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MAGNETOTERAPIA
1.0 Storia dei Campi Magnetici Pulsanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
2.0 Attualità dei Campi Magnetici Pulsanti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
3.0 Campi magnetici pulsanti utilizzati in Medicina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
4.0 Come agisce la magnetoterapia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
6.0 Indicazioni terapeutiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
7.0 Controindicazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
8.0 Elettromagnetoterapia (magnetoterapia ad alta frequenza) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
9.0 CMP di bassa frequenza e CMP di alta frequenza insieme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
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5.0 Posizione degli applicatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
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Campi magnetici pulsanti
di alta e di bassa frequenza
1.0 STORIA DEI CAMPI MAGNETICI
PULSANTI
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Come noto, la Terra emette un campo magnetico la cui influenza sul nostro corpo è
stata riconosciuta fin dall’antichità; tanto è
vero che la magnetoterapia è tra le forme
più antiche di terapia fisica, risalendo a diversi secoli avanti Cristo: sia in oriente che
tra gli antichi Egizi si trovano tracce di terapie attuate con i magneti.
Da millenni presso molti popoli è nota l’azione prodotta dal Polo Nord: sedativa, rilassante, di scarico, di svuotamento e l’azione
prodotta dal Polo Sud di tensione, di forza,
di energia.
In tempi più vicini a noi Darwin, nella sua ricerca, scoprì che gli animali, quando vanno
in letargo, si posizionano con il capo a
Nord, abitudine che si ritrova nelle tradizioni di molti popoli ed è di uso comune tra i
contadini ancora oggi, almeno quelli che
non hanno dimenticato le tradizioni che insegnano appunto a dormire con la testa a
Nord, i piedi a Sud, ed evitare luoghi sopra
corsi d’acqua o pozzi.
In realtà i Campi Magnetici Pulsanti propriamente detti (cioè i CMP dotati di opportune
ed efficaci caratteristiche in termini di dose,
frequenza, modalità di emissione, modalità
applicative), vengono impiegati in Terapia
Fisica a scopo terapeutico solo da alcune
decine di anni.
È ampiamente dimostrato che taluni Campi
Magnetici Pulsanti possono interagire con i
tessuti biologici. In effetti, ogni cellula del
nostro corpo può essere considerata come
una piccola calamita che viene influenzata,
sia nel bene che nel male, da campi magnetici esterni, artificiali o naturali.
Senza questi fenomeni elettrici l’uomo non
potrebbe vivere in quanto ogni cellula corporea vibra secondo differenti gamme di
frequenza e per questo ha bisogno di una
tensione elettrica ben precisa.
La magnetoterapia si basa sul principio che
se per i motivi più diversi gli equilibri magnetici presenti nel corpo umano vengono
alterati, ne è compromesso il benessere
complessivo dell’organismo: a questo punto bisogna intervenire con dei campi magnetici prodotti artificialmente, che riequilibrino il meccanismo leso.
La magnetoterapia è appunto una forma di
fisioterapia che sfrutta i Campi Magnetici
Pulsanti generati da deboli correnti elettriche presenti nel nostro corpo.
Tali correnti elettromagnetiche fungono da
“calamita” sui metalli che sono presenti nel
nostro organismo; esponendo il corpo a
campi magnetici a bassa frequenza e bassa intensità questi metalli vengono fatti vibrare stimolando di conseguenza tutti i processi vitali dell’organismo.
La magnetoterapia è quindi indicata nei casi in cui è necessario stimolare la rigenerazione dei tessuti dopo eventi lesivi di varia
natura, in quanto rivitalizza le cellule ed
agisce non solo sugli strati cutanei più superficiali ma raggiunge anche le cellule dei
tessuti connettivi, comprese quelle di ossa
e cartilagine.
2.0 ATTUALITÀ DEI CAMPI MAGNETICI
PULSANTI
L’impiego dei CMP, come abbiamo visto,
rappresenta un ritrovato relativamente nuovo nell’ambito della Medicina. Non è una
metodica miracolosa, ma è semplicemente
una modalità fisica (o, meglio, biofisica)
usata efficacemente in medicina per accelerare alcuni processi di guarigione.
Per mezzo dei CMP è possibile influenzare
sia localmente che in modo generale le attività cellulari.
Il corpo umano è solo in modo insignifican-
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3.0 CAMPI MAGNETICI PULSANTI
UTILIZZATI IN MEDICINA
I campi magnetici sono di molti tipi ed
ognuno con proprie caratteristiche; ne deriva quindi che, in quelli di uso corrente in
medicina, vi saranno specifici e diversi risultati.
La prima grande suddivisione va fatta considerando campi magnetici costanti e campi magnetici variabili nel tempo o cosiddetti pulsanti; nell’ambito poi di questi ultimi,
vanno suddivisi quelli a bassa frequenza
(da 1 a 3000 Hertz) da quelli ad alta frequenza (oltre il MegaHertz).
a) Campi Magnetici Costanti
Sono quelli generati da magneti permanen-
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ti o da elettromagneti in cui scorre una corrente continua costante.
I magneti permanenti sono costituiti da particolari leghe ferromagnetiche ad alta permeabilità; in pratica sono dischetti, come
delle monetine, che vengono applicati a
contatto della cute per un certo periodo di
tempo.
Questo tipo di “magnetoterapia” è molto
più studiato ed utilizzato in Giappone, nel
campo sia dell’agopuntura che della medicina tradizionale. Questa metodica viene
applicata nei dolori di origine muscoloscheletrici, sia di origine infiammatoria che
traumatica, posizionando i magneti direttamente sulle zone dolenti e sui cosiddetti
Trigger Points, ovvero quelle piccole aree
cutanee che, se stimolate, producono dolore a distanza.
Il campo magnetico generato è molto alto,
ma poiché decresce allontanandosi da essi in modo direttamente proporzionale al
quadrato della distanza, occorre applicare
il magnete molto più vicino alla zona da
trattare.
b) Campi Magnetici Pulsanti
Si distinguono essenzialmente in campi
elettromagnetici ad alta e bassa frequenza.
