LO SCIUR STEFANO MASERA
Della pipì
e di altri bisogni
disegni di
PAOLO GATTUSO
Questo è il libretto del mio primo cd.
Non state a cercare più di tanto: il cd non c’è.
C'è solo il libretto, e tanto basta, perché quello che avete per le mani non è un libretto qualsiasi.
È molto di più: è uno spettacolo!
Non nel senso di bello, quello chissà.
Proprio nel senso letterale.
Tra le sue pagine non troverete soltanto i testi delle mie canzoni, ma anche tutte le parole che
sono solito raccontare. Chi è venuto a un mio concerto lo sa: ogni brano è collegato agli altri
da una presentazione e il tutto fila via dall'inizio alla fine saltellando tra parole e musica,
in quello che diventa un piccolo spettacolo di teatro­canzone.
Ma non è finita!
Le pagine di questo libretto sono illustrate dai disegni del mio caro amico Paolo Gattuso.
Sono stupendi, guardare per credere.
Ora qualcuno magari starà pensando: va bene leggere i testi dello spettacolo ed ammirare i disegni,
ma come fare per sentire le canzoni senza il cd?
Semplice, andate sul mio sito: www.losciur.it!
Si possono ascoltare e scaricare direttamente da lì, a gratis.
Adesso però è il momento di iniziare.
Buona lettura e buon ascolto.
T
anto per cominciare, fate la pipì.
Anzi, prima di cominciare, fate la pipì.
Non lì dove siete, che magari state leggendo in pullman.
Raggiungete subito il gabinetto più vicino e fatela.
Non sto scherzando, tutti a fare la pipì.
Prima di iniziare qualcosa di importante è bene
andare a fare la pipì.
Siccome la lettura di questo libretto è estrema­
mente importante, occorre andare a farla.
Una bella pipì, che scarica la vescica e la
tensione, è la scelta migliore.
Per cui andate a farla.
Questo è il momento.
Chiudete il libretto e andate a scaricarvi.
Forza, tutti in bagno.
A fare la pipì, senza scuse.
Così poi continuate tranquilli la lettura senza
interruzioni.
Non avrete il problema di doverla andare a fare
all'improvviso, per esempio quando siete a metà
di una canzone o di un disegno.
Coraggio, io vi aspetto qui.
Dai, andate.
Fatta?
Bene.
Ora, sono sicuro, qualcuno non è andato a farla.
Questo è sicuro.
“Figurati se dovrò andare a fare la pipì tra
dieci minuti”, avrà pensato.
Figurati!
“Adesso non mi scappa!” o “Non c'è il bagno qui!”.
Certo, queste potrebbero essere delle buone scuse.
O ancora: “Tu non sei andato a farla!”.
Ecco, l'importante è sempre controllare se gli
altri abbiano fatto o non fatto qualcosa.
La miglior difesa è l'attacco!
Va bene.
Siccome la coerenza è anche una bella qualità,
non voglio che mi si accusi qui, proprio all'inizio,
di essere incoerente.
Allora, dedicata in particolare a tutti quelli che
non sono andati a farla prima, in modo che ma­
gari possano essere ispirati prendendomi come
esempio, anch'io andrò svuotandomi.
Ecco la mia pipì.
Pipì
psss... pipì?
psss... pipì?
psss... pipì!!!
ahhh, eccola, eccola qui.
ora vorrei raccontare
dei modi del far la pipì:
nei due sessi la differenza è plateale...
come dire è una questione genitale.
le donne la fanno da accovacciate,
in compagnia delle amiche più fidate,
senza dubbio sono molto più discrete,
ma cazzo... non si capisce neanche da dove esce!
gli uomini la fanno da in piedi,
manovrando l'apposito strumento,
da soli o anche in più di cento,
l'importante è non star sottovento!
la postura diviene importante,
soprattutto in luogo sconosciuto,
la donna arranca per latrine,
l'uomo piscia un po' dove gli par.
vado or ora mingendo,
in altro gergo: sto pisciando!
così, nel rilassarmi,
medito del far la pipì.
la pipì di colore è gialla,
e fin qui niente di strano,
se fresca, si sa, è calda,
chi ha dubbi che tocchi con mano.
la pipì è sempre molto impegnata,
fa cose assurde da sera al mattino:
occupata in una lunga telefonata,
pipì pipì pipiripì pippì
o a cambiar l'acqua al suo bel canarino. pirippì pipipì pipì
psss psss!!!
pipì pipì pipiripì pippì
pirippì pipipì pipì
adesso andrei analizzando,
psss psss!!!
già che mi sento piuttosto preparato,
gli imprevisti che van capitando
ad un uomo nel pisciare impegnato.
prendiamo il caso più frequente,
il dilemma della precisione:
per quanto io miri attentamente
il cesso è sempre in altra direzione.
e allora devo fare un breve cenno,
al problema dello sporcare:
non è che l'uomo piscia sempre a caz... senza senno,
è che gli spruzzi è impossibile fermare.
lo so, lo so che c'è la soluzione:
si tratta di farla da seduto,
ma è che se spingo in quella posizione...
è ben altro che cade nel buco!
popò popì popiripì pippì
pirippì pipipì pipì
psss psss!!!
ma è alla fine della scaricata
che avviene ciò che più mi scoccia,
nonostante la cosiddetta scrollata...
mai che riesca a fermare la goccia!
c'è chi si scrolla per minuti
(e sembra pure che faccia tutt'altro),
chi dalla carta cerca aiuti,
ma per fermarla occorre ben altro.
in questo caso non ho la soluzione
e ultimamente mi consolo così
dicendomi con tanta comprensione:
“in fondo è soltanto...”.
pipì pipì pipiripì pippì
pirippì pipipì pipì
pipì pipììì!!!
B
ene, io l'ho fatta e sono pronto.
E voi, siete andati tutti in bagno?
Perfetto! Adesso, dopo aver fatto una bella pipì,
siete pronti per iniziare a leggere il libretto.
Mettetevi comodi, che so, sedetevi sul divano.
O anche non sul divano, visto che in genere, quando
uno è lì spaparanzato... cosa fa?
Prende il telecomando e accende la TV!
E magari finisce che guarda un telegiornale.
