Indice 3 Relazione Inaugurale Magnifico Rettore Prof. Franco Moriconi 19 Prolusione Prof.ssa M. Caterina Federici “L’approccio scientifico alla difficile comprensione dell’azione umana” 35 Inni Coro dell’Università degli Studi di Perugia Pianoforte, Francesco Andreucci Direttore, Salvatore Silivestro Perugia, 23 aprile 2015 RELAZIONE INAUGURALE DEL MAGNIFICO RETTORE PROF. FRANCO MORICONI 3 Eccellenze, Autorità civili, militari e religiose, Illustri Colleghi, cari Studenti, Personale Tecnico-Amministrativo, Bibliotecario e CEL, Signore e Signori, Vi ringrazio della Vostra presenza alla cerimonia dell'apertura simbolica dell'Anno Accademico 2014-2015, un'occasione di festa per la nostra comunità e di riflessione sullo stato e sulle prospettive del nostro Ateneo. Prima, tuttavia, desidero ringraziare l'Onorevole Prof. Stefano Rodotà per avere accettato l'invito a partecipare attivamente a questo incontro. Ci siamo rivolti a lui perché espressione alta e limpida della migliore cultura italiana, di quella cioè capace di allargare l'ambito della riflessione e di innovare la prospettiva dalla quale pensare il futuro comune. Vorrei dire, infatti, che è proprio di questo, ossia di un nuovo e ampio slancio progettuale che l'Università italiana ha bisogno. Non v'è occasione migliore della giornata odierna per affermare e ribadire con forza tale convinzione. Nell’impegno quotidiano che, insieme ai miei collaboratori, esercitiamo per fare progredire la nostra istituzione coerentemente con gli obiettivi e i traguardi che il governo centrale e l'Europa propongono, e a volte impongono, ci rendiamo sempre più conto della necessità profonda e sempre più urgente di fermarsi a riflettere sul senso più compiuto e sulla funzione sociale più vera dell'Università oggi. Non posso considerazioni di al riguardo carattere esimermi generale. dal Nessuno formulare di noi alcune pensa, 5 ovviamente, di sottrarsi ai meccanismi di valutazione introdotti dalle recenti riforme, nell'ambito dei quali peraltro abbiamo recentemente conseguito risultati lusinghieri, ma riteniamo di dover reclamare a gran voce coerenza e univocità di parametri, troppo spesso mutevoli e contraddittori, al fine di poter programmare con sicurezza il percorso di crescita che merita la nostra istituzione. Ritengo, inoltre, di dover affermare la necessità anche di una razionalizzazione dei processi di valutazione, la cui moltiplicazione in questi ultimi anni ha raggiunto il risultato paradossale di costringerci quasi a dedicare molto più impegno, tempo ed energie nell'ottemperare ai contorti percorsi valutativi, che nello svolgere le attività di didattica e di ricerca per cui dovremmo essere valutati. Sento, inoltre, il dovere di fermare la nostra attenzione sul senso complessivo dell'Università italiana. Sappiamo quanto sia importante oggi la correttezza e l'equilibrio nell'utilizzo delle risorse e nel mantenimento in buona salute del bilancio. Ciò premesso, tuttavia, occorre ricordare in primo luogo che a fronte di costanti e perentorie affermazioni del mondo politico sulla centralità delle Università per la ripresa complessiva del nostro paese, conseguono, in maniera profondamente contraddittoria, politiche di tagli costanti, che negli ultimi lustri hanno penalizzato in maniera profonda e drammatica i fondi a nostra disposizione. Penso in primo luogo al perenne blocco degli stipendi, nonché, dal punto di vista generale, al taglio dei fondi destinati al funzionamento, alla didattica e alla ricerca. Ed ancora vorrei che oggi rivolgessimo l'attenzione all'abitudine ormai affermata e diffusa di considerare l'Università come un'azienda, tradendo in ciò la natura più vera e profonda della tradizione culturale europea. Le università in tutta Europa non nacquero e non sono cresciute perché producessero direttamente ricchezza, quanto piuttosto per favorire lo sviluppo intellettuale, 6 culturale ed economico del nostro continente. Da esse è derivata la spinta decisiva per una sempre maggiore diffusione di spirito critico e conoscenze scientifiche e tecniche, attraverso cui per secoli si sono formate classi dirigenti all'idea della libertà, del rispetto, della legalità, della crescita comune, dell'amore per le arti, del progresso nella qualità della vita. Non possiamo dimenticare la missione vera per cui la tradizione culturale europea ha inventato e fatto crescere le Università. Nella ristrettezza della visione economicistica che oggi appare sempre più diffusa, il rischio concreto è che i compiti essenziali per cui le Università sono nate vengano progressivamente dimenticati. Se così fosse sarebbe una vera tragedia per tutta la nazione europea e per le nostre possibilità di futuro. Anche per tale motivo ho voluto che l'Ateneo di Perugia, per primo in Italia, si sottoponesse al processo di accreditamento progettato dall'Anvur, per la qualità dei Corsi di Laurea. Sono molto grato per l'impegno che i docenti e tutto il personale dei corsi interessati hanno profuso in questo compito gravoso, ma fondamentale per la crescita dello Studium. E sono orgoglioso del risultato fin qui ottenuto, ben consapevole che in poco tempo potremmo risultare la prima Università in Italia ad essere accreditata per la qualità della didattica. È con soddisfazione che vi trasmetto le considerazioni espresse dal gruppo dei valutatori circa il senso di appartenenza e di dedizione all'istituzione dimostrato dalle persone coinvolte in questo impegnativo processo. Al riguardo vorrei ricordare anche come il nostro Ateneo sia uno dei soli tre italiani a potersi insignire del riconoscimento internazionale ECTS, che connota l’eccellenza nell’azione collegata alla mobilità internazionale degli studenti e all’applicazione corretta del sistema internazionale del trasferimento dei crediti formativi. Sempre in direzione dell’internazionalizzazione anche dell’attività didattica, mi 7 piace sottolineare come in quest’anno accademico siano già stati aperti due ulteriori nuovi corsi di studio magistrali, a doppio titolo, italiano e straniero. Non si tratta evidentemente di una rivendicazione di meriti, quanto piuttosto della considerazione circa il valore e le potenzialità che insieme siamo in grado di esprimere. Del