Poiché lo spettro è vasto, gli studi sinora
eseguiti si sono rivolti a frequenze basse (11000 Hz) ed a frequenze alte (oltre il MHz).
b1) campi pulsanti a bassa frequenza
Poiché in natura non esiste nulla che possa
generare un campo magnetico ad una certa e ben definita frequenza, si utilizza un solenoide costituito da un filo conduttore (generalmente rame) avvolto a bobina, dimensionato in modo da potervi introdurre il paziente o un arto da trattare.
Variando la corrente, si possono quindi realizzare svariate forme di onda e conseguentemente diversi tipi di campi magnetici. Occorre però ricordare che in pratica le forme
d’onda che si otterranno non saranno mai
identiche a quelle teoriche, in quanto il solenoide che le deve produrre risponde con
un fenomeno di induzione che altera in
qualche modo la forma di onda che il generatore gli fornisce. Ma in realtà la forma
d’onda del campo magnetico pulsante non
pare rivestire un’importanza discriminante
CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
te diamagnetico o paramagnetico; basilarmente è neutrale. Perciò, quando le linee di
campo impattano sull’organismo umano o
parte di esso, esse riescono a trasmettersi
e colpire totalmente l’organismo o la parte
di esso sottoposta alle linee di forza. Questa è la caratteristica più importante e assolutamente discriminante dell’efficacia dei
CMP rispetto ad altri principi fisici già noti. È
risaputo che il corpo umano è costituito da
un ampio numero di cellule; queste cellule
godono di un potenziale elettrico che ne
garantisce il normale metabolismo. Quando
sono ammalate od alterate, il potenziale
elettrico risulta anch’esso alterato. Il potenziale di riposo delle cellule è proporzionale
agli scambi ionici che intervengono nella
membrana cellulare. Lo scambio ionico è
inoltre responsabile dell’utilizzo dell’ossigeno da parte delle cellule. I CMP posso influenzare notevolmente lo scambio ionico a
livello cellulare ed aumentano considerevolmente l’utilizzo dell’ossigeno dei tessuti ammalati o danneggiati. L’alterazione nell’utilizzo dell’ossigeno è conosciuto come un problema in diverse branche della medicina,
specialmente nei processi artritici ed artrosici delle articolazioni.
Questi aspetti messi in evidenza dalle sperimentazioni e dalle evidenze cliniche insieme alla pressoché totale assenza di controindicazioni dei CMP, consentono un largo
ed efficace impiego in Medicina.
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CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
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nell’efficacia del trattamento. Sono invece
altri i parametri importanti, da cui discende
la stessa efficacia dei trattamenti, ed in particolare:
Intensità’- L’intensità del campo magnetico
è espressa in Gauss, Tesla o Oersted e deve essere misurata all’interno del solenoide.
Accanto a questa è opportuno conoscere
anche la quantità di corrente indotta nei tessuti permeati dal campo elettromagnetico
utilizzando la misurazione dei millivolt per
centimetro (mV/cm).
Frequenza- L’ambito della bassa frequenza
si estende da 1 a 200 Hz ma le frequenze
maggiormente utilizzate sinora sono quelle
comprese tra 1 e 100 Hz.
Dose magnetica - Come per tutte le energie a disposizione per scopi terapeutici (radar, ultrasuoni, raggi X) esiste la dose di
energia utile allo scopo che ci si prefigge.
La dose magnetica è data dal prodotto del
tempo di trattamento per l’intensità del campo ed è molto utile prenderla in considerazione se si vogliono raffrontare le varie
esperienze.
b2) campi pulsanti ad alta frequenza
Si utilizzano frequenze che si trovano nell’ambito delle onde radio da 1 MHz a circa
300 Mhz, le stesse utilizzate nella marconiterapia. Tuttavia mentre in quest’ultima si
vuole ottenere un marcato effetto termico
utilizzando alte potenze, nei Campi Magnetici Pulsanti la frequenza di 2 GHz viene appunto erogata in emissione pulsata, affinché la potenza rimanga dell’ordine di qualche Watts e sia tale da non produrre alcun
significativo aumento di temperatura nei
tessuti trattati.
In pratica si utilizza un generatore collegato
a diffusori che si applicano direttamente a
contatto della cute o nelle immediate vicinanze, poiché l’intensità del campo generato si esaurisce proporzionalmente al quadrato della distanza.
4.0 COME AGISCE LA
MAGNETOTERAPIA
È noto che la cellula è racchiusa da una
membrana che
● regola i rapporti tra i compartimenti,
●
regola gli scambi,
aderisce ad altre cellule,
● è la sede della specificità immunologica,
● partecipa ai movimenti e alla divisione
(mitosi),
● reagisce agli stimoli meccanici, chimici
ed elettrici.
La membrana protegge la cellula e regola
le funzioni di assorbimento, escrezione e riconoscimento cellulare; permette la selettività nei confronti della permeabilità e della
diffusibilità; con gli enzimi di superficie partecipa ai processi metabolici.
I Campi Magnetici Pulsanti sono in grado di
influenzare i vari processi che regolano le
funzioni vitali della membrana cellulare che
controllano ciò che viene introdotto nella cellula e che producono sostanze adatte a
combattere tutto ciò che non sia compatibile.
L’effetto dei campi magnetici sugli organismi si svolge a livello di regolazione neurovegetativa e metabolica cellulare.
Sappiamo che i biopolimeri e le membrane
cellulari sono in pratica delle minuscole
“batterie” di cui è stato possibile misurare la
tensione erogata.
Più precisamente, nelle cellule nervose sane, si misura tra il nucleo interno e la membrana esterna una differenza di potenziale
di 90 millivolt, nelle altre cellule questa tensione si aggira intorno ai 70 millivolt.
Quando queste minuscole batterie presenti
nel nostro corpo si scaricano, l’organismo
ne avverte le conseguenze sotto forma di
dolori alla schiena, alle ossa, alle articolazioni, processi infiammatori, ferite che non
rimarginano.
