Cara Responsabile, caro Responsabile, innanzitutto GRAZIE! Sì! Grazie per tutto quello che fai per i giovani del MEG, per tutto il tempo e le energie che dedichi al servizio, tu che probabilmente, tra studio, famiglia, amici, non ne hai certo in abbondanza… Noi constatiamo con stupore che oggi, benché il ritmo di vita sia diventato più veloce e impegnativo, ci sono giovani che gratuitamente fanno dono del loro tempo, della propria esperienza di fede, di se stessi a ragazze/i più giovani. Ti ringraziamo perché tu sei un segno dell‟efficacia della Parola di Dio; è vero che essa mette in moto le persone. Di questo ringraziamo il Signore. Da tempo diverse comunità ci hanno chiesto uno scritto che rimettesse a fuoco alcuni aspetti della figura del Responsabile. Grazie a Dio non si tratta di un lavoro dove cominciare da zero: una storia ci precede ed è anche una storia di riflessioni che sono state messe per iscritto. Abbiamo dunque esplorato un po‟ il nostro archivio e abbiamo trovato dei documenti con diversi spunti interessanti. Partiamo dunque da essi e li commentiamo alla luce delle esigenze e delle situazioni sviluppatesi in questi ultimi anni. 1 1) Il Responsabile del MEG: un cammino da intraprendere „Responsabili si diventa non si nasce‟; così potremmo riassumere quanto emerso durante il Consiglio Nazionale di Seiano (28 aprile 2004) nel quale ci siamo ritrovati a riflettere insieme su una bozza che ha preceduto queste pagine. L‟esperienza concreta nel MEG dice che le capacità, le attitudini, come anche il gusto e la passione nel fare il Responsabile non nascono d‟un colpo, non si inventano dalla mattina alla sera. Si tratta piuttosto di un processo, di un cammino attraverso il quale piano piano si assimilano uno stile e delle competenze. Quello che è vero per le vocazioni in generale è vero anche per la vocazione a essere Responsabile MEG: “ Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio … cresce lungo il cammino il suo vigore” (Salmo 84 (83), 6.8). In questo senso molti hanno sperimentato e sperimentano molto fruttuosa la pratica dell‟affiancamento, dove un Responsabile più giovane lavora accanto a un Responsabile con più esperienza. Insieme si affrontano con maggior frutto e scioltezza le difficoltà e, a volte, anche i fallimenti che si incontrano nell‟animazione dei gruppi. È indubbiamente solo attraverso un graduale cammino che tu cresci in quella dimensione fondamentale del servizio che è la capacità di relazione con i ragazzi. Le nozioni e i concetti, le dinamiche, le esperienze di vario tipo (campi…), trovano nella relazione che sviluppi con i giovani il filo rosso che dà il senso più profondo di tutte le cose. Sei chiamata/o a realizzare un equilibrio misterioso: da una parte sei accanto ai giovani 3 come amica/o, come fratello-sorella maggiore. Il fatto che tu abbia spesso un età tra i 19 e i 24 anni, ti permette una particolare prossimità a questi giovani: ricevi le loro confidenze, si aprono con te, ti parlano dei loro problemi, puoi diventare un riferimento importante. Dall‟altra parte non sei solo un amica/o; in questa relazione c’è una asimmetria che è dovuta al ruolo di Responsabile, ruolo che non devi, né puoi nascondere. Il rapporto che hai con loro si colloca in una situazione precisa: quella che vede te chiamata/o ad essere responsabile di un percorso di fede e loro chiamati a giocarsi in questo percorso. Il senso di inadeguatezza a questo compito ti tenterà a volte a nascondere il tuo ruolo, a ridurre il tutto a una „semplice‟ amicizia; tuttavia vive anche in te la consapevolezza e il desiderio invece di tenere fisso lo sguardo – il tuo e quello dei ragazzi – verso Gesù, l‟unico vero amico. Ti chiediamo di leggere nell‟ottica di un cammino graduale gli inviti – a volte impegnativi - che troverai in queste pagine. Non impressionarti se certi ideali del Responsabile ti sembreranno troppo alti, quasi lontani. Ci sembra utile a questo proposito riprendere alcune righe del libro del Deuteronomio, che l‟autore del testo sacro offre a coloro che si sentivano troppo piccoli di fronte alla prospettiva dell‟alleanza con Dio: “ Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non è di là del mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (Deuteronomio 30,1114). Alla risonanza: „Sono inadeguata/o, non sono capace‟, risonanza che nella Bibbia accompagna spessissimo coloro