Indice
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Relazione Inaugurale
Magnifico Rettore Prof. Franco Moriconi
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Prolusione
Prof.ssa M. Caterina Federici
“L’approccio scientifico alla difficile comprensione
dell’azione umana”
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Inni
Coro dell’Università degli Studi di Perugia
Pianoforte, Francesco Andreucci
Direttore, Salvatore Silivestro
Perugia, 23 aprile 2015
RELAZIONE INAUGURALE
DEL MAGNIFICO RETTORE
PROF. FRANCO MORICONI
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Eccellenze, Autorità civili, militari e religiose, Illustri Colleghi, cari
Studenti,
Personale
Tecnico-Amministrativo,
Bibliotecario
e
CEL,
Signore e Signori,
Vi
ringrazio
della
Vostra
presenza
alla
cerimonia
dell'apertura
simbolica dell'Anno Accademico 2014-2015, un'occasione di festa per
la nostra comunità e di riflessione sullo stato e sulle prospettive del
nostro Ateneo.
Prima, tuttavia, desidero ringraziare l'Onorevole Prof. Stefano
Rodotà per avere accettato l'invito a partecipare attivamente a questo
incontro. Ci siamo rivolti a lui perché espressione alta e limpida della
migliore cultura italiana, di quella cioè capace di allargare l'ambito
della riflessione e di innovare la prospettiva dalla quale pensare il
futuro comune.
Vorrei dire, infatti, che è proprio di questo, ossia di un nuovo e
ampio slancio progettuale che l'Università italiana ha bisogno. Non v'è
occasione migliore della giornata odierna per affermare e ribadire con
forza tale convinzione. Nell’impegno quotidiano che, insieme ai miei
collaboratori, esercitiamo per fare progredire la nostra istituzione
coerentemente con gli obiettivi e i traguardi che il governo centrale e
l'Europa propongono, e a volte impongono, ci rendiamo sempre più
conto della necessità profonda e sempre più urgente di fermarsi a
riflettere sul senso più compiuto e sulla funzione sociale più vera
dell'Università oggi.
Non
posso
considerazioni
di
al
riguardo
carattere
esimermi
generale.
dal
Nessuno
formulare
di
noi
alcune
pensa,
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ovviamente, di sottrarsi ai meccanismi di valutazione introdotti dalle
recenti riforme, nell'ambito dei quali peraltro abbiamo recentemente
conseguito risultati lusinghieri, ma riteniamo di dover reclamare a gran
voce coerenza e univocità di parametri, troppo spesso mutevoli e
contraddittori, al fine di poter programmare con sicurezza il percorso
di crescita che merita la nostra istituzione. Ritengo, inoltre, di dover
affermare la necessità anche di una razionalizzazione dei processi di
valutazione, la cui moltiplicazione in questi ultimi anni ha raggiunto il
risultato paradossale di costringerci quasi a dedicare molto più
impegno, tempo ed energie nell'ottemperare ai contorti percorsi
valutativi, che nello svolgere le attività di didattica e di ricerca per cui
dovremmo essere valutati.
Sento, inoltre, il dovere di fermare la nostra attenzione sul
senso complessivo dell'Università italiana. Sappiamo quanto sia
importante oggi la correttezza e l'equilibrio nell'utilizzo delle risorse e
nel mantenimento in buona salute del bilancio. Ciò premesso, tuttavia,
occorre ricordare in primo luogo che a fronte di costanti e perentorie
affermazioni del mondo politico sulla centralità delle Università per la
ripresa
complessiva
del nostro
paese, conseguono, in maniera
profondamente contraddittoria, politiche di tagli costanti, che negli
ultimi lustri hanno penalizzato in maniera profonda e drammatica i
fondi a nostra disposizione. Penso in primo luogo al perenne blocco
degli stipendi, nonché, dal punto di vista generale, al taglio dei fondi
destinati al funzionamento, alla didattica e alla ricerca.
Ed
ancora
vorrei
che
oggi
rivolgessimo
l'attenzione
all'abitudine ormai affermata e diffusa di considerare l'Università come
un'azienda, tradendo in ciò la natura più vera e profonda della
tradizione culturale europea. Le università in tutta Europa non
nacquero e non sono cresciute perché producessero direttamente
ricchezza, quanto piuttosto per favorire lo sviluppo intellettuale,
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culturale ed economico del nostro continente. Da esse è derivata la
spinta decisiva per una sempre maggiore diffusione di spirito critico e
conoscenze scientifiche e tecniche, attraverso cui per secoli si sono
formate classi dirigenti all'idea della libertà, del rispetto, della legalità,
della crescita comune, dell'amore per le arti, del progresso nella
qualità della vita. Non possiamo dimenticare la missione vera per cui
la tradizione culturale europea ha inventato e fatto crescere le
Università. Nella ristrettezza della visione economicistica che oggi
appare sempre più diffusa, il rischio concreto è che i compiti essenziali
per cui le Università sono nate vengano progressivamente dimenticati.
Se così fosse sarebbe una vera tragedia per tutta la nazione europea e
per le nostre possibilità di futuro.
Anche per tale motivo ho voluto che l'Ateneo di Perugia, per
primo in Italia, si sottoponesse al processo di accreditamento
progettato dall'Anvur, per la qualità dei Corsi di Laurea. Sono molto
grato per l'impegno che i docenti e tutto il personale dei corsi
interessati
hanno
profuso
in
questo
compito
gravoso,
ma
fondamentale per la crescita dello Studium. E sono orgoglioso del
risultato fin qui ottenuto, ben consapevole che in poco tempo
potremmo risultare la prima Università in Italia ad essere accreditata
per la qualità della didattica. È con soddisfazione che vi trasmetto le
considerazioni espresse dal gruppo dei valutatori circa il senso di
appartenenza e di dedizione all'istituzione dimostrato dalle persone
coinvolte in questo impegnativo processo.
Al riguardo vorrei ricordare anche come il nostro Ateneo sia
uno dei soli tre italiani a potersi insignire del riconoscimento
internazionale ECTS, che connota l’eccellenza nell’azione collegata alla
mobilità internazionale degli studenti e all’applicazione corretta del
sistema internazionale del trasferimento dei crediti formativi. Sempre
in direzione dell’internazionalizzazione anche dell’attività didattica, mi
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piace sottolineare come in quest’anno accademico siano già stati aperti
due ulteriori nuovi corsi di studio magistrali, a doppio titolo, italiano e
straniero.
