State ben attenti che se la bestemmia regna nelle vostre case, tutto andrà in rovina. Non avete bestemmiato, dicendo che c’è Provvidenza soltanto per i ricchi e per i cattivi? Non avete bestemmiato quando vi accade qualche perdita, dicendo: Ma cosa ho fatto di più di un altro al buon Dio, perché io abbia tanta sfortuna?... Ma, mi direte, quale differenza c’è tra la bestemmia e il rinnegamento di Dio? C’è una grande differenza tra le bestemmie e i rinnegamenti di Dio. Parlando di rinnegamento, non voglio parlare di coloro che rinnegano il buon Dio lasciando la vera religione: chiamiamo tali persone rinnegati o apostati. Voglio bensì parlare di coloro che, parlando, hanno la brutta abitudine, per collera e per impeto d’ira, di rinnegare il santo nome di Dio: come è il caso di una persona che perderà in un acquisto di mercato, o al gioco: essa si adira contro Dio, volendo far credere che ne è lui la causa. Quando questo vi accade, bisogna che il buon Dio subisca tutte le furie della vostra collera, come se egli fosse la causa della vostra perdita o dell’incidente che vi è capitato. AVVISI Con gratitudine ringraziamo quanti ci stanno aiutando con offerte per l’ampliamento del convento: ricambiamo con un ricordo quotidiano nella preghiera. Le necessità sono ancora tante: continuiamo a confidare nella Provvidenza di Dio e nella vostra generosità. Quest’anno la celebrazione in memoria di p. Giovanni, avrà luogo la domenica 30 maggio. La nostra speranza è di riuscire ad accogliervi nella nuova cappellina. Fraternità di Maria Immacolata Madre Oasi Cuore Immacolato di Maria Via Torri, 39 - Iano - 50050 Montaione (FI) Tel. 348 9524993 - [email protected] Per offerte: ccp 10021194 Iban IT 90F01030 37880 000000347176 Fraternità di Maria Immacolata Madre Oasi Cuore Immacolato di Maria 50050 Iano Montaione (FI) Tel. 348 9524993 Conto corr. postale n. 10021194 e-mail: [email protected] Sped. in abb. postale art. 2 comma 20/c, legge 662/96 - Filiale di La Spezia Aut. Trib. SP, iscritto al Registro Stampe n. 1 del 1998 in data 26/01/98 Ah, sciagurati! Colui che vi ha tirato fuori dal nulla, che vi preserva e vi ricolma continuamente di beni, osate ancora disprezzarlo, profanare il suo santo nome e rinnegarlo! n. 1 anno 2010 gennaio/febbraio Cristo rimetteva i peccati, sottolineando con forza il potere che il Figlio dell’uomo aveva di farlo. Quando gli portarono il paralitico disse innanzitutto: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” e poi aggiunse “Alzati prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. In tal modo poneva implicitamente in evidenza che il peccato è il più grande male da cui l’uomo deve essere liberato e insieme mostrava che la facoltà di operare tale liberazione è affidata alla Chiesa grazie alla passione e alla morte redentrice di Cristo [...]. È Cristo crocifisso che giustifica l’uomo peccatore, tutte le volte che questi, in virtù della propria fede nella Redenzione da Lui compiuta, si pente dei propri peccati, si converte e ritorna a Dio come al proprio Padre [...]. Per essere giustificati davanti a Dio non bastano gli sforzi umani; è necessario essere raggiunti dalla grazia che proviene dal sacrificio di Cristo. Soltanto l’immolazione di Cristo sulla croce ha infatti il potere di restituire all’uomo la giustizia dinanzi a Dio (Giovanni Paolo II, Memoria e identità, 36). Questa Redenzione coinvolge tutto l’uomo e illumina la sua esistenza anche nella dimensione del tempo. Unificandolo in se stesso, gli dona la pace e la gioia di vivere in un’unità col suo Dio che sarà piena in Paradiso. La lotta contro il peccato è lotta contro la signoria delle tenebre che devasta l’uomo nella sua dimensione fisica, psichica e spirituale, impedendogli di conseguire la propria pienezza. Oggi paghiamo le spese di scelte di peccato che aprono falle al male anche nell’ambito della società. “Tutti gli uomini avvertono l’interiore impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li abbandonano mai