Ente Gestore
LEGAMBIENTE
Comitato Regionale Siciliano
Piano di Gestione
“Complessi Gessosi Santa Ninfa”
POR 1999.IT.16.1.PO.011/1.11/11.2.9/0302
SIC ITA010022 “Complesso dei Monti di Santa Ninfa,
Gibellina e Grotta di Santa Ninfa”
PARTE I – FASE CONOSCITIVA
Il Referente Tecnico
del Piano di Gestione
(Giulia Casamento)
Data
Il Referente per il
Coordinamento dei PdG
(Angelo Dimarca)
Il Legale Rappresentante
e RUP
(Domenico Fontana)
Coordinamento, Definizione Strategie gestionali e Redazione del Piano di Gestione:
Giulia Casamento, Angelo Dimarca, Salvatore Livreri Console.
Consulenti e collaboratori del Piano di Gestione:
Aspetti geologici e geomorfologici
Rosario Di Pietro, Francesco Di Trapani, Paolo
Madonia
Flora e vegetazione, habitat comunitari, uso Dipartimento di Colture Arboree, Università di
del suolo
Palermo (responsabile scientifico Tommaso La
Mantia, collaboratori Salvatore Pasta, Juliane
Ruhl, Leonardo Scuderi)
Aspetti faunistici
Dipartimento di Biologia Animale, Università di
Palermo (responsabile scientifico Maurizio
Sarà, collaboratori Enrico Bellia, Mathia Coco,
Ivy Di Salvo, Massimiliano Di Vittorio, Fabio
Grillo, Gabriele Mastrilli, Andrea Milazzo,
Giandomenico Nardone)
Ittiofauna
Dott. Antonino Duchi
Aspetti urbanistici e di programmazione Vincenzo Todaro
territoriale, Beni archeologici, architettonici e
culturali, Paesaggio, Reti ecologiche
Censimento
patrimonio
insediativo, Manuel Bellafiore
infrastrutture e detrattori ambientali
Analisi socio-economica
Coop. ECO - Alessia Maso
Piano di Comunicazione
Coop. ECO – Cristina Alga
PIANO DI GESTIONE “Complessi gessosi Santa Ninfa”
SIC ITA010022 “Complesso dei Monti di Santa Ninfa, Gibellina e Grotta di Santa Ninfa”
INDICE
1. PREMESSA
1.1 INTRODUZIONE
1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000
1.4 I PIANI DI GESTIONE
1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI
GESTIONE
2. QUADRO CONOSCITIVO
2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUL SITO (B.2)
2.2 DESCRIZIONE FISICA DEL SITO (A)
2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini del Sito (A.1)
2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica del Sito (A.2)
2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3)
Aspetti geologici (A.3.1)
Aspetti geomorfologici (A.3.1)
Aspetti idrogeologici (A.3.2; A.4)
Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio
idrogeologico (A.3.3)
Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio
e/o previsti (A.3.4; A.4.2)
2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEL SITO (B)
2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat
2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sul SIC
(B.2)
2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1)
2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione floristico-vegetazionale del Sito
(B.3)
Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del
suolo
Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora
Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o
nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione
(B.3.2)
2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e Commento alla Carta degli Habitat
(B.3.4)
2.3.1.5 Verifica ed Aggiornamento della Scheda Natura 2000 – flora ed habitat
(B.1)
1
2
4
8
9
13
13
13
14
18
28
28
28
30
71
84
2.3.2 Descrizione faunistica del Sito
2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sul Sito (B.2)
2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1)
2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del Sito (B.3)
Check-list della fauna e descrizione delle specie rinvenute
Applicazione di indici per la valutazione del valore delle singole specie ed
individuazione delle specie e delle comunità di interesse conservazionistico
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Presenza e distribuzione delle specie faunistiche presenti negli allegati delle
Direttive Habitat e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai
requisiti per l’inserimento nella tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario
standard Natura 2000
Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di
importanza faunistica del SIC (B.3.5; B.3.7)
2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della Scheda natura 2000 – fauna (B.1)
90
90
90
93
112
2.3.3 Descrizione agroforestale del Sito (C)
2.3.3.1 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6)
2.3.3.2 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole
Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat ed alle specie della
Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di
gestione agricola su habitat e specie (C.3; C.4; C.5)
2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C1)
Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat ed alle specie della
Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione forestale
(C.3; C.4; C.5)
2.3.3.4 Incendi
119
119
121
125
2.3.4 Descrizione del Paesaggio (F)
2.3.4.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale (F1; F2)
2.3.4.2 Variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni
territoriali (F.3)
2.3.4.3 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico
Regionale e con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04 (F4; F5)
133
133
135
2.3.5 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali (E)
2.3.5.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio
(E.1)
2.3.5.2 Individuazione di aree archeologiche (E.2)
2.3.5.3 Individuazione dei beni architettonici ed archeologici sottoposti a tutela
(E.3)
2.3.5.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e
del paesaggio (E.1.1)
139
139
2.3.6 Descrizione della pianificazione territoriale
2.3.6.1 Sistema vincolistico (D.2)
Presenza di aree naturali protette (D.1)
2.3.6.2 Mappa catastale o definizione di macrozone demaniali
2.3.6.3 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4)
144
144
127
129
131
136
139
141
142
145
146
2.3.6.4 Analisi del patrimonio insediativo (D.11)
2.3.6.5 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di pianificazione
territoriale ed urbanistica (D.3; D.5)
2.3.6.6 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione
territoriale (D.5; D6)
2.3.6.7 Analisi e valutazione di coerenza di altri Piani e Regolamenti vigenti
che incidono che incidono sul territorio e sulla conservazione di specie e
habitat (D.5; D.6; D.7)
Regolamento della Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa” – zona B
Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013
Piano Forestale regionale
Programmazione Azienda Foreste Demaniali
Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013
Piano Regionale Faunistico-Venatorio 2006-2011 e Piano di Azione per la
Lepre italica
Norme di polizia forestale
147
150
2.3.7 Descrizione del contesto socio-economico (D)
2.3.7.1 Demografia (D.9.2)
2.3.7.2 Situazione sociale (D.9.5)
2.3.7.3 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10)
Occupazione
Attività economiche
Inventario delle attività economiche presenti all'interno del Sito ed analisi
delle pressioni (D.10.1)
2.3.7.4 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8)
2.3.7.5 Risorse territoriali
2.3.7.6 Potenzialità turistiche del Sito (D.9.6)
2.3.7.7 Altre ipotesi per uno sviluppo socio-economico dell’area
210
212
215
219
155
159
226
226
228
234
2.3.8 Analisi dell’attuale perimetrazione del SIC e proposte per l’inserimento
di nuove aree
237
2.3.9 Relazione del Sito con la Rete Ecologica regionale ed individuazione dei
corridoi ecologici presenti e potenziali (B.3.8)
239
PIANO DI GESTIONE “Complessi gessosi Santa Ninfa”
SIC ITA 010022 “Complesso dei Monti di Santa Ninfa, Gibellina e Grotta di Santa Ninfa”
1. PREMESSA
1.1 INTRODUZIONE
Legambiente-Comitato Regionale Siciliano, nella qualità di Ente Gestore della Riserva
Naturale “Grotta di Santa Ninfa”, ha sottoscritto in data 3.10.2007 il Protocollo d’Intesa con
l’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente per provvedere alla redazione del Piano di
Gestione denominato “Complessi Gessosi Santa Ninfa” relativo al Sito di Importanza
Comunitaria ITA010022 “Complesso dei monti di Santa Ninfa – Gibellina e Grotta di Santa
Ninfa”, in attuazione della misura 1.11 del Complemento di Programmazione Sicilia 20002006, adottato con deliberazione della Giunta Regionale n° 327 dell’8.8.2007.
Con provvedimento del 19.12.2007 prot. 92216 l’Assessorato Regionale Territorio e
Ambiente ha approvato il Piano di Lavoro presentato dall’Ente Gestore, ai sensi e per effetti
dell’articolo 3 del Protocollo di Intesa, autorizzando così la prosecuzione delle attività
previste.
Il presente Piano di Gestione è costituito da:
-
Relazione I – Fase analitica
-
Relazione II – Fase gestionale con schede sulle azioni
-
Allegato I - Scheda Natura 2000 aggiornata
Costituiscono allegati e parte integrante del presente Piano di Gestione:
Tavola 1 – Carta dell’inquadramento territoriale;
Tavola 2 – Carta geologica
Tavola 3 – Carta geomorfologica
Tavola 4 – Carta del sistema idrico superficiale
Tavola 5 – Carta dei dissesti
Tavola 6 – Carta dei sistemi ambientali
Tavola 7 – Carta della distribuzione delle specie di interesse floristico
Tavola 7b – Carta delle specie floristiche a distribuzione puntiforme
Tavola 8 – Carta della vegetazione – unità di paesaggio
Tavola 8b – Carta della vegetazione – mosaici di alleanze
Tavola 9 – Carta degli habitat
Tavola 9b – Carta degli habitat
Tavola 10 – Carta del valore floristico
Tavola 11 – Carta delle distribuzione delle specie faunistiche
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
1
Tavola 12 – Carta del valore faunistico
Tavola 13 – Carta delle aree di importanza faunistica
Tavola 14 – Carta dell’uso del suolo
Tavola 14b – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat
Tavola 15 – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat delle specie
Tavola 16 – Carta dei punti panoramici e delle aree di interesse paesaggistico
Tavola 17 – Carta dei beni archeologici ed architettonici
Tavola 18 – Carta dei vincoli
Tavola 19 – Carta del regime proprietario
Tavola 20 – Carta degli insediamenti e delle infrastrutture
Tavola 21 – Carta della proposta di riperimetrazione
Tavola 22 – Carta dei corridoi ecologici
Tavola 23 – Carta delle aree critiche
Tavola 24 – Carta degli interventi gestionali
Repertorio fotografico su DVD.
1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
Normativa europea
•
Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione
degli uccelli selvatici GUCE n. 103 del 25 aprile 1979
•
Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva
79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in
particolare, sostituisce gli allegati I e III) GUCE L 115, 08.05.1991 (G.U. 13 giugno
1991, n. 45, 2° serie speciale);
•
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 - relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche GUCE n. 206
del 22 luglio 1992
•
Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della
direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L
164, 30.06.1994 (GU 12 settembre 1994, n.69, 2° serie speciale);
•
Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997 (sostituisce l'allegato I della
direttiva Uccelli) GUCE L 223, 13.08.1997(G.U. 27 ottobre 1997, n.83, 2° serie
speciale)
•
Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al
progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche
GUCE n. L 305 del 08/11/1997
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2
Normativa Nazionale
•
Legge quadro sulle aree protette (Legge 394/91)
•
Legge n. 157 dell’11.02.1992 – Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio – GURI serie generale n. 46 del 25.2.1992
•
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche – S.O. n. 219/L alla GURI n. 248 del 23 ottobre
1997 - Serie Generale
•
Decreto del Ministro dell'Ambiente 20 gennaio 1999 - Modificazioni degli allegati A
e B del DPR n. 357/97, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante
adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE GU, serie
generale, n. 23 del 9 febbraio 1999. (Riporta gli elenchi di habitat e specie aggiornati
dopo l'accesso nell'Unione di alcuni nuovi Stati)
•
D.M. 3 aprile 2000 - Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della
direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della
direttiva 92/43/CEE
•
D.M. 3 settembre 2002 - Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000
(G.U. della Repubblica Italiana n. 224 del 24 settembre 2002)
•
Legge 3 ottobre 2002, n. 221 - Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in
materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione
dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE GU n. 239 del 11 ottobre 2002
•
DPR 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al DPR
357/07, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche - GU n.
124 del 30 maggio 2003
•
D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio)
•
D.M. 25 marzo 2005 - Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la
regione biogeografia mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE
•
D.M. 11 giugno 2007 - Modificazioni agli allegati A, B, D ed E del DPR 357/97 e
successive modificazioni, in attuazione della direttiva 2006/105/CE del Consiglio del
20 novembre 2006, che adegua le direttive 73/239/CEE, 74/557/CEE e 2002/83/CE in
materia di ambiente a motivo dell'adesione della Bulgaria e della Romania
(S.O. n.150 a GURI n. 152 del 3 luglio 2007)
•
D.M. 5 luglio 2007 - Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai
sensi della direttiva 79/409/CEE (S.O. n. 167 alla GURI n. 170 del 24 luglio 2007)
•
D.M. 17 ottobre 2007 - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di
conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione
Speciale (ZPS) (GURI Serie Generale n. 258 del 6 novembre 2007)
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
3
Normativa Regionale
•
Assessorato Territorio e Ambiente – Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati
ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 57 del 15.12.2000)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Elenco aggiornato dei Siti di Importanza
Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale, individuati ai sensi delle direttive
92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 8 del 20.02.2004)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale ricadenti nel territorio
della Regione, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n.
31 del 22.07.2005)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Circolare 23 gennaio 2004. DPR 357/97 e
successive modifiche ed integrazioni “Regolamento recante attuazione della direttiva
n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche” – Art. 5 – Valutazione dell’Incidenza – (GURS n.
10 del 5.3.2004)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Decreto 21 febbraio 2005. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati
ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 42 del 7.10.2005)
1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000
I processi di degrado del territorio e le trasformazioni del paesaggio, l’impoverimento della
diversità biologica, il processo di frammentazione degli ambienti naturali ed il loro
progressivo isolamento in un contesto territoriale a crescente antropizzazione, sono temi che
negli ultimi decenni sono diventati centrali nell’azione delle istituzioni pubbliche, e a partire
dagli anni '80 sono diventati oggetto di numerose convenzioni internazionali.
Nel 1992, con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità, tutti gli stati
membri della Comunità Europea hanno riconosciuto come priorità da perseguire la
conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, ponendosi come obiettivo
quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o
perdita della diversità biologica, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori
ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici".
In questo contesto internazionale l’Unione Europea ha approvato nel 1998 una strategia per la
biodiversità che ha predisposto il quadro di riferimento normativo e programmatico per
promuovere gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica. Al Consiglio Europeo di
Göteborg del giugno 2001, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono posti
l’ambizioso obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, elaborando nel VI
Piano d’Azione per l’Ambiente, sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento nel luglio 2002, i
mezzi per raggiungere tale obiettivo.
Al fine di ottenere una significativa riduzione dell’attuale tasso di perdita di biodiversità entro
il 2010, è cruciale dare concreta attuazione alla direttiva Habitat 92/43 ed alla direttiva Uccelli
79/409 e procedere alla realizzazione della Rete Natura 2000.
Con tali direttive l’Unione Europea ha posto le basi per un’organica azione, ad ampia scala
geografica, di conservazione della natura e della biodiversità, con un nuovo approccio e
introducendo sostanziali novità nella legislazione. Innanzitutto entrambe le Direttive elencano
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
4
le specie animali, vegetali e gli habitat di particolare interesse conservazionistico (indicando
con un asterisco quelli prioritari) e prevedono l’individuazione di aree di particolare tutela, le
Zone di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC, da
designare successivamente da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio come
ZSC - Zone Speciali di Conservazione) per le specie animali, vegetali e per gli habitat.
Scopo principale della direttiva Habitat è “contribuire a salvaguardare la biodiversità
mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche
nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato”. Nella fattispecie, gli
Stati membri devono mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente gli
habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario (art. 2).
Le conoscenze acquisite negli ultimi anni nel campo dell'ecologia e della biologia della
conservazione hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario
operare in un'ottica di rete di aree, che rappresentino, con popolazioni vitali e superfici
adeguate, tutte le specie e gli habitat tipici dell'Europa, con le loro variabilità e diversità
geografiche.
La costituzione di una rete è finalizzata inoltre ad assicurare la continuità degli spostamenti
migratori, dei flussi genetici delle varie specie e a garantire la vitalità a lungo termine degli
habitat naturali: si è passati quindi dalla conservazione di specifiche specie e aree alla
conservazione dell’intero sistema degli ecosistemi presenti nel territorio europeo.
Sulla scorta di tali considerazioni, l'Unione Europea (Direttiva Habitat, art. 3) ha stabilito la
fondazione della Rete Ecologica Europea denominata “Natura 2000”, costituita innanzitutto
dalle Zone di Protezione Speciale e dalle Zone Speciali di Conservazione, pianificando un
sistema interconnesso di aree ad elevata valenza naturalistica ed omogeneizzando la gestione
del territorio naturale e seminaturale compreso all’interno della Comunità Europea.
Una “rete ecologica europea coerente” di Siti Natura 2000 ha lo scopo di garantire il
mantenimento o il ripristino dei tipi di habitat naturali e degli habitat di specie in un
soddisfacente stato di conservazione (art. 3).
In base all’art. 10, gli Stati membri si impegnano “nell’ambito delle loro politiche di riassetto
del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere più ecologicamente coerente la Rete
Natura 2000”, a promuovere la gestione di quegli elementi del paesaggio che per la loro
struttura lineare o il loro ruolo di collegamento possono costituire corridoi per la flora e la
fauna selvatiche.
La protezione delle specie di flora e di fauna dovrà anche essere assicurata mediante la
predisposizione di un rigoroso regime di tutela delle specie in tutta la loro gamma naturale
(artt. da 12 a 16).
La Direttiva contiene diverse misure complementari in tema di sorveglianza e monitoraggio,
reintroduzione di specie indigene, introduzione di specie non indigene, ricerca e istruzione.
Va inoltre sottolineato che la conservazione della biodiversità europea viene realizzata
tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità
regionali e locali, favorendo cioè l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e
vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che
vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000.
E’ importante mettere in risalto che la Direttiva Habitat ed il progetto Rete Natura 2000
attribuiscono grande importanza non solo alle aree ad alta naturalità (quelle meno modificate
dall'uomo) ma anche agli ambienti seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i
boschi utilizzati, i pascoli, ecc.) e a quei territori contigui, indispensabili per mettere in
relazione aree divenute distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Con ció
viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte
quelle aree nzselle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
5
permesso la formazione/mantenimento di particolari ambienti. Alle aree agricole, per
esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui
sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come
il pascolo o l'agricoltura non intensiva, in molti casi opportunamente regolamentati o
riconvertiti.
Elemento di carattere innovativo è l’attenzione rivolta dalla direttiva alla valorizzazione della
funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del
Sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore
complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui
tuttavia gli habitat abbiano conservato l’efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare
verso forme più evolute mediante l’eliminazione delle ragioni di degrado.
Questa nuova impostazione di sistema si integra con la strategia del Consiglio d'Europa di
promuovere un approccio piú comprensivo e meno parcellizzato del governo del territorio,
che ha portato all’adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio.
La definizione della Rete Natura 2000 pone le sue basi di conoscenza scientifica nel progetto
"CORINE Biotopes" che, dal 1985 al 1991, ha condotto ad una prima individuazione delle
specie animali e vegetali presenti sul territorio europeo, degne di attenzione e/o da sottoporre
a specifica tutela.
Il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto in Italia con la legge 157/92.
Il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003;
dal punto di vista delle competenze amministrative, tale atto affida alle Regioni (e alle
Province Autonome) il compito di individuare i siti della rete Natura 2000 e di assicurarne la
tutela.
Il DPR 357/97 costituisce il regolamento di attuazione della Direttiva Habitat e fissa le
procedure per l’individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (art. 3) e prevede l’adozione,
da parte delle Regioni, di piani di gestione per le Zone Speciali di Conservazione e le Zone di
Protezione Speciale (art. 4, art. 6). L’art. 5 prevede che nella pianificazione territoriale si
tenga conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di interesse comunitario; prevede
inoltre che i proponenti di progetti che potrebbero avere implicazioni sulle aree protette e per i
quali non si applica la procedura di valutazione d’impatto ambientale, presentino, alle autorità
competenti, una relazione sulla base della quale effettuare una Valutazione di Incidenza
Ambientale.
L’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria in Italia è avvenuta su iniziativa del
Ministero dell'Ambiente con il progetto“Bioitaly” con cui si è provveduto, dal 1995 al 1997,
alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni sui biotopi, sugli habitat naturali e
seminaturali di interesse comunitario, procedendo alla redazione di specifiche schede
descrittive complete di cartografia. Le Regioni hanno provveduto ad adottare definitivamente
l’elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria, trasmessi alla Commissione Europea per
la successiva validazione.
Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 Aprile 2000 è stato reso noto il primo
“Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciali, individuati ai
sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22 Aprile 2000).
Nel 2002 è stato pubblicato sulla GURS il primo avviso dell’Assessorato Regionale Territorio
e Ambiente sull’avvenuta redazione dell’elenco dei pSIC.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
6
Successivamente la Regione Siciliana ha effettuato una serie di verifiche e riscontri che hanno
portato ad alcune modifiche dei perimetri dei pSIC ed alla integrazione delle schede
descrittive delle valenze naturalistiche di ciascun sito.
L’ultimo elenco è stato approvato con D.A. n.46 del 21.02.2005, con il quale si individuano
le nuove ZPS ricadenti nel territorio della Regione Siciliana e si ridefinisce la lista
complessiva dei siti Natura 2000.
Con D.A. n. 120 del 05.05.06 sono stati approvati la trasposizione in scala 1:10.000 delle
perimetrazioni dei siti Natura 2000 e l'aggiornamento delle relative schede;
Va fatto rilevare che nel passaggio di scala da 25.000 a 10.000 sono state operate delle
riduzioni di superfici che non sono state giustificate in alcun modo.
Successivamente la Commissione Europea, con Decisione 2006/613/CE del 19 luglio 2006 ha
adottato l’elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea,
tra cui rientrano quelli siciliani.
Attualmente sono stati individuati 233 tra Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di
Protezione Speciale (ZPS); tali aree si integrano, in molti casi sovrapponendosi, ad un vasto
sistema di aree protette per fini di conservazione della natura esistenti in Sicilia.
In particolare:
• 14 IBA (Important Bird Areas);
• 2 aree umide d’interesse internazionale individuate ai sensi della Convenzione
Ramsar;
• 5 Aree Marine Protette (ANMP);
• 76 Riserve Naturali
• 4 Parchi Regionali
Per perseguire gli obiettivi posti dalle Direttive 79/409 e 92/43 occorrono ancora alcuni atti e
azioni amministrative importanti:
• la designazione delle Zone Speciali di Conservazione sulla base degli elenchi dei siti
di importanza comunitaria selezionati dalla Commissione europea
• la coerente definizione delle misure di conservazione per i SIC e le ZPS, comprese
eventuale misure di salvaguardia, a partire dall’approvazione dei Piani di Gestione e
dal rispetto dei criteri minimi fissati dal Ministero dell’Ambiente
Nel settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha reso pubbliche
le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”: proprio qui viene ribadito il ruolo della
Regione quale “soggetto incaricato delle funzioni normative e amministrative connesse
all’attuazione della direttiva Habitat”, oltreché la possibilità di sottoporre la materia a propria
disciplina legislativa organica.
In questo contesto di crescenti impegni per gli Stati e le regioni nel perseguire la tutela della
biodiversità, degli habitat e delle specie di interesse comunitario, anche la programmazione
dei fondi strutturali è stata orientata alla realizzazione della Rete Natura 2000 e ed alla
corretta gestione dei Siti .
La prima novità sostanziale si è avuta all’interno del QCS 2000-2006 e di conseguenza del
POR Sicilia 2000-2006, prevedendo in maniera esplicita l’integrazione delle politiche
ambientali nelle politiche di sviluppo economico, la sostenibilità come criterio informatore
delle scelte ed obiettivo da perseguire, la Rete Ecologica come grande infrastruttura
territoriale per lo sviluppo sostenibile, pensata in stretta integrazione con i temi dello sviluppo
rurale, della tutela e valorizzazione dei beni culturali, della promozione di specifici segmenti
di offerta turistica.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
7
Ed in attuazione di tale strategia, la Misura 1.11 del Complemento di programmazione del
POR Sicilia 2000-2006 ha previsto, tra gli altri interventi, proprio la redazione dei Piani di
gestione dei Siti Natura 2000.
Con il DDG n. 502 del 06.06.2007, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha
individuati i Piani di Gestione da redigere, i Beneficiari finali e sono state, altresì, impegnate,
sul cap. 842040 del bilancio della regione le somme occorrenti per il finanziamento di ciascun
Piano.
1.4 I PIANI DI GESTIONE
L’Articolo 6 della Direttiva Habitat contiene le più importanti disposizioni per la
conservazione di specie ed habitat, prevedendo, in particolare al comma 1, l’adozione di:
¾ opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali;
¾ appropriati piani di gestione.
Le misure del primo tipo costituiscono un requisito minimo, e possono essere considerate
necessarie o obbligatorie. Al contrario, il Piano di Gestione deve essere adottato “se
opportuno”, cioè qualora la situazione specifica del Sito non consenta di garantire uno stato di
conservazione soddisfacente solamente grazie alle misure obbligatorie. Il Piano di Gestione
peraltro si configura come l’unico strumento di pianificazione idoneo alla salvaguardia delle
peculiarità di ogni singolo sito in grado di integrare gli aspetti prettamente naturalistici con
quelli socio-economici ed amministrativi.
Occorre inoltre ricordare che la Direttiva habitat impegna, in attuazione del principio di
prevenzione: “Gli Stati membri ad adottare tutte le opportune misure per evitare, nelle zone
speciali di conservazione il degrado (…), nonché la perturbazione (..)”.
Queste misure vanno al di là delle semplici misure di gestione necessarie per garantire la
conservazione già coperte dall’articolo 6, paragrafo 1.
Ed ancora il comma 1 dell’articolo 4 del DPR 357/97 (integrato dal DPR 120/2003) sancisce
che “le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di
importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli
habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”.
Il campo di applicazione è più ampio di quello dell’art. 5 che concerne unicamente i piani ed
i progetti per i quali è necessaria la preventiva valutazione di incidenza. Esso si riferisce
pertanto allo svolgimento di attività che non richiedono necessariamente un’autorizzazione
preventiva, come l’agricoltura o la caccia.
La Regione Siciliana non ha ancora adottato alcuna misura di salvaguardia per i SIC, ma,
come già detto, con DDG-Territorio e Ambiente n. 502 del 06.06.2007 si è determinata sulla
necessità di dotare ogni SIC di Piano di Gestione, che costituisce una delle possibili misure di
conservazione per i Siti della Rete Natura 2000.
Se le misure di conservazione e gli strumenti pianificatori già esistenti sull’area fossero stati
sufficienti per conseguire gli obiettivi di conservazione fissati dalle Direttive comunitarie, non
sarebbe stato necessario redigere un apposito piano di gestione, ma sarebbe stato sufficiente
provvedere alle attività di monitoraggio e valutazione dello stato di conservazione del sito.
Nella predisposizione del presente Piano di Gestione è stata pertanto compiuta
preliminarmente la verifica dei presupposti che rendono necessario, per il raggiungimento
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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degli obiettivi della Direttiva e per la tutela del sito in esame, la predispozione di un Piano di
Gestione autonomo.
Il primo passo di tale verifica è stato la puntuale ricognizione di tutte le previsioni normative e
pianificatorie che riguardano il sito. Tale ricognizione ha consentito di evidenziare che:
1) il quadro della pianificazione è piuttosto incompleto: sono assenti il PRG di Gibellina,
il Piano d’Ambito, il Piano di Gestione Forestale, il Piano Territoriale Provinciale, il
Piano di Utilizzazione della riserva naturale, ecc.
2) nessuno dei piani vigenti o in fase di adozione contiene la visualizzazione del
perimetro del SIC né tanto meno contiene misure specifiche per la conservazione dei
singoli habitat e delle specie presenti nel SIC; anzi in alcuni casi, come verrà detto
meglio in altra parte della presente relazione, sono state rinvenute previsioni in
contrasto con la conservazione del sito.
Le previsioni regolamentari vigenti non sono sufficienti al mantenimento di uno stato di
conservazione favorevole degli habitat e delle specie per le quali il Sito è stato individuato, né
appaiono facilmente integrabili; dunque molte delle necessarie misure di conservazione
individuate non potrebbero essere ricondotte a strumenti esistenti o in via di adozione.
Ad oggi l’unico strumento idoneo a disciplinare l’uso del territorio con specifica attenzione
agli obiettivi di conservazione della natura è il vigente Regolamento della riserva naturale,
che riguarda tuttavia una porzione assai limitata del SIC.
Pertanto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e
gestione territoriale, emerge l’assoluta necessità dell’elaborazione del Piano di Gestione
come strumento autonomo. Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione
presenti nel Sito, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione
nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale, hanno indotto a
ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione specifico per il sito.
Unica alternativa al PdG specifico sarebbe rappresentata dall’estensione della Riserva a
comprendere tutto il territorio del SIC e dalla conseguente integrazione delle misure di
conservazione definite come necessarie nel Regolamento dell’area protetta. Tale soluzione
non appare tuttavia praticabile soprattutto per l’entità delle superfici in gioco.
1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE
Il Piano di Gestione è finalizzato alla individuazione delle misure esplicite finalizzate a
raggiungere gli obiettivi generali della Direttiva Habitat 92/43, cioè “… il mantenimento o il
ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di
fauna e di flora di interesse comunitario”, tenendo conto “… delle esigenze economiche,
sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”.
Per poter efficacemente svolgere il compito assegnato, il Piano dovrà essere:
•
•
•
•
fondato su un rigoroso quadro conoscitivo, integrabile nell’ambito del Sistema
Informativo Territoriale e comprendente gli aspetti della realtà socio-economica
locale;
specificamente dettagliato circa le misure di conservazione degli habitat e delle specie
di interesse conservazionistico del Sito;
chiaro nei contenuti e organizzato in banche dati georiferite;
praticabile in termini amministrativi e di impatto socio-economico;
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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9
•
flessibile e dinamico e quindi costruito per essere integrato e migliorato sulla scorta
dell’esperienza concreta.
In riferimento al carattere che gli si vuole conferire, il presente Piano di Gestione contiene:
•
la definizione del quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche del Sito per le diverse
componenti (fisica, biologica, socio-economica, culturale, paesaggistica), descritte
sulla base delle conoscenze pregresse e di studi aggiuntivi, e comprendente la
redazione di banche dati georiferite;
•
l’analisi delle esigenze ecologiche di habitat e specie, e l’individuazione di specifici
indicatori che consentano di valutare lo stato di conservazione e di prevederne
l'evoluzione;
•
la formulazione degli obiettivi gestionali generali e degli obiettivi specifici, sulla base
di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito;
•
la definizione della strategia gestionale e del piano delle azioni, con precise
indicazioni sulla cogenza delle misure di gestione, sulla responsabilità attuativa dei
vari soggetti operanti sul territorio, sull’individuazione di costi e tempi necessari per la
loro realizzazione;
•
l’individuazione di indicatori e azioni di monitoraggio tanto sullo stato di
conservazione di habitat e specie quanto sull’efficacia delle azioni gestionali.
L’Ente gestore, ai sensi dell’art. 5 del Protocollo d’Intesa stipulato con l’Assessorato
Regionale Territorio e Ambiente, ha deciso di provvedere alla redazione del suddetto Piano in
economia, avvalendosi di attrezzature e personale delle riserve naturali affidate in gestione e
della collaborazione di professionalità esterne per specifici compiti di consulenza, di studio,
progettuali e di monitoraggio. Tale scelta è motivata non solo dall’opportunità di valorizzare
competenze già presenti nell’organigramma dell’Ente gestore, ma soprattutto dalla volontà di
utilizzare a pieno il lavoro già svolto negli anni per la gestione delle riserve naturali coinvolte,
e per meglio coordinare la pianificazione dei Siti Natura 2000 con quella delle riserve
interessate (i cui piani di sistemazione sono stati approvati o sono in corso di elaborazione).
Per la redazione del presente Piano di Gestione sono state svolte, in coerenza con il
cronoprogramma elaborato, le attività di seguito indicate:
1) Definizione di uno specifico gruppo di lavoro per il coordinamento e la redazione del Piano
di Gestione, costituito da: direttore della riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa” dott.ssa
Giulia Casamento, con le funzioni di referente tecnico del Piano e coautrice della parte
gestionale; direttore della riserva naturale “Lago Sfondato” Sig. Angelo Dimarca, con le
funzioni di referente regionale del coordinamento Piani di Gestione e dei rapporti con
l’Assessorato e coautore della parte gestionale; direttore della riserva naturale “Grotta di
Carburangeli” dott. Rosario Di Pietro, consulente per la parte geologica; dott. Salvatore
Livreri Console, per la gestione del Sistema Informativo Territoriale.
2) Affidamento degli incarichi di collaborazione per lo svolgimento di specifiche analisi
ambientali e territoriali finalizzate all’approfondimento ed all’integrazione delle
conoscenze sul Sito. Nella tabella che segue viene riportato l’elenco dei consulenti esterni
incaricati e dei relativi settori di indagine.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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Dottori Geologi Paolo Madonia,
Francesco Di Trapani
Dip.to Colture Arboree, Università PA
– responsabile scientifico Dott.
Tommaso La Mantia
Dip.to Biologia Animale, Università
PA – responsabile scientifico prof.
Maurizio Sarà
Dott. Antonino Duchi, Biologo
Arch. Vincenzo Todaro, dottore di
ricerca in Pianificazione urbana e
territoriale
Dott. Naturalista Salvatore Livreri
Console, esperto in SIT
Dott. in Sc. Ambientali Manuel
Bellafiore
Coop. ECO, Palermo (dott.ssa Alessia
Maso e dott.ssa Maria Cristina Alga)
Aspetti geologici e geomorfologici, individuazione
grotte
Flora, vegetazione e habitat comunitari
Caratterizzazione agro-forestale, uso del suolo e
linee guida per attività agro-silvo-pastorali
Aspetti faunistici (anfibi, rettili, mammiferi, uccelli)
Ittiofauna delle acque dolci
Aspetti urbanistici e di programmazione territoriale
– Beni archeologici, architettonici e culturali Paesaggio - Reti ecologiche
Gestione del Sistema Informativo Territoriale
Censimento patrimonio insediativo, infrastrutture e
servizi a rete
Analisi socio-economica e Piano di comunicazione
3) Raccolta di dati bibliografici e di documentazione tecnica.
4) Sopralluoghi su campo finalizzati ad un maggiore approfondimento del quadro conoscitivo
nonché all’analisi ed alla valutazione dello stato di conservazione, della viabilità esistente,
del grado di antropizzazione, della presenza di detrattori ambientali.
5) Attività di informazione preliminare, nei confronti di Enti ed Amministrazioni competenti,
sulla redazione del Piano di Gestione,
6) Strutturazione del Sistema Informativo Territoriale
Il Piano di Gestione è stato redatto in conformità con i seguenti documenti:
•
“Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000”
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
•
“Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000” - Decreto del Ministro
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002.
•
“Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)” - Decreto
17 Ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Le Schede Natura 2000 sono state aggiornate e verificate in conformità con il “Formulario
Standard NATURA 2000 per la raccolta dei dati: Note esplicative”.
Le schede degli interventi gestionali sono state compilate in conformità con la nota “Linee
Guida per la definizione delle strategie gestionali e delle azioni nei Siti Natura 2000”,
Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del 23.05.2008.
Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, ed in particolare per l’individuazione delle
strategie e degli obiettivi di conservazione, sono stati consultati i seguenti documenti:
•
European Commission 2007. Guidance document on the strict protection of animal
species of Community interest under the Habitats Directive 92/43/EEC.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
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•
Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2003. Piano Forestale
Regionale - Linee Guida Servizio Programmazione e Monitoraggio.
•
Regione Siciliana. Assessorato Agricoltura e Foreste, 2006. Piano Regionale
Faunistico-venatorio 2006-2011.
•
Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2007. Programma di Sviluppo
Rurale Sicilia 2007-2013.
•
Regione Siciliana. Decisione n. 2 agosto 2007. Programma Operativo Regionale.
FESR 2007-2013
•
LIPU-BirdLife Italia, 2003. Analisi dell’idoneità dei Piani di Sviluppo Rurale per la
gestione delle ZPS e delle IBA.
•
Documento di lavoro (Rev. 2_21/03/2007) del “Dipartimento delle Politiche di
Sviluppo della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale” avente per oggetto il “D.M.
21 dicembre 2006 – Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva
92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità”, poi modificato con il
DM 13286 del 18/10/2007;
•
Regione Siciliana – Assessorato Territorio e Ambiente – Linee guida Rete Ecologica
Siciliana
Corre l’obbligo di fare presente che durante la redazione del Piano di Gestione sono state
incontrate numerose difficoltà, anche di carattere straordinario e non immaginabili, connesse
con:
• la scarsa disponibilità di dati di base nei tempi utili per una celere redazione del piano;
• la raccolta delle informazioni necessarie presso altre pubbliche amministrazioni;
• l’assenza di dati su aspetti di contesto e settoriali;
• il grado di definizione dei documenti trasmessi da parte di altre pubbliche
amministrazioni;
• la mancanza di un sistema informativo territoriale omogeneo ed integrato a livello
regionale;
• l’assenza di banche dati a livello regionale su aspetti socio-economici o di
monitoraggio delle politiche di sviluppo;
• la non definizione del quadro programmatico e pianificatorio regionale, che
attualmente si presenta ancora in fase di realizzazione (studi di piano e linee guida) o
di approvazione in settori strategici per la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo
sostenibile nel territorio e direttamente connessi con la gestione dei Siti della Rete
Natura 2000.
In ultimo va comunque fatto rilevare che il lavoro di analisi e di studio sul campo svolto per la
redazione del Piano di Gestione ha permesso di effettuare utili approfondimenti e di colmare
vuoti conoscitivi, consentendo di acquisire nuovi e inediti dati sulla presenza e distribuzione
di habitat e specie di interesse conservazionistico, di maggior rilievo rispetto a quelli utilizzati
alcuni anni fa per la designazione del Sito.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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2. QUADRO CONOSCITIVO
2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUL SITO (B.2)
L’area gessosa di Santa Ninfa è stata oggetto di studi e ricerche geologiche, geomorfologiche
e speleologiche già a partire dalla fine del 1800 (BALDACCI, 1886; SPATARO, 1891; MARINELLI,
1899, 1917; GEMMELLARO, 1915).
Dopo un lungo periodo di stasi, nuove ricerche vengono effettuate in occasione del “Simposio
Internazionale sul Carsismo nelle Evaporiti” (Bologna, 1986), e nel corso di uno studio
multidisciplinare sull’area di Santa Ninfa e Gibellina coordinato dal Gruppo Nazionale
Geografia Fisica e Geomorfologia (C.N.R.) – Sezione Carsismo e Speleologia Fisica. Le
ricerche condotte in quel periodo portano alla realizzazione del volume “I gessi di Santa
Ninfa” (AA.VV., 1989), che costituisce a tutt’oggi il testo base relativo agli aspetti geologici e
geomorfologici del territorio.
Scarse o nulle, invece, le ricerche in campo naturalistico prima dell’istituzione della riserva
naturale “Grotta di Santa Ninfa”, avvenuta nel 1996: a parte alcune pubblicazioni di carattere
floristico ed entomologico del DE STEFANI, si evidenziano solo alcuni studi botanici di
carattere generale effettuati sul più vasto comprensorio della Valle del Belìce che include
Partanna, Calatafimi, Salemi.
Negli ultimi anni l’Ente Gestore della Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa” (Legambiente
Comitato Regionale Siciliano), che ricade in una piccola porzione del SIC, si è fatto
promotore di attività di ricerca e studio sia relativamente ai fenomeni carsici, che ad altri
aspetti ancora non sufficientemente indagati, avviando quell’attività di conoscenza che è la
base per la pianificazione e la gestione di un’area protetta (CASAMENTO & PALMERI, 2001;
CASAMENTO, 2001).
2.2 DESCRIZIONE FISICA DEL SITO (A)
2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini del Sito (A.1)
Il sito ITA010022 “Complesso dei monti di Santa Ninfa – Gibellina e Grotta di Santa Ninfa”
si estende per circa 660 Ha su un vasto complesso di rilievi collinari gessosi ricadenti nei
comuni di Santa Ninfa e Gibellina, in provincia di Trapani (Tavola 1 – Carta
dell’Inquadramento Territoriale).