Quando queste cellule si ammalano, per
una infezione o un trauma, o qualsiasi altra
causa, perdono la loro riserva di energia,
cioè si scaricano; quindi una cellula che
da sana dovrebbe avere una tensione di
70 millivolt, ammalata ne misura soltanto
50-55.
Se questa tensione scende sotto ai 30 millivolt si ha la necrosi, cioè la morte della
cellula.
La caratteristica della magnetoterapia consiste nel ristabilimento di un equilibrio tra
forze meccaniche, elettriche e magnetiche
in seno ai tessuti. Il trattamento è tanto più
●
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4.1 GLI
EFFETTI BIOLOGICI DEI
CMP
I CMP interagiscono con l’organismo in diversi modi, determinando diverse azioni
che si possono sintetizzare in azione magneto-elettrica ed in azione magneto-meccanica.
L’azione magneto-elettrica consiste sostanzialmente nella capacità dei CMP di scate-
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nare il moto delle cariche elettriche nei tessuti e nei vasi sanguigni ed indurre conseguentemente la formazione di microcorrenti. Le microcorrenti così indotte rivestirebbero particolare importanza nel favorire lo
scambio ionico fra l’ambiente intra- ed extra-cellulare, l’utilizzazione di ossigeno ed il
ripristino del potenziale di membrana.
L’azione magneto-meccanica invece consiste nella capacità dei CMP di favorire la migrazione e l’orientamento degli elementi cellulari in movimento, di modificarne l’orientamento, di provocare la traslazione dell’ossigeno molecolare e delle proteine contenenti
il ferro. Mediante questi fenomeni, i CMP potrebbero influenzare l’attività delle strutture
enzimatiche e dei citocromi, la diffusione attraverso le membrane biologiche e la velocità di spostamento dei liquidi biologici nei vasi e negli spazi intercellulari.
I meccanismi sopra descritti, sono in grado di:
● attivare modificazioni ed azioni biologiche nelle membrane, aumentandone la
permeabilità e influenzando lo scambio
ionico, accelerando il meccanismo della
“pompa sodio-potassio”;
CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
efficace quanto più esso si integra ed agisce in supporto di certe attività e funzioni
biologiche.
L’applicazione di campi magnetici sulle situazioni traumatiche induce la stimolazione
di attività delle cellule specifiche presenti
nel sangue, i fibroblasti, che producono fibre di collagene ed elastina e dei mioblasti
che producono fibre muscolari. L’aumento
della circolazione dà un conseguente aumento della temperatura, che non corrisponde ad una vasodilatazione, ma solo ad
una migliore circolazione.
Alcuni dei vantaggi dei campi magnetici
sono:
● influenza diretta sul metabolismo osseo,
con accelerazione della formazione del
callo osseo;
● azione favorevole, complessa ed estesa
a tutti i tessuti, mediata da una migliore
utilizzazione dell’ossigeno, da un miglioramento degli equilibri della membrana,
da una complessa azione sugli ioni, la
circolazione ematica, gli enzimi, gli ormoni, ecc.;
● mancanza di riscaldamento dei tessuti,
ciò che è importantissimo, da un lato in
caso di impianti metallici, dall’altro per
evitare danni termici a livello osseo, articolare e delle parti molli;
● miglioramento delle lesioni delle parti
molli, spiegate dall’effetto piezoelettrico
(meccanico);
● assenza o scarsità di azioni secondarie;
● possibilità di una regolazione molto precisa dei parametri di emissione del campo
magnetico.
Numerosi fattori intervengono nelle interazioni tessuti-campi magnetici, e ciò spiega
ampiamente come non sia possibile fare
previsioni esatte sui risultati conseguibili in
ogni singolo caso.
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CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
6
●
agire sulla sintesi degli acidi nucleici, stimolando la sintesi del DNA;
● attivare il metabolismo cellulare, garantendo, grazie all’azione dell’energia magnetica, un maggior consumo di ossigeno ed aumentano la sintesi proteica;
● influenzare l’attività della tripsina, desossiribonucleasi ed acetilcolinesterasi;
● aumentare il flusso ematico periferico,
grazie all’incremento del microcircolo ed
all’apertura degli sfinteri precapillari ed
alla capacità dei CMP di stimolare le cellule mesenchimali primitive ad evolversi
in senso angiopoietico;
● indurre un effetto meccanico (piezoelettrico) nelle strutture ossee con conseguente miglioramento del processo di
osteogenesi;
● aumentare la temperatura, grazie all’effetto Joule provocato dal passaggio per
un determinato tempo dei CMP sulla
stessa area anatomica.
Gli effetti sopra descritti vengono pertanto
sfruttati in campi diversificati al fine di indurre:
● azione anti-infiammatoria ed antiedemigena;
● stimolo alla riparazione tessutale;
● azione antalgica;
● miglioramento della circolazione locale;
● azione neuro-ormonoregolatrice;
● azione immunomodulatrice.
4.2 CMP
E DOLORE
Il dolore è il prodotto finale di un evento
meccanico e di uno stato infiammatorio. A
livello tessutale interessa distretti più o meno vasti e il fatto provoca reazioni enzimatiche e di difesa da parte dell’organismo, in
particolare la serotonina e la istamina. Queste si oppongono alle cause dell’infiammazione, come processi di recupero di tessuti
lesionati o traumatizzati. Hanno principalmente il compito di richiamare un’enorme
quantità di sangue provocando una notevole vasodilatazione sensitivamente apprezzabile come enorme calore seguito da dolore, talvolta sino a provocare svenimento.
La soglia di sopportabilità della difesa organica alle cause è notevolmente ridotta secondo l’intensità dolorifica e compromessa
per la comparsa di lesioni psico-sensitive.
La terapia elettiva sintomatica può giovare
all’equilibrio psico-somatico del paziente.
Nelle sindromi post-traumatiche, “divinum
est sedare dolorem”; questo consente la ripresa della normale attività rallentata da
sensazioni di logorio psichico e fisico, derivante dal perdurare della sintomatologia.
La manifestazione dolorosa ha sempre un
punto di maggiore intensità (trigger point).
È una piccola zona muscolare antalgicamente contratta, dolorosissima, nella zona
d’innervazione.
