e r o m a ’ l e r o cu l e n a t n a c Ti Titolo Assisi, 1 -8 agosto 2009 Stampato in proprio a cura del Consiglio Centrale dell’ISM Luglio 2009 Le riflessioni proposte in queste pagine sono state scritte da Barbara P. Ogni luogo di questa terra nasconde un suo segreto e ci parla, al cuore, in profondità. Possiamo ascoltarne la voce nel silenzio del vento tra gli ulivi, nel canto degli uccelli, nel suono delle campane, nel frastuono della strada, nelle voci degli uomini e delle donne, nelle pietre secolari… Tra i tanti modi, queste pagine vogliono aiutarci ad ascoltare il messaggio di questi luoghi attraverso la voce di Armida Barelli, la nostra prima Sorella Maggiore. Con lei, attraverseremo questi giorni, visiteremo i luoghi, ripercorreremo la storia dell’Istituto, cercando di attingere alla forza delle origini. 1 Domenica 2 agosto Sorelline dilettissime1, è bello vedervi qui, nella dolce patria dell’anima nostra: Assisi2, nella nostra prima “Oasi”! Nella calura di questi giorni, nel deserto del cuore, nella fatica dell’intenso lavoro per il Regno … voi sentite, ne sono certa, che questo luogo e questi giorni sono proprio un’oasi! Eppure allora, nel 1933, tutti sorridevano di me, quando volli che le “nostre case” avessero questo nome. Ma che importava? Sentivo che era un nome “profano”, ma nasceva dall’esperienza della nostra vita nel mondo, così spesso “bruciata” dall’ininterrotto lavoro, dalle fatiche della vita familiare, sociale, ecclesiale … Ora è la vostra Oasi: il luogo del vostro incontro e io vi accolgo tutte, una ad una, come la vostra Sorella Maggiore. Quante Missionarie ho accolto in questa casa! Quante sorelle io e P. Gemelli abbiamo ascoltato tra queste mura! In questi giorni continuerò ad ascoltare ciascuna di voi, sorelline carissime, perché sono con voi, insieme al nostro P. Francesco e alla “pianticella” sua, Chiara. Siate certe della mia vicinanza! E vi sorrido dal cielo3, anzi esulto di gioia dal cielo per questo vostro incontro che vi riunisce dai cinque Continenti! Mi ricordo bene, quando, già ammalata e senza voce, vidi arrivare le prime sorelle degli Stati Uniti e quelle poi della Francia e della Svizzera .... Che gioia! Che grazia!4 Erano così diverse da noi, eppure ci univa uno stesso ideale: vivere nel mondo, senza nulla concedere al mondo, lavorare senza posa, pregare senza posa, ma soprattutto: amare, amare, amare! Amare Gesù, lo Sposo E in Lui tutto e tutti!5 1 Testamento di Armida Barelli alla Gioventù femminile dell’11-02-1950 Armida Barelli, La nostra storia, versione italiana (2ª edizione), Milano 1972, p.19 3 Testamento di Armida Barelli alle Missionarie 4 A. Barelli, La nostra storia, p. 380: “Non solo Istituto italiano, ma internazionale ed anche extraeuropeo. Mai avevamo osato sperare tanto!” 5 Testamento di Armida Barelli alle Missionarie 2 2 È questo amore, ne sono certa, che vi permetterà di superare le distanze di cultura, di lingua, di esperienze e vi riempirà il cuore in questi giorni, perché noi siamo, prima di tutto, sorelle! Con me, oggi, sorride S. Francesco, che da lontane terre, per diverse vie, vi riunisce qui.6 E quando vi affaccerete dalle finestre della nostra Oasi, vedrete le case secolari, le mura della città e le grate dei conventi, gli orticelli e i campi; sopra le case osserverete la Torre del Comune, la cupola di S. Rufino e sulla sommità, la Rocca7. Davanti, il convento delle Clarisse e la Basilica di S. Chiara e, sullo sfondo, il monte Subasio. E tutto intorno gli ulivi, che alcune vedono per la prima volta! Anche questa terra sorride e vi accoglie come ha accolto centinaia di sorelle, per parlare a ciascuna di fraternità, pace e minorità. Ma più di tutti, vi sorride e vi accoglie il S. Cuore, in questa casa a Lui dedicata. Fidatevi sempre di Lui, del suo amore, della