I SOLISTI AQUILANI UNIONE EUROPEA FONDO SOCIALE EUROPEO DIREZIONE ARTISTICA Associazione I SOLISTI AQUILANI – Ente morale anno di fondazione 1968 Ministero per i Beni e le Attività Culturali Comune di Arcinazzo Romano Vincenzo Mariozzi MUSICA E ARCHEOLOGIA Arcinazzo Romano – martedì 9 agosto 2011 Ninfeo Villa di Traiano, ore 18.00 44a STAGIONE CONCERTISTICA musica e archeologia MONICA LEONE, pianoforte MICHELE CAMPANELLA, direttore e pianoforte I SOLISTI AQUILANI 1 2 musica e archeologia WOLFGANG AMADEUS MOZART Divertimento n. 3 in fa maggiore per archi K 138 Allegro/Andante/Presto Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore K 449 per pianoforte e orchestra Allegro vivace/Andantino/Allegro ma non troppo Concerto n. 12 in la maggiore K 414 per pianoforte e orchestra Allegro/Andante/Allegretto Serenata notturna n. 6 in re maggiore K 239 per archi e timpani Marcia/Menuetto/Rondò musica e archeologia Duo pianistico LEONE-CAMPANELLA Il duo pianistico formato da Monica Leone e Michele Campanella non ha una data di nascita ufficiale, ma è stato il naturale sviluppo della consuetudine a suonare insieme tra insegnante e studente prima, tra partners nella musica e nella vita poi. E’ frutto di una mentalità e di un approccio al pianoforte condivisi dalle origini, essendo entrambi cresciuti, in diversi momenti, nella scuola di Vincenzo Vitale. Il repertorio in continua espansione comprende musiche a quattro mani e a due pianoforti e spazia da Bach a Bartok. Da sottolineare il grande progetto in via di realizzazione dell’integrale della musica di Schubert a quattro mani in CD. Le presenze da ricordare sono numerose e significative. Dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma all’Opera House di Sydney, dal Coliseum di Buenos Aires a Pechino, Shanghai e Canton, dalla Settimana Musicale Senese alla Sagra Umbra a Perugia, dal Teatro San Carlo di Napoli all’Orchestra del- 3 la Toscana a Firenze, all’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, all’Orchestra dei Pomeriggi Musicali a Milano,all’Istituzione Universitaria dei Concerti a Roma, al Teatro Massimo di Palermo, al Rossini Opera Festival, ad Auckland in Nuova Zelanda, a Melbourne e Brisbane in Australia. Monica Leone e Michele Campanella insegnano all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli nell’ambito deicorsi organizzati dal Centro di Studi Pianistici “Vincenzo Vitale”. 4 I SOLISTI AQUILANI Si costituiscono nel 1968 sotto la guida di Vittorio Antonellini, su ispirazione e con la collaborazione dell’avvocato Nino Carloni, già fondatore della società dei concerti dell’Aquila. Vittorio Antonellini li ha condotti per oltre trent’anni. Successivamente sono stati diretti da Franco Mannino e da Vittorio Parisi. L’attuale direttore è Vincenzo Mariozzi. Il Complesso, il cui organico si avvale di strumentisti di alto livello che ruotano nei ruoli all’interno della formazione e sono in grado di sostenere parti solistiche di elevato impegno virtuosistico e interpretativo, ha un repertorio che abbraccia le più diverse epoche musicali, da quella pre-barocca alla musica contemporanea, con particolare riguardo ai compositori italiani, senza trascurare interessanti incursioni nel teatro d’opera. Per l’ottimo livello delle esecuzioni, l’alto numero dei concerti effettuati, oltre duemila, l’ampio repertorio, la vastissima dislocazione dei centri raggiunti e l’unanime consenso di pubblico e di musica e archeologia critica, I Solisti Aquilani hanno conquistato una precisa e insostituibile posizione nel quadro delle più prestigiose formazioni cameristiche internazionali. In aggiunta alla presenza nei principali cartelloni musicali italiani, sono stati protagonisti di numerose e importanti tournée in Europa, in Medio Oriente, in Africa, in America, Vietnam e Singapore, ospiti delle più prestigiose