DOMENICA 12 OTTOBRE 2014 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 FONDATO NEL 1876 Niente finale In Italia EURO 1,40 ANNO 139 - N. 242 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] Il dibattito delle idee Oggi Le ragazze del volley e un sogno finito: sconfitte dalla Cina A chi conviene la secessione Cozzari, Piccardi, Vanetti a pagina 40 Alberto Alesina ed Enrico Spolaore nel supplemento del Corriere L’attacco islamista a Kobane L’alluvione Danni per 200 milioni, polemiche sul meteo. Ancora giorni critici, allerta in tutto il Nord SOTTO ASSEDIO È L’OCCIDENTE La catena delle responsabilità di Angelo Panebianco A Genova vent’anni di promesse, ricorsi, pagamenti inutili e lavori mai eseguiti Q Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano uanto può valere, in termini di reclutamento di altri combattenti in tutto il mondo, oltre che di nuovi simpatizzanti per la «causa» (la guerra santa), la sempre più probabile caduta di Kobane nelle mani dello Stato islamico? Kobane, la città curda assediata (e già in gran parte conquistata dal Califfo) i cui abitanti combattono per sfuggire a morte certa, sta diventando una prova dell’impotenza occidentale. Le analogie storiche funzionano solo in parte ma la battaglia di Kobane sta assumendo un rilievo simbolico che ricorda quello di battaglie decisive in certe guerre del passato. Come Stalingrado. I curdi ce l’hanno soprattutto con il presidente turco Erdogan che non muove i carri armati, né permette ai curdi di attraversare il confine con la Siria per andare a salvare gli abitanti di Kobane. Ma la tragedia della città è, prima di tutto, il frutto degli errori degli occidentali, della loro passività, durata troppo a lungo, di fronte alla nascita e alle vittorie del Califfato. I bombardamenti americani hanno rallentato l’avanzata dei jihadisti ma, secondo lo stesso Pentagono, non basteranno né a salvare Kobane né a bloccare l’ulteriore espansione dello Stato islamico. Per fare quel lavoro occorrono le truppe di terra. Esattamente ciò che Obama non è disposto a impegnare. Si scontano anche in questo caso gli effetti di una politica americana in Medio Oriente giudicata fallimentare da critici dello stesso campo democratico cui appartiene il presidente: dall’ex segretario di Stato e futura candidata alla presidenza Hillary Clinton all’ex segretario alla Difesa sotto Obama, Leon Panetta. Il problema è che una coalizione di guerra contro lo Stato islamico che comprende le potenze sunnite dell’area è un’ottima cosa sulla carta ma non funziona o funziona male di fatto perché ciascuna di quelle potenze ha nella partita interessi e obiettivi propri, e la leadership americana è troppo debole e troppo poco credibile: non può imporre la coesione necessaria per ottenere decisive vittorie militari sul terreno. Non è nemmeno sicuro che le potenze sunnite coinvolte (la Turchia per prima) vogliano davvero spingersi fino a distruggere il Califfato. Intendono certamente colpirlo e fermarlo poiché si tratta di un fenomeno sfuggito di mano a tutti. Ma non è sicuro che vogliano anche distruggerlo se ciò significa regalare la vittoria ad Assad in Siria, consentire che il suo regime si perpetui. Mentre è certo, almeno dal punto di vista occidentale, che la sconfitta definitiva dello Stato islamico è necessaria non solo per stabilizzare la regione ma anche per spegnere gli entusiasmi che i suoi successi e la sua sanguinaria capacità mediatica hanno suscitato fra molti giovani sunniti in Medio Oriente, in Europa e altrove. continua a pagina 31 di Marco Imarisio U n’altra notte di pioggia e le strade di Genova sono tornate a riempirsi di fango. Il fianco di un palazzo è crollato, 30 famiglie sono senza un tetto. Danni per 200 milioni. Il capo della Protezione Civile Gabrielli: «Rischio alto fino a lunedì notte». E mentre prosegue l’opera dei volontari (nella foto), non si fermano le polemiche per il mancato allarme e i lavori mai eseguiti. da pagina 2 a pagina 5 Dellacasa IL FANGO E I VOLONTARI «Ripuliremo la nostra città» L’orgoglio dei ragazzi di Riccardo Bruno S «Non ci hanno avvisati» Il politico ligure alla gara dello scaricabarile «D i fronte alla politica del governo Berlusconi che ha affossato la prevenzione contro il rischio di dissesto idrogeologico…». Lascia increduli, a rileggerla oggi, la nota ufficiale del Pd del 7 novembre 2011, subito dopo l’alluvione di Genova che uccise sei persone. Riassunto: tutta colpa della destra, tutta colpa del Cavaliere, tutta colpa del governo in carica. di Gian Antonio Stella «REFERENDUM SULL’EURO» Grillo: certa gente va fermata con l’esercito continua a pagina 2 ● GIANNELLI Contratti di 50 tipi: 400 mila durano 24 ore di Enrico Marro di Alessandro Trocino L’INCHIESTA C «Q uesti cialtroni vanno fermati con l’esercito». Alla festa romana del M5S, Beppe Grillo attacca il governo e annuncia un referendum per uscire dall’euro: «Entro maggio raccoglieremo un milione di firme». alle pagine 10 e 11 Roncone 9 771120 498008 41 0 1 2> S Il rapper Va in tv e critica chi la guarda. Basta esserci, per avere (la) ragione nuti… L’underground non ti odia quando ti vendi, ma quando ti iniziano a comprare». Due deputati del Pd sono caduti nella trappola e hanno goffamente tirato in ballo Sky, l’editore del talent. Chiedere a un rapper di essere logico è come voler convertire Voltaire all’irrazionalismo. Anzi, l’incoerenza è la fede di Fedez. È diventato famoso con la canzone Alfonso Signorini (eroe nazionale): almeno sulla carta, una lettura sarcastica. Ma del videoclip è protagonista lo stesso Signorini, in carne, ossa a pagina 5 LAVORO LA MAPPA E I PARADOSSI DELLA PRECARIETÀ inquanta forme contrattuali: sono quelle censite dall’Osservatorio dei Lavori, la giungla dei precari che il governo si ripromette di disboscare con il Jobs act. Nel primo trimestre 2014, in 403.760 casi il lavoro è durato un solo giorno. Garanzia giovani Le ragioni di una disfatta a pagina 9 a pagina 8 Querzé di Aldo Grasso ● IDEE& SOCIETÀ ● PADIGLIONE ITALIA LA TERZA VIA DI RABAT LA COMODA INCOERENZA DEL «GIUDICE» FEDEZ IL CASO MAROCCO i parla molto di Fedez (Federico Leonardo Lucia), il rapper giudice di X Factor. Nel comporre l’inno per i pentastellati radunati al Circo Massimo ha puntato al bersaglio grosso: «Caro Napolitano te lo dico con il cuore, o vai a testimoniare oppure passi il testimone». Un performer dalle rime facili: frasi fatte, metrica un tanto al chilo. Fa niente, dice Fedez: «L’artista nasce e muore incoerente, fatevene una ragione. I rapper sono come i politici, si fanno corrompere e cambiano idea ogni cinque mi- vuotano i tombini dal fango, spalano e raccontano: «Ripuliremo la nostra città. Fieri di dare il nostro contributo». I liceali di Genova si guardano negli occhi e lavorano sodo: «Più leviamo fango, più ce n’è». Ma loro, questi diciottenni testardi e orgogliosi, non demordono: «Andiamo avanti». e calzamaglia rosa, ed ecco che la corrosione si fa connivenza (più copertina su Chi). Va in tv, ma critica chi la guarda. Nudo e tatuato, troneggia sul Rolling Stone italiano. L’incoerenza è la sua virtù. Puntare il dito sul marcio, ma starci del tutto dentro: comodi, distaccati, divertiti. Non è il solo: il populismo garantisce ai contenuti di poter cambiare mille volte verso e direzione. Ma intanto la scena è occupata. Basta esserci, per avere (la) ragione. © RIPRODUZIONE RISERVATA UN MODELLO ANTIFANATISMO di Ernesto Galli della Loggia a pagina 15 STILI DI VITA A SCUOLA A PIEDI ORA I BAMBINI DANNO L’ESEMPIO di Beppe Severgnini a pagina 29 di Dario Di Vico Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 2 Primo piano L’alluvione Danni per 200 milioni. Interviene Gabrielli: previsioni meteo errate Il cardinale Bagnasco: città ferita, servono fatti. Renzi resta a Firenze Sfollati e massima allerta a Genova È stata la seconda notte di diluvio e di disastri, nel buio dei black-out le strade di Genova sono tornate a riempirsi di fango questa volta soprattutto nel Ponente: Voltri, Pegli, Sestri. All’una il fianco di un palazzo a Rivarolo è crollato di botto, trenta famiglie sono ora senza un tetto, alle quattro una frana ha bloccato due caselli dell’autostrada, la A12, un’altra la linea ferroviaria Genova-Acqui. L’elenco di crolli, allagamenti, voragini e cedimenti di strade è lunghissimo. Duecento milioni sono valutati i danni per le strutture pubbliche, almeno 100 milioni per i privati, soprattutto commercianti. Il capo della Protezione Civile Gabrielli avverte: GENOVA ❞ È penoso sentir ripetere ancora che «l’avviso parlava solo di una significativa quantità di pioggia» ❞ Don Gallo raccontava della sua paura «per quei mostri costruiti sui pendii che sembra ti cadano addosso» ❞ Le «bombe d’acqua» non sono certo un fenomeno recente: ne scriveva già ai suoi tempi Dante Alighieri «Siamo in piena emergenza e il rischio resterà alto fino a lunedì notte». Tecnicamente è allerta massimo (rosso), anche per i fulmini, per tutta la Liguria. Esteso a Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. E fino a mezzanotte di lunedì, a Genova tutte le scuole e i mercati chiusi, manifestazioni sospese, invito a non usare auto private. E mentre Gabrielli raccomandava di «non svuotare ora i magazzini e gli scantinati perché è pericoloso», lungo gli argini del Bisagno i commercianti nei fondi allagati spalavano fango. C’è rabbia, incomprensione, distanza fra le istituzioni che pure dicono essere «prioritaria la vicinanza con la popolazione» e quella po- polazione che ripete di sentirsi tradita e abbandonata. Ieri mattina fra le desolate macerie si è presentato il cardinale Angelo Bagnasco che durante la visita ha ricevuto una telefonata di papa Francesco. «Davanti a tanta disperazione ora servono fatti. Non è ancora venuto nessuno?» ha chiesto Bagnasco, stupito, agli spalatori. No, non era ancora arrivato nessun politico, soprattutto non il premier Matteo Renzi rimasto a Firenze, né membri del governo a parte il ministro della Difesa, la genovese Pinotti, che ha offerto la collaborazione di altri 200 militari. Sul mancato allarme, Gabrielli ammette che «c’è stato un errore, le previsioni erano sbagliate» ma invita a non «crocifiggere» nessuno. Però più delle previsioni sbagliate, dice, pesa «la mancata manutenzione, come si poteva vedere dalla spazzatura, dai rami trascinati dai rivi e finiti in strada» e il blocco dei lavori strutturali impigliati nei ricorsi al Tar. Il tratto terminale del Bisagno potrebbe essere cantierizzato ma pende ancora la possibilità di un ricorso al Consiglio di Stato delle ditte che hanno perso l’appalto: «Sono pronto a fare una forzatura e affidare subito l’opera» ha detto ieri il governatore Burlando «se l’avvocatura dello Stato mi appoggerà». Erika Dellacasa © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento di Gian Antonio Stella SEGUE DALLA PRIMA Colpevole di aver appunto «affossato la prevenzione» e fatto dei «tagli selvaggi» alla tutela del territorio: «Occorre reagire prontamente per ripristinare quelle risorse e destinarne ulteriori per le zone alluvionate». Di più: «È scandaloso che, nelle misure previste dalla legge di stabilità, il Ministero dell’Ambiente venga decurtato di 124 milioni per la difesa del suolo. Non solo servono questi fondi, ma ne occorrono altri per far fronte alla gravissima emergenza in Liguria e nell’alta Toscana». Quanti soldi? Per cominciare, i due protagonisti principali dell’atto d’accusa democratico, la genovese e futura ministro della Difesa Roberta Pinotti e (guarda guarda) il tesoriere della Margherita Luigi Lusi, chiedevano «una somma di 800 milioni di euro per interventi immediati sull’emergenza idro-geologica di cui 327 milioni per Genova e gli altri territori». Più «la sospensioni dei versamenti e degli adempimenti tributari e contributivi». Più «l’esclusione del patto di stabilità per tutte le spese da sostenere per il contrasto delle emergenze, per la messa in sicurezza di Genova e degli altri territori…». Eccetera eccetera… Ottocento milioni! Ventisette volte di più di quanto sarebbe stato stanziato due anni dopo, per la prevenzione del rischio idrogeologico, dal governo guidato da Enrico Letta e a maggioranza democratica: 30 milioni miseri. Basta questo confronto per dimostrare come le polemiche sul tema dell’intervento «prima» e «dopo» le catastrofi naturali siano dettate troppo spesso da interessi di bottega. «Diluvia, governo ladro!» se a Palazzo Chigi c’è un governo ostile. «Diluvia, governo scalognato», se ce n’è uno amico. Sia chiaro: è impossibile, perfino per lady Francesca Pascale, Dudù e Dudina, difendere Sua Emittenza su questo punto. Basti ricordare gli stanziamenti contro il rischio idro- Gli edifici danneggiati A sinistra, il cardinale Angelo Bagnasco sui luoghi dell’alluvione.Sopra il Museo di storia naturale (a sinistra) e la stazione di Brignole. Sotto il Mercato orientale e (a destra) il Teatro della Gioventù: hanno subito danni «Nessuno ci ha avvertiti» Lo sciocchezzaio politico Il governo nemico è «ladro» quando diluvia, se no è «scalognato» 200 Mila euro al giorno: la spesa in Italia per prevenire frane e alluvioni 800 Mila euro al giorno la spesa per riparare ai dissesti idro-geologici geologico: 551 milioni per il 2008 e 408 per il 2009 nelle ultime leggi finanziarie prodiane, 147 per il 2010 e poi addirittura 84 per il 2011 in quelle berlusconiane. Taglio complessivo: l’85% rispetto tre anni prima. Una vergogna. Tanto più che il Cavaliere insisteva a giurare che la crisi era «psicologica», «i ristoranti pieni», l’Italia un «paese benestante». È altrettanto impossibile, però, negare l’evidenza di un rimpallo di responsabilità che, come dimostrano quei 30 milioni di Letta, rivela la cattiva coscienza di entrambi gli schieramenti accanitamente nemici su tante cose ma uniti nell’affidarsi a San Gennaro piuttosto che alla prevenzione, alla manutenzione, alla cura quotidiana del territorio. Un esempio? La risposta che Pierluigi Bersani, diede a Lucia Annunziata che gli chiedeva, due giorni dopo il disastro genovese, perché i Democratici che avevano attaccato Gianni Alemanno per l’alluvione di Roma non si accanivano ora contro il sindaco di Genova. «Non farei di tutta l’erba un fascio», sgusciò via l’allora leader del Pd. Dopodiché aggiunse: «Comunque anche in questo caso direi che prima di fare sentenze si debba riflettere bene su quanto sta accadendo perché va migliorato il sistema di allerta e bisogna abituarsi a momenti di emergenza». Una tesi, questa di doversi abituare alle emergenze, che in bocca a Berlusconi avrebbe scatenato un putiferio. In realtà, come spiegò in quei giorni Don Andrea Gallo, i l « p r e t a c c i o » g e n o ve s e (copyright di Candido Cannavò) per decenni amatissimo dalla sinistra alternativa, «nessuno può dire di avere la coscienza a posto. Certamente, non il sindaco e su chi sta più in alto». E ricordò: «Quando Il peso dei rinvii Sulla tragedia pesano i ritardi ma scaricare tutto sulla magistratura sarebbe indecoroso anni fa andavo a fare gli incontri in largo Merlo, proprio sopra via Fereggiano, mi dicevo, mamma mia che paura questi palazzoni costruiti sui pendii, sembra che ti cadano addosso. E di “mostri” la città ne ha tanti, il Biscione, il Cep, le Dighe, Begato... E potrei continuare. Tutti quartieri per la povera gente. Io dico sempre che Dio si è dimenticato di dare a Mosé un undicesimo comandamento: amate la natura e proteggetela, che è come dire amate l’ambiente e le creature che lo abitano». Certo, sulla nuova tragedia di giovedì pesa il lungo, interminabile, fatale braccio di ferro giudiziario tra le imprese che si contendono i cantieri. Prova ulteriore di quanto avesse ragione la Banca d’Italia quando, come ricorda lo stesso vicepresidente del CSM Michele Vietti, denunciava che «l’inefficienza della giustizia civile ci costa l’1% del Pil, all’incirca 22 miliardi di euro». Ma sarebbe indecoroso se l’intera responsabilità di anni di ritardi, di rinvii, di decisioni ammuffite tra scartoffie burocratiche per quel benedetto by pass del Bisagno fosse scaricata sulla magistratura. Il vecchio partito comunista, ai suoi tempi, tirava in ballo la «responsabilità oggettiva»: il sindaco, gli assessori comunali e regionali delegati al problema, il governatore e insomma tutti coloro che sono stati eletti dai cittadini per risolvere le situazioni che vanno risolte devono avere ben chiaro il punto. Vale per Claudio Burlando, vale per Marco Doria, vale per tutti. Anche non aver strillato ancora piena per lanciare nuovi allarmi sui rinvii può essere una colpa. Ed è penoso sentir ripetere ancora una volta «nessuno ci aveva avvertiti» o che «l’avviso parlava solo di quantità di pioggia significativa». Di quelle che oggi chiamiamo «bombe d’acqua» scriveva già Dante Alighieri. Lo sappiamo: la natura, a dispetto di ogni genio della metereologia, può coglierci di sorpresa. Ma non ne possiamo più di un Paese che, come denuncia un dossier Legambiente, spende ogni giorno solo 200 mila euro per la prevenzione e 800 mila, cioè il quadruplo, per intervenire «dopo» ogni sciagura. Tanto più in una regione quale la Liguria dove da anni, come denuncia l’Ispra, ci sono 8392 frane censite e un indice di franosità molto più alto della media nazionale (già stratosferica rispetto a quella europea) e dove intere province, come La Spezia, hanno il 100% dei comuni a rischio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 3 Dietro il disastro di Marco Imarisio GENOVA La galleria che doveva salvare la città è diventata il magazzino delle canoe. Alle spalle del bagno Squash, nascosto alla vista dei turisti da una fila di cabine azzurre, c’è un reperto di archeologia urbana che ben rappresenta il fallimento ventennale di qualunque prevenzione idrogeologica genovese. Alla fine degli anni Ottanta l’apertura del cantiere sul mare che doveva costruire lo scolmatore del rio Fereggiano era stato benedetto anche dal vescovo, tanta era l’aspettativa per l’opera salvifica che avrebbe dovuto finalmente liberare tutti dalle insidie di quel micidiale torrente, che nel 2011 si sarebbe portato via sei vite umane e anche la scorsa notte ha fatto la sua parte nel coprire di fango interi quartieri. Il prezzo era anche modico, cinquanta miliardi dell’epoca. Oggi è una distesa di sterpaglie e fango dove non si avventura nessuno, con i primi dieci metri utilizzati come ripostiglio delle barche dei bagnanti. Qualcuno dice che ci hanno dimenticato dentro una ruspa, tanta era la fretta di chiuderlo. Il primo chilometro era quasi finito. Ne mancavano altri sei. Ma nel 1991, agli albori di Tangentopoli, finiscono in manette due assessori socialisti della giunta a forma di pentapartito guidata da Cesare Campart. L’accusa è di corruzione per l’appalto dello scolmatore. Verranno assolti entrambi, nel 2001. Il cantiere intanto si ferma. Con l’aria che tira in quegli anni, nessuno ha voglia di andarsi a cercare rogne. La chiusura ufficiale viene decretata dal commissario prefettizio Vittorio Stelo. Al suo successore, il sindaco Adriano Sansa, tocca l’ingrato compito di dare l’avvio alla liquidazione. Comincia un salasso per le casse del Comune andato avanti fino a oggi. Nove miliardi di vecchie lire, circa 4,5 milioni di euro, intascati dalle ditte vincitrici dell’appalto, pagate per non eseguire i lavori. L’ultima rata è è dell’ 11 giugno 2013, 624mila euro versati alla Astaldi. L’epopea dello scolmatore del Fereggiano finisce in archi- (ANSA) DAL NOSTRO INVIATO Sperperi e appalti inutili Vent’anni di errori per i cantieri mai finiti vio. Nel 1998 comincia quella ben più ambiziosa del Bisagno. L’allargamento delle sue volte sotterranee viene diviso in tre parti. La prima viene portata a termine, seppure con un aggravio di spesa da 20 milioni di euro da aggiungere ai 50 iniziali. L’appalto da 35 milioni per la Incompiuto Lo scolmatore del torrente Fereggiano Il cantiere per realizzarlo venne aperto nel 1985 e poi chiuso nel ‘93 seconda fase viene assegnato nel gennaio 2012. Le aziende uscite sconfitte dalla gara fanno ricorso al Tar della Liguria. Nell’elenco delle presunte irregolarità è citata una differenza di 2,5 centimetri nello spessore delle canne laterali tra il progetto originale e i parametri fissati dal bando. Nel 2013 la gara viene annullata. Nel 2014 viene stabilita l’incompetenza del Tar genovese. A luglio il Tar del Lazio riporta tutto alla casella di partenza decretando la regolarità della gara iniziale. Al netto di nuovi e possibili ricorsi, i lavori devono ancora iniziare. La rimozione del «tappo» che non fa dormire una città intera appartiene però alla terza parte dell’opera. Il costo previsto supera i cento milioni, al momento difficili da trovare. Senza queste due opere Genova lotta a mani nude con la sua stessa natura. Nel sottosuolo della città scorrono 107 rivi tombati sui quali si è costruito di tutto. In questa precarietà territoriale ogni acquazzone genera un errore. L’ultimo disastro ha due colpevoli dichiarati, anche se forse è ingiusto definirli in questo modo. I tecnici dell’Arpal, l’agenzia regionale dell’ambiente incaricata delle previsioni del tempo, avevano indovinato le alluvioni del 2009, 2010, 2011. «Questa non l’abbiamo beccata» hanno detto 100 Gli sfollati da edifici a rischio In 35 sono ora ospitati in alberghi 1 Milione di euro, i soldi stanziati dalla Cei per la città di Genova alluvionata 50 I tecnici che il Comune ha messo in campo per monitorare il territorio ieri a Claudio Burlando. Sono loro che alle 18 di giovedì invitano Raffaella Paita, da due mesi assessore alla Protezione civile e da molto tempo candidata alla guida della Regione, a tornare a casa tranquilla. L’Arpal non è il consueto carrozzone. Viaggia sotto organico, 15 dipendenti su una pianta che almeno in teoria ne prevede 25. Il settore di Protezione civile ed Emergenze della Regione non ha un dirigente responsabile dal febbraio 2012, ed è forse questo l’appiglio per la contesa politica destinata a crescere su quest’ultima tragedia. Il defunto scolmatore del Fereggiano è stato sostituito con un nuovo progetto. Approvato lo scorso 27 marzo, sposta la galleria principale di qualche centinaio di metri e lo porta sotto il livello del mare. I termini per la presentazione delle offerte sono scaduti venerdì, proprio il giorno dopo la nuova alluvione. Si sono fatte avanti venti aziende. Pronti a partire. Il «vecchio» tunnel doveva terminare la sua corsa sulla battigia che divide i bagni Squash e Marinetta. Oggi in quel punto sorge un campo di beach volley. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 5 Primo piano L’alluvione I volontari DAL NOSTRO INVIATO Sono arrivati alle 10 di ieri mattina in via XX Settembre, la strada degli acquisti vicina alla foce del Bisagno da due giorni coperta da un mantello di melma. In centinaia li avevano preceduti ma nessuno faceva quello che comunque andava fatto: svuotare i tombini. Mara, Chiara, Matteo e Tommaso si sono guardati negli occhi e sono partiti. Inutile la pala, troppo larga; stesso discorso per la ramazza, restavano solo i guanti. Va bene lo stesso, anche con le mani. Mara e Chiara, inginocchiate sull’asfalto, danno lezioni ai maschietti di intraprendenza e scoprono la prima dura legge del fango: «Non si finisce mai, ritorna sempre. Più ne leviamo più ce n’è». Non demordono, impossibile fermare dei diciottenni testardi. Sono tutti coetanei, tutti all’ultimo anno di liceo, il Martin Luther King, vicino allo Sturla, altro torrente inquieto, altra zona finita sott’acqua («Anche nella nostra scuola nei seminterrati c’è una piscinetta»). Mara Gaioli, la bionda, è la veterana del gruppo: «Dopo l’alluvione del 2011 sono scesa con gli amici in strada per dare una mano, anche se avevo 15 anni». Così questa volta sapeva bene come comportarsi. «Venerdì mattina sono andata in Comune per farmi inserire nell’elenco dei volontari e avere gli attrezzi per spalare». Gli altri non si sono fatti pregare, dopo aver aggirato il blocco dei genitori. «I miei non volevano — confessa Chiara Di Napoli, la bruna —. C’era l’allerta fino a mezzogiorno, erano molto preoccupati. Io ho visto il cielo azzurro e mi sono fatta coraggio». Tommaso Inserra invece ha dovuto dire una piccola bugia che sicuramente gli sarà perdonata: «Li ho rassicurati che non sarei venuto a spalare. E ora eccomi qua». Per rispondere alle domande si sono distratti un attimo e il fango sta rientrando nei tombini. Scappano dentro un negozio di intimo con la vetrina infranta dalla furia dell’onda e tornano con un paio di scaffali d’alluminio. Ottime paratie per contenere il flusso. Riprendono il racconto.«Solo stamattina venendo qui, vedendo le macchine accatastate, i motorini uno sull’altro, sentendo il fango fino alle caviglie ti rendi conto di cosa è successo veramente» si incupisce Matteo Rosso. Se ne ac- FOTOGRAMMA GENOVA Chiara, Matteo e i compagni di scuola «Orgogliosi di ripulire i nostri tombini» Tra i liceali che spalano il fango: per venire qui abbiamo detto una bugia ai genitori 2,3 i miliardi di euro spesi per l’emergenze in Italia negli ultimi due anni 35 i milioni di euro mai utilizzati a Genova a causa della burocrazia corge e torna subito a sorridere, così come ha sempre fatto anche quando era talmente sporco che quasi si mimetizzava con la strada. «Vedere tanta gente che si dà fare per gli altri, la città che si ritrova unita in questi momenti è una cosa straordinaria e bellissima. Tanti commercianti che tiravano fuori la merce da buttare via erano tristi ma non abbattuti, avevano voglia di ricominciare subito». Ieri Genova si è svegliata sotto la minaccia di un cielo cupo, ma poi un sole pulito ha guarito non solo le pozze d’acqua. Sabato di spesa e shopping per molti, ognuno però con una storia da raccontare o una foto da mostrare con l’acqua che era entrata in casa o in macchina. E in ogni angolo della città una ragazza o un ragazzo con gli stivaloni e la pala pronti a raggiun- La seconda volta Mara: «Nel 2011 avevo 15 anni e assieme agli amici mi precipitai in strada ad aiutare» Con le mani La pala e la ramazza erano troppo larghe, allora hanno tolto i detriti solo con le mani gere un posto dove essere utile. In qualche bar un cartello d’occasione: «Bevande fresche. Prezzo speciale per gli Angeli del fango». Anche la tragedia può diventare affare. E i quattro studenti di Sturla se ne sono accorti. «Qualcuno ha chiesto ai negozianti, mentre stavano ancora pulendo, se facevano prezzi scontati» scuote la testa Matteo. E Chiara: «C’era chi ci scattava le foto solo perché eravamo tutte coperte di fango». Ma loro, come le altre centinaia di ragazzi, hanno continuato imperterriti a scavare. Finché, verso le due del pomeriggio, li ha notati un volontario della Protezione civile. «Bravi, ma adesso vi aiutiamo anche noi. Non potete continuare soltanto con le mani». Riccardo Bruno © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli incarichi nei ministeri del giudice dello stop Il magistrato che fermò il cantiere del Bisagno. «Spesso le amministrazioni sbagliano» DAL NOSTRO INVIATO Il magistrato che ha bloccato il cantiere sul tratto finale del Bisagno, il presidente del Tar della Liguria che il 21 febbraio del 2013 ha accolto il ricorso delle società perdenti e alimentato una battaglia giudiziaria ancora in corso, il giudice messo in croce (insieme ai colleghi Richard Goso e Paolo Peruggia) in queste ore dagli amministratori locali conosce bene le malignità della politica. Giuseppe Caruso, quando nel GENOVA Sul sito Oggi su Corriere.it è possibile vedere alcuni video sui danni causati dall’alluvione e sul lavoro dei volontari. Oltre a una ricca fotogallery sulla Genova allagata 1999 guidava l’Associazione nazionale magistrati amministrativi, difendeva così la categoria: «La verità è che non viene comunque tollerato un giudizio che dà torto all’amministrazione, imponendole scelte diverse (ad esempio sui vincitori delle gare)». Non parlava del Bisagno, ma il concetto è chiaro. Catanese, 58 anni, Caruso ha un curriculum di tutto rispetto in tema di appalti e tutela del territorio. È coordinatore della sottocommissione Vas (Valutazione ambientale strategica) del ministero dell’Ambiente. In quasi trent’anni di carriera ha collezionato una lunga serie di incarichi: consigliere del ministro della Protezione civile, poi per lo Sviluppo economico sia con D’Antoni che con Scajola. E ancora, consulente per l’Agenzia laziale per la difesa del suolo, esperto di un paio di assessorati regionali siciliani, nonché docente in innumerevoli corsi universitari. Tra cui uno, nel lontano 1991, per l’ateneo di Catania sugli “Aspetti giuridici connessi all’organizzazione dei soccorsi durante le grandi calamità”. Non poteva immaginare che più di vent’anni dopo un’alluvione l’avrebbe messo al centro delle polemiche. A cui in fondo Caruso ha già ribattuto nel 1999: «Sarebbe preferibile, invece di inveire contro il medico, cercare di prevenire la malattia, risolvendo una volta per tutte la scarsa qualità dei progetti che rappresenta la ragione sostanziale di arenamento delle opere pubbliche». R.Bru. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal liceo Sopra, Tommaso Inserra, Mara Gaioli, Chiara Di Napoli e Matteo Rosso (foto Bruno). In alto, altri volontari Gli aiuti ● Quasi 300 sono i volontari che ieri sono stati impiegati nelle zone più critiche di Genova. Molti della Protezione civile affiancati da quelli di Anpas, Croce Rossa, Associazione nazionale carabinieri e Associazione nazionale alpini ● Oltre ai civili, l’Esercito ha messo in azione un centinaio di soldati. Altri 200 sono pronti a intervenire nelle prossime ore Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 6 Primo piano Il vertice Il presidente della Bce, Draghi: la ripresa è più debole delle attese Il ministro: sul Tfr ci sono varie ipotesi. Visco: più tutele per i disoccupati Padoan: misure per la crescita DALLA NOSTRA INVIATA WASHINGTON Nella capitale Usa, dove partecipa alla riunione del G20 e all’assemblea del Fondo monetario, Pier Carlo Padoan parla della politica economica dell’Italia e dei suoi sforzi per far progressi, pur in fase di recessione, sul terreno del riequilibrio dei conti e delle riforme e così ottiene dai colleghi ministri e dallo stesso Fmi innanzitutto il consenso sulla revisione delle regole sul lavoro. Nel contempo Padoan segue, però, anche la definizione della legge di Stabilità che sarà presentata al Parlamento e alla Commissione europea mercoledì. A Washington sono rimbalzate le richieste provenienti da Bruxelles a fare di più nella riduzione del deficit e il ministro, dice, è stato «in continuo contatto col presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per mettere a punto le misure specifiche». I numeri del Documento economico finanziario, aggiunge, «delimitano il quadro generale ed è in corso un affinamento della composizione delle voci di bilancio» che «devono essere molto orientate a sostenere la crescita», pur «tenendo conto dei vincoli europei». Padoan sembra, invece, La manovra di Mario Sensini La legge di Stabilità del 2015 resterà fortemente espansiva per favorire la ripresa dell’economia, con una correzione minima del deficit strutturale. Se anche ci fossero state, le richieste della Ue di modificare la legge di bilancio, rafforzando l’aggiustamento dei conti, non si sono per ora riflesse sul lavoro dell’esecutivo. Matteo Renzi punta a un taglio delle tasse consistente da finanziare con tagli di spesa: l’obiettivo resta quello di una manovra lorda da circa 20 miliardi, che ver- ROMA Il gettito Agli enti locali potrebbe andare tutto il gettito dell’imposta sulla casa rebbero quasi interamente redistribuiti per stimolare la domanda, i consumi e gli investimenti. E proprio per favorire la spesa nelle infrastrutture, che impatta rapidamente e incisivamente sulla crescita, il governo si appresta a smontare il patto di Stabilità con i Comuni, introducendo anche per loro l’obiettivo del pareggio di bilancio. Lo stesso vincolo che la Costituzione prevede per lo Stato nel suo insieme. Il superamento del patto av- voler prendere tempo sull’ipotesi, cara a Renzi, del trasferimento nella busta paga dei lavoratori di una parte del Tfr. «Si tratta di un meccanismo molto complesso perché coinvolge diversi attori. Ci sono varie ipotesi» dice sorvolando sulla richiesta delle banche, 2,8 per cento il rapporto tra deficit e Pil italiano nel 2013 chiamate a finanziare l’operazione, a ottenere la garanzia dello Stato, come chiarisce, sempre da Washington, il presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo e vicepresidente dell’Abi, Gian Maria Gros-Pietro: «Abbiamo bisogno della garanzia pubblica». Il S&P Bocciato il Paese di Katainen La Finlandia perde la tripla A di Giuliana Ferraino Standard & Poor’s boccia la Finlandia, che perde la tripla A. L’agenzia di rating ha abbassato ad AA+, con outlook stabile, il giudizio sul credito sovrano a lungo termine di Helsinki. Stimando che il Pil nel 2014 calerà per il terzo anno di fila, la Finlandia rischia una stagnazione prolungata, valuta S&P. Come dire: l’austerità, promossa dal falco Jyrki Katainen, 42 anni, ex premier (dal 2011 al giugno 2014) e neo supercommissario economico a Bruxelles, non ha funzionato. ministro dell’Economia, comunque, sottolinea l’esigenza di proseguire sul terreno delle riforme. «Alcune sono già all’esame del Parlamento, quelle istituzionali, della pubblica amministrazione, della giustizia civile e la delega fiscale. Per le altre, la prima che mi viene in mente è quella sulla scuola» e sul provvedimento sul lavoro arriva anche il pieno sostegno del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, secondo il quale «sono state superate alcune rigidità» e c’è ora bisogno di «politiche attive, c’è la necessità di un sistema di sicurezza per chi perde il lavoro in un contesto di forte transizione come quello attuale». La fiducia dei mercati sull’Italia comunque resta, non ci sono fughe di capitali o cali di attenzione: «La sostenibilità del nostro debito è fuori discussione, è tra le più alte anche se è alto il debito» dice il ministro mentre il presidente della Bce, Mario Draghi, ribadendo l’estrema debolezza della ripresa europea, avverte che «nei prossimi mesi il freno alla crescita derivante dalle politiche di bilancio dovrebbe allentarsi». Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA Comuni, unificate Imu e Tasi Ma adesso spunta l’obbligo di raggiungere il pareggio verrebbe in un paio d’anni, liberando però da subito un volume cospicuo di risorse da spendere. Per i vincoli del patto interno che agiscono sulla spesa, anche i municipi che hanno i soldi, o registrano avanzi di bilancio, non possono investire per non far sballare i conti pubblici. Finché sono in cassa, nella contabilità pubblica, i fondi sono un attivo ma, investiti, farebbero lievitare la spesa impattando sul deficit. Il nuovo regime punta al superamento del patto sulla spesa e all’introduzione dell’obbligo del pareggio di bilancio, con una fase transitoria e un meccanismo perequativo. Lo Stato si farebbe carico di compensare la maggior spesa dei Comuni. Per il 2015 ci sarebbe a disposizione un miliardo e mezzo, ma probabilmente verrà offerto ai sindaci un margine maggiore. Nel 2017, che è poi l’anno in cui è previsto il pareggio di bilancio dello Stato, lo stesso obbligo scatterebbe per i Comuni, da allora in poi liberi di spendere eventuali avanzi. La riforma del patto interno sarà accompagnata dall’ennesimo rimaneggiamento delle tasse sulla casa, questa volta per fare un po’ d’ordine e riportare coerenza. Imu e Tasi, che oggi sono due tributi che si possono manovrare distintamente, verrebbero unificate in Le ipotesi 1 Il Tfr 2 I Comuni 3 Sulla possibilità di mettere il Tfr in busta paga per aumentare il reddito e favorire i consumi, «ci sono diverse ipotesi ma non è stato ancora definito il quadro generale», secondo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Secondo il quale si tratta di «un meccanismo molto delicato e qualunque cosa si fa sul Tfr ha delle conseguenze da valutare bene». Il governo si appresta a smontare il patto di Stabilità con i Comuni, introducendo anche per loro l’obiettivo del pareggio di bilancio. Lo stesso vincolo che la Costituzione prevede per lo Stato nel suo insieme. Il superamento del patto avverrebbe in un paio d’anni, liberando da subito un volume cospicuo di risorse da spendere. Per il 2015 ci sarebbe a disposizione 1 miliardo e mezzo. Le tasse Nella legge di Stabilità, un manovra da circa 20 miliardi complessivi, il governo punta a un taglio delle tasse consistente da finanziare con tagli di spesa. A chiedere la riduzione della pressione fiscale per rilanciare la crescita economica non è soltanto la Banca centrale europea, per voce del presidente Mario Draghi, ma anche il Fondo monetario internazionale. tutto e per tutto (non solo nel nome) in un unico tributo, da modulare con aliquote diverse per le varie tipologie di immobili, semplificando così i calcoli per i contribuenti. Con la legge di Stabilità il governo potrebbe anche mettere dei paletti precisi alle detrazioni Imu e Tasi, quest’anno lasciate alla discrezione dei sindaci, che si sono assai sbizzarriti. Il governo potrebbe definire tre o quattro tipologie di detrazioni standard (ad esempio tarate su rendita catastale, reddito, o familiari a carico). Non si esclude il passaggio ai Comuni anche dell’ultima parte di Imu, quella sui capannoni, che ancora incassa, a fronte di una riduzione della compartecipazione Irpef. Scontata la conferma del bonus di 80 euro, che diventerà una vera e propria detrazione e la riduzione dei contributi alle imprese, in campo fiscale il governo ipotizza anche nuovi interventi per contrastare l’evasione. A cominciare dall’estensione della fatturazione elettronica al settore privato e alla trasmissione telematica dei corrispettivi. Il reverse charge dell’Iva, cioè il pagamento dell’imposta da parte dell’acquirente e non del fornitore, sarà esteso al settore delle pulizie e della manutenzione. Mario Sensini © RIPRODUZIONE RISERVATA Si concludono oggi a Washington DC le riunioni in occasione dell’Assemblea annuale del Consiglio dei governatori del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale. Ciascuno Stato membro ha un rappresentante ai rispettivi Consigli delle due istituzioni. Per partecipare agli eventi collegati all’Assemblea annuale si sono accreditati circa 13 mila partecipanti. Nel comunicato finale del Consiglio del Fmi si legge che «una ripresa discontinua va avanti», con la «disoccupazion e che resta a livelli alti». Si sottolinea inoltre che «aumentare il potenziale di crescita assicurando la sostenibilità è la priorità» per far ripartire l’economia mondiale. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha affermato che la ripresa globale è più debole di quanto si potesse immaginare 6 mesi fa, ribadendo che l’Eurotower è pronta a intervenire per sostenere l’eurozona. ● Rating Moody’s, il rinvio del voto e l’attesa sui conti di Antonella Baccaro E ra successo anche il 13 giugno scorso che il giudizio di Moody’s sul debito pubblico italiano non venisse emesso. Anche in quell’occasione sul sito dell’agenzia di rating si leggeva una nota asciutta che metteva la valutazione del debito italiano tra quelli «non aggiornati» senza altre spiegazioni. Il calendario degli aggiornamenti dei rating del resto «indica le date di semplici azioni potenziali», spiega Moody’s, e per l’Italia le date possibili sono tre: 14 febbraio, 13 giugno e 10 ottobre, appunto. Si ricorderà che a febbraio scorso l’agenzia aveva promosso, per la prima volta dopo due anni, l’Italia, migliorando da «negative» a «stabili» le aspettative (outlook) e confermando il rating sul debito al livello Baa2. In quell’occasione la nota dell’agenzia registrava le dimissioni dell’ex premier Enrico Letta, esplicitando che «le attese sulla designazione di Matteo Renzi alla guida del governo non cambiano le previsioni di Moody’s» sulla tenuta dei conti pubblici. Da allora i dati economici sono peggiorati. In agosto Moody’s aveva aggiornato al ribasso le previsioni sulla crescita dell’economia italiana nel 2014, passando dallo 0,5% al meno 0,1%, e prevedendo che il nuovo peggioramento del quadro economico avrebbe reso «più ardua la riduzione del deficit e del debito pubblico», e «più difficile dal punto di vista politico l’attuazione delle riforme strutturali», che già procedono «a passo lento». Nel frattempo il governo Renzi ha deciso di cambiare marcia, spingendo sulle riforme e imprimendo alla sua politica economica un impulso espansivo, come dimostra la manovra che sta prendendo corpo, finanziata per più di 11 miliardi in deficit. Sospendere il giudizio ora, prima della presentazione della legge di Stabilità, ha senso per chi deve valutare la situazione del debito. Ieri il ministro dell’Economia, Padoan, non a caso ne ha ribadito l’assoluta sostenibilità, sapendo che proprio sulla sua riduzione resta appuntata l’attenzione di chi, nell’Unione Europea, è rimasto fedele alla linea rigorista sui conti pubblici. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 7 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 8 Primo piano Occupazione Numeri bassi, portale inadeguato, mobilitazione nulla Uno scatto e qualche idea per non buttare 1,5 miliardi Garanzia Giovani, perché non va di Dario Di Vico Stavolta non c’è neanche l’alibi dei soldi. Gli stanziamenti per la Garanzia Giovani ammontano addirittura a 1,5 miliardi eppure ci stiamo pericolosamente avvicinando a un clamoroso flop. Sull’apposito portale il ministero del Lavoro pubblica un report aggiornato: al 9 ottobre i giovani registrati erano circa 237 mila di cui però solo 53.800 sono «stati presi in carico e profilati». Le occasioni di lavoro pubblicate online dall’inizio del progetto sono poco più di 17 mila. Ma al di là dei numeri, che pure da soli già raccontano di un’iniziativa a scartamento ridotto, la verità è che Garanzia Giovani sta vivendo come fosse una procedura ministeriale. Al dicastero ammettono le lentezze, parlano di realtà «a macchia di leopardo» (vuol dire che al Sud non si è mosso niente), della difficoltà di far dialogare per via telematica Centro per l’impiego (Cpi), Regioni e Stato e dell’intenzione del ministro Giuliano Poletti di fare il punto con gli enti locali a metà novembre. Auguri sinceri. La verità è che doveva trattarsi di una grande mobilitazione di energie e persino di un’operazione pedagogica. I giovani fino a 29 anni dovevano essere chiamati a fare uno sforzo culturale, a rendersi occupabili. La comunicazione è stata invece debole, non ha colpito i ragazzi e non li ha messi in movimento. Occorreva spiegare loro che non basta volere un posto di lavoro ma oggigiorno diventa decisivo mettersi in grado di conquistarlo e allora bisogna considerare il curriculum come un tesoretto che si accumula e sul quale si investe di continuo. Niente di tutto questo è stato La storia di Rita Querzè Ci sono casi eccezionali che confermano la regola. Come quello di Veronica Frustaci. Venticinque anni, milanese, un fidanzato e una laurea, Veronica è pronta a scrivere il suo futuro. A differenza di molti suoi coetanei, è riuscita a partire con il piede giusto. Solo sei mesi di attesa dopo la laurea poi uno stage ben retribuito. Il tutto grazie a quella Garanzia Giovani che molti considerano già una delusione. «A me è andata bene — racconta Veronica —. A giugno mi sono iscritta sul sito della Garanzia e nello stesso tempo ho iniziato a mandare in giro curriculum. Un’azienda che avevo contattato mi ha chiamato: erano pronti a offrirmi uno stage attraverso la Garanzia Giovani. Detto, fatto. Sto lavorando da fine agosto». L’azienda in que- Le novità ● Cambia il regime del reintegro come previsto dall’articolo 18 dello Statuto: verrà eliminato per i licenziamenti economici e sostituito con un indennizzo economico crescente con l’anzianità ● Il reintegro sarà possibile soltanto per i «licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare gravi». Novità anche sul fronte dei contratti, con l’abolizione del contratto a progetto I giovani senza lavoro I numeri di Garanzia Giovani 45 (15-24 anni) dati in % 43,5 42,5 41,8 41,4 40,0 40,7 39,1 39,3 38,4 44,2 43,7 237.000 i giovani registrati al portale 42,8 42,6 43,0 69.347 42,9 convocati dai servizi per il lavoro 41,7 40 40,8 49.577 hanno ricevuto il primo colloquio di orientamento 39,4 38,7 15.578 38,8 le occasioni di lavoro pubblicate 35 Gen 2013 Gen 2014 Agosto 22.270 il totale di posti disponibili finora Fonte: Istat Corriere della Sera fatto e non vale la considerazione che pure si sente ripetere spesso ovvero che i nostri Centri per l’impiego contano 9 mila addetti e l’Agenzia nazionale tedesca 100 mila. Di un altro carrozzone pubblico facciamo volentieri a meno. Debole come capacità di mobilitazione il ministero lo è stato anche nel coinvolgimento dei soggetti potenzialmente interessati. Il terzo settore, ad esempio, poteva essere mobilitato per tempo per la capacità di offrire tirocini ai giovani. Più in generale bisognava creare una coalizione di organizzazioni che si facevano promotrici di Garanzia Giovani e lo inserivano in agenda tra le priorità. Vi risulta che qualche associazione di categoria abbia organizzato iniziative in merito o assicurato un’informazione puntuale? E non valeva la pena incalzare anche i sindacati e i loro centri di assistenza? Anche questa capacità è mancata e nei territori que- sto vuoto si sente. Al Sud non ne parliamo. I ragazzi non vengono interessati nemmeno per via indiretta, non sentono che attorno i «grandi» si sono mobilitati. Così quando vengono chiamati finiscono per adempiere a un obbligo burocratico e non si responsabilizzano. E poi aspettano che il telefono suoni. Garanzia Giovani poteva essere un test di politiche attive per il lavoro e invece sta perpetuando l’equivoco dei Cpi. Si comincia dal paradosso che a dar lavoro ai disoccupati dovrebbero essere dei co.co.pro. che lavorano a intermittenza nei Centri e poi si arriva alla mancata collaborazione con le agenzie private. Non si contano gli ostacoli che sono stati frapposti alle collaborazioni con le varie Adecco, Gi Group, Manpower, Quanta. Disposizioni regionali di 20-30 pagine, doppio accreditamento nazionale e regionale, impossibilità di avere rapporto di- Corriere.it I numeri della disoccupazione giovanile, quelli di Garanzia Giovani e la mappa dei contratti in essere sul canale economia retto con i ragazzi. Accanto ad alcuni assessori regionali più aperti e moderni ce ne sono altri che continuano a pensare che occuparsi di lavoro «sia un compito dello Stato e basta». Il risultato di queste incomprensioni è che Garanzia Giovani alla fine trascura il contatto con le imprese. Non è un caso che la Nestlé voglia assumere qualche migliaio di giovani senza passare di lì o che la McDonald’s in Italia non abbia trovato la collaborazione giusta. Bastava copiare quello che molte università fanno con il placement ovvero i colloqui diretti giovaniaziende e si sarebbe innovato profondamente. Invece sul portale girano sempre gli stessi annunci, lo stesso fotografo viene cercato da settimane e settimane e comunque le richieste puntano su profili esperti e non alla prima prova. E come ha detto il giuslavorista Michele Tiraboschi «basta scavare un po’ più a fondo per accorgersi che il sito governativo non fa altro che rimbalzare offerte presenti su altri siti». Che fare adesso per evitare che il flop demotivi tutti, le strutture e soprattutto i giovani disoccupati? Tiraboschi ha steso addirittura un decalogo di miglioramenti pratici per far funzionare il portale. Dall’inserire un filtro che selezioni subito i giovani per condizioni occupazionali/formative a permettere una ricerca avanzata tra i diversi annunci che oggi si affastellano in 400 pagine di visualizzazione. Si cominci pure da qui ma è proprio il caso di dire che bisogna cambiare marcia. Non si può lasciare tutto in mano ai ministeriali, se non altro perché non possiamo buttare dalla finestra un miliardo e mezzo. Ps. Anche questa settimana a Roma ci sarà il solito e inutile mega convegno su Garanzia Giovani. «Io ho trovato un posto da 750 euro» Veronica, 25 anni: mi sono iscritta al sito e un’azienda di logistica mi ha chiamato «Vivo con i miei genitori, se mi confermassero sarebbe una cosa straordinaria» stione si occupa di logistica e trasporti. Veronica organizza i trasferimenti di opere d’arte destinate a mostre e musei. «Sto imparando moltissimo», assicura. E lo stage, rispetto ad altre situazioni, è ben retribuito: 750 euro al mese più cento euro di buoni pasto. Qui è necessario aprire una parentesi. Ogni Regione ha deciso in modo diverso quanto e come agevolare gli stage. In Emilia Romagna, per esempio, ❞ I colleghi di corso Alla gran parte dei miei compagni di università è andata peggio due terzi del rimborso pari a 300 euro al mese arrivano dai fondi di Garanzia Giovani e altri 150 euro li aggiunge l’azienda per un totale di 450 euro di rimborso mensile. La Lombardia ha optato per un assegno più consistente (i 750 euro più 100 di buoni pasto) coperto al 50% con i fondi della Garanzia purché lo stage duri almeno sei mesi. Sempre la Lombardia è una delle poche Regioni in cui gli stage con Garanzia Giovani sono già realtà. Nella maggioranza dei territori, invece, per partire si sta aspettando la firma di una convenzione con l’Inps. Tornando a Veronica, adesso il punto interrogativo del lavoro è spostato a febbraio prossimo. «Vedremo come va alla fine dello stage — esita la ragazza —. Se mi confermassero sarebbe stra- ordinario. Vivo con i miei genitori ma avrei voglia di costruire qualcosa con il mio fidanzato». In Regione Lombardia su 20 mila giovani iscritti alla Garanzia circa 4.000 sono stati «presi in carico». In concreto: è stato fat- Veronica Frustaci to loro un colloquio propedeutico a una proposta concreta, di lavoro o di formazione. Veronica fa parte della minoranza a cui è stata offerta addirittura un’opportunità di lavoro. Alcune tra le Regioni più attive, seppure con modi d’operare molto diversi, come Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, sono d’accordo su un punto: il problema è che i passaggi da fare per attivare la Garanzia sono troppi. L’iscrizione al sito nazionale, poi a www.cliclavoro.gov.it, poi ai siti regionali, poi la scelta di rivolgersi al centro per l’impiego (o a un’agenzia per lavoro, dove questo è permesso)… La maggioranza si perde per strada. Per non parlare del fatto che Garanzia Giovani permette sì la mobilità da una Regione all’altra, tanto che molti ragazzi del Sud si sono iscritti nel portale di una Regione del Nord. Ma poi chi glielo fa fare di spendere 200 euro di viaggio per fare un semplice colloquio ? In Veneto si sta attivando in questi giorni una forma di presa in carico via web. «Non possiamo dare una delusione a questi ragazzi, il ministero del Lavoro agevoli un sistema di presa in carico a distanza», incita Valentina Aprea, assessore al Lavoro della Lombardia. Veronica di tutte queste faccende non vuol sentir parlare, concentrata com’è a svolgere al meglio il suo stage. «Alla maggioranza dei miei compagni di università è andata peggio — conclude la ragazza —. C’è chi fa l’assistente in uno studio medico. E chi se ne è andato all’estero. Questa è la mia grande occasione». rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 9 Precarietà, la giungla dei contratti temporanei Solo il 15% supera un anno Dagli stage ai dottorati ai tirocini, cosa cambia con la riforma Rapporti speciali Associazione in partecipazione Venditori a domicilio Lavoro domestico Lavoro accessorio Forme non considerate rapporti di lavoro Stage e tirocini Dottorandi e assegnisti di ricerca Specializzandi OCCUPATI PER TIPOLOGIA, II trimestre 2014 Cifre in milioni a tempo parziale 4,1 TOTALE 22,4 a tempo pieno 18,3 16,9 Permanenti 14,5 A termine 2,4 12 2,5 1,7 0,7 5,5 Autonomi di cui: 394 mila Collaboratori 4,7 Fonte: Istat 0,8 Corriere della Sera 27,2 24,5 Corso Bettini, 43 38068 Rovereto / TN Fr an cia Br et ag na Ge rm an ia o ga ll 4,9 d’Arco Contratti da un giorno La realtà è, come abbiamo visto, da molti anni, diversa. Ed è ben descritta dalle parole di Draghi. Volete una riprova? Secondo la rilevazione del ministero del Lavoro, nel secondo trimestre 2014, su 2,4 milioni di rapporti di lavoro cessati (fine del contratto, pensione, dimissioni, licenziamenti), solo 381 mila, cioè il 15%, aveva avuto una durata superiore a un anno. Ben 956 mila, cioè il 40%, era durato al massimo un mese. Di questi, in 403.760 casi il lavoro era stato di un solo giorno (il 16,6% del totale), in 170.507 casi di 2-3 giorni. In sintesi, guardando al flusso (assunzioni-cessazioni) anziché alla fotografia dello stock (lavoratori in servizio), dominano i contratti a termine e di brevissima durata, magari prorogati e rinnovati più volte per anni. Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che il governo vuole introdurre con il disegno di legge delega appena approvato dal Senato e ora all’esame della Camera, punta a superare questa situazione rendendo il nuovo contratto meno costoso per le aziende rispetto ai contratti temporanei (ma servono diversi miliardi) e senza il vincolo dell’articolo 18 (di regola le aziende potranno licenziare indennizzando il lavoratore). In questo modo il contratto a tutele crescenti dovrebbe diventare la forma prevalente, prendendo il posto del contratto a termine. L’ennesima scommessa su un mercato del lavoro più equo ed efficiente. Enrico Marro 0 4 /1 0 .1 4 — 2 0 / 0 9 .1 5 Info e prenotazioni 800 397760 +39 0464 438887 [email protected] mart.trento.it/guerra twitter: @mart_museum 6,4 © RIPRODUZIONE RISERVATA 2014 Orari d’apertura Mar / Dom 10.00 / 18.00 Ven 10.00 / 21.00 Lunedì chiuso rto Ancora scioperi, la prossima settimana, per tutti i lavoratori dell’Ast di Terni. Proseguirà infatti la mobilitazione dei lavoratori dell’acciaieria, contro i 537 licenziamenti annunciati che si sarebbe dovuta concludere lunedì alle 6. È quanto hanno deciso ieri le rsu di gruppo, programmando per lunedì, martedì, giovedì e sabato, una giornata di blocco dell’attività per tutti i reparti dell’acciaieria, consociate e ditte terze Mart—Rovereto Mart Rovereto Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto ag na 14 12,6 10,3 La vertenza Ast, sciopero a oltranza nelle acciaierie Dati in % La disoccupazione Po Lo stock e i flussi Eppure, secondo la direttiva europea 1999/70, «la forma comune dei rapporti di lavoro» dovrebbe essere «a tempo indeterminato». Se si guarda allo stock di lavoratori, l’Italia è in linea. Su 22 milioni e mezzo di occupati, 17 milioni circa sono lavoratori dipendenti e 5 milioni e mezzo indipendenti. Dei 17 milioni di dipendenti, 14 e mezzo sono a tempo indeterminato, cioè l’85%. Ottimo per la direttiva Ue. Ma il quadro si capovolge se dallo stock passiamo al flusso, cioè se esaminiamo i rapporti di lavoro attivati. Prendiamo gli ultimi dati disponibili, relativi al secondo semestre 2014. In questo periodo sono stati avviati 2.651.648 rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato. Di questi, solo 403.036 a tempo indeterminato, cioè appena il 15%. Il resto, l’85% ec ia scando allo stesso tempo la giungla contrattuale la situazione dovrebbe migliorare, sostiene il governo. Anche se molti esperti e imprenditori osservano, che il fattore decisivo è un altro. Solo un drastico taglio delle tasse sul lavoro, affermano, potrebbe rilanciare la buona occupazione. Ma che ci sia una giungla di contratti è innegabile. L’Osservatorio dei Lavori diretto dal professor Patrizio Di Nicola dell’Università La Sapienza ha appena terminato di censire, attraverso il lavoro di Davide Imola, ben 50 forme contrattuali e paracontrattuali (stage, tirocini, dottorandi) sorte nel corso degli anni, concludendo che quelle principali sono attualmente 24. Comunque troppe. Renzi, per ora, promette di cancellare solo le collaborazioni a progetto. Sp Rapporti di lavoro autonomo e d’impresa Prestazioni occasionali Prestazioni d’opera individuale Agenti di commercio Coadiuvanti Contratto d’edizione con cessione dei diritti d’autore Imprese ROMA «Quello che è successo, anche in Italia, all’inizio degli Anni 2000, è che per fare un mercato del lavoro più flessibile si sono creati nuovi contratti estremamente flessibili. Immaginate persone che lavorano per 6-7 anni con contratti di un mese come accadeva in Spagna, e in Italia la media poteva essere poco più lunga. Da sé ne viene che cresce l’incertezza dei giovani e si deprime la domanda». Quest’analisi è stata fatta un paio di giorni fa non, come sarebbe plausibile, dal leader della Fiom Maurizio Landini, ma dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, per spiegare alla platea del Brookings Institution, il prestigioso think tank di Washington, la debolezza del mercato del lavoro nel Vecchio Continente. Adesso, con il Jobs act, il disegno di legge delega all’esame del Parlamento, il governo Renzi intende rimediare. La tesi sottostante alla proposta di riforma è che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, avendo reso quasi impossibili i licenziamenti nelle imprese con più di 15 dipendenti, abbia costretto il sistema a inventarsi nel corso degli anni numerose scappatoie. I falsi contratti Decine di forme contrattuali temporanee. Rapporti di lavoro autonomo che in realtà celano rapporti di subordinazione: dalle 400 mila false partite Iva che si stima ancora ci siano, agli associati in partecipazione, a una parte dei 650 mila collaboratori. Per non parlare del lavoro nero, con i suoi 2,8 milioni di addetti. E di quello grigio: per esempio, il part time che nasconde lavori a tempo pieno, con l’azienda che risparmia sui contributi e il lavoratore che quando gli va bene prende il fuori busta. Solo così, oltre che con gli effetti della crisi, si può infatti spiegare l’esplosione del lavoro a tempo parziale, passato da meno di 3 milioni di addetti nel 2000 a 4,1 milioni nel 2014. Rimuovendo l’articolo 18, almeno per i nuovi assunti, e disbo- Gr Rapporti parasubordinati (lavoro autonomo) Lavoro a progetto Collaborazione coordinata e continuativa Dipendenti dei casi, sono contratti temporanei. Quindi, per chi entra o rientra nel mondo del lavoro, i giovani ma anche coloro che sono stati licenziati e trovano una nuova occupazione, la forma comune di lavoro è a termine. Sono infatti più di 1,8 milioni i contratti a tempo determinato attivati nel secondo trimestre di quest’anno, cioè il 70%. Al secondo posto ci sono i contratti di collaborazione, il 5,8%, i contratti di apprendistato appena il 3,1%. G. Rapporti subordinati Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato Contratto di lavoro dipendente a tempo determinato Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, part time verticale Contratto di inserimento Contratto di formazione e lavoro (solo settore pubblico) Contratto di apprendistato 1 Apprendistato in alternanza Somministrazione Contratto di lavoro a chiamata Job sharing Lavoro a domicilio Telelavoro subordinato lia LE FORME PRINCIPALI Ita La mappa dei contratti 1914 In partnership con Media partner Partner tecnico Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 10 Politica Grillo: basta col Parlamento, meglio le piazze Il leader lancia il referendum sull’euro e invoca l’Esercito a Genova per fermare «certi cialtroni» «L’ho detto ai ragazzi, le Camere non sono la nostra dimensione». Attacco di Casaleggio a Draghi ❞ Il Jobs act creerà milioni di schiavi. Noi faremo il reddito di cittadinanza Tanta gente non è venuta, la capisco. Non c’erano musicisti famosi ROMA Sarà la giornata di sole tropicale, sarà il sabato prefestivo, sarà un Beppe Grillo acrobatico che vola a 25 metri (lui dice 70) sotto il cielo, sarà la voglia di rivincita, fatto sta che questa volta il Circo Massimo (almeno l’area vicina al palco) lentamente si riempie. Una giornata di festa che alterna messaggi politici a momenti da festa popolare, con un finale in duetto con Edoardo Bennato e un minicomizio dei cari leader, i numi tutelari, Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Che rafforza un concetto già espresso nei giorni scorsi e che fa già discutere: «Il Parlamento è una dimensione che non ci appartiene. Ai ragazzi ho detto: da domani uscite, ricostruiamo gli scranni del Parlamento davanti ai cittadini. Verrò anch’io». Preannuncio di dimissioni di massa? Alcuni non gradiscono, come il capogruppo al Senato Vito Petrocelli: «Siamo stati eletti per stare in Parlamento e dobbiamo starci a lavorare. Uscire per fare cosa?». Il Movimento mostra qualche crepa, più o meno fisiologica. Come la salita sul palco degli «attivisti critici», che contestano la mancata trasparenza del voto online. E come il duello a (breve) distanza con Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma. Che, escluso dal palco principale, prova (invano) a parlare in un palchetto posteriore. Grillo imperversa per tutto il giorno. Comincia alle 11, con un’intemerata contro i cronisti, rei di intervistarlo mentre scorrazza tra gli stand. Gli organizzatori, troppo liberali, hanno lasciato a briglie sciolte i giornalisti. Il risultato sono domande. E irritazione. Di Grillo, ma anche di Casaleggio. Che si stufa e sbotta in un «levatevi dai...». Grillo annuncia un referendum sull’euro, sul quale non è neutro: «Dobbiamo uscire il prima possibile. Entro maggio raccoglieremo un milione di firme per una legge di iniziativa popolare». Poi lancia un grido di dolore per Genova: «Lunedì vado al casello e voglio che l’Esercito italiano arrivi prima di Renzi». Anzi, già che c’è lancia un appello: «Questi cialtroni vanno fermati con l’esercito, perché l’esercito deve stare con gli italiani». Il Pd parla di «invito alla sovversione delirante». Il ministero della Difesa fa sapere che «i genieri dell’esercito sono In aria Beppe Grillo interviene su una gru al Circo Massimo. Alla festa del M5S presente anche Gianroberto Casaleggio (foto Ansa) già al lavoro». E Palazzo Chigi di e s s e re co n ce n t r a to n e l l o «Sblocca Italia». Nel pomeriggio, Grillo si inerpica a sorpresa su una gru e minaccia (scherzando): «Se non riusciamo a dare una svolta, mi butto giù». Poi nuovi attacchi al Jobs act, che «creerà milioni di nuovi schiavi», alla Germania e ai «titolini dei giornalini». Sul palco la scaletta viene cambiata per la rivolta di alcuni deputati esclusi. Ma anche tra gli stand si parla di politica. I parlamentari spiegano, ascoltano, si confrontano con i cittadini. Un dialogo mai visto. Per loro conta poco o nulla la sfida della leadership, che pure c’è. Luigi Di Maio smentisce di essere il «delfino», ma oggi chiuderà l’evento. Pizzarotti, stizzito per essere stato escluso dal palco, ironizza su Grillo: «Quando parlava dei sindaci meno buoni si riferiva a Filippo Nogarin». Ovvero il primo cittadino di Li- vorno, astro nascente tra i sindaci a 5 Stelle. Si vede anche Antonio Di Pietro, vecchio amico di Grillo. Che in serata introduce Casaleggio. Il «guru» esordisce attaccando i giornali, Renzi, Draghi e i politici, «portaordini della Bce». Quanto all’Europa: «Il mio bisnonno è morto sul Piave, mio nonno era partigiano: la mia sovranità nazionale non la regalo a nessuno. Devono venirsela a prendere, non con una lettera della Bce, ma con le armi». Conclude Grillo, che cita il Buzzati dei Sette piani «Scendi un piano ogni giorno e nell’ultimo c’è l’obitorio». Attacca Renzi: «Deve andare subito aff...». Poi conclude: «Tanta gente non è venuta, la capisco. Non c’erano musicisti famosi, a parte Bennato. Ho chiamato tutti i grossi, ma non sono venuti. Rischiavano la carriera». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista E Lombardi si fa avanti «È un’istituzione inutile noi pronti a dimetterci» ROMA «Ha ragione Grillo, questo Parlamento è inutile. Potremmo fare dimissioni in massa». Roberta Lombardi, organizzatrice della tre giorni al Circo Massimo, ragiona sulle prospettive del Movimento. Dimissioni dunque? «Fosse per me, già domani mattina. Ne abbiamo già discusso con gli altri in occasione delle riforme incostituzionali e ne riparleremo». Ma siete tutti d’accordo? «No, c’è chi teme di dare un’impressione negativa. La gente ci dice di non mollare. Ma non è un Aventino, è resistenza». Per fare che? «Stare in Parlamento è inutile. Dobbiamo tenere gli occhi dentro le segrete stanze ma stare soprattutto fuori, tra i nostri militanti». Ma la democrazia è fatta di Parlamento. Non potete provare a dialogare? «Ci sono state tre fasi. Una prima, di muro contro muro. Poi c’è stato un momento più dialogante. Abbiamo fatto passare 33 emendamenti alla ri- forma della Pubblica amministrazione. Io ho lavorato bene con i pd Fiano e Madia». E poi? «Ora siamo tornati al muro contro muro. Non si riesce più a fare niente. Hanno troppi pregiudizi verso di noi». Fuori dall’euro? «Non lo so, non ho gli strumenti macroeconomici. SicuMontecitorio Roberta Lombardi, 41 anni, ex capogruppo alla Camera ramente così non va, ma forse è meglio occuparsi del debito». E del duello Pizzarotti e Di Maio che dice? «Pizzarotti è un bravo amministratore, ma non capisco perché parli di cose di cui non sa niente. Luigino? Spero che il futuro sia di tanti ragazzi di 28 anni come lui». Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 Il racconto di Fabrizio Roncone POLITICA 11 I numeri Le stime delle presenze ai principali eventi organizzati da Beppe Grillo e dal Movimento 5 Stelle BOLOGNA V-Day TORINO V-Day2 CESENA Woodstock 5 Stelle ROMA Tsunami Tour, Politiche 2013 GENOVA V-Day3 ROMA Vinciamo noi Tour Europee 800.000* 800.000 800 700 *esiste però solo un dato fornito dalla polizia che indica in 150 mila il numero dei partecipanti 600 500 400 200.000 300 200 100 140.000 70.000 40.000 8 settembre 2007 25 aprile 2008 0 25-26 settembre 2010 22 febbraio 2013 1 dicembre 2013 23 maggio 2014 Corriere della Sera ROMA Grillo, dove va? «Come dove vado? Vado su!». Sale sulla gru? «Certo! Salgo lassù e...». No, scusi: ma che senso ha? «Che senso ha? Mi chiedete che senso ha voi che non siete più giornalisti, ma larve, cadaveri che camminano...» Grillo... «Siete dei morti viventi! Ecco cosa siete!». Sghignazzando divertito, compiaciuto di essere sempre Grillo che fa Grillo, entra nel gabbiotto metallico e il braccio meccanico della gru, lentamente, tra lo stupore e l’eccitazione dei militanti, comincia a portarlo nel cielo del Circo Massimo al tramonto. Grida di evviva. Fischi di pura gioia. La gente brinda con bicchieroni di birra ghiacciata e dice che Beppe è forte, troppo forte. Piccolo colpo di teatro, comizio volante per movimentare il pomeriggio e far puntare le telecamere verso l’alto e non più verso la valle, tra il Palatino e l’Aventino, giù nell’accampamento: il colpo d’occhio di ve- Tra rabbia, slogan e militanti critici Ma lo Tsunami del 2013 è lontano Le domande della base, la «campagna» tra gli stand di Di Maio e Di Battista Tra la gente Il leader del M5S, Beppe Grillo, sul palco al Circo Massimo,visto dagli attivisti (Simona Granati) è arrivato Gianroberto Casaleggio. Gli chiedono se il M5S attraversi un periodo delicato. E lui: «Levatevi dai cogl...». La parole sono queste, il clima è anche questo. Non esattamente un festone per celebrarsi. I gazebo — disposti a forma di stivale, a rappresentare l’Italia, e ogni gazebo rappresenta una regione, un comune, una città — sono vuoti. Si riempie all’improvviso quello di Parma, perché è arrivato il sindaco Federico Pizzarotti, accolto da applausi e pacche sulle spalle. Non era molto previsto. Più entusiasmo per lui, il sindaco dissidente, che per il sindaco preferito da Grillo: quello di Livor- A Roma ● A fine agosto Beppe Grillo ha lanciato la manifestazione Italia 5 Stelle ● L’evento, che termina oggi ed è stato aperto venerdì, si svolge al Circo Massimo. Per finanziarlo sono state raccolte donazioni per 268 mila euro no, Filippo Nogarin. I militanti non si fermano nei gazebo ma dopo una sosta agli stand dove si vendono panini «sani, ecosostenibili e a chilometri zero» - filano diritti sotto il tendone dove è possibile rivolgere domande ai parlamentari. In piedi, su una sedia, c’è il deputato Alessandro Di Battista. Faceva il catechista nella parrocchia di Santa Chiara, a Roma, in piazza dei Giuochi Delfici. Poi partì e andò a fare il cooperatore sulle Ande. Dove si arrabbiò molto con Eugenio Scalfari, colpevole di non aver voluto pubblicare su Repubblica un suo reportage sulle «vio- lazioni dei diritti indigeni perpetrate da Enel in Guatemala». Il Foglio di Giuliano Ferrara, dedicandogli un ritratto, lo ha definito un «simpatico mitomane a 5 stelle». Poco fa, dopo aver confessato di aver confuso l’Isis con Hamas, ha giurato a un militante di non mirare a ruoli di primo piano nel Movimento. Non è seguita ovazione. Tutti conoscono la sua passione per le telecamere, molti sospettano che il suo sorriso un po’ piacione celi un’ambizione sfrenata. E poi comunque i militanti paiono scarsamente indulgenti, pongono anzi interrogativi incalzanti a chiunque («Perché Il confronto Il sindaco dissidente Pizzarotti incassa più applausi di Nogarin, il favorito del capo Il rendiconto Gli elettori chiedono conto dei voti sulle leggi o dei motivi delle divisioni nerdì a quest’ora era mortificante e anche se adesso avanguardie grilline più numerose si muovono tra i 199 gazebo illuminati a festa, continua a non esserci evento, non c’è emozione, niente a che vedere con la bolgia umana di piazza San Giovanni (23 febbraio 2013), ultima tappa di quel formidabile Tsunami Tour che portò al trionfo elettorale del M5S. Altissima la gru. Grillo urla dagli altoparlanti pochi minuti. Chiude così: «E nonostante i titolini dei giornalini... Noi siamo sempre di più!». Titolini, giornalini. È come un segnale. I militanti in mucchio ondeggiano, l’aria festosa e a loro modo subito implacabile. Spingono con un gomito. Poi con un altro. Te li mettono nelle costole, i gomiti. Ti sposti, ti fanno cadere il blocchetto con gli appunti, ti stringono ancora, ti piantano un tacco sul piede. Piccola mischia che può diventare rissa. Uscire subito. Un paio di spallate. Dai, ragazzi, fatevi un giro. È stata già aggredita una troupe della Rai. Quando, al mattino, Grillo è comparso per la prima volta, altra zuffa con pugni e insulti: due fotografi a terra, sul brecciolino, e qualche militante che ha cercato di mollare calci. Cori minacciosi: «Servi! Servi!». Il collega Nino Luca, al microfono per Corriere.it, sbeffeggiato: «Tanto poi tagliate tutto!». Nino si volta: «Ma, scusi, tagliamo cosa? Non vede che siamo in diretta?». Poi avete votato così quella legge?», «Perché non si capisce bene ciò che fate?», «Perché date sempre l’impressione di litigare?») e quindi, a maggior ragione, a pochi sfugge che questi comizietti improvvisati di Di Battista altro non siano che tentativi di propaganda personale. Luigi Di Maio, il vice-presidente della Camera, ha un altro stile. Non è un mistero che Grillo lo immagini come suo possibile successore: casomai, è un mistero come questo ventottenne di Pomigliano d’Arco (Napoli) riesca a dissimulare ogni emozione. Gli vanno vicino. «Dimà, ci fidiamo solo di te!». Chiedono un selfie, un autografo, un bacio. E lui perfettamente rasato, la giacca blu di buon taglio e la camicia aperta sul collo, un figurino che Silvio Berlusconi se lo sogna dentro Forza Italia, con il sorriso aperto e sincero, e poi sempre con la parolina giusta e misurata (a Montecitorio, gli vengono riconosciute doti da mediatore democristiano). Cori affettuosi per Vito Crimi e per Paola Taverna (la Taverna, di solito, si presenta a Palazzo Madama con gli abiti giusti per una scampagnata: quindi nessuno osava immaginare cosa avrebbe scelto oggi nell’armadio; e, invece, niente di che). Che ora è? Ci siamo. S’accendo le luci. «Ecco a voi... Beppe Grillooooo!». © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera POLITICA # Il leader della Lega tra Mosca e la Crimea Salvini e l’incontro con lo staff di Putin: difendo dall’embargo i prodotti padani di Marco Cremonesi «Sono qui per certificare che ci sono un’Italia e un’Europa che con la Russia vogliono ragionare e lavorare. E che dunque non possono concepire le sanzioni contro la Russia». Matteo Salvini (a sinistra davanti al Cremlino, foto Cavicchi) oggi è in Crimea. Negli ultimi due giorni è stato a Mosca, dove tornerà per una serie d’incontri istituzionali. Nulla a che vedere, dice, con il recente viaggio in Corea del Nord: «Quella era una mia curiosità. La Russia è il futuro. Il nostro export con Mosca valeva 12 miliardi. Oggi è distrutto dalle sanzioni». Però, la Crimea resta un dossier complicato. «E perché? In Crimea ci sono due milioni di persone che hanno scelto liberamente di rimanere russi». Mosca non è stata intimidatoria? «Ma di che parla? La Russia sta portando una pazienza infinita rispetto alle provocazioni altrui. Non hanno convenienza ad andare avanti nello scontro. Anzi vogliamo dirlo?». Prego: «Nulla a che vedere con i tragici errori di Obama negli ultimi anni. Non solo si è buttato in avventure ben lontane dagli Stati Uniti, ma soltanto pochi mesi fa stava per bombardare i siriani contrari ai tagliagole dell’Isis». Ciò che più fa rabbia al segretario leghista sono le diverse facce dell’Europa: «Noi perdiamo milioni di euro ogni mese, la Germania ha appena vinto un appalto miliardario: le sanzioni sono, per così dire, variabili... ». Non ci sono delle riserve democratiche sulla Russia? «Ma per piacere. Qui votano, qui ci sono partiti di opposizione...». © RIPRODUZIONE RISERVATA La mossa dell’Anm contro la riforma Assemblea urgente del sindacato delle toghe. Orlando: molte loro critiche sono sorprendenti 9 mila Gli aderenti all’Associazione nazionale magistrati. Si riuniranno il 9 novembre per un’assemblea «straordinaria e urgente» ROMA Un’assemblea generale, «straordinaria e urgente», convocata per domenica 9 novembre: è questa la mossa decisa ieri, all’unanimità, dal comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati. E al primo punto ci saranno «le iniziative da intraprendere a seguito degli interventi governativi in tema di status dei magistrati». Tradotto: la riforma della giustizia del governo non piace affatto all’Anm («annun- ciata e realizzata in diretta televisiva senza interloquire con le categorie, non è per niente rivoluzionaria») e così anche la scelta della data, il 9 novembre, cioè proprio a ridosso dell’ap- «Basta favole» Sabelli: basta slogan e favole sulle inefficienze dei magistrati puntamento parlamentare per la conversione in legge del decreto, non è casuale. Durissima la relazione, ieri, del presidente Rodolfo Sabelli, che, polemizzando a distanza con Renzi, ha detto basta «a inutili provocazioni, come il ritornello che l’Anm avrebbe protestato contro il tetto stipendiale massimo e avrebbe considerato la riduzione delle ferie alla stregua di un attentato alla democrazia». Solo «fa- 8 miliardi È la spesa annuale per la Giustizia in Italia. Di tale cifra, l’80 per cento viene impiegato per il pagamento degli stipendi vole», «slogan», «luoghi comuni» e «veri e propri falsi» sulla «nostra presunta inefficienza», «smentiti dai dati statistici». A questo proposito, Sabelli ha voluto sottolineare «la produttività della magistratura italiana ai livelli massimi in Europa, con oltre 2 milioni e 800 mila cause civili e oltre un milione e 200 mila procedimenti penali definiti in un solo anno». Il segretario generale di Anm, Maurizio Carbone, ha rincarato la dose: «Non sono in vacanza i magistrati, è la politica che è in vacanza da tempo perché non mette mano ai problemi veri, come abolire le leggi ad personam in materia di prescrizione e falso in bilancio». Mentre Sabelli ha auspicato modifiche all’emendamento del governo sulla legge per il rientro dei capitali e ha criticato il «semplice ritocco» della disciplina attuale della prescrizione contenuto nella riforma. A stretto giro di posta, comunque, è arrivata la replica del ministro della Giustizia, Andrea Orlando: «Il rimprovero di non aver riformato la prescrizione utilizzando il decreto non me l’aspettavo, perché credo che i primi a sapere che si tratti di una via impercorribile siano proprio i magistrati, che meglio di me conoscono l’ordinamento». «Onestamente — ha aggiunto Orlando — in alcuni casi si tratta di critiche non condivisibili e non condivise perché per esempio oggi gli avvocati hanno dato un giudizio molto diverso sul processo civile: valutazioni, quelle dell’Anm, che tralasciano il fatto che accanto al decreto c’è anche una delega che affronta complessivamente il riordino del processo». «Ad un ping pong di polemiche — questa la chiusura amara del Guardasigilli — preferisco fare e rispondere con i provvedimenti». Fabrizio Caccia © RIPRODUZIONE RISERVATA Le strategie Regionali e alleanze, trattative ad Arcore Della Valle: mai parlato con i delusi di FI Chi è ● Diego Della Valle, 60 anni, è presidente e amministratore delegato di Hogan e Tod’s ● A fine settembre, dopo una serie di critiche al premier Renzi, ha ipotizzato un suo impegno in politica: «Se serve sono disponibile a dare una mano, anche da domani» ROMA (p.d.c.) Una giornata ad Arcore, con il fedelissimo Giovanni Toti e una delegazione della Lega guidata da Giorgetti, per cercare di chiudere l’alleanza per le Regionali (si vota a novembre e in primavera). Silvio Berlusconi si concentra sui prossimi appuntamenti senza apparentemente dare peso al disagio nel suo partito. L’ultima indiscrezione è di ieri: secondo Il Giornale, almeno una ventina di parlamentari avrebbero avuto incontri con Diego Della Valle, che nelle settimane scorse non ha escluso l’entrata in politica. In FI c’è chi considera «ovvio» l’interesse per un possibile nuovo partito moderato, ma è stato lo stesso imprenditore a smentire l’incontro. E, a quanto sembra, anche a comunicarlo allo stesso Berlusconi, rassicurandolo che non c’è alcuna caccia in atto. Ma il Cavaliere non sembra preoccupato, neanche dell’attivismo di Raffaele Fitto, e lavora al patto con la Lega: per l’Emilia Romagna è a un passo, ma l’obiettivo principale è ricostruire una coalizione che parta «dai partiti di opposizione». Dalla Lega, che nelle intenzioni di Berlusconi dovrebbe essere la gamba dell’alleanza che, abbandonando la vocazione territoriale per quella nazionale, rappresenti la destra «lepenista», con FI a coprire l’area moderata. Poco spazio per l’Ncd: i rapporti restano tesi. Per Toti «se vogliono venire bene, ma senza troppe condizioni». Ribattono Lupi («O ci si allea dappertutto o da nessuna parte») e Quagliariello («Non chiederemo l’elemosina a nessuno»). © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 Il retroscena di Maria Teresa Meli POLITICA 13 Il peso degli elettori delle primarie Così Renzi cambierà pelle al partito Verso una struttura sempre più liquida. Anagrafe degli iscritti e partecipazione sul web ROMA «Partito liquido? Se fosse per me lo vorrei liquidissimo, funzionante solo via Internet». Correva l’anno del governo Letta e Matteo Renzi non era diventato ancora segretario del Pd quando ragionava così. Chissà se ora che è il leader di quella forza politica ripeterebbe queste parole. Certo è che il premier è convinto che non si possano più organizzare i partiti «come si faceva 50 o 60 anni fa» ed è per questo che ormai «non sono più rappresentativi». In un mondo dove «ci sono più connessioni Internet che esseri umani» ci vuole «un partito adatto al tempo in cui viviamo». Perciò, il 20 ottobre il segretario riunirà la direzione per «cominciare a discutere del problema della forma partito». Apparentemente, una concessione alla minoranza che aveva sollecitato una conferenza sull’argomento. A quella minoranza che, con Gianni Cuperlo, si esprime così, quasi per sottolineare come Renzi sia un corpo estraneo al Pd a egemonia Ds del tempo che fu: «È un fatto raro che ci sia un leader europeo che abbia raggiunto la guida del partito senza aver partecipato, negli anni precedenti, se non in termini molto episodici, agli organismi dirigenti di quel partito. La sua è stata una sorta di scalata dall’esterno. Del tutto legittima, però qualcosa di assolutamente originale e anomalo». Nessun cedimento alla minoranza, quindi. Piuttosto Renzi intende giocare in contropiede. Perciò ha deciso di convocare la segreteria due ore prima di quell’appuntamento e ha chiesto a Giorgio Tonini, uno dei «creatori» del Pd di veltroniana memoria, di preparare un intervento che farà da filo conduttore alla successiva riunione. Naturalmente, Renzi in segreteria presenterà anche la sua sorpresa. Dall’entourage 2010 2011 2012 2013 Alla Stazione Leopolda di Firenze il sindaco Renzi inaugura la prima convention Tra gli interventi nella tre giorni del «Big Bang», l’ex spin doctor di Renzi Giorgio Gori Lo scrittore Alessandro Baricco sul palco di «Viva l’Italia viva», terzo anno di Leopolda Il sindaco chiude la quarta edizione e lancia la sfida al governo: «Mai più larghe intese» del segretario-premier filtra ben poco. In realtà, però, il leader del Pd ha già qualcosa in testa. Il primo punto riguarda gli iscritti. Ossia i famosi tesserati sul cui numero si sono scatenate le polemiche di questi giorni. Il problema, per dirla con Tonini, «non è la quantità degli iscritti, ma la loro qualità». Già perché finora nelle campagne di tesseramento hanno avuto un certo peso anche i ras locali. Esattamente ciò che Renzi vuole evitare. Perciò si pensa a una anagrafe degli iscritti che certifichi che i tesserati siano veri e volontari. C’è quindi una seconda questione. Quella che, per dirla sempre con Tonini, riguarda l’ipotesi di «un progetto ad hoc» per coinvolgere gli elettori delle primarie: «Sono tre milioni e nessun partito ha mai avuto un simile database potenziale di partecipazione». Gli elettori vanno coinvolti in campagne specifiche, attraverso la piattaforma web. La Rete, secondo il premier, avrà una grande funzione nella «fase due» del Pd. Insomma, per il segretario «devono essere i democratici a dare la linea al web e non il contrario». Ma occorre coinvolgere anche gli italiani che votano Pd alle elezioni. Tanto più che, come rivela «Europa», il 20 per cento degli astenuti delle Europee oggi voterebbe Pd. Il terzo punto riguarda gli organismi dirigenti. È opinione di Tonini che «vadano ripensati» in modo radicale: al posto 22 i voti di fiducia chiesti finora dal governo Renzi, escluse le prime due votazioni sul programma dell’Assemblea nazionale l’esponente della segreteria immagina, sul modello del Labour party, una conferenza programmatica annuale, che «vota punto per punto su diversi temi che diventano impegnativi per i ministri». Infine, il problema del finanziamento: il pressing su Sposetti continuerà. Ma in direzione si parlerà anche di ciò che è successo al Senato. «È un caso che non può ripetersi», per Renzi. E non perché un partito sia una caserma, ma «perché abbiamo bisogno che il Pd agisca come una squadra». «Bisognerà quindi riflettere su come si sta insieme, sulle regole interne, sul rapporto tra partito e governo». Chissà quale sarà la reazione della minoranza, innervosita dopo che Renzi ha «scippato» a Bersani il «suo uomo» più importante, quel Vasco Errani che il segretario vuole portare assolutamente a Roma. 407 i parlamentari del Partito democratico: 298 gli eletti alla Camera e 109 gli eletti al Senato © RIPRODUZIONE RISERVATA La cabina di regia Errani verso l’ingresso al governo come sottosegretario all’Economia Chi è ● Vasco Errani, 59 anni, è stato governatore dell’EmiliaRomagna dal ‘99 fino allo scorso 8 luglio ● Esponente del Pd, si è dimesso da governatore dopo la condanna in Appello per falso ideologico nell’inchiesta sui fondi irregolari alla Coop del fratello Giovanni ROMA «A Roma, nel partito e nel governo, abbiamo bisogno di te...». Così l’altra sera a Medolla il capo del governo si è rivolto a Vasco Errani, l’ex presidente dell’Emilia-Romagna dimessosi a luglio in seguito alla condanna in appello: un anno per falso ideologico nella vicenda Terremerse. E ora si scopre che, dietro le parole di Matteo Renzi, starebbe maturando l’idea di un incarico nell’esecutivo. Il leader del Pd avrebbe in mente di chiamare al governo il già braccio destro di Pier Luigi Bersani, per affidargli il posto di sottosegretario all’Economia lasciato libero da Giovanni Legnini (eletto vicepresidente del Csm). A Errani, Renzi potrebbe assegnare la delega ai fondi Ue e quella sulla ricostruzione post terremoto in Emilia. La fiducia del premier nei confronti dell’ex potentissimo presidente della Conferenza delle Regioni è tale, che il premier lo vorrebbe nella nuova cabina di regia economica che risponde direttamente a lui e di cui fanno parte Yoram Gutgeld, Filippo Taddei e Tommaso Nannicini. Nello staff di Errani la notizia del possibile ingresso al governo ha destato una certa sorpresa, visto che da settimane i suoi lo vedono chino sulle carte bollate, intento a preparare il ricorso per la sua vicenda giudiziaria. L’ingresso a Palazzo Chigi, quindi, non è scontato. Resta il fatto che tra Renzi ed Errani sia scoppiata da tempo, racconta chi li conosce entrambi, un «strana alchimia». Una forte stima reciproca nata ai tempi in cui Bersani era segretario del Pd. © RIPRODUZIONE RISERVATA Since 1870 Blundstone has made the toughest, no nonsense footwear for work and play. Today the brand is known for its iconic elastic sided boots worldwide, and for the constant improvement in comfort, protection and performance. Despite growing to become one of the world’s most recognizable boot brands, the company remains Tasmanian, using the best resources available from all over the world. Our Tasmanian history, heritage and people have helped shape the way our boots have evolved. 