sua misericordia. È stato Lui il segreto della mia vita e lo sarà anche per la nostra!8 Benvenute sorelline! Armida 6 7 8 A. Barelli, La nostra storia, p. 43 Cfr. A. Barelli, La nostra storia, p. 47 Cfr. Testamento di Armida Barelli alla Gioventù Femminile, dell’11-02-1950 3 Lunedì 3 agosto Sorelline carissime, sono felice che appena arrivate già salite sul monte de La Verna. Dalle dolci pendici del Subasio dove Francesco è nato e dove, per lui e per noi, tutto ha avuto inizio, vi incamminate sull’aspro monte, roccioso e impervio, de La Verna, dove Francesco ha ricevuto, nella sua carne, il segno delle piaghe del Crocifisso, dove il suo corpo è stato reso simile al corpo dell’Amato! Qui abbiamo voluto costruire, non senza problemi, la nostra seconda Oasi! Lo abbiamo fatto durante la guerra e mi ricordo ancora che era impossibile trovare gli arredi, soprattutto la lana per i materassi. Ma oltre i mille metri i materassi di lana erano assolutamente necessari e una nostra sorella ebbe un'idea luminosa: « lo ho due materassi di lana sul mio letto e sono disposta a cederne uno - mi disse - perché non chiedi a quelle che hanno due materassi di lana di fare altrettanto? ». Io subito dissi che ero disposta a seguire l'esempio e, seduta stante, due altre persone, che non appartenevano all’Istituto, mi offrirono un materasso ciascuna per la « Casa di S. Francesco ». Così quattro materassi erano già pronti, ma ne mancavano ancora 76. Il Padre ordinò che nessuna cedesse il materasso di lana avendone uno solo, ma noi sperammo che almeno 76 avessero la possibilità di darne uno! Chi invece fosse stata in grado di mandare un cuscino di lana o anche un sacchetto di lana, o una coperta di lana, era pregata di farli lietamente, purché non vi fosse disagio suo né della famiglia. S. Francesco avrebbe compensato! E la lana arrivò: pacchetti, pacchi postali, colli ferroviari. Ne riempimmo uno stanzone. La facemmo lavare, ripulire, immettere in fodere nuove e riuscimmo a fare 81 materassi, altrettanti cuscini e trapuntini.9 Sono state sempre generose le Missionarie! E questo luogo è davvero prezioso, poiché la Verna segna il vertice terreno di quella via di amore che S. Francesco aveva intuito ad Assisi, in una notte stellata della giovinezza: via di sacrifici e di ebbrezze, di povertà, di umiliazioni.10 È qui che Francesco abbraccia definitivamente il Cristo povero e crocifisso, ma lo può fare perché: • lo aveva abbracciato nel lebbroso • lo aveva ascoltato a S. Damiano 9 A. Barelli, La nostra storia, p. 175 Agostino Gemelli, Il francescanesimo, Vita e Pensiero, Milano 1965, p. 22 4 10 • lo aveva incontrato nei poveri • lo aveva riconosciuto nelle umiliazioni della sua vita • lo aveva seguito nelle fatiche e nei dolori che i fratelli gli procuravano … E’ questo Cristo povero e crocifisso il nostro Re del quale portiamo il nome. Ho visto, con gioia, il cammino che l’Istituto ha fatto, con tutta la Chiesa, per comprendere cosa significa Regalità. Ho pensato che è stato il cammino di Francesco, dentro la Chiesa del suo tempo, ricca e potente. È il Re che state ascoltando e riconoscendo negli uomini e nelle donne crocifissi, offesi, umiliati … dei vostri Paesi. È il Re che si fa servo e ci insegna la vera minorità: “tra voi il più grande si faccia servo di tutti” (cfr Mc 9,35). È il Re pacifico e umile che dona la sua vita per indicarci, come a Francesco, la via della pace. È questo, sorelline, il nostro Re d’amore che vi investe del suo amore … per amarlo, vederlo amato, farlo amare11 ovunque e sempre! Armida 11 Armida Barelli, Fascicolo 50, circolari sull’Istituto, Archivio Barelli Milano 5 Martedì 4 agosto Sorelline mie, aprite le porte: guardate la gente, le auto, i turisti, le case, i fiori, le stelle … Non abbiate paura di distrarvi! Il mondo