LIVIA DALL’AGATA
FUTURBIA
LA CITTÀ IN ATTESA
Illustrazioni di
Agostino Cera
Guidiamo i bambini a guardarsi intorno…
L’educazione stradale dei giovani è per Michelin un impegno di responsabilità sociale nei confronti della comunità mondiale. La formazione delle nuove
generazioni ha un ruolo determinante in campi di interesse generale, quali
la diminuzione dell’incidentalità – che colpisce soprattutto i giovani – la sostenibilità, il risparmio economico e, in generale, un futuro di progresso della
mobilità su strada.
Michelin Mobilitàzione sostenibile è il percorso su innovazione e sicurezza
nella mobilità su strada, sostenuto da risorse online e su carta, che Michelin Italia propone ogni anno del tutto gratuitamente alle scuole di ogni ordine e grado.
Quest’anno, le classi sono sfidate a dimostrarsi protagoniste di nuovi scenari
della mobilità come risorsa dello sviluppo, testimoniando e proponendo buone
pratiche nel traffico urbano: dai veicoli più adatti alla città e meno inquinanti
agli interventi nelle infrastrutture, alle soluzioni tecnologiche e telematiche, ai
comportamenti dei cittadini.
Al termine del percorso, il loro impegno didattico e creativo sarà gratificato dal
“Premio Michelin Mobilitàzione sostenibile 2014”.
Per conoscere meglio il progetto: www.michelinfascuola.it
Centro Coordinamento
Mobilitàzione sostenibile - La Fabbrica
via Lanino 5 - 20144 Milano - Fax 02.48541.207
Numero verde 800.049229 - [email protected]
www.scuola.net/michelin
Fin dalla sua fondazione a opera dei fratelli Michelin più di 100 anni fa, Michelin investe in ricerca e innovazioni tecnologiche per ottenere i migliori risultati nel contatto ruota-suolo grazie
all’efficienza di rotolamento: risparmio di carburante, minore usura, sicurezza in ogni condizione
di guida, comfort del viaggio. Un insieme di prestazioni che Michelin riassume come ricerca della
“Total Performance” nei propri pneumatici. Un’attenzione all’utente della strada che si esprime
anche nei famosi servizi accessori, le Guide verdi, le Guide rosse, le cartine, la selezione dei migliori ristoranti con le ambite “stelle” Michelin.
Sui temi dell’innovazione per una mobilità duratura - il modo migliore di avanzare - Michelin
chiama a raccolta tutti i soggetti interessati, costruttori di veicoli, ricercatori, urbanisti, responsabili
istituzionali, nell’appuntamento Challenge Bibendum: la 14a edizione 2014 a Chengdu in Cina.
www.michelin.it
www.michelinchallengebibendum.com
LIVIA DALL’AGATA
FUTURBIA
LA CITTÀ IN ATTESA
Illustrazioni di Agostino Cera
Ciao, mi riconosci?
Sono l’Omino Michelin.
Leggiamo insieme questa storia, me l’ha raccontata Bibi,
una bimba che l’ha vissuta.
Beh, non proprio realmente vissuta, è una storia fantastica, ma quello che succede a Bibi e ai suoi amici ti riguarda da vicino.
Anzi, per riparlarne diamoci appuntamento a novembre via Internet, quando
tu avrai concluso questo anno scolastico e io sarò lontano in un bellissimo
posto, una città che si chiama Chengdu. Visitala online, ne vale la pena… è
in mezzo alla Cina, nella provincia del Sichuan. Ha un clima gradevole e, pensa,
è la patria del Panda Gigante!
Ma Chengdu è anche una città con più di 15 milioni di abitanti ed è in Cina
un importante nodo di traffico. Per fortuna, è anche sede di grandi industrie
interessate alla mobilità, automobilistiche e informatiche, che stanno sperimentando insieme alle amministrazioni pubbliche e alle università le soluzioni
per muoversi meglio sulle strade, in modo sicuro e sostenibile.
A novembre ci metteremo tutti intorno a un tavolo per fare il punto su cosa
nel mondo si è già ottenuto di buono e su cosa si sta sperimentando. Raccogliamo esperienze di tutte le città, anche la tua.
E per questo la tua testimonianza sarà preziosa…
A presto!
Una strana visita
Mei Mei
Pepita
Bibi
Zac
Michele
Sogna di diventare
uno scienziato
nel campo
della mobilità
sostenibile e duratura.
Gli piace smontare
col suo cacciavite e non sempre
riesce anche
a rimontare - tutte
le apparecchiature
elettriche
ed elettroniche
che gli capitano a tiro.
Appassionata
di tecnologia,
bricolage e gelati.
Non è “grassa”,
solo un po’ “morbida”,
come si definisce.
È molto orgogliosa
del suo tablet
di ultimissima
generazione che
le hanno regalato
e della borsa
che porta a tracolla,
fatta a mano
da “me medesima
in persona”.
Ama fare foto
e ha già vinto
qualche concorso.
Non si separa mai
dalla sua macchina
fotografica digitale
e dallo zainetto
a forma di panda.
Glielo ha regalato
Mei Mei.
Lo ha portato
dal Sichuan,
la provincia cinese
dei panda giganti
dove abitano
i suoi nonni.
Va matto
per tutto quello
che gira: yo-yo,
diablo, skate, bmx…
in attesa ovviamente
di una moto.