resto, l'avere conquistato nella classifica redatta dal CENSIS la prima posizione nella categoria “grandi atenei”, nonché l'avere migliorato il nostro posizionamento nei principali ranking internazionali, costituisce una conferma importante sulla correttezza della strada intrapresa e sul valore effettivo delle nostre scelte. Questa rinnovata attenzione per la didattica, fondamentale e necessaria in quanto funzione essenziale e primaria per ogni Università, si rende ancor più indispensabile, dal momento che le linee di programma ministeriale prevedono un peso consistente della valutazione di tale attività nell'ambito dell'assegnazione dei fondi per il funzionamento ordinario. In altre parole, e se volete in maniera un po' più prosaica, a una didattica di alta qualità, moderna, internazionale e sensibile alle esigenze più innovative corrisponderà sempre più una maggiore dotazione di risorse. D’altra parte non dobbiamo mai dimenticare che nostro compito fondamentale e garanzia di un miglioramento del futuro comune sono l'educazione e la formazione dei giovani. Non a caso abbiamo proseguito con grande impegno lungo la strada intrapresa già dallo scorso anno per sostenere il percorso degli studenti con servizi sempre più adeguati e numerosi. Mi sento di dire che la qualità e la quantità dei servizi erogati ci pongono senza dubbio all’avanguardia tra le Università italiane. Ricordo, a titolo di esempio, alcune delle iniziative già attive. In primo luogo, il servizio di assistenza sanitaria gratuita per gli studenti fuori sede iscritti 8 all’Università di Perugia, realizzato tramite gli accordi siglati con la USL Umbria 1 di Perugia e la USL Umbria 2 di Terni, svolto grazie a una rete di medici estesa, oltre che alle due città nominate, anche agli altri comuni direttamente interessati da tale presenza studentesca, ossia Narni e Foligno. A tutto ciò è stato affiancato il progetto Focus, costituito dal Servizio di Sostegno Psicologico e da quello Pedagogico-Didattico, che ha trovato la sua collocazione logistica in alcune aule del centro. Inoltre, grazie a un accordo con l’Ordine degli Avvocati di Perugia, è stato già avviato un servizio di consulenza legale gratuita per tutti gli studenti iscritti. Sono molteplici le iniziative finalizzate a una sostanziosa riduzione dei costi della mobilità urbana, regionale ed extra-regionale per i nostri studenti. Nell’ottica d’innalzamento della qualità della vita per tutti gli studenti che decidono di formarsi nelle varie sedi dell’Università di Perugia sono già state avviate inoltre le iniziative UNIFACILE AFFITTO SICURO e UNIFACILE SHOPPING. La prima ha come obiettivo una concreta politica di facilitazione nell’individuazione di alloggi che abbiano standard di qualità precisi, garantiti e misurabili, realizzata grazie all’accordo stretto con l’associazione di categoria degli Agenti Immobiliari. La seconda è destinata a una serie di agevolazioni e sconti esclusivi per i nostri studenti, praticati presso gli esercizi commerciali convenzionati, resa possibile da un accordo con le associazioni di categoria di Perugia e di Terni. Così a Terni come a Perugia sono già funzionanti aule e infrastrutture a disposizione degli studenti, i cosiddetti SASA, ossia gli Spazi di Aggregazione e Studio in Autogestione aperti fino a tarda ora, che a nostro avviso costituiscono solo i primi elementi di una serie che vogliamo e dobbiamo ampliare. 9 Nuove opportunità di crescita tramite attività culturali e ricreative sono offerte dalla politica di sconti per gli studenti concordata con i teatri di Perugia, Terni, Narni e Foligno, nonché con il Centro Sportivo Universitario. Mi pare di poter dire che si è trattato di uno sforzo notevole, già tutto tradotto in servizi attivi ed efficienti, teso a migliorare la qualità della vita e quindi le opportunità di crescita degli studenti che si formano presso la nostra Università e che costituiscono una garanzia, oltre che un vero e proprio sostegno, per tutte le famiglie che decidono di affidare alla nostra istituzione la costruzione di un futuro migliore per i propri figli. È un impegno che sentiamo forte, e che non riteniamo certo concluso con questa offerta, lasciatemelo dire, davvero consistente di servizi. La centralità degli studenti e la sensibilità della nostra Università per il sociale, nella consapevolezza del carattere aspro della crisi che sta attanagliando il nostro paese, è ribadita anche da alcune recenti scelte in termini dei costi di iscrizione fatte proprie dal Senato Accademico e dal Consiglio d’Amministrazione. Sono già state avviate, infatti, azioni politiche diverse sia in direzione di una premialità economica assegnata in base al merito dei neoiscritti all’Università di Perugia, sia in direzione della valorizzazione del delicato passaggio dalla laurea triennale alla magistrale, sostenuto con una politica di sconti regolata anche in questo caso sul merito. Gli organi accademici, inoltre, sempre in relazione ai costi di iscrizione, hanno appena varato provvedimenti destinati al sostegno delle famiglie particolarmente colpite dalla crisi, oltre che all’agevolazione del pagamento stesso mediante una diversa forma di dilazione. Non è facile sostenere tali scelte, data la politica di tagli da parte del governo centrale che annualmente colpisce anche la nostra 10 Università, ma riteniamo un compito irrinunciabile quello di rendere concreta la possibilità di accesso alla crescita, all’istruzione, alla formazione di ogni giovane meritevole. Sono azioni che riteniamo doverose dal punto di vista etico, e che inoltre ribadiscono l'assunzione di una responsabilità piena da parte dell'Università del suo ruolo sociale decisivo per l'equilibrio e lo sviluppo dell'intera Regione. Anche in questa chiave si inserisce il grande sforzo che stiamo compiendo in relazione alle attività di orientamento degli studenti delle scuole superiori, con una maggiore presenza non solo nella quasi totalità del territorio regionale, dove eravamo del tutto assenti negli ultimi anni, ma anche con la diffusione capillare nelle regioni dell'Italia centrale e meridionale, al fine di illustrare direttamente le opportunità di crescita che il nostro Ateneo è in grado