Un telegiornale?!?
Sinceramente pensavo non esistessero più.
Credevo che oramai con Internet non ci fosse più
bisogno dei telegiornali. Vai in Rete e guardi subito
(e solo) la notizia che ti interessa!
Basta dover aspettare davanti alla TV che arrivi
quello che si vuole sentire, che poi magari proprio in
quel momento ti scappa la pipì e quindi te lo perdi.
Internet!
Ti guardi un video o ascolti un'intervista quante
volte vuoi, senza attesa. Oppure leggi la stessa no­
tizia da siti diversi, così da avere più punti di vista.
Quindi pensavo non esistessero più.
Ma sì, pensavo: basta telegiornali.
Invece proprio l'altro giorno accendo la TV e cosa vedo?
Ancora i soliti telegiornali.
Sempre loro.
Che in più sono così noiosi.
Parlano sempre delle stesse cose.
Sempre propaganda, strumentalizzazioni, allarmismi.
E poi gossip, distrazioni, stupidaggini.
Che noia.
Allora ho reagito!
Ne ho fatto uno mio.
Di telegiornale, certo.
Diverso.
Questo sì, con le notizie giuste.
Altro che i soliti telegiornali.
Il mio è un'altra cosa.
È anche obiettivo.
Scoop, indagini, interviste, tutto come dovrebbe essere.
Senza propaganda, strumentalizzazioni, allarmismi.
Senza gossip, distrazioni, stupidaggini.
Un bel telegiornale.
Finalmente.
Meglio pure di Internet.
Guardatelo.
Guardate il mio telegiornale.
Guardate il mio tiggì.
Tiggì
guarda il mio tiggì,
dove formi la tua coscienza
vorrai mica starne senza.
guarda il mio tiggì,
è lo specchio del mondo intero
quel che vedi è tutto vero.
guarda il mio tiggì,
sono il più equidistante
e ho il vestito più elegante.
guarda il mio tiggì,
te lo giuro non ho padrone,
e di più: non ho opinione.
qui conoscerai
tutti i gusti dell'ucciso
(e pure se è circonciso).
e ti presenteremo
tutti quanti i suoi parenti
dalla nonna ai serpenti.
ma anche ampio spazio
agli amici dell'assassino:
“io lo conosco che era bambino”.
qui regna lo sport
oltre a tanto tanto calcio
troverai anche un po' di calcio.
qui ti informerai
sui politici italiani
i loro insulti e i loro cani.
qui ti divertirai
festeggiamo i compleanni
la nonna pina ha già cent'anni.
qui sempre avrai
il rispetto della par condicio
non è colpa mia se quello è un picio.
qui vincerai
ti pioveranno i soldi addosso
con l'estrazione del lotto.
e prima di lasciarti
ti diremo cosa guardare
a che ora e su che canale.
e quindi...
guarda il mio tiggì
per sapere le novità
quel che va bene, ciò che non va.
guarda il mio tiggì
saprai di cosa aver paura
la tua vita sarà più sicura.
E
chi da sempre controlla i telegiornali?
Chi è che nomina i direttori, impone la linea edi­
toriale, divide le notizie buone da quelle cattive e
decide cosa mandare in onda?
Facilissimo: il politico.
Quello schifoso!
E mica controlla solo i telegiornali.
Ruba, il politico.
È corrotto, il politico.
È anche corruttore, il politico.
È falso, il politico.
È il peggio del peggio.
È tutta colpa del politico se l'Italia è messa
come è messa.
...
Ma no!
Io no, non ci credo.
No, dai.
Ognuno fa il furbo per quanto può.
Chi di più e chi di meno.
Il politico, dall’alto, può fare (e fa) il furbo
alla grande, è un bel furbone!
Ma anche noi, dal basso, quando possiamo,
facciamo i furbi nel nostro piccolo, siamo
dei bei furbini...
Però il politico non ha scuse: lui dovrebbe dare
il buon esempio!
Noi no!
Giusto!
Tutta colpa del politico.
Il politico
il politico,
il politico non mi piace
sempre così intelligente
lui crede di sapere
ciò che pensa la gente.
il politico,
il politico non mi piace
perché guadagna troppo,
e ha tutto gratis,
a me invece pare
di pagare tutto il doppio.
e non mi piace
perché gli anni della mia pensione
ormai sono oltre gli anta (se ci sarà),
e lui con qualche mese
se la suona e se la canta.
e non sopporto
che tutto alla fine tutto
sia un gioco di poltrone,
e la parola vincente del vincente
è ancora lottizzazione.
e non mi piace
quando il politico è succube della chiesa,
e sostiene i precetti più devoti,
sembra quasi che 'sto politico
voglia prendersi i voti.
però poi il politico,
il politico... un po' mi piace,
perché sa parlare bene,
usa vocaboli di ogni sorta,
e mi piace come cicerona
a porta a porta.
e mi piace... mi piace...
soprattutto, in campagna elettorale
offre da bere, mi saluta, mi parla...
è così cordiale.
e mi piace
quando cerco un lavoro
e lui ci mette una parola delle sue,
se poi è un concorso pubblico
di parole magari ne mette anche due.
e mi piace,
perché se prima non si può...
Essendo scaduti i termini per la presentazione
dell'istanza, inoltre manca il bollo del timbro,
quello vidimato dall'ufficio competente, e se
manca il bollo del timbro... è proprio impossibile!
Poi chiedo a lui... e dopo si può!
e mi piace,
perché, che ne so,
mi fa curare dal primario,
il politico... sa chi chiamare per ogni guaio.
e mi piace,
perché è un uomo di chiesa...
Sì, certo, ha avuto tre mogli, qualche amante
(pare che una l'abbia fatta anche abortire),
ma questi, povero, sono i casi della vita...
Poi, è vero, c'è stata quella storia delle escort,
anche minorenni: le invitava a dei festini, orga­
nizzava per loro delle cene... vabbè, ma erano
cene solidali, questa... questa è una forma di­
versa di carità cristiana, siamo tutti cristiani,
chi è che non aiuterebbe una minorenne indifesa...