Si tratta di un altopiano carsico di notevole importanza naturalistico-ambientale e geologicogeomorfologica. La configurazione del paesaggio naturale è definita dall’articolata
morfologia dei Monti di Gibellina e di Santa Ninfa, costituiti da una dorsale asimmetrica,
allungata in direzione circa E-W ed arcuata verso S, e caratterizzati dalla presenza di
imponenti pareti gessose e da ampie manifestazioni di fenomeni carsici superficiali, quali
doline e inghiottitoi, intervallati da valli, valloni e zone pianeggianti.
Nella dorsale si distinguono una fascia settentrionale, caratterizzata dalla presenza di una serie
di rilievi allineati nello stesso senso di sviluppo della dorsale, e una fascia meridionale di
altitudine inferiore; le due fasce, nelle grandi linee, individuano due distinti altopiani.
Nell'altopiano settentrionale il rilievo più alto è rappresentato dal M.te Finestrelle (663 m),
separato tramite un'incisione valliva (Valle Sorgo) da Rocca delle Penne (673 m) (il rilievo
più alto della drosale, che tuttavia è esterno alla zona di interesse. Più a W si sviluppano i
dossi di Fontana Blandina, le cui quote oscillano tra 550 e 623 m, mentre una serie di piccoli
rilievi (la cui quota massima è di 562 m) compongono la Montagna della Magione che forma
l'intero settore centrale; il settore occidentale è invece costituito dal Monte Castellaccio, che si
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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eleva fino a 546 m di quota. Quote più basse si riscontrano nei rilievi dell'altopiano
meridionale, peraltro più omogeneo, ove raramente vengono superati i 500 m.
Il Sito ricade nel territorio comunale di Santa Ninfa e Gibellina (TP) e per il suo
inquadramento geografico si rimanda ai seguenti supporti cartografici:
- Tavoletta 257 II NE (Santa Ninfa) – 1:25.000;
- Elementi 618031 (S. Ninfa Nord) e 618044 (Villaggio Rampinzeri Nord) della Carta
Tecnica dell'Italia Meridionale - 1:5.000.
- Sezioni 618040 – 618030 – 606150 – 606160 della Carta Tecnica Regionale (1:10.000).
2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica del SIC (A.2)
È possibile conoscere il clima locale analizzando i dati relativi alle stazioni poste entro un
raggio di 10 km dall’area del SIC, ovvero Gibellina, Partanna e Santa Ninfa, le cui principali
caratteristiche vengono riportate nella tabella seguente.
Località
Bac. Idr.
Lat.
Lon.
Alt.
T
P
Gibellina
Belice
37,48
12,52
410
*
*
Partanna
Modione
37,43
12,53
407
*
Santa Ninfa
Modione
37,46
12,52
465
*
Bac. Idr. = bacino idrografico di pertinenza; Lat. = latitudine (° N); Lon. = longitudine (° E); Alt. =
altitudine (m s.l.m.); T = stazione termometrica; P = stazione pluviometrica.
Le precipitazioni piovose medie annue dell’area in cui ricade il SIC sono comprese tra 690 e
750 mm, e sono concentrate nei mesi autunnali e invernali. La stazione di Partanna, per la
quale si dispone di dati termici (DURO et alii, 1997) mostra una temperatura media annua di
16,5 °C, con circa 4,5 mesi di aridità estiva ed un’escursione termica annua di quasi 17 °C: la
temperatura si mantiene entro valori compresi tra 9 °C nel mese più freddo, gennaio (in cui
non di rado scende sotto 0 °C), e 25-26 °C nel periodo più caldo (luglio-agosto).
Dati pluviometrici relativi alle stazioni di Gibellina, Partanna e Santa Ninfa.
mese
Gibellina
Partanna
Santa Ninfa
pp
(mm)
gp
pp
(mm)
gp
pp
(mm)
gp
gen
94,0
12
97,2
11
100,0
13
feb
82,3
10
85,0
10
86,5
10
mar
69,4
9
70,0
9
69,9
9
apr
51,2
6
52,7
6
54,8
6
mag
28,8
4
28,0
3
32,6
4
giu
11,0
1
8,2
1
11,7
1
lug
3,9
1
4,0
0
5,8
1
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
14
ago
12,3
1
8,9
1
12,0
1
set
43,2
4
42,9
4
45,1
4
ott
91,9
8
84,5
8
96,9
8
nov
97,2
9
106,0
9
112,0
10
dic
107,0
12
105,0
12
116,0
13
Anno
691,8
77
692,4
74
743,8
80
gp= giorni piovosi; pp = precipitazioni piovose (dati da DURO et alii, 1997).
Nelle figure seguenti vengono presentati i diagrammi termopluviometrici (BAGNOULS &
GAUSSEN, 1957) di Partanna, ottenuto sulla base dei dati effettivamente disponibili, nonché di
Gibellina e Santa Ninfa, ottenuti invece attraverso il metodo di interpolazione proposto da
ZAMPINO et alii (1997). Essi evidenziano come il comprensorio in esame abbia una
temperatura media annua compresa tra i 15,9 °C di Santa Ninfa e i 16,5 °C di Partanna, con
un’escursione termica annua pari a circa 16-17 °C (gennaio: 8,4 °C a Santa Ninfa e 8,8 °C sia
a Gibellina sia a Partanna; luglio-agosto: 24,5 a Santa Ninfa e 25,6 °C a Partanna) e sia
interessata da una stagione arida che dura 4-5 mesi, risultando pertanto a cavallo tra il
bioclima clima termo- e mesomediterraneo della regione climatica mediterranea.
Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Partanna.
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Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Gibellina.
Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Santa Ninfa.
Clima dell’area secondo Thornthwaite & Mather
Avvalendosi del metodo di regressione proposto da PICCIONE et alii (1995), DURO et alii
(1998) hanno calcolato il bilancio di Thornthwaite & Mather per la stazione di Partanna,
Gibellina e Santa Ninfa. Nella tabella seguente vengono illustrati i principali parametri utili ai
fini di questo metodo di classificazione, ovvero Im, Ih, Ia e Cet.
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Parametro
Partanna
Gibellina
Santa Ninfa
Im
-18.85
-16.89
-9.33
Ih
30.77
29.91
36.36
Ia
49.62
46.80
45.69
Cet
50.61
48.74
48.86
Sulla base di quanto esposto, il clima di tutte e tre le stazioni considerate ricade nel tipo
C1B’2s2b’4, ovvero C1 = subumido-subarido, B’2 = secondo mesotermico, s2 = con deficit
estivo forte e b’4 = oceanico-suboceanico. Il periodo di eccedenza idrica va dall’ultima decade
novembre a fine marzo, mentre il periodo di deficit idrico dura dai primi di maggio a fine
ottobre.
Clima dell’area secondo Pavari
Sulla base dei valori noti di T media annua (16,3 °C), la T media del mese più freddo
(gennaio: in media 8,6 °C) e di quello più caldo (luglio o agosto, in media 25,0 °C), le medie
dei minimi annui (ca. 5,8 °C), l’area in esame ricade nella sottozona calda della zona II con
siccità estiva riferita alla classe temperata calda del Lauretum.
Il Pluviofattore di Lang nell’area del SIC
In ragione dei valori del pluviofattore ottenuti per l’area di Partanna (692,4/16,5: 42), di
Gibellina (691,9/16,2: 43) e di Santa Ninfa (743,7/15,9: 47) il comprensorio risulta ricadere
nella zona climatica subtropicale e tropicale.
L’Indice di aridità di De Martonne nell’area del SIC
L’indice di aridità relativo, pari a 26,1 a Partanna (691,8/10+16,5), a 26,4 a Gibellina
(692,4/10+16,2) e a 28,7 a Santa Ninfa (743,8/10+15,9) consente di riferire l’intero
comprensorio alla classe climatica subumida.
Quoziente pluviotermico di Emberger nell’area del SIC
Avendo a disposizione soltanto i dati reali sul regime termometrico di Partanna, questa
stazione è stata l’unica presa in considerazione per il calcolo del coefficiente di Emberger; le
massime del mese più caldo pari a 31,4 °C ed un valore medio delle minime del mese più
freddo pari a 5,5 °C, il coefficiente di Emberger (Q) risulterebbe pari a ca. 91,7. Questo dato
bruto, abbinato alla media delle minime del mese più freddo, induce a classificare il clima del
SIC come subumido ad inverno temperato.
Indici di Rivas-Martínez nell’area del SIC
Applicando gli indici climatici proposti da Rivas-Martínez, tutte le stazioni considerate
presentano un clima marcatamente mediterraneo (Iov Partanna: 0,28; Iov Gibellina: 0,38; Iov
Santa Ninfa: 0,47). Dal calcolo dell’indice di termicità (It = 3416) desumibile dalla stazione
termopluviometrica di Partanna il SIC risulta ricadere nel termotipo mesomediterraneo
inferiore. L’attribuzione dell’ombrotipo risulta agevole alla luce della notevole omogeneità
dei dati pluviometrici disponibili: infatti le precipitazioni piovose annue oscillano ben poco
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tra i ca. 692 mm di Partanna ed i ca. 744 mm di Santa Ninfa e suggeriscono di attribuire
l’intero SIC all’ombrotipo subumido inferiore.
2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3)
Aspetti geologici (A.3.1)
Le formazioni gessose della regione carsica di Santa Ninfa appartengono ai depositi
evaporitici della formazione Gessoso-Solfifera Messiniana depositatesi nel bacino del
Mediterraneo, costituita da una successione litologica composta da Diatomiti, calcari
evaporitici, gessi, sali, ed intercalazioni varie di argille. Tale successione poggia in
discordanza sui depositi pre-evaporitici della formazione Terravecchia (Tortoniano sup.Messiniano inf.) ed è ricoperta in discordanza da calcilutiti e calcisiltiti pelagiche con
calcareniti appartenenti all’unità dei Trubi (cfr. Tavola 2 – Carta geologica).
Nell’area AGOSTINI & CUCCHI (1989) individuano 6 “Unità geolitologiche”, così suddivise:
U.B. - Unità impermeabile di base;
U.G. - Unità gessosa più o meno carsificabile sovrastante;
U.S. - Unità marnoso-argillosa superiore;
U.T. - Unità marnosa a Globigerine e marnoso-arenacea non carsificabile;
U.C. - Unità conglomeratica recente, poco carsificabile;
U.Q. - Depositi sciolti quaternari.
U.B. - Unità di base, argillo-marnosa
È costituita da argille e marne di colore grigio-azzurro facenti parte della «Formazione
Terravecchia» di età Tortoniano sup. - Messiniano inf.
L'Unità è composta dalle rocce più antiche affioranti in zona, è arealmente diffusa e
rappresenta il substrato impermeabile e non carsificabile. Aree di affioramento significative
sono quelle della zona nordoríentale, alle pendici del Monte Castellaccio e della Montagna
della Magione.
A NW, appena fuori dall'area studiata, affiorano limitati lembi di calcari coralligeni e detritici
con sabbie gialle, probabilmente del Sahelíano inferiore.
U.G. - Unità gessosa e sottounità gessarenitica
E’ caratterizzata da diversi litotipi, anche se quelli più frequenti consistono in gessi da micro a
macrocristallini, ed è costituita da parte dei litotípi caratterizzanti la «Formazione gessososolfifera» di età messiniana. La «successione tipo» dovrebbe essere data, dal basso verso
l'alto, da alcuni metri di marne diatomifere e gessose passanti a calcari silicei e gessosi,
preludenti alla potente successione di gessi anidri macrocristallini.
I gessi anidri macrocristallini, che costituiscono con le intercalazioni di strati a cristalli minuti
o a minute brecce gessose, il litotipo prevalente e più potente, sono seguiti dalla «Sottounità
gessarenitica», consistente in arenarie e marne più o meno gessose, in gessi micro e
macrocristallini fittamente laminati, e con frequenti intercalazíoni di brecce caotiche costituite
da frammenti anche grossolani dell'Unità argilloso-marnosa sottostante.
I gessi, specie se macrocristallini, sono abbastanza nettamente stratificati (spesso con
stratificazione marcata da interlamine argillose) con strati di spessore da decimetrico a
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metrico. Talvolta si rinvengono fratture riempite da calcite e, più raramente, da gesso
ricristallizzato. La fratturazione ha ritmo da decimetrico a metrico.
L'unità gessosa è da considerare molto carsificabile e permeabile per fratturazione e carsismo.
Affiora diffusamente e costituisce l'ossatura dei rilievi di Santa Ninfa, culminando nell'arco
settentrionale Montagna della Magione - Monte Campanaro - Rocca delle Penne.
U.S. - Unità marnosa e argillosa superiore
La sequenza gessosa è seguita da due formazioni, composte da marne e argille grigie e
azzurre, talvolta interessate da sottili intercalazioni gessoso-argillitiche: tali litotipi sono legati
alla chiusura del ciclo evaporitico. Anche se l'Unità comprende litotipi litologicamente e
stratificamente eterogenei, dal punto di vista delle relazioni con le fenomenologie carsiche
essa è da considerarsi omogenea, impermeabile e non carsificabile.
Affiora con continuità alle pendici del M. Castellaccio e nell'area del M. Finestrelle.
U.T Unità marnosa e marnoso-arenacea
È l'Unità che praticamente chiude la successione affiorante in zona e in cui sono stati
compresi i calcari pelagici, i calcari e le argille marnose con intercalazioni torbiditiche: si
tratta di litotipi appartenenti alla «Formazione dei Trubi » e alla «Formazione marnosoarenacea » siciliane di età Pliocene inferiore e Pliocene medio-superiore.
È da considerare poco o affatto permeabile e non carsificabile, ed affiora con continuità nei
pressi dell'abitato di S. Ninfa e verso Est fino al Villaggio Rampinzeri, costituendo il
basamento roccioso della valle Baiata.
U.C. - Unità conglomeratica
Questa Unità è stata distinta solamente per il suo interesse morfologico, in quanto nulla è la
sua influenza sulle caratteristiche geoidrologiche dell'area. Si tratta di un deposito
continentale regressivo consistente in sabbie più o meno cementate e in conglomerati
eterogenei e poligenici, spesso con strutture incrociate, con livelli cementati ad Ostree.
Affiora in limitati lembi (NW dell'abitato di S. Ninfa, pendio occidentale del Colle La Menta)
ed in limitatissime aree non cartografabili rinvenute nei pressi della Grotta della Volpe Rossa
e a Nord di Fontana Blandina.
UQ. - Unità sciolta quaternaria
Comprende í principali affioramenti di detrito di falda e di frana e dei depositi alluvionali
sciolti, che sono variamente distribuiti ma particolarmente abbondanti nelle vallecole ad Est di
S. Ninfa.
I versanti settentrionali ed occidentali sono caratterizzati da alte scarpate, risultato dell'azione
combinata di fattori tettonici e litologici. Si assiste all'arretramento del versante a seguito del
crollo dei rigidi gessi macrocristallini sulle argille in deformazione e scivolamento. Il limite
orientale corrisponde ad una serie di articolate vallecole ad andamento meridiano impostate o
srutturate su elementi tettonici. Il limite meridionale corrisponde ad un pendio a media
pendenza che intaglia la monoclinale gessosa.
Gli affioramenti gessosi disegnano una sorta di arco a sviluppo Est-Ovest e concavo verso
sud: la concavità viene espressa, ma anche movimentata, da strutture disgiuntive ad
orientamento trasversale e longitudinale. In tal modo vengono a perimetrare alcuni settori
carsici all’interno dei quali si possono collocare blocchi di gesso a struttura con pianta
rettangolare trapezoidale. Tra un blocco e l'altro si allungano bacini chiusi che si
approfondiscono in prossimità degli inghiottitoi. A valle degli stessi si hanno ulteriori aste
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idrografiche con verso di drenaggio coerente con quello delle valli cieche, quasi ad ipotizzare
l'esistenza di paleovalli.
Aspetti geomorfologici (A.3.1)
L’area carsica di Santa Ninfa si presenta molto articolata, caratterizzata da una serie di forme
strutturali, forme prodotte da processi carsici e di versante che, combinandosi tra di loro,
danno vita all’attuale morfologia del paesaggio (AGNESI et al., 1989).
Per quanto riguarda le forme strutturali (forme influenzate dalla struttura geologica, ossia le
condizioni di giacitura delle rocce stesse che dipendono dalla tettonica, e riguardano tutti i
rapporti di posizione tra le masse rocciose, la fatturazione di queste, la disposizione degli
strati, ecc.), in linea generale e per grande scala il complesso gessoso di Santa Ninfa può
essere visto come una dorsale monoclinalica con una certa asimmetria che, osservata nel
dettaglio, si suddivide in più sistemi di scarpate, per lo più di origine tettonica, sviluppate
prevalentemente in senso E-W e N-S e rimodellate dai processi erosivi.
Più in dettaglio, tra le morfostrutture individuate nell’area, ormai intensamente erose da
processi esogeni, si possono riconoscere delle superfici strutturali sub-pianeggianti e superfici
sub-strutturali. Le prime sono presenti in placche isolate di qualche ettaro, che si sviluppano
nei pressi dell’abitato di Santa Ninfa, a quote comprese tra i 490 e i 500m; lembi minori sono
riconoscibili più a nord in C.da La Menta, Case Martino, e a Nord del Villaggio Rampinzeri.
Le seconde invece, riconoscibili sia nei gessi che nei testimoni residuali di calcari evaporitici,
sono distribuite lungo l’altopiano settentrionale, e cioè Monte Castellaccio, Monte Finestrelle,
Montagna della Magione. Per le forme riguardanti i gessi, si tratta per lo più di pianori
discontinui, con ampiezza variabile tra il centinaio e qualche migliaio di metri quadrati,
appartenenti a strutture più complesse come pieghe. Quelle invece riferite alle coperture
carbonatiche sovrastanti i gessi, che conferiscono l’aspetto cupoliforme ad alcuni rilievi,
derivano dallo smembramento delle placche calcaree dalla periferia verso il centro in seguito
al procedere dell’erosione chimica dei gessi sottostanti.
Altre forme associabili a forme strutturali riscontrate nell’area sono: le superfici di erosione,
come la superficie di spianamento impostata sulla base della scarpata settentrionale, che
arretra parallelamente a se stessa per fenomeni di crollo, e la superficie di erosione dovuta
verosimilmente ad un episodio di continentalità pleistocenica, riconoscibile all’estremità nord
dell’area presso masseria Lo Curto. Altre superfici similari, che troncano di netto le sequenze
gessose, sono riconoscibili nell’area di Montagna della Magione, di Monte Finestrelle e di
Monte Castellaccio.
Le scarpate, numerose nella zona, sono generate essenzialmente da sistemi di faglia che hanno
sezionato l’altopiano. Quella più significativa è la scarpata bordiera settentrionale, con
andamento ad arco convesso verso nord. Il suo andamento non è regolare, in quanto spesso è
interessata da faglie secondarie che la smembrano in più sezioni. Ha una pendenza media del
70%, è lunga circa 10 km ed ha un’altezza media di 100 m. Altra scarpata è quella mediana
che distingue i due altopiani, estesa tra Monte Castellaccio e la C.da Fontana Blandina. Molto
più irregolare rispetto alla prima, con pendenze più basse (circa 25-30%) ed altezza
notevolmente inferiore, si sviluppa per circa 4 km. Altre scarpate di entità minore
caratterizzano l’intera area.
In ultimo, per le forme strutturali si devono considerare i versanti, che appartengono sia a valli
cieche come il vallone del Biviere, il cui versante destro è in larga parte impostato lungo la
scarpata che distingue i due altopiani, sia a doline allineate lungo assi di sistemi di frattura.
Fra le forme morfologiche che caratterizzano il paesaggio del complesso gessoso di Santa
Ninfa, sono di particolare importanza, per diffusione e varietà, quelle legate al carsismo. Esse
si presentano come macro-, meso- e micro-forme epigee ed ipogee.
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Le forme epigee si manifestano con lo sviluppo di depressioni chiuse di medie e grandi
dimensioni: valli cieche e doline con presenza a volte di inghiottitoi attivi. La più elevata
densità di depressioni chiuse si riscontra nell’altipiano sommitale, ed in particolare nel settore
della Montagna della Magione; nell’altipiano meridionale si risconta invece un allineamento
in senso Est-Ovest di grandi depressioni, tra cui spicca quelle del Biviere. Tale valle
inizialmente è incisa sui terreni argillosi e, dopo un breve tratto in direzione N-S, si imposta
sull’unità gessosa, parallelamente al sistema di faglie, con direzione E-W. In corrispondenza
dei terreni gessosi, visto anche la maggior resistenza meccanica all’erosione, il corso d’acqua
incide una stretta valle a V assumendo a tratti l’aspetto di una forra, per poi passare nel tratto
terminale in un ampia conca bordata da ripide pareti fino a 50m di altezza, alla base delle
quali il corso d’acqua viene assorbito da un ampio inghiottitoio, originando un esteso sistema
carsico ipogeo (“La Grotta”). Altro caso di particolare importanza è costituito
dall’allineamento di doline che segue la base della scarpata situata ad Ovest dell’altopiano di
Fontana Blandina.
Altre forme carsiche epigee sono dei dossi di forma conica, tronco-conica e a cupola, ed in
qualche caso a torre, determinate da un erosione di tipo selettiva, delle piccole placche relitte
dei calcari evaporitici che poggiano sulle successioni gessose.
Le microforme carsiche si presentano diffusamente e in una grande varietà di tipi,
interessando tutti i litotipi gessosi ed in particolare i termini macrocristallini, dove
evidentemente si realizzano le condizioni giaciturali idonee alla formazione e allo sviluppo
delle microforme. Una delle zone particolarmente ricche di forme carsiche su gesso selenitico
è rappresentata dall’area del Monte Castellaccio.
Tra i morfotipi individuati nella zona si riscontrano le scannellature o rillenkarren, presenti in
tutti i litotipi ad eccezione del gesso macrocristallino; si presentano con creste aguzze e una
sezione trasversale piuttosto regolare. Nella porzione gessosa arenitica, anche su pendenza
elevate oltre i 70 gradi sono presenti in due varietà; una caratterizzata da una sezione a V
molto regolare e creste sottili, l’altra con creste piatte e sezioni assai regolari, generalmente di
maggiori dimensioni. Poi troviamo solchi a doccia o rinnekarren, che si trovano
esclusivamente nel gesso macrocristallino e che si presentano con una sezione a V separati da
creste arrotondate. Altro morfotipo è costituito dai karren coperti o rundkarren, osservabili sia
nel gesso microcristallino che in quello macrocristallino. Generalmente sono isolati e con
sezione trasversale piuttosto arrotondata.
Altre forme caratteristiche sono le vaschette di corrosione o kamenitzas con fondo piatto; sono
state osservate in alcuni grossi massi di gesso macrocristallino e solitamente tendono ad
essere riempite da materiale insolubile.
Infine troviamo i karren ad imbuto o trichtenkarren, osservati esclusivamente nel gesso
arenitico: sono delle piccole conche subcircolari con fondo piatto delimitato da pareti di
qualche millimetro di altezza che si raccordano dolcemente ad esso.
Un’ulteriore processo geomorfologico agente nell’area di Santa Ninfa è rappresentato dai
processi di versante. Gran parte dei versanti dell’area è interessata da fenomeni franosi attivi e
fenomeni quiescenti, la cui riattivazione è comunque possibile. Per quanto riguarda le
tipologie di frane osservate, possono essere classificate secondo lo schema di Varnes
modificato da Carrara. I più diffusi sono i crolli legati alla presenza di rocce coerenti,
caratterizzate da un elevato grado di fatturazione, come anche i ribaltamenti. Si individuano
anche scorrimenti legati alla presenza degli interstrati argillosi, che favoriscono il movimento,
come quella di M.te Castellaccio. I terreni argillosi, invece, sono caratterizzati da colamenti.
Nell’area si riscontra un elevato numero di cavità ipogee. In AA.VV. (1989) veniva
evidenziata la presenza di 42 cavità (tra grotte ed inghiottitoi), mentre un recente studio
svolto nell’ambito della redazione del PdG ha consentito di verificare l’attuale esistenza di 29
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cavità (di cui 4 sono risultate inaccessibili, 1 ostruita e 24 accessibili), che vengono
sinteticamente riportate nella tabella seguente.
Denominazione
La Grotta
Risorgente
Inghiottitoio del
Cane Impiccato
Senza nome
Senza nome
Inghiottitoio di
Casa Baldassone
Pozzo presso Casa
Ferreri
Grotta tettonica di
Monte Castellaccio
Grotta inferiore
delle Eccentriche
Grotta superiore
delle Eccentriche
Inghiottitoio di
Case Martino
La Gronda
Senza nome
Inghiottitoio della
Magione
Senza nome
Senza nome
Senza nome
Senza nome
Inghiottitoio della
Volpe Rossa
Grotta dei Latitanti
Senza nome
Inghiottitoio dei
Rovi
Inghiottitoio del
Canale delle Penne
Senza nome
Inghiottitoio del
Castellaccio
Diaclasi del
Castellaccio
Cavità tettonica a
quota 525
Inghiottitoio del
Biviere
Descrizione
E’ il sistema carsico di maggiore estensione dell’area, costituendo l'emittente della
valle cieca del Biviere. Si articola in un ramo fossile ed in un ramo attivo inferiore.
Elevato interesse speleologico, idrogeologico, biospeleologico. Sviluppo 1350 m,
dislivello -25 m.
Risorgenza della cavità precedente.
Inghiottitoio attivo al fondo di una dolina. Presenta un piccolo lago d'acqua perenne
ed è percorso da un torrente che può presentare notevoli piene. Sviluppo 105 m,
Dislivello -30 m.
Cavità mai esplorata
Cavità mai esplorata
Cavità mai esplorata.
Stretta frattura tettonica sul versante meridionale del Monte Castellaccio. Sviluppo
23 m, Dislivello -13 m.
Piccola cavità in un’area vistosamente tettonizzata, accessibile attraverso una stretta
fessura. Sviluppo 11 m, Dislivello -3,5 m.
Vedi scheda successiva (trattasi di diverso ingresso della medesima cavità).
Sviluppo 310, Dislivello -34.
Complessa cavità tettonica sviluppata lungo uno sciame di fratture tettoniche
riconoscibili anche esternamente. Interessante concrezionamento. Sviluppo 310 m,
Dislivello -34 m.
La grotta si sviluppa inizialmente a meandro, con evidenti tracce delle improvvise e
pericolose piene cui è soggetto il torrente ipogeo. Ingresso ostruito.
Cavità mai esplorata.
Cavità inaccessibile
L'inghiottitoio drena le acque di una vasta dolina ma diviene ben presto
impenetrabile per i copiosi riempimenti argillosi. Sviluppo 20 m, Dislivello -9 m.
Cavità inaccessibile
Cavità inaccessibile
Cavità inaccessibile
Cavità mai esplorata
L’inghiottitoio si apre al fondo di una dolina imbutiforme. Elevato interesse
speleologico, idrogeologico. Sviluppo 371 m, Dislivello -67 m.
Interessante cavità di origine tettonica, con fitta vegetazione all’ingresso, costituita
da tre sale interne comunicanti. Sviluppo 137 m, Dislivello -20 m.
Cavità mai esplorata
Inghiottitoio in una grande dolina, che si sviluppa in un bel meandro alto sino a 8 m.
Sviluppo 206 m, Dislivello -29 m.
L'inghiottitoio si apre al fondo della vasta valle cieca compresa tra Rocca delle
Penne e Rocca Tonda. Sviluppo 106 m, Dislivello -5 m.
Cavità mai esplorata.
Modesta cavità posta al fondo di una piccola dolina del versante settentrionale di M.
Castellaccio. Sviluppo 6 m, Dislivello -2 m.
Piccola cavità. Sviluppo 9 m, Dislivello -3 m.
Articolata cavità tettonica in posizione panoramica, sviluppata in ambienti impostati
su elementi tettonici riscontrabili anche all'esterno. Sviluppo 121 m, Dislivello -25
m.
Presenta un pozzo verticale di alcuni metri, che termina in una stanza dove si ubica
un sifone che inghiotte le acque del Biviere.
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Le cavità carsiche di Santa Ninfa, pur aprendosi tutte in gesso, si sono dimostrate
particolarmente interessanti sia dal punto di vista del concrezionamento carbonatico e
subordinatamente gessoso, sia da quello delle mineralizzazioni secondarie (FORTI, 1989).
Sono stati infatti evidenziati numerosi speleotemi, alcuni dei quali del tutto nuovi per
l'ambiente carsico nei gessi.
Il concrezionamento carbonatico presenta un notevole sviluppo soprattutto nella grotta di
Santa Ninfa, ove colate, stalattiti e crostoni hanno dimensioni sino a qualche metro; notevole
poi in questa grotta la ricchezza di forme che i depositi carbonatici assumono, ricchezza che è
paragonabile a quella che normalmente si osserva nelle grotte nei calcari.
A prescindere dalla Grotta di Santa Ninfa, solamente la Grotta di Monte Finestrelle presenta
speleotemi calcarei di un certo interesse: nel tratto terminale di quest'ultima grotta, infatti,
sono state osservate alcune lame isolate di dimensioni metriche. In molte delle altre cavità
della zona sono presenti concrezioni calcaree, anche se sempre con dimensioni e varietà di
forme minori: in generale si tratta di piccole stalattiti e colate.
Nel campo delle cristallizzazioni di gesso l'interesse della area carsica di Santa Ninfa è
assolutamente eccezionale: infatti la varietà e l'abbondanza delle forme cristalline rinvenute
negli interstrati argillosi intersecati dai condotti carsici, e in special modo nella Grotta di
Santa Ninfa, è tale da competere con quella delle Grotte Bolognesi. Sono stati osservati
cristalli singoli isolati, aciculari, prismatici pseudoesagonali a volte con accrescimenti
paralleli, o con accrescimento dendritico, rosette di lenticolari o di prismatici, etc.
Nella grotta di Monte Finestrelle, poi, sono presenti in numero elevato grandi cristalli (sino a
0.5 m in lunghezza) lenticolari, geminati a coda di rondine o a ferro di lancia, molti dei quali
di una notevole limpidezza.
Sempre all'interno della Grotta di Santa Ninfa, proprio al di sopra del pozzo che immette nella
zona attiva della cavità, in una sala laterale fortemente interessata da concrezionamento
calcareo e ricca di deposito di guano, è stato rinvenuto un altro fosfato: la carbonatoapatite. È
la prima volta che in Italia è segnalata la carbonatoapatite in una cavità nel gesso.
Appare quindi in tutta chiarezza la notevole importanza che questa piccola zona gessosa
riveste, non solo nel ristretto ambito italiano, per questo particolare aspetto del carsismo.
Infatti per la prima volta al mondo sono state osservate alcune particolari concrezioni, quali le
eccentriche di gesso e gli speleotemi poliminerali, inoltre sono state evidenziati nuovi
meccanismi per la formazione di cristallizzazioni di solfato di calcio in ambiente carsico
gessoso. Inoltre, la ricchezza di minerali secondari e di speleotemi, osservata soprattutto
all'interno della Grotta di Santa Ninfa, è del tutto eccezionale per l'ambiente carsico gessoso
ed è sicuramente da ascrivere alla esistenza di emergenze solfuree all'interno della grotta.
La maggior parte delle forme carsiche di maggiori dimensioni presenti nel SIC viene riportata
nella Tavola 3 – Carta geomorfologica. Non sono state riportate su carta le numerose
microforme epigee (karren, vaschette, dossi, ecc.) sia per la loro dimensione che per la loro
estesa diffusione nel territorio del SIC.
Aspetti idrogeologici (A.3.2; A.4)
Il substrato gessoso che caratterizza l’area è interessato da un’intensa fatturazione e da un
carsismo piuttosto spinto, che genera una permeabilità molto elevata, drenando rapidamente
verso il sottosuolo le acque di precipitazione atmosferica. Tale drenaggio avviene sia in
maniera concentrata, attraverso gli inghiottitoi attivi, sia in maniera diffusa, attraverso la rete
di fratture e micro-cavità che interrompe in maniera massiva la continuità fisica dei terreni
gessosi.
Le acque di infiltrazione efficace seguono percorsi sia relativamente lenti (nelle microfratture
e microcavità) che veloci (nei condotti carsici). Talvolta, i riempimenti secondari di argille
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depositati all’interno delle cavità idricamente attive tendono a rallentare la circolazione
sotterranea.
Il livello di base degli acquiferi esistenti nell’area è generalmente rappresentato dalla
Formazione Terravecchia, sottostante stratigraficamente e geometricamente alla Formazione
Gessoso-Solfifera.
Piccole falde sospese possono essere presenti all’interno dell’affioramento gessoso, legate alla
presenza di interstrati argillosi che ne rappresentano il livello di base.
I punti di venuta a giorno delle acque sono rappresentati da piccole sorgenti, le più
rappresentative delle quali sono legate all’affioramento della falda basale, ubicandosi ai
margini meridionali dell’affioramento gessoso, dove esso viene a contatto con il complesso
impermeabile sottostante. La risorgente della Grotta di Santa Ninfa è appunto legata a questo
tipo di assetto idrogeologico.
Non mancano inoltre le sorgenti in tramontane, aventi lo stesso tipo di alimentazione, dovute
principalmente all’assetto strutturale della zona.
Nello specifico, nell’ambito di uno studio sugli acquiferi (FAVARA et al., 2001), sono state
individuate le principali falde idriche dell’area, che possono essere distinte in falde basali,
falde medio-superficiali, falde estremamente superficiali.
Gli acquiferi basali individuati sono due:
- Il primo è ubicato nella parte settentrionale del massiccio di Monte Finestrelle. Ha un
deflusso settentrionale e presenta dimensioni e velocità di deflusso sufficienti ad
omogeneizzare quasi per intero le escursioni isotopiche delle precipitazioni che lo
alimentano. Le sue caratteristiche chimiche indicano che l'acqua di questa falda è in
equilibrio con le specie mineralogiche che costituiscono le rocce serbatoio.
L'affioramento di questa falda è costituito dalla Sorgente Case Di Stefano,
caratterizzata da valori di portata elevati e abbastanza costanti durante l'intero periodo
dell'anno. Tra le molte sorgenti dell'area essa è ubicata alla quota più bassa (livello
freatico circa 350 m s.l.m.), è probabile quindi che riceva il contributo idrico da tutte
le aree di ricarica della zona. Ciò può avvenire sia in termini di apporto diretto di
acque infiltranti che in termini di travaso da falde più superficiali.
- Il secondo ha un deflusso preferenziale verso sud e comprende nel suo circuito il
sistema Biviere-Grotta-Risorgenza-Polla. Rispetto al precedente ha velocità di
deflusso più elevata e presenta volumi idrici inferiori, mostrando escursioni isotopiche
ridotte rispetto alla sua ricarica meteorica. La sua potenzialità idrica è tale da riuscire
ad alimentare il corso d'acqua che scorre all'interno della grotta anche quando, nel
periodo estivo, il torrente Biviere è completamente in secca. Le sue caratteristiche
chimiche sono simili all'altro acquifero basale.
Tra i circuiti medio-superficiali possiamo includere quelli le cui sorgenti hanno quote di
emergenza più elevate rispetto a quelli già trattati. La loro esistenza è dovuta agli interstrati
argillosi presenti nella sequenza gessosa, che ne costituiscono il limite impermeabile locale.
La loro potenzialità idrica è abbastanza limitata, infatti alcune sorgenti connesse a questi
acquiferi si estinguono nel periodo estivo. Un esempio di questo tipo di falde è rappresentato
dalla sorgente Rampinzeri, che mostra valori medi annui di composizione isotopica più
negativi proprio in virtù del fatto che il suo bacino di alimentazione comprende le aree più
elevate del complesso gessoso di monte Monte Finestrelle. L'acquifero che alimenta la
sorgente di Case Monreale presenta, rispetto a tutti gli altri, un carico salino inferiore ed una
connotazione bicarbonato-calcica prevalente. Un'altra caratteristica è data dalla variabilità
della sua composizione chimica durante 1'arco dell'anno. Le variazioni chimiche sembrano
dovute probabilmente ad un contributo occasionale in alcuni periodi dell'anno da parte di
acque chimicamente assimilabili al termine selenitico.
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Le falde estremamente superficiali possono essere ricondotte a quelle manifestazioni
sorgentizie la cui esistenza è strettamente connessa a periodi piovosi; esse presentano portate
abbastanza limitate e periodi di attività inferiori a setto-otto mesi l’anno. I circuiti idrologici
che alimentano questo tipo di manifestazioni sono molto superficiali, di scarsissima entità
volumetrica e con velocità di deflusso estremamente elevate. In alcuni casi questi circuiti
costituiscono la circolazione di “troppo pieno” di acquiferi profondi.
La circolazione idrica di superficie è limitata alle sole valli cieche e ai versanti delle doline;
un notevole sviluppo mostra invece la rete idrografica impostata nelle argille sottostanti i
gessi, e che prende inizio dai margini della dorsale. Infatti, dalle pendici meridionali del
complesso montuoso si dipartono numerosi torrenti che costituiscono le sorgenti di testa dei
fiumi Belice e Modione, mentre nel versante settentrionale si originano segmenti fluviali
affluenti del Fiume Freddo (Tavola 4 – Carta del Sistema idrico Superficiale). Da rimarcare il
torrente Biviere, a regime torrentizio, che percorre la Valle cieca del Biviere per circa 2,5 km
prima di inoltrarsi nel sottosuolo dando vita alla Grotta di Santa Ninfa, e che riemerge più a
valle nella Risorgenza costituendo una delle sorgenti di testa del Fiume Modione; e il Vallone
Varuari, stretto ed incassato, esterno al Sito nonostante il suo interesse geomorfologico,
idrogeologico e naturalistico.
Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio idrogeologico (A.3.3)
Il Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Siciliana individua e classifica i movimenti
franosi riscontrati nell’area del SIC (cfr. tabella sottostante). Tali dissesti vengono inoltre
riportati nella Tavola 5 – Carta dei Dissesti.
Si tratta di un totale di 14 frane, per nessuna delle quali il Piano prevede interventi di
sistemazione.
In linea più generale, come già descritto nel capitolo inerente l’assetto geomorfologico, i
fenomeni di versante, con specifico riferimento ai crolli, costituiscono un elemento diffuso e
fondamentale dell’evoluzione del paesaggio naturale. La velocità evolutiva di tali fenomeni è
notevole, a causa delle scadenti qualità geo-meccaniche delle rocce gessose, che al tempo
stesso rendono del tutto non convenienti sotto il profilo ambientale, tecnico ed economico
eventuali interventi di prevenzione e stabilizzazione dei versanti.
Gli unici interventi efficaci per la stabilizzazione dei fenomeni di versante sono rappresentati
dalla messa in opera di presidi di protezione delle eventuali strutture antropiche interessate dai
dissesti, che sono però di forte impatto ambientale e scarsamente compatibili con le esigenze
conservazionistiche di un’area protetta.
Pertanto, si sconsiglia la realizzazione di qualsivoglia intervento nei confronti di fenomeni
gravitativi con tipologia di crollo, eccezion fatta per i casi di assoluta, comprovata e non
eludibile necessità.
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Sigla
Prov.