è bello, bellissimo! L’ho sempre amato, mi sono appassionata ad ogni sua vicenda fino alla fine, quando l’Italia fu chiamata a votare ed io sentii che dovevo prendere parola ... anche in politica. Quanto lavoro, quanti ostacoli … ma quanta gioia! Anzi è proprio “ascoltando” il mondo che, alla fine, dopo una lunga ricerca, ho scoperto la mia vocazione12. Non dimenticherò mai la gioia che ho provato alle parole del “nostro Padre” (Gemelli): “il francescano non disprezza il mondo … non fugge la società con paura o disgusto … La rinuncia di S. Francesco è altra: non nega la bellezza della vita, perché sarebbe disconoscere il suo Amore; non nega l’amore; nega il possesso e il desiderio del possesso. Rimanete nel mondo, ma non prendetene una briciola; ammirate e amate finché volete, ma vedendo in ogni cosa l’opera del creatore”13. Tratto da: Armida Barelli, La sorella maggiore racconta, Ed. O.R., Milano 1981, p.7: Ebbi una strana telefonata. “Complimenti al gentil sesso, signorina” mi disse un sacerdote di mia conoscenza. “Ha sentito quel che è accaduto ieri? Nella scuola media, una professoressa ha avuto l’ardire di apostrofare così la sua classe mista: “Penso non ci sia nessuno fra voi così imbecille da andare ancora alla Messa”. Alla sfida della professoressa atea, sono balzati in piedi sette giovani della Gioventù maschile: “Noi siamo fieri di essere tra gli imbecilli che vanno alla Messa”. La professoressa ha cambiato discorso. In quella classe vi erano trentadue studentesse e non una ha osato difendere la sua fede cristiana”. “E chi dice che siano state buone cristiane? Forse non sono neppure cattoliche”, ribattei. Ma l’indomani, decidemmo di fare una … ricognizione. Sapemmo così che delle trentadue studentesse, trenta erano credenti e praticanti, e due di esse facevano la comunione quotidiana. Quella notte non dormii. Un pensiero mi tormentava: Che sarà delle madri di domani se le giovani d’oggi adorano il Signore nella penombra del tempio e lo rinnegano alla luce del sole? Ha ragione l’arcivescovo: bisogna riunirle, istruirle, dare loro la fierezza della loro fede, per farne domani madri capaci di educare cristianamente i figli. 13 A. Gemelli, Il Francescanesimo, pp. 22-23. 6 12 E’ questo amore il cuore della nostra vocazione laicale. Consacrate si, tutte del Signore, ma nel mondo: “sante laiche” come le vergini e le martiri cristiane dei primi secoli … laiche ma sante!.14 E come donne, poi, siamo state e siamo una vera risorsa! Se ne accorse la Chiesa e se ne accorse la società, in quegli anni nei quali, in Italia, le donne non uscivano da sole di casa, non partecipavano alla vita civile e, anche nella Chiesa, troppo spesso, tacevano. Quante storie potrei narrarvi! Storie semplici ed eroiche, storie di giovani donne e di anziane … Ma sono certa che se vi guardate in volto, se vi narrate le vostre storie … riconoscete tra voi la stessa determinazione e lo stesso amore delle prime sorelle della nostra bella famiglia. E anche i nostri assistenti … lo capirono! Pensate P. Gemelli stesso fu costretto a … parlare di moda!15 So che nei vostri Paesi ci sono ancora tanti ostacoli e che, come donne. subite, ancora, ingiustizie ed umiliazioni. Ma io ho fiducia, come ebbi fiducia piena in tante giovani donne. E i frutti non sono mancati. Come, allora, fatevi forza le une con le altre, sostenetevi a vicenda, per essere davvero sale e luce del mondo. E’ il dono della nostra famiglia spirituale. Io sarò sempre unita profondamente, intimamente a voi. Chiederò al S. Cuore, a S. Francesco, apostolo per eccellenza, che facciano apostola ognuna di voi. Perché non vi accontentiate di essere buone ... alla buona. Apostole vi voglio, apostole che amano e fanno amare il Signore!16 Coraggio, sorelline! Armida 14 15 16 A. Barelli, La nostra