Sì, poi il politico ogni tanto bestemmia, ma così per
ridere, perché c'è una barzelletta da raccontare...
insomma, è un uomo di chiesa,
ma... non è che può stare
sempre sempre sempre chiuso in chiesa!
perciò... il politico,
non piace,
però tutti, alla bisogna...
lo cerchiamo come amico.
U
0 n po' in effetti ci piacciono questi politici.
Magari ci si affeziona ad un politico in particolare.
Uno bravo, uno affascinante.
Uno che ci coinvolge quando lo ascoltiamo parlare.
E allora ci informiamo: studiamo i suoi ideali, i
suoi progetti, valutiamo le sue proposte per il
paese, la sua linea di governo... lo sosteniamo e
lo appoggiamo!
...
Ma no, ma chi ce lo fa fare.
Questa è tutta roba vecchia, non interessa, è una noia.
Però almeno guardiamo se è una brava persona, se è
stato coinvolto in traffici illeciti, se è stato corrotto,
o indagato in affari di favoritismi, di tangenti.
...
Ma no, ma chi ce lo fa fare.
Anche questa è tutta roba vecchia, non inte­
ressa, è una noia.
...
Quello che ci piace sono le sue vicende personali,
quelle che riguardano i tradimenti, le amanti, il
sesso... ora vanno di moda i festini, le escort, i
trans, le veline, magari qualche minorenne.
È lì che ci appassioniamo.
Siamo curiosi.
Vogliamo sapere, il gossip prima di tutto... cioè,
l'informazione prima di tutto, ci deve dire chi
sono queste escort, ci deve spiegare come
funzionano questi festini.
Insomma ammettiamolo: siamo invidiosi!
Vorremmo anche noi queste escort!
Vorremmo anche noi partecipare a questi festini!
Perché solo i politici?
Vorremmo anche noi queste storie di tradimenti,
di amanti, di sesso!
Che poi in realtà...
In realtà capitano anche a noi.
Anche a noi, persone “normali”, a volte capitano
alcuni incontri... ma sì, a noi persone qualsiasi,
mica solo ai politici!
Dai, si leggono delle notizie sui giornali: persone
come noi, che fanno certi incontri, a certi fe­
stini, con certe donne...
Ed io...
Insomma, sì, anch'io, a dire il vero, ho la mia
storia da raccontare.
Una volta mi è capitato un incontro...
Un incontro particolare.
Incontro particolare
Introduzione
questa canzone ad una prima impressione
può sembrare anche un po' volgare,
ma io vi prego state attenzione,
perché per me è solo un poco surreale.
l'argomento è sì un po' delicato
perché tratta, minuziosamente,
di un mio incontro, assai fortunato,
con una donna piuttosto appariscente.
Parte prima: dove il protagonista, che sarei io,
capisce in effetti in quale interessante situa­
zione sia finito per ritrovarci­si­vi­mi­ti e
quelle cose che si dicono in questi casi qui.
mi dispiace non potermi soffermare
sui suoi occhi dolci e smaliziati,
sulle sue labbra carnose e da baciare,
sulle curve dai pensieri un po' deviati.
è che tutta, tutta la mia attenzione,
che mi ha tolto ogni minimo riguardo,
è sulle tette di cotanta dimensione,
da rapire per intero il mio sguardo.
e così baciate velocemente
le labbra e poi tutto il collo,
sul seno volai immediatamente
per lasciarlo solo se satollo.
ma è ora che il discorso si fa ameno,
perché una volta slacciato il reggiseno,
di notare non potei fare a meno...
che di tre tette era composto il suo seno.
Parte seconda: alle prese con le tre suttette
rette, cioè: alle trese con le sutrette trette,
cioè... insomma: io e questa donna molto molto
molto particolare.
vi assicuro che in un primo momento
fui colto da un leggero mancamento,
ma subito scacciata la paura,
mi tuffai in questa nuova avventura.
la terza tetta, si sa, è un po' gelosa,
non puoi mica baciarla ogni tanto,
e nell'amplesso l'ho seguita senza posa,
ne vale la pena, e io so solo quanto.
non intendo esser più precisino,
ma navigare con questo vento in poppa,
o dormire su un così morbido cuscino,
come goduria mi è sembrata fin troppa!
Parte terza: riflettendoci, io ho una certa età.
Ora, non è tanto la mia età mia che mi dà da
pensare, piuttosto è la mia età dei miei amici
che mi preoccupa! Loro sono proprio più avanti:
sì, loro non è che vanno in giro bighellonando a
cantare canzoni, loro sono già belli sposati o
conviventi, e sono pieni di bambini! Mica uno: qui
siamo a due, tre figli per coppia! Ed io, a vedere
tutte queste creature...
mi è poi venuta una vena un po' paterna
e un pensiero a un possibile filiame,
che sia uno, due, o una terna,
l'allattamento sarebbe senza eguale.
ma ci pensate ai figli trigemini,
la loro infanzia sarebbe assai più bella,
via i turni e i finti latticini,
ad ognuno la propria tettarella.
diversamente se si ha un figlio solo,
e il cibo sembrasse esagerato,
come padre lo aiuterei in ogni modo,
il latte, per dio, non va sprecato.
Finale: il tutto, mi rendo conto, è un po' maschi­
lista, così, almeno alla fine, spero di interessare
un po' di più anche le fanciulle.
Per finire vorrei far partecipare
anche le donne a simili emozioni,
con una immagine un po' particolare
che non abbisogna di altre spiegazioni.
Guardate l'immagine:
Lo stupore, la paura, il terrore,
e poi il sorriso, il piacere, l'approvazione...
se una volta sfilategli le mutande,
vi apparissero non uno...
ma ben due glande!
U
h, che volgarità!
Due glande!
Che poi in italiano come si dice?
Glande è singolare, e generalmente è uno... cioè,
è usato solo al singolare.
Adesso al plurale non saprei... glandi?
In ogni caso: volgare!
Volgarissimo.
Dio quanto è volgare!
Dio?
No, glande.
Sì, ok, ma: Dio?
Dio cosa?
Dio non dice niente?
Adesso, Dio in persona che parla di glandi...
Ma no, qualcuno per lui, qualche religione.
Sentire parlare qualche religione per conto di
Dio di glandi?
Ma non di glandi!
In generale, della situazione.
