www.reggiomotori.bmw.it locale non fumatori Collana LIBRI ALL’OPERA Teatro Municipale Valli, 26 e 28 marzo 2010 Idomeneo Dramma per musica in tre atti K 366 musica di Wolfgang Amadeus Mozart libretto di Giambattista Varesco Copyright e edizione Bärenreiter-Verlag, Kassel Sub-editore per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano. Edizioni del Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2010 Libro programma a cura di Lorenzo Parmiggiani e Mario Vighi Ufficio stampa, comunicazione e promozione In redazione: Veronica Carobbi Il saggio di Francesco Degrada si pubblica per gentile concessione del Teatro alla Scala L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte. Indice Notizie 15 Il libretto Atto primo Atto secondo Atto terzo 35 45 51 Immagini 63 Saggi e contributi I molti volti di ‘Idomeneo’ di Francesco Degrada Lo spazio dell’‘Idomeneo’, lo spazio del mito di Davide Livermore La promessa di Idomeneo di Jean Starobinski Pelagus mundi di Carl Gustav Jung 75 93 99 115 Notizie 17 Notizie La vicenda Atto I Appartamenti d’Ilia nel palazzo reale. Idomeneo, re di Creta, sta per tornare in patria dopo un’assenza di molti anni, durante i quali ha combattuto la guerra di Troia a fianco dei greci. Suo figlio Idamante, nel frattempo, ha suscitato la violenta passione di Elettra, rifugiatasi a Creta dopo l’assassinio della madre Clitennestra. Ma Idamante ama Ilia, figlia del re di Troia Priamo e prigioniera dei cretesi. Ilia è dibattuta tra l’amore che sente nascere per Idamante e il suo onore di principessa troiana, che le vieta di amare un nemico della sua patria (aria “Padre, germani, addio!”); respinge perciò le offerte amorose di Idamante, gettandolo nello sconforto (aria “Non ho colpa, e mi condanni”). Per festeggiare l’arrivo imminente del padre, il principe annuncia al popolo di Creta la liberazione dei prigionieri troiani (coro “Godiam la pace”). Solo Elettra, in preda alla gelosia, accusa Idamante di recare oltraggio alla Grecia. I festeggiamenti sono interrotti dall’arrivo di Arbace, che porta la notizia della morte di Idomeneo, naufragato con tutto il suo seguito. Idamante, atterrito, si avvia verso la riva del mare. Elettra, ritenendo che ora Idamante salirà al trono e farà di Ilia la regina di Creta, dà sfogo all’ira e giura di vendicarsi della rivale (aria “Tutte nel cor vi sento”). Spiagge del mare ancora agitato. Nel mare, una terribile tempesta infuria sulla flotta di Idomeneo (coro “Pietà! Numi, pietà!”). Tra le onde compare Nettuno; per placarne la collera, Idomeneo fa voto di sacrificare la prima persona che incontrerà, una volta sbarcato. Il mare si 19 calma e la flotta giunge in salvo. Idomeneo, rimasto solo sulla spiaggia, ripensa alla sua tremenda promessa (aria “Vedrommi intorno”). Un giovane gli viene incontro; intrattenendosi con lui, Idomeneo riconosce il figlio Idamante, che aveva lasciato a Creta fanciullo. Invece di stringere il figlio tra le sue braccia, lo respinge e fugge inorridito. Idamante è stupefatto e addolorato per il comportamento del padre (aria “Il padre adorato”). I guerrieri intanto completano lo sbarco, accolti festosamente dalle donne cretesi; tutti rendono grazie a Nettuno, che si è mostrato clemente (marcia e coro “Nettuno s’onori”). Atto II Appartamenti reali. Per sottrarre il figlio al suo destino Idomeneo stabilisce, su consiglio di Arbace, di allontanarlo da Creta: si recherà in Argo e porrà Elettra sul trono di suo padre. Arbace, che tuttavia conosce l’inutilità del suo consiglio, si avvia per informare Idamante del volere del padre. Ilia si presenta a Idomeneo e gli manifesta gratitudine e affetto per averle ridato la libertà (aria “Se il padre perdei”); Idomeneo intuisce il suo amore per Idamante e ne è ancor più turbato (aria “Fuor del mar ho un mare in seno”). Giunge Elettra, che ha appreso della decisione di Idomeneo, ne gioisce e non dubita di riuscire a conquistare Idamante (aria “Idol mio, se ritroso”). Il suono lontano di una marcia la chiama all’imbarco. Porto di Sidone con bastimenti lungo le spiagge. Guerrieri e marinai cretesi si preparano alla partenza (coro «Placido è il mar, andiamo»). Idamante ed Elettra si congedano da Idomeneo, che è sempre in preda alla disperazione (terzetto «Pria di partir, oh Dio!»). Al momento di prendere il mare, si scatena una nuova tempesta (coro «Qual nuovo terrore!»), nel corso della quale un mostro marino esce dalle onde. Idomeneo, comprendendo di essere la causa dell’ira di Nettuno, invita il dio a dargli la morte; il popolo di Creta fugge terrorizzato (coro «Corriamo, fuggiamo»). Atto III Giardino reale. Ilia confida ai venti il suo amore infelice per Idamante (aria “Zeffiretti lusinghieri”). Il giovane arriva e le comunica la sua decisione: poiché il suo amore non è corrisposto, cercherà la morte combattendo il mostro marino. Ilia non può dissimulare più a lungo i suoi sentimenti e li rivela all’amato (duetto “S’io non moro a questi accenti”). Le effusioni dei due amanti sono interrotte dall’arrivo di Idome20 neo e di Elettra; il re ordina di nuovo al figlio di lasciare Creta, ma questi è risoluto a cercare la morte (quartetto “Andrò ramingo e solo”). Giunge a questo punto Arbace e informa il re che il popolo, guidato dal Gran Sacerdote, si è riunito davanti alla reggia e vuole parlargli. Idomeneo si avvia; Arbace, rimasto solo, implora gli dei che risparmino il re e suo figlio (aria “Se colà ne’ fati è scritto”). Gran piazza abbellita di statue avanti al palazzo. Giunge Idomeneo, con il seguito reale, e si siede sul trono. Il Gran Sacerdote gli chiede, a nome del popolo, di sciogliere il voto, liberando Creta dal mostro marino che fa orribili stragi. Idomeneo rivela allora che la vittima sacrificale è suo figlio Idamante. Il popolo è pietrificato dalla notizia (coro “Oh voto tremendo!”). Veduta esteriore del magnifico tempio di Nettuno. Il popolo si è raccolto nel tempio per assistere al sacrificio. Al suono di una marcia giunge Idomeneo, con ampio seguito, e prega Nettuno di placare il suo furore (cavatina con coro “Accogli, oh re del mar”). Suoni festosi di tromba si odono da lontano: Arbace annuncia che Idamante ha affrontato e ucciso il mostro. Il principe, che ha appreso il voto del padre, giunge al tempio per offrirsi al sacrificio e si dichiara pronto a morire. Idomeneo sta per colpirlo, quando Ilia si frappone, offrendosi quale vittima al posto di Idamante. Ma a questo punto risuona dal profondo la voce dell’oracolo di Nettuno, che indica come sciogliere il voto: Idomeneo rinuncerà al trono in favore di Idamante, che regnerà sposando Ilia. Elettra fugge, furibonda; Idomeneo rende grazie agli dei e presenta al popolo di Creta il nuovo re e la sua sposa, tra le acclamazioni generali (coro “Scenda Amor, scenda Imeneo”). 21 Monaco e Vienna La composizione di Idomeneo fu travagliata: Mozart chiese tagli e numerose modifiche al suo librettista, e discusse a lungo con lui sulle soluzioni drammatiche. L’opera fu rappresentata al Residenztheater di Monaco il 29 gennaio 1781, e tagli di brani già composti si susseguirono fino all’ultimo. Malgrado facesse grande impressione sulla corte di Monaco, Idomeneo conobbe una sola ripresa negli anni seguenti: nel 1786 fu rappresentato a Vienna, in forma privata, nel palazzo del principe Auersberg. Tra le modifiche per la ripresa viennese, Mozart trascrisse la parte di Idamante per tenore e compose la scena con rondò «Non più. Tutto ascoltai» - «Non temer, amato bene» (II atto) e il duetto «Spiegarti non poss’io» (III atto). Il mito: Idomeneo Idomeneo discende direttamente da Zeus e da Europa. Europa, figlia di Agenore e Telefassa, rapita da Zeus che le era apparso in forma di bianco toro, venne portata a Creta, e lì generò Minosse, che venne poi adottato da Asterione, re di Creta. Il regno cretese passò poi a Minosse, il grande legislatore, e quindi al figlio di lui, Licasto, per passare poi al nipote, Minosse II. Quest’ultimo, con la moglie Pasifae, figlia del Sole e della ninfa Perseide, generò Androgeo, Glauco, Deucalione, Fedra e Arianna. Deucalione fu il padre di Idomeneo, che fu uno dei pretendenti di Elena. Idomeneo, già anziano, insieme al nipote Merione condusse all’assedio di Troia le truppe cretesi con una flotta imponente composta di ottanta navi. Le sue imprese sono narrate nell’Iliade, dove è uno dei più valorosi nell’assedio di Troia. Agamennone, nel passare in rassegna gli eserciti prima della grande battaglia, ha parole di grande ammirazione per il re di Creta; poi, durante la grande battaglia, Idomeneo «maestro di lancia» non solo mostra grande coraggio, ma quando la battaglia volge al peggio per le armi achee affronta con abilità anche problemi di strategia: se Ettore, al centro, può essere ben frenato dagli Aiaci, sono le ali dello schieramento il punto debole degli Achei, ed è lì che deve accorrere Idomeno «furia di fiamma» insieme a Merione. Ma quello che interessa il teatro non è il personaggio dell’Iliade: è invece l’eroe che dopo la caduta di Troia (alla quale egli, essendo uno dei guerrieri nascosti nel cavallo, ha partecipato direttamente) torna avventurosamente in patria. 