Sagra di San Giovanni Battista Castello di San Giovanni Ilarione 25-26-27 Giugno 2010 32ª Mostra Provinciale delle Ciliegie Alta Val d’Alpone Comune San Giovanni Ilarione Comune Vestenanova Coldiretti di San Giovanni Ilarione e Vestenanova Pro Loco San Giovanni Ilarione FORNITURA E POSA IN OPERA DI: • Lavorazioni in ferro battuto • Recinzione modulare standard e lavorata • Lavorazioni inox • Porte blindate su misure, certificate in “classe 3” e “classe 4” • Portoni sezionali motorizzati, portoni a libro, portoni basculanti • Serramenti in alluminio taglio freddo e taglio termico tinta RAL a campione e tinta effetto legno • Zanzariere per porte e finestre PREVENTIVI GRATUITI E SENZA IMPEGNO Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 Il saluto dei sindaci O ggi come ieri una terra si riconosce da ciò che riesce a produrre. Basta guardare all’alto livello della produzione cerasicola o vitivinicola che i nostri agricoltori riescono a raggiungere per dire che la nostra è davvero una terra buona, sulla quale vale la pena che anche i giovani puntino per il loro futuro. Ma per avere una buona produzione al giorno d’oggi non basta aver cura dei campi, bisogna anche sapere valorizzare i nostri prodotti al momento dell’immissione sul mercato e della commercializzazione. Bisogna far vedere quanto i nostri prodotti davvero valgono. Per questo una Mostra come quella che ormai da 32 anni viene organizzata durante la Sagra patronale di Castello merita un’attenzione particolare, perché è una vetrina in cui si rispecchia tutto il nostro paese, una manifestazione che dà lustro non solo alle nostre tradizioni, ma ancor più alle capacità produttive di cui la nostra zona, in campo cerasicolo, può andare giustamente fiera. L’Amministrazione comunale di San Giovanni Ilarione, che ho l’onore di rappresentare, si sente particolarmente vicina agli organizzatori, sapendo cosa rappresenta per il nostro paese una manifestazione come questa. Un grazie da parte di tutti i cittadini di San Giovanni a chi da tanti anni organizza la Mostra e un invito a tutti a rendere questa antica Sagra come un’occasione di festa e di incontro per tutti, anche per i tanti ospiti che visiteranno in questi giorni il nostro paese. I n un periodo di crisi economica ormai generalizzata, la nostra vallata ha nella produzione cerasicola una risorsa in più. La coltivazione delle ciliegie nei campi e sulle colline che ci circondano ha espresso in questi ultimi anni un grado di valore davvero altissimo, tanto che si assiste ad un graduale ritorno alla terra anche da parte delle generazioni più giovani, magari portando una nuova e migliorata conoscenza delle tecniche di coltivazione, di sfruttamento dei terreni, di conduzione di un’azienda. Ormai nulla viene fatto casualmente o seguendo solamente la tradizione: il settore agricolo ha sempre più bisogno di persone capaci di adeguarsi ad un mondo in continua evoluzione e competenti non solo nel lavorare i campi, ma anche nell’immettere sul mercato i prodotti, nel saper fare le scelte giuste al momento giusto, diventando sempre più imprenditori di sé stessi. Mostre, rassegne, fiere, manifestazioni promozionali devono diventare ogni anno di più lo spazio per presentare le credenziali della nostra terra, che come sappiamo tutti, sono di altissima qualità. Un saluto quindi alla 32a Mostra delle ciliegie e a tutti coloro che parteciperanno alla Sagra, perché oltre alla festa ci sia anche la volontà di tutti di promuovere i prodotti migliori dei nostri paesi. Il sindaco di Vestenanova Maurizio Dal Zovo Il sindaco di San Giovanni Ilarione Domenico Dal Cero Castello di San Giovanni Ilarione 3 Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 in ricordo... Don Mario Salgaro Don Agostino Lovatin Don Mario Salgaro fra i parenti nel giorno in cui ha festeggiato il 50° di sacerdozio. Nato a Castello nel 1922, nel 1935 entrò nella Congregazione della Piccola casa della Provvidenza di San Luigi Orione, rimanendovi per 67 anni, di cui 55 di sacerdozio. Scomparso lo scorso 14 marzo, il suo corpo riposa nel cimitero di San Giovanni Ilarione, paese che tanto ha amato durante i lunghi anni di lontananza e di apostolato in giro per l’Italia. Don Agostino Lovatin, classe 1944, era il più giovane dei quattro fratelli scalabriniani della famiglia di Massimo e Maria Bacco. Nato in contrada Nogarotto ed entrato nella Congregazione fondata da Mons. Scalabrin, era stato ordinato sacerdote nel 1969 nella chiesa parrocchiale di Castello. Missionario fra i migranti italiani in Stati Uniti e Canada, si è spento lo scorso 25 marzo a causa di un infarto. Castello di San Giovanni Ilarione 5 ������������� ���������������� �������������������������������������������� ���������������������������������� ���������������������������� �������� ����������� �������������������� Serramenti Alluminio Alluminio-Legno Carpenteria Portoni Basculanti e Sezionali 6 Castello di San Giovanni Ilarione dal 1963 SERRAMENTI ALLUMINIO E FERRO Via Alpone, 67 - Montecchia di Crosara (VR) Tel. e Fax 045 7450803 www.cumerlato.com Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 San Giovanni Battista G iovanni è l’unico santo, insieme a Maria, di cui ricordiamo la nascita e non solo la morte. È un gesto di rispetto verso colui che Gesù stesso definisce il più grande fra i nati di donna. Giovanni è l’ultimo dei profeti, ancora debitore alla mentalità passionale e minacciosa del Primo Testamento, promette punizioni divine agli impenitenti, ma dovrà, lui per primo, perplesSan Giovanni Battista di fronte ad Erode, opera di Lorenzo Giacomelli (anni 1894-1895) dal ciclo “Vita del Battista”, chiesa parrocchiale di Castello. so, mettere in discussione il suo ruolo e convertire il suo di vivere e di costruire un modo nuovo cuore a questo inusuale e inatteso Messia che stupisce a spiazza diverso di vivere, alla luce del Vangelo. Guai ad una Chiesa che riceve solo gli anche i suoi profeti. Grande Giovanni che hai saputo metter- applausi (interessati) del mondo... ti in discussione, grande profeta che hai La memoria del più grande martire di testimoniato col sangue la tua integrità, tutti i tempi ci ricorda che la fede, a volte, grande fratello che fino all’ultimo, dal costa sacrificio, dono di sé, testimoniancarcere, hai dovuto affrontare il dubbio za suprema. Dei 40 milioni di cristiani sulla vera identità di Gesù tuo cugino! uccisi nella storia del cristianesimo, ben Manca la profezia ai nostri litigiosi e me- 18 milioni sono stati uccisi durante il diocri tempi, manca la profezia, spesso, luminoso ventesimo secolo. Dall’Africa anche all’interno della comunità. I pro- all’America Latina, dai campi di stermifeti ci sono, certo, ma tacciono, forse nio nazisti ai gulag sovietici, milioni ci disgustati dalla contrazione di umanità cristiani hanno dato testimonianza della che stiamo vivendo. Sappiano stanarli i loro fede. Il nostro cristianesimo da polsilenti profeti, là dove vivono, che non ac- trona e pantofole resta spiazzato da tancarezzino le loro parole, ma che piuttosto ta generosità. Invochiamo lo Spirito che ci scuotano e ci provochino al cambia- ci dia la forza e la passione dei martiri! mento. E che ciascuno di noi nelle nostre Il Parroco comunità, sappia coltivare la profezia nel Don Angelo Sacchiero proprio modo di essere, nella possibilità Castello di San Giovanni Ilarione 7 VENDITA E ASSISTENZA PNEUMATICI EQUILIBRATURA E CONVERGENZA COMPUTERIZZATA REVISIONI AUTO - TAGLIANDI E BOLLINO BLU IMPRESA EDILE SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. 