completamente, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 1). Dio è amore, il peccato è il disprezzo per questo amore. Se scegliamo di affrancarci da Dio e dalla sua misericordia, se non accettiamo di rimanere nell’abbraccio trasformante della Trinità, allora sovvertiamo l’ordine in cui siamo inseriti e ci neghiamo la speranza, perché da soli non possiamo far nulla (cf. Gv 15,5). “Nel mistero della Redenzione la vittoria di Cristo sul male è data all’uomo non solo come personale vantaggio, ma anche come compito. L’uomo se lo assume incamminandosi sulla via della vita interiore, nella via cioè di un consapevole lavoro su di sé, - di quel lavoro in cui Cristo è Maestro” (Giovanni Paolo II op. cit.). In fondo tutta la vita del cristiano si riassume in questo combattimento che la quaresima ci invita a riprendere con nuovo vigore, guardando alla Pasqua. Senza stancarci mai di riconoscerci bisognosi di misericordia e di rialzarci! A tutti l’augurio di una santa quaresima. CIASCUNO RIMANE, QUALUNQUE SIANO LE INFLUENZE CHE SI ESERCITANO SU DI LUI, L’ARTEFICE DELLA SUA RIUSCITA O DEL SUO FALLIMENTO Paolo VI, Popolorum Progressio, 15 DAL DIARIO DI P. GIOVANNI ANSIE DI UN PASTORE PER IL PROPRIO GREGGE 6 OTTOBRE 1955 Nel silenzio, nell’abbandono, nell’incomprensione, nella solitudine, nelle ferite dell’anima e del cuore, Signore, salga a te il profumo di un calice che si riempie di sangue e di lacrime per i fratelli. La mia vita è nelle tue mani: tu sei il mio Padrone e il mio Dio. A me nulla interessa, se non che si compia la tua volontà; e se ti piaccio più nella malattia che nella salute, sia fatto quanto desideri. Sono convinto che se la mia salute ti serve per l’avvento del tuo Regno tu me la dai da un momento all’altro; se non ti serve, tu non me la darai, nonostante tutte le cure e le preoccupazioni umane. Non credo, o Signore, che questo sia fatalismo, come non è fatalismo la confidenza del bimbo nel seno della mamma. tu mi ami molto più di una madre e perciò ti interessi di me e delle mie cose in modo superlativo. Ti lascerò dunque fare come vuoi. Ti ricordi degli anni passati nella malattia? Li riconosco come i più belli della mia vita. Nel dolore ci sei solo tu; nella salute troppe volte ci sono io solo. Nel pianto tu sempre mi consoli; nel gaudio raramente io mi interesso di te. Dopo le grandi prove vengono meravigliose consolazioni; mentre alle umane soddisfazioni seguono gravi dolori. Signore, ti sento infinitamente più vicino, quando la tua corona di spine si affonda nel mio capo: sì, mi accorgo che non sono più io che vivo ma è Dio che vive in me. Solo allora sento di essere utile la mio gregge. www.valbrembanaweb.com 7 OTTOBRE 1955 Ho cominciato un triduo di predicazione dedicato alla ragazze. Sono un centinaio. Ma devo confessare a me stesso che ho paura. Gerusalemme 1978, sulla via romana percorsa da Gesù sotto il Cenacolo STABAT MATER Gesù porta salvezza e in cambio riceve persecuzione e morte. Con suo Figlio, Maria sarà al centro di questa contraddizione nella quale i cuori dovranno manifestarsi in favore o contro Gesù. Il dolore di Maria opererà nel cuore degli uomini orientandoli a una soluzione positiva di conversione. Come Gesù è vittima di espiazione dei peccati del mondo, così anche Maria partecipa all’espiazione dei peccati del mondo. E così anche noi facciamo ricadere sulle nostre persone il peccato degli altri, mentre continuiamo a dare loro la nostra vita in Gesù perché siano salvi. Da una meditazione di don Oreste Benzi LA PAROLA DEL PAPA Dal messaggio per la quaresima, 2010 Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia. (da: Importunate il buon DIO, Pensieri e discorsi del curato d’Ars) Se mi chiedete che cosa si intende con la parola bestemmia... Questo peccato è così orribile che sembra che i cristiani non dovrebbero avere il coraggio di proferirla [...]