che 4 sono chiamati dal Signore, noi rispondiamo che è proprio il tentativo di testimoniare Gesù a mettere in moto una dinamica nuova nella nostra vita. Se per andare in missione aspettiamo di essere pronti non partiremo mai; è proprio il partire che attiva delle cose nuove nella nostra vita. La/il Responsabile non è dunque un esperto che travasa in altri una sapienza già tutta fatta; lui cerca di aiutare altri a camminare, ma può farlo solo nella misura in cui lui stesso è ancora alle prese col proprio cammino: “non siamo persone „mature‟ che camminano a fianco a degli esseri „immaturi‟” („Rivista Responsabili 3-4, 1981 p. 12). “ Il Responsabile del Movimento non è un predicatore, non è un catechista nel senso restrittivo del termine, non è un organizzatore, non è un capo che si fa una cerchia di discepoli…È piuttosto un fratello una sorella che cammina in umiltà a fianco di altri fratelli, di altre sorelle per un mandato ricevuto dal Signore Gesù perché questi fratelli e queste sorelle possano incontrare il Signore, possano “vedere il Signore”. (Rivista Responsabili 3-4, 1981, p. 12). 2) Il Responsabile “si personalmente chiamato Cristo…” sente da “È sempre Cristo che sceglie coloro che egli stesso propone alla comunità, alla sua Chiesa. Quindi è il capo della Chiesa, il capo della grande comunità dei salvati 5 che sceglie tra questi alcuni, ai quali affida il compito di responsabili di altri fratelli. Così ha fatto Gesù… Gesù ci tiene ad evidenziare che è lui che sceglie: „ Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi‟ (Gv 15,16)” (Rivista Responsabili‟ 3-4, 1981, p. 13). Essere un Responsabile del MEG è una chiamata; non è dunque un desiderio passeggero, non è una voglia improvvisa né un‟esperienza da „provare‟; si tratta di una chiamata di Dio a impegnarsi in una specifica missione. Siamo alla ricerca della volontà di Dio; questa è una ricerca gustosa ma a volte anche difficile; chi non si è imbattuto talvolta nella domanda: „Ma questo progetto che ho in mente e che magari sto attuando è la volontà di Dio su di me oppure è una cosa che mi sono inventato io?‟. Anche la Scrittura in qualche modo ci mette in guardia : „I miei pensieri non sono i vostri pensieri ‟ (Isaia 55,8). La dialettica (talvolta veramente un braccio di ferro!) tra volontà nostra e volontà di Dio è ben nota alla tradizione spirituale cristiana; non resta che metterci con umiltà in ricerca di questa volontà di Dio. Un incarico di responsabilità può essere scelto con tante motivazioni alle spalle; per questo sarà sempre utile una verifica per dare forza alla motivazione che dà senso a tutte le altre: il desiderio di servire Dio e i fratelli. A tal proposito ecco una provocazione del p. Sauro de Luca S.I.: “ Quindi (l‟essere Responsabile) è proprio un‟iniziativa personale del Cristo. Non è una scelta che l‟uomo fa, non è l‟uomo che si propone a Dio; è Dio in persona che fa la proposta. Quando avevo la comunità RN a Livorno si presentò un ragazzino che mi disse : “A me piace fare il capo”. E io risposi : 6 “E tu il capo non lo fai”. “E perché?”. “Perché: chi te l‟ha detto di fare il capo? Te lo deve dire Lui, no?!”…(Rivista Responsabili 3-4, 1981, p. 14). Fare il Responsabile – lo sappiamo - ci regala alcune gioie: quella di poter fare da fratello/sorella maggiore a delle persone più giovani, la gioia di sentirci destinatari della fiducia, della stima e a volte della vera e propria ammirazione dei ragazzi. Tutti conosciamo il gusto dell‟organizzare, del decidere e dell‟animare una riunione. Ora, tutto ciò non è davvero poca cosa, sono le consolazioni che accompagnano chi si impegna nel servizio e che, fra l‟altro, aiutano a sostenere la fatica che esso comporta. Il solo fatto di volere bene ai ragazzi affidatici è già di per sé un segno molto importante; tuttavia il MEG non è solo né principalmente questo. L‟obiettivo del MEG è aiutare i giovani a riscoprire l‟importanza dell‟amicizia con Gesù Cristo nella loro vita. Ma allora quali attenzioni ci possono aiutare a situarci nella volontà di Dio? “Signore, tu che conosci il cuore di tutti facci sapere…”. Con questo non voglio dire che basta la preghiera. C‟è anche un rapporto di comunione, un rapporto di fiducia che fa capire tante cose”. (Rivista Responsabili 3-4, 1981, p. 14). La preghiera personale senza dubbio è il primo presupposto, ma essa se ne trascina subito dietro un secondo: la comunità. Noi non ci chiamiamo da soli ed è un alto rischio interpretare la volontà di Dio su di me senza un confronto comunitario. Quando chiediamo il nome a qualcuno, alla domanda : „Come ti chiami?