Archivio di Stato di Cremona
I luoghI della lIuterIa
l’IdentItà dI una cIttà
A cura di
Angela Bellardi - Emanuela Zanesi
18 - 31 dicembre 2010 - Archivio di Stato di Cremona
In collaborazione con:
L’Archivio di Stato di Cremona aderisce con entusiasmo alla
iniziativa del CRART-Cremona Arte e Turismo dal titolo: I luoghi della
liuteria – L’identità di una città: iniziativa di rilievo che si inserisce nel
complesso di attività attraverso le quali ci si sforza di aprire all’avvicinamento e alla conoscenza di un Istituto che è principalmente deputato alla
conservazione e alla valorizzazione del complesso di documenti che
costituiscono la memoria storica della città, delle testimonianze che rappresentano l’espressione del momento storico che le ha generate e che
permettono per questo di comprenderne il significato.
Per mettere a frutto gli insegnamenti della memoria storica è necessario,
in circostanze come questa, che l’Istituto si faccia conoscere nella maniera più appropriata, esponendo, cioè, i propri contenuti.
Ecco, allora, che lo scopo che questa piccola esposizione documentaria si
prefigge è quello di trovare un momento di connessione fra il mondo
degli archivi e quello della liuteria, individuandolo nel complesso di carte
conservate in questa sede che hanno la funzione di testimonianza sui protagonisti della liuteria cremonese, sulle spiegazioni riguardanti la genesi
e la circolazione degli strumenti liutari: infatti, dalla lettura di queste
fonti, che stanno alla base della storia liutaria cremonese, deriva una
chiave di lettura utile anche per la riflessione sulla cultura musicale e su
tutte le attività ad essa collegate.
Naturalmente, il significato di questa esposizione non può e non deve
essere ricercato in fattori di natura tecnica, ma piuttosto nel tentativo di
mettere a fuoco l’immagine dei liutai cremonesi muovendo da un’ottica
propria e del tutto personale. L’Archivio ha, infatti, l’opportunità, che
deriva dalla sua natura e dai suoi compiti, di esaminare le fonti che possiede e che oggi, sia pure in minima parte, espone, con scientifica chiarezza, trattando questo complesso materiale, nel senso anzitutto di conservarlo e preservarlo, e soprattutto di riqualificarlo mediante la promozione della sua conoscenza, proponendo in questo modo degli strumenti
con i quali è possibile effettuare una rilettura della storia musicale cremonese nei secoli XVI-XVIII.
Che senso ha oggi esporre i documenti storici che riguardano i liutai cremonesi o in genere il mondo musicale cremonese dei secoli passati? A
questa domanda si può rispondere con una constatazione: quella che,
dopo l’entusiasmo delle celebrazioni dei passati decenni, ci si è fermati a
quanto acquisito in quelle circostanze, come se i documenti degli archivi
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non fossero più in grado di offrire interpretazioni nuove, o come se gli
stessi archivi non potessero più produrre nuovo materiale per incrementare ricerche e conoscenze. Per sfatare questa convinzione, basta pensare
che solo in anni recentissimi è stato scoperto il testamento autografo di
Stradivari, qui esposto, nascosto entro le filze di un notaio. Dare per
scontata l’impossibilità di nuove informazioni, equivale a snaturare pienamente il senso di un archivio: più si scandagliano i suoi fondi, infatti,
più le carte vengono studiate ed esaminate, più ne derivano spunti di
riflessione nuovi, quando non addirittura, come nel caso citato, nuove
scoperte.
I documenti archivistici riferiti (registri di battesimo, di matrimonio di
morte, degli stati di anime istituiti presso ogni parrocchia dal Concilio di
Trento in poi con scopi pastorali ma anche sociali) ci consentono di analizzare non solo le singole figure di liutai, ma anche il contesto socio-economico rappresentato dalla Cremona del loro tempo, con tutte le problematiche che costituiscono, nel loro complesso, una storia liutaria lunga
tre secoli almeno.