Che poi il problema non sarebbe mica l'argomento,
sarebbe scegliere quale Dio, quale religione.
In che senso?
Nel senso che ci sono un sacco di religioni.
Certo, in Italia questo non si nota tanto, in
Italia abbiamo una religione principale, molto
principale, anche per un fatto storico, di radici
culturali, in Italia non c'è molta concorrenza,
c'è una posizione dominante, siamo tipo un
campionato monomarca, dai, si sa, in Italia
abbiamo... e scriviamolo: una religione di stato.
Ma non è questo il punto.
Il punto... ragioniamo guardando il problema da più
lontano, usciamo dall'Italia almeno per un po': il
punto è che ci sono, come si diceva, un buon nume­
ro di religioni.
E per quel che ne so, ogni religione risponde ai
grandi interrogativi dell'uomo: tipo chi ha creato
tutto questo, chi siamo, da dove arriviamo, cosa ci
sarà dopo la morte, cosa è bene, cosa è male...
Ora, qui casca l'asino, che sarei io.
Sì io qui entro in confusione, insomma non si sta
parlando di come fare una torta di mele, tipo tu
hai la tua ricetta, ti viene così, tu ne hai un'altra,
ti viene cosà, mi piace di più la tua... no.
Qui stiamo parlando di chi ha creato il mondo.
Allora, dicevo, entro in confusione, perché: come
fanno ad esistere tutte queste religioni?
Se ogni religione ci spiega chi ha creato tutto
questo, chi siamo, da dove arriviamo, cosa ci
sarà dopo la morte, cosa è bene, cosa è male,
insomma... come si fa?
Troppe spiegazioni!
In più ogni religione ha il suo Dio!
Troppi Dii!
Allora, premesso che ogni religione è giusta e io non
sono qui a negarla per nulla al mondo.
La mia religione, sempre premesso che ogni religione
è giusta, è però... come dire... più giusta delle altre?
Cioè, per dire, se io appartengo alla religione
cattolica, io sono cristiano cattolico, ecco, non è
che domani mattina posso aderire ad una nuova
religione tipo, non so, tipo induista, no?
Non è che una vale l'altra!
E non cambio... perché la mia è quella giusta!
Gli altri... sbagliano!
Naturalmente sempre ricordandosi che anche le
altre religioni sono giuste.
È complicato.
Almeno per me.
Infatti sono sempre andato in crisi su questo.
Non sono mai riuscito a scegliere la religione giusta.
E neanche il Dio.
Canzone blasfema
io è fin da piccolo che mi chiedo
com'è poi che si fa a scegliere.
sì, parlo proprio di lui, parlo di dio,
colui che ci ha creato, colui in cui credere.
capite, con tutti quelli che ci sono...
io faccio una confusione...
com'è che si fa a scegliere
il dio in cui credere?
non so: si sceglierà il più bravo o il più giusto,
o quello che sa fare più cose, o il dio più buono.
o al contrario il più cattivo, il più vendicativo.
o quello che ci promette più cose,
ovvio, dopo la nostra morte.
si faranno per lo meno dei confronti,
si sceglierà il dio migliore!
si prenderà il più economico o il più caro
‐ meglio non badare a spese! ‐.
si sceglierà un dio di marca o un dio generico
‐ se il principio attivo è lo stesso
cambia solo l'etichetta! ‐.
ma com'è che si fa a scegliere
il dio in cui credere?
e poi perché uno, perché un dio solo?
io voglio tanti dii specializzati
così come richiede il mercato,
ciascheduno che sappia fare una cosa,
ognuno la sua materia.
io voglio il dio della fame
e il dio della sete ‐ glu glu glu ‐.
il dio del sole, della pioggia e il dio del tuono!
e voglio il dio della pace e il dio della guerra,
così non mi incazzerò più quando ci sarà una
guerra in nome di dio: c'è il dio apposta!
ma com'è che si fa a scegliere
il dio in cui credere?
e poi perché uomo, cioè:
perché al maschile?
io voglio un dio femminile: Voglio una dea!
lei sì che sa da dove siamo arrivati,
lei ci ha tenuto in grembo,
lei lo sa: siamo usciti da lì.
bhè, all'inizio la gravidanza è stata un po' difficile:
vomitava sempre, povera,
ma vomita che ti rivomita,
vomita che ti rivomita...
alla fine siamo nati noi!
ma com'è che si fa a scegliere
il dio in cui credere?
ma la cosa che mi colpisce di più,
è che se fossi nato un po' più in lì,
o se fossi nato un po' più in là,
non so quei dieci cento chilometri più in lì,
o quei mille diecimila chilometri più in là,
io... crederei in un altro dio.
e se fossi nato un po' più prima,
o se fossi nato un po' più dopo,
non so quei dieci cento anni più prima,
o quei mille diecimila anni più dopo,
io... crederei in un altro dio.
ma com'è che si fa a scegliere
il dio giusto, quello vero, in cui credere?
P
rima ho sbagliato.
Ho detto che in Italia c'è una religione di stato,
con una posizione dominante eccetera eccetera...
Non è proprio così.
In Italia ce ne sono due.
Sì, c'è anche un'altra religione che va forte.
Le sue messe sono seguite da migliaia e mi­
gliaia di persone.
Quando ero piccolo ce n'erano poche, di messe.
C'era quella della domenica, che si teneva di pome­
riggio per distinguerla dalla classica del mattino.
In aggiunta alla messa pomeridiana della domeni­
ca c'era una messa infrasettimanale, al mercoledì
sera, caratterizzata dal fatto di essere un mo­
mento di incontro e confronto anche con altri cre­
denti di nazioni europee, in modo da condividere e
rafforzare la religiosità del continente.
Poi le messe sono aumentate.
Hanno deciso di aggiungere il cosiddetto posticipo
della domenica sera, così, per chi non era riu­
scito ad esserci nel pomeriggio.
E poi per simmetrie di culto hanno inserito anche
un incontro al sabato pomeriggio: l'anticipo.
Prendendoci la mano hanno messo anche un
posticipo del posticipo, per il lunedì sera che
non si sa mai.
Naturalmente anche i credenti europei hanno de­
ciso di dare più opportunità: e così ci sono altri
incontri nelle sere del martedì e anche del giovedì.