‟ possiamo sentire rispondere scherzosamente: „Io non mi chiamo, mi chiamano gli altri‟. Questa battuta, letta 7 in un secondo senso, si presta a descrivere bene quello che vogliamo dire: la volontà di Dio passa attraverso i fratelli che il Signore mi ha messo accanto e, in particolare, attraverso le persone con più esperienza: il parroco o il presbitero responsabile della mia comunità, i componenti del CRC (Comitato Regionale di Coordinamento), il capo comunità, e l‟équipe del Centro Nazionale. Capiamo tutti che una persona non può diventare Responsabile solo perché lei/lui lo desidera, né perché un altro Responsabile, amico suo, lo invita ad assumere questo incarico, né ancora solo „perché ce n‟è bisogno‟. È compito del CRC insieme al parroco/presbitero, consultandosi con i capi-comunità, di accogliere ufficialmente una persona nell’incarico di Responsabile. Sarebbe bello e significativo se questa accoglienza di nuovi responsabili fosse adeguatamente celebrata nel corso di un‟Eucaristia a inizio anno, durante la quale il parroco/presbitero desse loro il „mandato‟. 3) Il Responsabile è responsabile „in solido‟ con altri. “ Il Responsabile del Movimento non è un predicatore, non è un catechista nel senso restrittivo del termine, non è un organizzatore, non è un capo che si fa una cerchia di discepoli. Non è nemmeno un battitore libero, isolato, che sfrutta una sua genialità, una sua capacità per fare qualcosa…(Rivista Responsabili 3-4, 1981, p. 11) 8 I responsabili non sono battitori liberi, ma uomini e donne di comunione, che cercano un confronto, una condivisione con la comunità di cui sono responsabili. Con gli altri che sono chiamati a dirigere la comunità, con i responsabili maggiori. Essere Responsabili nel MEG suppone la volontà di vivere in comunione con la Chiesa universale e locale, in un confronto sincero con la realtà ecclesiale, per essere sempre uomini e donne di comunione” (Rivista Responsabili 3-4, 1981, p. 17). Essere in comunione gli uni con gli altri: un punto assolutamente decisivo per ogni cristiano e per tutti coloro che cercano di mettere l‟Eucaristia al centro della propria vita. Non a caso la parola „comunione‟ indica sia il momento in cui riceviamo l‟ostia consacrata, sia le relazioni con gli altri; se questi due significati non vanno insieme si è creata una schizofrenia spirituale, una malattia dello spirito. Questa vocazione a vivere in comunione è divenuta per noi particolarmente importante dal momento in cui il MEG si è inserito sempre di più nelle parrocchie, luogo di confluenza di diverse spiritualità e carismi, dove ognuno è chiamato a portare il suo contributo nella stima e nel rispetto reciproco. Questo fatto è un vero regalo della Provvidenza perché ci inserisce nel tessuto vivo della Chiesa, ci protegge dalla tentazione di vivere isolati nel nostro mondo e nel nostro linguaggio, e ci stimola ad approfondire la nostra specificità e cioè il PUE (Progetto di uomo eucaristico), espressione della spiritualità ignaziana. Concretamente sarà essenziale curare i rapporti con la comunità parrocchiale; in primo luogo con chi ne è responsabile e cioè il parroco, e poi con le sue altre espressioni (il consiglio pastorale, altre commissioni…). 9 Non è facile essere in comunione; ci accorgiamo che, in diversi luoghi, un certo numero di difficoltà del MEG non derivano da chissà quali ostacoli … ma da difficoltà di relazioni tra persone che cercano tutte di seguire Cristo…. Questo ci deve fare riflettere: la vita quotidiana è il luogo dove si vede veramente se ciò di cui parliamo nelle riunioni è penetrato nel profondo del nostro cuore: “ È necessario che avvengano divisioni tra di voi perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi…” (1 Corinzi 11,19). Siamo tutti chiamati a superare antipatie, inimicizie, disaccordi e quelle situazioni dove si crea del „freddo‟, non si riesce più a „parlarsi amichevolmente‟ come successe ai fratelli di Giuseppe nei confronti del loro fratello minore (Genesi 37,4). 