A PIÚ VOCI
un Progetto per
le persone con Alzheimer
e PER chi se ne prende cura
Settembre 2014-Gennaio 2015
Palazzo Strozzi Firenze
A PIÚ VOCI
un Progetto per
le persone con Alzheimer
e PER chi se ne prende cura
Settembre 2014-Gennaio 2015
Palazzo Strozzi Firenze
Un filo che vola
Lunedì 22 dicembre alcuni artisti che frequentano la Tinaia, il Centro di attività espressive del Servizio
di Salute mentale del Quartiere 2 di Firenze, sono venuti a Palazzo Strozzi, hanno visitato la mostra
Picasso e la modernità spagnola e hanno inventato una poesia. Da questa esperienza ha preso
avvio un intenso lavoro creativo nel laboratorio della Tinaia, di cui presentiamo alcune opere. Questa
iniziativa fa parte di un nuovo progetto del Dipartimento Educazione nato per rendere Palazzo Strozzi
sempre più accessibile.
A più voci è un progetto della Fondazione Palazzo Strozzi
per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura
Coordinamento Dipartimento Educativo: Devorah Block
Ideazione e conduzione delle attività:
Irene Balzani, Cristina Bucci, Luca Carli Ballola, Michela Mei
Fotografie: Irene Balzani, Simone Mestrelli, James O’Mara
Progetto grafico: Benedetta Scarpelli
Informazioni:
tel +39 055 3917141
[email protected]
Le opere:
Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti, 8 gennaio 1939, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte
Reina Sofía;
Pablo Picasso, Ritratto di Dora Maar, 27 marzo 1939, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía;
Pablo Picasso, Strumenti musicali su un tavolo, 1925-1926, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía;
Joan Miró, Dipinto, 1925, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía;
Joan Miró, Uccelli nello spazio, 1946, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía;
Esteban Vicente, Midwest, 1953, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía,
Si ringrazia per la partecipazione:
Caffè Alzheimer, Pistoia;
Casa di riposo Il Gignoro, Firenze;
Centro Diurno Le Civette, Firenze;
Centro Diurno Stella del Colle, Consorzio Zenit, Firenze;
Cooperativa RSA L’Uliveto, Firenze;
Fondazione Centro Residenziale Vincenzo Chiarugi della Misericordia di Empoli R.S.A.-per anziani O.N.L.U.S.;
Residenza per anziani Il Bobolino, Misericordia di Firenze;
R.S.A. Il Castello, Montelupo Fiorentino;
R.S.A Il Giglio, Senior Service, Firenze;
R.S.A. Le Magnolie, Senior Service, Firenze;
R.S.A. Villa Michelangelo, Senior Service, Lastra a Signa.
Un ringraziamento particolare agli artisti della Tinaia Marco Biffoli, Nara Degl’Innocenti, Andrea Federici, Giovanni
Galli, Alessandro Vietri e agli educatori Maika Cavarretta e Francesco Nocentini.
Andrea Federici, Senza titolo, 2014
1940
Personaggi si lasciano guidare nella notte da scie fosforescenti di lumaca
Donna dalle bionde ascelle si pettina le chiome al luccichio delle stelle
Canto d’usignolo a mezzanotte e pioggia mattutina
Juan Miró, Titoli-poema, in Lavoro come un giardiniere e altri scritti, Milano 2008.
Il progetto “A più voci”, giunto alla sua ottava edizione, vuole offrire alle persone con Alzheimer e
a chi se ne prende cura un’esperienza da condividere piacevole e stimolante, per cercare nuovi
modi di comunicare grazie alle emozioni suscitate dalle opere d’arte.
Alessandro Vietri, Senza titolo, 2014
Giovanni Galli, Senza titolo, 2014
Ogni appuntamento di “A più voci” inizia con un incontro.
Accogliamo i partecipanti nel laboratorio didattico, ci presentiamo e stabiliamo insieme gli obiettivi
della nostra attività. Gli anziani sono molto attenti e mostrano interesse per le persone che
parlano e che hanno intorno, anche se talvolta hanno difficoltà a capire quanto viene detto.
Poi entriamo in mostra a coppie. Osserviamo le opere che sono intorno a noi.
Ci fermiamo di fronte a una in particolare, ci mettiamo seduti e la osserviamo...
Ti piace quest’opera? Che cosa ti colpisce? Non ci sono risposte giuste o sbagliate, ognuno
viene sollecitato a esprimere liberamente il proprio parere. L’opera d’arte prende forma nel
momento in cui si traduce in una relazione condivisa, tra chi conduce l’attività e chi vi partecipa.
Questa relazione genera un intenso coinvolgimento nella conversazione: semplici parole,
commenti articolati, talvolta ricordi, ma soprattutto un rinnovato desiderio di esprimersi.