I Campi Magnetici Pulsanti hanno lo scopo,
in questa evenienza, di trasferire energia
non solo con scopo esclusivamente antidolorifico, ma antidolorifico per azione riflessa,
favorendo l’intervento della struttura adibita.
Ovviamente la reazione psicologica elettiva,
sull’azione diretta nel punto di massima sensibilità ai Campi Magnetici Pulsanti, consente
ottimismo nel proseguire la terapia.
Non si tratta in questo caso di modificare
l’eccitabilità delle fibre nervose, diminuendola o aumentandola. Occorre soltanto riequilibrare il segnale d’allarme al sistema
nervoso centrale, per favorire l’intervento di
produzione enzimatica, con conseguente
stabilizzazione sintomatico-clinica.
Le frequenze devono essere basse, ed in
“loco”, per attività antidolorifica.
I Campi Magnetici Pulsanti possono inoltre
favorire l’assimilazione di farmaci antinfiammatori ed antidolorifici e nello stadio acuto
anche antibiotici, accelerando le reazioni di
interscambio cellulare; aiuta inoltre la permeabilità e l’azione degli organi emuntori,
nell’eliminazione delle sostanze di scarico
organiche a seguito di terapia farmacologica prolungata, con le alte frequenze.
4.3 APPLICAZIONE
DEI CAMPI MAGNETICI NELLE
PATOLOGIE ORTOPEDICHE E DI ORIGINE TRAUMATICA
Il meccanismo di azione dei campi magnetici sul tessuto osseo si basa su di una serie
di elementi, il più importante dei quali è sicuramente quello piezoelettrico.
Le ossa hanno la proprietà di produrre vibrazioni elastiche per rafforzare o sostituire
funzioni naturali perturbate o assenti.
Nell’osso è il collagene a fungere da piezogeneratore naturale (stimola cioè con delle
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parte delle cellule con i relativi effetti secondari;
effetto piezoelettrico (meccanico) sulla stimolazione del collagene a creare, migliorare lo sviluppo del callo osseo.
+
–
+
+
+
–
–
–
+
+
–
In particolare per il processo riparativo e di
guarigione delle discontinuità ossee (fratture, osteotomie, pseudoartrosi, scollamento
di endoprotesi) sono importanti i seguenti
effetti:
● induzione di un effetto piezoelettrico nelle strutture connettivali (collagene) della
discontinuità ossea;
● orientamento strutturale del collagene e
dell’osso neoformato con miglioramento
qualitativo del callo;
● miglioramento delle condizioni circolatorie locali e della pressione di ossigeno;
● miglioramento del processo riparativo a
livello dei tessuti molli.
Ma perché tali effetti si producano è importante tenere conto di quanto segue:
–
+
CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
vibrazioni meccaniche la produzione del
callo osseo). Il collagene può essere polarizzato spontaneamente, a causa della sua
struttura cristallina asimmetrica.
Le zone di pressione dell’osso si polarizzano negativamente; le zone sottoposte a trazione positivamente.
Nelle regioni polarizzate negativamente vi è
la formazione del callo osseo. L’osso è così sottoposto ad un vero e proprio ciclo
bioelettrico. Nel corso di questo ciclo diverse forze producono i campi elettromagnetici che partecipano attivamente alla regolare crescita, riparazione dell’osso.
Il processo di formazione del callo osseo
mediante campi magnetici inizia attraverso
una vivace produzione ed una successiva
deposizione di fibre collagene. La stimolazione indotta dai campi magnetici non solo
influenza il tenore e l’equilibrio delle diverse
sostanze, ma agisce anche sulla strutturazione e sull’orientamento.
È importante sottolineare il fatto che gli effetti benefici della pulsazione elettromagnetica a livello cellulare non aumentano proporzionalmente alla frequenza e/o all’intensità; esiste invece un’intensità ottimale da
non superare che è intorno ai 50 Gauss.
Con questo parametro le reazioni enzimatiche che regolano la respirazione cellulare
sono ottimali.
È inoltre importante notare l’influenza dei
campi magnetici sul metabolismo dell’ossigeno a livello cellulare. Tutto ciò è stato riscontrato in quanto qui di seguito specificato:
● accelerazione del processo di guarigione
in lesioni dei tessuti molli e dell’osso;
● effetto benefico su strutture fortemente
condizionate dalla diffusione di ossigeno
(es. cartilagine);
● accentuazione dei dolori all’inizio del trattamento, in caso di lesioni arteriose e loro graduale regressione nel corso del
trattamento;
● favorevoli effetti sulle lesioni trofiche di
origine circolatoria periferica.
In sintesi, si può concludere nell’affermare
che la stimolazione della formazione dell’osso da parte dei campi magnetici è sicura ed efficace ed è dovuta a:
aumento della utilizzazione di ossigeno da
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CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
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●
●
il dosaggio dev’essere adeguato;
i valori dell’intensità e della frequenza devono esser tali da provocare il corretto effetto
biologico, scongiurando l’effetto termico.
4.4 APPLICAZIONE
OSTEOPOROSI
DELLA MAGNETOTERAPIA NELLE
4.4.1 Premessa
L’osso è un organo che dà forma al corpo,
ne sostiene il peso e ne facilita la locomozione fornendo al tessuto muscolare l’inserzione per agire come leve. È inoltre in grado di reagire elasticamente alle forze meccaniche e, se si rompe, avvia un processo
di “autoriparazione”.
L’osso è costituito da una matrice organica
di fibre collagene disperse in una massa
inorganica di minerali.
L’osso è un tessuto dinamico ed in continua
evoluzione. I processi di deposizione e di
riassorbimento sono continui.
4.4.2 Che cos’è l’Osteoporosi
L’osteoporosi è la condizione in cui si ha
una rarefazione dell’osso che diventa poroso e, quindi, più fragile. Oltre che di una
perdita di calcio, si tratta di una rarefazione
delle altre strutture dell’osso (soprattutto
quelle fibrose di collagene).