4) Il Responsabile ha cura della propria formazione: A volte nel linguaggio ordinario usiamo l‟espressione “fare il Responsabile”, ma in effetti è più appropriato dire “essere Responsabile”. Il Responsabile non è anzitutto una persona che fa qualche cosa, la responsabilità è anzitutto una dimensione che riguarda in profondità il nostro essere. Oggi si fanno tanti dibattiti sull‟evangelizzazione e c‟è stato un utile sforzo nel campo della pedagogia per parlare in un linguaggio adatto ai giovani; tutto questo non deve farci dimenticare una cosa semplice ma non scontata: un percorso di fede sarà efficace nella misura in cui l‟animatore, il Responsabile che lo propone, vivrà, gusterà e sopporterà personalmente questo stesso percorso. 10 Potremmo dire che il primo problema dell‟evangelizzazione è appunto l‟evangelizzazione dell‟evangelizzatore. Molto del buono che comunichi ai ragazzi è proprio l‟esempio che dai nel vivere la tua fede in parole e opere. Vedere un Responsabile che prega, che va a Messa con fedeltà, che si impegna con energia nel servizio, vale più di diverse riunioni divertenti e interessanti. Certo non è facile, soprattutto quando anche tu vivi le tue crisi nel cammino di fede. È normale che attraversare momenti di difficoltà, ma d‟altra parte è importante che tu abbia raggiunto una certa solidità nella fede. Se invece ti trovassi in una forte crisi di fede (non vedessi più alcun senso nell‟andare a Messa…etc.), qualcosa di più di quei dubbi e fatiche che accompagnano ordinariamente la vita spirituale, potrebbe forse essere il caso, per un certo periodo, di prenderti una pausa di riflessione o magari di aiutare solo dal punto di vista logistico. Sappiamo e speriamo che deciderai ogni cosa sempre consultandoti con altri (il parroco/presbitero, il CRC), per ricercare in tutto la decisione più saggia e la maggior gloria di Dio. „Fare‟, „organizzare‟, ci affascina, lo sai, lo sappiamo. Organizzare riunioni, giochi, campi estivi, è da un lato qualcosa di faticoso, ma dall‟altro un‟attività che ci gratifica, che ci regala le sue ricompense. Sì, c‟è un misterioso piacere nel „fare‟: il gusto di prendere l‟iniziativa, di muovere delle cose, di sentirsi utile… tanti elementi. Tutto questo può portarci a sbilanciarci sul fronte delle attività, dimenticando quello dell‟essere; possiamo rischiare di „ubriacarci‟ nell‟ebbrezza dell‟azione e magari perdiamo un po‟ di vista l‟essenziale. È questo in fondo quello che è avvenuto ai farisei; delle volte ce ne facciamo un‟immagine un po‟ troppo rapida, vedendo in loro solo il simbolo del rifiuto di Gesù. I farisei 11 erano persone che avevano espresso la loro fede espandendo e moltiplicando norme, rituali…non dimentichiamo che questo proveniva dal loro desiderio di fare qualcosa per il Signore e che richiedeva buona volontà e devozione. Poi, certo, in questo slancio alcuni persero di vista l‟essenziale; storditi dal fare tante „cose buone‟, scambiarono il mezzo (le azioni) per il fine (la relazione con il Signore) … Questa dinamica può accadere oggi sotto forme diverse: anche noi possiamo perdere di vista l‟essenziale, pur facendo tante cose buone. Te le ricordiamo e ce lo ricordiamo: il Responsabile non è principalmente un organizzatore …, ma è anzitutto una persona che ha a cuore la sua relazione col Signore Gesù. Questa attenzione non si ferma a un misterioso anelito del cuore, ma si esplicita nella partecipazione a momenti formativi – in primo luogo gli Esercizi - dove concretamente questa relazione con il Signore possa irrobustirsi. Oggi più mai abbiamo bisogno di tempi forti dove dissetarci e crescere per portare Dio nel nostro quotidiano. Ecco le esperienze delle quali crediamo e speriamo tu senta profondo desiderio: 4.a) Gli Esercizi spirituali. Un‟esperienza fondamentale: l‟incontro con il Signore Gesù nel silenzio. Se non stai un po‟ in silenzio davanti al Signore, quando e come potrà Egli farti gustare la Sua Parola? Come e in forza di quale esperienza potrai parlare di preghiera ad altri? Forse non ti sarà possibile farli tutti gli anni, ma un tempo di 3-4 giorni ogni due anni ci sembra la „dose‟ di silenzio minima per una vita che cerchi di vivere in modo non superficiale. 12 4.b) Un qualche ritmo di preghiera personale, in particolare modo di meditazione silenziosa. Sarebbe molto utile che ti fermassi almeno una volta a settimana per meditare una mezz‟ora sulla Parola. 