Dopo l’osservazione iniziamo a inventare una storia o una poesia, alle quali ogni partecipante
(anziano o caregiver) contribuisce nel modo in cui gli è possibile farlo: con una parola, un
pensiero, un suono, un gesto. La storia o la poesia hanno il valore del documento che riporta
l’emozione, la testimonianza di quello che è avvenuto durante l’attività. L’attenzione alla precisa
trascrizione di espressioni gergali e personali dei partecipanti diventa validazione del loro essere
partecipi in quel momento. L’attività rafforza e ravviva la loro presenza come individui unici con
la propria personalità.
Le storie e le poesie, una volta tascritte e raccolte costituiscono una risorsa per tutti: aiutano a
vedere le opere in un modo diverso, che va oltre la loro superficie.
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
13 settembre 2014
Alla Casa di Riposo Chiarugi di Empoli, davanti a una fotografia del Ritratto di Dora Maar,
di Pablo Picasso.
Osservazione
È una donna moderna; è stata fermata così; non pare tanto normale; a metà la mi piace, l’altra no,
perché a me le cose estroverse non mi piacciono.
A dire bella si dice male, in camera non la metterei; la bocca c’è, ma il naso è tutto di qua, gli esce
da una gota, è deforme, è orribile, ha la pelle bianco-blu: bellina, sì!
I capelli mi colpiscono - questa mora, è sola?
Ha gli occhi che guardano, (Raffaele e Caterina cantano:) Gli occhi tuoi belli brillano, fiamme di
sogno scintillano…
È metà spaventata e metà tranquilla.
Ho visto di meglio nella vita - sono stato un antiquario e dalle mani mi è passato di tutto.
Una recuperata bellezza
Angela è una bambina, ha sedici, diciotto anni; è spaventata, da una parte sì e da una parte no, è
spaventata e pensierosa, guarda e pensa. È spaventata per amore: brutta così non la vuole nessuno, poverina, si deve mettere il cuore in pace, se si guarda non si piace nemmeno per sé, si
vede anche lei brutta.
È ancora ragazza: e chi la piglia una così, io non la prenderei! Sarebbe da deboli.
Non saprebbe nemmeno baciare, con quel naso torto.
Angela pensa ai suoi difetti, per toglierli bisognerebbe la rinascesse. Sarebbe da dire alla sua
mamma “mamma mia, ma come tu m’ha’ fatta!”.
Ha qualcuno nel cuore, ma soffre, perché lui non la potrà mai guardare.
“Io sono stata innamorata solo di uno, mio marito, o lui o nessuno; lui non ne avìa difetti”,
“Anch’io mi sono innamorato – no, di tante no, ma, insomma, di dimorte sì”,
“Sì, qualcuno l’ho avuto; poi sono iniziate le malattie e sono scemati”.
Ora, io la porterei da quelli che ti rifanno, ci vanno tutti, ci può andare anche lei. Rifanno tutto: le
bocche, i nasi…: così gli rimettono il naso più in centro.
Pablo Picasso, Ritratto di Dora Maar, 27 marzo 1939
A PIÚ VOCI
Dunque, va a Bergamo da un chirurgo famoso, inizia dal viso, dai sopraccigli e poi finalmente il
naso, è quello che la strazia, ma ci vuole tempo per restaurarla ci vorrà un mesetto bono di lavoro,
e basterà?
Dopo l’operazione Angela torna a casa e va dal suo fidanzato Pierluigi; ora è meglio, il naso non gli
da più noia e gli dice: “dammi un bacio”.
Poi si sposano: potrebbe essere un grande amore, sennò gli si dà sempre di brutta; e duraturo anche se non è obbligatorio avere un solo amore.
Ambra, Angela, Anna, Annamaria, Brunetta, Caterina, Edith, Franca,
Filippo, Geralda, Gilberto, Giulia, Lina, Liliana, Nello, Otello,
Piera, Raffaele, Renata, Roberta, Rossana, Vitaliano
Conduzione: Michela
Trascrizione: Luca
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
Joan Miró, Dipinto, 1925
A PIÚ VOCI
Libertà conquistata
Volti che cambiano espressione
Stati d’animo
Tantissime nuvole,
Fantasia
Tristezza e malinconia
Nostalgia e qualcosa di perduto
Allegria forse è troppo
Smarrimento e oppressione
Una leggera felicità
23 settembre 2014
Oppressione e libertà
All’incontro preliminare con i caregiver, dopo la presentazione del progetto entriamo in mostra e
davanti a Dipinto di Joan Miró facciamo quello che faremo poi con gli anziani: osserviamo l’opera e
inventiamo una poesia.
Mi sa di quotidianità,
qualcosa di conosciuto:
un soffio di vento
Osservazione
La musica:
un corno con il filo del suono
Sotto questo giallo che scende ma non troppo c’è una borsa, come trovare una cosa per tenerla.
Vedo un cielo non troppo sereno.
Non è limpido, un quadro un po’ astratto che ci trasmette tanto.