Comune
045-9SN-012
045-9GI-006
045-9GI-056
045-9GI-058
045-9GI-059
045-9GI-060
045-9GI-061
054-9SN-012
054-9SN-013
054-9SN-014
056-9SN-002
056-9SN-003
056-9SN-004
057-9GI-003
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
TP
S. Ninfa
Gibellina
Gibellina
Gibellina
Gibellina
Gibellina
Gibellina
S. Ninfa
S. Ninfa
S. Ninfa
S. Ninfa
S. Ninfa
S. Ninfa
Gibellina
Bacino o Area
Territoriale
F. San Bartolomeo
F. San Bartolomeo
F. San Bartolomeo
F. San Bartolomeo
F. San Bartolomeo
F. San Bartolomeo
F. San Bartolomeo
F. Arena
F. Arena
F. Arena
Tra F.Modione e F. Belice
Tra F.Modione e F. Belice
Tra F.Modione e F. Belice
F. Belice
TIPOLOGIA
1 = Crollo e/o ribaltamento
2 = Colamento rapido
3 = Sprofondamento
4 = Scorrimento
5 = Frana complessa
6 = Espansione laterale o deformazione gravitativa (DGPV)
7 = Colamento lento
8 = Area a franosità diffusa
9 = Deformazione superficiale lenta (creep, soliflusso)
10 = Calanchi
11 = Dissesti dovuti ad erosione accelerata
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Località
Cappellone
Sud Case Magione
Sud Case Magione
Nord Casa Catalano
Nord Casa Catalano
Nord Casa Catalano
Monte Finestrelle
C.da La Menta
SE Timpone Pontillo
SE Timpone Pontillo
C.da Baiata, Sud S.S. 119
C.da Baiata, Sud S.S. 119
C.da Baiata, Sud S.S. 119
Monte Finestrelle
C.T.R.
1:10.000
606150
606160
606160
618040
618040
618040
618040
618030
618030
618030
618030
618030
618030
618040
Tipologia Attività Pericolosità Rischio
STATO DI ATTIVITA’
A = Attivo
I = Inattivo
Q = Quiescente
S = Stabilizzato artificialmente o naturalmente
5
1
5
5
1
5
1
5
1
7
1
9
9
1
S
A
Q
Q
A
S
A
A
I
A
A
A
A
A
PERICOLOSITA’
0 = Bassa
1 = Moderata
2 = Media
3 = Elevata
4 = Molto elevata
0
2
1
1
3
0
3
1
3
1
3
2
2
4
1
/
/
/
/
/
/
3
/
1
/
/
/
/
Note
Esterno al SIC
Esterno al SIC
Esterno al SIC
RISCHIO
1 = Moderato
2 = Medio
3 = Elevato
4 = Molto elevato
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Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio e/o previsti
(A.3.4; A.4.2)
Nel territorio del SIC non sono presenti sistemi di monitoraggio relativi ad aspetti geologici.
Sino a qualche anno erano comunque in corso alcuni studi, condotti dall’Università di
Palermo, Dipartimento di Geologia e Geodesia, relativi alla velocità di dissoluzione dei gessi.
Relativamente invece agli aspetti climatici, l’ente gestore della riserva naturale Grotta di
Santa Ninfa ha attivato da alcuni anni una rete di monitoraggio climatico ipogeo all’interno
della Grotta, che misura in continuo, attraverso specifici sensori, la temperatura ipogea;
vengono inoltre effettuati regolari rilievi per la misura dell’umidità relativa ipogea e della
concentrazione della CO2. Ciò al fine di monitorare gli equilibri ipogei e di valutare gli
eventuali effetti che possono essere causati dalla fruizione della Grotta, che è regolamentata e
contingentata.
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27
2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEL SITO (B)
2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat
2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sul SIC (B.2)
Allo stato attuale pochissimi sono i contributi alla conoscenza botanica del comprensorio
della Valle del Belìce, sebbene esso ospiti ben tre Riserve Naturali già istituite (Riserva
Naturale Integrale “Grotta di Santa Ninfa”, Riserva Naturale Orientata “Foce del Fiume
Belice e dune Limitrofe” e Riserva Naturale Integrale “Grotta di Entella”). Alcune specie
vegetali di grande interesse fitogeografico vengono segnalate da GUSSONE (1828-1832, 18431845) per Partanna, Salaparuta, Gibellina e Salemi, mentre mancano del tutto informazioni su
Santa Ninfa. Le immediate adiacenze dell’area in esame sono state fatte oggetto di sporadiche
visite agli inizi dell’Ottocento. Oltre al Gussone vi erborizzarono anche il Philippi (Gibellina,
maggio 1833, in accordo con un campione di Odontites rigidifolius visionato e riportato in
BOLLIGER, 1996), e il Lojacono-Pojero (Calatafimi, come si desume da LOJACONO-POJERO,
1888-1909). Di recente la zona è stata meta di escursioni mirate da parte dei gruppi di ricerca
dell’Università di Catania (Salemi, dove BRULLO et alii, 1991 riportano Allium dentiferum
Webb et Berth.) e di Palermo (Salemi, dove RAIMONDO et alii, 1994 riportano Ajuga
orientalis L.; Partanna, dove gli stessi AA. riportano Allium cupanii Raf., ecc.). Tra i
contributi di carattere floristico e vegetazionale concernenti sensu lato l’area in esame vanno
citati anche i lavori di BARTOLO & BRULLO (1986), BERNHARDT (1986a-1988), BERNHARDT
& HURKA (1989), BRULLO & SPAMPINATO (1986), MINISSALE (1995) e SCUDERI (2006). Un
primo contributo monografico alla conoscenza della flora vascolare, della vegetazione e degli
habitat locali è stato invece prodotto da PASTA & LA MANTIA (2001a-b).
2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1)
Per la caratterizzazione floristico-vegetazionale sono stati utilizzati dati bibliografici recenti
(risultati delle indagini condotte in passato sulla flora vascolare e sulla vegetazione del
territorio - PASTA, 2001; AA.VV., 2006) e sono stati svolti diversi sopralluoghi su campo per
ultimare i rilievi floristici e fitosociologici, focalizzando l’attenzione sul trend dinamicodemografico delle specie d’interesse biogeografico e conservazionistico e delle xenofite
eventualmente presenti.
La nuova lista della flora vascolare è stata aggiornata sotto un profilo tassonomiconomenclaturale tenendo conto del recente contributo di GIARDINA et alii (2007).
In conformità con quanto prescritto dal D.M 03/09/2002 “Linee Guida per la gestione dei siti
Natura 2000”, per l’elaborazione delle carte tematiche è stata applicata la procedura qui di
seguito esposta:
1) Fotointerpretazione: sono stati riportati su base topografica (C.T.R. 1:10.000) i limiti
esistenti tra i fototipi di uso del suolo/vegetazione (carta di base dei fototipi uso
suolo/vegetazione).
2) Carta dell’uso del suolo: la carta si spinge sino al V livello della scala di dettaglio di Corine
Land Cover (CLC) 2000 ed è conforme agli standard proposti dalla Regione Siciliana, che ne
ha indicato i criteri di redazione in un apposito documento (“Criteri di Redazione della Carta
dell’Uso del Suolo”). La carta deriva dall’interpretazione di immagini telerilevate (ortofoto
Portale Cartografico Nazionale, Volo 2006, fuso Est), confrontate con i supporti disponibili e
sottoposte ad una successiva validazione in campo. Il contenuto di questa carta esprime la
tipologia degli interventi antropici (prevalentemente agricoli) all’interno del SIC.
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28
3) Carte della vegetazione e degli habitat: sulla base della carta dei fototipi sono stati
realizzati diversi rilievi fitosociologici che hanno consentito di passare dalla descrizione
fisionomica a quella sinecologica ed all’interpretazione sintassonomica. Nei limiti del
possibile, nell’elaborazione del piano di rilevamento si è tenuto conto dell’eventuale
variabilità dei fattori abiotici (geologia, altimetria, esposizione), che possono modificare la
composizione specifica della vegetazione senza che ciò sia evidenziabile per mezzo delle foto
aeree. I tipi ottenuti attraverso i rilievi effettuati in campo sono stati classificati al fine di
redigere un prospetto sintassonomico coerente. Per giustificare e documentare le scelte
operate caso per caso, in sede di presentazione della carta della vegetazione sono stati forniti
maggiori dettagli sia sulle esigenze ecologiche sia sulle connessioni dinamiche dei singoli
consorzi già noti nonché di quelli di nuovo rinvenimento. Più nel dettaglio, sono state elencate
le associazioni e gli aggruppamenti con una precisa indentità floristico-strutturale e/o un
definito ruolo dinamico. A livello di classi, ordini e alleanze si è fatto riferimento agli schemi
proposti da MUCINA (1997) e da RIVAS-MARTÍNEZ et alii (1999). Per i syntaxa di rango
inferiore, cioè le associazioni e le subassocazioni ci si è rifatti per lo più a BRULLO et alii
(2002a).
3.1 carta della vegetazione - i sopralluoghi hanno messo in evidenza che diverse
fitocenosi “condividono” gli stessi spazi, costituendo dei veri e propri “mosaici”, e che
numerosi consorzi non sono cartografabili per via dell’estrema localizzazione o delle
modestissime dimensioni. In fase di stesura finale della carta sono stati adottati alcuni
accorgimenti per renderla più leggibile: nei casi di vegetazione a mosaico sono stati
operati opportuni accorpamenti per correlare tra loro in modo inequivocabile i consorzi
rinvenuti 1) con le categorie d’uso del suolo (ove possibile definite in conformità con
CLC-V livello), 2) con le categorie di Corine-Biotopes e 3) con gli habitat d’interesse
comunitario/prioritario ai sensi della Dir. 92/43 CEE.
3.2 carta degli habitat - in occasione dei rilievi fitosociologici sono stati inoltre
effettuati gli opportuni controlli sulla rappresentatività/integrità degli habitat individuati,
sull’eventuale presenza e sull’intensità e frequenza dei fattori di stress e disturbo. In
questa sede vengono indicati i criteri operativi che hanno ispirato l’interpretazione degli
habitat sul campo e la loro restituzione cartografica.
L’intera area del Sito di Importanza Comunitaria è stata indagata in modo da redigere una
legenda che permettesse un confronto immediato tra le categorie di Corine Land Cover 2000,
Corine Biotope e gli Habitat della Direttiva 92/43/CEE. L’unità minima di rilevamento è di
20 × 20 m, sia per gli habitat di interesse comunitario sia per vegetazione e uso del suolo.
Particolare attenzione è stata prestata alla verifica dell’effettiva presenza e della reale
rappresentatività (in termini floristico-strutturali ed areali) di ciascuno degli habitat riportati
nella Scheda del Sito e nella Carta degli Habitat consegnata dall’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente e da questo commissionata alla società Agristudio s.r.l. Pertanto, ad
ogni unità di habitat rilevata è stato attribuito un codice in funzione della struttura e “densità”
(“p” = puro: 90-100%; “f” = frequente: 50-90%; “r” = rado: 10-50%).
Dove non è stato rilevato alcun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono era
inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), si è utilizzata la denominazione del
Corine Biotope prevalente.
Inoltre, nel Sito sono frequenti le situazioni in cui i poligoni rilevati, riconducibili ad habitat o
a biotopi, presentano una struttura a mosaico. Pur essendo facilmente distinguibili tra loro, le
diverse componenti intervengono in misura diversa a fisionomizzare il poligono; al fine di
standardizzare la loro rappresentazione, di registrare la complessità esistente e di ottenere
informazioni utili alla pianificazione degli interventi gestionali, si è deciso che il tematismo
fosse rappresentato da tutti i codici degli habitat o dei biotopi presenti, seguiti, come sopra
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29
riportato, dai codici che esprimono il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al
mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è
l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento.
I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e
conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità
e chiarezza di rappresentazione.
La carta degli habitat viene pertanto redatta secondo i seguenti criteri:
•
nel caso di presenza di un solo habitat, il tematismo relativo è rappresentato dal codice
dell’habitat senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità (f-p-r);
•
nel caso di presenza di un mosaico di habitat, il tematismo relativo sarà rappresentato
dai codici di tutti gli habitat tra loro interconnessi (senza differenziare i poligoni con
diverso grado di densità), ed il primo tra questi sarà l’habitat prevalente;
•
laddove non sia stato rilevato nessun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del
poligono sia inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), il tematismo sarà
rappresentato dalla formazione Corine Biotope prevalente.
Ai fini del calcolo della superficie di ciascun habitat, per ciascun mosaico si è valutata
qualitativamente, sulla base delle informazioni raccolte sul campo, la “superficie” occupata da
ciascun habitat componente il mosaico stesso. Così facendo, è stato possibile effettuare i
calcoli necessari per giungere ad una valutazione accettabile delle superfici ricoperte dai
singoli habitat, necessaria per la compilazione della nuova Scheda Natura 2000.
4) Carta della distribuzione delle emergenze floristiche: sono state riportate sulla CTR
l’ubicazione (punti o perimetri) delle specie più rare e localizzate. Per quanto concerne invece
i taxa pregiati che nel SIC risultano comuni o sono legati ad habitat ampiamente rappresentati,
si è fatto ricorso ad una sorta di carta di idoneità ambientale, riferendo cioè tali emergenze a
tutti gli habitat ed ai biotopi idonei che soddisfino le loro esigenze ecologiche.
2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione naturalistica del sito (B.3)
Premessa sul grado di naturalita’ del territorio con dati di sintesi sull’uso del suolo
Il paesaggio del SIC è caratterizzato dalla presenza di imponenti fenomeni carsici, che hanno
modellato irregolarmente il substrato gessoso, e da un mosaico di colture agrarie e di aspetti
naturali e semi-naturali strettamente interconnessi.
Di seguito si riporta una tabella sulle aree a diverso grado di naturalità, basata sulle categorie
Corine Land Cover opportunamente accorpate, al fine di fornire in maniera schematica ed
immediata una prima impressione del territorio del SIC. Seguendo tale tabella è stata anche
realizzata la Tavola 6 (Carta dei Sistemi ambientali).
Si fa rilevare che un fattore determinante per la fisionomia attuale del paesaggio è costituito
dalle tradizionali attività agro-pastorali e dalla realizzazione, negli ultimi 30 anni, di
rimboschimenti ad eucalipti e a conifere, che oggi interessano circa 1/3 della superficie del
Sito. Nel corso dell’ultimo decennio, tali rimboschimenti sono stati oggetto di graduali
conversioni, diradamenti e processi di latifogliamento con essenze autoctone o comunque di
ceppo europeo.
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30
Sistemi ambientali
Macrocategorie
aree edificate e aree verdi di pertinenza
Sistemi umani ad
viabilità
utilizzazione
altre aree
intensiva
Totale sistema
vigneti
oliveti e altri arboreti da frutto
Sistemi umano- seminativi e prati-pascoli
rurali
terreni abbandonati
altre colture
Totale sistema
praterie aride calcare, garighe e vegetazione
rupicola
Sistemi a diverso mantello e macchia
grado di naturalità rimboschimenti di conifere e latifoglie
vegetazione delle zone umide
Totale sistema
Totale SIC
Ettari
% su SIC
2,69
6,69
1,31
10,69
71,18
10,93
28,51
95,84
5,54
211,99
0,41%
1,01%
0,20%
1,62%
10,79%
1,66%
4,32%
14,53%
0,84%
32,13%
178,73
36,20
216,79
5,31
437,03
659,72
27,09%
5,49%
32,86%
0,80%
66,25%
100,00%
Le aree a più elevata naturalità sono riconducibili ad un mosaico di prateria perenne e annua,
frammista ad aspetti molto espressivi di gariga a labiate. Inoltre, sebbene circoscritta su
ridotte superfici, la vegetazione ripariale e la macchia ad alloro ubicate lungo il Vallone
Biviere rivestono un grande interesse e svolgono un ruolo cruciale, ospitando diversi habitat
di interesse comunitario e biotopi d’interesse conservazionistico. Infine, nel territorio sono
presenti diverse comunità legnose (mantello e macchia), le cui specie potrebbero innescare la
ricostituzione di formazioni pre-forestali e forestali.
Le caratteristiche ambientali e le valenze naturalistiche di ogni area verrano ampiamente
trattate nelle parti successive della presente relazione.
Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora
Di seguito viene presentata la lista della flora vascolare presente nel SIC ITA010022
“Complesso Monti Santa Ninfa-Gibellina e Grotta di Santa Ninfa”. Per l’aggiornamento
nomenclaturale della lista si è fatto riferimento a CONTI et alii (2005), per le orchidacee a
DELFORGE (2005). La suddivisione delle famiglie è conforme a CRONQUIST (1988) per le
Angiosperme dicotiledoni e a DAHLGREN et alii (1985) per le Angiosperme monocotiledoni.
Le famiglie, i generi e le specie sono elencati secondo l’ordine alfabetico.
Quando non specificato, le informazioni presentate in questa sede derivano da PASTA & LA
MANTIA (2001a); il segno “*” evidenzia le novità floristiche riscontrate da SCUDERI (2006) e
da PASTA (2006) e quelle frutto delle indagini di campo effettuate nel corso dell’ultima
primavera (SP: Salvatore Pasta; JR: Juliane Rühl; TLM: Tommaso La Mantia; LS: Leonardo Scuderi;
EM: Enza Marino; GC: Giulia Casamento).
Vengono successivamente fornite le informazioni relative alla corologia (le sigle dei corotipi
utilizzate traggono spunto da quelle proposte da ARRIGONI, 1984a) e alla forma biologica di
ciascuno dei taxa vegetali censiti.
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Prospetto dei taxa vegetali presenti nel SIC ITA010022
Terofite (T), Emicriptofite (H), Geofite (G), Camefite (Ch), Nanofanerofite (NP), Fanerofite (P),
Idrofite (I). ros = rosulate; rhiz = rizomatose; caesp = cespitose; rept = reptanti; scap = scapose;
bien = bienni; lian = lianose; bulb = bulbose; suffr = suffruticose
Taxon
F. Biol.
Corotipo
PTERIDOPHYTA
Aspleniaceae
Asplenium ceterach L.
H ros
Tetidico - Europeo
Equisetaceae
Equisetum ramosissimum Desf. [PASTA & LA
G rhiz
Olartico - Paleotropicale
MANTIA, 2001a, sub Equisetum arvense L.,
sphalm.]
Gymnogrammaceae
*Anogramma leptophylla (L.) Link (SP & JR)
T caesp
Subcosmopolita
Hypolepidaceae
*Pteridium aquilinum (L.) Kuhn (SP & JR)
G rhiz
Cosmopolita
Polypodiaceae
Polypodium cambricum L.
G rhiz
Mediterraneo
Selaginellaceae
Selaginella denticulata (L.) Link
Ch rept
Tetidico - Atlantico
Synopteridaceae
Cheilanthes maderensis Lowe
H ros
Tetidico - Paleotropicale
PINOPHYTA
Cupressaceae
Cupressus arizonica Green
P scap
Coltivato
Cupressus sempervirens L.
P scap
Coltivato
Pinaceae
Pinus cfr. nigra Arnold
P scap
Coltivato
Pinus halepensis Mill.
P scap
Introdotto spontaneizzato
Pinus pinea L.
P scap
Introdotto spontaneizzato
MAGNIOLOPHYTA DICOTYLEDONES
Acanthaceae
Acanthus mollis L.
H scap
Mediterraneo
Amaranthaceae
Amaranthus retroflexus L.
T scap
Avventizio naturalizzato
Anacardiaceae
Pistacia lentiscus L.
P caesp
Mediterraneo
Pistacia terebinthus L.
P caesp
Mediterraneo - Europeo
Rhus coriaria L.
P caesp
Introdotto subspontaneo
Apiaceae
*Ammoides pusilla (Brot.) Breistr. (SP & JR)
T scap
Mediterraneo
Apium nodiflorum (L.) Lag.
H scap
CW Mediterraneo - Atlantico
Athamanta sicula L.
H scap
SW Mediterraneo
*Capnophyllum peregrinum (L.) Lange (SP)
T scap
CW Mediterraneo - Macaronesico
Daucus carota L. s.l.
H bien
Subcosmopolita
*Daucus cfr. muricatus (L.) L. (SP)
T scap
S Mediterraneo
Elaeoselinum asclepium (L.) Bertol. subsp. asclepium
H scap
SW Mediterraneo
*Eryngium bocconei Lam. (SP & JR)
H scap
Endemico siculo
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
32
Eryngium campestre L.
Eryngium dichotomum Desf.
*Eryngium triquetrum Vahl (SP & JR)
Ferula communis L. subsp. communis
Foeniculum vulgare Mill. subsp. piperitum (Ucria) Bég.
*Hippomarathrum siculum (L.) Hoffmgg. et Link [S.
Pasta e L. Scuderi in SCUDERI, 2006]
Kundmannia sicula (L.) DC.
*Magydaris pastinacea (Lam.) Paol. (SP & JR)
Oenanthe globulosa L. s.l.
*Opopanax chironium (L.) Koch (SP & JR)
*Orlaya daucoides (L.) Greuter (SP)
Pimpinella anisoides Briganti
Ridolfia segetum Moris
Scandix australis L.
Smyrnium olusatrum L.
Thapsia garganica L.
Tordylium apulum L. [PASTA, 2006]
Torilis nodosa (L.) Gaertner
Apocynaceae
Nerium oleander L.
Araliaceae
Hedera helix L.
Asteraceae
*Achillea ligustica All. (SP & JR)
Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass.
Anacyclus tomentosus (All.) DC. [PASTA, 2006]
*Anthemis arvensis L. subsp. arvensis (SP & JR)
Artemisia arborescens L.
Bellis annua L.
Bellis perennis L.
Calendula arvensis L.
*Calendula suffruticosa Vahl subsp. fulgida (Raf.)
Ohle (SP & JR)
Carduus argyroa Biv.
Carduus pycnocephalus L. subsp. pycnocephalus
Carlina gummifera (L.) Less. [= PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub Atractylis gummifera L.]
*Carlina lanata L. (SP & JR)
Carlina sicula Ten. subsp. sicula [incl. Carlina
hispanica subsp. globosa sensu PASTA & LA
MANTIA, 2001]
Carthamus caeruleus L. [= PASTA & LA MANTIA,
2001a, sub Carduncellus caeruleus (L.) C. Presl]
Carthamus lanatus L. subsp. lanatus
Carthamus pinnatus Desf. subsp. pinnatus [=
Carduncellus pinnatus (Desf.) DC., S. Pasta in
SCUDERI, 2006]
Catananche lutea L.
Centaurea sicula L. [= PASTA & LA MANTIA,
H scap
H scap
H scap
H scap
H scap
H scap
Mediterraneo - Europeo
SW Mediterraneo
SW Mediterraneo
Mediterraneo - Macaronesico
S Mediterraneo
SW Mediterraneo
Mediterraneo
SW Mediterraneo
CW Mediterraneo
CW Mediterraneo - Pontico
Tetidico - Europeo
H scap
H scap
H scap
H scap
T scap
H scap
T scap
T scap
H scap
H scap
T scap
T scap
Endemico apulo-siculo - tirrenico
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo - Atlantico
SW Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
Tetidico - Europeo
P caesp
Introdotto subspontaneo
P lian
Mediterraneo - Europeo
H scap
G bulb
T scap
T scap
NP
T scap
H ros
T scap
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
SW Mediterraneo
Tetidico
Tetidico - Eurosiberiano
Tetidico - Europeo
Ch suffr
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
T scap
T scap
H ros
T scap
C Mediterraneo - Balcanico
CW Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo
Mediterraneo
H scap
Endemico siculo
H scap
T scap
S Mediterraneo
Tetidico - Europeo
H ros
T scap
H bien
SW Mediterraneo
Mediterraneo
SW Mediterraneo
33
2001a, sub Centaurea nicaeensis All.]
Chrysanthemum coronarium L.
T scap
Cichorium intybus L.
H scap
*Cirsium sp. (SP & JR)
H bien
Coleostephus myconis (L.) Cass.
T scap
*Conyza bonariensis (L.) Cronq. (SP & JR)
T scap
*Crepis bursifolia L. (SP & JR)
H scap
*Crepis vesicaria L. subsp. vesicaria (SP & JR)
H scap
Crupina crupinastrum (Moris) Vis.
T scap
Cynara cardunculus L.
H scap
Dittrichia viscosa (L.) Greuter
H scap
Evax pygmaea (L.) Brot.
T rept
*Filago eriocephala Guss. [= PASTA & LA MANTIA,
T scap
2001a, sub Filago pyramidata L., sphalm.]
Galactites elegans (All.) Soldano
T scap
Geropogon glaber L.
T scap
*Hedypnois rhagadioloides (L.) F.W Schmidt (SP &
T scap
JR)
*Helminthoteca aculeata (Vahl) Lack. (SP & JR)
H scap
Helminthoteca echioides (L.) J. Holub [= PASTA &
T scap
LA MANTIA, 2001a, sub Picris echioides L.]
Hyoseris radiata L.
H ros
Hyoseris scabra L.
T ros
*Hypochoeris achyrophorus L. (SP & JR)
T scap
Hypochoeris cretensis (L.) Bory et Chaub.[S. Pasta e L.
H scap
Scuderi in SCUDERI, 2006]
*Hypochoeris radicata L. subsp. heterocarpa (Moris)
H scap
Arcang. (SP & JR)
*Jacobaea delphinipholia (Vahl) Pelser et Veldk. [=
PASTA & LA MANTIA, 2001a, sub Senecio T scap
coronopifolius Desf., sphalm.]
*Jacobaea lycopifolia (Poir.) Greuter et B. Nord. (SP)
Ch suffr
Leontodon tuberosus L.
H ros
*Notobasis syriaca (L.) Cass. (SP & JR)
T scap
Onopordum illyricum L. subsp. illyricum
H bien
*Picris hieracioides L. subsp. spinulosa (Guss.)
Arcangeli [= PASTA & LA MANTIA, 2001a, sub H scap
Leontodon autumnalis L., sphalm.]
Pallenis spinosa (L.) Cass.
H scap
Phagnalon saxatile (L.) Cass. s.l.
Ch suffr
*Pulicaria dysentherica (L.) Gaertn. (SP & JR)
H scap
*Pulicaria odora (L.) Reichenb. [= PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub Pulicaria vulgaris Gaertner, H scap
sphalm.]
Reichardia picroides (L.) Roth
H scap
Rhagadiolus stellatus (L.) Willd.
T scap
Scolymus grandiflorus Desf.
H scap
Scolymus maculatus L. [= PASTA & LA MANTIA,
T scap
2001a, sub Scolymys hispanicus L., sphalm.]
Scorzonera cana (C.A. Mey.) Griseb.
H scap
Scorzonera deliciosa Guss.
G bulb
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Mediterraneo
Tetidico - Eurosiberiano
n.d.
Mediterraneo
Avventizio naturalizzato
Endemico apulo - siculo
Mediterraneo - Europeo
Tetidico
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Macaronesico
Tetidico - Pontico
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Irano-Turaniano
SW Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo
CE Mediterraneo
Mediterraneo
SW Mediterraneo
Endemico apulo - siculo
Mediterraneo
Tetidico - Atlantico
Mediterraneo
Mediterraneo - Medioeuropeo
Tetidico - Europeo
CW Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo
Tetidico
Tetidico - Pontico
Endemico apulo - siculo
34
*Scorzonera hirsuta L. s.l. (SP & TLM)
Senecio leucanthemifolius L. s.l.
Senecio vulgaris L. [PASTA, 2006]
*Silybum marianum (L.) Gaertner (SP & JR)
Sonchus asper L. subsp. asper [PASTA, 2006]
Sonchus oleraceus L.
*Symphiotrichum squamatum (Sprengel) G.L. Nesom
(SP & JR)
Tragopogon cupanii Guss.
*Tragopogon porrifolius L. (SP & JR)
Urospermum dalechampii (L.) Schmidt
Urospermum picroides (L.) F.W. Schmidt [PASTA,
2006]
Boraginaceae
Borago officinalis L.
Cerinthe major L. subsp. major
Cynoglossum creticum Mill.
*Echium italicum L. subsp. siculum (Lacaita) Greuter et
Burdet (SP & JR)
Echium parviflorum Moench
Echium plantagineum L.
Brassicaceae
*Biscutella maritima Ten. (SP & JR)
Brassica nigra (L.) Koch [PASTA, 2006]
Brassica rapa L. subsp. campestris (L.) Clapham
[PASTA & LA MANTIA, 2001a, sub Brassica
rapa L. subsp. sylvestris (L.) Janchen]
*Brassica rupestris Raf. subsp. rupestris (SP & JR)
Brassica villosa Biv. subsp. bivoniana (Mazzola et
Raimondo) Raimondo et Mazzola. [PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub subsp. tinei (Lojac.)
Raimondo et Mazzola]
Diplotaxis crassifolia (Raf.) DC.
Diplotaxis erucoides (L.) DC.
Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. [PASTA, 2006]
Hirschfeldia incana (L.) Lagrèze-Fossat [PASTA,
2006]
Lobularia maritima (L.) Desv.
Nasturtium officinale R. Br.
Sinapis arvensis L.
Sinapis pubescens L. [PASTA, 2006]
Sisymbrium cfr. officinale (L.) Scop. [PASTA, 2006]
Campanulaceae
Campanula erinus L.
Capparaceae
Capparis spinosa L. subsp. rupestris (Sm.) Nyman
Caprifoliaceae
Lonicera etrusca Santi
Lonicera implexa Aiton
H scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
H scap
NW Mediterraneo
CW Mediterraneo
Boreale - Tetidico
Tetidico - Europeo
Boreale - Tetidico
Boreale - Tetidico
T scap
T scap
H scap
Avventizio naturalizzato
Endemico apulo - siculo
Mediterraneo
CW Mediterraneo - Atlantico
T scap
Tetidico
T scap
T scap
T scap
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
H bien
T scap
T scap
Endemico siculo
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
T scap
T scap
C Mediterraneo
Mediterraneo
T scap
Ch suffr
Introdotto spontaneizzato
Endemico apulo - siculo
Ch suffr
Ch suffr
T scap
T scap
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
T scap
Endemico siculo
Endemico siculo - nordafricano
Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
H scap
H scap
T scap
H scap
T scap
Mediterraneo - Macaronesico
Mediterraneo
Cosmopolita
Mediterraneo
SW Mediterraneo
Tetidico - Eurosiberiano
T scap
Tetidico
NP
Mediterraneo
P lian
P lian
Mediterraneo - Macaronesico
Mediterraneo
35
Caryophyllaceae
*Arenaria leptoclados (Reichenb.) Guss. (SP)
Cerastium glomeratum Thuill. [PASTA, 2006]
Dianthus siculus C. Presl
Gypsophila arrostii Guss.
Petrorhagia saxifraga (L.) Link subsp. saxifraga
Polycarpon tetraphyllum L. subsp. tetraphyllum
Silene cfr. colorata Poir.
Silene fruticosa L.
Silene fuscata Link
*Silene gallica L. (SP & JR)
Silene italica (L.) Pers. subsp. sicula (Ucria)
Jeanmonod
*Silene latifolia Poir. (LS & EM)
*Silene vulgaris (Moench) Garcke subsp. tenoreana
(Colla) Soldano et F. Conti (SP & JR)
Stellaria cfr. pallida (Dum.) Piré
Stellaria media (L.) Vill. [PASTA, 2006]
Chenopodiaceae
Beta vulgaris L. subsp. maritima (L.) Arcang.
Chenopodium album L.
Chenopodium murale L. [PASTA, 2006]
Chenopodium vulvaria L. [PASTA, 2006]
Cistaceae
*Cistus creticus subsp. creticus (SP & TLM)
*Helianthemum salicifolium (L.) Mill. (SP & JR)
Clusiaceae
Hypericum perfoliatum L.
Convolvulaceae
Calystegia sepium (L.) R. Br.
Convolvulus arvensis L.
Convolvulus cantabrica L.
Convolvulus tricolor L. subsp. cupanianus (Sa’ad)
Stace
Corylaceae
Corylus avellana L.
Crassulaceae
Phedimus stellatus (L.) Raf. [PASTA & LA MANTIA,
2001a, sub Sedum stellatum L.]
Sedum caeruleum L.
Sedum dasyphyllum L. var. glanduliferum (Guss.)
Moris
Sedum gypsicola Boiss. et Reuter
*Sedum hispanicum L. (SP & JR)
Sedum rubens L.
Sedum sediforme (Jacq.) Pau
Umbilicus horizontalis (Guss.) DC.
Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy
T scap
T scap
H scap
Ch suffr
H caesp
T scap
T scap
Ch suffr
T scap
T scap
H scap
H bien
H scap
Mediterraneo - Europeo
Subcosmopolita
SW Mediterraneo
Endemico apulo - siculo
C Mediterraneo - Appenninico
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Macaronesico
CE Mediterraneo
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Endemico apulo - siculo
Mediterraneo
T scap
T scap
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Subcosmopolita
H scap
T scap
T scap
T scap
Introdotto subspontaneo
Subcosmopolita
Subcosmopolita
Tetidico - Europeo
NP
T scap
CE Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
H scap
Mediterraneo
H scand
G rhiz
H scap
Subcosmopolita
Subcosmopolita
Tetidico - Pontico
T scap
P caesp
T scap
T scap
Ch succ
Ch succ
T scap
T scap
Ch succ
G bulb
G bulb
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Endemico apulo-siculo - nordafricano
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo
SW Mediterraneo
CW Mediterraneo
CW Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo
CE Mediterraneo
Mediterraneo - Atlantico
36
Cucurbitaceae
Ecballium elaterium (L.) A. Rich.
Cuscutaceae
*Cuscuta epithymum (L.) L. subsp. epithymum (SP &
TLM)
Dipsacaceae
Dipsacus fullonum L.
*Knautia integrifolia (L.) Bertol. (SP & JR)
Lomelosia cretica (L.) W. Greuter et Burdet [S. Pasta in
SCUDERI, 2006]
Sixalix atropurpurea (L.) Greuter et Burdet subsp.
grandiflora (Scop.) Soldano et F. Conti [PASTA &
LA MANTIA, 2001a, sub Scabiosa maritima L.]
Euphorbiaceae
Euphorbia ceratocarpa Ten.
Euphorbia characias L. subsp. characias
Euphorbia dendroides L.
Euphorbia exigua L.
*Euphorbia falcata L. (SP & JR)
Euphorbia helioscopia L.
Mercurialis annua L.
Fabaceae
Acacia saligna (Labill.) H.L. Wendl. . [PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub Acacia cyanophylla Lindley]
Anagyris foetida L.
Anthyllis vulneraria L. subsp. maura (Beck) Lindb.
Astragalus boeticus L.
Astragalus huetii Bunge
Bituminaria bituminosa (L.) Stirton
Ceratonia siliqua L.
Cercis siliquastrum L.
Coronilla scorpioides (L.) Koch
*Dorycnium rectum (L.) Ser. (SP, GC, LS, EM & JR)
Hedysarum coronarium L.
Hedysarum glomeratum Dietrich
Hippocrepis multisiliquosa L.
Lathyrus annuus L.
Lathyrus aphaca L.
Lathyrus clymenum L.
Lathyrus ochrus (L.) DC.
Lathyrus odoratus L.
Lotus edulis L.
Lotus ornithopodioides L.
*Lupinus sp.
Medicago ciliaris (L.) All.
*Medicago intertexta (L.) Mill. (SP & JR)
Medicago minima (L.) Bartal.
*Medicago orbicularis (L.) Bartal. (SP & JR)
Medicago polymorpha L. [PASTA, 2006]
G bulb
Tetidico - Pontico
T par
Tetidico - Eurosiberiano
T scap
T scap
Tetidico - Europeo
Mediterraneo
Ch frut
CW Mediterraneo
H bien
Mediterraneo
Ch suffr
NP
P scap
T scap
T scap
T scap
T scap
Endemico apulo - siculo
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
P scap
Introdotto subspontaneo
P caesp
H scap
T scap
H ros
H scap
P scap
P scap
T scap
H scap
H scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
Tetidico
SW Mediterraneo
Tetidico
Endemico siculo
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Mediterraneo - Europeo
Introdotto subspontaneo
Coltivato
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo
Introdotto spontaneizzato
Mediterraneo
Mediterraneo - Macaronesico
Mediterraneo - Europeo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo
Tetidico
Endemico apulo-siculo - ellenico
Mediterraneo
Mediterraneo
n.d.
Mediterraneo
CW Mediterraneo - Macaronesico
Olartico
Tetidico - Europeo
Boreale - Tetidico
37
Medicago rugosa Desr.
Medicago truncatula Gaetner
Melilotus cfr. sulcatus Desf. [PASTA, 2006]
Melilotus infestus Guss.
Ononis alopecuroides L. subsp. exalopecuroides (G.
Lòpez) Greuter et Burdet
*Ononis pendula Desf. subsp. boissieri (Širj.) Devesa
(SP & JR)
*Ononis sieberi DC. (SP & JR)
Ononis viscosa L. subsp. breviflora (Ser.) Nyman
[PASTA, 2006]
Pisum sativum L. subsp. biflorum (Raf.) Soldano
Scorpiurus muricatus L. subsp. subvillosus (L.) Thell.
Spartium junceum L.
*Tetragonolobus biflorus (Desr.) Ser. (SP & JR)
Tetragonolobus purpureus (L.) Moench
*Trifolium alexandrinum L. (SP)
*Trifolium angustifolium L. subsp. angustifolium (SP &
JR)
Trifolium campestre Schreber
Trifolium cherleri L.
*Trifolium nigrescens Viv. subsp. nigrescens (SP & JR)
Trifolium physodes Steven
Trifolium resupinatum L.
Trifolium scabrum L.
Trifolium stellatum L.
*Trifolium suffocatum L. (SP & JR)
*Vicia bithynica (L.) L. (SP, GC, LS, EM & JR)
*Vicia narbonensis L. (SP & JR)
Vicia sativa L. s.l. [PASTA, 2006]
*Vicia tetrasperma (L.) Schreber (LS & EM)
Vicia villosa Roth s.l.
Fagaceae
*Quercus ilex L. (SP)
Quercus cfr. virgiliana (Ten.) Ten.
Fumariaceae
*Fumaria agraria Lag. (SP & TLM)
*Fumaria officinalis L. subsp. wirtgenii (Koch)
Arcang. (SP & TLM)
Gentianaceae
Blackstonia perfoliata (L.) Hudson
Centaurium erythraea Rafn s.l.
*Centaurium pulchellum (Swartz) Druce (SP & JR)
Geraniaceae
*Erodium acaule (L.) Becherer et Thell. (SP & JR)
*Erodium cfr. cicutarium (L.) L’Hérit. (SP & JR)
Erodium malacoides (L.) L’Hér.
Geranium dissectum L.
Geranium molle L.
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
P caesp
T scap
T scap
T scap
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
T scap
Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo - Europeo
CW Mediterraneo
S Mediterraneo
SW Mediterraneo
CE Mediterraneo
Mediterraneo
Tetidico - Pontico
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Endemico apulo-siculo - nordafricano
Mediterraneo - Europeo
Introdotto subspontaneo
T scap
T scap
T scap
H scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
Tetidico
Mediterraneo - Macaronesico
CE Mediterraneo - Irano-Turaniano
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Pontico
Tetidico - Atlantico
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Europeo
Introdotto subspontaneo
Boreale - Tetidico
Tetidico - Europeo
P scap
P scap
Mediterraneo
Coltivato
T scap
CW Mediterraneo - Macaronesico
T scap
CW Mediterraneo - Europeo
T scap
H bien
T scap
Mediterraneo - Atlantico
Tetidico - Europeo
Olartico
H ros
T scap
T scap
T scap
T scap
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Tetidico
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
38
Geranium purpureum Vill.
*Geranium rotundifolium L. (SP, LS, JR & EM)
Juglandaceae
Juglans regia L.
Lamiaceae
*Ajuga iva (L.) Schreber subsp. pseudo-iva (DC.) Briq.
[= PASTA & LA MANTIA, 2001a, sub Ajuga
chamaepitys (L.) Schreber, sphalm.]
Calamintha nepeta (L.) Savi s.l.
Clinopodium vulgare L. subsp. orientale Bothmer
Coridothymus capitatus (L.) Reichenb. [PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub Thymus capitatus (L.)
Hoffmgg. et Link]
Mentha pulegium L.
Mentha suaveolens Ehrh. [= Mentha rotundifolia
Hudson sensu Auct.]
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande [= PASTA &
LA MANTIA, 2001a, sub Satureja fruticulosa
(Bertol.) Grande]
*Nepeta apuleii Ucria (SP & JR)
Origanum vulgare L. subsp. viridulum (Martrin-Donos)
Nyman [= PASTA & LA MANTIA, 2001a, sub
Origanum heracleoticum L.]
Phlomis herba-venti L.
Prasium majus L.
Salvia verbenaca L.
Salvia viridis L. [S. Pasta e L. Scuderi in SCUDERI,
2006]
Sideritis romana L.