Tiene in mano
il suo yo-yo
a frizione
e mette mano
in continuazione
alla bmx
per tenerla
aggiornata
con gli ultimi
ritrovati: pneumatici,
accessori,
vernici speciali...
È il fratello grande
di Zac, ricercatore
presso il Lab
Innovazione&Ricerca
di Futurbia.
Parla volentieri
con Zac e i suoi amici
delle ultime novità
delle ricerche
che compiono
nel Lab.
A novembre,
sarà ospite dei nonni
di Mei Mei in Cina
al Michelin
Challenge Bibendum.
- È in ritardo. Strano… non capita mai - sbuffò contrariato Zac fissando
la porta che divideva la Sala di controllo dal resto del Lab
Innovazione&Ricerca di Futurbia, I&R per i frequentatori abituali.
- Sei il solito lagna melagna… - lo prese in giro Mei Mei e proseguì balbettando per l’emozione - Ti rendi conto della fortuna che abbiamo a
essere qui, pro-proprio noi, pro-pro-proprio qui al centro del centro del
Laboratorio? E poi tuo fratello starà lavorando a qualche stra-super-incredibile progetto…
Mei Mei si perse nel suo sogno. Gli brillavano gli occhi e si vedeva anche
lui già grande, già scienziato al lavoro per il progresso della propria città
e del mondo intero. Per il momento si allenava smontando qualunque
oggetto gli capitasse a tiro, con gran disperazione di mamma che aveva
dovuto mettere sotto chiave persino il phon.
- È che fuori c’è una giornata strepitosa, ideale per un giro in bmx. Ho
montato le nuove gomme supersicure e superveloci che hanno vinto
l’ultimo Futurbiabike e le devo provare…
Ribatté Zac mentre faceva fare l’ennesimo trick al suo yoyo.
- Oh, voi due, basta! Ogni sabato è la stessa solfa. Un giorno tutto per
noi e voi state lì a litigare. E non fate quelle facce!
Ora vi faccio un video e lo mostro a tutti!
Bibi impostò la sua inseparabile macchina fotografica su video e schiacciò play.
Fece zoom sulle facce imbronciate di Zac e Mei Mei,
sullo sfondo del pannello di controllo e di ROB, il
robot androide che era il vero cervello di tutto il Laboratorio, da cui controllava Futurbia.
La competizione permette ai
produttori come Michelin di
testare in condizioni estreme
le innovazioni che poi vengono trasferite nei nuovi prodotti di serie, grazie anche
all’esperienza dei migliori
piloti e biker del mondo.
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Ti sarà capitato di rimanere
improvvisamente senza elettricità a causa di un guasto
nelle centraline di distribuzione della corrente elettrica? Questo è quello che si
chiama black-out. Può essere causato anche dal fatto
che sono sempre di più le
persone che usano l’elettricità per i propri elettrodomestici. Per questo le aziende
ne producono di “classe A”,
che consumano meno, e i responsabili consigliano di accendere le lavatrici la sera,
con il vantaggio di costi minori. Anche il traffico in città
può avere un “black-out”
per le troppe auto nelle
strade, perché sempre più
persone circolano con le
auto: come si può intervenire per alleggerire la situazione? Trova e racconta le
soluzioni nella tua città…
6
- Ehi! Non vorrai mica dimenticarti di me… - Fece Pepita.
- Certo che no - rispose allegra Bibi e si affrettò a inquadrare l’amica
in piedi davanti alla vetrata che si apriva sulla città.
- Comunque Zac ha ragione - continuò Pepita - Michele sta tardando.
Finisce che dovrò saltare il gelato, proprio oggi che volevo provare il
nuovo gusto papaya e…
Pepita non finì la frase. Bibi aveva abbassato la macchina fotografica
e con un’espressione sempre più disorientata stava guardando alle sue
spalle oltre la vetrata.
Pepita guardò la sua amica, poi girò la testa e quasi lasciò cadere il
nuovissimo tablet che teneva in mano.
Dietro di lei, oltre la vetrata, Futurbia, la città che conosceva come la
più sicura, più bella, più verde, più pulita, più… era diventata buia, silenziosa, spenta, immobile.
Tutto era nero. Un nero scuro buio assente.
Un attimo dopo, tutti e quattro erano con i nasi premuti contro la
fredda lastra di vetro alla ricerca di un bagliore, una lucina, un movimento.
- Sarà stato un black-out. - commentò Mei Mei cercando una spiegazione logica e scientifica.
- E allora perché anche le persone sono tutte immobili?
Cos’è successo? Perché dormono tutti? - domandò Bibi impaurita.
- Bibi ha ragione, c’è qualcosa che non va. Giù in strada non si muove
nessuno, persino i cani sembrano addormentati. E poi guardate, anche
tutto il resto del Lab è al buio - osservò Pepita.
- Però, un pisolino me lo farei anch’io… - commentò spensierato Zac.
Gli altri lo fulminarono
- Ma ti sembra il momento di scherzare?!?
- Che sarà mai, non si può più nemmeno fare una battutina. Sentite,
usciamo e andiamo a cercare Michele. Mio fratello saprà di sicuro cosa
è successo e perché.
Zac si diresse verso la porta, toccò lo schermo, aspettò che la scansione
delle sue dita fosse finita e uscì.
Il corridoio, di solito così pieno di spie luminose, monitor accesi, voci
e via vai di persone, era come scomparso.
- Oh, ma anche qui è buio pesto!
- Ma va? Non ce n’eravamo accorti… - sussurrò Mei Mei polemico.