Un aquilone, sbattuto dal vento.
Un viaggio, un lampione.
Come nuvole che cambiano forma.
Giallo, bianco, celeste, grigio, nero.
Io ci vedo un gomitolo di lana, o un palloncino sgonfiato.
Ci ho visto tanto, tanto...
All’inizio mi sembrava una discesa poi mi è venuto in mente come se lo guardassi dall’alto...una
scia del mare!
La leggerezza
Rumore di silenzio
Scia,
vento
vita
Forma
Voglio sapere cosa c’è dietro
Lo vorrei vedere tutto
Lì dentro, si sente
Un cerchio blu,
come quando ero bambina...
Fruscìo d’acqua,
lo scorrere del fiume,
rumore di silenzio.
Donatella, Laura, Maria Cristina, Francesca, Giulio,
Anna, Marco, Giulia, Barbara, Isaura, Cinzia
Conduzione: Michela
Trascrizione: Irene
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
30 settembre 2014
Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di
scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui
gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al
quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia…
Osservazione
Proviamo...
È un insieme di cose che possono piacere.
C’è un giardino. È a casa?
È bello, ma l’altro mi garbava di più.
Direi normalmente tutto, cosa mi emozionava e cosa mi dava la bacchetta per buttarlo via.
È una cosa, una figura.
Sono indecisa tra una persona che ha messo fuori quello che ha fatto o più figure messe insieme.
C’è uno spazio accanto, uno spazio vuoto, marrone, è il giardino.
Vedo i capelli, c’è qualcosa di legno per appoggiarsi, questa mano si appoggia alla guancia. C’è il
nero sulla guancia. Ci vedo i colori, azzurro...
Mi ricorda mio padre.
In basso c’è l’erba.
Ha una corona in testa con le punte.
A me non sembra, ha un cappello, da persona abituata a mettersi il cappello in testa, ha una specie di ventaglio, un “camerlino”.
È un po’ grossa.
Ha gli occhi azzurri, come Rita, e la bocca verde.
Anche se sembra tutta rotta poi è una cosa sola.
È una e basta perché c’è tutto.
Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti,
8 gennaio 1939
A PIÚ VOCI
La donna che aspetta
È semplice ma dice tante cose. Lei sta lì, appoggiata alla ringhiera, si balocca con i giochi e guarda, forse i figlioli che stanno giocando.
È nel giardino e nel giardino ha portato quello che aveva in casa.
Ma quello che aspettava era il lui.
Ha un ventaglio in testa e due nasi, potrebbe essere sdoppiata, potrebbe avere due vite, essere
due persone, due parti che si incontrano e cercano di diventare una, e così poi non c’è più bisogno
di correre, correre...
È gentile, a me non mi riesce di inquadrarla, è stravagante e anche infingarda.
A me fa venire in mente una griglia.
Si chiama Aida, la signora dai due occhi, lei accoglie quelli che vengono a casa a prendere qualcosa.
L’uomo che aspetta si chiama Bruno, lei lo aspettava ed era in giardino, poi sono saliti un pochino
e si sono trovati.
Angela, Cecilia, Franco, Giorgia, Giovanna, Giuliana, Giuseppina, Isaura, Licia,
Loredana, Maria Antonietta, Manuela, Marco, Maura, Rita, Sara, Sergio
Conduzione: Cristina e Luca
Trascrizione: Irene
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
14 ottobre 2014
Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella quarta sala. Ci sediamo davanti a Dipinto di Joan
Miró e l’osserviamo con attenzione. Poi leggiamo alcune righe tratte da un testo dello stesso Miró.
Quindi inventiamo insieme una poesia, a partire dalle emozioni e dalle parole che l’opera suscita in noi.
Osservazione
Non lo so nemmeno io, eppure è tanto che sto a guardarlo. Ma non ho raccapezzato nulla.
Guardalo da sola – con tutti questi altri messi a nanna.
Tutto e nulla. Però fa piacere. Mi piace l’insieme.
Una bufera, in montagna, quando c’è vento. Bella, anche, spesso è bella la bufera. Ma faticosa.
Un filo perso.
Un aquilone portato dal vento.
Porca miseria! E’ l’è un capo… che gli va dietro.
Non vedo le persone che pensavo di vedere subito.
Secondo me è così: se mi sveglio in un modo, ci vedo una cosa; se mi sveglio in un altro modo, ci
vedo una cosa diversa.
Ho trovato qualcosa! Cosa? Mah! È andato: quando mi ritorna…
Si vede che prima c’era una persona, che si vedeva tutta; adesso è rimasta schiacciata sotto, e
non si vede più. C’è rimasto l’essenziale.
Se mi viene in mente…
Mi è apparso un corno, ed escono fuori, al buio, delle scintille di luce.
(un corno? Piglialo te!)