di offrire in numerosi campi del sapere e insieme la qualità dell'esperienza di vita che si può condurre come studenti universitari nella nostra regione. Nonostante queste azioni siano solo all'inizio, abbiamo già potuto misurare un primo grande risultato, costituito dall'inversione dell'andamento delle iscrizioni presso l’Università di Perugia, in calo da molto tempo. Da quest'anno, finalmente per la prima volta dopo tanti anni, il numero delle immatricolazioni è aumentato rispetto all'anno precedente. Sottolineo, peraltro, come l'indice di crescita maggiore, al di sopra anche delle nostre aspettative, riguardi il passaggio dalle lauree triennali a quelle magistrali, segno esplicito delle garanzie di qualità offerte dalla nostra rinnovata attività didattica. Si tratta di un dato importante non solo per l'Ateneo, ma per le città di Perugia e di Terni, di Narni e di Foligno e con esse per tutto il territorio regionale. Forse è bene ricordare come, solo pochi anni fa, all'interno dell'Università e nel silenzio generale di tutti, c'era chi giustificava il progressivo calo degli studenti, invocando il pretestuoso obiettivo della trasformazione del nostro ateneo in una “Research 11 University”. Si trattò di una politica ben poco lungimirante, di cui l'istituzione e il territorio stanno ancora pagando amare conseguenze. Siamo convinti, tuttavia, che le azioni già messe in atto insieme a quelle in corso e già programmate, unitamente al miglioramento progressivo dell'offerta formativa a cui l'Università sta procedendo, non solo sapranno mantenere questo nuovo andamento di crescita, ma ne procureranno un ulteriore incremento. La sensibilità di questa nostra amministrazione nei confronti delle urgenze sociali è stata riconosciuta di recente anche tramite il conferimento del premio Solidarietà e sostenibilità, assegnato dal Consiglio di Giunta dell’Accademia della Fondazione IUISM “Sapientia Mundi” al nostro Ateneo, in considerazione delle attività didattiche svolte in favore dei diversamente abili. Dobbiamo essere tutti molto fieri di riconoscimenti di questo tipo, che costituiscono per altro l’impulso per continuare e progredire lungo la via intrapresa. Un altro cuore pulsante della nostra missione, non solo a parole, ma nella concretezza dell’impegno e delle scelte, è quello dei Dottorati di Ricerca, che costituiscono il punto d’incontro vivo e fondamentale del percorso degli studenti meritevoli, della didattica e della ricerca: vale a dire il senso stesso dell’Università. Ora, con uno sforzo concreto nemmeno paragonabile a ciò che negli ultimi anni era stato fatto, o forse sarebbe meglio dire non era stato fatto, siamo riusciti nell’impresa dell’accreditamento di 17 dottorati, e dell’assegnazione di un totale di 106 borse. Tutto ciò ha comportato un impegno oneroso, per quanto vitale, per la nostra istituzione, difficile da mantenere se non sostenuto dallo sforzo comune volto a una politica di concreta e profonda internazionalizzazione dei dottorati stessi e dalla ricerca continua nel reperimento di nuovi e ulteriori fondi, tramite collaborazioni con soggetti esterni e la partecipazione 12 sempre più numerosa ed efficace a bandi europei. A questo va anche aggiunta l'assegnazione di un numero consistente di assegni di ricerca legati ai Poli di Innovazione, reso possibile grazie al concreto sostegno dell'amministrazione regionale. Uno sforzo analogo, decisivo per la crescita dell’Università, è stato compiuto in ordine alla distribuzione di un fondo per le attività di ricerca di base, assegnato secondo classi di merito. Si tratta, anche questo, di un aspetto essenziale per la vita accademica, eppure del tutto assente negli anni scorsi. Va considerato come uno stimolo non solo per la crescita della produttività e della qualità scientifica della ricerca, ma anche per la nostra partecipazione ai bandi di finanziamento europei. Siamo consapevoli di non avere a che fare con un sistema perfetto, anzi per certi versi anche discutibile, ma non possiamo permetterci di dimenticare che in questo momento storico rappresenta per un elevato numero di ricercatori la via principale per l’acquisizione di fondi destinati alla ricerca e dunque la maggiore possibilità per una crescita complessiva. I risultati davvero lusinghieri che caratterizzano lo Studium nell’ambito della ricerca scientifica, come dimostrato dal sistema valutativo della VQR, costituiscono nelle nostre intenzioni il presupposto per una crescita ulteriore. Vanno del resto ricordate le numerose eccellenze presenti in tutti i settori dell’Ateneo, che contribuiscono con grande successo alla ricerca scientifica nazionale e internazionale. L’asprezza già richiamata della politica economica dei governi nei confronti delle Università penalizza fortemente sia la politica di reclutamento dei giovani ricercatori, sia quella della legittima progressione di carriera del personale docente meritevole, condizioni entrambe fondamentali, invece, affinché la comunità scientifica possa 13 crescere nel rinnovamento. Perciò voglio esprimere in questa sede un ringraziamento sentito alla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, perché è tramite la sensibilità concretamente manifestata a favore del miglioramento e dell'internazionalizzazione dell'attività di ricerca e di didattica, tradottasi in un contributo economico di sostanza, che la nostra Università ha potuto arruolare 66 giovani e capaci ricercatori. Tale contributo è parte di un sostegno più ampio finalizzato al progresso della ricerca e dell’internazionalizzazione della didattica, al fine di un effettivo e profondo rilancio del nostro Ateneo. Sia pure tra grandi difficoltà, siamo inoltre riusciti a dare inizio effettivo a un processo di reclutamento che entro il 2015 ci consentirà di assumere, in qualità di professori associati, più di 100 ricercatori abilitati. È senza dubbio un risultato importante, che premia il merito e le legittime aspirazioni, e che è nostra ferma intenzione accrescere ulteriormente, con una sapiente politica di arruolamento sia per il ruolo di professore associato, sia per quello di professore ordinario. Si tratta di un processo irrinunciabile, reso tuttavia complicato dalla necessità