Non si tratta evidentemente di una rivendicazione di meriti,
quanto piuttosto della considerazione circa il valore e le potenzialità
che
insieme
siamo
in
grado
di
esprimere.
Del
resto,
l'avere
conquistato nella classifica redatta dal CENSIS la prima posizione nella
categoria
“grandi
atenei”,
nonché
l'avere
migliorato
il
nostro
posizionamento nei principali ranking internazionali, costituisce una
conferma importante sulla correttezza della strada intrapresa e sul
valore effettivo delle nostre scelte.
Questa rinnovata attenzione per la didattica, fondamentale e
necessaria
in
quanto
funzione
essenziale
e
primaria
per
ogni
Università, si rende ancor più indispensabile, dal momento che le linee
di programma ministeriale prevedono un peso consistente della
valutazione di tale attività nell'ambito dell'assegnazione dei fondi per il
funzionamento ordinario. In altre parole, e se volete in maniera un po'
più prosaica, a una didattica di alta qualità, moderna, internazionale e
sensibile alle esigenze più innovative corrisponderà sempre più una
maggiore dotazione di risorse.
D’altra parte non dobbiamo mai dimenticare che nostro
compito fondamentale e garanzia di un miglioramento del futuro
comune sono l'educazione e la formazione dei giovani.
Non a caso abbiamo proseguito con grande impegno lungo la
strada intrapresa già dallo scorso anno per sostenere il percorso degli
studenti con servizi sempre più adeguati e numerosi. Mi sento di dire
che la qualità e la quantità dei servizi erogati ci pongono senza dubbio
all’avanguardia tra le Università italiane. Ricordo, a titolo di esempio,
alcune delle iniziative già attive. In primo luogo, il servizio di
assistenza sanitaria gratuita per gli studenti fuori sede iscritti
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all’Università di Perugia, realizzato tramite gli accordi siglati con la USL
Umbria 1 di Perugia e la USL Umbria 2 di Terni, svolto grazie a una
rete di medici estesa, oltre che alle due città nominate, anche agli altri
comuni direttamente interessati da tale presenza studentesca, ossia
Narni e Foligno.
A tutto ciò è stato affiancato il progetto Focus, costituito dal
Servizio di Sostegno Psicologico e da quello Pedagogico-Didattico, che
ha trovato la sua collocazione logistica in alcune aule del centro.
Inoltre, grazie a un accordo con l’Ordine degli Avvocati di
Perugia, è stato già avviato un servizio di consulenza legale gratuita
per tutti gli studenti iscritti.
Sono molteplici le iniziative finalizzate a una sostanziosa
riduzione dei costi della mobilità urbana, regionale ed extra-regionale
per i nostri studenti.
Nell’ottica d’innalzamento della qualità della vita per tutti gli
studenti che decidono di formarsi nelle varie sedi dell’Università di
Perugia sono già state avviate inoltre le iniziative UNIFACILE AFFITTO
SICURO e UNIFACILE SHOPPING. La prima ha come obiettivo una
concreta politica di facilitazione nell’individuazione di alloggi che
abbiano standard di qualità precisi, garantiti e misurabili, realizzata
grazie all’accordo stretto con l’associazione di categoria degli Agenti
Immobiliari. La seconda è destinata a una serie di agevolazioni e
sconti esclusivi per i nostri studenti, praticati presso gli esercizi
commerciali convenzionati, resa possibile da un accordo con le
associazioni di categoria di Perugia e di Terni.
Così a Terni come a Perugia sono già funzionanti aule e
infrastrutture a disposizione degli studenti, i cosiddetti SASA, ossia gli
Spazi di Aggregazione e Studio in Autogestione aperti fino a tarda ora,
che a nostro avviso costituiscono solo i primi elementi di una serie che
vogliamo e dobbiamo ampliare.
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Nuove opportunità di crescita tramite attività culturali e
ricreative sono offerte dalla politica di sconti per gli studenti
concordata con i teatri di Perugia, Terni, Narni e Foligno, nonché con il
Centro Sportivo Universitario.
Mi pare di poter dire che si è trattato di uno sforzo notevole,
già tutto tradotto in servizi attivi ed efficienti, teso a migliorare la
qualità della vita e quindi le opportunità di crescita degli studenti che
si formano presso la nostra Università e che costituiscono una
garanzia, oltre che un vero e proprio sostegno, per tutte le famiglie
che decidono di affidare alla nostra istituzione la costruzione di un
futuro migliore per i propri figli. È un impegno che sentiamo forte, e
che non riteniamo certo concluso con questa offerta, lasciatemelo dire,
davvero consistente di servizi.
La centralità degli studenti e la sensibilità della nostra
Università per il sociale, nella consapevolezza del carattere aspro della
crisi che sta attanagliando il nostro paese, è ribadita anche da alcune
recenti scelte in termini dei costi di iscrizione fatte proprie dal Senato
Accademico e dal Consiglio d’Amministrazione. Sono già state avviate,
infatti, azioni politiche diverse sia in direzione di una premialità
economica assegnata in base al merito dei neoiscritti all’Università di
Perugia, sia in direzione della valorizzazione del delicato passaggio
dalla laurea triennale alla magistrale, sostenuto con una politica di
sconti regolata anche in questo caso sul merito.
Gli organi accademici, inoltre, sempre in relazione ai costi di
iscrizione, hanno appena varato provvedimenti destinati al sostegno
delle
famiglie
particolarmente
colpite
dalla
crisi,
oltre
che
all’agevolazione del pagamento stesso mediante una diversa forma di
dilazione.
Non è facile sostenere tali scelte, data la politica di tagli da
parte del governo centrale che annualmente colpisce anche la nostra
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Università, ma riteniamo un compito irrinunciabile quello di rendere
concreta la possibilità di accesso alla crescita, all’istruzione, alla
formazione di ogni giovane meritevole. Sono azioni che riteniamo
doverose dal punto di vista etico, e che inoltre ribadiscono l'assunzione
di una responsabilità piena da parte dell'Università del suo ruolo
sociale decisivo per l'equilibrio e lo sviluppo dell'intera Regione.
Anche in questa chiave si inserisce il grande sforzo che stiamo
compiendo in relazione alle attività di orientamento degli studenti delle
scuole superiori, con una maggiore presenza non solo nella quasi
totalità del territorio regionale, dove eravamo del tutto assenti negli
ultimi anni, ma anche con la diffusione capillare nelle regioni dell'Italia
centrale e meridionale, al fine di illustrare direttamente le opportunità
di crescita che il nostro Ateneo è in grado di offrire in numerosi campi
del sapere e insieme la qualità dell'esperienza di vita che si può
condurre come studenti universitari nella nostra regione.