L’essenziale
È una bufera, quando c’è vento:
il vento è silenzio
ma se è parecchio allora fa uuuuuuhu…
cantare? Come no!
“Vo-la-re!...”
È un posto dove il coniglio selvatico si diverte,
tutte palme nane fino al mare:
Joan Miró, Dipinto, 1925
Forma la tana, mangia e gira,
e chi sta meglio di lui?
È un filo perso,
un aquilone portato dal vento
ci son delle foglie
che tendono a calare
da quel filo.
Mi è apparso un corno
(piglialo te!)
e n’escon fuori,
al buio,
scintille di luce.
Però, però
non vedo le persone che aspettavo
di vedere;
c’era, prima, una persona
che si vedeva tutta:
è rimasta schiacciata sotto
porca miseria, me l’aspettavo!
e adesso non si vede più,
ma c’è,
è rimasto l’essenziale.
Lo sai che c’è il profumo?
Una parola per questa cosa
non mi viene in mente.
Niente. Insomma,
se io la chiamo lei mi chiama:
Capone.
Posso? Brico!
Come se ci si perdesse
in questo blu,
ci si entrasse dentro
e scomparisse,
“…nel blu, dipinto di blu,
felici di stare lassù:
con te!”
Angela, Antonietta, Cecilia, Francesca, Franco, Gina, Giorgia,
Giovanna, Giuliana, Laura, Manuela, Marco, Maura, Rita, Sara
Conduzione: Cristina e Michela
Trascrizione: Luca
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
7 ottobre 2014
Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di
scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui
gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al
quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia…
Osservazione
Mi piace perché è più grande e mi piace di più.
Quello assomiglia a me, assomiglia a una donna. Sarebbe io.
M’ha colpito lo sguardo. È bello per me.
Mi piacciono i colori. Il rosa qui, e la faccia arancio.
Io ci vedo dolcezza e una certa maternità nello sguardo. Ci vedo anche un po’ di rassegnazione.
È ambivalente. C’è un po’ di nero, di biondo, ma anche verde.
A me m’ha colpito il fiocco. Non so se è un fiocco che arregge i capelli.
A me sembra un disegno infantile.
La bocca è verde.
Questa è più altezzosa, mi garba più quell’altra perché questa non ti guarda.
A me colpisce che ha gli occhi verso l’alto e la bocca e il mento rivolto verso dietro. Nostalgia.
È una donna fatale che disprezza un po’.
È bellissima. C’assomiglia a me.
È anche pensierosa. Col braccio s’appoggia a qualcosa e è pensierosa, un po’ avvilita.
I colori rispecchiano la sua personalità.
I labbri tinti di blu e in testa le stelline di rosso e di blu.
Divorzio. Storia di una bella ragazza.
È una ballerina di flamenco, sembra stanca. È spagnola.
Si chiama Adriana.
A me tanto stanca non mi pare, ha una bella presenza vispa. Ha questi occhi un po’ aperti, a furba.
Aspetta qualche cliente che non arriva. Forse aspetta uno ballerino, uno preciso: Manolo, il fidanzato.
Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti,
8 gennaio 1939
A PIÚ VOCI
È ad Alba Adriatica, in Abruzzo.
È contenta, è serena e ha gli occhi belli. C’ha una bella bocca e gli occhi belli, più di così!
Manolo arriva da San Benedetto. Si vedono e lui le dice “Prego! Vuoi ballare con me?”
Lei lo guarda e gli fa “Hmm, ormai m’hai divertito” E c’ha anche ragione. Dalla faccia è tanto che
l’aspetta: da un anno! Gli son venute le labbra verdi dalla rabbia.
Commenti
Mi sono divertito.
Torni? Sì e porto anche la mi’ moglie.
Io ci ritornerei. Voi siete simpatici.
Ho cambiato un po’ la mia opinione su Picasso.
Adriana, Anna, Antonella, Daniela, Diva, Giovanni, Giuseppina, Ilario,
Jacopo, Laura, Licia, Lucia, Matteo, Patrizia, Sandra, Silvio
Conduzione: Irene e Luca
Trascrizione: Cristina
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
21 ottobre 2014
Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella quarta sala. Ci sediamo davanti al dipinto
Strumenti musicali su un tavolo di Pablo Picasso e l’osserviamo con attenzione. Poi inventiamo
insieme una poesia…
Osservazione
Per me è bello tutto però c’è prima quella cosa bianca, quell’animale, è un ramarro, si vede subito.
C’è un viso che prega, bellissimo.
Una forma di animale, quelle righe (orizzontali) e poi in più e anche (ondulate) in là, come dei solchi.
Vedi, quelle 1, 2, 3 per di là.
Posso dirti la mia idea? Io non ci vedo niente di speciale.
Colori scuro, bianco, sul celeste e basta.
Per me è un quadro con una tavolozza da pittore (che però potrebbe anche essere un muso di
coniglio o una testa d’uccello).
