A PIÚ VOCI un Progetto per le persone con Alzheimer e PER chi se ne prende cura Settembre 2014-Gennaio 2015 Palazzo Strozzi Firenze A PIÚ VOCI un Progetto per le persone con Alzheimer e PER chi se ne prende cura Settembre 2014-Gennaio 2015 Palazzo Strozzi Firenze Un filo che vola Lunedì 22 dicembre alcuni artisti che frequentano la Tinaia, il Centro di attività espressive del Servizio di Salute mentale del Quartiere 2 di Firenze, sono venuti a Palazzo Strozzi, hanno visitato la mostra Picasso e la modernità spagnola e hanno inventato una poesia. Da questa esperienza ha preso avvio un intenso lavoro creativo nel laboratorio della Tinaia, di cui presentiamo alcune opere. Questa iniziativa fa parte di un nuovo progetto del Dipartimento Educazione nato per rendere Palazzo Strozzi sempre più accessibile. A più voci è un progetto della Fondazione Palazzo Strozzi per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura Coordinamento Dipartimento Educativo: Devorah Block Ideazione e conduzione delle attività: Irene Balzani, Cristina Bucci, Luca Carli Ballola, Michela Mei Fotografie: Irene Balzani, Simone Mestrelli, James O’Mara Progetto grafico: Benedetta Scarpelli Informazioni: tel +39 055 3917141 [email protected] Le opere: Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti, 8 gennaio 1939, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía; Pablo Picasso, Ritratto di Dora Maar, 27 marzo 1939, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía; Pablo Picasso, Strumenti musicali su un tavolo, 1925-1926, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía; Joan Miró, Dipinto, 1925, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía; Joan Miró, Uccelli nello spazio, 1946, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía; Esteban Vicente, Midwest, 1953, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Si ringrazia per la partecipazione: Caffè Alzheimer, Pistoia; Casa di riposo Il Gignoro, Firenze; Centro Diurno Le Civette, Firenze; Centro Diurno Stella del Colle, Consorzio Zenit, Firenze; Cooperativa RSA L’Uliveto, Firenze; Fondazione Centro Residenziale Vincenzo Chiarugi della Misericordia di Empoli R.S.A.-per anziani O.N.L.U.S.; Residenza per anziani Il Bobolino, Misericordia di Firenze; R.S.A. Il Castello, Montelupo Fiorentino; R.S.A Il Giglio, Senior Service, Firenze; R.S.A. Le Magnolie, Senior Service, Firenze; R.S.A. Villa Michelangelo, Senior Service, Lastra a Signa. Un ringraziamento particolare agli artisti della Tinaia Marco Biffoli, Nara Degl’Innocenti, Andrea Federici, Giovanni Galli, Alessandro Vietri e agli educatori Maika Cavarretta e Francesco Nocentini. Andrea Federici, Senza titolo, 2014 1940 Personaggi si lasciano guidare nella notte da scie fosforescenti di lumaca Donna dalle bionde ascelle si pettina le chiome al luccichio delle stelle Canto d’usignolo a mezzanotte e pioggia mattutina Juan Miró, Titoli-poema, in Lavoro come un giardiniere e altri scritti, Milano 2008. Il progetto “A più voci”, giunto alla sua ottava edizione, vuole offrire alle persone con Alzheimer e a chi se ne prende cura un’esperienza da condividere piacevole e stimolante, per cercare nuovi modi di comunicare grazie alle emozioni suscitate dalle opere d’arte. Alessandro Vietri, Senza titolo, 2014 Giovanni Galli, Senza titolo, 2014 Ogni appuntamento di “A più voci” inizia con un incontro. Accogliamo i partecipanti nel laboratorio didattico, ci presentiamo e stabiliamo insieme gli obiettivi della nostra attività. Gli anziani sono molto attenti e mostrano interesse per le persone che parlano e che hanno intorno, anche se talvolta hanno difficoltà a capire quanto viene detto. Poi entriamo in mostra a coppie. Osserviamo le opere che sono intorno a noi. Ci fermiamo di fronte a una in particolare, ci mettiamo seduti e la osserviamo... Ti piace quest’opera? Che cosa ti colpisce? Non ci sono risposte giuste o sbagliate, ognuno viene sollecitato a esprimere liberamente il proprio parere. L’opera d’arte prende forma nel momento in cui si traduce in una relazione condivisa, tra chi conduce l’attività e chi vi partecipa. Questa relazione genera un intenso coinvolgimento nella conversazione: semplici parole, commenti