del padre, giunge al tempio per offrirsi al sacrificio e
si dichiara pronto a morire. Idomeneo sta per colpirlo, quando Ilia si frappone,
offrendosi quale vittima al posto di Idamante.
Ma a questo punto risuona dal profondo la voce dell’oracolo di Nettuno, che indica
come sciogliere il voto: Idomeneo rinuncerà al trono in favore di Idamante, che
regnerà sposando Ilia. Elettra fugge, furibonda; Idomeneo rende grazie agli dei e
presenta al popolo di Creta il nuovo re e la sua sposa, tra le acclamazioni generali
(coro “Scenda Amor, scenda Imeneo”).
21
Monaco e Vienna
La composizione di Idomeneo fu travagliata: Mozart chiese tagli e numerose modifiche al suo librettista, e discusse a lungo con lui sulle soluzioni drammatiche.
L’opera fu rappresentata al Residenztheater di Monaco il 29 gennaio 1781, e tagli
di brani già composti si susseguirono fino all’ultimo. Malgrado facesse grande
impressione sulla corte di Monaco, Idomeneo conobbe una sola ripresa negli anni
seguenti: nel 1786 fu rappresentato a Vienna, in forma privata, nel palazzo del
principe Auersberg. Tra le modifiche per la ripresa viennese, Mozart trascrisse
la parte di Idamante per tenore e compose la scena con rondò «Non più. Tutto
ascoltai» - «Non temer, amato bene» (II atto) e il duetto «Spiegarti non poss’io»
(III atto).
Il mito: Idomeneo
Idomeneo discende direttamente da Zeus e da Europa. Europa, figlia di Agenore e
Telefassa, rapita da Zeus che le era apparso in forma di bianco toro, venne portata
a Creta, e lì generò Minosse, che venne poi adottato da Asterione, re di Creta. Il
regno cretese passò poi a Minosse, il grande legislatore, e quindi al figlio di lui,
Licasto, per passare poi al nipote, Minosse II. Quest’ultimo, con la moglie Pasifae,
figlia del Sole e della ninfa Perseide, generò Androgeo, Glauco, Deucalione, Fedra
e Arianna. Deucalione fu il padre di Idomeneo, che fu uno dei pretendenti di
Elena. Idomeneo, già anziano, insieme al nipote Merione condusse all’assedio di
Troia le truppe cretesi con una flotta imponente composta di ottanta navi. Le sue
imprese sono narrate nell’Iliade, dove è uno dei più valorosi nell’assedio di Troia.
Agamennone, nel passare in rassegna gli eserciti prima della grande battaglia, ha
parole di grande ammirazione per il re di Creta; poi, durante la grande battaglia,
Idomeneo «maestro di lancia» non solo mostra grande coraggio, ma quando la
battaglia volge al peggio per le armi achee affronta con abilità anche problemi di
strategia: se Ettore, al centro, può essere ben frenato dagli Aiaci, sono le ali dello
schieramento il punto debole degli Achei, ed è lì che deve accorrere Idomeno
«furia di fiamma» insieme a Merione.
Ma quello che interessa il teatro non è il personaggio dell’Iliade: è invece l’eroe
che dopo la caduta di Troia (alla quale egli, essendo uno dei guerrieri nascosti nel
cavallo, ha partecipato direttamente) torna avventurosamente in patria.
22
Le fonti del libretto. Il ‘Telemaco’ di Fénelon
Le fonti da cui deriva il libretto dell’Idomeneo sono il romanzo di François de
Salignac de Fénelon (1651-1715), Les aventures de Télémaque, fils d’Ulysse; la tragedia di Prosper Jolyot de Crébillon (1674-1762), Idoménée, pubblicata nel 1705,
e l’opera di Antoine Danchet (1671-1748), Idoménée, musicata da André Campra
(1660-1744) e rappresentata nel 1712. La prima, la più antica e importante, è il
romanzo pedagogico in prosa che Fénelon scrisse per l’educazione del suo nobile
allievo, il duca di Borgogna, nipote di Luigi XIV, e pubblicò nel 1699. Il libro
venne letto come una critica dell’assolutismo del re e l’autore, in disgrazia, venne
allontanato dalla corte.
Ispirandosi ai primi libri dell’Odissea, Fénelon immagina che Telemaco, accompagnato da Minerva sotto l’apparenza di Mentore, compia un lungo e avventuroso
viaggio alla ricerca del padre Ulisse. Una delle tappe è l’isola di Creta (Libro V),
dove Telemaco visita il Labirinto, e si fa narrare la storia di Idomeneo dal cretese
Nausicrate.
«Idomeneo figliuolo di Deucalione, e nipote di Minosse – egli disse – era andato all’assedio di Troia come gli altri Re della Grecia.
Dopo la rovina di quella Città fe’ vela per ritornarsene in Creta; ma
la tempesta fu sì violenta, che il piloto del suo vascello, e tutti gli
altri, i quali erano sperimentati nell’arte del navigare, credettero che
fosse inevitabile il lor naufragio. Ciascheduno avea la morte dinanzi
agli occhi, ciascheduno vedeva gli abissi aperti per ingoiarlo, ciascheduno rammaricavasi della propria disgrazia, non isperando né pure
dopo la morte il funesto riposo di quelle anime, i corpi delle quali
furon sepolti. Idomeneo invocava Nettuno, alzando gli occhi, e le
mani al Cielo. Tu, che possiedi l’Imperio del mare, gridava, degnati, o
Dio possente, d’ascoltare uno sventurato. Se mi fai rivedere l’isola di
Creta malgrado del furore de’ venti, ti sacrificherò la prima persona,
che presenterammisi dinanzi agli occhi.
Intanto il figliuolo impaziente di rivedere il padre, affrettavasi d’andargli incontro per abbracciarlo. Infelice, che non sapeva che questo
era un correre alla perdizione! Il padre scampato alla tempesta arrivava nel porto desiderato, e ringraziava Nettuno, che aveva esauditi
i suoi voti; ma ben tosto s’avvide quanto i suoi voti a lui medesimo
fosser funesti. Un antivedimento della propria disavventura faceva
nascere in lui un pentimento dolorosissimo dell’indiscreto suo voto.
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Temea di giunger fra i suoi, abbassava gli occhi, ed aveva paura di
mirar ciò, che avea di più caro sopra la terra. Ma la crudele Nemesi,
Dea senza compassione, la quale sta vigilante per punir gli uomini, e principalmente i Re ambiziosi, spigneva con una forza fatale
ed invisibile Idomeneo. Egli approda, ed osa appena alzar gli occhi,
che vede il proprio figliuolo. S’arresta tutto raccapricciato, ed i suoi
sguardi vanno cercando, ma invano, qualche altra testa meno cara,
che possa servirgli di vittima. Il figliuolo intanto gli si gitta al collo, ed è tutto attonito in rimirare che il padre corrisponde sì male
alle sue tenere dimostranze, e veggendolo gemere dirottamente, gli
dice: Donde viene, o mio padre, cotesta vostra afflizione dopo una
lontananza sì lunga? Vi spiace forse di rivedervi nel vostro Regno,
e di render contento vostro figliuolo? Di che son reo? Voi rivolgete
altrove gli occhi per timore di rimirarmi. Il padre oppresso dal dolore nulla rispose, ma finalmente dopo alcuni profondi sospiri: Ah
Nettuno, disse, quale promessa t’ho fatta? A qual prezzo preservato
m’hai dal naufragio? Rendimi all’onde, ed agli scogli, che dovevano,
fracassandomi, dar fine alla dogliosa mia vita, e lascia viver il mio
figliuolo. Prendi, o crudel Dio, ecco il mio sangue, risparmia il suo.
In così dire, sguainò, per trafiggersi, la spada, ma tutti quegli, che
gli erano appresso, arrestarono la sua mano. Il vecchio Sofronimo
interprete della volontà degli Dei lo accertò, che potrebbe contentare
Nettuno senza dar morte al figliuolo. La vostra promessa, diceva, è
stata imprudente: gli Dei non vogliono essere onorati con atti di crudeltà. Guardate bene di non aggiungere al fallo della vostra promessa
quello dell’adempierla contro le leggi della natura. Offerite cento
Tori più bianchi della neve a Nettuno, fate scorrere il loro sangue
d’intorno al suo altare incoronato di fiori, ed abbruciate un soave
incenso in onore di questo Dio. Idomeneo ascoltava il ragionare di
Sofronimo col capo chino, e senza nulla rispondere. Ne’ suoi occhi
era vivamente acceso il furore; il suo viso pallido, e sfigurato cambiavasi di colore ad ogni momento, e gli si vedeano tremare tutte le
membra. Intanto il figliuolo dicevagli. Eccomi, o padre; vostro figliuolo è pronto a morire per placar la collera di questo Dio, io muoio
contento, poiché voi sarete stato preservato dalla vostra colla mia
morte. Ferite, o padre; non temete di ritrovare in me un figliuolo indegno di voi, e che paventi il morire. Nel medesimo punto Idomeneo
tutto fuor di se stesso, e come lacerato dalle Furie Infernali, sor24
prende tutti quelli, che l’osservavano da presso. Caccia la sua spada nel cuore del giovanotto; la ritira tutta fumante, e tutta piena di
sangue per immergerla nelle sue viscere, ed è nuovamente ritenuto
da quelli, che sollecitamente gli stanno intorno. Cade il giovanetto
nel proprio sangue, e l’ombre della morte gli cuoprono gli occhi. Gli
apre ben egli un poco alla luce, ma appena l’ha riscontrata, che più
non può sopportarla. Quale in mezzo a’ campi un bel giglio troncato
dall’aratro nella radice, languisce, né più si regge, e quantunque non
ancora abbia perduto quella viva bianchezza e quello splendore, che
sommamente diletta gli occhi, nondimeno la terra più nol nutrisce, e
la sua vita è già estinta: nella medesima guisa il figliuolo d’Idamante
come un fiore novello, e tenero nella sua prima età spietatamente è
mietuto. Il padre diviene insensibile nell’eccesso del suo dolore; non
sa dove si sia, né ciò che faccia, o che debba fare, cammina vacillante
ver la Città, e va chiamando il suo perduto figliuolo.
(Fénelon, Le avventure di Telemaco, traduzione anonima, Milano, 1819)
Jephte
La tradizione mitica del voto di Idomeneo ha affinità col racconto mitico di
Ifigenia, ma anche col racconto biblico di Jephte, il brigante figlio di prostituta
(Libro dei Giudici 11, 1-2) che Dio volle innalzare a Giudice di Israele:
Allora lo spirito del Signore venne su Jephte ed egli attraversò
Gàlaad e Manàsse, passò a Mizpa di Gàlaad e da Mizpa di Gàlaad
raggiunse gli Ammoniti. Jephte fece voto al Signore e disse: “Se tu
mi metti nelle mani gli Ammoniti, la persona che uscirà per prima
dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io l’offrirò in olocausto”.
Quindi Jephte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore
glieli mise nelle mani.
Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti
città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono umiliati
davanti agli Israeliti. Poi Jephte tornò a Mizpa, verso casa sua; ed
ecco uscirgli incontro la figlia, con timpani e danze. Era l’unica figlia: non aveva altri figli, né altre figlie. Appena la vide, si stracciò le
vesti e disse: “Figlia mia, tu mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli
che mi hanno reso infelice! Io ho dato la mia parola al Signore e
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non posso ritirarmi”. Essa gli disse: “Padre mio, se hai dato parola al
Signore, fà di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca, perché il
Signore ti ha concesso vendetta sugli Ammoniti, tuoi nemici”. Poi
disse al padre: “Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi,
perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le
mie compagne”. Egli le rispose: “Và!”, e la lasciò andare per due mesi.
Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità.
Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che
aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui
venne in Israele questa usanza: ogni anno le fanciulle d’Israele vanno
a piangere la figlia di Jephte il Galaadita, per quattro giorni.