Nonostante queste azioni siano solo all'inizio, abbiamo già
potuto misurare un primo grande risultato, costituito dall'inversione
dell'andamento delle iscrizioni presso l’Università di Perugia, in calo da
molto tempo. Da quest'anno, finalmente per la prima volta dopo tanti
anni, il numero delle immatricolazioni è aumentato rispetto all'anno
precedente. Sottolineo, peraltro, come l'indice di crescita maggiore, al
di sopra anche delle nostre aspettative, riguardi il passaggio dalle
lauree triennali a quelle magistrali, segno esplicito delle garanzie di
qualità offerte dalla nostra rinnovata attività didattica.
Si tratta di un dato importante non solo per l'Ateneo, ma per le
città di Perugia e di Terni, di Narni e di Foligno e con esse per tutto il
territorio regionale. Forse è bene ricordare come, solo pochi anni fa,
all'interno dell'Università e nel silenzio generale di tutti, c'era chi
giustificava il progressivo calo degli studenti, invocando il pretestuoso
obiettivo della trasformazione del nostro ateneo in una “Research
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University”. Si trattò di una politica ben poco lungimirante, di cui
l'istituzione e il territorio stanno ancora pagando amare conseguenze.
Siamo convinti, tuttavia, che le azioni già messe in atto insieme a
quelle in corso e già programmate, unitamente al miglioramento
progressivo dell'offerta formativa a cui l'Università sta procedendo,
non solo sapranno mantenere questo nuovo andamento di crescita,
ma ne procureranno un ulteriore incremento.
La sensibilità di questa nostra amministrazione nei confronti
delle urgenze sociali è stata riconosciuta di recente anche tramite il
conferimento del premio Solidarietà e sostenibilità, assegnato dal
Consiglio di Giunta dell’Accademia della Fondazione IUISM “Sapientia
Mundi” al nostro Ateneo, in considerazione delle attività didattiche
svolte in favore dei diversamente abili. Dobbiamo essere tutti molto
fieri di riconoscimenti di questo tipo, che costituiscono per altro
l’impulso per continuare e progredire lungo la via intrapresa.
Un altro cuore pulsante della nostra missione, non solo a
parole, ma nella concretezza dell’impegno e delle scelte, è quello dei
Dottorati di Ricerca, che costituiscono il punto d’incontro vivo e
fondamentale del percorso degli studenti meritevoli, della didattica e
della ricerca: vale a dire il senso stesso dell’Università. Ora, con uno
sforzo concreto nemmeno paragonabile a ciò che negli ultimi anni era
stato fatto, o forse sarebbe meglio dire non era stato fatto, siamo
riusciti
nell’impresa
dell’accreditamento
di
17
dottorati,
e
dell’assegnazione di un totale di 106 borse. Tutto ciò ha comportato
un impegno oneroso, per quanto vitale, per la nostra istituzione,
difficile da mantenere se non sostenuto dallo sforzo comune volto a
una politica di concreta e profonda internazionalizzazione dei dottorati
stessi e dalla ricerca continua nel reperimento di nuovi e ulteriori
fondi, tramite collaborazioni con soggetti esterni e la partecipazione
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sempre più numerosa ed efficace a bandi europei.
A questo va anche aggiunta l'assegnazione di un numero
consistente di assegni di ricerca legati ai Poli di Innovazione, reso
possibile grazie al concreto sostegno dell'amministrazione regionale.
Uno sforzo analogo, decisivo per la crescita dell’Università, è
stato compiuto in ordine alla distribuzione di un fondo per le attività di
ricerca di base, assegnato secondo classi di merito. Si tratta, anche
questo, di un aspetto essenziale per la vita accademica, eppure del
tutto assente negli anni scorsi. Va considerato come uno stimolo non
solo per la crescita della produttività e della qualità scientifica della
ricerca,
ma
anche
per
la
nostra
partecipazione
ai
bandi
di
finanziamento europei.
Siamo consapevoli di non avere a che fare con un sistema
perfetto, anzi per certi versi anche discutibile, ma non possiamo
permetterci di dimenticare che in questo momento storico rappresenta
per un elevato numero di ricercatori la via principale per l’acquisizione
di fondi destinati alla ricerca e dunque la maggiore possibilità per una
crescita complessiva. I risultati davvero lusinghieri che caratterizzano
lo Studium nell’ambito della ricerca scientifica, come dimostrato dal
sistema valutativo della VQR, costituiscono nelle nostre intenzioni il
presupposto per una crescita ulteriore. Vanno del resto ricordate le
numerose eccellenze presenti in tutti i settori dell’Ateneo, che
contribuiscono con grande successo alla ricerca scientifica nazionale e
internazionale.
L’asprezza già richiamata della politica economica dei governi
nei confronti delle Università penalizza fortemente sia la politica di
reclutamento
dei
giovani
ricercatori,
sia
quella
della
legittima
progressione di carriera del personale docente meritevole, condizioni
entrambe fondamentali, invece, affinché la comunità scientifica possa
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crescere nel rinnovamento. Perciò voglio esprimere in questa sede un
ringraziamento sentito alla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia,
perché è tramite la sensibilità concretamente manifestata a favore del
miglioramento e dell'internazionalizzazione dell'attività di ricerca e di
didattica, tradottasi in un contributo economico di sostanza, che la
nostra Università ha potuto arruolare 66 giovani e capaci ricercatori.
Tale contributo è parte di un sostegno più ampio finalizzato al
progresso della ricerca e dell’internazionalizzazione della didattica, al
fine di un effettivo e profondo rilancio del nostro Ateneo.
Sia pure tra grandi difficoltà, siamo inoltre riusciti a dare inizio
effettivo a un processo di reclutamento che entro il 2015 ci consentirà
di assumere, in qualità di professori associati, più di 100 ricercatori
abilitati. È senza dubbio un risultato importante, che premia il merito e
le legittime aspirazioni, e che è nostra ferma intenzione accrescere
ulteriormente, con una sapiente politica di arruolamento sia per il
ruolo di professore associato, sia per quello di professore ordinario. Si
tratta di un processo irrinunciabile, reso tuttavia complicato dalla
necessità di rispettare gli indicatori ministeriali. Proprio per questo
motivo la politica dei nuovi arruolamenti e delle progressioni di
carriera deve essere perseguita nella più stretta attenzione al
miglioramento dell'offerta didattica e della produzione scientifica. Dal
successo in questi settori, infatti, e dunque dalla capacità di attrarre
ulteriori studenti, dipende l'effettiva nostra possibilità di crescita.