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I residenti stranieri di Pechino seguono in diretta il tasso di PM 2,5 (le particelle ultrasottili che misurano meno di 2,5 micron) sull’account Twitter dell’ambasciata americana che ha un rilevatore in giardino e ha cominciato a diffondere i dati nell’aprile del 2008 e ad aprile di quest’anno li ha messi insieme tutti. Così sappiamo che nei 2.028 giorni catalogati solo 25 sono stati «buoni» secondo gli standard internazionali. Così il premier ha dichiarato guerra al fenomeno. Ma nel frattempo dev’esserci stato un armistizio, perché la situazione è peggiorata: questa settimana Pechino è di nuovo nell’incubo. Venerdì è stato dato l’allarme Arancione: stop alle attività sportive all’aperto per gli scolari, consiglio di indossare la maschera, lavarsi la faccia appena rientrati. Il PM 2,5 è salito a 496, venti volte superiore al «respirabile»: i dati sarebbero da allarme Rosso, ma le autorità per vergogna colpevole lo hanno evitato sempre finora. A novembre Pechino ospiterà il grande vertice Apec (l’Associazione AsiaPacifico). Una vetrina di potenza. E per rendere l’aria respirabile (o quasi) il governo ha annunciato che i dipendenti pubblici staranno a casa dal 7 al 12 novembre, quindi non dovrebbero usare l’auto, i cantieri saranno fermati dal 3 novembre. Insomma, una bella vacanza salutista. Comunque un’umiliazione ulteriore per il premier e compagni: per fare bella figura con gli ospiti internazionali non si lavorerà. Basta aspettare la magica settimana di novembre e nel frattempo respirare (poco) con la maschera. @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA Curdi accerchiati a Kobane. Un video: «Anche volontari italiani contro i jihadisti» I fronti ● Lo Stato islamico è un gruppo attivo in Siria e in Iraq, nato nel 2013 da Al Qaeda ● In estate l’Isis ha preso il controllo di un terzo dell’Iraq arrivando a 100 chilometri da Bagdad. Dall’8 agosto i raid Usa hanno colpito l’Isis ● Contro i jihadisti in Siria, è cruciale la battaglia di Kobane, città al confine turco DAL NOSTRO INVIATO SALINURFA (TURCHIA SUD-ORIENTALE) È allarme serio tra i co- mandi militari iracheni e i loro consiglieri americani. Dopo circa due mesi di stallo sul fronte meridionale, le brigate di guerriglieri dello Stato islamico sono tornate a puntare verso Bagdad. «Abbiamo chia- re indicazioni di un cambio di strategia da parte dei jihadisti in Iraq. Hanno fermato le avanzate sull’enclave curda nel nord e le zone sciite del centro-est. Sono tornati invece a puntare a sud, direttamente sulla capitale. Probabilmente non riusciranno a prenderla, ma possono rendere la vita impossibile per i suoi abitanti», hanno confida- to di recente gli esperti del Pentagono in briefing ufficiosi per i reporter americani. È la logica dello scontro aperto con l’intento di sfidare (e ridicolizzare) l’intensificarsi dei raid aerei condotti dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Sul campo la violenza impera. A Bagdad gli attentati sono Lutto Una donna sulla tomba del figlio, che combatteva con le milizie curde a Kobane (Getty) quotidiani. Ieri tre autobombe hanno causato una cinquantina di morti e oltre 120 feriti. Da quasi un mese gli scontri investono l’intera provincia sunnita di Al Anbar. È minacciata da vicino la grande diga di Haditha, che garantisce le risorse idriche della capitale, 260 chilometri più a est. Nella città di Ramadi, a 110 chilometri da Bagdad, si combatte nelle strade. Qui i jihadisti hanno già assassinato decine di leader tribali che durante la guerra civile sciito-sunnita del 2006-2008 guidavano i cosiddetti «Consigli del Risveglio», mirati a organizzare i sunniti moderati contro i qaedisti. La zona urbana di Falluja, a meno di un’ora d’auto dall’aeroporto internazionale, è invece controllata interamente dallo Stato islamico. Il punto di confine sull’autostrada tra Provincia sunnita Gli scontri investono la provincia di Al Anbar È minacciata anche la grande diga di Haditha Bagdad e Amman è tenuto dalle tribù locali, che però hanno stretto un patto di cooperazione con gli estremisti: loro lasciano transitare il traffico e soprattutto i camion, i quali vengono fermati 20 chilometri più a est dalle milizie jihadiste, che impongono dazi del valore compreso tra i 100 e 300 dollari. I combattimenti sono tornati a sfiorare Abu Ghraib, dove si erano già allungati a metà giugno, una trentina di chilometri da Bagdad. Non stupisce che alcuni leader sunniti abbiano chiesto l’intervento delle truppe Usa. «Al Anbar potrebbe cadere entro dieci giorni», ha detto venerdì Faleh al-Issawi, vicepresidente del Consiglio Regionale di Al Anbar. Si continua a sparare intanto nella cittadina siriana di Kobane. Qui i curdi assediati dai jihadisti ieri sono stati nuovamente aiutati da numerosi raid americani. Un video di propaganda curdo pare indicare la presenza di volontari italiani tra i suoi ranghi combattenti. Non è chiaro però se questi siano ancora a Kobane. Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 Il caso di Ernesto Galli della Loggia ESTERI 15 La terza via di Rabat Una società araba povera e tradizionale che ha scelto la modernizzazione La sfida dello sviluppo, sospinto dalle rimesse di tre milioni di emigrati in Europa Tradizioni Un addetto sistema i tappeti per accogliere il segretario di Stato americano John Kerry, atteso per un incontro con il re del Marocco Mohammed VI al Palazzo reale di Casablanca. Il sovrano di Rabat, 51 anni, siede sul trono dal 1999 (Reuters/ Jacquelyn Martin) C ome può una società povera e tradizionale del mondo islamico compiere un tragitto verso la modernizzazione e la partecipazione politica senza cadere in uno dei due opposti pericoli classicamente in agguato su questa strada: la dittatura militare da un lato (tipo Egitto e Algeria) o il plebiscitarismo islamo-populista (tipo Iran) dall’altro? In Marocco si toccano con mano i fattori che rendono possibile una simile impresa (impresa che visto il panorama generale ha quasi del miracoloso), anche se al tempo stesso ci si rende conto di come questi fattori siano spesso irriproducibili, dipendendo soprattutto dalla storia. La storia del Marocco ne ha messi in campo almeno due di questi fattori, entrambi rivelatisi decisivi: innanzitutto la circostanza che il Paese — tra l’altro il solo del mondo arabo a essersi sottratto al dominio ottomano — gode da oltre tre secoli dell’ininterrotta presenza di un’effettiva statualità sotto una medesima dinastia, capace a suo tempo di rivendicare l’indipendenza nazionale anche contro il colonialismo francese. In secondo luogo il fatto che da tempo il re, in quanto insignito del titolo di «Signore dei credenti» si considera non solo il capo religioso dei suoi sudditi islamici, ma anche il protettore dei sudditi che si riconoscono nelle altre due grandi fedi monoteiste. Ciò che non solo permette l’esistenza di una tolleranza religiosa a favore di cristiani ed ebrei (la comunità ebraica in Marocco è antichissima con molti discendenti degli Il ruolo La monarchia si pone come istanza di garanzia, mediazione e moderazione ebrei scacciati dalla Spagna nel 1492) — oggi, a differenza di ogni altro Paese della regione, garantita anche dalla nuova Costituzione del 2011 — ma che, cosa forse ancora più importante, costituisce la premessa perché il sovrano (e cioè lo Stato) eserciti una forte funzione di guida e di controllo sull’intera sfera religiosa islamica e in particolare sul clero. In questo antico Stato, governato da una specie di «giuseppinismo» arabo, il fondamentalismo, insomma, trova un muro difficilmente valicabile. Protetta su questo versante decisivo, e legittimata nazionalmente dalla sua storia, la mon a r c h i a , c o n l ’a t t u a l e r e Mohammed VI di orientamento decisamente liberaleggiante, mira a svolgere un suo forte ruolo nel processo di democratizzazione, cercando di porsi intelligentemente come istanza di garanzia, di mediazione e di moderazione. Da questo punto di vista il Marocco si presenta come un caso da manuale circa la funzione che può avere un «potere neutro» in una situazione di elevata potenzialità conflittuale, qual è certamente quella di un Paese impegnato in L’eccezione Marocco Un re «protettore» di tutte le fedi, un governo islamico moderato e la fiducia in un futuro «africano» Così il Paese è diventato un modello di stabilità e (timido) pluralismo dove il fanatismo non sfonda Tangeri Popolazione 33,2 milioni Rabat (stime 2014) Casablanca Pil pro capite 3.160 dollari (dati Fmi, 2013) MAROCCO Marrakech ALGERIA Agadir SENEGAL km 200 AFRICA d’Arco una transizione complessa. Nel quale oggi si assiste, per l’appunto, al rodaggio appena timidamente iniziato di un sistema costituzionale pluralistico e pluripartitico, e contemporaneamente — sullo sfondo di una notevole crescita economica e di un’altrettanto forte emigrazione in Europa — a un’impetuosa trasformazione culturale e sociale (nascita di una nuova borghesia, diffusione dell’istruzione anche femminile, crollo del tasso di fertilità, urbanesimo, abbandono dei valori tradizionali, ecc...). Nonostante la presenza di un governo a base parlamentare regolarmente eletto (dominato da una lista ispirata a un islamismo moderato), il potere appare tuttora saldamente nelle mani del monarca, non per nulla fatto puntualmente oggetto su quasi tutta la stampa di altisonanti formule di omaggio. Che a orecchie occidentali possono certo dare un suono alquanto stridulo, ma che qui servono soprattutto a ribadire il ruolo che il re esercita, avendo cura di apparire peraltro quanto più possibile super partes. Un ruolo protetto sì da una capillare vigilanza poliziesca (lungo le strade nazionali vi è un posto di blocco in pratica ogni decina di chilometri) e intinto certamente di una buona dose di paternalismo, anche se di un paternalismo esplicitamente illuminato, dal tono quasi progressista, volto in ogni modo a promuovere la crescita del Paese. 3 secoli la durata del regno degli alawidi, sorto nella seconda metà del XVII secolo ❞ Si veda per esempio la fondazione di una modernissima università residenziale come quella di Al Akhawayn, o quella di un Istituto di studi strategici, a Rabat, impegnato a esplorare in maniera indipendente gli scenari futuri del Paese e a farne oggetto di periodiche discussioni allargate ai rappresentanti di tutti i partiti. La scommessa principale è, come si capisce, quella dello sviluppo economico. Ma anche qui, sospinto dalle rimesse dei suoi oltre tre milio- ni di emigranti in Europa (di cui oltre mezzo milione in Italia) e dalle entrate apportate dalla decina di milioni di turisti che arrivano ogni anno, il Marocco sembra poter guardare con un certo ottimismo al suo futuro, avendo fatto segnare dall’inizio del Duemila una crescita del Pil tra il 3,5 e il 6 per cento annuo. Chi visita oggi il Paese si trova di fronte a un fervore d’iniziative, a una voglia diffusa di migliorare, a scenari di grandi lavori in corso (come quelli per il gigante- Mohammed VI Non voglio un Marocco a due velocità, con i ricchi che beneficiano della forte crescita economica e i poveri lasciati nella miseria Il regno ● Il Marocco, in arabo Maghreb da gharb, (ovest), colonizzato in antichità da vari popoli tra cui romani e fenici, fu conquistato dagli arabi nel 683. Seguirono varie dinastie di regnanti fino a quella alawida (nel 1660) tuttora al potere. Protettorato francese nel 1912 (con Tangeri città internazionale), divenne indipendente nel 1956. È una monarchia costituzionale sco nuovo porto commerciale alle porte di Tangeri), che ricordano un po’ l’Italia degli anni 50-60. Il che non toglie che si tratti tuttora di un Paese alle prese con gravi problemi di disoccupazione, con circa un quarto della popolazione in condizioni di povertà, con un’agricoltura troppo spesso in balia degli eventi meteorologici e gravata da troppi addetti, con un livello di importazioni che è quasi il doppio di quello delle esportazioni. Per il suo futuro esso guarda sì all’Europa (anche all’Italia, Lavori in corso Chi visita oggi il Paese trova un fervore che ricorda un po’ l’Italia degli anni 50-60 oggi tuttavia decisivamente latitante), ma soprattutto all’Africa, pur dovendosi guardare attentamente dalle ondate migratorie provenienti da Sud, nelle quali può nascondersi di tutto, a cominciare dalle cellule del terrorismo fondamentalista, mentre sempre a Sud, nel Sahara occidentale ex spagnolo (la cui annessione da parte del Marocco non è mai stata riconosciuta da alcuno Stato) è sempre più o meno latente la rivolta del Fronte polisario, appoggiata dall’Algeria, con la quale i rapporti diplomatici sono interrotti da decenni, anche se negli ultimi tempi non mancano segnali di riconciliazione. Proprio alla riscoperta di una vocazione africana — a lungo messa un po’ da parte dalla non partecipazione all’Unione Africana a causa della questione del Sahara — parallela però al mantenimento di una posizione sostanzialmente filo-occidentale nel quadro di uno sviluppo interno in senso costituzionale, proprio a questo peculiare equilibrio, il Marocco sembra affidare oggi il suo futuro, singolarmente diverso da quello di tutti gli altri Paesi della regione. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 ESTERI Il miracolo di Morales III Il socialismo (virtuoso) vive e trionfa in Bolivia Il discepolo di Chávez otterrà oggi il suo terzo mandato Venezuela La variazione del Pil (%) 1,3 6,8 5 5,2 ● Evo Morales, 54 anni, è presidente della Bolivia dal 2006. Primo capo di Stato di origine india. In precedenza era stato il leader del movimento sindacale dei cocalero RIO DE JANEIRO Quando il boliviano Evo Morales apparve sulla scena latinoamericana una decina di anni fa, l’ennesimo leader popolare a promettere una revolución venne accolto da ironia e scetticismo. Indio aymara, un mantello colorato al posto della giacca, difendeva la coca, si appellava agli spiriti degli Incas e parlava di socialismo. Sarebbe stato un disastro, se non il fondatore di un «narcostato», riferivano i diplomatici Usa a Washington. A nove anni dalla sua prima vittoria, Morales verrà oggi confermato per la terza volta alla presidenza della Bolivia e l’unico dubbio è se riuscirà a superare il 64% dei consensi del 2009. Il suo avversario più prossimo è staccato di 40 punti nei sondag- 15 anni, il periodo di presidenza di Morales se verrà rieletto fino al 2020 gi: chance zero, insomma. Se è socialismo il suo, è l’unico che funziona al mondo. Per ora. Il sarcasmo degli esordi è costretto ad adeguarsi ai numeri. Il modello Evo ha garantito alla Bolivia una crescita economica media del 6% all’anno e una drastica riduzione di un terzo della povertà. I programmi sociali funzionano e — caso più unico che raro — anche le nazionalizzazioni dei settori chiave dell’economia, i cui proventi finanziano donne, studenti e poveri. Inflazione e disoccupazione sono basse e il reddito medio è più che raddoppiato. Per gli economisti non c’è nessuna magia: Morales ha approfittato del boom delle materie prime che la Bolivia esporta (gas, petrolio, soia), tenendo in Brasile 6,5 6,9 Argentina Venezuela 1,4 0,3 Argentina 2,9 3,3 Bolivia -1 Brasile Cile 2 -3 2,5 Bolivia 4,2 2015* *previsioni -1,7 -1,5 Soglia di povertà estrema 15,3 Brasile Inflazione Biografia 2014* 2013 Sotto la lente 17 Bolivia 22 63,4 20 Argentina 11 Venezuela 11 d’Arco ordine i conti pubblici. Mai una spesa oltre budget, controllo ferreo su moneta e salari, a costo di scontri anche pesanti con il mondo che lo ha partorito come leader, quello sindacale. Lo riconosce anche il Fmi. La Bolivia è un Paese virtuoso. Quanto alla coca — la cui coltivazione per usi legali e tradizionali Morales ha difeso e realizzato — il bilancio è controverso. Non c ’è stato alcun boom delle produzioni illecite, il governo tiene sotto controllo i campi, ma la Bolivia resta suo malgrado un Paese esportatore di pasta base per produrre cocaina. Discepolo di Hugo Chávez, mai rinnegato, Morales ha mantenuto intatta la retorica anti-Usa e l’imperialismo dei Paesi ricchi torna spesso nei suoi discorsi. Ma ha avuto l’accortezza di non seguire le ricette economiche populiste che hanno devastato il Venezuela (come stanno facendo con successo Ecuador e Nicaragua, altri due Paesi dell’ex asse chavista). Gli viene però imputato lo stesso ardore autoritario nell’occupazione dello Stato. Per l’opposizione il sistema giudiziario non è indipendente, i media sono sotto controllo ed esisterebbero un centinaio di prigionieri politici. Il governo nega tutto. L’altro successo di Morales è aver disinnescato la forte opposizione nelle province ricche dell’est, attorno a Santa Cruz, che anni fa furono a un passo dal chiedere la secessione. C’è riuscito con politiche pro business, soprattutto in agricoltura, ed è stato aiutato dal boom delle materie prime di quella regione. Con la riconferma di oggi, Morales governerà la Bolivia fino al 2020, 15 anni filati di potere. Al Congresso giace una proposta per rendere illimitata la rielezione, ma per passare il partito di governo deve raggiungere oggi i due terzi dei seggi. Frantumata e debole, l’opposizione grida al «golpe costituzionale». Il populismo intelligente di Morales, che gli ha conquistato tanto appoggio anche nella classe media urbana, è davanti ad un’altra prova. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVISTA VARGAS LLOSA Parla lo scrittore peruviano, Premio Nobel e uno dei grandi intellettuali sudamericani «Basta pessimismo, la democrazia non è stanca Sono i totalitarismi a retrocedere ovunque» Il profilo Mario Vargas Llosa, maestro di Letteratura, è stato insignito del premio Nobel nel 2010 Nel 1990 è stato il candidato del centrodestra alle elezioni presidenziali contro Alberto Fujimori Nel 1993 ha ottenuto anche la cittadinanza spagnola ❞ di Danilo Taino Mario Vargas Llosa, peruviano, maestro di Letteratura, Premio Nobel nel 2010, fa vacillare il pessimismo che stringe alla gola noi europei. Forse perché visto dai Paesi emergenti il mondo angoscia meno, forse perché la lucidità di convinzioni gli fa da bussola. In questi giorni, è in Italia per partecipare, domani, al decimo compleanno dell’istituto liberale Bruno Leoni. Per inquadrare la sua idea del mondo, in questa intervista dice subito di non condividere l’idea — sostenuta per esempio da Francis Fukuyama — che la democrazia sia in affanno e che modelli autoritari come quello cinese possano essere attraenti perché efficienti. «È una visione molto pessimista. La democrazia ha problemi seri ma ho l’impressione che sia il totalitarismo a retrocedere». Cita Hong Kong come dimostrazione del fatto che «lo sviluppo economico in ultima istanza è incompatibile con il totalitarismo, l’apertura economica prima o poi esige un’apertura politica». La nuova classe media cinese costringerà Pechino alla riforma democratica. E nel resto del mondo la situazione non è diversa: il totalitarismo non avanza. La Russia di Putin non ha niente da offrire. In America Latina «il clima non è più a favore della dittatura»: in Centro America per la prima volta non si hanno guerre civili; in Colombia, Perù, Messico la democrazia si consolida, anche altrove non è in pericolo. «E il Brasile — sostiene — ha la possibilità, nelle elezioni in corso, di rinnovarsi rispetto alla corruzione dei governi di Dilma Rousseff e Lula. È interessante il caso di Marina Silva (sfidante per la presidenza, sconfitta al Guardate Hong Kong: l’apertura economica esige un’apertura politica ❞ Il problema dell’Europa sono le élite corrotte: l’avidità ha distrutto i freni morali primo turno, ndr), partita dall’estrema sinistra, come ecologista, e arrivata a riconoscere che per lo sviluppo sono necessari l’impresa, il libero mercato, l’apertura. C’è una sinistra che sta scoprendo l’importanza di questi valori, che in America Latina oggi hanno un consenso mai avuto prima. Se Marina Silva lo appoggerà seriamente, credo che Aécio Neves possa diventare presidente. Sarebbe molto positivo: in genere si pensa che il grande statista in Brasile sia stato Lula; in realtà il vero statista fu Henrique Cardoso che riformò, aprì, fece crescere l’economia che ora con Dilma si è fermata». Solo nei Paesi congelati nel passato la situazione è pessima. «Cuba è triste, è un Paese nel limbo: l’unico sogno cubano è la fuga negli Stati Uniti. E il Venezuela è in teoria ricchissimo ma ha l’inflazione più alta del mondo, l’economia non può essere peggiore e la repressione è dura: l’opposizione, però, cresce». Non che la democrazia non abbia problemi. «Il primo è la corruzione, che ad esempio in Europa è molto serio». E provoca reazioni: nazionalismo, razzismo, «non massicci ma preoccupanti». È che in Occidente, dice lo scrittore-politico, «assistiamo a una sparizione dei valori perché le élite sono spesso corrotte. Per esempio l’impresa era una forza anche morale nel passato: oggi l’avidità è riuscita a distruggere i freni morali che garantivano il funzionamento democratico». Insomma, le libertà sono di fronte a sfide se- Scrittore Mario Vargas Llosa, 78 anni, peruviano, è critico dell’Europa, in cui ha vissuto diversi anni: «È malata di “ombligismo”, l’abitudine a guardarsi l’ombelico» (Epa) rie, loro proprie; ma di fronte all’autoritarismo non stanno arretrando. Nella lettura di Vargas Llosa, l’Occidente non ha appoggiato a sufficienza i movimenti sinceramente democratici delle Primavere Arabe, Obama ha sbagliato a ritirarsi troppo presto dall’Iraq e a non sostenere sin dall’inizio le forze democratiche che puntavano alla caduta di Assad in Siria. «Ora, il fondamentalismo islamico è un pericolo per la cultura libera, per i valori dell’Occidente» e il Califfato sembra folcloristico ma non lo è. «Ci ha dichiarato una guerra: o la vinciamo o la perdiamo». Certo, non sarà facile: in Europa, i cittadini, i governi, gli intellettuali hanno perso idealismo, ha preso piede un pessimismo apatico che non riesce a difendere i valori liberali: il Premio Nobel ha coniato un neologismo per definire la malattia europea, ombligismo, dallo spagnolo ombligo, «l’abitudine a guardarsi l’ombelico». Ma potrebbe essere proprio la guerra contro il Califfato «a fare aprire gli occhi di Europa e Occidente su ciò che è minacciato, sui valori etici di libertà, di solidarietà, di rispetto delle donne che possiamo perdere: abbiamo battuto il comunismo, ora dobbiamo affrontare il fanatismo religioso». Da una parte anche sopprimendo i terroristi. Dall’altra aiutando l’islam a sperimentare un processo di laicizzazione: «tutte le religioni nascono totalitarie; ma il cristianesimo si è laicizzato, l’islam no». A proposito di religione, secondo Vargas Llosa, papa Francesco è una forza progressista che ha una grande ripercussione anche geopolitica. È però frenato dalla struttura conservatrice della Chiesa, dalla Curia romana che ne trattiene la volontà riformatrice. «Nella Chiesa ci sono persone meravigliose — dice — ma anche trogloditi, uomini delle caverne; speriamo che riesca a superarli». E — aggiunge l’impulso liberale dello scrittore che non ama il pauperismo — «consiglierei al Papa di non parlare di economia: ci sono gli specialisti, perché occuparsene?». Il messaggio forte che l’intellettuale peruviano vuole lasciare agli europei è che «il disarmo morale che vivono, il cinismo, l’idea che tutto sia corrotto e vada male fa perdere quel dinamismo che in passato è stato il grande fattore di cambiamento e di riforma. È un problema profondamente culturale, di spirito critico». @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 19 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 20 Cronache Termometri in aeroporto contro Ebola Partiti i controlli agli arrivi negli scali di New York. Migliora la paziente zero spagnola I test ● Per le verifiche in areoporto vengono usate «pistole» a infrarossi (sopra) che misurano la temperatura corporea senza toccare il corpo In questo modo vengono diminuite le possibilità di un eventuale contagio (Ap) Ebola come l’Aids? Dal punto di vista mediatico sicuramente, dal punto di vista delle modalità di contagio quasi. Anche se il virus del pipistrello o uccide o se ne va, senza permanere nell’organismo. Almeno fino a quanto è stato visto finora. Più lo si conosce, più si mette a fuoco come combatterlo. Gli esperti si scambiano febbrilmente informazioni. Ultima conoscenza: Ebola sarebbe contagioso anche prima che si manifesti con i sintomi, avvertono gli specialisti dei Centro di riferimento europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), sede a Stoccolma. Quindi vietate le donazioni di sangue, organi, tessuti e cellule se i donatori possono essere portatori del virus anche prima dei sintomi. Prima quindi dei canonici 21 giorni di incubazione. Stop a tutto quanto donato da persone che sono state nei Paesi a rischio negli ultimi 60 giorni. Aeroporti sempre più in allerta rosso. Come all’epoca di aviaria, Sars, nuova influenza, scatta il controllo della temperatura. Agli arrivi prima di passare i controlli. Questo almeno negli Stati Uniti, dove sono utilizzate «pistole» a infrarossi in grado di accertare la temperatura corporea e vengono analizzati eventuali sintomi che potrebbero indicare il contagio. Se un passeggero dovesse COMUNE DI ROMANO DI LOMBARDIA (Provincia di Bergamo) AVVISO AVVENUTA AGGIUDICAZIONE (CIG: 586019653E) Ai sensi del D.L.vo 163/2006 e ss.mm.ii., si rende noto che il 20 Agosto 2014 è stata esperita la procedura negoziata per l’affidamento dei lavori costruzione della mensa presso le scuole primarie “Mottini” e secondarie di 1° grado “Fermi” in Via G. Da Romano con affidamento secondo il criterio di cui all’art. 82, comma 2) lettera b) del D. Lgs. 163/2006 e ss.mm.ii.. Alla gara hanno partecipato le seguenti imprese: A.T.I.: Impresa Edile A. Beretta S.p.a. di Milano - ICRI S.r.l. di Milano - CETI S.r.l. di Milano; A.T.I.: Bassani & Lorenzi S.n.c. di Calcinate (BG) - Ghidotti Impianti Tecnologici S.r.l. di Brignano Gera D’Adda (BG); A.T.I.: Impresa Edile Baggio Geom. Giovanni S.r.l. di Romano di Lombardia (BG) - Cantù S.r.l. di Bergamo; CA.BE.FO. S.r.l. di Covo (BG); A.T.I.: Poledil S.r.l. di Trescore Balneario (BG) - Gabriele Belotti S.r.l. di Treviolo (BG); Edilfiordaliso S.r.l. di Brescia; CARBA S.r.l. di Fontanella (BG). Aggiudicataria dei lavori e risultata l’A.T.I.: Bassani & Lorenzi S.n.c. di Calcinate (BG) - Ghidotti Impianti Tecnologici S.r.l. di Brignano Gera D’Adda (BG). Il presente avviso è disponibile sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, all’Albo on line del Comune, sul sito www.comune.romano.bg.it, sul sito del Ministero delle Infrastrutture www.serviziocontrattipubblici.it e sul sito dell’Osservatorio LL.PP., e per estratto su un quotidiano a carattere nazionale e su un quotidiano a carattere locale. Romano di Lombardia 02.10.2014. IL RESPONSABILE SERVIZIO TECNICO (Geom. Mario Quieti) Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano 8399 I casi di Ebola registrati dall’Organizzazione mondiale della sanità all’8 ottobre in sette Paesi: Liberia, Sierra Leone, Guinea, Nigeria, Spagna Senegal e Usa. I morti sono passati a tredici al giorno dai quattro di agosto avere la febbre, le autorità sanitarie americane potrebbero trasferirlo in ospedale per ulteriori esami o metterlo in quarantena, secondo quanto previsto dalla legge federale. Per chi dovesse opporsi, la normativa prevede anche il carcere. Tuttavia, secondo gli esperti, le misure adottate non basterebbero. Lawrence Gostin, docente di Diritto sanitario internazionale alla Georgetown Law School, dice al Corriere della Quarantena Uno dei 17 in isolamento a Madrid per aver avuto contatti con l’infermiera contagiata mostra un cartello con la sua temperatura(Afp) TRIBUNALE CIVILE DI BOLOGNA Sezione Fallimentare il giorno 21 novembre 2014 ad ore 10,00 per il lotto n. 1 ad ore 10,10 per il lotto n. 2 ad ore 10,20 per il lotto n. 3 e ad ore 10,30 per il lotto n. 4 presso aula “Tassinari” Municipio di Bologna - Piazza Maggiore VENDITA SENZA INCANTO DI BENI IMMOBILI DI PERTINENZA DEL CONC. PREVENTIVO PLANET TRUCK S.R.L. N. 8/11 G.D. Dott. ssa Anna Maria Rossi Comm. Liquidatore: dott. ssa Silvia Parma Si procede alla vendita di beni immobili appartenenti all’Azienda in epigrafe, 1) La vendita comprende tutti i beni immobili nella consistenza indicata nella relazione peritale contenuta nel fascicolo del fallimento CONDIZIONI DI VENDITA Per il lotto N. 1 il prezzo base d’asta è di € 1.400.000,00 composto da appezzamento di terreno edificabile sito in comune di Faenza (RA) via Cassanigo, mq. 24.924,00 circa; Per il lotto N. 2 il prezzo base d’asta è di € 1.200.000,00 composto da piena proprietà di terreno edificabile sito in comune di Faenza (RA) via Cassanigo, mq. 19.263 circa; Per il lotto N. 3 il prezzo base d’asta è di € 105.000,00 composto da Piena proprietà di appezzamento di terreno edificabile sito in comune di Ferrara, frazione San Martino, loc. Buttifredo, via Bologna, mq. 2.500 circa;s Per il lotto N. 4 il prezzo base d’asta è di € 175.000,00 composto da piena proprietà di appezzamento di terreno edificabile sito in comune di Ferrara, frazione San Martino, loc. Buttifredo, via Bologna, mq. 4.500 circa; Le offerte in aumento non potranno essere inferiori ad Euro Euro 2.000,00 per i beni valutati oltre i 50.000,00 e fino a 300.000,00 Euro 5.000,00 per i beni valutati oltre i 300.000,00 e fino a 650.000,00 Euro 10.000,00 per tutti i beni valutati oltre i 650.000,00. Modalità di pagamento Termine massimo di pagamento è 120 giorni dall’aggiudicazione. Ogni offerente, tranne il fallito e tutti i soggetti per legge non ammessi alla vendita, dovrà depositare entro le ore 12 dell’ultimo giorno non festivo precedente quello delle vendite, presso l’Ufficio Unico Vendite presso il Tribunale di Bologna, Via Farini n. 1, unitamente all’istanza in bollo di partecipazione all’asta, la ricevuta di effettuato pagamento sul Conto Corrente bancario presso la Banca di Imola, filiale di Castenaso - (Bo) via Tosarelli Iban: IT57K 0508036760CC0070626963; Per maggiori informazioni relative alle modalità di partecipazione alle vendite rivolgersi al commissario liquidatore dott. ssa Silvia Parma con studio in Castenaso (Bo) Via P.C.S. Nasica n. 69 Tel. 051/786884, o presso L’Ufficio Unico Vendite, sito presso il Tribunale di Bologna, Via Farini n. 1. L’asta verrà tenuta presso aula “Tassinari” Municipio di Bologna - Piazza Maggiore, 6 e vi parteciperanno tutti gli offerenti che si sono manifestati interessati all’acquisto dei beni. Avviso di vendita e verbale di inventario su www.astegiudiziarie.it. Tel. 02 2584 6665 Fax 02 2588 6114 Via Campania, 59 - 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli UNIONE EUROPEA Repubblica Italiana ASSESSORADU DE SOS ENTES LOCALES, FINÀNTZIAS E URBANÌSTICA ASSESSORATO DEGLI ENTI LOCALI, FINANZE E URBANISTICA DIREZIONE GENERALE ENTI LOCALI E FINANZE SERVIZIO PROVVEDITORATO Direzione generale enti locali e finanze ESTRATTO BANDO DI GARA Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 Si rende noto che, sulla GUUE 2014/S 188-332155 del 1/10/2014, è stato pubblicato il bando di gara relativo alla “Procedura aperta per la fornitura di prodotti hardware, software e servizi finalizzati alla realizzazione del progetto sistema informativo della centrale di committenza regionale Intervento SI-CC - CIG 59373307B5 - CUP E29J14000350008. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Termine per il ricevimento delle offerte: 11/11/2014 ore 13:00. Richiesta chiarimenti entro 31/10/2014. Le modalità di partecipazione, punti di contatto e altre informazioni sono riportate nel disciplinare di gara e suoi allegati, scaricabili integralmente dal sito istituzionale www.regione.sardegna.it, sezione “Servizi alle imprese - Bandi e gare d'appalto”. 2007 - 2013 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Il Direttore Dott.ssa Cinzia Lilliu Sera: «Basta prendere un’aspirina in aereo per abbassare la febbre e risultare così negativi al test. I passeggeri inoltre possono mentire nelle risposte al questionario». E i controlli effettuati all’imbarco nei Paesi africani colpiti dall’epidemia? Thomas Eric Duncan, il liberiano morto a Dallas, riuscì ad arrivare negli Stati Uniti da Monrovia poiché non mostrava alcun sintomo e aveva mentito nel questionario: aveva scritto di non essere stato in contatto con persone infette, in realtà era stato vicino a una donna incinta morta in seguito di Ebola. In Spagna, Teresa Romero, l’infermiera che ha contratto il virus, migliora. Ma la psicosi non si spegne. A parte sangue e organi, i centri federali di riferimento per il controllo delle malattie degli Stati Uniti aggiornano le informazioni: il virus può essere trasmesso da aghi e siringhe contaminati e da animali malati; non si trasmette da aria, acqua o cibo; c’è un rischio sessuale dopo la guarigione: tracce di Ebola sono riscontrate nel liquido seminale di ex malati sino a tre mesi dopo. Quindi? Astensione dai rapporti sessuali per almeno 3 mesi una volta guariti. I morti ad oggi? Oltre 4.100, circa 9.000 i contagiati. Mario Pappagallo @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA Su «Report» Radar, scatola nera, equipaggio Le falle nella sicurezza Concordia La puntata di Report sulla storia della Costa Concordia che Rai3 manda in onda questa sera suscita dubbi profondi e interrogativi inquietanti. Che non riguardano soltanto come e perché la sera di quel venerdì 13 gennaio 2012 la nave capitanata da Francesco Schettino sia finita sugli scogli dell’Isola del Giglio. Ma soprattutto gli affari e i grandi interessi che su muovono intorno al mondo delle navi da crociera. Racconta Giovanna Boursier nel suo lungo servizio che «dall’inchiesta che la Capitaneria di Livorno fa subito dopo il naufragio salta fuori che nonostante la lingua di bordo fosse l’italiano, gran parte dell’equipaggio era straniero e non lo parlava e alcuni non parlavano neanche l’inglese». Un problema mica da ridere, quello della lingua: ma forse nemmeno il più grave quando si hanno quattromila persone a bordo. Nel momento in cui la Costa Concordia va a sbattere contro gli scogli c’è alla manovra, appunto, un timoniere indonesiano. «Dagli atti — spiega l’inchiesta di Report — risulta che Schettino era a cena, arriva in plancia di comando 10 minuti prima dell’impatto e assume il comando 6 minuti prima, a manovra già in corso. Quando vede la schiuma, cerca di aggirare gli scogli: prima dice “tutto a destra”, poi per non sbattere con la poppa dice “a sinistra”, ma il timoniere avrebbe fatto il contrario». Interrogato dopo la tragedia, il timoniere che si chiama Rusli Bin mette a verbale che era al timone da 20 giorni: in precedenza svolgeva mansioni di pulizia e verniciatura. «Al processo non si presenta e patteggia. Secondo i giornali — aggiunge la giornalista — risulta scomparso». Domanda a Schettino: «Un comandante sale a bordo e magari solo in alto mare si accorge che il timoniere non parla la lingua. È così?». La risposta dell’ex comandante, «Che cosa vuole che le dica», fa cadere le braccia. Ancora di più quando si scopre che il medesimo Schettino, dieci giorni prima di Il timoniere Rusli Bin, il timoniere che al momento dell’impatto non avrebbe capito le istruzioni del comandante, era al timone da 20 giorni: prima svolgeva mansioni di pulizia e verniciatura L’equipaggio Dieci giorni prima di partire per la crociera il comandante Francesco Schettino (sopra) aveva scritto in un rapporto interno per la Costa di nutrire «seri dubbi sul reale livello di competenza» dell’equipaggio partire scrive a Costa in un rapporto interno di nutrire «seri dubbi sul reale livello di competenza» dell’equipaggio e che già un paio d’anni prima, in un rapporto su un’altra nave finita troppo vicino alla riva, aveva sostenuto la necessità di rivedere la preparazione degli ufficiali di bordo. Inevitabile chiedersi se questi aspetti davvero poco tranquillizzanti emersi nella vicenda Costa Concordia siano riconducibili a casi isolati o non piuttosto a una pratica generale nell’universo delle crociere sempre più low cost. Giovanna Boursier ricorda pure che «dal processo in corso a Grosseto vien fuori che la Concordia inizia il viaggio con la scatola nera e un radar che non funzionano bene. Dopo l’impatto alcune porte stagne non tengono e non isolano l’acqua che entra dalla falla» Per non parlare del generatore d’emergenza in tilt. Commenta Milena Gabanelli: «Oggi l’unico imputato per i 32 morti è Schettino, il procuratore ha dichiarato che chiederà una condanna a 20 anni. Questo è un fatto. Se poi l’equipaggio non è addestrato non doveva assumere il comando. Ma tutto questo, che non è oggetto del processo, come non lo è il generatore d’emergenza saltato, le porte stagne che non tengono, è questione che non sparisce con la condanna di Schettino: riguarda la governabilità e sicurezza delle città galleggianti e va affrontata». Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 CRONACHE 21 # Le carte «Passò l’infermiera e la donna morì» Le parole che accusano Daniela Una collega: «Sentivo che quell’uomo poteva essere il prescelto. E così fu» L’inchiesta interna La relazione riservata dell’Azienda Usl sulle coincidenze tra turni e decessi sioni. Ci chiedevamo come queste morti potessero essere così frequenti, senza che nessuno facesse nulla. Eravamo sconcertate». Daniela Poggiali è la bionda e sorridente infermiera di Faenza arrestata venerdì scorso con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato nei confronti di Rosa Calderoni, l’anziana paziente morta una settimana dopo Faustino Taglioni. Per la Procura di Ravenna fu uccisa da un’iniezione di cloruro di potassio. Il signor Faustino era invece un parente del responsabile della Direzione infermieristica, il dottor Mauro Taglioni, con il quale Poggiali aveva un rapporto non proprio idilliaco: «Fra loro non correva buon sangue, lei ne parlava male. Quando fu ricoverato il parente ebbi dunque quella premonizione» ha dichiarato Sara. L’infermiera di Faenza, già licenziata, non è accusata della morte di Taglioni ma gli inquirenti, guidati dal procuratore Alessandro Mancini, ci vogliono vedere chiaro.«Il cloruro di potassio, dopo un paio di giorni, non lascia tracce e quindi Napoli La famiglia del ragazzo seviziato respinge le scuse Di fronte al giudice si è detto «dispiaciuto» Vincenzo Iacolare, il giovane arrestato per aver seviziato un 14nne a Napoli. Assistito dall’avvocato Antonio Sorbilli, ha chiesto scusa (respinte dalla mamma della vittima, per la quale l’aggressore «resta un vigliacco perché quando mi ha vista arrivare in ospedale è fuggito») e ribadito al gip che non aveva intenzione di fargli del male. Iacolare ha detto di aver cominciato a «scherzare» con il ragazzino insieme agli altri due giovani denunciati per l’aggressione. Ha inoltre negato di avergli abbassato i pantaloni: avrebbe appoggiato il tubo dell’aria compressa sopra la stoffa. Il gip ha ordinato la custodia cautelare in carcere per tentato omicidio e violenza sessuale. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Così morì mia madre» I pazienti ● Sono 38 le morti sospette nel 2014 nei reparti in cui lavorava l’infermiera Daniela Poggiali, arrestata venerdì scorso con l’accusa di omicidio aver ucciso una paziente. Dieci di queste, secondo la Procura, sono «molto sospette» ● L’inchiesta è partita ad aprile dopo una denuncia dell’Ausl. I carabinieri di Ravenna hanno sentito circa 200 testimoni Tatuata Daniela Poggiali, l’infermiera di 42 anni, arrestata con l’accusa di aver ucciso Rosa Calderoni, un’anziana di 78 anni, morta l’otto aprile scorso all’ospedale Umberto I di Lugo. Nel cerchio, un braccio tatuato con la scritta: «Nient’altro che noi» diventa difficile investigare». Temono che anche le morti di Giorgina Errani dello stesso giorno e di Oriana Cricca del giorno dopo, possano non essere state del tutto naturali. «Quella notte la badante della signora Oriana suonò il campanello perché il sondino perdeva — racconta un’altra infermiera —. La Poggiali disse che avrebbe provveduto lei. Poco dopo l’intervento la paziente morì». La signore erano malate terminali. Casualità? Sfortuna? La relazione Spunta una relazione riservata dell’Azienda Usl della Romagna. È datata 9 aprile 2014, il giorno successivo al decesso di Rosa Calderoni: «Domenica 30 marzo erano avvenuti i decessi di Faustino Taglioni e Giorgina Errani, nel settore C assegnato alla signora Poggiali e nella mattina del 31 c’era stato quello di Oriana Cricca nel settore D. L’infermiera era in servizio in entrambi i casi». Altre stranezze qualche giorno dopo. «Nella notte tra il 4 e il 5 aprile avvenivano due decessi, quelli di Maria Sangiorgi e di Vincenzo Tamburini e la Poggiali era di turno. Si precisa che di notte l’infermiere è solo». A scopo cautelare, l’ospedale decise di sospendere dal notturno Daniela Poggiali. Tre giorni dopo, la mattina dell’8 aprile, toccò a Rosa Calderoni. Al capezzale di Rosa c’era la figlia Manuela: «L’infermiera (Poggiali, ndr) ci chiese di uscire dalla camera, dopo 10 minuti rientravamo e mi accorgevo che mia mamma aveva una piccola flebo di vetro. Notai che roteava gli occhi. Erano le 9. Alle 9 e 15 ho fatto appena in tempo a prenderle la mano che moriva. Quell’infermiera era lì e mi disse “non ha sofferto”». L’interrogativo è statistico: qual è la media dei decessi che si registrano in un reparto del genere? La relazione Ausl riporta i sorprendenti risultati di una ricerca sul primo trimestre dell’anno 2014, così sintetizzati dal giudice per le indagini preliminari Rossella Materia: «In quel periodo si è verificato un significativo aumento di morti nei settori dove era di turno Daniela Poggiali e cioè 38 su un totale di 83 (contro una media per infermiere di 10, ndr): 26 proprio nel settore dove operava lei, 12 in quelli adiacenti dove, per prassi, lei poteva intervenire». Purgava e sedava MGA GROUP Quel giorno di fine marzo Sara sbiancò. Era spirato il signor Faustino e il suo sospetto sulle strane morti dell’ospedale di Lugo prese di colpo forma: «Sentivo che l’uomo poteva essere il prescelto per un ulteriore decesso anomalo — racconta lei, infermiera del reparto di Medicina —. Intorno alle 15, un’ora dopo che Daniela Poggiali aveva preso servizio, morì. Rimasi di sasso e dissi tra me “ecco, ci risiamo”. Mi confrontai con una collega e anche lei condivideva le mie apprenRAVENNA Stufa a legna ventilata modello Flò colore bianco DAL NOSTRO INVIATO Infine i racconti delle infermiere sulla collega faentina. Preparata, lucida, infaticabile. «Le notti voleva farle lei», dicono quasi in coro. Ma anche cinica e vendicativa. «Esagerava con i lassativi ai pazienti per mettere in difficoltà le colleghe che le succedevano di turno ed esagerava anche con i sedativi, di notte, per non essere disturbata dai malati. Quando c’erano quelli “impegnativi” diceva “tranquilla ci penso io”». Quasi sciocchezze rispetto alle inquietanti anomalie che ricorda Sara: «Pazienti non gravi che accusavano un improvviso peggioramento del quadro clinico per poi spirare. Com’è possibile che nessuno se ne sia accorto?». Andrea Pasqualetto [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA La sentenza «L’ex direttore della biblioteca di Vico paghi 19 milioni» Dovranno risarcire oltre 19 milioni di euro al ministero dei Beni culturali l’ex direttore della Biblioteca dei Girolamini Marino Massimo De Caro e l’ex conservatore Sandro Marsano, difesi dagli studi Spagnuolo Vigorita e Giasi. È quanto ha stabilito la Corte dei conti quantificando il danno erariale provocato da De Caro e Marsano quando erano al vertice dell’istituto culturale napoletano. Sono stati ritenuti responsabili della spoliazione del patrimonio della biblioteca, cui contribuì il filosofo Giambattista Vico, con la sparizione tra il 2011 e il 2012, di circa 3.500 volumi e manoscritti di altissimo valore, finiti illegalmente nelle mani di collezionisti o battuti da importanti case d’asta. F.