045 7465425 - Fax 045 6550894 ������������������ ������������������������������������������ ������������� ����������������������������� ��������������������� ��������������������������������������������������� ���������������������������������� 8 ����������������������� Castello di San Giovanni Ilarione �������������������� Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 il fascino dei luoghi perduti Q uest’anno il libretto della Sagra delle ciliegie o, meglio, di San Giovanni Battista, come opportunamente ci ricorda il parroco don Angelo, ha voluto dare uno sguardo intorno: “intorno” nei luoghi e “intorno” nel tempo, facendo ridiventare protagonisti due fra gli ambienti più significativi di quello che era Castello un tempo. A raccontarci piazza del Costo è Mario Gecchele, che ha vissuto la sua infanzia da “piassarotto” e che ha messo a disposizione i suoi ricordi così come gli venivano in mente, affidandosi alla memoria e senza la pretesa di essere esauriente; a raccontarci invece la contrada Lore ci pensa Noemi Micheletto, figura simbolo della contrada e “nonna” riconosciuta di varie generazioni. A chiudere degnamente il breve per- corso che dal centro porta verso la zona più collinare del paese non poteva mancare la figura di padre Ignazio Beschin, rivisitata da Claudio Beschin, presidente del Museo civico di Montecchio Maggiore, che con il “quasi beato” francescano condivide, oltre al cognome, anche la provenienza della propria famiglia. Luoghi e persone che hanno fatto la nostra piccola storia e che meritano di essere ricordati. Con affetto infine diamo l’addio a due religiosi nativi del luogo che, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, ci hanno lasciato: Padre Lovatin della Congregazione di Mons. Scalabrin e Don Mario Salgaro della Congregazione di Don Orione. Dario Bruni Castello di San Giovanni Ilarione 9 IMPRESA COSTRUZIONI Via Gecchele, 6 - S. GIOVANNI ILARIONE (VR) - Tel. 045 7465063 - Fax 045 6559100 ECNOCOSTRUZIONI SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) 10 Castello di San Giovanni Ilarione Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 vivere in piazza a Costo ricordi d’infanzia di Mario Gecchele Q uando si è piccoli, tutto quello che ci sta attorno ci sembra grande, molto grande e le persone con qualche anno in più, vecchie, molto vecchie. Si guarda al futuro con fondata speranza e con la quasi certezza di diventare importanti protagonisti nel cambiamento-miglioramento del mondo. Crescendo le prospettive cambiano, le misure Primo carro di carnevale a Castello, anno 1959 o ‘60. Si riconoscono: Giovanni Soprana, si rimpiccioliscono e la vita, Mario Soprana, Gino Perazzolo.Vestito da carabiniere Severino Gecchele. ad una certa età, ti porta a rivedere il passato con orgonon riguardavano i campi, le bestie, qualglio e con soddisfazione, qualche volta, che vicino, si concentravano su quello che con rimpianto e delusione, altre volte. aveva detto il prete (anzi i preti) in chiesa Anche a me capita, ormai spesso, di ri- e la maestra a dottrina e a scuola. piegarmi pensoso sulla vita passata in- Un mondo animato da non molte famifantile, chiassosa e spensierata, almeno glie che gravitavano attorno alla angusta nel ricordo, molto diversa da quella dei piazza, ma agli occhi dei bambini ‘grande’ bambini di oggi, anche se certi sentimen- (oggi un semplice slargo di strade), dove ti e bisogni sono caratteristici dell’uomo ogni occhio dalla finestra poteva osserdi ogni tempo: amare e sentirsi amato, vare come la vita si svolgeva e controllaapprezzato, protetto, avere dei modelli di re ogni piccolo movimento (in ogni posto riferimento, che diano sicurezza, contare esiste sempre una o più persone che o su degli amici con cui confidarti. perché non sanno cosa fare o per vocaLa mia infanzia si è svolta, almeno fino zione e missione passano il tempo a osai 12 anni, a Castello, o meglio nel Costo servare tutto ciò che si muove attorno!). e nei luoghi circostanti: d’altra parte la Piazza Costo era il luogo di incontro, sochiesa, le scuole, le botteghe, la casara prattutto dopo le celebrazioni liturgiche, e numerosi piccoli amici erano a porta- di discussione, di giochi, di sagre: era il ta di mano. Un micromondo, piuttosto piccolo salotto dove le vite s’incrociavano chiuso in se stesso, con i tipici pettego- e dove, a differenza di oggi, ogni tanto lezzi e le invidie dei minuscoli ambienti, transitava qualche macchina o camion o dove ognuno sapeva tutto (e oggi?) di ogni moto annunciati in lontananza dal loro altro, dove i discorsi anche in famiglia se inconfondibile rumore. Castello di San Giovanni Ilarione 11 SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) - Via P. Niselli Tel. 045 6550187 • Cell. 329 2229298 Via Frozzoli - SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. 045 7465238 - Cell. 347 4226869 - 347 2537655 CENTRO PROVE DIAGNOSI ELETTRONICHE SERVIZIO CLIMATIZZATORI ED ANTIFURTI • AUTO SOSTITUTIVA OFFICINA AUTORIZZATA M.C.T.C REVISIONE AUTOVEICOLI • CICLOMOTORI • MOTOCICLI Viale dell’Industria, 78 - S. GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. 045 7465336 - 045 6550689 - Fax 045 6559912 12 Castello di San Giovanni Ilarione Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 il luogo I l nome di piazza Costo porta con sé qualcosa di antico; è un toponimo molto diffuso, che significa fianco di un colle o di un monte. Da noi il nome in ora Costi è testimoniato fin dal Quattrocento ed era il piccolo borgo a fianco del castello medioevale. Nel 1928 l’allora podestà aveva avanzato l’idea di cambiare il nome, ritenuto poco onorifico, e di denominarlo ‘Piazza Cavour’ ma - meno male! - la Sovrintendenza si oppose. Non sono molte le case rimaste dell’antico borgo. Se con la mente, dopo aver chiuso gli occhi per concentrarci, eliminiamo le case aggiunte negli ultimi quaranta anni, vediamo che i vecchi edifici partono dal capitello di San Giovanni Battista e terminano sotto la salita delle ‘ariele’. Poche case, di sasso, scrostate o senza intonaco esterno in gran parte, fino a non molti anni fa, che abbracciano la piazza, raggiunta e attraversata da tre strade: verso i Ranfani, verso Villa e Via Mazzini, che all’altezza del capitello si divide e porta verso Fusa-Vestena e verso la parte alta della parrocchia e Chiampo. Case un tempo alternate a stalle, fienili, portici e arricchite da pollai, stalotti, forni, da una fontana abbondante d’acqua ed anche dal zugo de le boce di Sesto Fornaro. In Collegio dai Salesiani a Bagnolo Cuneo, anno 1966/67: Giovanni Gecchele, Giuseppe Coffele, Gianfranco Coffele, Mario Perazzolo, Tiziano Creasi e la piccola Gabriella Perazzolo. 