VIII BIENNALE di Pittura Città di Castel Maggiore LA NATURA MORTA Associazione Culturale HOBBYART VIII BIENNALE di Pittura Città di Castel Maggiore L A N AT U R A M O R TA dal 19 settembre al 4 ottobre 2015 Istituzione Villa Smeraldi Museo della Civiltà Contadina San Marino di Bentivoglio Direttore Artistico Claudio Benghi È un anno importante questo 2015 per l’Associazione Culturale Hobbyart, che nella circostanza della VIII Biennale di Pittura, festeggia i suoi quindici anni dalla fondazione. questa mia considerazione ne è appunto la Biennale di Pittura, promossa da Hobbyart, ormai giunta alla sua ottava edizione. Ospite in questa occasione di un contesto di grande suggestione, che la disponibilità culturale del territorio le ha messo a disposizione, mi preme ringraziare per aver contribuito e reso possibile la sua realizzazione: l’Unione Reno Galliera, la Città di Castel Maggiore, il Comune di Bentivoglio, la Città Metropolitana di Bologna e l’Istituzione Villa Smeraldi Museo della Civiltà Contadina, l’ospite d’onore, il Maestro Wolfango e i sei Artisti pittori che hanno accettato, nei rispettivi ruoli di partecipare all’evento, esprimendo il meglio di sè. Nata per fare crescere la conoscenza artistica attraverso i suoi molteplici aspetti, in tutti questi anni si è impegnata sia attraverso la scuola di pittura, la scuola per i più piccoli e le mostre di pittura, sia con gli incontri culturali e didattici, senza mai dimenticare la promozione di iniziative tendenti alla valorizzazione del territorio. Alcuni esempi ne sono: “Natale con l’arte” che ogni anno rinnova questa ormai consolidata tradizione e lo scambio culturale con l’Associazione artistica francese Phosphene di Ingrè. L’Associazione si trova quindi a fare un bilancio dell’attività fin qui svolta che considererei positivamente e prova di Romano Tolomelli Presidente Associazione Culturale Hobbyart 2 L’idea di realizzare l’ottava edizione della Biennale di Pittura non più nella sua sede originaria a Castel Maggiore ma a Villa Smeraldi, prestigiosa sede del Museo della Civiltà Contadina, è nata quando il Maestro Claudio Benghi insieme all’Associazione Hobbyart ha proposto come tema della mostra “la natura morta”. Con lui, infatti, e condividendo con Dede Auregli questa suggestione, abbiamo ritrovato, in questo luogo, “il luogo” che per eccellenza potesse rappresentare, proprio per la natura degli oggetti esposti, lo still life contemporaneo. stessa rappresentata diventa dell'attività umana. il risultato Ci auguriamo che questa mostra diventi per i visitatori un gioco intellettuale e creativo affascinante che li trasporti in un mondo e in un tempo quasi “fabbricati” e suggeriti intenzionalmente, permettendo così di ritrovare, anche nelle più contemporanee installazioni artistiche e in molti fenomeni di quell’estetica diffusa che oggi ci circonda, legami tra passato e futuro. Vorrei infine ringraziare coloro che hanno lavorato per realizzare questa Mostra e gli artisti che insieme al Maestro Wolfango ci hanno arricchito con le loro opere. Molti tra loro condividono con me la consapevolezza che per tutelare e diffondere arte e bellezza sono necessari perseveranza, impegno quotidiano, e la profonda certezza di riconoscere l’arte come strumento di crescita. L’arte nasce nelle comunità e dalle comunità trae suggestioni, respiro ed energia. Il comunicare attraverso l’arte è il vero linguaggio comune a tutti, da tutti leggibile e liberamente interpretabile. L’arte diventa poi internazionale, universale, ma l’origine di ogni opera resta nel cuore dell’artista e nelle suggestioni del luogo in cui è nata. Le sue radici si possono allungare, diradarsi, mischiarsi ma non spezzarsi, ed è per questo che abbiamo scelto oggi di ritrovarci qui. Qui a Villa Smeraldi la memoria del lavoro degli uomini che hanno trasformato questa terra è meravigliosamente rappresentata da utensili, cibi, tavoli, nicchie, riuscendo ad offrire a chi vi arriva un immaginario che diventa la rappresentazione di un’epoca, un frammento