22 Le fonti del libretto. Il ‘Telemaco’ di Fénelon Le fonti da cui deriva il libretto dell’Idomeneo sono il romanzo di François de Salignac de Fénelon (1651-1715), Les aventures de Télémaque, fils d’Ulysse; la tragedia di Prosper Jolyot de Crébillon (1674-1762), Idoménée, pubblicata nel 1705, e l’opera di Antoine Danchet (1671-1748), Idoménée, musicata da André Campra (1660-1744) e rappresentata nel 1712. La prima, la più antica e importante, è il romanzo pedagogico in prosa che Fénelon scrisse per l’educazione del suo nobile allievo, il duca di Borgogna, nipote di Luigi XIV, e pubblicò nel 1699. Il libro venne letto come una critica dell’assolutismo del re e l’autore, in disgrazia, venne allontanato dalla corte. Ispirandosi ai primi libri dell’Odissea, Fénelon immagina che Telemaco, accompagnato da Minerva sotto l’apparenza di Mentore, compia un lungo e avventuroso viaggio alla ricerca del padre Ulisse. Una delle tappe è l’isola di Creta (Libro V), dove Telemaco visita il Labirinto, e si fa narrare la storia di Idomeneo dal cretese Nausicrate. «Idomeneo figliuolo di Deucalione, e nipote di Minosse – egli disse – era andato all’assedio di Troia come gli altri Re della Grecia. Dopo la rovina di quella Città fe’ vela per ritornarsene in Creta; ma la tempesta fu sì violenta, che il piloto del suo vascello, e tutti gli altri, i quali erano sperimentati nell’arte del navigare, credettero che fosse inevitabile il lor naufragio. Ciascheduno avea la morte dinanzi agli occhi, ciascheduno vedeva gli abissi aperti per ingoiarlo, ciascheduno rammaricavasi della propria disgrazia, non isperando né pure dopo la morte il funesto riposo di quelle anime, i corpi delle quali furon sepolti. Idomeneo invocava Nettuno, alzando gli occhi, e le mani al Cielo. Tu, che possiedi l’Imperio del mare, gridava, degnati, o Dio possente, d’ascoltare uno sventurato. Se mi fai rivedere l’isola di Creta malgrado del furore de’ venti, ti sacrificherò la prima persona, che presenterammisi dinanzi agli occhi. Intanto il figliuolo impaziente di rivedere il padre, affrettavasi d’andargli incontro per abbracciarlo. Infelice, che non sapeva che questo era un correre alla perdizione! Il padre scampato alla tempesta arrivava nel porto desiderato, e ringraziava Nettuno, che aveva esauditi i suoi voti; ma ben tosto s’avvide quanto i suoi voti a lui medesimo fosser funesti. Un antivedimento della propria disavventura faceva nascere in lui un pentimento dolorosissimo dell’indiscreto suo voto. 23 Temea di giunger fra i suoi, abbassava gli occhi, ed aveva paura di mirar ciò, che avea di più caro sopra la terra. Ma la crudele Nemesi, Dea senza compassione, la quale sta vigilante per punir gli uomini, e principalmente i Re ambiziosi, spigneva con una forza fatale ed invisibile Idomeneo. Egli approda, ed osa appena alzar gli occhi, che vede il proprio figliuolo. S’arresta tutto raccapricciato, ed i suoi sguardi vanno cercando, ma invano, qualche altra testa meno cara, che possa servirgli di vittima. Il figliuolo intanto gli si gitta al collo, ed è tutto attonito in rimirare che il padre corrisponde sì male alle sue tenere dimostranze, e veggendolo gemere dirottamente, gli dice: Donde viene, o mio padre, cotesta vostra afflizione dopo una lontananza sì lunga? Vi spiace forse di rivedervi nel vostro Regno, e di render contento vostro figliuolo? Di che son reo? Voi rivolgete altrove gli occhi per timore di rimirarmi. Il padre oppresso dal dolore nulla rispose, ma finalmente dopo alcuni profondi sospiri: Ah Nettuno, disse, quale promessa t’ho fatta? A qual prezzo preservato m’hai dal naufragio? Rendimi all’onde, ed agli scogli, che dovevano, fracassandomi, dar fine alla dogliosa mia vita, e lascia viver il mio figliuolo. Prendi, o crudel Dio, ecco il mio sangue, risparmia il suo. In così dire, sguainò, per trafiggersi, la spada, ma tutti quegli, che gli erano appresso, arrestarono la sua mano. Il vecchio Sofronimo interprete della volontà degli Dei lo accertò, che potrebbe contentare Nettuno senza dar morte al figliuolo. La vostra promessa, diceva, è stata imprudente: gli Dei non vogliono essere onorati con atti di crudeltà. Guardate bene di non aggiungere al fallo della vostra promessa quello dell’adempierla contro le leggi della natura. Offerite cento Tori più bianchi della neve a Nettuno, fate scorrere il loro sangue d’intorno al suo altare incoronato di fiori, ed abbruciate un soave incenso in onore di questo Dio. Idomeneo ascoltava il ragionare di Sofronimo col capo chino, e senza nulla rispondere. Ne’ suoi occhi era vivamente acceso il furore; il suo viso pallido, e sfigurato cambiavasi di colore ad ogni momento, e gli si vedeano tremare tutte le membra. Intanto il figliuolo dicevagli. Eccomi, o padre; vostro figliuolo è pronto a morire per placar la collera di questo Dio, io muoio contento, poiché voi sarete stato preservato dalla vostra colla mia morte. Ferite, o padre; non temete di ritrovare in me un figliuolo indegno di voi, e che paventi il morire. Nel medesimo punto Idomeneo tutto fuor di se stesso, e come lacerato dalle Furie Infernali, sor24 prende tutti quelli, che l’osservavano da presso. Caccia la sua spada nel cuore del giovanotto; la ritira tutta fumante, e tutta piena di sangue per immergerla nelle sue viscere, ed è nuovamente ritenuto da quelli, che sollecitamente gli stanno intorno. Cade il giovanetto nel proprio sangue, e l’ombre della morte gli cuoprono gli occhi. Gli apre ben egli un poco alla luce, ma appena l’ha riscontrata, che più non può sopportarla. Quale in mezzo a’ campi un bel giglio troncato dall’aratro nella radice, languisce, né più si regge, e quantunque non ancora abbia perduto quella viva bianchezza e quello splendore, che sommamente diletta gli occhi, nondimeno la terra più nol nutrisce, e la sua vita è già estinta: nella medesima guisa il figliuolo d’Idamante come un fiore novello, e tenero nella sua prima età spietatamente è mietuto. Il padre diviene insensibile nell’eccesso del suo dolore; non sa dove si sia, né ciò che faccia, o che debba fare, cammina vacillante ver la Città, e va chiamando il suo perduto figliuolo. (Fénelon, Le avventure di Telemaco, traduzione anonima, Milano, 1819) Jephte La tradizione mitica del voto di Idomeneo ha affinità col racconto mitico di Ifigenia, ma anche col racconto biblico di Jephte, il brigante figlio di prostituta (Libro dei Giudici 11, 1-2) che Dio volle innalzare a Giudice di Israele: Allora lo spirito del Signore venne su Jephte ed egli attraversò Gàlaad e Manàsse, passò a Mizpa di Gàlaad e da Mizpa di Gàlaad raggiunse gli Ammoniti. Jephte fece voto al Signore e disse: “Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti, la persona che uscirà per prima dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io l’offrirò in olocausto”. Quindi Jephte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore glieli mise nelle mani. Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono umiliati davanti agli Israeliti. Poi Jephte tornò a Mizpa, verso casa sua; ed ecco uscirgli incontro la figlia, con timpani e danze. Era l’unica figlia: non aveva altri figli, né altre figlie. Appena la vide, si stracciò le vesti e disse: “Figlia mia, tu mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli che mi hanno reso infelice! Io ho dato la mia parola al Signore e 25 non posso ritirarmi”. Essa gli disse: “Padre mio, se hai dato parola al Signore, fà di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca, perché il Signore ti ha concesso vendetta sugli Ammoniti, tuoi nemici”. Poi disse al padre: “Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne”. Egli le rispose: “Và!”, e la lasciò andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità. Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui venne in Israele questa usanza: ogni anno le fanciulle d’Israele vanno a piangere la figlia di Jephte il Galaadita, per quattro giorni. (Libro dei Guidici, 11, 29-39) Mozart (1756-1791) Wolfgang Amadeus Mozart, figlio del musicista Leopold, a sei anni, con la sorella Nannerl, fu concertista alla corte di Monaco di Baviera e a quella di Vienna, davanti all’imperatrice. Nell’estate del 1763 effettuò, sempre con la sorella e col padre, il suo primo viaggio che lo portò in Germania (incontrò Jommelli e Nardini), poi a Parigi e alla corte di Versailles; la maggior parte dell’anno successivo la trascorse in Inghilterra (incontrò J. C. Bach, Abel, scoprì Händel), viaggi decisivi per la sua formazione; lì inoltre nacquero le prime sinfonie e i concerti. Nel 1766 ritornò a Salisburgo, da allora furono frequenti le sue puntate a Vienna, dove conobbe di persona Gluck, Hasse, e la musica di Haydn. Fu nominato Konzertmeister dell’arcivescovo di Salisburgo (senza stipendio). Alla fine del 1769, col padre, partì per l’Italia dove tenne concerti in tutti i principali centri da Milano a Napoli. Nel 1771 tornò a Salisburgo. Il nuovo arcivescovo, Colloredo, lo assunse con regolare stipendio nell’orchestra in cui esercitò dal 1773 al 1777 la funzione di primo violino. Intanto Monaco metteva in scena La finta giardiniera e Salisburgo Il Re pastore. Nel 1777 si recò di nuovo in tournée con la madre a Monaco, a Mannheim (dove ebbe importanti contatti con la scuola locale e conobbe le sorelle Weber: si innamorò vanamente di Aloysia, sposerà cinque anni dopo Constanze, nonostante l’opposizione del padre e della sorella), a Parigi dove sua madre morì (1778). Nel 1779 fu nominato organista di corte, ma nell 1781 – dopo il successo di Idomeneo a Monaco – si liberò definitivamente di Colloredo e si trasferì a Vienna, dove si legò d’amicizia con musicisti (Gluck, Haydn) e letterati (Da Ponte, Schikaneder), entrò nella massoneria, conquistò i viennesi con Il ratto dal serraglio. Gli anni tra 26 il 1784 e il 1787 furono felici e ricchi di opere: compose Le nozze di Figaro, e due viaggi a Praga furono caratterizzati dalla Sinfonia K 504 e dal Don Giovanni, separati dall’incontro con il giovane Beethoven. Nell 1787 morirono alcuni cari amici e il padre Leopold. La situazione economica divenne sempre più precaria. Nel 1789 accompagnò il principe Lichnowski a Berlino e suonò a Dresda e nella Thomaskirche di Lipsia. In condizioni difficili nacque l’opera Così fan tutte. Quando morì Giuseppe gli successe Leopoldo II; a lui, benché tiepido verso la musica, dedicò – per la sua incoronazione a re di Boemia – La clemenza di Tito. Compose ancora Il flauto magico, lasciò incompiuto il Requiem. Il librettista, Giambattista Varesco (1735-1805) Abate, a partire dal 1766 fu cappellano di corte a Salisburgo. Scrisse due libretti per Mozart, Idomeneo (rimaneggiamento da Idomenée, una tragédie lyrique di André Campra, andata in scena a Parigi nel 1712) e L’oca del Cairo, dramma giocoso in due atti che il compositore non portò a termine (1783). È quasi certamente autore, inoltre, di un terzo libretto, Andromeda e Perseo (da Ovidio), scritto per Michael Haydn, nonché del testo di una cantata in onore di Ferdinando III. ‘Idomeneo’ (e Mozart) a Reggio Emilia (a cura di Francesco Giuseppe Sassi) Idomeneo è al Teatro Municipale Valli per la seconda volta dopo l’esordio nella stagione lirica del 2000 (2 recite, data della prima: 31 marzo 2000). Questi gli interpreti di allora: Idomeneo: Torsten Kerl; Idamante: Martina Borst; Ilia: Paola Antonucci; Elettra: Claudia Kunz; Arbace: Christian Baumgartel; Gran sacerdote: Alessandro Carmignani. Direttore: Thomas Hengelbrock; Regista: Michael Haensel; Scenografo-costumista: Michael Goden. Balthasar-Neumann Ensemble; Balthasar-Neumann Chor. La presenza delle opere di Mozart a Reggio: Così fan tutte, cinque allestimenti; Don Giovanni e Le nozze di Figaro quattro, Il flauto magico, Il ratto dal serraglio, Bastiano e Bastiana e Idomeneo due. Infine una sola presenza per La clemenza di Tito, L’impresario teatrale e La finta semplice prima presenza di un titolo mozartiano a Reggio Emilia nel 1956 per il bicentenario della nascita dell’autore. 