7 giugno 1954: Bruno Perazzolo, Gianfranco Costantini, Benedetto Gecchele (Nino). Il bambino nel mezzo, Franchino, è morto cadendo nel 1957 nella valle dei Camadi a 10 anni; una lapide ai bordi della strada ricorda ancora la tragica scomparsa. Castello di San Giovanni Ilarione 13 Via Marcazzani, 6 - Castello San Giovanni Ilarione (VR) - Tel. 045 7465775 PUNTI VENDITA: • il Giardinaggio • l’Agricoltura e Impiantistica • gli animali domestici e da cortile • pellets e legna con consegna a domicilio LʼINNOVAZIONE IN VITICOLTURA Corradini Igino Servizi fotografici per ogni occasione Via A. De Gasperi, 121 - 37035 San Giovanni Ilarione (Verona) Tel. 045 7465914 • E-mail: [email protected] Via Marchetti, 11 - SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. abit. 045 7465576 Cell. 347 9126395 - 348 7044971 14 Castello di San Giovanni Ilarione Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 la gente G li abitanti del Costo non sono mai stati molto numerosi, estendendosi la parrocchia lungo i fianchi della valle e caratterizzandosi per le numerose contrade: nel 1803 erano 85 divisi in 13 famiglie; nel 1846 erano 99 e le famiglie 17; nel 1913 le persone 143 e le famiglie 26; nel 1923 le persone 163 e le famiglie 35. I cognomi, oltre quello dei parroco e del cappellano che naturalmente variavano nel tempo, erano soprattutto i Soprana, i Coffele, i Gecchele, i Fattori, i Perazzolo e poi, in seguito, i Pozza, gli Storti, i Dal Zovo, i Bruni ed altri. Una inedita Satira paesana scritta da Severino Gecchele nel 1928 ci fornisce il quadro delle famiglie che costituivano il Costo, quasi tutte conosciute naturalmente per un soprannome, per distinguerle da altre con lo stesso cognome. La Rosina la ga un goto li de soto ghè Timoto. Timoto el fa la minestra li de soto ghè el Testa. El Testa ga na bara de soto ghè l’Angela campanara. La campanara la ga na soca de soto ghè la vecia Lota. La Lota lè superba ma fina li de soto ghè la Regina. La Regina la va in granaro e li de soto ghè el Maiaro. El Maiaro taia i spini de soto ghè i Menini. I Menini beve un quarto de soto ghè el Carpo. Carpo el ga na lanterna li de soto ghè l’Elvira Guerna. La Guerna la tira on spago li de soto ghè Bado. Bado el ga i guanti li de soto ghè el Bianchi. El Bianchi el ga on can li de là ghè Marco Ranfan. Marco Ranfan le pien de formighe li de là ghè la Devige. La Devige la ga on fagotto li de soto ghè Menego grosso. Menego grosso vende i reossi e de qua ghè i Sossi. I Sossi rùgola i sassi li de soto ghè la Bassi. Bassi cata su i sassiti li de là ghè i Casteliti. I Casteliti i magna riso li de là ghè Toni Paradiso. Toni impasta el pan li de là ghè Vitorio Marcazan. Marcazan gira la pana de soto ghè el Soprana. Soprana el beve on bicerin li de soto ghè Toni Tasin. Tasin spacca le greppe là incao ghè el prete. El prete fa el cafè in fondo ghè Cené. Cenè l’è on baucco e desora ghè Romano cuco. Romano cuco el ga on paiasso desora ghè Accio. Accio el va col caro desora ghè Sesto fornaro. Sesto fornaro lè on buelo insima ghè el capitelo. Signori del Costo pieni de pastasuta Castello di San Giovanni Ilarione 15 CALCESTRUZZI ALPONE s.r.l. Sede legale: Via dell’Industria, 60 - S. GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. 045 7465911 - 7465194 - Fax 045 7465194 - Cell. 347 0001869 Via degli Alpini, 25 - SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. 045 7465799 DETERGENTI INDUSTRIALI - PRODOTTI TECNICI PER INDUSTRIE Via della Concia, 8 - ARZIGNANO (Vicenza) Tel. 0444 672544 (2 r.a.) - Fax 0444 672657 www.lineaflesh.com - [email protected] 16 Castello di San Giovanni Ilarione Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 la gente ecco che ve la go contà tutta. Questo lè l’ano bisetile che tuto se può dire. Anni dopo alcune famiglie erano emigrate, altre, nuove, si erano sistemate nel Costo. Partendo, come nella Satira, dalla Rosina detta Stivàla con le nuore e i nipoti, si trovavano i Perazzolo (Bepi, la Maria ed i figli), poi la famiglia di Bepi Den (Giuseppe Soprana), quella di Nani stradin (Giovanni Zanconato), di Giovanni Costantini (il figlio più piccolo, Franchino, è quello ricordato nella lapide nella valle dei Camadi, morto lì vicino nel 1957 a 10 anni), el falegname Bepi Menin (Giuseppe Fattori), el postin (Gecchele), Toni Gecchele, i Bado, i Dal Zovo (poi Bordon), i Sossi (Coffele Gelindo e Florindo), i Bassi, la Anna moreta (Vittorio Fattori Zini con moglie e figlie), i maestri Soprana, el Tasin (bottega e osteria, in seguito i Bruni); distaccata la canonica del prete, fino al 1957 don Giuseppe Dal Molin con le due sorelle, col cappellano Bambini della Famiglia Perazzolo e Gecchele a Castello don Damiano Andriolo e la serva (ricordo la Dele Gerolina). Dall’altra parte della piazza si incontra- testa con gli attrezzi del barbiere, dopo vano le famiglie Panarotto, con Marino che ormai Toni Bulo di Scandolaro aveva e le maestre (Tilde e Teresina), poi quel- smesso il mestiere. la delle tre sorelle (Maria, Nina, Agnese, e del fratello Bepi), poi la famiglia della casa di Accio, quella di Bassi (poi Storti), delle Ade (le sorelle del parroco Ada e Lucia), infine Sesto fornaro (poi sostituito dai Pozza); infine verso il capitello, non ricordo quando, è arrivato anche Mario Sustre (Lovato) che ci confezionava i vestiti, li aggiustava e ci sistemava la Castello di San Giovanni Ilarione 17 IMPIANTI ELETTRICI CIVILI E INDUSTRIALI Via Marchetti, 10 - CELL. 348 3233720 37035 SAN GIOVANNI ILARIONE (VERONA) Agenzia Generale di Monteforte d’Alpone Rag. Gabriele Confente Via Dante, 41/A Tel. 045 6101945 OLTRE CENTO ANNI AL SERVIZIO DEL CLIENTE rami esercitati: responsabilità civile - infortuni - incendio furto - trasporti - cauzioni - credito - grandine RC. auto - malattia - vita e capitalizzazione Sub-Agenzia a San Giovanni Ilarione Rag. Maurizio Confente Via Cà Rosse Tel. 045 6550287 Lavori Stradali Urbanizzazioni Scavi e Movimento terra Vendita ghiaia e sabbia 18 Castello di San Giovanni Ilarione Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 le attività O ggi con i mezzi di comunicazione è semplice portarsi in Villa o in altri paesi e città per fare acquisti. Negli anni ’50-’60 del Novecento, Castello offriva delle botteghe che permettevano di non spostarsi troppo, anche perché muoversi voleva dire camminare, almeno fino al capoluogo, dove si poteva prendere il trenino che, in quasi un’ora, ti portava a Villabella di San Bonifacio. O potevi andare a piedi fino a Chiampo e poi ancora col trenino locale portarti ad Arzignano, antica sede del vicario da cui dipese per secoli il paese di San Giovanni. Se si voleva acquistare della biancheria, si poteva entrare dalle Ade che s’affacciavano in via Mazzini, o dalla Anna Moreta, in piazza. Per i generi alimentari ed altro erano a disposizioni le botteghe delle Cuche (Panarotto) e del Tasìn (Sordato, così chiamato perché proveniva da Castel Tesino) ambedue in piazza: lì potevi trovare anche fiammiferi, verderame ed altro per la pompa alle viti: erano come dei piccoli bazar dove si poteva trovare un po’ di tutto. Niente era avvolto in sacchetti, tutto in grandi contenitori, per cui ti pesavano con la sessola il chilo di zucchero, o l’etto di caffè che macinavano all’istante diffondendo nell’aria il tipico buon profumo. Se avevi bisogno di pane, ti rivolgevi a Sesto fornaro, famoso per le sue cioppe; ma a certe scadenze il pane veniva impastato e cotto direttamente dalla gente in alcuni forni presenti anche nel Costo. Se volevi divertirti a bocce, andavi da Sesto fornaro che disponeva di alcuni ot- “Piassarotti” del tempo: il terzo da sinistra è Giovanni Battista Zanconato, noto come “Nani stradin”. timi campi da gioco, frequentati soprattutto al sabato ed alla domenica fino a tardi. Se cercavi la riflessione, la pace spirituale salivi le scalinate sotto el patronato o percorrevi la stradina, di solito per le donne, e ti portavi alla chiesa, entrando dalla porta degli uomini (a sud) o delle donne (ovest), dove incontravi spesso un prete che passeggiando intorno alla chiesa o seduto all’interno leggeva il breviario. Per il formaggio la gente del Costo si rivolgeva alla casara di Scandolaro, dove Gino casaro raccoglieva il latte del giorno e ogni tanto si poteva fare il formaggio, il burro, la puina e portare anche a casa quotidianamente la scolaura, una brodaglia rimasta dopo lavorazione del formaggio e molto appetitosa per il maiale. Castello di San Giovanni Ilarione 19 Sagra di San Giovanni Battista Castello di San Giovanni Ilarione 25-26-27 Giugno 2010 32ª Mostra Provinciale delle Ciliegie Alta Val d’Alpone NOI ASSOCIAZIONE CIRCOLO SAN GIOVANNI BOSCO PARROCCHIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA - CASTELLO Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 VENERDÌ 25 GIUGNO • Ore 22.00 Serata Afro con DJ YANO Specialità della serata: Pizza al forno e panini caldi SERVIZIO BUS NAVETTA GRATUITO SABATO 26 GIUGNO • Ore 20.00 Apertura giochi con Maxigonfiabili per bambini e ragazzi • Ore 21.00 Serata DJ REPINO con la voce di SAMA Specialità della serata: Pizza al forno e panini caldi SERVIZIO BUS NAVETTA GRATUITO DOMENICA 27 GIUGNO • Ore 10.00 Santa Messa • Ore 11.00 - 14.30 Consegna ciliegie per la 32a Mostra • Ore 12.00 Apertura chioschi con pranzo delle migliori specialità del “cogo” • Ore 15.00 TORNEO SOTTO IL SOLE: Calcio Saponato! • Ore 16.30 Esibizione della Banda “Giuseppe Verdi” di Montecchia di Crosara e San Giovanni Ilarione • Ore 17.00 Apertura al pubblico della 32a Mostra Provinciale delle Ciliegie • Ore 18.30 Premiazione Mostra delle Ciliegie • Ore 21.00 Serata ballo liscio con GIGIO VALENTINO • Ore 23.00 Meraviglioso spettacolo pirotecnico con l’incendio del campanile SERVIZIO BUS NAVETTA 25 POSTI GRATUITO Iniziativa a promozione e salvaguardia dei giovani, delle famiglie e del tempo libero! Paesi Zona Andata Andata Andata Ritorno Andata Loc. Pergola Ristorante Alpone 20:45 22:00 23:15 00:50 1:00 Terrossa di Roncà Piazza 20:50 22:05 23:20 00:45 1:05 Roncà Piazza 20:55 22:10 23:25 00:40 1:10 Montecchia di Crosara Piazza 21:05 22:20 23:35 00:30 1:20 San Giovanni Ilarione Piazza del Popolo 21:15 22:30 23:45 00:20 1:30 San Giovanni Ilarione Piazza Colonna 21:20 22:35 23:50 00:15 1:35 Castello Zona Sagra 21:30 22:45 23:55 00:10 1:45 22 Castello di San Giovanni Ilarione Solo Ritorni 2:00-2:30 Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 MENU PRESENTE DURANTE LA MANIFESTAZIONE RISOTTO TASTASALE PASTA AL RAGU’ PASTA ALL’AMERICANA GNOCCHETTI TIROLESI CON PANNA E SPECK BIS DI PRIMI A SCELTA GRIGLIATA MISTA / POLENTA (COSTINE, SALSICCIA, PANCETTA) COSTINE E POLENTA SALSICCIA E POLENTA FRITTURA DI PESCE PORCHETTA AL FORNO E POLENTA PATATINE FRITTE FAGIOLI CON O SENZA CIPOLLA OLTRE ALLE SOLITE BEVANDE: SOAVE DOC CABERNET RECIOTO BIANCO RECIOTO DI SOAVE BARRICATO LESSINI DURELLO DOC Castello di San Giovanni Ilarione 23 • costruzioni fabbricati civili e rurali • restauri conservativi e manutenzioni P.zza Caduti e Disp. in Russia San Giovanni Ilarione (VR) Tel. 045 7465538 - Cell. 347 7544594 • Materiali per edilizia • Pavimenti e rivestimenti in ceramica • Parquet • Arredo bagno • Lavorazione marmo - Graniti • Ferramenta • Autotrasporti c/terzi E-mail: [email protected] Viale dell’Industria, 10 - 37035 SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. 045 7465230 - Fax 045 6559312 ELETTRODOMESTICI CASALINGHI COMPUTER CLIMATIZZAZIONE LISTE NOZZE SAN GIOVANNI ILARIONE VIA ROMA VERONA TEL. 045 6550559 �������������������������� ������������������������������������ ���������������� �������������������������� ���������� �������������������������������������������� ������������������������������������ ���������������� Castello di San Giovanni Ilarione 24�������������������� ������������ �������������������������������� ���������������������� ��������������������������� �������� ������������������������������ ������ ������������������ ��������������������� Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 la scuola L’ istruzione scolastica veniva data nell’edificio delle scuole che si stavano costruendo, le attuali dedicate a Cirillo Tonin. Un ricordo particolare è legato all’arrivo del camion di Cipri Rampo con i sassi; per noi ragazzi era un chiamarsi a vicenda per assistere al ribaltamento del materiale: il camion con grande sforzo alzava il bancone e con un fragoroso ed assordante rumore scaricava i sassi sollevando nuvole di densa polvere; a noi ragazzini questo avvenimento piaceva e contemporaneamente metteva paura: mi pare ancora di sentirne il frastuono! Quando si andava nei primi tempi a scuola, non vi era acqua corrente, né toilette; fuori vi era solo una angusta costruzione con un buco nel mezzo, ma riservato soprattutto alle ragazze, che all’inizio dell’intervallo facevano un ordinata fila per il turno. E noi ragazzi? Qualche volta ci mettevamo in fila verso il monte (est) e facevamo a gara a chi arrivava, col getto, più lontano! I maestri che ricordo di più sono le Panarotto (la Tilde mi ha seguito per cinque anni) e i Soprana (i fratelli Mario e Gino con la moglie Clara, maestra anche lei). Mario ha insegnato per molti anni alle elementari, anche di Villa, ed era appassionato di musica e canto. Scuola Materna a Castello negli anni ‘60 Castello di San Giovanni Ilarione 25 Via Garibaldi, 19 - SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) Tel. 045 7465214 - 045 7465215 VESTENANOVA (VR) - Via Cerati, 8 Tel. 045 7470573 � ����������������� ����������������������������������������������������������������������������������� Castello di San Giovanni Ilarione 26������������������������������������ ��������������������� Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 la vita nella piazza L Benedizione in piazza del Costo durante la Festa del Ringraziamento nel 1961 a piazza Costo era il luogo di passaggio e di transito di molte persone ed anche di animali. Alla mattina si fermavano alcune donne che venivano per gli acquisti: portavano con sé la tipica sporta con dentro il libretto dove si annotavano le spese (i debiti), che sarebbero stati saldati, almeno così si sperava, con la successiva vendita di prodotti dei campi; al posto dei soldi si potevano usare delle uova, che divenivano merce di scambio. Una volta al giorno transitavano la varie vacche (oggi mucche) per abbeverarsi alla fontana nell’albio ad esse riservato, quello di destra: alle volte trovavano delle persone intente a fare il bucato, che velocemente si dovevano spostare, con la loro merce, per fare posto a quei bestioni più imponenti. Oltre alle mucche si poteva incontrare un piccolo gregge di pecore che andava al pascolo (poteva essere quello di Costantini) o un gruppo di piccoli animali domestici (galline, oche ecc.), che qualche donna cercava di indirizzare verso il pollaio. La piazza era anche il luogo di passaggio di tanti bambini che andavano a scuola, di gente che usciva dalla chiesa. Se transitava una persona che noi bambini non conoscevamo, ci chiamavamo a vicenda per vedere el foresto, che magari abitava nella più vicina contrada, ma per noi rimaneva on foresto, cioè uno sconosciuto. Verso sera, quando scendevano gli ultimi Castello di San Giovanni Ilarione 27 sempre per voi P.a. Domenico Tadiello - agente - cell. 347 7503022 Agenzia di Montecchia di Crosara - VR Tel. 045 6175156 - Fax 045 6175156 - www.calv.it di DOMENICO PERAZZOLO & DENIS CAMPONOGARA Via Scandolaro, 18 - 37035 CASTELLO SAN GIOVANNI ILARIONE VR Fax 0442 480063 • E-mail: [email protected] Cell. 340.2808701 • Cell. 340.2587834 CARROZZERIA TOP CAR DI SALGARO VACCARO ANDREA E SIMONE S.N.C. 