Io ci vedo una porta che si apre, finestre.
O una strada.
Un cuore con naso e baffi.
Tre donne di schiena e un braccio verde, c’è davvero!
Animali a una greppia.
Ci sono tante cose diverse, non ce n’è una uguale.
Il quadrato nero è una parte della nave, quella che regge il timone… o la coda di un pesce!
È bellissimo, a me piace il bello!
Chiaroscuro.
Un pensiero nella notte o una forma di animale
Niente di speciale,
righe orizzontali e poi in giù
solchi o baffi di un gatto,
è un animale, è un “ramando”
Pablo Picasso, Strumenti musicali su un tavolo,
1925-1926
A PIÚ VOCI
Il colore
scuro
bianco
celeste
Una porta,
una strada
una tavolozza di un pittore
muso di coniglio
o coda di pesce
Butto:
voci in cerca di libertà,
è quello bianco che canta
“ti voglio bene”
il cavallo sente
oppure una cosa funerea
chitarre scordate o arpa.
Smarrimento, un bosco cupo:
un gufo e una civetta
Cose tanto diverse, nessuna uguale
Un muro:
è tutto al di là.
Adriana, Catia, Cristina, Daniela, Elda, Erina, Giovanni,
Jacopo, Laura, Licia, Maddalena, Matteo, Patrizia, Sandra, Silvio.
Conduzione: Cristina e Michela
Trascrizione: Irene
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
11 novembre 2014
Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di
scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui
gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al
quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia…
Osservazione
Io no. Ce l’ho all’Abetone, ma qui no.
Tutto mi piace. Il vestito. I colori.
Quello si può raccogliere tutto, subito. Appena l’ha guardata, subito le è piaciuto.
Enigmatico, e molto anche. Non si riesce a capire quello che è. Quella è una persona, e non indovini
né le mani, né i piedi. Le mani, le s’intravedano.
Brutto, no. Interessante. È un po’ impicciato.
La bocca. Perché vedi come sta bene colla bocca. Vedi? È messa bene, ravviva la faccia.
Ci ha un occhio solo – a me mi sembrerebbe, questo di qua mi sembra un orecchio, e un sopracciglio.
Insomma: raffigura un po’ una persona, ecco: ma…
Una persona dolce, il visino è dolce.
Io ne capisco poco. Ma a vedello così bello, fatto bene, è bella, ci ha un po’ di tutto. Quel pittore è
stato bravo. Interessata su più cose.
Uno come me, che si accinge a dare un giudizio, il gomito, gli occhi – io mi devo preoccupare di
cercare dov’è l’occhio. Per me è interessante, ma non è perfetta.
Come quadro è bello, però mi piace. Forse sono gli occhi, che si vede poco.
Piacere, un me ne piace punti. Io vado in cantina, che la cantina la tengo come un salotto, e ce li
trovo.
Mi piacciono molto i colori. Poi, su questi visi deformati ho dei problemi anch’io.
Ma come colore, qualche difetto ce l’ha. Qua in basso è un po’ sfogliato – che significa che non è
completo.Sembra quasi che la parte sopra e la parte sotto non c’entrino l’una con l’altra, quasi due
mondi diversi, anche i colori sono diversi. Però, unite dal braccio che tiene la testa, con la mano
appoggiata sulla guancia e il gomito sul bracciolo.
I colori lo rendono più vivo: il giallo, il rosso. A me mi sa che rinevica.
Gli occhi.Gli occhi.
La parte superiore. Il colore che c’è lassù in alto. Se si parla dei colori, certo, il verde qui sopra, e
Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti,
8 gennaio 1939
A PIÚ VOCI
poi il rosso.E quella striscia nera sul corpo, io non sono un pittore, son contadino, però… Mi piace.
Questo quadro sostanzialmente ha due cose che colpiscono: la testa, con quella cosa sopra la
testa; il naso sembra messo di traverso, e l’occhio: anche se guardate bene restate un po’ sbalorditi: un è normale, un è uguale a quell’altro. È fatto bene o è malato? Non si potrà mai sapere.
E quel gomito di colore nero, che si capisce e non si capisce. Quel nero, cos’è? Un braccio. Un
foulard. Una ciocca di capelli. No, perché son biondi. Una bottiglia che le gira insieme. Una bottiglia no davvero! Potrebbe essere anche un gatto nero. Chi ci dice che dietro di lei non ci sia un
cavallo? Potrebbe essere nascosto dalla persona. La coda è quello nero. Oppure, lei gli ha tagliato
la coda e se l’è messa come un ornamento.
Pensa e ripensa. I pensieri di Filomena
Filomena, una donna con tanti pensieri.
Ben detto! Ma che pensa, non lo sa nemmeno lei. Certo, le dispiace di avere quell’occhio.
Forse l’ha lasciata il marito.