(Libro dei Guidici, 11, 29-39)
Mozart (1756-1791)
Wolfgang Amadeus Mozart, figlio del musicista Leopold, a sei anni, con la sorella
Nannerl, fu concertista alla corte di Mona­co di Baviera e a quella di Vienna, davanti all’imperatrice. Nell’estate del 1763 effettuò, sempre con la sorella e col padre,
il suo primo viaggio che lo portò in Ger­mania (incontrò Jommelli e Nardini), poi
a Parigi e alla corte di Versailles; la maggior parte dell’anno successivo la trascorse
in Inghilterra (incontrò J. C. Bach, Abel, scoprì Händel), viaggi decisivi per la sua
formazione; lì inoltre nacquero le prime sin­fonie e i concerti. Nel 1766 ritornò a
Salisburgo, da allora furono frequenti le sue puntate a Vienna, dove conobbe di
persona Gluck, Hasse, e la musica di Haydn. Fu nominato Konzertmeister dell’arcivescovo di Salisburgo (senza stipendio). Alla fine del 1769, col padre, partì per
l’Italia dove tenne concerti in tutti i principali centri da Milano a Napoli. Nel
1771 tornò a Salisburgo. Il nuovo arcivescovo, Colloredo, lo as­sunse con regolare stipendio nell’orchestra in cui esercitò dal 1773 al 1777 la funzione di primo
violino. In­tanto Monaco metteva in scena La finta giardiniera e Salisburgo Il Re
pastore. Nel 1777 si recò di nuovo in tournée con la madre a Monaco, a Mannheim
(dove ebbe importanti contatti con la scuola locale e conobbe le sorelle Weber: si
innamorò vanamente di Aloysia, sposerà cinque anni dopo Constanze, nonostante
l’opposizione del padre e della sorella), a Parigi dove sua madre morì (1778). Nel
1779 fu nominato or­ganista di corte, ma nell 1781 – dopo il successo di Idomeneo
a Monaco – si libe­rò definitivamente di Colloredo e si trasferì a Vienna, dove si
legò d’amicizia con musicisti (Gluck, Haydn) e letterati (Da Ponte, Schikaneder),
entrò nella mas­soneria, conquistò i viennesi con Il ratto dal serraglio. Gli anni tra
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il 1784 e il 1787 furono felici e ricchi di opere: compose Le nozze di Figaro, e due
viaggi a Praga furono caratterizzati dalla Sinfonia K 504 e dal Don Giovanni,
separati dall’incontro con il gio­vane Beethoven. Nell 1787 morirono alcuni cari
ami­ci e il padre Leopold. La situazione economica di­venne sempre più precaria. Nel 1789 accompagnò il principe Lichnowski a Berlino e suonò a Dresda e
nella Thomaskirche di Lipsia. In condizioni difficili nacque l’opera Così fan tutte.
Quando morì Giuseppe gli successe Leopoldo II; a lui, benché tie­pido verso la
musica, dedicò – per la sua incorona­zione a re di Boemia – La clemenza di Tito.
Compose ancora Il flauto magico, lasciò incompiuto il Requiem.
Il librettista, Giambattista Varesco (1735-1805)
Abate, a partire dal 1766 fu cappellano di corte a Salisburgo. Scrisse due libretti
per Mozart, Idomeneo (rimaneggiamento da Idomenée, una tragédie lyrique di André
Campra, anda­ta in scena a Parigi nel 1712) e L’oca del Cairo, dram­ma giocoso in
due atti che il compositore non portò a termine (1783). È quasi certamente autore,
inol­tre, di un terzo libretto, Andromeda e Perseo (da Ovidio), scritto per Michael
Haydn, nonché del te­sto di una cantata in onore di Ferdinando III.
‘Idomeneo’ (e Mozart) a Reggio Emilia (a cura di Francesco Giuseppe Sassi)
Idomeneo è al Teatro Municipale Valli per la seconda volta dopo l’esordio nella
stagione lirica del 2000 (2 recite, data della prima: 31 marzo 2000). Questi gli
interpreti di allora: Idomeneo: Torsten Kerl; Idamante: Martina Borst; Ilia: Paola
Antonucci; Elettra: Claudia Kunz; Arbace: Christian Baumgartel; Gran sacerdote: Alessandro Carmignani. Direttore: Thomas Hengelbrock; Regista: Michael
Haensel; Scenografo-costumista: Michael Goden. Balthasar-Neumann Ensemble; Balthasar-Neumann Chor.
La presenza delle opere di Mozart a Reggio: Così fan tutte, cinque allestimenti;
Don Giovanni e Le nozze di Figaro quattro, Il flauto magico, Il ratto dal serraglio, Bastiano e Bastiana e Idomeneo due. Infine una sola presenza per La clemenza di Tito,
L’impresario teatrale e La finta semplice prima presenza di un titolo mozartiano a
Reggio Emilia nel 1956 per il bicentenario della nascita dell’autore.
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Discografia
Personaggi
Idomeneo; Idamante; Ilia; Elettra; Arbace.
1948
Franz Klarvein; Gottfried Riedner; Maud Cunitz;
Marianne Schech; Heinz Maria Lins. Coro e
Orchestra della Radio Bavarese, dir. Hans Altmann.
Mercury (2 dischi 33)
1950
Horst Taubman; Greta Menzel; Gertrud Hopf;
Gertrud Grob-Prandl; Herbert Handt. Coro della
Staatsoper diVienna, Wiener Symphoniker, dir.
Meinhard von Zallinger.
Walhall (2 cd)
1956
Richard Lewis; Léopold Simoneau; Sena Jurinac;
Lucille Udovick; James Milligan. Coro e Orchestra
del Festival di Glyndebourne, dir. John Pritchard.
EMI (2 cd)
1961
Waldemar Kmentt; Ernst Haefliger; Pilar Lorengar;
Elisabeth Grümmer; Renato Capecchi. Coro della
Staatsoper diVienna, Wiener Philharmoniker, dir.
Ferenc Fricsay.
Deutsche Grammophon (3 cd)
1968
George Shirley; Ryland Davies; Margherita
Rinaldi; Pauline Tinsley; Robert Tear. The BBC
Symphony Chorus & Orchestra, dir. Colin Davis.
Philips (3 cd)
1970
Peter Pears; Anne Pashley; Heather Harper; Rae
Woodland; Robert Tear. English Opera Chorus,
English Chamber Orchestra, dir. Benjamin
Britten. Regia di Colin Graham, scene di David
Myerscough-Jones & David Collis. Ripresa video
di Brian Large.
Decca (2 dvd)
1971
Nicolai Gedda; Adolf Dallapozza; Annelies
Rothenberger; Edda Moser; Peter Schreier. Coro
della Radio di Lipsia, Staatskapelle Dresden, dir.
Hans Schmidt- Isserstedt.
EMI (3 cd)
28
1971
Nicolai Gedda; Jessye Norman; Heather Harper;
Rae Woodland; Andrea Snarski. Coro e Orchestra
Sinfonica di Roma della Radiotelevisione Italiana,
dir. Colin Davis.
Myto
1976
John Mitchinson; Anthony Roden; Lucia Popp;
Rita Hunter; KennethWoollam. Coro e Orchestra
della English National Opera, dir. Charles
Mackerras.
Oriel Music Society (3 cd)
1976
Wieslaw Ochman; Peter Schreier; Helen Donath;
Julia Varady; Hermann Winkler. Coro della
Staatsoper di Vienna, Wiener Philharmoniker, dir.
Karl Böhm.
Refined Opera Performances (3 cd)
1977
Wieslaw Ochmann; Peter Schreier; Edith Mathis;
Julia Varady; Hermann Winkler. Coro della Radio
di Lipsia, Staatskapelle Dresden, dir. Karl Böhm.
Deutsche Grammophon (3 cd)
1980
Werner Hollweg; Trudeliese Schmidt; Rakel Yakar;
Felicity Palmer; Kurt Equiluz. Coro e Orchestra
del Teatro dell’Opera di Zurigo, dir. Nikolaus
Harnoncourt.
Teldec (3 cd)
1982
Luciano Pavarotti; Frederica von Stade; Ileana
Cotrubas; Hildegard Behrens; John Alexander.
Coro e Orchestra del Teatro Metropolitan di New
York, dir. James Levine. Regia, scene e costumi di
Jean-Pierre Ponnelle. Ripresa video di Brian Large.
Deutsche Grammophon (2 dvd)
1983
Luciano Pavarotti; Agnes Baltsa; Lucia Popp; Edita
Gruberova; Leo Nucci. Konzertverein der Staatsoper Wien, Wiener Philharmoniker, dir. John
Pritchard.
Decca (3 cd)
1983
Philippe Langridge; Jerry Hadley; Yvonne Kenny;
Carol Vaness; Thomas Hamsley. The Glyndebourne
Chorus, London Philharmonic Orchestra, dir.
Bernard Haitink. Regia di Trevor Nunn. Scene e
costumi di John Napier. Coreografie di Malcolm
Goddard. Ripresa video di Christopher Swann.
NVC (1 dvd)
Oelze; Anne Schwanewilms; Peter Hoare. Coro
165 del Festival di Glyndebourne, Orchestra
dell’Età dell’Illuminismo, dir. Simon Rattle.
Premiere Opera (4 cd)
1990
Anthony Rolfe-Johnson; Anne Sofie von Otter;
Sylvia McNair; Hillevi Martinpelto; Nigel Robson.
The Monteverdi Choir, The English Baroque
Soloists, dir. John Eliot Gardiner.
Archiv (3 cd)
2004
Kurt Streit; Sonia Ganassi; Angeles Blancas
Gulin; Iano Tamar. Coro e Orchestra del Teatro
San Carlo di Napoli, dir. Marco Guidarini. Regia,
scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. Ripresa video
di Tiziano Mancini.
Dynamic (2 dvd)
1991
Francisco Araiza; Susanne Mentzer; Barbara
Hendricks; Roberta Alexander; Uwe Heilmann.
Coro e Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese,
dir. Colin Davis.
Philips (3 cd)
1994
Placido Domingo; Cecilia Bartoli; Heidi Grant
Murphy; Carol Vaness; Thomas Hampson. Coro
e Orchestra del Teatro Metropolitan di New York,
dir. James Levine.
Deutsche Grammophon (3 cd)
2000
John Mark Ainsley; Kirsti Harms; Emma Matthew;
Deborah Riedel; Jaewoo Kim. Coro e Orchestra
dell’Opera Australiana, dir. Christopher Hogwood.
Celestial Audio (3 cd)
2001
Ian Bostridge; Lorraine Hunt Lieberson; Lisa
Milne; Barbara Frittoli; Anthony Rolfe Johnson.
The Dunedin Consort, dir. Charles Mackerras.
EMI (3 cd)
2002
Placido Domingo; Anne Sofie von Otter; HeiKyung Hong; Alexandra Deshortes; Mark Oswald.
Coro e Orchestra del Teatro Metropolitan di New
York, dir. James Levine.
Premiere Opera (3 cd)
2003
Bruce Ford; Diana Montague; Rebecca Evans;
Susan Patterson; Ryland Davies. Chorus &
Orchestra of Opera North, dir. David Parry.
Chandos (2 cd)
2005
Steve Davislim; Monica Bacelli; Camilla Tilling;
Emma Bell; FrancescoMei. Coro e Orchestra del
Teatro alla Scala di Milano, dir. Daniel Harding.
Celestial Audio (2 cd)
2006
Ramón Vargas; Magdalena Kozena; Ekaterina
Siurina; Anja Harteros; Jeffrey Francis. Salzburger
Bachchor, Camerata Salzburg, dir. Roger
Norrington. Regia di Ursel & Karl-Ernst Herrmann.
Scene e costumi di Karl-Ernst Herrmann.