. Non la paura del parlare, bensì un’altra paura. Ogni anima è un mondo a sé: ha delle vette che toccano il cielo e degli abissi che sfiorano l’inferno... È un mistero, e davanti ad ogni mistero bisogna avvicinarsi con sommo rispetto e tremore. Soprattutto i giovani nascondono maggiormente questo lato d’ombra. Forse tante volte ci ingannano con le loro apparenze, cui non corrisponde la realtà. Parlare a loro è come sporgersi su un abisso. Quale eco avrà la mia voce nella loro vita interiore? Fin dove potrò arrivare senza turbarne il delicato equilibrio? Quali cose faranno più impressione nel loro animo? Quali argomenti ecciteranno maggiormente la loro sensibilità al bene? Non dipende tante volte da una parola, gettata lì dall’uomo e favorita dalla grazia, il capovolgimento di un’anima? E io sono capace di dire questa parola? Con le mie corte vedute, mai! Solo Dio può ispirarmi, se io mi ritiro completamente dal mio io. Devo essere in altri termini l’altoparlante del Signore, ma l’onda sonora deve essere PENSIERO DEL SANTO CURATO D’ARS Dico quindi che bestemmiamo: l. Quando diciamo che il buon Dio non è giusto nel fare gente così ricca e che ha tutto in abbondanza, mentre tanti altri sono così miseri che hanno appena il pane da mangiare. 2. Che non è così buono come si dice, poiché lascia tante persone nel disprezzo e nelle infermità, mentre altre sono amate e rispettate da tutti. 3. O dicendo che il buon Dio non vede tutto, che non si cura di ciò che succede sulla terra. 4. Dicendo ancora: «Se il buon Dio usa misericordia al tale, non è giusto: ne ha combinate troppe». 5. O quando subiamo qualche perdita, e andiamo in collera contro il buon Dio dicendo: «Ah, come sono infelice! Il buon Dio non può farmene di più! Credo che ignora che sono al mondo, o se lo sa, è soltanto per farmi soffrire!». È pure una bestemmia disprezzare la Madonna e i santi, dicendo: «Eccone uno che ha molto potere: ho fatto tante preghiere, non ho mai ottenuto niente». San Tommaso ci dice che la bestemmia è una parola ingiuriosa, oltraggiosa, contro il buon Dio o contro i santi. Ciò avviene 1. per affermazione, dicendo: «Il buon Dio è crudele e ingiusto nel permettere che soffra tanti mali, che sia calunniato in questa maniera, che perda quel denaro o quel processo. Ah, come sono sfortunato! Tutto va in rovina a casa mia, non posso avere niente, mentre tutto riesce in casa degli altri». 2. Si bestemmia quando si dice che il buon Dio non è onnipotente e che si può fare qualche cosa senza di lui... 3. Si bestemmia quando si attribuisce ad una creatura ciò che è dovuto soltanto a Dio. L’ANGOLO DELLA CETRA DANZA FRANCESE Abbiamo cercato di accontentare tutte le vostre richieste, proponendo questa semplice danza del XVI sec. può essere eseguita nei seguenti modi: • tutta intera, con dei bicordi alla mano destra, • dividendo le due linee melodiche fra due cetre, • per i principianti, suonando solo la linea melodica superiore e accompagnandola con gli accordi. Gli accordi vanno eseguiti con arpeggio libero veloce. la sua, proveniente dal Cuore SS. di Gesù e di Maria. Oh, poter protrarre di un solo istante l’innocenza di una di queste figliuole che mi ascoltano ancora innocenti! Respingere l’assalto del nemico che aspetta il momento opportuno e s’approfitta dell’inesperienza e della semplicità per rovinare le fanciulle! Quanto siamo mai limitati! Come sentiamo la nostra incapacità assoluta di fronte al problema lancinante della salvezza delle anime! Comprendo che la conoscenza della psicologia, della pedagogia, della morale è un mezzo utilissimo… ma c’è troppa differenza tra l’astratto e il concreto. In genere solo una profonda umiltà e un rispetto non meno profondo della incipiente personalità umana possono evitarci fatali cantonate. Ecco perché ho paura di parlare. Temo di guastare i meravigliosi silenzi di Dio, temo di intaccare quell’ordito delicato di grazie che Gesù va intessendo giorno per giorno nel cuore di ciascuna: la mia mano grossolana e inesperta non potrebbe impedire anziché assecondare l’opera divina? Maria SS. pensaci tu… del resto sei già abituata ad aggiustare di notte quel che ti ho combinato di giorno! Stringici tutti al tuo cuore con la cara catena del s. rosario! 