Un motivo si trova: ci ha il naso con la gocciola, tre occhi, la barba che le arriva fino al petto…
E allora? Basta che trovi un’altra persona che a lei piace: e’ la trova, la trova!
(io un la sposo, perché un mi garba).
Forse non è niente di tutto questo. Più che pensierosa mi sembra sognante. Lei è alla ricerca di
qualcosa che noi non abbiamo ancora identificato. Cerca degli occhi diversi, noi non riusciamo a
vedere. È una donna che cerca i suoi occhi e cerca la sua mano: o è la mano nascosta che sta
cercando delle novità? Che sta costruendo qualcosa o sta nascondendo qualcosa?
Indovinala Grillo!
È andata al cimitero a trovare il suo marito – lui, bell’e fatto fuori. Ora, è bella sorridente, a casa
sua dopo tutto questo camminare, sarà stanca. Quasi quasi la va a letto. Ha un sacco di pensieri.
Ma non si vede, no, così brutta. Sembra una donna che va a cercà qualcuno. Qualcuno troverà,
perché Picasso…
Vediamo cosa succederà, semmai facciamo la seconda puntata.
ps: No, io una cosa così nemmen tirata dietro. A me un mi piace: queste cose grosse…
Poi, tornare a casa tardi…
Aladino, Alberta, Cecilia, Chiara, Delia, Donatello, Elda, Fiorenza, Ilaria, Irene, Jennifer,
Luca, Marcella, Michela, Nicola, Pilar, Rosalba, Simone, Vittorio
Conduzione: Irene e Michela
Trascrizione: Luca
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
25 novembre 2014
Entriamo in mostra dall’ultima sala e, a coppie, osserviamo i dipinti esposti. Ai partecipanti viene
chiesto di scegliere il dipinto che preferiscono tra Uccelli nello spazio di Joan Miró e Midwest
di Esteban Vicente. La maggioranza sceglie l’opera di Vicente: ci sediamo davanti al quadroi e
l’osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia…
Osservazione
Quello (Millares) mi sembra una rovina, mi sembra una barca di rottami.
Questo (Vicente) è un gazzebuglio! Per me l’ha poco senso, mentre invece preferisco quello là
(Mirò). Che ci vedo? Un ci vedo niente.
C’è più cose. Vedi che non c’è niente, qua.
Questo fa pensare al carnevale. Quello là mi dà più un senso di libertà, è più… come si dice? Arioso.
Questo qua ci ha più luce, è come… un giardino! Mah! mi sembra più… c’è più colori. A me i colori
e’ mi piacciono tanto. Tutte vogliono i colori loro. ci vedo questi colori molto tenui: rosa… e questo
grigio, questo nero: ci vedo giovani e vecchi insieme, comunque belli, questi colori pastello
Quello là è un coso verde. C’è meno espressione. È un azzurro che mi piace di più.
Quaggiù, ci vedo una casina con le finestre. Sì, ce l’ho vista anch’io. Ci vedo una donna che balla.
è un lampadario che volteggia, e quella bestiolina che gli va incontro.
Secondo me è un problema di colori. I verdi, il rosa che sale fin lassù, tutte le macchie rosa. Il rosa
è il colore che mi piace di più. È il più appariscente.
Piano piano, visto?, sta diventando un giardino: è un giardino che ci sono tutti i colori: riempiono;
c’è un uomo che si trattiene: tiene, tiene: forse lo ha preso per donarlo a sua madre.
Che ne dite di quel segno lì, quel segno lì scuro, che potrebbe essere una porta aperta? È il buio
della porta aperta, quindi, dietro quel buio c’è la luce di una stanza. Il lampadario!
Io lo vedo bene in una casa: la mia.
Chi l’ha dipinto, chissà che botte in capo ci darebbe
Io sono tutto meno che poeta: ho fatto il contadino. Ovvero: poesia in forma di rosa
Esteban Vicente, Midwest, 1953
Piano piano sta diventando un giardino
Questo gazzebuglio, bisogna
guardarlo molto in fondo:
non riesco
co’ mì occhi.
Guardo una parte, vedo una cosa,
guardo quell’altra, ne vedo un’altra.
Inoltre,
intorno,
ci sono dei colori,
uno diverso dall’altro:
e ciascuno fa il suo
de’ rumori.
C’è un mare di, di, di,
di cose / di rosa
sicché
non saprei quale scegliere.
Il rosa che va fin lassù,
il rosa è il colore che mi piace di più.
Quel segno lì,
quel segno lì scuro,
è il buio
di una porta aperta
quindi dietro c’è una stanza,
un lampadario luminare; e,
se c’è una donna,
è vestita di rosa.
E questa cosa che sembra
la forma di un cavallino
che va incontro a questa luce,
a questa luce sì,
io sto pensando, allora,
a cosa lo attira:
un rumore allegro che viene da lontano
si sente proprio all’orecchio, sale piano,
è un movimento soave,
il lampadario volteggia:
piano piano, visto?,
è diventato un giardino.