Questo interesse iniziale, rivolto specificamente all'assunzione
di professori associati, è finalizzato a soddisfare le necessità didattiche
con docenti di ruolo in modo da raggiungere una pianta organica
d'Ateneo la più completa possibile e che dia tranquillità nella
conduzione futura dell'Università.
In questo ultimo anno la Direzione Generale ha avviato il
delicato e complesso processo di riorganizzazione del personale
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Tecnico-Amministrativo, Bibliotecario e CEL, affinché l’intero sistema di
amministrazione dell’Ateneo sia in grado di rispondere con velocità ed
efficienza sempre maggiori alle molteplici sfide che ci attendono. Si
tratta di un processo ben lontano dall’essere compiuto, e che richiede
ancora un’attenzione particolare alla formazione del personale, in
funzione anche dell'auspicata semplificazione del numero e della
qualità dei procedimenti amministrativi. Nell'impossibilità di aumentare
il numero del personale TAB e CEL, visto il forte sbilanciamento
numerico in sfavore del personale docente, vorremmo piuttosto
dedicarci a una seria politica di premialità meritocratica in relazione
alla qualità e alla quantità delle funzioni svolte, affinché chi partecipa
con dedizione e serietà ai processi di crescita dell’Ateneo possa godere
concretamente dei benefici che ne conseguono.
In questi anni complessi l’Università di Perugia si trova sempre
di più a costituire un punto di riferimento e un’opportunità concreta
per l’equilibrio dell’intero territorio regionale. Siamo consapevoli di
questo compito, le cui responsabilità ci assumiamo con onore e
orgoglio, anche per la gratitudine e per l’amore che nutriamo per
questa terra. Così come dimostrato concretamente con l’azione di
governo, ribadiamo il ruolo fondamentale del polo di Terni, non solo
con riferimento alla capacità di generare un aumento della presenza
studentesca, ma anche di contribuire ad un rilancio effettivo di un’area
così importante per la nostra Regione.
Risultano di notevole soddisfazione per l’intero Ateneo anche le
attività svolte nelle sedi di Narni e di Foligno, che costituiscono un
investimento prezioso per quelle comunità e dunque per il territorio
regionale nel suo complesso.
Proprio in questa ottica, grazie a un accordo col Comune di
Assisi, l’Università non solo ribadisce la sua presenza in loco mediante
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la
riapertura
del
Corso
di
Laurea
in
Economia
del
Turismo,
necessariamente sospeso in precedenza, ma s’impegna a organizzare
presso la rinnovata sede di Palazzo Bernabei attività di carattere
scientifico, didattico e culturale, tali da sottolineare con forza la propria
presenza. Nell’ambito di una prospettiva di sviluppo territoriale
complessivo, infatti, il nome di Assisi riveste un ruolo decisivo, con le
molteplici evocazioni che esso suscita nel mondo intero.
L’Università, dunque, guarda a tutta la regione nel suo insieme e
nella sua complessità. A questo proposito voglio esprimere un
interesse vivo, concreto e rinnovato dell’Ateneo per tutto il territorio.
Non si tratta di replicare forme di presenza che in passato hanno già
dimostrato di
non avere
efficacia, ma
di
affermare la
nostra
disponibilità a sviluppare progetti precisi e innovativi, a fronte di reali
possibilità e volontà d’investimento, che garantiscano un incremento
del numero di studenti e un'efficace azione di valorizzazione del
territorio.
La grande quantità di azioni concrete che abbiamo compiuto
non sarebbe stata possibile senza l’impegno attivo ed efficace dei tanti
collaboratori che sorreggono fattivamente l’azione di governo. Sarebbe
troppo lungo nominarli tutti. A loro va la mia più sincera riconoscenza,
così come a tutti coloro che dall’interno e dall’esterno stanno
sostenendo questa effettiva ripresa dell’azione e del ruolo dell’Ateneo.
A nome dell’Università, inoltre, ringrazio tutte le istituzioni, gli enti e le
imprese insieme ai quali abbiamo potuto ridare slancio complessivo
alle nostre azioni e dunque a quel sistema sociale, culturale ed
economico che vive e si sviluppa intorno all’Università stessa.
A questo punto mi corre l'obbligo di ricordare che proprio tre
giorni
fa
abbiamo
siglato
con
l’Amministrazione
Regionale
la
convenzione per la costituzione delle due Aziende Ospedaliero16
Universitarie. Si tratta di un risultato importante, decisivo per la vita
dell’intero territorio, perché collegata agli aspetti della tutela e della
garanzia della salute, in cui la ricaduta sociale della ricerca, della
didattica, della pratica giornaliera e dell’azione politica appaiono della
massima rilevanza. In questo modo abbiamo concluso il percorso non
facile che ci ha portato alla costituzione della Scuola di Medicina, che
vede presenti tutti i Dipartimenti dell'area medica e alla nomina del
suo Presidente.
Non posso, inoltre, non ricordare esplicitamente le altre
istituzioni di alta formazione, quali l’Accademia di Belle Arti, il
Conservatorio di Perugia, l’Università per gli Stranieri, la Scuola di
Lingue dell’Esercito, la Scuola di Giornalismo RAI, l'Istituto Musicale
Briccialdi di Terni, che fanno della nostra regione una realtà unica e il
cui potenziale di valore aggiunto non siamo ancora riusciti a sfruttare
a pieno.
Proprio nell’ottica dello sviluppo territoriale, annuncio con
grande soddisfazione come la nostra Università abbia già avviato la
realizzazione della “Cittadella dello Sport e della Salute”. Nell’area
della Pallotta, dunque, troverà luogo un vasto e moderno centro
finalizzato allo svolgimento di attività didattiche, scientifiche, mediche
e culturali legate allo sport e alla pubblica fruizione, destinate
all’Università e all’intero territorio regionale. Si tratta di un progetto
certamente
ambizioso,
che
lega
ulteriormente
l'Ateneo
al
suo
territorio, nella ferma convinzione dell’importanza della ricaduta
sociale di ogni nostra azione.
Con tale scelta l’Università esprime con forza la propria fiducia
nel futuro, la propria consapevolezza di essere in grado di contribuire
in maniera determinante a una crescita complessiva del nostro
territorio, che sia economica, culturale, della qualità della vita. Tutti i
nostri sforzi di didattica e di ricerca non avrebbero senso se non
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sapessero tradursi nel contributo fattivo e concreto nel miglioramento
del nostro esistere qui e insieme. Crediamo nel futuro. Vi crediamo
perché siamo convinti che la costruzione di un futuro migliore dipenda
prima di tutto dal nostro impegno, dalla concretezza e dalla lucidità
intellettuale della nostra azione.