Si troveranno, dunque, esposti i censimenti che elencano gli appartenenti ad ogni vicinia, che consentono di ricostruire gli eventi biografici dei
personaggi e di collocarli nella loro dimensione temporale; di testamenti, che consentono di analizzare la realtà socio-economica della bottega
artigiana attraverso la quantità degli strumenti prodotti e lasciati in eredità; di documenti riportanti le liste degli uomini in grado di combattere,
fra i quali i nostri liutai; di censimenti annonari, documenti di grande utilità pubblica legati a due flagelli frequenti in quei tempi, cioè la guerra e
la peste, anch’essi riportanti i nomi dei maestri e la ubicazione delle loro
case e botteghe.
Siamo, dunque, orgogliosi di esporre questi testi che permettono un avvicinamento alle origini storiche della liuteria, proponendo un materiale di
studio ricco, capace di offrire notizie non “cronachistiche” o frutto di
interpretazione, ma scientificamente esatte e parlanti in prima persona.
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VETRINA 1
Lista degli uomini della vicinia maggiore Porta Pertusio di
Cremona in grado di portare le armi, /1526/
ASC, CC AR, Frag., 21, 6
Si identifica in Andrea Amati l’Andrea che è elencato come
“fameij”, garzone, del “liuter” Giovanni Leonardo “da
Martinego”.
Lista degli uomini che nella
vicinia di San Faustino sono
in grado di portare le armi,
1556 giugno 4.
ASC, CC AR, Frag., 46/1,
416
Si identifica in Antonio
Amati “Ma(st)ro Antoni che
fa ii liuti”.
Libro della descriptione de
biade fatta per li Signori
Giulio Mariano et Pietro
Antonio Aldrisio, 1570 aprile 18.
ASC, CC AR, Annona, 2, 10
Alla c. 13v sotto la vicinia di S. Faustino è segnato “Ma(st)ro
Andrea di Amati che sta a pan compro”, ossia acquista il pane del
“prestino” e non ha riserve di frumento o farina nella propria casa
dove risultano abitare quattro persone o “bocche” secondo la terminologia dell’epoca.
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Censimento delle “bocche” della vicinia di S. Faustino sottoscritto da don Marco pozzali, rettore della chiesa dei SS. Faustino e
Giovita, [1576].
ASC, CC AR, Annona, 3, 3.14
Di Andrea Amati si annota: “M(esse)r Andrea di Amadi in casa
suua (sic) l’arte suuo se de far istrimenti da sonar in casa suua,
boche n° 5”
VETRINA 2
Antonio e Gerolamo, fratelli Amati, figli ed eredi del maestro
Andrea, della vicinia di S. Faustino, attestano di aver ricevuto 690
lire imperiali a saldo della dote di Lucrezia, figlia di Giovanni
Antonio “de Cornetis”, sposa di Gerolamo.
Charta confessionis et finium,
1581 gennaio 11
ASC, Notarile, f. 1329, cc. 411412
La dote di Lucrezia ammontava a
1400 lire imperiali: 710, parte in
denaro e parte in mobili e vesti,
erano state consegnate ad Andrea
Amati con rogito 31 marzo 1574
del notaio Antonio Galli, estensore anche dell’atto del 1581.
Nicolò Amati del fu Gerolamo,
della vicinia dei SS. Faustino e
Giovita, su richiesta della sorella
Elisabetta riconosce che costei,
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vedova, venendo ad abitare con il fratello ha portato con sé suppellettili, biancheria ed oggetti personali come descritti nell’elenco che Nicolò “manu propria” ha compilato, beni di cui Elisabetta
può disporre liberamente.
Charta confessionis ac promissionis, 1633 marzo 8.
ASC, Notarile, f. 4724
Allegato al rogito l’elenco stilato da Nicolò e da lui sottoscritto il
20 agosto 1632.
Nicolò Amati del fu Gerolamo, della vicinia dei SS. Faustino e
Giovita, dona una casa in vicinia S. Nicolò alla nipote Angela
Ferrari, figlia della sorella Elisabetta e del fu Giovanni Battista.
Carta donationis, 1645 maggio 18.
