I lavoratori della conoscenza
tra mito e realtà
Dipartimento CoRiS, 6 maggio 2014
OpenHub Lis Adriano Olivetti
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@patcinti
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Patrizia Cinti
La conoscenza dalla filosofia
Noi sappiamo una quantità di cose (...) anche e
soprattutto cose che non sono della massima
importanza pratica, ma che possono anche
consentirci una profonda penetrazione teorica e una
sorprendentemente elevata comprensione del
mondo.
La nostra ignoranza è illimitata e tale da toglierci ogni
illusione. (...) Ad ogni passo avanti che facciamo, ad
ogni problema che risolviamo, non scopriamo solo
problemi nuovi e insoluti, ma scopriamo anche che là
dove credevamo di trovarci su un terreno stabile e
sicuro, in realtà tutto è incerto e precario.
Karl Popper
Patrizia Cinti
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Ma che cos’è il Capitale Intellettuale?
• Il giornalista di Fortune Thomas Stewart è stato tra i primi a definire così la
parte più invisibile e più rilevante del patrimonio di una organizzazione, che
i manager devono imparare a gestire.
• Nel suo articolo del giugno 1991 Brainpower - How Intellectual Capital Is
Becoming America's Most Valuable Asset, definisce il CI come: “la somma
di tutto quello che ogni persona all’interno della tua azienda conosce in
grado di fornirti un vantaggio competitivo nel mercato”. “Le risorse
intellettuali sono sempre state una risorsa essenziale. Dopotutto, è il motivo
per cui l’Homo Sapiens governa il mondo. Ma non è mai stato importante
come oggi per il business. Ciascuna azienda dipende in modo crescente
dalla conoscenza - brevetti, processi, capacità manageriali, tecnologie,
informazioni sui consumatori e fornitori, esperienza tradizionale. Messa
insieme, questa conoscenza costituisce il capitale intellettuale.”
• In seguito affermerà: “l’informazione e la conoscenza sono le armi
termonucleari competitive del nostro tempo”.
Patrizia Cinti
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Ma prima non c’era la Svezia?
• In Svezia una "Comunità di Pratica" sulla misura del
"Capitale Conoscenza" e sui Beni Intangibili era già
nata nel 1988, dal lavoro in lingua svedese di Karl Erik
Sveiby: The Invisible Balance Sheet.
• Di seguito, il manager della azienda svedese Skandia,
Leif Edvinsson, ha combinato il lavoro di Sveiby con
quello prodotto da Kaplan e Norton (Balanced
ScoreCard): ha così realizzato un sistema di
misurazione e monitoraggio del Capitale Intellettuale
che è stato proposto come supplemento del bilancio
annuale della Skandia dal 1994.
Patrizia Cinti
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Ma prima non c’era Adriano Olivetti?
• Adriano Olivetti (Ivrea, 11 aprile
1901 – Aigle, 27 febbraio 1960)
Patrizia Cinti
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I lavoratori della conoscenza
•I lavoratori della conoscenza sono quelli per i quali la conoscenza
è il principale input e output dei processi di lavoro e che
impiegano diversi tipi di conoscenza per svolgere i propri compiti.
•Il processo di lavoro dei lavoratori della conoscenza cioè non
riguarda materiali e puri dati ma conoscenze; attraverso la
personale conoscenza professionale (conoscenza esplicita/tacita,
conoscenza esperta/operativa, conoscenza razionale/emotiva etc)
trasformano input conoscitivi (dati, informazioni, immagini,
concetti, segnali, simboli) in output di conoscenza di maggior
valore (soluzione di problemi, orientamento degli eventi, dati e
informazioni arricchite, innovazione, etc.).
F.Butera
Patrizia Cinti
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Gli elementi del Capitale Intellettuale
Capitale
intellettuale
Capitale
umano
Capitale
strutturale
La combinazione di conoscenza,
capacità, innovatività e abilità dei
singoli dipendenti
dell’organizzazione di eseguire i
compiti. Include anche i valori, la
cultura e la filosofia
dell’organizzazione. Il capitale
umano non può essere posseduto
dall’organizzazione.
Patrizia Cinti
L’hardware, il software, i database, la
struttura organizzativa, i brevetti, i marchi
registrati e qualsiasi altro elemento della
capacità organizzativa che possa
supportare la produttività dei dipendenti.
In breve, tutto ciò che rimane in ufficio
quando i dipendenti tornano a casa. Il
Capitale strutturale include anche i clienti
come capitale, le relazioni sviluppate con
i principali clienti. Diversamente dal
capitale umano, il capitale strutturale può
essere posseduto e quindi
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commercializzato.
Perché gestire la conoscenza ?
• per
non disperdere il patrimonio di conoscenze
• per trasferire le conoscenze ai nuovi assunti
• per migliorare la scelta degli obiettivi
• per migliorare la qualità dei risultati
• per innovare il processo
• per diffondere buone pratiche di lavoro
• per non dover “inventare l’acqua calda”
• per……
Patrizia Cinti
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Una definizione sintetica
"La conoscenza è una combinazione di
esperienze, di informazioni e le capacità di
analisi che fornisce uno schema di
riferimento per valutare e incorporare nuove
esperienze ed informazioni. Si origina e
viene utilizzata nella mente degli uomini.