Queste riflessioni costituiscono anche un invito a tutte le forze
istituzionali, pubbliche, private, sociali della nostra regione, perché il
“sortire insieme” del nostro futuro, come avrebbe detto don Milani, è
la migliore garanzia per costruire un tempo migliore per la nostra terra
e per tutti noi.
Noi siamo qui, pronti e decisi, col nostro impegno e con le
nostre idee a lavorare insieme per una vera crescita comune.
In questa prospettiva dichiaro aperto l'Anno Accademico 20142015, 707° dalla fondazione della nostra Università.
18
PROLUSIONE
“L’APPROCCIO SCIENTIFICO ALLA DIFFICILE
COMPRENSIONE DELL’AZIONE UMANA”
PROF.SSA M. CATERINA FEDERICI
19
Magnifico
Rettore,
cari
Colleghi,
amministrativi e della didattica,
Rodotà, Signore
Cari
studenti,
Collaboratori
all'ospite e collega Prof. Stefano
e Signori, è stato per me un grande onore
e un
piacere accettare l'invito del Magnifico Rettore, prof. Franco Moriconi,
di tenere
la Prolusione per la inaugurazione
2014-2015, un onore
dell'Anno Accademico
ed un piacere per le scienze
sociali che
nell'Ateneo di Perugia hanno una solida tradizione di studi
e di
ricerche ed hanno dato buona prova della loro rilevanza scientifica e
formativa
anche
problematiche
tentando
di
dare
risposte
ad
alcune
delle
e delle domande dell'epoca contemporanea. Ed in
questa direzione di senso e di significato che l'azione umana diviene
uno dei nodi centrali del nostro percorso scientifico.
Lo studio della sociologia, difficile già di per se stesso, lo diviene ancor
di più a causa dei pregiudizi e delle passioni, di cui non è dato
spogliarci interamente.
Noi dobbiamo dunque adoperarci ad eliminare, per quanto è possibile,
l’elemento subbiettivo dalle nostre ricerche e studiare la società
umana, come se non ne facessimo parte. Supponiamo, per un
momento, che il Micromégas di Voltaire, caduto da un pianeta sul
nostro globo, tenti di rendersi conto di ciò che sono gli uomini che
vede formicolare sulla terra e la società ch’essi formano tra loro.
Micromégas s’impadronirà di uno di questi piccoli esseri e lo studierà
21
sotto tutti i suoi aspetti, fisici e psichici. Sorgeranno così un gran
numero di scienze, dalle quali si potranno attingere i teoremi necessari
alle indagini intorno alla società, vale a dire a quel tutto, del quale non
si sono da prima studiate che le parti, a quell’edifizio di cui si cercò
soltanto di conoscere i materiali1.
Il sentimento di sociabilità, la socialità degli individui si manifesta
nell’azione sociale. Una persona legge una poesia o ascolta un brano
musicale ed esclama: “è bello!”.
Se egli dicesse “a me pare bello”
sarebbe una affermazione di un giudizio soggettivo ma dicendo “è
bella” la trasforma in un fatto oggettivo che trasforma, in chi ascolta, il
concetto che ciò che si dice bello, fa anche all’ascoltatore l’impressione
di bello. In diverso ambito disciplinare, Proust stesso aveva scritto: “La
réalité à exprimer résidait, je le comprenais maintenant, non dans
l’apparence du sujet, mais dans le degré de pénétration de cette
impression à une profondeur où cette apparence importait peu”.
L’attività umana di cui l’azione sociale è la manifestazione non è
sempre intenzionale, nel senso che tende a modificare, talvolta
parzialmente, una situazione. L’azione intesa nel senso di una
condotta di un comportamento osservabile esteriormente e mirante ad
uno scopo dal punto di vista del soggetto agente, è spesso tradotta
come conduct (condotta), behavior(comportamento), acts (atto) in
una miriade di significazioni più o meno intercambiabili. Le azioni
umane concrete sono sintetiche; esse hanno origine da mescolanze, in
proporzioni variabili2, lo studio delle azioni
sociali mette
a nudo il
corpo sociale stesso nel suo manifestarsi.
Quello che Franco Ferrarotti3 definisce “empatia creatrice” quel
rimando al mysterium l’oscuro, l’inesplicabile, a quel misticismo che la
22
teologia spiega come attuazione dei dono dello Spirito Santo, la
sapienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà, il
timore di Dio attraverso una partecipazione vissuta, una condivisione
di esperienze effettivamente vissute che non separano il pensiero dalla
vita, lo spirito dalla carne altro non è che emozione comportamentale.
L’ambivalenza postmoderna mette in evidenza il disordine del mondo,
non è determinata a imporre un ordine, in un mondo incerto
caratterizzato da un grande senso di vuoto pieno di grandi paure
provate in comunità spesso conflittuali, neotribali come sottolinea
Maffesolì.
La sociologia ha individuato nel rito e nel mito la fonte della
conoscenza normativa e della solidarietà sociale4.
Si evidenzia inoltre la questione del senso largamente messa in
discussione
dalla
postmodernità.
La
sostanziale
ambivalenza
postmoderna induce una sorta di accettazione del disordine e
dell’incertezza. Il senso del vuoto che si apre nella modernità e
persiste nella postmodernità, prodotto del venir meno della comunità e
della solidarietà ad essa strettamente connessa, che a volte nota una
sua “maturazione” nel neotribalismo5 enclaves di gruppi e comunità
chiuse nel loro totem, non si risolve nella creazione di legami forti che
non trovano un “brodo culturale” favorente in un progetto di vita
prederminato e non esita in solidarietà.
Recentemente Zygmunt Baumann6.ha escluso ogni finalità predittiva
della
sociologia,
valorizzandone
le
capacità
metodologiche
che
permettono di acquisire conoscenze adeguate a immaginare il futuro
prima di viverlo, invertendo i principi fondanti della sociologia classica
23
che aveva posto l’accento sull’attore sociale e l’azione.
Il sociologo, un osservatore, mette le persone nella condizione di
conoscere e di scegliere, si fa “rivelatore” del reale anche di quella
parte del reale che non appare in superficie o che è stata nascosta ma
riemerge nelle esperienze individuali, nella vita quotidiana.