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Dopo cena infatti erano numerosi i bambini che si ritrovavano in piazza a giocare; si diffondeva nella fresca aria serale il tipico vivace chiasso dei ragazzi allegri che si rincorrono, si spingono, discutono ... insomma che vivono pienamente la loro fanciullezza. Si giocava a ciupa e scondi (nascondino), soprattutto quando era più buio per cui era più semplice trovare un nascondiglio in qualche piccolo anfratto. Oppure un gioco molto gettonato era l’uomo nero o al diavolo: un ragazzo si metteva in mezzo alla piazza e invitava gli altri concorrenti ad attraversarla, mentre lui eliminava chi riusciva a toccare. Altro gioco, che di solito veniva fatto di giorno, era il rincorrersi con un cerchio di ferro trattenuto e guidato con un bastone ricurvo, pure di ferro. E inoltre c’erano il gioco dei quercelletti, utilizzando i tappi delle birre, delle aranciate e dei chinotti, e quello delle marmore, cioè delle palline di vetro, le più ricercate, o di terracotta. Ci si divertiva molto anche a lanciarsi la palla, a tirar sassi dando prova di buona mira; usando, ma più di nascosto, la fionda. Un gioco singolare era quello di partigiani e tedeschi, rimembran- za, per noi piccoli indiretta, della guerra: una squadra saliva verso le ariele dalla parte delle donne, un’altra dalla parte degli uomini (lo scalone) e poi ci si sparava, facendo con due dita il gesto della pistola. Naturalmente spesso il tutto finiva in infinite discussioni su chi avesse sparato per primo o se avesse mirato bene. I giochi alla sera terminavano quando le donne del Costo decidevano che era ora di andare a dormire. Allora sentivi chiamare i vari figli: Giovanni, Mario, Franchino, Enzo, Bruno, ecc. e si doveva tornare a casa e, dopo qualche preghiera ricordando anche il babbo in miniera in Belgio, andare a letto. Un sonno a volte turbato da sogni poco sereni, costellati come erano da diavoli, da streghe, da anguane, da lupi, da orchi che gli adulti, per tradizione, imbastivano ai loro piccoli per far loro paura e generare in loro uno stato di (paurosa) tranquillità ed obbedienza. E col buio la paura aumentava ed era palpabile, accompagnata dal rincorrersi di ratti e morece in granaio, a volte, meno male, anche dall’arrivo del gatto, che dava, a colui che stava per addormentarsi, la speranza di una vittoria e di tranquillità, come avveniva al cinema all’arrivo dei nostri. Alla mattina seguente la vita ricominciava, con Nani stradin che rifaceva il cammino, apriva lo sportello, abbassava la grande leva e poneva termine alla magia della luce, almeno fino a sera. Va tenuto presente che fino agli anni ’60, la luce elettrica finiva all’altezza delle scuole elementari; oltre quel punto le persone usavano la lanterna per rischiarare, si fa per dire, la loro vita. Castello di San Giovanni Ilarione 29 G da Maita astronomia snc di Zuffellato Margherita e Figli Piazzale Cenzi, 26 - 36054 Montebello Vic.no (VI) Tel. e Fax 0444 649271 • E-mail: [email protected] Non solo Gastronomia CON VASTA SCELTA DI PIETANZE DI: ANTIPASTI, PRIMI, SECONDI, PESCE, CONTORNI E PAELLA ed anche PREPARAZIONE DI BUFFET PER OGNI OCCASIONE: MATRIMONI, BATTESIMI, CRESIME, LAUREE, PRANZI E MEETING AZIENDALI e SU PRENOTAZIONE CUOCO A DOMICILIO: IL NS. CHEF VERRA’ DIRETTAMENTE A CUCINARE A CASA TUA!! Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 la domenica E ra veramente il giorno del Signore. Nessuno si permetteva di lavorare manualmente: al massimo, per necessità, si chiedeva il permesso al prete. Era il giorno della chiesa. Tre messe alla mattina: alle 5.30 o 6, poi la principale o parrocchiale, alle 8.30 ed infine la cosiddetta terza verso le 10.30. Alla prima messa partecipavano in gran parte le donne, che poi facevano un po’ di spesa nelle botteghe e tornavano a casa, anche 5-6 chilometri a piedi per preparare il pranzo. La messa parrocchiale era la più solenne, frequentata soprattutto dagli uomini, con predica importante del parroco; alla terza partecipavano soprattutto i bambini e ragazzi, dopo essere stati alla dottrina cristiana. Tre messe con la chiesa quasi sempre piena. Al pomeriggio vi erano le sacre funzioni, l’esposizione del Santissimo e la benedizione solenne, a cui partecipavano tante persone: molti quindi ripartivano dalle lontane contrade e vi ritornavano verso sera. Nel periodo della caccia si celebrava un’apposita messa per i cacciatori, prima dell’arrivo della luce: quindi alle 3 e 1⁄2 o 4 di mattina. I cacciatori arrivavano con i fucili che portavano dentro in chiesa e con i cani e poi, dopo messa, partivano per la loro particolare guerra. Quando le prede erano numerose, degne di essere esibite, si fermavano orgogliosi 7 giugno 1954: si va verso la prima comunione con don Damiano. Si notino le mura ottocentesche Castello di San Giovanni Ilarione 31 ������������������ �������������������������� ������������� �������������������������� ���������������� ����������������������������������������������������������������������� ��������������������������������������������������������������������� ���������������������������������������������������� ����������������������������������������������������������������������� ��������������������������������������������������� ������������������������������������������������������������������������������������������� ��������������������� ������������������������ LESSINIA LEGNAMI snc di Camponogara Agostino & C. 37030 VESTENANOVA (Verona) Via Camponogara, 28 Tel. 045.6565044 - Fax 045.6563056 E-mail: [email protected] Via Colombara, 5 S. GIOVANNI ILARIONE (VR) Domenico cell. 329. 1806411 Francesco cell. 349. 5673086 32 Castello di San Giovanni Ilarione Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 la domenica La vecchia salita alla chiesa in occasione di una comunione. in piazza e festeggiavano dal Tasìn e da Sesto con on goto de vin e raccontavano a lungo ai passanti, interessati e compiacenti, le varie fasi del pingue bottino. La ‘festa’ era anche il giorno del riposo e del divertimento: i grandi si attardavano fino a notte inoltrata al gioco delle bocce o all’osteria da Sesto e dal Tasin, dove scorrevano molti litri di durello o di vin moro. Ad un certo punto sentivi levarsi al cielo dei canti a più voci, magari con qualcuno che suonava la fisarmonica; il tutto poteva durare anche fino alle ore piccole. Qualcuno domenicalmente era abituato - ed erano sempre i soliti noti - ad eccedere nel bere e Bacco lo ricambiava dandogli allegria o molta voglia di rompere qualcosa o qualcuno. Ricordo persone ubriache arrivate a casa il lunedì mattina, o ritrovate in qualche fosso e le chiacchiere delle donne che biasimavano il comportamento poco esemplare di chi non riusciva a trattenersi dal bere e compativano la situazione delle loro povere mogli. Il pomeriggio festivo era di solito allietato dai dischi che annunciavano il film nella sala del cinema, al primo pomeriggio per i ragazzi e alla sera per gli adulti. Vola, colomba bianca vola e Vecchio scarpone erano i due canti più gettonati, almeno nei miei ricordi. I film più ammirati da noi ragazzi erano quelli di cow boys, in cui vi erano chiaramente individuati i buoni e i cattivi; questi ultimi, dopo dei momenti incerti, finivano sempre per perdere, all’arrivo dei nostri. Come in Cimena Paradiso del regista TorCastello di San Giovanni Ilarione 33 la domenica natore, anche noi seguivamo le vicende narrate facendo il tifo per i cow boys, che alla fine vincevano sugli indiani. L’arrivo dei nostri era vissuto dai presenti con entusiastica partecipazione, si può dire che anche noi partecipavamo agli inseguimenti, agli scontri, alle battaglie ed alla fine uscivamo stanchi ma soddisfatti dalla sala, commentando vivacemente le sequenze più interessanti. Il film della sera, qualche volta era per gente più adulta perché poteva esserci nella trama anche qualche bacio scappato dal taglio del macchinista di sala; allora si sentivano le grida di compiacimento dei presenti, rimbrottati dal cappellano che girava con la pila accesa a smorzare i troppi entusiasmi. Le immagini sullo schermo arrivavano strane, perché rimodellate, passando la proiezione in mezzo alla nebbia del fumo delle sigarette di chi si divertiva a disegnare delle immagini nell’aria, proprio