ASC, Notarile, f. 5397, 20
Tra i testimoni: Andrea “de Guarneris” del fu Bartolomeo e
Giacomo “de Generis”, figlio di Domenico, entrambi abitanti nella
vicinia dei SS. Faustino e Giovita.
Protocollo del notaio Paolo Barbabeli con legatura coeva in cartone ricoperto di pergamena. Sul piano anteriore la scritta “1645
Tomo IV”.
VETRINA 3
Attestazione di don Francesco Scarinzi, don Andrea Masseroni e
don Stefano Calzolai autenticata dal notaio Carlo Remuschi, 1661
aprile 29
ASC, Ospedale, sez. I, b 138
I tre sacerdoti dichiarano che il defunto don Alessandro Lodi, dal
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quale per molti anni si erano recati “ad imparare a cantar e sonar
di musica”, possedeva “molta quantità d’instrumenti et libri di
musica”, ereditati dai fratelli Giovanni e don Francesco Villani e
poi dal loro cugino Giovanni Villani.
Di suo pugno don Calzolai aggiunge in calce alla firma: “Di più
confesso haver hauto (sic) dal detto signor Giovanni Villani un
violino fatto per mano del sig. Nicolò Amati per il prezzo di ducatoni dodici di Milano (sic) et questo l’ho contrato con tante musiche”.
Attestazione giurata di Nicolò Amati ed autenticata a pubblica
fede dal notaio Carlo Remuschi in merito agli strumenti musicali
posseduti da don Alessandro Lodi, 1661 aprile 29
ASC, Ospedale S. Maria della Pietà, I, b. 138
Il liutaio dichiara che un contrabbasso del defunto don Lodi “fu
venduto per mio mezzo dal signor Giovanni (Villani) nella città di
Mantova per il prezzo de ducattoni tredici…, due violini da brazzo che io feci al medemo signor don Alessandro, essendo mia professione … il medemo signor Gioanni dopo la morte del suddetto
suo zio li vendette ducattoni ventidue per ciascuno, et più una
viola da gamba per il prezzo de ducattoni cinque, et anco di questo contratto ne fui mezzano, si come così richiesto dal suddetto
signor Gioanni gli ho fatti vendere ancora delli violini et altri strumenti di musica … Di più attesto come sopra haver io fatto al
signor don Francesco (Villani), hora son cerca dieci sette anni, due
violini per il prezzo de ducattoni quindici … Io Nicola Amati
affermo quanto si contiene in detta scrittura fatta di mia comisione”.
“Memoriale” di Giovanni Maria Cironi che fa istanza ai
Presidenti al governo di Cremona per ottenere la cittadinanza,
[1610]
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ASC, CC AR, Frag., 92, 18
A suo favore il Cironi motiva
che “da più de quindici e vinti
anni in qua con suoi figlioli et
moglie ha abitato dil continuo et
habita nella presente città nella
quale esercisce l’arte sua in
fabricar instromenti cioè viole et
cittare et legni da citra”.
Testamento di Giovanni Maria
Cironi, del fu Bernardino, vicinia di S. Sepolcro, 1624 ottobre
16.
ASC, Notarile, f. 4369 bis
Vengono istituiti eredi i figli
Clara, sposa di Andrea Lanzoni,
Gerolamo e Forindo, sacerdote.
VETRINA 4
Testamento di Andrea Guarneri del fu Bartolomeo della parrocchia
di S. Matteo. Charta testamenti, 1692 luglio 11.
ASC, Notarile, f. 6298
Andrea Guarneri nomina suoi eredi i figli Piero Giovanni,
Eusebio, iuseppe, Angela Teresa, Anna e la nipote Anna Maria,
orfana della figlia Elisabetta. In particolare dispone che: “detto
Giuseppe suo figlio minore debba avere ::: tutti li ferri, legni ed
altri in strumenti concernenti l’esercizio di liutaio violinaro e chitarraro esercito da detto testatore … atteso che gli è sempre stato
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obbediente, e non l’ha mai abbandonato, ed hora nella sua vecchiaia lo aiuta e soccorre nel detto esercizio. Con che però se vi
fossero istrumenti forniti, come violini, violoni, chitarre et altri
simili, si debbano egualmente dividere fra detto Giuseppe et altri
fratelli”.