articolati, talvolta ricordi, ma soprattutto un rinnovato desiderio di esprimersi. Dopo l’osservazione iniziamo a inventare una storia o una poesia, alle quali ogni partecipante (anziano o caregiver) contribuisce nel modo in cui gli è possibile farlo: con una parola, un pensiero, un suono, un gesto. La storia o la poesia hanno il valore del documento che riporta l’emozione, la testimonianza di quello che è avvenuto durante l’attività. L’attenzione alla precisa trascrizione di espressioni gergali e personali dei partecipanti diventa validazione del loro essere partecipi in quel momento. L’attività rafforza e ravviva la loro presenza come individui unici con la propria personalità. Le storie e le poesie, una volta tascritte e raccolte costituiscono una risorsa per tutti: aiutano a vedere le opere in un modo diverso, che va oltre la loro superficie. Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 13 settembre 2014 Alla Casa di Riposo Chiarugi di Empoli, davanti a una fotografia del Ritratto di Dora Maar, di Pablo Picasso. Osservazione È una donna moderna; è stata fermata così; non pare tanto normale; a metà la mi piace, l’altra no, perché a me le cose estroverse non mi piacciono. A dire bella si dice male, in camera non la metterei; la bocca c’è, ma il naso è tutto di qua, gli esce da una gota, è deforme, è orribile, ha la pelle bianco-blu: bellina, sì! I capelli mi colpiscono - questa mora, è sola? Ha gli occhi che guardano, (Raffaele e Caterina cantano:) Gli occhi tuoi belli brillano, fiamme di sogno scintillano… È metà spaventata e metà tranquilla. Ho visto di meglio nella vita - sono stato un antiquario e dalle mani mi è passato di tutto. Una recuperata bellezza Angela è una bambina, ha sedici, diciotto anni; è spaventata, da una parte sì e da una parte no, è spaventata e pensierosa, guarda e pensa. È spaventata per amore: brutta così non la vuole nessuno, poverina, si deve mettere il cuore in pace, se si guarda non si piace nemmeno per sé, si vede anche lei brutta. È ancora ragazza: e chi la piglia una così, io non la prenderei! Sarebbe da deboli. Non saprebbe nemmeno baciare, con quel naso torto. Angela pensa ai suoi difetti, per toglierli bisognerebbe la rinascesse. Sarebbe da dire alla sua mamma “mamma mia, ma come tu m’ha’ fatta!”. Ha qualcuno nel cuore, ma soffre, perché lui non la potrà mai guardare. “Io sono stata innamorata solo di uno, mio marito, o lui o nessuno; lui non ne avìa difetti”, “Anch’io mi sono innamorato – no, di tante no, ma, insomma, di dimorte sì”, “Sì, qualcuno l’ho avuto; poi sono iniziate le malattie e sono scemati”. Ora, io la porterei da quelli che ti rifanno, ci vanno tutti, ci può andare anche lei. Rifanno tutto: le bocche, i nasi…: così gli rimettono il naso più in centro. Pablo Picasso, Ritratto di Dora Maar, 27 marzo 1939 A PIÚ VOCI Dunque, va a Bergamo da un chirurgo famoso, inizia dal viso, dai sopraccigli e poi finalmente il naso, è quello che la strazia, ma ci vuole tempo per restaurarla ci vorrà un mesetto bono di lavoro, e basterà? Dopo l’operazione Angela torna a casa e va dal suo fidanzato Pierluigi; ora è meglio, il naso non gli da più noia e gli dice: “dammi un bacio”. Poi si sposano: potrebbe essere un grande amore, sennò gli si dà sempre di brutta; e duraturo anche se non è obbligatorio avere un solo amore. Ambra, Angela, Anna, Annamaria, Brunetta, Caterina, Edith, Franca, Filippo, Geralda, Gilberto, Giulia, Lina, Liliana, Nello, Otello, Piera, Raffaele, Renata, Roberta, Rossana, Vitaliano Conduzione: Michela Trascrizione: Luca Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura Joan Miró, Dipinto, 1925 A PIÚ VOCI Libertà conquistata Volti che cambiano espressione Stati d’animo Tantissime nuvole, Fantasia Tristezza e malinconia Nostalgia e qualcosa di perduto Allegria forse è troppo Smarrimento e oppressione Una leggera felicità 23 settembre 2014 Oppressione e libertà All’incontro preliminare con i caregiver, dopo la presentazione del progetto entriamo in mostra e davanti a Dipinto di Joan Miró facciamo quello che faremo poi con gli anziani: osserviamo l’opera e inventiamo una poesia. Mi sa di quotidianità, qualcosa di conosciuto: un soffio di vento Osservazione La