sale da concerto in America Centrale e del Sud, Austria, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Jugoslavia, Libano, Malta, Polonia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Tunisia, Turchia, Ungheria, Egitto, Lituania, Slovenia, Croazia, Giappone. Importanti e significative sono le collaborazioni del Complesso con i più grandi solisti di rilevanza internazionale. Nel 2009 I Solisti Aquilani hanno tenuto un concerto a New York nel Dag Hammarskjold Library Auditorium del Palazzo dell’ONU. Numerose sono le incisioni discografiche e registrazioni radiofoniche e televisive in Italia, America Centrale e del Sud, Germania, Spagna, Svizzera, Stati Uniti e Giappone. musica e archeologia I SOLISTI AQUILANI Violini primi Irene Tella – Lorenzo Fabiani Patrizia De Carlo – Federico Cardilli Violini secondi Plamena Krumova - Alessandro Marini Andrea Di Mele – Alessio Gabriele Viole Fabrizio De Melis – Luana De Rubeis Margherita Di Giovanni Violoncelli Giulio Ferretti – Giancarlo Giannangeli Contrabbasso Mauro Vaccarelli Timpani Tommaso Capuano 5 Wolfgang Amadeus Mozart (Saliburgo, 27 gennaio1756 – Vienna, 5 dicembre 1791) Secondo un’opinione ormai diffusa in tutti gli ambienti musicali, Mozart fu “il compositore più universale nella storia della musica occidentale”, un caso miracoloso nella storia della musica. Morto a trentasei anni, lasciò circa 630 opere, tutte di straordinario livello artistico. Il sommo poeta tedesco Goethe sosteneva che tutte le opere di Mozart sono geniali e v’è in esse una forza creativa che continua ad agire, di generazione in generazione, e che mai dovrebbe esaurirsi”. Uno dei maggiori filosofi dell’Ottocento, Friedrich Nietzsche, racchiudeva un giudizio comune tra artisti e intellettuali scrivendo che Mozart rappresenta lo spirito apollineo della musica. I tratti caratteristici del cosiddetto stile classico, che connota la musica scritta durante la seconda metà del Settecento, possono essere ritrovati senza difficoltà nella musica di Mozart giacché chiarezza, equilibrio e trasparenza sono elementi distintivi di 6 ogni sua composizione. Anche chi insiste sulla grazia della musica mozartiana, non può nascondere la potenza eccezionale di alcuni suoi capolavori, come il Concerto per pianoforte in do minore K 491, la Sinfonia in sol minore K 550, l’opera Don Giovanni. La grandezza di Mozart non va cercata nel materiale con il quale egli si è cimentato, pronto a rifiutare ciò che gli era estraneo e a ricreare ed assimilare gli elementi congeniali, ma nella sua forza creativa. Tale originalità, fonte e radice di durevolezza, nasce dal carattere sostanzialmente diverso, originale e duraturo, delle forme musicali mozartiane, anche in presenza di innegabili reminiscenze di modelli contemporanei. Rispetto al cosiddetto stile galante, che dominava nel Settecento con le sue cadenze, l’uso di frasi simmetriche articolate in strutture chiare e l’enfasi su frasi sviluppate con pochi accordi (reazione all’eccessiva complessità della musica tardobarocca), Mozart elevò il linguaggio musicale al più alto grado di razionalità e di equilibrio dello spirito, al punto che Goethe gli riconobbe i caratteri che segnarono il periodo aureo dell’arte greca. Per musica e archeologia Wagner, Mozart infuse negli strumenti il nostalgico afflato della voce umana per la quale nutriva uno specialissimo amore e orientò verso il cuore della melodia l’inesauribile flusso d’una ricca armonia, dando sempre alla voce degli strumenti l’intensità di sentimento propria della voce umana. In ogni genere trattato, lasciò capolavori d’insuperata eleganza e l’energia di un impulso innovativo seminato nel futuro della storia musicale. Come bambino prodigio noto in tutta Europa, come compositore di genio padrone di ogni genere, come protagonista d’una morte precoce e