Nell'organizzazione la conoscenza spesso è
raccolta non solo nei documenti o repository
ma anche nelle routine lavorativa, nei
processi, nelle pratiche e nelle norme
organizzative." [Thomas H. Davenport,
Laurence Prusak 2001]
Cos’è la “conoscenza” nelle
organizzazioni?
Dati
Informazioni
Conoscenze
La conoscenza è più dei dati
e delle informazioni
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Che cos’è la conoscenza?
• apprendimento; presa di contatto; consapevolezza,
cognizione acquisita; nozione, acquisizione sul piano
logico o dell’esperienza; facoltà di percepire e di
apprendere
• modello iconico: un’immagine adeguata (di natura
mentale) dell’oggetto di conoscenza - i prototipi di
conoscenza sono la percezione e la memoria
• modello proposizionale: una proposizione vera - oggetto
della conoscenza non sono le cose, ma le loro relazioni,
ossia i fatti
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Le forme del conoscere
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esperienza immediata, sensi
empatia
immaginazione
impressione
fede
arte
studio
osservazione mirata
introspezione
comunicazione verbale
gestualità
…………………………….
Patrizia Cinti
NON SOLO
la ricerca scientifica
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Soggetti, spazi, tempi, modi...
Conoscono tutti, ovunque, sempre, a qualsiasi età e con
ogni mezzo.
La conoscenza sta nella mente delle persone.
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Caratteristiche della conoscenza
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La conoscenza è nella testa delle persone
La conoscenza è un flusso, non una cosa
La conoscenza è nelle reti e nelle comunità di pratica
La gestione delle conoscenze si fa con un
orientamento alla “connessione”, non “collezione”
La conoscenza in grado di generare valore è la
conoscenza in azione
La conoscenza non è una risorsa il cui valore si misura
in quantità; si misura la conoscenza in azione
La conoscenza è una risorsa contestuale e deperibile
La conoscenza è una risorsa che contribuisce al valore
di un’organizzazione
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Quanta conoscenza
nell’organizzazione?
• embrained knowledge (conoscenze ed abilità concettuali
e cognitive)
• embodied knowledge (pensare pratico)
• encultured knowledge (socializzazione ed acculturazione)
• embedded knowledge (competenze organizzative)
• encoded knowledge (segni e simboli in libri, manuali,
tecnologie informatiche)
(Blackler)
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Tacito ed esplicito
• La conoscenza espressa in parole e
numeri è solo la punta dell’iceberg
• La conoscenza è essenzialmente tacita,
non facile da vedere e da esprimere
• Conoscenza tacita: è soggettiva;
contiene una importante
dimensione cognitiva; consiste di
schemi, modelli mentali,
percezioni, sensazioni. Riflette la
nostra immagine della realtà e la
nostra visione del futuro
• Conoscenza esplicita: è oggettiva,
è contenuta nei manuali, nelle
procedure. E’ il know-how
quantificabile e comunicabile con
parole, numeri, ecc.
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La spirale della conoscenza
(Nonaka, Takeuchi)
a
Conoscenza tacita
Conoscenza
tacita
Socializzazione
Conoscenza esplicita
Esternalizzazione
da
Conoscenza
esplicita
Interiorizzazione
Combinazione
Nonaka I., Takeuchi Hirotaka, The Knowledge Creating
Company, Oxford University Press, New York, 1995
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I risultati della ricerca in Italia: 4 categorie professionali
(Fondazione Irso)
Professionisti cosmopoliti (C)
• elevata qualificazione formale
• conoscenze teoriche strutturate e
certificate
• riferimento a standard, processi di
legittimazione, associazioni,
licensing bodies, istituzioni
“cosmopolite”
Professionisti locali (L)
• elevata qualificazione formale
• conoscenze teoriche strutturate oltre che
esperienza e competenze applicative
• adattamento delle teorie ai problemi
concreti dell’organizzazione
• responsabilità verso l’organizzazione e
verso la clientela
Tecnici (T)
• medio livello di qualificazione formale
ed elevata expertise
• uso di specifiche strumentazioni
• conoscenze tecniche e
metodologiche e conoscenze del
contesto applicativo aziendale
Operativi qualificati (O)
• qualificazione formale medio-bassa
• funzioni di controllo e gestione di
processi produttivi o di servizio
• soluzione di problemi e varianze uso di
tecnologie informatiche
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Professione a «banda larga», professione
esercitata e ruolo organizzativo
Rintracciare, analizzare e rappresentare le specificità dei ruoli
organizzativi agiti per costruire omogeneità
• Progettare professioni a banda larga vuol dire partire dalle
caratteristiche dei ruoli agiti per “distillare” i tratti
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durevoli, quindi poco obsolescenti nel tempo e facilmente riqualificabili
solidi, quindi competitivi nel mercato del lavoro ed utili ai sistemi socioeconomici
definiti, quindi facilmente gestiti, formati e sviluppati
trasversali, quindi mobili e meno legati ai contesti specifici
riconoscibili, quindi oggetto di scelta professionale dei singoli e non lotteria
professionale
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