storia, p. 14 cfr. A. Barelli, La nostra storia, p. 15 Dal testamento di Armida Barelli alla Gioventù femminile dell’ 11-02-50 7 Mercoledì 5 agosto Care sorelline, come è bello ricordare le nostre origini! Era il 1918. Quel giorno ero sola. Avevo appena detto sì al Papa, che mi chiedeva di fondare la Gioventù femminile di Azione Cattolica in tutta Italia e accettato di percorrere la via nuova e impensabile di una consacrazione nel mondo. Nel cuore mi chiedevo: Mi darai Signore altre sorelle che vogliono dedicarsi totalmente alla missione (apostolato) nel mondo? Allora mi parve che nell’intimo del cuore, il Signore mi rispondesse: ‘Sì’!17 Certo, allora, non avrei immaginato la grandezza del dono del Signore. Ora, guardando i colori dei nostri volti, i costumi delle vostre terre, ascoltando le storie che vi hanno condotte qui… mi ripeto e vi ripeto: il S. Cuore non si lascia vincere in generosità!18 Solo un anno dopo, proprio novanta anni fa, eravamo già un piccolo gruppo. Salivamo ad Assisi, come un piccolo gregge, per il primo corso di Esercizi e la consacrazione delle prime sorelle! Come voi visitammo Assisi, come voi ci fermammo alla tomba di Francesco e di Chiara. Ma soprattutto S. Damiano19 conquistò il nostro cuore: il vero volto della povertà francescana.20 Certo oggi, a chi viene da lontano, dall’Africa, dall’America Latina … anche San Damiano può sembrare “bello”, ma pensate a Roma o anche alle chiesa di Assisi e… capirete. Lì è nata la nostra famiglia spirituale! Sotto gli occhi del Re crocifisso, nudo e povero, che continua a parlare al cuore! Caro S. Damiano! Lo amiamo perché era tanto amato da S. Francesco! Lo amiamo perché S. Chiara e le sue sorelle vi vissero a lungo custodi della più genuina tradizione francescana! Lo amiamo perché tanta parte della vita del nostro Istituto si è svolta tra queste A. Barelli, La nostra storia, p. 24 Cfr. A. Barelli, Fascicolo 60, lettere varie, Archivio Barelli Milano 19 A. Barelli, La nostra storia, p. 58: In occasione della nascita della nostra Famiglia spirituale, pensammo di fare un dono alla cara chiesetta di S. Damiano che ci aveva accolto come un giorno accolse S. Chiara e le sue sorelle … offrimmo la somma per fare un nuovo altare, semplice, in pietra assisana, in uno stile adatto a quel santuario di Madonna Povertà. Il Padre Provinciale vi fece incidere, nel lato posteriore, il nome della nostra Famiglia spirituale (che a quei tempi si chiamava Terziarie del Regno sociale del S. Cuore. L’altare attuale è lo stesso). 20 A. Barelli, La nostra storia, p. 42 8 17 18 sacre e rozze mura. Coltivate anche voi, nel nostro cuore, queste memorie; esse pure sono un dono di Dio21 Anche tu, sorellina carissima, proprio qui, stanotte, avvolta da sorella luna e dalle stelle22, circondata da tante sorelle, portando nel cuore la tua terra e la tua gente, stai per salire all’altare, per fare la tua offerta. Ti canta nel cuore l’amore più grande… Sosta ancora un momento, rifletti ancora alla grandezza dell’atto che stai per compiere; tu vai a deporre all’altare non un qualche cosa di tuo, ma tutta te stessa. Pensaci, non per ritirarti impaurita, ma per andare incontro a Lui con piena consapevolezza, con illimitata fiducia, con ardente amore. Egli ti ha chiamata: di questo non puoi dubitare e tu oggi rispondi all’invito. Non temere, dunque. Egli sarà la tua forza, poiché tu ti doni tutta a Lui … Scenda su di te la sua grazia a rinnovarti come in un secondo Battesimo; sei Missionaria della Regalità di Cristo! Egli è il Re, tu la sposa che, per l’estensione del suo regno, prega, ama, lavora, combatte, soffre. Gusta nell’intimo l’altezza e la grandezza, il valore di questa tua missione … In castità, in povertà, in obbedienza sarai apostola nel mondo; nell’umiltà, nella semplicità, nella carità