Stachys ocymastrum (L.) Briq.
Teucrium flavum L.
*Teucrium fruticans L. (LS & EM)
*Thymus spinulosus Ten. [già segnalato nel Formulario
Standard]
Linaceae
Linum bienne Mill.
Linum decumbens Desf.
Linum strictum L. s.l.
*Linum trigynum L. (SP & JR)
Lythraceae
Lythrum cfr. hyssopifolia L.
Lythrum tribracteatum Salzm.
Malvaceae
Lavatera cretica L.
*Lavatera trimestris L. (SP & JR)
Malva cretica Cav.
Malva nicaeensis All. [PASTA, 2006]
Malva sylvestris L.
Moraceae
Ficus carica L. var. caprificus Risso
Morus alba L.
T scap
T scap
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
P scap
Coltivato
Ch suffr
H scap
H scap
Mediterraneo
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo - Europeo
Ch frut
H scap
H scap
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Europeo
Ch suffr
H scap
C Mediterraneo
SW Mediterraneo
H scap
H scap
Ch suffr
H scap
T scap
T scap
T scap
Ch suffr
NP
Ch rept
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
SE Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo - Atlantico
Mediterraneo
Mediterraneo
CW Mediterraneo
Mediterraneo
CW Mediterraneo
Endemico apulo - siculo
T scap
T scap
T scap
T scap
Mediterraneo - Europeo
SW Mediterraneo
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
T scap
T scap
Tetidico - Eurosiberiano
Mediterraneo - Europeo
T scap
T scap
T scap
T scap
H scap
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
P scap
P scap
Introdotto spontaneizzato
Introdotto subspontaneo
39
Myoporaceae
Myoporum tenuifolium G. Forster
Myrtaceae
Eucalyptus camaldulensis Dehnh.
*Eucalyptus globulus Labill.
Oleaceae
Fraxinus angustifolia Vahl
Fraxinus ornus L.
Olea europaea L. var. europaea
Olea europaea L. var. sylvestris (Mill.) Lehr.
Onagraceae
*Epilobium cfr. hirsutum L. (SP & TLM)
Orobanchaceae
*Orobanche amethystea Thuill. (SP & JR)
Orobanche crenata Forssk.
*Orobanche lavandulacea Reichenb. (SP & JR)
Orobanche ramosa L. s.l.
Oxalidaceae
Oxalis pes-caprae L.
Papaveraceae
Papaver rhoeas L.
Plantaginaceae
Plantago afra L. subsp. afra
*Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo
(SP & JR)
*Plantago bellardii All. subsp. bellardii (SP)
Plantago lagopus L.
Plantago lanceolata L.
Plantago serraria L.
Polygalaceae
Polygala monspeliaca L.
Polygonaceae
Rumex cfr. conglomeratus Murray
*Rumex bucephalophorus L. s.l. (SP & JR)
Rumex crispus L.
*Rumex thyrsoides Desf. (SP & JR)
Portulacaceae
Portulaca oleracea L. s.l.
Primulaceae
Anagallis arvensis L. subsp. arvensis
Anagallis foemina Mill. [PASTA, 2006]
*Asterolinon linum-stellatum (L.) Duby (SP & JR)
Cyclamen repandum Sibth. et Sm.
Samolus valerandi L.
Punicaceae
Punica granatum L.
P caesp
Introdotto subspontaneo
P scap
P scap
Introdotto subspontaneo
Introdotto subspontaneo
P scap
P scap
P scap
P caesp
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo - Medioeuropeo
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo
H scap
Subcosmopolita
T par
T par
T par
T par
Mediterraneo - Atlantico
Tetidico - Pontico
Tetidico
Olartico
G bulb
Introdotto spontaneizzato
T scap
Avventizio naturalizzato
T scap
Tetidico - Europeo
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
T scap
T scap
T scap
H ros
H ros
Endemico siculo
S Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Tetidico - Eurosiberiano
Mediterraneo
T scap
Mediterraneo
H scap
T scap
H scap
H scap
Tetidico - Europeo
Mediterraneo
Boreale - Mediterraneo
SW Mediterraneo
T scap
Introdotto spontaneizzato
T scap
T scap
T scap
G bulb
H scap
Tetidico - Europeo
Subcosmopolita
Mediterraneo - Macaronesico
N Mediterraneo
Subcosmopolita
P scap
Introdotto subspontaneo
40
Ranunculaceae
Anemone hortensis L.
Clematis cirrhosa L.
Clematis vitalba L.
Nigella damascena L.
Ranunculus arvensis L.
Ranunculus bulbosus L. s.l.
Ranunculus bullatus L.
Ranunculus ficariiformis F.W. Schultz
*Ranunculus millefoliatus Vahl (SP & JR)
Ranunculus muricatus L.
Ranunculus paludosus Poir. [= PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub Ranunculus flabellatus Desf.]
Resedaceae
Reseda alba L.
*Reseda luteola L. (SP & JR)
Rosaceae
Agrimonia eupatoria L.
Crataegus azarolus L.
Crataegus monogyna Jacq.
Cydonia oblonga Mill.
Potentilla reptans L.
Prunus domestica L.
Prunus dulcis (Mill.) Webb
Prunus spinosa L.
Pyrus amygdaliformis Vill.
*Rosa canina L. (SP e TLM)
Rosa cfr. micrantha Sm.
Rosa sempervirens L.
Rubus ulmifolius Schott
Sanguisorba minor Scop. s.l.
Sorbus domestica L.
Rubiaceae
Asperula aristata L. fil. subsp. scabra (C. Presl)
Nyman
*Galium aparine L. (SP & JR)
*Galium murale (L.) All. (SP & JR)
*Galium pallidum C. Presl (SP & JR)
*Galium parisiense L. (SP & JR)
*Galium verum L. (SP & JR)
Galium tricornutum Dandy
Galium verrucosum Hudson
Rubia peregrina L. s.l.
Sherardia arvensis L.
Valantia muralis L.
Rutaceae
*Ruta chalepensis L. (SP & JR)
G rhiz
P lian
P lian
T scap
T scap
H scap
H ros
G bulb
H scap
T scap
H scap
N Mediterraneo
Mediterraneo - Irano-Turaniano
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
Tetidico - Eurosiberiano
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo
Mediterraneo
Mediterraneo
Tetidico
Tetidico - Atlantico
T scap
H scap
Mediterraneo - Irano-Turaniano
Tetidico - Europeo
H scap
P scap
P caesp
P scap
H ros
P scap
P scap
P caesp
P scap
NP
NP
NP
NP
H scap
P scap
Subcosmopolita
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo - Pontico
Introdotto subspontaneo
Boreale - Tetidico
Introdotto subspontaneo
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo
Mediterraneo - Eurosiberiano
Mediterraneo - Medioeuropeo
Mediterraneo - Atlantico
Tetidico - Atlantico
Tetidico - Europeo
Introdotto subspontaneo
H scap
T scap
T scap
H scap
T scap
H scap
T scap
T scap
P lian
T scap
T scap
Endemico apulo-siculo - appenninico
Olartico
Mediterraneo
Endemico siculo
Mediterraneo - Europeo
Tetidico - Eurosiberiano
Mediterraneo - Europeo
Mediterraneo
Mediterraneo - Atlantico
Tetidico - Europeo
Mediterraneo
Ch suffr
S Mediterraneo - Sahariano
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
41
Salicaceae
Populus alba L.
Populus nigra L.
Salix pedicellata Desf.
Santalaceae
Osyris alba L.
Saxifragaceae
Saxifraga bulbifera L.
Scrophulariaceae
Bellardia trixago (L.) All.
Cymbalaria pubescens (C. Presl) Cufod. [S. Pasta in
SCUDERI, 2006]
*Kickxia spuria (L.) Dumort. subsp. integrifolia (Brot.)
R. Fernandes (SP & JR)
Linaria reflexa (L.) Desf. subsp. reflexa
Odontites rigidifolius (Biv.) Benth.
Parentucellia latifolia (L.) Caruel in Parl.
Parentucellia viscosa (L.) Caruel in Parl.
Scrophularia canina L.
*Verbascum creticum (L.) Cav. (SP & JR)
Verbascum sinuatum L.
Veronica anagallis-aquatica L.
Veronica cfr. persica Poir. [PASTA, 2006; SCUDERI,
2006]
Veronica hederifolia L. [PASTA, 2006; SCUDERI,
2006]
Simaroubaceae
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle
Solanaceae
Lycium europaeum L.
Mandragora autumnalis Bertol.
Solanum nigrum L.
Tamaricaceae
Tamarix africana L.
Theligonaceae
Theligonum cynocrambe L.
Ulmaceae
*Ulmus canescens Melville (SP & JR)
Ulmus minor Mill. [già riportato in AA. VV., 1996]
Urticaceae
Parietaria judaica (L.) L.
*Parietaria lusitanica L. (SP & JR)
Urtica dioica L.
Urtica membranacea Poir. [Pasta, 2006]
Valerianaceae
Centranthus calcitrapae (L.) Dufresne [PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub Centranthus calcitrapa (L.)
DC.]
Centranthus ruber (L.) DC.
P scap
P scap
P caesp
Mediterraneo - Eurosiberiano
Mediterraneo - Eurosiberiano
Mediterraneo
NP
Mediterraneo - Europeo
H scap
C Mediterraneo - Balcanico
T scap
Mediterraneo - Irano-Turaniano
Ch rept
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
H scap
H bien
H bien
H scap
T scap
T scap
Endemico siculo
Tetidico - Europeo
CW Mediterraneo
Endemico siculo
Mediterraneo - Irano-Turaniano
Tetidico - Atlantico
Mediterraneo - Europeo
SW Mediterraneo
Mediterraneo - Irano-Turaniano
Olartico - Paleotropicale
Avventizio naturalizzato
Tetidico - Europeo
P scap
Introdotto spontaneizzato
NP
H ros
T scap
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo
Cosmopolita
P scap
CW Mediterraneo
T scap
Mediterraneo
P scap
P scap
CE Mediterraneo
Tetidico - Europeo
H scap
T rept
H scap
T scap
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
Subcosmopolita
Mediterraneo - Macaronesico
T scap
Ch suffr
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Mediterraneo - Pontico
Mediterraneo - Atlantico
42
Fedia graciliflora Fischer et C. A. Meyer [PASTA &
LA MANTIA, 2001a, sub Fedia cornucopiae (L.) T scap
Gaertner]
SW Mediterraneo - Balcanico
Verbenaceae
Verbena officinalis L.
H scap
Olartico - Paleotropicale
Vitaceae
Vitis vinifera L.
P lian
Coltivato
MAGNIOLOPHYTA MONOCOTYLEDONES
Agavaceae
Agave americana L.
P caesp
Introdotto subspontaneo
Alliaceae
*Allium ampeloprasum L. (SP & JR)
G bulb
Tetidico - Pontico
Allium nigrum L.
G bulb
Mediterraneo - Macaronesico
Allium roseum L.
G bulb
Mediterraneo
Allium subhirsutum L.
G bulb
Mediterraneo
Amaryllidaceae
Narcissus serotinus L.
G bulb
Mediterraneo
Narcissus tazetta L.
G bulb
Mediterraneo - Macaronesico
Araceae
Ambrosina bassii L.
G rhiz
SW Mediterraneo
Arisarum vulgare Targ.-Tozz.
G rhiz
Mediterraneo
Arum italicum Mill.
G rhiz
Mediterraneo - Atlantico
Biarum tenuifolium Schott
G rhiz
Mediterraneo
Arecaceae
Chamaerops humilis L.
NP
Mediterraneo
Asparagaceae
Asparagus acutifolius L.
G rhiz
Mediterraneo
Asparagus albus L.
Ch frut
CW Mediterraneo
Asphodelaceae
Asphodeline lutea (L.) Reichenb.
G rhiz
CE Mediterraneo
Asphodelus ramosus L.
G rhiz
CW Mediterraneo - Macaronesico
Colchicaceae
Colchicum bivonae Guss.
G bulb
C Mediterraneo - Balcanico
Colchicum cupanii Guss.
G bulb
Mediterraneo
Cyperaceae
Carex distachya Desf.
H caesp
Mediterraneo
Carex flacca Schreber subsp. serrulata (Biv.) Greuter
G rhiz
Mediterraneo - Europeo
*Carex hispida Willd. [PASTA & LA MANTIA, 2001,
G rhiz
sub Bolboschoenus maritimus (L.) Palla, sphalm.]
Mediterraneo
*Cyperus longus L. (SP, LS, EM, GC & JR)
G rhiz
Olartico - Paleotropicale
Dioscoreaceae
Tamus communis L.
G rad
Mediterraneo - Europeo
Hyacinthaceae
Charybdys pancration (Steinh.) Speta [PASTA & LA
G bulb
MANTIA, 2001, sub Urginea maritima (L.) Baker]
Tetidico
Loncomelos narbonense (Tourn.) Raf. [PASTA & LA
G bulb
MANTIA, 2001, sub Ornithogalum narbonense L.]
Mediterraneo
Muscari commutatum Guss.
G bulb
CE Mediterraneo
Muscari comosum (L.) Mill. [PASTA & LA MANTIA, G bulb
Tetidico - Europeo
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
43
2001, sub Leopoldia comosa (L.) Parl.]
*Ornithogalum gussonei Ten. (SP & JR)
Prospero autumnale (L.) Speta [PASTA & LA
MANTIA, 2001, sub Scilla autumnalis L.]
Iridaceae
*Gladiolus communis L. subsp. byzanthinus (Mill.)
Douin (SP & JR)
Gladiolus cfr. italicus Mill.
Iris planifolia (Mill.) Dur. et Schinz
Romulea cfr. ramiflora Ten.
Juncaceae
*Juncus bufonius L. (SP & JR)
Juncus cfr. effusus L.
*Juncus fontanesii J. Gay (SP, LS, EM, GC & JR;
PASTA & LA MANTIA, 2001, sub Paspalum
distichum L., sphalm.!)
Orchidaceae
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Richard
Himantoglossum robertianum (Loisel.) P. Delforge
[PASTA & LA MANTIA, 2001a, sub Barlia
robertiana (Loisel.) Greuter]
*Ophrys bertolonii Moretti (GC)
Ophrys bombyliflora Link
Ophrys ciliata Biv.
*Ophrys exaltata Ten. [già segnalato nel Formulario
Standard]
*Ophrys garganica O. et E. Danesch [già segnalato nel
Formulario Standard]
Ophrys grandiflora Ten. [PASTA & LA MANTIA,
2001a, sub Ophrys tenthredinifera Willd.]
Ophrys incubacea Bianca [S. Pasta e L. Scuderi in
SCUDERI, 2006]
*Ophrys lupercalis Devillers et Devillers-Terschuren
[PASTA & LA MANTIA, 2001a, sub Ophrys fusca
Link, p.p.]
*Ophrys lutea Cav. subsp. lutea [già segnalato nel
Formulario Standard]
*Ophrys obaesa Lojac. [PASTA & LA MANTIA,
2001a, sub Ophrys fusca Link, p.p.]
*Ophrys oxyrrhynchos Tod. (SP & JR)
Ophrys panormitana (Tod.) Soó
Ophrys sicula Tin.
*Orchis anthropophora (L.) All. (SP)
*Orchis collina A. Russell (SP & TLM)
Orchis intacta Link [PASTA & LA MANTIA, 2001a,
sub Neotinea maculata (Desf.) Stearn]
Orchis italica Poir.
*Orchis lactea Poir. [già segnalato nel Formulario
Standard]
*Orchis longicornu Poir. (SP & JR)
*Orchis papilionacea L. s.l. (SP & JR)
Serapias lingua L.
Serapias parviflora Parl.
G bulb
G bulb
G bulb
CE Mediterraneo
Tetidico - Europeo
G bulb
G bulb
G bulb
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
SW Mediterraneo
Mediterraneo - Macaronesico
T caesp
H caesp
Cosmopolita
Cosmopolita
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
G rhiz
Tetidico - Paleotropicale
G bulb
Mediterraneo - Atlantico
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
Mediterraneo - Atlantico
C Mediterraneo
Mediterraneo - Macaronesico
Mediterraneo
Endemico apulo - siculo
Endemico apulo-siculo - tirrenico
Endemico apulo - siculo
CW Mediterraneo
G bulb
CW Mediterraneo
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
Mediterraneo - Atlantico
Endemico siculo
Endemico apulo - siculo
Endemico siculo
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Pontico
Tetidico - Atlantico
Mediterraneo
Mediterraneo
SW Mediterraneo
Mediterraneo - Pontico
Mediterraneo - Atlantico
Tetidico - Atlantico
44
*Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq. [già segnalato
nel Formulario Standard]
Poaceae
Aegilops geniculata Roth
*Aira caryophyllea L. subsp. caryophyllea (SP & JR)
Ampelodesmos mauritanicus (Poir.) Dur. et Schinz
*Andropogon distachyos L. (SP & TLM)
*Anthoxanthum odoratum L. (SP & JR)
Arundo collina Ten. [PASTA & LA MANTIA, 2001a,
sub Arundo plinii Turra]
Arundo donax L.
Avena cfr. barbata Link [PASTA, 2006]
Avena sterilis L.
Brachypodium sylvaticum (Hudson) P. Beauv.
Briza maxima L.
Briza minor L.
*Bromus fasciculatus C. Presl (SP & JR)
*Bromus hordeaceus L. subsp. hordeaceus (SP & JR)
Bromus cfr. rigidus Roth [PASTA, 2006]
Bromus madritensis L.
Bromus rubens L.
Bromus sterilis L.
*Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp.
occidentale (Paunero) H. et S. Scholz (SP & JR)
Catapodium rigidum (L.) C.E. Hubbard subsp. rigidum
Cynodon dactylon (L.) Pers.
Cynosurus echinatus L.
*Cynosurus effusus Link (SP & JR)
Dactylis glomerata L. s.l.
Dasypyrum villosum (L.) Borbás
*Echinaria capitata Desf. subsp. todaroana (Ces., Pass.
et Gibelli) Arcang. (SP & TLM)
*Festuca arundinacea Schreber s.l. (SP & JR)
*Helictotrichon cincinnatum (Ten.) Röser (SP & JR)
Hordeum leporinum Link
Hordeum vulgare L. [PASTA, 2006]
Lagurus ovatus L. subsp. ovatus
Lamarckia aurea (L.) Moench
Lolium multiflorum Lam.
Phalaris coerulescens Desf.
Phalaris truncata Guss.
Phleum echinatum Host
Phragmites australis (Cav.) Trin.
Piptatherum miliaceum (L.) Cosson subsp. miliaceum
Poa annua L.
Poa bulbosa L.
*Poa trivialis L. subsp. sylvicola (Guss.) H. Lindb. fil.
(SP & JR)
Polypogon monspeliensis (L.) Desf.
G bulb
T scap
T scap
H caesp
H caesp
H caesp
G rhiz
G rhiz
T scap
T scap
H caesp
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
G rhiz
T scap
T scap
H caesp
T scap
T scap
H caesp
H caesp
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
H caesp
H caesp
T scap
G rhiz
H caesp
T caesp
H caesp
H caesp
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
T scap
Mediterraneo - Europeo
Tetidico - Pontico
Subcosmopolita
SW Mediterraneo
Tetidico - Paleotropicale
Mediterraneo - Eurosiberiano
Mediterraneo
Introdotto spontaneizzato
Tetidico - Pontico
Tetidico - Pontico
Tetidico - Eurosiberiano
Mediterraneo
Mediterraneo - Atlantico
Tetidico
Subcosmopolita
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
Tetidico - Eurosiberiano
CW Mediterraneo - Atlantico
Tetidico - Europeo
Cosmopolita
Tetidico - Europeo
CW Mediterraneo
Olartico
Tetidico - Pontico
Endemico siculo
Tetidico - Eurosiberiano
Endemico apulo-siculo - nordafricano
Mediterraneo - Europeo
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo - Atlantico
Tetidico
Tetidico - Europeo
Mediterraneo - Macaronesico
S Mediterraneo
CE Mediterraneo
Olartico
Tetidico
Cosmopolita
Tetidico - Eurosiberiano
Mediterraneo - Europeo
Olartico - Paleotropicale
45
Polypogon viridis (Gouan) Breistr.
Stipa capensis Thunb.
Trachynia distachyos (L.) Link [PASTA & LA
MANTIA, 2001a, sub Brachypodium distachyum
(L.) P. Beauv.]
Triticum durum Desf. [PASTA, 2006]
*Trisetaria aurea (Ten.) Pignatti (SP & JR)
Vulpia bromoides (L.) J.E. Gray
Vulpia ciliata (Danth.) Link
*Vulpia geniculata (L.) Link subsp. geniculata (SP &
JR)
Smilacaceae
Smilax aspera L.
Typhaceae
Typha angustifolia L. [PASTA & LA MANTIA, 2001a,
sub Typha latifolia L., sphalm.]
H caesp
T scap
Tetidico - Eurosiberiano
Subcosmopolita
T scap
Tetidico
Introdotto subspontaneo
Mediterraneo
Tetidico - Europeo
Tetidico - Europeo
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
CW Mediterraneo
P lian
Tetidico - Paleotropicale
G rhiz
Olartico
A 504 specie (delle 506 rinvenute per le quali la classificazione si è potuta spingere sino al
livello intraspecifico) è stato possibile attribuire un corotipo. Lo spettro corologico che ne
deriva tradisce la peculiarità del bioclima locale: le entità tetidico-europee sensu lato –
coincidenti con taxa mesofili legati ai contesti più freschi umidi della Sicilia - costituiscono
infatti ben il 30% della flora locale. Il SIC mantiene tuttavia chiari connotati di
mediterraneità, come dimostra la presenza di ben 203 taxa mediterranei sensu lato e di 42
elementi tetidici sensu lato. Tra questi si segnala una quarantina di taxa legati ai climi
mediterranei aridi (S Mediterranee s.l., CE Mediterranee s.l., Mediterranee-Irano-Turaniche
s.l., e Mediterranee-Sahariane s.l.) che connotano fortemente il paesaggio pseudosteppico
locale. Il numero decisamente sostenuto di specie ad ampia distribuzione (32) e di xenofite
(45) suggerisce una certa vulnerabilità dei consorzi locali all’invasione da parte di specie
esotiche e/o tendenzialmente invasive.
Specie ad ampia
distribuzione e/o
xenofite
15%
Olartiche s.l.
6%
TetidicheEuropee s.l.
30%
Mediterranee s.l.
41%
Tetidiche s.l.
8%
L’analisi dello spettro biologico (cfr. figura seguente) conferma la peculiarità floristicostrutturale del paesaggio vegetale dell’area in esame. Le terofite infatti rappresentano
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
46
“appena” il 43,7% della flora vascolare complessiva (nei contesti più marcatamente
mediterranei tale percentuale supera sempre - e spesso largamente - il 50%), la somma delle
emicriptofite e delle geofite è pari a circa 2/5, mentre le specie legnose (camefite,
nanofanerofite e fanerofite) costituiscono oltre il 17% della flora dell’area considerata. Questi
dati suggeriscono le buone potenzialità forestali del contesto in cui ricade il SIC.
Camefite (Ch) Nanofanerofite
(NP) 2%
5%
Fanerofite (P)
10%
Terofite (T) 45%
Geofite (G) 14%
Emicriptofite (H)
24%
Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa
Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico
Vengono considerate “emergenze floristiche” quei taxa vegetali che rispondono ad almeno
uno dei seguenti requisiti:
1) protetti da normative e direttive internazionali (CITES, Direttiva 92/43/CEE);
2) inclusi nelle “Liste Rosse” regionali (RAIMONDO et alii, 1994, 2001; CONTI et alii,
1997);
3) endemiti esclusivi della Sicilia, del dominio apulo-siculo e dell’area
centromediterranea sensu lato;
4) rari su scala nazionale, regionale e/o provinciale;
5) ai margini del loro areale di distribuzione (per lo più mediterranee sud-occidentali e
centro-orientali) e/o del loro range altitudinale.
Alla luce dei criteri su esposti, viene di seguito presentata una lista aggiornata dei taxa
vegetali di maggiore pregio fitogeografico e/o conservazionistico presenti nel SIC in esame. Il
patrimonio botanico complessivo del SIC ammonta a ben 90 emergenze floristiche.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
47
Liste Rosse
Rgionali
CITES
Taxa vegetali di interesse presenti nel SIC ITA010022 (da PASTA & LA MANTIA, 2001a, agg. e mod.).
Nella colonna “Liste Rosse Regionali” viene indicato, in conformità con le sigle proposte dall’IUCN
(RIZZOTTO, 1995), il grado di rischio per i singoli taxa a livello nazionale: “VU” – vulnerabile; “LR” pericolo moderato. I taxa sottolineati figuravano già nel Formulario Standard di Natura 2000, quelli in
grassetto sono inediti per il SIC. EL = estremamente localizzato.
LR
+
LR
+
LR
LR
LR
VU
+
LR
5
LR
LR
Nome scientifico
Ambrosina bassii L.
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Richard
Asperula aristata L. fil. subsp. longiflora (Waldst. et Kit.) Hayek1
Astragalus huetii Bunge
Barlia robertiana (Loisel.) Greuter2
Biscutella maritima Ten.
Brassica rupestris Raf. subsp. rupestris
Brassica villosa Biv. subsp. bivoniana (Mazzola et Raimondo) Raimondo et
Mazzola3, 4
Calendula suffruticosa Vahl subsp. fulgida (Raf.) Ohle
Capnophyllum peregrinum (L.) Lange
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus
Carthamus pinnatus Desf. subsp. pinnatus
Catananche lutea L.
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S.
Scholz
Cheilanthes maderensis Lowe
Colchicum bivonae Guss.
Convolvulus tricolor L. subsp. cupanianus (Sa’ad) Stace
Crepis bursifolia L.
Crocus longiflorus Raf.
Cyclamen repandum Sibth. et Sm.
Cymbalaria pubescens (C. Presl) Cufod.
Daucus muricatus (L.) L.
Dianthus siculus C. Presl
Diplotaxis crassifolia (Raf.) DC.
Echinaria capitata Desf. subsp. todaroana (Ces., Pass. et Gibelli) Arcang.
Echium italicum L. subsp. siculum (Lacaita) Greuter et Burdet
Eryngium bocconei Lam.
Eryngium dichotomum Desf.
Eryngium triquetrum Vahl
Euphorbia ceratocarpa Ten.
Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer
Galium pallidum C. Presl
Gypsophila arrostii Guss.
Helictotrichon cincinnatum (Ten.) Röser
Helminthoteca aculeata (Vahl) Lack.
Hippomarathrum siculum (L.) Hoffmgg. et Link
Jacobaea delphinifolia (Vahl) Pelser et Veldk.
Jacobaea lycopifolia (Poir.) Greuter et B. Nord.
Lathyrus odoratus L.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Note
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
48
+
LR
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
LR
LR
LR
+
+
+
+
+
+
LR
LR
LR
LR
LR
+
+
+
1
Laurus nobilis L.
Linum decumbens Desf.
Lomelosia cretica (L.) W. Greuter et Burdet
Magydaris pastinacea (Lam.) Paol.
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande
Neotinea maculata (Desf.) Stearn6
Nepeta apuleii Ucria
Odontites rigidifolius (Biv.) Benth.
Ononis alopecuroides L. subsp. exalopecuroides (G. Lòpez) Greuter et Burdet
Ononis pendula Desf. subsp. boissieri (Širj.) Devesa
Ononis sieberi DC.
Ophrys bertolonii Moretti
Ophrys bombyliflora Link
Ophrys exaltata Ten.3
Ophrys garganica O. et E. Danesch
Ophrys incubacea Tod.
Ophrys lupercalis Devillers et Devillers-Terschuren7
Ophrys lutea Cav. subsp. lutea3
Ophrys lutea Cav. subsp. minor O. et E. Danesch 8
Ophrys obaesa Lojac.7
Ophrys oxyrrhynchos Tod.
Ophrys panormitana (Tod.) Soó
Ophrys tenthredinifera Willd.9
Ophrys vernixia Brot.10
Opopanax chironium (L.) Koch
Orchis anthropophora (L.) All.
Orchis collina A. Russel
Orchis italica Poir.
Orchis lactea Poir.3
Orchis longicornu Poir.
Orchis papilionacea L. s.l.
Petrorhagia saxifraga (L.) Link subsp. saxifraga
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
Pimpinella anisoides Briganti
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo
Rosa micrantha Sm.
Rumex thyrsoides Desf.
Salvia viridis L.
Scorzonera cana (C.A. Mey.) Griseb.
Scorzonera deliciosa Guss.
Sedum caeruleum L.
Sedum gypsicola Boiss. et Reuter
Serapias lingua L.
Serapias parviflora Parl.
Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq.3
Silene fruticosa L.
Silene italica (L.) Pers. subsp. sicula (Ucria) Jeanmonod
Thymus spinulosus Ten.3
Tragopogon cupanii Guss.
Vicia narbonensis L.
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
EL
Il suo nome corretto è oggi Asperula aristata L. fil. subsp. scabra (C. Presl) Nyman; 2 Il suo nome corretto è
oggi Himantoglossum robertianum (Loisel.) P. Delforge; 3 Entità segnalate per il SIC dai redattori del
Formulario Standard; 4 Sussistono forti dubbi sulla reale autonomia dei taxa intraspecifici del ciclo di Brassica
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villosa Biv. In base alla morfologia dei semi le piante locali sono state precedentemente riferite a Brassica tinei
Lojac. (PASTA, 2001; SCUDERI, 2006).; 5 “VU” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato
alla luce di dati personali inediti; 6 Il suo nome corretto è oggi Orchis intacta Link; 7 Microspecie cui va
ricondotta la citazione di Ophrys fusca Link del Formulario; 8 Il suo nome corretto è oggi Ophrys sicula Tineo; 9
Il suo nome corretto è oggi Ophrys grandiflora Ten.; 10 Il suo nome corretto è oggi Ophrys ciliata Biv..
Gran parte delle specie dipendono da un regime di disturbo moderato e soltanto le rupicole e
litofile esclusive sembrano necessitare di contesti privi o raramente soggetti a disturbo.
Le specie veramente rare all’interno del SIC sono: Ambrosina bassii, Astragalus huetii, Ophrys
garganica, O. oxyrrhynchos, Brassica rupestris subsp. rupestris, Brassica villosa subsp.
bivoniana, Calendula suffruticosa Vahl subsp. fulgida, Capnophyllum peregrinum,
Catananche lutea, Crepis bursifolia, Cymbalaria pubescens, Daucus muricatus, Diplotaxis
crassifolia, Echinaria capitata subsp. todaroana, Helictotrichon cincinnatum, Jacobaea
lycopifolia, Lomelosia cretica, Nepeta apuleii, Orchis anthropophora, Orchis longicornu,
Rumex thyrsoides, Salvia viridis, Scorzonera cana, Thymus spinulosus, Vicia narbonensis.
E’ stata redatta una carta delle distribuzione delle emergenze floristiche (Tavola 7) che riporta
l’ubicazione delle stazioni in cui sono state rinvenute le specie di cui all’elenco precedente
(tranne Ophrys garganica, che risulta diffusa in diversi ambienti del SIC). A tali specie sono
state aggiunte Carthamus pinnatus subsp. pinnatus, Orchis papilionacea, Silene fruticosa, in
quanto estremamente localizzate all’interno del SIC.
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Nell’area del SIC sono state censite diverse decine di specie introdotte ed oggi
definitivamente spontaneizzate o subspontanee e numerose avventizie casuali o del tutto
naturalizzate. La seguente scheda di sintesi riporta sia le principali specie individuate che la
loro distribuzione negli ambienti del SIC.
Specie
Distribuzione ed ambienti interessati
Oxalis pes-caprae
Ovunque nel territorio del SIC
Symphyotrichum squamatum
Comunità igrofile delle sponde dei corpi idrici
Conyza bonariensis
Ambienti marginali
Ailanthus altissima
Abbastanza diffusa, minaccia l’habitat 5230 ed i lembi di
ripisilva a Populus sp. pl., Salix pedicellata e Ulmus sp
Eucalyptus sp.
Aree demaniali gestite dall’Azienda Foreste Demaniali
Arundo donax
Limitati popolamenti sulle sponde dell’invaso artificiale
Agave americana
Presente in ambienti degradati di prateria perenne e gariga
Myoporum tenuifolium
Utilizzato come siepe nelle aree demaniali forestali e
subspontaneo in alcuni nucleo di macchia e mantello
Lantana camara
Presente lungo un tratto di viabilità
- Oxalis pes-caprae è una specie invasiva d’origine sudafricana che ha ormai colonizzato ogni
ambiente disturbato e seminaturale di tutta la fascia infra-, termo- e mesomediterranea di
Sicilia.
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- Symphyotrichum squamatum e Conyza bonariensis sono composite che sembrano aver fatto
ingresso solo di recente nel SIC: la prima interferisce con le comunità igrofile delle sponde
dei corpi idrici (canali, laghi artificiali, ecc.), mentre la seconda attualmente colonizza gli
ambienti marginali legati all’attività forestale (massicciate delle strade di servizio, spiazzi
delle torrette) ma potrebbe ben presto invadere incolti ed aspetti di prateria annua e perenne:
entrambe queste specie possono essere eradicate attraverso l’estirpazione e la distruzione
prima della fruttificazione.
- Ailanthus altissima è una specie a crescita rapidissima che in Sicilia trova il suo optimum
negli aspetti di mantello riferiti al Pruno-Rubion ulmifolii, mostrando tuttavia la capacità di
inserirsi come specie pioniera già all’interno delle formazioni erbacee perenni subnitroigrofile del Bromo-Oryzopsion miliaceae. Nel SIC esso appare minacciare da vicino l’habitat
prioriario 5230 ed i lembi di ripisilva a Populus sp. pl., Salix pedicellata e Ulmus sp. pl.
corripondenti all’habitat 92A0. Va monitorata ed eventualmente bloccata la sua espansione in
altri contesti freschi e ombrosi del SIC (risulta già oggi piuttosto frequente in corrispondenza
di piccoli impluvi incassati e tende a creare densi popolamenti monospecifici in
corrispondenza di diversi inghiottitoi).
- Eucalyptus sp. pl. è stata diffusa dall’Azienda Foreste nelle aree di demanio nelle prime
attività di rimboschimento (anni ’70-’80).
- Arundo donax forma popolamenti sulle sponde dell’invaso artificiale, e va eradicata o
comunque monitorata in modo che non interferisca con gli altri (ben più interessanti) aspetti
di vegetazione anfibia.
- Agave americana (piuttosto diffusa in aspetti degradati di prateria perenne e gariga),
Myoporum tenuifolium (subspontaneo presso alcuni nuclei di mantello e di macchia ad alloro
nel Torrente Biviere, ed utilizzato nelle aree demaniali) e Lantana camara L. (usata per
mitigare l’effetto estetico di una massicciata stradale in Contrada La Menta) vanno
attentamente monitorate per ridurre la loro invasione di ecosistemi seminaturali.
Per ridurre il rischio di ulteriori ingressi vanno adottate alcune semplici misure precauzionali,
evitando ad esempio l’introduzione di terreno vegetale e pietrisco provenienti dall’esterno,
riducendo al minimo indispensabile l’estensione e l’intensità di manutenzione di ecotoni
antropogeni come le strisce parafuoco e la viabilità di servizio della forestale.
Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione (B.3.2)
Qui di seguito si propone un prospetto sintassonomico delle cenosi presenti nel comprensorio
in oggetto; esso si rifà sostanzialmente a quanto esposto da PASTA & LA MANTIA (2001a-b).
Vegetazione acquatica
Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse
CHARETEA FRAGILIS Fukarek ex Krausch 1964
CHARETALIA HISPIDAE Sauer ex Krausch 1964
CHARION FRAGILIS (Krause ex Krause et Lang 1977) Krause 1981
Charetum vulgaris Corillion 1957
Vegetazione anfibia e igrofila
Consorzi a grandi elofite rizomatose dei margini degli ambienti umidi
PHRAGMITO-MAGNOCARICETEA Klika in Klika et Novák 1941
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PHRAGMITETALIA W. Koch 1926 em. Pignatti 1954
PHRAGMITION COMMUNIS W. Koch 1926
Phragmitetum communis (W. Koch 1926) Schmale 1939
Typhetum angustifoliae (Allorge 1921) Pignatti 1953
Helosciadetum nodiflori Br.-Bl. (1931) 1952
AGROSTIO-ELYTRIGION ATHERICAE Brullo et Siracusa 2000?
aggr. a Festuca arundinacea e Phalaris coerulescens
Vegetazione dei pascoli mesoigrofili perenni
MOLINIO-ARRHENATHERETEA R. Tx. 1937
PLANTAGINETALIA MAJORIS R. Tx. et Preising in R. Tx. 1950
MENTHO-JUNCION INFLEXI De Foucault 1984
aggr. a Pulicaria dysentherica e Mentha suaveolens
Vegetazione degli ambiti rupestri
Vegetazione casmofitica delle pareti rocciose poco disturbate
ASPLENIETEA TRICHOMANIS (Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934) Oberdorfer 1977
ASPLENIETALIA GLANDULOSI Br.-Bl. et Meier 1934
DIANTHION RUPICOLAE Brullo et Marcenò 1979b
Diplotaxio crassifoliae-Brassicetum tinei Brullo et Marcenò 1979
aggr. a Brassica rupestris subsp. rupestris
Vegetazione casmo-nitrofila delle pareti rocciose disturbate
PARIETARIETEA Oberdorfer 1977
TORTULO-CYMBALARIETALIA Segal 1969
PARIETARION JUDAICAE Segal 1969
Capparidetum rupestris O. de Bolòs et Molinier 1958
CYMBALARIO-ASPLENION Segal 1969
aggr. a Parietaria judaica e Athamanta sicula
Vegetazione brio-pteridofitica casmocomofitica
ANOMODONTO-POLYPODIETEA Rivas-Martínez 1975
ANOMODONTO-POLYPODIETALIA O. de Bolòs et Vives in O. de Bolòs 1957
POLYPODION SERRATI Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
Selaginello denticulatae-Cymbalarietum pubescentis Brullo, Marcenò et Siracusa 2004
BARTRAMIO-POLYPODION CAMBRICI O. de Bolòs et Vives in O. de Bolòs 1957
aggr. a Sedum dasyphyllum, Ceterach officinarum e Umbilicus horizontalis
SELAGINELLO DENTICULATAE-ANOGRAMMION LEPTOPHYLLAE Rivas-Martínez,
Fernández-González et Loidi 1999
Anogrammo leptophyllae-Selaginelletum denticulatae Molinier 1937
CHEILANTHETALIA MARANTO-MADERENSIS Saenz et Rivas-Martínez 1979
PHAGNALO SAXATILIS-CHEILANTHION MADERENSIS Loisel 1970 corr. Perez et Al. 1989?