Dà anche disposizioni per il suo funerale, volendo essere sepolto
nella chiesa di S. Domenico accompagnato “da Mendicanti di S.
Alessio, dagli orfani di S. Geroldo, da ventiquattro Padri di S.
Domenico, da cinque sacerdoti compreso il Padre Prevosto di S.
Matteo” e da membri di confraternite. Ed inoltre: “debba portarsi
il suo cadavero intorno all’Isola che si trova fra le vicinanze di S.
Matteo, . Faustino e S. Nicolò”.
Liber mortuorum. Registro delle sepolture della parrocchia di S.
Matteo, 1697-1750.
ASDC, Libri parrocchiali.
Alla c. 2v, l’8 dicembre 1698, è registrata la sepoltura di Andrea
Guarneri nella chiesa di S. Domenico: “Andreas Guarnerius etatis
sue annorum septuaginta sex circiter Sacramentis Ecclesie idest
Penitentie, eucaristie et Estreme Unctionis munitus, Deoque commendatus obiit die 7° mensis supradicti et supradicto die eius corpus tumulatum est in Ecclesia Sancti Dominici”.
Memoria delli morti sepolti nella chiesa di S. Domenico. Registro,
1682-1796.
ASDC, Libri parrocchiali
Alla c. 7 il 4 gennaio 1695 è annotata la sepoltura, nella cappella
del Rosario, di Anna Orcelli, della parrocchia di S. Matteo, moglie
di Andrea Guarneri “che fa i violini”.
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VETRINA 5
Giuseppe Guarneri e il fratello Pietro residente a Venezia, rappresentato da Gioacchino Botte, vendono ad Antonio Gallarati la casa
in vicinia S. Matteo ereditata dal padre Giuseppe. Charta venditionis, 1740 maggio 24
ASC, Notarile, f. 7016
All’atto di vendita è allegata la procura di Pietro Guarneri a favore di Gioacchino Botte, redatta a Venezia l’1 maggio 1740
Elenco di persone che tengono a livello case e botteghe del
Capitolo della Cattedrale di Cremona, 1705 novembre.
ASDC, Archivio Capitolare, fasc. 20 bis
Tra i livellari anche Antonio Stradivari “fabbricatore de violini sul
piazzolo di S. Domenico. Per la casa dal medesimo abitata”.
Antonio Stradivari approva l’accordo stipulato tra il figlio Paolo e
il mercante Lorenzo Berzi per esercitare una “società di mercatura”. Charta rattificationis capitulorum societatis mercature, 1733
febbraio 16.
ASC, Notarile, f. 6765
Sottoscrizione autografa di Stradivari: “Io Antonio Stradivera
approvo li suddetti capitoli ha risulta de quello stagelto”.
Paolo Stradivari attesta che il “concerto” venduto al padre domenicano Gian Domenico Brambilla, residente a Madrid, fu “lavorato e perfezionato di propria mano dal fu signor Antonio di lui
padre” e dichiara inoltre di no aver mai venduto altri strumenti se
non quelli costruiti dal padre e dal fratello Francesco. Charta
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declarationis, 1722 agosto 8.
ASC, Notarile, f. 7718
Nell’atto così è descritto il “concerto”: “due violini, due viole ed
un violoncello di tutta perfezione ed armonia, con ornamento nel
fondo, coperchio e tappe di avorio e le fasce intarsiate d’ebano,
con sue casse di conserva”.
VETRINA 6
Ultime volontà di Antonio Stradivari sommariamente scritte di sua
mano il 24 gennaio 1729, cc.
ASC, Notarile, f. 6390
Lo scritto è unito all’atto notarile del 6 aprile ed inizia: “Io Antonio
Stradivari questa vollo che sia la mia ultima volontà intanto che la
mente sana e di corpo e di mente, subito che son morto vollo che
portato in Sancto Dominico e che sia subito detto cinquanta messe
sopra il corpo”.
Testamento
di
Antonio
Stradivari, 1729 aprile 6.