Dunque, se non ho fatto male i conti, ma potrei
anche sbagliarmi, ci è rimasto libero solo il venerdì.
D'altra parte il venerdì si mangia pesce.
Parlando di calcio
ma cosa credete che ci dica
un calciatore, prima di una partita?
io lo ascolto con molta curiosità.
Sì, sì, ci siamo preparati tanto, abbiamo la
consapevolezza dei nostri mezzi, loro sì, loro
naturalmente non lottano per lo scudetto, ma si
sa queste squadre si esaltano sempre quando
giocano contro le grandi, e noi non sottovalutiamo
nessuno, gli avversari sono tutti uguali, sarà
partita vera, poi, poi tanto come dice il mister, c'è
il campo che è verde... verde speranza... cioè no, il
verdetto, il campo... il campo che dà speranza...
no, alla fine è il campo che dà il verdetto...
io le partite le guardo in televisione,
dove la cultura sovente mi fa impressione:
epica e storia a volontà.
Il giocatore si involava lungo la fascia destra riu­
nendo le sue ultime forze, e con le ali ai piedi
portava l'attacco estremo alla porta avversaria,
faceva sedere due avversari, evitava l'intervento
da tergo di un terzo, ed effettuava un lunghissimo
traversone dall'altra parte del campo dove so­
praggiungeva preciso e puntuale il compagno, ma
solo con l'arrivo del capitano la squadra più gene­
rosa riusciva finalmente a portarsi in vantaggio e
fare sua questa interminabile battaglia!
e i giornalisti, ma quanto ammiro i giornalisti,
e i telecronisti e chi fa gli intervisti,
ma le domande a loro chi è che gliele dà?
Senta mister, crede che se avesse avuto quel
giocatore della squadra avversaria, facendolo
però giocare sulla destra invece che sulla sini­
stra dove lui gioca abitualmente, o in attacco
invece che in difesa, o addirittura in porta, sì in
porta, se lo avesse fatto giocare in porta
avrebbe potuto cambiare le sorti dell'incontro?
Senti, scusa, scusa, potresti dirci cosa hai pensato
quando l'allenatore ti ha tolto dal campo, visto che
hai sputato in faccia al massaggiatore, hai dato un
calcio a una bottiglietta... cosa hai pensato?
Ma vaffanculo!
i dopo partita li trovo entusiasmanti,
quanti consigli, quanti grilli parlanti,
ma è la tv la prova della verità.
Oh, guarda: una moviola! È rigore, non è rigore,
secondo te era fallo, secondo me non era fallo,
secondo te era fuorigioco, secondo me non era
fuorigioco, secondo te era in area, secondo me
non era in area, e cicì e cicià, e trallalero e
trallalà, rigore o non rigore... ahhh: non m'ama!
ahi noi, ahi noi, abbiamo perso,
quale amarezza, quale smarrimento,
ma è l'arbitro, è l'arbitro che la pagherà.
Sono stufo, cazzo! Sono stato zitto tutta la stagio­
ne ma ora basta! Non è giusto, questo è il campio­
nato più bello del mondo e quindi anche gli arbitri
devono essere i più belli del mondo! Cioè... voglio dire:
io devo allenare perché sono allenatore e devo farlo
bene e allora lui deve arbitrare perché è l'arbi­
tratore e deve farlo bene! Non si dice arbitratore...
Insomma sono mesi che gli arbitri ci fischiano
contro e anche questa sera ci sono state almeno
due occasioni limpide e nette dove è stato solo
l'intervento arbitrale a negarci il gol e la vittoria.
Non è giusto, io, io... voglio la mamma!
io il calcio, io il calcio, me lo guardo,
perché lo amo, lo adoro, mi piace...
ma quando mai!
però ogni tanto, ogni tanto lo guardo.
ma 'ste parole, ma 'ste parole,
mi rimangon sempre qua,
ma a 'ste parole, ma a 'ste parole...
un calcio chi è che glielo dà!
C
apite bene che a questo punto non so­
no messo tanto bene.
Politica, religione e calcio non mi soddisfano.
Gli incontri amorosi visti fin qui sono un po'
troppo surreali per potercisi aggrappare.
Niente.
Vuoto.
Il vuoto fa paura.
Perché si capisce che prima o poi un vuoto si riempie.
E magari si riempie di cose che non ci piacciono.
Infatti eccoli lì, come li chiamiamo, i sentimenti
negativi che vengono fuori e ti riempiono il vuoto.
Piano piano arrivano.
Si sentono arrivare da lontano, e quando pensi
che siano ancora molto distanti, tac, loro sono
già qui e ti fanno compagnia da troppo vicino.
Tristezza.
Paura.
Insoddisfazione.
Oppressione.
Depressione.
È così.
Capiterà bene un po' a tutti di avere dei momenti no.
Dei momenti giù.
Ma proprio giù.
Nel mio caso, giù come giugno.
Un bel momento no è arrivato in un giugno.
Il Giugno del 2003.
Giugno '03
sarà la vostra ipocrisia,
la vostra apatia, la falsità,
con cui vivete nel mondo.
oppure le auto che guidate,
le carriere che agognate, il denaro,
i vostri interessi.
o forse la musica che ascoltate,
i film che adorate per effetti
che a me sembran normali.
o i computer più veloci,
le televisioni, i cellulari,
tutte cose essenziali...
l'origine del mio stare male,
della mancanza di sete e di fame,
la fonte della mia amarezza,
la fonte della mia tristezza,
o forse, più semplicemente,
la mia... arroganza.
saranno i miei peli forestali,
le mia ossa pungenti, la mia magrezza,
o tutto il mio corpo.
sarà che sono bello e bravo,
simpatico e carino,
ma io sempre più spesso mi sento un omino.
sarà il mio organo genitale,
questo pene raggrinzito,
usato troppo poco, e troppo male.
o forse questo cuore ormai fermo,
che mai si concede, interamente,
all'amore.
l'origine del mio stare male,
a togliermi la sete e la fame,
la fonte della mia amarezza,
la fonte della mia tristezza,
o forse, più semplicemente,
la paura... di vivere.
E
quindi sei lì, chiuso in casa, che ti disperi.
Niente da fare, niente da dire.