Aggr. a Cheilanthes maderensis
Vegetazione ruderale e vegetazione nitrofila degli agro-ecosistemi
Vegetazione segetale delle colture cerealicole
PAPAVERETEA RHOEADIS Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
PAPAVERETALIA RHOEADIS Hüppe et Hofmeister ex Theurillat et Al. 1995
RIDOLFION SEGETI Nègre ex El Antri in Rivas-Martínez, Fernández-González et Loidi 1999
Capnophyllo peregrini-Medicaginetum ciliaris Di Martino et Raimondo 1976
Vegetazione ipernitrofila delle aree fortemente pascolate
ONOPORDETEA ACANTHII Br.-Bl. 1964
CARTHAMETALIA LANATI Brullo in Brullo et Marcenò 1985
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ONOPORDION ILLYRICI Oberdorfer 1954
Carlino siculae-Feruletum communis Gianguzzi, Ilardi e Raimondo 1996
aggr. a Dipsacus fullonum
Vegetazione nitrofila dei suoli calpestati
POLYGONO-POËTEA ANNUAE Rivas-Martínez 1975
POLYGONO ARENASTRI-POËTALIA ANNUAE R. Tx. in Géhu, Richard et R. Tx. 1972
POLYCARPION TETRAPHYLLI Rivas- Martínez 1975
Trisetario aureae-Crepidetum bursifoliae Brullo 1980
Vegetazione ruderale e vegetazione nitrofila delle colture orticole e arboree, degli incolti e degli
eucalipteti
STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. Lohmeyer et Preising ex von Rochow 1951
POLYGONO-CHENOPODIETALIA ALBI R. Tx. et Lohmeyer in R. Tx. 1950 em. J. Tx. 1966
FUMARION WIRTGENII-AGRARIAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff, Dijk et Passchier
1946) O. de Bolòs 1962
DIPLOTAXION ERUCOIDIS Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936
Chrozophoro tinctoriae-Kickxietum integrifoliae Brullo et Marcenò 1980
THERO-BROMETALIA (Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex Esteve 1973) O. de Bolòs 1975
HORDEION LEPORINI Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 corr. O. Bolòs 1962
ECHIO-GALACTITION TOMENTOSAE O. de Bolòs et Molinier 1969
Aggr. a Dactylis hispanica e Elaeoselinum asclepium
FEDIO GRACILIFLORAE-CONVOLVULION CUPANIANI Brullo et Spampinato 1986
Vegetazione a megaforbie sciafilo-nitrofile (colture arboree e margini di boschi)
GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969
URTICO-SCROPHULARIETALIA PEREGRINAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
ALLION TRIQUETRI O. de Bolòs 1967
Acantho mollis-Smyrnietum olusatri Brullo et Marcenò 1985a
CONVOLVULETALIA SEPIUM R. Tx. 1950
SENECIONION FLUVIATILIS R. Tx. 1950?
Aggruppamento ad Arundo donax
Vegetazione microfitica sciafilo-nitrofila delle radure delle formazioni pre-forestali e forestali
GERANIO-CARDAMINETEA HIRSUTAE (Rivas-Martínez, Fernandez-Gonzalez et Loidi 1999)
Rivas-Martínez et Al. 2001
GERANIO PURPUREI-CARDAMINETALIA HIRSUTAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
VALANTIO-GALION MURALIS Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Vegetazione delle praterie perenni e annue
Consorzi terofitici basifili
STIPO-TRACHYNIETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
STIPO-TRACHYNIETALIA DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978
TRACHYNION DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978
Thero-Sedetum caerulei Brullo 1975 em. Brullo in Bartolo, Brullo et Marcenò 1982
STIPO-BUPLEURETALIA SEMICOMPOSITI Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
SEDO-CTENOPSION GYPSOPHILAE Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex Izco 1974
aggr. a Filago eriocephala e Medicago minima
aggr. a Sedum gypsicola e Sedum sediforme
PLANTAGINI-CATAPODION MARINI Brullo 1985
aggr. a Stipa capensis
aggr. a Hedysarum glomeratum
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Consorzi delle praterie termoxerofile perenni a dominanza di geofite
POËTEA BULBOSAE Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1978
POËTALIA BULBOSAE Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Goday et Ladero 1970
LEONTODONTO TUBEROSI-BELLIDION SYLVESTRIS Biondi, Filigheddu et Farris 2001
aggr. a Charybdys pancration e Asphodelus ramosus
Consorzi delle praterie termoxerofile perenni a dominanza di emicriptofite
LYGEO-STIPETEA TENACISSIMAE Rivas-Martínez 1978
HYPARRHENIETALIA HIRTAE Rivas-Martínez 1978
AVENULO-AMPELODESMION MAURITANICI Minissale 1995
Astragalo huetii-Ampelodesmetum mauritanici Minissale 1995 teucrietosum flavi n. provv.
HYPARRHENION HIRTAE Br.-Bl., P. Silva et Rozeira 1956
Sanguisorbo verrucosae-Magydaretum pastinaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato
1990
BROMO-ORYZOPSION MILIACEAE O. de Bolòs 1970
Thapsio garganicae-Feruletum communis Brullo 1984
Euphorbio ceratocarpae-Arundinetum collinae n. provv.
aggr. a Calendula suffruticosa subsp. fulgida
Vegetazione pre-forestale e forestale zonale
Vegetazione suffruticosa delle garighe basifile
CISTO-MICROMERIETEA JULIANAE Oberdorfer 1954
CISTO-ERICETALIA Horvatič 1958
CISTO-ERICION Horvatič 1958
Micromerio fruticosae-Coridothymetum capitati n. provv.
aggr. a Cistus creticus
Vegetazione della macchia-foresta sempreverde mediterranea
QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. et O. de Bolòs 1950
QUERCETALIA ILICIS Br.-Bl. ex Molinier 1934 em. Rivas-Martìnez 1975
QUERCION ILICIS Br.-Bl. ex Molinier 1934 em. Rivas-Martìnez 1975 ?
aggr. a Laurus nobilis
QUERCETALIA CALLIPRINI Zohary 1955
OLEO-CERATONION SILIQUAE Br.-Bl. 1936 ex Guinochet et Drouineau 1944 em. RivasMartínez 1975
Euphorbio dendroidis-Anagyridetum foetidae subass. artemisietosum arborescentis Biondi et
Mossa, 1992
aggr. a Chamaerops humilis
Vegetazione arbustiva dei margini del bosco termo- e mesomediterraneo (“mantello”)
RHAMNO-PRUNETEA Rivas Goday et Borja Carbonell ex R. Tx. 1962
PRUNETALIA SPINOSAE R. Tx. 1952
PRUNO-RUBION ULMIFOLII O. de Bolós 1954
aggr. a Ulmus minor
aggr. a Rubus ulmifolius e Rhus coriaria
aggr. a Rubus ulmifolius e Smilax aspera
Rubo ulmifolii-Tametum communis R. Tx. in R. Tx. et Oberdorfer 1958
Rubo ulmifolii-Dorycnietum recti Brullo, Minissale, Scelsi et Spampinato 1993
Vegetazione forestale azonale
Consorzi mesoigrofili decidui
QUERCO-FAGETEA Br.-Bl. et Vlieger in Vlieger 1937
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POPULETALIA ALBAE Br.-Bl. ex Tchou 1948
POPULION ALBAE Br.-Bl. ex Tchou 1948
Ulmo canescentis-Salicetum pedicillatae Brullo et Spampinato 1991
Nel testo che segue vengono forniti i ragguagli generali sulla composizione floristica,
l’ecologia e la distribuzione delle classi di vegetazione note o rinvenute nel comprensorio e
sulla loro importanza ai fini della conservazione della fitodiversità complessiva del territorio
stesso. Le unità di vegetazione vengono riportate nella Tavola 8.
Vegetazione acquatica
Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse
La classe Charetea vulgaris include tutte le comunità di Carofite sommerse. Si tratta di
comunità acquatiche, pioniere e piuttosto sciafile, tipiche di acque calme; diffuse nel piano
basale e collinare.
Specie guida: Chara sp. pl.
Charetum vulgaris Corillion 1957
Specie caratteristica: Chara vulgaris
Ecologia: cenosi tipica delle acque basiche da meso- a eutrofiche.
Distribuzione nel SIC: localizzato nella polla naturale posta sul margine orientale della valle
cieca del Biviere.
Vegetazione anfibia
Consorzi a grandi elofite rizomatose dei margini degli ambienti umidi
Sulle sponde della polla naturale posta sul margine orientale della valle del Biviere,
dell’invaso artificiale presente nell’area rimboschita e di quello ubicato a settentrione, nonché
sulle sponde del Torrente Biviere si osservano consorzi igrofili da attribuire alla classe
Phragmito-Magnocaricetea, che comprende tutte le formazioni dominate da grandi elofite.
Più precisamente, lungo il torrente Biviere e sino all’inghiottitoio e sui bordi dei due specchi
d’acqua si osservano aspetti di vegetazione mono- o paucispecifica ascrivibili all’ordine
Phragmitetalia, tipico di acque stagnanti o lente. Le associazioni riscontrate, che
potenzialmente dovrebbero svilupparsi in modo continuo, sono il Phragmitetum communis, il
Typhetum angistifoliae e l’Helosciadetum nodiflori (tratto medio-alto del torrente Biviere). Si
tratta di cenosi caratterizzate da una bassa ricchezza specifica; pur non rivestendo in sé un
grande valore naturalistico, esse costituiscono tuttavia delle unità ecologicamente e
fisionomicamente significative.
Specie guida: Phragmites australis e Typha angustifolia.
Phragmitetum communis (W. Koch 1926) Schmale 1939
Specie caratteristica: Phragmites australis
Ecologia: questo consorzio, ben adattato ad un elevato tenore di nutrienti del suolo, forma
densi popolamenti pressoché monospecifici sulle sponde dei corpi idrici soggetti a frequente
impaludamento, prediligendo la foce dei fiumi e i margini di zone palustri, dove realizza
coperture del 100%.
Distribuzione nel SIC: diffuso lungo il tratto terminale del Torrente Biviere che corre
all’interno della Conca del Biviere, in corrispondenza della polla si arricchisce di specie
differenziali della subass. typicum Pignatti 1953, come Equisetum ramosissimum, Potentilla
reptans, Mentha suaveolens e Ranunculus bulbosus. Questa subassociazione, legata ad acque
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mesotrofiche e suoli che si mantengono umidi a lungo, è nota per diverse località della Sicilia
sud-occidentale.
Typhetum angustifoliae (Allorge 1921) Pignatti 1953
Car. Ass.: Typha angustifolia
Ecologia: vegetazione costituita quasi sempre da popolamenti monospecifici, legata a stazioni
con acque basse e mesotrofiche e fondali melmosi, comune nei bracci morti dei fiumi e nei
tratti di fiumi e canali con acque impaludate o più o meno stagnanti, soggetti a sommersione
prolungata.
Distribuzione nel SIC: se ne osservano nuclei sui margini dell’invaso artificiale.
Helosciadetum nodiflori Br.-Bl. (1931) 1952
Car. Ass.: Apium nodiflorum
Ecologia: vegetazione semisommersa a ciclo estivale dei tratti esterni e poco profondi delle
sponde fluviali e degli stagni a regime idrico lento pressocché costante con una buona
limpidità e tenore d’ossigeno. Frequente anche nei canali e nei fossati del piano basale (tra 0 e
350 m s.l.m.), forma abitualmente popolamenti piuttosto densi (copertura 80-100%).
Distribuzione nel SIC: si riscontra frammisto ai popolamenti di Phragmites lungo il tratto
terminale del Torrente Biviere, presso la polla e tra la polla e l’inghiottoio.
Aggruppamento a Festuca arundinacea e Phalaris coerulescens
In poche aree sono stati rilevati lembi di prateria igrofila di dimensioni non cartografabili, uno
dei quali è situato poche centinaia di m sotto l’invaso artificiale. Vi si registra la significativa
presenza di Lathyrus odoratus e Cichorium intybus. In assenza del disturbo dovuto alla
manutenzione dell’alveo e delle contigue strisce parafuoco tale cenosi, riconducibile
all’Agrostio-Elytrigion athericae, occuperebbe probabilmente maggiori estensioni e
mostrerebbe una maggiore continuità ed espressività sotto un profilo fisionomico e floristico.
Un ambiente analogo è stato riscontrato al margine settentrionale del SIC in C.da La Menta;
tale toponimo deriva forse proprio dalla presenza di aree umide, probabilmente rimaneggiate
nel tempo per fare spazio alle colture agrarie.
Vegetazione dei pascoli mesoigrofili perenni
Cenosi ad elevata produttività si sviluppano su superfici non cartografabili interessate dalla
presenza di una sorgente o dal ruscellamento di acque piovane invernali, e quindi poco salate
e ricche di sedimenti limoso-argillosi. Si tratta di consorzi molto eterogenei e di difficile
collocazione sintassonomica, riferibili alla classe Molinio-Arrhenatheretea, all’ordine
Plantaginetalia majoris e all’alleanza Mentho-Juncion inflexi.
Specie guida: Festuca arundinacea s.l., Mentha suaveolens, Verbena officinalis, Cichorium
pumilum, Trifolium resupinatum, ecc.
Aggruppamento a Pulicaria dysentherica e Mentha suaveolens
Si riscontra in prossimità della polla già citata e manifesta marcate caratteristiche subigrofile e
subnitrofile. In corrispondenza di tale formazione crescono peraltro i pochi individui noti per
il SIC di Lathyrus annuus, Vicia bithynica, Cyperus longus, Juncus fontanesii, Carex hispida,
Verbena officinalis, ecc.
Vegetazione degli ambiti rupestri
Vegetazione casmofitica delle pareti rocciose poco disturbate
La classe Asplenietea trichomanis raggruppa tutti gli aspetti di vegetazione naturale delle
pareti rocciose, delle fessure e dei muri. I consorzi rupicoli del comprensorio vanno ricondotti
all’ordine Asplenietalia glandulosi e, in particolare, al Dianthion rupicolae (BRULLO &
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MARCENÒ, 1979), alleanza endemica dell’area centro-mediterranea. Splendidi e tipici esempi
di consorzi riferibili ai syntaxa di rango superiore si osservano lungo tutta la parete esposta a
Nord della valle del Biviere, nonché sul versante settentrionale di M. Castellaccio, negli
anfratti ombrosi delle rupi poste ai piedi del versante meridionale di M. Finestrelle , a NE
dell’invaso artificiale e sulle Balze del Campanaro e del Cappellone.
Specie guida: Lomelosia cretica, Silene fruticosa.
Diplotaxio crassifoliae-Brassicetum tinei Brullo et Marcenò 1979
Car. Ass.: Diplotaxis crassifolia e Brassica villosa subsp. tinei.
Ecologia: formazione tipica delle rupi verticali, è endemica del settore siculo centromeridionale (prov. di AG, EN e CL), dove colonizza i gessi e gli altri substrati della Serie
Gessoso-Solfifera (calcari marnosi, calcareniti, ecc.), tra 100 e 800 m s.l.m., sia in località
dell’interno che in stazioni costiere, dove realizza una copertura media del 40%.
Distribuzione nel SIC: l’associazione come tale è assente nel SIC, perché le specie
caratteristiche suindicate crescono in stazioni separate. Ciò è probabilmente dovuto al
secolare disturbo antropico che, soprattutto a causa degli incendi, non ha risparmiato neppure
le guglie gessose idonee ad ospitare tale cenosi.
Aggruppamento a Brassica rupestris subsp. rupestris
Sulle rupi settentrionali delle balze gessose di Contrada La Menta il cavolo rupestre, mai
segnalato prima su substrati gessosi, forma un aggruppamento che occupa le cenge all’interno
di un mosaico atipico, dominato da aspetti di mantello a Ulmus minor, forse facilitati dalla
presenza di acqua nel sottosuolo, e di macchia termofila subcasmofila ad Euphorbia
dendroides.
Vegetazione casmo-nitrofila delle pareti rocciose disturbate
Gli aspetti casmo-nitrofili ed eliofili dei Parietarietea si rinvengono in maniera sporadica e
poco tipificabile; essi vanno attribuiti all’ordine Tortulo-Cymbalarietalia e all’alleanza
Parietarion judacae.
Specie guida: Athamanta sicula, Capparis spinosa susp. rupestris, Centranthus ruber,
Parietaria (judaica, lusitanica).
Capparidetum rupestris O. de Bolós et Molinier 1958
Car. Ass.: Capparis rupestris
Ecologia: consorzio casmo-nitrofilo ed eliofilo dei versanti verticali o subverticali di bassa
quota (di rado lo si osserva sopra i 500-600 m s.l.m.), vicaria in ambienti disturbati ed
antropizzati (vecchi muri di strade ed edifici) le associazioni del Dianthion rupicolae.
Alquanto diffusa in Sicilia, questa associazione è stata osservata anche in Italia, nella Penisola
Iberica e alle Baleari.
Distribuzione nel SIC: se ne osservano sparuti esempi sul versante settentrionale del Vallone
Biviere, presso Case Martino.
Aggruppamento a Parietaria judaica e Athamanta sicula
Nel corso dei sopralluoghi sono stati riscontrati in diverse località del SIC (balze di C.da
Cappellone, Campanaro, C.da Castellaccio, ecc.) consorzi poco tipificabili, riferibili
all’alleanza Cymbalario-Asplenion. Si tratta certamente di aspetti rimaneggiati e di
sostituzione rispetto alle cenosi del Dianthion rupicolae.
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Vegetazione brio-pteridofitica casmocomofitica
In diversi contesti rupicoli sono stati rinvenuti aspetti (di solito alquanto localizzati e mai
cartografabili) riferibili agli Anomodonto-Polypodietea e, in particolare, alle alleanze
Polypodion serrati e Selaginello denticulatae-Anogrammion leptophyllae.
Specie guida: Anogramma leptophylla, Asplenium ceterach subsp. ceterach, Cheilanthes
maderensis, Polypodium cambricum, Sedum (dasyphyllum, hispanicum), Umbilicus
(horizontalis, rupestris).
Selaginello denticulatae-Cymbalarietum pubescentis
Car. Ass.: Selaginella denticulata e Cymbalaria pubescens
Ecologia: cenosi marcatamente sciafila, predilige la base di rupi e muretti a secco a discreto
sviluppo verticale con un discreto apporto di nutrienti.
Distribuzione nel SIC: appare circoscritta alle pareti esposte a settentrione di C.da
Castellaccio.
Aggruppamento a Sedum dasyphyllum, Asplenium ceterach e Umbilicus horizontalis
Si riscontra nelle cenge e sui massi delle aree franose esposte a Nord.
Anogrammo leptophyllae-Selaginelletum denticulatae
Car. Ass.: Anogramma leptophylla
Ecologia: cenosi sciafila, predilige la base di rupi e muretti a secco a breve sviluppo verticale,
spesso contigua ad aspetti del Valantio-Galion muralis.
Distribuzione nel SIC: presso la polla, in corrispondenza di un piccolo anfratto naturale, e in
siti analoghi sul versante meridionale di M. Finestrelle e di C.da La Menta, si rinvengono
aspetti dominati da piccole felci, riferibili all’associazione, pertinente all’alleanza
Aggruppamento a Cheilanthes maderensis
Questa cenosi briopteridifitica casmocomofitica delle balze e delle cavità su gesso tollera
periodi di parziale soleggiamento. Se ne rinvengono nuclei sparsi C.da Castellaccio, M.
Finestrelle, presso la polla, ecc.
Vegetazione ruderale e vegetazione nitrofila degli agro-ecosistemi
Vegetazione segetale delle colture cerealicole
Le comunità dei seminativi asciutti vanno riferite all’ordine Papaveretalia rhoeadis e
all’alleanza Ridolfion segeti. Le indagini di campo hanno reso possibile giungere ad ipotizzare
l’associazione di riferimento per i locali campi di frumento.
Specie guida: Allium nigrum, Anagallis arvensis, Avena (barbata, sterilis), Bromus
(madritensis, sterilis), Calendula arvensis, Carduus (argyroa, pycnocephalus), Daucus
muricatus, Euphorbia (exigua, falcata), Fumaria agraria, Galium (parisiense, tricornutum,
verrucosum), Kickxia spuria subsp. integrifolia, ecc.
Capnophyllo peregrini-Medicaginetum ciliaris Di Martino et Raimondo 1976
Car. Ass.: Medicago ciliaris e Capnophyllum peregrinum.
Ecologia: vegetazione segetale legata ai suoli alluvionali e vertisuoli ricchi di limo e argilla a
reazione leggermente basica, con carattere marcatamente termofilo; consorzio legato a
seminativi in rotazione con prati a leguminose o a riposo pascolativo. Comune per lo più nelle
aree costiere della Sicilia centro-occidentale (Agrigentino, Palermitano, Piana di Gela e di
Catania e Pietraperzia). Nel Trapanese è noto per Nubia, Birgi, Marausa, Paceco, Borgo Fazio
e i dintorni della stazione ferroviaria di Salemi (DI MARTINO & RAIMONDO, 1976).
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Vegetazione ipernitrofila delle aree fortemente pascolate
La classe Onopordetea acanthii, che racchiude tutti gli aspetti di pascolo ipernitofilo a
carattere xerofilo e ruderale, è rappresentata in Sicilia dall’alleanza Onopordion illyrici.
Specie guida: Carthamus caeruleus subsp. caeruleus, Carthamus lanatus subsp. lanatus,
Cynara cardunculus, Daucus carota, Dipsacus fullonum, Helminthotheca echiodes, Nepeta
apuleii, Notobasis syriaca, Onopordum illyricum subsp. illyricum, Phlomis herba-venti,
Picris hieraciodes, Reseda luteola, Scolymus (grandiflorus, maculatus), Silybum marianum,
Sinapis pubescens.
Carlino siculae-Feruletum communis Gianguzzi, Ilardi e Raimondo 1996
Car. e Diff. Ass.: Asphodelus ramosus, Carlina sicula subsp. sicula, Cynoglossum creticum,
Ferula communis, Iris planifolia, Mandragora autumnalis e Rumex thyrsoides
Ecologia: consorzio discontinuo, povero da un punto di vista pabulare, con caratteri
subnitrofili, tipico dei litosuoli calcarei e gessosi su substrati pianeggianti o quasi e pertanto
poco soggetti all’erosione, con forte rocciosità affiorante, sottoposti da secoli al
sovrappascolo. Si riscontra nel piano climatico termomediterraneo e, talora, nella parte basale
del mesomediterraneo. Al suo interno si possono riconoscere due gruppi di specie separate
fenologicamente: una vernale-tardovernale ed una estivale-serotina. Comune nella Sicilia
nordoccidentale e centrale (GIANGUZZI et alii, 1996).
Aggruppamento a Dipsacus fullonum
Si tratta di un consorzio monospecifico che ricopre brevi tratti ai margini di aree umide (polla,
ambiente umido di C.da La Menta al limite settentrionale del SIC, tratto medio del Torrente
Biviere), in rapporto di contiguità-continuità con il mantello a rovo (Pruno-Rubion ulmifolii)
e la prateria igro-nitrofila ad Arundo collina ed Euphorbia ceratocarpa (Bromo-Oryzopsion:
vedi oltre).
Andrebbe ulteriormente verificata la possibile presenza nel SIC delle associazioni
Scolymetum maculato-grandiflori Brullo et Marcenò 1985a, Onopordo illyrici-Cirsietum
scabri Brullo et Marcenò 1985a e Phlomido herba-venti-Nepetetum apuleii Brullo et Marcenò
1985a.
Vegetazione nitrofila dei suoli calpestati
La classe Polygono-Poëtea annuae racchiude tutte le comunità terofitiche dei contesti ruderali
calpestati. Localmente essa è rappresentata dall’associazione Trisetario aureae-Crepidetum
bursifoliae Brullo 1980.
Specie guida: Polycarpon tetraphyllum, Trifolium suffocatum.
Trisetario aureae-Crepidetum bursifoliae Brullo 1980
Car. Ass.: Trisetaria aurea e Crepis bursifolia
Ecologia: vegetazione rada tardo-vernale (talora estivale) termofila ed eliofila dei suoli
compattati dei bordi delle strade, dei sentieri interpoderali, viali dei giardini, contesti plateali;
indifferente ai substrati e diffusa su tutta l’isola (BRULLO, 1980).
Vegetazione ruderale e vegetazione nitrofila delle colture orticole e arboree, degli incolti e
degli eucalipteti
Gli aspetti di vegetazione infestante a ciclo estivale-autunnale dei vigneti e degli uliveti
rientrano nei Solano-Polygonetalia (all. Diplotaxion erucoidis e Fumarion wirtgenioagrariae), nei Sisymbrietalia officinalis (all. Hordeion leporini e ass. Chrozophoro tinctoriae-
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Kickxietum integrifoliae) e nei Brometalia rubenti-tectorum (all. Echio-Galactition
tomentosae).
Negli eucalipteti si osserva una vegetazione riferibile all’Hordeion leporini per la frequenza
di alcune caratteristiche di alleanza, come Hordeum leporinum, Carduus pycnocephalus e C.
argyroa, alternata ad aspetti dell’Echio-Galactition, cui sono legati dinamicamente. Inoltre, si
osservano specie subigrofile riferibili al Fedio-Convolvulion cupaniani. Altrove sono stati
rilevati consorzi eterogenei caratterizzati da un’elevata frequenza di terofite caratteristiche
dell’Hordeion leporini e dei Brometalia rubenti-tectori. Per questo motivo si è deciso di
accostare la vegetazione erbacea del sottobosco degli eucalipteti a quella delle aree
antropizzate.
Specie guida: Anagallis arvensis, Anthemis arvensis, Astragalus hamosus, Borago officinalis,
Brassica (nigra, rapa subsp. campestris), Capsella bursa-pastoris, Cardamine hirsuta,
Cerastium glomeratum, Cerinthe major subsp. major, Chenopodium (album, murale,
vulvaria), Convolvulus arvensis, Conyza bonariensis, Coronilla scorpioides, Crepis vesicaria,
Cynoglossum creticum, Diplotaxis (erucoides, tenuifolia), Ecballium elaterium, Echium
(italicum subsp. siculum, plantagineum), Erodium malacoides, Euphorbia (helioscopia,
peplus s.l.), Fedia graciliflora, Fumaria officinalis subsp. wirtgenii, Galactites elegans,
Geranium (dissectum, molle, purpureum, rotundifolium), Hedysarum coronarium, Kickxia
spuria subsp. integrifolia, Lamium amplexicaule, Lathyrus (aphaca, ochrus), Lavatera
trimestris, Lotus ornithopodioides, Malva (nicaeensis, sylvestris), Tetragonolobus purpureus,
Theligonum cynocrambe, Torilis nodosa, Trifolium (nigrescens subsp. nigrescens, physodes),
Urospermum (dalechampii, picroides), Urtica membranacea, Veronica (hederifolia, persica),
Vicia (tetrasperma, villosa s.l.), ecc.
Fumarion wirtgenio-agrariae Brullo 1985
Car. All.: Fumaria agraria, Fumaria officinalis subsp. wirtgenii, Linaria reflexa subsp.
reflexa, Veronica hederifolia
Ecologia: vegetazione delle erbe infestanti nelle colture invernali-primaverili dei vigneti. A
questo syntaxon vanno ascritti gli aspetti di vegetazione primaverile infestante delle colture
sarchiate, diffusa sino a 600-700 m s.l.m., nell’area climacica dell’Oleo-Ceratonion, del
Quercion ilicis e dell’Erico-Quercion ilicis.
Distribuzione nel SIC: presente nelle colture sarchiate (vigneti, uliveti, orti) e negli
eucalipteti, verificato al Vallone Biviere all’interno del SIC (PASTA, 2006).
Chrozophoro tinctoriae-Kickxietum integrifoliae Brullo et Marcenò 1980
Car. Ass. e All.: Diplotaxis erucoides, Helminthotheca echioides, Kickxia spuria subsp.
integrifolia
Ecologia: si tratta di una cenosi termofila, eliofila e marcatamente nitrofila, presente su suoli
basici di varia natura (calcari, gessi, argille, marne, ecc.). Si riscontra frequentemente nelle
colture permanenti (vigneti, mandorleti, uliveti) o erbacee (orti), è caratterizzata dalla
predominanza di terofite e geofite bulbose o rizomatose e si sviluppa tra giugno e ottobre su
terreni soggetti a periodiche lavorazioni del suolo e concimazioni. In Sicilia mostra di avere il
suo optimum tra 0 e 800(900) m. s.l.m . È stata rilevata in provincia di Trapani presso Birgi, a
Marsala, Mazara del Vallo, M. Cofano, nonché in diverse aree gessose come Milena,
Campofranco, Serradifalco, ecc.
Distribuzione nel SIC: probabilmente presente nelle colture sarchiate (vigneti, uliveti, orti) e
negli eucalipteti presenti nel SIC, anche se durante il periodo d’indagine non è stato possibile
verificare la presenza di Chrozophora tinctoria (L.) A. Juss
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All’ordine Brometalia rubenti-tectoris ed all’alleanza Hordeion leporini vengono riferiti gli
aspetti di vegetazione dominata da specie nitrofile opportuniste a ciclo annuale, tipiche delle
colture estivo-autunnali e dei vigneti ad impronta ruderale, delle aree incolte, dei campi
abbandonati o a riposo pascolativo. L’elevato numero di specie tipiche degli ambienti
terofitici di tipo steppico rende conto della peculiarità ecologica e dell’aspetto marcatemente
xerico e mediterraneo dei raggruppamenti subnitrofili che vengono riferiti a tali syntaxa di
rango superiore.
I consorzi riferiti invece all’alleanza Echio-Galactition tomentosae si rinvengono per lo più in
aree incolte o a riposo pascolativo, dove si ha un particolare tipo di rotazione della
cerealicoltura col pascolo brado di bovini e ovini. Il prato-pascolo che si insedia nei campi
nell’anno in cui vengono a cessare le normali pratiche colturali (in particolare aratura e
concimazione del terreno) risulta ricco di specie pabulari. Aspetti riconducibili a questa
alleanza si rinvengono pure, sebbene più raramente, in stazioni ruderali come gli accumuli di
macerie ed i bordi delle strade in aree suburbane, in condizioni di debole nitrificazione del
suolo, mentre in caso di elevato apporto nitrico subentrano associazioni dell’Hordeion
leporini (contesti ruderali e colture cerealicole).
Aggruppamento a Dactylis hispanica e Elaeoselinum asclepium
Si tratta di una comunità caratterizzata dalla ricchezza floristica e dal pregio floristico
particolarmente elevati (cfr. Tab. 10.3). L’elevata frequenza e concomitanza di specie
caratteristiche del Fedio-Convolvulion cupaniani (vedi oltre), dell’Echio-Galactition
tomentosae (Galactites elegans, Centaurea sicula, Centaurea solstitialis subsp. schouwii,
Verbascum sinuatum, Echium plantagineum, Medicago sp. pl., Hedysarum coronarium,
Trifolium sp. pl., Vicia sp. pl., ecc.) e del Thero-Brachypodion ramosi Br.-Bl. 1925 (Dactylis
glomerata s.l., Elaeoselinum asclepium subsp. asclepium, Kundmannia sicula, Bellis
perennis, Ophrys sp. pl., Orchis sp. pl., ecc.), essa viene provvisoriamente collocata
all’interno di questa alleanza. Per l’elevato numero di orchidee e di specie trasgressive dei
Lygeo-Stipetalia, tale consorzio andrebbe forse riferito alle praterie perenni del TheroBrachypodion ramosi, verso cui in assenza di disturbo essa sembra poter evolvere nell’arco di
pochi anni: si tratta dunque di una sorta di “habitat incipiente”.
Fedio-Convolvulion cupaniani Brullo et Spampinato 1986
Car. All.: Brassica rapa subsp. campestris, Cerinthe major subsp. major, Convolvulus
tricolor subsp. cupanianus, Fedia graciliflora, Geranium dissectum, Medicago intertexta,
Melilotus infestus, Ranunculus ficaria subsp. ficariiformis, Scorpiurus vermiculatus,
Tetragonolobus purpureus.
Ecologia: vegetazione tardo-vernale subnitrofila tipica di substrati marnosi e argillosi, si
rinviene per lo più nei vigneti, in aree incolte o ai bordi delle strade e sentieri di campagna.
Nonostante l’eterogeneità degli ambienti in cui si rinviene, essa mostra una notevole
omogeneità floristica, probabilmente dovuta alla peculiarità edafica. I prati che forma sono
infatti caratterizzati da un ricco contingente di terofite adattate agli ambienti argillosi e limosi,
pesanti ed un pò asfittici, umidi o addirittura inondati d’inverno, marcatamente xerici e
fessurati d’estate. Gli aggruppamenti locali andrebbero forse interpretati come aspetti
impoveriti dell’Ononido alopecuroidi-Vicietum siculae Brullo e Marcenò 1985a, di cui sono
effettivamente presenti due specie caratteristiche, Daucus muricatus e Ononis alopecuroides
subsp. exalopecuroides. Si tratta di un’associazione nitrofila tipica di stazioni collinari
soggette a clima di tipo mesomediterraneo, diffusa in tutta la Sicilia centroccidentale (Monti
di Palermo, Nisseno, Ficuzza e Corleonese), legata a stazioni quali i bordi e le scarpate che
fiancheggiano strade e sentieri di campagna, su substrati marnosi e argillosi, con suoli
abbastanza freschi ed umidi nel periodo primaverile; spesso essa risulta topograficamente e
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dinamicamente connessa con formazioni ad Arundo collina nei tratti a maggiore pendenza e
ad aspetti a Festuca arundinacea in quelli pianeggianti (BRULLO & SPAMPINATO, 1986).
Vegetazione a megaforbie sciafilo-nitrofile (colture arboree e margini di boschi)
All’ordine Urtico-Scrophularietalia peregrinae e all’alleanza Allion triquetri vanno riferiti gli
aspetti sciafili e nitrofili rinvenuti all’ombra degli arbusteti e nel sottobosco della macchia ad
alloro, mentre gli aspetti più igrofili andrebbero forse ascritti all’ordine Convolvuletalia
sepium ed all’alleanza Senecionion fluviatilis.
Specie guida: Calystegia sylvatica, Galium aparine, Smyrnium olusatrum, Urtica
membranacea, ecc.
Acantho mollis-Smyrnietum olusatri Brullo et Marcenò 1985
Car. Ass.: Acanthus mollis e Smyrnium olusatrum
Ecologia: consorzio termofilo tipico delle aree suburbane, urbane o rurali, si sviluppa in
stazioni ombreggiate, in prossimità dei muri o sotto la chioma degli alberi. Tipico dei giardini
abbandonati e delle zone archeologiche, si riscontra spesso in prossimità di casolari di
campagna o di agglomerati rurali. Realizza coperture molto dense e si osserva tra 25 e 550 m
s.l.m.
Distribuzione nel SIC: questo consorzio si riscontra nelle aree più ombrose al di sotto dei
frutteti, delle formazioni di mantello e come sottobosco della macchia ad alloro e dei nuclei di
ripisilva a salici e pioppi della forra del Torrente Biviere.
Aggruppamento ad Arundo donax
Ecologia: vegetazione anfibia dei tratti esterni e poco profondi delle sponde dei fiumi e degli
stagni a regime idrico lento e variabile con tenore trofico medio-elevato e scarso tenore
d’ossigeno nella stagione secca. Frequente anche nei canali e nei fossati del piano basale (tra
0 e 350 m s.l.m.), forma abitualmente popolamenti molto densi (copertura 80-100%).
Distribuzione nel SIC: si riscontra su una sponda dell’invaso artificiale.
Vegetazione microfitica sciafilo-nitrofila delle radure delle formazioni pre-forestali e forestali
All’alleanza Valantio-Galion muralis vanno riferiti gli aspetti di vegetazione naturale
microfitica annuale sciafilo-nitrofila a ciclo primaverile. L’habitat ideale di questo consorzio
sono le superfici poste sotto la chioma degli alberi ed arbusti più periferici delle stazioni di
macchia e di mantello (riferibili alle allenze Quercion ilicis, Oleo-Ceratonion e Pruno-Rubion
ulmifolii; aspetti riferibili a questo consorzio seminaturale, il cui apporto nitrico è garantito da
residui vegetali ed animali, sono frequenti anche sulle pareti rocciose o sui muretti degli stessi
ambienti. Questa tipologia di vegetazione effimera si riscontra di frequente sotto il mantello a
Rhus coriaria lungo il lato meridionale del Vallone Biviere.
Specie guida: Centranthus calcitrapae, Cardamine hirsuta, Geranium purpureum, Geranium
rotundifolium, Theligonum cynocrambe, Torilis nodosa, ecc..
Vegetazione delle praterie perenni e annue
Consorzi terofitici basifili
I consorzi effimeri di erbe annue sono comuni nelle radure nel mosaico costituito dalla gariga
a labiate e dalle praterie a graminacee perenni (Ampelodesmos mauritanicus o Hyparrhenia
hirta), mentre costituiscono praterelli pressocché puri in corrispondenza di “isole” di
affioramenti gessosi. Esempi tipici ed interessanti si trovano disseminati su suoli sottili e
rocciosi nelle aree soleggiate di tutta l’area SIC. Tale tipologia di vegetazione presenta
un’elevata ricchezza floristica ed ospita numerose camefite succulente, geofite bulbose e
terofite (scapose e succulente) di grande interesse scientifico-conservazionistico.
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Questi consorzi, fortemente condizionati dalla natura chimica e fisica del substrato geologico
per la quasi completa mancanza di suolo, vanno ascritti alla classe Stipo-Trachynietea
distachyae e, più precisamente, all’ordine Stipo-Trachynietalia distachyae (BRULLO, 1985).
Essi partecipano alla “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea”
(cod. 6220), habitat prioritario ai sensi della Direttiva 92/43 CEE (cfr. Tab. 5.1).
Specie guida: Aira caryophyllea subsp. caryophyllea, Arenaria leptoclados, Asterolinon
linum-stellatum, Trachynia distachyos, Briza maxima, Catapodium rigidum subsp. rigidum,
Cynosurus (echinatus, effusus), Evax pygmaea, Hedypnois rhagadioloides, Hedysarum
glomeratum, Hippocrepis multisiliquosa, Hyoseris scabra, Hypochoeris achyrophorus,
Lagurus ovatus subsp. ovatus, Linaria reflexa subsp. reflexa, Lotus edulis, Ononis sieberi,
Phleum echinatum, Plantago (lagopus, serraria), Romulea ramiflora, Rumex
bucephalophorus s.l., Salvia viridis, Senecio leucanthemifolius, Sideritis romana, Silene
(colorata, gallica), Stipa capensis, Tordylium apulum, Trifolium (angustifolium, cherleri,
stellatum), Vulpia ciliata, ecc.
Thero-Sedetum caerulei Brullo 1975 em. Brullo in Bartolo, Brullo et Marcenò 1982
Car. Ass.: Arenaria leptoclados, Pedimus stellatus, Plantago afra subsp. zwierleinii, Sedum
rubens e Sedum caeruleum.
Ecologia: vegetazione microfitica delle piccole conche in cui uno strato di terriccio dello
spessore di appena 1 cm copre la roccia madre inalterata (di natura carbonatica, gessosa o
basaltica). Di norma colonizza il substrato in seguito alla formazione di cenosi pioniere di
muschi e licheni. Questo consorzio appare legato dinamicamente sia all’aggruppamento a
Stipa capensis, diffuso qua e là nei contesti più soleggiati della riserva, sia alle garighe
dominate da Coridothymus capitatus (vedi oltre). Nella riserva sono stati osservati aspetti
riconducibili a tre varianti: a Rumex bucephalophorus s.l., a Sedum stellatum (già citata da
BRULLO et alii, 1982 per ambienti ombreggiati e riparati dal vento, come gli spuntoni di
roccia ricoperti da muschio) o a Petrorhagia saxifraga (ampi affioramenti rocciosi soleggiati
e ventilati).
Distribuzione nel SIC: rupi ombrose esposte a settentrione del versante meridionale del
Vallone Biviere e di M. Finestrelle.
All’ordine Stipo-Bupleuretalia semicompositi (Car. Ord.: Bromus fasciculatus, Crupina
crupinastrum, Polygala monspeliaca, Scorzonera deliciosa, ecc.) e, più precisamente,
all’alleanza Sedo-Ctenopsion gypsophilae vengono riferiti i prati xerici effimeri, fedeli a
substrati gessosi in assenza pressocché completa di suolo e con frequente copertura lichenica
del Mediterraneo centro-occidentale, finora noti per la Sicilia e Spagna ma certamente
presenti sugli stessi substrati nell’area maghrebina (BRULLO, 1985, IZCO et alii, 1986). Nel
SIC in esame tali syntaxa di rango superiore sono rappresentati dalle cenosi illustrate qui di
seguito:
Aggruppamento a Filago eriocephala e Medicago minima
Comunità microfitica dei piccoli dossi gessosi. Di norma colonizza contesti piuttosto
soleggiati ed inclinati e prende contatto sia con gli altri aggruppamenti terofitici sia con gli
aspetti del Valantio-Galion muralis sia con la gariga a labiate (vedi oltre).
Distribuzione nel SIC: rupi e macerie gessose del Vallone Biviere e di M. Castellaccio.
