Non lo si può analizzare come un teorema intellettuale. Non lo è. Non lo puoi spiegare a qualcuno senza perderne l'esperienza. Dev'essere vissuto, perchè non sente le parole. Le parole, fanciulle della ragione, non possono spiegarlo, non possono tradurre il feeling perchè non ne sono parte... ecco cosa è il jazz... feeling. Cos'è il jazz? Il jazz è un genere musicale nato negli USA agli inizi del XX secolo e sviluppatosi nella prima metà del '900. Ha origine nelle comunità degli schiavi neri, che cantavano per alleggerire il duro lavoro nelle piantagioni: si è caratterizzato come musica d'arte tipicamente afroamericana, con gran seguito di pubblico statunitense nei primi decenni del secolo e conseguente diffusione in Europa in quelli successivi. Storia sociale del jazz / Eric John Hobsbawm Editori riuniti, 1982 Il jazz non è né immutabile né chiuso in se stesso. Non c'è una linea di frontiera, ma un'ampia fascia di transizione che lo divide dalla musica leggera comune, molta della quale è, in varia misura, colorita o intrisa di jazz; e nemmeno è nettamente separato dalla vecchia musica folkloristica, da cuid'altronde è nato. M.DEP 26888 In USA e in Europa il genere si è differenziato in diversi stili e sottogeneri: dal dixieland dei primi anni allo swing negli anni '30 e '40; dal bebop al cool jazz e all'hard bop degli anni '50; dal free jazz degli anni '60 alla fusion degli anni '70, fino alle contaminazioni con il funk e l'hip hop dei decenni successivi. L'origine del termine jazz è tuttora incerta. Le testimonianze più attendibili di musicisti di New Orleans, fanno riferimento alla parola francese “jaser” (fare rumore ), in opposizione alla “buona musica” degli ambienti musicali tradizionali. Dal punto di vista tecnico, il jazz è caratterizzato dall'uso intensivo dell'improvvisazione, di poliritmie, di progressioni armoniche insolite (se confrontate con quelle in uso nella musica classica), dalla “pulsazione ritmica” dello swing che riveste grande importanza in quasi tutte le forme stilistiche di questa musica. L'interpretazione si fonda sul virtuosismo strumentale e non di rado si avvale del libero arrangiamento di melodie della musica colta. L'improvvisazione che parte da una variazione del tema iniziale può divenire totale, così come avviene nel free jazz negli anni '60-'70, assumendo la completa preminenza sul tema. Il jazz e il suo mondo / Giancarlo Roncaglia Einaudi, 1998 Un'altra forma musicale, non solo nera, che ha fornito un contributo notevole alla nascita del jazz, ha con la società americana strettissimi legami, non esclusivamente musicali ma soprattutto socio-politici: si tratta del work-song, il canto di lavoro. M.MAG 0700 017383 La formazione jazzistica tipica è il quartetto composto da batteria, basso, contrabbasso, pianoforte, più uno strumento solista (sassofono o tromba). Non più utilizzata invece la formazione jazzistica orchestrale in voga negli anni '30 in America, quando il jazz era diventato musica da ballo. Oggi il jazz è composto e ascoltato ovunque in tutto il mondo con lo stesso interesse che è volto alla musica colta: è divenuto esso stesso, paradossalmente, musica colta. Jazz foto di gruppo. Mito, storia, spettacolo nella società americana / Arrigo Arrigoni Il saggiatore, 2010 Nessuna arte può vantare (o esecrare) altrettanto coinvolgimento con lo spettacolo, il divertimento, il piacere, il vizio quanto il jazz. Musica di ex schiavi illetterati, ma attenti alle forme più apprezzate dagli ex padroni bianchi, richiedeva spontaneità, abbandono, novità ritmica, vitalità e radici nere. M.DEW 781.65 ARRIA . Breve storia del jazz... La musica jazz nacque nei primi anni del '900 a New Orleans, in Louisiana, dall'incontro di stili diversi: quelli delle marce militari bandistiche e quelli delle bande che suonavano ai funerali durante i quali, dopo la marcia funebre, nel percorso del feretro al cimitero, interpretavano un repertorio decisamente più allegro insieme a coloro che sapevano suonare uno strumento. Il primo musicista, indicato come “padre del jazz”, è Buddy Bolden, ma il primo compositore del genere è il pianista Jelly Roll Morton, che acquistò grande notorietà con il brano King Porter Stomp. Figura preminente fu il trombettista Joe “King” Oliver. Buddy Boldenʼs blues / Michael Ondaatje Garzanti, 1995 Era una musica che aveva così poca sapienza che veniva voglia di pulire tutte le note accanto a cui passava, come se le superasse per strada viaggiando in automobile, le passasse prima ancora di avvicinarsi e di vederle come si deve. M.MAG 0700 006008 Il primo complesso jazz, composto incredibilmente da soli bianchi, fu la Original Dixieland Jass Band, che si esibì in tournèe anche in Europa; autore del primo brano mai registrato fu Livery Stable Blues. Tra il 1910 e il 1920 il jazz venne spesso portato al nord sui battelli che risalivano il Mississippi da orchestre che intrattenevano i viaggiatori. Meta di molti musicisti era Chicago: in questo periodo il jazz si avvia in forme ritmiche più sofisticate, ove il solista si produce in esibizioni virtuosistiche dominanti; è il tempo di Louis Armstrong, musicista trombettista che, come è stato affermato, con pochi altri scrisse la storia del jazz. Numerose le registrazioni dei suoi gruppi, gli Hot Five e gli Hot Seven nel 1925. La musica dei neri americani. Dai canti degli schiavi ai Public Enemy / Eileen Southern Il saggiatore, 2007 Le caratteristiche più distintive del jazz derivano direttamente dal blues. Il jazz infatti è una musica improntata sulla voce umana; i jazzisti la rimpiazzano con la voce dei loro strumenti, ma tentano di ricreare la vocalità blues e le blue notes usando gli setssi effetti del cantante blues. Il jazz, come il blues, enfatizza l'individualismo. S.DEW 789.949 SOUTE Ed è il tempo in cui la nascita dell'industria discografica determina la diffusione del genere, accanto alla produzione del blues. Nel decennio successivo (1930-1940) si affermano le grandi band che si esibivano in grandi sale da ballo o in locali in cui si vendevano alcolici, vietati dal proibizionismo. Un grande direttore d’orchestra fu Paul Whiteman, che commissionò a George Gershwin il brano Rapsodie in Blu, ove confluivano elementi jazzistici in uno schema compositivo di derivazione classica. La musica jazz diventò ballabile grazie ad una nuova formula utilizzata da Benny Goodman, giovane musicista ebreo. Ogni brano cominciava con tranquillità per scatenarsi poi progressivamente, mantenendo però lo stesso ritmo: lo swing. Di grande popolarità furono le orchestre di Benny Goodman, Duke Ellington, Chick Webb (vi cantava Ella Fitzgerald ). New York fu il palcoscenico privilegiato delle esibizioni delle grandi orchestre, specialmente nel quartiere di Harlem, mentre intorno a Broadway fiorivano locali ove si esibivano piccoli gruppi jazz con musicisti di grande talento come Coleman Hawkins e Lester Joung. Negli anni 1940–60, mentre diverse grandi orchestre chiudevano per motivi economici, ad eccezione di quelle di Duke Ellington, Count Basie, Woody Herman ed Estan Kenton, nacque un nuovo stile, il bebop, ad opera di giovani musicisti jazz come il trombettista Dizzy Gillespie ed il sassofonista Charlie Parker. Il nuovo movimento musicale suscitò tuttavia l’avversione in campo sociale a causa degli atteggiamenti esteriori e dello stile di vita dei cosiddetti “boppers”: il mondo del jazz era infatti spesso associato a quello della droga, ed in realtà alcuni musicisti morirono a causa della loro dipendenza. In campo musicale l’opposizione fu espressa dai jazzisti tradizionalisti come Louis Armstrong. Jazz music. Dai classici alle nuove promesse i protagonisti della musica afroamericana / Flavio Caprera Oscar Mondadori, 2006 350 schede di musicisti, comprendenti non solo i più noti ma anche tanti talenti semi-sconosciuti, ciascuno con la propria discografia bibliografia e indicazioni di eventuali siti web; un glossario, una bibliografia generale, una rassegna cinematografica di pellicole dedicate al jazz e un aggiornato elenco di tutti gli appuntamenti e i festival della scena internazionale. M.DEW 789.96 CAPRF Il bebop fu un movimento musicale afroamericano, basato sulla sperimentazione di una musica “che i bianchi non potessero copiare”, sull’esasperazione ritmica, sull’accentuato virtuosismo strumentale e sulla complessità, nonché asprezza, della frase musicale. Con l’avvento del bebop, il jazz perse la grande popolarità che aveva avuto fino a quegli anni per divenire una musica d’arte volta ad artisti ed intellettuali. Già negli anni quaranta un nuovo genere, il cool jazz, espresse con le sue caratteristiche melodiche e rilassate la reazione agli aspetti più estremi del bebop: nacque a New York ma si sviluppò in California ( West Coast Jazz ). Ne furono grandi interpreti i trombettisti Chet Baker e Miles Davis. Anche il cool jazz non ebbe però diffusione tra il grande pubblico. Si sentì pertanto da parte di musicisti di jazz e bebop l’esigenza di fare una musica più accattivante, addomesticando il bebop in una forma più orecchiabile: l’hard bop. Dizionario del jazz / Philippe Carles, Andre Clergeat, Jean Louis Comolli Mondadori Doc, 2008 Jazz Jazz indica oggi un'insieme di generi musicali di origine afroamericana che riunisce il folklore religioso o profano, nonché forme sinfoniche. Due caratteristiche essenziali sono indissociabili dal jazz. Da un lato, un trattamento particolare delle sonorità, derivato dall'imitazione delle voci umane e animali: dall'altro, la valorizzazione specifica dei ritmi. C.DEW 789.96003 CARLP Documento per sola consultazione interna Vi si cimentarono Miles Davis, John Coltrane, Paul Chambers ed Art Blakey. Gli anni 1960-70 vedono l’affermarsi di nuove tendenze: il jazz modale di di Miles Davis e John Coltrane, basato sulle scale musicali (modi) con uno stile compositivo e improvvisativo meditativo e intellettuale; il soul jazz, più vicino al rhythm and blues; ed infine il free jazz. Il free jazz, di cui furono protagonisti Ornette Coleman e Cecil Taylor, praticando l’improvvisazione collettiva totale, frantumava le idee tradizionali di forma, armonia, melodia e ritmo; accogliendo le influenze musicali di provenienza asiatica e africana, si proponeva come genere di impegno politico e sociale e reclutò giovani talenti come Archie Shepp ed Albert Ayler. Suscitò aspre polemiche e critiche accese da parte di chi sosteneva che il free jazz abolisse la distinzione tra chi sapeva suonare e chi no. Il free jazz ebbe insuccesso commerciale perché ascoltato esclusivamente dalle élites, ma ebbe maggiore diffusione in Europa. Negli anni ’70 e ’80 alcuni musicisti sentirono il bisogno di fare nuove esperienze, con la consapevolezza che non fosse affatto facile, dato che sembrava che tutto fosse stato già fatto. Si tentò di fondere stili diversi nell’era degli strumenti elettrici (chitarra e tastiera), determinando la nascita di un nuovo genere: il jazz rock, o fusion , o jazz elettrico. Il primo gruppo di jazz rock fu quello dei Fourth Way (1968) fondato da Yusef Lateef e Mike Nock; Joe Zawinul fu uno dei più importanti musicisti del genere. E’ la musica che dà voce alle manifestazioni per i diritti civili e contro la guerra e a quelle delle Università occupate: il jazz trova nel rock una nuova via per comunicare. Miles Davis ancora una volta traccia la nuova strada da percorrere e i suoi discepoli creano nei fatti il genere: sono soprattutto i Weather Report di Chorter e Zawinul. I Weather Report creano un jazz rock elettrico coinvolgente, intellettuale; quindici album pubblicati tra il 1971 e il 1986. Si afferma la chitarra elettrica, che mai prima nel jazz aveva avuto ruolo di guida con due grandi interpreti: Bill Frisell e John Mc Laughin. Negli anni ottanta la fusion diventa la forma prevalente del jazz, si accosta a culture diverse dalle afroamericane. Il secolo del jazz. Arte, cinema, musica e fotografia da Picasso a Basquiat / a cura di Daniel Soutif Skira, 2008 Tutta la complessità del jazz emerge già di primo acchito, intessuta di contrasti, di opposizioni e di incontri insperati, improbabile miscuglio di rigore estremo e sconfinata inventiva; musica che offre accoglienza, un'accoglienza che nemmeno lo spregio può sminuire. Musica primaria, inizialmente anonima e invisibile, per via della sua dominante nera, ci è voluto il bianco per rivelarla: il bianco, le parole e le immagini. SCAFF 132/ARTE 1964 I musicisti di questo genere tuttavia destano l’interesse del pubblico soltanto con la velocità acrobatica delle loro esecuzioni, senza proporre nuove idee. Nei decenni 1980-2010, un gruppo di artisti ha cercato di arginare il crescente disinteresse nei confronti di un genere non più stilisticamente ben riconoscibile, richiamandosi alle correnti musicali praticate negli anni 1950-60. Si è messo in particolare evidenza il giovane Wynton Marsalis, che ha promosso con forza un lavoro di recupero delle radici della musica jazz nelle sue forme originarie e per questo originali. Nei tempi odierni molti musicisti riproducono con valentia repertori tradizionali. In Europa, specialmente, la musica jazz ha assunto una propria identità di interessante connotazione, per niente subalterna, come in passato, al modello statunitense. Il jazz in Italia / Adriano Mazzoletti Torino, EDT. Il punto cruciale è questo: il jazz italiano non era un'imitazione fedele della musica americana del periodo, ma piuttosto una convergenza di reminiscenze sinfoniche, melodie di canzoni italiane e “improvvisazione” jazz, spesso sotto forma di assolo scritti o memorizzati. M.DEW 781.650945 MAZZA 3 Volumi La notte che si bruciò il jazz. Dietro le quinte del Naima club di Forlì, uno dei più importanti jazz e blues club d'Italia, nel 25° anno di attività. Una storia lunga un sogno / Michele Minisci Il ponte vecchio, 2009 Tutto ebbe inizio quella notte, quando cominciarono ad arrivare un sacco di telefonate a casa nostra dicendo che si era “bruciato il Jazz”. Almeno io avevo capito così, dalle parole concitate di mio padre che rispondeva con ansia e frettolosamente, e così avevo scritto nel mio primo temino di terza elementare. PIANC N.A. 6867 I grandi autori che hanno scritto la storia del jazz... LOUIS ARMSTRONG (New Orleans 1901- New York 1971) Detto “Satchmo” (“grande bocca ” nello slang), Louis Armstrong è stato forse il musicista più influente del periodo classico e interprete di una moderna concezione della musica afroamericana. Cresciuto per strada acquisisce le conoscenze musicali sufficienti, suonando la tromba ad orecchio. Suona sui battelli del Mississippi ove si produce in intense improvvisazioni, affermando così nel jazz la figura del solista. Trasferitosi a New York, collabora con diverse cantanti di blues, incidendo capolavori come West End Blues e Wild Man) Man) facendo conoscere già la sua particolarissima vocalità cavernosa, a volte rauca. Conclude la sua esperienza con le orchestre nel 1947 esibendosi in una memorabile esecuzione di brani assieme agli All Stars, gruppo con il quale suonerà sempre incidendo straordinari album come Louis Armstrong Plays W.C. Handy e Satch Plays Fat. Fat. Nel 1961 suona con Duke Ellington assieme agli All Stars. Tiene per anni concerti nel mondo riscuotendo grandissimo successo con il suo jazz giocoso e vivace. Muore nel 1971 per infarto; colonna sonora della notizia è il suo celebre brano We have all the time in the world. world. Louis Armstrong : il re del jazz / Walter Mauro - Milano, Rusconi M.DEP 24060 CHET BAKER (Yale 1929- Amsterdam 1988) Artista bello e dannato, la sua vita è stata segnata da un'infanzia tormentata da quotidiani contrasti e dal dissidio con un padre-padrone, chitarrista, che lo introduce nel mondo musicale. Egli preferisce imparare sul campo. Suona per un breve periodo con Charlie Parker, diventa poi negli anni '50 grande interprete jazz, formando un quartetto tutto suo. La sua carriera tuttavia non è lineare a causa della sua dipendenza dalla droga e dalle difficoltà economiche che condizionano la qualità a volte pessima delle sue registrazioni. Continua a esibirsi negli anni'60 con musicisti di diversa estrazione musicale. Il suo stile si avvicina al primo Miles Davis che lo accusava di essere un imitatore ben pagato, perchè bianco. Nelle sue migliori esecuzioni, il suono della sua tromba è pulito e profondo, la voce suggestiva e sofferta. Muore tragicamente precipitando dalla finestra di un albergo di Amsterdam. Come se avessi le ali : le memorie perdute / Chet Baker Roma – Roma, Minimum Fax M.MAG 0700 017831 Chet Baker : la lunga notte di un mito / James Gavin – Milano, Baldini & Castoldi M.DEW 789.9650092 BAKEC GAVIJ MILES DAVIS (Alton 1926- Santa Monica 1991) E' il musicista jazz più innovativo che ha tracciato la strada percorsa poi dai protagonisti di questo genere. Di famiglia agiata, la sua vita sarà tuttavia segnata drammaticamente dalle discriminazioni razziali. Già a sedici anni tiene concerti e forma il suono morbido e brillante della sua tromba alla “scuola” di Clark Terry. Sperimenta il nascente bebop con Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Nel 1949 fonda una band con la quale interpreta un jazz più rilassato e freddo, il cool jazz. jazz. Nel 1955 forma il grande quintetto con al sax tenore John Coltrane col quale inciderà numerosi e memorabili dischi tra cui il capolavoro Miles Ahead. Ahead. Nel 1959 incide il disco più importante della storia del jazz, Kind of Blue del genere jazz modale. Nel frattempo cambiano i componenti dello storico quintetto. Registra album del cosiddetto periodo elettrico e successivamente l'album Bitchess Brew che riscuote un successo strepitoso per essere una proposta di jazz rock nel quale si mescolano esperienze musicali diverse. Dopo un periodo di arresto per problemi fisici, ritorna sulle scene nel 1980 con The Man with the Horn e altri dischi per i quali riceverà diversi premi. Miles Davis: una biografia critica / Ian Carr – Milano, Arcana M.DEP 30148 Miles : l'autobiografia di un mito del jazz / Miles Davis - Milano, Rizzoli M.MAG 0700 005215 Miles Davis : dal bebop al jazz-rock, 1945-1991 / Luca Cerchiari. - Milano, Oscar Mondadori M.MAG 0700 017830 DUKE ELLINGTON (Washington 1899- New York 1974) Fu soprannominato “Duke” per essere un musicista compositore eccellente, raffinato, geniale, per aver guidato orchestre per cinquant' anni e scoperto nuovi talenti. Ha sperimentato originali soluzioni melodiche per i talentuosi musicisti delle sue big band. Compositore già a 10 anni, nel 1923 si afferma a New York con il suo gruppo The Washingtonians con i quali registra il primo disco; poi ancora ad Harlem e in una lunga tournèe per gli Stati Uniti. Nel 1936 incide la colonna sonora per il film A day at the races dei fratelli Marx. Nel 1939 inizia la collaborazione quarantennale con Billy Strayhorn, autore di ballate di natura profondamente lirica e impressionista. All'orchestra si uniscono poi il sassofonista Ben Webster e il bassista Jimmy Blanton. Nel 1941, la band esegue: Take the “A” train di Strayhorn, Strayhorn, di straordinario successo. Duke nel 1943, con la composizione Black, Brown and Beige, , ripercorre l'epopea del popolo afroamericano. La sua orchestra è l'unica a sopravvivere Beige alla guerra, ma i primi anni cinquanta sono difficoltosi per la mancanza di diversi musicisti. Si ha poi una grande ripresa e, nel 1959 vince i Grammy Award. Negli anni '60 si dedica ad una musica commerciale, pur cimentandosi in pezzi ove si esalta la classe e la modernità con cui si suona il piano. Fino al 1974 terrà concerti e inciderà dischi. Duke Ellington : la sua vita, la sua musica / James Lincoln Collier - Milano, Sperling & Kupfer M.MAG 0700 005292 CHARLES MINGUS (Nogales 1922- Cuernavaca 1979) Musicista di strordinario talento, ha composto musica, ispirandosi al gospel, gospel, agli spirituals, spirituals, al blues e a Duke Ellington. Fa le prime esperienze con Louis Armstrong e Lionel Hampton. Suona poi con Charlie Parker, Miles Davis e Duke Ellington. Nel 1952 fonda la casa discografica Debut e registra Mingus at the Boemia assieme ad altri album di notevole spessore artistico e di grande successo. Si avvale della collaborazione di musicisti geniali ed innovativi come tra gli altri Eric Dolphy che per Mingus incarnava l' essenza del blues. La morte di Dolphy fu per Mingus un duro colpo a stento sostenibile. Nel 1963, Mingus registra The Black Saint and the Sinner Lady, Lady, un capolavoro. Si accentua la sua fragilità mentale e sono precarie le sue finanze. Si risolleva con l'autobiografia Peggio di un bastardo con la vendita della sua casa discografica e con l'incisione di nuovi dischi. Nel 1973 registra due ottimi album: Changes One e Changes Two. Two. Nel 1976 registra in Italia la colonna sonora di Todo Modo di Elio Petri che però non sarà utilizzata, se non in un disco: Cumbia & Jazz Fusion. Fusion. Una grave forma di sclerosi gli impedisce di suonare il contrabbasso, ma continua a dirigere la sua orchestra. Alla sua morte le sue ceneri saranno disperse nel Gange. CHARLIE PARKER (Kansas City 1920- New York 1955) Improvvisatore geniale ed esecutore velocissimo ha, col suo sassofono, tracciato la strada del jazz moderno e ha creato assieme a Dizzy Gillespie e Bud Powell, il bebop. Già nel 1935 suona da professionista a Kansas City. Nel 1941 si trasferisce a New York, impressionando il pubblico con l' acrobatica tecnica con cui dà voce alla sua ispirazione melodica. Nel 1944 registra il primo disco bebop con Gillespie. Diventa poi leader tra diversi grandi musicisti che suonano con lui (Miles Davis, John Lewis..). Nel 1945 compie una tournèe in California, ma la sua musica viene accolta con favore solo da giovani musicisti. Parker