dove transitavano le immagini filmiche. La domenica era anche il giorno di ricorrenze festose spesso caratterizzate dalla musica cadenzata della banda di Castello che rallegrava i presenti con le immancabili marce; poteva avvenire per una sagra, per un anniversario, o per l’ingresso di qualche prete novello (molti sono stati in quegli anni:, i Marcazzan, i Coffele, i Lovatin, e poi Ciman, Dal Fitto, Costalunga ed altri). Una domenica del 1958 abbiamo anche festeggiato il primo carnevale in pubblico con un carro in piazza, sui cui ci siamo esibiti in scenette che hanno deliziato e sorpreso i passanti che uscivano dalle sacre funzioni pomeridiane. In un’altra circostanza, sempre sotto la regia del giovane cappellano don Gaetano, abbiamo realizzato un grande pallone sotto il quale 34 Castello di San Giovanni Ilarione 1960: Gita a Madonna di Campiglio. Benedetto Gecchele, Enzo Soprana, Gianni Damini, Federico Marcazzan, Damiano Marcazzan, Mario Gecchele abbiamo acceso il fuoco, per farlo salire in cielo (pallone aereostatico): purtroppo a causa di un improvviso colpo di vento, il nostro capolavoro si è inclinato ed ha preso fuoco a terra, fra la delusione nostra e degli spettatori. Non ci siamo persi d’animo e ci siamo presentati in altra circostanza con un altro pallone: stavolta il tutto ha funzionato e il pallone è asceso al cielo fra le nostre fiere grida di giubilo, ma la notizia che fosse poi atterrato vicino ad un fienile con ancora il fuoco sotto, fece tramontare definitivamente la vocazione cosmonautica di noi tutti. La piazza era anche il luogo da cui transitavano ogni anno i coscritti, cioè coloro che partivano per fare il militare, la naia. A quel tempo non superare la visita di leva era giudicato in modo negativo e ci si sentiva degli scartini. Quando allora si veniva chiamati alla visita di naia, si teneva una grande festa e si girava per il paese, su un carro o su un camion, 5 marzo 1960: i fulmini distruggono parte della chiesa di Castello. cantando, suonando e bevendo: e il solito vino rendeva allegri per alcune ore. Nella piazza una volta all’anno si celebrava un rito sempre eccezionale, anche se usuale: la trebbiatura del grano. Pochi giorni prima dell’arrivo dei macchinari, si alzavano i cavaioni di frumento e noi bambini ci sentivamo ‘grandi’ quando potevano essere issati sopra a osservare il panorama. Arrivavano poi la trebbia, il trattore, l’imballatrice della paglia e gli uomini di servizio. Ricordo Mainente con gli operai al seguito: si avviava il trattore, si posizionava la lunga corda che girando faceva funzionare i vari ingranaggi della trebbiatrice: a me impressionava il rumore, la polvere, il gridare per potersi capire, i cappelli sulla testa di ognuno col fazzoletto al collo per ripararsi dalla polvere. Miracoloso mi appariva il fatto che facendo cadere dall’alto nella bocca del “mostro” il frumento, ne usciva da una parte frumento e dall’altra paglia; si poteva toccava con le due mani il frumento e si sentivano i commenti, positivi o meno, degli adulti, i quali, riempito un sacco, se lo collocavano sulla spalle con l’aiuto di altri e poi, curvi per il peso, lo Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 depositavano su qualche mezzo di trasporto. Mi impressionava l’uomo addetto a dar da mangiare al mostro, posizionato in alto nel mezzo della grande trebbiatrice: e poi circolava la voce che una volta un uomo era caduto insieme al frumento nella grande bocca e naturalmente era stata mangiato, cioè stritolato. Mi colpiva intensamente anche la visione della grande pala, che si abbassava e si alzava in modo ritmico e perentorio sulla paglia che transitava da un altro lato per schiacciarla e permettere la fuoriuscita delle balle di paglia. Mi sembrava un movimento solenne e misterioso, quasi un percuotere e per castigare la paglia che non voleva piegarsi e si ribellava a chi voleva dargli una forma diversa. Il Costo era questo ed altro. Una piazza, piccola e grande nello stesso tempo, un luogo privilegiato di intensa vita, dove molti hanno trascorso l’infanzia e sono diventati grandi. Un piccolo mondo antico, chiuso ma accogliente e rassicurante; un luogo di vita che dava sicurezza e porgeva pochi, ma chiari, modelli di riferimento, a cui ti dovevi adattare, altrimenti eri un ‘foresto’, un diverso nel posto sbagliato. Poi sono arrivati i fulmini sul campanile nel 1960 e forse, dopo che invano la mamma e tante donne avevano acceso l’ulivo benedetto e fatte recitare tante Salveregina, la mia infanzia si è chiusa in modo repentino ed è cominciata un’altra vita di intenso studio in collegio per prepararmi al futuro. Al ritorno, il piccolo mondo antico non mi sembrava più lo stesso e tutto era diverso; anch’io, naturalmente. Castello di San Giovanni Ilarione 35 Viale del Lavoro, 20 - Tel. 045 7465024 - Fax 045 7465872 SAN GIOVANNI ILARIONE (VR) PE U S R M E R C AT I Qualità e Convenienza nel prezzo Stoccaggio Abbigliamento Via Montegrappa, 11 - 37030 Vestenanova (VR) • Tel. e Fax 045 7470831 Via Settepertiche, 13 - 35040 Masi (PD) - Tel. e Fax 0425 590661 / 0425 509707 �������������������� �������������������� ������������������ �������� ���� ������������� ��������������� ������������������������� ����������������� �������������������������������� ���������������������� ��������������������������� �������������������������� ������������������������ ������������������������������ 36 ����������������������������� Castello di San Giovanni Ilarione ��������������������� le Lore Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 una contrada e la sua gente di Lorenzo Gecchele una posizione panoramica L e Lore è una contrada situata a 395 metri s.l.m. ed è collocata sulla strada che porta da San Giovanni Ilarione a Chiampo (VI), in prossimità del passo Roccolo. Tra le contrade perimetrali si trovano i Ciampetti e i Potacci posti a Nord rispetto alle Lore, nella zona Sud sono collocate le contrade dei Rossetti al Motto e i Colombara. La contrada presenta una struttura complessa e diversificata, a forma di mezzaluna: si può quindi dividere, come gli stessi abitanti tendono a sottolineare, nella parte più alta le Lore di Sopra, dove si configura una serie di case allineate poste a livelli diversi e collegate fra loro con una strada esterna che le affianca; nella parte più bassa le Lore di Sotto, dove prevale la struttura a corte chiusa, con abitazioni e porticati disposti attorno alle corti a cui si accede attraverso un’apertura posta ad un lato, e la parte centrale le Lore di Centro caratterizzata da case più moderne e da corti irregolari, poste una accanto all’altra e collegate da stretti passaggi che si intrecciano tra loro. Il nome deriva dal latino lura, “apertura di un sacco”, trasformatosi nella voce di provenienza tedesca lur, a significare “gola di montagna, forra, orrido”; nella voce dialettale lore sta ad indicare una stretta frattura presente nella roccia e quindi un inghiottitoio. È curioso sapere che nella parte est della zona Lore è presente una grande frana ancor oggi in movimento, che ha cambiato la geologia della zona creando danni non solo alle coltivazioni, ma anche eliminando strade, “capessagne” e sentieri utilizzati degli anni passati come collegamenti alle contra- 8 settembre: tradizionale festa del Capitello delle Lore de limitrofe della provincia vicentina. Da sottolineare che la contrada è sistemata nei pressi del Monte Calvarina, che è sotto la giurisdizione dei comuni di Montecchia di Crosara e di Roncà, con un altezza di circa 470 s.l.m. Su questa serie di colline furono costruite dopo la seconda guerra mondiale tre