Guardi nel vuoto.
Guardi la casa.
Guardi i muri.
Guardi il soffitto.
Guardi il pavimento.
Riguardi il pavimento.
Il pavimento... è un po' sporco.
Un po'.
Un po' tanto!
Eh, sì, oh, che vi devo dire, c'è sporco a casa mia.
Cercate di capire, però, dai, io... io vivo da solo.
E allora, come tutte le persone che vivono da sole,
sono io che mi occupo delle faccende domestiche.
Per dire, sono io che mi occupo di andare a fa­
re la spesa; poi sono sempre io che mi cucino
quello che mi sono comprato facendo la spesa;
poi sono io che mangio quello che mi sono cuci­
nato che mi sono comprato facendo la spesa;
sono io che lavo i piatti, dove ho mangiato quello
che mi sono cucinato che mi sono comprato
eccetera eccetera...
Ora, in alcune cose sono anche bravo, per esempio
mi faccio della pasta all'olio che è la fine del mondo,
a volte anche con il parmigiano, però su altro, bi­
sogna ammetterlo, sono un pochino scarso.
Sì, sono proprio scarso su altro.
Altro tipo... tipo pulire.
Pulire la casa.
Sono proprio scarso nel pulire la casa.
Diciamo che pulisco... una volta ogni tanto.
Il problema è proprio qui, ecco: che cosa
succede tra una volta ogni tanto e l'altra volta
ogni tanto in cui io pulisco la casa?
Allora, a me capita, mettiamo quando rientro,
perché uno si accorge veramente del delirio che
ha in casa quando rientra, insomma apro la
porta, mi cade l'occhio e... vedo un po' di polvere
fermarsi proprio lì.
Un batuffolino.
Una cosa innocente.
Uno di quei batuffolini che fino a ieri non c'era
e non si capisce come fa oggi ad esserci.
Io spero capiti anche a casa vostra, insomma,
un groviglietto di polvere, un abbozzo, grigetto,
anche carino...
Un batuffolino!
Allora, allora magari voi siete tra quelli che co­
me vedono un batuffolino tipo quello che vedo io
subito: allarme rosso!!!
Scopa, paletta, aspirapolvere e... ZAM!
Fine del batuffolino.
Io...
Io no.
Io, ve l'ho detto, pulisco una volta ogni tanto.
E una volta ogni tanto è una volta ogni tanto.
Così passa un po' di tempo.
Passa un po' di tempo, e io rientro in casa, apro
la porta, mi cade l'occhio e... vedo un po' di
polvere fermarsi proprio là.
Un altro batuffolino!
In un altro punto!
Maledetto!
Il primo batuffolino è già un po' cresciutello,
è ormai un gomitoletto, e poi c'è quello nuovo
nuovo, più piccolo.
Allora, allora magari voi siete tra quelli che co­
me vedono due batuffolini tipo quelli che vedo io
subito: allarme rosso!!!
Scopa, paletta, aspirapolvere e... ZAM!
Fine dei batuffolini.
Io...
Io no.
Io, ve l'ho detto, pulisco una volta ogni tanto.
E una volta ogni tanto è una volta ogni tanto.
Così passa un altro po' di tempo.
Passa un altro po' di tempo, e io rientro in ca­
sa, apro la porta, mi cade l'occhio e... la polvere
si è unita da lì a là.
Ho una distesa di polvere.
Una moquettina.
Una cosa anche carina, romantica se volete.
Tutta bella sul grigino.
Che quando passi lasci le impronte, le scie.
Allora, allora a questo punto naturalmente, tutti
quanti: allarme rosso!!!
Scopa, paletta, aspirapolvere e... ZAM!
Fine della moquettina.
Io...
Io no.
No, io... io a quel punto ho, come si dice, ho co­
minciato ad immaginarmi cose.
Del tipo: ci sarà tutto un microcosmo, ci sarà
vita... un ecosistema!
Un ecosistema qui a casa mia!
Allora mi sono detto: chissà, magari c'è un pezzo
di polvere che si alza al mattino e va a lavorare...
Oppure c'è quell'altro, piccolino, con mamma e
papà polvere che lo accompagnano a scuola...
Ci sarà il pezzetto di polvere che esce la sera
e se ne va al cinema...
O un altro che sta a casa tranquillo a leggersi il li­
bretto dello Sciur illustrato dal mitico Paolo Gattuso.
E allora ho pensato: caspita, ma capita a noi,
capiterà anche a loro!
Metti, metti che ci sono due polveri che, così, può
capitare, a un certo punto... si guardano... si sorri­
dono... si chiacchierano.... insomma si piacciono... e...
e alla fine... alla fine si innamorano!
Polveri in amore
i due, i due si erano subito piaciuti
sul pavimento freddo teneramente seduti.
amici, parenti, signore e signori
uno sguardo, un sorriso, due parole
questa storia, mi dispiace, è da spezza cuori. e già si capiva che nasceva l'amore,
si tratta, è ovvio, di una storia d'amore una notte insieme a riscaldarsi
che ahimè finisce triste nel dolore
ma quanto è bello, oh, baciarsi.
e la colpa purtroppo non si può dare a dio
in questo caso me la cucco io.
ma ecco che entro in scena io
e cattivo spezzo...
lui era un batuffolino
questo idillio amoroso che è nato
un pezzo di polvere molto molto carino. tra il mio letto e il mio comodin.
di colore era sul grigio scuro
e simpatico come lui non c'era nessuno,
ma lo giuro, lo giuro è stato proprio un caso
viveva nascosto dietro il mio comodino
io questa cosa poi la faccio così di rado.
era proprio un bel figurino.
ero armato, ero armato, di scopa e paletta,
e procedevo nel pulire la mia cameretta,
anche lei, anche lei era proprio carina
ma anche loro avessero scelto un posto più protetto
una giovine, bella, batuffolina.
e non stare lì spudorati sotto il letto.
soffice, morbida, da accarezzare
di un grigio chiaro da rimirare,
e così per delle banali pulizie domestiche
lei viveva, invece, sotto il mio letto
finiva la storia dei due...
ah se avesse scelto un altro tetto.
batuffolini innamorati
che tristezza mai sposati ahhh...
va bene, va bene, ma adesso non disperiamo
di storie così ce ne sono, lo sappiamo,
è stata bella, intensa, ma molto breve,
ma appunto, nel mondo, ogni tanto, succede.
in due parole si può dire sia andata così:
una scopata... ed è finita lì!