musica: un corno con il filo del suono Sotto questo giallo che scende ma non troppo c’è una borsa, come trovare una cosa per tenerla. Vedo un cielo non troppo sereno. Non è limpido, un quadro un po’ astratto che ci trasmette tanto. Un aquilone, sbattuto dal vento. Un viaggio, un lampione. Come nuvole che cambiano forma. Giallo, bianco, celeste, grigio, nero. Io ci vedo un gomitolo di lana, o un palloncino sgonfiato. Ci ho visto tanto, tanto... All’inizio mi sembrava una discesa poi mi è venuto in mente come se lo guardassi dall’alto...una scia del mare! La leggerezza Rumore di silenzio Scia, vento vita Forma Voglio sapere cosa c’è dietro Lo vorrei vedere tutto Lì dentro, si sente Un cerchio blu, come quando ero bambina... Fruscìo d’acqua, lo scorrere del fiume, rumore di silenzio. Donatella, Laura, Maria Cristina, Francesca, Giulio, Anna, Marco, Giulia, Barbara, Isaura, Cinzia Conduzione: Michela Trascrizione: Irene Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 30 settembre 2014 Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia… Osservazione Proviamo... È un insieme di cose che possono piacere. C’è un giardino. È a casa? È bello, ma l’altro mi garbava di più. Direi normalmente tutto, cosa mi emozionava e cosa mi dava la bacchetta per buttarlo via. È una cosa, una figura. Sono indecisa tra una persona che ha messo fuori quello che ha fatto o più figure messe insieme. C’è uno spazio accanto, uno spazio vuoto, marrone, è il giardino. Vedo i capelli, c’è qualcosa di legno per appoggiarsi, questa mano si appoggia alla guancia. C’è il nero sulla guancia. Ci vedo i colori, azzurro... Mi ricorda mio padre. In basso c’è l’erba. Ha una corona in testa con le punte. A me non sembra, ha un cappello, da persona abituata a mettersi il cappello in testa, ha una specie di ventaglio, un “camerlino”. È un po’ grossa. Ha gli occhi azzurri, come Rita, e la bocca verde. Anche se sembra tutta rotta poi è una cosa sola. È una e basta perché c’è tutto. Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti, 8 gennaio 1939 A PIÚ VOCI La donna che aspetta È semplice ma dice tante cose. Lei sta lì, appoggiata alla ringhiera, si balocca con i giochi e guarda, forse i figlioli che stanno giocando. È nel giardino e nel giardino ha portato quello che aveva in casa. Ma quello che aspettava era il lui. Ha un ventaglio in testa e due nasi, potrebbe essere sdoppiata, potrebbe avere due vite, essere due persone, due parti che si incontrano e cercano di diventare una, e così poi non c’è più bisogno di correre, correre... È gentile, a me non mi riesce di inquadrarla, è stravagante e anche infingarda. A me fa venire in mente una griglia. Si chiama Aida, la signora dai due occhi, lei accoglie quelli che vengono a casa a prendere qualcosa. L’uomo che aspetta si chiama Bruno, lei lo aspettava ed era in giardino, poi sono saliti un pochino e si sono trovati. Angela, Cecilia, Franco, Giorgia, Giovanna, Giuliana, Giuseppina, Isaura, Licia, Loredana, Maria Antonietta, Manuela, Marco, Maura, Rita, Sara, Sergio Conduzione: Cristina e Luca Trascrizione: Irene A PIÚ VOCI Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 14 ottobre 2014 Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella quarta sala. Ci sediamo davanti a Dipinto di Joan Miró e l’osserviamo con attenzione. Poi leggiamo alcune righe tratte da un testo dello stesso Miró. Quindi inventiamo insieme una poesia, a partire dalle emozioni e dalle parole che l’opera suscita in noi. Osservazione Non lo so nemmeno io, eppure è tanto che sto a guardarlo. Ma non ho raccapezzato nulla. Guardalo da sola – con tutti questi altri messi a nanna. Tutto e nulla. Però fa piacere. Mi piace l’insieme. Una bufera, in montagna, quando c’è vento. Bella, anche, spesso è bella la bufera. Ma faticosa. Un filo perso. Un aquilone portato dal vento. Porca miseria! E’ l’è un capo… che gli va dietro. Non vedo le persone che pensavo di vedere subito. Secondo me è così: se mi sveglio in un modo, ci vedo una cosa; se mi sveglio in un altro modo, ci vedo una cosa diversa. Ho trovato qualcosa! Cosa? Mah! È andato: quando mi ritorna… Si vede che prima c’era una persona, che si vedeva tutta; adesso è rimasta schiacciata