9 OTTOBRE 1955 Penso con infinita tenerezza al Cuore di Dio. Che differenza col cuore dell’uomo! L’uomo accusa e Dio scusa. L’uomo si vendica e Dio perdona. L’uomo ricorda e Dio dimentica. Sbagli una volta… è finita per te. Passeranno gli anni, s’incanutiranno i capelli… ma ci saranno ancora delle persone che si ricorderanno: incontrandoti con taluni, vedrai pur sempre che ti guardano in un modo che equivale ad un’accusa. La memoria umana vorrei dire che è tenace solo per il male… il bene lo dimentica subito. Avrai certamente operato con vero zelo, ti sarai sacrificato per i fratelli senza alcuna ricompensa, notti insonni, mortificazioni, preghiere, rinunce... tutto è nulla. Hai errato una volta: ecco quel che conta! E non si accontenteranno di tenerlo per sé ma sarà per essi un boccone prelibato da offrirsi in pasto al prossimo. Con una voluttà degna di ben altra causa studieranno non le tue virtù, ma i tuoi precedenti, e se per caso c’è appiglio alla loro libidine sfrenata sta’ tranquillo che ci cascherai. Mi ha assai colpito una pagina delle opere di S. Geltrude (Libro IV, cap. VII). I suoi falli le apparivano così ributtanti che, confusa della propria deformità, corse a prostrarsi ai piedi di Gesù, implorando perdono e misericordia. Il dolce Salvatore la benedisse dicendole: “Per le viscere della mia gratuita bontà, ti accordo il perdono e la remissione di ogni colpa. Ora accetta la penitenza che t’impongo: ogni giorno, per un anno intero farai un’opera di carità come se la facessi a me stesso, in unione con l’amore con cui mi sono fatto uomo per salvarti e dell’infinita tenerezza con cui ho perdonato i tuoi peccati”. Geltrude accettò di gran cuore: ma poi, ricordando la sua fragilità, disse: “Ahimè, Signore, non m’accadrà talvolta di omettere questa buona opera quotidiana? E allora che dovrò fare?”. Gesù insistette: “Come potrai ometterla, se è cosa così facile? Io non ti chiedo che un solo passo offerto a tale intenzione, un gesto, una parola affettuosa al prossimo, un accenno caritatevole a un peccatore, o a un giusto. Non potrai tu, una volta al giorno, alzare da terra una paglia o dire un Requiem per i defunti? Ora di uno solo di questi atti sarà pago il mio Cuore”. Consolata da queste dolci parole, la santa domandò a Gesù se altri ancora avrebbero potuto aver parte a tale privilegio, compiendo la stessa pratica. “ Sì – rispose Gesù – accordo la remissione di ogni colpa a chiunque vorrà adempiere la penitenza che ho imposto a te. Ah! Quale dolce accoglienza farò, alla fine dell’anno, a coloro che avranno coperto con atti di carità la moltitudine dei loro falli”. A questo punto ho chiuso il libro e mi sono messo a gustare le parole di Gesù. Che consolazione! Poter regolare col Signore ogni giorno i propri conti, far dimenticare a Lui e, son certo, anche al prossimo i nostri cattivi esempi, spargere bene, mentre prima si era forse agito sia pure meno rettamente, è una garanzia che solo Gesù poteva offrire come premio ambitissimo alla nostra illimitata debolezza umana. Grazie, o mio Redentore, che mi vinci sempre in generosità. Comprendo proprio che la nostra miseria è il trono della tua misericordia. Pagati pure liberamente come credi. Io sono sempre pronto: l’unico mio desiderio è di vedere il tuo volto sereno, il tuo Cuore consolato, e placata la tua Maestà divina dopo tante offese che ti abbiamo noi stessi arrecato. Ora comprendo sempre più perché tu hai detto alla Maddalena: “Le è stato molto perdonato, perché ha molto amato”, e intravedo anche la sublime bellezza di queste parole di Zaccheo: se qualcosa ho rubato, restituisco il quadruplo! Non il quadruplo , Signore, ma il centuplo! “Hanno fatto così a me… faranno lo stesso anche a voi…”. Non hanno risparmiato il Maestro, che era la rettitudine per eccellenza: risparmieranno forse la nostra povera persona? Una