Decca (2 dvd)
2006
Robert Gambill; Iris Vermillion; Britta Stallmeister;
Camilla Nylund; Christoph Pohl. Coro dell’Opera
di Dresda, Sächsische Staatskapelle Dresden, dir.
Fabio Luisi.
Orfeo (2 cd)
2008
John MarkAinsley; Pavol Breslik; Juliane Banse;
Annette Dasch; Rainer Trost. Chor & Orchester
der Bayerischen Staatsoper, dir. Kent Nagano. Regia
di Dieter Dorn.
Medici Arts (2 dvd)
2008
Richard Croft; Bernarda Fink; Sunhae Im;
Alexandrina Pendatchanaka; Kenneth Tarver. Rias
Kammerchor, Freiburger Barockorchester, dir. René
Jacobs.
Harmonia Mundi (3 cd)
2003
Philip Langridge; Magdalena Kozena; Christiane
29
Il libretto
31
Idomeneo
Dramma per musica in tre atti
K 366
libretto di
Giambattista Varesco
musica di
Wolfgang Amadeus Mozart
Personaggi
Idomeneo, re di Creta tenore
Idamante, suo figlio soprano
Ilia, principessa Troiana, figlia di Priamo soprano
Elettra, principessa, figlia d’Agamennone, re d’Argo soprano
Arbace, confidente di Idomeneo tenore
Gran Sacerdote di Nettuno tenore
La Voce basso
Sacerdoti
Troiani prigionieri
Uomini e donne cretesi
Marinai argivi
La scena è in Sidone, capitale di Creta.
prima rappresentazione: Monaco, Residenztheater, 29 gennaio 1781
Nota al libretto
Il testo del libretto è quello della prima versione dell’opera eseguita nel 1781 a Monaco.
Le parti stampate in colore grigio nella presente edizione non vengono eseguite.
33
Atto Primo
Ouverture
Galleria nel palazzo reale, corrispondente a
diversi appartamenti destinati a Ilia
SCENA I
Ilia sola.
[Recitativo]
ILIA
Quando avran fine omai
l’aspre sventure mie? Ilia infelice!
Di tempesta crudel misero avanzo,
del genitor e de’ germani priva,
del barbaro nemico
misto col sangue il sangue
vittime generose,
a qual sorte più rea
ti riserbano i Numi?...
Pur vendicaste voi
di Priamo, e di Troia i danni, e l’onte?
Perì la flotta Argiva, e Idomeneo
pasto forse sarà d’orca vorace...
Ma, che mi giova, oh ciel! se al primo aspetto
di quel prode Idamante,
che all’onde mi rapì, l’odio deposi,
e pria fu schiavo il cor, che m’accorgessi
d’essere prigioniera.
Ah qual contrasto, oh Dio! d’opposti affetti
mi destate nel sen odio, ed amore!
Vendetta deggio a chi mi diè la vita,
gratitudine a chi vita mi rende...
Oh Ilia! oh genitor! oh prence! oh sorte!
Oh vita sventurata! oh dolce morte!
Ma che? m’ama Idamante?... ah no; l’ingrato
per Elettra sospira, e quella Elettra
meschina principessa esule d’Argo,
d’Oreste alle sciagure a queste arene
fuggitiva, raminga, è mia rivale.
Quanti mi siete intorno
carnefici spietati?... orsù sbranate
vendetta, gelosia, odio, ed amore,
Sbranate sì quest’infelice core!
[1. Aria]
Padre, germani, addio!
voi foste, io vi perdei.
Grecia, cagion tu sei.
E un greco adorerò?
D’ingrata al sangue mio
so, che la colpa avrei;
35
ma quel sembiante, oh Dei!
Odiare ancor non so.
[Recitativo]
Ecco Idamante, ahimè!
sen vien. Misero core
tu palpiti, e paventi.
Deh, cessate per poco, oh miei tormenti!
SCENA II
Idamante, Ilia. Seguito d’Idamante.
IDAMANTE
(al seguito)
Radunate i Troiani, ite, e la corte
sia pronta questo giorno a celebrar.
(a Ilia)
Di dolce speme a un raggio
scema il mio duol. Minerva, della Grecia
protettrice involò al furor dell’onde
il padre mio. In mar di qui non lunge
comparser le sue navi. Indaga Arbace
il sito, che a noi toglie
l’angusto aspetto.
ILIA
(con ironia)
Non temer: difesa
da Minerva è la Grecia, e tutta ormai
scoppiò sovra i Troian l’ira de’ numi.
IDAMANTE
Del fato de’ Troian più non dolerti.
Farà il figlio per lor quanto farebbe
il genitor, e ogn’altro
vincitor generoso. Ecco: abbian fine,
36
Principessa, i lor guai:
rendo lor libertade, e omai fra noi
sol prigioniero fia, sol fia che porte
chi tua beltà legò care ritorte.
ILIA
Signor, che ascolto? non saziaro ancora
d’implacabili dei l’odio, lo sdegno
d’Ilio le gloriose
or diroccate mura, ah non più mura,
ma vasto e piano suol? A eterno pianto
dannate son le nostre egre pupille?
IDAMANTE
Venere noi punì, di noi trionfa.
Quanto il mio genitor, ahi rimembranza!
soffrì de’ flutti in sen? Agamennone,
vittima in Argo al fin, a caro prezzo
comprò que’ suoi trofei, e non contenta
di tante stragi ancor la dea nemica,
che fè? Il mio cor trafisse,
Ilia, co’ tuoi bei lumi
più possenti de’ suoi,
e in me vendica adesso i danni tuoi.
ILIA
Che dici?
IDAMANTE
Sì, di Citerea il figlio
incogniti tormenti
stillommi in petto. A te pianto e scompiglio
Marte portò, cercò vendetta Amore
in me de’ mali tuoi, quei vaghi rai,
que’ tuoi vezzi adoprò... Ma all’amor mio
d’ira, e rossor tu avvampi?
ILIA
In questi accenti
mal soffro un temerario ardir. Deh pensa,
pensa Idamante, oh dio!
il padre tuo qual è, qual era il mio.
[2. Aria]
IDAMANTE
Non ho colpa, e mi condanni
idol mio, perché t’adoro.
Colpa è vostra, o dei tiranni,
e di pena afflitto io moro
d’un error che mio non è.
IDAMANTE
Scingete le catene, ed oggi il mondo,
o fedele Sidon suddita nostra,
vegga due gloriosi
popoli in dolce nodo avvinti e stretti
di perfetta amistà.
Elena armò la Grecia e l’Asia, ed ora
disarma e riunisce ed Asia e Grecia
eroina novella,
principessa più amabile e più bella.
[3. Coro]
Se tu il brami, al tuo impero
aprirommi questo seno.
Ne’ tuoi lumi il leggo, è vero,
ma mel dica il labbro almeno,
e non chiedo altra mercé.
ILIA
(Vede condurre i prigionieri)
Ecco il misero resto de’ Troiani
dal nemico furor salvi.
[Recitativo]
CORO DE’ TROIANI E CRETESI
Godiam la pace,
Trionfi amore:
ora ogni core
giubilerà.
[Recitativo]
DUE CRETESI
Grazie a chi estinse
face di guerra:
or si la terra
riposo avrà.
IDAMANTE
Or quei ceppi
io romperò, vuo’ consolarli adesso.
(da sé)
Ahi! perché tanto far non so a me stesso!
TUTTI
Godiam la pace,
Trionfi amore:
ora ogni core
giubilerà.
SCENA III
Idamante, Ilia, Troiani prigionieri, uomini, e
donne cretesi. Si levano a’prigionieri la catene, li
quali dimostrano gratitudine.
DUE TROIANI
A voi dobbiamo
Pietosi Numi!
E a quei bei lumi
La libertà.
37
TUTTI
Godiam la pace,
Trionfi amore:
ora ogni core
giubilerà.
IDAMANTE
(ansioso)
Più non vive
il genitor?
SCENA IV
Elettra, e detti.
[Recitativo]
ELETTRA
(agitata da gelosia)
Prence, signor, tutta la Grecia oltraggi;
tu proteggi il nemico.
IDAMANTE
Veder basti alla Grecia
vinto il nemico. Opra di me più degna
a mirar s’apparecchi, o principessa:
vegga il vinto felice.
(Vede venire Arbace)
Arbace viene.
SCENA V
Arbace, e detti. Arbace è mesto
ARBACE
Non vive: quel, che Marte
far non poté fin or, fece Nettuno,
l’inesorabil nume,
e degl’eroi il più degno, ora il riseppi,
presso a straniera sponda
affogato morì!
(parte)
IDAMANTE
Ilia, de’viventi
eccoti il più meschin. Or sì dal cielo
soddisfatta sarai... barbaro fato! ...
Corrasi al lido... ahimè! son disperato!
(parte)
ILIA
Dell’ Asia i danni ancora
troppo risento, e pur d’un grand’eroe
al nome, al caso, il cor parmi commosso,
e negargli i sospir, ah no, non posso.
(parte sospirando)
IDAMANTE
(timoroso)
Ma quel pianto che annunzia?
SCENA VI
Elettra sola.
ARBACE
Mio signore,
de’ mali il più terribil...
ELETTRA
Estinto è Idomeneo? …Tutto a’ miei danni,
tutto congiura il ciel. Può a suo talento
Idamante disporre
d’un impero e del cor, e a me non resta
38
[Recitativo]
ombra di speme? A mio dispetto, ahi lassa!
vedrò, vedrà la Grecia a suo gran scorno
una schiava Troiana di quel soglio
e del talamo a parte… Invano Elettra
ami l’ingrato … E soffre
una figlia d’un re, che ha re vassalli,
che una vil schiava aspiri al grande acquisto?...
Oh sdegno! oh smanie! oh duol!… più non
resisto.
[4. Aria]
Tutte nel cor vi sento
furie del crudo Averno.
Lunge a si gran tormento,
amor, mercé, pietà.
Chi mi rubò quel core,
quel, che tradito ha il mio,
provin dal mio furore
vendetta e crudeltà.
(parte)
Il ciel, il mare, il vento
ci opprimon di spavento...
CORO VICINO
Pietà numi, pietà!
In braccio a cruda morte
ci spinge l’empia sorte...
SCENA VIII
Pantomima
Nettuno comparisce sul mare. Fa cenno a’ venti
di ritirarsi alle loro spelonche. Il mare poco a
poco si calma. Idomeneo, vedendo il dio del mare,
implora la sua potenza. Nettuno, riguardandolo
con occhio torvo, e minaccevole, si tuffa nell’onde,
e sparisce.
[Recitativo]
IDOMENEO
Eccoci salvi alfin.
SCENA VII
Spiagge del mare ancora agitato attorniate da
dirupi. Rottami di navi sul lido. Coro di gente
vicina a naufragare.
SCENA IX
Idomeneo con seguito
CORO VICINO
Pietà! numi, pietà!
Aiuto o giusti numi!
a noi volgete i lumi...
IDOMENEO
(al suo seguito)
O voi, di Marte,
e di Nettuno all’ire,
alle vittorie, ai stenti
fidi seguaci miei,
lasciatemi per poco
qui solo respirar, e al ciel natio
confidar il passato affanno mio.
CORO LONTANO
Pietà! numi, pietà!
(Il seguito si ritira, e Idomeneo solo s’inoltra sul
lido, contemplando.)
[5. Coro]
39
Tranquillo è il mar, aura soave spira
di dolce calma, e le cerulee sponde
il biondo dio indora. Ovunque io miro,
tutto di pace in seri riposa, e gode.
Io sol, io sol su queste aride spiagge,
d’affanno e da disagio estenuato,
quella calma, o Nettuno, in me non provo,
che al tuo regno impetrai.
IDOMENEO
Cieli! che veggo? ecco, la sventurata
vittima, ahimè! s’appressa...
Oh voto insano, atroce!