Ciò accade perché, come sopra accennato, nel corso della vita lo scheletro non rimane sempre uguale, ma si modella. Si passa
da una fase di distruzione ad una fase di
neoformazione. Quando il bilancio tra questi due momenti è positivo (se ne crea di più
di quanto se ne distrugge) il sistema scheletrico è sano. L’evoluzione del processo di
formazione del sistema scheletrico raggiunge un picco intorno ai trent’anni, mentre diventa involutivo con l’avanzare dell’età. Ciò
non significa che quando si raggiunge la
maturità l’osteoporosi è inevitabile. Non tutti
gli osteopenici sono osteoporotici o lo diventeranno e non tutti gli osteoporotici andranno incontro a fratture. Inoltre, l’osteoporosi non è un processo inarrestabile. L’involuzione del sistema scheletrico ad un certo
punto rallenta.
L’osteoporosi colpisce soprattutto le donne,
in particolare dopo l’arrivo della menopausa. La caduta del livello di estrogeni che si
verifica con la menopausa provoca innanzitutto un difetto di assorbimento del calcio.
L’osteoporosi, comunque, non riguarda solo le persone anziane. Esistono infatti anche
malattie in cui i danni allo scheletro sono la
principale manifestazione, anche se non
coincidono con l’osteoporosi dovuta all’invecchiamento: il morbo di Sudeck innanzitutto. Esiste poi una osteoporosi “secondaria”, dovuta per esempio a terapie prolungate con cortisonici oppure all’immobilità
prolungata o a disturbi ghiandolari (eccessiva attività di tiroide e paratiroidi). Infine,
quanto detto a proposito della menopausa
naturale, vale anche per la rimozione chirurgica delle ovaie: gli effetti sono gli stessi.
La principale conseguenza di questa malattia è costituita dall’indebolimento dello
scheletrico che si trova maggiormente
esposto al rischio di fratture. I distretti corporei più colpiti sono generalmente il femore, il polso e le vertebre.
Tra le regole da seguire per le persone colpite da osteoporosi vi sono, oltre ad una corretta terapia farmacologica, regole comportamentali semplici ma di quotidiana applicazione, come l’esecuzione di una leggera attività
sportiva, evitare il fumo, effettuare una dieta
adeguata. Alla terapia farmacologica ed al
regime comportamentale, si può associare la
magnetoterapia, i cui benefici effetti nella stimolazione della produzione ed organizzazione delle fibre di collagene fornisce un supporto naturale importante a chi soffre di tale
patologia. Per chi soffre di osteoporosi, la magnetoterapia costituisce, infatti, un supporto
naturale, non invasivo, privo di particolari
controindicazioni ed effetti collaterali e di facile applicazione. La perseveranza nell’utilizzo
di tale metodica, oltre che l’adeguatezza delle posizioni e dei parametri utilizzati, consente di ritardare la degenerazione della struttura scheletrica. L’effetto piezoelettrico indotto
dalla magnetoterapia si associa e, nei casi
più gravi, si sostituisce all’effetto piezoelettrico naturale proprio dell’osso in età evolutiva.
4.5 APPLICAZIONE
DEI CAMPI MAGNETICI
NELLE AFFEZIONI VENOSE ED ARTERIOSE
Un campo magnetico può attraversare tutte
le strutture dell’organismo, a differenza di
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to l’effetto indotto dai campi magnetici di
riequilibrio della patologia.
Vi sono svariate osservazioni cliniche che
attestano i benefici effetti dei campi magnetici in una gamma assai ampia di affezioni
vascolari.
4.5.1 Algo-neuro-distrofia di Sudeck.
Importante turba di un segmento di arto o di
arto intero. Complessi meccanismi sia centrali che periferici, su base neuro-circolatoria, ormonale e enzimatica, sono all’origine
di questa malattia che presenta un quadro
morfologico ma soprattutto funzionale molto
appariscente. Anche in questo caso il trattamento con i campi magnetici costituisce
un supporto terapeutico molto efficace.
4.5.2 Arteriopattie periferiche
(necrosi distale, turbe trofiche dei tegumenti con o senza dolori a riposo, cludicatio intermittens, forme iniziali).
Per quanto concerne le arteriopatie periferiche l’efficacia del trattamento deriva dall’incremento della pressione sistolica alla caviglia durante la cura a campi magnetici e nel
periodo immediatamente successivo.
L’incremento della vascolarizzazione tessutale in corso di trattamento a mezzo dei
campi magnetici pulsati su pazienti arteriopatici è indirettamente documentabile
dall’andamento del sintomo dolore. All’inizio del trattamento il dolore può accentuarsi come espressione di una ulteriore insufficienza circolatoria a fronte di un accentuato fabbisogno di ossigeno, successivamente il dolore diminuisce, anche rispetto
ai valori di partenza, in rapporto alla vasodilatazione e al processo di neoformazione
vasale instauratosi.
5.0 POSIZIONE DEGLI APPLICATORI
Le nuove apparecchiature della serie ROLAND 2, dispongo di una varietà assai ampia di applicatori, in grado di poter soddisfare qualsiasi esigenza tecnico-applicativa. In particolare, è possibile disporre dei
seguenti applicatori:
● applicatore a contatto (generalmente viene utilizzato in copia con altro applicatore dello stesso tipo e dimensioni).
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CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
un campo elettrico. Mentre i campi magnetici continui, cioè costanti, esercitano
un’azione a volte nociva, i campi magnetici
pulsati, che vengono utilizzati in terapia,
hanno benefici effetti sulle varie strutture
cellulari del corpo umano.
I campi magnetici possono incrementare la
pressione parziale di ossigeno, determinando un effetto vasodilatatore sulle piccole arterie della periferia.
In condizioni patologiche, quali manifestazioni infiammatorie in cui la liberazioni di ormoni tessutali altera la struttura fisico-chimica dei glucosaminoglicani (sostanze deputate a regolare la quantità di plasma che fuoriesce dai capillari per via transendoteliale), si
assiste ad un incremento abnorme della cosiddetta permeabilità capillare con il conseguente accumulo di essudato interstiziale.
L’inibizione dell’edema è imputabile a due
meccanismi:
● blocco parziale dell’abnorme permeabilità endoteliale da parte dei GAG;
● stimolazione dei GAG.