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 CRONACHE 23 Un altare per l’Ss Priebke Marino: «Rimuovetelo» A Roma fiori e una messa per il nazista morto un anno fa Chi era ● Erich Priebke (1913-2013) è stato capitano delle Ss in Italia nella Seconda guerra mondiale ● Fuggito in Sud America, è stato estradato e condannato negli anni 90 per l’eccidio delle Fosse Ardeatine ROMA Non più per l’uomo ma forse per il suo fantasma, di certo Roma continua a discutere nel nome di Erich Priebke. A un anno dalla morte dell’aguzzino delle Fosse Ardeatine — l’eccidio è del marzo del 1944, 335 vittime innocenti per le quali Priebke non ha mai pronunciato una parola di pentimento — e a pochi giorni dal 16 ottobre, data che nel 1943 vide il rastrellamento degli ebrei romani, è l’iniziativa del legale dell’ufficiale nazista, Paolo Giachini, a far deflagrare le polemiche: a ponte Sant’Angelo, a pochi passi da San Pietro, viene celebrata una messa con un altarino improvvisato di fiori e cartelli, uno con un falco in volo verso il sole e la scritta «Ciao capitano», manifesto affisso anche in alcune strade della città. Per il sindaco Ignazio Marino è «una volgare provocazione, chi l’ha compiuta ha la testa più vuota che rasata». Per il presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, «il carnefice delle Ardeatine merita l’oblio, di lui adesso si stanno occupando gli angeli delle persone cadute vittime della follia del nazismo. Io quell’uomo non lo voglio neanche più nominare». Quasi impossibile non nominare Priebke, però, perché l’ufficiale nazista — dopo la Il legale dell’ufficiale «Ho deciso di eleggere il ponte Sant’Angelo come luogo ideale della sua memoria» Nello speciale di Sky 3D Fo e gli elogi al Papa «Mi sono innamorato del suo coraggio» ROMA «Innamorato» di papa Francesco. Non è mai stato tenero con la Chiesa, Dario Fo: giullare da Nobel, spirito critico e beffardo dei nostri tempi, persecutore di ipocrisie e convenzioni. Sorprende, dunque, vederlo esaltare un Pontefice con parole ricche di stima ed emozione. Accade in 27 aprile 2014. Racconto di un evento, uno speciale sulla canonizzazione di papa Wojtyla e papa Giovanni, che contiene anche altre autorevoli testimonianze tra cui Pupi Avati. Sarà presentato il 16 ottobre all’apertura del Festival del Film di Roma e andrà in onda venerdì alle 21.10 su Sky 3D, frutto di una collaborazione tra la stessa emittente e il Centro televisivo vaticano. Senza enfasi, ma con autentica ammirazione, Dario Fo ricorda il giorno dell’elezione a Papa di Bergoglio: «Di colpo ha iniziato a parlare come l’autentico San Francesco. Con il suo linguaggio, i suoi tempi, i suoi ritmi e addirittura con la sua sintassi. Ha il coraggio di rompere le consuetudini. E si pone in una condizione di assoluta autenticità. È questo che mi ha sorpreso e innamorato di quest’uomo». Un’improvvisa conversione? «Per carità — si oppone con forza l’autore di pièce satiriche a lungo censurate e avversate dalla Chiesa —, non mi converto. La Chiesa non mi piace. Ma guardo al coraggio di esporsi di questo Papa. Non lo fa perché è un “furbacchione”, ma per rompere i privilegi degli uomini di potere della Chiesa. Li ha costretti a togliersi la tonaca. Non è solo una questione di rassettare la stanza ma di cambiare un modo di essere». Una svolta, secondo Fo, iniziata con Joseph Ratzinger: «Con tutto che veniva da un gruppo di ecclesiasti piuttosto spregevoli nel concepire un’idea della Chiesa, Ratzinger aveva preso posizione contro la speculazione finanziaria, alcune banche e contro chi usa i bambini come oggetto di trastullo. Rispetto a chi lo aveva eletto pensando che facesse i propri interessi era andato in un’altra direzione. Ha preferito andarsene perché aveva capito che restare era diventato pericoloso. Anche fisicamente». Un pericolo di morte che, a suo giudizio, corre anche Francesco. «Non si dimentichi papa Luciani — rimarca —. È durato due mesi. Stava benissimo e poi di colpo è morto, la gente ancora oggi è convinta che sia stato ucciso. Ma che Bergoglio sia in pericolo — assicura — me lo hanno confermato religiosi che conoscono bene il giro, costretti a viaggiare con la scorta, non dei ciarloni». Rischia per la sua «spregiudicatezza nell’accettare coloro che sono nel giusto e proprio per questo danno fastidio al potere», spiega, «basti pensare all’anatema contro la mafia e contro la corruzione. Bisogna plaudirlo, invece i politici non prendono mai posizione sulle sue parole: significherebbe schiaffeggiare se stessi». Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’autore ● Dario Fo, 88 anni (foto), drammaturgo e attore, ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 1997. I suoi testi vertono sulla satira politica e sociale. Di idee progressiste, impegnato politicamente per anni negli ambienti di sinistra, nell’ultimo periodo si è avvicinato ai 5 Stelle ● La sua opera più celebre, Mistero Buffo, del 1969, dà una versione di temi religiosi e parabole in chiave grottesca. L’opera fu criticata dal cardinale Ugo Poletti e suscitò l’interesse del Vaticano guerra fuggito in Sud America e là scovato da una troupe televisiva, quindi condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, vissuto a Roma fino al compimento dei cento anni e tra mille polemiche, inclusa quella che scatenò con un videotestamento dal messaggio choc: «Le camere a gas sono state un falso» — genera, nella Capitale, reazioni come quella del sindaco: «Quanto accaduto su ponte Sant’Angelo ferisce tutta la comunità cittadina e rappresenta un vero schiaffo alla città di Roma che ha avuto un ruolo fondamentale nella Resistenza. Nessun luogo della Capitale potrà ospitare il ricordo del gerarca nazista, responsabile dell’atroce eccidio delle Ardeatine nel quale persero la vita 335 italiani». In centro L’altarino con i fiori e la scritta «Ciao Capitano» improvvisato su ponte Sant’Angelo in onore di Priebke (foto Benvegnù - Guaitoli) Il legale Paolo Giachini spiega di aver ricevuto «dalla Prefettura di Roma l’autorizzazione ad andare a deporre fiori sulla tomba di Priebke, in uno scenario magnifico sotto la giurisdizione del ministero degli Interni». Ma intanto aggiunge anche di aver deciso di «eleggere come luogo ideale della sua memoria il ponte Sant’Angelo. E proprio là chiunque vorrà rendere omaggio all’ufficiale delle SS potrà portare un fiore o rivolgere un pensiero». Difficile anche questo, perché il Campidoglio ha ordinato «l’immediata rimozione» dell’altarino, dei fiori e dei manifesti, quelli su ponte Sant’Angelo e gli altri sparsi in città. Ma intanto c’è una certezza che non si può rimuovere: «Che a pochi giorni dall’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma — scuote la testa Ignazio Marino — sia stato compiuto un gesto simile, ecco, addolora ancora di più». Alessandro Capponi © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 CRONACHE 25 Duecento giorni a Expo, appello al governo Il commissario Sala: «Offerta turistica troppo frammentata, va messa a punto al più presto» «I lavori per le infrastrutture sono all’80 per cento. Ma temiamo il meteo e i problemi di sicurezza» Chi è ● Giuseppe Sala è stato nominato il 6 maggio 2013, con un decreto del presidente del Consiglio, commissario unico delegato del governo per Expo Milano 2015 ● Sala, 56 anni, laureato alla Bocconi, era già ad di Expo dal giugno 2010. Dal gennaio 2009 al giugno 2010 è stato direttore generale del Comune di Milano ● A meno di 200 giorni dall’inizio di Expo dice: «Le strutture dello Stato sono pronte in caso di bisogno» MILANO Comincia la volata finale di Expo. Domani il calendario segnerà meno duecento giorni all’apertura dei cancelli, «e mai come in questo momento serve che ciascuno faccia la propria parte». Quello del commissario unico Giuseppe Sala è un monito che vale per tutti, a partire dallo staff ristretto, riunito ieri per un vertice di quattro ore durante il quale è stato esaminato il cronoprogramma, bullone per bullone. Un monito anche al governo? «Bisogna definire con chiarezza che cosa si farà a supporto dell’evento. Anzitutto, va messa a punto l’offerta turistica che in questo momento appare ancora troppo frammentata e poi vanno gestiti gli aspetti organizzativi, dai visti agli aeroporti. Secondo tema che ci sta a cuore è quello dei contenuti: ne abbiamo parlato con il ministro Martina e il sottosegretario Del Rio perché il compito di dare un inquadramento al tema è loro, al di là delle continue proposte che ci arrivano». Comune e Regione? «Per quanto riguarda il Comune, siamo soddisfatti di quello che si sta producendo per l’Expo in città. Ma la stessa determinazione va espressa nella gestione delle questioni legate a sicurezza, accoglienza e traffico. Il Comune, per questo, ha chiesto fondi aggiuntivi e spero stiano arrivando da Roma. La Regione invece ha le due deleghe fondamentali su infrastrutture e sanità e sappiamo che si stanno muovendo con attenzione e celerità». I lavori nel sito sono stati frenati dalle inchieste giudiziarie? «Anzitutto voglio ribadire che l’arrivo di Raffaele Cantone (numero uno dell’Anticorruzione, ndr) ha rappresentato una svolta: il dialogo è serrato ed entrambi, anche se spesso con punti di vista diversi, con- dividiamo il duplice obiettivo del pieno rispetto della legalità e di realizzare una grande Expo nei tempi e nei costi previsti». E il cantiere? «Sulle infrastrutturazioni del sito, grazie ai nostri uomini e all’arrivo di Italferr, siamo all’80 per cento e gran parte dei Paesi stanno accelerando con i loro padiglioni. La Repubblica Ceca potrebbe addirittura concludere entro fine novembre. C’è invece un 10 per cento di na- zioni che stiamo monitorando giornalmente perché non siamo contenti del loro ritmo di lavoro». I ritardi del Padiglione Italia? «Questo dovrà essere senza dubbio il più bello dell’Expo. Diciamo che Palazzo Italia è a buon punto e che finalmente sono partite le attività di scavo nel cardo, la via che ospiterà le Regioni e alcuni soggetti istituzionali o privati». 6 Milioni i biglietti già venduti, di cui 3,6 milioni all’estero Brebemi deserta Partita di calcio in autostrada Non si sa quanto sia finita la partita di calcetto improvvisata su una corsia della Brebemi, 50 chilometri della nuova direttissima autostradale da Milano a Brescia che corre quasi parallela all’A4. Ma quello che si vede nel fermo immagine è davvero una partitella su un’ autostrada. L’idea è venuta a tre giovani di Bergamo mascherati, che hanno ripreso il match e l’hanno messo in rete. Un episodio simbolico per mostrare il deserto di infrastruttura inaugurata a luglio e costata 2,4 miliardi di euro. E che a quanto pare, stenta a decollare. Soddisfatto della soluzione per l’Albero della Vita? «Sì, anche se non sarà certo questa l’icona di Expo. Il simbolo dello spirito della nostra esposizione sarà piuttosto il Padiglione Zero, progettato dall’architetto De Lucchi e diretto da Davide Rampello: scenografie spettacolari per introdurre al sito e al tema». Non teme che i tempi siano comunque troppo stretti? «Come in ogni corsa, la volata finale può dare problemi. Alle Olimpiadi di Londra era esplosa la questione della sicurezza, all’Expo di Shangai era intervenuto l’esercito per il completamento dei lavori». Potrebbe succedere anche a Milano? «Noi stiamo allertando le strutture operative dello Stato per essere pronti in caso di bisogno». Cosa teme? «Beh, anzitutto il meteo. La neve e qualche gelata potrebbero metterci in difficoltà. Poi ci sono molte questioni di sicurezza internazionale su cui bisogna vigilare e, al di là di tutto, ci stiamo preparando al tour de force finale». Come va con i biglietti? «Ne abbiamo già venduti sei milioni attraverso i tour operator, di cui 3,6 milioni all’estero: segno del fatto che c’è una grande voglia di Italia. Non possiamo deludere le aspettative». Elisabetta Soglio © RIPRODUZIONE RISERVATA CERCHIAMO SEMPRE, PERCHÉ IL FUTURO NON SMETTE MAI DI STUPIRCI. Cercare sempre qualcosa in più, un risultato assoluto, un nuovo traguardo tecnologico. È questo il ruolo di Citizen, è il nostro DNA che si esprime. Trovare nuove opportunità per migliorare ancora, perché noi vogliamo andare più in alto. Chi possiede un orologio Citizen lo sa. Guardare oltre, cercare sempre, fermarsi mai. BETTER STARTS NOW € 398 RADIOCONTROLLATO PRECISIONE ASSOLUTA SISTEMA ECO-DRIVE ENERGIA INESAURIBILE VETRO ZAFFIRO PREZIOSO E INSCALFIBILE L’orologio riceve, con trasmissione via onde radio, il segnale generato da un orologio atomico: la sua precisione ha una tolleranza di 1 sec. ogni 10 milioni di anni. Basta una minima esposizione alla luce naturale o artificiale per accumulare una grande quantità di energia e garantire il funzionamento dell’orologio, senza pila. Protegge l’orologio grazie alla particolare compattezza della sua composizione chimica e ne esalta l’estetica con una trasparenza assoluta. 26 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 In volo per Atene Amal è consulente legale del governo greco e incontrerà domani il premier La causa di Amal Mercouri, chiese per prima la restituzione. Amal è spalleggiata dal neo marito. George Clooney è stato il protagonistaregista-sceneggiatore-produttore del film «Monuments men» tratto dal libro di Robert M. Edsel: il racconto del gruppo specializzato di soldati americani che restituirono a diversi Paesi europei le opere d’arte trafugate dai nazisti. Clooney, durante la presentazione del film alla Berlinale nel febbraio 2014, dichiarò: «La restituzione dei marmi è la cosa giusta da fare»: governo greco entusiasta, il sindaco di Londra, Boris Johnson, offeso. La storia è nota. I marmi El- gin (metope dell’architrave del Partenone, parte delle grandi sculture dei due frontoni, fregio della cella con la statua della dea) prendono il nome da Thomas Bruce, VII conte di Elgin, ambasciatore inglese presso l’Impero Ottomano. Secondo la sua versione i marmi furono asportati e condotti in Gran Bretagna grazie a un firman (un permesso) del sultano Selim III. Secondo altre versioni, il permesso era limitato solo ad alcuni pezzi e si trattò di La neo signora Clooney lotta per i fregi del Partenone. Ma Londra li restituirà? ❞ Restituire i marmi è la cosa giusta da fare George Clooney un furto. Dopo mille traversie legate alle sfortune personali di Elgin (i marmi si deteriorarono per due anni in un deposito nella campagna inglese), le opere approdarono al British Museum. Il museo ha più volte ricordato di non aver potere in materia di restituzione. E i governi britannici hanno sempre insistito sulla regolarità della compravendita. Che possibilità ha Atene di veder restituiti i marmi Elgin? Risponde Francesco Rutelli, ex Insieme Qui sopra Amal Alamuddin , 36 anni, e George Clooney, 53, a Venezia il 29 settembre scorso, giorno del loro matrimonio. In alto, i marmi Elgin al British Museum di Londra (foto Ap, Reuters) ministro dei Beni culturali e oggi presidente onorario dell’Icd, Institute for cultural diplomacy, nonché presidente dell’associazione «Priorità cultura». Fu lui a riportare in Italia la Venere di Morgantina e altri tesori illegalmente trafugati dall’Italia: «Sono contrario alla restituzione dei marmi. Credo si debba demarcare un confine con l’accordo internazionale Unesco 1970. Un conto è l’arte illegalmente trafugata, un conto sono i fatti ormai storicizzati. Altrimenti noi italiani potremmo chiedere lo svuotamento di mezzo Louvre sostenendo l’irregolarità della vendita di pezzi straordinari da parte delle dinastie dell’Italia preunitaria o dei tanti principi romani in difficoltà economica. Per la stessa identica ragione non avrebbe senso la richiesta di restituzione dell’Altare di Pergamo da parte delle autorità turche a Berlino. Inizierebbe una guerra mondiale di vari stampi nazionalistici contraria alla vocazione universalistica della cultura e dell’arte». Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA maxmara.com Cosa c’entrano George e Amal Clooney con i marmi Elgin, i grandiosi fregi del Partenone, capolavori di Fidia, conservati dal 1816 al British Museum? Non è fiction, ma realtà legale. Finita la breve luna di miele, Amal Alamuddin sarà ad Atene da domani, lunedì 13 ottobre. Incontrerà il primo ministro Antonis Samaras: Amal è consulente legale del governo greco per la restituzione dei marmi da parte della Gran Bretagna. Secondo il Times, Atene si è rivolta a lei e al suo collega, Geoffrey Robertson, per trovare una soluzione che chiuda la diatriba fra i due Paesi, cominciata nel 1993 quando l’allora ministro della Cultura greco, l’attrice Melina 27 CRONACHE 28 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 CRONACHE di Beppe Severgnini Un terzo dei bambini e dei ragazzi fino a 13 anni va a scuola a piedi. Un terzo degli studenti fa lo stesso per raggiungere istituti superiori e università. Gli adulti che arrivano a piedi sul luogo di lavoro sono tre volte di meno. Solo l’11,5 per cento del totale. Nel dato diffuso dall’Istat in occasione della Giornata nazionale del camminare (oggi) è contenuta una lezione interessante. Questa: i nostri figli e nipoti sanno trarre insegnamenti utili da tempi grami. Provate a pensare: perché un ragazzo sceglie di andare a scuola a piedi? Ha ragionato sulla riduzione dell’inquinamento e la qualità della vita nelle aree urbane? Possibile, ma non probabile. Se va a scuola a piedi è perché si fa più presto ed è più divertente: meglio chiacchierare con gli amici che sopportare un genitore nervoso imbottigliato nel traffico. Zaini pesanti? Si adotta il trolley. Logico, se ci pensate. Quella logica di cui noi adulti, spesso, non siamo capaci. Molti miei coetanei non sanno camminare: se muovono i piedi, devono correre. Una splendida attività, sia chiaro, per cui è bene tuttavia consultare tendini, mogli e cardiologi. Camminare è un’azione antica come l’uomo. Quando si è alzato in piedi, nella notte dei tempi, non ha ballato la rumba o chiesto se qualcuno gli dava un passaggio. È andato da un posto all’altro. Se non è stato divorato, è pure tornato indietro. I ragazzi camminano, e arriveranno lontano. La generazione nata alla fine del XX secolo sta recuperando abitudini antiche: andare a piedi è una di queste. Anche andare in bicicletta. Usare i mezzi pubblici. Non acquistare un’auto, condividerla («car sharing», in milanese moderno): da Enjoy a BlaBlaCar è tutto un fiorire d’iniziative. Tempi economicamente impegnativi e genitori psicologicamente fragili hanno compiuto il miracolo. I ragazzi inventano attività nuove, grazie a Internet. E reinventano cose vecchie: lavorare insieme, iniziare un’impresa, camminare. Non è un’apologia della decrescita felice: essere più poveri non è mai bello. È, invece, una constatazione ammirata. Gli italiani di domani usano anche le idee di ieri per affron- Medicina ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI Società Troppe riammissioni Gli atenei non reggono L’evento ● La giornata nazionale del camminare, in programma oggi, quest’anno è arrivata alla sua terza edizione. A organizzarla è FederTrek, un ente nato nel 2010 per promuovere l’escursionism o, sia a piedi che in bicicletta, e l’educazione ambientale A piedi in città La lezione dei nostri figli, che camminano più di noi Uno su 3 va a scuola senza usare mezzi di trasporto I dati I bambini italiani che vanno a scuola a piedi 33,2 fino a 5 anni da 6 a 10 anni 38,4 41,7 da 11 a 13 anni 0 11,5% Gli adulti che vanno al lavoro a piedi 15% 30% 45% 7 su 10 Gli adulti che vanno al lavoro su un’auto privata Dove si va di più a scuola o all’università a piedi 36,6 Sud Isole 32 22,1 Centro Nord 26,5 0 15% 30% Fonte: Istat 2013 45% d’Arco tare le difficoltà di oggi. Chiamare «vintage» l’usato, per esempio, è geniale: una spolverata di modernità sul giubbotto dello zio. La parsimonia dei giovani clienti ha portato produttori e distributori a ragionare di più su quello che vendono. Alimentarsi con attenzione ha costretto l’industria a essere meno opaca (ai tempi dei social network gli errori si pagano, dall’amministratore delegato in giù). Molti di questi comportamenti sono legati alla necessità. Ma non possiamo farcene un merito, noi che siamo nati negli anni Cinquanta e Sessanta. Aver tollerato l’espansione di una generazione di precari — senza tutele, con pochi soldi, con scarse prospettive di impiego tradizionale — non è un motivo di merito. Resta un fatto: alcuni buoni comportamenti sono figli (illegittimi) delle nostre cattive decisioni. I ragazzi sono avanti, anche quando sono indietro. Una generazione tanto poco teorica, e così pratica, non si vedeva in Italia da cinquant’anni. Come abbia fatto a crescere nelle nostre case — ideologicamente cariche, inutilmente dogmatiche — non si sa. Ma sta accadendo. E il grande aiuto che possiamo darle è: lasciamola fare. Lasciamola camminare da sola, e decidere dove vuole andare. Per tornare da dove siamo partiti. Non accompagniamo i ragazzi a scuola in auto, se è possibile evitarlo. Non portiamo i figli all’università sul sellino dello scooterone. È un errore educativo e un azzardo stradale. Ma avete visto come guidano la moto, certi cinquantenni? @beppesevergnini ● La giornata di oggi, che si svolge in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e con il ministero dell’Ambiente, nasce per riscoprire le bellezze della città, osservando le sue diversità culturali, storiche, artistiche e paesaggistiche ● Tutte le informazioni sono sul sito www.giornata delcamminare. org. Tanti gli appuntamenti, in particolare a Roma con passeggiate lungo numerosi itinerari che dalla periferia confluiranno verso il centro, con un raduno finale in piazza di Spagna alla presenza del sindaco Ignazio Marino © RIPRODUZIONE RISERVATA Oblio, anonimato, neutralità: i diritti della Rete Conclusi i lavori della commissione parlamentare, pronta una Carta in 14 articoli Internet è un pianeta da tre miliardi di persone cresciuto senza una Costituzione. L’importanza assunta dai vari Facebook o Google e la necessità di continuare a garantire tutele e pari condizioni di accesso hanno però alimentato il dibattito sul bisogno di leggi specifiche. L’Italia presenta la sua proposta lunedì a una delegazione di 27 parlamentari europei: una Carta dei diritti frutto del lavoro della commissione presieduta da Stefano Rodotà. «Ho istituito la commissione perché il Parlamento non può rimanere un osservatore esterno. Non possiamo lasciare il web in mano ai potenti, è uno strumento troppo importante. I cittadini hanno dei diritti che devono essere rispettati», dichiara la presidente della Camera Laura Boldrini. La carta, che nasce per fare da base a interventi legislativi e per essere portata sui tavoli di discussione internazionali, introduce il diritto fondamentale di accesso a Internet, ovvero quello di potersi connettere da qualsiasi zona del Paese e indipendentemente dalla situazione economica e culturale di partenza. Composta da 14 punti, «si basa sui principi di eguaglianza, libertà e dignità che devono prevalere sulle logiche economiche», spiega Rodotà. 29 New York Il mistero della balenottera Una balenottera lunga 17 metri è stata trovata a Long Island con segni di morsi «più grandi di un Chihuahua», ha detto a Newsday Kim Durham della Riverhead Foundation. L’animale era in avanzato stato di decomposizione. Le autorità stanno indagando per determinare le cause della morte (foto Ap). Bisognerà rileggere il «Manuale di progettazione di edilizia universitaria». Rifare i conti. E cercare di capire dove collocare gli studenti non previsti. Per evitare quello che sta succedendo a Palermo, dove l’ateneo ha deciso di sospendere le lezioni per una settimana in attesa di riorganizzare i corsi. Il Tribunale amministrativo regionale ha deciso di ammettere con riserva, in trentatré università italiane, altri 2.500 ragazzi che avevano fatto ricorso dopo non aver superato l’ultimo test di Medicina, quello di aprile. Con le duemila riammissioni — sempre del Tar — di luglio e le altre 500 di queste settimane in Sicilia, le facoltà dovranno trovare posto per altri cinquemila studenti. Tradotto: il 47,4 per cento in più di quanto previsto quest’anno tra M e d i c i n a e O d o n to i a t r i a (10.551). Un aumento che, già da ora, fa saltare la programmazione di decine di rettori. Un caos accentuato anche dal ministero dell’Istruzione. Con una nota del 23 settembre il Miur aveva bloccato le immatricolazioni in sovrannumero nel tentativo di «smistare» i ragazzi: chi aveva vinto il ricorso — sosteneva il dicastero — doveva iscriversi nell’ateneo dove la differenza tra il proprio punteggio e quello punteggio del primo classificato fosse minore. Poi quel vincolo è caduto. E così ora da Milano a Bari, passando per Bologna, Roma e Napoli, nei prossimi giorni centinaia di aspiranti medici si presenteranno nelle segreterie per l’immatricolazione. Ma poi dove frequenteranno le lezioni? Le aule sono organizzate sulla base dei numeri programmati. Decine di studenti in più costringeranno gli atenei a dividere i corsi o utilizzare altri spazi, magari presi in affitto. Del resto non si possono ammassare i futuri dottori in pochi metri quadrati. Non lo chiede soltanto il buonsenso, ma anche lo standard minimo che prevede per ogni matricola almeno quattro metri cubi di «spazio» a disposizione. A cui si aggiunge l’«indice di affollamento»: nelle aule deve essere di 1,5 metri quadrati per ogni ragazzo. Leonard Berberi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Fondamentale la neutralità della Rete, «condizione necessaria perché possa mantenere la sua capacità di innovazione», spiega Rodotà. Non quindi corsie più veloci (e più costose) per spingere i contenuti dei colossi. Sulla tutela dei dati personali e sulla profilazione delle identità a fini pubblicitari «ci vuole più trasparenza e garanzia di controllo dei propri dati». Introdotto il diritto di anonimato, in controtendenza con la volontà di Facebook. E quello all’oblio: si può ottenere la cancellazione delle informazioni dai motori di ricerca, come da sentenza europea, ma senza «limitare il diritto di informazione». Per politici o personaggi noti, quindi, non se ne parla e ogni richiesta accolta può essere impugnata davanti a un giudice. Martina Pennisi © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera ● Riforme È il servizio pubblico che deve adeguarsi alla quotidianità delle persone, bisogna ribaltare una dinamica sbagliata. Tra gli obiettivi una carta digitale e una scuola di formazione riconosciuta in Italia e all’estero ANALISI & COMMENTI di Aldo Cazzullo Matteo Salvini il capo dei «popoli padani» che ama schierarsi in difesa degli oppressori «M a ti pare che se all’Italia fregava qualcosa dei diritti umani mandava me in Corea del Nord?», dice Crozza nella sua definitiva imitazione di Antonio Razzi. Nell’ultimo viaggio in Corea del Nord, il Paese della polizia politica più spietata al mondo, Razzi non era solo. Lo accompagnava Matteo Salvini, l’enfant prodige della politica italiana. Il giovane capo della Lega è stato anche in Scozia, per il referendum voluto dagli indipendentisti: purtroppo hanno vinto gli altri. Ormai però Salvini ha preso gusto ai viaggi esotici, e alla tutela dei diritti umani. Solo che si è specializzato nel dialogare con gli oppressori, anziché con gli oppressi. Così si è portato a Mosca, per esprimere al regime di Putin la solidarietà dei popoli padani, di cui si è arrogato la rappresentanza. Ovviamente Putin riserva il suo tempo a cose più serie, ma la delegazione leghista ha comunque ottenuto di incontrare qualche politico minore. Salvini è anche stato sulla Piazza Rossa per le foto con le mura del Cremlino sullo sfondo. Ora è atteso nella Repubblica di Crimea: in teoria, una piccola patria secessionista; in realtà, uno Stato satellite della Russia putiniana. Intendiamoci: non si tratta di una novità. I politici che si definiscono antisistema viaggiano volentieri nei Paesi reietti dalla comunità internazionale. L’archetipo fu il viaggio in Iraq di Fini, allora segretario del Msi, in compagnia di Le Pen, ricevuti con tutti gli onori da Saddam. È proprio questo il punto: gli Stati reietti sono tali non per capriccio «delle lobby» (questa la tesi di Salvini), ma perché sono spadroneggiati da satrapi spesso sanguinari. È possibile che, come sostiene la Lega, le sanzioni non siano il modo migliore per indurre Putin a rispettare la sovranità ucraina. Ma schierarsi con il carnefice, anziché con le vittime, non è folklore; è un indizio che l’enfant prodige della Lega ha preso dagli antenati soltanto il peggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it aro direttore, l’intervento di Oberdan Forlenza apparso venerdì 10 ottobre sul Corriere della Sera mi dà l’occasione di chiarire alcuni concetti che mi stanno a cuore. Il mio dovere è provare a sovvertire con i fatti un racconto decadente della nostra Amministrazione, puntando in modo deciso sulle eccellenti professionalità che ci sono e che da questa rappresentazione vengono travolte. Per farlo, partiamo dall’assunto che condivido con Forlenza: la Pubblica amministrazione è «un insieme di funzioni e servizi per i cittadini, soprattutto per coloro che non possono permettersi di rivolgersi o comprare servizi altrove». Sono d’accordo. La Pa è uno strumento per garantire ai cittadini uguaglianza nei diritti e pari opportunità nell’accesso ai servizi. Ma spesso questo strumento si inceppa. Oggi sono le persone e le imprese a essere costrette a piegarsi ai tempi, ai modi e ai luoghi dell’amministrazione pubblica. Noi stiamo lavorando per ribaltare questa dinamica. Nella nostra idea di servizio pubblico è l’amministrazione che deve adeguarsi alla quotidianità delle persone, non viceversa. Sappiamo bene che nessuno sorride quando paga le tasse, e nessuno ha l’hobby di mettersi in coda per un certificato. Ma se l’adempimento di questi doveri diventa persino complicato, è inevitabile che il cittadino perda fiducia in chi amministra e governa. In questo senso ci stiamo occupando di innovare la Pa nei suoi modelli organizzativi e nelle modalità in cui vengono erogati i servizi. Oggi per fare un bonifico bancario o acquistare un biglietto aereo bastano pochi secondi. Per capire CONC C ● Il corsivo del giorno AMMINISTRARE PER I CITTADINI di Marianna Madia come, dove e quanto pagare di tasse, invece, si possono impiegare intere giornate. Noi stiamo cercando di annullare questa assurda differenza tra servizi pubblici e servizi privati. Stiamo costruendo una carta della cittadinanza digitale che non solo cambierà il modo di lavorare delle persone, ma garantirà ai cittadini di ricevere servizi per via telematica. Questa, per noi, non è solo una questione di modernità. È democrazia. C’è poi un problema di organizzazione del lavoro e di competenze. Da un lato abbiamo cancellerie dei tribunali in tilt per mancanza di personale, dall’altro amministrazioni con troppi dipendenti che non vengono valorizzati, non perché svogliati, ma perché privi di obiettivi. Su questo, modificando le norme sulla mobilità, siamo intervenuti con il decreto legge sulla Pubblica amministrazione, la prima parte della riforma più complessiva, che sta proseguendo con il disegno di legge attualmente in discussione al Senato. Non sfuggo poi al problema della contrazione dei costi del personale avvenuta in questi anni: qui c’è la necessità di scelte mirate. Abbiamo deciso di investire sull’assunzione stabile di 150.000 insegnanti, perché pensiamo che la scuola italiana e le ragazze e i ragazzi che la frequentano ne abbiano bisogno. Per poter compiere scelte mirate, per potenziare settori strategici, abbiamo bisogno di formare professionalità di alto livello. Per questo abbiamo puntato in modo deciso su una sola scuola della Pubblica amministrazione, al posto delle cinque che esistevano in precedenza. Una grande scuola di formazione del settore pubblico, riconosciuta in Italia e all’estero, che diventi un vero e proprio bacino di competenze al servizio del Paese. Molti prima di noi ci avevano provato, senza riuscirci. Ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA MARCIA IN PIÙ ALLE TUE DIFESE? SU CON IMMUNO Per preparare il tuo organismo all’arrivo della stagione fredda e quando le tue difese immunitarie sono messe a dura prova dalle molteplici situazioni di stress, SU con Sustenium Immuno Energy. La sua formula a doppia azione, con GLICINA, GLUTAMMINA, VITAMINE e ZINCO, è studiata per ATTIVARE e RINFORZARE le tue difese immunitarie. Disponibile in FARMACIA. Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 SOTTO ASSEDIO È L’OCCIDENTE IL CALIFFATO CADRÀ SE EUROPA E AMERICA TORNERANNO INSIEME di Angelo Panebianco ATTACCO A KOBANE È vitale che in Medio Oriente non si commettano più errori, altrimenti la guerra arriverà a casa nostra. Anche gli Usa non hanno nulla da guadagnare da un indebolimento del legame transatlantico l’attuale coalizione di guerra, propongono soluzioni simili. C’è da temere, però, che quella non sia la strada. L’Onu può servire (come accadde nel 1991 durante la prima guerra del Golfo contro Saddam Hussein) per dare copertura politico-diplomatica a una potenza americana dotata di volontà d’intervento e di strategia militare. Difficilmente può essere il surrogato o il sostituto di quella volontà e di quella strategia.Per dire che, sfortunatamente, non c’è alternativa a un impegno diretto degli Stati Uniti e a una loro ritrovata capacità di guidare e dare coesione alla coalizione di guerra. L’Europa corre rischi grandissimi. Siamo sulla linea di tiro. Le ripetute minacce del Califfo all’Europa non sono sbruffonate. Nella sua tragicità la situazione è semplice: o i jihadisti verranno fermati in Medio Oriente o la guerra, prima o poi, ci raggiungerà. La principale ragione per cui ciò continua ad apparire inverosimile a tanti europei occidentali è semplicemente il riflesso dell’eccezionalità della storia europea dopo il ’45, della felicissima anomalia (almeno fino alle guerre iugoslave) di un lunghissimo periodo di SEGUE DALLA PRIMA N on sembra neppure funzionare l’idea fin qui accarezzata (implicitamente) dalla Casa Bianca: quella di coinvolgere l’Iran con lo scopo non solo di sconfiggere lo Stato islamico, ma anche di costituire, in prospettiva, una sorta di «equilibrio di potenza» fra Stati sunniti e Stati sciiti sotto sorveglianza occidentale per assicurare stabilità al Medio Oriente. In linea di principio, favorire un simile equilibrio ridando rispettabilità e riconoscimento all’Iran, soprattutto attraverso l’accordo nucleare, sembrava, fino a qualche tempo fa (prima che emergesse la minaccia dello Stato islamico), una buona idea. Oltre a tutto, è vero che l’Iran post rivoluzione del ‘79 ha spesso favorito movimenti e azioni terroriste ma è altrettanto vero che è stato nel mondo sunnita, non in quello sciita, che ha preso corpo ed è decollata, da Al Qaeda al Califfato, la grande guerra condotta simultaneamente contro l’Occidente, gli sciiti e i sunniti non coinvolti nella jihad. Ma quella che era forse un tempo una buona idea, un progetto praticabile, oggi non lo è più. Non solo la nascita del Califfato ha complicato enormemente il quadro ma, per giunta, quel progetto avrebbe richiesto, per funzionare, anche un coordinamento e una intesa fra le grandi potenze: in concreto, sarebbe stato necessario l’appoggio della Russia. Un’ipotesi che è definitivamente tramontata a causa della crisi ucraina. Il Corriere ha ieri ospitato un interessante intervento di due politici italiani, Pier Ferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto, giustamente allarmati per gli sviluppi in corso e che proponevano il coinvolgimento dell’Onu per fermare lo Stato islamico. In queste ore, anche altri in altre capitali europee, consapevoli della debolezza del- pace. Essi faticano a comprendere che la sicurezza europea, in questo come nei passati frangenti, dipende da due condizioni: la disponibilità di americani ed europei a coordinare i loro sforzi, e la presenza di una America i cui dirigenti possiedano la capacità e la volontà di esercitare la leadership. Le nuove minacce alla sicurezza obbligano a rettificare molti giudizi del passato. Per anni, da una parte e dall’altra dell’Atlantico, in tanti hanno pensato che America e Europa potessero felicemente andarsene ciascuna per la propria strada. Che l’Europa non sia in grado di farlo dovrebbe essere ormai evidente. La si osservi con attenzione. Qualcuno pensa che sia capace di difendersi da sola? Si guardi al disastro che è riuscita a combinare in Libia. Ma anche gli Stati Uniti, come hanno sperimentato con la presidenza Obama, la meno interessata, rispetto a tutte quelle che l’hanno preceduta nell’ultimo mezzo secolo, a mantenere la «relazione speciale» con l’Europa, non hanno nulla da guadagnare da un indebolimento eccessivo del legame transatlantico. È forse dai tempi di Jimmy Carter (fine anni Settanta) che il prestigio e l’influenza degli Stati Uniti non cadevano così in basso. Bisogna sperare che il prossimo presidente abbia l’energia e la capacità di rovesciare la tendenza. Nell’attesa, è vitale che, in Medio Oriente soprattutto, gli occidentali (gli americani in primo luogo ma anche gli europei) la smettano di accumulare solo errori. © RIPRODUZIONE RISERVATA ●L 31 LUXOTTICA PIÙ IMPORTANTE DI UNA DISPUTA FAMILIARE COMMENTI DAL MONDO «Io dico basta ai selfie umanitari (e narcisisti)» davvero ● ❞ «Abbiamo bisogno di metterci in mostra per poter contribuire a una buona causa?» L’opinionista del Guardian Hadley Freeman non ne può più dei «tormentoni social» come #nomakeup di un anno fa (selfie senza trucco per battere il cancro), #icebucketchallenge della scorsa estate (gettarsi addosso secchiate d’acqua gelata per raccogliere fondi per i malati di Sla), e l’ultimo, #wakeupcall (selfie di celebrità appena sveglie che ci danno «la sveglia» sulla crisi dei bimbi siriani). «Non potremmo donare senza tutto questo narcisismo?». Malala e la lettera (immaginaria) del predecessore di Malala il ● ❞ Prima Pakistan ha avuto già un Nobel (per la Fisica): Abdus Salam, 1979. Ma i pachistani non lo citano con orgoglio, anzi fu bandito da alcune università e scelse l’esilio. Il suo crimine: era ahmadi, setta ritenuta non islamica. Faraz Talat del quotidiano pachistano Dawn immagina che Salam scriva una lettera a Malala spiegandole perché ci sarà sempre chi chiamerà anche lei «traditrice». «Il Pakistan non ama gli eroi. Vogliamo umiliare i “colonialisti” e gli imperialisti per i loro crimini, reali o immaginari, verso i musulmani, mai riconoscere i danni causati da noi stessi». a cura di Viviana Mazza uxottica è una bella storia italiana: un imprenditore, Leonardo Del Vecchio, s’è fatto da solo partendo dai Martinitt, un orfanotrofio milanese. Ha costruito l’azienda da zero ad Agordo, in un angolo defilato del Paese ricco solo di seria operosità, adattandosi ai grandi cambiamenti di questi decenni. Ciliegina sulla torta: al culmine del successo Del Vecchio si stacca dalla sua creatura e l’affida a validi manager, anche grazie ai quali essa diviene un leader mondiale. È l’evoluzione sognata per tante nostre imprese familiari, nelle quali spesso la famiglia nuoce all’impresa. Lo stesso Del Vecchio, però, ora fa indietro tutta; per un osservatore esterno, la bella storia italiana torna tristemente nei troppo folti ranghi delle imprese subordinate alle esigenze della famiglia controllante. In agosto apprendiamo dai giornali che Andrea Guerra, amministratore delegato di grande successo, lascerà Luxottica. Nelle interviste, Del Vecchio dice di voler preparare la strada all’arrivo dei figli in azienda. Qualcuno storce il naso, ma si può ancora pensare che egli voglia solo avviare i di- scendenti al futuro: quali grandi azionisti dovranno vegliare sui destini di Luxottica. Le notizie successive sono però scoraggianti. L’attuale moglie di Del Vecchio vuole la proprietà diretta del 25% del capitale, sconvolgendo i piani successori e reclama ruoli in azienda per il figlio. Uno dei due amministratori delegati che dovevano succedere a Guerra (l’altro ancora non si trova) vende azioni a Del Vecchio per 22 milioni; la mossa pare preludere al disimpegno dovuto, sembra, al peso in azienda di consulenti esterni legati alla famiglia. Conosco e stimo molti membri del CdA di Luxottica, che stan certo lavorando dietro le quinte. Sanno bene che il loro dovere fiduciario è verso Luxottica, non verso Del Vecchio: l’interesse dell’impresa va molto al di là dei soggetti controllanti, o anche di tutti gli azionisti. Luxottica è ormai una bandiera, di mezzo c’è l’interesse di un grande Paese che troppo spesso non regge la fatica di esserlo. Non è solo il mercato, è tutta l’Italia ad aspettarsi, su tale impresa e da persone di simile levatura, parole chiare: anche fuori dal CdA. Salvatore Bragantini © RIPRODUZIONE RISERVATA TROPPE COMBINAZIONI PER UNA SOLA TASSA O rmai ci siamo. Entro giovedì 16 ottobre i contribuenti dovranno versare la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili (che ha sostituito l’Imu sulla prima casa, anzi l’Ici, anzi l’Isi, anzi la Iuc, solo per ricordare alcuni dei molteplici nomi con i quali sono state chiamate le imposte sugli immobili). E si tratta della gran parte dei Comuni che non erano riusciti a rispettare i tempi della scadenza di giugno. Ne restano ancora 659 che non hanno ancora fissato l’aliquota, per questi centri si pagherà tutto in una volta, il 16 dicembre. Un groviglio di scadenze e conteggi che non è degno di un Paese civile. Chi ha provato a calcolare in quanti modi si potranno saldare i conti con il Fisco è arrivato a misurare fino a 85 mila combinazioni diverse. Ottantacinquemila modi che dipendono da aliquote, comune di residenza, detrazioni, rendite catastali. Definirlo un sistema bizantino, sinonimo di complicazioni burocratiche non basta. È qualche cosa di più. E questo è il capitolo delle regole. Se poi andiamo ai conteggi la sorpresa è ancora maggiore. L’illusione, ribadita dai ministri del Tesoro che si sono susseguiti, era che la Tasi dovesse, in qualche modo, pesare meno dell’Imu, della vecchia imposta municipale. Ma non sarà così. Secondo i conteggi della Uil su 15 milioni di contribuenti, almeno sette milioni verseranno di più. A versare di più saranno i proprietari delle abitazioni principali più piccole. Dire beffa è dire poco. Adesso i tecnici stanno studiando un modo per evitare che i proprietari di più abitazioni versino due imposte, la vecchia Imu e la Tasi. Il progetto di unificarle semplificherebbe un po’ la vita dei contribuenti. Ma il punto è un altro: la casa assomiglia ad una specie di bancomat dello Stato. E adesso che i Comuni sono alle prese con il tagli dei trasferimenti la sensazione è che la situazione possa complicarsi. Forse è arrivato il momento di una tregua. Massimo Fracaro Nicola Saldutti © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 32 Economia Eurostat Europa, 6 Regioni italiane tra le più visitate in Europa L’Italia è prima in Europa per numero di regioni più visitate dai turisti, con 6 tra le prime 20, ma la spunta la Spagna con 5 regioni, tre nelle top 5 (in vetta ci sono le Canarie). È quanto emerge dai dati dell’annuario regionale 2014 di Eurostat. La meta preferita dai turisti in Italia è il Veneto (nella foto il presidente Luca Zaia), che è in sesta posizione in Europa, seguito da Toscana (11) , Emilia-Romagna (13), Lombardia (16), Lazio (19) e Bolzano (20). © RIPRODUZIONE RISERVATA La Lente di Marco Sabella Il conto Tasi, in media 148 euro Il confronto della Uil: su 15 milioni di contribuenti il 50% pagherà di più La scadenza per il versamento giovedì 16 ottobre. Il caos detrazioni CorrierEconomia Azioni e bond La tassazione locale nei principali Comuni capoluogo di Regione alla ricerca Famiglia di 3 componenti. Marito e moglie con reddito da lavoro di 22.000 euro ognuno e 1 figlio a carico. della quota 3% Abitazione di tipo economico categoria catastale A3 (importi in euro) I Bot a 12 mesi hanno raggiunto il nuovo minimo storico dello 0,26%. I risparmiatori che si pongono l’obiettivo di una soglia di remunerazione del 3% debbono impostare con l’idea di assumere qualche rischio. Tra emissioni high yield (alto rischio e alto rendimento) e bond in valuta, obbligazioni societarie prive di rating e Btp a lunghissima scadenza, passando per i titoli azionari ad alto dividendo, «CorrierEconomia», il settimanale di approfondimento economico e finanziario in edicola domani con il «Corriere della Sera», ha passato in rassegna le occasioni più generose ancora disponibili sul mercato. Naturalmente bisogna ricordare che cedole più alte della media si accompagnano a maggiori rischi di tasso (possibilità di perdite in conto capitale quando il costo del denaro ricomincerà a salire) e emittente, nel caso di un sempre possibile default aziendale. Mentre i bond in valuta di paesi con un rating «tripla A» come l’Australia o la Nuova Zelanda, se da un lato offrono il vantaggio di cedole comprese fra il 2 e il 4% di interesse su scadenze relativamente brevi, dall’altro lato aprono però il fronte a possibili guadagni (o perdite) in conto capitale. Marco Sabella © RIPRODUZIONE RISERVATA 1.100 Ancona 235 248 1.079 Palermo 384 81 352 817 352 1.000 Campobasso 267 197 352 817 352 961 Torino 234 230 352 817 78 299 929 Trieste 283 172 352 807 258 344 308 909 L'Aquila 332 134 264 731 286 271 352 909 Catanzaro 291 59 352 702 Venezia 355 192 352 900 Firenze 217 300 88 Perugia 392 126 352 870 Aosta 260 77 132 TARI TASI Roma 362 342 Add.le com. IRPEF 396 Bari 317 410 352 Napoli 466 182 Genova 329 280 Cagliari 552 Bologna Milano Totale Comune TARI TASI Fonte: Elaborazione: Ufficio Studi CGIA su dati Agenzia delle Entrate, Ministero delle Finanze ROMA Mancano quattro giorni al pagamento dell’acconto della Tasi nei 5.279 Comuni che entro il 18 settembre hanno pubblicato le relative aliquote sul sito del ministero dell’Economia. Tra le amministrazioni comunali ci sono 66 capoluoghi di provincia, tra cui Milano, Firenze, Roma e Bari. Si tratta di oltre 15 milioni di proprietari di prima casa (il 75% del totale) cui si aggiungeranno, in molti Comuni, gli inquilini che contribuiranno con una quota che va dal 10% al 30%: a Milano il 10%, a Roma il 20%. Secondo calcoli del Servizio Politiche Territoriali della Uil, l’aliquota media complessiva applicata in tutti i Comuni sarà dell’1,99 per mille. Il costo medio della Tasi sarà di 148 euro (74 euro da versare con l’acconto), ma se si prendono a riferimento le sole città capoluogo l’importo sale a 191 euro medi (96 euro per l’acconto), con punte di 429, un conto più salato dell’Imu in un caso su due. Il costo medio della Tasi sarà di 300 euro a Milano, 346 a Firenze, 391 euro a Roma, 338 a Bari. Le uniche città a Tasi-zero saranno Ragusa e Olbia, mentre Aosta, Trento, Nuoro, Matera saranno le sole con l’aliquota base dell’1 per mille, avendo tutte le altre città applicato aliquote superiori. Ben un terzo del totale ha scelto quella del 3,3 per mille (Torino, Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Bari) Si sono fermate al 2,5 per mille città come Milano, Roma e Verona. All’appello mancherebbero ancora 659 Comuni che non hanno deliberato le aliquote, i cui cittadini saranno quindi costretti a pagare la Tasi in un’unica rata entro il 16 dicembre (aliquota 1 per mille). Per Guglielmo Loy (Osservatorio Uil), la distribuzione della nuova tassa è meno equa rispetto all’Imu: pagherà un po’ Totale 835 605 468 d’Arco di più chi prima era esente o pagava cifre basse e pagheranno molto meno i proprietari di quelle abitazioni con rendite catastali elevate. Anche per questo il governo ha annunciato l’intenzione di rimettere mano nella legge di Stabilità alla tassazione sugli Il tetto Una città su tre ha deliberato introducendo l’aliquota massima Il costo dell’automobile Rc auto, la corsa dei prezzi In nove anni tariffe su del 235% In nove anni i costi medi delle tariffe Rc auto sono più che raddoppiati passando da 391 euro del 2004 a 1.250 euro nel 2013, 859 euro in più, pari ad un aumento del 235%. Ancora peggiore la situazione delle polizze per moto e motorini : +480% nel 2013. Lo rilevano Adusbef e Federconsumatori, evidenziando che l’incidenza sullo stipendio è al 6,5%. Mentre il Codacons rileva che nel 2014 i costi per mantenere un’auto di media cilindrata raggiungono i 4.500 euro annui, ovvero il 25% del reddito di una famiglia media (per i nuclei a reddito medio-basso una spesa annua maggiore rispetto ai consumi alimentari) © RIPRODUZIONE RISERVATA Prestiti Bce Intesa Sanpaolo: prenderemo tutto di Stefania Tamburello W Add.le com. IRPEF 352 Comune ● Banche immobili, puntando a una imposta unica (che metta insieme sulle seconde case Tasi e Imu) con detrazioni obbligatorie sulle prime case, proporzionate all’aliquota standard, che è da fissare, ma probabilmente sarà superiore all’1 per mille. Ma la Tasi non è l’unica tassa comunale che pagano i contribuenti. L’ufficio studi della Cgia di Mestre ha calcolato che «tra le grandi città italiane le tasse comunali più elevate si registrano a Bologna, Roma, Bari e Genova». La simulazione fatta su una famiglia-tipo di tre persone (due genitori che lavorano, con un reddito annuo di 22 mila euro ciascuno e un figlio a carico) che deve pagare Tasi, Tari (la nuova tassa sui rifiuti) e l’addizionale comunale Irpef, nel caso di un’abitazione di tipo civile A2, rivela che «è Bologna il Comune a praticare il livello di tassazione medio più elevato tra le grandi città d’Italia», con un carico fiscale di 1.610 euro. Seguono Genova con 1.488 euro, Bari con 1.414 euro e Milano con 1.379 euro. Se invece l’analisi viene realizzata su un’abitazione A3 , a balzare al primo posto è Roma con 1.100 euro. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA ASHINGTON «Chiederemo tutto e utilizzeremo tutto». Intesa Sanpaolo sfrutterà fino in fondo i prestiti della Bce finalizzati ai finanziamenti di famiglie e imprese (Tltro). Per quest’anno la quota a disposizione della Banca è di 13 miliardi. «Ne abbiamo già presi 4, a dicembre prenderemo il resto», afferma il direttore generale Gaetano Miccichè incontrando i giornalisti a Washington - dove in contemporanea all’assemblea del Fmi si svolgono una serie di incontri tra investitori e banche - assieme al presidente del Consiglio di gestione, Gian Maria GrosPietro, il quale aggiunge che la banca «può dare tutto il credito che le imprese chiedono», ma deve essere destinato ad «investimenti buoni». Gros-Pietro, anche nella sua veste di vicepresidente dell’Abi, si sofferma sulle ipotesi di trasferire una parte del Tfr nelle buste paga dei lavoratori. «Le banche sono pronte a finanziare l’operazione, ma hanno bisogno di garanzie pubbliche». L’alternativa, sarebbe valutare il merito di credito, di ciascuna impresa, ma non mi pare quello che il governo vuole fare», aggiunge. Il fatto è che le banche vogliono «essere sicure», nell’interesse dei clienti e dei risparmiatori, che i soldi prestati «vengano restituiti». E sulla situazione economica, Gros-Pietro afferma che l’Italia è già in deflazione piena. «Per l’imprenditore la deflazione c’è quando i prezzi alla produzione scendono. Ed è da mesi che questo succede». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 ECONOMIA Osservatorio Cgil Cassa integrazione, 715 milioni in 8 mesi L’industria del vetro Saint Gobain investe 65 milioni di euro per un nuovo impianto a Gazzo Veronese Il gruppo Saint-Gobain Italia (guidato dall’ad Gianni scotti, nella foto) ha inaugurato ieri nello stabilimento di Gazzo Veronese il nuovo Forno 73, un impianto dedicato alla produzione di bottiglie in vetro che, a regime, garantirà una capacità produttiva di oltre un milione di contenitori in vetro cavo al giorno, pari a circa 270 milioni di litri all’anno di vino e spumante imbottigliati. Frutto di investimenti per 65 milioni di euro il forno fusorio dello stabilimento veronese Poco meno di 715 milioni di ore di cassa integrazione, richieste e autorizzate, nei primi 8 mesi dell’anno, oltre la metà di cassa straordinaria. Un monte ore di Cig, che relega in cassa a zero ore oltre 515 mila lavoratori da gennaio. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Cig della Cgil. Il totale di ore di Cig da gennaio ad agosto cala dunque dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2013. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fca sbarca a Wall Street «Attireremo più azionisti» Marchionne: confronto con Gm e Ford. Domani il debutto oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ADDETTA amministrazione del personale, assunzioni cessazioni, trasformazioni rapporti con enti programma presenze Word, Excel, posta elettronica. No studi. 346.79.48.352 AIUTO contabile, impiegata commerciale con pluriennale esperienza offresi full/part-time. 340.59.89.168 AMMINISTRATIVA laureata, pluriennale esperienza, esamina proposte part-time per amministrazione, contabilità generale e bilancio presso aziende zona Piacenza ovest e Valtidone. 338.80.80.366 AMMINISTRAZIONE contabilità pluriennale esperienza inglese, spagnolo, zona Milano. Disponibile subito. 347.53.56.884 ASSICURAZIONI impiegata agenzie 57enne, pluriennale esperienza emissione rca, re, vita, sinistri, segretariato, contabilità direzione, offresi. [email protected] Tel. 335.82.75.974 ASSISTENTE alla poltrona ottimo curriculum, cerca lavoro part/full-time. Tel. 338.91.34.547 CONTABILE ragioniera esperienza pluriennale clienti-fornitori, banche offresi. 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È l’allarme lanciato dall’associazione Coldiretti rientra tra le opere incluse nel piano di investimenti della francese Saint-Gobain in Italia dal valore complessivo di oltre 200 milioni, avviato nel 2011 con il rilancio del polo produttivo di Pisa. Il forno impegnerà nella gestione 100 dipendenti, a cui sono state erogate oltre 6.000 ore di formazione in fase di start up. La struttura permetterà il risparmio di circa 48mila tonnellate di CO2 l’anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Auto ibride re una vettura elettrica urbana. Gli ultimi accordi sono stati presi direttamente tra il ministro Federica Guidi e Marchionne, un’accelerazione che permetterà a questo stabilimento di ripartire in tempi celeri. Un tema centrale, quello dell’occupazione: nel 2004 Fiat aveva 160mila dipendenti, compresi quelli della attività industriali come Iveco, New Holland e CNH, oggi sono 300mila (senza il gruppo CNH), ma se non ci fosse stata l’acquisizione di Chrysler, forse il destino delle fabbriche italiane sarebbe stato ancora più critico. Il piano industriale ha avuto l’obbiettivo di aumentare i ricavi, per conservare l’occupazione. Una visione profondamente diversa da quella di Volkswagen che sostituirà i pensionati con i robot.Gli ottimi rapporti instaurati tra Matteo Renzi e Sergio Marchionne (quest’ultimo non nasconde la sua simpatia per il premier, tanto da fargli dire «a questo ragazzo voglio bene») potrebbero portare ad altri risultati, non incentivi ma aiuti strutturali a tutte le aziende, di ogni settore merceologico, capaci di produrre nel territorio ed esportare nel mondo. Bianca Carretto Gerbauld, il brasiliano per Termini Imerese di Fabio Savelli I l futuro di Termini Imerese è al numero 401 di Rua Visconde de Piraja, Ipanema, a due passi dalla spiaggia di Copacabana. È qui che ha sede Kbo Capital, fondo d’investimento brasiliano guidato dal banchiere (ex Merrill Lynch) Roland Gerbauld. Ha appena sottoscritto un aumento di capitale di circa 80 milioni di euro nella start-up Grifa (Gruppo Italiano Fabbriche Automobili) che rileverà dal primo gennaio prossimo l’ex stabilimento Fiat in provincia di Palermo (e con esso il polo della Magneti Marelli attivo nello stampaggio della plastica) attraverso un aumento di capitale da 100 milioni (versato già per una quota di 20 milioni da un gruppo di ex dirigenti Fiat). Grifa ricollocherà i 767 lavoratori ex Lingotto ora in cassa integrazione (impegnandosi anche a utilizzare gli oltre 250 addetti dell’indotto) a seguito di un investimento di circa 330 milioni di euro, di cui i restanti 220 saranno finanziati tramite un accordo di programma con la regione Siciliana attingendo a fondi nazionali e comunitari. Il progetto dettagliato in un piano industriale che Grifa comunicherà ai sindacati in un prossimo incontro - prevede la produzione di un modello ibrido-elettrico di taglia mini (la cosiddetta citycar), il cui prototipo è già esistente e la cui prima vettura dovrà essere “sfornata” entro marzo 2016. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA AUTISTA esperienza ventennale referenziato cerca lavoro anche part-time. 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Inoltre ha sottolineato che «il potenziale di Fca, a medio- lungo termine, è anche superiore, siamo posizionati meglio, sia in Europa che in America Latina». Lo sbarco avviene all’indo- Spettacoli Domani, a Wall Street, sede della Borsa di New York, sventolerà una bandiera italiana a fianco di quella americana. E sarà il giorno del debutto di Fiat-Chrysler. Una scelta, quella Sergio Marchionne, di cambiare strategia, per spostarsi verso mercati più forti ed in crescita - Stati Uniti e Brasile, in modo da sostenere anche le regioni più deboli. Marchionne ha dichiarato ieri, inaugurando una nuova concessionaria Chrysler, a Farmington Hills, nei dintorni di Detroit, che «Fiat Chrysler ha voluto portare le sue azioni alla Borsa di New York, al fine di attirare gli stessi azionisti che investono nelle case automobilistiche concorrenti. Il nostro obiettivo è quello di sostenere un diretto confronto sia con General Motors che con Ford, siamo una valida alternativa per chi è interessato ad investire nel settore automobilistico, anche noi siamo produttori mondiali di veicoli, esattamen- 33 MALIZIOSAMENTE 899.60.44.50. Viziosa TX 899.60.44.51. Euro 1,30min/ ivato. VM18. Futura Madama31 Torino. Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Tariffa a modulo: € 110 Rubriche Compravendite immobiliari Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. 34 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 35 Cultura & Spettacoli 7 giorni di tweet I consigli di Tommaso Labranca per @La_Lettura. Da domani Carlo A. Martigli Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato L’autobiografia di Alice Toklas di Gertrude Stein. Consolazione sui bus di tamarri Punto linea superficie di Vassilij Kandinskij. L’antinarrativa subatomica La spartizione di Piero Chiara. Un wormhole verso l’Insubria Silenzio a Milano di Anna Maria Ortese. Una Milano crepuscolare e scomparsa La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati. In un’altra vita ero un orso Tonio Kröger di Thomas Mann. Disagio bipolare e permanente L’amante a mille chilometri di Angelo Frattini. Dimenticata eleganza borghese Il generale Nato, il rigattiere in Florida Ed ecco il volto ritrovato di Machiavelli Un ritratto anonimo mai visto, recuperato dal politologo Alessandro Campi Icona di Sergio Rizzo ome ci sarà arrivato un ritratto di Niccolò Machiavelli a Jacksonville, in Florida, è un mistero. Il rigattiere americano che un bel giorno ha deciso di venderlo ha raccontato che con ogni probabilità proveniva dagli oggetti di un generale dell’esercito statunitense di stanza alla Nato, a Bruxelles. Senza però poter dire come, né quando, il piccolo dipinto su tavola fosse giunto in Belgio. E da dove, poi. Altrettanto misterioso è l’autore: assolutamente anonimo. Di sicuro non è, come il rigattiere di cui sopra voleva comicamente far credere, Leonardo da Vinci. Sappiamo invece com’è tornato in Italia, perché dall’Italia è certamente partito. L’ha comprato da quel rigattiere, su eBay, Alessandro Campi. Politologo di chiara fama, insegna all’Università di Perugia ed è stato a lungo il direttore della Fondazione Farefuturo. Viene considerato l’ideologo della svolta politica di Gianfranco Fini sfociata nella clamorosa rottura del 2010 con Silvio Berlusconi. Ma Campi è anche fra gli intellettuali più esperti della vita e si guarda, se quella faccia volpina e astuta, magra e ossuta, se quegli occhi vispi e indagatori, se quel sorriso appena accennato ma che sembra denotare malizia e un fondo di irriverenza, non siano la trasposizione pittorica, ben riuscita e a suo modo geniale, della obliqua fama, vagamente sinistra, che ha cominciato a imprimersi su Machiavelli subito dopo la sua morte». Dunque una specie di caricatura? Una rappresentazione del personaggio, del quale non esisterebbe un ritratto da vivo, che ha tradotto nei caratteri somatici il «machiavellismo» più che Machiavelli in carne e ossa? In effetti i dipinti finora conosciuti potevano in qualche modo accreditare un interrogativo del genere. Quello ritrovato da Campi a Jacksonville ci consegna invece una figura più umana, con un volto quasi da bonaccione, pur nella indiscutibile somiglianza con gli altri. Una faccia nuova e inedita di Machiavelli, da persona normale, in un’opera di fattura «non straordinaria, ma sicuramente interessante», secondo lo storico dell’arte Claudio Strinati, che presenterà ufficialmente il piccolo quadro lunedì 27 ottobre a Roma al Valutazione Gli studiosi: opera di fattura non straordinaria ma di certo interessante Datazione L’opera risalirebbe al 1525-50: potrebbe dunque essere la sola di Niccolò da vivo C ● Santi di Tito (1536-1603), Firenze, Galleria degli Uffizi ● Rosso Fiorentino (1494-1540), Sant’Andrea in Percussina, Fi ● Cristofano dell’Altissimo (1525–1605), Roma, Galleria Doria Pamphilj ● Ridolfo del Ghirlandaio (1503 – 1577), Londra, collezione privata ● Busto policromo (XVI sec.), Firenze, Museo di Palazzo Vecchio delle opere del filosofo fiorentino. Non è un caso che sia stato lui a curare la mostra Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo promossa dalla Treccani e organizzata lo scorso anno al Vittoriano di Roma in occasione dei cinquecento anni dalla stesura del Principe, il trattato politico certo più famoso della storia moderna, tanto da essere ancora oggi un libro italiano fra i più tradotti all’estero. Una mostra nella quale erano esposte anche alcune cose provenienti dalla straordinaria collezione di Campi. Perché nel corso degli anni la passione per Machiavelli lo ha spinto a raccogliere ogni genere di traccia e testimonianza: dalle edizioni del Principe ai francobolli rievocativi, fino agli oggetti più curiosi. Ed è così che ha trovato, su Internet, il ritratto scomparso. L’ha comprato e il rigattiere di cui sopra gliel’ha spedito per posta. Sembrava una crosta. Lo stato di conservazione era pessimo e poi bisognava fidarsi delle fotografie: non c’era nulla che garantisse l’autenticità del dipinto, poi dimostrata in seguito agli esami tecnici. Nulla, tranne una certa somiglianza del soggetto con gli altri cinque ritratti di Machiavelli esistenti. Tutti, del resto, realizzati a quanto pare successivamente alla sua morte. Anche il più famoso, quello esposto a Palazzo Vecchio a Firenze, che secondo la tradizione sarebbe stato eseguito sul modello della maschera mortuaria. E con caratteristiche che lo stesso Campi ha descritto nel saggio sull’iconografia machiavelliana pubblicato nell’Enciclopedia Machiavelli della Treccani: «L’incredibile fortuna del ritratto in questione, di una forza espressiva straordinaria e persino inquietante, dipende infatti dalla curiosa circolarità che sembra implicare e che porta a chiedersi, quando lo Premi letterari Complesso del Vittoriano insieme a Giuliano Amato e allo stesso Campi. «Interessante» dal punto di vista stilistico, ma forse ancor più dal punto di vista storico. Per gli esperti che l’hanno esaminato, accertandone l’originalità, è plausibile una datazione nel secondo quarto del XVI secolo. Vale a dire, fra il 1525 e il 1550. Un giudizio tale da non escludere che possa essere stato realizzato con la persona ancora in vita, considerando che l’interessato morì a Firenze nel 1527, all’età di 58 anni. Un’altra piccola tessera nel misterioso puzzle di Niccolò Machiavelli. © RIPRODUZIONE RISERVATA Convegni storici Adele Marini vince l’«Azzeccagarbugli» Adele Marini: il romanzo A Milano si muore così è edito da Frilli (pp. 352, 14,90) Niccolò Macchiavelli (Firenze , 3 maggio 1469 – 21 giugno 1527) nel ritratto anonimo acquistato da Alessandro Campi che sarà presentato a Roma il 27 ottobre Adele Marini con A Milano si muore così (edito da Fratelli Frilli) ha vinto il 10° Premio Azzeccagarbugli al Romanzo poliziesco, promosso dalla Provincia di Lecco e dal Gruppo giovani imprenditori di Confindustria Lecco. La giuria popolare ha portato alla Marini (che dedica la vittoria alle associazioni Libera e Ponti di memoria) 563 voti. Secondo classificato Massimo Galluppi (479) Il cerchio dell’odio (Marsilio); terzo Stefano Tura (Tu sei il prossimo, Fazi), poi Simone Sarasso (Il Paese che amo, Marsilio) e Stefano Piedimonte (Voglio solo ammazzarti, Guanda). A Stefano Brusadelli (I Santi pericolosi, Mondadori) il Premio Opera Prima in ricordo di Raffaele Crovi . Nella giuria dei letterati Massimo Carlotto, Gianni Biondillo, Elisabetta Bucciarelli, Patrick Fogli e Valerio Varesi. Grande guerra, incontri a Harvard e Trento Charles S. Maier (New York, 1939), storico della Harvard University Si susseguono le iniziative collegate al centenario della Prima guerra mondiale. Il 21 ottobre negli Usa, presso la Harvard University, l’annuale «Salvemini Colloquium», dedicato al grande esule antifascista, sarà tenuto dallo storico americano Charles S. Maier sul tema «La Grande guerra dell’Italia». «La guerra come apocalisse» è invece il titolo del convegno internazionale organizzato nei giorni 15-17 ottobre a Trento dall’Istituto storico italogermanico della Fondazione Bruno Kessler (Fbk-Isig), diretto da Paolo Pombeni. Al centro della discussione sarà il radicale sconvolgimento causato dal primo conflitto mondiale nella cultura e negli assetti di potere del continente europeo. Tra i partecipanti studiosi come Fulvio Conti, Emilio Gentile, Galit Haddad, Oliver Janz, Alberto Melloni, Fortunato Minniti, Oswald Überegger. Improvvisi di Sebastiano Vassalli Il peggio è l’epoca post-ideologica Io sogno un’era post-grugnito S i sente ripetere ogni tanto, e chissà se è vero, che viviamo in un’epoca postideologica. Certo, il «socialismo reale» che teneva insieme l’impero sovietico non c’è più; e anche la vasta e variopinta famiglia dei socialismi, figli delle utopie dell’Ottocento e del pensiero di Karl Marx, non sembra tanto in salute. Ma siamo sicuri che le ideologie siano scomparse, e che fossero loro la causa di tutti i contrasti e di tutti i mali del mondo? Se ci guardiamo attorno oggi vien quasi da rimpiangerle, quelle favole del passato che spingevano gli uomini a odiarsi in nome della giustizia e dell’uguaglianza, o addirittura della santità e della felicità. Oggi ci si odia e basta, senza tante storie. Sorge il sospetto che la causa di tutti i contrasti e di tutte le guerre non siano le ideologie ma due pronomi, il pronome noi e il pronome loro. Che nel «laborioso procedere del genere umano» come scrisse non so più chi (mi sembra Giuseppe Prezzolini, nella foto), tutte le ragioni siano sempre state dalla parte (intercambiabile) del noi e tutti i torti e le infamie dalla parte del loro; e che le religioni abbiano sempre favorito quella contrapposizione. Ma i contrasti probabilmente sono più antichi dei pronomi e delle religioni. Forse risalgono a un grugnito: quello con cui un umanoide nostro antenato indicò con la clava, agli abitanti della sua stessa caverna, la caverna di fronte. A che giova vivere in un’epoca postideologica, se siamo sempre a quel punto? Servirebbe un’epoca postgrugnito. Chissà se arriverà mai. © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera SPETTACOLI Su Rai1 Donne che sono lì dove solitamente (fino ad ora) c’erano gli uomini. Donne che sono riuscite a fare e a cambiare molto. Vuole raccontare questo «Leader. Femminile Singolare», nuovo programma ideato da Chicca Olivetti per Enel, in onda da lunedì (per sei settimane alle 16.30) su Rai1 con la regia di Mimma Nocelli. In questa inchiesta sul potere delle donne, Franco Di Mare intervista personalità anche molto diverse tra loro ma che hanno in comune la caratteristica di aver fatto la differenza Di Mare intervista le donne di potere (e anche di valore) Il personaggio Dal successo come casalinga disperata a diva impegnata nel sociale Aveva 83 anni Addio ad Anita Cerquetti la voce che sostituì la Callas di Paolo Isotta T «A Hollywood pensavano che fossi italiana e ho sempre detto sì, è vero», racconta Eva Longoria. L’ex Casalinga disperata ha fama di avere un carattere non facile, vuole sapere prima cosa le viene chiesto, e parlare soltanto dei suoi (lodevoli) impegni sul fronte dei diritti dei chicanos negli Usa. «Tutti pensano che io sia messicana. Ho solo le mie radici lì, la mia cultura è latinoamericana, e mi spiace che del Messico si parli soltanto per cartelli di droga e corruzione. Si procede per luoghi comuni, come la mafia per l’Italia. Abbiamo una cultura simile alla vostra, ci piace il cibo e la musica. Sfortunatamente non so cantare nemmeno Happy Birthday, con la musica sono rimasta a Madonna e agli Eurythmics». Eva Longoria è nata in una cittadina del Texas: «Si chiama Corpus Christi, capisco che possa risultare buffo. Al tempo in cui facevo la modella, mi elessero Miss Corpus Christi». Il 15 esce Cristiada di Dean Wright: «Racconta una pagina di storia che non conoscevo, è strano perché vengo da una famiglia cattolica. La persecuzione dei cattolici, ritenuti troppo influenti, nel Messico degli Anni Venti. Una guerra civile che provocò 90 mila morti. Io sono la moglie di Andy Garcia, un generale in pensione, un ateo che sposa la causa dei Cristeros». Quanto è cambiata la sua vita dopo «Casalinghe disperate»? «È cambiata in maniera radicale, mi manca molto quella serie, e il mio personaggio, Gabrielle, era così divertente. Mi ha permesso di arrivare in tutto il mondo, anche se in precedenza avevo interpretato una soap opera popolare intitolata “Febbre d’amore” dove impersono una psicopatica». Anche nella serie che le ha dato il suc- nella loro professione. Come Fabiola Gianotti, la fisica del Cern che ha scoperto il bosone di Higgs, considerata tra le persone più influenti del mondo secondo Time e Forbes. Ma anche come Marta Dassù, senior director European affairs dell’Aspen Institute, oltre che consigliere di politica estera di due ex presidenti del Consiglio e membro del CdA di Finmeccanica, o Caterina Caselli, cantante oggi produttrice discografica e talent scout di successo (nella foto con Elisa, da lei scoperta). Sul set Eva Longoria (39 anni) in una scena di «Cristiada», che racconta la persecuzione dei cattolici nel Messico degli anni 20 L’orgoglio di Eva Longoria: «Mi batto per difendere i diritti dei messicani negli Usa» E nel film «Cristiada» fa rivivere la guerra civile degli anni Venti cesso il suo personaggio non è così positivo. «All’inizio è una egoista, una narcisista che odia i bambini, ha una storia col giardiniere. Ma nel corso delle otto stagioni cambia passo, diventa una madre affettuosa e una moglie devota. Quello che mi ha dato fastidio, nella percezione dei media, è che siccome la storia ruota attorno a quattro donne, per forza dovevamo detestarci ed essere gelose l’una dell’altra, quando è vero il contrario. Lo trovo sessista, se i ❞ Ho tre sorelle tutte alte e bionde, da piccola pensavo di essere stata adottata. La fama? Non mi sono fatta travolgere protagonisti fossero stati quattro uomini, non avrebbero ricamato un commento del genere». Negli Usa è appena uscito Frontera di Michael Berry, dove lei è moglie dello sceriffo Ed Harris: «È la storia di una donna apparentemente uccisa nel suo ranch da un messicano entrato illegalmente in America. In realtà l’intento è di umanizzare il problema dell’immigrazione». Che sapore ha il successo raggiunto quando non si è giovanissimi? «Sono diventata famosa tardi, a 30 anni. Non mi sono lasciata travolgere dalla fama. Quando la raggiungi da giovane tendono a incasellarti: la fidanzata d’America, la cattiva ragazza… Io non ho dovuto trovare un equilibrio per la mia identità». Lei ha cominciato come modella anche se, ci perdoni, non è una stangona. Sorride: «È vero. Ho tre sorelle, tutte Chi è ● Eva Longoria è nata il 15 marzo del ‘75: di origini messicane, ha iniziato a recitare nella soap «Febbre d’amore» ● Nel 2004 il successo con «Desperate Housewives» (foto); tra i suoi film, «A Dark Truth» e «In a World» alte, bionde e con gli occhi chiari. Da piccola pensavo che i miei mi avessero adottata. Ero il brutto anatroccolo, magra come un chiodo e minuta, a scuola ero considerata la sfigata della classe. Per farmi accettare sviluppai il senso dell’humour. Sono fisicamente esplosa alla fine del college, l’ho capito dagli sguardi dei maschi. Il rapporto con la bellezza è complicato, chi la subisce e chi la usa come un’arma». «In famiglia — aggiunge — siamo tutte donne forti e istruite, il più grande insegnamento, mia madre, è il mio modello. Quello che io faccio nella mia Fondazione è aiutare le donne a studiare e a far aprire loro un’attività imprenditoriale. Sono tante le attrici che in America fanno filantropia. Io ho dovuto lottare per essere credibile». Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA emo che, all’apprenderne la scomparsa, il nome di Anita Cerquetti oggi dica poco a quasi tutti. E allora tocca a noi stabilire la verità. Questa somma artista, ch’ebbe una carriera breve perché interrotta nel fiore per motivi di salute, è stata il più grande soprano dal 1945 ad oggi: senza possibilità di confronti. Marchigiana, possedeva tutta la squisita gentilezza della sua razza: me lo ricordo dall’unica volta che l’incontrai. E che fosse la più grande pensava Francesco Siciliani, tra i primi a scoprirla e a lanciarla; insieme col suo sodale Gabriele Santini, uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento. La Cerquetti era, a propriamente parlare, un «soprano drammatico di agilità»: nessuno ha mai posseduto una dizione scolpita come la sua unita a un fenomenale dominio della coloratura, che per lei era espressiva nota per nota e non qualcosa di meramente ornamentale; e nulla dico del timbro e dell’estensione. Nel 1958, Santini sul podio, all’Opera di Roma sostituì Maria Callas al II atto Verdiana Anita Cerquetti scherza con Francesco Molinari Pradelli, Mario Filippeschi e Silvio Majonica prima dell’«Aida» negli anni 50 della Norma di Bellini; possediamo poi la recita intera giacché le subentrò. Mai ci fu, almeno nel Novecento, più grande Norma: e lo si vede non tanto e non solo da Casta diva quanto da come terribilmente pronuncia Sediziose voci e, nel II atto, In mia mano al fin tu sei, portando la voce al pianissimo quando Norma si fa donna e parla a se stessa. Nemmeno Gina Cigna le può esser paragonata. Così ella è stata insuperata Aida, Amazily nel Cortez di Spontini, Anaide nel Mosè di Rossini, Matilde nel Guglielmo Tell, Leonora nel Trovatore e nella Forza del destino…. È tradizione che soprani italiani siano anche grandi eroine wagneriane: per esempio Renata Tebaldi fu somma Elisabetta nel Tannhäuser ed Elsa nel Lohengrin. Se la carriera non le si fosse spezzata, Anita Cerquetti sarebbe fatalmente stata Isolda, Eva nei Maestri cantori, Brunilde nella Valchiria, nel Siegfried e nel Crepuscolo degli Dei, e persino Kundry nel Parsifal, affiancandosi a Marta Mödl e Astrid Varnay e superandole; e Salomè e moglie del Tintore nella Donna senz’ombra di Strauss. Dis aliter visum, agli Dei parve voler diversamente; ma la stessa Jessye Norman, la più grande eroina wagneriana degli ultimi anni, è alla Cerquetti inferiore. Anita esce oggi dalla cronaca; entra nella Storia che l’attende per glorificarla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 SPETTACOLI A «Tv Talk» È di un paio di anni fa la frase di Paolo Virzì secondo cui le fiction generaliste italiane sarebbero «camomilla per anziani». Ora Filippo Timi , a «Tv Talk», ha rincarato la dose: «Più che camomilla le definirei un sonnifero. Ma è anche bello dormire davanti alla tv. Mia mamma si addormenta davanti alla tv sulle repliche dei “Jefferson”, tutte le sere. Ma è anche bella questa funzione della tv». Il protagonista di «Il Candidato - Zucca presidente» (una scena nella foto), ha anche confessato: «Appena vinco un Oscar, un Golden Globe, allora voglio fare un anno di “Centovetrine”. Il mio sogno sono i primi piani vuoti della soap. Primo piano, fermo: sono tua mamma». L’accusa di Timi: le fiction generaliste sono un sonnifero 37 Catania Si dimette la sovrintendente del Teatro Bellini Rita Cinquegrana ha rassegnato le dimissioni da sovrintendente del Teatro Bellini di Catania. Il suo mandato sarebbe scaduto il 31 dicembre prossimo, ma il Cda, al lavoro già dai prossimi giorni per individuare una nuova figura professionale di massimo livello, ne ha accettato le dimissioni dal 3 novembre, a conclusione del Bellini Festival. A nominare l’ex sovrintendente, fortemente criticata dalle maestranze nei mesi scorsi per la sua gestione, era stato il presidente della Regione Raffaele Lombardo nel settembre 2010. L’ascesa del divo Isaac: sogno con Guerre stellari Dai Coen ad Amini, ora la fantascienza: torno bambino Il profilo ● Oscar Isaac (all’anagrafe Óscar Isaac Hernández), musicista e attore, è nato il 9 marzo 1979 in Guatemala ● Dopo ruoli secondari, è stato protagonista di «W.E.» (2011), «A proposito di Davis» (2013) e «I due volti di gennaio» (2014) LONDRA Bello, fascinoso, intelligente: un cocktail che ha portato Oscar Isaac lontano dallo stereotipo dei geni — madre cubana, padre guatemalteco — e che, stando a indiscrezioni, avrebbe fatto perdere la testa a Madonna durante le riprese di W.E. - Edward e Wallis. Troppo gentiluomo per dare peso al gossip, ride, sorvola, cambia discorso. A 35 anni, il protagonista di A proposito di Davis, I due volti di gennaio (in questi giorni nelle sale) e prossimamente Guerre stellari sa come muoversi. Se solo adesso diventa un nome è anche perché ha detto no a progetti che non lo convincevano completamente. Sarebbe, dopotutto, potuto finire a interpretare esclusivamente «il cattivo» o il «trafficante di droga». «Purtroppo l’etnia conta ancora a Hollywood» si rammarica. Primo passo, cambiare cognome — quello originale era Hernández —; secondo, nessun compromesso. ❞ Ho voluto cambiare il cognome, Hernández: avrei avuto solo ruoli da cattivo «I due volti di gennaio» è un film che analizza la sottile linea tra bene e male «Non volevo che il mio curriculum arrivasse sulla scrivania di qualcuno e venisse immediatamente messo nella pila dei sudamericani. Con un nome come Hernández sarebbe andata così, con ruoli per lo più da cattivo». Il divo è a Londra per il settimo episodio di Guerre Stellari. «Sono cresciuto con Guerre stellari — racconta —, ne siamo tutti appassionati in famiglia. Nell’era del digitale, poi, questo è un film veramente speciale. J.J. (Abrams, il regista), ha voluto un set vero, costruito, così vediamo tutto. L’astronave, il paesaggio, gli altri, non solo puntini verdi...». Il film che gli ha cambiato la vita, però, è stato A proposito di Davis, dei fratelli Coen. «Ha avuto un effetto immediato. Appena è circolata la notizia che avevano scelto me, mi sono arrivate diverse offerte». Una di queste è Rydal, in I due volti di gennaio, che lo vede al fianco di Kirsten Dunst e Viggo Mor- Insieme Daisy Bevan (22 anni) e Oscar Isaac (35) in «I due volti di gennaio», film dell’esordio alla regia di Hossein Amini tensen. «Il copione mi è piaciuto subito. È tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, il che vuol dire che i personaggi sono complicati, ambigui, sfumati». Come il libro, il film fa riflettere su temi difficili («La linea sottile che divide il bene e il male: cosa ci attrae verso gli altri, cosa siamo pronti a fare») ed è ricco di sottigliezze, grazie anche alla preparazione voluta dal regista Hossein Amini. «Per due giorni non abbiamo fatto che parlare tra di noi, di ogni battuta. Quando è arrivato il momento di girare le scene, siamo stati in grado di pensare anche alle più piccole sfumature, che hanno reso il tutto più interessante. Per me la cosa fondamentale è trovare le debolezze del mio personaggio e Passioni Adora la musica e sa suonare la chitarra: «In futuro mi piacerebbe recitare per Tarantino» AZIENDE INFORMANO mostrarle». Nonostante il successo e i tanti progetti, ci sono sogni per ora irrealizzati. Tra questi un film con Quentin Tarantino. «Adoro la musica, ho passato gli anni del liceo a suonare la chitarra e ad ascoltare il punk. Per questo il film dei fratelli Coen per me è stato una specie di miracolo. Ma mi interessa molto anche la lingua e in questo Tarantino è un genio. Spero che prima o poi mi chiami». Paola De Carolis © RIPRODUZIONE RISERVATA A cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo Estée Lauder Anche quest’anno in ottobre c’è la XXII Campagna Nastro Rosa L’impegno a tutto campo di LILT insieme a Estée Lauder Companies Pompea Due imprenditori per Pompea Fiere di Parma 33a edizione di “Mercanteinfiera” a Parma Partner di prestigio: U.S. Antiques Show È Nicoletta Romanoff - ultima discendente degli Zar di Russia - la testimonial 2014 in Italia dell’ormai consueta Campagna Nastro Rosa, dedicata nel nostro Paese come nel resto del mondo alla prevenzione del tumore al seno. Per la ventiduesima volta, in ottobre, LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) ed Estée Lauder Companies, società leader nei prodotti di bellezza di prestigio, hanno dispiegato il loro impegno a tutto campo contro questa preoccupante patologia, di cui si registra purtroppo un’incidenza sempre maggiore. Ideata negli Stati Uniti da Evelyn H. Lauder e promossa in oltre 70 Nazioni, la Campagna Nastro Rosa ha l’obiettivo di sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori al seno, informando il pubblico femminile anche in merito ad abitudini di vita correttamente sane e controlli diagnostici da effettuare sollecitamente. Il tumore al seno è ancora oggi il “big killer” per il genere femminile e sta progressivamente cambiando anche l’età in cui la malattia si manifesta: il 30% circa viene infatti diagnosticato oggi prima dei 50 anni, l’età prevista per effettuare gli screening mammografici. “Da recenti dati e studi si stima - spiega Francesco Schittulli, senologo-chirurgo oncologo e Presidente Nazionale della LILT Per rilanciare il quarto polo di intimo e calzetteria d’Europa, alla Pompea di Medole è stata adottata una nuova strategia che prevede, tra l’altro, l’ingresso nel consiglio amministrazione di due imprenditori di successo: Ileana Pinelli e Adolfo Vannucci, ad affiancare il presidente del Cda di Pompea, Alberto Rodella, figlio del fondatore Adriano. Con delega al marketing e alle vendite, Ileana Pinelli avrà il compito di conquistare nuove quote di mercato, forte della sua esperienza in Calze Ileana Spa, tra le aziende più innovatrici nel comparto calza, di cui è stata fondatrice e AD. Dal canto suo, Adolfo Vannucci - con delega ad amministrazione e finanza - porterà un decisivo contributo in ambito amministrativo e finanziario, muovendosi anche a livello internazionale in qualità di “ambasciatore” di Pompea, grazie al ruolo rivestito nella raffineria Ies, rilanciata e venduta agli ungheresi di Mol nel 2007. Nel 2013 Pompea ha fatturato 80 milioni di euro, con 5,2 milioni di utile; e il primo semestre 2014 fa registrare dati economici e cash flow in ulteriore miglioramento rispetto all’esercizio precedente. Così Castelgoffredo - un distretto con oltre 200 aziende e una quota di mercato che copre il 50% in Europa e il 20% nel mondo per il settore specifico - può guardare oggi al futuro con maggiore ottimismo. Che Mercanteinfiera sia già oggi una vetrina internazionale d’èlite lo dicono i numeri: 4 padiglioni per un totale di 45.000 mq di superficie, più di 1.000 espositori, 50.000 visitatori attesi e oltre 100 buyer provenienti da America, Turchia, Brasile, Belgio, Danimarca, Francia, Inghilterra… Quest’anno Fiere di Parma punta particolarmente proprio sull’internazionalizzazione, con un “format” focalizzato su partner, collezionisti e investitori esteri interessati a opere Made in Italy. Questa XXXIII edizione dell’esposizione - inaugurata sabato 4 ottobre e aperta fino al 12 - vanta anche una prestigiosa partnership: quella realizzata con U.S. Antiques Show, il più grande organizzatore di mostre di antiquariato negli Stati Uniti. In questo modo Mercanteinfiera potrà accrescere la sua visibilità Oltreoceano, partecipando tra l’altro al Pier Antique Show (22-23 novembre 2014) di New York e a The Original Miami Beach Antique Show (30 gen- - che in Italia siano circa 46.000 i nuovi casi annui di carcinoma mammario… “Le nuove tecnologie diagnostiche di imaging sempre più precise e sofisticate, insieme alla risonanza magnetica mammaria (RMM), consentono oggi di poter individuare lesioni millimetriche in fase iniziale, quando il grado di malignità e l’indice di aggressività del tumore sono bassi e il processo di metastizzazione è pressoché nullo”. Per sensibilizzare soprattutto il pubblico femminile a queste problematiche, l’Italia e il resto del mondo si sono illuminate e si illumineranno di rosa, colore simbolo della lotta contro il tumore al seno: si tratta di location notissime e prestigiose, dall’Empire State Building di New York (USA), alla Torre di Tokyo (Giappone). A Milano UniCredit ha illuminato di rosa il 1° ottobre la guglia della Tower in piazza Gae Aulenti; e per tutto il mese verranno illuminati di rosa palazzi, piazze, fontane e monumenti del Nord e del Sud della Penisola. Il 4 ottobre scorso, sempre a Milano, le prestigiose vie del Quadrilatero della Moda si sono “vestite” di rosa, per una giornata di shopping solidale organizzata da LILT, Estée Lauder e Associazione della Via Monte Napoleone: il 10% degli incassi è stato destinato alla LILT. Anche quest’anno Estée Lauder Companies sosterrà l’attività degli ambulatori della LILT, devol- Nicoletta Romanoff vendo 5 euro per ogni prodotto venduto in ottobre. I prodotti coinvolti nella Campagna sono: Advanced Night Repair di Estée Lauder, siero riparatore dalla tecnologia innovativa; Long Last Lipstick di Clinique in Lustrous, rossetto a lunga tenuta; The Hand Treatment di La Mer, crema idratante ideale per proteggere e rigenerare la pelle delle mani; Pro LS All-in-one Face Treatment di Lab Series, che lenisce e riduce arrossamenti e irritazioni. Aveda donerà invece il corrispettivo in euro di 2 dollari alla LILT per ogni prodotto venduto di Hand Relief with Shampure Aroma, crema idratante per le mani, prodotta in edizione limitata per la campagna Nastro Rosa. Infine Darphin - marchio del Gruppo, distribuito in farmacie selezionate - donerà il 10% per ogni confezione acquistata in ottobre di Intral Redness Relief Soothing Serum, siero lenitivo anti rossore. Tutti i fondi raccolti permetteranno di potenziare l’attività degli ambulatori della LILT per visite e controlli diagnostici: a ottobre i 397 Punti Prevenzione (o ambulatori) delle 106 Sezioni Provinciali LILT saranno a disposizione per visite senologiche e controlli diagnostici clinico-strumentali. Per informazioni su giorni e orari di apertura: numero verde 800998877; oppure i siti: www.lilt.it e www.nastrorosa.it naio-4 febbraio 2015) a Miami. “Il nostro sforzo - spiega Antonio Cellie, CEO di Fiere di Parma - è quello di rendere il compratore estero una presenza a Mercanteinfiera non occasionale ma fissa: un obiettivo che perseguiamo attraverso un’intensa attività di incoming sui mercati di maggiore appeal. Il successo della presenza estera al salone di Parma sta però anche in una proposta ‘artistica’, che soddisfi diverse esigenze: quelle dei ricchi compratori - russi e turchi alla ricerca di pezzi unici - e di chi, come americani ed europei, preferisce il modernariato più raffinato che il Made in Italy sa esprimere”. Ma la vera novità del 2014 è Mercanteinfiera OFF, un “fuorisalone” ideato insieme al Comune di Parma e alla Casa Editrice Corraini: un’opportunità per presentare gratuitamente nella città emiliana nomi noti del panorama culturale italiano, da Dacia Maraini a Giuseppe Cederna. Info: www.fiereparma.it In fiera il fascino di antichi oggetti preziosi Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 38 Con profondo dolore Claudia Rizzardi annuncia che è improvvisamente mancato il marito Nobile Ughi dei conti Ponzani I componenti del Consiglio di Amministrazione, del Collegio dei Sindaci, dellOrganismo di Vigilanza e della Commissione Tecnica Consultiva dellISMEA esprimono profonda commozione per la scomparsa del Direttore Generale Egidio Sardo I funerali avranno luogo a Macerata lunedì 13 ottobre alle ore 15.30 nella parrocchia Santa Maria Madre di Dio. - Macerata, 11 ottobre 2014. - Roma, 11 ottobre 2014. Con infinita tristezza le figlie Fabiola con Andrea, Nadia con Angelo e i nipoti Tito Anna Sara e Davide annunciano con immenso dolore la scomparsa del carissimo papà e nonno Il personale dellISMEA tutto partecipa commosso al dolore per la scomparsa del carissimo Direttore Generale Ughi Egidio Sardo e piangono la sua improvvisa scomparsa. - Milano, 11 ottobre 2014. Caro Ughi anche tu hai raggiunto la nostra amata figlia Vivide.