© Associazione Culturale Porta Marengo - Milano www.portamarengo.com Renato A. di Marco Armanini Il treno corre nella notte. Da Pietraligure a Milano. Un uomo e una donna nella carrozza di 2a classe, semifredda, i sedili di legno. Tornano a casa, nella stanza al 13 di Via Ripamonti, senza acqua, senza bagno, un’unica stanza con un letto, un tavolo, una stufa a mattonelle o a ovuli, una credenza, una libreria con i libri di Renato e di Fermo, il nonno. Renato infermiere, Pina casalinga. Nel freddo scompartimento del treno che corre nella notte Renato tiene abbracciata a sé stretta Pina, nel ricordo di entrambi la giornata trascorsa con il figlio, nella colonia comunale milanese. E’ la notte tra il 6 e il 7 dicembre del 1954, fa freddo. Renato ha 40 anni, Pina 41, il loro figlio un po’ più di 6 e mezzo. Pinuccia sta chi visin, dam un basin, tegnem strett. Renato, cosa te ghe? Ghu fredd, sta chi, ades cerchi de durmi un pou Renato s’addormenta, sogna, sogna il suo bambino, rimasto solo là in colonia. Foto prima: Renato, baffetti scuri, assai stempiato, cappotto lungo scuro, abbraccia sulla spalla sinistra il figlio stretto accanto a se, lo guarda con sorriso. Poi sogna ancora, la guerra, Grecia, Albania, la prigionia in Francia. Renato è stato via da casa otto anni, appena sposato, prima in Abissinia a fare il servizio militare, poi nella seconda guerra mondiale, ma non ha combattuto, era infermiere, ha fatto il portaferiti, compagnia mortai 77° Reggimento Lupi di Toscana. E sogna, ancora sogna, sogna Pina e il figlio. Foto seconda: Pina, cappotto scuro lungo su gonna scozzese e golfino chiaro, capelli corti, scarpe basse, tiene nella mano sinistra la destra del figlio, gran sorriso su faccia distesa, guardando entrambi dritti dentro la macchina. Il bambino, crapa rasata come tutti gli altri bambini (lotta dura ai pidocchi), grembiule bianco sopra i ginocchi allacciato dietro con gran colletto bianco, sandali su calzini bianchi. Sorride Renato, nel sonno sorride sognan- do la sua Pinin e il bambino, arrivato due anni dopo quell’altro, stesso nome, morto a tre mesi, maledetto latte che a Milano non si trovava dopo la guerra. E sogna anche Pina , stretta al suo uomo, sogna il figlio e sogna anche casa sua – casa, ah, casa una stanza quattro per quattro? -, ma prima, Renato prigioniero in Francia, i bombardamenti del 43 su Milano, migliaia di cose distrutte, morti, devastazione, la “sua” casa di Via Ripamonti bombardata, distrutta, lei sfol- lata a Breno dalla zia Ernestina, la casa distrutta, un buco enorme verso il cielo e lei volata via. “Invano cerchi tra la polvere, povera mano, la città è morta”. Sogna, ma non sorride, e poi Renato si muove, si agita nel sonno … : Pinin, Pinin, sto male, ho freddo. - Renato, cosa te ghe? Coma te ste? – Il treno ancora va nella notte verso Milano, sembra che faccia ancora più freddo, forse non manca ancora molto, nello scompartimento una luce bassa, fuori dal finestrino buio, la notte più grande dell’anno, per qualcuno l’ultima notte. - Pinuccia, sto male, qui allo stomaco, fa male, non respiro, chiama qualcuno, presto, presto, Pinin fa prest…. Pina prima resta li intontita, poi capisce, qualcosa di male sta accadendo, qualcosa di molto male, molto brutto e lei è li sola, con il suo uomo, è stato via tanti anni e lei lo aspettata, sola, adesso che è tornato, hanno un bellissimo bambino, non sono ricchi, sono poveri, ma insieme stanno bene, si amano…. SI AMANO. No, Renato, no, aspetta, sta li, torno subito, vado a chiamare qualcuno, Renato, Renato! Esce dallo scompartimento, aiuto, aiuto, mio marito sta male, sta morendo, aiutatemi, aiutatemi….. Dagli altri scompartimenti esce gente, chi le va incontro, chi cerca il capotreno, chi porta una coperta, un termhos. < Signora, stia calma, adesso l’aiutiamo vedrà che tutto si sistema, si sieda, prenda un po’ di the >. Prima si siede, copre Renato, lo abbraccia, poi lo bacia. Renato quasi non si sente più. Arriva il capotreno < signora, non si preoccupi, abbiamo già chiamato Milano, mancano pochi chilometri, non appena arriviamo in centrale ci sarà già un’autoambulanza, lo portiamo subito al Policlinico in Via Commenda >. Questo libretto è stato stampato nel mese di aprile 2010 in venti copie presso la Tipografia Compositori di Bologna Copia N. Copertina originale di .....................................................