I due fenomeni più evidenti in tema di patologia vascolare sono rappresentati dall’edema per il comparto venoso e dall’ischemia
per quello arterioso.
Su tali patologie periferiche è stato accerta-
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CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
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l’applicatore che dovrà essere posto esattamente al di sopra della parte da trattare.
● applicatore singolo a tunnel diam 80 cm,
a movimento manuale, montato su lettino
ergonomico;
Al fine di riuscire a generare il miglior campo magnetico possibile, si consiglia di interporre la parte da trattare esattamente al
centro tra due applicatori a contatto, oppo-
L’applicatore trova impiego nei trattamenti
segmentari localizzati su di una determinata parte del corpo. Dopo aver fatto accomodare il paziente sul lettino, è sufficiente posizionare l’applicatore a tunnel esattamente
sopra la parte da sottoporre al trattamento.
● applicatore singolo a tunnel diam 80 cm,
a movimento motorizzato, montato su lettino ergonomico;
sti e paralleli affinché le linee di forza del
campo magnetico siano perpendicolari all’asse maggiore del segmento scheletrico.
Per questioni igieniche, si consiglia di coprire la parte del paziente (o l’applicatore stesso) con panno in materiale non sintetico.
●
applicatore portatile a tunnel diam. 30
cm, per trattamenti segmentari degli arti;
Questo applicatore è utile nel caso di trattamento di un segmento di un arto (sia esso
la gamba od il braccio). Dopo aver fatto posizionare il paziente in modo comodo e rilassato, è opportuno che l’arto interessato
al trattamento venga infilato all’interno del-
Anche in questo caso, l’applicatore trova
impiego soprattutto nei trattamenti segmentari localizzati su di una determinata parte
del corpo. Il vantaggio rispetto al solenoide
a movimento manuale è costituito dal fatto
che l’area da trattare è possibilmente più
ampia di quella ricoperta dal solenoide in
posizione statica. Teoricamente, l’applicatore motorizzato potrebbe lavorare su tutta la
sua escursione e ricoprire passo dopo passo anche tutto il corpo del paziente. Si tenga debitamente in considerazione il fatto
che il campo magnetico viene generato so-
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I due applicatori a tunnel del lettino CMP
ROLAND 2, grazie allo speciale sistema
SCM. che prevede lo scorrimento su doppia rotaia dei due solenoidi, consentono di
poter effettuare sia trattamenti “total-body”
che trattamenti segmentari localizzati.
I trattamenti total-body o partial total-body,
a seconda della posizione sul corpo del
paziente e della distanza di un solenoide
dall’altro, prevedono l’irraggiamento costante del campo magnetico pulsante sull’area del corpo umano racchiusa tra i due
solenoidi.
Nell’area interposta tra i due solenoidi il campo magnetico sarà costante per tutta la durata del trattamento, costituendo un vero e
proprio trattamento totale e per questo particolarmente dedicato a patologie diffuse ed
estese a superfici ampie del corpo o addirittura a tutto il corpo (es. Osteoporosi). Il campo magnetico si sviluppa omogeneamente.
Quando i due solenoidi sono distanziati tra
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loro (non sono sovrapposti), il sistema CMP
consente all’operatore di impostare anche
una diversa direzione del campo magnetico. Come si può notare dalla rappresentazione qui di seguito illustrata, selezionando
l’inversione di polarità la concentrazione del
campo magnetico non è più uniforme, ma è
maggiore nell’area centrale compresa tra i
due solenoidi, dove si sommano le energie
erogate dai due applicatori stessi. Quindi,
questo tipo di impostazione è auspicabile in
occasione di patologie generalizzate e diffuse su di una vasta area del corpo, ma dove sia anche possibile individuare una parte anatomica che, per vari motivi (es. conformazione corporea, origine del trauma, dimensione, fisiologia, ecc.) più delle altre sia
colpita dalla patologia o anche dalla sola
sintomatologia dolorosa derivante dalla patologia (es. nelle artrosi degenerative, nelle
osteoporosi, l’evidenza clinica-strumentale
e/o il paziente stesso riferisce di parti che
più di altre sono colpite dalla patologia anche semplicemente sotto l’aspetto della sintomatologia algica).
Grazie al sistema SCM (Sovrapposizione
del Campo Magnetico), quando si trattano
patologie circoscritte ad un segmento del
corpo, è possibile sovrapporre i due applicatori l’uno sopra l’altro, limitandone di fatto
l’area di trattamento.
Ma nel caso di sovrapposizione dei due applicatori, il campo magnetico generato sull’area di trattamento diventa la sommatoria
dei campi magnetici generati da ciascuno
dei due solenoidi stessi.
La dose del campo magnetico per unità di
tempo, a parità di condizioni, diventa più
elevata a beneficio dell’efficacia del trattamento e/o dei tempi di lavoro che, a parità
TOTAL BODY
REVERSE TOTAL BODY
CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
lo ed esclusivamente sulla parte del corpo
sulla quale è posizionato in un dato istante
il solenoide. Quindi, pur scorrendo su tutto
il corpo, in realtà il trattamento non è un trattamento total-body, ma è un trattamento nel
quale di volta in volta solo la parte al di sopra del quale è posizionato il solenoide è interessata dal passaggio del campo magnetico, mentre le parti scoperte rimangono
fuori dal campo magnetico. Si può impropriamente parlare in questo caso di trattamento a scansione sequenziale, attraverso
il quale è possibile sottoporre il corpo o parti di esso al campo magnetico pulsante.
● n. 2 applicatori a tunnel diam 80 cm e
diam 60 cm, a movimento manuale, montati su lettino ergonomico.
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CAMPI MAGNETICI IN TERAPIA FISICA
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di energia erogata, si riducono consentendo tempi di esposizione più contenuti e migliorano in effetti l’efficienza dello strumento
preservandone, quand’anche non migliorandone, l’efficacia.
6.0 INDICAZIONI TERAPEUTICHE
OTORINOLARINGOIATRIA
Il trattamento con campi magnetici delle sinusiti (frontali, mascellari), delle riniti, delle
otiti viene effettuato sia per ridurre l’infiammazione sia per favorire l’inibizione o l’attenuazione del dolore.