di rispettare gli indicatori ministeriali. Proprio per questo motivo la politica dei nuovi arruolamenti e delle progressioni di carriera deve essere perseguita nella più stretta attenzione al miglioramento dell'offerta didattica e della produzione scientifica. Dal successo in questi settori, infatti, e dunque dalla capacità di attrarre ulteriori studenti, dipende l'effettiva nostra possibilità di crescita. Questo interesse iniziale, rivolto specificamente all'assunzione di professori associati, è finalizzato a soddisfare le necessità didattiche con docenti di ruolo in modo da raggiungere una pianta organica d'Ateneo la più completa possibile e che dia tranquillità nella conduzione futura dell'Università. In questo ultimo anno la Direzione Generale ha avviato il delicato e complesso processo di riorganizzazione del personale 14 Tecnico-Amministrativo, Bibliotecario e CEL, affinché l’intero sistema di amministrazione dell’Ateneo sia in grado di rispondere con velocità ed efficienza sempre maggiori alle molteplici sfide che ci attendono. Si tratta di un processo ben lontano dall’essere compiuto, e che richiede ancora un’attenzione particolare alla formazione del personale, in funzione anche dell'auspicata semplificazione del numero e della qualità dei procedimenti amministrativi. Nell'impossibilità di aumentare il numero del personale TAB e CEL, visto il forte sbilanciamento numerico in sfavore del personale docente, vorremmo piuttosto dedicarci a una seria politica di premialità meritocratica in relazione alla qualità e alla quantità delle funzioni svolte, affinché chi partecipa con dedizione e serietà ai processi di crescita dell’Ateneo possa godere concretamente dei benefici che ne conseguono. In questi anni complessi l’Università di Perugia si trova sempre di più a costituire un punto di riferimento e un’opportunità concreta per l’equilibrio dell’intero territorio regionale. Siamo consapevoli di questo compito, le cui responsabilità ci assumiamo con onore e orgoglio, anche per la gratitudine e per l’amore che nutriamo per questa terra. Così come dimostrato concretamente con l’azione di governo, ribadiamo il ruolo fondamentale del polo di Terni, non solo con riferimento alla capacità di generare un aumento della presenza studentesca, ma anche di contribuire ad un rilancio effettivo di un’area così importante per la nostra Regione. Risultano di notevole soddisfazione per l’intero Ateneo anche le attività svolte nelle sedi di Narni e di Foligno, che costituiscono un investimento prezioso per quelle comunità e dunque per il territorio regionale nel suo complesso. Proprio in questa ottica, grazie a un accordo col Comune di Assisi, l’Università non solo ribadisce la sua presenza in loco mediante 15 la riapertura del Corso di Laurea in Economia del Turismo, necessariamente sospeso in precedenza, ma s’impegna a organizzare presso la rinnovata sede di Palazzo Bernabei attività di carattere scientifico, didattico e culturale, tali da sottolineare con forza la propria presenza. Nell’ambito di una prospettiva di sviluppo territoriale complessivo, infatti, il nome di Assisi riveste un ruolo decisivo, con le molteplici evocazioni che esso suscita nel mondo intero. L’Università, dunque, guarda a tutta la regione nel suo insieme e nella sua complessità. A questo proposito voglio esprimere un interesse vivo, concreto e rinnovato dell’Ateneo per tutto il territorio. Non si tratta di replicare forme di presenza che in passato hanno già dimostrato di non avere efficacia, ma di affermare la nostra disponibilità a sviluppare progetti precisi e innovativi, a fronte di reali possibilità e volontà d’investimento, che garantiscano un incremento del numero di studenti e un'efficace azione di valorizzazione del territorio. La grande quantità di azioni concrete che abbiamo compiuto non sarebbe stata possibile senza l’impegno attivo ed efficace dei tanti collaboratori che sorreggono fattivamente l’azione di governo. Sarebbe troppo lungo nominarli tutti. A loro va la mia più sincera riconoscenza, così come a tutti coloro che dall’interno e dall’esterno stanno sostenendo questa effettiva ripresa dell’azione e del ruolo dell’Ateneo. A nome dell’Università, inoltre, ringrazio tutte le istituzioni, gli enti e le imprese insieme ai quali abbiamo potuto ridare slancio complessivo alle nostre azioni e dunque a quel sistema sociale, culturale ed economico che vive e si sviluppa intorno all’Università stessa. A questo punto mi corre l'obbligo di ricordare che proprio tre giorni fa abbiamo siglato con l’Amministrazione Regionale la convenzione per la costituzione delle due Aziende Ospedaliero16 Universitarie. Si tratta di un risultato importante, decisivo per la vita dell’intero territorio, perché collegata agli aspetti della tutela e della garanzia della salute, in cui la ricaduta sociale della ricerca, della didattica, della pratica giornaliera e dell’azione politica appaiono della massima rilevanza. In questo modo abbiamo concluso il percorso non facile che ci ha portato alla costituzione della Scuola di Medicina, che vede presenti tutti i Dipartimenti dell'area medica e alla nomina del suo Presidente. Non posso, inoltre, non ricordare esplicitamente le altre istituzioni di alta formazione, quali l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio di Perugia, l’Università per gli Stranieri, la Scuola di Lingue dell’Esercito, la Scuola di Giornalismo RAI, l'Istituto Musicale Briccialdi di Terni, che fanno della nostra regione una realtà unica e il cui potenziale di valore aggiunto non siamo ancora riusciti a sfruttare a pieno. Proprio nell’ottica dello sviluppo territoriale, annuncio con grande soddisfazione come la nostra Università abbia già avviato la realizzazione della “Cittadella dello Sport e della Salute”. Nell’area della Pallotta, dunque, troverà luogo un vasto e moderno centro finalizzato allo svolgimento di attività didattiche, scientifiche, mediche e culturali legate allo sport e alla pubblica fruizione, destinate all’Università e all’intero territorio regionale. Si tratta di un progetto certamente ambizioso, che lega ulteriormente l'Ateneo al suo territorio, nella ferma convinzione dell’importanza della ricaduta sociale