tremenda ingiustizia gravita sulla nostra vita… Ma guardiamo in alto. Gesù si comporta in ben altra maniera. Basta che tu gli domandi perdono, perché lui dimentichi subito, e non te lo rinfacci mai più. Che se tu, dubitoso della sua misericordia, confesserai per la seconda volta lo stesso peccato, nella tua anima sentirai che ti dice: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato? Il tuo passato è stato cancellato in pieno, e il tuo amore presente mi ricompensa di gran lunga del dolore arrecatomi colla colpa… Non farmi il torto di richiamarmi quanto io più non ricordo!” Questo mi allarga il cuore, mi conforta. Signore, io voglio nella mia pochezza e miseria essere come te. LA MIA VITA È NELLE TUE MANI Bisogna perciò che mi costituisca nell’anima una proprietà selettiva speciale: devo ricordare solo il bene e dimenticare sempre il male. Audisti verbum contra fratrem tuum? Commoriatur in te (Hai sentito una parola contro il tuo fratello? Muoia con te). Norma sapientissima dei padri e dei santi da realizzarsi nella mia vita. Quello stesso sforzo che impiegavo a scuola per imparare a memoria, lo metterò per disimparare. Tutti siamo perfettibili. Quel tale che ieri era un miserabile, domani può divenire un santo. Tante volte gli errori anche più biasimevoli sono il trampolino di lancio per una conversione grandiosa. Dovrei forse io impedire questo delicato disegno di Dio? Un san Paolo, un sant’Agostino, una santa Taide, una santa Margherita da Cortona, per non citare santa Maria Maddalena non sono la dimostrazione più lampante di quello che può la grazia? Secondo me,di fronte alle miserie del prossimo c’è una sola via da battere: grande compassione, che è poi grande comprensione; umiliarsi al pensiero che forse nelle stesse circostanze avremmo fatto di peggio; pregare con intensità in spirito di riparazione e soffrire volentieri tutto quello che il Signore ci manda per ristabilire l’ordine sconvolto. Se non si battono le ali verso l’alto, si va a rischio di sentirci schiacciati dal peso di questa nostra miserabile natura umana. 10 OTTOBRE 1955 - Vita di parrocchia In serata, dopo la consolazione della S. Messa pomeridiana, sono stato presentato alla giunta parrocchiale. Ottimi signori e signore che collaborano attivamente nelle diverse branche dell’Azione cattolica. Mi ha assai intenerito la loro devozione, lo spirito di sacrificio e la fedeltà a tutta prova al loro pastore. Dopo averli invitati a mandare un memore saluto al mio predecessore, così benemerito per le tante opere A ME NULLA INTERESSA SE NON CHE SI COMPIA LA TUA VOLONTÀ di bene compiute e per l’integrale restaurazione della chiesa danneggiata dalla furia bellica, ho insistito sulla vita interiore come base del rinnovamento comune. Col cuore in mano ho detto che i numeri non mi interessano se non molto relativamente: quello che mi preoccupa sono le anime, e le anime – come diceva il Cardinale Borromeo – si salvano con le ginocchia! Ci siamo messi d’accordo per istituire le Lampade Viventi, ossia invitare tutte le anime buone ad offrire a Gesù Sacramentato ogni settimana un’ora di adorazione. Si farà in modo che ci sia sempre, nel tempo in cui la chiesa rimane aperta, chi s’intrattenga con lui, in una dolce conversazione. Non basta: lo stesso organizzeremo con gli ammalati. Standosene a casa loro in mistica catena offriranno ora per ora le loro sofferenze e le loro preghiere per il bene della parrocchia e specialmente per la salvezza delle anime traviate. Su questa base si può cominciare ad agire: altrimenti non mi sentirei le spalle al sicuro. Il sacerdote è come il soldato in prima fila. Naturalmente il nemico lo prende di mira, specie se è graduato. Ma quando costui ha una buona retroguardia, e viene seguito da una attrezzata compagnia di sussistenza, può essere persuaso che i pericoli saranno diminuiti. La nostra vita è una milizia: militia est vita hominis super terram… Ma noi abbiamo una duplice garanzia che gli avversari non hanno: la preghiera e l’amore! P. JOSEP SAMSÓ TESTIMONIANZA parroco, catechista e martire della Guerra civile spagnola, beatificato sabato 23 gennaio nella cattedrale di Barcellona, illumina questo anno sacerdotale Beatificato sabato 23 gennaio scorso nella cattedrale di Barcellona, Josep Samsó nacque in Spagna nel 1887. A sette anni iniziò a studiare nel collegio dei Fratelli Maristi dove, facendo il chierichetto, scoprì la sua vocazione al sacerdozio. Laureatosi in teologia iniziò a eccellere in un compito che sarebbe stato fondamentale nella sua vita: la catechesi. Venne portato in carcere, dove rimase per un mese: qui visse serenamente, confessando i suoi compagni di prigionia, esortandoli, pregando con loro, organizzando gruppi per recitare il rosario. Fu così fino al 1° settembre 1936, quando senza alcun processo fu condannato a morte. Il 12 marzo 1910 venne ordinato sacerdote e fu nominato vicario della parrocchia di San Julián de Argentona, a 4 chilometri dalla località di Mataró, dove rimase per sette anni. Si congedò dalle persone, le benedisse, si confessò e si poté comunicare e comunicò quelli che erano con lui perché gli amici avevano posto l’Eucaristia tra i vestiti. Svolse un’intensa attività con gruppi di maestri, genitori, giovani e bambini, dando grande importanza alla direzione spirituale. Con lui diversi giovani scoprirono la propria vocazione alla vita consacrata e anche giovani coppie che volevano unirsi in matrimonio lo cercarono come guida spirituale. Venne condotto al cimitero. Uno dei presenti, Josep María Tarragó, che allora aveva 17 anni testimonia: La sua catechesi era basata sull’insegnamento biblico, liturgico e popolare. Lavorò tenacemente nella formazione dei catechisti, insegnando che la dottrina e la pedagogia richieste per educare i bambini devono sgorgare dallo stesso amore che i genitori hanno per i propri figli. Affermava che il catechista che non sapeva amare in questo modo doveva ritirarsi. Due anni prima di essere ucciso, avvenne un episodio nel quale intravide il suo futuro martirio: un gruppo di uomini armati entrò nella sua parrocchia e minacciandolo insieme agli altri presenti cercò di costringerli a impilare delle sedie per dar fuoco al tempio. P. Samsò rifiutò di farlo e da quel momento accettò il martirio come una delle possibilità che Dio aveva posto sul suo cammino. Nel 1936, consigliato di abbandonare la parrocchia si rifugiò in casa di amici continuando da qui la sua missione clandestina di parroco. Trasferitosi a Barcellona per non mettere in pericolo la famiglia che lo ospitava, fu denunciato da una donna mentre aspettava il treno. Alcuni miliziani gli si avvicinarono ed egli rispose: “Sono io quello che cercate”. “Uno dei miliziani che lo uccise disse che il p. Samsó aveva salito quei gradini – quelli del cimitero in cui è stato assassinato – con una grande serenità ed era a loro che tremavano le gambe. Una volta arrivato in cima voleva abbracciare i miliziani, ma questi non si lasciarono abbracciare. Disse allora che voleva dare un ultimo sguardo alla sua amata parrocchia e a Mataró. Questo gli venne concesso” Prima di morire, p. Samsó disse ai miliziani: “Uccidendomi commettete un crimine, ma mi fate un favore molto grande, perché mi aiutate a conquistarmi il cielo. Io sarò con Dio oggi stesso. Vi prometto che quando giungerò alla sua presenza la mia prima preghiera sarà per voi”. Tra coloro che lo dovevano uccidere, c’era un amico della parrocchia che andava sempre a chiedere del cibo. Quando gli stavano per chiudere gli occhi, p. Samsó gli disse: “Anche tu?” Uno degli assassini esclamò: “Uccidiamolo subito perché vi convertirà tutti!”. Quando i fedeli seppero della sua morte, andarono al cimitero per prendere il suo corpo e seppellirlo. Nel 1944 venne trasferito nella Basilica nella quale sarà beatificato. A poco a poco la sua fama di santità crebbe, fino a quando Papa Giovanni Paolo II autorizzò a riprendere lo studio della sua causa di canonizzazione.