SISTEMA NERVOSO
Le nevralgie costituiscono senza dubbio
una indicazione importante della magnetoterapia. Nell’emicrania, nelle cefalee con
componente muscolo-tensiva e nelle nevralgie in genere, il trattamento é importante che coinvolga le aree opportune.
AFFEZIONI DELLA COLONNA
Il trattamento delle affezioni della colonna richiede generalmente un buon numero di
applicazioni. Assai di frequente, il trattamento praticato sulla colonna vertebrale
determina alle prime sedute una riacutizzazione della sintomatologia dolorosa che
può manifestarsi con intensità variabile ed
in genere di significato prognostico non infausto. La possibilità di tale riacutizzazione
rende consigliabile l’iniziare con dosi non
tropo elevate.
Il trattamento delle patologie della colonna
arreca tanto più evidenti benefici quanto più
precoce é il suo inizio. La magnetoterapia
esplica un’azione antalgica e stimolante dei
processi metabolici e circolatori.
STOMATOLOGIA
I campi magnetici vengono favorevolmente
applicati nella cura dei processi infiammatori di tipo stomtologico.
DERMATOLOGIA
La letteratura riporta importanti benefici nelle patologie di tipo dermatologico, soprattutto nel trattamento delle dermatiti, delle
psoriasi e delle piaghe da decubito.
Le dermatiti atrofiche costituiscono una sicura indicazione della magnetoterapia e rispondono generalmente bene ad intensità
contenute. L’emettitore del campo magneti-
co viene posizionato sulla zona affetta o perifericamente ad essa.
Nel trattamento delle psoriasi si presume
entrino in gioco effetti di membrana sulle
cellule paracheratosiche, favorenti lo sfaldamento e l’assottigliamento delle placche
psoriasiche.
Le piaghe rispondono ai trattamenti con intensità elevate e tempi abbastanza lunghi.
AFFEZIONI TORACIHE
L’incidenza nella popolazione delle flogosi
tracheo-bronchiali, acute e croniche, è in
continuo aumento, espressione emblematica del microclima e delle abitudini di vita.
Uno dei sintomi clinici che accompagnano
più frequentemente tale patologia è l’espettorazione, segno di una ipersecrezione da
parte della mucosa tracheo-brobnchiale.
L’ipersecrezione può condurre a ristagno di
secrezioni nell’albero respiratorio, causa a
sua volta di numerosi effetti indesiderati,
quali la dispnea, il senso di ingombro bronchiale, il costituirsi di un terreno di coltura
per l’evolversi di germi, ecc.
L’attività del campo magnetico è di tipo antiedemigeno ed antinfiammatoria e se ben
applicata, è in grado di indurre modificazioni sulla produzione di escreato, comportando un miglioramento del quadro generale.
La terapia si é dimostrata vantaggiosa sia
nel trattamento delle bronchiti con dispnea,
sia in quello delle bronchiettasie. Soprattutto queste ultime affezioni traggono beneficio dall’azione meccanica: l’espettorazione
viene notevolmente accresciuta ed il miglioramento appare in molti casi assai rilevante.
Anche l’asma bronchiale nei suoi diversi
aspetti viene vantaggiosamente trattata.
APPARATO VASCOLARE
Si ottengono eccellenti risultati in tutte le forme di flebiti e relativi postumi o esiti con intensità elevate e tempi relativamente lunghi.
ARTROPATIE
Artriti, Artrosi, Coxartrosi, Gonartrosi, etc.
Nell’ambito delle patologie a carico delle articolazioni, assumono particolare rilevanza
per diffusione ed entità quelle di tipo reumatico, in particolare l’artrosi e l’artrite.
L’artrosi costituisce l’evenienza più frequente nella partica reumatologica, rappresentando oltre il 70% delle malattie reumatiche.
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7.0 CONTROINDICAZIONI
La terapia con campi magnetici, se praticata razionalmente, con tecnica corretta e dopo diagnosi accurata e certa, non presenta
particolari pericoli e può costituire un valido
ausilio.
Tra le controindicazioni sicuramente accertate attraverso la sperimentazione, vi sono:
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le affezioni cardiache. Sono sconsigliati i
trattamenti in corrispondenza dell’aia cardiaca anche nei soggetti sani;
i tumori.
8.0 ELETTROMAGNETOTERAPIA (MAGNETOTERAPIA AD ALTA FREQUENZA)
Il generatore di Campi Magnetici Pulsanti
di Alta Frequenza genera campi elettromagnetici nel quali la componente magnetica è pressappoco equivalente a
quella elettrica.
In particolare si parlerà di elettromagnetoterapia (o Campi Magnetici Pulsanti di Alta
Frequenza) se vengono utilizzate apparecchiature che emettono campi elettromagnetici pulsati (CEMP) ad alta frequenza e
bassa intensità, una frequenza portante di
2 GHz, modulazione delle frequenze di
emissione del campo regolabili da 150 a
5.000 Hz.
Nonostante l’alta frequenza a cui vengono
generati, i CMP di alta frequenza non determinano alcun effetto termico, perché le onde elettromagnetiche vengono emesse per
periodi brevi di tempo e sono separate da
pause piuttosto lunghe. I flash di irraggiamento hanno durata di 80-120 microsec. e
sono separati da intervalli neutri da un minimo molto ampio ed in grado di evitare qualsiasi effetto termico.
Gli studi effettuati e le esperienze cliniche
confermano l’assoluta innocuità e assenza
di effetti indesiderati della terapia con Campi Magnetici Pulsanti di Alta Frequenza (le
controindicazioni, o meglio l’utilizzo sotto
stretto controllo medico, si limitano ai portatori di pace-maker, alle donne in gravidanza, a pazienti con gravi patologie cardiologiche/neurologiche o che presentano stati
tumorali). L’emettitore non è un solenoide
ma è costituito da un’antenna, che deve essere applicata direttamente sulla parte affetta dalla patologia.