Giuramento crudel! Ah qual de’ numi
mi serba ancora in vita,
o qual di voi mi porge almen aita?
SCENA X
Idamante, Idomeneo in disparte.
[6. Aria]
Vedrommi intorno
l’ombra dolente,
che notte e giorno:
Sono innocente
m’accennerà.
Nel sen trafitto,
nel corpo esangue
il mio delitto,
lo sparso sangue
m’additerà.
IDAMANTE
Spiagge romite, e voi scoscese rupi,
testimoni al mio duol siate e cortesi
di questo vostro albergo
a un agitato cor... Quanto spiegate
di mia sorte il rigor solinghi orrori!...
Vedo fra quegl’avvanzi
di fracassate navi su quel lido
sconosciuto guerrier... Voglio ascoltarlo,
vuo’ confortarlo, e voglio
in letizia cangiar quel suo cordoglio.
(S’appressa, e parla a Idomeneo)
Sgombra, o guerrier, qual tu ti sia, il timore;
eccoti pronto a tuo soccorso quello
che in questo clima offrir tel può.
Qual spavento,
qual dolore!
Di tormento
questo core
quante volte morirà!
(Vede un uomo che s’avvincina)
[Recitativo]
40
E queste mani
le ministre saran?... Mani esecrande!
Barbari, ingiusti numi! Are nefande!
IDOMENEO
(da sé)
Più il guardo,
più mi strugge il dolor.
(a Idamante)
De’ giorni miei
il resto a te dovrò. Tu quale avrai
premio da me?
IDAMANTE
Premio al mio cor sarà
l’esser pago d’averti
sollevato, difeso: ahi troppo, amico,
dalle miserie mie instrutto io fui
a intenerirmi alle miserie altrui.
IDOMENEO
(da sé)
Qual voce, qual pietà il mio sen trafigge!
(a Idamante)
Misero tu? che dici? ti son conte
le tue sventure appien?
IDOMENEO
Ma donde nasce
questa che per lui nutri
tenerezza d’amor?
IDAMANTE
(con enfasi)
Ah, ch’egli è il padre...
IDOMENEO
(interrompendolo impaziente)
Oh dio!
Parla: di chi è egli padre?
IDAMANTE
Dell’amor mio,
cieli! il più caro oggetto,
in quelli abissi spinto
giace l’eroe Idomeneo estinto.
Ma tu sospiri e piangi?
T’è noto Idomeneo?
IDAMANTE
(con voce fiacca)
È il padre mio.
IDOMENEO
Uom più di questo
deplorabil non v’è, non v’è chi plachi
il fato suo austero.
IDAMANTE
Meco compiangi
del padre mio il destin?
IDAMANTE
Che favelli?
Vive egli ancor?
(da sé)
Oh dei! torno a sperar.
(a Idomeneo)
Ah dimmi, amico, dimmi,
dov’è? dove quel dolce aspetto
vita mi renderà?
IDOMENEO
(da sé)
Spietatissimi dei!
IDOMENEO
(dolente)
Ah figlio! ...
IDAMANTE
(tutto giulivo)
Ah padre!...
Dove son io?... oh qual trasporto!... soffri,
(vuole abbracciarlo, il padre si ritira turbato)
genitor adorato, che al tuo seno...
e che un amplesso...ahimè! perché ti sdegni?
Disperato mi fuggi?... ah dove, ah dove?
41
IDOMENEO
Non mi seguir, tel vieto:
meglio per te saria il non avermi
veduto or qui. Paventa il rivedermi.
(Parte in fretta)
Marcia guerriera durante lo sbarco.
[8. Marcia]
[8a. Ballo delle donne cretesi]
IDAMANTE
Ah qual gelido orror m’ingombra i sensi! ...
Lo vedo appena, il riconosco, e a’ miei
teneri accenti in un balen s’invola.
Misero! in che l’offesi, e come mai
quel sdegno io meritai, quelle minacce? ...
Vuo’ seguirlo e veder, oh sorte dura!
Qual mi sovrasti ancor più rea sventura.
[7. Aria]
IDAMANTE
Il padre adorato
ritrovo, e lo perdo.
Mi fugge sdegnato
fremendo d’orror.
Morire credei
di gioia e d’amore:
or, barbari dei!
m’uccide il dolor.
(Parte addolorato)
Intermezzo
Il mare è tutto tranquillo. Sbarcano le truppe
cretesi arrivate con Idomeneo. I guerrieri
cantano il seguente coro in onore di Nettuno.
Le donne cretesi accorrono ad abbracciare i loro
felicemente arrivati, e sfogano la vicendevole
gioia con un ballo generale, che termina col coro.
42
[9. Coro]
TUTTI
Nettuno s’onori,
quel nome risuoni,
quel nume s’adori
sovrano del mar.
Con danze e con suoni
Convien festeggiar.
SOLI
Da lunge ei mira
di Giove l’ira,
e in un baleno
va all’Eghe in seno,
da regal sede
tosto provede,
fa i generosi
destrier squammosi
ratto accoppiar.
Dall’onde fuore
suonan sonore
tritoni araldi
robusti e baldi
buccine intorno.
Già riede il giorno
che il gran tridente
il mar furente
seppe domar.
TUTTI
Nettuno s’onori,
quel nome risuoni,
quel nume s’adori
sovrano del mar.
Con danze e con suoni
Convien festeggiar.
solenne ecatombe
andiam preparar.
SOLI
Su conca d’oro
regio decoro
spira Nettuno.
Scherza Portuno
ancor bambino
col suo Delfino,
con Anfitrite.
Or noi di Dite
fe’ trionfar.
Nereide amabili,
ninfe adorabili,
che alla gran dea
con Galatea
corteggio fate,
deh ringraziate
per noi quei numi,
che i nostri lumi
fero asciugar.
TUTTI
Nettuno s’onori,
quel nome risuoni,
quel nume s’adori
sovrano del mar.
Con danze e con suoni
Convien festeggiar.
Or suonin le trombe,
43
Atto secondo
Appartamenti reali
ARBACE
Di chi?
SCENA PRIMA
Arbace, Idomeneo.
[Recitativo]
ARBACE
Tutto m’è noto.
IDOMENEO
Gonfio di tante imprese,
al varco al fin m’attese il fier Nettuno …
ARBACE
E so, che a’ danni tuoi,
ad Eolo unito e a Giove
il suo regno sconvolse...
IDOMENEO
Sì, che m’estorse in voto
umana vittima.
IDOMENEO
Del primo
che sulla spiaggia incauto a me s’appressi.
ARBACE
Or dimmi:
chi primo tu incontrasti?
IDOMENEO
Inorridisci:
il mio figlio...
ARBACE
(perdendosi d’animo)
Idamante... Io vengo meno...
(raccoltosi)
ti vide? il conoscesti?
IDOMENEO
Dammi, Arbace, il consiglio,
45
salvami per pietà, salvami il figlio.
ARBACE
(pensa, poi risolve)
Trovisi in altro clima altro soggiorno.
Purché al popol si celi.
Per altra via intanto
Nettun si placherà, qualche altro nume
di lui cura n’avrà.
IDOMENEO
Ben dici, è vero...
(vede venire Ilia)
Ilia s’apressa, ahimè!...
(resta un poco pensoso e poi decide)
In Argo ei vada, e sul paterno soglio
rimetta Elettra... Or vanne a lei e al figlio,
fa che sian pronti. Il tutto
sollecito disponi.
Custodisci l’arcano. A te mi fido.
A te dovranno, oh caro, o fido Arbace,
la vita il figlio, e il genitor la pace.
ARBACE
Se il tuo duol, se il mio desio
sen volassero del pari,
a ubbidirti qual son io,
saria il duol pronto a fuggir.
Quali al trono sian compagni,
chi l’ambisce or veda e impari:
stia lontan, o non si lagni,
se non trova che martir.
(Parte.)
46
[10a.Aria]
SCENA II
Idomeneo, Ilia.
[Recitativo]
ILIA
Se mai pomposo apparse
su l’archivo orizzonte il dio di Delo,
eccolo in questo giorno, o sire, in cui
l’augusta tua presenza i tuoi diletti
sudditi torna in vita e lor pupille,
che ti piansero estinto, or rasserena.
IDOMENEO
Principessa gentil, il bel sereno
anche alle tue pupille omai ritorni.
Il lungo duol dilegua.
Di me, de’ miei tesori
Ilia, disponi, e mia cura sarà
dartene chiare prove
dell’amicizia mia.
ILIA
Son certa, e un dubbio in me colpa sarìa.
ILIA
Se il padre perdei,
la patria, il riposo,
(a Idomeneo)
tu padre mi sei,
soggiorno amoroso
è Creta per me.
Or più non rammento
le angoscie, gli affanni.
Or gioia e contento
compenso a miei danni
[11. Aria]
il cielo mi diè.
(parte)
Frettolosa, e giuliva
Elettra vien: s’ascolti.
SCENA III
Idomeneo solo.
[Recitativo]
IDOMENEO
Qual mi conturba i sensi
equivoca favella? ... Ne’ suoi casi
qual mostra a un tratto intempestiva gioia
la frigia principessa?... E quei, ch’esprime
teneri sentimenti per il prence,
sarebber forse... ahimè! ...
sentimenti d’amor, gioia di speme?...
Non m’inganno. Reciproco è l’amore.
Troppo, Idamante, a scior quelle ritorte
sollecito tu fosti... Ecco il delitto
che in te punisce il ciel... Sì, sì, a Nettuno
il figlio, il padre ed Ilia
tre vittime saran su l’ara istessa
da egual dolor afflitte,
una dal ferro e due dal duol trafitte.
[12. Aria]
Fuor del mar ho un mare in seno
che dei primo è più funesto,
e Nettuno ancora in questo
mai non cessa minacciar.
Fiero nume! dimmi almeno:
se al naufragio è sì vicino
il mio cor, qual rio destino
or gli vieta il naufragar?
SCENA IV
Elettra sola.
[Recitativo]
[Recitativo]
ELETTRA
Chi mai del mio provò piacer più dolce?
Parto, e l’unico oggetto
che amo ed adoro, oh dei!
meco sen vien? Ah troppo
troppo angusto è il mio cor a tanta gioia!
Lunge dalla rivale
farò ben io, con vezzi e con lusinghe,
che quel fuoco che pria
spegnere non potei
a quei lumi s’estingua e avvampi ai miei.
[13. Aria]
Idol mio! se ritroso
altra amante a me ti rende,
non m’offende
rigoroso,
più m’alletta austero amor.
Scaccerà vicino ardore
dal tuo sen l’ardor lontano:
più la mano
può d’Amore,
s’è vicin l’amante cor.
(S’ode da lontano armoniosa marcia.)
[14. Marcia]
47
ELETTRA
Odo da lunge armonioso suono
che mi chiama all’imbarco. Orsù si vada.
(Parte in fretta.)
Si sente sempre più vicina la marcia, a misura
che si muta la scena.
SCENA V
Porto di Sidone con bastimenti lungo le spiagge
Elettra, truppa d’Argivi, di Cretesi, e de’
marinari.
[Recitativo]
ELETTRA
Sidonie sponde! O voi,
per me di pianto e duol, d’amor nemico
crudo ricetto, or ch’astro più clemente
a voi mi toglie, io vi perdono e in pace
al lieto partir mio
alfin vi lascio e dò l’estremo addio!
[15. Coro]
CORO
Placido è il mar, andiamo;
tutto ci rassicura.
Felice avrem ventura,
su su, partiamo or or.
ELETTRA
Soavi zeffiri,
soli spirate,
del freddo Borea
l’ira calmate,
d’aura piacevole
cortesi siate,
48
se da voi spargesi
per tutto amor.
CORO
Placido è il mar, andiamo;
tutto ci rassicura.
Felice avrem ventura,
su su, partiamo or or.
SCENA VI
Idomeneo, Idamante, Elettra. Seguito del re.