27 Discografia Personaggi Idomeneo; Idamante; Ilia; Elettra; Arbace. 1948 Franz Klarvein; Gottfried Riedner; Maud Cunitz; Marianne Schech; Heinz Maria Lins. Coro e Orchestra della Radio Bavarese, dir. Hans Altmann. Mercury (2 dischi 33) 1950 Horst Taubman; Greta Menzel; Gertrud Hopf; Gertrud Grob-Prandl; Herbert Handt. Coro della Staatsoper diVienna, Wiener Symphoniker, dir. Meinhard von Zallinger. Walhall (2 cd) 1956 Richard Lewis; Léopold Simoneau; Sena Jurinac; Lucille Udovick; James Milligan. Coro e Orchestra del Festival di Glyndebourne, dir. John Pritchard. EMI (2 cd) 1961 Waldemar Kmentt; Ernst Haefliger; Pilar Lorengar; Elisabeth Grümmer; Renato Capecchi. Coro della Staatsoper diVienna, Wiener Philharmoniker, dir. Ferenc Fricsay. Deutsche Grammophon (3 cd) 1968 George Shirley; Ryland Davies; Margherita Rinaldi; Pauline Tinsley; Robert Tear. The BBC Symphony Chorus & Orchestra, dir. Colin Davis. Philips (3 cd) 1970 Peter Pears; Anne Pashley; Heather Harper; Rae Woodland; Robert Tear. English Opera Chorus, English Chamber Orchestra, dir. Benjamin Britten. Regia di Colin Graham, scene di David Myerscough-Jones & David Collis. Ripresa video di Brian Large. Decca (2 dvd) 1971 Nicolai Gedda; Adolf Dallapozza; Annelies Rothenberger; Edda Moser; Peter Schreier. Coro della Radio di Lipsia, Staatskapelle Dresden, dir. Hans Schmidt- Isserstedt. EMI (3 cd) 28 1971 Nicolai Gedda; Jessye Norman; Heather Harper; Rae Woodland; Andrea Snarski. Coro e Orchestra Sinfonica di Roma della Radiotelevisione Italiana, dir. Colin Davis. Myto 1976 John Mitchinson; Anthony Roden; Lucia Popp; Rita Hunter; KennethWoollam. Coro e Orchestra della English National Opera, dir. Charles Mackerras. Oriel Music Society (3 cd) 1976 Wieslaw Ochman; Peter Schreier; Helen Donath; Julia Varady; Hermann Winkler. Coro della Staatsoper di Vienna, Wiener Philharmoniker, dir. Karl Böhm. Refined Opera Performances (3 cd) 1977 Wieslaw Ochmann; Peter Schreier; Edith Mathis; Julia Varady; Hermann Winkler. Coro della Radio di Lipsia, Staatskapelle Dresden, dir. Karl Böhm. Deutsche Grammophon (3 cd) 1980 Werner Hollweg; Trudeliese Schmidt; Rakel Yakar; Felicity Palmer; Kurt Equiluz. Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera di Zurigo, dir. Nikolaus Harnoncourt. Teldec (3 cd) 1982 Luciano Pavarotti; Frederica von Stade; Ileana Cotrubas; Hildegard Behrens; John Alexander. Coro e Orchestra del Teatro Metropolitan di New York, dir. James Levine. Regia, scene e costumi di Jean-Pierre Ponnelle. Ripresa video di Brian Large. Deutsche Grammophon (2 dvd) 1983 Luciano Pavarotti; Agnes Baltsa; Lucia Popp; Edita Gruberova; Leo Nucci. Konzertverein der Staatsoper Wien, Wiener Philharmoniker, dir. John Pritchard. Decca (3 cd) 1983 Philippe Langridge; Jerry Hadley; Yvonne Kenny; Carol Vaness; Thomas Hamsley. The Glyndebourne Chorus, London Philharmonic Orchestra, dir. Bernard Haitink. Regia di Trevor Nunn. Scene e costumi di John Napier. Coreografie di Malcolm Goddard. Ripresa video di Christopher Swann. NVC (1 dvd) Oelze; Anne Schwanewilms; Peter Hoare. Coro 165 del Festival di Glyndebourne, Orchestra dell’Età dell’Illuminismo, dir. Simon Rattle. Premiere Opera (4 cd) 1990 Anthony Rolfe-Johnson; Anne Sofie von Otter; Sylvia McNair; Hillevi Martinpelto; Nigel Robson. The Monteverdi Choir, The English Baroque Soloists, dir. John Eliot Gardiner. Archiv (3 cd) 2004 Kurt Streit; Sonia Ganassi; Angeles Blancas Gulin; Iano Tamar. Coro e Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, dir. Marco Guidarini. Regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. Ripresa video di Tiziano Mancini. Dynamic (2 dvd) 1991 Francisco Araiza; Susanne Mentzer; Barbara Hendricks; Roberta Alexander; Uwe Heilmann. Coro e Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, dir. Colin Davis. Philips (3 cd) 1994 Placido Domingo; Cecilia Bartoli; Heidi Grant Murphy; Carol Vaness; Thomas Hampson. Coro e Orchestra del Teatro Metropolitan di New York, dir. James Levine. Deutsche Grammophon (3 cd) 2000 John Mark Ainsley; Kirsti Harms; Emma Matthew; Deborah Riedel; Jaewoo Kim. Coro e Orchestra dell’Opera Australiana, dir. Christopher Hogwood. Celestial Audio (3 cd) 2001 Ian Bostridge; Lorraine Hunt Lieberson; Lisa Milne; Barbara Frittoli; Anthony Rolfe Johnson. The Dunedin Consort, dir. Charles Mackerras. EMI (3 cd) 2002 Placido Domingo; Anne Sofie von Otter; HeiKyung Hong; Alexandra Deshortes; Mark Oswald. Coro e Orchestra del Teatro Metropolitan di New York, dir. James Levine. Premiere Opera (3 cd) 2003 Bruce Ford; Diana Montague; Rebecca Evans; Susan Patterson; Ryland Davies. Chorus & Orchestra of Opera North, dir. David Parry. Chandos (2 cd) 2005 Steve Davislim; Monica Bacelli; Camilla Tilling; Emma Bell; FrancescoMei. Coro e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, dir. Daniel Harding. Celestial Audio (2 cd) 2006 Ramón Vargas; Magdalena Kozena; Ekaterina Siurina; Anja Harteros; Jeffrey Francis. Salzburger Bachchor, Camerata Salzburg, dir. Roger Norrington. Regia di Ursel & Karl-Ernst Herrmann. Scene e costumi di Karl-Ernst Herrmann. Decca (2 dvd) 2006 Robert Gambill; Iris Vermillion; Britta Stallmeister; Camilla Nylund; Christoph Pohl. Coro dell’Opera di Dresda, Sächsische Staatskapelle Dresden, dir. Fabio Luisi. Orfeo (2 cd) 2008 John MarkAinsley; Pavol Breslik; Juliane Banse; Annette Dasch; Rainer Trost. Chor & Orchester der Bayerischen Staatsoper, dir. Kent Nagano. Regia di Dieter Dorn. Medici Arts (2 dvd) 2008 Richard Croft; Bernarda Fink; Sunhae Im; Alexandrina Pendatchanaka; Kenneth Tarver. Rias Kammerchor, Freiburger Barockorchester, dir. René Jacobs. Harmonia Mundi (3 cd) 2003 Philip Langridge; Magdalena Kozena; Christiane 29 Il libretto 31 Idomeneo Dramma per musica in tre atti K 366 libretto di Giambattista Varesco musica di Wolfgang Amadeus Mozart Personaggi Idomeneo, re di Creta tenore Idamante, suo figlio soprano Ilia, principessa Troiana, figlia di Priamo soprano Elettra, principessa, figlia d’Agamennone, re d’Argo soprano Arbace, confidente di Idomeneo tenore Gran Sacerdote di Nettuno tenore La Voce basso Sacerdoti Troiani prigionieri Uomini e donne cretesi Marinai argivi La scena è in Sidone, capitale di Creta. prima rappresentazione: Monaco, Residenztheater, 29 gennaio 1781 Nota al libretto Il testo del libretto è quello della prima versione dell’opera eseguita nel 1781 a Monaco. Le parti stampate in colore grigio nella presente edizione non vengono eseguite. 33 Atto Primo Ouverture Galleria nel palazzo reale, corrispondente a diversi appartamenti destinati a Ilia SCENA I Ilia sola. [Recitativo] ILIA Quando avran fine omai l’aspre sventure mie? Ilia infelice! Di tempesta crudel misero avanzo, del genitor e de’ germani priva, del barbaro nemico misto col sangue il sangue vittime generose, a qual sorte più rea ti riserbano i Numi?... Pur vendicaste voi di Priamo, e di Troia i danni, e l’onte? Perì la flotta Argiva, e Idomeneo pasto forse sarà d’orca vorace... Ma, che mi giova, oh ciel! se al primo aspetto di quel prode Idamante, che all’onde mi rapì, l’odio deposi, e pria fu schiavo il cor, che m’accorgessi d’essere prigioniera. Ah qual contrasto, oh Dio! d’opposti affetti mi destate nel sen odio, ed amore! Vendetta deggio a chi mi diè la vita, gratitudine a chi vita mi rende... Oh Ilia! oh genitor! oh prence! oh sorte! Oh vita sventurata! oh dolce morte! Ma che? m’ama Idamante?... ah no; l’ingrato per Elettra sospira, e quella Elettra meschina principessa esule d’Argo, d’Oreste alle sciagure a queste arene fuggitiva, raminga, è mia rivale. Quanti mi siete intorno carnefici spietati?... orsù sbranate vendetta, gelosia, odio, ed amore, Sbranate sì quest’infelice core! [1. Aria] Padre, germani, addio! voi foste, io vi perdei. Grecia, cagion tu sei. E un greco adorerò? D’ingrata al sangue mio so, che la colpa avrei; 35 ma quel sembiante, oh Dei! Odiare ancor non so. [Recitativo] Ecco Idamante, ahimè! sen vien. Misero core tu palpiti, e paventi. Deh, cessate per poco, oh miei tormenti! SCENA II Idamante, Ilia. Seguito d’Idamante. IDAMANTE (al seguito) Radunate i Troiani, ite, e la corte sia pronta questo giorno a celebrar. (a Ilia) Di dolce speme a un raggio scema il mio duol. Minerva, della Grecia protettrice involò al furor dell’onde il padre mio. In mar di qui non lunge comparser le sue navi. Indaga Arbace il sito, che a noi toglie l’angusto aspetto. ILIA (con ironia) Non temer: difesa da Minerva è la Grecia, e tutta ormai scoppiò sovra i Troian l’ira de’ numi. IDAMANTE Del fato de’ Troian più non dolerti. Farà il figlio per lor quanto farebbe il genitor, e ogn’altro vincitor generoso. Ecco: abbian fine, 36 Principessa, i lor guai: rendo lor libertade, e omai fra noi sol prigioniero fia, sol fia che porte chi tua beltà legò care ritorte. ILIA Signor, che ascolto? non saziaro ancora d’implacabili dei l’odio, lo sdegno d’Ilio le gloriose or diroccate mura, ah non più mura, ma vasto e piano suol? A eterno pianto dannate son le nostre egre pupille? IDAMANTE Venere noi punì, di noi trionfa. Quanto il mio genitor, ahi rimembranza! soffrì de’ flutti in sen? Agamennone, vittima in Argo al fin, a caro prezzo comprò que’ suoi trofei, e non contenta di tante stragi ancor la dea nemica, che fè? Il mio cor trafisse, Ilia, co’ tuoi bei lumi più possenti de’ suoi, e in me vendica adesso i danni tuoi. ILIA Che dici? IDAMANTE Sì, di Citerea il figlio incogniti tormenti stillommi in petto. A te pianto e scompiglio Marte portò, cercò vendetta Amore in me de’ mali tuoi, quei vaghi rai, que’ tuoi vezzi adoprò... Ma all’amor mio d’ira, e rossor tu avvampi? ILIA In questi accenti mal soffro un temerario ardir. Deh pensa, pensa Idamante, oh dio! il padre tuo qual è, qual era il mio. [2. Aria] IDAMANTE Non ho colpa, e mi condanni idol mio, perché t’adoro. Colpa è vostra, o dei tiranni, e di pena afflitto io moro d’un error che mio non è. IDAMANTE Scingete le catene, ed oggi il mondo, o fedele Sidon suddita nostra, vegga due gloriosi popoli in dolce nodo avvinti e stretti di perfetta amistà. Elena armò la Grecia e l’Asia, ed ora disarma e riunisce ed Asia e Grecia eroina novella, principessa più amabile e più bella. [3. Coro] Se tu il brami, al tuo impero aprirommi questo seno. Ne’ tuoi lumi il leggo, è vero, ma mel dica il labbro almeno, e non chiedo altra mercé. ILIA (Vede condurre i prigionieri) Ecco il misero resto de’ Troiani dal nemico furor salvi. [Recitativo] CORO DE’ TROIANI E CRETESI Godiam la pace, Trionfi amore: ora ogni core giubilerà. [Recitativo] DUE CRETESI Grazie a chi estinse face di guerra: or si la terra riposo avrà. IDAMANTE Or quei ceppi io romperò, vuo’ consolarli adesso. (da sé) Ahi! perché tanto far non so a me stesso! TUTTI Godiam la pace, Trionfi amore: ora ogni core giubilerà. SCENA III Idamante, Ilia, Troiani prigionieri, uomini, e donne cretesi. Si levano a’prigionieri la catene, li quali dimostrano gratitudine. DUE TROIANI A voi dobbiamo Pietosi Numi! E a quei bei lumi La libertà. 