L’assorbimento energetico da parte dei tessuti è debole ed il potere di penetrazione
dei Campi Magnetici Pulsanti di Alta Frequenza è inversamente proporzionale alla
frequenza portante. Il campo elettromagnetico delle apparecchiature Roland 2 è pari a
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Nel mirino di artrosi e artrite vi sono precipuamente le articolazioni (soprattutto le più
piccole, come quelle di mani, polsi e piedi).
I campi magnetici nelle artropatie svolgono
un’azione antalgica ed antiifiammatoria.
La magnetoterapia rappresenta una indicazione sicura al trattamento delle affezioni di
natura infiammatoria: vi sono anche buoni
risultati nelle forme a prevalente componente degenerativa. A tale proposito é da sottolineare che, sebbene il trattamento sia innocuo, esso può comunque risultare inutile se
la diagnosi non é corretta. Per fare un
esempio, una periartrite scapolo-omerale
calcifca può rispondere in modo eccellente,
addirittura con scomparsa delle calcificazioni, ma un dolore alla spalla può essere di
origine riflessa e richiedere un trattamento a
livello della colonna cervicale.
Ciò per mettere in chiaro il fatto che occorre
sempre una corretta valutazione diagnostica
prima di effettuare qualsiasi trattamento.
Nell’ambito delle patologie artrosiche, la localizzazione della patologia provoca spesso una limitazione funzionale tanto più grave quanto più importante é il distretto corporeo interessato. Si tratta di una patologia
che colpisce principalmente in età avanzata, la cui sintomatologia dolorosa si associa
alla rigidità ed alla limitazione funzionale.
Punto focale nella terapia di tale affezione é
il trattamento fisiochinesiterapico, ove accanto alla ginnastica attiva e passiva per il
mantenimento di un buon trofismo e funzionalità articolare, prende posto la magnetoterapia destinata ad agire direttamente sui
vari tessuti coinvolti dell’articolazione per ridurne la sintomatologia dolorosa ma anche
per migliorare l’ossigenazione e favorire i
processi metabolici e stimolare la produzione del collagene per rinfrancare l’osso.
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2 GHz per una capacità di penetrazione
compresa tra i 10 ed 20 cm, a seconda della densità del tessuto attraversato.
8.1 EFFETTI
BIOLOGICI
Il sistema biologico dell’organismo funziona
emettendo onde elettromagnetiche per un
lavoro coordinato e responsabile dello stato
di salute. In conseguenza di trauma, infezione o altra patologia che intervenga modificando quest’equilibrio, le cellule “perdono” energia. È proprio in questa fase che intervengono i Campi Magnetici Pulsanti: essi sono in grado di restituire al sistema biologico alterato la capacità di reagire con
maggiore energia nei confronti del processo lesivo, ridando alle cellule l’energia ottimale persa.
Grazie a i processi di ripolarizzazione delle
membrane biologiche ed ai fenomeni di stimoli della sintesi proteica e del metabolismo, i CMP di alta frequenza provocano
un’azione antiflogistica e riparatrice dei tessuti attraversati.
in materiale non sintetico tra l’antenna emittente ed il corpo del paziente sottoposto al
trattamento. L’intensità è già data dal generatore, è pari a circa 2 W e non è regolabile;
mentre è regolabile la frequenza di modulazione del campo elettromagnetico da 150 a
5.000 Hz. I tempi di esposizione sono compresi tra i 20 ed 60 min. per seduta.
8.4 CONTROINDICAZIONI
Si suggerisce di evitare il trattamento nei
casi di pazienti portatori di pace-maker e/o
affetti da neoplasie, tubercolosi, o in stato di
gravidanza.
8.2 INDICAZIONI
Le indicazioni sono soprattutto quelle di tipo
vascolare ed infiammatoria che grazie ai
CMP di alta frequenza è possibile trattare
senza alcun pericolo di provocare effetti termici che scatenerebbero processi indesiderati. In questo senso, il trattamento con
CMP di alta frequenza è più “sicuro” di in
trattamento con CMP di bassa frequenza.
L’assoluta incapacità di provocare qualsiasi
effetto termico, rende i CMP di alta frequenza più facili da applicare e dotati di minori
effetti collaterali. Per questo motivo, nei trattamenti delle patologie acute a carico dei
tessuti molli e superficiali (in particolar modo nelle artropatie infiammatorie acute e subacute), sui quali non è strettamente indispensabile erogare grandi potenze, si prediligono i CMP di alta frequenza.
8.3 TECNICA
DI APPLICAZIONE
La tecnica di applicazione è estremamente
semplice in quanto prevede l’applicazione
dell’antenna emittente sulla parte da trattare
(anche qualora essa sia coperta da ingessature o bendaggi) Per questioni igieniche, si
può consigliare l’interposizione di un panno
9.0 CMP DI BASSA FREQUENZA E CMP
DI ALTA FREQUENZA INSIEME
La combinazione delle due tipologie di
CMP oltre che possibile è anche efficace in
diversi trattamenti e diverse patologie. Per
esempio, quando si tratta in ambulatorio un
ritardo di consolidazione, una frattura è utile porre la parte all’interno di un solenoide a
tunnel erogante CMP di bassa frequenza
ed applicare nel medesimo tempo sopra la
parte stessa la fascia erogante i CMP di alta frequenza. In tal modo, aumenta la concentrazione di campo elettromagnetico che
riesce a veicolare all’interno dell’organismo,
aumenta perciò l’energia che si riesce a trasmettere nella medesima unità di tempo,
senza aumentare l’effetto termico.
Gli altri casi in cui l’associano delle due modalità di CMP può rivelarsi utile sono tutte
quelle patologie di a livello mio-tendineo
(patologie muscolari e/o tendinee), nelle
quali al trattamento con i CMP di alta frequenza è possibile sovrapporre CMP di
bassa frequenza erogati da un applicatore
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a tunnel (è suggerito evitare in questi casi
l’utilizzo degli applicatori a contatto per via
della maggior facilità provocare modificazioni termiche locali che potrebbero rivelarsi inadeguate al trattamento di patologie
acute e subacute).
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Manuale di Magnetoterapia