sotto, e non si vede più. C’è rimasto l’essenziale. Se mi viene in mente… Mi è apparso un corno, ed escono fuori, al buio, delle scintille di luce. (un corno? Piglialo te!) L’essenziale È una bufera, quando c’è vento: il vento è silenzio ma se è parecchio allora fa uuuuuuhu… cantare? Come no! “Vo-la-re!...” È un posto dove il coniglio selvatico si diverte, tutte palme nane fino al mare: Joan Miró, Dipinto, 1925 Forma la tana, mangia e gira, e chi sta meglio di lui? È un filo perso, un aquilone portato dal vento ci son delle foglie che tendono a calare da quel filo. Mi è apparso un corno (piglialo te!) e n’escon fuori, al buio, scintille di luce. Però, però non vedo le persone che aspettavo di vedere; c’era, prima, una persona che si vedeva tutta: è rimasta schiacciata sotto porca miseria, me l’aspettavo! e adesso non si vede più, ma c’è, è rimasto l’essenziale. Lo sai che c’è il profumo? Una parola per questa cosa non mi viene in mente. Niente. Insomma, se io la chiamo lei mi chiama: Capone. Posso? Brico! Come se ci si perdesse in questo blu, ci si entrasse dentro e scomparisse, “…nel blu, dipinto di blu, felici di stare lassù: con te!” Angela, Antonietta, Cecilia, Francesca, Franco, Gina, Giorgia, Giovanna, Giuliana, Laura, Manuela, Marco, Maura, Rita, Sara Conduzione: Cristina e Michela Trascrizione: Luca Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 7 ottobre 2014 Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia… Osservazione Mi piace perché è più grande e mi piace di più. Quello assomiglia a me, assomiglia a una donna. Sarebbe io. M’ha colpito lo sguardo. È bello per me. Mi piacciono i colori. Il rosa qui, e la faccia arancio. Io ci vedo dolcezza e una certa maternità nello sguardo. Ci vedo anche un po’ di rassegnazione. È ambivalente. C’è un po’ di nero, di biondo, ma anche verde. A me m’ha colpito il fiocco. Non so se è un fiocco che arregge i capelli. A me sembra un disegno infantile. La bocca è verde. Questa è più altezzosa, mi garba più quell’altra perché questa non ti guarda. A me colpisce che ha gli occhi verso l’alto e la bocca e il mento rivolto verso dietro. Nostalgia. È una donna fatale che disprezza un po’. È bellissima. C’assomiglia a me. È anche pensierosa. Col braccio s’appoggia a qualcosa e è pensierosa, un po’ avvilita. I colori rispecchiano la sua personalità. I labbri tinti di blu e in testa le stelline di rosso e di blu. Divorzio. Storia di una bella ragazza. È una ballerina di flamenco, sembra stanca. È spagnola. Si chiama Adriana. A me tanto stanca non mi pare, ha una bella presenza vispa. Ha questi occhi un po’ aperti, a furba. Aspetta qualche cliente che non arriva. Forse aspetta uno ballerino, uno preciso: Manolo, il fidanzato. Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti, 8 gennaio 1939 A PIÚ VOCI È ad Alba Adriatica, in Abruzzo. È contenta, è serena e ha gli occhi belli. C’ha una bella bocca e gli occhi belli, più di così! Manolo arriva da San Benedetto. Si vedono e lui le dice “Prego! Vuoi ballare con me?” Lei lo guarda e gli fa “Hmm, ormai m’hai divertito” E c’ha anche ragione. Dalla faccia è tanto che l’aspetta: da un anno! Gli son venute le labbra verdi dalla rabbia. Commenti Mi sono divertito. Torni? Sì e porto anche la mi’ moglie. Io ci ritornerei. Voi siete simpatici. Ho cambiato un po’ la mia opinione su Picasso. Adriana, Anna, Antonella, Daniela, Diva, Giovanni, Giuseppina, Ilario, Jacopo, Laura, Licia, Lucia, Matteo, Patrizia, Sandra, Silvio Conduzione: Irene e Luca Trascrizione: Cristina Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 21 ottobre 2014 Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella quarta sala. Ci sediamo davanti al dipinto Strumenti musicali su un tavolo di Pablo Picasso e l’osserviamo con attenzione. Poi inventiamo insieme una poesia… Osservazione Per me è bello tutto però c’è prima quella cosa bianca, quell’animale, è un ramarro, si vede subito. C’è un viso che prega, bellissimo. Una forma di animale, quelle righe (orizzontali) e poi in più e anche (ondulate) in là, come dei solchi. Vedi, quelle 1, 2, 3 per di là. Posso dirti la mia idea? Io non ci vedo niente di speciale. Colori scuro, bianco, sul celeste e basta. Per me è