misteriosa, Mozart suggestionò come pochi altri la fantasia del pubblico e tuttora vive nell’immaginario collettivo un “mito Mozart” simbolo di genio assoluto e di perfezione stilistica. Nota - La sigla K seguita da un numero indica il numero di catalogo cronologico dell’opera mozartiana definito da Ludwig von Köckel (1.a edizione nel 1862). musica e archeologia Divertimento in fa maggiore K 138 Allegro. Andante. Presto Fa parte di un gruppo di tre Divertimenti scritti da Mozart a Salisburgo nel febbraio del 1772, a sedici anni, subito dopo il rientro dal secondo viaggio in Italia. Anomala è l’assenza del Minuetto in questo come negli altri due Divertimenti (K 136 e K 137) del gruppo. L’atmosfera è quella della musica italiana, che piaceva molto alla corte dell’Arcivescovo di Salisburgo, e la forma musicale organizza una serie di elementi popolari, umoristici e drammatici con una maturità che fa capire come l’autore si senta ormai padrone della scrittura musicale e quindi slegato dagli antichi modelli di un genere nato, come indica il nome, per divertire. Secondo Einstein, celebre studioso dell’opera mozartiana, questo lavoro è semplicemente una Sinfonia per archi e l’organico di base, vale a dire quattro voci, giustifica l’ambiguità dell’attribuzione all’uno o all’altro genere, vale a dire al Divertimento o alla Sinfonia. Al di là di una definizione appropriata, con la triade K 136, K 137 e 7 K 138, Mozart abbandona la tecnica in un certo senso rudimentale degli sviluppi per elevarsi all’ideale livello delle opere virili, per complessità di struttura degne d’una personalità compiutamente realizzata. Concerto per pianoforte e archi in mi bemolle maggiore K 449 Allegro vivace. Andantino. Allegro ma non troppo Durante il biennio 1784-1786, Mozart raggiunse il vertice di quell’arco compositivo aperto nel 1782 con i tre Concerti per pianoforte K 413, K 414, K 415: in sei concerti che entusiasmarono i viennesi, il musicista aprì il genere del Concerto per strumento solista e orchestra a quel perfetto dialogo tra pari che fu poi portato avanti fino all’Ottocento inoltrato. Immaginiamo una conversazione in cui un protagonista esprime un’idea che gli altri interlocutori ripetono con qualche variazione nei particolari: ecco il concerto barocco. Con Mozart, la conversazione musicale avviene tra strumento e orchestra in modo 8 che ognuno sia protagonista ed esprima con la stessa proprietà ed eleganza concetti diversi sullo stesso argomento. Per il grande pianista Badura-Skoda, questo Concerto è “il più intimo dei Concerti di Mozart, dalla trasparenza e lucidità di un quartetto d’archi”: qui l’autore prosegue il lavoro iniziato con il K 414 e continua quel “romanzo interrotto” assegnando al pianoforte la magnificenza di un racconto sonoro. Il Concerto K 449, quattordicesimo Concerto per pianoforte nel catalogo mozartiano e primo dei cosiddetti “grandi Concerti viennesi”, commissionato dall’allieva Barbara Ployer, fu scritto a Vienna il 9 febbraio 1784, allorché l’autore ventottenne scriveva ormai soltanto capolavori d’ineguagliabile eleganza formale. Mozart lo descrisse a suo padre, con parole insolitamente modeste, come “un concerto di genere assai speciale, che meglio si adatta a una piccola piuttosto che a una grande orchestra”. L’equilibrio generale è raggiunto con esemplare sapienza: lo schema è ricco di modulazioni armoniche le quali sostituiscono in un certo senso il carattere sinfoni- musica e archeologia co e concertante assente. Nel finale, poi, prevale ciò che Poggi e Vallora definiscono “vivace spirito contrappuntistico che sostiene la pagina” per assumere “la disinvoltura del linguaggio naturale”. L’unità e insieme varietà tematica e la ricchezza della forma rivelano una straordinaria gioia creativa. Su questo lavoro, Mozart raccomandava a suo padre: “non mostrarlo