Non più una scienza che prevede e indirizza il comportamento
individuale diventando uno strumento di controllo sociale bensì, oggi,
una scienza che “sente” la forza sociale, senza l’hybris di
dominarla.
Una scienza che riscopre a macchia di leopardo la nostalgia del senso
comunitario mai sopita da Nietzsche (1878) a Tönnies (1887)7.
Ogni fenomeno sociale può essere considerato quale esso è nella
realtà e come esso si presenta ai nostri occhi. Non possiamo infatti
comprendere le azioni che un chimico compie nel suo laboratorio e le
operazioni di un mago; le azioni dei marinai che nell’antichità
remavano per far scivolare la nave sull’acqua e i sacrifici che offrivano
a Poseidone prima di partire per ottenere la benevolenza degli dei.
Remare era necessario per far andare la nave sulle acque, i sacrifici a
Poseidone, noi oggi sappiamo, non sono utili per una navigazione
favorevole anche se per i marinai dell’antichità le due azioni erano
necessarie e logiche per navigare. Allo stesso titolo concettuale, nei
processi economici, i redditieri assumono una particolare importanza
quali produttori di risparmio, come premessa di una ripresa del ciclo
economico, individui dotati di un forte egoismo, gente chiusa che
rifugge da tutte le avventure8.
Gli speculatori, al contrario sono propensi ad ogni tipo di mutamento
poiché le loro posizioni ideologiche seguono il corso dei loro interessi.
Le
24
loro
azioni,
giovano
alla
collettività
nel
suo
insieme
con
l’incrementare e il tonificare la vita economica.
I Redditieri, conservatori e nazionalisti, e gli speculatori, progressisti
ed internazionalisti, superano i limiti di una definizione meramente
economica per proporsi come generalizzazioni di atteggiamenti sociali
da sempre presenti9. I redditieri sono dunque persone la cui entrata è
fissata da rendite, sono possessori di risparmio depositato, di titoli del
Debito Pubblico, Obbligazioni o altri titoli simili ma anche personali,
operai e impiegati che dipendono dal reddito fisso, conservatori in
politica, gli speculatori sono individui che percepiscono un reddito
variabile, pronti ad accogliere le novità, a loro agio nelle situazioni di
rischio, oggi conservatori, domani progressisti.
I
primi,
se
cristallizzata;
prevalessero,
i
secondi,
se
creerebbero
prevalessero,
una
società
una
società
immobile,
priva
di
10
stabilità .
Le persone, uomini e donne, di cui si compone la società, sono
pertanto mossi da interessi talvolta in opposizione tra loro, come
dimostra l’esempio poco sopra addotto.
Ci sono poi alcune azioni umane, per esempio quelle imposte
dall’educazione e dal costume, in cui il fine oggettivo differisce da
quello soggettivo. La narrazione orale è stata una forma di educazione
transgenerazionale in quasi tutte le culture anche se la società
postmoderna contemporanea le ha tolto spazio, valore e direzione di
senso.
Moltissime
azioni
umane
sono
compiute
istintivamente,
meccanicamente, in conseguenza dell’abitudine come accade per es.
per la lingua. La formazione dei linguaggi è la risultanza di una serie di
25
azioni istintive onomatopeiche cui fa poi seguito la teoria grammaticale
che con l’uso diventa una costruzione logica. Si fa qui riferimento non
soltanto a relazioni qualitative ma anche a relazioni quantitative.
Inoltre le credenze e la azioni non sono indipendenti ma la loro
dipendenza consiste nell’essere come due rami di un medesimo
albero11. Le asserzioni “Il popolo crede a ciò perché agisce così” e
“questo popolo agisce così perché crede a ciò” lo dimostrano. Una
espressione lessicale diviene processo sociale, sottende processi sociali
sedimentati
nel
tempo
storico,
nell’esperienza
quotidiana,
nelle
relazioni sociali, familiari e di comunità. Per es. nell’antica Roma, la
mitologia non esisteva quasi o era estremamente povera. Si sviluppò
in seguito con la contaminazione di deità greche prima, poi straniere.
L’antica religiosità romana consisteva essenzialmente nell’associazione
di pratiche religiose con gli atti della vita, per cui Cicerone12 asserì che
tutta la religione romana era divisa in culto e in auspici e la maggior
parte delle azioni si facevano dipendere da oracoli e presagi come oggi
le azioni politiche dipendono dai sondaggi. Anche adorare i divi della
canzone, appartenere alle tifoserie, consumare Coca Cola o fare sesso
compulsivo dimostra la possessione di desideri, miti e dei13.
Al tempo stesso l’utilizzo di network come Fb, Badoo, Linkedin, Twiter,
My space, Netlog, tra gli altri attesta, l’importanza e l’ineluttabilità del
desiderio di appartenenza ad una comunità, un gruppo, una cultura
ma anche un politeismo di valori che muove l’azione umana con una
coabitazione e una contaminazione tra sacro e profano.
Eppure alcune intuizioni letterarie, alcune precisioni terapeutiche,
alcune notazioni relazionali, alcune piccole storie e leggende sul potere
hanno avuto, metodologicamente, conferme scientifiche14.
26
Così infatti tutti i fenomeni, tutte le azioni che si svolgono nelle società
umana, dalla nascita fino alla morte, tutte le vicende della vita e delle
attività umane, tutti i rapporti dei cittadini tra di loro, tutte le attività
d’impresa, di associazionismo, di politica si svolgono e debbono la loro
esistenza a mille relazioni sociali alle quali possono identificarsi, prima
come semplici associazioni di idee, poi come astrazioni logiche che
persistono notevolmente e in virtù della quale le parole sembrano
avere un potere occulto sulle cose ( es. “ rottamare”, “asfaltare”).
La cerimonia di apertura del Parlamento, o del CSM o dello stesso A.A.
come quella di oggi hanno una modalità arcaica di rappresentazione
dell’evento nell’abito e nella ritualità delle forme: testimonianza di un
“sentire”: si sente che ci deve essere un modo di rappresentare la
solennità di un evento e ci si ancora alla tradizione. L’individuo che
agisce infatti prova il bisogno di ragionare e di stendere un velo sui
suoi sentimenti e sui suoi istinti. L’entimema di Aristotele, un giudizio
che poggia sulla categoria che ne è l’origine, si configura così come un
sillogismo oratorio: “non serbare ira immortale, essendo mortale sta a
significare: tu sei mortale, un mortale non deve avere una troppo
lunga ira, dunque non puoi avere un ira troppo lunga”.