d’interno, uno spazio di vita quotidiana, un’opera d’arte. Qui la traccia della mano dell’uomo, che come nelle tele scompare dalla scena, è capace di donare vita anche agli oggetti che non la posseggono, trasformando semplici attrezzi in personaggi che ci emozionano. Le opere della Biennale sono quindi qui ben accolte, questa natura silenziosa che con gran voce ci fa sentire il passaggio dell’uomo stabilisce una connessione tra ciò che rappresenta l'essenza dell'uomo e l'attività dove egli esprime tutto se stesso, spirito e corpo: il lavoro. L'oggetto lavorato, modificato, non è altro che l'oggetto naturale che l'uomo appunto modifica e la natura Belinda Gottardi Sindaco della Città di Castel Maggiore e delegata alle politiche culturali dell'Unione Reno Galliera 3 Torna, per la sua ottava edizione, la Biennale di pittura di Castel Maggiore, che viene ospitata per la prima volta negli spazi dell'Istituzione Villa Smeraldi Museo della Civiltà Contadina nell'ambito dell'intesa e della collaborazione che il Museo desidera mantenere con i soggetti pubblici e privati del territorio e, in particolare, appunto con i Comuni, come Castel Maggiore, che partecipano, sostenendola e affiancandola, all'Istituzione stessa. campagne - che ritrae una contadina che ha “tirato” una sfoglia ampia come una tovaglia, fiera del capolavoro realizzato, accanto alla quale, e sopra una credenza, stanno “ messi in scena “gli oggetti utili alla bisogna – le uova, la farina, una scodella e poi una fruttiera....- vera natura morta con echi colti e rinascimentali, ma per certi accenti quasi premorandiana. Non si poteva dunque che accogliere con favore la Biennale incentrata su questi temi, anche in considerazione della presenza di un autentico Maestro, un virtuoso di questo genere come Wolfango, un Pittore e un Disegnatore (proprio con le maiuscole) di straordinaria cultura e coerenza che ci ha costretti, davanti ad ogni opera, a un impegnativo confronto con le sue interpretazioni di tuberi, di uva, di arance, di carciofi, di uova, e via ricordando (ma spesso anche di oggetti comuni) sempre pervase dalla doppia e inquietante tensione vita/morte. Il tema di quest'anno è particolarmente congeniale al Museo, essendo incentrato sulla Natura Morta, importante “genere” da sempre praticato nella pittura sia come elemento decorativo, sia come messaggio simbolico. La frutta, la verdura, gli animali (still life), ma anche gli oggetti, oltre a quelli nobili come libri o strumenti musicali, pure quelli umili, “contadini” come gli utensili della vita nella sua quotidianità, entrano nelle composizioni non solo a corredo e a latere di immagini auliche o sacre, ma proprio come soggetti di interesse autonomo dell'artista e del committente. Insieme a Wolfango, dunque, diamo il benvenuto a tutti gli artisti partecipanti, italiani e stranieri e all'organizzatore e “motore artistico” della Biennale Claudio Benghi con l'augurio per la migliore riuscita e l'auspicio di una ulteriore futura collaborazione. In anni più vicini anche la fotografia ha amato molto queste tipologie: nel Museo è particolarmente esemplificativa in questo senso la grande riproduzione di una foto scattata da Paul Scheuermeier - linguista e etnografo che negli anni '20 del Novecento percorse in lungo e in largo le nostre Dede Auregli Direttore Istituzione Villa Smeraldi 4 Seguendo l’inesorabile trascorrere del tempo e delle situazioni in continuo cambiamento, come fosse una strada o un sentiero che ci porta alla meta, eccoci giunti alla VIII edizione della Biennale di Pittura Città di Castel Maggiore. Dopo “Il paesaggio”, inteso come natura e creazione del mondo, “La figura”, ossia l’uomo che viene ad abitarlo, che sono stati i temi delle precedenti edizioni della Biennale di Pittura, quest’anno il soggetto è “La natura morta”. E’ quindi un grande privilegio avere in mostra e poter apprezzare il lavoro e la ricerca di un pittore di tale prestigio, che tratta il tema in oggetto con tanta capacità e originalità. A tale proposito, mi