37 TUTTI Godiam la pace, Trionfi amore: ora ogni core giubilerà. IDAMANTE (ansioso) Più non vive il genitor? SCENA IV Elettra, e detti. [Recitativo] ELETTRA (agitata da gelosia) Prence, signor, tutta la Grecia oltraggi; tu proteggi il nemico. IDAMANTE Veder basti alla Grecia vinto il nemico. Opra di me più degna a mirar s’apparecchi, o principessa: vegga il vinto felice. (Vede venire Arbace) Arbace viene. SCENA V Arbace, e detti. Arbace è mesto ARBACE Non vive: quel, che Marte far non poté fin or, fece Nettuno, l’inesorabil nume, e degl’eroi il più degno, ora il riseppi, presso a straniera sponda affogato morì! (parte) IDAMANTE Ilia, de’viventi eccoti il più meschin. Or sì dal cielo soddisfatta sarai... barbaro fato! ... Corrasi al lido... ahimè! son disperato! (parte) ILIA Dell’ Asia i danni ancora troppo risento, e pur d’un grand’eroe al nome, al caso, il cor parmi commosso, e negargli i sospir, ah no, non posso. (parte sospirando) IDAMANTE (timoroso) Ma quel pianto che annunzia? SCENA VI Elettra sola. ARBACE Mio signore, de’ mali il più terribil... ELETTRA Estinto è Idomeneo? …Tutto a’ miei danni, tutto congiura il ciel. Può a suo talento Idamante disporre d’un impero e del cor, e a me non resta 38 [Recitativo] ombra di speme? A mio dispetto, ahi lassa! vedrò, vedrà la Grecia a suo gran scorno una schiava Troiana di quel soglio e del talamo a parte… Invano Elettra ami l’ingrato … E soffre una figlia d’un re, che ha re vassalli, che una vil schiava aspiri al grande acquisto?... Oh sdegno! oh smanie! oh duol!… più non resisto. [4. Aria] Tutte nel cor vi sento furie del crudo Averno. Lunge a si gran tormento, amor, mercé, pietà. Chi mi rubò quel core, quel, che tradito ha il mio, provin dal mio furore vendetta e crudeltà. (parte) Il ciel, il mare, il vento ci opprimon di spavento... CORO VICINO Pietà numi, pietà! In braccio a cruda morte ci spinge l’empia sorte... SCENA VIII Pantomima Nettuno comparisce sul mare. Fa cenno a’ venti di ritirarsi alle loro spelonche. Il mare poco a poco si calma. Idomeneo, vedendo il dio del mare, implora la sua potenza. Nettuno, riguardandolo con occhio torvo, e minaccevole, si tuffa nell’onde, e sparisce. [Recitativo] IDOMENEO Eccoci salvi alfin. SCENA VII Spiagge del mare ancora agitato attorniate da dirupi. Rottami di navi sul lido. Coro di gente vicina a naufragare. SCENA IX Idomeneo con seguito CORO VICINO Pietà! numi, pietà! Aiuto o giusti numi! a noi volgete i lumi... IDOMENEO (al suo seguito) O voi, di Marte, e di Nettuno all’ire, alle vittorie, ai stenti fidi seguaci miei, lasciatemi per poco qui solo respirar, e al ciel natio confidar il passato affanno mio. CORO LONTANO Pietà! numi, pietà! (Il seguito si ritira, e Idomeneo solo s’inoltra sul lido, contemplando.) [5. Coro] 39 Tranquillo è il mar, aura soave spira di dolce calma, e le cerulee sponde il biondo dio indora. Ovunque io miro, tutto di pace in seri riposa, e gode. Io sol, io sol su queste aride spiagge, d’affanno e da disagio estenuato, quella calma, o Nettuno, in me non provo, che al tuo regno impetrai. IDOMENEO Cieli! che veggo? ecco, la sventurata vittima, ahimè! s’appressa... Oh voto insano, atroce! Giuramento crudel! Ah qual de’ numi mi serba ancora in vita, o qual di voi mi porge almen aita? SCENA X Idamante, Idomeneo in disparte. [6. Aria] Vedrommi intorno l’ombra dolente, che notte e giorno: Sono innocente m’accennerà. Nel sen trafitto, nel corpo esangue il mio delitto, lo sparso sangue m’additerà. IDAMANTE Spiagge romite, e voi scoscese rupi, testimoni al mio duol siate e cortesi di questo vostro albergo a un agitato cor... Quanto spiegate di mia sorte il rigor solinghi orrori!... Vedo fra quegl’avvanzi di fracassate navi su quel lido sconosciuto guerrier... Voglio ascoltarlo, vuo’ confortarlo, e voglio in letizia cangiar quel suo cordoglio. (S’appressa, e parla a Idomeneo) Sgombra, o guerrier, qual tu ti sia, il timore; eccoti pronto a tuo soccorso quello che in questo clima offrir tel può. Qual spavento, qual dolore! Di tormento questo core quante volte morirà! (Vede un uomo che s’avvincina) [Recitativo] 40 E queste mani le ministre saran?... Mani esecrande! Barbari, ingiusti numi! Are nefande! IDOMENEO (da sé) Più il guardo, più mi strugge il dolor. (a Idamante) De’ giorni miei il resto a te dovrò. Tu quale avrai premio da me? IDAMANTE Premio al mio cor sarà l’esser pago d’averti sollevato, difeso: ahi troppo, amico, dalle miserie mie instrutto io fui a intenerirmi alle miserie altrui. IDOMENEO (da sé) Qual voce, qual pietà il mio sen trafigge! (a Idamante) Misero tu? che dici? ti son conte le tue sventure appien? IDOMENEO Ma donde nasce questa che per lui nutri tenerezza d’amor? IDAMANTE (con enfasi) Ah, ch’egli è il padre... IDOMENEO (interrompendolo impaziente) Oh dio! Parla: di chi è egli padre? IDAMANTE Dell’amor mio, cieli! il più caro oggetto, in quelli abissi spinto giace l’eroe Idomeneo estinto. Ma tu sospiri e piangi? T’è noto Idomeneo? IDAMANTE (con voce fiacca) È il padre mio. IDOMENEO Uom più di questo deplorabil non v’è, non v’è chi plachi il fato suo austero. IDAMANTE Meco compiangi del padre mio il destin? IDAMANTE Che favelli? Vive egli ancor? (da sé) Oh dei! torno a sperar. (a Idomeneo) Ah dimmi, amico, dimmi, dov’è? dove quel dolce aspetto vita mi renderà? IDOMENEO (da sé) Spietatissimi dei! IDOMENEO (dolente) Ah figlio! ... IDAMANTE (tutto giulivo) Ah padre!... Dove son io?... oh qual trasporto!... soffri, (vuole abbracciarlo, il padre si ritira turbato) genitor adorato, che al tuo seno... e che un amplesso...ahimè! perché ti sdegni? Disperato mi fuggi?... ah dove, ah dove? 41 IDOMENEO Non mi seguir, tel vieto: meglio per te saria il non avermi veduto or qui. Paventa il rivedermi. (Parte in fretta) Marcia guerriera durante lo sbarco. [8. Marcia] [8a. Ballo delle donne cretesi] IDAMANTE Ah qual gelido orror m’ingombra i sensi! ... Lo vedo appena, il riconosco, e a’ miei teneri accenti in un balen s’invola. Misero! in che l’offesi, e come mai quel sdegno io meritai, quelle minacce? ... Vuo’ seguirlo e veder, oh sorte dura! Qual mi sovrasti ancor più rea sventura. [7. Aria] IDAMANTE Il padre adorato ritrovo, e lo perdo. Mi fugge sdegnato fremendo d’orror. Morire credei di gioia e d’amore: or, barbari dei! m’uccide il dolor. (Parte addolorato) Intermezzo Il mare è tutto tranquillo. Sbarcano le truppe cretesi arrivate con Idomeneo. I guerrieri cantano il seguente coro in onore di Nettuno. Le donne cretesi accorrono ad abbracciare i loro felicemente arrivati, e sfogano la vicendevole gioia con un ballo generale, che termina col coro. 42 [9. Coro] TUTTI Nettuno s’onori, quel nome risuoni, quel nume s’adori sovrano del mar. Con danze e con suoni Convien festeggiar. SOLI Da lunge ei mira di Giove l’ira, e in un baleno va all’Eghe in seno, da regal sede tosto provede, fa i generosi destrier squammosi ratto accoppiar. Dall’onde fuore suonan sonore tritoni araldi robusti e baldi buccine intorno. Già riede il giorno che il gran tridente il mar furente seppe domar. TUTTI Nettuno s’onori, quel nome risuoni, quel nume s’adori sovrano del mar. Con danze e con suoni Convien festeggiar. solenne ecatombe andiam preparar. SOLI Su conca d’oro regio decoro spira Nettuno. Scherza Portuno ancor bambino col suo Delfino, con Anfitrite. Or noi di Dite fe’ trionfar. Nereide amabili, ninfe adorabili, che alla gran dea con Galatea corteggio fate, deh ringraziate per noi quei numi, che i nostri lumi fero asciugar. TUTTI Nettuno s’onori, quel nome risuoni, quel nume s’adori sovrano del mar. Con danze e con suoni Convien festeggiar. Or suonin le trombe, 43 Atto secondo Appartamenti reali ARBACE Di chi? SCENA PRIMA Arbace, Idomeneo. [Recitativo] ARBACE Tutto m’è noto. IDOMENEO Gonfio di tante imprese, al varco al fin m’attese il fier Nettuno … ARBACE E so, che a’ danni tuoi, ad Eolo unito e a Giove il suo regno sconvolse... IDOMENEO Sì, che m’estorse in voto umana vittima. IDOMENEO Del primo che sulla spiaggia incauto a me s’appressi. ARBACE Or dimmi: chi primo tu incontrasti? IDOMENEO Inorridisci: il mio figlio... ARBACE (perdendosi d’animo) Idamante... Io vengo meno... (raccoltosi) ti vide? il conoscesti? IDOMENEO Dammi, Arbace, il consiglio, 45 salvami per pietà, salvami il figlio. ARBACE (pensa, poi risolve) Trovisi in altro clima altro soggiorno. Purché al popol si celi. Per altra via intanto Nettun si placherà, qualche altro nume di lui cura n’avrà. IDOMENEO Ben dici, è vero... (vede venire Ilia) Ilia s’apressa, ahimè!... (resta un poco pensoso e poi decide) In Argo ei vada, e sul paterno soglio rimetta Elettra... Or vanne a lei e al figlio, fa che sian pronti. Il tutto sollecito disponi. Custodisci l’arcano. A te mi fido. A te dovranno, oh caro, o fido Arbace, la vita il figlio, e il genitor la pace. ARBACE Se il tuo duol, se il mio desio sen volassero del pari, a ubbidirti qual son io, saria il duol pronto a fuggir. Quali al trono sian compagni, chi l’ambisce or veda e impari: stia lontan, o non si lagni, se non trova che martir. (Parte.) 