A
desso, io, a dire la verità, a parte le
polveri non ho mica mai ucciso nessuno.
Invece a guardare gli uomini... caspita a
guardare gli uomini non manca giorno che un
uomo uccida un altro uomo.
Incredibile!
E mi sono domandato: sono pazzi gli uomini che
si uccidono tra di loro senza un motivo?
Ci sarà un buon motivo!
E infatti c'è.
Anzi: ce ne sono molti!
Uno non ci pensa subito, ma poi, osservando con
più attenzione, vengono in mente un sacco di
buoni motivi per uccidere una persona.
Un sacco.
Uccidimi
uccidimi perché ti ho derubato,
uccidimi perché ti ho spaventato,
uccidimi perché mi hai colto sul fatto,
uccidimi non ti daranno del matto,
uccidimi perché hai un'arma nel cassetto
coraggio: premi, premi quel grilletto.
uccidimi perché ti ho rubato l'amore,
uccidimi perché tua moglie ormai mi vuole,
uccidimi sono un padre padrone,
uccidimi sono un figlio un po' coglione,
uccidimi il tuo odio (o amore)
non è certo con me, che muore.
uccidimi per quelle venti sgualdrine,
uccidimi perché in fondo eran bambine,
uccidimi perché le ho violentate
ed ammazzate, sgozzate,
uccidimi condannami a morte,
coraggio: uccidimi per insegnare a non uccidere.
uccidimi per prendere questa terra,
uccidimi per inventare una nuova guerra,
uccidimi per economia,
uccidimi per un po' di egemonia,
uccidimi anche in nome di dio,
coraggio: uccidimi lo sai che non è il mio.
uccidimi, sono un uomo che muore,
per la tua mancanza d'amore.
A
hhh... l'amore!
L'amore ci salverà.
Fate l'amore e non fate la guerra!
E allora, sapete che vi dico?
Lo faccio.
E alla grande!
Perché ci sono quelle volte che tutto funziona
subito, che non c'è bisogno di parlarsi, che gli
sguardi sono accesi, che si percepisce nell'aria
che quella sera si è fatti l'uno per l'altra e
l'altra per l'uno e non c'è nulla che possa
fermare questa sintonia.
Un po' come è successo alle polveri.
E in quelle occasioni non si vorrebbe smettere mai.
Ancora
siam partiti già eccitati,
siamo qui un po' scaldati,
siamo già un po' scaldati,
siamo qui di fronte,
ma lo sguardo è già oltre,
siamo qui davanti
non esistono più gli altri,
siamo qui, io e te.
ci si guarda le mani,
ci si sfiora i capelli,
e i tuoi son così belli
e i tuoi son così belli,
ci si perde negli occhi,
i miei occhi nei tuoi occhi,
ci si perde negli occhi,
i tuoi occhi nei miei occhi,
e sorriso a sorriso,
è lucente il tuo viso.
e si sfioran le mani,
si toccan le dita,
e si prendono le mani,
si intrecciano le dita,
e si muovon sui fianchi
sotto i seni tutti quanti,
e si stringono i corpi,
io non vedo più due corpi,
e i bacini baciati,
ormai siamo incollati.
ed ecco il primo,
e poi il secondo,
sono baci a tuttotondo,
sono baci da finimondo,
sono baci sul collo,
baci sul collo,
sono labbra su labbra,
lingua su lingua,
sono baci sensuali,
sensuali baci.
e via i vestiti,
io odio i vestiti,
voglio la tua pelle,
voglio sentire la tua pelle,
togli i pantaloni,
la maglietta, i maglioni,
butta il reggiseno,
te lo mangio il reggiseno,
e le mutande
le divoreremo.
ed è l'amore,
siamo all'amore,
siamo giunti all'amore,
stiamo facendo all'amore,
come due disperati,
siamo tutti avvinghiati,
come due amanti,
siamo stretti eccitati,
e affamati,
e assetati.
e
o
o
o
o
o
o
o
o
o
in cucina
giù cantina,
in camera da letto,
è il divano che sembra un letto,
sul balcone,
in ascensore,
in bagno,
sul soffitto,
sopra il tetto,
sotto il letto.
e tu sotto io sopra,
tu sopra io sotto,
con la testa all'in giù,
con la testa all'in su,
di fianco di lato,
a destra e sinistra,
davanti di dietro,
è lunga la lista,
coi corpi sudati,
in piedi o sdraiati.
e in mezzo al mare
o in fondo al mare,
o in cima ad una montagna,
o in basso giù in campagna,
lo faremo mille volte,
e mille e mille ancora,
lo faremo di continuo,
come adesso come ora.
ancora?
E
poi c'è anche il dopo l'amore.
E allora, in quei rari casi in cui non è l'uomo
che si addormenta per primo, magari può acca­
dere di sentirsi molto vicini alla propria compa­
gna, e di volerlo essere ancora di più.
Più vicino a te
ti guardo ora che dormi,
qui accanto a me, vicino a me,
in questo letto ora più calmo.
i tuoi occhi chiusi e sereni,
il tuo naso e il tuo respiro,
le tue labbra leggermente socchiuse.
le tue spalle sicure e distese,
un seno appena intravisto,
le tue braccia per stringermi a te.
le tue mani per stringermi ancora più forte,
le tue mani per afferrare, per graffiare,
le tue mani per accarezzare.
la tua schiena e le sue curve,
i tuoi fianchi per possedere,
e il tuo sedere.
le tue gambe così lunghe e sincere,
sincere custodi di rosa e di miele,
custodi di rosa e di miele.
fino ai tuoi piedi così dolci e leggeri,
i tuoi piedi che ci fanno sempre incontrare,
i tuoi piedi che ti han portato qui vicino a me.
ed ora ti raggiungo in un sogno d'amore,
se lo vorrai, se lo vorrai,
per provare a stare più vicino a te,
per provare a stare più vicino a te.
T
alvolta invece guardi indietro.