viene in mente un grande dipinto circolare visto nella sua casa di Bologna dal titolo “L’anma dla pesga”, che Wolfango, amante del dialetto, prontamente mi tradusse in italiano, “L’anima della pesca”. Quale simbolismo e metafora oltre la banalità di un frutto e del suo nocciolo! “Immedesimarsi nelle cose ed imparare a sentire come loro”, così diceva Walt Whitman del come nasce la poesia. Argomento pittorico questo, che si può considerare come naturale conseguenza della presenza dell’uomo sulla terra, il quale tende a circondarsi di oggetti e strumenti atti a migliorare la sua quotidianità e a coltivare o produrre alimenti per la sua sopravvivenza e inoltre tema importante, che a dispetto della sua definizione, paradossalmente mi sembra di grande attualità, visto lo spreco, l’incuria e l’uso che se ne fa in questa società così detta, consumistica. Per finire, ancora un grazie a tutti gli Artisti invitati che con le loro esperienze ed opere hanno lavorato sul tema proposto e accettato di partecipare a questo evento: Liliana Africani, con le sue composizioni precise ed armoniche, disposte nella loro presentazione pittorica secondo un ordine che è anche quello dell’autrice; Marco Amore, nel cui mondo, la forza dei colori e il dettaglio delle forme sono nette e senza alternativa, come se fossero un riscatto sulla natura e forse sulla vita. Una scelta cromatica e stilistica che diventa quindi la sua affermazione artistica. Naturalmente la natura morta non può essere solo denuncia sociale ma certamente una possibilità, assieme alla rappresentazione della realtà espressa dagli oggetti comuni che ci circondano e dei quali siamo spesso inconsapevoli. Essi ci obbligano al contatto diretto, al confronto con la realtà delle cose, con la loro verità di oggetti e servono ad arginare il rischio della fuga dal mondo, gli effetti della fantasia e del visionario, insegnandoci il prezioso valore dell’osservazione attenta e scupolosa della natura. Angela Guidetti, che dopo il tempo della rappresentazione realista, ha assunto una sua identità pittorica, intervenendo sulla figurazione con gesti e appunti di colore personali, a sottolineare e a incidere gestualmente sul dipinto; Ermanno Guglielmi, nei cui lavori gli oggetti che ne riempiono la scena sembrano raccontarci una loro storia. Un racconto fatto di colore steso a grandi campiture a pennello e a spatola, a sottolineare un’ombra o un’emozione perduta nel tempo; Stefano Manzotti, le cui nature morte sono come rievocazioni di un pensiero mitico, un accenno metafisico di una possibilità diversa, curiosa e alternativa, forse preludio all’informale o comunque sempre a sollecitare l’urgenza di una domanda; e infine Gioacchino Passini, con i suoi soggetti semplici ed essenziali, poveri e a volte anche banali, ma che il pittore sa far diventare preziosi con la sua arte, compiendo su di essi il suo miracolo interpretativo per restituirceli colmi di una nuova vita. Il loro lavoro ci dice come si può affrontare lo stesso argomento pur mantenendo quell’interesse e quella differenza che solo l’arte può dare e che possiamo senza alcun dubbio definire “Bellezza”. La natura morta viene scelta, i suoi elementi identificati e passati sulla scena, aggiustati, posizionati per forma, colore e l’insignificante diventa così importante attraverso la sua essenzialità. Tolto all’oggetto il suo scopo, la sua funzione o fenomeno che lo giustifica e lo conferma, rimane solo la sua pura e semplice forma essenziale, l’idea. Dice Schopenhauer “ L’arte giunge sempre alla realtà, poichè strappa l’oggetto dalla sua contemplazione, dalla corrente del corpo del mondo e lo isola davanti a sè. Questa cosa singola, che in quella corrente era una minima particella, diventa per l’arte una rappresentazione del tutto, un equivalente dell’infinita pluralità nello spazio e nel tempo”. E chi meglio del Maestro Wolfango Peretti Poggi poteva interpretare l’essenzialità della natura morta? A lui quindi un ringraziamento particolare che, conosciuto l’anno scorso