46 [10a.Aria] SCENA II Idomeneo, Ilia. [Recitativo] ILIA Se mai pomposo apparse su l’archivo orizzonte il dio di Delo, eccolo in questo giorno, o sire, in cui l’augusta tua presenza i tuoi diletti sudditi torna in vita e lor pupille, che ti piansero estinto, or rasserena. IDOMENEO Principessa gentil, il bel sereno anche alle tue pupille omai ritorni. Il lungo duol dilegua. Di me, de’ miei tesori Ilia, disponi, e mia cura sarà dartene chiare prove dell’amicizia mia. ILIA Son certa, e un dubbio in me colpa sarìa. ILIA Se il padre perdei, la patria, il riposo, (a Idomeneo) tu padre mi sei, soggiorno amoroso è Creta per me. Or più non rammento le angoscie, gli affanni. Or gioia e contento compenso a miei danni [11. Aria] il cielo mi diè. (parte) Frettolosa, e giuliva Elettra vien: s’ascolti. SCENA III Idomeneo solo. [Recitativo] IDOMENEO Qual mi conturba i sensi equivoca favella? ... Ne’ suoi casi qual mostra a un tratto intempestiva gioia la frigia principessa?... E quei, ch’esprime teneri sentimenti per il prence, sarebber forse... ahimè! ... sentimenti d’amor, gioia di speme?... Non m’inganno. Reciproco è l’amore. Troppo, Idamante, a scior quelle ritorte sollecito tu fosti... Ecco il delitto che in te punisce il ciel... Sì, sì, a Nettuno il figlio, il padre ed Ilia tre vittime saran su l’ara istessa da egual dolor afflitte, una dal ferro e due dal duol trafitte. [12. Aria] Fuor del mar ho un mare in seno che dei primo è più funesto, e Nettuno ancora in questo mai non cessa minacciar. Fiero nume! dimmi almeno: se al naufragio è sì vicino il mio cor, qual rio destino or gli vieta il naufragar? SCENA IV Elettra sola. [Recitativo] [Recitativo] ELETTRA Chi mai del mio provò piacer più dolce? Parto, e l’unico oggetto che amo ed adoro, oh dei! meco sen vien? Ah troppo troppo angusto è il mio cor a tanta gioia! Lunge dalla rivale farò ben io, con vezzi e con lusinghe, che quel fuoco che pria spegnere non potei a quei lumi s’estingua e avvampi ai miei. [13. Aria] Idol mio! se ritroso altra amante a me ti rende, non m’offende rigoroso, più m’alletta austero amor. Scaccerà vicino ardore dal tuo sen l’ardor lontano: più la mano può d’Amore, s’è vicin l’amante cor. (S’ode da lontano armoniosa marcia.) [14. Marcia] 47 ELETTRA Odo da lunge armonioso suono che mi chiama all’imbarco. Orsù si vada. (Parte in fretta.) Si sente sempre più vicina la marcia, a misura che si muta la scena. SCENA V Porto di Sidone con bastimenti lungo le spiagge Elettra, truppa d’Argivi, di Cretesi, e de’ marinari. [Recitativo] ELETTRA Sidonie sponde! O voi, per me di pianto e duol, d’amor nemico crudo ricetto, or ch’astro più clemente a voi mi toglie, io vi perdono e in pace al lieto partir mio alfin vi lascio e dò l’estremo addio! [15. Coro] CORO Placido è il mar, andiamo; tutto ci rassicura. Felice avrem ventura, su su, partiamo or or. ELETTRA Soavi zeffiri, soli spirate, del freddo Borea l’ira calmate, d’aura piacevole cortesi siate, 48 se da voi spargesi per tutto amor. CORO Placido è il mar, andiamo; tutto ci rassicura. Felice avrem ventura, su su, partiamo or or. SCENA VI Idomeneo, Idamante, Elettra. Seguito del re. IDOMENEO Vattene, prence. [Recitativo] IDAMANTE Oh ciel! IDOMENEO Troppo t’arresti. Parti, e non dubbia fama di mille eroiche imprese il tuo ritorno prevenga. Di regnare se l’arte apprender vuoi, ora incomincia a renderti de’ miseri il sostegno, del padre e di te stesso ognor più degno. [16. Terzetto] IDAMANTE Pria di partir, oh dio! soffri che un bacio imprima su la paterna man. ELETTRA Soffri che un grato addio sul labbro il cor esprima: addio, degno sovran! ELETTRA O dei! che sarà? IDOMENEO (ad Elettra) Vanne, sarai felice. (ad Idamante) Figlio! tua sorte è questa. TUTTI Deh cessi il scompiglio; del ciel la clemenza sua man porgerà. (Vanno verso le navi.. Mentre vanno ad imbarcarsi sorge improvvisa tempesta.) TUTTI Seconda i voti, o ciel! ELETTRA Quanto sperar mi lice! IDAMANTE Vado (da sé) e il mio cor qui resta. TUTTI Addio! IDOMENEO, IDAMANTE (ognuno da sé) Destin crudel! IDAMANTE (da sé) O Ilia! IDOMENEO (da sé) O figlio! IDAMANTE O padre! oh partenza! [17. Coro] CORO Qual nuovo terrore! qual rauco mugito! de’ numi il furore ha il mare infierito. Nettuno, mercé! Incalza la tempesta, il mare si gonfia, il cielo tuona e lampeggia, e i frequenti fulmini incendiano le navi. Un mostro formidabile s’appresenta fuori dell’onde. CORO Qual odio, qual ira Nettuno ci mostra! Se il cielo s’adira, qual colpa è la nostra? Il reo qual è? [Recitativo] IDOMENEO Eccoti in me, barbaro nume! il reo! Io solo errai, me sol punisci e cada sopra di me il tuo sdegno. La mia morte ti sazi alfin; ma s’altra aver pretendi 49 vittima al fallo mio, una innocente darti io non posso e, se pur tu la vuoi, ingiusto sei, pretenderla non puoi. La tempesta continua. I cretesi spaventati fuggono, e nel seguente coro col canto, e con pantomime esprimono il loro terrore, ciò che tutto forma un’azione analoga, e chiude l’atto col solito Divertimento. [18. Coro] CORO Corriamo, fuggiamo quel mostro spietato. Ah preda già siamo! Chi, perfido fato! più crudo è di te? 50 Atto terzo Giardino reale SCENA PRIMA Ilia sola. dite a lui, che amor più raro mai vedeste sotto al ciel. [Recitativo] ILIA Solitudini amiche, aure amorose, piante fiorite e fiori vaghi! udite d’una infelice amante i lamenti, che a voi lassa confido. Quanto il tacer presso al mio vincitore, quanto il finger ti costa afflitto core! ILIA Zeffiretti lusinghieri, deh volate al mio tesoro: e gli dite ch’io l’adoro, che mi serbi il cor fedel. E voi piante e fior sinceri, che ora innaffia il pianto amaro, [19. Aria] [Recitativo] ILIA Ei stesso vien … oh dei! … Mi spiego, o taccio? Resto?… parto?… o m’ascondo?… Ah risolver non posso, ah mi confondo! SCENA II Idamante, Ilia. [Recitativo] IDAMANTE Principessa, a’ tuoi sguardi se offrirmi ardisco ancor, più non mi guida un temerario affetto. Altro or non cerco che appagarti e morir. ILIA Morir? Tu, prence? 51 IDAMANTE Più teco io resto, più di te m’accendo, e s’aggrava mia colpa; a che il castigo più a lungo differir? ILIA Ma qual cagione morte a cercar t’induce? IDAMANTE Il genitore pien di smania e furore torvo mi guarda e fugge, e il motivo mi cela. Da tue catene avvinto, il tuo rigore a nuovi guai m’espone. Un fiero mostro fa dapertutto orrida strage. Or questo a combatter si vada e vincerlo si tenti, o finisca la morte i miei tormenti. ILIA Calma, o prence, un trasporto sì funesto; rammenta, che tu sei d’un grand’impero l’unica speme. IDAMANTE Privo del tuo amore, privo, Ilia, di te, nulla mi cale. ILIA Misera me!... deh serba i giorni tuoi. IDAMANTE Il mio fato crudel seguir degg’io. ILIA Vivi. Ilia tel chiede. 52 IDAMANTE Oh Dei! che ascolto? Principessa adorata!... ILIA Il cor turbato a te mal custodì la debolezza mia; pur troppo amore e tema indivisi ho nel sen. IDAMANTE Odo? o sol quel, che brama finge l’udito, o pure il grand’ardore m’agita i sensi, e il cor lusinga oppresso un dolce sogno? ILIA Ah! perché pria non arsi che scoprir la mia fiamma? Mille io sento rimorsi all’alma! Il sacro mio dovere, la mia gloria, la patria, il sangue de’ miei ancor fumante, ah quanto al core rimproverano il mio ribelle amore! … Ma al fin che fo? Già che in periglio estremo ti vedo, o caro, e trarti sola io posso, odimi, io tel ridico: t’amo, t’adoro, e se morir tu vuoi, pria che m’uccida il duol morir non puoi. [20a. Duetto] IDAMANTE S’io non moro a questi accenti, non è ver che amor uccida, che la gioia opprima un cor. ILIA Non più duol, non più lamenti; io ti son costante e fida, tu sei il solo mio tesor. IDAMANTE (a Ilia) Non temer, idol mio. ELETTRA (da sé) Ecco l’ingrato. IDAMANTE Tu sarai... ILIA Qual tu mi vuoi. IDOMENEO (da sé) Io ben m’apposi al ver. Ah crudo fato! IDAMANTE La mia sposa... IDAMANTE Signor, già più non oso padre chiamarti; a un suddito infelice deh questa almen concedi unica grazia. ILIA Lo sposo mio sarai tu? IDAMANTE, ILIA Lo dica amor. Ah! il gioir sorpassa in noi il sofferto affanno rio, tutto vince il nostro ardor! IDOMENEO Parla. SCENA III Idomeneo, Elettra, e detti. IDAMANTE In che t’offesi mai? Perché mi fuggi, m’odi, e aborrisci? ELETTRA (da sé) Che dirà? [Recitativo] IDOMENEO (da sé) Cieli! che vedo? ILIA (da sé) Io tremo. ILIA (a Idamante) Ah siam scoperti, o caro. ELETTRA (da sé) Io tel direi. 53 IDOMENEO Figlio, contro di me Nettuno irato gelommi il cor; ogni tua tenerezza l’affanno mio raddoppia, il tuo dolore tutto sul cor mi piomba, e rimirarti senza ribrezzo e orror non posso. Ancor m’insulta l’indegna. ILIA (da sé) Oh dio! ILIA (risoluta) O seguirti o morir, mio ben, vogl’io. IDAMANTE Forse per colpa mia Nettun sdegnossi; ma la colpa qual è? IDAMANTE Deh resta, o cara, e vivi in pace. Addio! IDOMENEO Ah placarlo potessi senza di te! IDAMANTE Andrò rammingo e solo, morte cercando altrove fin che la incontrerò. ELETTRA (da sé) Potessi i torti miei or vendicar! IDOMENEO (a Idamante) Parti, te lo comando. Fuggi il paterno lido e cerca altrove sicuro asilo. ILIA Ahimè! (a Elettra) Pietosa principessa, ah mi conforta! ELETTRA Ch’io ti conforti? e come?... (da sé) 54 IDAMANTE Dunque io me n’andrò... ma dove?... O Ilia!... o genitor! ILIA M’avrai compagna al duolo, dove sarai e dove tu moia, io morirò. IDAMANTE Ah no… IDOMENEO Nettun spietato! Chi per pietà m’uccide? ELETTRA (da sé) Quando vendetta avrò? IDAMANTE, ILIA (a Idomeneo) [21. Quartetto] Serena il ciglio irato. la guida. IDOMENEO, IDAMANTE, ILIA Ah il cor mi si divide! IDOMENEO (da sé) Ahi troppo disperato è il caso!... (a Arbace) Intesi, Arbace. TUTTI Soffrir più non si può. Peggio è di morte sì gran dolore: più fiera sorte, pena maggiore nissun provò. ELETTRA (da sé) Qual nuovo disastro! ILIA (da sé) Il Popol sollevato?... IDAMANTE Andrò rammingo e solo. (Idamante parte addolorato) IDOMENEO Or vado ad ascoltarla. (Parte confuso) SCENA IV Arbace, Idomeneo, Ilia, Elettra. [Recitativo] ARBACE Sire, alla reggia tua immensa turba di popolo affollato ad alta voce parlarti chiede. ILIA (da sé) A qualche nuovo affanno preparati, mio cor. IDOMENEO (da sé) Perduto è il figlio. ARBACE Del dio de’ mari il sommo sacerdote ELETTRA Ti seguirò! (Parte) ILIA Voglio seguirti anch’io. (Parte) SCENA V Arbace solo. [Recitativo] ARBACE Sventurata Sidon! in te quai miro di morte, stragi e orror lugubri aspetti? Ah Sidon più non sei, sei la città del pianto, e questa reggia 55 quella del duol! ... Dunque è per noi dal cielo sbandita ogni pietà?... Chi sà? io spero ancora che qualche nume amico si plachi a tanto sangue; un nume solo basta tutti a piegar; alla clemenza il rigor cederà... Ma ancor non scorgo qual ci miri pietoso... Ah sordo è il cielo! Ah Creta tutta io vedo finir sua gloria sotto alte rovine! No, sue miserie pria non avran fine. Se colà ne’ fati è scritto, Creta, oh Dei! s’è rea, or cada. Paghi il fio del suo delitto, ma salvate il prence, il re. [22. Aria] Deh d’un sol vi plachi il sangue, ecco il mio, se il mio v’aggrada, e il bel regno che già langue, giusti Dei! abbia mercè. (Parte.) SCENA VI Gran piazza abbellita di statue avanti al palazzo, di cui si vede da un lato il