Aggruppamento a Sedum gypsicola e Sedum sediforme
In corrispondenza delle guglie e degli spuntoni rocciosi la comunità precedente cede spazio a
camefite succulente come Sedum gypsicola, specie nota solo per la Sicilia e la Spagna
(BRULLO et alii, 1989) e legata esclusivamente ai substrati gessosi, e Sedum sediforme.
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All’alleanza Plantagini-Catapodion marini vanno attribuiti invece i praterelli xerici effimeri
caratterizzati dalla dominanza di specie precoci a breve ciclo vegetativo, diffusa per lo più in
stazioni costiere e raramente all’interno delle regioni del Mediterraneo centro-occidentale
(Sicilia, Sardegna, Corsica, Italia meridionale, Francia meridionale e Baleari). Si tratta di
consorzi pionieri indifferenti alla natura geolitologica del substrato ma fedeli a suoli
leggermente salati a causa della prossimità al mare o a stagni salmastri, o ancora ad
affioramenti ricchi in sali.
Aggruppamento a Stipa capensis
Sugli orli pianeggianti intorno alla valle cieca del Biviere si osservano aspetti effimeri
dominati da queste due graminacee e nobilitati dalla presenza di Echinaria capitata subsp.
todaroana e numerose altre terofite xerofile.
Aggruppamento a Hedysarum glomeratum
Su substrati gessosi alquanto alterati, ma anche su quelli marnoso-sabbiosi, si rinvengono dei
praterelli terofitici particolarmente ricchi, fisionomizzati da Hedysarum glomeratum, cui si
accompagnano specie spesso Parentucellia latifolia, Medicago minima, Helianthemum
salicifolium, e diverse altre entità tipiche degli Stipo-Trachynietea, quali Trifolium scabrum,
Hypochoeris achyrophorus, Trachynia distachyos, ecc. Tali aspetti tendono generalmente ad
evolvere verso praterie ad Elaeoselinum asclepium o verso le formazioni dell’AstragaloAmpelodesmetum mauritanici, mentre laddove il terreno diviene più superficiale vengono
sostituiti da aspetti del Thero-Sedetum caerulei. In prossimità degli ambienti rupestri gessosi,
si arricchiscono talora della presenza di Sedum gypsicola.
Consorzi delle praterie termoxerofile perenni a dominanza di geofite
Alla classe Poëtea bulbosae, all’ordine Poëtalia bulbosae ed all’alleanza Leontodonto
tuberosi-Bellidion sylvestris vengono riferiti i consorzi a geofite bulbose e tuberose che
partecipano al mosaico di prateria perenne e annua delle zone pascolate soggette a clima
mediterraneo e submediterraneo d’Italia (BIONDI et alii, 2001). Tali consorzi rivestono grande
interesse per il pregio biogeografico e conservazionistico di molte delle specie che vi
partecipano, e mostrano una sorta di “doppia stagionalità”, poiché molte geofite possiedono
un ciclo serotino mentre altre sono tardo-vernali o primaverili.
Aggruppamento a Charybdys pancration e Asphodelus ramosus
Dove il sovrappascolo e la frequenza degli incendi hanno comportato una forte erosione del
mosaico di prateria a graminacee perenni e della gariga a labiate si registra la presenza di una
prateria perenne degradata dominata da geofite come Charybdys maritima e Asphodelus
ramosus frammista a praterelli terofitici ricchi di specie trasgressive degli incolti. Aspetti
simili si osservano soprattutto lungo i margini settentrionali della riserva naturale.
Vegetazione delle praterie termo-xerofile perenni a dominanza di emicriptofite
La classe Lygeo-Stipetea raggruppa le praterie xerofile perenni del Mediterraneo. L’ordine
Hyparrhenetalia hirtae include gli aspetti tipici degli affioramenti rocciosi, che prediligono le
stazioni ben protette dai venti.
Specie guida: Ampelodesmos mauritanicus, Asphodelus ramosus, Pallenis spinosa,
Bituminaria bituminosa, Foeniculum vulgare subsp. piperitum, Hyoseris radiata, Lobularia
maritima, Magydaris pastinacea, ecc.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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All’alleanza Avenulo-Ampelodesmion mauritanici vanno riferiti gli ampelodesmeti disturbati
che si possono osservare sui versanti più acclivi e rocciosi del comprensorio. Essi derivano
dalla distruzione degli aspetti forestali originari e sono dinamicamente connessi con la gariga
a Coridothymus capitatus. In varie aree della Sicilia gli ampelodesmeti costituiscono un vero
e proprio disclimax (MARCENÒ & COLOMBO, 1982; MINISSALE, 1995).
Astragalo huetii-Ampelodesmetum mauritanici Minissale 1995
Car. Ass.: Astragalus huetii
Ecologia: confinato nei terreni non coltivabili (pendici impervie e affioramenti gessosi),
l’ampelodesmeto rappresenta spesso il consorzio con più alto grado di naturalità all’interno
della riserva. Presente su substrati calcareo-marnosi e calcareo-gessosi su suolo molto esiguo,
in aree con precipitazioni medie annue di 500-600 mm e temperature medie annue di 16-18°
C, questa formazione deriva per degradazione dai consorzi della Quercetalia ilicis e
dell’Oleo-Ceratonion o da aspetti di gariga riferibili al Cisto-Ericion. È noto per diverse
località della Sicilia centro-meridionale e sud-occidentale.
Distribuzione nel SIC: aspetti riferibili a questa cenosi sono diffusi sui versanti inclinati
adiacenti al Vallone Biviere e al torrente Biviere e frequenti anche nei rimboschimenti giovani
e/o radi a conifere. In realtà però Astragalus huetii è ben più localizzato, mentre più frequente
è una facies piuttosto impoverita, probabilmente a causa del frequente ripetersi degli incendi.
Localmente frequente e significativa in termini di biomassa appare la presenza di Teucrium
flavum, per cui viene proposta una subass. teucrietosum flavi n. provv., negli anni scorsi
rinvenuta peraltro anche altrove nel comprensorio di Santa Ninfa e Gibellina (es.: Loc. M.
Coco e Buturro).
All’alleanza Hyparrhenion hirtae (Car. All.: Hyparrhenia hirta s.l., Andropogon distachyos,
Convolvulus althaeoides, Phagnalon saxatile s.l., Lathyrus clymenum s.l., Micromeria graeca
s.l., Physanthyllis tetraphylla) vanno invece riferiti i consorzi presenti in aree più esposte e
degradate, su spessori di suolo ancor più sottili. Il più delle volte si tratta di aspetti
pesantemente disturbati dal pascolo ovi-caprino, che è stato tuttavia possibile attribuire alle
seguenti due fitocenosi:
Thapsio garganicae-Feruletum communis Brullo 1984
Car. Ass.: Ferula communis, Thapsia garganica, Hippomarathrum siculum
Ecologia: consorzio alquanto termoxerofilo, piuttosto diffuso nelle aree incolte di Sicilia,
caratterizzate da estesi affioramenti rocciosi, limitatamente a stazioni ben protette dai venti
(margini di macchia o dei valloni), predilige stazioni costiere, anche se si rinviene nei contesti
più caldi della Sicilia interna, soprattutto negli ambienti marnoso-argillosi dell’Agrigentino e
del Nisseno e sulle vulcaniti delle pendici occidentali etnee. Per la sua spiccata xerofilia è
parso più appropriato collocare quest’associazione nell’alleanza Hyparrhenion hirtae anziché
nel Bromo-Oryzopsion. Resta da chiarire se il Cachryo (= Hippomarathro) siculiHyparrhenietum hirtae, associazione menzionata da BRULLO et alii (2001) e mai pubblicata sia o meno una facies xerica di quest’associazione.
Distribuzione nel SIC: tende a svilupparsi in contesti aperti e disturbati in corrispondenza di
litosuoli esigui su substrati gessosi con discreto tenore di argilla. Forma nuclei in aree
subpianeggianti con forte rocciosità affiorante, ad esempio ai margini meridionali e
settentrionali della valle cieca del Biviere.
Sanguisorbo verrucosae-Magydaretum pastinaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato
1990
Car. Ass.: Magydaris pastinacea, Sanguisorba minor s.l.
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65
Ecologia: questa prateria discontinua, tipica dei substrati sassosi o dei suoli a tessitura
grossolana, è stata descritta per Lampedusa da BARTOLO et alii (1990), che la citano anche per
la Sicilia nordoccidentale e le Egadi.
Distribuzione nel SIC: forma lembi di vegetazione subnitrofila e subigrofila a carattere
glareicolo molto localizzati; questi si rinvengono presso l’inghiottitoio, alla base delle pareti
subverticali che cingono la vale cieca del Biviere, e in ambienti analoghi poco a Nord
dell’invaso artificiale.
Nei contesti disturbati e dove si verifica un’intenso sovrappascolo, è possibile osservare
diversi consorzi pseudosteppici subnitrofili riferibili all’alleanza Bromo-Oryzopsion
miliaceae. Gli aspetti più omogenei sono stati riferiti ad una nuova associazione:
Euphorbio ceratocarpae-Arundinetum collinae n. provv.
Car. Ass.: Euphorbia ceratocarpa
Ecologia: diffuso in diverse località interne della Sicilia centro-occidentale, tra 100 e 700 m
s.l.m., nell’area climacica del Quercion ilicis (S. Pasta, oss. pers.), questo consorzio penetra
marginalmente nell’area dell’Oleo-Ceratonion. Si insedia per lo più sugli argini superiori di
torrenti che scorrono in terreni argillosi, argilloso-sabbiosi o argilloso-conglomeratici,
realizzando il più delle volte dense coperture (80-100%).
Distribuzione nel SIC: diffuso in corrispondenza dei margini del Torrente Biviere sino al suo
sbocco nella valle cieca, dove prende contatto sia con i consorzi pionieri del FedioConvolvulion cupaniani, sia con gli aspetti di mantello (Pruno-Rubion ulmifolii) sia con i
canneti a Phragmites australis.
Aggruppamento a Calendula suffruticosa subsp. fulgida
Consorzio paucispecifico e poco strutturato, probabilmente insediatosi da poco sul materiale
sciolto di natura calcarea usato per ricoprire lo spiazzo orizzontale usato per le manovre e la
sosta dei mezzi della forestale nel sito in cui è stata edificata una torretta di controllo su M.
Finestrelle.
Vegetazione pre-forestale e forestale zonale
Vegetazione suffruticosa delle garighe basifile
La gariga a timo arbustivo, pertinente alla classe Cisto-Micromerietea julianae, all’ordine
Cisto-Ericetalia e all’alleanza Cisto-Ericion multiflorae, è la formazione più espressiva
dell’area considerata ed è ricca di specie ad elevata valenza biogeografica. Allo stato attuale
costituisce la forma più matura di copertura presente sui versanti acclivi e rocciosi del SIC. Se
non risentisse del disturbo dovuto al pascolo e al rimboschimento, tenderebbe ad innescare
processi di ricostituzione della macchia secondaria.
Nelle zone più elevate del SIC sono stati rilevati aspetti di mosaico di prateria perenne e
gariga a labiate “nobilitati” dalla presenza di specie di un certo interesse biogeografico, come
Carthamus pinnatus subsp. pinnatus e Thymus spinulosus, la cui presenza suggerisce che il
comprensorio in esame avrebbe (o ha avuto in passato) le potenzialità per ospitare
Carduncello pinnati-Thymetum spinulosi Brullo et Marcenò in Brullo 1984, prateria
discontinua ad emicriptofite e camefite a chiara impronta oromediterranea affine a quelle
diffuse sui principali sistemi montuosi dell’isola e riferite alla classe endemica RumiciAstragaletea siculi Pignatti et Nimis in E. Pignatti et al. 1980 em. Mucina 1997 (BRULLO,
1984; PIGNATTI et alii, 1980; BRULLO et alii, 2005; SCUDERI, 2006).
Specie guida: Carlina gummifera, Cistus creticus s.l., Corydothymus capitatus, Micromeria
graeca s.l., Micromeria fruticulosa, ecc.
Micromerio fruticulosae-Coridothymetum capitati n. provv.
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Diff. Ass.: Asperula aristata subsp. scabra e Odontites rigidifolius.
Ecologia: la composizione floristica del consorzio rilevato risulta del tutto originale rispetto a
quelli descritti in precedenza per il territorio siciliano (BRULLO et alii, 1997). Come
differenziali locali di associazione vengono designate due piante a ciclo vegetativo estivale, la
cui ecologia rispecchia efficacemente la marcata xericità del biotopo colonizzato da questa
tipologia di gariga. All’interno di questa formazione si rinvengono qua e là nuclei di Agave
americana del tutto naturalizzata.
Distribuzione nel SIC: presente in maniera discontinua a causa del pascolo e dell’attività di
rimboschimento, la gariga è maggiormente diffusa sulla destra idrografica del torrente Biviere
e sulle creste di C.da Cappellone, Campanaro, Montagna, soprattutto in corrispondenza delle
rotture di pendio, dove prevale sulle formazioni di prateria xerica e prende talora contatto con
i consorzi casmofitici.
Aggruppamento a Cistus creticus
Si tratta di un nucleo non cartografabile localizzato ai margini settentrionali del SIC a ovest
della montagna della Magione tra casa Paternò e montagna della Magione; esso si differenzia
dai suddetti aspetti di gariga solo per la prevalenza di Cistus creticus.
Vegetazione della macchia-foresta sempreverde mediterranea
Questi aspetti vengono riferiti alla classe Quercetea ilicis, boschi di leccio e, probabilmente,
di quercia castagnara (Quercus virgiliana), dovettero un tempo essere presenti nel
comprensorio, come sembra suggerire la presenza di qualche individuo di quest’ultima specie
alle porte di Santa Ninfa (S. Pasta, ined.), a Salemi, a Castelvetrano ed a Partanna (W.W.F. GRUPPO ATTIVO DI PARTANNA, 1995; SCUDERI, 2006; PASTA et alii, 2008). Individui isolati di
leccio sono stati peraltro osservati nel territorio di Santa Ninfa sia a Rocca delle Penne (S.
Pasta, A. Dimarca, G. Casamento e T. La Mantia, primavera 2005) sia all’interno del SIC
nelle balze rocciose che dominano le Case della Magione durante i sopralluoghi primaverili.
Nello stesso comprensorio l’odierna presenza di diversi toponimi con “Pionica” (nome
siciliano di Paeonia mascula L.) suggeriscono che in tempi non troppo remoti vi fossero
contesti idonei alla sussistenza di specie esclusive (e quindi di lembi) di lecceto e/o di
querceto semideciduo.
Specie guida: Anagyris foetida, Asparagus acutifolius, Chamaerops humilis, Clematis
cirrhosa, Cyclamen repandum, Euphorbia dendroides, Laurus nobilis, Lonicera (etrusca,
implexa), Osyris alba, Pistacia (lentiscus, terebinthus), Prasium majus, Quercus ilex, Rosa
sempervirens, Ruta chalepensis, Smilax aspera, Teucrium fruticans.
Aggruppamento a Laurus nobilis
La presenza di diverse specie caratteristiche dei Quercetalia ilicis e del Quercion ilicis
(Asparagus acutifolius, Carex distachya, Clematis cirrhosa, Lonicera implexa, Osyris alba,
Prasium majus, Rosa sempervirens, ecc.) avvalora l’ipotesi che almeno parte del
comprensorio fosse un tempo ricoperta dalla macchia-foresta sempreverde. Queste specie
convivono nel fitto popolamento di alloro presente nella porzione più incassata del Torrente
Biviere. Le informazioni sull’ecogeografia dell’alloro (GIACOBBE, 1939; RAIMONDO et alii,
1981; PASTA & TROÌA, 1994) ci inducono a non escludere a priori che il nucleo sia autoctono,
come suggerisce peraltro il suo perfetto inserimento nel contesto in esame e la presenza di
ambienti analoghi anche in C.da Stretto a Partanna. Qui come altrove in Sicilia questa essenza
sembra prediligere microambienti umidi, mescolandosi ad essenze decidue tipiche dei climax
forestali mesofili.
Come già sottolineato da SCUDERI (2006), il carattere sporadico e relittuale di questo tipo
vegetazionale non permette di pervenire ad un’attribuzione sintassonomica certa; in ragione
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del forte grado di antropizzazione delle aree in cui si rinvengono i lembi superstiti, non è
apparso opportuno spingersi oltre nell’inquadramento fitosociologico di questo
aggruppamento. La presenza sporadica di Hedera helix suggerirebbe di attribuire tale
consorzio all’Hedero helicis-Lauretum nobilis Bueno et Fernándes Prieto 1991, associazione
dell’alleanza Arbuto unedonis-Laurion nobilis Rivas-Martínez, Fernández-González et Loidi
1999 già segnalata in Sicilia da BRULLO et alii (2001). Se soggetta a disturbo, la macchia ad
alloro degrada verso arbusteti del Rubo ulmifolii-Tametum communis, mentre per evoluzione
naturale potrebbe tendere verso il Lauro nobilis-Quercetum ilicis (Br.-Bl. 1967) RivasMartínez 1975, formazione forestale a Quercus ilex e Laurus nobilis.
Si pone in risalto il fatto che la macchia a Laurus nobilis figura nella lista degli habitat
prioritari della Direttiva 92/43 CEE: “Matorral arborescente con Laurus nobilis” (cod. 5230).
Euphorbio dendroidis-Anagyridetum foetidae subass. artemisietosum arborescentis Biondi et
Mossa 1992
Diff. Subass.: Anagyris foetida e Artemisia arborescens
Ecologia: macchia discontinua ad euforbia ad alberello, olivastro e carrubbazzo, interpretabile
come vicariante subnitrofila e marcatamente xerofila del Rhamno alaterni-Euphorbietum
dendroidis (Trinajstič 1973) 1984 em. Géhu et Biondi 1987. Colonizza balze rocciose gessose
e disturbate dall’incendio e dal pascolo ovi-caprino.
Distribuzione nel SIC: localizzata sulle rupi esposte a Nord di C.da La Menta (di cui
Brassica rupestris subsp. rupestris colonizza nel cenge) e in una ridotta area di C.da
Castellaccio esposta a Sud.
Aggruppamento a Chamaerops humilis
In corrispondenza del limite nord-occidentale del SIC è stata invece rilevata una formazione
di macchia rada a palma nana; si tratta di lembi residuali che possono essere interpretati come
aspetti impoveriti del Pistacio lentisci-Chamaeropetum humilis Brullo et Marcenò 1985b: tale
ipotesi appare rafforzata dal fatto che a poca distanza vegetano sporadici individui di Pistacia
lentiscus, che tuttavia non partecipano a questo aggruppamento. In corrispondenza di questa
formazione è stato riscontrato un cospicuo popolamento di Astragalus huetii.
Vegetazione arbustiva dei margini del bosco termo- e mesomediterraneo (“mantello”)
L’area del SIC ospita diverse specie legnose tipiche dei consorzi forestali e pre-forestali
decidui ad impronta europea. Legato dinamicamente ai termini più mesofili del Quercion
ilicis, il mantello, riferibile alla classe Rhamno-Prunetea, ospita attualmente la maggior parte
delle specie legnose arbustive autoctone. Esso è caratterizzato dalla preponderanza di arbusti,
frutici e alberelli decidui come quelli sotto elencati.
Specie guida: Clematis vitalba, Corylus avellana, Crataegus monogyna, Prunus spinosa,
Rosa (canina, micrantha), Rubus ulmifolius, Spartium junceum, Ulmus minor.
Dove le sponde del Torrente Biviere si presentano più accidentate e acclivi, sì da conferirgli
un aspetto di forra, osserviamo lembi di mantello strutturalmente e floristicamente impoveriti,
riferibili ai Prunetalia spinosae. Si tratta di aggruppamenti arbustivi radi che derivano
probabilmente dal degrado di consorzi forestali del climax originario. Il più delle volte si
tratta di consorzi paucispecifici sciafili e subnitrofili dominati da Rubus ulmifolius.
In alcuni piccoli impluvi posti sulla destra idrografica del torrente Biviere, sotto le rupi
esposte a Nord di C.da Menta e sotto la vetta del Cappellone si rinvengono lembi di mantello
a Ulmus minor, presenti anche a ridosso dell’inghiottitoio, mentre a Nord e a Sud della valle
cieca del Biviere, in C.da Castellaccio e sulle pendici meridionali di M. Finestrelle si
osservano densi popolamenti di Rhus coriaria e/o Rubus ulmifolius e/o Prunus spinosa. Molto
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spesso corrispondono ad ex-coltivi (soprattutto ex-frutteti), un tempo realizzati in
corrispondenza di piccole vallecole incassate e protette dal sole e dal vento. Oggi questi
consorzi sono sempre più spesso colonizzati - e rapidamente sostituiti - da popolamenti
monofitici ad Ailanthus altissima.
Nella parte incassata del Torrente Biviere, in corrispondenza dei lembi di macchia ad alloro e
dei nuclei di ripisilva a salici e pioppi si osservano aspetti di mantello a liane difficili da
cartografare e da tipificare: in particolare, si osserva un aggruppamento a Rubus ulmifolius e
Smilax aspera e, nei contesti più freschi ed ombrosi, aspetti riferibili al Rubo ulmifoliiTametum communis R. Tx. in R. Tx. et Oberdorfer 1958.
Rubo ulmifolii-Dorycnietum recti Brullo, Minissale, Scelsi et Spampinato 1993
Car. Ass.: Dorycnium rectum
Ecologia: densa formazione spiccatamente igrofila di nanofanerofite lianose su piccoli dossi
ed alla base di scarpate che circondano bacini e piccoli corsi d’acqua; si riscontra nella fascia
climacica potenziale delle formazioni boschive neutrocline ed acidofile dell’Oleo-Ceratonion
e, marginalmente del Quercion ilicis. Costituisce spesso una cintura di collegamento tra le
comunità dei Populetalia albae e dei Phragmitetalia e colonizza aree temporaneamente
inondate e chiuse superiormente da scarpate. Nel Trapanese questa cenosi era già nota per i
Gorghi Tondi e Lago Preola (BRULLO & RONSISVALLE, 1975) e per il canyon della Riserva
Zangara a Castelvetrano (PASTA et alii, 2008).
Vegetazione forestale azonale
Consorzi mesoigrofili decidui
Nell’area del SIC è presente Tamarix africana, specie caratteristica della classe NerioTamaricetea Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958, che racchiude tutte le ripisilve termoigrofile
pioniere mediterranee. Tuttavia, i popolamenti osservati non presentano un’estensione
significativa e non formano consorzi né stabili né omogenei, per cui non vengono trattati né
nel testo che segue né vengono rappresentati su carta.
Alcuni nuclei di vegetazione arborea ripariale, dominati dai pioppi e dal salice pedicellato e
talora, dal frassino ossifillo, presenti per lo più in corrispondenza del Torrente Biviere, vanno
invece riferiti all’ordine Populetalia albae e alla classe Querco-Fagetea (BRULLO &
SPAMPINATO, 1991). In Sicilia essi popolano il più delle volte le valli strette, profonde e molto
inclinate, con microclima fresco, tipiche dell’alto corso dei fiumi. Contrariamente a quanto
ipotizzato da PASTA & LA MANTIA (2001a), l’origine autoctona dei nuclei di vegetazione
forestale igrofila appare supportata dalla presenza, discontinua ma diffusa, di aspetti analoghi
non solo in diverse località interne della provincia di Trapani ma anche nel SIC (C.da
Castellaccio e presso Case Magione) e, con aspetti davvero interessanti e meritevoli di essere
inseriti nel SIC, nell’impluvio (C.da Varuari) che corre parallelo ai margini orientali di
quest’ultimo. Queste formazioni vanno tutelate per il loro ruolo idrogeologico e faunistico;
allo stato attuale, peraltro, esse appaiono perfettamente inserite nel paesaggio del SIC.
Specie guida: Arum italicum, Populus (alba, nigra), Salix pedicellata.
Ulmo canescentis-Salicetum pedicillatae Brullo et Spampinato 1991
Car. Ass.: Ulmus canescens
Ecologia: il bosco misto di pioppo bianco, pioppo nero e salice pedicellato rappresenta in
Sicilia un aspetto di vegetazione arborea mesoigrofila a carattere azonale spinto. Questa
formazione si riscontra all’interno del macroclima mediterraneo, normalmente tra 400 e 700
m s.l.m., nella fascia climacica della Quercetea ilicis e, talora, della Quercetea calliprini,
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dove tende a formare delle bordure molto strette lungo i corsi d’acqua, con un sottobosco
pressoché impenetrabile. L’associazione in esame è alquanto frequente in Sicilia centrooccidentale (Monti di Palermo, Trapanese al Torrente Salemi, Madonie e Monti Sicani).
Distribuzione nella riserva: se ne riscontrano due piccoli tratti con un livello di integrità
medio-alto all’interno della parte incassata del Torrente Biviere ed uno semplificato e più
antropizzato nelle adiacenze della polla della valle cieca omonima.
L’analisi della Carta della Vegetazione (Tavola 8) mette in evidenza che ben 2/3 del
paesaggio locale sono contraddistinti da incolti in evoluzione (all. Echio-Galactition e FedioConvolvulion cupaniani), da consorzi nitrofili (Fumarion wirtgenii-agrariae, Diplotaxion
erucoidis) e ruderali (Parietarion judaicae, Onopordion illyrici, Bromo-Oryzopsion
miliaceae, Hordeion leporini) legati ai rimboschimenti e alle colture permanenti o da
comunità segetali legate alle colture ceralicole (all. Ridolfion segeti).
Il restante 30% del territorio del SIC è caratterizzato da un mosaico spesso discontinuo e
frammentato di consorzi che contribuiscono in misura diversa alla fisionomia del paesaggio
seminaturale locale. Particolarmente frammentaria e discontinua appare la vegetazione
fluviale, rupicola e degli affioramenti rocciosi.
Comprendere le potenzialità dinamiche del territorio in esame facilita una lettura “in
prospettiva” delle informazioni contenute nella Carta della Vegetazione, permettendo inoltre
l’accorpamento delle unità di vegetzione censite in una prospettiva dinamica. A tal proposito,
nel SIC è possibile individuare diverse serie di vegetazione a forte condizionamento edafico:
ƒ
Serie termoxerofila degli affioramenti e dei litosuoli gessosi, costituita da un mosaico
di praterelli terofitici (all. Plantagini-Catapodion marini e Sedo-Ctenopsion
gypsophilae) e che può progredire verso praterie a Hyparrhenia hirta (all.
Hyparrhenion hirtae) e garighe (all. Cisto-Ericion multiflorae) sino a costituire cenosi
di macchia termofila nei contesti più acclivi, rocciosi e soleggiati (all. OleoCeratonion: Pistacio-Chamaeropetum humilis, Rhamno-Euphorbietum dendroidis).
ƒ
Serie edafoigrofila dei suoli argillosi delle aree di compluvio, la cui evoluzione è
meno prevedibile. La prateria subnitro-igrofila ad Arundo collina ed Euphorbia
ceratocarpa (all. Bromo-Oryzopsion miliaceae) può evolvere verso cenosi arbustive di
mantello (all. Pruno-Rubion ulmifolii) sino all’ingresso delle specie della ripisilva (all.
Populion albae).
ƒ
Serie mesoxerofila dei litosuoli e dei suoli bruni gessosi, per successione progressiva i
praterelli terofitici (all. Trachynion distachyae) e probabilmente gli incolti (EchioGalaction tomentosae) possono evolversi verso praterie ad Ampelodesmos
mauritanica (all. Avenulo-Ampelodesmion), garighe a labiate (all. Cisto-Ericion
multiflorae) sino alla formazione di aspetti di macchia-foresta (Quercion ilicis: OleoQuercetum virgilianae?). Questo dinamismo interessa anche i coltivi abbandonati
dove, avvalendosi di suoli più profondi, lo stadio intermedio può essere dominato da
aspetti paucispecifici di mantello (all. Pruno-Rubion ulmifolii).
Si precisa che:
- i nuclei di macchia bassa ad alloro circoscritti al fondo del Torrente Biviere hanno
un significato del tutto avulso dalle serie suaccennate;
- legate esclusivamente alla presenza della polla sono le comunità idrofitiche (all.
Charion fragilis) e igrofile (all. Mentho-Juncion);
- le comunità anfibie e subnitrofile a canne (Phragmition australis) sono sporadiche
lungo le sponde del Torrente Biviere, della polla e dell’invaso artificiale e
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potrebbero forse evolvere in boscaglie termoigrofile pioniere (all. Tamaricion
africanae).
2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e commento alla Carta degli Habitat (B.3.4)
Nelle seguenti tabelle si riportano le informazioni relative agli habitat del SIC ITA010022
contenute nella Scheda Natura 2000 (versione dicembre 2005) e nella relazione di commento
della Carta degli Habitat redatta da Agristudio s.r.l.
Habitat presenti nel SIC ITA010022 (dati da Scheda Natura 2000 – versione 2005).
Superficie
Codice e denominazione degli habitat
indicati nel Formulario Standard Natura 2000
(ha)
%
3170* - Stagni temporanei mediterranei
1,0
5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides
10,0
5332 - Garighe dominate da Ampelodesmos mauritanicus
30,0
5333 - Macchia rada a Chamaerops humilis
1,0
6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea
15,0
6310 - Dehesas con Quercus suber e/o Quercus ilex
1,0
8214 - Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)2
5,0
9320 - Foreste di Olea e Ceratonia
2,0
Totale superficie SIC interessata da habitat
65,0
Habitat presenti nel SIC ITA010022 (dati da Agristudio s.r.l.)
Codice e denominazione
degli habitat individuati in Carta Natura
5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici
5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides
6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea
Totale superficie SIC interessata da habitat
Superficie
(ha)
%
0,3
1,7
30,2
32,2
La lettura critica del Manuale d’Interpretazione degli Habitat (“EUR27”), abbinata ai
sopralluoghi ed ai rilievi di campo, utili ai fini di una migliore “comprensione” del paesaggio
naturale di santa Ninfa, hanno permesso di arricchire la lista degli habitat di Santa Ninfa, che
vengono riportati nella seguente tabella.
Codice
3140_r
5230*_f
5331_r /
6220*_r
5331_r /
8214_r
CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT
Denominazione
Superficie
degli habitat e dei mosaici di habitat
(ha)
%
individuati nei sopralluoghi
Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di
0,03
0,01
Chara spp._rado
*Matorral arborescente con Laurus nobilis_frequente
0,28
0,04
Formazioni ad Euphorbia dendroides _rado / *Pseudo-steppa
0,21
0,03
con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado
Formazioni ad Euphorbia dendroides _rado / Versanti
2,37
0,36
calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)_rado
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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71
6220*_p
6220*_f
6220*_f /
5332_r
6220*_f /
5333_r
6220*_r
8214_p
8214_f /
6220*_r
92A0_f
92A0_f /
5230*_r
8310
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_puro
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_frequente
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_frequente
/
Gariga
ad
ampelodesma_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_frequente / Macchia rada a palma
nana_rado
Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado
Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion
rupicolae)_puro
Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion
rupicolae)_frequente / Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba_frequente
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba_frequente /
*Matorral arborescente con Laurus nobilis_rado
Grotte non aperte al pubblico
Totale superficie SIC interessata da (mosaici di) habitat
46,06
6,98
41,56
6,30
52,76
8,00
0,99
0,15
34,24
5,19
1,61
0,24
1,50
0,23
0,61
0,27
0,09
0,04
n.q.
182,51
n.q.
27,66
n.q. = allo stato non quantificabile
Come già detto nella parte metodologica, i codici degli habitat sono stati individuati tenendo
conto della condizione rilevata del SIC, in cui sono frequenti, all’interno dei poligoni di
rilevamento, strutture a mosaico. Inoltre a ciascun habitat è stato attribuito un indice (p-f-r)
che esprime il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al mosaico stesso (puro;
frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che
fisionomizza l’area di rilevamento.
I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e
conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità
e chiarezza di rappresentazione, come già spiegato nella parte metodologica.
Qui di seguito vengono sinteticamente descritti gli habitat ed i mosaici di habitat osservati nel
territorio.
3140_r - Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp._rado: a
questa categoria viene riferito il popolamento sommerso di Chara vulgaris osservato
all’interno della polla e le sue adiacenze.
5230*_f - *Matorral arborescente con Laurus nobilis_ frequente: il tratto più incassato del
Torrente Biviere è caratterizzato da un’interessante lembo di macchia termoigrofila
sempreverde a Laurus nobilis, riferibile senza dubbio a questo habitat prioritario “, cui si
accompagnano aspetti di mantello. Alla stessa categoria viene riferito il mosaico cui
partecipano alcuni pini introdotti.
6220*_p - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_puro: in questa categoria vengono raggruppati gli aspetti più integri del
mosaico di prateria ad Ampelodesmos, praterelli terofitici e gariga a labiate.
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72
6220*_f - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_frequente: molto spesso la complessa trama costituita da aspetti più o meno
integri di prateria ad Ampelodesmos, dai praterelli terofitici e dalla gariga a labiate è interotta
da giovani rimboschimenti (es.: pino d’Aleppo e/o pino domestico indiverse località, pini +
lecci + roverelle presso Casa Paternò, pini + ornielli + lecci + roverelle + cipressi sopra Case
della Magione C.da Castellaccio o da nuclei di mantello a sommacco). Tutti questi aspetti
appaiono caratterizzati da una certa omogeneità floristica e fisionomica, impressa dalla
dominanza degli aspetti di prateria e pertanto vengono inclusi in questa categoria.
6220*_f / 5332_r - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_frequente / Gariga ad ampelodesma_rado: si tratta di aspetti di mosaico
degradato di prateria perenne e annua dominata da Ampelodesmos e/o Hyparrhenia con
Asphodelus, caratterizzati dalla presenza di Artemisia arborescens e lembi di gariga rada a
Coridothymus capitatus. Raggruppa gli aspetti degradati di prateria e gariga.
6220*_f / 5333_r - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_frequente / Macchia rada a palma nana_rado: mosaico di prateria ad
Ampelodesmos mauritanicus, praterelli dei litosuoli e nuclei radi di macchia a palma nana
(facies impoverita con Prasium, Teucrium flavum ed Artemisia arborescens), localizzati in
C.da La Menta, al limite NW del SIC.
6220*_r - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado: in questa categoria vengono raggrupati gli aspetti di mosaico di
prateria perenne (ad Ampelodesmos, a Hyparrhenia e Ferula o ad Arundo collina) e di gariga
a labiate talmente disturbati dal pascolo da registrare la prevalenza di aspetti di prateria a
terofite e geofite (es.: Asphodelus) ed un’elevata frequenza e copertura di specie nitroxerofile
e ruderali. Talora a queste praterie degradate partecipano con base coperture specie di
mantello come Rhus coriaria e Ulmus minor.
5331_r / 6220*_r - Formazioni ad Euphorbia dendroides _rado / Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: mosaico
rappresentato da un piccolissimo nucleo di macchia termofila rada con Euphorbia dendroides
ed aspetti di prateria termoxerofila perenne annua sul versante merdionale delle colline di
C.da Castellaccio.
5331_r / 8214_r - Formazioni ad Euphorbia dendroides _rado / Versanti calcarei
dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)_rado: questa categoria è rappresentata da un
mosaico di macchia termofila rada con Euphorbia dendroides e comunità casmofitiche sui
versanti di C.da La Menta che delimitano a nord il SIC.
8214_p - Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)_puro: esempi
tipici di consorzi riferibili a questo syntaxa si osservano lungo tutta la parete esposta a Nord
della valle del Biviere, nonché sul versante settentrionale di M. Castellaccio, negli anfratti
ombrosi delle rupi poste ai piedi del versante meridionale di M. Finestrelle, a NE dell’invaso
artificiale e sulle Balze del Campanaro e del Cappellone.
8214_f / 6220*_r - Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion
rupicolae)_frequente / Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado: in questa categoria aspetti densi del Dianthion rupicolae si alternano a
nuclei radi e degradati di prateria perenne e annua degradata (Asphodelus, poca Artemisia),
lembi di gariga a Coridothymus e prateria più integra ad Ampelodesmos o Hyparrhenia.
92A0_f - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba_frequente: a questa categoria
vengono riferiti sia nuclei circoscritti, discontinui e di ridotta estensione di boscaglia riparia a
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73
olmi, salice pedicellato e pioppi sia aspetti analoghi in cui si registra la passata introduzione di
pini.
92A0_f / 5230*_r - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba_frequente / *Matorral
arborescente con Laurus nobilis_rado: questa categoria include nuclei di ripisilva igrofila a
salici e/o a pioppi con alloro e, in alcuni poligoni, con olmo.
8310 - Grotte non aperte al pubblico - grotte di origine carsica caratterizzate da inghiottitoi
più o meno profondi, e con ambienti ipogei più o meno ampi e diversificati. Gli ingressi sono
caratterizzati da aspetti di vegetazione naturale legati ad un microclima più fresco ed umido,
le cavità ospitano quasi certamente – in analogia con la Grotta di Santa Ninfa (la maggiore
delle cavità presenti nel comprensorio e l’unica finora studiata), che presenta una fauna
cavernicola altamente diversificata, con elementi troglofili - popolamenti faunistici almeno
troglofili, con specie endemiche, rare e/o localizzate (sia tra i Chirotteri che relativamente a
taxa di invertebrati quali Coleotteri, Tricotteri, Crostacei Isopodi e Amfipodi, Molluschi,
ecc.).
Nella seguente tabella sono riportati i tematismi di rappresentazione della Carta degli Habitat
(Tavola 9), con l’indicazione della superficie complessiva di ciascun habitat o mosaico di
habitat e della percentuale rispetto alla superficie totale del SIC.
Codice
3140
5230*
5331/6220*
5331/8214
6220*
6220*/5332
6220*/5333
8214
8214/6220*
8310
92A0
92A0/5230*
TEMATISMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT
Denominazione
Superficie
degli habitat e dei mosaici di habitat
(ha)
%
individuati nei sopralluoghi
Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara
0,03
0,01
spp.
Matorral arborescente con Laurus nobilis
0,28
0,04
Formazioni ad Euphorbia dendroides/Pseudo-steppa con
0,21
0,03
graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Formazioni ad Euphorbia dendroides/ Versanti calcarei dell’Italia
2,37
0,36
meridionale (Dianthion rupicolae)
Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero- 121,86
18,47
Brachypodietea
Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero52,76
8,00
Brachypodietea/ Gariga ad ampelodesma
Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero0,99
0,15
Brachypodietea/ Macchia rada a palma nana
Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)
1,6
0,24
Versanti
calcarei
dell’Italia
meridionale
(Dianthion
1,50
0,23
rupicolae)/Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea
Grotte non aperte al pubblico
n.q.
n.q.
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
0,60
0,09
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba/ *Matorral
0,27
0,04
arborescente con Laurus nobilis
Totale superficie SIC interessata da habitat e mosaici di habitat 182,50
27,66
n.q. = allo stato non quantificabile
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74
Nella Carta degli Habitat sono anche visualizzate le categorie Corine Biotope delle aree ove
non sono stati rinvenuti habitat, che si riportano nella tabella seguente.
Biotopi secondo la classificazione Corine Biotopes
23.11 Corpi idrici aperti privi di tappeti di Carofite
31.81 Formazioni arbustive di margini forestali, siepi e (nuclei di) ricolonizzazione su suoli alquanto
ricchi
31.8A Arbusteti termofili submediterranei con Rubus ulmifolius
31.D Giovani piantagioni di latifoglie decidue
34.81 Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale
53.11 Formazioni a cannuccia di palude
53.61 Comunità a canna del Po
53.62 Formazioni a canna del Reno
82.3 Seminativi e colture erbacee estensive
82.3A Sistemi agricoli complessi
82.4 Vivai
83.111 Oliveti tradizionali
83.152 Frutteti meridionali
83.211 Vigneti tradizionali
83.3112 Impianti di pini europei
83.322 Eucalitteti
83.325 Altri impianti arborei artificiali a latifoglie
85.31 Giardini ornamentali
86 Città, paesi, siti industriali
86.2 Villaggi
86.22 Fabbricati rurali
86.31 Insediamenti industriali, artigianali, commerciali e spazi annessi
86.413 Cave di pietra
87.2 Comunità ruderali
Sulla base delle proporzioni misurate e rilevate in campagna, è stata effettuata una stima
semiquantitativa del “peso” di ciascun habitat facente parte dei mosaici individuati; i rapporti
ponderali stimati sono stati i seguenti.