un quadro con una tavolozza da pittore (che però potrebbe anche essere un muso di coniglio o una testa d’uccello). Io ci vedo una porta che si apre, finestre. O una strada. Un cuore con naso e baffi. Tre donne di schiena e un braccio verde, c’è davvero! Animali a una greppia. Ci sono tante cose diverse, non ce n’è una uguale. Il quadrato nero è una parte della nave, quella che regge il timone… o la coda di un pesce! È bellissimo, a me piace il bello! Chiaroscuro. Un pensiero nella notte o una forma di animale Niente di speciale, righe orizzontali e poi in giù solchi o baffi di un gatto, è un animale, è un “ramando” Pablo Picasso, Strumenti musicali su un tavolo, 1925-1926 A PIÚ VOCI Il colore scuro bianco celeste Una porta, una strada una tavolozza di un pittore muso di coniglio o coda di pesce Butto: voci in cerca di libertà, è quello bianco che canta “ti voglio bene” il cavallo sente oppure una cosa funerea chitarre scordate o arpa. Smarrimento, un bosco cupo: un gufo e una civetta Cose tanto diverse, nessuna uguale Un muro: è tutto al di là. Adriana, Catia, Cristina, Daniela, Elda, Erina, Giovanni, Jacopo, Laura, Licia, Maddalena, Matteo, Patrizia, Sandra, Silvio. Conduzione: Cristina e Michela Trascrizione: Irene Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 11 novembre 2014 Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia… Osservazione Io no. Ce l’ho all’Abetone, ma qui no. Tutto mi piace. Il vestito. I colori. Quello si può raccogliere tutto, subito. Appena l’ha guardata, subito le è piaciuto. Enigmatico, e molto anche. Non si riesce a capire quello che è. Quella è una persona, e non indovini né le mani, né i piedi. Le mani, le s’intravedano. Brutto, no. Interessante. È un po’ impicciato. La bocca. Perché vedi come sta bene colla bocca. Vedi? È messa bene, ravviva la faccia. Ci ha un occhio solo – a me mi sembrerebbe, questo di qua mi sembra un orecchio, e un sopracciglio. Insomma: raffigura un po’ una persona, ecco: ma… Una persona dolce, il visino è dolce. Io ne capisco poco. Ma a vedello così bello, fatto bene, è bella, ci ha un po’ di tutto. Quel pittore è stato bravo. Interessata su più cose. Uno come me, che si accinge a dare un giudizio, il gomito, gli occhi – io mi devo preoccupare di cercare dov’è l’occhio. Per me è interessante, ma non è perfetta. Come quadro è bello, però mi piace. Forse sono gli occhi, che si vede poco. Piacere, un me ne piace punti. Io vado in cantina, che la cantina la tengo come un salotto, e ce li trovo. Mi piacciono molto i colori. Poi, su questi visi deformati ho dei problemi anch’io. Ma come colore, qualche difetto ce l’ha. Qua in basso è un po’ sfogliato – che significa che non è completo.Sembra quasi che la parte sopra e la parte sotto non c’entrino l’una con l’altra, quasi due mondi diversi, anche i colori sono diversi. Però, unite dal braccio che tiene la testa, con la mano appoggiata sulla guancia e il gomito sul bracciolo. I colori lo rendono più vivo: il giallo, il rosso. A me mi sa che rinevica. Gli occhi.Gli occhi. La parte superiore. Il colore che c’è lassù in alto. Se si parla dei colori, certo, il verde qui sopra, e Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti, 8 gennaio 1939 A PIÚ VOCI poi il rosso.E quella striscia nera sul corpo, io non sono un pittore, son contadino, però… Mi piace. Questo quadro sostanzialmente ha due cose che colpiscono: la testa, con quella cosa sopra la testa; il naso sembra messo di traverso, e l’occhio: anche se guardate bene restate un po’ sbalorditi: un è normale, un è uguale a quell’altro. È fatto bene o è malato? Non si potrà mai sapere. E quel gomito di colore nero, che si capisce e non si capisce. Quel nero, cos’è? Un braccio. Un foulard. Una ciocca di capelli. No, perché son biondi. Una bottiglia che le gira insieme. Una bottiglia no davvero! Potrebbe essere anche un gatto nero. Chi ci dice che dietro di lei non ci sia un cavallo? Potrebbe essere nascosto dalla persona. La coda è quello nero. Oppure, lei gli ha tagliato la coda e se l’è messa come un ornamento. Pensa e ripensa. I pensieri di Filomena Filomena, una donna con tanti pensieri. Ben detto! Ma che pensa, non lo sa nemmeno lei. Certo, le dispiace di