frontespizio. Arriva Idomeneo accompagnato d’Arbace e dal seguito reale; il re scortato d’Arbace si siede sopra il trono destinato alle pubbliche udienze; Gran Sacerdote e quantità di popolo. [Recitativo] GRAN SACERDOTE Volgi intorno lo sguardo, o sire, e vedi 56 qual strage orrenda nel tuo nobil regno fa il crudo mostro. Ah mira allagate di sangue quelle pubbliche vie; ad ogni passo vedrai chi geme, e l’alma gonfia d’atro velen dal corpo esala. Mille e mille in quell’ampio e sozzo ventre, pria sepolti che morti, perire io stesso vidi. Sempre di sangue lorde son quelle fauci, e son sempre più ingorde. Da Te solo dipende il ripiego, da morte trar tu puoi il resto del tuo popolo, ch’esclama sbigottito, e da te l’aiuto implora, e indugi ancor?... Al tempio, sire, al tempio. Qual è, dov’è la vittima?... a Nettuno rendi quello ch’è suo... IDOMENEO Non più. Sacro ministro, e voi popoli, udite: la vittima è Idamante e or or vedrete, oh numi! con qual ciglio svenar il genitor il proprio figlio. (Parte turbato) POPOLO Oh voto tremendo! Spettacolo orrendo! Già regna la morte, d’abisso le porte spalanca crudel. GRAN SACERDOTE Oh cielo clemente! Il figlio è innocente, [24. Coro] Il voto è inumano; Arresta la mano Del padre fedel. Torni Zeffiro al mar, cessi il furor. Il pentimento, e il cor de’ tuoi devoti Accetta, e a noi concedi il tuo favor! POPOLO Oh voto tremendo! Spettacolo orrendo! Già regna la morte, d’abisso le porte spalanca crudel. SACERDOTI Accogli, o re del mar, i nostri voti, placa lo sdegno tuo, il tuo rigor! CORO Stupenda vittoria! Eterna è tua gloria, trionfa, o signor! Partono tutti dolenti SCENA VII Veduta esteriore del magnifico tempio di Nettuno con vastissimo atrio che lo circonda, a traverso del quale si scopre in lontano spiaggia di mare. L’atrio e le gallerie del tempio sono ripiene d’una moltitudine di popolo, li Sacerdoti preparano le cose appartenenti al sagrifizio. [25. Marcia] Arriva Idomeneo accompagnato da numeroso e fastoso seguito. [26. Cavatina con coro] IDOMENEO Accogli, o re del mar, i nostri voti, placa lo sdegno tuo, il tuo rigor! SACERDOTI Accogli, o re del mar, i nostri voti, placa lo sdegno tuo, il tuo rigor! IDOMENEO Tornino a lor spelonche gl’Euri, e i Noti, IDOMENEO Qual risuona qui intorno applauso di vittoria? [Recitativo] SCENA VIII Arbace frettoloso, e detti. ARBACE Sire, il prence, Idamante l’eroe, di morte in traccia disperato correndo, il trionfo trovò. Su l’empio mostro scagliossi furibondo, il vinse, e uccise. Eccoci salvi al fin. IDOMENEO Ahimè! Nettuno di nuovo sdegno acceso sarà contro di noi... Or or, Arbace, con tuo dolor vedrai che Idamante trovò quel che cercava, e di morte egli stesso il trionfo sarà. 57 ARBACE (vede condurre Idamante) Che vedo?... oh numi! SCENA IX Idamante in veste bianca con ghirlanda di fiori in capo, circondato da guardie e da sacerdoti. Moltitudine di mesto popolo, e sudditi. [27. Recitativo] IDAMANTE (languente, poi risoluto) O padre!... Ah non t’arresti inutile pietà, né vana ti lusinghi tenerezza d’amor. Deh vibra un colpo che ambi tolga d’affanno. IDOMENEO Ah, che natura me’l contrasta, e ripugna. IDAMANTE Padre, mio caro padre, ah dolce nome! Eccomi a piedi tuoi. In questo estremo periodo fatal, su questa destra che il varco al sangue tuo nelle mie vene aprir dovrà, gl’ultimi baci accetta. Ora comprendo che il tuo turbamento sdegno non era già, ma amor paterno. O mille volte e mille fortunato Idamante, se chi vita ti diè vita ti toglie, e togliendola a te la rende al cielo, e dal cielo la sua in cambio impetra, ed impetra costante a’ suoi la pace e de’ numi l’amor sacro e verace! IDAMANTE Ceda natura al suo autor; di Giove questo è l’alto voler. Rammenta il tuo dover. Se un figlio perdi, cento avrai Numi amici. Figli tuoi i tuoi popoli sono. Ma se in mia vece brami chi t’ubbidisca, ed ami, chi ti sia accanto, e di tue cure il peso teco ne porti, Ilia ti raccomando; deh un figlio tu esaudisci che moribondo supplica, e consiglia: s’ella sposa non m’è, deh siati figlia. IDOMENEO O figlio, o caro figlio!... Perdona: il crudo uffizio in me scelta non è, pena è del fato. Barbaro, iniquo fato! ... ah no, non posso contro un figlio innocente alzar l’aspra bipenne... da ogni fibra già sen fuggon le forze, e gl’occhi miei torbida notte ingombra... oh figlio! ... No, la morte io non pavento, se alla patria, al genitore frutta, oh Numi! il vostro amore e di pace il bel seren. Agli Elisi andrò contento, e riposo avrà quest’alma, se in lasciare la mia salma vita e pace avrà il mio ben. 58 [27a.Aria] Ma che più tardi? Eccomi pronto, adempi Il sacrifizio, il voto. IDOMENEO Oh qual mi sento in ogni vena insolito vigor?... Or risoluto son... l’ultimo amplesso ricevi..., e mori. IDAMANTE Oh padre!... IDOMENEO Oh figlio!... IDOMENEO La vittima io sveno Che promisi a Nettuno. IDAMANTE Ilia, t’accheta... GRAN SACERDOTE (a Ilia) Deh non turbar il sacrifizio... ILIA Invano quella scure altro petto tenta ferir. Eccoti, sire, il mio, la vittima io son. IDAMANTE, IDOMENEO Oh dio!... IDAMANTE (da sé) Oh Ilia, ahimè…. (a Idomeneo) Vivi felice. ELETTRA (da sé) Oh qual contrasto! IDAMANTE, IDOMENEO Addio. (Nell’atto di ferire sopraviene Ilia ed impedisce il colpo.) SCENA X Ilia frettolosa, Elettra e detti. [Recitativo] ILIA Corre a ritenere il braccio d’Idomeneo Ferma, o sire, che fai? ILIA (ad Idomeneo) Innocente è Idamante, è figlio tuo, e del regno è la speme, tiranni i Dei non son, fallaci siete interpreti voi tutti del divino voler.Vuol sgombra il cielo de’ nemici la Grecia, e non de’ figli. Benché innocente anch’io, benché ora amica, di Priamo son figlia, e Frigia io nacqui per natura nemica al greco nome. Orsù mi svena. (S’inginocchia davanti al Gran Sacerdote.) S’ode un gran strepito sotterraneo, la statua di Nettuno si scuote; il Gran Sacerdote si trova avanti all’ara in estasi. Tutti rimangono 59 attoniti ed immobili per lo spavento. Una voce profonda e grave pronunzia la seguente sentenza del cielo. [28d. La Voce] LA VOCE Ha vinto amore... A Idomeneo perdona il gran trascorso il ciel…, ma non al re, lo sia Idamante……, ed Illia a lui sia sposa. La pace renderà di Creta al regno, stabilito nel ciel nodo si degno. [29. Recitativo] IDOMENEO Oh ciel pietoso! IDAMANTE Ilia... Vedrò Idamante alla rivale in braccio, e dall’uno e dall’altra mostrarmi a dito?...Ah no: il germano Oreste ne’ cupi abissi io vuo’ seguir.Ombra infelice! lo spirto mio accogli, or or compagna m’avrai là nell’inferno a sempiterni guai, al pianto eterno. [29a. Aria] ELETTRA D’Oreste, d’Aiace Ho in seno i tormenti, D’Aletto la face Già morte mi dà. Squarciatemi il cuore Ceraste, serpenti, O un ferro il dolore in me finirà. ILIA Idamante, udisti? Parte infuriata ARBACE Oh gioia! oh amor! oh numi! SCENA ULTIMA Idomeneo, Idamante, Ilia, Arbace. Seguito d’Idomeneo, d’Idamante, e d’Ilia; popolo. ELETTRA Oh smania! oh furie! oh disperata Elettra!... Addio amor, addio speme! Ah il cor nel seno già m’ardono l’Eumenidi spietate. Misera, a che m’arresto? Sarò in queste contrade della gioia e trionfi spettatrice dolente? 60 [30. Recitativo] IDOMENEO Popoli, a voi l’ultima legge impone Idomeneo, qual re. Pace v’annunzio, compiuto è il sacrifizio, e sciolto il voto. Nettuno e tutti numi a questo regno amici son. Resta, che al cenno loro Idomeneo ora ubbidisca. Oh quanto, o sommi dei, quanto m’è grato il cenno! Eccovi un altro re, un altro me stesso. A Idamante mio figlio, al caro figlio cedo il soglio di Creta e tutto insieme il sovrano poter. I suoi comandi rispettate, eseguite ubbidienti, come i miei eseguiste e rispettaste; onde grato io vi son: questa è la legge. Eccovi la real sposa. Mirate in questa bella coppia un don del cielo serbato a voi. Quanto or sperar vi lice! Oh Creta fortunata! Oh me felice! Segue l’incoronazione d’Idamante, che s’eseguisce in pantomima, ed il coro che si canta durante l’incoronazione, ed il ballo. [31. Coro] CORO Scenda Amor, scenda Imeneo, e Giunone ai regi sposi. D’alma pace omai li posi la dea pronuba nel sen. [32. Ballet K 367] 61 Le fotografie sono state prese a Bologna e Ferrara. © Rocco Casaluci (p. 65-68; 70-71) © Marco Caselli Nirmal (p.69) 62 Immagini 63 65 66 67 68 69 70 71 Saggi e contributi 73 Davide Livermore Lo spazio dell’‘Idomeneo’, lo spazio del mito (Intervista raccolta da Ilenia Ucci) Idomeneo è il primo capolavoro di Mozart. Ebbe un deciso successo quando fu rappresentata la prima volta, poi sporadiche riprese. Una lunga eclisse, terminata solo a metà del Secolo passato, quando l’opera è entrata gradualmente nel repertorio. Con Idomeneo Mozart inizia a forzare l’architettura formale dell’opera seria settecentesca, ovvero, questa serie potenzialmente infinita di recitativi e arie col “da capo”. Sperimenta nuove possibilità di drammaturgia musicale, molte arie non rispettano la classica forma A-B-A’ e non possono essere considerate chiuse, sfociando naturalmente nel recitativo successivo; ciò vuol dire una cosa importantissi ma: Mozart sperimenta e prova, con estremo successo, a scardinare la “forma” per privilegiare il fluire della drammaturgia e degli affetti in musica. Idomeneo è una grande avanguardia. Cosa intende per drammaturgia musicale? Credo che Idomeneo veicoli, nella sua drammaturgia, temi fondamentali del XVIII secolo. Il pensiero illuminista ha pervaso l’alta società, le corti, ma non solo, anche la società protoborghese. Il tempo dell’ Idomeneo, siamo nel 1781, a meno di otto anni dalla Rivoluzione francese e dieci dalla morte di Mozart, investe l’uomo della responsabilità nella propria vita civile e sociale: responsabilità e diritto alla felicità (come afferma la Costituzione Americana, 1776). Nettuno, Idomeneo, il Mostro, la Voce, sono i soggetti straordinari di questa vicenda; il rapporto tra l’uomo, la deità, gli inferi e la verità, sta alla base della cultura 93 occidentale pre e post-freudiana. Il tempo di Mozart ci dice che l’uomo è il centro, l’uomo ha la responsabilità, è il creatore di deità, di inferi e di mostri. È Idomeneo che deve trovare la strada per capire, ragion per cui la Voce, in questo allestimento, si manifesterà dentro Idomeneo. Solo l’uomo può pensare di assolversi e di far emergere la verità profonda da dentro. La Voce non è la voce di Nettuno (non c’è scritto mai su libretto!), è la Voce della verità della vita, oggettiva, eterna e votata alla vita stessa che esiste in ogni cosa e in noi. Questo apre tutta una serie di interessantissime chiavi di