- Con questa riesco a fare un po’ di luce! - esclamò Pepita che stava
armeggiando col suo tablet e che aveva finalmente trovato la funzione
torcia.
Alla luce del tablet percorsero i corridoi dell’ultimo piano I&R, ma non
trovarono niente e nessuno.
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Smart è una parola inglese
ormai entrata nell’uso comune per indicare tutto ciò
che è così “intelligente” da
sapersi adattare ai cambiamenti utilizzando l’innovazione tecnologica. È smart la
city che si organizza in modo
da semplificare la vita dei
cittadini, la mobility che
rende il traffico sicuro e sostenibile, la school che ti fa
diventare protagonista...
8
- Cosa facciamo? L’ascensore è bloccato e 10 piani a piedi al buio non
mi sembrano il massimo.
Commentò Zac.
- Perché non torniamo indietro? - domandò Bibi - Almeno nella Sala
di controllo c’è la luce. E poi c’è anche ROB, lui saprà di sicuro aiutarci.
- Come ho fatto a non pensarci prima?! Mei Mei si battè la mano sulla
fronte e si girò così in fretta che calpestò un piede a Pepita e uno a
Zac - Scusate, scusate, andiamo, andiamo.
ROB, il computer androide, era l’orgoglio di Futurbia. Era lui il cervellone che 24 ore su 24 controllava che in città tutto funzionasse bene.
Poteva comunicare con tutti i cittadini. E ora i ricercatori stavano mettendolo a punto e innovandolo grazie a sensori wireless disseminati
dovunque, in modo che ROB regolasse il traffico e l’illuminazione pubblica, avvisasse immediatamente in caso di emergenze o imprevisti. Insomma, la trasformazione di Futurbia in una smart city era questione
di poco tempo.
- Eccoci qui. Eccoti qui ROB - fece Mei Mei toccando ROB.
Ma ROB, invece di salutare come faceva sempre, rimase in silenzio e
con gli occhi chiusi. Spento. Mei Mei provò a digitare sulla tastiera
collegata all’androide il codice di emergenza che gli aveva insegnato
Michele, ma non funzionò nemmeno questo.
I quattro amici si sedettero desolati, non sapendo cosa dire e cosa fare.
Zac per una volta aveva persino smesso di far andare su e giù il suo
yoyo.
Fu Pepita a riscuotersi: il suo tablet aveva iniziato a vibrare.
- Ehi, guardate qui!
ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER
ENTER ENTER
Sul monitor lampeggiava insistente il tasto di invio.
- Sembra quasi un SOS, una richiesta di aiuto - osservò Bibi, sfiorando
il tasto.
- Ma siamo noi ad aver bisogno di aiuto! - gridò Pepita, mentre intorno
tutto si muoveva vorticosamente.
Poi ci furono solo sprazzi di luce fortissima, una
sensazione di vuoto come quando inizia la discesa delle montagne russe, un attimo senza
fiato come quando l’altalena sale altissima, un
turbinio di mani e piedi, un vortice stretto,
lungo e veloce come quello del lavandino e
un sibilo nelle orecchie. Poi un tonfo.
- Mi state spiaccicando…
Protestò Zac che era rimasto sotto agli
amici.
Pepita, Bibi e Mei Mei si rialzarono recuperando chi gli occhiali, chi la macchina
fotografica, chi il tablet.
- Beh, almeno nessuno ha niente di rotto!
Osservò Zac mentre gli altri lo aiutavano a
rialzarsi.
- Di rotto no, ma di nuovo sì. Ascoltate esclamò Pepita guardando il tablet.
Sono Michele, ricercatore del Lab I&R.
Se leggete questo messaggio vuol dire
che il futuro di Futurbia è in pericolo.
Per salvarla c’è un solo modo: superare i 4
livelli del videogame in cui siete finiti.
- Videogame? Ma quale videogame? - domandarono increduli Mei
Mei e Bibi.
- Questo.
Rispose Zac. Per la prima volta serio. Intorno a loro, ecco una Futurbia
in miniatura che anche solo a prima vista aveva un sacco, ma proprio
un sacco di problemi. Enormi.
Ti piace giocare ai videogame? Segui i nostri eroi,
come se anche tu ci fossi “finito dentro”.
Ma, nella vita reale, non
correre mai questo pericolo
rimanendo troppo a lungo
attaccato al tuo schermo…
Prendi la bici e vai al parco
con gli amici, o monta in
macchina e con i tuoi genitori vai a fare una bella gita
con picnic e passeggiata
fuori porta…
9
In missione per Michele
- E ora cosa facciamo? - chiese Bibi, ancora scombussolata dall’atterraggio burrascoso.
- Giochiamo! - esclamò Zac eccitato.
- E le istruzioni? Dove le troviamo?
- Eccole, sono giusto apparse sul mio tablet - lesse Pepita:
Trovare ed eliminare i 100 mezzi che
bloccano il traffico o inquinano la città.
– E si scostò appena in tempo per non finire investita da un mini-ciclista
che sfrecciava a tutta birra sul marciapiede - Ma tu guarda questo!
A Futurbia uno così nemmeno negli incubi lo incontri - bofonchiò.
- 100? Vuol dire 25 a testa - commentò Mei Mei toccando un aereo
vuoto parcheggiato nel bel mezzo della piazza.
Quello in un puff scomparve.