avere quell’occhio. Forse l’ha lasciata il marito. Un motivo si trova: ci ha il naso con la gocciola, tre occhi, la barba che le arriva fino al petto… E allora? Basta che trovi un’altra persona che a lei piace: e’ la trova, la trova! (io un la sposo, perché un mi garba). Forse non è niente di tutto questo. Più che pensierosa mi sembra sognante. Lei è alla ricerca di qualcosa che noi non abbiamo ancora identificato. Cerca degli occhi diversi, noi non riusciamo a vedere. È una donna che cerca i suoi occhi e cerca la sua mano: o è la mano nascosta che sta cercando delle novità? Che sta costruendo qualcosa o sta nascondendo qualcosa? Indovinala Grillo! È andata al cimitero a trovare il suo marito – lui, bell’e fatto fuori. Ora, è bella sorridente, a casa sua dopo tutto questo camminare, sarà stanca. Quasi quasi la va a letto. Ha un sacco di pensieri. Ma non si vede, no, così brutta. Sembra una donna che va a cercà qualcuno. Qualcuno troverà, perché Picasso… Vediamo cosa succederà, semmai facciamo la seconda puntata. ps: No, io una cosa così nemmen tirata dietro. A me un mi piace: queste cose grosse… Poi, tornare a casa tardi… Aladino, Alberta, Cecilia, Chiara, Delia, Donatello, Elda, Fiorenza, Ilaria, Irene, Jennifer, Luca, Marcella, Michela, Nicola, Pilar, Rosalba, Simone, Vittorio Conduzione: Irene e Michela Trascrizione: Luca A PIÚ VOCI Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 25 novembre 2014 Entriamo in mostra dall’ultima sala e, a coppie, osserviamo i dipinti esposti. Ai partecipanti viene chiesto di scegliere il dipinto che preferiscono tra Uccelli nello spazio di Joan Miró e Midwest di Esteban Vicente. La maggioranza sceglie l’opera di Vicente: ci sediamo davanti al quadroi e l’osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia… Osservazione Quello (Millares) mi sembra una rovina, mi sembra una barca di rottami. Questo (Vicente) è un gazzebuglio! Per me l’ha poco senso, mentre invece preferisco quello là (Mirò). Che ci vedo? Un ci vedo niente. C’è più cose. Vedi che non c’è niente, qua. Questo fa pensare al carnevale. Quello là mi dà più un senso di libertà, è più… come si dice? Arioso. Questo qua ci ha più luce, è come… un giardino! Mah! mi sembra più… c’è più colori. A me i colori e’ mi piacciono tanto. Tutte vogliono i colori loro. ci vedo questi colori molto tenui: rosa… e questo grigio, questo nero: ci vedo giovani e vecchi insieme, comunque belli, questi colori pastello Quello là è un coso verde. C’è meno espressione. È un azzurro che mi piace di più. Quaggiù, ci vedo una casina con le finestre. Sì, ce l’ho vista anch’io. Ci vedo una donna che balla. è un lampadario che volteggia, e quella bestiolina che gli va incontro. Secondo me è un problema di colori. I verdi, il rosa che sale fin lassù, tutte le macchie rosa. Il rosa è il colore che mi piace di più. È il più appariscente. Piano piano, visto?, sta diventando un giardino: è un giardino che ci sono tutti i colori: riempiono; c’è un uomo che si trattiene: tiene, tiene: forse lo ha preso per donarlo a sua madre. Che ne dite di quel segno lì, quel segno lì scuro, che potrebbe essere una porta aperta? È il buio della porta aperta, quindi, dietro quel buio c’è la luce di una stanza. Il lampadario! Io lo vedo bene in una casa: la mia. Chi l’ha dipinto, chissà che botte in capo ci darebbe Io sono tutto meno che poeta: ho fatto il contadino. Ovvero: poesia in forma di rosa Esteban Vicente, Midwest, 1953 Piano piano sta diventando un giardino Questo gazzebuglio, bisogna guardarlo molto in fondo: non riesco co’ mì occhi. Guardo una parte, vedo una cosa, guardo quell’altra, ne vedo un’altra. Inoltre, intorno, ci sono dei colori, uno diverso dall’altro: e ciascuno fa il suo de’ rumori. C’è un mare di, di, di, di cose / di rosa sicché non saprei quale scegliere. Il rosa che va fin lassù, il rosa è il colore che mi piace di più. Quel segno lì, quel segno lì scuro, è il buio di una porta aperta quindi dietro c’è una stanza, un lampadario luminare; e, se c’è una donna, è vestita di rosa. E questa cosa che sembra la forma di un cavallino che va incontro a questa luce, a questa luce sì, io sto pensando, allora, a cosa lo attira: un rumore allegro che viene