porterai ai fratelli Gesù, che regna in te Sovrano incontrastato. Bacia il tuo Crocifisso. Solo sulla Croce, unita a Gesù, potrai dare frutti durevoli nella tua vita. Stretta a Lui, tutta protesa nel desiderio ardente di amarlo e farlo amare, riprendi con coraggio la tua vita. Va’ Missionaria della Regalità di Cristo … il mondo ti appartiene.23 Andate, dunque, sorelline, con coraggio e amore! Armida 21 22 23 A. Barelli, La nostra storia, p. 187 S. Francesco, Cantico delle creature Da una lettera inedita e senza data di Armida Barelli 9 Giovedì 6 agosto Sorelline mie, dopo la gioia di questa notte so che custodite nel cuore un dolce segreto: la vostra alleanza col Signore, lo Sposo. E voi siete le spose fedeli, feconde, amanti24 come Chiara. E con Chiara, oggi, scendete il pendio del Subasio fino alla Porziuncola. Lì i fratelli (i frati) l’accolsero, lì si consegnò al Signore, sotto lo sguardo di Maria. Voglia la Vergine santa prendere sotto la sua materna protezione anche il vostro proposito e procurarvi la grazia di un progresso nella vita interiore. E Maria non ha altra predicazione per chiunque voglia seguire Gesù Cristo: fate ciò che egli vi dirà.25 Dalla Porziuncola è partita tutta la missione di Francesco e dei suoi compagni. E’ a questa missione che anche noi siamo consacrate. Fin dalle origini non avemmo dubbi sul senso della nostra consacrazione, in questa nuova forma di vita: si tratta di instaurare la pace di Cristo nel regno di Cristo e il regno di Cristo nelle nazioni sconvolte dalla guerra. Questo non si raggiunge stando con la corona in mano. Anche voi dovrete sgobbare. Non vi sognate di fare “le beatine,” che cercano gli zuccherini della pietà. Lavoro, lavoro! Preghiera nel lavoro e lavoro nella preghiera, fino a crepare …26 Parole dure queste di P. Gemelli? Forse. Ma aprirono a tutte noi vie nuove di impegno e di missione nel mondo e nella chiesa. P. Gemelli era diretto, chiaro … qualcuno potrebbe dire “severo”. Ma io credo che in fondo, volesse solo che fossimo autentiche, mai tiepide, che credessimo in noi stesse e nella Grazia del Signore. Perciò alle sue parole facevano eco quelle del generale dei frati minori, con la sua bonaria ironia: E’ obbligo francescano l’allegria! Se devi fare un sacrificio piangendo è meglio non farlo”.27 24 25 26 27 A. A. A. A. Barelli, Barelli, Barelli, Barelli, La nostra storia, p. 376 Fascicolo 43, Circolari riguardanti l’Istituto, Archivio Barelli Milano La nostra storia, p. 67 La nostra storia, p. 67 10 E davvero fu così per tutte noi e per quelle che vennero dopo di noi: scoprimmo, nell’intenso apostolato, la “perfetta letizia”28 e la gioia di essere unite in un unico ideale. Per questo abbiamo sempre pregato, le une per le altre: Sacro Cuore di Gesù fa che le Missionarie della tua Regalità vivano per la tua gloria e muoiano nel tuo amore!29 E questa, sorelline, è anche la mia preghiera, per voi, al Cuore del Re. Armida Fonti Francescane, I Fioretti di S. Francesco, cap. VII (FF 1836) Preghiera donata da Pio XII in occasione del trentennio dell’Istituto, in A. Barelli, La nostra storia, p. 378 11 28 29 Venerdì 7 agosto Sorelline dilettissime nel Sacro Cuore30, siamo arrivate all’ultimo giorno di questa straordinaria settimana. Forse anche voi, stamani, siete state destate dalle campane di Assisi, con le loro voci allegre per mattinar31 lo Sposo. Difficile sentire un invito alla preghiera con note così argentine e incalzanti32. Ricordatelo quando nei vostri Paesi sentirete il suono delle campane e ricordate di pregare le une per le altre. Sì, è la preghiera che ci permette di lavorare e faticare come se tutto dipendesse da noi e di credere possibile anche ciò che gli altri ritengono irrealizzabile, perché sappiamo che tutto viene da Dio. Per questo “vi mando”, con fiducia, nel