– Ma guarda, per farli scomparire basta toccarli. E io che pensavo di
doverli smontare…
Bibi, invece, si era già lanciata: puff, e scomparve una nave arrugginita
arenata nel parco giochi. Puff, puff, fu la volta di un enorme SUV
davanti all’ingresso della scuola e di una ruspa che si era incastrata
in un vicoletto.
Bibi si sentiva una fata, anzi una eco-fata.
Puff, puff, puff, liberò i binari del tram nei quali si erano incastrate le bici di ciclisti decisamente imprudenti, tolse di mezzo
un incredibile TIR con doppio rimorchio che attraversava il centro
storico della mini-città e fece sparire anche un elicottero abbandonato davanti al parcheggio degli autobus.
- Attenta - fece Mei Mei che la seguiva - non toccare quegli autobus.
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Certe cose possono succedere solo nel videogioco, ma
altre capitano anche nella
realtà, se non si provvede a
evitarle. Ma non basta un
puff... Si può fare in modo
che i veicoli troppo vecchi e
inquinanti non possano entrare in centro e magari dare
incentivi pubblici per rottamarli e sostituirli con veicoli
più moderni, per esempio
elettrici. E lo sai che i TIR
devono fermarsi negli appositi interporti? Le merci
vanno trasferite su piccoli
camioncini, magari elettrici.
Ce ne sono di bellissimi…
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Non vedi? Sono filobus, autobus elettrici, e addirittura a idrogeno, proprio come a Futurbia.
Pepita intanto, con un fazzoletto sul naso, si stava occupando dei mezzi
che percorrevano le strade emettendo nuvolacce nere e maleodoranti.
Zac dei “piani alti”: visto che non c’era più spazio dove parcheggiare
le auto, gli abitanti avevano iniziato a impilarle una sopra l’altra, formando torri altissime. Erano così alte che Zac non ci arrivava nemmeno
mettendosi in punta di piedi o saltando.
- E sì che sono alto - mormorò perplesso - Ma dove non arrivo io, arrivi
tu! - esclamò lanciando il suo yo-yo sulle auto più inarrivabili.
Puff, puff, puff 100, 99, 98, puff, puff, puff 75, 74, 73 puff, puff, puff
55, 54, 53 puff, puff, puff 20, 19, 18 puff, puff, puff 6, 5, 4…
- Mi sembra che li abbiamo trovati tutti - disse Zac rimettendo lo yo-yo
in tasca e raggiungendo gli altri nel parcheggio dell’ufficio postale.
- Ehi, ne mancano ancora 3 per arrivare a 100 - replicò Bibi - Ma dove
sono? Io vedo solo veicoli ecocompatibili come quelli consentiti a Futurbia. E voi? - domandò guardandosi intorno.
- Questo è l’unico posto dove non siamo ancora stati - fece il punto
Pepita - I 3 che mancano devono essere per forza qui.
- Ma sono tutte auto identiche… - si lamentò Mei Mei appoggiandosi
a una colonna e facendo cadere qualcosa - Ops! Scusate, sono il solito… genio! Questa è una spina e quindi questa è una colonnina per
ricaricare le auto elettriche. Sono tutte elettriche…
Mentre Mei Mei parlava, 3 auto stavano uscendo dal parcheggio sgommando a tutta velocità e lanciando fumo nero dal tubo di scappamento.
Mei Mei fu velocissimo: puff, puff, puff e le 3 scomparvero.
La prima prova era finita.
- E ora? Cosa dice il tuo tablet?
Ridare colore, profumo e ordine alla città
Lesse Pepita.
Certo non tutte le auto possono essere elettriche. Per
quelle non elettriche si deve
fare in modo di trovare altri
carburanti, o almeno ridurre
i consumi grazie a corretti
comportamenti alla guida,
nuovi motori, carrozzerie
leggere, pneumatici verdi a
basso consumo: sai che gli
pneumatici incidono sul consumo di carburante fino al
20% e che con gli pneumatici
ecologici è possibile ridurre
il consumo di carburante ed
emissione di gas serra? E ci
crederesti che si può percorrere l’Italia da nord a sud e
ritorno con un solo litro di
carburante? Nel 2013 un veicolo a idrogeno con pneumatici Michelin ha percorso
ben 2.832,8 km.
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Pulizie e arredo urbano
- Ah no, io già faccio fatica a pulire camera mia, figurati un’intera città!
Protestò Zac.
- Altro che pulizie, qui c’è da rimboccarsi le maniche…
Replicò Pepita guardando preoccupata vasi e vasi di fiori e piante, cartelli stradali, colonnine elettriche, dossi, rotatorie e un enorme rotolo
di percorso ciclo-pedonale che si erano materializzati.
Zac si accasciò per terra e Bibi desiderò avere una bacchetta magica
per continuare a sentirsi una eco-fata. Mei Mei invece, non sapendo
proprio resistere alla tentazione di toccare tutte le nuove apparizioni, esclamò stupito - Ehi, ma sono leggerissimi! Del resto,
siamo o non siamo in un videogioco?!?
Zac si rianimò.
- Allora io corro a srotolare la pista ciclabile, così magari mi
trovo una mini bici e faccio un giretto… E si mise all’opera,
lasciando dietro di sé una striscia rossa.
Pepita si occupò dei segnali stradali: non li conosceva tutti,
ma cercando sul tablet iniziò a mettere al posto giusto i cartelli con i limiti di velocità e quelli che indicavano la presenza
di pedoni e bambini.
Mei Mei pensò alle colonnine per ricaricare le auto elettriche.