da lontano si sente proprio all’orecchio, sale piano, è un movimento soave, il lampadario volteggia: piano piano, visto?, è diventato un giardino. Aladino, Alba, Alberta, Antonella, Antonella, Chiara, Delia, Fiorenza, Ilaria, Mila, Monica, Isaura, Roberta, Vittorio Conduzione: Irene e Michela. Trascrizione: Luca Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 2 dicembre 2014 Entriamo in mostra a coppie e ci fermiamo nella seconda sala. Ai partecipanti viene chiesto di scegliere il dipinto che preferiscono tra il Ritratto di Dora Maar e Donna seduta appoggiata sui gomiti (Marie-Thérèse) di Picasso. La maggioranza sceglie Marie-Thérèse: ci sediamo davanti al quadro e lo osserviamo con attenzione, poi iniziamo a raccontare una storia… Osservazione Per guardare questo quadro bisogna intendersi, studiarla bene, anche sui libri… È pensierosa, sta meditando. È una donna. Ci vedo poco in questa persona, un po’ la faccia, ma non si vede né braccia né nulla. O non ce l’aveva o non gliel’hanno fatte. Sta pensando a qualcosa. Si vede un coso celeste qui. Che l’è, un piede quello o una gamba? Io vedo il volto, i bracci e che sta pensando. Mi colpiscono molto quei segni rossi sul corpo. Non sono uguali. Mi colpisce anche la cornice. Ha i labbri verdi o azzurri. È mezza in un modo e mezza in un altro. C’è quella nera che divide. Sarà solitudine… s’è creata un mondo da sé. Per me è una donna insignificante. Non mi dice proprio niente, non mi piace. Se avesse avuto un dispiacere avrebbe dovuto avere un’altra espressione. Questa espressione non mi dice nulla. È una donna che sta così. Ha i capelli neri e un cappellino celeste e un fiore, anzi tre fiori. Quello là (Ritratto di Dora Maar) è tutto bello. Questo qua mi piace poco. L’ha in bocca una papera. Qui davanti c’è un po’ di rosso. Ci sono dei fili che sono rossi proprio e c’è proprio qui un rigo rosso. Gli è la goletta, il bordo del bavero. C’è una macchia sul giallo: potrebbe essere una vena che va al cuore. Il naso ce l’ha schiacciato e abbastanza torto. La non è vestita bene. Io ne vedo vestite meglio di lei, come quelle di Empoli. I colori dei suoi vestiti sono smorti. A me non mi tornerebbe. Si vede che questa donna è sola, persa nel suo mondo. È una donna che medita. Ognuno ha diritto di pensare come vuole. Io vedo una donna che sta pensando a qualcosa. Non si può sapere cosa perché non siamo dentro di lei. Pablo Picasso, Donna seduta appoggiata sui gomiti, 8 gennaio 1939 A PIÚ VOCI Chi l’ha fatto? Per me lì c’è una doppia personalità, qualcosa che viene da dentro: è una persona che non si piace. Effettivamente non è un granché. Secondo me è sbagliato quello nero. Sembrano capelli, o è un drappo. Non può essere una cravatta. Quel coso nero gli esce dalla bocca… potrebbero essere i pensieri brutti. L’animale nero. Una donna pensierosa. (I pensieri ce li abbiamo tutti) È una donna. È pensierosa, sta meditando. Pensa ai debiti. Pensa: “Domani ho da pagare un monte di gente e non ho i soldi. E come fo?” È pensierosa perché è brutta. Almeno avesse avuto gli occhi sorridenti… Ma no, è una bella donna. Vista così è bella davvero. Ha gli occhi belli. Un occhio è bello, l’altro è piccolo e stretto. Si chiama Maddalena. Questa donna sta pensando a un uomo che l’ha lasciata. È nel salone di casa, abita in via degli Strozzi. Era un amore passeggero, un’infatuazione. È un po’ malata e un po’ mascherata. Non può pretendere… È un mese che sta lì e pensa: “Accidenti a chi m’ha fatto in questa maniera”. È spagnola, è una donna europea. Viene dal cervello di chi l’ha pitturata. Entra qualcuno nella stanza. Sarà un uomo, un suo amico, un fidanzato di prima… Lei gli dice: “Buongiorno, icché la vole?” Lui gli dirà: “Amore, le colline sono in fiore”. Lui è ancora innamorato, lei gli piace ancora. Le dice: “Vieni, stiamo insieme”. “E scappato il gatto” dice lui. “Vallo a cercare” Lui va a cercare il gatto, ma non lo trova e lei gli va dietro. Alessandro, Andreina, Anna, Arianna, Carmela, Chiara, Cristina, Gioia, Giuseppe, Guendalina, Iolanda, Lorena, Luigi, Maria, Mario, Marta, Otello, Raffaele, Rosita, Tina, Vanna, Vittorio Conduzione: Irene e Luca Trascrizione: Cristina Un progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura 16 dicembre 2014 Entriamo in mostra a coppie dall’ultima sala e ci sediamo davanti a Joan Miró, Uccelli nello spazio. Osserviamo il quadro con attenzione, poi inventiamo una poesia. Osservazione Per me è il mare e quelli sono degli animali dell’acqua dentro. È difficile. Ma questi costano un mucchio di soldi e son fatti così! La libertà è la cosa più bella. Cosa vi rappresenta questo? A me niente! Ti piace? Così, così. Firenze è la città dei pittori. Vedo una C e un sette. Delle strisce nere e intorno bianco. Che vorrebbero dire quelle strisce? Vedo neanche delle cose chiuse, vedi, sono aperte. Così è bello. Se ci metti qualcos’altro sarebbe più… Non una gran bellezza. Metà cielo e metà pesci dentro. Mi sembrano dei disegni da bambino. Quello rosso è un mondo nello spazio, poi c’è due, tre, quattro stelle. E quelle righe nere potrebbero essere tuoni. È un mondo pulito, un mondo celeste, azzurro. Mi piace più quello là. Mi dà un’emozione di serenità. A me non mi trasmette nulla. Così le po’ fa’ un bambino… scarabocchi. Mi fa rabbia ‘este cose così. Quando ero giovane ero estrosa e mi divertivo a fare i quadri, qualche palazzo… Mi madre mi ha fatto così. Non mi trasmette molte emozioni. L’azzurro mi piace. Quelle strisce nere mi fanno pensare alla musica. Ci, Uno, sette. Non è male. Mi sento bene, come prima, non cambio. Si va tutti vicino al verde. Io c’avevo un amico, s’intendeva di quadri e conosceva molti pittori. Quello è un pesce, t’ho detto, però mi sembra un cielo. A me piace moltissimo perché ci vedo qualcosa di molto primitivo, come le matrici delle forme della vita. La forma non è ancora sviluppata, ma c’è la vita. Qualcosa di strano c’è. A me i colori piacciono. Mi dà segno di speranza. Questi tuoni… e poi ci sta il sole lassù. Sembra il sole e la luna. Sembra un pezzo di mare in fondo. Lascia tanto spazio alla libertà, si può volare, si può vedere l’inizio, il battito d’ali, l’immenso. Questi segni, è come se io posso prenderne uno e trasformarlo come voglio perché i segni sono aperti. Il colore è uno spazio e quindi immenso. Molto libero, non c’è niente di chiuso. Mi piacciono i colori e quei pallini che sembrano fatti con una bomboletta spray. I segni mi ricordano le scritte giapponesi. Però non mi piace. Un corpo estraneo che gira intorno alla terra. Ci vedo tante cose… Joan Miró, Uccelli nello spazio, 1946 A PIÚ VOCI Ma’… vedo l’acqua. Son tutte ferme quelle. Non so dire. Io vedo il cielo. L’acqua sarebbe mossa. Son pesci. Io non vedo altro. Le matrici fluttuano come navigassero nell’acqua. È bello il colore celeste. Quello lì è un sette; sotto al sette c’è scritto uno. È tutt’una parola. Il sole splende. Scritte nel cielo. Un battito d’ali. Quel movimento è musica. Non saprei manco rispondere. Mamma! Vita e speranza. Bisognerebbe appoggiare l’orecchio. Questo rumore qui, dell’acqua, SCCC L’acqua che picchia negli scogli. Qua qua qua qua qua, come le bollicine. Rumore di tuoni: BUM! RRRR BRRR L’acqua è pura, inodore. Io sento odore di fiori. Quella è una V e poi una M. Sono tutte lettere. Nulla. Poco niente. A me mi dice tanto. Sensazione di pace e di serenità. Sensazione di freddo. Brividi. Un’emozione. Catturato dalle lettere! Schizzi. Sperdimento. Disorientamento. Mi sento libera. Pace, libertà, tranquillità. Andreina, Anna, Antonella, Carmela, Chiara, Daniela, Elio, Gerarda, Iolanda, Raffaele, Serena, Tina, Vanna Conduzione: Irene e Luca Trascrizione: Cristina Un filo che vola ma le macchie gialle cosa sono? Un aquilone Un aquilone Un aquilone con un filo (però non ha il rombo) Tagliamo il filo! No, non tagliamo nulla Una mongolfiera, un pallone sonda che vola nell’atmosfera Vento Aereo Enigma Leggerezza Il movimento del mare Bell’aria Rumore del vento Schiocco che dà il tempo Il mio cervello al contrario Vento sospeso nel cielo Un fiume in piena Il filo del discorso Un discorso per l’aria Caos Non capisco Molto sereno Mi dà la sensazione di atmosfera Ma le macchie gialle cosa sono? Io direi... un astratto Alessandro, Andrea, Francesco, Giovanni, Irene, Lucia, Maika, Marco, Nara, Ovidio Nara Degl’Innoceni, Senza titolo, 2014 Note Marco Biffoli, Senza titolo, 2014