IDOMENEO
Vattene, prence.
[Recitativo]
IDAMANTE
Oh ciel!
IDOMENEO
Troppo t’arresti.
Parti, e non dubbia fama
di mille eroiche imprese il tuo ritorno
prevenga. Di regnare
se l’arte apprender vuoi, ora incomincia
a renderti de’ miseri il sostegno,
del padre e di te stesso ognor più degno.
[16. Terzetto]
IDAMANTE
Pria di partir, oh dio!
soffri che un bacio imprima
su la paterna man.
ELETTRA
Soffri che un grato addio
sul labbro il cor esprima:
addio, degno sovran!
ELETTRA
O dei! che sarà?
IDOMENEO
(ad Elettra)
Vanne, sarai felice.
(ad Idamante)
Figlio! tua sorte è questa.
TUTTI
Deh cessi il scompiglio;
del ciel la clemenza
sua man porgerà.
(Vanno verso le navi.. Mentre vanno ad
imbarcarsi sorge improvvisa tempesta.)
TUTTI
Seconda i voti, o ciel!
ELETTRA
Quanto sperar mi lice!
IDAMANTE
Vado
(da sé)
e il mio cor qui resta.
TUTTI
Addio!
IDOMENEO, IDAMANTE
(ognuno da sé)
Destin crudel!
IDAMANTE
(da sé)
O Ilia!
IDOMENEO
(da sé)
O figlio!
IDAMANTE
O padre! oh partenza!
[17. Coro]
CORO
Qual nuovo terrore!
qual rauco mugito!
de’ numi il furore
ha il mare infierito.
Nettuno, mercé!
Incalza la tempesta, il mare si gonfia, il cielo
tuona e lampeggia, e i frequenti fulmini
incendiano le navi. Un mostro formidabile
s’appresenta fuori dell’onde.
CORO
Qual odio, qual ira
Nettuno ci mostra!
Se il cielo s’adira,
qual colpa è la nostra?
Il reo qual è?
[Recitativo]
IDOMENEO
Eccoti in me, barbaro nume! il reo!
Io solo errai, me sol punisci e cada
sopra di me il tuo sdegno. La mia morte
ti sazi alfin; ma s’altra aver pretendi
49
vittima al fallo mio, una innocente
darti io non posso e, se pur tu la vuoi,
ingiusto sei, pretenderla non puoi.
La tempesta continua. I cretesi spaventati
fuggono, e nel seguente coro col canto, e con
pantomime esprimono il loro terrore, ciò che tutto
forma un’azione analoga, e chiude l’atto col solito
Divertimento.
[18. Coro]
CORO
Corriamo, fuggiamo
quel mostro spietato.
Ah preda già siamo!
Chi, perfido fato!
più crudo è di te?
50
Atto terzo
Giardino reale
SCENA PRIMA
Ilia sola.
dite a lui, che amor più raro
mai vedeste sotto al ciel.
[Recitativo]
ILIA
Solitudini amiche, aure amorose,
piante fiorite e fiori vaghi! udite
d’una infelice amante
i lamenti, che a voi lassa confido.
Quanto il tacer presso al mio vincitore,
quanto il finger ti costa afflitto core!
ILIA
Zeffiretti lusinghieri,
deh volate al mio tesoro:
e gli dite ch’io l’adoro,
che mi serbi il cor fedel.
E voi piante e fior sinceri,
che ora innaffia il pianto amaro,
[19. Aria]
[Recitativo]
ILIA
Ei stesso vien … oh dei! … Mi spiego, o taccio?
Resto?… parto?… o m’ascondo?…
Ah risolver non posso, ah mi confondo!
SCENA II
Idamante, Ilia.
[Recitativo]
IDAMANTE
Principessa, a’ tuoi sguardi
se offrirmi ardisco ancor, più non mi guida
un temerario affetto. Altro or non cerco
che appagarti e morir.
ILIA
Morir? Tu, prence?
51
IDAMANTE
Più teco io resto, più di te m’accendo,
e s’aggrava mia colpa; a che il castigo
più a lungo differir?
ILIA
Ma qual cagione
morte a cercar t’induce?
IDAMANTE
Il genitore
pien di smania e furore
torvo mi guarda e fugge,
e il motivo mi cela.
Da tue catene avvinto, il tuo rigore
a nuovi guai m’espone. Un fiero mostro
fa dapertutto orrida strage. Or questo
a combatter si vada
e vincerlo si tenti,
o finisca la morte i miei tormenti.
ILIA
Calma, o prence, un trasporto sì funesto;
rammenta, che tu sei d’un grand’impero
l’unica speme.
IDAMANTE
Privo del tuo amore,
privo, Ilia, di te, nulla mi cale.
ILIA
Misera me!... deh serba i giorni tuoi.
IDAMANTE
Il mio fato crudel seguir degg’io.
ILIA
Vivi. Ilia tel chiede.
52
IDAMANTE
Oh Dei! che ascolto?
Principessa adorata!...
ILIA
Il cor turbato
a te mal custodì
la debolezza mia;
pur troppo amore e tema
indivisi ho nel sen.
IDAMANTE
Odo? o sol quel, che brama
finge l’udito, o pure il grand’ardore
m’agita i sensi, e il cor lusinga oppresso
un dolce sogno?
ILIA
Ah! perché pria non arsi
che scoprir la mia fiamma? Mille io sento
rimorsi all’alma! Il sacro mio dovere,
la mia gloria, la patria, il sangue
de’ miei ancor fumante, ah quanto al core
rimproverano il mio ribelle amore! …
Ma al fin che fo? Già che in periglio estremo
ti vedo, o caro, e trarti sola io posso,
odimi, io tel ridico:
t’amo, t’adoro, e se morir tu vuoi,
pria che m’uccida il duol morir non puoi.
[20a. Duetto]
IDAMANTE
S’io non moro a questi accenti,
non è ver che amor uccida,
che la gioia opprima un cor.
ILIA
Non più duol, non più lamenti;
io ti son costante e fida,
tu sei il solo mio tesor.
IDAMANTE
(a Ilia)
Non temer, idol mio.
ELETTRA
(da sé)
Ecco l’ingrato.
IDAMANTE
Tu sarai...
ILIA
Qual tu mi vuoi.
IDOMENEO
(da sé)
Io ben m’apposi al ver. Ah crudo fato!
IDAMANTE
La mia sposa...
IDAMANTE
Signor, già più non oso
padre chiamarti; a un suddito infelice
deh questa almen concedi
unica grazia.
ILIA
Lo sposo mio
sarai tu?
IDAMANTE, ILIA
Lo dica amor.
Ah! il gioir sorpassa in noi
il sofferto affanno rio,
tutto vince il nostro ardor!
IDOMENEO
Parla.
SCENA III
Idomeneo, Elettra, e detti.
IDAMANTE
In che t’offesi mai? Perché mi fuggi,
m’odi, e aborrisci?
ELETTRA
(da sé)
Che dirà?
[Recitativo]
IDOMENEO
(da sé)
Cieli! che vedo?
ILIA
(da sé)
Io tremo.
ILIA
(a Idamante)
Ah siam scoperti, o caro.
ELETTRA
(da sé)
Io tel direi.
53
IDOMENEO
Figlio, contro di me Nettuno irato
gelommi il cor; ogni tua tenerezza
l’affanno mio raddoppia, il tuo dolore
tutto sul cor mi piomba, e rimirarti
senza ribrezzo e orror non posso.
Ancor m’insulta
l’indegna.
ILIA
(da sé)
Oh dio!
ILIA
(risoluta)
O seguirti o morir, mio ben, vogl’io.
IDAMANTE
Forse per colpa mia Nettun sdegnossi;
ma la colpa qual è?
IDAMANTE
Deh resta, o cara, e vivi in pace. Addio!
IDOMENEO
Ah placarlo potessi
senza di te!
IDAMANTE
Andrò rammingo e solo,
morte cercando altrove
fin che la incontrerò.
ELETTRA
(da sé)
Potessi i torti miei
or vendicar!
IDOMENEO
(a Idamante)
Parti, te lo comando.
Fuggi il paterno lido e cerca altrove
sicuro asilo.
ILIA
Ahimè!
(a Elettra)
Pietosa principessa, ah mi conforta!
ELETTRA
Ch’io ti conforti? e come?...
(da sé)
54
IDAMANTE
Dunque io me n’andrò... ma dove?...
O Ilia!... o genitor!
ILIA
M’avrai compagna al duolo,
dove sarai e dove
tu moia, io morirò.
IDAMANTE
Ah no…
IDOMENEO
Nettun spietato!
Chi per pietà m’uccide?
ELETTRA
(da sé)
Quando vendetta avrò?
IDAMANTE, ILIA
(a Idomeneo)
[21. Quartetto]
Serena il ciglio irato.
la guida.
IDOMENEO, IDAMANTE, ILIA
Ah il cor mi si divide!
IDOMENEO
(da sé)
Ahi troppo disperato è il caso!...
(a Arbace)
Intesi, Arbace.
TUTTI
Soffrir più non si può.
Peggio è di morte
sì gran dolore:
più fiera sorte,
pena maggiore
nissun provò.
ELETTRA
(da sé)
Qual nuovo disastro!
ILIA
(da sé)
Il Popol sollevato?...
IDAMANTE
Andrò rammingo e solo.
(Idamante parte addolorato)
IDOMENEO
Or vado ad ascoltarla.
(Parte confuso)
SCENA IV
Arbace, Idomeneo, Ilia, Elettra.
[Recitativo]
ARBACE
Sire, alla reggia tua immensa turba
di popolo affollato ad alta voce
parlarti chiede.
ILIA
(da sé)
A qualche nuovo affanno
preparati, mio cor.
IDOMENEO
(da sé)
Perduto è il figlio.
ARBACE
Del dio de’ mari il sommo sacerdote
ELETTRA
Ti seguirò!
(Parte)
ILIA
Voglio seguirti anch’io.
(Parte)
SCENA V
Arbace solo.
[Recitativo]
ARBACE
Sventurata Sidon! in te quai miro
di morte, stragi e orror lugubri aspetti?
Ah Sidon più non sei,
sei la città del pianto, e questa reggia
55
quella del duol! ... Dunque è per noi dal cielo
sbandita ogni pietà?...
Chi sà? io spero ancora
che qualche nume amico
si plachi a tanto sangue; un nume solo
basta tutti a piegar; alla clemenza
il rigor cederà... Ma ancor non scorgo
qual ci miri pietoso... Ah sordo è il cielo!
Ah Creta tutta io vedo
finir sua gloria sotto alte rovine!
No, sue miserie pria non avran fine.
Se colà ne’ fati è scritto,
Creta, oh Dei! s’è rea, or cada.
Paghi il fio del suo delitto,
ma salvate il prence, il re.
[22. Aria]
Deh d’un sol vi plachi il sangue,
ecco il mio, se il mio v’aggrada,
e il bel regno che già langue,
giusti Dei! abbia mercè.
(Parte.)
SCENA VI
Gran piazza abbellita di statue avanti al
palazzo, di cui si vede da un lato il frontespizio.
Arriva Idomeneo accompagnato d’Arbace e dal
seguito reale; il re scortato d’Arbace si siede sopra
il trono destinato alle pubbliche udienze; Gran
Sacerdote e quantità di popolo.
[Recitativo]
GRAN SACERDOTE
Volgi intorno lo sguardo, o sire, e vedi
56
qual strage orrenda nel tuo nobil regno
fa il crudo mostro. Ah mira
allagate di sangue
quelle pubbliche vie; ad ogni passo
vedrai chi geme, e l’alma
gonfia d’atro velen dal corpo esala.
Mille e mille in quell’ampio e sozzo ventre,
pria sepolti che morti,
perire io stesso vidi.
Sempre di sangue lorde
son quelle fauci, e son sempre più ingorde.