ad una sua personale su “Alice nel paese delle meraviglie”, al mio invito a partecipare alla Biennale come ospite d’onore, si era mostrato subito disponibile. Claudio Benghi Direttore Artistico 5 Foto di Andrea Samaritani 6 OSPITE D’ONORE Wolfango W olfango (Peretti Poggi) è nato a Bologna nel 1926. Qui lavora e vive con la famiglia. Dotato di forte innatismo, è stato educato all’apprendimento del linguaggio dei segni e dei colori da uno zio pittore, Giuseppe Mazzotti. Si è diplomato al liceo Galvani e poi è stato iscritto per alcuni anni alla facoltà di Medicina, riducendo tuttavia tale impegno soltanto allo studio dei saperi anatomici relativi alle arti figurative. La vocazione lo riporta alla pittura; e, mentre ricerca la sua personale definizione stilistica, si applica alla illustrazione di libri, firmando con vari pseudonimi. Tra i tanti lavori: una Divina Commedia, in tre volumi, con cento tavole a colori, ed.Rizzoli, Roma 1972; un Pinocchio, edito da la Banca Popolare dell’Etruria, Arezzo, poi AMZ di Milano, 1980; Gesù oggi di Emilio Radius, ed. Rizzoli, Milano 1966 (1° Premio Fiera del Libro di Bologna); Il Giorno e le Odi di Parini, Credito Commerciale, Milano 1985; Storia di Re Enzo di Matteo Marchesini, Bononia University Press, Bologna, 2007; Alice nel paese delle meraviglie, L’Artiere Edizioni, Bologna, 2012. Come “figurinaio” attende dal 1964 -work in progress- a modellare statuine del suo famoso presepio (attualmente 180 di numero), nonostante si dichiari agnostico. Notoriamente assenteista, lontano dal cosiddetto sistema dell’arte, tutto “rumore e furia”, ha esposto e ha cominciato a vendere quadri e disegni soltanto nel 1986, in particolare dopo la mostra a Bologna, nell’ex chiesa di Santa Lucia, nella cui Aula absidale è esposto il suo quadro “La cassetta dei rifiuti”, dipinto nel 1968. Nel vestibolo contiguo alla chiesa di San Giovanni in Monte (andito di via Santo Stefano) si trova un’altra grande opera, “Resurgo”, del 1978. Un terzo quadro, “Il cassetto”, del 197677, di grandi dimensioni, è visibile nella Sala Stampa del Comune, in Palazzo d’Accursio; ancora “Lo scatolone dei giocattoli”, realizzato nel 1999, proprietà Carisbo, è conservato negli spazi museali di Genus Bononiae, Bologna. Suoi quadri e disegni si trovano in collezioni private. Nel 1994 e 1997 ha esposto acquaforti nella Galleria della Neve. Sempre nel ‘97 ha partecipato alla collettiva de “Gli ultimi quarant’anni” dell’arte italiana, alla GAM di Bologna. Nello stesso anno al 37° Premio Suzzara. Nel 1998 ad un’altra collettiva, “Continuità dell’immagine”, ad Ancona nella Mole Vanvitelliana. Nel 2000 alla mostra “Xenobio”, galleria Ariete, e nel 2002 alla mostra “Mimesi et inventio”, al Panorama Museum a Bad Frankenhausen (Germania). E’ presente poi alla mostra “Bologna Contemporanea” 1975-2005 presso la GAM di Bologna. Sul piano critico-estetico si sono interessati a Wolfango principalmente: Federico Zeri. Guido Armellini che lo ha presentato nel catalogo per la mostra di Disegni alla Galleria Forni, 1991. Giorgio Soavi che gli ha dedicato il libro Il quadro delle patate, ed.Guanda, Parma, 1994. Eugenio Riccòmini, oltre a varie presentazioni, lo ha inserito nel libro su L’Arte a Bologna, ed. il Domani, Bologna, 2003. Graziano Campanini con un testo che accompagna Alice illustrata da Wolfango, L’Artiere edizioni, 2012. Antonio Faeti che qui commenta Wolfango illustratore con il saggio Illustrare, dar lustro, concedere vita nuova, 2013. La Fondazione Carisbo, nel 2008, gli ha dedicato un’antologica corredata da un catalogo edito dalla BUP, curato da Eugenio Riccomini e Graziano Campanini con un testo introduttivo di Philippe Daverio. Wolfango ha insegnato all’Università “Primo Levi”. Ha diretto l’Associazione Scuola di Scultura applicata “ASSA”. Ha condotto con il figlio Davide, anch’egli pittore, il corso “Mano 8 Matita Museo” alle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna e sempre con lui insegna disegno e pittura. Nel dicembre 2007, nello Spazio