- Le metterò in punti strategici, per esempio nei parcheggi del supermercato, fuori da scuola, vicino alla
posta, anzi no, lì ci sono già.
Così, mentre si fa la spesa, si lavora o si fanno le commissioni, si lascia l’auto in carica.
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Quello che stanno facendo i
nostri quattro amici è una
responsabilità delle Amministrazioni pubbliche, che, in
alcuni casi, possono essere
aiutate da privati. Per esempio, nella tua città ci sono
rotatorie riempite di bellissime piante con cartelli che
dicono chi ha provveduto ad
acquistare il verde e chi si
occupa di tenerlo in ordine?
La tua scuola ha partecipato
a qualche concorso per progettare l’arredo urbano?
Puoi sempre lanciare tu
l’idea…
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Bibi scelse di piantare fiori e piante. All’inizio cercò una
paletta, poi si ricordò della frase di Mei Mei e iniziò
con un touch qui e uno lì. Scoprì anche di poter
far crescere le piante semplicemente muovendo il dito verso l’alto. Un paio di
volte dovette ricominciare da capo: le
grandi rose al parco giochi erano
molto colorate ma anche un po’
troppo spinose, i tigli altissimi nel
corso principale emanavano un profumo intenso, ma facevano anche
troppa ombra.
Rimanevano i dossi e le rotatorie. Se ne
occupò Mei Mei.
- Ecco, ho sistemato i dossi sulle strade
lunghe e dritte, e vicino alla scuola.
Ma le rotatorie? Dove posso metterle?
Proprio in quel momento tornò Zac in sella a una mini bmx. Abituato
a indossare il caschetto, piuttosto che niente, si era allacciato quello
mini che aveva trovato.
- Ma quanti semafori ci sono in questa città? E quanti incroci!?! Mi
stavo perdendo. Ci vorrebbero…
- Delle rotonde!
Concluse Mei Mei, trattenendo a stento una risata alla vista del caschetto sul testone di Zac.
E a suon di tocchi di dita collocarono insieme le rotonde. Non fu proprio
facile. Insomma, queste son cose da grandi, da progettisti, urbanisti,
mobility manager, geometri, architetti…
Ma furono bravi. Anzi, bravissimi, perché Pepita arrivò con gli ultimi
cartelli stradali e Bibi con gli ultimi vasi di piante. Erano rimasti giusto
giusto i cactus: al centro della rotonda non avrebbero punto nessuno.
O chissà… avrebbero punzecchiato la coscienza di qualcuno, convincendolo a guidare con prudenza.
- Abbiamo finito anche con questa sfida.
Osservò Bibi sedendosi su una panchina. Iniziava a essere stanca. In
quella dimensione virtuale il tempo sembrava bloccato, ma loro non
erano super eroi virtuali. Erano bambini in carne e ossa e avevano bisogno di mangiare e dormire. E Bibi non era l’unica a sentirsi scarica.
- Ragazzi, abbiamo un problema. - fece Pepita, tesa - La batteria del
tablet è quasi scarica: ci resta poco tempo.
- Mettilo subito in carica, altrimenti come facciamo a ricevere le istruzioni per le 2 prove che mancano e, SOPRATTUTTO, come facciamo a
tornare a Futurbia?
Chiese Zac.
- Non posso metterlo in carica: non ho il caricabatterie e, anche trovandone uno qui, sarebbe in miniatura come tutto il resto di questa
città.
- Io voglio tornare a casa, voglio la merenda e mamma e la mia casa
delle bambole...
Piagnucolò Bibi. Pepita la abbracciò stretta per ridarle un po’ di coraggio. Poi si alzò.
- Forza, diamoci da fare, non c’è tempo da perdere. Ecco, guardate qui.
La prossima missione.
Creare un sistema che colleghi
mezzi-luoghi-persone tra loro.
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La rete
- …creare un sistema che colleghi mezzi-luoghi-persone… Ma cosa accidenti vuol dire?!?
Zac si era spazientito. Gli rispose Mei Mei.
- Penso che anche qui, come a Futurbia, serva un sistema centrale, anzi,
un computer centrale come ROB, che, in caso di incidenti, traffico intenso
o pericolo, metta in allerta sia tutti i veicoli che si trovano in zona, sia i
mezzi di soccorso, per avvisarli e magari salvare la vita alle persone. Ma
serve che questo sistema colleghi gli ospedali, le stazioni della polizia,
della protezione civile e dei pompieri, le scuole, gli uffici e persino alcune
case. È quello a cui stava lavorando Michele. Non ve lo ricordate più?
Mei Mei aveva parlato con calma, ma era preoccupato. Trasformare Futurbia in una città sicura aveva richiesto anni e infrastrutture e tecnologie all’avanguardia. E i ricercatori stavano lavorando ancora a molti
aspetti per interconnetterla completamente e farla diventare una vera
smart city con smart mobility. Era nervoso.
E, come sempre quando era nervoso, teneva le mani infilate nelle tasche del grembiule. Sua zia gliene aveva applicate due grandi, di tessuto
resistente. Mei Mei ci teneva il cacciavite che aveva soprannominato
“kit del provetto smontatore” (oltre a recuperi vari ed eventuali: viti,
bulloni, cortecce, sassi, tappi, chip, briciole di pane e olio…). In quel
momento le sue dita correvano in automatico dal coltellino multiuso,
alle fascette, alla matassa di spago, ai…
Mei Mei si bloccò. La matassa di spago. In fin dei conti, alla base di
ogni sistema di interconnessione c’è un filo che unisce qualcosa.