Da Te solo dipende
il ripiego, da morte trar tu puoi
il resto del tuo popolo, ch’esclama
sbigottito, e da te l’aiuto implora,
e indugi ancor?... Al tempio, sire, al tempio.
Qual è, dov’è la vittima?... a Nettuno
rendi quello ch’è suo...
IDOMENEO
Non più. Sacro ministro,
e voi popoli, udite:
la vittima è Idamante e or or vedrete,
oh numi! con qual ciglio
svenar il genitor il proprio figlio.
(Parte turbato)
POPOLO
Oh voto tremendo!
Spettacolo orrendo!
Già regna la morte,
d’abisso le porte
spalanca crudel.
GRAN SACERDOTE
Oh cielo clemente!
Il figlio è innocente,
[24. Coro]
Il voto è inumano;
Arresta la mano
Del padre fedel.
Torni Zeffiro al mar, cessi il furor.
Il pentimento, e il cor de’ tuoi devoti
Accetta, e a noi concedi il tuo favor!
POPOLO
Oh voto tremendo!
Spettacolo orrendo!
Già regna la morte,
d’abisso le porte
spalanca crudel.
SACERDOTI
Accogli, o re del mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo rigor!
CORO
Stupenda vittoria!
Eterna è tua gloria,
trionfa, o signor!
Partono tutti dolenti
SCENA VII
Veduta esteriore del magnifico tempio di Nettuno
con vastissimo atrio che lo circonda, a traverso
del quale si scopre in lontano spiaggia di mare.
L’atrio e le gallerie del tempio sono ripiene d’una
moltitudine di popolo, li Sacerdoti preparano le
cose appartenenti al sagrifizio.
[25. Marcia]
Arriva Idomeneo accompagnato da numeroso e
fastoso seguito.
[26. Cavatina con coro]
IDOMENEO
Accogli, o re del mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo rigor!
SACERDOTI
Accogli, o re del mar, i nostri voti,
placa lo sdegno tuo, il tuo rigor!
IDOMENEO
Tornino a lor spelonche gl’Euri, e i Noti,
IDOMENEO
Qual risuona qui intorno
applauso di vittoria?
[Recitativo]
SCENA VIII
Arbace frettoloso, e detti.
ARBACE
Sire, il prence,
Idamante l’eroe, di morte in traccia
disperato correndo,
il trionfo trovò. Su l’empio mostro
scagliossi furibondo, il vinse, e uccise.
Eccoci salvi al fin.
IDOMENEO
Ahimè! Nettuno
di nuovo sdegno acceso
sarà contro di noi... Or or, Arbace,
con tuo dolor vedrai
che Idamante trovò quel che cercava,
e di morte egli stesso
il trionfo sarà.
57
ARBACE
(vede condurre Idamante)
Che vedo?... oh numi!
SCENA IX
Idamante in veste bianca con ghirlanda di fiori
in capo, circondato da guardie e da sacerdoti.
Moltitudine di mesto popolo, e sudditi.
[27. Recitativo]
IDAMANTE
(languente, poi risoluto)
O padre!...
Ah non t’arresti inutile pietà,
né vana ti lusinghi
tenerezza d’amor. Deh vibra un colpo
che ambi tolga d’affanno.
IDOMENEO
Ah, che natura
me’l contrasta, e ripugna.
IDAMANTE
Padre, mio caro padre, ah dolce nome!
Eccomi a piedi tuoi. In questo estremo
periodo fatal, su questa destra
che il varco al sangue tuo nelle mie vene
aprir dovrà, gl’ultimi baci accetta.
Ora comprendo che il tuo turbamento
sdegno non era già, ma amor paterno.
O mille volte e mille
fortunato Idamante,
se chi vita ti diè vita ti toglie,
e togliendola a te la rende al cielo,
e dal cielo la sua in cambio impetra,
ed impetra costante a’ suoi la pace
e de’ numi l’amor sacro e verace!
IDAMANTE
Ceda natura al suo autor; di Giove
questo è l’alto voler.
Rammenta il tuo dover. Se un figlio perdi,
cento avrai Numi amici. Figli tuoi
i tuoi popoli sono.
Ma se in mia vece brami
chi t’ubbidisca, ed ami,
chi ti sia accanto, e di tue cure il peso
teco ne porti, Ilia ti raccomando;
deh un figlio tu esaudisci
che moribondo supplica, e consiglia:
s’ella sposa non m’è, deh siati figlia.
IDOMENEO
O figlio, o caro figlio!...
Perdona: il crudo uffizio
in me scelta non è, pena è del fato.
Barbaro, iniquo fato! ... ah no, non posso
contro un figlio innocente
alzar l’aspra bipenne... da ogni fibra
già sen fuggon le forze, e gl’occhi miei
torbida notte ingombra... oh figlio! ...
No, la morte io non pavento,
se alla patria, al genitore
frutta, oh Numi! il vostro amore
e di pace il bel seren.
Agli Elisi andrò contento,
e riposo avrà quest’alma,
se in lasciare la mia salma
vita e pace avrà il mio ben.
58
[27a.Aria]
Ma che più tardi? Eccomi pronto, adempi
Il sacrifizio, il voto.
IDOMENEO
Oh qual mi sento
in ogni vena insolito vigor?...
Or risoluto son... l’ultimo amplesso
ricevi..., e mori.
IDAMANTE
Oh padre!...
IDOMENEO
Oh figlio!...
IDOMENEO
La vittima io sveno
Che promisi a Nettuno.
IDAMANTE
Ilia, t’accheta...
GRAN SACERDOTE
(a Ilia)
Deh non turbar il sacrifizio...
ILIA
Invano
quella scure altro petto
tenta ferir. Eccoti, sire, il mio,
la vittima io son.
IDAMANTE, IDOMENEO
Oh dio!...
IDAMANTE
(da sé)
Oh Ilia, ahimè….
(a Idomeneo)
Vivi felice.
ELETTRA
(da sé)
Oh qual contrasto!
IDAMANTE, IDOMENEO
Addio.
(Nell’atto di ferire sopraviene Ilia ed impedisce
il colpo.)
SCENA X
Ilia frettolosa, Elettra e detti.
[Recitativo]
ILIA
Corre a ritenere il braccio d’Idomeneo
Ferma, o sire, che fai?
ILIA
(ad Idomeneo)
Innocente è Idamante, è figlio tuo,
e del regno è la speme,
tiranni i Dei non son, fallaci siete
interpreti voi tutti
del divino voler.Vuol sgombra il cielo
de’ nemici la Grecia, e non de’ figli.
Benché innocente anch’io, benché ora amica,
di Priamo son figlia, e Frigia io nacqui
per natura nemica al greco nome.
Orsù mi svena.
(S’inginocchia davanti al Gran Sacerdote.)
S’ode un gran strepito sotterraneo, la statua
di Nettuno si scuote; il Gran Sacerdote si trova
avanti all’ara in estasi. Tutti rimangono
59
attoniti ed immobili per lo spavento. Una
voce profonda e grave pronunzia la seguente
sentenza del cielo.
[28d. La Voce]
LA VOCE
Ha vinto amore...
A Idomeneo perdona
il gran trascorso il ciel…, ma non al re,
lo sia Idamante……, ed Illia a lui sia sposa.
La pace renderà di Creta al regno,
stabilito nel ciel nodo si degno.
[29. Recitativo]
IDOMENEO
Oh ciel pietoso!
IDAMANTE
Ilia...
Vedrò Idamante alla rivale in braccio,
e dall’uno e dall’altra
mostrarmi a dito?...Ah no: il germano Oreste
ne’ cupi abissi io vuo’
seguir.Ombra infelice!
lo spirto mio accogli, or or compagna
m’avrai là nell’inferno
a sempiterni guai, al pianto eterno.
[29a. Aria]
ELETTRA
D’Oreste, d’Aiace
Ho in seno i tormenti,
D’Aletto la face
Già morte mi dà.
Squarciatemi il cuore
Ceraste, serpenti,
O un ferro il dolore
in me finirà.
ILIA
Idamante, udisti?
Parte infuriata
ARBACE
Oh gioia! oh amor! oh numi!
SCENA ULTIMA
Idomeneo, Idamante, Ilia, Arbace. Seguito
d’Idomeneo, d’Idamante, e d’Ilia; popolo.
ELETTRA
Oh smania! oh furie!
oh disperata Elettra!...
Addio amor, addio speme!
Ah il cor nel seno già m’ardono
l’Eumenidi spietate.
Misera, a che m’arresto?
Sarò in queste contrade
della gioia e trionfi
spettatrice dolente?
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[30. Recitativo]
IDOMENEO
Popoli, a voi l’ultima legge impone
Idomeneo, qual re. Pace v’annunzio,
compiuto è il sacrifizio, e sciolto il voto.
Nettuno e tutti numi a questo regno
amici son. Resta, che al cenno loro
Idomeneo ora ubbidisca. Oh quanto,
o sommi dei, quanto m’è grato il cenno!
Eccovi un altro re, un altro me stesso.
A Idamante mio figlio, al caro figlio
cedo il soglio di Creta e tutto insieme
il sovrano poter. I suoi comandi
rispettate, eseguite ubbidienti,
come i miei eseguiste e rispettaste;
onde grato io vi son: questa è la legge.
Eccovi la real sposa. Mirate
in questa bella coppia un don del cielo
serbato a voi. Quanto or sperar vi lice!
Oh Creta fortunata! Oh me felice!
Segue l’incoronazione d’Idamante, che s’eseguisce
in pantomima, ed il coro che si canta durante
l’incoronazione, ed il ballo.
[31. Coro]
CORO
Scenda Amor, scenda Imeneo,
e Giunone ai regi sposi.
D’alma pace omai li posi
la dea pronuba nel sen.
[32. Ballet K 367]
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Le fotografie sono state prese a Bologna e Ferrara. © Rocco Casaluci (p. 65-68; 70-71)
© Marco Caselli Nirmal (p.69)
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Immagini
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68
69
70
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Saggi e contributi
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Davide Livermore
Lo spazio dell’‘Idomeneo’, lo spazio del mito
(Intervista raccolta da Ilenia Ucci)
Idomeneo è il primo capolavoro di Mozart. Ebbe un deciso successo quando fu rappresentata la prima volta, poi sporadiche riprese. Una lunga eclisse, terminata solo a me­tà
del Secolo passato, quando l’opera è entrata gradualmente nel repertorio.
Con Idomeneo Mozart inizia a forzare l’architettura formale dell’opera seria settecentesca, ovvero, questa serie potenzialmente infinita di recitativi e arie col “da
capo”. Sperimenta nuove possibilità di drammaturgia musicale, molte arie non
rispettano la classica forma A-B-A’ e non possono essere considerate chiuse, sfociando natu­ralmente nel recitativo successivo; ciò vuol dire una cosa importantissi­
ma: Mozart sperimenta e prova, con estremo successo, a scardinare la “forma” per
privilegiare il fluire della drammaturgia e degli affetti in musi­ca. Idomeneo è una
grande avan­guardia.
Cosa intende per drammaturgia musicale?
Credo che Idomeneo veicoli, nella sua drammaturgia, temi fondamenta­li del XVIII
secolo. Il pensiero illumini­sta ha pervaso l’alta società, le corti, ma non solo, anche
la società proto­borghese. Il tempo dell’ Idomeneo, siamo nel 1781, a meno di otto
anni dalla Rivoluzione francese e dieci dal­la morte di Mozart, investe l’uomo della
responsabilità nella propria vita civile e sociale: responsabilità e dirit­to alla felicità
(come afferma la Costituzione Americana, 1776).