Galliera Blu di Bologna, ha esposto opere su carta nella personale dal titolo “Caleidoscopio”. Nel dicembre 2011 ancora illustrazioni per “La grotta delle fiabe”, nell’ex Ghiacciaia de I Portici Hotel di Bologna. Nel novembre 2012, in occasione del 200° anniversario delle fiabe dei fratelli Grimm, la mostra “I Grimm di Wolfango” all’Istituto di Cultura Germanica Goethe-Zentrum Bologna. Ed ora, nel Museo della Sanità e Assistenza Oratorio dei Battuti del Complesso Monumentale di Santa Maria della Vita, l’antologica “Wolfango illustratore” dedicata alle sue illustrazioni nei libri per ragazzi, Bologna, 2013. “B.Ramazzini” di Reggio Emilia, Bologna 1977. • Silvio Pampiglione, Manuale di formazione di base per l’operatore sanitario in Africa, Istituto Italo Africano, Roma 1984. • Giorgio Morpurgo, La natura della vita, Zanichelli, Bologna 1991. • Matteo Marchesini, Storia di Re Enzo, Bononia University Press, collana Sotto i portici, Bologna 2007. • Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, L’Artiere Edizioni, Bologna 2012. Libri per ragazzi illustrati da Wolfango • Emilio Salgari: Al Polo Australe; L’aquila bianca; Avventure fra Pellirosse; I briganti del Riff; La favorita del Mahdi; La giraffa bianca; Un marinaio in Africa; La montagna di fuoco; La naufragatrice; I naufraghi dell’Oregon; I naufraghi del Poplador; I naufraghi dello Spitzberg; I naviganti della Meloria; I pescatori di balene; I pescatori di Trepang; I predoni del Gran Deserto; Il raggio dell’Atlante; Lo Sceicco del Kordofan; La scimitarra di Khien Lung; La stella dell’Araucania; Il tesoro della Jungla; Le tigri del Borneo; Il tradimento del beduino; L’ultimo corsaro; Il vulcano di Sandokan e altri titoli, probabilmente ventisette, pubblicati nella collana Nord Ovest, Edizioni Carroccio, Bologna, dal 1958 al 1964. • Omar Salgari, I pirati del Mar Giallo, Carroccio, Bologna 1962. • Olga Visentini, L’araldo del gran Re, Carroccio, Bologna 1959. • Olga Visentini, Donne nel Risorgimento, Carroccio, Bologna 1960. • Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Edizione fuori commercio per la Banca Popolare dell’Etruria. Ristampa AMZ, Milano 1980. • Il redentore, vita di Gesù narrata da Adriano Servida, Signorelli, Milano 1963. • Charles Perrault, Cappuccetto Rosso, Edikon, Milano 1963. • Charles Perrault, Il gatto con gli stivali, Edikon, Milano 1963. • Charles Perrault, Pollicino, Edikon, Milano 1963. • J. e W. Grimm, Le fiabe dei Grimm, Signorelli, Milano 1965. • Emilio Radius, Gesù oggi, Rizzoli, Milano 1966. • Gesualdo Nosengo, Giuseppe Nebiolo, Incontro con Cristo, 3 volumi Scolastica Le Monnier, Firenze 1969. • Silvio Pampiglione, Guida sanitaria per i Tropici, Istituto Italo Africano, Roma 1974. • Silvio Pampiglione, Guia veterinario, Comitato per il Mozambico libero, Comune di Bologna, Istituto 9 Il limone. Carboncino e pastello su carta, cm.76x100. 2008 10 L'asparago di Altedo. Carboncino e pastello su carta, cm. 76x105. 1992 11 L'acino con le drosofile. Acrilico su tela, cm. 51x70.5. 1993 12 L'uva con la tela di ragno. Acrilico su tela, cm. 70.5x75. 1996 13 La pannocchia. Carboncino su carta, cm. 78x103. 2006 14 Gli asparagi del sole. Carboncino e pastello su carta, cm. 90x115. 1992 15 Il girasole. Carboncino e pastello su carta, cm. 78x95. 2008 16 L A N AT U R A M O R TA ARTISTI INVITATI Liliana Africani Marco Amore Angela Guidetti Ermanno Guglielmi Stefano Manzotti Gioacchino Passini 17 Liliana Africani Zucche con cipolla. Olio su tavola, cm. 50x70. 2015 18 Marco Amore Kinder sorpresa. Olio su tela, cm. 80x100. 2015 19 Angela Guidetti Pesto. Olio su tela, cm. 60x80. 2015 20 Ermanno Guglielmi Natura Morta. Olio su tela, cm. 100x100. 2006 21 Stefano Manzotti Colapasta con frutta. Olio su tela, cm. 50x70. 2015 22 Gioacchino Passini Percorso meccanico. Olio su tela, cm. 70x100. 2004 23 Si ringraziano: CARROZZERIA EUROPA Autorizzata s.n.c. di ZOCCA G. & PRITONI A. Via Giudei, 51 - 40050 FUNO (Bologna) - Tel e Fax 051 861318 E-mail: [email protected] - P.IVA 02349421202