E in un videogioco questo filo potrebbe anche essere uno spago.
Potrebbe…
In futuro si prevede che ogni
auto sia connessa con tutto il
sistema del traffico che le sta
intorno, proprio come stanno
cercando di fare i nostri
amici. Per ottenere questo risultato è necessario che tutti
i soggetti interessati collaborino e mettano i loro risultati
a disposizione di tutti: è un
obiettivo Michelin ed è lo
scopo del Michelin Challenge Bibendum.
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Connettere la città permette
a tutti gli elementi che la
compongono di parlare tra
di loro. Sai che anche lo
pneumatico tra non molto
potrà “parlare”? È quanto
stanno studiando i tecnici
Michelin per le monoposto
che partecipano a un particolare campionato, la Formula E, organizzato per le
auto elettriche da FIA, Federazione Internazionale
dell’Automobile.
Nell’edizione 2014 a Pechino si sperimenteranno
pneumatici Michelin dotati
del sistema RFID (Radio
Frequency Identification Device).
Consiste in un chip elettronico che raccoglie e trasmette una serie di
informazioni su tutta la vita
dello pneumatico a cui è applicato.
www.fiaformulae.com
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Mei Mei decise di provare. Legò un capo dello spago all’auto parcheggiata vicino a loro e poi iniziò a dipanarlo per la città: lo fece passare
intorno ai semafori e ai pali della luce. Con un fischio e un’occhiata
d’intesa, lo passò a Zac che lo lanciò in alto, prima sui display luminosi
usati per comunicare con chi guida e poi sull’antenna del Comune e
sui ripetitori Internet. Quando la matassina tornò a terra, toccò a Bibi,
che legò lo spago agli specchietti dei mezzi pubblici e delle auto.
Quindi fu la volta della stazione della polizia: connessa anche quella.
Bibi e Pepita fecero un doppio nodo, poi si girarono per tirare la matassina a Mei Mei che era appena arrivato vicino al pronto soccorso.
L’ultimo da collegare.
La matassina volò di nuovo. Ma questa volta solo per un attimo. Lo
spago cadde a terra. Era finito.
Come fare? Mei Mei frugò disperato nelle tasche. Zac propose di usare
il filo del suo adorato yo-yo. Bibi i nastri delle sue treccine. Ma erano
tutti fili troppo corti.
- Fermi tutti, ho io quello che serve!
Gridò allora Pepita iniziando a disfare la borsetta che si era fatta all’uncinetto. Una catenella, una maglia e un punto alla volta, veloce veloce
la borsetta tornò filo, si annodò allo spago di Mei Mei e collegò il
pronto soccorso, con le ambulanze e l’elicottero e…
- E ora? - domandò Pepita dubbiosa - Serve
un computer centrale che gestisca tutte le
informazioni. E qui non c’è nessun computer! Però, ora che ci penso… un computer
non c’è, ma un tablet sì!
Così dicendo Pepita fece passare il filo colorato attorno al suo tablet. Per un attimo
non successe nulla, poi un pezzetto e un
nodo alla volta il filo si illuminò, collegando tutta la città, le persone, le infrastrutture, i veicoli.
- Siamo MI-TI-CI!!! - si congratulò Zac, e
tirò un sospiro di sollievo pensando alla fatica fatta - È ora di festeggiare. Ecco: uno a testa più qualche briciolina - aggiunse tirando fuori
dallo zaino uno striminzito pacchetto di cracker che divise con gli affamati compagni di video-avventura.
- Che cracker delizioso! - si complimentò Pepita - Devo dire alla mia
mamma di comprarli uguali.
- Guarda che sono gli stessi di ieri. E ieri mi hai detto che di buono
esiste solo il gelato.
Puntualizzò Zac.
- Sì, ma ieri era ieri e oggi non abbiamo ancora mangiato nulla. E, a
proposito, muoviamoci che magari trovo ancora… la gelateria aperta
e mi prendo un cono grande, anzi, una coppa maxi, anzi, mi faccio
dare una vaschetta intera per ogni mio gusto preferito. Cioccolato fondente, nocciola, pistacchio, cre…
- PepIIIIIIIta! Ti si è congelato il cervello? Il tablet ce l’hai tu. Smetti di
sognare e leggi che forse, ma forse, abbiamo qualche speranza di andarci tutti in gelateria…
La risvegliò Mei Mei.
- Ah ecco, certo, allora… L’ultima prova.
Catturare e far applicare 10 buone regole
di comportamento ai conducenti dei veicoli.
Esistono già città veramente
“intelligenti” come sembra
essere, per esempio, Singapore…
Ma anche la tua città ha sicuramente intrapreso questa
strada. Sta a te e ai tuoi amici
e genitori scoprire cosa è già
stato realizzato: avvisi sui
tempi di attesa alle fermate
degli autobus? Pagamento
dei biglietti con il cellulare?
Prenotazioni online?...
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10 regole d’oro
- Ma quali regole?
Chiese Zac preoccupato all’idea che si trattasse delle regole di grammatica e ortografia che non erano mai state il suo forte.
- Quelle che hai davanti al naso!