Tematismi della
Carta degli Habitat
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni
Thero-Brachypodietea_r
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni
Thero-Brachypodietea_f
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni
Thero-Brachypodietea_p
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni
Thero-Brachypodietea_f
+
5332 gariga ad ampelodesma_r
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni
Thero-Brachypodietea_f
+
5333 Macchia rada a palma nana_r
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
+
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“Peso” habitat
presenti
e piante annue dei
100
e piante annue dei
100
e piante annue dei
100
e piante annue dei
60
e piante annue dei
40
55
45
65
75
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_r
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
+
8214 Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)_r
5230* Matorral arborescente con Laurus nobilis_f
8214 Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)_p
8214 Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)_f
+
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_r
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba_f
+
5230* Matorral arborescente con Laurus nobilis_r
3140 Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di
Chara spp._r
8310 Grotte non aperte al pubblico
35
60
40
100
100
85
15
90
10
100
100
Queste considerazioni quali-quantitative hanno permesso di valutare con buona
approssimazione la superficie effettivamente ricoperta da ogni singolo habitat nel SIC.
Codice e denominazione degli Habitat presenti nel SIC
Estensione
(Ha)
(%)
0.03
0,01
3140 - Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara
spp.
5230* - Matorral arborescente con Laurus nobilis
0,31
0,05
5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides
1,56
0,24
5332 - Garighe dominate da Ampelodesmos mauritanicus
21,11
3,20
5333 - Macchia rada a Chamaerops humilis
0,40
0,06
6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero- 154,42 23,41
Brachypodietea
8214 - Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)
3,83
0,58
92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
0,85
0,13
8310 – Grotte non aperte al pubblico
*
*
Totale superficie SIC interessata da habitat 182,51 27,66
* Si tratta di un habitat ipogeo per cui in questa fase non è stato possibile rilevare la sua superficie
La superficie complessiva interessata da habitat di interesse comunitario è pari al 27,66% del
SIC, più bassa di quanto riportato in precedenza nelle due diverse edizioni del Formulario
Standard. La quasi totalità di tale superficie (26,61%) corrisponde agli habitat 5332 e 6220*,
corrispondenti ai mosaici di prateria perenne e annua e gariga, mentre appena l’1,05% del SIC
è caratterizzato da aspetti riferibili ai rimanenti sei habitat.
Relativamente alla struttura ed alla distribuzione degli habitat rinvenuti, emerge una maggiore
coesione-continuità tra i poligoni ricadenti lungo il sistema di crinali che contorna il limite
settentrionale del SIC (tra l’altro per la gran parte attribuibili al cod. 6220*), mentre l’area
meridionale presenta poligoni poco coesi, piccoli e sparsi; quest’ultima area, tuttavia, ospita in
via esclusiva tre interi habitat (3140, 5230* e 92A0), costituiti da lembi discontinui in
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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76
corrispondenza dell’impluvio del Torrente Biviere in zona di riserva. La tutela attiva degli
impluvi, oltre a garantire la diffusione delle specie e la maggiore connessione-continuità degli
habitat 5230* e 92A0, consentirà la ricostituzione dell’habitat 92D0 (Foreste riparie galleria
termomediterranea Nerio-Tamariceteae), la cui presenza in passato è testimoniata da piccoli
popolamenti di Tamarix.
Si segnala inoltre che i rimboschimenti, per la loro estesa superficie e per la loro copertura del
territorio, svolgono una forte azione di “competizione” nei confronti degli habitat (ed in
particolare dei mosaici di prateria e gariga), pregiudicandone il grado di naturalità e
l’integrità; conseguentemente, la gestione naturalistica degli impianti artificiali gioca un ruolo
fondamentale nella pianificazione del SIC.
L’analisi della distribuzione delle specie di interesse conservazionistico e/o biogeografico ha
evidenziato quanto segue:
-
21 dei 90 taxa vegetali vivono esclusivamente all’interno di habitat d’interesse
comunitario: si tratta di Astragalus huetii, Brassica rupestris subsp. rupestris, Brassica
villosa subsp. bivoniana, Catapodium hemipoa subsp. occidentale, Cheilanthes
maderensis, Cymbalaria pubescens, Diplotaxis crassifolia, Echinaria capitata subsp.
todaroana, Helictotrichon cincinnatum, Hippomarathrum siculum, Laurus nobilis,
Lomelosia cretica, Odontites rigidifolius, Petrorhagia saxifraga subsp saxifraga,
Plantago afra subsp. zwierleinii, Salvia viridis, Scorzonera deliciosa, Sedum caeruleum,
Sedum gypsicola, Silene fruticosa e Thymus spinulosus. Di contro, sono 16 (Calendula
suffruticosa subsp. fulgida, Capnophyllum peregrinum, Carthamus caeruleus subsp.
caeruleus, Convolvulus tricolor subsp. cupanianus, Crepis bursifolia, Daucus
muricatus, Echium italicum subsp. siculum, Euphorbia ceratocarpa, Fedia graciliflora,
Lathyrus odoratus, Ononis alopecuroides subsp. exalopecuroides, Ononis pendula
subsp. boissieri, Opopanax chironium, Rosa micrantha, Tragopogon cupanii e Vicia
narbonensis) i taxa esclusivi dei biotopi. La maggior parte delle restanti entità è presente
anche nelle unità del paesaggio agrario (seminativi, colture permanenti, incolti e contesti
ruderali marginali).
-
Ben 59 delle 90 tracheofite pregiate inviduate nel SIC prediligono l’habitat “pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220),
48 la “gariga ad Ampelodesmos” (cod. 5332); 16 (di cui 7 esclusive) vivono sui
“versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)” (cod. 8214) e 13 nella
“macchia rada a palma nana” (cod. 5333). Nessuna specie d’interesse biogeografico è
stata invece riscontrata nell’habitat d’interesse comunitario “acque dure oligomesotrofe
con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140), 4 nelle “formazioni ad Euphorbia
dendroides” (cod. 5331) e 2 nell’habitat prioritario “matorral arborescente con Laurus
nobilis” (cod. 5230).
-
Relativamente ai biotopi, va rimarcato il delicato ruolo di rifugio svolto dagli incolti e
dai rimboschimenti di recente impianto e/o aperti-diradati: 29 sono le emergenze
floristiche effettivamente o potenzialmente presenti nei “Prati aridi subnitrofili a
vegetazione post-colturale” (cod. CB 34.81), 18 quelle presenti nella “Comunità a canna
del Po” (cod. CB 53.61), 15 negli “Altri impianti arborei artificiali a latifoglie” (cod. CB
83.325). Meno ricchi ed interessanti si rivelano i rimboschimenti più datati e fitti: 7 sono
i taxa vegetali pregiati riscontrati o probabilmente presenti nei biotopi 83.3112 “Altri
impianti di pini europei” e 83.322 “Eucalitteti”. 3 sono le emergenze floristiche che
vivono nei “seminativi e colture erbacee estensive” (cod. CB 82.3), 3 nei consorzi
ruderali sui bordi delle strade, delle trazzere e a ridosso dei muri dei casolari
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77
abbandonati, riferiti all’unità CB “Vegetazione ruderale” (cod. CB 87.2), poche nelle
colture permanenti sarchiate “Oliveti tradizionali”, “Frutteti meridionali” e “Vigneti
tradizionali” (rispettivamente cod. CB 83.111, 83.152, e 83.211).
Le conoscenze sull’auto- e sinecologia di ciascuna specie pregiata consentono di valutarne
l’idoneità ambientale “potenziale” rispetto agli habitat ed ai biotopi riscontrati nel territorio in
esame. Ne risulta la seguente tabella, in cui vengono riportati sia i casi in cui i taxa sono stati
effettivamente riscontrati in determinati habitat o biotopi (= +), sia i casi di presenza
potenziale (= p), quando i taxa mostrano una notevole idoneità ambientale per quegli habitat
e/o biotopi. Con la sigla “e” vengono indicati quei taxa di cui è stata verificata sul campo la
presenza esclusiva all’interno di un singolo habitat o biotopo. I dati esposti nella tabella
offrono una prima indicazione sulla distribuzione dei taxa nei diversi habitat e biotopi e,
indirettamente, sul valore floristico di questi ultimi.
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78
Correlazione tra le esigenze ecologiche delle specie di interesse conservazionistico ed i principali Habitat e Biotopi presenti nel SIC ITA010022. Taxa
effettivamente (= +) e potenzialmente (= p) presenti; e = taxa attualmente esclusivi di un singolo habitat o biotopo.
p
+
+
+
+
+
+
87.2
83.325
83.322
83.3112
83.211
83.152
83.111
82.3A
82.3
53.62
p
p
53.61
34.81
p
53.11
31.D
+
31.8A
8214
p
+
+
31.81
6220*
p
92A0
5333
p
+
+
p
Calendula suffruticosa Vahl subsp. fulgida (Raf.) Ohle
Capnophyllum peregrinum (L.) Lange
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus
Carthamus pinnatus subsp. pinnatus
Catananche lutea L.
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale
(Paunero) H. et S. Scholz
p
P
p
p
p
+
p
+
p
+
+
+
e
p
+
e
+
+
+
+
p
e
Cheilanthes maderensis Lowe
Colchicum bivonae Guss.
Convolvulus tricolor L. subsp. cupanianus (Sa’ad) Stace
+
Crepis bursifolia L.
Crocus longiflorus Raf.
Cyclamen repandum Sibth. et Sm.
+
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Biotopi
5332
Ambrosina bassii L.
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Richard
Asperula aristata L. fil. subsp. longiflora (Waldst. et Kit.)
Hayek
Astragalus huetii Bunge
Barlia robertiana (Loisel.) Greuter
Biscutella maritima Ten.
Brassica rupestris Raf. subsp. rupestris
Brassica villosa Biv. subsp. bivoniana (Mazzola et Raimondo)
Raimondo et Mazzola
5331
5230*
Habitat
3140
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
+
+
+
+
p
+
+
+
e
+
+
p
+
+
+
e
+
p
+
p
p
p
79
Cymbalaria pubescens (C. Presl) Cufod.
Daucus muricatus (L.) L.
Dianthus siculus C. Presl
Diplotaxis crassifolia (Raf.) DC.
Echinaria capitata Desf. subsp. todaroana (Ces., Pass. et
Gibelli) Arcang.
Echium italicum L. subsp. siculum (Lacaita) Greuter et Burdet
Eryngium bocconei Lam.
Eryngium dichotomum Desf.
Eryngium triquetrum
Euphorbia ceratocarpa Ten.
Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer
Galium pallidum C. Presl
Gypsophila arrostii Guss.
Helictotrichon cincinnatum (Ten.) Röser
Helminthoteca aculeata (Vahl) Lack.
Hippomarathrum siculum (L.) Hoffmgg. et Link
Jacobaea delphinifolia (Vahl) Pelser et Veldk.
Jacobaea lycopifolia (Poir.) Greuter et B. Nord.
Lathyrus odoratus L.
Laurus nobilis L.
Linum decumbens Desf.
Lomelosia cretica (L.) W. Greuter et Burdet
Magydaris pastinacea (Lam.) Paol.
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
87.2
83.325
83.322
83.3112
83.211
83.152
83.111
82.3A
82.3
53.62
53.61
53.11
34.81
31.D
31.8A
31.81
92A0
8214
Biotopi
6220*
5333
5332
5331
5230*
Habitat
3140
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
e
+
+
+
p
e
e
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
e
+
p
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
p
p
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
p
p
+
+
p
+
+
+
p
+
p
+
p
+
+
+
p
e
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
80
p
p
+
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
87.2
83.325
83.322
83.3112
83.211
83.152
83.111
82.3A
82.3
53.62
53.61
+
+
Ononis pendula Desf. subsp. boissieri (Širj.) Devesa
Ononis sieberi DC.
Ophrys bertolonii Moretti
Ophrys bombyliflora Link
Ophrys exaltata Ten.
Ophrys garganica O. et E. Danesch
Ophrys incubacea Tod.
Ophrys lupercalis Devillers et Devillers-Terschuren
Ophrys lutea Cav. subsp. lutea
Ophrys lutea Cav. subsp. minor O. et E. Danesch
Ophrys obaesa Lojac.
Ophrys oxyrrhynchos Tod.
Ophrys panormitana (Tod.) Soó
Ophrys tenthredinifera Willd.
Ophrys vernixia Brot.
Opopanax chironium (L.) Koch
Orchis anthropophora (L.) All.
Orchis collina A. Russel
Orchis italica Poir.
Orchis lactea Poir.
53.11
p
34.81
p
31.D
31.8A
92A0
8214
6220*
5333
5331
5332
+
p
+
Biotopi
31.81
Neotinea maculata (Desf.) Stearn
Nepeta apuleii Ucria
Odontites rigidifolius (Biv.) Benth.
Ononis alopecuroides L. subsp. exalopecuroides (G. Lòpez)
Greuter et Burdet
5230*
Habitat
3140
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
+
+
+
p
+
+
+
+
+
+
+
+
p
p
p
p
+
+
+
+
+
+
+
+
p
p
+
+
+
p
+
p
p
p
p
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
p
+
+
+
+
+
+
+
p
p
+
p
p
p
+
p
p
+
p
+
+
+
+
81
p
p
+
+
87.2
83.325
83.322
83.3112
83.211
83.152
83.111
82.3A
82.3
53.62
+
53.61
p
p
53.11
34.81
31.8A
31.81
92A0
8214
+
+
31.D
p
p
+
+
+
+
+
e
p
p
e
+
e
+
p
p
p
p
Thymus spinulosus Ten.
Tragopogon cupanii Guss.
Vicia narbonensis L.
Tot. “+”
Tot. “p”
Tot. “e”
Tot. Complessivo
+
+
Biotopi
6220*
+
p
p
+
+
+
5333
5332
Orchis longicornu Poir.
Orchis papilionacea L. s.l.
Petrorhagia saxifraga (L.) Link subsp. saxifraga
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
Pimpinella anisoides Briganti
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo
Rosa micrantha Sm.
Rumex thyrsoides Desf.
Salvia viridis L.
Scorzonera cana (C.A. Mey.) Griseb.
Scorzonera deliciosa Guss.
Sedum caeruleum L.
Sedum gypsicola Boiss. et Reuter
Serapias lingua L.
Serapias parviflora Parl.
Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq.
Silene fruticosa L.
Silene italica (L.) Pers. subsp. sicula (Ucria) Jeanmonod
5331
5230*
Habitat
3140
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
+
p
+
+
e
+
+
+
p
+
+
+
+
+
+
+
+
0
0
0
0
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2
0
0
2
1
3
0
4
31
17
0
48
p
e
+
p
+
+
7
6
0
13
44
10
5
59
9
0
7
16
1
0
0
1
1
3
1
5
1
4
1
6
15
14
0
29
24
5
0
29
+
p
1
0
0
1
16
2
0
18
0
1
0
1
1
1
1
3
p
p
1
7
0
8
2
1
0
3
2
0
0
2
3
0
0
3
7
0
0
7
7
0
0
7
8
6
1
15
2
0
1
3
82
La realtà territoriale esaminata appare tuttavia ben più complessa, giacché nella maggior parte
dei poligoni (descritti nelle carte e nel SIT con il codice Habitat o Corine Biotope prevalente)
sono rinvenibili mosaici di habitat e biotopi. Conseguentemente, anche le specie partecipano
in modo variabile alla composizione ed alla valenza floristica complessiva di ciascun
poligono.
La Carta del Valore Floristico (Tavola 10) è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un
valore pari al numero di specie di interesse conservazionistico della flora, rilevate sul campo o
potenziali. L'elenco delle specie, e quindi il valore floristico, è pertanto legato al singolo
poligono e non alla categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il poligono appartiene.
Per tale ragione a parità di codice habitat o biotope si possono avere poligoni a differente
valore floristico in funzione della reale distribuzione delle specie sul territorio. Nella Tavola
le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie (nessuna specie
rilevata=0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-40 specie; oltre 40 specie). La carta conferma quanto
detto sopra nella trattazione sulla ricchezza degli habitat/biotopi: gli ambienti più ricchi in
specie sono le praterie, le garighe e le rupi, mentre gli ambienti più poveri in numero di specie
di interesse risultano i vigneti, gli oliveti, gli ambienti ruderali.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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83
2.3.1.5 Verifica ed aggiornamento della scheda natura 2000 – flora ed habitat (B.1)
Si precisa che le Schede Natura 2000 cui si fa riferimento nel presente capitolo sono quelle
trasmessaci ufficialmente dal Servizio VI dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente
nel dicembre 2007.
Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione
Sulla base delle indagini effettuate, è stata confermata la presenza dei seguenti habitat:
5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides - Un nucleo piuttosto discontinuo e poco
rappresentativo sotto un profilo fisionomico-strutturale di macchia rada ad Euphorbia dendroides si
riscontra frammisto a specie squisitamente rupicole sui versanti settentrionali di Contrada La Menta,
al limite Nord del SIC e, su una superficie ridottissima, sui versanti meridionali delle alture di C.da
Castellaccio. Tale habitat, trascurato in fase di redazione della Carta Preliminare degli Habitat, nella
versione definitiva della Carta degli Habitat partecipa a due diversi mosaici.
5332 - Garighe dominate da Ampelodesmos mauritanicus – A questo habitat vengono riferiti
soltanto gli aspetti molto densi e rappresentativi, ancorché frequentemente disturbati dal passaggio
del fuoco, di mosaico di gariga a Coridothymus capitatus e Micromeria fruticulosa frammisti
all’ampelodesma. Gli ampelodesmeti puri sono stati invece riferiti all’habitat prioritario 6220.
5333 - Macchia rada a Chamaerops humilis – Un piccolo nucleo, peraltro estremamente
discontinuo e poco rappresentativo sotto un profilo fisionomico-strutturale, di macchia rada a
Chamaerops humilis si riscontra al limite nord-occidentale del SIC. Questo habitat partecipa ad un
mosaico.
6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea - A tale habitat
vengono riferite le formazioni di prateria ad Ampelodesmos mauritanicus, a Hyparrhenia hirta e ad
Asphodelus ramosus e Charybdys pancration, nonché consorzi terofitici effimeri che si rinvengono al
loro interno o negli spazi aperti nella gariga gipsicola a Coridothymus capitatus e Micromeria
fruticulosa. Tale habitat partecipa a gran pare dei mosaici del SIC.
8214 - Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae) - I versanti rocciosi ospitano
consorzi rupicoli; quelli più interessanti ed integri si rinvengono sui versanti esposti a settentrione di
M. Castellaccio, di C.da La Ment, Cappellone, Cmapanaro e sulle rupi che sovrastano C.da Magione
e, all’interno della riserva, a oche centinaia di m a NE dell’invaso artificiale e sulle rupi che
racchiudono la valle cieca del Biviere.
E’ stata inoltre accertata la presenza di tre habitat precedentemente non rilevati:
3140 - Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp. – Il fondo della polla
posta al limite orientale della valle cieca del Biviere ospita questo habitat su una superficie di pochi
metri quadrati. Pur trattandosi di un’area di dimensioni ben inferiori al limite cartografabile, vale la
pena di prenderla in considerazione anche in ragione del suo importante ruolo faunistico.
5230* - Matorral arborescente con Laurus nobilis - Il tratto più incassato del Torrente Biviere è
caratterizzato da un’interessante lembo di macchia termoigrofila sempreverde a Laurus nobilis,
riferibile senza dubbio a questo habitat prioritario, come già indicato nella Carta Preliminare degli
Habitat.
92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba - Sebbene molto circoscritti, discontinui e di
ridotta estensione, i locali nuclei di boscaglia riparia a salice pedicellato, olmi e pioppi va riferito
senza dubbio a questo habitat comunitario
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
84
Infine, sono stati eliminati dalla scheda Natura 2000 i seguenti tre habitat, non rilevati durante
i sopralluoghi:
3170* - Stagni temporanei mediterranei - In ragione del regime idrico di tipo astatico della polla
posta presso lo sbocco del Torrente Biviere nell’omonima valle cieca, che costituisce l’unico specchio
d’acqua naturale del SIC, le sponde erano state riferite (PASTA & LA MANTIA, 2001a) a tale habitat
prioritario. I redattori del Formulario hanno seguito questa tesi senza ulteriori verifiche. In realtà
questo habitat va depennato sulla base di solide argomentazioni ecologiche e floristiche: i
sopralluoghi effettuati nell’arco degli ultimi dieci anni hanno infatti permesso di appurare che la polla
presenta in realtà un regime pressoché costante e le occasionali variazioni del livello idrico dipendono
più dalla captazione a uso irriguo che da una reale stagionalità. Inolte, nel medesismo arco di tempo
non è stata rinvenuta nessuna microfita anfibia caratteristica degli Isoëto-Nanojuncetea.
6310 - Dehesas con Quercus suber e/o Quercus ilex – Non è stato riscontrato un benché minimo
lembo di vegetazione riferibile all’habitat delle dehesas, indicato per il SIC dai redattori del
Formulario. In occasione dei sopralluoghi sono stati individuati tre soli individui spontanei di leccio
su un versante roccioso.
9320 - Foreste di Olea e Ceratonia - Questo habitat figura nel formulario di numerosissimi SIC della
Sicilia perché ad esso Agristudio s.r.l. ha ricondotto gran parte degli aspetti di macchia termoxerofila
dell’alleanza Oleo-Ceratonion e dell’ordine Quercetalia calliprini in genere. Va tuttavia precisato che
sia le circoscritte formazioni di macchia ad Euphorbia dendroides o a Chamaerops humilis sono già
riferite rispettivamente agli habitat 5331 e 5333.
Per completezza di trattazione si riporta pure il seguente habitat, indicato nella Carta degli
Habitat redatta da Agristudio s.r.l. e consegnata dall’Assessorato Regionale Territorio e
Ambiente come documentazione di base, che non è stato rinvenuto su campo durante i
sopralluoghi ed i rilievi:
5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici – A questa categoria, che include tutti i
consorzi di arbusteto della fascia bioclimatica infra- e termomediterranea, erano stati riferiti dai
redattori della Carta degli Habitat redatta da Agristudio alcuni poligoni interpretati come mosaico di
aspetti di macchia non tipificabile. I sopralluoghi hanno permesso di verificare che si trattava in realtà
di consorzi ruderali.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Grado di
conservazione
Valutazione globale
0,01
Superficie relativa
Nuova
segnalazione
% copertura
Aggiornamento
Rappresentatività
3140 - Acque dure
oligomesotrofe con
vegetazione bentica di Chara
spp
Carta Habitat
Agristudio s.r.l.
Habitat
Scheda Natura
2000
Per ciascun habitat sono stati inoltre modificati, in conformità con il “Formulario Standard per
la raccolta dei dati – Note esplicative”, i dati relativi alla copertura, alla rappresentatività, alla
superficie relativa, al grado di conservazione ed alla valutazione globale, come sotto riportato.
D
C
C
C
85
3170* - Stagni temporanei
mediterranei
5230* - Matorral arborescente
con Laurus nobilis
5330 - Arbusteti termomediterranei e pre-desertici
5331 - Formazioni ad
Euphorbia dendroides
5332 - Garighe dominate da
Ampelodesmos mauritanicus
5333 - Macchia rada a
Chamaerops humilis
6220* - Pseudosteppa con erbe
perenni ed annue dei TheroBrachypodietea
6310 - Dehesas con Quercus
suber e/o Quercus ilex
8214 - Versanti calcarei
dell’Italia meridionale
•
Eliminato
0,05
D
C
C
C
•
Nuova
segnalazione
Eliminato
•
Conferma
0,24
D
C
B
C
•
Conferma
3,20
A
B
B
B
•
Conferma
0,06
D
C
C
C
Conferma
23,41
A
A
B
A
•
•
•
•
Eliminato
•
Conferma
0,58
D
C
B
C
*
C
C
C
C
0,13
D
C
C
C
•
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Eliminato
8310 - Grotte non aperte al
pubblico
92A0 - Foreste a galleria di
Salix alba e Populus alba
9320 - Foreste di Olea e
Ceratonia
Rappresentatività: A (eccellente), B (buona), C (significativa), D (presenza non significativa);
Superficie relativa: A: 100 > = p > 15%, B: 15 > = p > 2%, C: 2 > = p > 0%;
Grado di conservazione: A (eccellente), B (buona), C (media o ridotta);
Valutazione globale: A (eccellente); B (buono), C (significativo).
*Habitat ipogeo con superficie non valutabile in questa fase
Aggiornamento Sezione 3.2.g “Piante elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE”
Dianthus rupicola Biv.
R
Scheda
Natura 2000
NOME SCIENTIFICO
Popolazione
E’ stato eliminato Dianthus rupicola Biv. in quanto non rinvenuto né segnalato nel territorio di
Santa Ninfa (SCUDERI, 2006).
•
Aggiornamento
Eliminato
Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre Specie importanti di flora e fauna”
Sono state eliminate le seguenti 4 specie dalla versione precedente della Scheda Natura 2000:
- Colchicum cupanii Guss. ed Euphorbia dendroides L. in quanto non protetti da alcuna direttiva o
convenzione, non risultano rari o minacciati a livello nazionale, regionale o provinciale e non rivestono
particolare pregio biogeografico.
- Leucojum autumnale L. in quanto non é mai stata segnalata per il territorio di Santa Ninfa (SCUDERI,
2006).
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
86
- Matthiola tristis (L.) R. Br. [= M. fruticulosa (L.) Maire] in quanto la presenza di nel Trapanese è dubbia,
giacché essa è stata segnalata per Erice e M. Cofano dal solo PONZO (1900b).
Nessuna di queste due ultime entità è stata osservata nel SIC in oltre dieci anni di osservazioni
in diverse stagioni.
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Motivazione
Ambrosina bassii
Anacamptis pyramidalis
Asperula scabra subsp. longiflora
Astragalus huetii
Barlia robertiana
Biscutella maritima
Brassica rupestris subsp. rupestris
Brassica villosa subsp. bivoniana
Calendula suffruticosa subsp. fulgida
Capnophyllum peregrinum
Carlina sicula subsp. sicula
Carthamus caeruleus subsp, caeruleus
Carthamus pinnatus subsp. pinnatus
Catananche lutea
Catapodium hemipoa subsp.
occidentale
Cheilantes maderensis
Colchicum bivonae
Colchicum cupanii
Convolvulus tricolor subsp. cupanianus
Crepis bursifolia
Crocus longiflorus
Cyclamen repandum
Cymbalaria pubescens
Daucus muricatus
Dianthus siculus
Diplotaxis crassifolia
Echinaria capitata subsp. todoroana
Echium italicum subsp. siculum
Eryngium bocconei
Eryngium dichotomum
Eryngium triquetrum
Euphorbia ceratocarpa
Euphorbia dendroides
Fedia graciliflora
Galium pallidum
Popolazione
NOME SCIENTIFICO
Scheda
Natura 2000
Sono stati invece confermati 33 taxa indicati nella Scheda Natura 2000 e sono state inoltre
inserite altre 54 specie; di queste, 16 figurano nelle liste rosse regionali di CONTI et alii (1997),
25 sono riportate in Appendice II della Convenzione CITES, mentre le altre rivestono un certo
interesse biogeografico-conservazionistico (endemiche, stenocore, rare a livello regionale o
provinciale).
Aggiornamento
V
R
C
V
C
C
V
R
V
V
C
R
R
V
A
C
B
AB
C
B
AB
AB
D
D
B
D
D
D
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
C
D
Nuova segnalazione
R
C
R
C
V
C
R
V
V
C
V
R
R
C
R
R
C
C
C
R
A
D
D
D
B
D
C
AB
D
D
D
AB
B
B
D
D
B
C
D
B
Nuova segnalazione
Confermata
Eliminato
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Eliminato
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
87
Gypsophila arrostii
Helictotrichon cincinnatum
Helminthoteca aculeata
Hippomarathrum siculum
Jacobaea delphinifolia
Jacobea lycopifolia
Lathyrus odoratus
Laurus nobilis
Leucojum autunnale
Linum decumbens
Lomelosia cretica
Magydaris pastinacea
Micromeria fruticulosa
Matthiola tristis
Neotinea maculata
Nepeta apuleii
Odontites rigidifolia
Ononis alopecuroides subsp.
exalopecuroides
Ononis pendula subsp. Boissieri
Ononis sieberi
Ophrys bertolonii subsp. bertolonii
Ophrys bombyliflora
Ophrys exaltata
Ophrys fusca
Ophrys garganica
Ophrys incubacea
Ophrys lupercalis
Ophrys lutea subsp. lutea
Ophrys lutea subsp. Minor
Ophrys obaesa
Ophrys oxyrrinchos
Ophrys panormitana
Ophrys tenthredinifera
Ophrys vernixia
Opopanax chironium
Orchis anthropophora
Orchis collina
Orchis italica
Orchis lactea
Orchis longicornu
Orchis papilionaceae
Petrorhagia saxifraga subsp. saxifraga
Phagnalon saxatile subsp. saxatile
Pimpinella anisoides
Plantago afra subsp. zwierleinii
Rosa micrantha
Rumex thyrsoides
Salvia viridis
Scorzonera cana
Scorzonera deliciosa
Sedum caeruleum
Sedum gypsicola
Silene italica subsp. sicula
Serapias lingua
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
C
V
C
R
C
V
R
R
R
C
V
R
C
C
R
V
R
D
D
D
A
D
D
D
D
D
D
D
D
B
D
C
A
B
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Eliminato
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Eliminato
Confermata
Nuova segnalazione
Confermata
R
D
Nuova segnalazione
R
R
R
R
R
R
R
R
R
C
R
R
V
R
R
R
R
V
R
C
R
V
R
R
R
R
C
R
V
V
V
R
C
C
R
R
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
ABC
AC
C
AC
D
C
C
C
C
C
C
D
A
B
AB
A
D
D
D
B
D
A
B
C
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
88
Serapias parviflora
Serapias vomeracea
Silene fruticosa
Silene italica subsp. sicula
Thymus spinulosus
Tragopogon porrifolius subsp. cupanii
Vicia narbonensis
•
•
•
•
•
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
R
R
V
R
R
R
V
C
C
D
B
B
B
Dd
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
89
2.3.2 Descrizione faunistica del Sito
2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sul Sito (B.2)
Le precedenti conoscenze faunistiche del Sito sono compendiate e sintetizzate in CASAMENTO
& PALMERI (2001), che riportano la prima check-list dei vertebrati conosciuti per l’area,
rimarcando come le notizie storiche siano scarse e poco approfondite. Un altro recente
contributo zoologico specifico sulle comunità di Scarabeoidea si deve a ZUNINO & VARRICA
(2001).
Inoltre, relativamente alla fauna cavernicola, si segnala che la Grotta di Santa Ninfa (esterna
al perimetro del Sito) rappresenta una delle cavità siciliane più esplorate in ambito
biospeleologico (CASAMENTO, 2001).
Dall’istituzione della riserva naturale ornitologi e naturalisti hanno effettuato diversi
sopralluoghi ed escursioni arricchendo la check-list e fornendo all’Ente gestore della riserva
numerosi dati inediti.
2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1)
Metodologie delle indagini di campo
Di seguito si riportano le principali metodologie di campo adottate per il rilevamento delle
specie animali presenti nel SIC, suddivise per gruppi tassonomici.
PESCI
E’ stata effettuata un’indagine ittiologica nel piccolo invaso artificiale posto nella porzione
settentrionale del Sito, utilizzando le seguenti metodiche:
- osservazione diretta di presenza ittica in superficie e cattura tramite retino immanicato;
- posa di nasse finalizzate alla cattura della fauna ittica, tramite l'uso di un gommoncino,
in modo da campionare i diversi ambienti presenti.
I pesci catturati sono stati separati per nassa e per specie, quindi contati e, previa anestesia,
sono stati misurati tramite ittiometro (al mm) ed un campione di essi è stato pesato tramite
bilancia elettronica con precisione al grammo.
ANFIBI E RETTILI
Sono state effettuate escursioni diurne e notturne, dedicate all’avvistamento diretto di anfibi e
rettili ed all’ascolto degli anfibi in canto. Sono stati ispezionati anche laghetti collinari, pozze
temporanee, fontanili e risorgive. Le coordinate di ogni stazione di osservazione sono state
rilevate tramite GPS, in modo da poter redigere la carta di distribuzione delle specie. Il
metodo qualitativo scelto ha permesso di rilevare le specie presenti, prescindendo dalla loro
abbondanza numerica. Non è stato sempre possibile determinare con esattezza le due specie di
lucertola presenti.
UCCELLI
1. Passeriformi - Sono stati effettuati diversi punti d’ascolto casuali di 10 minuti ciascuno
(BLONDEL 1975, FULLER & LANGSLOW 1984) in orari compresi tra le 06:00 e le 09:00 di
mattina, e negli ambienti principali del SIC. Le specie ed il numero d’individui che
rispondevano in ogni stazione venivano annotati; la frequenza relativa delle specie negli
ambienti è stata standardizzata a 100, dividendo il numero delle presenze di una singola
specie in un singolo ambiente sul totale delle presenze riscontrate.
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90
2. Rapaci notturni - Sono stati censiti con il metodo del play-back(SARÀ & ZANCA 1989A),
consistente nel sollecitare il canto o verso di risposta degli individui territoriali delle diverse
specie con un richiamo registrato. Questo metodo si basa sulla logica comportamentale degli
animali che, udendo un intruso conspecifico nel proprio territorio, emettono un richiamo di
risposta per rimarcare il proprio territorio; la risposta del proprietario del territorio sarà
proporzionale alla vicinanza del playback (intruso) al centro del territorio. Sono stati scelti
percorsi automobilistici ed a piedi, articolati in stazioni opportunamente distanziate,
compatibilmente con i luoghi di sosta e la morfologia dei luoghi. Durante ogni stazione si
emetteva il richiamo registrato di ogni singola specie secondo la sequenza: 1 minuto di
emissione - 1 minuto di intervallo - 1 minuto di emissione. Poi s’iniziava l’ascolto della
risposta per 5 minuti; quindi si ripeteva il richiamo di un’altra specie.
Sono state sollecitate 5 specie di Rapaci notturni: Allocco (Strix aluco), Assiolo (Otus scops),
Civetta (Athene noctua), Barbagianni (Tyto alba) e Gufo comune (Asio otus).
3. Rapaci diurni – Sono stati effettuati appostamenti ed escursioni nell’area del SIC per
l’avvistamento e la localizzazione dei siti riproduttivi e dei territori di alimentazione dei
Rapaci diurni. Sono stati usati binocoli Leica 8*40, 10*40 e cannocchiali Leica Apo Televid
10-60.
4. Uccelli migratori - Sono stati effettuati appostamenti ed escursioni nell’area del SIC per
l’avvistamento e la localizzazione dei migratori e delle specie svernanti.. Nel caso di
avvistamento si prendeva nota delle direzioni di volo e si è cercato in alcuni casi di seguire gli
stormi per identificare alcuni tratti delle rotte migratrici e gli eventuali punti di sosta. Nel caso
dei piccoli uccelli si sono effettuate stazioni di osservazione ed ascolto alla ricerca di
individui e stormi posati durante la sosta o il foraggiamento. Gli individui avvistati sono stati
identificati in base alle differenze di dimensioni, forme e piumaggio, visibili con binocoli e
cannocchiali.
MAMMIFERI
1. Chirotteri - Sono stati effettuati censimenti visivi e sonori all’uscita dei principali siti di
rifugio, a partire da mezz’ora dopo il tramonto sino a due ore dopo. Relativamente agli habitat
di alimentazione, sono state scelte in maniera random stazioni e percorsi all’interno del SIC in
cui effettuare i campionamenti sonori della durata di 10 minuti ciascuno. I segnali
d’ecolocalizzazione emessi dai chirotteri contattati in volo, sono stati captati con un bat
detector D980 (PETTERSSON ELEKTRONIC AB, UPPSALA) in divisione di frequenza e
immediatamente convertiti con la modalità in espansione temporale; il segnale in uscita è
stato registrato su cassette, collegando il bat detector con un registratore portatile. I segnali
registrati sono stati successivamente analizzati con il programma Bat Sound 1.0 (PETTERSSON
ELEKTRONIC AB, UPPSALA) che mostra gli spettrogrammi dei segnali, quindi sono stati
estrapolati i dati caratteristici del segnale in esame e questi, una volta inseriti in un database di
riferimento, sono stati confrontati con segnali d’identità nota (RUSSO & JONES, 2002). Il
confronto statistico ha fornito l’identità del segnale incognito e il grado di attendibilità del
risultato. Per avvalorare i dati, si è posto un valore minimo di attendibilità del risultato (80%),
al di sotto del quale i risultati ottenuti sono stati invalidati.
2. Piccoli Mammiferi – Sono stati rilevati tramite analisi delle borre (cfr. MASSA & SARÀ
1982; SARÀ & MASSA 1985; SARÀ & ZANCA, 1988; 1989B) e trappolamenti. Relativamente
alla borre, sono stati effettuati sopralluoghi lungo le pareti, case in rovina ed anfrattuosità, al
fine di individuare posatoi e nidi di rapaci notturni. Le borre ritrovate sono state portate in
laboratorio per aprirle, ripulire i campioni ossei e identificare le specie presenti.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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91
I trappolamenti sono stati effettuati attraverso l’ausilio di trappole incruente per la cattura di
alcune specie (cfr. SARÀ & CASAMENTO 1993; CASAMENTO & SARÀ 1993), al fine di
determinare la presenza delle specie e non la loro abbondanza e densità di popolazione. Le
trappole erano di quattro modelli diversi (LOT, Trip trap, Ugglan e gabbie metalliche) per
assicurare la copertura selettiva e prendere specie di diverse dimensioni.
3. Altri Mammiferi - Oltre ai metodi precedenti, si è proceduto al rilevamento delle tracce
delle specie di mammiferi di maggiori dimensioni e di quelle non riscontrabili attraverso
l’analisi delle borre o l’impiego di trappole. Le escursioni mirate, soprattutto condotte al
tramonto o la mattina presto, sono state dedicate all’avvistamento diretto e al rinvenimento
delle tracce e deiezioni di istrice, riccio, volpe e coniglio. Inoltre sono state rilevate tutte le
aree coperte dai buchi che testimoniano i sistemi di tane delle arvicole del Savi, di coniglio e
di istrice. I rilevamenti si sono concentrati in tutta l’area del SIC, le tracce e le osservazioni
sono state cartografate rilevando le coordinate del punto con il GPS.
Metodologia adottata per la redazione delle carte tematiche
Per la gestione delle informazioni relative alla distribuzione faunistica è stato sviluppato un
progetto GIS all’interno del quale sono state inserite tutte le informazioni georeferenziate
relative alla tipologia e alla distribuzione degli habitat. Per ciascun habitat (o poligono
relativo) è stato calcolato sia il perimetro che l’area.
E’ stato costruito un geodatabase strutturato secondo il modello ‘entità/relazioni’, che è stato
successivamente implementato all’interno del progetto GIS principale. Nel database,
costituito da diverse schede, sono state inserite le informazioni relative alla Scheda Natura di
ciascuna specie presente all’interno della riserva, e gli habitat in cui la specie è presente.
Il file vettoriale relativo alla distribuzione degli habitat è stato così “relazionato” secondo una
procedura di “join” , su un attributo comune, al geodatabase contenente le informazioni
faunistiche.