ASC, Notarile, f. 6390
Redatto dal notaio Giovanni
Pietro Prati nel convento dei
Padri Agostiniani in Cremona
presenta diverse stesure.
Lavori
di
abbattimento
Cappella ove era sepolto
Antonio Stradivari.
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ASC, Raccolta Comunale n. 2, foto n. 35.
Progetto di Orazio Capra per la costruzione della Cappella del
Santo Rosario in S. Domenico, 7 giugno 1596
ASC, Notarile, filza 3297.
VETRINA 7
Inventario de beni mobili che si ritrovano nel Palazzo
dell’Ill.mi.ss.ri Conti Pietro Martire e Nicolò, Zio e Nipote
Ponzoni situato nella Vicinanza di S. Bartolomeo di Cremona,
1688 maggio 26.
ASC, Ala Ponzone, 14
Si elencano a p. 9: “due chitarre buone e nobili con sue casse, una
dell’Amati e l’altra del Stradivari”, collocate nella “sala grande
verso il giardino”.
Testamento olografo di Nicola Bergonzi, del fu Zosimo, abitante i
contrada Coltellai n. 1247 (oggi via Guarneri del Gesù), 1830
dicembre 27 e successivo codicillo pure olografo, 1831 ottobre 1.
Esemplari presentati in Tribunale per la pubblicazione.
ASC, Tribunale, I, 190
Nicola Bergonzi nomina eredi i figli: Antonio, nato dalla prima
moglie Anna Adaglio; Anna, Benedetto e Giovanni dal secondo
matrimonio con Serafina Rolla.
Codicillo di Francesco Ruggeri, detto il Paro, abitante nella contrada di S. Sigismondo, al proprio testamento.
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Charta codicillorum, 1698 ottobre 22.
ASC, Notarile, f. 6094
Il Ruggeri dispone vari legati, tra cui l’assegnazione alla sua morte
al figlio Carlo di attrezzi per costruire violini, viole e chitarre.
VETRINA 8
Ordini di seppellimento. Morti in Cremona e Corpi Santi durante
il quarto trimestre 1883.
ASC, CC, Registri cimiteriali, 1883
Al n. 1315 è registrata la morte avvenuta il 21 ottobre 1883, per
“vizio cardiaco” e la sepoltura nel Civico Cimitero del liutaio
Riccardo Ceruti, di anni 77, qualificato di professione “filarmonico”.
Giovanni Battista Cerani dona al Comune di Cremona, per l’istituenda “Sala pei musicisti e liutai cremonesi” del Museo Civico,
alcuni oggetti già del liutaio Enrico Ceruti, 1893 febbraio 18.
ASC, CC, Sezione 1868-1946, 1652, prot. 1857/1893
Il Cerani nella sua lettera al sindaco di Cremona evidenzia come
fra gli oggetti vi siano “di certo … forme, modelli ed attrezzi” pervenuti al Ceruti dal liutaio Lorenzo Storioni e dai discendenti di
Paolo Stradivari, “ultimo figlio del sommo Stradivarius che tanto
onore apportò alla nostra Cremona co’ suoi capolavori immortali”.
Donazione fatta al Museo Civico da Emanuele Piazza di oggetti ritrovati nei lavori di sistemazione della sua casa già abitata da Antonio
Stradivari. Lettera del consigliere comunale Alfonso Mandali al sindaco di Cremona, avv. Luciano Ferragni, 1890 ottobre 2.
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ASC, CC, Sezione 1868-1946, 1652
Il Mandelli scrive: “un dono c’io reputo prezioso pel nostro Civico
Museo, piiché consiste nel puteale di marmo bianco, in un sol
pezzo di forma ottogonale … ed in un’assicella incisa col nome
del grande liutaio”.
VETRINA 9
Programma delle manifestazioni per il Bicentenario stradivariano,
1937.
ASC, Comitato stradivariano
Locandine dei concerti organizzati per le manifestazioni stradivariane, 1937.
ASC, Comitato stradivariano
Fotografie della mostra di liuteria antica allestita in Palazzo
Trecchi nel 1937 per il Bicentenario stradivariano.
ASC, Comitato stradivariano
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