Ti fermi e guardi indietro.
Guardi il tuo passato.
Cosa hai fatto, cosa non hai fatto.
E sei tentato di giudicare.
Avrò fatto bene, avrò fatto male?
Avrò fatto abbastanza?
Ho sofferto?
Mi sono divertito?
Ho pianto?
Ho riso?
Ho pianto di più o ho riso di più?
Alcuni giorni
alcuni giorni mi capita di fermarmi a pensare,
lentamente, disegnare i ricordi e poi guardare:
ritrovarsi in compagnia, in una grassa risata,
o a respirare la pelle di un'amata,
o assistere alla nascita di una nuova vita
e stupirsi di quanto sembri infinita.
e resto qui ancora a riderne ancora un po',
e ancora un poco a piangere...
e resto qui ancora a piangerne ancora un po',
e ancora un poco a ridere...
alcuni giorni mi ritrovo qui fermo a pensare,
lentamente, disegnare i ricordi e poi guardare:
rivedersi solo e silente,
o con il cuore spezzato e piangente,
o capire che una parte di me è finita,
quando il destino mi ruba una vita amica.
e resto qui ancora a piangerne ancora un po',
e ancora un poco a ridere...
e resto qui ancora a riderne ancora un po',
e ancora un poco a piangere...
a volte mi sembra che la vita sia un attimo:
anni, giorni, stagioni, in un attimo.
e non riesco... non riesco a non chiedermi
come sia passato, questo attimo.
e non riesco a non rispondermi:
ma come vuoi che sia passato, questo attimo.
e resto qui ancora a viverne ancora un po',
e ancora un poco a vivere...
e resto qui ancora a viverne ancora un po',
e ancora un poco a vivere...
e poi, poi un giorno anch'io,
anch'io me ne andrò,
e poi, poi un giorno anch'io,
anch'io me ne andrò,
e resterete voi,
qui ancora a ridere,
ancora un po'...
e resterete voi,
qui ancora a piangere,
ancora un po'...
e resterete voi,
qui ancora a vivere,
ancora un po'...
M
a che bisogno c’era di cantare,
suonare, scrivere e disegnare tutto questo?
Chi lo sa.
Quello che è certo, è che un bisogno quando
scappa, scappa.
Non puoi mica trattenerlo.
E a me è scappato.
Più volte.
Fin da bambino.
Anche adesso, sembra incredibile, ma ho di
nuovo un piccolo bisogno.
Piccolo, e impellente.
Altre gocce di pipì
mi sovviene un imbarazzo urgente,
ma che dire... oggi va così,
sarò forse un po' incontinente:
devo fare ancora un poco di pipì.
per cui continuo nel racconto
della nostra amata pipì,
d'accordo sarà anche di poco conto,
ma è il cuore che comanda così.
la pipì si diverte parecchio
e alle feste è di gran compagnia,
infatti oltre chi ride a crepapelle,
c'è sempre chi si scompiscia.
la pipì è anche ben furbina
e se ti sente un poco agitato
subito arriva la birichina:
corri a farla o sarai rovinato.
pipì pipì pipiripì pippì
pirippì pipipì pipì
psss psss!!!
a questo punto è interessante analizzare
del quando la pipì ti scappa
ed è lì che la scopro puntuale,
per molti è una sveglia eccezionale.
in più...
la pipì precisa arriva in viaggio
a un quarto d'ora esatto dalla partenza
con buona pace di chi tanto fa il saggio:
“fatela tutta e prima di partir!”.
la pipì coglie sempre il momento:
la prima canzone del concerto,
a metà di un lungo incolonnamento,
o quando il bagno beh proprio non c'è...
pipì pipì pipiripì pippì
pirippì pipipì pipì
psss psss!!!
la pipì può scender piano goccia a goccia
o anche forte a fontanella,
ma c'è pure chi con lei è capace
di disegnare per terra una stella.
ma ci sono flussi tra i più svariati,
da lasciarti con gli occhi sgranati,
tra questi merita gran rispetto,
la pisciata dal doppio getto.
tal caso avviene spesso per un pelo,
ma non nel senso di... per poco,
proprio nel senso letterale:
con un pelo lì perfetto a separare.
pipì pipì pipiripì pippì
pirippì pipipì pipì
psss psss!!!
in ultimo (e questa è proprio la fine)
due parole su un'altra grande virtù
di questo liquido che noi espelliamo,
ma che io stimo ormai sempre di più.
la pipì è anche medicina:
se medusa per caso ti coglie,
tu applica una bella pisciatina,
il dolore si attenuerà.
pipì pipì pipiripì pippì
pirippì pipipì pipì
pipì pipììì!!!
Testi e musiche:
Lo Sciur Stefano Masera
Disegni:
Paolo Gattuso
LE CANZONI SI POSSONO ASCOLTARE E SCARICARE A GRATIS su: www.losciur.it
www.losciur.it
www.paologattuso.blogspot.com
Grafica: Lo Sciur Stefano Masera e Paolo Gattuso
2014 ­ Alcuni diritti riservati (maggiori informazioni su www.losciur.it)
grazie a:
m
v
L'Uovo
/ delle Fragole
/ / Max Carrino, Minoranza d'Autore e i suoi cantautori,
CapiTina Arricciata Bruni che seminò (in un orto sinergico) l'idea di questo libretto,
la mia AnimaGrande Matteo Francavilla, l'attore­regista in canoa Stefano Visconti,
Zia Lidia Moriondo, il Duca Dario Pasqualini, la gramsciologa (e gramsciana?) Francesca Chiarotto,
e infine i musicisti che hanno suonato in qualche pagina del libretto:
Lino Piombo Linux @ contrabbasso, Fra Diavolo Andrea Calabrò @ chitarra,
Ugo De Ughis Briatore @ sax, Mario Cabeza Testa @ percussioni.
PIPÌ
TIGGÌ
IL POLITICO
INCONTRO PARTICOLARE
CANZONE BLASFEMA
PARLANDO DI CALCIO
GIUGNO '03
POLVERI IN AMORE
UCCIDIMI
ANCORA
PIÙ VICINO A TE
ALCUNI GIORNI
ALTRE GOCCE DI PIPÌ
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Della pipì e di altri bisogni