a nessuno perché l’ho composto per la signorina Ployer che me l’ha pagato profumatamente”. Concerto per pianoforte in la maggiore K 414 Allegro. Andante. Rondeau, Allegretto È il secondo dei Concerti per pianoforte e orchestra (dodicesimo della serie completa) di una triade di opere formata dai Concerti K 413, K 414 e K 415, che aprono la grande stagione viennese (1782 – 1786): opere di straordinario valore musicale per la varietà delle forme e dei contenuti espressivi, per la ricchezza agogica, per l’assetto complessivo. Questo ciclo di Concerti è stato paragonato a un grande musica e archeologia romanzo non lontano dai Bildungsromane (romanzi di formazione) dell’epoca. Concepiti esplicitamente per l’esigente pubblico viennese, i Concerti furono presentati innumerevoli volte in occasioni pubbliche o private; ma la loro struttura dimostra che Mozart guardava più in là del suo tempo e del gusto corrente. Composto nell’ottobre 1782, il K 414 fu eseguito nell’inverno successivo con l’autore che dirigeva e suonava il pianoforte. In nessuno dei generi musicali trattati Mozart fu un iniziatore vero e proprio; tuttavia, per quanto riguarda il Concerto per pianoforte, esso deve a lui, autore e interprete delle proprie composizioni, il grandioso sviluppo formale e di contenuti che avrebbe caratterizzato questo genere per almeno cent’anni. Beethoven ammirava i Concerti mozartiani per pianoforte al punto da prenderli a modello dei suoi Concerti. In tali opere il discorso musicale si sviluppa come dialogo paritario fra solista e orchestra, soggetti di uguale importanza. In questo K 414 la ricchezza tematica e la qualità delle singole melodie toccano vertici mai prima raggiunti da altri compositori. Il lavoro fu pensato per essere 9 eseguito anche da un’orchestra di soli archi, com’è evidente nel primo movimento, dove il primo tema è esposto dagli archi secondo uno schema tipico della musica da quartetto. Schema identico è applicato all’esposizione del secondo e terzo tema, cui segue l’entrata del solista che riprende il primo tema. Il pianoforte sviluppa i temi con un virtuosismo che mai deborda nella pura spettacolarità. Il clima intimo dell’Andante trova poi sfogo nel terzo movimento, concepito nella forma del rondò bipartito costruito sul confronto tra solista e orchestra. Ognuno dei tre movimenti si chiude con una cadenza che concede spazio al protagonismo del pianoforte. Serenata notturna per archi e timpani K 239 Marcia (Maestoso). Minuetto. Rondò (Allegretto, Adagio, Allegro) è di Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus. Scritta a Salisburgo nel gennaio 1776, quando Mozart aveva vent’anni, la Serenata ha una singolare strumentazione “per due piccole orchestre”, anche se la seconda orchestra non fa che doppiare la prima, ruolo che l’antico concerto grosso italiano riservava al “concertino”. La composizione fonde raffinatamente lo stile di Serenata, vale a dire della musica scritta per intrattenere e divertire il pubblico, allo spirito del Concerto grosso barocco, che mette a confronto sonoro due gruppi strumentali. C’è da notare la presenza di un solo Minuetto (dopo la tradizionale Marcia) a rappresentare i movimenti di danza, e qualche bizzarria nel Rondò finale, con metri e tempi differenti, che alludono allo stile scherzoso dei movimenti conclusivi, secondo lo spirito della Final-Musik. Walter Tortoreto Il titolo di Serenata notturna dato a questa composizione (la sesta Serenata nel catalogo mozartiano) 10 musica e archeologia musica e archeologia 11 vincenzo brancadoro Informazioni: Associazione I Solisti Aquilani Via Ficara – Container Piazza d’Arti - 67100 L’Aquila telefono/fax 0862 1960550 / 335 1337245 - 6 -7 [email protected] www.solistiaquilani.it I SOSTENITORI DELL’ATTIVITA’ CONCERTISTICA DEI SOLISTI AQUILANI SONO: Località Caprafico - CASOLI