basi Nato, utilizzate come punto d’appoggio anche dagli americani; attualmente sono lasciate in abbandono, ma sono ancora ben visibile i resti delle costruzioni. Attualmente non sono più oggetto di interesse militare, ma semplicemente di ottime passeggiate all’aria aperta, con l’immancabile appuntamento di Pasquetta, quando migliaia di persone si ritrovano tra i prati per trascorrere momenti di allegria insieme. Una delle contrade importanti che confinano con le Lore è la contrada Potacci, che già nel 1803 contava 6 famiglie con 23 abitanti, più o meno quelle del 1986 (rispettivamente 6 e 21). La contrada deve però la sua fama ad un illustre personaggio, Padre Ignazio Beschin, che è nato proprio qui il 26 agosto 1880, uno dei 14 figli di Arcangelo e Zanmichele Luigia. Castello di San Giovanni Ilarione 37 gli abitanti e la loro scuola N el 1803 i residenti nella contrada Lore erano 160, suddivisi in 30 famiglie; i cognomi presenti erano Andriolo, Andriolo Bellen, Rossetto, Micheletto, Beschin, Lovato, Lovato Venturo, Marchetto, Roncolato, Perezzolo. Nel 1845 gli abitanti erano 74, con 11 famiglie; i cognomi presenti Rossetto, Sacchiero, Andriolo. Nel 1985 gli abitanti erano 89 (28 Lore di sopra, 25 Lore di mezzo, 36 Lore di sotto) e le famiglie 28 (9 Lore di sopra, 6 Lore di mezzo, 13 Lore di sotto); nel 1989 gli abitanti erano 86 (27 Lore di sopra, 20 Lore di mezzo, 39 Lore di sotto) e le famiglie ancora 28. Dal 1924 fino agli anni ’70 alle Lore funzionò la scuola, un plesso della Scuola elementare del paese situato in via Guarato, che venne istituito allo scopo di agevolare l’accesso alla scolarizzazione da parte delle famiglie che risiedevano in località lontane dai centro abitati del fondovalle. Via Guarato infatti è la classica contrada posta al centro di altri agglomerati di case situati nelle vicinanze e per tale posizionamento venne scelta quale sede del plesso scolastico. Oggi si compone di case totalmente ristrutturate o di nuova costruzione. Gli abitanti raccontano che andarono a scuola in via Guarato fino alla Terza elementare, la quarta elementare la fecero a Castello e la Quarta nelle scuole di San Giovanni Ilarione. Il monumento a Padre Ignazio Beschin in contrada Potacci 38 Castello di San Giovanni Ilarione Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 i capitelli N ella contrada sono due i capitelli esistenti: Lore di Sopra dedicato a Sant’Antonio e Lore dedicato alla Madonna. Il capitello di Sant’Antonio si presenta particolarmente simile ad una capanna: il tetto di copertura è rifinito con un bordo in rilievo di colore marrone con alla sommità una piccola croce verde. All’interno della nicchia è custodita una statua di S. Antonio. Il capitello fu costruito agli inizi del ‘900. Si racconta che durante la prima guerra mondiale tra il 1915 e il 1918 il capitello assieme a tutta la mura, nella quale è inserito, crollò: ma la statua fu ritrovata in piedi su di un sasso e forse per questo motivo gli abitanti della contrada lo ricostruirono sullo stesso luogo e nel pomeriggio della domenica 23 ottobre 1949 fu benedetto e inaugurato il restauro nuovo. Il capitello delle Lore, costruito sul terreno del sig. Eugenio Galiotto, è invece un sacello a base rettangolare, dedicato alla Madonna: ciò che balza subito agli occhi del visitatore è il forte contrasto tra il colore chiaro della statua e il rosso mattone dei profili che evidenziano l’entrata, il frontone e la copertura. Sopra al tetto si trova una croce in ferro battuto, mentre immediatamente sotto il timpano è visibile un cartiglio recante l’iscrizione: “Regina Pacis ora pro nobis”. La statua, prevalentemente di color azzurro, raffigura la Madonna con in braccio Gesù. Da notare le linee del vestito che danno l’impressione del movimento e dello sforzo del braccio per sostenere il Il cappellano don Luciano fra i contadini durante il periodo dell’aratura. bambino, posto nella mano aperta sinistra. Il capitello è stato costruito del 1948 per voto di guerra, come ringraziamento per il ritorno dei giovani che erano partiti come soldati e anche per la contrada stessa, che non ha subito danni durante le attività belliche. Un altro simbolo religioso presente in contrada è il dono fatto dall’allora Vescovo di Vicenza Pietro Nonis, che il 2 Agosto 1986 donò alla contrada delle Lore come segno di affetto e di amicizia ai fedeli di questo luogo: a detta dei residenti Sua Eccellenza, durante la visita degli ammalati effettuata in occasione della Visita Pastorale, trovò molto conforto e simpatia da parte degli abitanti della contrada, per questo ritornò con il dono di una immagine in marmo raffigurante la Madonna in preghiera e lo inaugurò in sua presenza. Oggi l’elegante immagine fa bella mostra di sé su un muro esterno della contrada ed è diventato segno di venerazione per chi passa. Castello di San Giovanni Ilarione 39 la testimonianza Q uella della signora Noemi Micheletto, nata il 29 aprile 1927 alle Lore, è una testimonianza chiave per capire qual è stata la vita sociale di questa contrada. Lei ad esempio ha vissuto con grande apprensione il periodo della seconda guerra mondiale, nascondendosi e osservando quanto stava accadendo attorno. La contrada, seppur lontana dal paese, era comunque sotto il controllo delle truppe nazifasciste, anche se inizialmente - racconta - era difficile capire chi fossero tutte quelle facce nuove e a chi appartenessero. Fino all’armistizio del 1943, continua la signora, nessun soldato aveva fatto del male a nessuno, anzi i soldati tedeschi, di cui ricorda ancora i nomi, andavano in casa Marchetto a mangiare in serenità e raccontando anche le loro esperienze; si doveva, invece, aver timore di alcune persone “nostrane” che per tradimento, o per spia o per cattiveria informavano qualche ufficiale, a seconda dell’obbiettivo o tedesco o fascista, e allora partivano gli ordini d’irruzione delle varie contrade, con le relative conseguenze di sopraffazione e di terrore sulla popolazione. Con l’8 settembre tutte le cose cambiano e anche i nostri paese, come gran parte dell’Italia, entrano in un totale stato di “caos”. Non ci si poteva più fidare di nessuno. L’esercito non sapeva cosa fare e soprattutto per chi lottare, tra la gente non esisteva più un clima di solidarietà e le “alleanze” come accadeva negli anni precedenti, non si sapeva con chi parlare, sembrava che tutti fossero spie o che tutti avessero la paura di essere spiati. Tanti si costruirono tunnel sotterranei, nelle cantine, sotto i forni del pane, ma soprattutto nel bosco e si vedevano più volte le madri di famiglia (si tenga conto che a quel tempo le famiglie erano solitamente composte da 12/13 persone) portare viveri di vario 40 Castello di San Giovanni Ilarione genere, come salame o formaggio a chi si era rifugiato nei boschi, ma anche coperte, lenzuoli ed altro. Tra i tanti, vengono alla mente Giovanni dei Rossi, che era riuscito a costruire una stanza dietro l’armadio della camera, o Pietro Beltrame che scavò un tunnel sotto al proprio forno del pane. Ma la signora Marchetto quello che ricorda di più è la vita del proprio fidanzato, che era stato catturato al fronte durante i combattimenti la guerra e portato nel campo di concentramento di Dacau, poi in quello di Mathausen: a casa avevano perfino segnato sul calendario il giorno della sua morte, quando per fortuna fu liberato. Tornato a casa, si sposò con Noemi ma le difficoltà, le torture, il mal nutrimento, gli sforzi e tanto ancora avevano segnato profondamente il suo fisico e dopo nemmeno 5 mesi morì, lasciando la giovane moglie con in grembo l’unica figlia. Anche per