4.c) L’accompagnamento spirituale è un mezzo molto fruttuoso per crescere nella vita spirituale; ti invitiamo a incontrarti con regolarità con un sacerdote/religiosa/laica/o (che abbia una seria esperienza di preghiera e sia capace di accompagnare altri) per esercitarti a leggere la vita alla luce del Vangelo. Non perdere questa occasione; attivati per realizzarla. 4.d) Un gruppo di riferimento: la riunione potrà avere una cadenza settimanale o quindicinale, ma è importante che tu abbia una comunità di riferimento dove ricevere nutrimento attraverso momenti di catechesi, di preghiera e di condivisione. Il gruppo è il luogo dove apprendiamo a conoscere meglio la Bibbia e il pensiero della Chiesa, è il luogo dove continuiamo a imparare cosa vuol dire pregare. 4.e) La stampa è uno strumento importante per la tua formazione teologica e spirituale personale e un aiuto concreto per la preparazione delle riunioni con i più giovani. Inoltre, lo strumento del sussidio telematico 13 MEGResponsabili ti mette “in rete” con le comunità di tutt‟Italia, permettendoti di conoscerne le esperienze e di condividerne ricchezze e doni. 4.f) Campi di formazione: Sempre nell‟ambito della formazione il Centro Nazionale offre il Campo di Formazione Nazionale e delle giornate/weekend di formazione regionali. L‟appuntamento nazionale, che si situa tradizionalmente a fine aprile-inizio maggio, è particolarmente importante: blocca questi giorni nella tua agenda. 4.g) Non solo iniziative strettamente MEG. Il MEG è uno dei movimenti di spiritualità ignaziana e in questo senso la vicinanza alla Compagnia di Gesù (i Gesuiti) può offrirti la possibilità di partecipare a delle esperienze interessanti dove già hanno trovato gusto e frutto giovani come te, anche se non del MEG. Pensiamo alle settimane bibliche a Selva di Val Gardena e a S. Giacomo d‟Entracque, ai campi missionari in Romania (legati al Progetto Quadrifoglio, al quale sono indirizzate le offerte della Quaresima dell‟amore) …etc1. Ti invitiamo ad approfittare con slancio di questa vicinanza. D‟altra parte una dimensione dell‟uomo eucaristico è proprio quella di essere una persona dalle visioni universali. Il cammino MEG porta dunque a trovare un equilibrio tra appartenenza al Movimento e 1 Vedi www.gesuiti.it 14 partecipazione/apertura alla vita più ampia dei movimenti vicini ai Gesuiti e della Chiesa. Il crescente inserimento del MEG nelle parrocchie, cui già accennavamo in precedenza, ti offre anch‟esso la possibilità di beneficiare dell‟orizzonte più ampio della Chiesa universale e di trovare lì delle belle occasioni per sostenere il tuo cammino. Lo stesso spirito di apertura è bene che caratterizzi il servizio: non è detto che un giovane del MEG debba sempre e solo proporsi per fare il Responsabile dei gruppi del MEG, anche se ovviamente questa è una scelta importante e utile ed è quella che, in modo naturale, sboccia più spesso. Noi siamo felicissimi che molti di voi sentano la vocazione a essere Responsabile, ma è vero che non desideriamo che sia percepita come l‟unica prospettiva possibile: “ Non è possibile pensare che ragazzi di 16,18,20 anni possano gratificarsi, unicamente lavorando per anni interi con dei bambini Emmaus, dei Ragazzi Nuovi o con una C. 14. È necessario che essi abbiano delle gratificazioni profonde, riscoprendosi nel servizio che compiono come esseri validi, come esseri amabili e capaci di amare, liberi di servire e felici nel lavoro che fanno. Per questo è importante che essi vivano ampi spazi gratificanti fuori del Movimento, portando avanti interessi e rapporti propri alla loro età”. (Rivista Responsabili 3-4, 1981, p. 13). È tra i primari compiti dei CRC stimolare la partecipazione dei responsabili dei gruppi ai momenti formativi e agli Esercizi Spirituali. *************************************************** 15 Noi del Centro Nazionale ci aspettiamo e speriamo che tu come Responsabile condivida e desideri praticare i punti sopra citati; saremmo felici di saperti sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Giungiamo così alla conclusione di questa lettera che si proponeva di riprendere e attualizzare alcuni punti della figura del Responsabile; speriamo che ti sia di aiuto! Siamo contenti di saperti con noi in questa avventura del MEG e ti ricordiamo nella preghiera. Un affettuoso saluto e augurio di buon cammino! Il Centro Nazionale del MEG A.M.D.G. Ad Maiorem Dei Gloriam = Per la maggior gloria di Dio motto di S. Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù 16