di ogni nostra azione. Con tale scelta l’Università esprime con forza la propria fiducia nel futuro, la propria consapevolezza di essere in grado di contribuire in maniera determinante a una crescita complessiva del nostro territorio, che sia economica, culturale, della qualità della vita. Tutti i nostri sforzi di didattica e di ricerca non avrebbero senso se non 17 sapessero tradursi nel contributo fattivo e concreto nel miglioramento del nostro esistere qui e insieme. Crediamo nel futuro. Vi crediamo perché siamo convinti che la costruzione di un futuro migliore dipenda prima di tutto dal nostro impegno, dalla concretezza e dalla lucidità intellettuale della nostra azione. Queste riflessioni costituiscono anche un invito a tutte le forze istituzionali, pubbliche, private, sociali della nostra regione, perché il “sortire insieme” del nostro futuro, come avrebbe detto don Milani, è la migliore garanzia per costruire un tempo migliore per la nostra terra e per tutti noi. Noi siamo qui, pronti e decisi, col nostro impegno e con le nostre idee a lavorare insieme per una vera crescita comune. In questa prospettiva dichiaro aperto l'Anno Accademico 20142015, 707° dalla fondazione della nostra Università. 18 PROLUSIONE “L’APPROCCIO SCIENTIFICO ALLA DIFFICILE COMPRENSIONE DELL’AZIONE UMANA” PROF.SSA M. CATERINA FEDERICI 19 Magnifico Rettore, cari Colleghi, amministrativi e della didattica, Rodotà, Signore Cari studenti, Collaboratori all'ospite e collega Prof. Stefano e Signori, è stato per me un grande onore e un piacere accettare l'invito del Magnifico Rettore, prof. Franco Moriconi, di tenere la Prolusione per la inaugurazione 2014-2015, un onore dell'Anno Accademico ed un piacere per le scienze sociali che nell'Ateneo di Perugia hanno una solida tradizione di studi e di ricerche ed hanno dato buona prova della loro rilevanza scientifica e formativa anche problematiche tentando di dare risposte ad alcune delle e delle domande dell'epoca contemporanea. Ed in questa direzione di senso e di significato che l'azione umana diviene uno dei nodi centrali del nostro percorso scientifico. Lo studio della sociologia, difficile già di per se stesso, lo diviene ancor di più a causa dei pregiudizi e delle passioni, di cui non è dato spogliarci interamente. Noi dobbiamo dunque adoperarci ad eliminare, per quanto è possibile, l’elemento subbiettivo dalle nostre ricerche e studiare la società umana, come se non ne facessimo parte. Supponiamo, per un momento, che il Micromégas di Voltaire, caduto da un pianeta sul nostro globo, tenti di rendersi conto di ciò che sono gli uomini che vede formicolare sulla terra e la società ch’essi formano tra loro. Micromégas s’impadronirà di uno di questi piccoli esseri e lo studierà 21 sotto tutti i suoi aspetti, fisici e psichici. Sorgeranno così un gran numero di scienze, dalle quali si potranno attingere i teoremi necessari alle indagini intorno alla società, vale a dire a quel tutto, del quale non si sono da prima studiate che le parti, a quell’edifizio di cui si cercò soltanto di conoscere i materiali1. Il sentimento di sociabilità, la socialità degli individui si manifesta nell’azione sociale. Una persona legge una poesia o ascolta un brano musicale ed esclama: “è bello!”. Se egli dicesse “a me pare bello” sarebbe una affermazione di un giudizio soggettivo ma dicendo “è bella” la trasforma in un fatto oggettivo che trasforma, in chi ascolta, il concetto che ciò che si dice bello, fa anche all’ascoltatore l’impressione di bello. In diverso ambito disciplinare, Proust stesso aveva scritto: “La réalité à exprimer résidait, je le comprenais maintenant, non dans l’apparence du sujet, mais dans le degré de pénétration de cette impression à une profondeur où cette apparence importait peu”. L’attività umana di cui l’azione sociale è la manifestazione non è sempre intenzionale, nel senso che tende a modificare, talvolta parzialmente, una situazione. L’azione intesa nel senso di una condotta di un comportamento osservabile esteriormente e mirante ad uno scopo dal punto di vista del soggetto agente, è spesso tradotta come conduct (condotta), behavior(comportamento), acts (atto) in una miriade di significazioni più o meno intercambiabili. Le azioni umane concrete sono sintetiche; esse hanno origine da mescolanze, in proporzioni variabili2, lo studio delle azioni sociali mette a nudo il corpo sociale stesso nel suo manifestarsi. Quello che Franco Ferrarotti3 definisce “empatia creatrice” quel rimando al mysterium l’oscuro, l’inesplicabile, a quel misticismo che la 22 teologia spiega come attuazione dei dono dello Spirito Santo, la sapienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà, il timore di Dio attraverso una partecipazione vissuta, una condivisione di esperienze effettivamente vissute che non separano il pensiero dalla vita, lo spirito dalla carne altro non è che emozione comportamentale. L’ambivalenza postmoderna mette in evidenza il disordine del mondo, non è determinata a imporre un ordine, in un mondo incerto caratterizzato da un grande senso di vuoto pieno di grandi paure provate in comunità spesso conflittuali, neotribali come sottolinea Maffesolì. La sociologia ha individuato nel rito e nel mito la fonte della conoscenza normativa e della solidarietà sociale4. Si evidenzia inoltre la questione del senso largamente messa in discussione dalla postmodernità. La sostanziale ambivalenza postmoderna induce una sorta di accettazione del disordine e dell’incertezza. Il senso del vuoto che si apre nella modernità e persiste nella postmodernità, prodotto del venir meno della comunità e della solidarietà ad essa strettamente connessa, che a volte nota una sua “maturazione” nel neotribalismo5 enclaves di gruppi e comunità chiuse nel loro totem, non si risolve nella creazione di legami forti che non trovano un “brodo culturale” favorente in un progetto di vita prederminato e non esita in solidarietà. Recentemente Zygmunt Baumann6.ha escluso ogni finalità predittiva della sociologia, valorizzandone le capacità metodologiche che permettono di acquisire conoscenze adeguate a immaginare il futuro prima di viverlo, invertendo i principi fondanti della sociologia classica 23 che aveva