Rise Bibi. Zac guardò meglio. In effetti, da ogni dove si stavano alzando
in volo palloncini colorati. A ciascuno era attaccato un foglietto e su
ogni foglietto c’era una regola. Ma non tutte erano giuste, anzi…
- Qui c’è scritto che si attraversa col semaforo… viola! - lesse scandalizzato Mei Mei - Ma in che città siamo finiti! E io cosa dovrei fare? domandò Mei Mei, rispondendosi subito da solo.
Tirò fuori una matita dal taschino interno del suo grembiule e con la
punta… bang! Fece scoppiare il palloncino con la regola sbagliata.
- Dai una matita anche a me. Qui dice che è obbligatorio mettere il caschetto sulle ginocchia…
Zac si mise a ridere, immaginandosi sulla sua bmx con due caschetti
sulle ginocchia e le ginocchiere in testa. Prese da Mei Mei una matita
e bang! E anche quella regola scoppiò.
- Qui invece c’è scritto di non parlare al cellulare durante la guida… Mi
sembra proprio una buona regola, ora l’acchiappo. E guardate - notò
Bibi – il palloncino è color oro!
Ehi, però stiamo attenti! - intervenne Pepita - Mentre noi chiacchieriamo i palloncini stanno volando via e se volano non riusciremo più a
prenderli…
- Hai ragione Pepita. Io e Mei Mei ci occupiamo di far scoppiare quelli
con le regole sbagliate. Tu e Bibi pensate a recuperare quelli con le regole d’oro - propose Zac dandosi subito da fare.
Molti, impazienti di stringere
un volante tra le mani, talvolta scordano alcune regole
fondamentali per una guida
sicura, tanto che, come conducenti o passeggeri, spesso
rimangono vittime della
strada.
Per questo l’ONU ha chiesto
a tutti di dar vita nel decennio 2010-2020 ad azioni a
favore della sicurezza stradale. FIA e Michelin hanno
lanciato a tutti una sfida, in
una campagna online: promettere di rispettare le Dieci
regole d’oro.
Scoprile insieme agli adulti
con i quali vai in auto:
www.goldenrules-fia-michelin.com
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Alla fine rimasero solo i 10 palloncini dorati.
- Evviva, abbiamo finito! - esultò Zac.
- Non proprio - disse avvilita Pepita - Ti ricordi? Le istruzioni dicevano
di far applicare le 10 regole d’oro…
- Allora dobbiamo controllare in tutte le auto che le persone abbiano
le cinture allacciate e che i bambini siano nel seggiolino, rallentare le
auto troppo veloci e far fermare quelle con i conducenti assonnati…
Insomma, va bene che siamo in un videogioco, ma non esageriamo! Questa volta Mei Mei non riusciva davvero a trovare una soluzione - E
Bibi, scusa, ma ti sembra davvero il caso di metterti a fare foto? Insomma, Pepita pensa ai gelati. Tu alle foto. Manca solo che Zac tiri fuori
lo yo-yo e poi siamo a posto!
Bibi non si scompose minimamente, anzi, si girò con un sorriso radioso.
Stava estraendo dallo zainetto la foto-stampante portatile che aveva
ricevuto dal suo papà all’ultimo compleanno. La collegò alla macchina
fotografica. Pochi click ed ecco uscire un primo piano di Zac che aveva
ancora in testa il mini caschetto da bmx.
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- Ehi! Ma questa è la mia foto di quando ho messo il caschetto nella
seconda sfida - si stupì Zac mentre osservava ammirato Bibi che stava
legando la sua foto al palloncino con la regola “Indossa il casco alla
guida delle due ruote”.
Bibi accompagnò con lo sguardo il palloncino, la regola e la foto di Zac
che si alzavano in volo, in alto sempre più in alto fino a diventare un
puntino d’oro. Poi si riscosse.
- Forza, tutti in posa: ci mancano 9 palloncini, 9 regole e 9 foto per tornare a casa!
9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2… click e lancio, click e lancio, click e lancio.
- Correte, venite tutti qui, il tablet si sta spegnendo!
Gridò Pepita proprio mentre Bibi lasciava andare l’ultimo palloncino e
mentre sul monitor iniziava a lampeggiare sempre più fievole la scritta
ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER ENTER
ENTER ENTER.
I quattro amici si presero per mano e sfiorarono il tasto d’invio.
Come all’andata, ci furono gli stessi sprazzi di luce fortissima, la sensazione di vuoto come quando inizia la discesa delle montagne russe,
l’attimo senza fiato come quando l’altalena sale altissima, il turbinio di
mani e piedi, il vortice stretto e lungo e veloce come quello del lavandino e il sibilo nelle orecchie. Poi un secondo tonfo.
Questo gioco dei palloncini
con regole giuste e sbagliate
potresti farlo anche tu con i
tuoi amici… Sarebbe un
modo per comunicare l’importanza della sicurezza,
come fanno tante campagne
in TV, per radio, sui manifesti, in Internet… ne conosci?
Quale ti sembra più efficace? Parlane con i tuoi genitori, con i tuoi amici e con
gli insegnanti a scuola.
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Futurbia è salva
- Mi state spiaccicando!
Protestò Michele. Questa volta era lui a fare da materassino. Pepita,
Bibi, Mei Mei e Zac si rialzarono.
- Micheeeeeeele! Micheeeeeele, Micheeeeele! Sei proprio tu. Siamo
tornati. Ce l’abbiamo fatta. Siamo a casa!
I quattro amici parlavano tutti insieme, abbracciandosi felici, saltando
per l’emozione.