questa situazione, i periodo post guerra fu, per Noemi, molto difficile, a causa della mancanza del marito, ma con il sostegno dei propri parenti fu in grado di superare i molti problemi. Tutto sommato la vita, sebbene senza soldi - racconta Noemi - non era male e si viveva tranquillamente. La contrada Lore ha sempre avuto un terreno molto fertile, che garantiva ogni anno frutta e verdura; ogni famiglia allevava diversi animali da cortile, che le permettevano di avere ogni giorno a tavola formaggi, salami, cotechini e quanto ancora. Molto spesso si mangiava polenta con il latte e lo zucchero, che Noemi ancora oggi d’inverno si diletta a preparare a ricordo di quei bei momenti. Per Noemi la differenza tra oggi e ieri è chiara: oggi si tende ad abitare nel centro, tra un appartamento e l’altro, magari mini per non pagare molto l’affitto; a quei tempi invece i “piazzarotti” avevano gran difficoltà di sfamare i propri figli, avevano pochi campi e riuscivano a tenere un maiale e una vac- Sagra di San Giovanni Battista 32a Mostra delle Ciliegie 25-26-27 Giugno 2010 ca con difficoltà. A quei tempi le case erano piene di persone, la famiglia Marchetto ad esempio era composta da ben 17 persone, tanto che si doveva fare continui pentoloni di polenta e sulle brace c’era sempre il salame. Ogni contrada aveva un forno con il pane e due giorni alla settimana erano dedicati alla preparazione. Forni che erano la “vita” della contrada e che garantivano pane ogni giorno; oggi se ne contano ancora 9 (di cui 3 funzionanti). In quegli anni ogni abitante si chiamava con il soprannome della famiglia o della corte in cui abitava; tra i nomi ricordati dalla signora Noemi compaiono gli Andoli, i Icii, i Russi, i Lessi, i Ciacci, i Santi, i Cenci, i Selesti, i Tofoli, che successivamente distinguevano la grande contrada nelle diverse corti o luoghi di residenza. La vita sociale era molto più unita di adesso e fra i pochi momenti di aggregazione di cui disponevano allora le persone vi erano la messa e le funzioni della domenica: i giovani partivano a piedi numerosissimi e andavano in chiesa a Castello e, cantando, lungo la via si incontravano con i gruppi delle altra contrade, tanto che la contrada dei Giannini aspettava i canti dei giovani delle Lore per prepararsi e partire assieme verso la chiesa. Un’altra caratteristica della contrada, che per molte famiglie ha costituito motivo di crescita e di ben vivere, era la relativa vicinanza con la vallata del Chiampo. Era un ottimo luogo di scambio di merci, tanto che si partiva con i buoi, racconta Noemi, e un carrettino pieno di frutta, tra cui pere, qualche mela, ma soprattutto uova, pulcini e si ritornava con qualche soldo o qualche altra merce preziosa come lo zucchero, il sale, il caffè e altri cibi necessari per campare. Chiampo non era importante solo per gli scambi commerciali, ma anche per gli incontri tra giovani: esisteva infatti un sentiero, oggi scomparso a causa delle frane, che portava direttamente al Cortivo, una contrada appena al di là del Monte Calvarina, ritenuta l’America dai nostri nonni, perché andare là significava andare in chissà quale posto. Proprio in quegli anni, visti il gran numero di abitanti e la difficoltà di raggiungere i paesi vicini, la signora Angelina Negretto, meglio conosciuta come Angelina Del Poldi, nella zona Centro Lore all’interno di una casetta aprì un’osteria: nulla a che vedere, naturalmente con le osterie del centro paese ma sufficiente per rendere le serate più interessanti e il tempo meno noioso. Era organizzata dentro da una abitazione, praticamente nello spazio di un soggiorno di adesso e durò per ben 15 anni circa. La contrada Lore era così una contrada invidiata dalle zone limitrofe, considerata da tutti economicamente importante e socialmente aperta rispetto ad altre realtà. Oggi la continua fuga verso il centro del paese ha svuotato quasi del tutto le abitazioni esistenti e certe corti, una volta così piene di vita, oggi sono totalmente disabitate: il rapporto fra case e abitanti attualmente è infatti di uno a uno, cioè una casa per ogni abitante. Uno dei momenti più significativi per la contrada rimane ancora oggi la festa del capitello, l’8 settembre di ogni anno, celebrata con una partecipatissima Santa Messa a cui fa seguito un rinfresco all’aria aperta offerto dagli abitanti, a base di pane casalingo e salame nostrano, e tanta serena compagnia e accoglienza, che rimane uno dei tratti distintivi delle Lore. Ringraziando la sig. Noemi Micheletto per il tempo dedicato e gli abitanti per la loro disponibilità a raccontare fatti e storie di altri tempi, concludiamo con un proverbio che una volta gli abitanti delle Lore spesso ricordavano e che anche oggi, in qualche occasione si sente citare, ma che è sempre più difficile da rispettare: “Alle Lore se nasse, se vive e se more”. Castello di San Giovanni Ilarione 41 i luoghi di Padre Ignazio Beschin di Claudio Beschin - Presidente del Museo “G. Zannato” di Montecchio Maggiore “L ore” e “Potacci”. Chi non conosce questi luoghi? Sono le contrade dominate dalla vetta vulcanica del Madarosa e incorniciate da ambienti fortunatamente ancora a dimensione d’uomo, dove il frastuono del gran mondo giunge appena! È il paesaggio che fu tanto caro a “Mira”, il giovinetto dei Potacci la cui storia sta per diventare quella del beato padre Ignazio Beschin. Il paese, su questo, ci conta ed è convinzione di tutti che padre Ignazio lo avremo presto santo in paradiso. A ricordo dell’amatissimo frate, nato a San Giovanni Ilarione il 26 agosto 1880 e spentosi a Chiampo il 29 ottobre 1952, per volontà dei familiari e degli abitanti del luogo che gli diede i natali, dal 2004 è stato eretto ai Potacci un significativo monumento che è quotidianamente meta di visite e di preghiera. Preghiera anche per un miracolo che consentirà alla Chiesa di proclamare padre Ignazio beato. Padre Ignazio è stato un uomo dal cuore eccezionale, di una bontà enorme, un religioso di soave mitezza di cuore. Nato da umile famiglia di contadini, a 13 anni entrò nel seminario diocesano di Chiampo, ricevendo l’ordinazione dieci anni dopo. Laureato in Teologia morale a Roma, all’insegnamento affiancò importanti incarichi ecclesiali che disimpegnò con saggezza, competenza e umiltà. Per i suoi uffici, viaggiò molto, ma ritornava sempre volentieri quassù. E proprio per questo i familiari, i parenti, la gente delle contrade Lore e Potacci, hanno voluto consolidare nella roccia calcarea di un monumento il volto di questo vero servo di Dio che tanto ha onorato la 42 Castello di San Giovanni Ilarione nostra terra, affinché rimanesse ancora viva ed indelebile in tutti la sua nobile figura di francescano sapiente ed umile. Una umiltà che - giova ricordarlo - venne pienamente espressa anche nel corso della Grande Guerra, che lo vide impegnato nel portare conforto soprattutto ai soldati in fin di vita o bisognosi di aiuto e cure mediche particolari. Padre Ignazio fece suoi alcuni motti: “Lavoro come se non dovessi morire mai e come se dovessi morire da un momento all’altro”; “Mi riposerò in cielo”. Le sue spoglie sono racchiuse nella cripta sotto la cappella di San Giuseppe, nella Pieve di Chiampo. L’annuale appuntamento di ricordo e preghiera nei pressi del monumento a lui dedicato in contrà Potacci si terrà sabato 28 agosto, alle ore 17,00. Siamo tutti invitati. Vendita ingrosso e dettaglio F.lli Fattori - Monteforte d’Alpone (VR) Tel. 045 6102842 - www.ladolcemela.com FORNITURE MATERIALI INERTI CONGLOMERATI BITUMINOSI PIETRISCO BASALTICO Montecchio Precalcino (VI) - Via Maglio Tel. 0445 864550 - Fax 0445 865216