Nettuno, Idomeneo, il Mostro, la Voce, sono i soggetti straordinari di questa vicenda; il rapporto tra l’uo­mo, la deità, gli inferi e la verità, sta alla base della cultura
93
occidentale pre e post-freudiana. Il tempo di Mozart ci dice che l’uomo è il centro,
l’uomo ha la responsabilità, è il creatore di deità, di inferi e di mostri. È Idomeneo
che deve trovare la strada per capire, ragion per cui la Voce, in questo alle­stimento,
si manifesterà dentro Idomeneo. Solo l’uomo può pensare di assolversi e di far
emergere la veri­tà profonda da dentro. La Voce non è la voce di Nettuno (non c’è
scritto mai su libretto!), è la Voce della verità del­la vita, oggettiva, eterna e votata
alla vita stessa che esiste in ogni cosa e in noi. Questo apre tutta una serie di interessantissime chiavi di lettura: Idomeneo ha compreso che per an­dare verso la
felicità (in questo caso far sì che un destino d’amore si com­pia, quella di suo figlio
nei confronti di Ilia) è necessario che un destino di vi­ta si compia, che la vita basta
a se stessa e non serve un sacrificio. L’unico grande sacrificio è quello di perdere il
proprio piccolo “io” e ab­bandonarsi profondamente alla pro­pria deità, e che questa
consapevo­lezza possa portare attraverso azioni concrete a liberare l’uomo, il suo
mondo, dalla sua oscurità fondamen­tale, liberare Idomeneo dal “voto tre­mendo”
di uccidere suo figlio Idamante.
Questo aspetto si ricollega al gran­de tema padre e figlio e a quello del sacrificio.
Partendo dal fatto che Idomeneo, co­me ogni uomo, è possessore di deità e di inferi, si arriverà anche a capire che il mostro è Idomeneo, il mostro è l’effetto di una
causa messa dall’uomo. Si pensi a che tipo di valenze psicanalitiche straordinarie
prenda quin­di l’uccisione del mostro da parte del figlio Idamante. Ogni figlio ha
bisogno di uccidere un padre per poter esiste­re, per affermare la propria vita e ten­
tare di dirottarne il destino.
L’Idomeneo ha una portata tematica immensa anche per le implicazioni psicologiche intrinseche alla vicenda e chiaramente comprensibili ormai per una società “psicanalizzata” co­me la nostra. Insieme allo scenografo Santi Centineo e alla
costumista Giusi Giustino, abbiamo utilizzato co­me riferimento visivo David La
Chapelle, straordinario artista visivo dei nostri tempi capace di rendere mitica la
contemporaneità.
Nello scambio epistolare fra Leopold e Amadeus emerge un for­te legame/dipendenza fra
i due, quasi come quello fra Idomeneo e Idamante?
Il rapporto Idomeneo-Idamante so­vrapposto a quello Leopold-Amadeus è stato
studiato a lungo: ma qui sia­mo di fronte alla grandezza di Mozart nel rendere
anche i drammi delle no­stre umane fragilità alti, mitici, univer­salmente condivisi
e riconoscibili. Nella vita di Mozart l’emancipazione dal padre coincide anche con
94
l’affermazione completa della personalità artistica e della sua creazione. Ma questo
capita a tutti noi. Una paterni­tà è da superare psicologicamente, da uccidere in una
parte di noi, per amarla in modo adulto e consapevo­le. Lo dico da padre: spesso
vivo al­cune cose di mio figlio come un’uccisione del mio Sé ed è invece un’affermazione del suo. Nettuno, il mostro e la Voce sono po­tenzialità o possibilità della
nostra vi­ta e di quella di Idomeneo. Quindi Idamante uccidendo il mostro uccide
una parte del padre per scegliere poi il suo destino, scegliere di morire per il padre
e per Creta: Idamante è figlio di re capace anche di assolvere con la morte le responsabilità di uomo di Stato. Altri tempi. Altre morali.
Il teatro è materia plastica, deve con­tinuamente rappresentare una socie­tà, esserne lo specchio. La grande difficoltà nel mettere in scena Idome­neo sta anche in
un’azione scenica ri­dotta e in un dramma prevalentemen­te interiore che si consuma nell’arco della rappresentazione. Per questo trovo, nei turbamenti emotivi e nel
profondo contrasto di ogni personag­gio, la straordinaria modernità di quest’opera.
Parliamo dei due personaggi fem­minili: la troiana Ilia e la greca Elettra.
Ilia e Elettra rappresentano due pos­sibilità di scegliere dove dirigere l’amore, nel
senso che hanno le stes­se pulsioni, la stessa energia, ma le vivono a latitudini morali lontane: una volge tutta questa energia verso l’autodistruzione, Elettra; l’altra,
Ilia, sce­glie la vita comunque anche a costo della propria. Il desiderio di Elettra di
autodistruggersi avviene alla fine di un percorso dove possiamo vedere una collezione tragica di tutto quello che può incarnare la donna di oggi. La donna “rifatta”
che ricerca di esse­re riconosciuta per lo status, il fisico, l’apparenza, il potere. Non
è certo la “bontà in trionfo”. Entrambe sono donne piene di con­traddizioni. Ilia
vive una serie di con­trasti interiori impressionanti: ama il figlio dell’uomo che ha
contribuito a sterminare la propria famiglia. Nella prima aria (“Padre, germani”)
sembra soccombere al terribile senso di col­pa. L’amore per il padre, per la fami­glia
assassinata, il volto di Idamante che ha lo stesso sangue di chi ha uc­ciso il proprio
padre. Ilia accetta di essere campo di battaglia di questi sensi di colpa, rischia di
soccombere ma lotta. La vita di Elettra si chiude, in tutto quello che porta come
istanze drammaturgiche. La cosa straordina­ria è che comunque entrambe sono
servite dalla partitura in maniera mira­bile, anche l’isteria di Elettra in Mozart non
abdica mai all’eleganza.
Altro protagonista dell’opera è il mare – cito una frase bellissima di Massimo Mila – “il
personaggio più imprevisto che si possa pensare nell’opera settecentesca; presenza costante
incombente come un paesistico basso continuo; dopo Monteverdi una delle prime appari­
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zioni della Natura profondamente sentita del teatro d’opera”. È d’accordo?
Sì, assolutamente. Il mare, in quest’opera, diventa termine di amplifi­cazione e incarnazione naturale del nostro umano sentire; inoltre è un ele­mento altro, un confine. In ogni caso vedremo una presenza costante dell’acqua, intesa come limite
anche della nostra percezione della vita. È un mondo che si viene a creare pro­prio
per mano di Idomeneo. Una spe­cie di contenitore di vita, una scatola d’acqua: è il
nostro mondo e allo stesso tempo è il mondo in cui si svolge questa vicenda. È la
vita, il li­mite umano di Idomeneo, che viene a crearsi durante l’ouverture. Questo
li­mite sarà superato solo con l’accettazione del fatto di essere in grado di poter
far emergere la parte più illumi­nata del Sé. E quindi dopo la Voce, dopo l’aria di
Elettra tutta la scena crollerà, oltre il limite troveremo la vit­toria della luce.
Mila diceva anche che l’acqua è una sorta di grande metafora delle nostre umane
fragilità. Noi in balia delle onde, della nostra emotività. Noi che godia­mo di mari
calmi che in qualche modo ci fanno sperare nel futuro. Noi com­pletamente incapaci di gestire le tem­peste del nostro cuore, della nostra anima. D’altronde il mare
per esempio ha permeato anche una delle “tipifica­zioni” musicali utilizzate in tutta
l’opera seria, come l’aria di tempesta.
In quale tempo storico ha ambien­tato la vicenda?
La classicità e ciò che il mito rappre­senta parlano a noi oggi come parla­vano alla
vita degli uomini del XVIII secolo. Il mito ha in se un’atemporalità che ne sottintende il valore universale, per questo la vicenda sarà in un non-­tempo, con
elementi classici e di altre epoche, come per abbracciare ideal­mente le esperienze
umane, gli sforzi di ogni uomo in ogni tempo verso la verità, verso la scoperta della
propria deità, l’accettazione e superamento del mostro per lasciar emergere con
la luce la Voce che tutto scioglie, an­che le nostre paure più ancestrali, co­sì come
avviene in quest’opera e nel cuore di Idomeneo.
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Libri all’opera
Le pubblicazioni delle Edizioni del Teatro Municipale Valli
The Rake’s Progress di Igor Stravinskij, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Municipale
Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 120 (contiene: libretto bilingue ingleseitaliano; saggio e descrizione della struttura dell’opera di Raffaele Pozzi).
Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro
Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 113 (contiene: libretto; articoli e saggi
di Giorgio Strehler, Maria Grazia Gregori, Giovanna Gronda, Frits Noske). ESAURITO
Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Valli,
edizione espressamente realizzata per il Teatro Comunale di Modena, 1999. ESAURITO
Werther di Jules Massenet, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia,
Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 100 (contiene: libretto bilingue francese italiano; articoli e
saggi di Marco Beghelli, Giorgio Cusatelli, Umberto Bonafini).
Andrea Chénier di Umberto Giordano, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Municipale
Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 98 (contiene: libretto; saggi di Marcello
Conati, Guido Salvetti, Ugo Bedeschi.
Falstaff di Giuseppe Verdi, a cura di Roberto Fabbi e Mario Vighi, Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Municipale Valli, 2000, pp. 106 (contiene: libretto; saggio di Angelo Foletto; testimonianze di
Hanslick, Bonaventura, Monaldi, Celli, Mila, De Van, Mula; estratti dal carteggio Verdi-Boito).
Otello di Giuseppe Verdi, a cura di Roberto Fabbi e Mario Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del
Teatro Municipale Valli, 2000, pp. 100 (contiene: libretto; saggio di Frits Noske; estratti dal carteggio VerdiBoito; servizio fotografico di Stefano Camellini).
Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Valli, 2000, pp. 72 (contiene: libretto; articoli e saggi di Donald Sulzen, Harald Braun, Charles
Osborne; foto di Alda Tacca). ESAURITO
Der fliegende Holländer di Richard Wagner, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia,
Edizioni del Teatro Valli, 2001, pp. 83 (contiene: libretto bilingue; articoli e saggi di Carl Dahlhaus, Alberto
Mari e Luisa Rubini; estratti da scritti di Wagner e Friedrich Nietzsche).
L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, a cura di Roberto Fabbi e Mario Vighi, Reggio Emilia,
Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2001, pp. 72 (contiene: libretto; articoli e saggi di Rubens Tedeschi,
Giorgio Pestelli, Francesco Bellotto).
Il trovatore di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro
Municipale Valli, 2001, pp. 94 (contiene: libretto; articoli e saggi di Alberto Arbasino, Pierluigi Petrobelli,
Sergio Cofferati, Ugo Bedeschi).
Tout Rossini, gli atti unici di Gioachino Rossini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio
Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2001, pp. 140 (contiene: cinque libretti; saggi di Alessandro
Baricco, Piero Mioli; diverse ricette del Maestro).
Luciano Pavarotti. 40 anni di canto da Reggio al mondo, vol. rilegato + programma,
a cura dell’Ufficio stampa del Teatro Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2001, pp. 90 (contiene:
testi; articoli di Umberto Bonafini, Giorgio Gualerzi, Francesco Sanvitale). ESAURITO
Maria Stuarda di Gaetano Donizetti, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del
Teatro Municipale Valli, 2002, pp. 82 (contiene: saggi di Luca Zoppelli, Paolo Cecchi; estratti da La reina di
Scozia di Federico Della Valle; Sonetto 94 di Shakespeare; fumetto di Casali e Michele Petrucci).
L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi, a cura di Roberto Fabbi e Mario
Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2002, pp. 113 (contiene: libretto; saggi di Claudio
Gallico, Francesco Degrada; un fumetto di Matteo Casali e Grazia Lobaccaro).
Il processo di Alberto Colla (prima assoluta), a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Valli, 2002, pp. 132 (contiene: libretto; note del Compositore; saggi di Quirino Principe, Giovanni
Guanti; un fumetto di Casali e Giuseppe Camuncoli; citazioni e disegni di Kafka).