posto l’accento sull’attore sociale e l’azione. Il sociologo, un osservatore, mette le persone nella condizione di conoscere e di scegliere, si fa “rivelatore” del reale anche di quella parte del reale che non appare in superficie o che è stata nascosta ma riemerge nelle esperienze individuali, nella vita quotidiana. Non più una scienza che prevede e indirizza il comportamento individuale diventando uno strumento di controllo sociale bensì, oggi, una scienza che “sente” la forza sociale, senza l’hybris di dominarla. Una scienza che riscopre a macchia di leopardo la nostalgia del senso comunitario mai sopita da Nietzsche (1878) a Tönnies (1887)7. Ogni fenomeno sociale può essere considerato quale esso è nella realtà e come esso si presenta ai nostri occhi. Non possiamo infatti comprendere le azioni che un chimico compie nel suo laboratorio e le operazioni di un mago; le azioni dei marinai che nell’antichità remavano per far scivolare la nave sull’acqua e i sacrifici che offrivano a Poseidone prima di partire per ottenere la benevolenza degli dei. Remare era necessario per far andare la nave sulle acque, i sacrifici a Poseidone, noi oggi sappiamo, non sono utili per una navigazione favorevole anche se per i marinai dell’antichità le due azioni erano necessarie e logiche per navigare. Allo stesso titolo concettuale, nei processi economici, i redditieri assumono una particolare importanza quali produttori di risparmio, come premessa di una ripresa del ciclo economico, individui dotati di un forte egoismo, gente chiusa che rifugge da tutte le avventure8. Gli speculatori, al contrario sono propensi ad ogni tipo di mutamento poiché le loro posizioni ideologiche seguono il corso dei loro interessi. Le 24 loro azioni, giovano alla collettività nel suo insieme con l’incrementare e il tonificare la vita economica. I Redditieri, conservatori e nazionalisti, e gli speculatori, progressisti ed internazionalisti, superano i limiti di una definizione meramente economica per proporsi come generalizzazioni di atteggiamenti sociali da sempre presenti9. I redditieri sono dunque persone la cui entrata è fissata da rendite, sono possessori di risparmio depositato, di titoli del Debito Pubblico, Obbligazioni o altri titoli simili ma anche personali, operai e impiegati che dipendono dal reddito fisso, conservatori in politica, gli speculatori sono individui che percepiscono un reddito variabile, pronti ad accogliere le novità, a loro agio nelle situazioni di rischio, oggi conservatori, domani progressisti. I primi, se cristallizzata; prevalessero, i secondi, se creerebbero prevalessero, una società una società immobile, priva di 10 stabilità . Le persone, uomini e donne, di cui si compone la società, sono pertanto mossi da interessi talvolta in opposizione tra loro, come dimostra l’esempio poco sopra addotto. Ci sono poi alcune azioni umane, per esempio quelle imposte dall’educazione e dal costume, in cui il fine oggettivo differisce da quello soggettivo. La narrazione orale è stata una forma di educazione transgenerazionale in quasi tutte le culture anche se la società postmoderna contemporanea le ha tolto spazio, valore e direzione di senso. Moltissime azioni umane sono compiute istintivamente, meccanicamente, in conseguenza dell’abitudine come accade per es. per la lingua. La formazione dei linguaggi è la risultanza di una serie di 25 azioni istintive onomatopeiche cui fa poi seguito la teoria grammaticale che con l’uso diventa una costruzione logica. Si fa qui riferimento non soltanto a relazioni qualitative ma anche a relazioni quantitative. Inoltre le credenze e la azioni non sono indipendenti ma la loro dipendenza consiste nell’essere come due rami di un medesimo albero11. Le asserzioni “Il popolo crede a ciò perché agisce così” e “questo popolo agisce così perché crede a ciò” lo dimostrano. Una espressione lessicale diviene processo sociale, sottende processi sociali sedimentati nel tempo storico, nell’esperienza quotidiana, nelle relazioni sociali, familiari e di comunità. Per es. nell’antica Roma, la mitologia non esisteva quasi o era estremamente povera. Si sviluppò in seguito con la contaminazione di deità greche prima, poi straniere. L’antica religiosità romana consisteva essenzialmente nell’associazione di pratiche religiose con gli atti della vita, per cui Cicerone12 asserì che tutta la religione romana era divisa in culto e in auspici e la maggior parte delle azioni si facevano dipendere da oracoli e presagi come oggi le azioni politiche dipendono dai sondaggi. Anche adorare i divi della canzone, appartenere alle tifoserie, consumare Coca Cola o fare sesso compulsivo dimostra la possessione di desideri, miti e dei13. Al tempo stesso l’utilizzo di network come Fb, Badoo, Linkedin, Twiter, My space, Netlog, tra gli altri attesta, l’importanza e l’ineluttabilità del desiderio di appartenenza ad una comunità, un gruppo, una cultura ma anche un politeismo di valori che muove l’azione umana con una coabitazione e una contaminazione tra sacro e profano. Eppure alcune intuizioni letterarie, alcune precisioni terapeutiche, alcune notazioni relazionali, alcune piccole storie e leggende sul potere hanno avuto, metodologicamente, conferme scientifiche14. 26 Così infatti tutti i fenomeni, tutte le azioni che si svolgono nelle società umana, dalla nascita fino alla morte, tutte le vicende della vita e delle attività umane, tutti i rapporti dei cittadini tra di loro, tutte le attività d’impresa, di associazionismo, di politica si svolgono e debbono la loro esistenza a mille relazioni sociali alle quali possono identificarsi, prima come semplici associazioni di idee, poi come astrazioni logiche che persistono notevolmente e in virtù della quale le parole sembrano avere un potere occulto sulle cose ( es. “ rottamare”, “asfaltare”). La cerimonia di apertura del Parlamento, o del CSM o dello stesso A.A. come quella di oggi hanno una modalità arcaica di rappresentazione dell’evento nell’abito e nella ritualità delle forme: testimonianza di un “sentire”: si sente che ci deve essere un modo di rappresentare la solennità di un evento e ci si ancora alla tradizione. L’individuo che agisce infatti prova il bisogno di ragionare e di