lettura: Idomeneo ha compreso che per andare verso la felicità (in questo caso far sì che un destino d’amore si compia, quella di suo figlio nei confronti di Ilia) è necessario che un destino di vita si compia, che la vita basta a se stessa e non serve un sacrificio. L’unico grande sacrificio è quello di perdere il proprio piccolo “io” e abbandonarsi profondamente alla propria deità, e che questa consapevolezza possa portare attraverso azioni concrete a liberare l’uomo, il suo mondo, dalla sua oscurità fondamentale, liberare Idomeneo dal “voto tremendo” di uccidere suo figlio Idamante. Questo aspetto si ricollega al grande tema padre e figlio e a quello del sacrificio. Partendo dal fatto che Idomeneo, come ogni uomo, è possessore di deità e di inferi, si arriverà anche a capire che il mostro è Idomeneo, il mostro è l’effetto di una causa messa dall’uomo. Si pensi a che tipo di valenze psicanalitiche straordinarie prenda quindi l’uccisione del mostro da parte del figlio Idamante. Ogni figlio ha bisogno di uccidere un padre per poter esistere, per affermare la propria vita e ten tare di dirottarne il destino. L’Idomeneo ha una portata tematica immensa anche per le implicazioni psicologiche intrinseche alla vicenda e chiaramente comprensibili ormai per una società “psicanalizzata” come la nostra. Insieme allo scenografo Santi Centineo e alla costumista Giusi Giustino, abbiamo utilizzato come riferimento visivo David La Chapelle, straordinario artista visivo dei nostri tempi capace di rendere mitica la contemporaneità. Nello scambio epistolare fra Leopold e Amadeus emerge un forte legame/dipendenza fra i due, quasi come quello fra Idomeneo e Idamante? Il rapporto Idomeneo-Idamante sovrapposto a quello Leopold-Amadeus è stato studiato a lungo: ma qui siamo di fronte alla grandezza di Mozart nel rendere anche i drammi delle nostre umane fragilità alti, mitici, universalmente condivisi e riconoscibili. Nella vita di Mozart l’emancipazione dal padre coincide anche con 94 l’affermazione completa della personalità artistica e della sua creazione. Ma questo capita a tutti noi. Una paternità è da superare psicologicamente, da uccidere in una parte di noi, per amarla in modo adulto e consapevole. Lo dico da padre: spesso vivo alcune cose di mio figlio come un’uccisione del mio Sé ed è invece un’affermazione del suo. Nettuno, il mostro e la Voce sono potenzialità o possibilità della nostra vita e di quella di Idomeneo. Quindi Idamante uccidendo il mostro uccide una parte del padre per scegliere poi il suo destino, scegliere di morire per il padre e per Creta: Idamante è figlio di re capace anche di assolvere con la morte le responsabilità di uomo di Stato. Altri tempi. Altre morali. Il teatro è materia plastica, deve continuamente rappresentare una società, esserne lo specchio. La grande difficoltà nel mettere in scena Idomeneo sta anche in un’azione scenica ridotta e in un dramma prevalentemente interiore che si consuma nell’arco della rappresentazione. Per questo trovo, nei turbamenti emotivi e nel profondo contrasto di ogni personaggio, la straordinaria modernità di quest’opera. Parliamo dei due personaggi femminili: la troiana Ilia e la greca Elettra. Ilia e Elettra rappresentano due possibilità di scegliere dove dirigere l’amore, nel senso che hanno le stesse pulsioni, la stessa energia, ma le vivono a latitudini morali lontane: una volge tutta questa energia verso l’autodistruzione, Elettra; l’altra, Ilia, sceglie la vita comunque anche a costo della propria. Il desiderio di Elettra di autodistruggersi avviene alla fine di un percorso dove possiamo vedere una collezione tragica di tutto quello che può incarnare la donna di oggi. La donna “rifatta” che ricerca di essere riconosciuta per lo status, il fisico, l’apparenza, il potere. Non è certo la “bontà in trionfo”. Entrambe sono donne piene di contraddizioni. Ilia vive una serie di contrasti interiori impressionanti: ama il figlio dell’uomo che ha contribuito a sterminare la propria famiglia. Nella prima aria (“Padre, germani”) sembra soccombere al terribile senso di colpa. L’amore per il padre, per la famiglia assassinata, il volto di Idamante che ha lo stesso sangue di chi ha ucciso il proprio padre. Ilia accetta di essere campo di battaglia di questi sensi di colpa, rischia di soccombere ma lotta. La vita di Elettra si chiude, in tutto quello che porta come istanze drammaturgiche. La cosa straordinaria è che comunque entrambe sono servite dalla partitura in maniera mirabile, anche l’isteria di Elettra in Mozart non abdica mai all’eleganza. Altro protagonista dell’opera è il mare – cito una frase bellissima di Massimo Mila – “il personaggio più imprevisto che si possa pensare nell’opera settecentesca; presenza costante incombente come un paesistico basso continuo; dopo Monteverdi una delle prime appari 95 zioni della Natura profondamente sentita del teatro d’opera”. È d’accordo? Sì, assolutamente. Il mare, in quest’opera, diventa termine di amplificazione e incarnazione naturale del nostro umano sentire; inoltre è un elemento altro, un confine. In ogni caso vedremo una presenza costante dell’acqua, intesa come limite anche della nostra percezione della vita. È un mondo che si viene a creare proprio per mano di Idomeneo. Una specie di contenitore di vita, una scatola d’acqua: è il nostro mondo e allo stesso tempo è il mondo in cui si svolge questa vicenda. È la vita, il limite umano di Idomeneo, che viene a crearsi durante l’ouverture. Questo limite sarà superato solo con l’accettazione del fatto di essere in grado di poter far emergere la parte più illuminata del Sé. E quindi dopo la Voce, dopo l’aria di Elettra tutta la scena crollerà, oltre il limite troveremo la vittoria della luce. Mila diceva anche che l’acqua è una sorta di grande metafora delle nostre umane fragilità. Noi in balia delle onde, della nostra emotività. Noi che godiamo di mari calmi che in qualche modo ci fanno sperare nel futuro. Noi completamente incapaci di gestire le tempeste del nostro cuore, della nostra anima. D’altronde il mare per esempio ha permeato anche una delle “tipificazioni” musicali utilizzate in tutta l’opera seria, come l’aria di tempesta. In quale tempo storico ha ambientato la vicenda? La classicità e ciò che il mito rappresenta parlano a noi oggi come parlavano alla vita degli uomini del XVIII secolo. Il mito ha in se un’atemporalità che ne sottintende il valore universale, per questo la vicenda sarà in un non-tempo, con elementi classici e di altre epoche, come per abbracciare idealmente le esperienze umane, gli sforzi di ogni uomo in ogni tempo verso la verità, verso la scoperta della propria deità, l’accettazione e superamento del mostro per lasciar emergere con la luce la Voce che tutto scioglie, anche le nostre paure più ancestrali, così come avviene in quest’opera e nel cuore di Idomeneo. 96 Libri all’opera Le pubblicazioni delle Edizioni del Teatro Municipale Valli The Rake’s Progress di Igor Stravinskij, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 120 (contiene: libretto bilingue ingleseitaliano; saggio e descrizione della struttura dell’opera di Raffaele Pozzi). Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 113 (contiene: libretto; articoli e saggi di Giorgio Strehler, Maria Grazia Gregori, Giovanna Gronda, Frits Noske). ESAURITO Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Valli, edizione espressamente realizzata per il Teatro Comunale di Modena, 1999. ESAURITO Werther di Jules Massenet, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 100 (contiene: libretto bilingue francese italiano; articoli e saggi di Marco Beghelli, Giorgio Cusatelli, Umberto Bonafini). Andrea Chénier di Umberto Giordano, a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 1999, pp. 98 (contiene: libretto; saggi di Marcello Conati, Guido Salvetti, Ugo Bedeschi. Falstaff di Giuseppe Verdi, a cura di Roberto Fabbi e Mario Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2000, pp. 106 (contiene: libretto; saggio di Angelo Foletto; testimonianze di Hanslick, Bonaventura, Monaldi, Celli, Mila, De Van, Mula; estratti dal carteggio Verdi-Boito). Otello di Giuseppe Verdi, a cura di Roberto Fabbi e Mario Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2000, pp. 100 (contiene: libretto; saggio di Frits Noske; estratti dal carteggio VerdiBoito; servizio fotografico di Stefano Camellini). Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2000, pp. 72 (contiene: libretto; articoli e saggi di Donald Sulzen, Harald Braun, Charles Osborne; foto di Alda Tacca). ESAURITO Der fliegende Holländer di Richard Wagner, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2001, pp. 83 (contiene: libretto bilingue; articoli e saggi di Carl Dahlhaus, Alberto Mari e Luisa Rubini; estratti da scritti di Wagner e Friedrich Nietzsche). L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, a cura di Roberto Fabbi e Mario Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2001, pp. 72 (contiene: libretto; articoli e saggi di Rubens Tedeschi, Giorgio Pestelli, Francesco Bellotto). Il trovatore di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2001, pp. 94 (contiene: libretto; articoli e saggi di Alberto Arbasino, Pierluigi Petrobelli, Sergio Cofferati, Ugo Bedeschi). Tout Rossini, gli atti unici di Gioachino Rossini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2001, pp. 140 (contiene: cinque libretti; saggi di Alessandro Baricco, Piero Mioli; diverse ricette del Maestro). Luciano Pavarotti. 