L’azione umana prende le mosse da sentimenti, pulsioni, istinti che
prescindono da valutazioni sul fatto che io sia mortale se la mia ira è
così grande.
In altro ambito concettuale e geografico, “Insciallah”, il grido dell’IS, in
realtà cela l’istinto di cupidigia, l’insofferenza, la brama di verità, il
desiderio di avventure nuove, non certo il desiderio di realizzare la
volontà di Dio. Alla stessa stregua i politici quando vogliono qualcosa
per se stessi, lo chiedono per il Paese, nell’interesse dei lavoratori o
27
del ceto medio, o delle partite IVA etc; alcuni imprenditori se vogliono
ottenere favori dal governo, li chiedono per il ceto produttivo in
particolare per la classe lavoratrice e così via. Nel sud d’Italia molte
persone portano appesa alla catena dell’orologio o alle chiavi di casa
un corno di corallo per sfuggire il malocchio a significare l’intervento di
un elemento immaginario accessorio (il cornetto) su atti negativi,
concreti, eventi sfavorevoli come testimonianza della persistenza di
atti magici molto antichi che seguono un ragionamento meccanico: si
pronunciano certe parole, si indossano certi amuleti e segue il
benessere. Poi si tende a spiegare questa operazione come l’opera di
esseri soprannaturali, santi, antenati, influenze di corpi celesti, come
reminiscenze di paganesimo, intrise di manicheismo. Così la parola
cornetto/amuleto ha un certo potere di più l’associazione di parola e
atto produce effetti che non si dissolvono facilmente e rivela lo stato
d’animo del soggetto che agisce.
Il mio contributo potrà sembrare eccentrico ma è tuttavia, credo,
l’individuazione
di
alcune
possibili
piste
nella
direzione
del
riconoscimento del volto umano dell’individuo, della sua identità, della
sua individuazione, della sua re-individuazione dal punto di vista
metodologico, psicologico-antropologico e sociologico in una comunità
operante in una Comunità interpretante, in una modalità interpretante,
poi operante.
La costruzione narrativa dell’identità come messa in serie dei
riconoscimenti e dei racconti di sé come cura (autoterapia) e il
racconto autobiografico come riconoscimento di taglio psicologico si
appalesa nel vivere quotidiano come cognitivo (Weber) in una époché
trascendentale.
28
Va però fatta una precisazione del campo semantico del termine come
declinazioni e conseguenze intenzionali e non intenzionali dell’azione
dell’attore sociale che agisce con la mente e con il cuore in ambiti,
rispettivamente, cognitivo ed espressivo in cui, ciascuno sempre di più
di quanto non sappia, può dire di se e solo l’altro mi può raccontare
meglio di me. Si appalesa così l’importanza dei sentimenti morali
(empatia)
precondivisione
etica
che
passa
per
la
corporeità.
L’individuo moderno si costruisce la sua identità a differenza delle
appartenenze concentriche della società tradizionale. Le appartenenze
divengono usi opzionali ed elettive, non assegnate dal “destino”, nel
contesto dei rapporti agire-cultura (Kultur).
Per es. in Simmel, Kultur sottende l’imparare con spirito soggettivo in
senso dialogico con il passato, come un processo di consapevolezza
della specie umana, di crescita interiore, di dialogo con i lasciti del
passato e come una crescita di soggettività.
Simmel in Il concetto e la tragedia della cultura ne scrive rimandando
la sensazione che questo processo culturale non si realizza.
Nella concezione romantica, l’individualità è una identità differenziata
rispetto alla società. L’individuo ha una sfera di diritti non limitata,
costruita nel senso della libertà rispetto alla comunità e alla tradizione.
La razionalità entra in azione ogni volta si deve compiere una scelta o
prendere una decisione. Dalle riflessioni di Kant si individuano tre
criteri della scelta: quello della credenza, quello dell’azione e quello
della valutazione (preferenza, desiderio), triade odierna nelle scienze
sociali. L’attenzione delle scienze sociali si è soffermata spesso sugli
aspetti formali della razionalità, le preferenze, e meno sulle credenze
(Pareto, Boudon)). Ciò deriva dal fatto che l’elaborazione del concetto
29
di
razionalità
è
figlia,
in
primis,
degli
economisti,
interessati
soprattutto al rapporto di preferenza e di scelta del consumatore, poi
ai contenuti delle credenze e delle aspettative. La razionalità in
economia esprime il comportamento di un attore che cerca l’utilità con
le risorse a disposizione, lo schema costi-benefici.
Le altre scienze umane sono più attente ai processi individuali e
sociali, alla natura e all’origine dei valori e dei loro cambiamenti, alle
strategie computazionali, a descrivere e spiegare le cause di tipo
emozionale e motivazionale.
Molte spiegazioni dell’economia neoclassica potevano essere raggiunte
utilizzando il postulato della razionalità limitata senza l’assunzione
della massimizzazione dell’utilità.
La teoria generale di Keynes15, per esempio, in molti punti combacia
con il modello della razionalità neoclassica.
Le riflessioni, le analisi e le ricerche delle scienze sociali si sono poi
anche rivolte al bisogno come motivazione dell’azione, alla volontarietà
dell’azione e alla reciprocità di essa, aprendo orizzonti di comprensione
sempre più ampi con i contributi rispettivamente di Max Weber, Georg
Simmel, Ludwig von Mises.
Le ricerche e le analisi sugli oggetti
(Baudrillard, 1968), il gusto e la distinzione (Bourdieu, 1979), i
processi di civilizzazione (Elias, 1939), la ritualità sociale e l’esclusione
sociale (Sen 1994, Sassen 2014, Baumann 2005), il corpo (Maffesolì),
il lusso (Sombart, 1913), la moda (Simmel 1895 e Barthes 1967),
introducono nello studio dell’azione sociale la categoria del bisogno,
una categoria ambigua se non ci limitiamo a definirla nei limiti di cui la
definisce molta parte del pensiero occidentale da Platone a Spinoza, da
30
Agostino a Hegel fino a Mises, come tensione tra bisogno e desiderio,
tensione intima dell’individuo che agisce – si pensi alla cura con cui si
preparano i pasti nelle Grandi Occasioni o anche come si guardi con
diffidenza, seppur necessitata, al discount rispetto al negozio di
primizie – a riprova del fatto che l’identità sociale non si forma nel
luogo del lavoro e della produzione ma nella dimensione individuale
della scelta che porta all’azione.