mondo, perché sono certa del S. Cuore. Ma prima di andare via vorrei condurvi alla radice di tutte le belle cose che avete visto finora e di quelle che vedrete ancora, realizzate anche per merito vostro33. Non vi sembri strano, alla fine di questi giorni, arrivare là dove la salma di S. Francesco è intombata dall’amore geloso di frate Elia34, dentro un macigno impenetrabile35. Non vi sembri strano, perché proprio qui vorrei affidarvi il suo Testamento; mi sembra, infatti, che in questo testo Francesco ci affidi il cuore della sua vita secondo lo Spirito del Signore36. E francescane siamo nate e rimarremo sempre37. Testamento di A. Barelli alla Gioventù femminile dell’11/2/1950 “Mattinar lo sposo”: espressione poetica, che esprime l’invito a celebrare il Signore già dal primo mattino 32 A. Barelli, La nostra storia, p.47 33 P. Gemelli, in A. Barelli; La nostra storia, p. 41 34 Frate Elia si occupò della costruzione della Basilica pochi anni dopo la morte di Francesco, come luogo della sua sepoltura 35 A. Barelli, La nostra storia, p. 41 36 Costituzioni art. 5 37 A. Barelli, La nostra storia, p.86 12 30 31 I poveri38 Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. Gesù Crocifisso39 E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo. La fraternità e il Vangelo40 E dopo che il Signore mi diede dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò. Il lavoro e la minorità41 Eravamo illetterati e sottomessi a tutti. Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all'onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l'esempio e tener lontano l'ozio. La Pace42 Il Signore mi rivelo che dicessimo questo saluto:"Il Signore ti dia la pace!"… Senza privilegi e nella missione43 Sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini. Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, dovunque si trovino, non osino chiedere lettera alcuna (di privilegio) nella curia romana, né Anche per Armida Barelli i poveri furono all’inizio della sua vocazione, cfr. Maria Sticco, Una donna fra due secoli, Ed. Vita e Pensiero (ed. italiana), Milano 1967, p.32. Costituzioni art. 6 39 P. Gemelli, Lettera di Pasqua 1941, scritta quando era in ospedale dopo l’incidente, in A. Barelli, La nostra storia, p. 209: S. Francesco ha mostrato come il Crocifisso è il grande libro … Il Crocifisso che non portate sull’abito, dovete averlo nell’intimità del cuore. Cfr. Costituzioni art. 15 40 Costituzioni art. 16 41 Costituzioni artt. 9 e 6 42 Costituzioni art. 6 43 E’ qui il senso del riserbo: essere nel mondo, come tutti, senza privilegio, nel servizio. Costituzioni art. 12 13 38 personalmente né per interposta persona, né per una chiesa né per altro luogo, né per motivo della predicazione, né per la persecuzione dei loro corpi. Fedeltà44 Questo è il mio testamento, che io, frate Francesco piccolino, faccio a voi, mie sorelle benedette, perché osserviamo più cattolicamente la Regola che abbiamo promesso al Signore. E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell'altissimo Padre, e in terra sia ricolmato della benedizione del suo Figlio diletto col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i Santi. Ed io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che io posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione45. A S. Francesco chiedo per ognuna il Suo spirito e la sua santità46, perché possiate vivere il Vangelo come lui nella letizia e nella pace. E quando arriverà sorella morte47, sarò ad aspettarvi, per riunirci, come Francesco è qui riunito ai suoi primi fratelli e sorelle, nel Cuore del Re. Arrivederci, sorelline! Armida 44 45 46 47 Costituzioni art. 19 Testamento di S Francesco A. Barelli, Fascicolo 43, Circolari riguardanti l’Istituto, Archivio Barelli Milano Frate Francesco, Cantico delle Creature 14