- Michele, fratellone mio, quanto ti voglio bene… - fece Zac - Non puoi
immaginare cosa ci è successo, dove siamo finiti, cosa ci è toccato fare…
- Lo so - replicò serio Michele - Lo so benissimo. Senza il vostro intervento io non sarei qui e avremmo corso il rischio di perdere Futurbia
per sempre.
- Cosa vuoi dire? - domandarono smarrite Bibi e Pepita.
- Le cose stanno così - Michele iniziò a spiegare. - Ultimamente ci eravamo accorti che ROB si rifiutava di accettare gli aggiornamenti e le innovazioni. Soprattutto rifiutava tutte le nuove tecnologie su cui
ci stiamo concentrando qui al Lab per rendere Futurbia
ancora più vivibile, sicura, connessa. Non voleva cambiare e aveva paura di perdere
potere, riprogettato come una Robcentralina. Così ha messo a punto un
programma per bloccare la città e addormentarci tutti, lui compreso. E, per
allontanarmi prima di “staccare la
spina”, ha attivato un falso allarme: io
ci sono cascato come un pollo e una
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Prova anche tu a guardare
la tua città come se la vedessi per la prima volta.
Prendi quello che più ti
piace in lei, allegro, sicuro,
verde, silenzioso, ordinato,
fatto apposta per te…
Con gli occhi della fantasia,
prova a completarla.
Cerca in Internet suggerimenti, proposte “a misura di
bambino”.
Poi… racconta!
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volta fuori dalla Sala di controllo mi sono addormentato come tutti gli
altri. Di voi però non si è accorto. Qui dentro siete stati al sicuro: questa
Sala è schermata.
- Ma il videogioco cosa c’entra?
Domandò Zac.
- Avevo intuito il pericolo e per questo avevo preparato il videogioco e
il messaggio che avete trovato sul tablet di Pepita. Quando Mei Mei ha
inserito il codice di emergenza avete avviato il videogioco con i 4 livelli
che avete superato. Ve ne siete accorti? Avete ripercorso tutte le conquiste di Futurbia: i mezzi puliti, una città colorata e ordinata, un sistema che permette di collegare tra di loro veicoli e infrastrutture per
ottimizzare gli interventi in caso di pericolo. E poi le regole e i comportamenti corretti. A ogni prova che voi riuscivate a superare lì nel mondo
virtuale, si riaccendeva una parte di Futurbia.
Oltre la vetrata Pepita, Bibi, Mei Mei e Zac rividero finalmente la loro
città, bella come prima.
- Non cambierei Futurbia per nessuna città al mondo - disse Bibi.
- Nemmeno per una città fatta di gelato! - esclamò ridendo Pepita.
- E ora? - domandò Mei Mei guardando verso ROB, sempre spento.
- Ora bisognerà riprogettarlo e mi servirà una mano…
Michele si girò, ma di Zac, Mei
Mei, Pepita e Bibi improvvisamente non c’era più traccia.
Erano sgommati via alla velocità
della luce.
Guardando oltre la vetrata, Michele li vide con un gelato in
mano e gli occhi felici di chi è
tornato a casa. Camminavano
come se vedessero la loro città
per la prima volta, allegra, sicura,
verde, silenziosa, ordinata, fatta
apposta per loro.
Livia Dall’Agata
Passa il suo tempo tra scrittura,
bambini, orto. Ha scelto di vivere
in cima a una bellissima montagna
e tiene in allenamento la fantasia
con i racconti che le chiedono
i due figli. Scrive divertenti libri
per spiegare i temi più importanti
per la loro e nostra qualità della vita.
Agostino Cera
Vignettista e illustratore, proviene
dalla Scuola del Fumetto.
Collabora con Case editrici
e Agenzie di pubblicità.
È attivo anche nel campo
dell’animazione, per cui realizza
scenografie e crea
divertenti personaggi.
LIVIA DALL’AGATA
FUTURBIA
LA CITTÀ IN ATTESA
Illustrazioni di
Agostino Cera
Guidiamo i bambini a guardarsi intorno…
L’educazione stradale dei giovani è per Michelin un impegno di responsabilità sociale nei confronti della comunità mondiale. La formazione delle nuove
generazioni ha un ruolo determinante in campi di interesse generale, quali
la diminuzione dell’incidentalità – che colpisce soprattutto i giovani – la sostenibilità, il risparmio economico e, in generale, un futuro di progresso della
mobilità su strada.
Michelin Mobilitàzione sostenibile è il percorso su innovazione e sicurezza
nella mobilità su strada, sostenuto da risorse online e su carta, che Michelin Italia propone ogni anno del tutto gratuitamente alle scuole di ogni ordine e grado.
Quest’anno, le classi sono sfidate a dimostrarsi protagoniste di nuovi scenari
della mobilità come risorsa dello sviluppo, testimoniando e proponendo buone
pratiche nel traffico urbano: dai veicoli più adatti alla città e meno inquinanti
agli interventi nelle infrastrutture, alle soluzioni tecnologiche e telematiche, ai
comportamenti dei cittadini.
Al termine del percorso, il loro impegno didattico e creativo sarà gratificato dal
“Premio Michelin Mobilitàzione sostenibile 2014”.
Per conoscere meglio il progetto: www.michelinfascuola.it
Centro Coordinamento
Mobilitàzione sostenibile - La Fabbrica
via Lanino 5 - 20144 Milano - Fax 02.48541.207
Numero verde 800.049229 - [email protected]
www.scuola.net/michelin
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