Aladino, Alba, Alberta, Antonella, Antonella, Chiara, Delia, Fiorenza,
Ilaria, Mila, Monica, Isaura, Roberta, Vittorio
Conduzione: Irene e Michela.
Trascrizione: Luca
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
2 dicembre 2014
Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di
scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui
gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al
quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia…
Osservazione
Per guardare questo quadro bisogna intendersi, studiarla bene, anche sui libri…
È pensierosa, sta meditando.
È una donna.
Ci vedo poco in questa persona, un po’ la faccia, ma non si vede né braccia né nulla. O non ce
l’aveva o non gliel’hanno fatte.
Sta pensando a qualcosa.
Si vede un coso celeste qui.
Che l’è, un piede quello o una gamba?
Io vedo il volto, i bracci e che sta pensando.
Mi colpiscono molto quei segni rossi sul corpo. Non sono uguali. Mi colpisce anche la cornice.
Ha i labbri verdi o azzurri.
È mezza in un modo e mezza in un altro. C’è quella nera che divide.
Sarà solitudine… s’è creata un mondo da sé.
Per me è una donna insignificante. Non mi dice proprio niente, non mi piace. Se avesse avuto un
dispiacere avrebbe dovuto avere un’altra espressione. Questa espressione non mi dice nulla.
È una donna che sta così. Ha i capelli neri e un cappellino celeste e un fiore, anzi tre fiori.
Quello là (Ritratto di Dora Maar) è tutto bello. Questo qua mi piace poco. L’ha in bocca una papera.
Qui davanti c’è un po’ di rosso. Ci sono dei fili che sono rossi proprio e c’è proprio qui un rigo
rosso. Gli è la goletta, il bordo del bavero.
C’è una macchia sul giallo: potrebbe essere una vena che va al cuore.
Il naso ce l’ha schiacciato e abbastanza torto.
La non è vestita bene. Io ne vedo vestite meglio di lei, come quelle di Empoli. I colori dei suoi vestiti sono smorti. A me non mi tornerebbe.
Si vede che questa donna è sola, persa nel suo mondo.
È una donna che medita. Ognuno ha diritto di pensare come vuole. Io vedo una donna che sta
pensando a qualcosa. Non si può sapere cosa perché non siamo dentro di lei.
Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti,
8 gennaio 1939
A PIÚ VOCI
Chi l’ha fatto?
Per me lì c’è una doppia personalità, qualcosa che viene da dentro: è una persona che non si
piace.
Effettivamente non è un granché.
Secondo me è sbagliato quello nero. Sembrano capelli, o è un drappo. Non può essere una cravatta. Quel coso nero gli esce dalla bocca… potrebbero essere i pensieri brutti. L’animale nero.
Una donna pensierosa.
(I pensieri ce li abbiamo tutti)
È una donna.
È pensierosa, sta meditando.
Pensa ai debiti.
Pensa: “Domani ho da pagare un monte di gente e non ho i soldi. E come fo?”
È pensierosa perché è brutta. Almeno avesse avuto gli occhi sorridenti… Ma no, è una bella
donna. Vista così è bella davvero. Ha gli occhi belli. Un occhio è bello, l’altro è piccolo e stretto.
Si chiama Maddalena.
Questa donna sta pensando a un uomo che l’ha lasciata.
È nel salone di casa, abita in via degli Strozzi.
Era un amore passeggero, un’infatuazione.
È un po’ malata e un po’ mascherata.
Non può pretendere…
È un mese che sta lì e pensa: “Accidenti a chi m’ha fatto in questa maniera”.
È spagnola, è una donna europea.
Viene dal cervello di chi l’ha pitturata.
Entra qualcuno nella stanza. Sarà un uomo, un suo amico, un fidanzato di prima…
Lei gli dice: “Buongiorno, icché la vole?”
Lui gli dirà: “Amore, le colline sono in fiore”.
Lui è ancora innamorato, lei gli piace ancora. Le dice: “Vieni, stiamo insieme”.
“E scappato il gatto” dice lui.
“Vallo a cercare”
Lui va a cercare il gatto, ma non lo trova e lei gli va dietro.
Alessandro, Andreina, Anna, Arianna, Carmela, Chiara, Cristina,
Gioia, Giuseppe, Guendalina, Iolanda, Lorena, Luigi, Maria, Mario, Marta,
Otello, Raffaele, Rosita, Tina, Vanna, Vittorio
Conduzione: Irene e Luca
Trascrizione: Cristina
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
16 dicembre 2014
Entriamo in mostra a coppie dall’ultima sala e ci sediamo davanti a Joan Miró, Uccelli nello spazio.
Osserviamo il quadro con attenzione, poi inventiamo una poesia.
Osservazione
Per me è il mare e quelli sono degli animali dell’acqua dentro. È difficile.
Ma questi costano un mucchio di soldi e son fatti così!