40 anni di canto da Reggio al mondo, vol. rilegato + programma, a cura dell’Ufficio stampa del Teatro Valli, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2001, pp. 90 (contiene: testi; articoli di Umberto Bonafini, Giorgio Gualerzi, Francesco Sanvitale). ESAURITO Maria Stuarda di Gaetano Donizetti, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2002, pp. 82 (contiene: saggi di Luca Zoppelli, Paolo Cecchi; estratti da La reina di Scozia di Federico Della Valle; Sonetto 94 di Shakespeare; fumetto di Casali e Michele Petrucci). L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi, a cura di Roberto Fabbi e Mario Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale Valli, 2002, pp. 113 (contiene: libretto; saggi di Claudio Gallico, Francesco Degrada; un fumetto di Matteo Casali e Grazia Lobaccaro). Il processo di Alberto Colla (prima assoluta), a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2002, pp. 132 (contiene: libretto; note del Compositore; saggi di Quirino Principe, Giovanni Guanti; un fumetto di Casali e Giuseppe Camuncoli; citazioni e disegni di Kafka). Manon Lescaut di Giacomo Puccini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2002, pp. 123 (contiene: libretto; saggi di Jürgen Maehder, Ugo Bedeschi, Umberto Bonafini; estratti dal romanzo Manon Lescaut di Prévost; fumetto di Casali e Werther Dell’Edera). Tancredi di Gioachino Rossini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2003, pp. 106 (contiene: libretto; saggi di Philip Gossett, Marco Beghelli; estratti da Le Rossiniane di Giuseppe Carpani; fumetto di Matteo Casali e Michele Petrucci). L’Olimpiade di Giovanni Battista Pergolesi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2003, pp. 106 (contiene: libretto; un saggio di Francesco Degrada; la Lettera I su Metastasio di Stendhal; fumetto di Giuseppe Zironi e Yoshiko Kubota). Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Viaghi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2003, pp. 112 (contiene: libretto; saggi di Paolo Cecchi, Gianandrea Gavazzeni, Ugo Bedeschi; estratti da romanzi e scritti di James Ellroy, Augusto Illuminati, Jim Garrison; fumetto di Giuseppe Zironi e Antonio Pepe). Mahler Chamber Orchestra. Claudio Abbado. Anna Larrson. Concerto con musiche di Mahler, Beethoven, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2003, pp. 82 (contiene: testi; saggi di Arrigo Quattrocchi, Lidia Bramani; un racconto di Achille Giovanni Cagna). ESAURITO Les pêcheurs de perles di Georges Bizet, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2003, pp. 120 (contiene: libretto; un saggio di Marco Beghelli; estratti da Angelo Arioli, Le Isole Mirabili. Periplo arabo medievale; fumetto di Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli). The Rape of Lucretia di Benjamin Britten, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2004, pp. 122 (contiene: libretto bilingue; prefazione all’opera di Benjamin Britten; un saggio di Lidia Bramani; otto illustrazioni di Nicola Carrù). Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2004, pp. 154 (contiene: libretto; un saggio di Diego Bertocchi). Orlando di Georg Friedrich Händel, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2004, pp. 94 (contiene: libretto; un saggio di Lorenzo Bianconi; estratti dal Furioso di Ludovico Ariosto). Le comte Ory di Gioachino Rossini, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2004, pp. 108 (contiene: libretto; due saggi di Mario Marica; la ballata popolare Le comte Ory et les nonnes de Formoutiers). Gustav Mahler Jugendorchester. Claudio Abbado. Nona Sinfonia di Mahler. A cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2004, pp. 55 (contiene: saggi di Peter Franklin, Arrigo Quattrocchi; antologia di scritti di Claudio Abbado, Theodor W. Adorno, Alban Berg, Pierre Boulez, Luigi Rognoni, Arnold Schönberg, Ulrich Schreiber, Bruno Walter). ESAURITO Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 96 (contiene: libretto; saggi di Franco Bezza, Claudio Gallico; estratto dall’Odissea). Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny di Kurt Weill e Bertolt Brecht, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 207, tavole a colori (contiene: libretto bilingue; saggio di Hartmut Kahnt; contributi di Abbado, Adorno, Benjamin, Berio, Bossini, Brecht, Fabbri, Ferrari, Pestalozza, Sanguineti, Weill). ESAURITO Peter Grimes di Benjamin Britten, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 135 (contiene: libretto; scritti di Benjamin Britten, Peter Pears; saggi di Michele Girardi, Gilles Couderc, Edward Lockspeiser). Die Zaubeflöte di Wolfgang Amadeus Mozart, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 207 (contiene: libretto bilingue; saggi di Lidia Bramani, Giorgio Agamben; contributi di Luigi Pestalozza, Pier Cesare Bori, Salvatore Natoli, Adriana Cavarero, Francesco Micheli, Fulvio Papi, Marco Beghelli). ESAURITO Orchestra Mozart. Claudio Abbado. Giuliano Carmignola, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 55 (contiene: saggio di Marco Beghelli; contributi di Francesca Arati, Giulia Bassi). La traviata di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 90 (contiene: libretto; note di regia di Irina Brook; saggi di Roberto Verti, Gilles de Van, Catherine Clément, Rodolfo Celletti, Bruno Barilli). West Side Story di Leonard Bernstein, 2 voll. a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 68 (libretto) e pp. 49 (saggi). The Flood di Stravinskij / L’Enfant et les Sortilèges di Ravel, a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 81. Le nozze di Figaro / Così fan tutte / Don Giovanni di Mozart (“Le opere italiane di Lorenzo Da Ponte”), 2 voll. a cura di Fabbi e Vighi, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 189 (libretti) e pp. 88 (saggi). ESAURITO Filarmonica della Scala. Riccardo Chailly (contiene: un saggio di Oreste Bossini), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 55. Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, note di regia di Graham Vick, saggi di Fabbri, Kerényi, Hilman), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2005, pp. 80. Boris Godunov di Modest Musorgskij, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, note di regia di Graham Vick, saggi di Foletto, Bedeschi, contributi di Komarova, Musorgskij, Nori, Raffaini), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2007, pp. 80. Progetto Miracolo a Milano (prima assoluta) Totò il buonooo di Daniele Abbado. Miracolo a Milano di Giorgio Battistelli. Petrolio: Ken Saro-Wiwa poeta e martire di Boris Stetka, a cura di Fabbi e Vighi (contiene copioni e libretti, interviste a Daniele Abbado e Giorgio Battistelli, contributi di Yorgure, De Curtis, Nori, Gianolio), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2007, pp. 105. ESAURITO Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, note di regia di Giorgio Gallione, saggi di Ruffin, Petrobelli, Zoppelli documenti a cura di Conati), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2007, pp. 116. L’Alidoro di Leonardo Leo, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, note di regia di Arturo Cirillo, un saggio di Roberto Scoccimarro, un racconto di Giuseppe Montesano), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2008, pp. 125. Fidelio di Ludwig van Beethoven, a cura di Fabbi e Vighi (contiene libretto, un saggio di Esteban Buch, alcune lettere di Beethoven, un contributo di Hannah Arendt), Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Valli, 2008, pp. 136. Nabucco (Nabucodonosor) di Giuseppe Verdi, a cura di Fabbi e Vighi, 2008, pp. 100. Contiene: libretto; saggi contributi di Gianni Ruffin, Esteban Buch, Vittorio Sermonti, Ugo Bedeschi. Mahler Chamber Orchestra. Claudio Abbado. Margarita Höhenrieder Musiche di Mozart, Beethoven. A cura dell’Ufficio Stampa del Teatro Valli, 2008, pp. 50. Contiene: saggi di Roberto Favaro, Luigi Magnani. Madama Butterfly di Giacomo Puccini, a cura di Fabbi e Vighi, 2009, pp. 131. Contiene: libretto; saggi contributi di Michele Dall’Ongaro, Marco Capra, Bruno Barilli, Ugo Bedeschi. The Blue Planet, di Peter Greenaway e Saskia Boddeke, a cura di Fabbi e Vighi, 2009, pp. 137. Contiene: libretto; saggi contributi di Peter Greenaway, Saskia Boddeke. A Midsummer Night’s Dream, di Benjamin Britten, a cura di Parmiggiani e Vighi, 2009, pp. 137. Contiene: libretto; saggi contributi di Benjamin Britten, Philipp Brett. La vera costanza, di Franz Joseph Haydn, a cura di Parmiggiani e Vighi, 2009, pp. 156. Contiene: libretto; saggi contributi di Elio De Capitani, Jessica Waldoff. Fondazione Consiglio di Amministrazione Presidente Graziano Delrio Vice Presidente Giuseppe Gherpelli Giorgio Allari Enrico Baraldi Maria Brini Annusca Campani Antonio Cioccolani Giampiero Grotti Elena Montecchi Clementina Santi Paola Silvi Collegio dei Revisori Carlo Reverberi presidente Gianni Boni Roberto Davoli Direttore artistico Daniele Abbado Consulente per la Danza e RED Fabrizio Grifasi Comitato di Indirizzo Marco Bindocci Giorgio Cucchi Sandra De Pietri Alessandro Di Nuzzo Silvia Grandi Alessandro Panizzi Loretta Piccinini Emanuela Vercalli Pasquale Versace Gigliola Zecchi Balsamo Fondazione Segreteria artistica e organizzativa Marina Basso Costanza Casula Lorella Govi coordinatore di produzione Segretario generale Daniela Spallanzani Amministrazione Paola Azzimondi Maurizio Ghirri Wilma Meglioli Elisabetta Miselli Personale G. Paolo Fontana capo settore Luisa Simonazzi Copia e protocollo Sabrina Burlamacchi Federica Mantovani Maria Carla Sassi Archivio Biblioteca Editoria Susi Davoli capo settore Liliana Cappuccino Stampa, comunicazione e promozione Mario Vighi capo ufficio stampa Paola Bagni Veronica Carobbi Roberto Fabbi Lorenzo Parmiggiani Francesca Severini Biglietteria Cinzia Trombini Luca Cagossi Usai Concorso “Premio Paolo Borciani” Mario Brunello direttore artistico Francesca Zini Servizi tecnici di palcoscenico Andrea Gabbi direttore tecnico Federico Bianchi Mauro Farina Brunella Spaggiari Tecnici elettricisti Luciano Togninelli Gianluca Antolini cabinista Marino Borghi Luca Cattini fonico Ousmane Diawara Fabio Festinese Guido Prampolini Roberto Predieri Tecnici macchinisti Giuseppe Botosso Gianluca Baroni Maurizio Bellezza Carmine Festa Massimo Foroni Gianluca Foscato Renzo Grasselli Alan Monney Luca Prandini Andrea Testa Sartoria Monica Salsi Servizi generali Maria Grazia Conforte Mariella Gerace Giuseppina Grillo Lorena Incerti Claudio Murgia Sergio Petretich Massimo Valentini Patrizia Zanon Soci fondatori originari istituzionali Soci fondatori Soci fondatori ordinari GRUPPO BPER Sostenitori Partner Annalisa Pellini Amici del Teatro Giuliana Allegri, Paola Benedetti Spaggiari, Enea Bergianti, Franco Boni, Gemma Siria Bottazzi, Gabriella Catellani Lusetti, Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Umbra Manghi, Grande Ufficiale Gr. Croce llario Amhos Pagani, Comm. Donatella Tringale Moscato Grazia Maria di Mascalucia Pagani, Ivan Sacchetti, Paola Scaltriti, Mauro Severi, Corrado Spaggiari, Corrado Tirelli, Deanna Ferretti Veroni, Vando Veroni, Gigliola Zecchi Balsamo Cittadini del Teatro Gianni Borghi, Vanna Lisa Coli, Andrea Corradini, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Franca Manenti Valli, Ramona Perrone, Viviana Sassi, Alberto Vaccari Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori