Non lo si può analizzare
come un teorema intellettuale.
Non lo è.
Non lo puoi spiegare
a qualcuno
senza perderne l'esperienza.
Dev'essere vissuto,
perchè non sente le parole.
Le parole,
fanciulle della ragione,
non possono spiegarlo,
non possono tradurre
il feeling
perchè non ne sono parte...
ecco cosa è il
jazz...
feeling.
Cos'è il jazz?
Il jazz è un genere musicale nato negli USA agli inizi del XX secolo e sviluppatosi nella prima metà del
'900.
Ha origine nelle comunità degli schiavi neri, che cantavano per alleggerire il duro lavoro nelle
piantagioni: si è caratterizzato come musica d'arte tipicamente afroamericana, con gran seguito di
pubblico statunitense nei primi decenni del secolo e conseguente diffusione in Europa in quelli
successivi.
Storia sociale del jazz /
Eric John Hobsbawm
Editori riuniti, 1982
Il jazz non è né immutabile né chiuso in se stesso.
Non c'è una linea di frontiera,
ma un'ampia fascia di transizione
che lo divide dalla musica leggera comune,
molta della quale è, in varia misura,
colorita o intrisa di jazz;
e nemmeno è nettamente separato
dalla vecchia musica folkloristica,
da cuid'altronde è nato.
M.DEP 26888
In USA e in Europa il genere si è differenziato in diversi stili e sottogeneri: dal dixieland dei primi anni
allo swing negli anni '30 e '40; dal bebop al cool jazz e all'hard bop degli anni '50; dal free jazz degli anni '60
alla fusion degli anni '70, fino alle contaminazioni con il funk e l'hip hop dei decenni successivi.
L'origine del termine jazz è tuttora incerta. Le testimonianze più attendibili di musicisti di New Orleans,
fanno riferimento alla parola francese “jaser” (fare rumore ), in opposizione alla “buona musica” degli
ambienti musicali tradizionali.
Dal punto di vista tecnico, il jazz è caratterizzato dall'uso intensivo dell'improvvisazione, di poliritmie,
di progressioni armoniche insolite (se confrontate con quelle in uso nella musica classica), dalla
“pulsazione ritmica” dello swing che riveste grande importanza in quasi tutte le forme stilistiche di
questa musica.
L'interpretazione si fonda sul virtuosismo strumentale e non di rado si avvale del libero arrangiamento
di melodie della musica colta. L'improvvisazione che parte da una variazione del tema iniziale può
divenire totale, così come avviene nel free jazz negli anni '60-'70, assumendo la completa preminenza
sul tema.
Il jazz e il suo mondo /
Giancarlo Roncaglia
Einaudi, 1998
Un'altra forma musicale, non solo nera,
che ha fornito un contributo notevole alla nascita del jazz,
ha con la società americana strettissimi legami,
non esclusivamente musicali
ma soprattutto socio-politici:
si tratta del work-song, il canto di lavoro.
M.MAG 0700 017383
La formazione jazzistica tipica è il quartetto composto da batteria, basso, contrabbasso,
pianoforte, più uno strumento solista (sassofono o tromba). Non più utilizzata invece la
formazione jazzistica orchestrale in voga negli anni '30 in America, quando il jazz era diventato
musica da ballo.
Oggi il jazz è composto e ascoltato ovunque in tutto il mondo con lo stesso interesse che è volto
alla musica colta: è divenuto esso stesso, paradossalmente, musica colta.
Jazz foto di gruppo. Mito, storia, spettacolo nella società americana /
Arrigo Arrigoni
Il saggiatore, 2010
Nessuna arte può vantare (o esecrare)
altrettanto coinvolgimento con lo spettacolo,
il divertimento, il piacere, il vizio
quanto il jazz.
Musica di ex schiavi illetterati,
ma attenti alle forme più apprezzate dagli ex padroni bianchi,
richiedeva spontaneità,
abbandono, novità ritmica,
vitalità e radici nere.
M.DEW 781.65 ARRIA .
Breve storia del jazz...
La musica jazz nacque nei primi anni del '900 a New Orleans, in Louisiana, dall'incontro di stili
diversi: quelli delle marce militari bandistiche e quelli delle bande che suonavano ai funerali durante
i quali, dopo la marcia funebre, nel percorso del feretro al cimitero, interpretavano un repertorio
decisamente più allegro insieme a coloro che sapevano suonare uno strumento.
Il primo musicista, indicato come “padre del jazz”, è Buddy Bolden, ma il primo compositore del
genere è il pianista Jelly Roll Morton, che acquistò grande notorietà con il brano King Porter Stomp.
Figura preminente fu il trombettista Joe “King” Oliver.
Buddy Boldenʼs blues /
Michael Ondaatje
Garzanti, 1995
Era una musica che aveva così poca sapienza
che veniva voglia di pulire tutte le note
accanto a cui passava,
come se le superasse per strada viaggiando in automobile,
le passasse prima ancora di avvicinarsi
e di vederle come si deve.
M.MAG 0700 006008
Il primo complesso jazz, composto incredibilmente da soli bianchi, fu la Original Dixieland Jass
Band, che si esibì in tournèe anche in Europa; autore del primo brano mai registrato fu Livery
Stable Blues. Tra il 1910 e il 1920 il jazz venne spesso portato al nord sui battelli che risalivano il
Mississippi da orchestre che intrattenevano i viaggiatori.
Meta di molti musicisti era Chicago: in questo periodo il jazz si avvia in forme ritmiche più sofisticate,
ove il solista si produce in esibizioni virtuosistiche dominanti; è il tempo di Louis Armstrong,
musicista trombettista che, come è stato affermato, con pochi altri scrisse la storia del jazz. Numerose
le registrazioni dei suoi gruppi, gli Hot Five e gli Hot Seven nel 1925.
La musica dei neri americani. Dai canti degli schiavi ai
Public Enemy /
Eileen Southern
Il saggiatore, 2007
Le caratteristiche più distintive del jazz
derivano direttamente dal blues.
Il jazz infatti è una musica
improntata sulla voce umana;
i jazzisti la rimpiazzano con la voce
dei loro strumenti,
ma tentano di ricreare la vocalità blues
e le blue notes
usando gli setssi effetti del cantante blues.
Il jazz, come il blues,
enfatizza l'individualismo.
S.DEW 789.949 SOUTE
Ed è il tempo in cui la nascita dell'industria discografica determina la diffusione del genere, accanto
alla produzione del blues.
Nel decennio successivo (1930-1940) si affermano le grandi band che si esibivano in grandi sale da
ballo o in locali in cui si vendevano alcolici, vietati dal proibizionismo.
Un grande direttore d’orchestra fu Paul Whiteman, che commissionò a George Gershwin il brano
Rapsodie in Blu, ove confluivano elementi jazzistici in uno schema compositivo di derivazione classica.
La musica jazz diventò ballabile grazie ad una nuova formula utilizzata da Benny Goodman, giovane
musicista ebreo. Ogni brano cominciava con tranquillità per scatenarsi poi progressivamente,
mantenendo però lo stesso ritmo: lo swing.
Di grande popolarità furono le orchestre di Benny Goodman, Duke Ellington, Chick Webb (vi
cantava Ella Fitzgerald ).
New York fu il palcoscenico privilegiato delle esibizioni delle grandi orchestre, specialmente nel
quartiere di Harlem, mentre intorno a Broadway fiorivano locali ove si esibivano piccoli gruppi jazz
con musicisti di grande talento come Coleman Hawkins e Lester Joung.
Negli anni 1940–60, mentre diverse grandi orchestre chiudevano per motivi economici, ad eccezione di
quelle di Duke Ellington, Count Basie, Woody Herman ed Estan Kenton, nacque un nuovo stile, il bebop,
ad opera di giovani musicisti jazz come il trombettista Dizzy Gillespie ed il sassofonista Charlie
Parker.
Il nuovo movimento musicale suscitò tuttavia l’avversione in campo sociale a causa degli
atteggiamenti esteriori e dello stile di vita dei cosiddetti “boppers”: il mondo del jazz era infatti spesso
associato a quello della droga, ed in realtà alcuni musicisti morirono a causa della loro dipendenza.
In campo musicale l’opposizione fu espressa dai jazzisti tradizionalisti come Louis Armstrong.
Jazz music. Dai classici alle nuove promesse i protagonisti della musica afroamericana /
Flavio Caprera
Oscar Mondadori, 2006
350 schede di musicisti, comprendenti non solo i più noti
ma anche tanti talenti semi-sconosciuti,
ciascuno con la propria discografia bibliografia
e indicazioni di eventuali siti web;
un glossario, una bibliografia generale,
una rassegna cinematografica di pellicole dedicate al jazz
e un aggiornato elenco di tutti gli appuntamenti
e i festival della scena internazionale.
M.DEW 789.96 CAPRF
Il bebop fu un movimento musicale afroamericano, basato sulla sperimentazione di una musica “che i
bianchi non potessero copiare”, sull’esasperazione ritmica, sull’accentuato virtuosismo strumentale e
sulla complessità, nonché asprezza, della frase musicale. Con l’avvento del bebop, il jazz perse la grande
popolarità che aveva avuto fino a quegli anni per divenire una musica d’arte volta ad artisti ed
intellettuali.
Già negli anni quaranta un nuovo genere, il cool jazz, espresse con le sue caratteristiche melodiche e
rilassate la reazione agli aspetti più estremi del bebop: nacque a New York ma si sviluppò in California
( West Coast Jazz ). Ne furono grandi interpreti i trombettisti Chet Baker e Miles Davis.
Anche il cool jazz non ebbe però diffusione tra il grande pubblico. Si sentì pertanto da parte di musicisti di
jazz e bebop l’esigenza di fare una musica più accattivante, addomesticando il bebop in una forma più
orecchiabile: l’hard bop.
Dizionario del jazz /
Philippe Carles, Andre Clergeat, Jean Louis Comolli
Mondadori Doc, 2008
Jazz
Jazz indica oggi un'insieme di generi musicali di origine afroamericana che riunisce il folklore religioso o profano,
nonché forme sinfoniche. Due caratteristiche essenziali sono indissociabili dal jazz. Da un lato, un trattamento
particolare delle sonorità, derivato dall'imitazione delle voci umane e animali: dall'altro, la valorizzazione
specifica dei ritmi.
C.DEW 789.96003 CARLP
Documento per sola consultazione interna
Vi si cimentarono Miles Davis, John Coltrane, Paul Chambers ed Art Blakey.
Gli anni 1960-70 vedono l’affermarsi di nuove tendenze: il jazz modale di di Miles Davis e John Coltrane,
basato sulle scale musicali (modi) con uno stile compositivo e improvvisativo meditativo e intellettuale; il
soul jazz, più vicino al rhythm and blues; ed infine il free jazz.
Il free jazz, di cui furono protagonisti Ornette Coleman e Cecil Taylor, praticando l’improvvisazione
collettiva totale, frantumava le idee tradizionali di forma, armonia, melodia e ritmo; accogliendo le
influenze musicali di provenienza asiatica e africana, si proponeva come genere di impegno politico e
sociale e reclutò giovani talenti come Archie Shepp ed Albert Ayler. Suscitò aspre polemiche e critiche
accese da parte di chi sosteneva che il free jazz abolisse la distinzione tra chi sapeva suonare e chi no. Il
free jazz ebbe insuccesso commerciale perché ascoltato esclusivamente dalle élites, ma ebbe maggiore
diffusione in Europa.
Negli anni ’70 e ’80 alcuni musicisti sentirono il bisogno di fare nuove esperienze, con la consapevolezza
che non fosse affatto facile, dato che sembrava che tutto fosse stato già fatto. Si tentò di fondere stili
diversi nell’era degli strumenti elettrici (chitarra e tastiera), determinando la nascita di un nuovo
genere: il jazz rock, o fusion , o jazz elettrico.
Il primo gruppo di jazz rock fu quello dei Fourth Way (1968) fondato da Yusef Lateef e Mike Nock; Joe
Zawinul fu uno dei più importanti musicisti del genere.
E’ la musica che dà voce alle manifestazioni per i diritti civili e contro la guerra e a quelle delle
Università occupate: il jazz trova nel rock una nuova via per comunicare.
Miles Davis ancora una volta traccia la nuova strada da percorrere e i suoi discepoli creano nei fatti il
genere: sono soprattutto i Weather Report di Chorter e Zawinul.
I Weather Report creano un jazz rock elettrico coinvolgente, intellettuale; quindici album pubblicati tra il
1971 e il 1986.
Si afferma la chitarra elettrica, che mai prima nel jazz aveva avuto ruolo di guida con due grandi
interpreti:
Bill Frisell e John Mc Laughin. Negli anni ottanta la fusion diventa la forma prevalente del jazz, si
accosta a culture diverse dalle afroamericane.
Il secolo del jazz. Arte, cinema, musica e fotografia da Picasso
a Basquiat /
a cura di Daniel Soutif
Skira, 2008
Tutta la complessità del jazz emerge già di primo acchito,
intessuta di contrasti, di opposizioni e di incontri insperati,
improbabile miscuglio di rigore estremo
e sconfinata inventiva;
musica che offre accoglienza,
un'accoglienza che nemmeno lo spregio può sminuire.
Musica primaria,
inizialmente anonima e invisibile,
per via della sua dominante nera,
ci è voluto il bianco per rivelarla:
il bianco, le parole e le immagini.
SCAFF 132/ARTE 1964
I musicisti di questo genere tuttavia destano l’interesse del pubblico soltanto con la velocità acrobatica
delle loro esecuzioni, senza proporre nuove idee.
Nei decenni 1980-2010, un gruppo di artisti ha cercato di arginare il crescente disinteresse nei
confronti di un genere non più stilisticamente ben riconoscibile, richiamandosi alle correnti
musicali praticate negli anni 1950-60.
Si è messo in particolare evidenza il giovane Wynton Marsalis, che ha promosso con forza un
lavoro di recupero delle radici della musica jazz nelle sue forme originarie e per questo originali.
Nei tempi odierni molti musicisti riproducono con valentia repertori tradizionali.
In Europa, specialmente, la musica jazz ha assunto una propria identità di interessante
connotazione, per niente subalterna, come in passato, al modello statunitense.
Il jazz in Italia /
Adriano Mazzoletti
Torino, EDT.
Il punto cruciale è questo: il jazz italiano non era un'imitazione fedele
della musica americana del periodo,
ma piuttosto una convergenza di reminiscenze sinfoniche,
melodie di canzoni italiane e “improvvisazione” jazz,
spesso sotto forma di assolo scritti o memorizzati.
M.DEW 781.650945 MAZZA 3 Volumi
La notte che si bruciò il jazz. Dietro le quinte del Naima club di Forlì, uno dei più
importanti jazz e blues club d'Italia, nel 25° anno di attività. Una storia lunga un
sogno /
Michele Minisci
Il ponte vecchio, 2009
Tutto ebbe inizio quella notte,
quando cominciarono ad arrivare un sacco di telefonate a casa nostra
dicendo che si era “bruciato il Jazz”.
Almeno io avevo capito così,
dalle parole concitate di mio padre che rispondeva
con ansia e frettolosamente,
e così avevo scritto nel mio primo temino di terza elementare.
PIANC N.A. 6867
I grandi autori che hanno scritto la storia del jazz...
LOUIS ARMSTRONG (New Orleans 1901- New York 1971)
Detto “Satchmo” (“grande bocca ” nello slang), Louis Armstrong è stato forse il musicista più
influente del periodo classico e interprete di una moderna concezione della musica afroamericana.
Cresciuto per strada acquisisce le conoscenze musicali sufficienti, suonando la tromba ad orecchio.
Suona sui battelli del Mississippi ove si produce in intense improvvisazioni, affermando così nel jazz
la figura del solista. Trasferitosi a New York, collabora con diverse cantanti di blues, incidendo
capolavori come West End Blues e Wild Man)
Man) facendo conoscere già la sua particolarissima vocalità
cavernosa, a volte rauca. Conclude la sua esperienza con le orchestre nel 1947 esibendosi in una
memorabile esecuzione di brani assieme agli All Stars, gruppo con il quale suonerà sempre
incidendo straordinari album come Louis Armstrong Plays W.C. Handy e Satch Plays Fat.
Fat. Nel 1961 suona
con Duke Ellington assieme agli All Stars. Tiene per anni concerti nel mondo riscuotendo
grandissimo successo con il suo jazz giocoso e vivace. Muore nel 1971 per infarto; colonna sonora
della notizia è il suo celebre brano We have all the time in the world.
world.
Louis Armstrong : il re del jazz / Walter Mauro - Milano, Rusconi
M.DEP 24060
CHET BAKER (Yale 1929- Amsterdam 1988)
Artista bello e dannato, la sua vita è stata segnata da un'infanzia tormentata da quotidiani contrasti
e dal dissidio con un padre-padrone, chitarrista, che lo introduce nel mondo musicale. Egli
preferisce imparare sul campo. Suona per un breve periodo con Charlie Parker, diventa poi negli
anni '50 grande interprete jazz, formando un quartetto tutto suo. La sua carriera tuttavia non è
lineare a causa della sua dipendenza dalla droga e dalle difficoltà economiche che condizionano la
qualità a volte pessima delle sue registrazioni. Continua a esibirsi negli anni'60 con musicisti di
diversa estrazione musicale. Il suo stile si avvicina al primo Miles Davis che lo accusava di essere un
imitatore ben pagato, perchè bianco. Nelle sue migliori esecuzioni, il suono della sua tromba è
pulito e profondo, la voce suggestiva e sofferta. Muore tragicamente precipitando dalla finestra di
un albergo di Amsterdam.
Come se avessi le ali : le memorie perdute / Chet Baker Roma – Roma, Minimum Fax
M.MAG 0700 017831
Chet Baker : la lunga notte di un mito / James Gavin – Milano, Baldini & Castoldi
M.DEW 789.9650092 BAKEC GAVIJ
MILES DAVIS (Alton 1926- Santa Monica 1991)
E' il musicista jazz più innovativo che ha tracciato la strada percorsa poi dai protagonisti di questo
genere. Di famiglia agiata, la sua vita sarà tuttavia segnata drammaticamente dalle discriminazioni
razziali. Già a sedici anni tiene concerti e forma il suono morbido e brillante della sua tromba alla
“scuola” di Clark Terry. Sperimenta il nascente bebop con Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Nel 1949
fonda una band con la quale interpreta un jazz più rilassato e freddo, il cool jazz.
jazz. Nel 1955 forma il
grande quintetto con al sax tenore John Coltrane col quale inciderà numerosi e memorabili dischi
tra cui il capolavoro Miles Ahead.
Ahead. Nel 1959 incide il disco più importante della storia del jazz, Kind of
Blue del genere jazz modale. Nel frattempo cambiano i componenti dello storico quintetto. Registra
album del cosiddetto periodo elettrico e successivamente l'album Bitchess Brew che riscuote un
successo strepitoso per essere una proposta di jazz rock nel quale si mescolano esperienze musicali
diverse. Dopo un periodo di arresto per problemi fisici, ritorna sulle scene nel 1980 con The Man with
the Horn e altri dischi per i quali riceverà diversi premi.
Miles Davis: una biografia critica / Ian Carr – Milano, Arcana
M.DEP 30148
Miles : l'autobiografia di un mito del jazz / Miles Davis - Milano, Rizzoli
M.MAG 0700 005215
Miles Davis : dal bebop al jazz-rock, 1945-1991 / Luca Cerchiari. - Milano, Oscar Mondadori
M.MAG 0700 017830
DUKE ELLINGTON (Washington 1899- New York 1974)
Fu soprannominato “Duke” per essere un musicista compositore eccellente, raffinato, geniale, per
aver guidato orchestre per cinquant' anni e scoperto nuovi talenti. Ha sperimentato originali
soluzioni melodiche per i talentuosi musicisti delle sue big band. Compositore già a 10 anni, nel 1923
si afferma a New York con il suo gruppo The Washingtonians con i quali registra il primo disco; poi
ancora ad Harlem e in una lunga tournèe per gli Stati Uniti. Nel 1936 incide la colonna sonora per il
film A day at the races dei fratelli Marx. Nel 1939 inizia la collaborazione quarantennale con Billy
Strayhorn, autore di ballate di natura profondamente lirica e impressionista. All'orchestra si
uniscono poi il sassofonista Ben Webster e il bassista Jimmy Blanton. Nel 1941, la band esegue: Take
the “A” train di Strayhorn,
Strayhorn, di straordinario successo. Duke nel 1943, con la composizione Black, Brown
and Beige,
,
ripercorre
l'epopea del popolo afroamericano. La sua orchestra è l'unica a sopravvivere
Beige
alla guerra, ma i primi anni cinquanta sono difficoltosi per la mancanza di diversi musicisti. Si ha poi
una grande ripresa e, nel 1959 vince i Grammy Award. Negli anni '60 si dedica ad una musica
commerciale, pur cimentandosi in pezzi ove si esalta la classe e la modernità con cui si suona il
piano. Fino al 1974 terrà concerti e inciderà dischi.
Duke Ellington : la sua vita, la sua musica / James Lincoln Collier - Milano, Sperling & Kupfer
M.MAG 0700 005292
CHARLES MINGUS (Nogales 1922- Cuernavaca 1979)
Musicista di strordinario talento, ha composto musica, ispirandosi al gospel,
gospel, agli spirituals,
spirituals, al blues e a
Duke Ellington. Fa le prime esperienze con Louis Armstrong e Lionel Hampton. Suona poi con
Charlie Parker, Miles Davis e Duke Ellington. Nel 1952 fonda la casa discografica Debut e registra
Mingus at the Boemia assieme ad altri album di notevole spessore artistico e di grande successo. Si
avvale della collaborazione di musicisti geniali ed innovativi come tra gli altri Eric Dolphy che per
Mingus incarnava l' essenza del blues. La morte di Dolphy fu per Mingus un duro colpo a stento
sostenibile. Nel 1963, Mingus registra The Black Saint and the Sinner Lady,
Lady, un capolavoro. Si accentua
la sua fragilità mentale e sono precarie le sue finanze. Si risolleva con l'autobiografia Peggio di un
bastardo con la vendita della sua casa discografica e con l'incisione di nuovi dischi. Nel 1973 registra
due ottimi album: Changes One e Changes Two.
Two. Nel 1976 registra in Italia la colonna sonora di Todo
Modo di Elio Petri che però non sarà utilizzata, se non in un disco: Cumbia & Jazz Fusion.
Fusion. Una grave
forma di sclerosi gli impedisce di suonare il contrabbasso, ma continua a dirigere la sua orchestra.
Alla sua morte le sue ceneri saranno disperse nel Gange.
CHARLIE PARKER (Kansas City 1920- New York 1955)
Improvvisatore geniale ed esecutore velocissimo ha, col suo sassofono, tracciato la strada del jazz
moderno e ha creato assieme a Dizzy Gillespie e Bud Powell, il bebop.
Già nel 1935 suona da professionista a Kansas City. Nel 1941 si trasferisce a New York,
impressionando il pubblico con l' acrobatica tecnica con cui dà voce alla sua ispirazione melodica.
Nel 1944 registra il primo disco bebop con Gillespie. Diventa poi leader tra diversi grandi musicisti
che suonano con lui (Miles Davis, John Lewis..). Nel 1945 compie una tournèe in California, ma la sua
musica viene accolta con favore solo da giovani musicisti. Parker è già da tempo vittima di droga e
alcol, per cui viene ricoverato nel 1946. Nel 1947 forma un gruppo con Miles Davis alla tromba e Max
Roach alla batteria, incidendo diversi dischi e tenendo concerti ovunque, riscuotendo uno
straordinario successo. Nel 1949 si reca in Europa, ma nel 1951, a causa del suo uso di droga, gli
viene ritirata la licenza di musicista, con conseguente crisi depressiva. Nel 1953 si esibisce in una
storica registrazione con Gillespie, Mingus e Roach, ma nel 1954 tenta due volte il suicidio. Muore
nel 1955.
La leggenda di Charlie Parker / Robert George Reisner - Milano, A. Mondadori
Bird Charlie Parker / Ross Russell - Milano, Sterling & Kupfer
M.DEP 24808
M.MAG 0700 005213
Altre biografie:
Il disco del mondo : vita breve di Luca Flores, musicista / di Roberto Malfatto e Walter Veltroni – Milano, Rizzoli M.DEW 789.9650092 DISDM
Piano, solo / un film di Riccardo Milani ; sceneggiatura Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti, Sandro Petraglia MOD.NBM 791.43 PIAS
Altre proposte di lettura...
racconti dell'età del jazz e del blues
Tonight at noon. Un'indimenticabile storia d'amore e di jazz /
Sue Graham Mingus
Baldini Castoldi Dalai, 2004
Tra i musicisti jazz – tra gli uomini almeno – c'è un linguaggio laconico e ricco di sottintesi. Forse
è il loro modo di rimanere uomini in un mondo corrotto. O la manifestazione della loro
avversione per ciò che è ovvio. O l'effetto della infinita immaginazione delle loro anime, dei loro
spiriti. Talvolta, dal di fuori, sembra che non abbiano cuore.
M.DEW 789.9650092 MINGC MINGSG
A Duke Ellington non piaceva Hitchcock e altre storie di jazz /
Aldo Gianolio
Mobydick, 2002
Questo libro forse racconta delle vite inventate, e forse è una piccola storia
immaginaria del jazz, però sembrano tutte vite vere ed autentiche, tanto sono
squinternate, inconcludenti, insensate e senza morale. Qui i jazzisti sono più prossimi
ai mentecatti che ai musicisti, tutti presi dalla loro mania e dal loro musicale furore, e
così la musica appare come un fiore variopinto che nasce dal comune letame e dal
fango. (Ermanno Cavazzoni).
M.MAG 0700 018928
Jazz /
Toni Morrison
Frassinelli, 1993
Le due amiche salgono le scale, guidate più dal jazz del pianoforte che filtra dalla porta che
non dal ricordo del numero dell'appartamento. Prima di bussare si scambiano un'occhiata.
Persino nel corridoio buio la pelle scura dell'amica accentua il color crema dell'altra. I capelli
oleosi di Felice danno maggior risalto alle onde morbide e secche di Dorcas. La porta si apre e
loro entrano.
M.MAG 0700 004805
Racconti dell'eta del jazz /
Francis Scott Fitzgerald
Mondadori, 1980
L'età del jazz, ossia gli anni venti: il decennio – scrive Fernanda Pivano – di tutte le
proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate.
Specchio e frutto di quegli anni gli undici racconti che compongono questa raccolta.
M.MAG 0700 007385
Natura morta con custodia di sax : storie di jazz /
Geoff Dyer
Instar libri, 1996
Si portava dietro la solitudine come la custodia di uno strumento. Non se ne staccava mai. Alla
fine della serata, dopo aver chiacchierato con gli ammiratori e magari con qualche amico di
passaggio, dopo essersi ficcato in un bar ed esserci rimasto finché non c'era più nessuno, dopo
essersi diretto verso casa, dopo aver cercato le chiavi...
M.MAG 0700 007293
Blues in sedici : ballata della città dolente /
Stefano Benni
Feltrinelli, 1998
Io vecchio, cieco, e atteso
vedo sul ponte due ragazzi abbracciati
l'acqua è nera e non li riflette
ma so quanto profondi
Sono i loro sogni
e quanta pena può guarire
per un attimo un bacio.
M.MAG 0700 011657
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il libretto jazz 1