stendere un velo sui suoi sentimenti e sui suoi istinti. L’entimema di Aristotele, un giudizio che poggia sulla categoria che ne è l’origine, si configura così come un sillogismo oratorio: “non serbare ira immortale, essendo mortale sta a significare: tu sei mortale, un mortale non deve avere una troppo lunga ira, dunque non puoi avere un ira troppo lunga”. L’azione umana prende le mosse da sentimenti, pulsioni, istinti che prescindono da valutazioni sul fatto che io sia mortale se la mia ira è così grande. In altro ambito concettuale e geografico, “Insciallah”, il grido dell’IS, in realtà cela l’istinto di cupidigia, l’insofferenza, la brama di verità, il desiderio di avventure nuove, non certo il desiderio di realizzare la volontà di Dio. Alla stessa stregua i politici quando vogliono qualcosa per se stessi, lo chiedono per il Paese, nell’interesse dei lavoratori o 27 del ceto medio, o delle partite IVA etc; alcuni imprenditori se vogliono ottenere favori dal governo, li chiedono per il ceto produttivo in particolare per la classe lavoratrice e così via. Nel sud d’Italia molte persone portano appesa alla catena dell’orologio o alle chiavi di casa un corno di corallo per sfuggire il malocchio a significare l’intervento di un elemento immaginario accessorio (il cornetto) su atti negativi, concreti, eventi sfavorevoli come testimonianza della persistenza di atti magici molto antichi che seguono un ragionamento meccanico: si pronunciano certe parole, si indossano certi amuleti e segue il benessere. Poi si tende a spiegare questa operazione come l’opera di esseri soprannaturali, santi, antenati, influenze di corpi celesti, come reminiscenze di paganesimo, intrise di manicheismo. Così la parola cornetto/amuleto ha un certo potere di più l’associazione di parola e atto produce effetti che non si dissolvono facilmente e rivela lo stato d’animo del soggetto che agisce. Il mio contributo potrà sembrare eccentrico ma è tuttavia, credo, l’individuazione di alcune possibili piste nella direzione del riconoscimento del volto umano dell’individuo, della sua identità, della sua individuazione, della sua re-individuazione dal punto di vista metodologico, psicologico-antropologico e sociologico in una comunità operante in una Comunità interpretante, in una modalità interpretante, poi operante. La costruzione narrativa dell’identità come messa in serie dei riconoscimenti e dei racconti di sé come cura (autoterapia) e il racconto autobiografico come riconoscimento di taglio psicologico si appalesa nel vivere quotidiano come cognitivo (Weber) in una époché trascendentale. 28 Va però fatta una precisazione del campo semantico del termine come declinazioni e conseguenze intenzionali e non intenzionali dell’azione dell’attore sociale che agisce con la mente e con il cuore in ambiti, rispettivamente, cognitivo ed espressivo in cui, ciascuno sempre di più di quanto non sappia, può dire di se e solo l’altro mi può raccontare meglio di me. Si appalesa così l’importanza dei sentimenti morali (empatia) precondivisione etica che passa per la corporeità. L’individuo moderno si costruisce la sua identità a differenza delle appartenenze concentriche della società tradizionale. Le appartenenze divengono usi opzionali ed elettive, non assegnate dal “destino”, nel contesto dei rapporti agire-cultura (Kultur). Per es. in Simmel, Kultur sottende l’imparare con spirito soggettivo in senso dialogico con il passato, come un processo di consapevolezza della specie umana, di crescita interiore, di dialogo con i lasciti del passato e come una crescita di soggettività. Simmel in Il concetto e la tragedia della cultura ne scrive rimandando la sensazione che questo processo culturale non si realizza. Nella concezione romantica, l’individualità è una identità differenziata rispetto alla società. L’individuo ha una sfera di diritti non limitata, costruita nel senso della libertà rispetto alla comunità e alla tradizione. La razionalità entra in azione ogni volta si deve compiere una scelta o prendere una decisione. Dalle riflessioni di Kant si individuano tre criteri della scelta: quello della credenza, quello dell’azione e quello della valutazione (preferenza, desiderio), triade odierna nelle scienze sociali. L’attenzione delle scienze sociali si è soffermata spesso sugli aspetti formali della razionalità, le preferenze, e meno sulle credenze (Pareto, Boudon)). Ciò deriva dal fatto che l’elaborazione del concetto 29 di razionalità è figlia, in primis, degli economisti, interessati soprattutto al rapporto di preferenza e di scelta del consumatore, poi ai contenuti delle credenze e delle aspettative. La razionalità in economia esprime il comportamento di un attore che cerca l’utilità con le risorse a disposizione, lo schema costi-benefici. Le altre scienze umane sono più attente ai processi individuali e sociali, alla natura e all’origine dei valori e dei loro cambiamenti, alle strategie computazionali, a descrivere e spiegare le cause di tipo emozionale e motivazionale. Molte spiegazioni dell’economia neoclassica potevano essere raggiunte utilizzando il postulato della razionalità limitata senza l’assunzione della massimizzazione dell’utilità. La teoria generale di Keynes15, per esempio, in molti punti combacia con il modello della razionalità neoclassica. Le riflessioni, le analisi e le ricerche delle scienze sociali si sono poi anche rivolte al bisogno come motivazione dell’azione, alla volontarietà dell’azione e alla reciprocità di essa, aprendo orizzonti di comprensione sempre più ampi con i contributi rispettivamente di Max Weber, Georg Simmel, Ludwig von Mises. Le ricerche e le analisi sugli oggetti (Baudrillard, 1968), il gusto e la distinzione (Bourdieu, 1979), i processi di civilizzazione (Elias, 1939), la ritualità sociale e l’esclusione sociale (Sen 1994, Sassen 2014, Baumann 2005), il corpo (Maffesolì), il lusso (Sombart, 1913), la moda (Simmel 1895 e Barthes 1967), introducono nello studio dell’azione sociale la categoria del bisogno, una categoria ambigua se non ci limitiamo a definirla nei limiti di cui la definisce molta parte del pensiero occidentale da Platone a Spinoza, da 30 Agostino a Hegel fino a Mises, come tensione tra bisogno