La libertà è la cosa più bella.
Cosa vi rappresenta questo? A me niente!
Ti piace? Così, così. Firenze è la città dei pittori.
Vedo una C e un sette. Delle strisce nere e intorno bianco. Che vorrebbero dire quelle strisce?
Vedo neanche delle cose chiuse, vedi, sono aperte. Così è bello. Se ci metti qualcos’altro sarebbe più…
Non una gran bellezza. Metà cielo e metà pesci dentro. Mi sembrano dei disegni da bambino.
Quello rosso è un mondo nello spazio, poi c’è due, tre, quattro stelle. E quelle righe nere potrebbero essere tuoni. È un mondo pulito, un mondo celeste, azzurro. Mi piace più quello là.
Mi dà un’emozione di serenità. A me non mi trasmette nulla. Così le po’ fa’ un bambino… scarabocchi.
Mi fa rabbia ‘este cose così. Quando ero giovane ero estrosa e mi divertivo a fare i quadri, qualche
palazzo… Mi madre mi ha fatto così. Non mi trasmette molte emozioni. L’azzurro mi piace. Quelle
strisce nere mi fanno pensare alla musica.
Ci, Uno, sette. Non è male. Mi sento bene, come prima, non cambio. Si va tutti vicino al verde.
Io c’avevo un amico, s’intendeva di quadri e conosceva molti pittori.
Quello è un pesce, t’ho detto, però mi sembra un cielo.
A me piace moltissimo perché ci vedo qualcosa di molto primitivo, come le matrici delle forme della
vita. La forma non è ancora sviluppata, ma c’è la vita. Qualcosa di strano c’è.
A me i colori piacciono. Mi dà segno di speranza.
Questi tuoni… e poi ci sta il sole lassù. Sembra il sole e la luna. Sembra un pezzo di mare in fondo.
Lascia tanto spazio alla libertà, si può volare, si può vedere l’inizio, il battito d’ali, l’immenso.
Questi segni, è come se io posso prenderne uno e trasformarlo come voglio perché i segni sono aperti.
Il colore è uno spazio e quindi immenso. Molto libero, non c’è niente di chiuso. Mi piacciono i colori
e quei pallini che sembrano fatti con una bomboletta spray. I segni mi ricordano le scritte giapponesi. Però non mi piace. Un corpo estraneo che gira intorno alla terra.
Ci vedo tante cose…
Joan Miró, Uccelli nello spazio, 1946
A PIÚ VOCI
Ma’… vedo l’acqua.
Son tutte ferme quelle.
Non so dire.
Io vedo il cielo.
L’acqua sarebbe mossa.
Son pesci. Io non vedo altro.
Le matrici fluttuano
come navigassero nell’acqua.
È bello il colore celeste.
Quello lì è un sette;
sotto al sette c’è scritto uno.
È tutt’una parola.
Il sole splende.
Scritte nel cielo.
Un battito d’ali.
Quel movimento è musica.
Non saprei manco rispondere.
Mamma!
Vita e speranza.
Bisognerebbe appoggiare l’orecchio.
Questo rumore qui, dell’acqua, SCCC
L’acqua che picchia negli scogli.
Qua qua qua qua qua, come le bollicine.
Rumore di tuoni: BUM!
RRRR BRRR
L’acqua è pura, inodore.
Io sento odore di fiori.
Quella è una V e poi una M. Sono tutte lettere.
Nulla.
Poco niente.
A me mi dice tanto.
Sensazione di pace e di serenità.
Sensazione di freddo. Brividi.
Un’emozione.
Catturato dalle lettere!
Schizzi.
Sperdimento.
Disorientamento.
Mi sento libera.
Pace, libertà, tranquillità.
Andreina, Anna, Antonella, Carmela, Chiara, Daniela, Elio,
Gerarda, Iolanda, Raffaele, Serena, Tina, Vanna
Conduzione: Irene e Luca
Trascrizione: Cristina
Un filo che vola
ma le macchie gialle cosa sono?
Un aquilone
Un aquilone
Un aquilone con un filo
(però non ha il rombo)
Tagliamo il filo!
No, non tagliamo nulla
Una mongolfiera,
un pallone sonda
che vola nell’atmosfera
Vento
Aereo
Enigma
Leggerezza
Il movimento del mare
Bell’aria
Rumore del vento
Schiocco che dà il tempo
Il mio cervello al contrario
Vento sospeso nel cielo
Un fiume in piena
Il filo del discorso
Un discorso per l’aria
Caos
Non capisco
Molto sereno
Mi dà la sensazione di atmosfera
Ma le macchie gialle cosa sono?
Io direi... un astratto
Alessandro, Andrea, Francesco, Giovanni, Irene, Lucia, Maika, Marco, Nara, Ovidio
Nara Degl’Innoceni, Senza titolo, 2014
Note
Marco Biffoli, Senza titolo, 2014
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