Un vasto campo di ricerca si apre nell’analisi e nella difficile
comprensione dell’azione umana in situazioni devianti, di rischio, di
emergenza, campo nel quale la giustizia struttura e dà forma a
contesti giuridici, mentre quelli etici possono riguardare anche ambiti
strettamente soggettivi. Va ricordato che il carattere intersoggettivo
del giudizio concerne da un lato l’oggetto del giudizio, e dall’altro,
riguarda il metodo di ricerca e di valutazione di principi e criteri.
Riprendendo Kant, si può affermare che il diritto riguarda azioni
esterne
e
la
intersoggettiva
morale
dell’etica
azioni
interne,
professionale
per
cui
presenta
la
dimensione
una
dimensione
sociologica molto importante.
In tale direzione, l’imparzialità fa riferimento all’intersoggettività nella
forma di ricerca dell’universalità: un giudizio universale è imparziale,
poiché vale per tutti i casi simili.
Questi
giudizi
imparziali
presentano
una
relazione
doppia
con
l’intersoggettività sia sotto il profilo dell’oggetto dell’azione, sia sotto
quello del metodo. Il riferimento all’intersoggettività, a sua volta,
rinvia all’insieme di soggetti appartenenti allo stesso gruppo.
In senso etimologico, l’imparzialità è considerazione delle parti con
31
riferimento all’intero, mentre per contro, parziale significa incompleto.
Bisogna sottolineare che i soggetti e le istituzioni possono “essere
imparziali nella misura in cui si riconoscono, la reciproca appartenenza
delle parti16.
Potrebbe sembrare che l’imparzialità sia dettata solamente dalla
regione e dalla razionalità, e questo porterebbe problemi legati al
profilo gnoseologico. L’obiettività-imparzialità diventa meno cogente
con il rifiuto della possibilità di distinguere tra una tesi corretta e una
scorretta, tra una posizione considerata giusta e una posizione
considerata ingiusta.
“Ma la coerenza di un sistema morale, può essere la stessa di quella di
un sistema giuridico?”17.
Il problema che si appalesa in questo quadro concettuale è quello di
cercare di sapere se un sistema morale sia suscettibile di coerenza
propria, senza l’appoggio dell’istituzione giuridica.
Se dal punto di vista giuridico i precedenti sono già dotati di uno
statuto giuridico, dal punto di vista morale si ha più spesso che fare
con
delle
“premesse
specificanti”
non
dette
e
restrittive,
che
sottolineano l’immissione delle relazioni di dominio e violenza nel
cuore delle convinzioni morali.
La forza della morale della comunicazione, fondamentalmente, si basa
sull’aver unito in una sola problematica i tre imperativi Kantiani: “il
principio di autonomia per la categoria di unità, il principio di rispetto
secondo la categoria di pluralità e il principio del regno dei fini secondo
la categoria di totalità18.
32
Compito della sociologia non è quello di indicare il “dover essere” bensì
di registrare le manifestazioni dell’esistente.
Il cammino teorico e metodologico delle scienze sociali non si può
considerare pertanto concluso.
NOTE
1) M.C. Federici, Dove fondano la libertà dell’uomo, Borla, Roma 2006, pag. 5.
2) V. Pareto, Trattato di sociologia generale, UTET, Torino, 1988,
a cura di G. Busino, p. 145.
3) F. Ferrarotti, L’Empatia Creatrice, Armando Editore Roma, pp. 171-174.
33
4) E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, Guerini studio,
Milano, 2004.
5) M. Maffesolì, Il tempo e le tribù.
6) S. Baumann, La scienza della libertà. A che serve la sociologia?
Conversazioni con M. H. Jacobsen e K. Tester.
7)
F. Nietzsche , Umano troppo umano, Newton Compton Editori, 2011,
F. Tönnies, Comunità e società, Laterza, Bari, 2011.
8)
M. C. Federici, cit p. 72
9)
IBIDEM, p. 73
10) IBIDEM, p. 75
11) V. Pareto, op. cit. p. 163
12) M. T. Cicerone, De Divinatione I, 16, 28.
13) E. Morin, Lo spirito del tempo (trad. It.), Mondadori, Milano, 1977.
14) D. Antiseri, Trattato di metodologia delle scienze sociali, Utet, Torino,
1996, cap.VI.
15) Cfr. J. M. Keynes, The general theory of employment, Cambridge, Mass.
Harvard University Press., 1936.
16) I. Trujillo, Etica delle professioni legali, Il Mulino, Bologna, 2013, p. 153.
17) P. Ricoeur, Sé come un altro, Jaca Book, Milano, 1997, p. 385.
18) IBIDEM p. 390.
34
INNI
Coro dell'Università degli Studi di Perugia
Pianoforte, Francesco Andreucci
Direttore, Salvatore Silivestro
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INNO DELL’UNIVERSITÀ
Testo: G. Calzoni, musica: S. Silivestro
Io, Clemente, che Dio chiamò a vegliar
Sui fati della Chiesa militante,
Compiaciuto da fede e devozione
Che son decoro e vanto di Perugia,
Con equità di Spirito concedo
Rit. Che l’Augusta città, cosi adornata,
Si arricchisca dei doni della scienza,
E che in essa uno Studio generale
Produca stirpe d’uomini sapienti
Che rifulgano in vita e sulla terra,
Come in cielo fa lo splendor degli astri,
E come stelle per l’eternità
Insegnino la via della giustizia.
Dio, l’Eterno, me destinò a guidar
La storia della Chiesa sulla terra.
Confortato da grazia celestiale
Per vie d’amore, di speranza e fede,
Proclamo giusto, provvido e dovuto
Rit. Che l’Augusta città, cosi adornata,
Si arricchisca dei doni della scienza,
E che in essa uno Studio generale
Produca stirpe d’uomini sapienti
Che rifulgano in vita e sulla terra,
Come in cielo fa lo splendor degli astri,
E come stelle per l’eternità
Insegnino la via della giustizia.
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INNO D’ITALIA
Testo: G. Mameli, musica: M. Novaro
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma,
che schiava di Roma Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò, sì!
GAUDEAMUS IGITUR
Inno internazionale studentesco
Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus.
Post iucundam iuventutem
post molestam senectutem
nos habebit humus!
Ubi sunt qui ante nos in mundo fuere?
Vadite ad superos
transite ad inferos
ubi iam fuere.
Vita nostra brevis est, brevi finietur,
venit mors velociter,
rapit nos atrociter,
nemini parcetur.
37
A cura dell’Ufficio Comunicazione istituzionale, social media e grafica
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