Manon Lescaut di Giacomo Puccini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del
Teatro Valli, 2002, pp. 123 (contiene: libretto; saggi di Jürgen Maehder, Ugo Bedeschi, Umberto Bonafini;
estratti dal romanzo Manon Lescaut di Prévost; fumetto di Casali e Werther Dell’Edera).
Tancredi di Gioachino Rossini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro
Valli, 2003, pp. 106 (contiene: libretto; saggi di Philip Gossett, Marco Beghelli; estratti da Le Rossiniane di
Giuseppe Carpani; fumetto di Matteo Casali e Michele Petrucci).
L’Olimpiade di Giovanni Battista Pergolesi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia,
Edizioni del Teatro Valli, 2003, pp. 106 (contiene: libretto; un saggio di Francesco Degrada; la Lettera I su
Metastasio di Stendhal; fumetto di Giuseppe Zironi e Yoshiko Kubota).
Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Viaghi, Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Valli, 2003, pp. 112 (contiene: libretto; saggi di Paolo Cecchi, Gianandrea Gavazzeni, Ugo Bedeschi; estratti da romanzi e scritti di James Ellroy, Augusto Illuminati, Jim Garrison; fumetto di Giuseppe
Zironi e Antonio Pepe).
Mahler Chamber Orchestra. Claudio Abbado. Anna Larrson. Concerto con musiche
di Mahler, Beethoven, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2003, pp. 82 (contiene:
testi; saggi di Arrigo Quattrocchi, Lidia Bramani; un racconto di Achille Giovanni Cagna). ESAURITO
Les pêcheurs de perles di Georges Bizet, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Valli, 2003, pp. 120 (contiene: libretto; un saggio di Marco Beghelli; estratti da Angelo Arioli, Le
Isole Mirabili. Periplo arabo medievale; fumetto di Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli).
The Rape of Lucretia di Benjamin Britten, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Valli, 2004, pp. 122 (contiene: libretto bilingue; prefazione all’opera di Benjamin Britten; un saggio
di Lidia Bramani; otto illustrazioni di Nicola Carrù).
Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia,
Edizioni del Teatro Valli, 2004, pp. 154 (contiene: libretto; un saggio di Diego Bertocchi).
Orlando di Georg Friedrich Händel, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del
Teatro Valli, 2004, pp. 94 (contiene: libretto; un saggio di Lorenzo Bianconi; estratti dal Furioso di Ludovico
Ariosto).
Le comte Ory di Gioachino Rossini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del
Teatro Valli, 2004, pp. 108 (contiene: libretto; due saggi di Mario Marica; la ballata popolare Le comte Ory
et les nonnes de Formoutiers).
Gustav Mahler Jugendorchester. Claudio Abbado. Nona Sinfonia di Mahler. A cura di
Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2004, pp. 55 (contiene: saggi di Peter Franklin, Arrigo
Quattrocchi; antologia di scritti di Claudio Abbado, Theodor W. Adorno, Alban Berg, Pierre Boulez, Luigi
Rognoni, Arnold Schönberg, Ulrich Schreiber, Bruno Walter). ESAURITO
Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio
Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 96 (contiene: libretto; saggi di Franco Bezza, Claudio Gallico;
estratto dall’Odissea).
Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny di Kurt Weill e Bertolt Brecht, a cura
di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 207, tavole a colori (contiene: libretto
bilingue; saggio di Hartmut Kahnt; contributi di Abbado, Adorno, Benjamin, Berio, Bossini, Brecht, Fabbri,
Ferrari, Pestalozza, Sanguineti, Weill). ESAURITO
Peter Grimes di Benjamin Britten, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro
Valli, 2005, pp. 135 (contiene: libretto; scritti di Benjamin Britten, Peter Pears; saggi di Michele Girardi,
Gilles Couderc, Edward Lockspeiser).
Die Zaubeflöte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia,
Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 207 (contiene: libretto bilingue; saggi di Lidia Bramani, Giorgio Agamben;
contributi di Luigi Pestalozza, Pier Cesare Bori, Salvatore Natoli, Adriana Cavarero, Francesco Micheli,
Fulvio Papi, Marco Beghelli). ESAURITO
Orchestra Mozart. Claudio Abbado. Giuliano Carmignola, Reggio Emilia, Edizioni del
Teatro Valli, 2005, pp. 55 (contiene: saggio di Marco Beghelli; contributi di Francesca Arati, Giulia Bassi).
La traviata di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro
Valli, 2005, pp. 90 (contiene: libretto; note di regia di Irina Brook; saggi di Roberto Verti, Gilles de Van,
Catherine Clément, Rodolfo Celletti, Bruno Barilli).
West Side Story di Leonard Bernstein, 2 voll. a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Valli, 2005, pp. 68 (libretto) e pp. 49 (saggi).
The Flood di Stravinskij / L’Enfant et les Sortilèges di Ravel, a cura di Fabbi e
Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 81.
Le nozze di Figaro / Così fan tutte / Don Giovanni di Mozart (“Le opere italiane
di Lorenzo Da Ponte”), 2 voll. a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp.
189 (libretti) e pp. 88 (saggi). ESAURITO
Filarmonica della Scala. Riccardo Chailly (contiene: un saggio di Oreste Bossini), Reggio
Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 55.
Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck, a cura di Fabbi e Vighi (contiene
libretto, note di regia di Graham Vick, saggi di Fabbri, Kerényi, Hilman), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro
Valli, 2005, pp. 80.
Boris Godunov di Modest Musorgskij, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, note di
regia di Graham Vick, saggi di Foletto, Bedeschi, contributi di Komarova, Musorgskij, Nori, Raffaini), Reggio
Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2007, pp. 80.
Progetto Miracolo a Milano (prima assoluta) Totò il buonooo di Daniele Abbado. Miracolo a Milano
di Giorgio Battistelli. Petrolio: Ken Saro-Wiwa poeta e martire di Boris Stetka, a cura di Fabbi e Vighi (contiene
copioni e libretti, interviste a Daniele Abbado e Giorgio Battistelli, contributi di Yorgure, De Curtis, Nori,
Gianolio), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2007, pp. 105. ESAURITO
Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, note di
regia di Giorgio Gallione, saggi di Ruffin, Petrobelli, Zoppelli documenti a cura di Conati), Reggio Emilia,
Edizioni del Teatro Valli, 2007, pp. 116.
L’Alidoro di Leonardo Leo, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, note di regia di Arturo
Cirillo, un saggio di Roberto Scoccimarro, un racconto di Giuseppe Montesano), Reggio Emilia, Edizioni
del Teatro Valli, 2008, pp. 125.
Fidelio di Ludwig van Beethoven, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, un saggio di
Esteban Buch, alcune lettere di Beethoven, un contributo di Hannah Arendt), Reggio Emilia, Edizioni del
Teatro Valli, 2008, pp. 136.
Nabucco (Nabucodonosor) di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi, 2008, pp. 100.
Contiene: libretto; saggi contributi di Gianni Ruffin, Esteban Buch, Vittorio Sermonti, Ugo Bedeschi.
Mahler Chamber Orchestra. Claudio Abbado. Margarita Höhenrieder
Musiche di Mozart, Beethoven. A cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Valli, 2008, pp. 50. Contiene: saggi
di Roberto Favaro, Luigi Magnani.
Madama Butterfly di Giacomo Puccini, a cura di Fabbi e Vighi, 2009, pp. 131. Contiene:
libretto; saggi contributi di Michele Dall’Ongaro, Marco Capra, Bruno Barilli, Ugo Bedeschi.
The Blue Planet, di Peter Greenaway e Saskia Boddeke, a cura di Fabbi e Vighi,
2009, pp. 137. Contiene: libretto; saggi contributi di Peter Greenaway, Saskia Boddeke.
A Midsummer Night’s Dream, di Benjamin Britten, a cura di Parmiggiani e Vighi,
2009, pp. 137. Contiene: libretto; saggi contributi di Benjamin Britten, Philipp Brett.
La vera costanza, di Franz Joseph Haydn, a cura di Parmiggiani e Vighi, 2009, pp. 156.
Contiene: libretto; saggi contributi di Elio De Capitani, Jessica Waldoff.
Fondazione
Consiglio di Amministrazione
Presidente
Graziano Delrio
Vice Presidente
Giuseppe Gherpelli
Giorgio Allari
Enrico Baraldi
Maria Brini
Annusca Campani
Antonio Cioccolani
Giampiero Grotti
Elena Montecchi
Clementina Santi
Paola Silvi
Collegio dei Revisori
Carlo Reverberi presidente
Gianni Boni
Roberto Davoli
Direttore artistico
Daniele Abbado
Consulente per la Danza e RED
Fabrizio Grifasi
Comitato di Indirizzo
Marco Bindocci
Giorgio Cucchi
Sandra De Pietri
Alessandro Di Nuzzo
Silvia Grandi
Alessandro Panizzi
Loretta Piccinini
Emanuela Vercalli
Pasquale Versace
Gigliola Zecchi Balsamo
Fondazione
Segreteria artistica e organizzativa
Marina Basso
Costanza Casula
Lorella Govi coordinatore di produzione
Segretario generale
Daniela Spallanzani
Amministrazione
Paola Azzimondi
Maurizio Ghirri
Wilma Meglioli
Elisabetta Miselli
Personale
G. Paolo Fontana capo settore
Luisa Simonazzi
Copia e protocollo
Sabrina Burlamacchi
Federica Mantovani
Maria Carla Sassi
Archivio Biblioteca Editoria
Susi Davoli capo settore
Liliana Cappuccino
Stampa, comunicazione e promozione
Mario Vighi capo ufficio stampa
Paola Bagni
Veronica Carobbi
Roberto Fabbi
Lorenzo Parmiggiani
Francesca Severini
Biglietteria
Cinzia Trombini
Luca Cagossi Usai
Concorso “Premio Paolo Borciani”
Mario Brunello direttore artistico
Francesca Zini
Servizi tecnici di palcoscenico
Andrea Gabbi direttore tecnico
Federico Bianchi
Mauro Farina
Brunella Spaggiari
Tecnici elettricisti
Luciano Togninelli
Gianluca Antolini cabinista
Marino Borghi
Luca Cattini fonico
Ousmane Diawara
Fabio Festinese
Guido Prampolini
Roberto Predieri
Tecnici macchinisti
Giuseppe Botosso
Gianluca Baroni
Maurizio Bellezza
Carmine Festa
Massimo Foroni
Gianluca Foscato
Renzo Grasselli
Alan Monney
Luca Prandini
Andrea Testa
Sartoria
Monica Salsi
Servizi generali
Maria Grazia Conforte
Mariella Gerace
Giuseppina Grillo
Lorena Incerti
Claudio Murgia
Sergio Petretich
Massimo Valentini
Patrizia Zanon
Soci fondatori originari istituzionali
Soci fondatori
Soci fondatori ordinari
GRUPPO BPER
Sostenitori
Partner
Annalisa Pellini
Amici del Teatro
Giuliana Allegri, Paola Benedetti Spaggiari, Enea Bergianti, Franco Boni, Gemma Siria Bottazzi, Gabriella Catellani Lusetti, Achille
Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Umbra Manghi, Grande Ufficiale Gr. Croce llario Amhos
Pagani, Comm. Donatella Tringale Moscato Grazia Maria di Mascalucia Pagani, Ivan Sacchetti, Paola Scaltriti, Mauro Severi, Corrado
Spaggiari, Corrado Tirelli, Deanna Ferretti Veroni, Vando Veroni, Gigliola Zecchi Balsamo
Cittadini del Teatro
Gianni Borghi, Vanna Lisa Coli, Andrea Corradini, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso,
Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Franca Manenti Valli, Ramona Perrone, Viviana Sassi, Alberto Vaccari
Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo
e la collaborazione della Fondazione Manodori
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