è già da tempo vittima di droga e alcol, per cui viene ricoverato nel 1946. Nel 1947 forma un gruppo con Miles Davis alla tromba e Max Roach alla batteria, incidendo diversi dischi e tenendo concerti ovunque, riscuotendo uno straordinario successo. Nel 1949 si reca in Europa, ma nel 1951, a causa del suo uso di droga, gli viene ritirata la licenza di musicista, con conseguente crisi depressiva. Nel 1953 si esibisce in una storica registrazione con Gillespie, Mingus e Roach, ma nel 1954 tenta due volte il suicidio. Muore nel 1955. La leggenda di Charlie Parker / Robert George Reisner - Milano, A. Mondadori Bird Charlie Parker / Ross Russell - Milano, Sterling & Kupfer M.DEP 24808 M.MAG 0700 005213 Altre biografie: Il disco del mondo : vita breve di Luca Flores, musicista / di Roberto Malfatto e Walter Veltroni – Milano, Rizzoli M.DEW 789.9650092 DISDM Piano, solo / un film di Riccardo Milani ; sceneggiatura Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti, Sandro Petraglia MOD.NBM 791.43 PIAS Altre proposte di lettura... racconti dell'età del jazz e del blues Tonight at noon. Un'indimenticabile storia d'amore e di jazz / Sue Graham Mingus Baldini Castoldi Dalai, 2004 Tra i musicisti jazz – tra gli uomini almeno – c'è un linguaggio laconico e ricco di sottintesi. Forse è il loro modo di rimanere uomini in un mondo corrotto. O la manifestazione della loro avversione per ciò che è ovvio. O l'effetto della infinita immaginazione delle loro anime, dei loro spiriti. Talvolta, dal di fuori, sembra che non abbiano cuore. M.DEW 789.9650092 MINGC MINGSG A Duke Ellington non piaceva Hitchcock e altre storie di jazz / Aldo Gianolio Mobydick, 2002 Questo libro forse racconta delle vite inventate, e forse è una piccola storia immaginaria del jazz, però sembrano tutte vite vere ed autentiche, tanto sono squinternate, inconcludenti, insensate e senza morale. Qui i jazzisti sono più prossimi ai mentecatti che ai musicisti, tutti presi dalla loro mania e dal loro musicale furore, e così la musica appare come un fiore variopinto che nasce dal comune letame e dal fango. (Ermanno Cavazzoni). M.MAG 0700 018928 Jazz / Toni Morrison Frassinelli, 1993 Le due amiche salgono le scale, guidate più dal jazz del pianoforte che filtra dalla porta che non dal ricordo del numero dell'appartamento. Prima di bussare si scambiano un'occhiata. Persino nel corridoio buio la pelle scura dell'amica accentua il color crema dell'altra. I capelli oleosi di Felice danno maggior risalto alle onde morbide e secche di Dorcas. La porta si apre e loro entrano. M.MAG 0700 004805 Racconti dell'eta del jazz / Francis Scott Fitzgerald Mondadori, 1980 L'età del jazz, ossia gli anni venti: il decennio – scrive Fernanda Pivano – di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate. Specchio e frutto di quegli anni gli undici racconti che compongono questa raccolta. M.MAG 0700 007385 Natura morta con custodia di sax : storie di jazz / Geoff Dyer Instar libri, 1996 Si portava dietro la solitudine come la custodia di uno strumento. Non se ne staccava mai. Alla fine della serata, dopo aver chiacchierato con gli ammiratori e magari con qualche amico di passaggio, dopo essersi ficcato in un bar ed esserci rimasto finché non c'era più nessuno, dopo essersi diretto verso casa, dopo aver cercato le chiavi... M.MAG 0700 007293 Blues in sedici : ballata della città dolente / Stefano Benni Feltrinelli, 1998 Io vecchio, cieco, e atteso vedo sul ponte due ragazzi abbracciati l'acqua è nera e non li riflette ma so quanto profondi Sono i loro sogni e quanta pena può guarire per un attimo un bacio. M.MAG 0700 011657