e desiderio, tensione intima dell’individuo che agisce – si pensi alla cura con cui si preparano i pasti nelle Grandi Occasioni o anche come si guardi con diffidenza, seppur necessitata, al discount rispetto al negozio di primizie – a riprova del fatto che l’identità sociale non si forma nel luogo del lavoro e della produzione ma nella dimensione individuale della scelta che porta all’azione. Un vasto campo di ricerca si apre nell’analisi e nella difficile comprensione dell’azione umana in situazioni devianti, di rischio, di emergenza, campo nel quale la giustizia struttura e dà forma a contesti giuridici, mentre quelli etici possono riguardare anche ambiti strettamente soggettivi. Va ricordato che il carattere intersoggettivo del giudizio concerne da un lato l’oggetto del giudizio, e dall’altro, riguarda il metodo di ricerca e di valutazione di principi e criteri. Riprendendo Kant, si può affermare che il diritto riguarda azioni esterne e la intersoggettiva morale dell’etica azioni interne, professionale per cui presenta la dimensione una dimensione sociologica molto importante. In tale direzione, l’imparzialità fa riferimento all’intersoggettività nella forma di ricerca dell’universalità: un giudizio universale è imparziale, poiché vale per tutti i casi simili. Questi giudizi imparziali presentano una relazione doppia con l’intersoggettività sia sotto il profilo dell’oggetto dell’azione, sia sotto quello del metodo. Il riferimento all’intersoggettività, a sua volta, rinvia all’insieme di soggetti appartenenti allo stesso gruppo. In senso etimologico, l’imparzialità è considerazione delle parti con 31 riferimento all’intero, mentre per contro, parziale significa incompleto. Bisogna sottolineare che i soggetti e le istituzioni possono “essere imparziali nella misura in cui si riconoscono, la reciproca appartenenza delle parti16. Potrebbe sembrare che l’imparzialità sia dettata solamente dalla regione e dalla razionalità, e questo porterebbe problemi legati al profilo gnoseologico. L’obiettività-imparzialità diventa meno cogente con il rifiuto della possibilità di distinguere tra una tesi corretta e una scorretta, tra una posizione considerata giusta e una posizione considerata ingiusta. “Ma la coerenza di un sistema morale, può essere la stessa di quella di un sistema giuridico?”17. Il problema che si appalesa in questo quadro concettuale è quello di cercare di sapere se un sistema morale sia suscettibile di coerenza propria, senza l’appoggio dell’istituzione giuridica. Se dal punto di vista giuridico i precedenti sono già dotati di uno statuto giuridico, dal punto di vista morale si ha più spesso che fare con delle “premesse specificanti” non dette e restrittive, che sottolineano l’immissione delle relazioni di dominio e violenza nel cuore delle convinzioni morali. La forza della morale della comunicazione, fondamentalmente, si basa sull’aver unito in una sola problematica i tre imperativi Kantiani: “il principio di autonomia per la categoria di unità, il principio di rispetto secondo la categoria di pluralità e il principio del regno dei fini secondo la categoria di totalità18. 32 Compito della sociologia non è quello di indicare il “dover essere” bensì di registrare le manifestazioni dell’esistente. Il cammino teorico e metodologico delle scienze sociali non si può considerare pertanto concluso. NOTE 1) M.C. Federici, Dove fondano la libertà dell’uomo, Borla, Roma 2006, pag. 5. 2) V. Pareto, Trattato di sociologia generale, UTET, Torino, 1988, a cura di G. Busino, p. 145. 3) F. Ferrarotti, L’Empatia Creatrice, Armando Editore Roma, pp. 171-174. 33 4) E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, Guerini studio, Milano, 2004. 5) M. Maffesolì, Il tempo e le tribù. 6) S. Baumann, La scienza della libertà. A che serve la sociologia? Conversazioni con M. H. Jacobsen e K. Tester. 7) F. Nietzsche , Umano troppo umano, Newton Compton Editori, 2011, F. Tönnies, Comunità e società, Laterza, Bari, 2011. 8) M. C. Federici, cit p. 72 9) IBIDEM, p. 73 10) IBIDEM, p. 75 11) V. Pareto, op. cit. p. 163 12) M. T. Cicerone, De Divinatione I, 16, 28. 13) E. Morin, Lo spirito del tempo (trad. It.), Mondadori, Milano, 1977. 14) D. Antiseri, Trattato di metodologia delle scienze sociali, Utet, Torino, 1996, cap.VI. 15) Cfr. J. M. Keynes, The general theory of employment, Cambridge, Mass. Harvard University Press., 1936. 16) I. Trujillo, Etica delle professioni legali, Il Mulino, Bologna, 2013, p. 153. 17) P. Ricoeur, Sé come un altro, Jaca Book, Milano, 1997, p. 385. 18) IBIDEM p. 390. 34 INNI Coro dell'Università degli Studi di Perugia Pianoforte, Francesco Andreucci Direttore, Salvatore Silivestro 35 INNO DELL’UNIVERSITÀ Testo: G. Calzoni, musica: S. Silivestro Io, Clemente, che Dio chiamò a vegliar Sui fati della Chiesa militante, Compiaciuto da fede e devozione Che son decoro e vanto di Perugia, Con equità di Spirito concedo Rit. Che l’Augusta città, cosi adornata, Si arricchisca dei doni della scienza, E che in essa uno Studio generale Produca stirpe d’uomini sapienti Che rifulgano in vita e sulla terra, Come in cielo fa lo splendor degli astri, E come stelle per l’eternità Insegnino la via della giustizia. Dio, l’Eterno, me destinò a guidar La storia della Chiesa sulla terra. Confortato da grazia celestiale Per vie d’amore, di speranza e fede, Proclamo giusto, provvido e dovuto Rit. Che l’Augusta città, cosi adornata, Si arricchisca dei doni della scienza, E che in essa uno Studio generale Produca stirpe d’uomini sapienti Che rifulgano in vita e sulla terra, Come in cielo fa lo splendor degli astri, E come stelle per l’eternità Insegnino la via della giustizia. 36 INNO D’ITALIA Testo: G. Mameli, musica: M. Novaro Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò, sì! GAUDEAMUS IGITUR Inno internazionale studentesco Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus. Post iucundam iuventutem post molestam senectutem nos habebit humus! Ubi sunt qui ante nos in mundo fuere? Vadite ad superos transite ad inferos ubi iam fuere. Vita nostra brevis est, brevi finietur, venit mors velociter, rapit nos atrociter, nemini parcetur. 37 A cura dell’Ufficio Comunicazione istituzionale, social media e grafica