- Quanta immensa profonda tristezza.- Iria. - Milano, 11 ottobre 2014. Amedeo e Luisa Ponzani con Paolo e Giovannella, Marta e Giulio Simoni con i figli partecipano al dolore di Claudia e di tutti i familiari per la scomparsa del cugino Ughi Ponzani unendosi in questo triste momento alla famiglia con grande affetto e rimpianto. - Roma, 11 ottobre 2014. Il Consorzio Italiano di Coriassicurazione contro le Calamità Naturali in Agricoltura partecipa con profonda commozione alla scomparsa di Egidio Sardo - Roma, 11 ottobre 2014. Emilia Bonzi Dal Pozzo con il figlio Leonardo Dal Pozzo e la moglie Elena sono vicini a tutta la famiglia nella scomparsa del N.H Ughi Ponzani che ricordano con grande affetto. - Milano, 11 ottobre 2014. La moglie Elmora, i figli Cristina, Mario, Cecilia e la famiglia Felicetti annunciano con profondo dolore la perdita del loro caro Prof. Ernesto Felicetti I funerali si terranno a Praia a Mare domenica 12 ottobre alle ore 16. - Praia a Mare, 11 ottobre 2014. Cecilia, con Giovanni e Giulietto, ricorda con tutto il suo amore Giorgio Frailich pilota ingegnere.- Lo annunciano la moglie Letizia, le figlie Letizia con Chicco, Giulia con Mario e Ettore.- La messa sarà celebrata lunedì 13 alle ore 11 nella cappella della RSA Principessa Jolanda, via Sassi, 4 Milano. - Milano, 10 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Il Presidente e il Consiglio Direttivo dellAVL. Il Direttore della scuola e gli istruttori dellAVL. I soci dellAVL. Con immenso dolore Anna Maria, le figlie Maria Laura e Paola, i generi Giuseppe e Mirko annunciano, a quanti lo conobbero e lamarono, della scomparsa di Gennaro (Rino) De Cristofaro - Saronno, 12 ottobre 2014. Ciao papà Ernesto Lionello Bianchi conservando per sempre indelebile nel cuore il suo amore, il suo sorriso unico ed il suo esempio di passione ed impegno. - Praia a Mare, 11 ottobre 2014. mi sei stato vicino con affetto (e ironia), compagno di lavoro intelligente e fine.- Daniele Dallera. - Monza, 11 ottobre 2014. Giulio ricorda con tutto lamore il suo nonno Ernesto sapendo di avere unaltra stella nel cielo. - Praia a Mare, 11 ottobre 2014. Giovanni Li Calzi manterrà indelebile lesempio del 12 ottobre 1998 - 12 ottobre 2014 "Sono stato sulla sponda del mare, mentre il grande oceano della verità mi stava ancora inesplorato davanti." Prof. Carlo Sirtori I tuoi cari ti ricordano con amore e rimpianto. - Milano, 12 ottobre 2014. Prof. Ernesto Felicetti nel profondo dolore della sua scomparsa. - Milano, 11 ottobre 2014. Laura Lazzari Li Calzi stringe con affetto e vicinanza la famiglia Felicetti nel dolore per la perdita del caro Ernesto 12 ottobre 2000 - 12 ottobre 2014 La vita con te era sempre divertente.- Daniela, Carlotta con Filippo, Michele e Frida ricordano Michele Marchetti a quattordici anni dalla sua scomparsa. - Milano, 12 ottobre 2014. - Milano, 11 ottobre 2014. Ha lasciato questa terra portando con sé il ricordo di chi gli ha voluto bene Giuseppe (Aldo) Tarpini di 88 anni.- Lo annunciano con dolore le figlie Monica, Ramona, i generi Paolo, Stefano, gli adorati nipoti Carolina, Davide, Andrea, Tommaso e parenti tutti.- La liturgia funebre si celebrerà nella chiesa SantAmbrogio di Inverigo lunedì 13 ottobre alle ore 15 e proseguirà per il cimitero locale.- Un particolare ringraziamento al signor Fernando per le amorevoli cure prestate.- La cara salma si trova presso la camera ardente dellabitazione in via Vigna n. 2 fino alle ore 14.30 di lunedì. - Inverigo, 12 ottobre 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera È partito sereno per lultimo volo - Milano, 11 ottobre 2014. Partecipano al lutto: Emilio e Paola Respighi e figli. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Simona Oggioni di Sarro Cinque anni senza la nostra Simo.- Ernesto, Ludovica e Valentina la ricordano, con infinita nostalgia e laffetto di sempre, a quanti le hanno voluto bene. - Milano, 12 ottobre 2014. Commendatore Emanuele Cattaneo Indimenticabile papà.- Pierangela. - Milano, 12 ottobre 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 300,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 - mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). 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Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 39 ● Risponde Sergio Romano ARTE AL SERVIZIO DEL POTERE I GUSTI GERMANICI DI HITLER Caro Romano, nel 2008 io le inviai una mail nella quale chiedevo il suo parere sull’utilità di spalmare la 13a e la 14a sui 12 mesi. I lavoratori avrebbero in busta paga circa 1l 17% in più, anche se si tratta di denaro a loro spettante ogni sei mesi e potrebbero utilizzarlo secondo le loro esigenze attuali. Lei mi rispose che le due mensilità sono una droga e odorano di paternalismo ecc. ecc. In questi giorni si parla del Tfr in busta paga che comporterebbe molti problemi alle aziende. Non è meglio, per i lavoratori e le aziende, spalmare le due mensilità su 12 mesi, e lasciare che il Tfr segua il suo destino quando il lavoratore finirà il rapporto di lavoro?. Oreste Mercaldi [email protected] Posso soltanto ripetere ciò che avevo scritto allora, in risposta alla sua domanda. «Oltre a essere una droga per i consumi natalizi, la tredicesima ha anche odore di paternalismo e costringe il dipendente a orientare le sue spese secondo criteri fissati indipendentemente dalle sue vere esigenze personali. La sua abolizione e la ripartizione della somma sugli stipendi mensili potrebbero avere il buon effetto di rendere ogni persona più responsabile del modo in cui usa il proprio denaro». Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 A proposito del tesoro di Alarico, sepolto dopo la sua morte nel letto del fiume Busento, nei pressi di Cosenza, sembra che Hitler, prima dell’inizio della guerra, abbia mandato Heinrich Himmler in Calabria e dato istruzioni per l’invio di una missione archeologica alla ricerca della tomba.Voleva rendere omaggio al re tedesco che aveva umiliato l’Impero. Michelangelo Russo [email protected] [email protected] www.corriere.it [email protected] Caro Russo, n un articolo apparso sul Corriere del 5 luglio 2013, Gian Antonio Stella conferma il viaggio di Himmler in Calabria e aggiunge che in quella occasione il capo delle SS cercò d’informarsi sulle ricerche di una studiosa francese, Amélie Crévolin, «convinta di avere individuato infine il luogo della misteriosa sepoltura». Sull’invio di una missione archeologica voluta da Hitler non ho trovato conferme, ma non ne sarei sorpreso. Hitler credeva ciecamente nella supremazia della Razza germanica e fu sempre ossessionato dal desiderio di riportare in Germania tutto ciò che gli sembrava appartenere al patrimonio culturale tedesco. Dopo l’annessione dell’Austria nel 1938, chiese e ottenne che il Kunsthistorisches Museum di Vienna si privasse dell’intero apparato rituale uti- @ I La tua opinione su sonar.corriere.it Renzo Bossi, figlio del fondatore della Lega Nord: meglio l’agricoltura della politica. Ha ragione? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì 87% GARE PER GLI APPALTI Un rigido protocollo Tra le tante cose che avrebbero dovuto insegnarci le tragedie di Genova, una riguarda le gare di appalto, spesso contestate dai non vincitori con il conseguente pluriennale strascico giudiziario. È urgente un rigido protocollo per validare la procedura della gara prima del suo svolgimento. Solo dopo l’accettazione di tutti i di Danilo Taino (statistical editor) Il mondo non vive solo di macro-economia LETTERE AL CORRIERE BUSTE PAGA Le doppie mensilità ●Più o meno 13% No La domanda di oggi Piero Fassino: se il Parlamento chiude sei mesi forse nessuno se ne accorge. Siete d’accordo? concorrenti potranno essere confrontate le offerte, senza possibilità di contestazioni da parte dei perdenti . Ascanio De Sanctis , Roma DISASTRI Mai nessun responsabile Come ogni anno, in questo periodo qualche parte del Paese va sott’acqua e non viene mai identificato un responsabile, con commissioni d’inchiesta prontamente nominate che dopo un po’ di tempo spariscono nel nulla, loro e l’inchiesta. Ora è toccato (ancora) a Genova. Ci aspettiamo il prossimo disastro novembrino e, poco più in là, la solita nevicata invernale che intrappolerà in autostrada migliaia di persone, con il solito stantio balletto dello scaricabarile... Quando finirà questa musica e di conseguenza il ballo? Franco Griffini [email protected] lizzato per l’incoronazione dei Sacri romani imperatori (corona, scettro, paramenti). Quando visitò gli Uffizi durante il viaggio in Italia del maggio 1938, sostò a lungo in ammirazione di fronte ai due quadri di Lucas Cranach, Adamo ed Eva, che erano stati lungamente considerati opere di Dürer. Per Hitler quei due grandi nudi (la loro dimensione è di poco inferiore al naturale) rappresentavano i capostipiti della razza germanica. Prima dell’inizio della guerra uno storico dell’arte, Otto Kümmel, compilò per incarico di Goebbels, ministro della Propaganda, una lista delle opere d’interesse germanico che il conflitto avrebbe permesso di recuperare. Nell’elenco vi erano, fra d’altro, la corona di ferro della regina longobarda Teodolinda, custodita nel Duomo di Monza, la tappezzeria di Bayeux, un tessuto ricamato della seconda metà dell’XI secolo, di fattura inglese o normanna, in cui sono rappresentati lo sbarco dei normanni sulla costa inglese nel 1066 e la battaglia di Hastings vinta da Guglielmo il Conquistatore contro Aroldo II, l’ultimo re anglosassone dell’isola; e infine, naturalmente, l’ Adamo e la Eva di Cranach. Kümmel sarebbe stato felice di aggiungere alla lista il tesoro del Busento: anche se il bottino di Alarico, dopo il sacco di Roma, era verosimilmente composto da opere romane e greche. © RIPRODUZIONE RISERVATA CALABRIA Senza i fondi per il voto Un Paese che ha, tra le sue Regioni, la Calabria, la quale non dispone dei fondi per affrontare le spese utili all’organizzazione, il 23 novembre prossimo, delle elezioni, può essere credibile? Nicola Campoli, Napoli UNIONE EUROPEA Invii di militari La Ue vuole mandare i militari in Africa a fronteggiare Ebola, ma non invia nessun soldato a Kobane. Fa più paura l’avanzata di un virus invisibile della barbarie dell’Isis? Filippo Testa Baldissero Torinese (TO) VIRUS EBOLA Rischi anche per l’Expo? Niente delegati dai Paesi a rischio al Salone del Gusto di Torino e anche il Marocco chiede rinvio Coppa Africa di calcio... E l’Expo? Aspettiamo che siano i Paesi espositori a dirci che non verranno? C’è rischio di tempesta e apriamo le finestre... Manuela Crosio, Gorle (BG) TATUAGGI Moda dilagante Sembrava una moda passeggera, effimera, mentre, al contrario, stanno dilagando. Mi riferisco ai tatuaggi e ai piercing. È difficile trovare ragazzi che ne siano privi. Si va da un fiorellino o un animaletto sul collo o sulla caviglia, sino a ricoprire tutte le parti esposte. Per alcuni si tratta di obbrobri, per altri di vere e proprie opere d’arte. «De gustibus non est disputandum»: si deve per forza pensare che abbiano entrambi ragione? Teresiana Eliodeni G razie alla Grande Crisi, siamo tutti macro-economisti. Nei salotti la politica monetaria di Mario Draghi tiene banco, il rigore di Frau Merkel confonde, gli stimoli di Renzi e di Hollande scaldano i cuori. Ma un po’ di «micro»? Il Fondo monetario internazionale (Fmi) dice che la crescita nell’eurozona sarà quest’anno dell’1,1% e dell’1,5% il prossimo, mentre negli Stati Uniti toccherà l’1,7% nel 2014 e il 3,0% nel 2015, in Gran Bretagna il 3,2% e poi il 2,7%. Siamo certi che le differenze dipendano tutte da quanti euro le banche centrali gettano nell’economia e da quanto deficit fanno i governi? E le istituzioni, le burocrazie, le regole in cui si opera? Nel suo rapporto sulle previsioni economiche mondiali, l’Fmi parla ad esempio anche di energia. Nota che il prezzo del gas, che era pressoché lo stesso nel 2008, oggi è di circa quattro dollari per milione di unità termiche inglesi negli Stati Uniti e di dieci dollari in Europa. Dipende dal fatto che in America la produzione è aumentata enormemente grazie alle nuove tecnologie che permettono di estrarre il gas dalle rocce di scisto mentre in quasi tutta Europa la tecnologia di fratturazione idraulica è rifiutata a priori per ragioni ambientali. Il risultato è che dal 2006 i prezzi bassi dell’energia hanno fatto crescere, in America, la produzione manifatturiera del 3%, le esportazioni di merci del 6% e l’occupazione del 2%. Non è questione di macro-economia. E ricordate l’Agenda di Lisbona? Era un progetto lanciato nel 2000 per fare della Ue l’economia «più competitiva e dinamica del mondo» entro il 2010. Non se ne parla più, per decenza e imbarazzo. Ma quando il World Economic Forum effettuò un’analisi dei risultati, giusto nel 2010, stabilì che, in una misurazione degli obiettivi dell’Agenda da uno a sette, la media Ue si fermava a 4,81, contro 5,27 negli Stati Uniti e 5,28 nell’Asia dell’Est. E che l’Italia era alla posizione 25 sui 27 della Ue, al livello 4,03, meglio di Romania e Bulgaria ma peggio di Grecia (4,18), Spagna (4,53), Portogallo (4,70). Alcuni dettagli: nell’innovazione, Usa 6,03, Ue 4,23, Italia 3,78; nelle liberalizzazioni, Usa 5,05, Ue 4,80, Italia 4,16; nel digitale, Usa 5,79, Ue 4,73, Italia 3,74. Arretratezze che limitano la crescita. E dicono che ogni euro messo nell’economia da Draghi o da Renzi produce meno Pil di un dollaro della Fed o di Obama. È il micro che annichilisce il macro. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA [email protected] INTERVENTI E REPLICHE Matteo Renzi e i precedenti governi Del nuovo corso renziano non mi piace la leggenda-mantra secondo la quale ora si sta facendo ciò che non si è fatto per vent’anni. È una tecnica collaudata: scavare intorno a sé per farsi il monumento. I cultori della teoria per cui la storia comincia da sé farebbero bene a essere un po’ meno sbrigativi sul bilancio dei governi di centrosinistra. Alla rinfusa: l’aggancio all’euro, un’imponente azione di risanamento (si lasciò il debito pubblico, ora al 132, al 104% del Pil), la riforma previdenziale e sanitaria, le liberalizzazioni, una politica estera che ci accreditò sino a condurre l’Italia alla guida di missioni internazionali riuscite come in Libano e Prodi al vertice della Commissione Ue. Tra i risultati, ora deprezzati con tanta leggerezza, merita inscrivere — scusate se è poco, dal punto di vista dello sviluppo della nostra democrazia incompiuta — l’avere portato per la prima volta la sinistra italiana a responsabilità di governo. In quegli esecutivi figuravano personalità come Prodi, Ciampi, Napolitano, Andreatta, Padoa-Schioppa, Amato, Bersani, Maccanico... Si può asserire che non abbiano fatto letteralmente nulla? Renzi ancora deve dimostrare di avere messo su un governo di eccellenze, che egli sa selezionare qualcosa che assomiglia a una nuova classe dirigente. © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it Sorprende come certi attori/protagonisti di quella stagione — scampati alla rottamazione solo perché più lesti nel riposizionarsi — oggi si associno a letture tanto caricaturali. Renzi si professa figlio politico dell’Ulivo. Ma quelle campagne elettorali furono condotte all’insegna di uno slogan, di una missione e di una mobilitazione civica. Lo slogan: «l’Ulivo, una forza che unisce», a dire che chi governa deve unire e non dividere il Paese. La missione: realizzare il bipolarismo e dunque una visione e un programma nitidamente alternativi allo schieramento già messo su dal Cavaliere. Infine, la mobilitazione di cittadini e associazioni, con e oltre i partiti. Renzi talvolta trasmette opposti messaggi: 1) la propensione a dividere, a costruirsi sempre un nemico; 2) un’offerta politica che si segnala più per contiguità che per alternatività al fronte avverso; 3) uno stile di governo che baipassa e mortifica le rappresentanze sociali, politiche e parlamentari; un leaderismo che non favorisce la vita e il confronto democratico interno al Pd, il solo che un po’ somiglia a un partito. Ove la cooptazione dei fedeli genera fenomeni di opportunismo e trasformismo. Sino al paradosso del varo di una gestione unitaria nelle ore in cui ci si divideva sul Jobs act. On. Franco Monaco, Pd EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “Tiziano Terzani” € 10,30; con “I capolavori dell’Arte” € 7,30; con “Ufo Robot” € 11,39; con “James Bond collection” € 11,39; con “Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni” € 11,39;con “English Express” € 12,39 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 40 Sport Serie B Pro Vercelli avanti Oggi sfida al vertice Perugia-Frosinone Serie B: ottava giornata. Nell’anticipo di ieri, la Pro Vercelli ha confermato di essere squadra da playoff, battendo lo Spezia, con un rigore di Marchi. Oggi sfida al vertice fra due neopromosse, che però guidano la classifica: il Perugia riceve il Frosinone. Molta attesa per la partita delle 12.30 fra il Catania, in piena crisi e il Bari, che non ha ancora trovato regolarità nei risultati. Ieri: Modena-Brescia 1-1; Pro Vercelli-Spezia 1-0. Oggi (ore 12.30): Catania-Bari. Ore 15: Avellino- Carpi; Crotone-Pescara; Latina-Bologna; LivornoTrapani; V. Lanciano-Vicenza. Ore 20.30: PerugiaFrosinone. Domani (ore 20.30): Varese-Cittadella. Rinviata: Entella-Ternana. Classifica: Perugia p. 14; Pro Vercelli* 13; Frosinone, Carpi, Avellino e Trapani 12; Modena* 11; Ternana, Spezia* e V. Lanciano 10; Bari 9; Cittadella, Latina. Vicenza, Varese (-1) e Brescia* 7; Pescara, Catania e Crotone 6; Entella 5. (*) una partita in più. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il commento C’è un filo che conduce oltre la sconfitta di Flavio Vanetti D odici anni fa il cielo sopra Berlino si colorò d’oro per la nazionale femminile di volley, che scalò tutti i gradini del mondo. Dal cielo sopra Milano rischia invece di piovere una ‘medaglia di legno’, sinonimo di quel quarto posto odiato dagli atleti, che sul piano sportivo chiuderebbe in modo amaro un Mondiale organizzato con l’idea di salire sul podio. Però, comunque vada con il Brasile, che dopo la figuraccia contro gli Usa avrà gli occhi iniettati di sangue, ci sarà un’eredità positiva che scavalcherà i verdetti del Forum: abbiamo ritrovato la nazionale. Oscillante tra qualche impennata gloriosa (non molte, in verità: l’ultima nel 2011, con il successo nella Coppa del Mondo) e troppe inciampate, l’Italia rosa del volley ha riacquistato una quadratura d’alto livello. Come un animale chiamato a mutare pelle, la squadra nel tempo si priverà del guscio del nucleo esperto e dispiegherà le ali delle più giovani per planare su Rio 2016: i Giochi fin qui stregati, proprio come lo sono sempre stati per i maschi, riproporranno il loro affascinante enigma. Ma stavolta potrebbe essere più facile pescare la soluzione. L’Edipo davanti alla Sfinge della pallavolo sarà ancora Marco Bonitta, l’uomo che non ha ripetuto la magia di Berlino ma che ha già vinto la sua sfida. Dodici anni fa era un allenatore che arrivava primo, ma che non avrebbe vissuto il Mondiale successivo perché travolto dalla rivolta della squadra. Oggi è una persona che ha fatto un passo indietro rispetto al passato (assieme a chi era una controparte) ed è un professionista che ha messo altre e decisive esperienze nella valigia. «Riconciliarmi? E perché mai? Non avrò più a che fare con loro». Così diceva il Bonitta del 2006, che usava confronti terribili con il Mike Tyson campione ma anche personaggio violento e dannato e che concludeva con la sentenza: «Ribelli senz’anima». Il Bonitta 2.0, quello di oggi, ha perso. Ma, assieme alle sue ragazze, con le quali il feeling non è più a rischio, ha un futuro. Le sconfitte brucianti — e questa in fondo un po’ lo è: chi non aveva immaginato l’Italia ad affrontare un’altra volta le americane per il titolo mondiale? — spesso generano grandi vittorie. Buon vento, Marco. Buon vento, azzurre. © RIPRODUZIONE RISERVATA Non si passa L’azzurra Nadia Centoni prova a superare il muro cinese: sono stati 14 i muri vincenti piazzati dalla Cina nella semifinale Mondiale, troppi per le speranze dell’Italia (Afp) Volley Le azzurre domate si giocano il bronzo oggi col Brasile Miss Italia non sorride più Troppo alto il muro cinese 100 i punti messi a segno dalla Cina nei 4 set giocati ieri contro l’Italia 94 i punti messi a segno dall’Italia nella semifinale giocata ieri contro la Cina 16 i punti messi a segno da Antonella Del Core, 32 quelli della cinese Ting Zhu MILANO Non è più l’incantevole Miss Italia di cui ci eravamo innamorati. Non è diventata di colpo una befana, però ha mostrato le sue imperfezioni. Dentro lo specchio riflesso con la Cina, tornata continente immenso e sovrappopolato (in campo sono sei ma sembrano un miliardo) dopo il passo falso di Bari, la più bella si scopre spettinata, con gli abiti in disordine e un brufoletto sul naso. Piccole donne sono cresciute, ma non abbastanza. Nel giorno in cui le stelle stanno a guardare crolla il Brasile, battuto senza appello (3-0) dalle all american girls di Karch Kiraly tra le polemiche («Arbitri indegni di un Mondiale» sbotta Zè Roberto, però forse non è un caso che la Seleçao non abbia mai vinto l’oro iridato: ieri 19 errori non forzati), e torna sulla terra, dopo un volo a planare che ha scatenato entusiasmi da concerto rock, selvaggi e sconosciuti (e non è il momento di lasciare sole le azzurre), l’Italia sperimentale di Bonitta, che non è mai stata Cenerentola e quindi non diventa zucca. Formazione-tipo, cocktail riuscito tra bambine (Chirichella) e zie (Lo Bianco, Del Core) però la semifinale con la Cina, che non sale sul podio dal ’98 e ha fame di riso e medaglie, si mette in salita da subito: la compagnia delle celestine sorpassa con la Centoni dalla seconda linea (6-5), poi comincia un inseguimento a perdifiato che s’infrange contro la solidità difensiva dell’armata di Jenny Lang Ping (25-21) e si prolunga nel secondo set, mentre c.t. Bonitta dà il via a una furibonda rotazione di donne, mani, braccia, cuori, dentro la Ferretti, poi pennellona Diouf, ma il guaio è che con questa Cina il punto va fatto tre volte, la mancina Zeng ci mette in difficoltà, la ricezione non è sempre perfetta e l’erroraccio della Del Core in battuta che regala il set (25-20) è sintomatico della pressione sotto cui scricchiola l’Italia. Bonitta si agita, chiede una reazione, manda in campo 11 femmine su 12 (solo Piccinini resta in panca), frulla schemi e idee, e, finalmente, la ottiene. Buttando l’anima al di là della rete, mentre martello Zhu Ting si prende una piccola pausa e la smette di farci i buchi nel parquet, l’Italia sbrana il terzo set di testa e orgoglio: Lo Bianco, Diouf e Folie innalzano muri preziosi per arginare la Cina, l’ace di una rianimata Del Core sul 23-20 è puro ossigeno, che i 202 centimetri di Valentina, da Settimo Milanese con furore («Io al Forum ci vengo da quando ero bambina: entrarci da protagonista è una… bip… pazzesca!»), respirano ad alta quota quando decolla per prendersi il punto che vale il terzo set. Sul 2-1 per la Cina, la pancia Risultati ● Semifinali Stati UnitiBrasile 3-0 (25-18, 29-27, 25-20) Cina-Italia 3-1 (25-21, 25-20, 20-25, 30-28) ● Oggi finali Terzo posto Italia-Brasile (17.30 Raidue) Primo posto Cina-Usa (20 RaiSport1) Il c.t. Bonitta: «Loro non hanno mai giocato così bene ma non è finita, abbiamo una medaglia da prendere» Grinta Marco Bonitta, 51 anni, c.t. azzurro (Ansa) MILANO «La Cina ha giocato la miglior partita del Mondiale» è la prima, amara considerazione del c.t. Marco Bonitta. Che poi analizza: «Nei primi due set noi non siamo stati incisivi in battuta. Nel terzo ho cambiato per avere qualcosa in più a muro e in attacco. Abbiamo reagito e abbiamo avuto l’occasione di arrivare al tie break. Il gruppo ha fatto comunque il massimo. Ora dobbiamo pensare alla medaglia perché è fondamentale». E perché, dovesse sfuggire, non ci sarà un’altra occasione per le donne azzurre che i 30 li hanno passati da un po’. Quelle che non dovevano neanche esserci a questo Mondiale. Se centrano un bronzo (storico) contro un avversario planetario (il Brasile) chiudono il cerchio, se no potrebbe essere troppo tardi. Per alcune lo sarà di sicuro. Lo sanno perfettamente Piccinini, Lo Bianco, Del Core, Costagrande e Centoni. La sfida con le verdeoro vale una medaglia importantissima. Sarà il momento del passaggio di consegne, che ci sarà comunque alla fine di questa meravigliosa cavalcata. Eleonora Cozzari © RIPRODUZIONE RISERVATA strapiena del Forum comincia a ribollire. È una fantastica storia d’amore, in fondo, e 12 mila fidanzati (più quelli a casa davanti a Raidue) pretendono il lieto fine. Non è facile penetrare la muraglia rossa, però: nonostante nel braccio Vale Diouf trovi a tratti nitroglicerina di qualità, tenendoci a galla (15 punti), le Cina-Usa per l’oro Sotto di due set, le azzurre vincono il 3°: nel 4° passa la Cina che affronterà gli Usa cinesi riacquistano compattezza, alzano le barricate in difesa (mostruose), tornano devastanti con Zhu Ting, macchina da punti (32!), togliendo al quarto match point (30-28) il ruggito in gola alle strepitose leonesse, indomite ma umane. Avrebbero meritato il tie break, le azzurre fermate solo dalla migliore Cina, che contenderà l’oro agli Usa, e invece bisognerà ritrovare la voglia di lottare per il bronzo, oggi contro la fantasia del Brasile, nel match più difficile che il destino potesse proporci. «L’amarezza c’è ma deve durare cinque minuti: abbiamo una medaglia da prenderci» avverte Bonitta. I cuori, a ogni latitudine, sono già conquistati. E di certo non è una semplice cotta. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 MotoGp Alle 9.15 replica Tv del Gp del Giappone Dovizioso era in pole SPORT Alle 7 italiane è scattato il Gp del Giappone, quart’ultima prova del Motomondiale alla quale Marc Marquez chiedeva i punti per la riconferma del titolo iridato. Lo spagnolo della Honda, a dimostrazione che ora forse antepone l’aritmetica alla grinta spesa nell’annata, è partito in seconda fila, con il quarto tempo e a fianco di Jorge Lorenzo (Yamaha), vincitore della gara ad Aragon. La pole era stata conquistata da Andrea Dovizioso (foto), che a 4 anni di distanza dall’impresa di Casey Stoner a Valencia, è riuscito a riportare la Ducati in vetta nelle qualifiche. Secondo posto per Valentino Rossi (Yamaha). Il Gp sarà replicato alle 9.15 su SkySportMotoGp. 41 Qualificazioni europee La Germania campione perde in Polonia Un gol di Milik al 6’ della ripresa, un altro di Mila a 2 minuti dalla fine. I campioni del mondo della Germania si inchinano a Varsavia alla Polonia nel loro secondo impegno di qualificazione europea. Finisce 2-0: ora i tedeschi hanno 3 punti come la Scozia e 3 in meno di Polonia e Irlanda. Amichevole: Francia batte Portogallo 2-1. CICLISMO Davide Rebellin, 43 anni, vince il Giro dell’Emilia, classica di fine stagione davanti allo spagnolo Madrazo. Terzo Franco Pellizotti. Dramma Bianchi, lezione di Alonso alla Fia «Molte cose sono da chiarire, ma una cosa è certa: non abbiamo mai provato con un trattore in pista» La griglia La pole ● Gp Russia, oggi ore 13 (Sky, ore 21 Raidue) Hamilton vola ma la sorpresa è Kvyat Oggi arriva Putin ● Prima fila Hamilton (Mercedes) Rosberg (Mercedes) Seconda fila Bottas (Williams) Button (McLaren) Terza fila Kvyat (Toro Rosso) Ricciardo (Red Bull) Quarta fila Alonso (Ferrari) Raikkonen (Ferrari) Quinta fila Vergne (Toro Rosso) Vettel (Red Bull) Sesta fila Magnussen (McLaren) Perez (Force India) Settima fila Gutierrez (Sauber) Sutil (Sauber) Ottava fila Grosjean (Lotus) Ericsson (Caterham) Nona fila Hulkenberg (Force India) Massa (Williams) Decima fila Kobayashi (Caterham) Chilton (Marussia) DALLA NOSTRA INVIATA DALLA NOSTRA INVIATA — Se c’è una cosa che va riconosciuta a Fernando Alonso è una certa capacità dialettica. Magari non l’ha aiutato nei suoi rapporti con la Ferrari (una sua frase, «non corro grossi rischi di restare senza sedile l’anno prossimo», fa capire che è diretto verso la McLaren), ma in questo caso lo aiuta a fare il punto con lucidità sull’incidente capitato a Jules Bianchi e, soprattutto, sulle spiegazioni fornite dalla Fia, che hanno convinto solo la stampa inglese: «Non le ho lette con precisione — premette Alonso ai microfoni di Mediaset —, ma mi sembra ci siano ancora delle cose da chiarire. Alla fine il problema maggiore è che c’era una gru in pista. La sicurezza dei circuiti è al top, le macchine sono indistruttibili, ma non abbiamo mai fatto un test con un trattore in pista». Ecco il problema, espresso con una certa chiarezza. Altro che «il mezzo era lontano», come sostenuto dal delegato tecnico Charlie Whiting. Perché — come ha ammesso lo stesso Whiting — se la Marussia di Bianchi si fosse schiantata sulle SOCHI barriere l’esito sarebbe stato ben diverso. «C’era una gru e sarebbe bastata la safety car per evitare l’incidente», insiste Felipe Massa. Il quale aveva già detto a Suzuka di aver urlato in radio «è inaccettabile correre in queste condizioni». Secondo Whiting, invece, il brasiliano ha detto solo che «le condizioni stavano peggiorando». «Si vede che non mi ha sentito», chiude elegantemente Felipe. Tra le tante cose messe in evidenza dal tragico incidente di Bianchi (oltre all’assenza di una procedura che consenta di stabilire, per regolamento, quale sia il giudice in un caso simile), c’è proprio la debolezza dei piloti. Più o meno esplicitamente sono loro a essere stati messi sotto accusa. Il loro malcontento è evidente, ma diffi- cilmente viene espresso al diretto interessato Whiting, che ha pur sempre il potere di decidere penalità e assoluzioni. L’associazione dei piloti, la Gpda, ha un presidente che è un ex della F1, Alex Wurz che non è qui perché gareggia in altre categorie. Nella riunione del venerdì Whiting ha ricordato ai piloti le regole da seguire in caso di doppia bandiera gialla, e cioè che «bisogna rallentare in modo tale da potersi fermare in qualsiasi momento». Nessuno lo fa. E la Fia non ha mai penalizzato nessuno per questo. «Perché tutti i piloti spingono fino al limite consentito — spiega Massa — e se io so che non vengo penalizzato non rallento con le bandiere gialle. Nessuno è mai stato multato». Meccanismi e comporta- ❞ Il problema maggiore Per l’incidente di Jules, alla fine il problema maggiore è che c’era una gru in circuito In Russia Fernando Alonso , 33 anni, al volante della sua Ferrari sull’asfalto di Sochi. In carriera lo spagnolo ha conquistato due titoli mondiali. Nella foto in basso, il francese Jules Bianchi (Epa, Ap) ❞ Fernando & McLaren Il mio futuro? Non corro grossi rischi di restare senza sedile la prossima stagione menti che la Fia dovrebbe conoscere bene. Addirittura, se piove e ci sono le bandiere gialle, i piloti non rallentano proprio perché vanno comunque più piano del tempo di riferimento, che è preso sull’asciutto. Ecco perché l’idea è di imporre dei limiti di velocità. Il solito Whiting ieri ha incontrato i team principal: alla prossima gara, a Austin, si farà una simulazione. Quello che si vuol fare è imporre, in caso di bandiere gialle, un certo tempo sul giro. In particolare poi, si introdurrà un limite nel settore delle bandiere gialle, che potrebbe essere di 100 km/h, e un altro nel settore immediatamente precedente. I piloti sembrano d’accordo: «Può funzionare», dice Massa. «Se c’è lo stesso tempo imposto per tutti va bene», è d’accordo Kimi Raikkonen. Fernando come sempre è un po’ più drastico: «Per me sarebbe meglio fare come nei kart: quando ci sono le bandiere gialle, si schiaccia un bottone che riduce automaticamente la potenza del motore. Stessa velocità, stesso gap tra una macchina e l’altra, nessun crash». Arianna Ravelli Spettacolare sfida oggi nel Gran Criterium di San Siro ● Gran Criterium 1. Azari (M. Demuro) 8,00 2. Brex Drago (N. Pinna) 5,50 3. Farinacci (U. Rispoli) 11,00 4. Ginwar (D. Vargiu) 3,25 5. Hero Look (F. Branca) 2,50 6. Kloud Gate (E. Pedroza) 11,00 7. Paco Royale (C. Demuro) 11.,00 ● Tv: Sky Sport 24 alle 17.50 A volte, già solo esserci è più vittoria che vincere, persino se sei imbattuto. Se lo stallone italiano Martino Alonso, rapito a Brescia nella notte tra il 5 e il 6 novembre 2009, non fosse stato mai rilasciato e ritrovato sulla provinciale di Pomigliano d’Arco il 7 maggio 2010, nemmeno sarebbe mai nato nel 2012 suo figlio Ginwar, che oggi pomeriggio a San Siro (diretta alle 17.50 su SkySport24) affronta da imbattuto (4 su 4) la più importante corsa italiana per i puledri di 2 anni, la 125esima edizione del Gran Criterium, «gruppo 2» sui 1.500 metri con 270.000 euro di montepremi. Il padre Martino Alonso, morto nel novembre 2012, fu un campione mezzofondista, talmente forte da indurre il © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Ginwar, grinta e pioggia per battere Hero Look Partenti SOCHI — Quasi nell’indifferenza generale, la Mercedes può già vincere oggi il Mondiale costruttori (le bastano 25 punti). Hamilton e Rosberg si apprestano a dar vita all’ennesimo duello fratricida: «Sarà una delle più belle gare da qui a tanto tempo», prevede l’inglese, avanti di 10 punti in classifica, sulle ali dell’entusiasmo per la sua 38ª pole. Rosberg gli è arrivato dietro per due decimi ed è più abbattuto: «È stato più veloce di me tutto il weekend». Per la verità Valtteri Bottas, il finlandese volante della Williams, ha rischiato di rovinare la festa a entrambi: nel giro decisivo era il più veloce nel primo e nel secondo settore, ma ha commesso un errore all’ultima curva. L’eroe di giornata è stato però il russo Daniil Kvyat 5° con la Toro Rosso, per la gioia di Vladimir Putin che arriverà oggi accompagnato da venti cameramen e non si sa quanti bodyguard. Le Ferrari fanno un passo indietro: Alonso partirà 7°, Raikkonen 8°, a 1’’2 dal poleman. «Il set up va bene, siamo semplicemente troppo lenti — la spiegazione sconsolante di Alonso — . Saranno decisive la partenza e la prima curva». a.rav. primo ministro del Dubai a pagarlo a peso d’oro alla scuderia Siba del commerciante di carni Emilio Balzarini per portarlo in giro per il mondo a vincere Gran Premi da Ascot fino a Hong Kong. Anche il suo pargolo Ginwar pare grintoso, come in luglio quando nel Premio Primi Passi salvò il proprio status di imbattuto resistendo alla sprinter Fontanelice fin sul fotofinish, che decretò una rarissima e spettacolare parità testimoniata dalla foto qui in pagina. La pioggia potrebbe essere sua alleata contro il favorito Hero Look, pure allenato da Stefano Botti e pure imbattuto ma di incerta adattabilità al terreno pesante, al pari di Azari montato (se la clavicola non si rivelerà troppo ammaccata da un infortunio a Ca- Rarità Ogni tanto succede che due cavalli arrivino perfettamente allineati al traguardo. Nella foto, Ginwar (oggi nel Gran Criterium), con la giubba nera e bianca, e Fontanelice (oggi assente) nel Premio Primi Passi di luglio (De Nardin) pannelle) dal fantino Mirco Demuro, che lo ha preferito (forse sbagliando) all’acerbo pure imbattuto Paco Royale, sul quale salirà il fratello Cristian per dare corpo al sogno del piccolo allenatore-proprietario siciliano Agostino Affè. A volte, già solo esserci è più vittoria che vincere, persino se non hai quasi mai vinto. Tra i 6 avversari di Ginwar scende infatti dalla Francia il 2 anni Quel sequestro Figlio di Martino Alonso, lo stallone italiano rapito a Brescia nel 2009 e liberato 6 mesi dopo. La sfida francese di Kloud Gate, il sogno siciliano di Paco Royale Kloud Gate, già 7 corse in carriera e sinora nessun successo di vertice, ma allenato da un trainer, Jacques Heloury, che è festa già solo ritrovare a San Siro. Proprio sulla pista milanese, infatti, quando faceva il fantino, il 27 giugno 1993 Heloury ebbe uno spaventoso incidente in corsa: il suo purosangue Bay, lanciato a 50 km all’ora in mezzo al gruppo di cavalli, senza motivo scartò di colpo a sinistra, lo sbalzò di sella e lo scaraventò in volo contro lo steccato. Per giorni in grave pericolo di vita, Heloury si salvò, anche se ci vollero mesi per guarire dalle molte fratture e dalla perdita di un rene e della milza. Oggi si è conquistato uno spazio da allenatore nella competitiva Francia, e nel Gran Criterium affida il suo allievo alla 40enne frusta panamense Eduardo Pedroza, 4 scudetti in Germania, l’unico fantino di colore protagonista dei quartieri alti del circuito europeo. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera SPORT Il caso Serie D: da oggi si può scommettere Federcalcio in ansia La giornata di oggi segna una svolta: per la prima volta in Italia sarà possibile scommettere sulle partite del campionato di serie D (167 squadre, divise in nove gironi). Le scommesse potranno essere giocate sia nei punti Snai, sia sul portale www.snai.it, sia tramite applicazioni per cellulari e tablet fino all’inizio, dopo il via libera ottenuto da parte dei Monopoli di Stato. La novità sta suscitando grandissima preoccupazione da parte della Federcalcio, in ansia per la sicurezza delle gare, vista la portata degli scandali intorno alle scommesse, che rappresentano un problema di portata mondiale, tale da aver coinvolto anche l’Italia, dopo quanto accaduto a partire dal 1° giugno 2011, il giorno dei primi (e clamorosi) arresti. È in discussione il regolare svolgimento delle gare: se le scommesse minacciano le partite della serie A, dove girano ingaggi a sei zeri, l’allarme massimo non può non coinvolgere un torneo sicuramente più fragile come quello dei dilettanti, che interessa decine di migliaia di tifosi, ma anche giocatori che possono essere indotti in tentazione dal fatto che gli ingaggi sono modesti. Senza dimenticare che molti club versano in precarie condizioni economiche. La Figc si sarebbe aspettata di essere almeno interpellata o avvisata, invece si è trovata di fronte al fatto compiuto. Ora i vertici federali sperano che si riesca almeno ad aprire un canale per trovare le risorse da destinare al monitoraggio delle scommesse, attraverso l’intervento di agenzie modello Lega Pro. Per ora il calcio continua a rappresentare un’occasione di ricavi per l’erario. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’Italia di Conte a trazione posteriore L’attacco è un problema, Bonucci segna alla Norvegia e Chiellini ne fa addirittura due agli azeri A Pechino DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Nell’Italia operaia di Antonio Conte, il gol viene da lontano. Tre su quattro nelle qualificazioni Europee sono stati segnati grazie alle incursioni dei difensori travestiti da centravanti e tutti rigorosamente di testa. Anche così il c.t. combatte l’anemia, il male oscuro dei nostri attaccanti. L’allenatore azzurro ha trovato soluzioni alternative di qualità: Bonucci in Norvegia ha segnato il 2-0 che ha chiuso il conto e contro l’Azerbaigian, ancora di testa, Leo ha indirizzato nello specchio della porta di Agayev il primo pallone pericoloso. Chiellini è stato il mattatore con una doppietta, la prima della sua vita azzurra, che ha affogato il dispiacere per l’autogol sul quale le colpe, per la verità, cadono più sui suoi compagni, lo stesso Bonucci e Buffon. Ma tutti i difensori hanno il compito di cercare l’affondo vincente. Ranocchia c’è andato vicino nel primo tempo (anche lui di testa). In questo senso la presenza di Pirlo, un maestro nello sfruttare le palle inattive, agevola il PALERMO ● Smog o non smog, alla fine si è giocata a Pechino l’amichevole tra Argentina e Brasile ● Hanno vinto i verdeoro di Dunga, reduci da un Mondiale umiliante, superando gli argentini di Messi (finalisti a Rio) 2-0 ● Eroe di giornata l’attaccante dell’Atletico Mineiro Diego Tardelli (foto) : due gol. Rigore fallito da Messi compito. Conte lavora moltissimo sulla parte tattica: ieri mattina altro che sgambata defaticante, gli azzurri sono rimasti in campo due ore sotto il sole lavorando sui movimenti e simulando situazioni di gioco. E nel pomeriggio lunga lezione video in albergo. Perché se è vero che l’allenatore è contento di come la squadra ha reagito all’improvviso pareggio degli azeri, è altrettanto vero che si può fare (tanto) meglio. La pressione degli esterni è stata meno costante che nelle prime due partite, così come gli inserimenti di Florenzi meno puntuali, mentre Marchisio è stato impreciso. L’attacco resta un problema, se non di uomini, alme- no di mentalità: «Dobbiamo essere più cinici», ha invocato Conte. Più lucidi sotto porta «perché altrimenti rischiamo di farci beffare». Così, in attesa dei gol delle punte, ci consoliamo con i difensori-cecchini. Bonucci non ha più solo il compito di guidare la linea a tre e di impostare l’azione, ma al Barbera ha giocato lunghi mo- Doppietta Giorgio Chiellini, 30 anni, ha segnato due gol all’Azerbaigian. Il difensore della Juventus ha realizzato 6 reti in 72 presenze con la Nazionale, ma quella di Palermo è stata la sua prima doppietta in maglia azzurra. Chiellini segna spesso anche in campionato: 25 centri con Fiorentina (3) e Juve, dove gioca dal 2005 (Afp) menti nell’area dell’Azerbaigian e lo stesso ha fatto Chiellini. Niente è lasciato al caso. Quando due dalle retrovie vanno a saltare nell’area avversaria, si ferma il terzo, Florenzi arretra e Marchisio va in pressione per stoppare l’eventuale ripartenza. «Una squadra più che una Nazionale», il tweet di Bonucci, che stavolta farà felice Conte. La difesa-killer sarà confermata integralmente domani sera a Malta. I dubbi sono a centrocampo e in attacco. Da valutare se Pirlo, dopo essere rimasto fuori 40 giorni, può giocare due partite in 72 ore. «Ma rischi non ce ne sono», assicura il professor Castellacci. Marchisio è l’alternativa più probabile, altrimenti Verratti che è guarito dalla distorsione alla caviglia. Sulle fasce spingono Candreva e Pasqual, considerando che De Sciglio ha rimediato un trauma contusivo alla spalla destra. In attacco si candidano Pellè e Giovinco: a rischio c’è Zaza, mentre Immobile dovrebbe essere confermato. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Anomalia Giovinco gioca più in azzurro che con la Juventus DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PALERMO Fresco è fresco, su questo non discute. Il più fresco di tutti: 93 minuti giocati in 8 partite tra campionato e Champions League con la Juventus, consentono a Sebastian Giovinco di entrare con passo deciso e di fare la differenza quando compagni e avversari hanno la vista e le idee appannate. È successo in Nazionale venerdì a Palermo, con il cross decisivo per Chiellini e una traversa colpita. Potrebbe accadere di nuovo domani sera a Malta. A meno che Antonio Conte non decida di lanciare il numero 10 azzurro in campo dal primo minuto, nel suo piccolo un evento che renderebbe Giovinco ancora di più un’anomalia del nostro calcio: il rarissimo caso di un giocatore utilizzato di più in Nazionale che nel suo club. «Quelle poche volte che ho giocato avevo dimostrato di stare bene anche a Torino — osserva Seba —. Però nel mio caso fare bene qui sicuramente aiuta: è vero che di solito è il contrario, ci si guadagna la chiamata in azzurro giocando bene nel club, ma per adesso è così. Come tutti vorrei giocare di più, ma non dipende da me. Vorrei dare il mio contributo, anche perché con la Juve sono in scadenza di contratto, spero di rimanere e vedremo cosa fare». Giovinco è molto legato a Conte: è stato l’allenatore a volerlo fortemente a Torino, con un investimento sostanzioso per la società per ricomprarlo dal Parma (11 milioni per la metà). Ma dopo una prima stagione da protagonista (42 presenze e 11 gol), l’anno scorso Seba ha giocato solo 6 partite da titolare e appena 1.000 minuti, perdendo il treno per il Mondiale. Adesso con Conte, Giovinco ha fatto anche la mezzala, nel finale della partita di Palermo: «Mi ha sorpreso più questa convocazione che quella di settembre — spiega lo juventino — ma vuol dire che qualcosa di buono sto fa- Più spazio «Vorrei più spazio anche nel mio club, e fare bene qui potrebbe aiutarmi a trovarlo» cendo. Nei momenti di difficoltà posso giocare anche da mezzala, è vero (ride), per 10 minuti va bene. Chi non conosceva Conte sta imparando a capire cosa vuole e questo è molto importante per la squadra. Io, le poche volte che gioco anche in azzurro, devo fare bene per forza. Sperando che tra pali e traverse prima o poi arrivi anche il gol… ». L’Italia ne ha bisogno, la Juve chissà. Ma se uno è fresco, meglio non congelarlo. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 SPORT 43 L’intervista di Gaia Piccardi Il torneo ● Oggi lo start ufficiale alla prima Isl (Indian super league) con la sfida tra Atletico de Kolkata e Mumbai City (ore 19 locali, le 15.30 in italia, i diritti sono stati acquistati da Eurosport). O, se preferite, tra Luis Garcia, una Champions col Liverpool, e Fredrik Ljungberg, eroe svedese prima dell’era Ibrahimovic ● Tanti i calciatori dal passato vincente: Del Piero, Materazzi, Silvestre, Anelka, Elano, Friedrich, Pires, Andrè Santos, Bengelloun, Trezeguet... più Zico, in panchina (col Goa) ● Otto squadre, chiusura a fine dicembre. Domani la sfida tra il Delhi Dynamos di Del Piero e il Pune City di Trezeguet Per fare il salto di qualità, il minicampionato — la Indian Super League (8 squadre, 8 città, tre mesi di partite) — si è regalato un fuoriclasse. Alla vigilia dei suoi primi 40 anni (9 novembre, auguri), dopo una vita di Juve e un salto in Australia, si è concesso il lusso di colonizzare il Taj Mahal. Sahib Alessandro Del Piero è su Skype, radioso nella maglia arancione dei Delhi Dynamos. Questa è la sua India. Buongiorno Alex, cosa vede fuori dalla finestra? «Una realtà molto diversa dall’Europa. Una città, Nuova Delhi, impegnativa. Ma anche un’esperienza, sportiva e umana, incredibile». Cosa ha capito dell’India, finora? «In un mese, poco. L’India è un caos organizzato, che segue regole sue tra contrasti fortissimi. La povertà è sotto gli occhi di tutti: assisto a situazioni toccanti. È un popolo intelligente, con un modo tutto suo di porsi e fare le cose. Il Paese funziona: in certi settori è all’avanguardia». Non nel calcio, lo ammetta. «La sfida è far convivere stranieri e indiani: è affascinante vedere come preparano la partita, pregando ciascuno il suo Dio. Hanno voglia di imparare, ne hanno bisogno». E venerano Del Piero. «Sono intimiditi, lo vedo. Spesso mi fermo al campo per chiacchierare: chiedono consigli, mi fanno domande». Perché è in India? «Ho voglia di lanciare una nuova Lega. Essere ambasciatore del calcio indiano, dargli visibilità, è una responsabilità. Partecipare a qualcosa che nasce è eccitante. Come tutto il Paese, questo è un calcio che ha enormi potenzialità. È un volano: se la Lega cresce il business aumenta, si creano posti di lavoro, strutture, possibilità. Penso ne valga la pena». Giorgia Meloni la pregò di non partire: la vicenda dei Marò non è ancora conclusa. «Ho troppo rispetto per questa vicenda e per la sofferenza che sta procurando a due uomini, e alle loro famiglie, per Mito Alessandro Del Piero, 40 anni il prossimo 9 novembre, sbarca a Delhi. L’ex fuoriclasse della Juve giocherà per i prossimi tre mesi con la Dynamos (Getty Images) L’ambasciatore Del Piero «India, ti insegno a fare gol» «È una sfida, io sono qua per vincere non per fare il turista» esprimere un’opinione all’altezza di una questione di tale importanza. L’ultima cosa che vorrei è una strumentalizzazione della mia scelta: sono in India per giocare a calcio, da innamorato del mio sport, ma anche da italiano». Oggi parte il torneo e domani c’è già il derby tra i suoi Delhi Dynamos e il Pune City di Trezeguet. «Un inizio col botto! Affronterò due ex juventini: David e Belardi. Sono curioso, come tutti». Provi a farci appassionare al calcio indiano. «È il terzo campionato più antico al mondo, più della serie A, lo sapeva? Lo stadio di Calcutta ha 120 mila posti, tre volte ❞ lo Juventus Stadium. E molti club sono in comproprietà tra campioni di cricket, che qui è una religione, e divi di Bollywood». Un bel circo, non c’è dubbio. «L’India fa venire il mal di testa tanto è complicata. 200 milioni di persone non hanno da mangiare, altrettanti hanno casa a Londra o i figli che studiano nei college Usa, come il proprietario della mia squadra. Ci sono i contrasti di tutti i Paesi del mondo, però amplificati all’ennesima potenza. Ho girato uno spot in una slum di Mumbai: ha presente il film The Millionaire? Be’, era così grande che l’abbiamo attraversata in auto, in moto e a piedi. Bol- È un Paese complicato, fa venire il mal di testa e in certi settori è all’avanguardia. Sono curioso di sfidare sul campo Trezeguet lywood muove un mercato spaziale. Poi ti volti, e la natura offre scorci mozzafiato». Era arrivato con qualche pregiudizio? «I pregiudizi non mi sono mai piaciuti. Mi piace vedere con i miei occhi e farmi un’opinione. L’India è incredibile». Anche l’Italia, ricorderà, caro Alex: com’è, visto da laggiù, il calcio di Tavecchio, degli errori arbitrali e delle polemiche? «Ci crede se le dico che ho visto solo il primo tempo del derby di Genova? Curve spettacolari». Sia sincero. «Devo ammettere che, osservato con lo spirito positivo di questa nuova avventura, il calcio italiano è molto da migliorare. Abbiamo una forza incredibile, e penso a come abbiamo vinto il Mondiale 2006, e non la usiamo. Ci vorrebbero forze fresche, idee, ottimismo, un corso nuovo e migliore. Qui in India mi rendo conto di quanto siamo seguiti e dell’immagine che diamo. Siamo indietro rispetto all’Europa. Tiriamo fuori le unghie!». ❞ Marò Ho troppo rispetto per chi soffre e non voglio essere frainteso Idolo I compagni? Chiedono consigli alcuni sono un po’ intimiditi Ha sentito di recente il suo amico Totti? «No». Ha detto: finché c’è la Juve, la Roma arriverà seconda… «Una frase forte, che non vorrei commentare». Quel gol in Champions al City a 38 anni, però… «È bello vedere Francesco segnare con quella freschezza in età avanzata, hem, cioè, matura… » (ride). La Roma è cresciuta? «Garcia in poco tempo le ha fatto fare un salto di qualità importante. Mi stupirei se lo scudetto non fosse una questione tra bianconeri e giallorossi». A Sydney leggeva Jung. E a Delhi? «Pure! La lettura, impegnativa, prosegue lentamente. Ma sul comodino ho anche Siddharta di Hermann Hesse». Cosa le riserva il futuro, Alex? «A gennaio torno in Australia come ambasciatore dell’Asia Cup». E poi, cosa farà da grande? «E chi lo sa? Non escludo nulla, nemmeno di allenare. Ho un paio di progetti interessanti: spero di avere ancora cuore e gambe per stare in campo. Mi sento più aperto, ricco, forse migliore. Non sono a Nuova Delhi per fare il turista né per convertirmi all’induismo: segno, vinco la Lega indiana, torno e ne riparliamo. Oggi, a 40 anni, sono pronto a tutto». © RIPRODUZIONE RISERVATA Pozzecco: «Chiamatemi pure il Renzi del basket» Da «stella» a coach di Varese, che sfida Cantù nel derby: «Fiero del mio rapporto con i giocatori» Il basket che parte e che dopo la vittoria di Milano a Cremona manda subito in scena VareseCantù, derby ruvido e di passione, in fondo un Oscar l’ha già assegnato: a Gianmarco Pozzecco. Da giocatore «Gianburrasca», a coach, dopo Capo d’Orlando, proprio di quella Varese che ancora si specchia in lui e negli altri ragazzi del 1999, quelli del decimo titolo. E il Poz che diventa una bomba mediatica, ben oltre i risultati del precampionato («Ma non sono preoccupato») e le attuali ambizioni del club che fu la Ignis, lancia l’idea che un allenatore sia un’arma di marketing: «Io l’ho sempre pensato». Ieri era un tipo strano, ma divertente; oggi invece Gianmarco è un minotauro tra l’uomo maturo e un impenitente mattacchione. Eccolo qui, il mattacchione. Overture: Pozzecco Milano ok ● Anticipo Vanoli Cr-EA7 Milano 61-68 ● 1ª giornata Ore 18.15: Upea C. d’Orl.Tesi Pt; Enel BrConsultinvest Pu; Dolomiti Tn-Grissinbon Re; Acea RomaPasta Reggia Ce; Sidigas AvUmana Ve. Ore 19: B. Sardegna SsGranarolo Bo Ore 20.30 (Raisport1): Openjobmetis Va-Vitasnella Cantù tirava la giacca agli allenatori; rischia la legge del taglione. «Vorrei che riprendessero la scena in cui lo faranno a me: poi manderei il video a Recalcati e a Bianchini, affinché se lo godano». Primo atto: chi ricorda il Pozzecco coach? «Una volta lo chiesi a un mio vice. Risposta: ma sei scemo? Non assomigli a nessuno». Secondo atto: Bianchini, dopo aver letto che lei predica la difesa, l’ha paragonata all’Innominato che si converte: «Effettivamente è come vedere una volpe a guardia del pollaio. Da coach sono inversamente proporzionale a quello che ero da cestista. All’epoca avevo risolto il problema in modo “futuristico”: non difendevo e basta». Quindi — finale del cabaret — Boscia Tanjevic la cacciava dalla Nazionale... «L’avrei tirato sotto con l’auto. Ma adesso lo adoro e di- co che su certi aspetti aveva ragione: oggi anch’io farei fatica ad allenare uno come me». C’è chi lo ha definito il Renzi dei canestri. Gianmarco ci sta: «Renzi vuole cambiare il sistema, il mio “nuovo” per il basket è un legame intenso con la squadra. Ne sono fiero». Ma non si prende sul serio: «Non so dove arriverò, come coach. Non mi importa: non sono legato ai successi personali». Purtroppo lo ha dimostrato ❞ Tanjevic aveva ragione Do ragione a Tanjevic, che mi cacciò dalla Nazionale: oggi faticherei ad allenare uno come me Esame Il derby con Cantù primo test per la Varese di Pozzecco quando ha bruciato la chance Nba: «Avete ragione. Avrei provato qualcosa a me stesso e soprattutto avrei verificato se è vero che Shaquille O’Neal si allenava nudo, canotta a parte...». Ci stavamo dimenticando del Poz delle battute. Lo riportiamo su binari seri. Chi vincerà lo scudetto? «Milano resta favorita». Chi è il miglior italiano? «Alessandro Gentile è impressionante. Però io prenderei sempre Hackett. Lo dico perché pure Daniel ha litigato con l’Italia? A parte che siamo 2-1 per me e se vuole tenere botta deve farsi mandare a casa un’altra volta, penso che in estate abbia fatto solo una cavolata. Resta un tipo positivo». Se batterà Cantù, non si tingerà i capelli come un tempo: li taglierà a zero. È la prima promessa, il resto è una cambialescudetto per Varese. Pozzecco, la firma e ci mette la data? «Certo. Titolo in due anni: non ho tempo e sono solvente». Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera www.jeanlouisdavid.it Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 45 CorriereSalute Prevenzione Medicina Non decolla la vigilanza attiva sui cosmetici Una guida che aiuta ad affrontare meglio la dialisi di Ruggiero Corcella di M. Giovanna Faiella Le pagine del vivere bene www.corriere.it/salute Indagini prenatali La riflessione di ALBERTO SCANNI Come procedere CURARE LA FAMIGLIA DEL MALATO N ei momenti di sofferenza e di difficoltà materiali, i rapporti vengono sottoposti a dura prova. In particolare, quando insorge una malattia importante è tutta la famiglia a essere coinvolta. È una “tegola” che investe un ambiente sereno fino al giorno prima, messo d’improvviso in crisi. L’incognita del futuro del proprio caro, la paura di eventuali menomazioni, il dover comunque essere forti, consolatori e di aiuto senza mostrare titubanze, l’ansia di ricercare le migliori soluzioni, i migliori specialisti, la necessità di non commettere errori, il bisogno di confrontarsi, il rivelare o no ad amici o parenti la nuova realtà, il tenere per sé le preoccupazioni, lo sforzo di mantenere una normalità di vita, sono solo alcune delle problematiche da affrontare. Situazioni e comportamenti variabili, dunque, con i quali il medico deve confrontarsi senza compromettere la strategia diagnostica e terapeutica programmata. Anacronisticamente è proprio lui che in questi frangenti, a fronte delle pressioni, degli sbandamenti, delle angosce dei familiari, diventa tutore e difensore del paziente usando tecnica e umanità, senza dimenticare che dietro ogni malato c’è una famiglia che soffre, che anche a lei va prestata attenzione per consolare, ridurre l’ansia, educare a sostenere il proprio caro anche dal punto di vista psicologico. Di fronte a questi problemi molte realtà politiche locali sembrano orientate ad attivare “Centri di ascolto” ad hoc, sensibili agli aspetti umani della malattia che coinvolge non solo il malato ma tutti quelli che gli stanno intorno. Non ultima la Regione Lombardia che, facendo proprio un documento (Libro bianco), commissionato ad esperti, ipotizza l’istituzione di Aziende integrate per la salute che concorrerebbero ad erogare prestazioni sanitarie e sociosanitarie, che ci si augura tengano in considerazione anche la famiglia. Certo, da parte dei medici molte possono essere le obiezioni a questa ennesima incombenza: troppi carichi burocratici, pazienti esigenti, nuovi compiti, ma una famiglia con un malato serio è anch’essa una realtà bisognosa di cure e di attenzione. E non si dica burocraticamente che deve essere il sistema a occuparsene con “sportelli”, assistenti sociali, psicologi di quartiere e così via: cose sacrosante, ma l’interlocutore principale anche della famiglia sarà sempre il medico. In questo contesto gioca la sua professionalità , la sua umanità e la fedeltà ai dettami della professione. Professione in cui disponibilità all’ascolto, scrupolo e impegno devono essere offerte anche ai famigliari di chi soffre. © RIPRODUZIONE RISERVATA Per saperne di più Sulla salute delle mamme e dei bambini corriere.it/ salute/ pediatria di Elena Meli Per le donne in attesa di un figlio che desiderano conoscere lo stato di salute del nascituro sono oggi disponibili vari test. Ma alle future mamme bisogna garantire la corretta informazione sulle diverse opzioni e un percorso definito che tenga conto dei vantaggi e limiti di ciascuna procedura ●Il numero Ancora pochi sanno eseguire le manovre che salvano la vita 60 mila Gli italiani colpiti ogni anno da arresto cardiaco I l 70% dei casi di arresto cardiaco avviene davanti ad altre persone che potrebbero iniziare le manovre di soccorso, ma soltanto nel 15% dei casi la rianimazione cardiopolmonare (Rcp) viene iniziata da qualcuno dei presenti. Se questa percentuale aumentasse fino a raggiungere il 50-60% dei casi, 100 mila persone all’anno in Europa potrebbero salvarsi. Sono i dati forniti alla vigilia della campagna «VIVA!» 2014, che dal 13 al 19 ottobre vedrà più di 100 eventi in 80 città (www.settimanaviva.it) per la sensibilizzazione sul tema della rianimazione cardiopolmonare. L’iniziativa è realizzata da Italian Resuscitation Council (Irc) e Irc-Comunità (Irc-Com), due associazioni senza scopo di lucro collegate con il Council europeo. Il loro obiettivo è la diffusione in Italia delle conoscenze e delle tecniche per riconoscere e trattare l’arresto cardiaco, che ogni anno colpisce circa 60 mila persone nel nostro Paese. 46 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera SALUTE Dossier Gli esami tradizionali AMNIOCENTESI Si esegue sul liquido amniotico fra la 15ª e 18ª settimana Medicina Comportano un rischio di aborto dello 0,5-1% Il campione è prelevato con un ago, sotto la guida ecografica VILLOCENTESI Si esegue sui villi coriali della placenta (hanno lo stesso patrimonio genetico dell’embrione) fra la 10ª e la 13ª settimana Le indagini prenatali per verificare la salute del nascituro possono contare da pochi anni anche su un esame semplice e innocuo, spesso proposto come la soluzione che dissolve ogni dubbio e timore. Ma gli esperti chiariscono il modo corretto di usarlo e interpretarlo Gli studi Già si stanno studiando nuove applicazioni del test del Dna fetale. «Forse in futuro servirà per la diagnosi di altre patologie genetiche» dice infatti Maria Cristina Rosatelli, coordinatrice del documento della Società Italiana di Genetica Umana sui test prenatali non invasivi. «Con l’analisi di tutto il genoma pare possibile individuare malattie che col cariotipo non sono riconoscibili». M io figlio sarà sano? È la domanda che assilla ogni donna fin da quando il test di gravidanza risulta positivo. Così, le future mamme non possono restare indifferenti di fronte a un esame che con un semplice prelievo di sangue promette di svelare tutto o quasi sulla salute del nascituro: è il caso del test del Dna libero, o del Dna fetale (anche Nipt, da Non Invasive Prenatal Testing), proposto da poco meno di due anni anche in Italia e descritto non di rado su Internet come l’analisi che, a fronte di un’invasività pressoché nulla, sarebbe in grado di risolvere tutti i timori. Ma è davvero così? Uno studio recente pubblicato su Genetics in Medicine sembra dubitarne: secondo i dati raccolti su 109 donne con test risultato positivo (ovvero con la segnalazione di problemi al feto), la quota di casi realmente positivi, confermati da amniocentesi o villocentesi, sarebbe più bassa del previsto, tanto da mettere in forse la capacità predittiva dell’esame. La vera utilità e i limiti del test sul Dna fetale ❞ Equivoco L’errore è crederlo uno strumento diagnostico: può individuare le donne ad alto rischio di avere un bimbo con malformazioni «In realtà, tutti gli studi condotti finora, su un numero molto maggiore di donne, indicano che la percentuale di falsi positivi (casi in cui il test è positivo, ma il bimbo è sano, ndr) è circa lo 0,1% — spiega Nicola Persico, ginecologo esperto di diagnosi e terapia fetale della Clinica Mangiagalli di Milano —. La discrepanza deriva dal fatto che per questa ricerca non sono state considerate tutte le donne sottoposte al test, ma solo quelle con risultati positivi: questo “gonfia” la percentuale dei falsi positivi, che invece va calcolata sul totale degli esami. Il test del Dna fetale ha un’alta affidabilità: per la sindrome di Down oltre il 99%. La domanda semmai è come usarlo correttamente». «L’equivoco è crederlo un test diagnostico, come amniocentesi o villocentesi, quando invece può servire solo per individuare le donne ad alto rischio di avere un bimbo con malformazioni — dice Paolo Scollo, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigu) e segretario dell’Italian College of Fetal Maternal Medicine —. Significa che un risultato positivo va sempre confermato con un esame invasivo, a cui il test del Dna fetale non può perciò in alcun modo sostituirsi, come a volte si fa credere». Già, perché l’esame per ora è offerto solo da centri privati a un costo che va dai 500 ai 700 euro. E anche se è un test affidabile, bisogna comunque ammettere che ha dei limiti, elencati nel Documento di indirizzo sull’impiego delle indagini prenatali non invasive della Società italiana di genetica umana. Il documento sottolinea come sensibilità e specificità non siano elevate per tutti i cromosomi, e il test serva principalmente per individuare la sindrome di Down e le trisomie 13 e 18; non riconosce, invece, la metà delle anomalie identificate con la diagnosi prenatale invasiva classica, né alcuni problemi che possono essere svelati da un’ecografia. «Le coppie dovrebbero informarsi presso servizi di consulenza genetica Basta un prelievo di sangue della mamma La raccomandazione Questa analisi è utilizzabile come screening per la sindrome di Down e per le trisomie dei cromosomi 13 e 18 Per il test del Dna fetale basta un prelievo di sangue della madre: si è infatti scoperto che nel plasma materno circolano frammenti di Dna del bambino, liberi, pari a circa il 10% del Dna totale (il resto è materiale genetico della mamma). Una frazione esigua, ma con le tecniche attuali si riesce ad analizzarla, rendendo il test molto affidabile per il riconoscimento del sesso del nascituro e delle trisomie dei cromosomi 21 (sindrome di Down), 13 (sindrome di Patau) e 18 (sindrome di Edwards), oltre che utile per l’analisi di alcune patologie genetiche dominanti di origine paterna o il cui sospetto derivi dall’ecografia, come alcune condrodisplasie. L’esame non può però distinguere la condizione del singolo feto in caso di gravidanze gemellari; inoltre la quantità di Dna fetale non sempre basta e sotto al 5% del Dna totale nel plasma, come può accadere facendo l’esame prima della decima settimana o se la mamma è molto in sovrappeso, si possono avere più facilmente falsi negativi. ospedalieri — osserva Maria Cristina Rosatelli, coordinatrice del documento Sigu sui test prenatali non invasivi —. Tuttora, nessun Servizio sanitario rimborsa il test, e poiché le linee guida di nessun Paese o società scientifica lo hanno inserito nel percorso di screening e diagnosi prenatale è essenziale che la decisione di farlo o meno sia accompagnata da una consulenza attenta». «La raccomandazione più sensata, oggi, è utilizzarlo come test di screening di secondo livello nelle donne che siano risultate a rischio intermedio al test combinato (traslucenza nucale, più test specifici sul sangue, vedi a destra) — dice Persico —. In queste donne il test è utile per rafforzare sospetti e indicare l’opportunità di un esame diagnostico invasivo o, al contrario, tranquillizzare con un alto grado di affidabilità». Elena Meli Come si esegue © RIPRODUZIONE RISERVATA Servono tappe codificate e informazione per la coppia B asta digitare le parole “test prenatali” su Internet per essere inondati di informazioni sugli esami più diversi, con una predilezione per quelli più nuovi e costosi. Ma non è certo così che si può decidere al meglio. «In assenza di un percorso di screening e diagnosi prenatale nazionale codificato, la maggior parte delle future mamme è lasciata a se stessa — ammette il ginecologo Nicola Persico —. Cercano sul web, provano a chiedere al ginecologo che non sempre è esperto in medicina prenatale, finiscono per ascoltare i consulenti genetici delle aziende che offrono i test, interessati a proporre certi esami. Invece, dovremmo essere in grado di offrire a tutte un percorso univoco, spiegando vantaggi e limiti di ogni procedura: quando una donna arriva in ospedale con l’impegnativa per un’amniocentesi non la “recuperiamo” più, è inutile dirle che potrebbe evitarla con altri test che le darebbero comunque risposte molto affidabili. Occorre un’informazione corretta fin dall’inizio della gravidanza». Tra l’altro un programma che renda le gestanti consapevoli sulle caratteristiche delle alternative disponibili riduce il ricorso ai test diagnostici invasivi: lo ha appena dimostrato uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association, chiarendo che una consulenza adeguata può addirittura dimezzare il ricorso agli esami. «Le donne devono rivolgersi a strutture pubbliche specializzate in diagnostica prenatale, per essere certe di ricevere indicazioni aggiornate e complete — dice Persico —. E la futura mamma non va lasciata sola neppure di fronte ai risultati dei test: se uno screening è negativo bisogna spiegare che cosa significa davvero, ,né ovviamente si può permettere che la donna affronti il peso di un risultato positivo senza un adeguato supporto». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 Scoprono alterazioni cromosomiche SALUTE 1 su 3 Le donne in gravidanza che si sottopongono ad amniocentesi Nelle strutture pubbliche si eseguono gratuitamente nelle donne di età superiore ai 35 anni e in casi a rischio previsti dai protocolli Forniscono risposte certe al 100% per le anomalie cromosomiche Nelle strutture private possono costare dai 600 euro in su Danno informazioni sullo stato di maturazione fetale Corriere della Sera Le indagini di screening Il percorso IL TEST COMBINATO Si eseguono un’ecografia e un prelievo di sangue materno L’ecografia serve per valutare lo spessore di una piega traslucida della nuca fetale, associata alla sindrome di Down Il prelievo di sangue serve per dosare la proteina del plasma A (PAPP-A) e la gonadotropina corionica (ormone prodotto dall'embrione) Non comporta rischi Che cosa può segnalare Aumentato rischio di presenza della sindrome di Down Quando si esegue Fra la 11ª e la 13ª settimana di gestazione L’attendibilità Per la sindrome di Down I costi 90% I falsi positivi sono il 5% 70-80 euro Solo la Regione Toscana lo offre gratuitamente a tutte le gestanti IL TEST DEL DNA FETALE Si esegue un prelievo di sangue materno Nel sangue materno si identificano e «leggono» parti di Dna fetale. Nel 4-5% dei casi non è eseguibile per scarsità di materiale fetale Non comporta rischi Che cosa può segnalare Le anomalie dei cromosomi 21 (Down), 13 e 18 Il sesso del nascituro Alcune patologie genetiche dominanti di origine paterna, o sospettate a partire dall'ecografia Quando si esegue Dalla 10ª settimana di gestazione L’attendibilità Per la sindrome di Down I costi 99% Per la trisomia 18 97% Per la trisomia 13 83% 500-700 euro È eseguito solo in strutture private. Se il risultato è positivo si può accedere all'amniocentesi nelle strutture pubbliche Difetti dei cromosomi sessuali 60-100% I falsi positivi sono lo 0,1-0,5% Corriere della Sera L’ amniocentesi e la villocentesi sono tuttora gli esami standard per la diagnosi prenatale vera e propria, in grado di dire con assoluta certezza se un feto abbia un’anomalia cromosomica o meno. Ma fanno paura, perché il rischio di aborto esiste, anche se come spiega Paolo Scollo, presidente della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia: «Il pericolo riconosciuto è inferiore all’1%, un dato deriva però da studi di trent’anni fa. Oggi i test invasivi si eseguono sotto guida ecografica e si può ipotizzare che la reale probabilità di danni al feto sia dimezzata, soprattutto se vengono condotti da un medico esperto. Detto ciò, trattandosi appunto di indagini invasive il rischio non è eliminabile». Il problema è che nel nostro Paese, dove una legge del 1998 garantisce l’amniocentesi gratuita a tutte le donne in gravidanza oltre i 35 anni di età, di questi esami se ne fanno parecchi. «Complice l’aumento dell’età delle donne in gravidanza, ormai in circa un caso su tre si fa l’amniocentesi; c’è pure una discreta quota di donne più giovani che la sceglie, pur dovendola pagare. Per di più, c’è molta disinformazione sul tema e talvolta viene fatto credere alle donne che l’esame “veda” tutto, perfino autismo o sordità: non è dimostrato, e molte cadono nella “trappola” e il risultato è che in Italia ogni anno si eseguono circa 150 mila amniocentesi, un numero elevatissimo che comporta la perdita di un discreto numero di feti perfettamente sani — fa notare Nicola Persico, ginecologo della Clinica Mangiagalli di Milano —. Di fatto oggi utilizziamo l’età come discriminante per scegliere a chi proporre la diagnosi prenatale invasiva; in realtà, le conoscenze sono andate avanti e se è vero che sopra i 35 anni il rischio di malformazioni cresce, è altrettanto certo che non è nullo in precedenza e che può essere molto basso anche La gravidanza è più sicura con abitudini sane e controlli L a salute di un figlio non passa solo dall’eredità genetica che gli abbiamo dato. Anche le condizioni in cui si svolge la gravidanza sono fondamentali per assicurargli un futuro sano. Perché tutto scorra liscio, innanzitutto, è bene che la mamma esegua test per valutare il suo stato di salute: è importante sapere, ad esempio, se ha avuto la toxoplasmosi, perché contrarla in gravidanza (specie nei primi tre mesi) può provocare conseguenze come deficit della vista o lesioni cerebrali gravi. Altrettanto utile sapere se sono in atto infezioni sessualmente trasmesse o di altra natura, che potrebbero essere tra- sferite al bambino al momento del parto, o se la mamma soffre di anemia, ipertensione, diabete. Si tratta infatti di condizioni che possono compromettere la salute del nascituro. Ad esempio, se l’ipertensione è consistente ci possono essere pericoli per mamma e bimbo in un caso su tre (dal ritardo di crescita alla necessità di cure intensive neonatali, dal parto prematuro a un rischio Da abolire Il fumo aumenta il pericolo di aborto e la probabilità di malattie del bambino non troppo remoto di morte materna e fetale). Il diabete gestazionale invece aumenta la probabilità che il bimbo sia troppo grosso e abbia problemi metabolici: sempre più dati indicano che per prevenire il diabete in gravidanza basta una dieta equilibrata, un po’ di movimento per non mettere su troppo peso, l’addio alle sigarette. Non fumare è la prima regola: il fumo aumenta il rischio di aborto, rallenta lo sviluppo fetale, accresce la probabilità di malattie - quali infezioni, patologie respiratorie, alle allergie - dopo la nascita. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA 47 150 mila Le amniocentesi che si eseguono ogni anno in Italia Amnio e villocentesi solo dopo il «combinato» a 38 o 40 anni. Dovrebbe perciò essere aggiornato il percorso di screening e diagnosi fetale, alla luce delle scoperte degli ultimi anni. Purtroppo in Italia non esiste un iter approvato, e anche da questo derivano l’ampio ricorso all’amniocentesi o la “corsa” ai nuovi test. La procedura più adeguata invece è ben nota: dovremmo fare a tutte, come screening in prima battuta, il test combinato». L’esame consiste in un’ecografia in cui si valuta la traslucenza nucale (una fessura traslucida della pelle della nuca del feto il cui spessore è correlato alla sindrome di Down) associata a un test sul sangue per dosare due sostanze, una proteina legata alla gravidanza e un ormone prodotto dall’embrione. Si può fare fra l’undicesima e la tredicesima settimana di gestazione, è senza pericoli per il bimbo e ha un’attendibilità del 90% con un rischio di falsi positivi del 5%, a fronte di un costo di 70- 80 euro contro i circa 300 di un’amniocentesi per il Servizio sanitario. «Solo la Toscana lo offre gratuitamente a Meno rischi Oggi, grazie alla guida ecografica, si può ipotizzare che la probabilità di danni al feto si sia dimezzata tutte le gestanti — riprende Persico –. Se lo facessimo in tutta Italia, il ricorso all’amniocentesi calerebbe dal 30 al 5% e il test invasivo identificherebbe a quel punto il 90% dei feti con problemi, perché lo faremmo anche alle donne più giovani e a rischio. Risparmiando pure». Peraltro sottoporsi a un test di screening semplice e innocuo, come il combinato, non preoccupa, mentre la decisione di affrontare un’amniocentesi o una villocentesi va ben ponderata per i rischi insiti nelle procedure. «La coppia deve interrogarsi con sincerità — dice Scollo —. Alcune donne che vengono per l’amniocentesi dicono che accoglierebbero il figlio anche se scoprissero malformazioni: in questi casi si potrebbero fare analisi meno rischiose per il feto, come un test di screening. Ogni decisione deve essere però consapevole e le coppie devono chiedere consiglio al ginecologo o ai consultori genetici ospedalieri». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Per saperne di più Sulla salute delle mamme e dei bambini corriere.it/ salute/ pediatria 48 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera SALUTE Prevenzione I problemi Dalle semplici reazioni cutanee ai rischi più gravi l Regolamento Ue 1223/2009 stabilisce che i cosmetici in commercio debbano essere sicuri per la salute umana. Tuttavia è possibile che si verifichino effetti indesiderabili a seguito dell’impiego di un prodotto. Anche i fruitori finali (consumatori o chi ha attività professionali), oltre ai professionisti del settore sanitario (medici, farmacisti) , possono notificare alle autorità competenti (il Ministero della Salute, per l’Italia) effetti indesiderabili. Gli effetti indesiderabili sono I Non decolla la vigilanza sulla sicurezza dei cosmetici I disturbi Poche le segnalazioni dei consumatori su effetti indesiderati L'esperto risponde Alle domande sulla salute della pelle su http://forum. corriere.it/ dermatologia È entrato in vigore l’11 luglio del 2013, ma il Regolamento europeo sui cosmetici fatica a farsi conoscere dal grande pubblico. Sono ancora poche, infatti, le segnalazioni di eventi indesiderabili da utilizzo di prodotti cosmetici (vedi box sopra) pervenute al Ministero della Salute anche da privati cittadini. Così rischia di restare ancora al palo la “cosmetovigilanza”, uno dei principali obiettivi fissati dal regolamento stesso a garanzia della sicurezza dei consumatori. «Ad oggi — spiega la professoressa Lidia Sautebin, del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II — non abbiamo una visione abbastanza esaustiva degli eventi e della loro frequenza, proprio perché non c’era un modo formale di raccoglierli». Di recente il Ministero ha stanziato circa 150 mila euro per una Campagna di educa- ❞ Un diritto stabilito in ambito europeo è tuttora trascurato dai cittadini definiti come “reazioni avverse per la salute umana attribuibili alle normali o ragionevolmente prevedibili condizioni di uso di un prodotto cosmetico”. Gli effetti indesiderabili “gravi”, i soli oggetto di notifica tra gli Stati membri, sono invece quelli che «inducono incapacità funzionale temporanea o permanente, disabilità, ospedalizzazione, anomalie congenite, rischi mortali immediati o decesso». R.Co. 15% La quota di italiani che ha avuto esperienza di dermatiti da cosmetici, la più frequente reazione avversa provocata da questo tipo di prodotti Dermatiti da contatto causate da cosmetici 8-15% zione sanitaria rivolta ai consumatori o ai professionisti che utilizzano i cosmetici nell’ambito di un’attività lavorativa. L’obiettivo è proprio diffondere le informazioni sulle procedure di segnalazione degli effetti indesiderabili, sia gravi che non gravi (vedi articolo sotto). A vincere il bando di concorso del Ministero sono stati tre progetti presentati da Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. «La campagna si realizza attraverso materiale carta- Di queste, sono dermatiti di natura allergica il 10-20% irritativa l’80-90% Altri disturbi dermatologici, molto meno frequenti, legati all’uso di cosmetici Orticaria da contatto Fotodermatiti (per es. scatenate da essenza di bergamotto e successiva esposizione al sole) Dermatiti pigmentarie (alterazione della pigmentazione) Corriere della Sera ceo, la creazione del sito “Cosmeticamente” (www.cosmeticamente.org) e un video informativo che sarà inserito anche su YouTube — spiega Agnese Dalla Riva, del Dipartimento di Prevenzione della Ulss 4 Alto Vicentino di Vicenza che ha elaborato il progetto su incarico della Regione —. Sarà anche prodotto un dvd per professionisti sanitari con contenuti di carattere scientifico clinico». L’Ausl di Bologna e l’Asl Cuneo 2, sono due “veterane”: «L’Asl di Cuneo ha guidato il primo progetto “Belli Sicuri” nel 2011 (www.regione.piemonte.it), — dice Pierfederico Torchio, del Servizio Igiene e Sanità Pubblica di Cuneo — per insegnare ai cittadini a leggere l’etichetta dei prodotti. La campagna informativa 2014 sarà realizzata con materiale distribuito in alcuni grandi centri commerciali, nei Centri di aggregazione giovanile, negli Uffici relazioni con il pubblico, presso gli estetisti e i farmacisti del Piemonte». L’Ausl di Bologna, premiata per quattro anni consecutivi, ha realizzato un sito (www.cosmesicura.org) e quest’anno si è pensato a una serie di video realizzati con attori. «Abbiamo prodotto cinque video molto brevi, di un minuto e mezzo, — racconta Luciana Prete, direttrice di Igiene e Sanità Pubblica dell’Ausl di Bologna — che trattano settori particolari: produzione di cosmetici, produzione di profumi, acconciatura, estetica e make up. Siamo in attesa del nullaosta ministeriale. I video saranno poi disponibili sul sito e trasmessi nei supermercati, nelle farmacie e nelle parafarmacie». Ruggiero Corcella © RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda avvia i controlli F ra gli operatori delle Asl, ma anche tra i professionisti del settore, l’impressione è che i cittadini non siano ancora sensibilizzati a sufficienza sul tema della vigilanza sui cosmetici: se un cosmetico dà qualche “effetto collaterale” perlopiù lo si butta e si cambia prodotto. «Le nostre campagne dovrebbero servire proprio a sollecitare la collaborazione dei consumatori — sottolinea Luciana Prete, direttrice di Igiene e Sanità Pubblica dell’Ausl di Bologna — . Attraverso i nostri siti e quello del Ministero è possibile accedere alla scheda nazionale di segnalazione di eventi indesiderati e compilarla». Una volta compilata, la scheda può essere inoltrata al Ministero della Salute . Il Ministero trasmette immediatamente le informazioni pervenute sulle segnalazioni di eventi indesiderabili gravi alle autorità competenti degli altri Stati membri e ai responsabili del prodotto cosmetico in questione. «Sul nostro sito cerchiamo di spiegare al cittadino dove trovare e anche come compilare la scheda di segnalazione», dice Agnese Dalla Riva, del Dipartimento di Prevenzione della Ulss4 Alto Vicentino. Nell’Ausl di Bologna l’idea è che siano il medico, il farmacista o il negozio di estetica, chi cioè riceve una segnalazione, a inoltrarla poi al Ministero. «In Piemonte — dice Pierfederico Torchio, del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl 2 di Cuneo — saranno gli Uffici relazioni con il pubblico a dare una mano ai cittadini nella compilazione della scheda, o li indirizzeranno ai Servizi di Igiene e Sanità pubblica ». In seguito alla segnalazione, che va firmata, il Ministero fa partire un procedimento di verifica, con analisi di campioni del prodotto ed eventuale richie- Il procedimento Il prodotto sospettato per eventi avversi viene analizzato e eventualmente ritirato sta di ritiro volontario del cosmetico a scopo precauzionale qualora si ritenga necessario. Il procedimento si può concludere con la richiesta di ritiro volontario del prodotto, se si accerta che la reazione indesiderabile è dovuta a caratteristiche del cosmetico. In caso contrario la segnalazione viene archiviata, ma resta registrata e potrebbe essere riconsiderata qualora siano presentate nuove segnalazioni sullo stesso prodotto. R. Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 49 SALUTE Sintomo Mi spieghi Un gonfiore non doloroso dei linfonodi Dottore l sintomo più comune di linfoma è l’aumento di volume (gonfiore) non doloroso di uno o più linfonodi a livello di collo, ascelle o inguine. Se però le ghiandole interessate sono nel torace o nell’addome i sintomi prevalenti sono più tardivi e associati di solito a evidente dimagrimento, febbre apparentemente immotivata, prurito persistente in tutto il corpo o sudorazione notturna profusa. In questi casi è importante consultare il medico, che valuterà l’opportunità di una visita con un ematologo. Lo specialista inizierà con esami del sangue specifici e biopsia dei linfonodi, che si effettua tramite prelievo di tessuto da una delle sedi sospette (preferibilmente una ghiandola linfatica) per definire il tipo istologico, cioè la «carta d’identità» dell’eventuale tumore. Seguono indagini molecolari e citogenetiche, TAC, a volte associata a PET, e prelievo di midollo osseo, che servono a stabilire stadio e aggressività del tumore, per scegliere la terapia più adeguata. I V. M. Che cosa sono e come si curano i linfomi Lo specialista Il linfoma è caratterizzato dalla crescita incontrollata di linfociti tumorali all'interno dei linfonodi. Con il tempo, queste cellule possono diffondersi tramite i vasi linfatici raggiungendo altri linfonodi oppure invadere la circolazione sanguigna coinvolgendo altri organi o tessuti I linfomi sono tumori del sistema linfatico O Armando Santoro Direttore del Cancer Center dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) L'esperto risponde Alle domande sui tumori del sangue su http://forum. corriere.it/ sportello_ cancro_ ematologia/ gni anno in Italia vengono diagnosticati circa 13 mila nuovi casi di linfomi maligni, che costituiscono più di un terzo di tutte le malattie tumorali del sangue. I linfomi derivano da una degenerazione maligna del tessuto linfatico, diffuso pressoché in tutto il nostro organismo, anche se la sua sede principale sono le ghiandole linfatiche superficiali e profonde. Esistono molti tipi di linfomi, che si dividono in due grandi categorie, Hodgkin e non Hodgkin (il nome deriva dalla prima descrizione della malattia effettuata nel 1832 dal medico inglese Sir Thomas Hodgkin), a loro volta comprendenti vari sottotipi che possono avere un’evoluzione e un’aggressività differenti, che richiedono trattamenti specifici. «Complessivamente la loro incidenza è in progressivo aumento, ma i risultati terapeutici molto incoraggianti ci permettono un certo ottimismo» spiega Armando Santoro, direttore del Cancer Center dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano). Quali sono i cardini della terapia? «Negli anni Sessanta l’introduzione della polichemioterapia ha nettamente migliorato la prognosi dei linfomi. Inoltre, l’associazione con la radioterapia ha migliorato le possibilità di guarigione, soprattutto negli stadi iniziali. Negli anni Novanta, poi, lo sviluppo degli anticorpi monoclonali (farmaci mirati su cellule tipiche dei linfomi, le CD20+, ndr) e di nuove molecole biologiche ha rivoluzionato l’approccio terapeutico, la prognosi e la possibilità di guarigione dei linfomi non Hodgkin. Si è così passati a tassi di guarigione che superano l’80-90% per il linfoma di Hodgkin, e il 70-80% per i linfomi non Hodgkin di tipo aggressivo: parliamo quindi di persone del tutto libere dalla malattia, che possono ritornare a una vita pressoché normale al termine delle terapie. E ancora, sono oggi arrivate in fase avanzata di sperimentazione nuove molecole che fanno ipotizzare un ulteriore incremento delle possibilità di guarigione nel breve e medio termine». Tutti i malati devono fare chemioterapia? «In realtà no, e non sempre alla diagnosi corrisponde l’immediata terapia. Spesso nei linfomi non Hodgkin poco aggressivi (a basso grado di malignità) passano anni prima che si evidenzi un’evoluzione della malattia: in queste forme si preferisce un atteggiamento «wait and see» (aspetta e osserva), rimandando la terapia a una chiara progressione del linfoma». E quando i farmaci da soli non bastano? «Quasi sempre l’iter di cura prevede l’impiego di una breve chemioterapia, mirata ad ottenere una riduzione della malattia, seguita dal trapianto di midollo, autologo o da donatore. Alcuni farmaci hanno accresciuto le possibilità di una significativa riduzione della malattia prima del trapianto, aumentandone le possibilità di successo». Tutti possono fare il trapianto di midollo? «Le limitazioni al cosiddetto trapianto autologo sono poche, principalmente legate all’età: è difficile effettuarlo in pazienti oltre i 70-75 anni. Più complessa è la valutazione per il trapianto allogenico (da donatore), ma oggi la possibilità di diverse forme di trapianto (oltre a quello da familiare compatibile e da banca del midollo, quello parzialmente compatibile o aploidentico, o quello da cordone) ha esteso l’applicazione di questa procedura terapeutica. Inoltre, l’utilizzo di modalità di preparazione diverse e meno aggressive alla procedura di trapianto consente di effettuare il trapianto di midollo fino ai 70 anni. Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sistema linfatico è una rete di drenaggio che porta la linfa dai tessuti al sangue ed è composto da vasi linfatici e tessuto linfatico Il tessuto linfatico è formato da aggregati di linfociti (globuli bianchi) e altre cellule del sistema immunitario. È presente in vari organi (ad esempio tonsille, fegato, intestino, e milza) I linfonodi più spesso interessati sono quelli di collo, ascelle, torace, inguine e addome, ma possono essere coinvolti anche e nei linfonodi, che sono localizzati in diverse parti del corpo (collo, ascelle, inguine, addome e mediastino) FEGATO POLMONI OSSA MILZA STOMACO MIDOLLO OSSEO I linfonodi e il tessuto linfatico filtrano la linfa e svolgono un importante ruolo nella risposta immunitaria I LINFOMI SI SUDDIVIDONO IN DUE GRANDI CATEGORIE 15% dei casi 85% dei casi Comprendono un gruppo eterogeneo di patologie con caratteristiche anche molto diverse, più o meno aggressive 1.200-1.500 casi ogni anno in Italia LINFOMA DI HODGKIN LINFOMA NON HODGKIN 11.000 casi ogni anno in Italia È caratterizzato da proliferazione tumorale di linfociti di grandi o piccole dimensioni, di tipo B o T È caratterizzato dalle presenza di cellule tumorali dette «cellule di Reed-Sternberg» Due terzi dei malati hanno meno di 40 anni Due terzi dei malati hanno più di 50 anni Prevalentemente sono colpiti solo i linfonodi Può essere colpita quasi ogni parte del corpo pazienti che guariscono definitivamente 80% Idal Linfoma di Hodgkin I pazienti che guariscono definitivamente dal Linfoma non Hodgkin 50% LA DIAGNOSI Gli esami utili per capire di che tipo di linfoma si tratta e stabilire la sua diffusione e la sua gravità sono di solito (non necessariamente tutti) Esame del sangue Biopsia linfonodale LE CAUSE Non esistono cause chiaramente correlate all’insorgenza di un linfoma. Una maggiore incidenza è stata comunque riscontrata in Persone con difese immunitarie ridotte, come portatori di HIV o trapiantati Persone che lavorano a contatto con prodotti tossici, come pesticidi, solventi o fertilizzanti Indagini molecolari e citogenetiche Tac e Pet Prelievo di midollo osseo LE CURE Le terapie differiscono a seconda dei casi (in base al tipo e allo stadio del linfoma) e si basano essenzialmente su Chemioterapia Immunoterapia con anticorpi monoclonali Trapianto di midollo osseo Radioterapia ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLNI Tumori del sangue che si trattano con farmaci e trapianto di midollo 50 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera SALUTE Alimentazione L’altra cucina Dalla Cina il «profumato» Pak Choi i cavoli nostri, in Italia, ne abbiamo davvero tanti (mi riferisco a broccoletti, cavolfiori, cavoli verza ). Ma chi non riuscisse a mangiarli, perché «profumano» troppo, potrebbe provare il cavolo cinese, che puzza un po’ meno e ha un sapore più delicato. Come cavolo cinese si intendono in genere un paio di ortaggi «fratelli», il massiccio Pekinensis, che arriva a pesare intorno ai due chili e mezzo, e il più piccolo ed «elegante» Pak Choi, che assomiglia un po’ alle D Con il contorno di cavoli la carne cotta «troppo» diventa meno rischiosa L'esperto risponde alle domande dei lettori sui temi di nutrizione all’indirizzo http://forum. corriere.it/ nutrizione Il meccanismo Le crucifere capaci di depotenziare i composti dannosi di hamburger e bistecche cucinati ad alte temperature C i sono alimenti che conviene mangiare insieme non per ragioni di gusto, ma per ragioni di salute. Uno degli abbinamenti che, secondo la ricerca più recente, potrebbe rivelarsi vantaggioso è quello di carni e ortaggi della famiglia delle crucifere. L’interesse nei confronti di questa combinazione è nato da due osservazioni. Da una parte si sa che un elevato consumo di carni rosse è considerato fattore di rischio per alcuni tumori, come quelli del colon retto, e fra le più probabili cause vi sono le amine eterocicliche (sostanze poten- Combinazioni vincenti Carote + grassi (per es. olio extravergine d’oliva) L’assorbimento dei carotenoidi, contenuti in carote, pomodori, broccoli, è favorito dalla contemporanea presenza di grassi Cereali + legumi Quando cereali e legumi vengono assunti insieme, la qualità delle loro proteine migliora sensibilmente poiché si integrano a vicenda Broccoli*+ carni cotte Secondo studi (da confermare), le crucifere ridurrebbero la «pericolosità» di sostanze potenzialmente cancerogene che si formano nelle carni cotte ad alte temperature *anche cavoli, cavolini di Bruxelles e cavolfiori zialmente cancerogene che si originano se le carni vengono cotte alle alte temperature e per tempi prolungati); dall’altra si è visto che il rischio di sviluppare questi tumori è ridotto in chi consuma spesso crucifere. Così, in uno studio pubblicato su Food Chemistry, ricerca- Corriere della Sera tori dell’Università di Gdansk (Polonia) hanno voluto verificare se l’aggiunta di cavoli a una preparazione a base di carne fosse in grado di ridurre la formazione di amine eterocicliche in cottura. Hanno perciò preparato hamburger di carne di maiale con aggiunta di cavoli, oppure senza. Dopo aver ben cotto gli hamburger, i ricercatori hanno osservato che negli hamburger con cavoli la formazione di amine eterocicliche era del 1720% inferiore. Inoltre, in presenza dei cavoli, si riduceva anche la mutagenicità di queste sostanze, ovvero la loro capacità di modificare il Dna, valutata attraverso test condotti nei batteri. Ma a che cosa è dovuto il ruolo protettivo dei cavoli? «È da ricondurre innanzitutto al contenuto di glucosinolati, composti solforati delle crucifere — commenta Gina De Nicola, esperta di nutraceutica del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura. «In seguito ai processi di cottura e masticazione — prosegue l’esperta — i glucosinolati liberano composti (isotiocianati) attivi contro l’insorgenza di tumori. Azione che si esplica in più modi, compresa una aumentata escrezione delle amine eterocicliche con le urine. Questi composti bioattivi sono efficaci sia se la carne è cotta insieme ai cavoli, sia se questi vengono serviti come contorno». Non dimentichiamo però che le parti abbrustolite delle carni vanno sempre eliminate e che conviene preferire cotture accurate ma moderate. Carla Favaro Nutrizionista nostre coste. In Cina coltivano questi ultimi cavoli da 1500 anni, ma quelli che troviamo ora nei nostri mercati, in genere, di esotico hanno poco, perché sono coltivati in Italia. Esotiche però possono essere le ricette, che spesso combinano il Pak Choi con tofu e salsa di soia. Ma data la sua «croccantezza» è buonissimo anche spezzettato e rosolato in padella con sale, olio di oliva e pepe. Roberta Salvadori © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La ricetta della salute Broccoli al limone con carote e timo Ingredienti per 4 persone: 600 g di broccoletti, 3 carote, 1 mazzetto di timo fresco, 1 cucchiaino di buccia di limone grattugiata, 2 spicchi d’aglio, olio extravergine d’oliva, sale quanto basta. Preparazione: mondare i broccoletti, dividerli in cimette e cuocerle al vapore per 5-10 minuti , conservarne alcune per la decorazione e affettare le altre. Pulire le carote e tagliarle in mezze rondelle, cuocerle a vapore per 5 minuti. Sfogliare il timo, aggiungere la buccia del limone; sbucciare l’aglio, tritarlo e rosolarlo con 4 cucchiai d’olio; aggiungere broccoletti, carote e timo, salare, insaporire per 5 minuti, completare con buccia di limone. Decorare con cimette. Valori nutrizionali per porzione: proteine g 4, grassi g 10 (di cui saturi g 1,5), carboidrati g 6, energia kcal 128 . ● Il commento Tra le sostanze utili che si possono trovare nelle crucifere ci sono anche la vitamina C (broccoli e cavolini di Bruxelles ne contengono altrettanta o addirittura di più degli agrumi), il potassio, la vitamina K, la fibra e i carotenoidi : i broccoli, in particolare, sono un’ottima fonte di luteina e zeaxantina, importanti per la salute dell’occhio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Se lasciate sempre il piatto pulito rischiate di mangiare quasi il doppio del necessario S iete anche voi amanti della “scarpetta” e per questo membri onorari del “Club del piatto pulito”? Non temete, siete in ottima compagnia: una ricerca del Food and Brand Lab della Cornell University ha da poco dimostrato che in media gli adulti mangiano quasi tutto ciò che mettono nel piatto. Un “Club del piatto pulito”, appunto, di cui fa parte la maggioranza delle persone più o meno ovunque: Katherine Abowd Johnson, l’autrice dello studio, ha infatti perlustrato circa 1200 ristoranti di 15 diversi Paesi di tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla la Finlandia, fino alla Corea e Taiwan, valutando ciò che avanzava nei piatti dei commensali. Scoprendo che dappertutto, senza distinzioni né di cultura né di sesso, gli adulti spazzolano il 92 per cento di quello che c’è nel piatto. Una tendenza incoercibile, dimostrata anche da un esperimento condotto con una speciale Trucchi anti abbuffate Basterebbe utilizzare stoviglie di misure contenute e riempirle solo all’80% per ridurre automaticamente l’eccesso di cibo scodella di zuppa “senza fondo”, riempita continuamente, ma impercettibilmente, di cibo attraverso un tubicino nascosto alla base della ciotola: gli inconsapevoli commensali a cui è toccata la stoviglia senza fondo, pur di ripulire la scodella, hanno mangiato il 73 per cento di zuppa in più rispetto agli altri. Che sia colpa delle innumerevoli esortazioni a finire quel che c’è nel piatto che molti, da piccoli, si sono sentiti fare dai genitori? Non è certo, ma di sicuro questa è una pessima abitudine, perché un altro studio del Food and Brand Lab ha dimostrato come i piccoli continuamente spronati a ripulire il piatto finiscano poi per essere più “mangioni”, tanto da consumare quasi il doppio del cibo rispetto a chi è lasciato più libero di far avanzare qualcosa quando si sente sazio. Perché in fondo tutto sta proprio nel migliorare la nostra capacità di “ascoltarci” e capire quando non abbiamo più fame. Ristorante a parte, nella maggioranza delle occasioni siamo noi stessi a servirci le pietanze che mangeremo, perciò, come spiega Johnson: «Sapendo che probabilmente finiremo tutto, dovremmo essere più attenti alle porzioni, chiedendoci quanto appetito abbiamo realmente». «Bisogna anche dire — sottolinea Johnson — che non sempre i piatti osservati nello studio in giro per il mondo erano stracolmi, soprattutto quando erano i commensali a servirsi da soli. Insomma, gli adulti spesso finiscono tutto perché già prima di mettersi a tavola sanno quanta fame hanno o che cosa vorranno mangiare. Non a caso il “club del piatto pulito” è assai meno affollato di membri sotto i 18 anni: abbiamo verificato che bambini e ragazzi mangiano in media solo il 59 per cento di ciò che c’è nel piatto, perché spesso non apprezzano tutti i cibi che scelgono al ristorante o perché, servendosi da soli, non sono perfettamente consapevoli di che cosa piacerà loro davvero». Ciò che più conta è ascoltare la propria fame, senza aver paura di lasciare qualcosa se la porzione del ristorante è eccessiva e, a casa, aiutandoci con piccoli trucchi che riducono automaticamente quel che mettiamo nel piatto: usare stoviglie piccole, ad esempio, ci porta a servirci quantità minori di cibo, mentre con quelle grandi inevitabilmente finiamo per abbondare. «Il cibo dovrebbe occupare i tre quarti del piatto: è questa la “misura “ che dobbiamo vedere per sentirci soddisfatti — spiega la ricercatrice — . Si stima inoltre che circa il 20 per cento del pasto potremmo farlo avanzare senza per questo sentirci poco sazi: usare piatti di dimensioni contenute e riempirli all’80 per cento di quanto ci verrebbe spontaneo è, perciò, molto utile per limitare le porzioni, riducendo l’eccesso di cibo quasi senza accorgersene». Un obiettivo sacrosanto, visto che, stando ai dati raccolti dal National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion statunitense, negli ultimi decenni le porzioni medie sono cresciute tanto da regalare un surplus calorico che può arrivare anche alle 150 calorie per piatto. Alice Vigna © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 SALUTE Stati d’animo Diritto a dialisi fa paura. «È vissuta come una trappola dai malati, dai familiari e a volte dagli operatori sanitari, che mai vorrebbero comunicare la notizia ai propri assistiti — dice Valentina Paris, presidente dell’Associazione nazionale dei dializzati e trapiantati – . Ma la conoscenza di quel che accade durante la dialisi rende meno insicuri». Ansia, rabbia, depressione, senso di colpa: riconoscere i propri stati d’animo aiuta a gestirli. L Ansia, depressione, rabbia si battono anche parlandone Chi viene informato bene affronta meglio la dialisi L'esperto risponde Sui problemi del rene all’indirizzo internet http://forum. corriere.it/ malattie_ renali In Italia 8% 950 La quota di popolazione che soffre di malattie renali di diversa gravità I centri di nefrologia e/o dialisi Di queste strutture 50 mila 679 I malati oggi in dialisi L a dialisi a giorni alterni, farmaci da assumere, continui controlli ematochimici, abitudini di vita che cambiano. E dover accettare di dipendere da una macchina che sostituisce la funzione dei reni. Per aiutare chi è in dialisi e i suoi familiari a gestire meglio la malattia, l’Associazione nazionale dei dializzati e trapiantati (Aned) ha realizzato il vademecum «Emodialisi, i comportamenti che aiutano a stare bene», col contributo di professionisti nefrologo, infermiere, dietista, psicologo - con esperienza consolidata. «L’opuscolo è uno strumento per i pazienti, perché diventino loro stessi protagonisti 10 mila I pazienti con insufficienza renale che ogni anno iniziano la dialisi 271 1 su 3 Non aveva ricevuto una precisa diagnosi di malattia renale prima di dover ricorrere alla dialisi pubbliche private Fonti: Società Italiana di Nefrologia; Associazione nazionale dializzati e trapiantati CdS della cura, osservando scrupolosamente le indicazioni degli specialisti — spiega Valentina Paris, presidente di Aned —. Spesso, infatti, se i malati non aderiscono ai trattamenti è perché non ricevono informazioni adeguate, non si sentono “accompagnati” in questo percorso che fa paura e provoca L’obiettivo Adesione consapevole per rallentare la patologia e prevenire le complicanze cambiamenti radicali nella propria vita». «È dimostrato scientificamente che una maggiore aderenza alle terapie comporta migliori risultati in termini di rallentamento della malattia renale e di prevenzione delle sue complicanze — conferma Antonio Santoro, neopresidente della Società italiana di nefrologia —. Se a spiegare, per esempio, l’importanza di assumere farmaci in modo appropriato e di seguire una corretta alimentazione sono i pazienti che hanno già vissuto la medesima esperienza, le indicazioni non sono vissute da chi inizia la dialisi come un’imposizione dei medici». In questi giorni l’Aned sta inviando copie dell’opuscolo ai responsabili di tutte le Unità operative di nefrologia e dialisi italiane, “canale” privilegiato per raggiungere i circa 50 mila pazienti in dialisi. In un mese sono già cinquemila le richieste di copie gratuite giunte all’Associazione. Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA Nelle testimonianze dei pazienti tutto il peso e le difficoltà del trattamento R ❞ Cerco di controllare la sete, che è il peggior nemico per i dializzati troppo è il nemico numero uno di chi fa dialisi». Contiene anche alcune testimonianze di malati, come queste riportate, l’opuscolo «Emodialisi, i comportamenti che aiutano a stare bene», a cura dell’Associazione nazionale dei dializzati e trapiantati (Aned). «Qualcuno è riuscito a trasformare un limite in un’opportunità, altri vivono “a giorni alterni” — osserva Valentina Paris, presidente di Aned —. Tutti devono comunque districarsi tra il “peso” di dover dipendere da una macchina, Cosa c’è di Nuovo un’alimentazione che richiede enormi sacrifici, la sete da tenere a bada. Per questo, nel libretto abbiamo provato a dare informazioni e consigli pratici dedicando specifici capitoli a: farmaci, alimentazione, esercizio fisico, aspetti psicologici e reazioni emotive». Le regole “normali” per l’assunzione delle medicine non sempre sono valide per chi ha un’insufficienza renale, per cui occorre seguire sempre le indicazioni dei nefrologi su come e quando prenderle. Urinando poco o nulla, poi, i pazienti de- M .G. F. «Dolci cure» per il piede torto «Noi che rischiamo di vivere a giorni alterni» acconta Carlo: «Se penso a come stavo male negli ultimi mesi prima di cominciare la dialisi, mi viene il magone e a ogni seduta ringrazio “la macchina”. Ho compreso e scoperto da solo, quando ho fatto la prima seduta, che la dialisi non era “un mostro”». E Maria dice: «Col tempo ci si abitua alla dialisi, la vita continua a cicli intermittenti. Mi tengo informata sulla mia malattia, voglio capire i miei esami e che cosa posso fare per poter stare meglio, cerco di controllare la sete che pur- «Ed è importante — commenta Paris — parlarne con i familiari, il medico, l’infermiere e, se necessario, con uno psicologo o uno psicoterapeuta, che possono aiutare ad affrontare i cambiamenti imposti dalla dialisi». E poi non bisogna smettere di fare le cose che piacciono: andare in vacanza, lavorare, leggere, ascoltare musica, passare il tempo con le persone che fanno star bene. IN BREVE Un opuscolo gratuito con i consigli pratici per i malati e i familiari L’iniziativa La guida è stata predisposta dell’associazione Aned, che ha coinvolto diverse professionalità 51 vono alimentarsi in modo corretto e bere poco per contenere l’aumento di acqua nell’organismo: nell’opuscolo si trovano consigli su come gestire la sete, quali cibi evitare e quali preferire, come mangiare nei giorni di dialisi, quali attività sportive richiedono precauzioni. Ma ogni paziente ha una storia clinica diversa, perciò - consiglia l’Associazione - è bene chiedere sempre il parere degli specialisti ed evitare di seguire i consigli del “collega” di dialisi. M. G. F . © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla chirurgia a un metodo che prevede «dolci» manipolazioni (e uso di tutori): la correzione del piede torto nei bambini, grazie al metodo di Ignacio Ponseti, descritto fin dal 1963, è cambiata. Ma questo metodo, noto a livello internazionale, in Italia ha stentato a diffondersi. Per farlo conoscere Sergio Monforte, specialista in ortopedia all’Ospedale dei Bambini Buzzi, di Milano, ha scritto «Guarire con una carezza» (13 Lab Edition). Si estende l’assistenza di ANT È stato di recente introdotto anche a Taranto il servizio PICC che Fondazione ANT Italia Onlus offre già ai propri assistiti nelle città di Bologna, Ferrara, Modena, Pesaro, Brescia e Firenze. Medici e infermieri di ANT (www.ant.it) effettuano a casa di malati oncologici il posizionamento sotto guida ecografica di un catetere venoso per la somministrazione di farmaci e di nutrizione parenterale. Le Distrofie muscolari dei Cingoli Il 15, 16 e 17 ottobre si terrà a Lido di Venezia (Istituto IRCCS San Camillo, Via Alberoni 70), il convegno LGMD Days , dedicato alle Distrofie muscolari dei Cingoli (gruppo di malattie da debolezza muscolare progressiva geneticamente determinate) e in particolare delle Sarcoglicanopatie. Durante il convegno i pazienti presenti saranno sottoposti ad alcune indagini cliniche. Inf. da Gfb onlus (Gruppo familiari) www.beta-sarcoglicanopatie.it Bonadonna spiega il cancro oggi Che cos’è il cancro? Gianni Bonadonna, maestro dell’oncologia italiana, nel libro « Il tumore non è un nemico imbattibile» (realizzato con il sostegno della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori e della Fondazione Michelangelo) spiega come, se ci sono cellule «contro», votate a mettere in forse la vita di chi si ammala, ci sono oggi, e ci saranno sempre, medici «contro», decisi ad avere la meglio su questo nemico che, grazie ai progressi della scienza, non è più il male per antonomasia. Amicizia farmaco dell’anima Ci deve essere per forza un «principio attivo» nell’amicizia, in quella che affonda le radici nella giovinezza, in quella che fa condividere ricordi e nostalgia che legano per sempre. Ce lo farà scoprire Luciano Falsiroli, nel suo romanzo «Quel patto senza tempo. E l’amicizia diventò farmaco dell’anima» (Riza edezioni), perché, come scrive lo psichiatra Raffaele Morelli nella prefazione al volume: «I legami autentici e i sentimenti possono davvero cambiare il destino in modo inaspettato». notizie dalle aziende a cura di RCS MediaGroup Pubblicità NUOVO URGO FILMOGEL BRUFOLI L’INIZIATIVA DELLO STUDIO DORSA MAZZON AUDÉO Q, L’INNOVAZIONE DI PHONAK POOL PHARMA PRESENTA MG.K VIS IMMUNO PIÙ LA SETTIMANA DELLA CHIROPRATICA Arriva dai Laboratoires Urgo l’innovativo Urgo Filmogel Brufoli per il trattamento localizzato dei brufoli.È un cerotto liquido pronto all’uso che forma una pellicola protettiva che accelera la scomparsa del brufolo,impedisce di stuzzicarlo attenuando il rischio di segni e agisce contro il batterio P. Acnes.Si presenta come una pratica penna che permette 150 applicazioni utilizzabile anche con il make up. Basta applicare la quantità necessaria di Filmogel sul brufolo e lasciare asciugare per 1 o 2 minuti. Contiene acido salicilico che penetra rapidamente nelle lesioni acneiche infiammate esercitando un’eccellente azione batteriostatica e lenitiva e olio essenziale di Tea Tree, per combattere i batteri responsabili e pulire la pelle in profondità. Distribuito da QualiFarma srl In farmacia e parafarmacia, è un prodotto cosmetico. Dai primi di giugno, lo Studio degli avvocati Delia Dorsa e Giovanni Mazzon, con sede in via Bergamo 11 a Milano, ha aderito all’Associazione Obbiettivo Famiglia Federcasalinghe, nata nel 1982 con il preciso intento di compiere tutte le azioni necessarie al miglioramento della condizione della vita della Donna e degli ambiti in cui essa vive ovvero la Famiglia, il Lavoro e la Società. Coloro che fanno parte dell’Associazione con tessera valida 1 anno possono usufruire di convenzioni, servizi e altri diritti sociali e legali. Proprio grazie a questa convenzione, tutti i lunedì dalle 15 alle 18, lo Studio Dorsa Mazzon offre un servizio di consulenza a tariffe preferenziali per i soci dell’Associazione Obbiettivo Famiglia Federcasalinghe residenti nelle zone limitrofe allo Studio. Gli ambiti trattati sono Diritto civile, Diritto di Famiglia, Appalti Privati, Responsabilità Civile, Contrattualistica, Condominio. Per informazioni, tel. 02/5516025, www.dorsamazzon.it Audéo Q è l’innovativa famiglia di apparecchi acustici di Phonak, basata su una nuova ed esclusiva tecnologia che offre performance d’eccellenza permettendo a chi indossa un apparecchio acustico di condurre una vita attiva. 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La sua azione immunostimolante protettiva, utile soprattutto all’approssimarsi della brutta stagione e dei malanni legati al freddo, è dovuta alla sua formulazione, in cui figurano Estratto secco di Uncaria Tomentosa tit. 3% in Acidi Pentaciclici, che contrasta la produzione di molecole proinfiammatorie,di Echinacea,che favorisce la produzione di anticorpi, di Salice tit. 30% in Salicina che contrasta attacchi febbrili e dolori articolari-muscolari.Contiene, oltre a Magnesio e Potassio, anche Zinco e Vitamina C, utili a preservare la corretta funzione immunitaria. In confezione da 14 bustine, è disponibile in farmacia e parafarmacia. L’Associazione Italiana Chiropratici organizza dal 13 al 18 ottobre la Settimana della Chiropratica.I Dottori membri dell’Associazione apriranno le porte dei loro studi per un consulto gratuito con cui stabilire in che modo la chiropratica può aiutare a ritrovare o a mantenere la propria salute. L’elenco degli studi aderenti è disponibile al seguente link: http://chiropratica.it/ aderenti-alla-settimana-della-chiropratica/ e sul sito dell’Associazione Italiana Chiropratici, www.chiropratica.it, dove è possibile attingere ad ulteriori informazioni. La chiropratica è una professione sanitaria primaria,riconosciuta come tale anche in Italia. Non ricorre alla chirurgia né fa uso di farmaci perché si occupa non della cura delle malattie, ma del ripristino e del mantenimento dello stato di salute, anche tramite la prevenzione. Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 52 S PECIALE a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo VISTA L’impegno di Essilor per una cultura diffusa del benessere visivo Presbiopia: parola d’ordine “prendersi cura della vista” T roppo spesso gli over 40 sottovalutano i disagi causati da una non puntuale messa a fuoco nella visione da vicino che a volte rende complicate anche le azioni più semplici, come ad esempio leggere un libro o guardare un sms in arrivo sul cellulare. Disagi che si possono facilmente superare grazie alla ricerca che in questo campo ha fatto passi da gigante: Essilor conVarilux® S ha ripensato completamente alle soluzioni per la correzione della presbiopia. Secondo una ricerca condotta dal Gruppo francese, sono quasi L’80% delle informazioni che ci arrivano dall’esterno passa attraverso i nostri occhi. Per questo diventa importante dedicare loro la massima attenzione. Soprattutto over 40 2 miliardi le persone nel mondo soggette a presbiopia, una difficoltàdivisionechesorgeintorno ai 40 anni. Di cosa si tratta esattamente? La presbiopia è un’evoluzione fisiologica della vista legata all’età: con il trascorrere del tempo, il cristallino - ossia la piccola“lente naturale”all’interno dell’occhio perde la sua naturale elasticità. Come si manifesta? Con una visione sfuocata da vicino perché la capacità di mettere a fuoco diminuisce, con conseguenti difficoltà nei gesti quotidiani come leggere, truccarsi o radersi. Ma nulla di cui preoccuparsi! Grazie a soluzioni tecnologiche avanzate applicate al settore dell’ottica-oftalmica, è possibile ritrovare con facilità il piacere di una buona visione e, di conseguenza, di una migliore qualità della vita anche over 40 o in età più avanzata. POCHI SUGGERIMENTI PER TORNARE A GUARDARE IL MONDO CON OCCHI NUOVI Primo step: rivolgersi ad un professionista della visione per effettuare opportune visite di Essilor, un’azienda al servizio della ricerca Essilor, gruppo leader mondiale nel settore ottico-oftalmico, progetta, produce e commercializza una vasta gamma di lenti per correggere e proteggere la vista. La sua missione è quella di equipaggiare i portatori in tutto il mondo con lenti in grado di soddisfare le singole esigenze visive. A sostegno di questa missione ogni anno il gruppo investe oltre 150 milioni di euro in Ricerca e Innovazione, per introdurre sul mercato lenti sempre più performanti; sono 500 i ricercatori impegnati a sviluppare nuove soluzioni visive e 3 i Centri di Innovazione e Tecnologia nel mondo. Essilor innova costantemente la propria offerta, annoverando oltre 5.000 brevetti a livello mondiale e 216 nuovi prodotti lanciati nel 2013. Un reale impegno mirato ad individuare soluzioni sempre più innovative per migliorare la qualità dalla visione e della vita. Secondo Forbes, nel 2014 Essilor è la 49a società più innovativa al mondo. controllo. Essere costretti a togliere gli occhiali o a spostare in avanti gli oggetti per riuscire a vedere bene da vicino è un disagio quotidiano ed è anche uno dei primi segnali: è il momento di controllare la vista rivolgendosi ad un professionista della visione. Secondo step: affidarsi ad un Centro Ottico di fiducia presso il quale selezionare lenti di qualità che rappresentino la soluzione più efficace alla presbiopia. Forse non tutti sanno che è stata proprio Essilor, nel 1959, a inventare la prima lente progressiva e, da quella data, l’azienda è sempre stata fortemente impegnata a testare nuove tecnologie al servizio della qualità visiva. La forte inclinazione alla ricerca ha portato l’azienda a individuare soluzionisempreall’avanguardia nella tecnologia e nella performance,inparticolareproprioper la presbiopia. Le lenti Varilux® S ne sono un esempio, poiché restituiscono un’esperienza visiva senza precedenti: vedere bene da vicino, da lontano e lateralmente superando i compromessi che in alcuni casi limitano le performance di questa tipologia di lenti. Varilux® S, l’unica lente composta da migliaia di micro lenti Varilux® S si basa su un approccio originale che colloca i portatori al centro della ricerca, attraverso la raccolta dei loro dati fisiologici e comportamentalinonchél’osservazionedeilorostilidivita.L’obiettivo è sviluppare lenti sempre più performanti che si adattino perfettamentealcomportamentovisivodelportatore.LelentiVarilux® S sono un vero passo evolutivo nel mondo delle multifocali che permette di superare il compromesso - presente nelle lenti progressive tradizionali - tra ampiezza del campo visivo e riduzione nella distorsione delle immagini (tecnicamente“effettoondeggiamento”). Ciò è reso possibile grazieallatecnologiaNanoptix™che riprogetta l’intera struttura della lente,scomponendolainmigliaia dimicro-lentiperoffrireimmagini definite,ampieestabili.Ilrisultato periportatorièstraordinario:fino al 90%* di riduzione dell’effetto ondeggiamento e un netto mi- glioramento della sensazione di equilibrio in movimento. Le lenti Varilux® S sono innovative anche grazie alla tecnologia Synchroneyes™ che, per la prima volta, sincronizza le immagini retiniche dei due occhi. Il risultato? Tecnicamentesidefinisce“unavisionebinoculareottimizzata”che permette di ottenere un campo visivo fino al 50%** più ampio e un’altaqualitàdelleimmaginiper ogni direzione di sguardo, anche laterale. Chihagiàavutomododiprovarle, diventa testimonial dei benefici dellelentiVarilux®S:“Sonosorpresadallanitidezzadiimmaginenel guardare da lontano, ma anche dal dettaglio nel vicino”; ”Guardo la TV e navigo sul tablet”; “Finalmentesalgoescendolescalecon sicurezza”; “Pensavo di dovermi abituare, invece…”. LO SAPEVI CHE ESISTONO LENTI SPECIFICHEPEROGNIATTIVITÀ? Terzo step: per i presbiti, ma anche per tutti coloro che necessitano di una correzione visiva, è importanteprevedereilsecondo paio di occhiali. Normalmente si indossa un abbigliamento specifico per le diverse attività (lo sport, l’ufficio ad esempio), ma sempre un solo paio di lenti. Indossare lenti specifiche per ogni necessità visiva e per le diverse attività del quotidiano, aumenta la qualità della visione e, generalmente, il livello della qualità della vita. Anche in questo caso Essilor ha individuato una formula che, in linea con la filosofia aziendale di promuovere la cultura del benessere visivo, supporta quanti hanno la necessità di disporre di un secondo equipaggiamento di lenti. Si tratta dell’iniziativa promozionale“Raddoppia le tue lenti” valida sino al 31 dicembre, pensata per chi usa molto il computer o il tablet, per i più attenti allo stile e indecisi su quale montatura scegliere, per chi pratica sport e attività all’aperto o semplicemente per chi si sente più sicuro nell’avere un secondo paio di scorta. Tutti i dettagli presso il Centro SpecialistaVarilux. Test di laboratorio R&S, 2011. * Basato sull’analisi della deviazione del raggio. 90% = miglioramento massimo del valore se parametrato alle lenti analizzate. ** 50% = miglioramento massimo del valore se parametrato a tutte le lenti analizzate. Per maggiori informazioni rivolgiti al Centro Specialista Varilux più vicino a te. Cercalo su www.varilux.it Corriere della Sera Domenica 12 Ottobre 2014 SALUTE @ Corriere.it/salute Vivere con il web Scriveteci Chiedete agli esperti le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all'indirizzo di posta elettronica Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum [email protected] www.corriere.it/salute/forum Dal forum dei nostri esperti Geriatria MEDICINA FISICA E RIABILITATIVA LA MALATTIA DI ALZHEIMER PUÒ ESSERE EREDITARIA? E SE SÌ, IN QUALE MISURA? Per il ginocchio valgo basta la fisioterapia? Ho da sempre le gambe un po’ storte, e questo mi crea notevoli problemi. Suppongo di avere il ginocchio valgo, anche se non mi sono mai fatta visitare da un ortopedico. A vent’anni è possibile un intervento correttivo? Oppure per correggere questo fastidioso difetto potrebbe bastare la fisioterapia? Risponde Raffaele Gimigliano Professore ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa, Seconda Università degli Studi di Napoli i faccia visitare da uno specialista ortopedico o fisiatra per quantificare clinicamente e con un esame radiografico l’entità del difetto. La radiografia va fatta in piedi, su una lastra lunga, per comprendere coscia, gamba, piede e misurare l’angolo di valgismo tra femore e tibia. Il ginocchio valgo bilaterale a vent’anni va trattato chirurgicamente con una osteotomia di femore o, raramente, con una osteotomia di tibia. Tenga presente che, se non corretto, il valgismo può provocare artrosi del ginocchio precocemente. La fisioterapia non basta a correggere il difetto. NEUROLOGIA La SLA è una patologia autoimmune? La sclerosi laterale amiotrofica potrebbe essere una malattia autoimmune? E il suo decorso potrebbe essere rallentato da immunosoppressori? Risponde Claudia Caponnetto Responsabile Centro di riferimento regionale ligure SLA L’ipotesi di un’origine autoimmune della SLA è stata proposta anni fa: alcune evidenze però sembravano escluderla. Tra queste, l’inefficacia dei farmaci antinfiammatori (corticosteroidi) e immunosoppressori che curano le malattie autoimmuni (dal Lupus, all’artrite reumatoide, alla sclerosi multipla). Non è detto però che non esista un movimento autoimmunitario alla base del processo di malattia di cui noi vediamo gli esiti solo anni dopo. Esistono sulla base di analoghe ipotesi tentativi di «rimaneggiamento» dell’assetto immunologico: in Italia è in corso una sperimentazione con intensa immunosoppressione seguita da autotrapianto di cellule emopoietiche. FITOTERAPIA Ci sono alternative naturali all’aspirina ? Ho sentito un noto oncologo sostenere che l’aspirina, a basse dosi, sembra avere proprietà preventive contro i tumori. C’è un equivalente fitoterapico dell’aspirina? E cosa pensa del licopene per la prevenzione del tumore alla prostata? Risponde F. Firenzuoli Direttore Centro Medicina Integrativa Az. osped.univ. Careggi, Fi. Il morbo (o malattia) di Alzheimer è ereditario? Mia mamma ne ha sofferto per quattro anni prima di morire anche se nella sua famiglia non c’è mai stato nessun altro caso. I miei fratelli e io quante probabilità abbiamo di soffrirne? Lettera firmata S e esistono alternative naturali, io le preferisco. La letteratura ci consente di dire che diversi tipi di frutta e di verdura hanno un ruolo significativo nella prevenzione di numerosi tumori: si va dai pomodori al cavolo, dal tè verde agli antociani (contenuti in mirtilli, fragole, more...), dall’aglio alla cipolla. Da rispettare sempre la regola del 5 (5 porzioni al giorno, e dei 5 gruppi di colore più importanti). Le pasticche di integratori le riserviamo a casi specifici. Da escludere il «fai da te». S Il sito della settimana Fragilità ossea, aiuto in rete Il sito dell’Associazione italiana osteogenesi imperfetta www.asitoi.it è un punto di riferimento per chi soffre di questa malattia ereditaria che causa fragilità delle ossa. Nella sezione «Cos’è l’O.I.» si trovano informazioni sulle forme della malattia, su diagnosi e trattamenti. Su «Centro informazioni», approfondimenti su aspetti clinici, ortopedici, fisiatrici. La più cliccata Esperienze di fine vita, studio su migliaia di persone Ricercatori inglesi hanno esaminato i casi di 2.060 vittime di arresto cardiaco, in 15 ospedali. Dei sopravvissuti, 1 su 5 ha sperimentato senso di pace, altri hanno raccontato di una sensazione di essere trascinati in acque profonde. Il video Il vaccino per l’influenza ora è consigliato dai 6 mesi in poi per i piccoli che frequentano nidi e asili. Ma è indicato, in generale, per i bambini? Video-intervista sul tema con Giampietro Chiamenti, presidente della Federazione italiana medici pediatri online da domani su Corriere.it. Risponde N. Marchionni Dirett. Struttura Medicina Geriatrica, Osp. Careggi, Fi L 53 a malattia di Alzheimer (AD) è molto diffusa nell’età senile. La sua frequenza negli ultimi vent’anni è cresciuta in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione, tanto che si è parlato di una “epidemia” di AD, anche se i rilievi epidemiologici più recenti sembrano suggerire un arresto di questa progressiva crescita. Il 95% dei casi di malattia di Alzheimer è sporadico, cioè si manifesta senza ereditarietà, e attualmente colpisce il 10 per cento degli ultrasessantacinquenni in Italia. Tuttavia, esistono forme di AD, denominate familiari, in cui la malattia si manifesta in tre o più persone appartenenti alla stessa famiglia ed è dovuta ad una mutazione genetica presente dalla nascita. Si tratta di forme tra- smesse con ereditarietà definita di tipo autosomico dominante, per cui i figli della persona portatrice della mutazione hanno il 50 per cento di probabilità di ereditarla. Di solito le forme familiari insorgono più precocemente, mentre quelle sporadiche sono più tipiche dell’età avanzata o molto avanzata. Se la vostra mamma si è ammalata oltre i 7580 anni, è verosimile si sia trattato di una forma sporadica, che non aumenta il vostro rischio di malattia. La comparsa della malattia di Alzheimer è influenzata anche da fattori ambientali e biologici ancora in parte da determinare. Si sa però che uno stile di vita sano (dieta mediterranea, attività fisica) e uno stretto controllo dei fattori di rischio cardiovascolare eventualmente presenti riducono la probabilità di insorgenza delle sindromi dementigene sia degenerative (principalmente AD) sia di origine vascolare o mista. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera 54 Tv .¤ .Õ ±Ðæ 1 ¤ ±±/± ¤æ±ææ 3$"$."$ "//.± .×NÂX@ ¤æ±Ðæ /3 !!"± ÎÎ×@ÎF ¤æ±zz /"1 !// /"13.$ /"1 !. ,.1 " 8. ®",$¯± .k~k± b×Xk $Â@ä XÎk ¤Õ±ææ . 1 ¿"3/± .k~k ¤Õ±Õæ " 8. ± X×kÎ ¤Ð±Ðæ 1$."± ¤|±ææ ¿."± 8@ÂkÎF ¤Ê±Ðæ 1 ¤± ¤Ê±ÐÐ 1!,$ ± ¤Ê±Ðz $!" "± 8@ÂkÎF ¤p±zæ ¿.1± -×ä± b×Xk @ ΠÕæ±ææ 1$."± Õæ±Ðz . 13$± 8@ÂkÎF Õ¤±Õz .$/$ .$± X×kÎ Õ¤±Ðæ ./13.1$. 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Che tempo che fa Rai3, ore 20.10 Batman, arriva la serie prequel A nche Batman è stato un ragazzo felice, fino al giorno in cui i genitori sono stati uccisi: da allora si batte per la giustizia nei panni del Cavaliere Oscuro. Arriva in Italia questa serie molto attesa sulle origini dell’Uomo Pipistrello. Stasera i primi due episodi, poi dal 20 ottobre il telefilm andrà in onda su Premium Action. Gotham Italia1, ore 21.15 Quello strano caso dello smemorato I non giovanissimi se lo ricordano lo smemorato di Collegno, uno dei casi giudiziari più celebri del dopoguerra. Un uomo è privo di memoria nel manicomio di Collegno. Una donna, Giulia, dichiara di riconoscere nell’uomo il proprio marito, un prof di filosofia. Poi, Rosa, un’altra donna, un ricercato per truffa. Una contesa mai risolta: il documentario ripercorre il caso con gli «aggiornamenti» giunti dal Dna. Lo smemorato di Collegno History Channel, ore 23 .| ¤p±æz ¤p±zæ ¤±Ðz Õæ±Õæ Õ¤±¤æ ÕÕ±zz Õб¤z .$1./ G //1./± /kÂk .$1./ G //1./± /kÂk $/1 9/,..± /kÂk $/1 9/,..± /kÂk ! "1./ 1$"/± !"/1.!± ÎÎ×@ÎF ! 1 3" 8$ ¿"."$± æ±zæ " ,,3"1!"1$ "!± ÎÎ×@ÎF æ±zz ! ¿!$. /"3± $ ¤±ææ . 3$± X×kÎ@ ¤±Ðæ . !± 8@ÂkÎF Õ¤±ææ : 1$. Õæ¤|± 8@ÂkÎF Õбææ !$1$, . !ÎXXÅ Õ|±ææ ! -3 ." ,>>$ ¿3 1311 "3 1311 ± Õ±ææ ! 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Se c’è una cosa su cui il presidente del Consiglio assomiglia davvero a Silvio Berlusconi è la sua capacità di stare costantemente al centro della scena mediatica. Agli schizzinosi potrà sembrare eccessivo, ma la strategia dell’ (onni)presenza ha pagato col Cavaliere, e pare pagare col premier. Intanto i dati quantitativi mostrano l’analogia evidente delle due figure politiche: per quasi un ventennio Berlusconi è stato in vetta alla classifica dei personaggi più presenti in televisione, in termini di tempo di notizia (nei tg), di paro- UN’ALTRA VITA Vanessa Incontrada 7.730.000 spettatori, 30,08% share. Rai1, martedì 7 ottobre, ore 21.23 LA GABBIA Gianluigi Paragone 438.000 spettatori, 2,15% di share. La7, domenica 5 ottobre, ore 21.44 *0! && 3) 2+= 28 0'*(6 && ++2 +7 +73 287 27) 2=) 2+2 +7 ++ +8 +7 277 277 28+ + + 3 +78 90 $ la (dichiarazioni nei notiziari e negli altri programmi) e di antenna (che somma i primi due dati). Non c’è stato nessuno che ha insidiato questa supremazia fino al passaggio di testimone con Matteo Renzi. Il premier — anche grazie all’assommarsi delle cariche — occupa ora questa centralità: solo a settembre, ha totalizzato 77 ore di tempo d’antenna nel complesso e variegato scenario televisivo digitale. Naturalmente tempo di notizia e tempo di parola hanno significati simbolici differenti. Col primo Renzi si assicura una sorta di «basso continuo»: è lui che ha in mano la palla, gioca all’attacco, di solito vince (come per l’arti- colo 18). Sarà questa la vera, strategica ragione dell’«annuncite»? Col tempo di parola, invece, «ci mette la faccia» e affronta platee apparentemente avverse. Scherzando con Paolo Del Debbio o duettando con Nicola Porro ha resuscitato i loro programmi: con 1.581.000 spettatori (6,9%) Porro ha battuto Santoro, mentre con 1.444.000 spettatori (6,4%) Del Debbio ha superato Formigli. È il cane che si morde la coda: ora vorranno tutti averlo ospite. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA 0$'* .906* &6$'* .906* 8 166'0 ) *66*0 9*; $( + *66*0 +3 *66*0 '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ *($<$*($ '6*0*&*!$" 19&&/6&$ (* '6 166$'( ,0*11$' *(6$(90((* '*16001$ $;01 60 & 0 (60*#166(60$*(&$ .9&& (60*#'0$$*(&$ && ,($1*& *( (9$ ,$*!! 0.9(6$ 19&& ,0$' & 6',* 1*&!!$6* 19&& 1*(- $*!! ,$: $(6(1 (&& !$*0(6 $ &9(% .9(* & *0 ,*60((* ;0 &9*!* 0*;1$ 6',*0&$ *06$ (" 0660 $ (9$0!$* 1,$ 60 $'*(6 $!90$ *'0$- &%+ !$#((# ' ( 11 ,011$*( 1;61$ 60 $& *&* $ $1!&$ & ,($1*& $0$ ,*06 *($<$*($ $ $91 $(16$&$6 19&&/90*, *$(6& *( ,$*!! 0.9(6$ 60 0($ ,!( *06*!&&*- (/&60 11 ,011$*( 19&& ($(;$ ,*06 (" .9$ ,$*!! $91 $1*&6 ,$*!! ,0 9( 01$9* $ $0*&<$*( $(16$& (" 19&& 0!$*($ '0$$*(&$ & 0 0*- & 6',* &60*;- $# #*"0 *"0'# ' *16 *0$(* $&(* 0(6* (<$ 0$16 (*; *&*!( $0(< 09!$ (*( /.9$& *' ',*11* ,*&$ 0$ *6(< 6(<0* '!# - &0$ 6($ &0'* &!"0* !&$0$ &$ *& 9;*&* *,06* $*!!$ *;1$ ',*0&$ ; *0< =47 *0< 4 *0< 342 *0< 4) $ !" )# !#! #*. ) ##! #4!# )* !. $+ $ $ $0 $+ $ $ 0" 0 $+ 0 0/ 00 $" ) %#**# .! )#.#! 1!# )!4 !#2 !" !. $" $ $, $, $ $ $+ 0" 0 0+ 0, $" 0 0$ !" %) $" $0 $ $ $ $, $+ ('1 **! !# %# !. !" 00 0 0, /5 $" 0" /5 ) # )1 *) * #.!4 & ) !. 0 0$ 0 0+ 00 0 0" !" # $ $, $ $+ $ $ $ #)!# )!.# )*. ! !4 )#! 0" $ 0$ 0/ 05 0$ 0$ !" 0(* " $+ !. !" !" *. 1 #!) $ $0 ',*0& !. !" 0$ ) $+ #* *,06* 10eLotto I numeri vincenti 2 44 4 51 5 52 8 56 14 60 29 64 31 72 32 76 33 79 34 80 79 Numero Oro !. $ $5 (6* $+ $+ !" ) !! 11 28 43 Ai 4: nessuno Ai 3: nessuno Ai 5 stella: 44.871,91 Ai 4 stella: 2 9 16 3 27 270,76 14,67 nessuno 27.076 Ai 3 stella: Ai 2 stella: Agli 1 stella: Agli 0 stella: 29 38 Joker Replay www.corriere.it/giochiepronostici 9 7 2 1 1 7 4 1.467 100 10 5 158195 8 42 9 8 LA SOLUZIONE DI IERI 2 7 8 5 6 4 1 3 9 1 3 4 7 2 9 6 8 5 6 9 5 3 8 1 2 7 4 7 2 1 9 5 6 8 4 3 5 4 6 8 7 3 9 2 1 9 8 3 1 4 2 7 5 6 8 1 9 4 3 7 5 6 2 3 5 2 6 9 8 4 1 7 4 6 7 2 1 5 3 9 8 6 7 5 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 Altri giochi su www.corriere.it +'(* "# '" "#+,' "' 050 )#!. )# 0/5 /5/ / )#!. 1*# ( " '# ! # "*# - #' #( " ( $05 +"( " '"(# "/ *" ** ((# 1 9 5 7 8 ' )#!. # "" #/# $5 (#" ** )**#! $5$ '( 5 ' #" 6 3 83 Lotto Svizzero Chance 7 5 8 3 56 50 Numero Jolly 1Numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 32.400.000,00 Ai 6: Ai 5+ Ai 5: " "# !. $$ $" $5 0$ $ *;1$ 1 8 Superenalotto - Combinazione vincente 6 ' 5 , '(, #! GIOCHI E PRONOSTICI SUDOKU DIABOLICO 87 13 78 46 57 45 88 7 40 63 18 '* !. $, )!# $/ $, 0+ )13* $5 $ $*!!$ 9;*&*1* Lotto Estrazioni di sabato 11 ottobre 2014 79 32 52 60 BARI 76 33 2 51 CAGLIARI 51 44 60 90 FIRENZE 31 29 67 68 GENOVA 64 80 18 2 MILANO 72 14 80 34 NAPOLI 5 56 15 21 PALERMO ROMA 52 8 54 78 34 4 11 80 TORINO 31 44 59 70 VENEZIA 13 52 5 62 NAZIONALE "# !(*'! ' !. #"' *.) .! + "# *## ! #$"" ' "# !+'# . )**#! (" ,** '*11* *&6* '*11* *&6* !$66* 05 $ $ $/ $ $0 $ ) ( # $5 $5 # "'# ' " # # +"#( '( '# #( +" ** $# 56 Domenica 12 Ottobre 2014 Corriere della Sera