Dal progetto così strutturato è stato possibile eseguire tutte le query e le operazioni di
selezione per l’identificazione dell’areale di distribuzione di ciascuna specie all’interno del
SIC, con la possibilità di distinguere 4 categorie di habitat suddivise in 4 categorie principali:
•
•
•
•
habitat di riproduzione: ovvero habitat frequentato da una determinata specie, sia
stanziale che nidificante estiva (uccelli), esclusivamente per la riproduzione e le
attività connesse (corteggiamento, roosting, guardiania del sito, ecc).
habitat di alimentazione: habitat frequentato da una determinata specie, sia stanziale
che nidificante estiva (uccelli), esclusivamente per le attività connesse
all’alimentazione ed alla caccia e le attività connesse (controllo e marcaggio del
territorio, ecc);
habitat di alimentazione e riproduzione: in tutti i casi in cui non esiste una distinzione
netta tra i due habitat sopra definiti, e la specie si riproduce negli stessi habitat che
rappresentano anche il suo territorio di alimentazione;
habitat di migrazione: habitat usato dalle specie (uccelli) durante le soste, le tappe ed i
transiti delle migrazioni autunnali ed invernali; sono inclusi sia gli habitat usati per la
sosta, il riposo, il riparo durante avverse condizioni meteorologiche, la concentrazione
degli stormi e la presa delle termiche, che quelli usati per l’alimentazione durante la
migrazione o l’ingrasso nel periodo pre-migratorio.
Sono stati così prodotti una serie di file vettoriali relativi all’area di distribuzione, uno per
ciascuna specie censita all’interno della riserva (esclusivamente per i taxa degli anfibi, rettili,
uccelli e mammiferi). Sono state infine condotte analisi spaziali per l’individuazione della
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92
componente faunistica di ciascun habitat e, per stabilirne il valore faunistico, è stata messa a
punto una procedura per l’attribuzione di un valore oggettivo a ciascun habitat.
Sono stati utilizzati i seguenti software, ArcInfo (ESRI) quale software GIS, Access
(Microsoft) per lo sviluppo del da base, WGeo per la georefenziazione delle entità e Statistica
7.0 (Statsoft Inc.) per le elaborazioni statistiche.
La carta di distribuzione è stata redatta per ogni singola specie, e riporta i dati puntuali di
presenza rilevati su campo e la distribuzione sulla base di dati bibliografici e dell’idoneità
ambientale. Questa carta riporta inoltre un tematismo con gli elementi puntuali di maggiore
interesse, quali nidi, pozze, posatoi, dormitori, transiti, ecc.
La carta delle aree di importanza faunistica è una carta di sintesi che rappresenta le aree di
maggiore interesse faunistico presenti nel Sito, ed in particolare:
- aree di presenza di specie e/o di comunità rilevanti
- aree di distribuzione (reale e potenziale) di specie e/o di comunità rilevanti
- elementi puntuali di maggiore interesse quali nidi, pozze, posatoi, dormitori, transiti,
ecc.
Dove opportuno sono state riportate anche le informazioni relative ad aree esterne ma
contigue al Sito, frequentate da specie/comunità di interesse conservazionistico.
2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del sito (B.3)
Check-list della fauna vertebrata e descrizione delle specie rinvenute
Di seguito è riportata la check-list commentata di tutte le specie rinvenute o segnalate nel
passato per il SIC. Complessivamente nel SIC sono citati 118 taxa di vertebrati; di questi, 93
provengono dagli studi effettuati per la redazione del PdG, mentre 85 erano già noti per il
SIC.
Classe
Specie
P
P
P
P
P
A
A
A
A
R
R
R
R
R
R
R
R
R
R
U
U
Rutilus rubilio
Tinca tinca
Carassius auratus
Carassius sp.
Gambusia hoolbroki
Bufo bufo spinosus
Discoglossus pictus
Bufo gr. viridis
Rana bergeri x hispanica
Chalcides ocellatus tiligugu
Emys trinacris
Hierophis viridiflavus
Lacerta bilineata
Natrix natrix sicula
Podarcis sicula
Podarcis wagleriana
Tarentula mauritanica
Chalcides chalcides
Zamenis longissimus
Alauda arvensis
Accipiter nisus
Dati
Studi
PdG
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x
x
x
x
x
x
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x
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Dati storici
e
bibliografici
Scheda
Natura
2005
x
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x
x
x
x
x
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x
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x
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x
x
93
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U
U
Anthus campestris
Anthus pratensis
Apus apus
Athene noctua
Buteo buteo
Calandrella brachydactyla
Carduelis cannabina
Carduelis carduelis
Certhia brachydactyla
Cettia cetti
Circus aeruginosus
Circus cyaneus
Circus pygargus
Cisticola jundicis
Columba livia
Columba palumbus
Coracias garrulus
Corvus corax
Corvus corone cornix
Corvus monedula
Coturnix coturnix
Cululus canorus
Cyanistes caeruleus
Delichon urbicum
Emberiza cirlus
Erithacus rubecula
Falco biarmicus
Falco peregrinus
Falco tinnunculus
Ficedula hypoleuca
Ficedula albicollis
Fringilla coelebs
Fulica atra
Galerida cristata
Garrulus glandarius
Gallinula chloropus
Hieraaetus pennatus
Hirundo rustica
Lanius senator
Larus michaellis
Loxia curvirostra
Lullula arborea
Luscinia megarhynchos
Merops apiaster
Miliaria calandra
Milvus migrans
Monticola solitarius
Motacilla alba
Muscicapa striata
Oenanthe hispanica
Oenanthe oenanthe
Oriolus oriolus
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94
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M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
Otus scops
Parus major
Passer hispaniolensis
Pernis apivorus
Phoenicurus ochrurus
Phylloscopus collybita
Phylloscopus sibilatrix
Pica pica
Regulus ignicapillus
Saxicola rubetra
Saxicola torquata
Scolopax rusticola
Serinus serinus
Streptopelia decaocto
Streptopelia turtur
Strix aluco
Sturnus unicolor
Sylvia atricapilla
Sylvia cantillans
Sylvia conspicillata
Sylvia melanocephala
Troglodytes troglodytes
Turdus merula
Turdus philomelos
Tyto alba
Upupa epops
Apodemus
sylvaticus
dichrurus
Crocidura sicula
Erinaceus
europeus
consolei
Hypsugo savii
Hystrix cristata
Lepus corsicanus
Martes martes
Microtus savii nebrodensis
Mus domesticus
Mustela nivalis
Myotis blithi
Myotis myotis
Oryctolagus cuniculus
Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus pipistrellus
Rhinolophus
ferrumequinum
Rattus rattus
Suncus etruscus
Vulpes vulpes
Totale Vertebrati
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x
x
x
x
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x
x
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88
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x
x
83
38
95
Delle 118 specie citate per il SIC, sono state considerate effettivamente presenti 109 specie, in
quanto sono state escluse alcune specie (Circus pygargus, Coturnix coturnix, Hieraaetus
pennatus, Lanius senator, Loxia curvirostra, Oenanthe ispanica, Oriolus oriolus,
Phylloscopus sibilatrix, Saxicola rubetra) perché riferite a segnalazioni dubbie o trattandosi di
specie che solo occasionalmente sono state rinvenute nell’area (ad es. Phylloscopus sibilatrix,
Oenanthe Hispanica, ecc.), e per le quali occorrono successivi approfondimenti. La presenza
o l’assenza di queste specie non varia il profilo faunistico ed il valore d’importanza del Sito, e
pertanto si rimanda al piano di monitoraggio e ad ulteriori specifici studi per la verifica della
loro presenza.
82 specie di vertebrati, delle 109 specie considerate, soddisfano i criteri di inserimento nella
Scheda Natura.
Pesci
Anfibi
Rettili
Uccelli
Mammiferi
SPECIE CONSIDERATE
Pesci
Anfibi
Rettili
Uccelli
Mammiferi
SPECIE INSERITE IN SCHEDA
NATURA
STUDIO PdG
N
%
5
4,6%
4
3,7%
10
9,2%
71
65,1%
19
17,4%
109
100%
SCHEDA NATURA
N
%
2
2,4%
4
4,9%
7
8,5%
54
65,8%
15
18,3%
82
100%
PESCI
Nel complesso sono state individuate 6 forme ittiche: al riguardo va evidenziato che diversi
carassi risultavano di piccole dimensioni e privi di pigmentazione, per cui sul campo non è
stato possibile evidenziare se appartenessero comunque a Carassius auratus o a Carassius
carassius: si è scelto di indicare questi esemplari come Carassius sp.
Non è stata catturata la carpa, che pure è stata recentemente immessa a seguito dello
svuotamento di una vasca di irrigazione; verosimilmente il numero immesso (meno di trenta
individui) rendeva molto difficile la cattura di tali esemplari in tempi di campionamento così
limitati; alternativamente, ma meno probabilmente, gli esemplari non hanno attecchito.
Nessuna specie è autoctona in Sicilia: tutte le specie sono di introduzione, alcune
verosimilmente molto antica (tinca, carassio dorato), altre più recente (gambusia), altre molto
recenti (rovella). Alcune di esse non sono neanche autoctone in Italia, come il carassio dorato
e la gambusia.
Due specie sono di particolare interessa conservazionistico: la rovella e la tinca, le cui
popolazioni naturali in Italia appaiono dare segni di contrazione. La rovella in particolare
risulta essere un endemismo della penisola italiana ed in particolare dell'Italia centromeridionale.
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96
Per quanto concerne la provenienza delle specie nell'ambiente campionato è assodato che
sono state frutto di una o più immissioni effettuate almeno 15 anni fa dal proprietario del
fondo, che le avrebbe catturate nel fiume Belice.
La gambusia è stata osservata pressochè in tutto il laghetto, in particolare lungo la fascia più
prossima alle rive; il popolamento è apparso piuttosto abbondante. Per quanto riguarda le
catture tramite le nasse, la specie più frequentemente catturata (5 nasse su 9; 5 su 7 se si
considera che due nasse non hanno riportato alcuna cattura in entrambi i giorni), come anche
la numericamente più abbondante, è stata la rovella, seguita dal pesce rosso e dalla tinca.
ANFIBI E RETTILI
Nell’ambito dei rilevamenti su campo sono state contattate tre specie di anfibi. Di queste, il
discoglosso è il meno frequente ed il più localizzato. Diversi individui singoli di rospo
comune sono stati contattati, alcuni investiti sulle strade di accesso al SIC. Durante lo
svuotamento del laghetto per i lavori di rinaturazione svolti nell’estate 2007 sono stati contate
un centinaio di rane verdi, dato che conferma l’elevata frequenza di osservazione riportata in
tabella.
Relativamente al Bufo gr. Viridis, si segnala che, nell’ambito di una recente indagine sulla
biogeografia e sulla sistematica di questo gruppo nel bacino del Mediterraneo, è stato messo
in evidenza che le popolazioni siciliane sono differenziate dalle altre popolazioni a livello sia
genetico, sia morfometrico; tale indagine ha portato alla descrizione di una nuova specie
endemica (Bufo siculus, precedentemente riportatato come B. viridis) che rappresenta il sister
taxon della specie nord-africana B. boulengeri. Nella Sicilia orientale è inoltre presente una
seconda specie di Rospo smeraldino (Bufo balearicus), che sembra essere giunto dal sud Italia
durante gli abbassamenti del livello del mare che hanno caratterizzato le glaciazioni del
Pleistocene (STÖCK et al., 2008). Attualmente sono in corso ulteriori indagini con lo scopo di
individuare l’area di distribuzione delle due specie nella Sicilia. I rospi smeraldini rinvenuti a
Santa Ninfa dovrebbero quindi appartenere alla nuova specie Bufo siculus, tuttavia, poiché
non è stato possibile effettuare delle analisi genetiche di controllo, si preferisce in questa sede
utilizzare il vecchio nome Bufo gr. viridis (anche considerato che lo status di protezione della
Direttiva 92/43 e delle Liste Rosse è riconosciuto a quest’ultima specie).
Per quanto riguarda le rane verdi, queste costituiscono un gruppo di anfibi anuri caratterizzato
da una notevole varietà di forme, dimensioni e colori, che ne rendono difficile
l’identificazione (LAPINI, 2005). La sistematica dei taxa presenti nel territorio italiano non è
ancora ben definita. Le popolazioni siciliane, in mancanza d’indagini che possano chiarire il
loro stato sistematico, vengono attribuite al synklepton costituito da Rana bergeri e R. klepton
hispanica presente nell’Italia peninsulare (CAPULA, 2006). Si tratta di popolamenti misti dei
due taxa, che, poiché risultano difficilmente distinguibili sul campo, vengono generalmente
trattati come un’unica entità.
Le specie più interessanti rinvenute nell’area sono 1) Bufo gr. viridis, che rappresenta
l’anfibio meno comune e più localizzato (e anche l’unico anfibio endemico siciliano nella
denominazione Bufo siculus); 2) Discoglossus pictus, specie abbastanza comune nell’isola,
ma dalla ridotta area di distribuzione in quanto presente solo in Sicilia, nelle isole di Malta e
Gozo, e in parte nord Africa; è inoltre un interessante entità tipica mediterranea, opportunista
e perfettamente adattata alle condizioni ambientali xeriche. Entrambe le specie sono inserite
nell’allegato IV della Direttiva Habitat; il Discoglosso dipinto è anche presente
nell’Appendice II della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa italiane delle specie
minacciate, il Rospo smeraldino nell’Appendice III della Convenzione di Berna.
Sono state rinvenute sei specie di rettili. Le due specie di lucertola ed il ramarro risultano
molto comuni in tutti gli ambienti del SIC; il biacco si rinviene con una certa frequenza, la
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specie è soggetta a mortalità stradale e se scoperta viene sistematicamente uccisa; il gongilo è
il rettile meno frequente e più localizzato. Durante lo svuotamento del laghetto per i lavori di
rinaturazione svolti nell’estate 2007 è stata catturata una natrice dal collare, specie non
contattata nei rilevamenti.
UCCELLI
Il censimento è stato effettuato sia per gli svernanti che per i nidificanti.
Lo svernamento è stato censito in 5 diverse tipologie ambientali che sintetizzano gli habitat
della maggior parte delle specie censite. Sono state contattate 32 specie di uccelli, tra cui tre
rapaci diurni (gheppio, lanario e poiana). La ricchezza specifica maggiore si riscontra nella
gariga ad Ampelodesma, nel mosaico vegetazionale e nel rimboschimento con sottobosco di
Ampelodesma. Le zone a vigneto, seppur con lembi o ai margini della gariga, sono le più
povere di specie, insieme ai rimboschimenti chiusi.
25
Ricchezza specifica
20
15
10
5
co
bo
s
co
tto
bo
s
so
tto
en
to
im
ch
bo
s
rim
rim
bo
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z
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rig
a
ga
+v
ig
n
io
n
et
rig
a
o
al
e
0
Nella tabella sono riportate le frequenze standardizzate sul totale delle stazioni di
osservazione e di ascolto effettuate in gennaio e febbraio, in modo da quantificare la presenza
delle specie negli habitat censiti. La specie più frequente ed ubiquitaria è il pettirosso, insieme
ad alcune specie generaliste come l’occhiocotto, la gazza ed i carduelini; le specie più legate
alla vegetazione arborea sono localizzate nei rimboschimenti (rampichino, fiorrancino, luì
piccolo); interessante il rilevamento della beccaccia, che evidentemente sverna con una
piccola popolazione. La presenza di queste specie è un indice della maturazione dei
rimboschimenti. Altre specie tipicamente boschive come il fringuello ed il colombaccio usano
anche gli ambienti aperti per foraggiare. La presenza del sottobosco ad Ampelodesma
all’interno dei rimboschimenti permette l’insediamento di una ricca popolazione di
passeriformi di macchia, come l’occhiocotto, lo scricciolo ed il pettirosso. L’allodola e la
pispola risultano localizzati nei mosaici vegetazionali, la civetta nella gariga. La poiana, il
lanario ed il gheppio cacciano preferenzialmente negli ambienti aperti.
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Specie
Alauda arvensis
Lullula arborea
Phylloscopus collybita
Regulus ignicapillus
Turdus philomelos
Motacilla alba
Falco biarmicus
Scolopax rusticola
Streptopelia dacaocto
Anthus pratensis
Athene noctua
Buteo buteo
Certhia brachydactyla
Corvus corone
Garrulus glandarius
Passer hispaniolensis
Phenichurus ochrurus
Saxicola torquata
Cisticola juncidis
Columba palumbus
Emberiza cirlus
Falco tinnuculus
Fringilla coelebs
Troglodytes
troglodytes
Carduelis carduelis
Parus major
Turdus merula
Carduelis cannabina
Pica pica
Sylvia melanocephala
Serinus serinus
Erithacus rubecula
Ricchezza specifica
Gariga e
pseudo
steppa
Vigneto
e lembi
gariga
Mosaico
vegetazionale
Rimboschimento Rimboschimento
con sottobosco senza sottobosco
2,86%
5,71%
8,57%
2,86%
11,43%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
5,71%
5,71%
5,71%
5,71%
5,71%
8,57%
8,57%
8,57%
8,57%
11,43%
14,29%
14,29%
14,29%
17,14%
8,57%
5,71%
2,86%
5,71%
8,57%
2,86%
8,57%
2,86%
11,43%
17,14%
2,86%
17,14%
11,43%
5,71%
14,29%
11,43%
20,00%
14,29%
20,00%
25,71%
25,71%
25,71%
28,57%
28,57%
31,43%
37,14%
48,57%
7
20
20
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
5,71%
2,86%
2,86%
2,86%
5,71%
2,86%
2,86%
5,71%
2,86%
5,71%
2,86%
2,86%
2,86%
11,43%
2,86%
5,71%
2,86%
5,71%
8,57%
11,43%
14,29%
21
F%
Totale
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
5,71%
5,71%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
2,86%
8,57%
2,86%
2,86%
2,86%
5,71%
5,71%
2,86%
2,86%
5,71%
2,86%
2,86%
10
32
La nidificazione è stata rilevata negli stessi habitat, e sono state contattate 36 specie di uccelli,
tra cui quattro specie rapaci (gheppio, poiana, pellegrino, lanario), che frequentano la gariga
come habitat per l’alimentazione. Analogamente agli habitat di svernamento, la ricchezza
specifica maggiore si è riscontrata nel rimboschimento con sottobosco di Ampelodesma, cui
seguono tutti gli altri ambienti con 13-16 specie. La fisionomia della comunità cambia
alquanto, oltre al nucleo di specie stanziali, formato da 31 specie equivalenti al 70,5%
dell’avifauna censita; in primavera vengono a mancare le specie svernanti (beccaccia,
codirosso spazzacamino, pettirosso, allodola, pispola, ecc) che sono sostituite da specie
estivanti che nidificano nell’area del SIC (gruccione, upupa, sterpazzolina, usignolo, tortora
selvatica).
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
99
30
Ricchezza specifica
25
20
15
10
5
se
nz
a
to
rim
bo
sc
hi
m
en
rim
bo
sc
hi
m
en
so
tto
bo
sc
o
to
+s
ot
to
bo
sc
o
e
m
os
ai
co
ve
ge
ta
zi
on
al
a+
vi
gn
et
o
ga
rig
ga
rig
a
0
Nella tabella sono riportate le frequenze standardizzate sul totale delle stazioni di
osservazione e di ascolto effettuate in maggio e giugno 2007 ed aprile e maggio 2008, in
modo da quantificare la presenza delle specie negli habitat censiti. La specie più frequente è
lo strillozzo, che comunque si incontra solo negli ambienti aperti. Altre specie con elevata
frequenza sono il colombaccio, che nidifica nei rimboschimenti ed utilizza i mosaici e le
garighe per alimentarsi, ed altre specie come l’occhiocotto ed il beccamoschino, che riescono
ad utilizzare gli ambienti aperti e la gariga che forma il sottobosco del rimboschimento. Le
specie più legate alla vegetazione arborea sono localizzate nei rimboschimenti (rampichino,
fiorrancino, cinciarelle, cinciallegra, ghiandaia, ecc). La presenza del sottobosco ad
Ampelodesma all’interno del rimboschimento permette l’insediamento di una ricca
popolazione di scricciolo, già rilevata nel censimento degli svernanti, e di altre specie come
l’upupa, il fringuello, ecc. Il rimboschimento è anche l’habitat di nidificazione di una coppia
di poiana. La tortora dal collare è stata contattata con poca frequenza nel rimboschimento.
Specie
Columba palumbus
Troglodytes troglodytes
Miliaria calandra
Cisticola juncidis
Emberiza cirlus
Pica pica
Sylvia melanocephala
Turdus merula
Carduelis carduelis
Garrulus glandarius
Parus major
Galerida cristata
Certhia brachydactyla
Saxicola torquata
Gariga e
pseudo
steppa
13,89%
11,11%
5,56%
5,56%
Vigneto e
lembi
gariga
2,78%
2,78%
5,56%
5,56%
2,78%
Mosaico
Rimboschimento Rimboschimento
vegetazionale con sottobosco senza sottobosco
2,78%
8,33%
5,56%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
11,11%
8,33%
2,78%
2,78%
19,44%
22,22%
16,67%
5,56%
5,56%
16,67%
2,78%
8,33%
16,67%
8,33%
11,11%
13,89%
2,78%
11,11%
2,78%
5,56%
5,56%
5,56%
2,78%
2,78%
2,78%
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
5,56%
2,78%
5,56%
F
Totale
41,67%
30,56%
27,78%
25,00%
25,00%
22,22%
22,22%
22,22%
16,67%
16,67%
16,67%
16,67%
13,89%
13,89%
100
Carduelis cannabina
Passer hispaniolensis
Sylvia cantillans
Buteo buteo
Corvus corone
Fringilla coelebs
Athene noctua
Cettia cetti
Luscinia megarhynchos
Serinus serinus
Sylvia atricapilla
Cyanistes caeruleus
Merops apiaster
Streptopelia turtur
Falco tinnuculus
Lullula arborea
Regulus ignicapillus
Falco biarmicus
Streptopelia decaocto
Upupa epops
Falco peregrinus
Tyto alba
Ricchezza specifica
5,56%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
5,56%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
8,33%
8,33%
2,78%
5,56%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
5,56%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
14
13
15
26
16
11,11%
11,11%
11,11%
8,33%
8,33%
8,33%
8,33%
8,33%
8,33%
5,56%
5,56%
5,56%
5,56%
5,56%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
2,78%
36
Complessivamente la comunità di uccelli che usa gli ambienti del SIC, rilevata durante il
periodo di campionamento, è formata da 31 specie residenti, due delle quali (lanario e
pellegrino) usano il SIC come territorio di caccia ma nidificano esternamente; 8 specie
svernanti e 5 specie nidificanti estive. A queste specie vanno aggiunte lo storno nero (Sturnus
unicolor) la taccola (Corvus monedula) ed il piccione selvatico (Columba livia), rilevati al di
fuori delle stazioni d’ascolto, soprattutto nei mosaici vegetazionali ed in aree di gariga, sia
d’inverno che d’estate e le specie contattate nei rilevamenti forniti dall’ente gestore.
Relativamente ai rapaci notturni, è stata evidenziata la presenza di 3 specie; l’assiolo è la
specie più frequente, con un popolazione formata da un minimo di 8 coppie, equivalenti ai
maschi in canto territoriale che hanno risposto al playback. Segue la civetta, con un minimo di
4 coppie (probabilmente la popolazione si aggira sulle 6-7 coppie), e l’allocco con una sola
coppia, localizzata a ridosso delle pale eoliche che confinano con il SIC. Il costone di roccia,
con gariga, rimboschimento e arborati e campi coltivati nel fondo valle è risultata la stazione
di ascolto più ricca, ovvero quella dove sono state contattate tutte e tre le specie. La comunità
di Strigiformi è formata da una quarta specie, rilevata non al playback, ma grazie alle ricerca
delle borre: il barbagianni. Il sito dell’unica coppia di barbagianni è fuori dal SIC (Stazione di
S. Ninfa).
Relativamente ai rapaci diurni, si evidenzia che gheppio (almeno 2 coppie) e poiana
frequentano regolarmente le aree del SIC, tendono a cacciare ed a effettuare i display di
corteggiamento sugli habitat aperti; la poiana caccia e perlustra frequentemente anche i
rimboschimenti, dove probabilmente nidifica una coppia. Il lanario ed il pellegrino nidificano
nelle vicinanze del SIC, ma usano il territorio del SIC come terreno di caccia. Lo sparviero
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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101
(Accipiter nisus) ha recentemente colonizzato le aree a rimboschimento, com’è avvenuto in
habitat simili e limitrofi (ad es. Piana degli Albanesi).
Lo studio della migrazione ha consentito di escludere alcune specie prima segnalate (ad
esempio Coturnix coturnix e Lanius senator). Oltre alle specie già discusse sopra, nel SIC
sono state contattate altre 10 specie migratorie: Ficedula hypoleuca e Muscicapa striata sono
migratori primaverili contattati negli ambienti boschivi e negli arboreti, mentre Oenanthe
oenanthe, Anthus campestris, Calandrella brachydactyla sono state contattate negli habitat di
gariga e più steppici. Hirundo rustica è un comune migratore nei mesi di marzo ed aprile e
probabilmente alcune coppie nidificano in aree agricole esterne nei dintorni del SIC. Dalla
tarda estate a tutto l’autunno l’area del SIC è interessata dalla migrazione di Milvus migrans e
Circus aeruginosus. L’albanella reale (Circus cyaneus) sverna nei dintorni del SIC ed è stata
contattata più volte nel parco eolico limitrofo. Nell’inverno del 2008, infine, nel parco eolico
limitrofo è stato contattata un’aquila anatraia maggiore (Aquila clanga).
MAMMIFERI
Chirotteri - Durante i rilevamenti effettuati presso l’entrata della Grotta di S. Ninfa sono stati
registrati 4 segnali d’ecolocalizzazione, risultati appartenere a due Rhinolophus hipposideros
(Ferro di cavallo minore), specie che è stata avvistata anche all’interno della cavità. Alcuni
individui di R. hipposideros sono stati censiti anche presso un secondo sito ipogeo, dove trova
rifugio anche un’altra specie di Rinolofide, il Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus
ferrumequinum). I censimenti condotti presso gli altri 3 siti di potenziale roosting, una parete
rocciosa con cavità e anfratti, e due inghiottitoi presenti nella zona del SIC, hanno dato esito
negativo.
Relativamente agli habitat di alimentazione, sono state contattate 6 specie di chirotteri (cfr.
Tabella) per un totale di 82 segnali d’ecolocalizzazione. Le due specie di Rinolofidi sono le
più rare, mentre le specie antropofile e generaliste sono le più frequenti, prima fra tutte
Pipistrellus kuhlii, seguita da Hypsugo savii e Pipistrellus pipistrellus. Ad eccezione di R.
hipposideros e R. ferrumequinum, registrati nel momento in cui uscivano dai rifugi, le altre
specie sono state generalmente contattate durante il volo di foraggiamento. L’habitat di
foraggiamento più ricco di specie è lo stagno, dove si registrano anche specie più selettive
come il Miniopterus schreibersii ed il Pipistrellus pipistrellus. Le specie generaliste sono
state contattate presso le aree di gariga e all’interno dell’area di rimboschimento, e alcuni
esemplari di P. kuhlii sono stati registrati in volo di foraggiamento presso le luci stradali. La
comunità di chirotteri censita presenta tre specie che sono di particolare interesse
conservazionistico, per la protezione delle quali si richiede la designazione di Zone Speciali di
Conservazione (ZSC).
Piccoli Mammiferi – Sono state contattate 6 specie, che rappresentano la quasi totalità della
tipica comunità di piccoli mammiferi presente nelle aree a gariga ed agricole che formano il
paesaggio agrario di Santa Ninfa e di tante altre analoghe zone della Sicilia nord-occidentale.
La settima specie, non contattata è il quercino. Per essere sicuri della sua presenza/assenza
sono necessari studi più approfonditi.
I trappolamenti sono stati effettuati nelle zone di gariga della Menta, nell’alloreto e nel
rimboschimento. Il ratto nero domina come frequenza in questi tre habitat, mentre non è stato
ritrovato nelle borre rinvenute nelle zone di mosaico vegetazionale. Il Ratto nero frequenta e
sembra relativamente comune sia nelle zone di gariga che nelle zone di rimboschimento con
sottobosco più fitto ed umido. La diffusione di questa specie va attentamente monitorata, in
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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102
quanto il ratto è un forte competitore del quercino e preda uova e nidiacei di uccelli nel
sottobosco e tra gli alberi.
La comunità più ricca di micromammiferi si trova nelle zone di gariga e nel mosaico
vegetazionale, dove vive la crocidura di Sicilia, endemismo insulare, insieme al mustiolo,
altra specie interessante di mammifero insettivoro, al topo selvatico ed all’arvicola del Savi.
La litologia compatta dei substrati carsici non permette un forte insediamento dell’arvicola,
che è ristretta alle zone dove il suolo è più morbido. Nel corso delle escursioni sono stati
rilevati diversi sistemi di tane, poco estesi e circoscritti. Degno di nota è l’adattamento del
topo selvatico ad ambienti di gariga, soprattutto nelle zone di dolina o con litologia
tormentata, dove questa specie, di solito dall’ecologia più boschiva, riesce a ricavare
nutrimento e riparo.
Altri Mammiferi – Il coniglio, la volpe e l’istrice sono le specie più frequenti, in tutti gli
habitat del SIC. Degna di nota la buona popolazione di istrice. Il riccio europeo appare molto
più localizzato alle zone agricole ed ai mosaici. La lepre italica è molto rara, l’habitat del SIC
non è idoneo a questa specie che frequenta zone meno pietrose, accidentate e con suoli meno
calcarei e aridi. La sua presenza è ristretta alle zone vallive più ampie, occupate dal vigneto,
perlopiù esterne al SIC.
Infine, è degno di nota il rinvenimento di tracce di cinghiale ibrido, si tratta delle prima prova
certa di presenza dentro il SIC di questa specie, che va attentamente monitorata e gestita.
Fauna invertebrata
Nell’ambito selle attività del Piano di Gestione non è stato possibile effettuare studi sulla
fauna invertebrata. I dati noti, nonché i risultati di alcuni rilevamenti compiuti durante i
sopralluoghi per il Piano di Gestione, sono frutto di raccolte casuali e pertanto non sono
sufficienti a definire la presenza dei diversi taxa, la loro distribuzione ed il loro ruolo
ecologico. Sino a prima della redazione del Piano, gli unici dati organici sono riferiti alla
fauna ipogea della Grotta di Santa Ninfa (CASAMENTO, 2001), che è però esterna al perimetro
del SIC, e a qualche raccolta di insetti appartenenti prevalentemente agli ordini dei Coleotteri.
Per ricostruire un quadro preciso della fauna invertebrata del Sito sono necessari studi più
accurati e prolungati nel tempo; i dati attuali necessitano di approfondimenti e non consentono
di compiere delle elaborazioni sulla fauna invertebrata. Per questo motivo si è ritenuto di non
inserire alcuna specie nella Scheda Natura 2000.
Applicazione di indici per la valutazione del valore delle singole specie ed individuazione
delle specie e delle comunità di interesse conservazionistico del Sito
Sulla base delle specie rinvenute su campo e/o segnalate dall’ente gestore, sono state
individuate le specie target, su cui focalizzare in modo particolare l’attenzione. La scelta di
tali specie è stata fatta preferendo specie-target differenti in relazione alle diverse categorie
ambientali presenti nel contesto ambientale del SIC, ciascuna rappresentativa di un gruppo
affine ecologicamente, in modo da assolvere a funzioni ecologiche differenti.
Sono state prese in considerazione:
• specie di interesse conservazionistico inserite in Liste rosse nazionali e locali;
• specie endemiche e/o localizzate, o comunque di interesse biogeografico;
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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103
•
specie che, sebbene relativamente diffuse e comuni, presentano una certa
vulnerabilità alla frammentazione ambientale, svolgendo quindi un ruolo chiave
nella funzionalità dei sistemi ecologici.
Per valutare le singole specie è stata messa a punto una metodologia, delineata in GIUNTI et
al. (2008) e in MASSA & CANALE (2008), che si basa essenzialmente nell’attribuzione di
punteggi variabili in base alle tipologie in cui ogni specie ricade, in modo da fornire un indice
che permette di ordinare le specie secondo un ordine decrescente di importanza e priorità.
Tale indice è attribuito ad ogni singola in base ai criteri ecologici della specie desumibili dalle
fonti bibliografiche relative alla Sicilia, dalle conoscenze dirette degli operatori esperti della
fauna e della situazione ambientale ed ecologica del SIC; in breve considerando il grado di
minaccia e lo status di popolazione che la specie ha nel SIC.
Le specie sono state pesate attribuendo un punteggio secondo la tabella sottostante che riporta
il caso dei mammiferi, anfibi e rettili:
LISTA ROSSA
DIR. 92/43/CEE
SPECIE
CATEGORIA
ENDEMISMO
ITALIANA
(ALL. II)
PRIORITARIA
IUCN
SICULO
Categoria Valore Categoria Valore Categoria Valore Categoria Valore Categoria Valore
Assente
0
Assente
0
Assente
0
Assente
0
Assente
0
LR
1
Presente
1
Presente
1
LR
1
Presente
1
VU
2
VU
2
EN
3
EN
3
CR
4
CR
4
Gli uccelli sono stati pesati alla stessa maniera, sostituendo l’allegato I della Direttiva
79/409/CEE ed aggiungendo lo status europeo degli uccelli (BIRDLIFE, 2007) e la categoria
SPEC (TUCKER & HEATH 1994).
In questo modo è stato ottenuto un valore intrinseco per ognuna delle emergenze faunistiche e
questo valore è poi stato moltiplicato per il grado di minaccia nel SIC. Il grado di minaccia,
sulla scorta di quanto riportato nelle schede descrittive per ciascuna specie di interesse
comunitario viene sinteticamente valutato con la seguente scala decrescente:
- Elevato = 3
- Medio = 2
- Basso = 1
- Assente = 0
Il risultato pesa le specie sia in termini del loro valore assoluto di conservazione (valore
intrinseco) che in termini di valore relativo all’area del SIC. In termini ponderali una specie
con alto valore intrinseco, cioè inserita in allegati di Direttive, in pericolo, rara e con
particolari minacce nel SIC, otterrà un punteggio maggiore di una specie di minor interesse
conservazionistico e con uno status di popolazione e di minacce nel SIC basso o nullo.
L’indice così ottenuto va tarato sulla fenologia delle specie presenti, per una più corretta
valutazione del reale peso che le minacce e criticità hanno sull’ecologia e la distribuzione
delle specie presenti nell’ambito dell’area protetta. In altre parole, una specie stanziale è
soggetta a minacce potenziali per un tempo più lungo di una specie migratrice. I punteggi
ottenuti dalla moltiplicazione del valore intrinseco x il grado di minaccia sono stati pertanto
divisi per il tempo di permanenza che una specie mostra nel SIC, secondo i criteri seguenti:
• 1 per le specie stanziali, con tempo di permanenza di 12 mesi l’anno;
• 2 per le specie nidificanti estive, con tempo di permanenza tra 6 e 12 mesi l’anno;
• 3 per le specie svernanti o migratori regolari di singolo o doppio passo che sostano per
1-6 mesi l’anno;
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104
• 4 per le specie migratrici occasionali o accidentali, osservabili solo raramente nel SIC
e per convenzione con un tempo di permanenza < ad 1 mese.
Questa standardizzazione permette di valutare correttamente la differenza tra specie ad alta e
media priorità di conservazione, ma stanziali e quindi potenzialemte soggette ad un rischio e a
minacce prolungate nel SIC, rispetto magari ad una specie ad altà priorità ma accidentale.
La procedura di selezione ha consentito di evidenziare un elenco di 21 specie, elencate nella
tabella seguente, che hanno un punteggio superiore o uguale alla media dei punteggi e che
sono considerate indicatori del SIC. Su queste specie si concentreranno le analisi successive
relative alle strategie di conservazione ed alle azioni da intraprendere.
La tabella successiva indica le 21 specie indicatrici selezionate attraverso l’applicazione
dell’indice sopra riportato. Viene anche riportato nell’ultima colonna il valore per indicatore
ecologico (VIE) presente nel SIC. .
Classe
Specie
VIE
U
Falco biarmicus
24
U
Tyto alba
12
M
Rhinolophus hipposideros
12
U
Lullula arborea
12
M
Lepus corsicanus
8
M
Rhinolophus ferrumequinum
8
U
Calandrella brachydactyla
7
U
Falco peregrinus
6
U
Otus scops
5
U
Scolopax rusticola
4,67
A
Discoglossus pictus
4
U
Upupa epops
4
U
Streptopelia turtur
4
U
Columba livia
4
M
Miniopterus schreibersii
4
A
Bufo gr. viridis
3
M
Oryctolagus cuniculus huxleyi
3
M
Crocidura sicula
3
U
Anthus campestris
3
U
Milvus migrans
3
U
Alauda arvensis
3
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Relativamente al taxon dei Pesci, tutte le specie riscontrate sono alloctone della fauna ittica
siciliana (anche se alcune - ad esempio la tinca) sono state introdotte da secoli), ed alcune di
quella italiana. La specie aliena che può risultare più problematica per l’area in questione è la
gambusia, come predatrice di uova e soprattutto larve delle altre specie: va tra l'altro notato
che la sua maggiore diffusione è stata riscontrata in zona litorale, dove è maggiore la presenza
di vegetazione e quindi dove si collocano le aree elettive di riproduzione delle altre specie
presenti. Risulta quindi necessario effettuare delle indagini specifiche sull'alimentazione di
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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105
questa specie, in relazione alla biologia riproduttiva delle altre specie, ma anche in relazione a
tutta la rete trofica lacustre (zoo-fitoplancton) al fine anche di evidenziarne gli eventuali
effetti sull'evoluzione della trofia dell'ambiente stesso.
Relativamente agli altri taxa di vertebrati, nel SIC non sono state riscontrate specie aliene
presenti stabilmente e con consistenti popolazioni. Sono tuttavia state rinvenute le seguenti
specie:
1) La tortora dal collare (Streptopelia decaocto), specie alloctona, che ormai ha
stabilmente invaso la Sicilia dalla fine degli anni ’80 (AA.VV, 2008), è presente nelle
aree urbane e agricole intorno al SIC. Individui penetrano nelle zone agricole alberate
ed a vigneto per alimentarsi e probabilmente alcune coppie nidificano nel margine
sud-occidentale del SIC. L’espansione della specie in Sicilia, le cui interazioni
competitive nell’uso dell’habitat con la tortora selvatica (Streptopelia turtur) non sono
state ancora indagate, è limitata nelle zone ad insediamento diffuso tra il SIC e
l’abitato di S. Ninfa, tipicamente sule alberature stradali e gli arboreti e frutteti. La
tortora dal collare frequenta raramente i rimboschimenti artificiali estesi e fitti, e gli
ambienti aperti steppici. La plasticità ecologica della specie rende ipotizzabile un
futuro insediamento stabile nel SIC, che andrebbe monitorato e adeguatamente
compreso.
2) Sono state rinvenute le tracce della presenza del cinghiale ibrido, la cui diffusione sta
creando diversi scompensi ecologici in aree protette (Bosco della Ficuzza, Madonie),
probabilmente per diffusione di individui da aree vicine o per immissione volontaria
da parte di persone o associazioni locali. La presenza di questa specie va attentamente
monitorata e vanno repressi tutti i tentativi illegali d’immissione. La presenza del
cinghiale ibrido e la sua diffusione in aree di Parco o di riserva ha causato, in altre
zone della Sicilia, la tolleranza dell’esercizio venatorio in queste aree protette, in
mancanza d’altro mezzo di controllo, che è subito degenerata in bracconaggio
generalizzato.
3) Il ratto nero è risultato abbastanza frequente nelle zone di rimboschimento più fitto.
Non è una specie alloctona recente, essendo residente nell’isola fin dal tempo dei
Romani, tuttavia è una specie che crea problemi igienici e di contaminazioni,e la cui
presenza può determinare campagne di derattizzazioni ed interventi che possono avere
riflesso sulle comunità selvatiche naturali. Inoltre la specie è un diretto competitore del
quercino ed è un predatore e distruttore di nidi di uccelli. Anche per questa specie
vanno previste azioni di controllo e monitoraggio con metodi ecologici e pianificati su
scala locale.
4) Nel SIC sono frequenti i cani vaganti, soprattutto nei pressi degli insediamenti
agricoli. Non è stata riscontrata una frequenza molto elevata, ma la loro presenza è un
fattore di minaccia per tutta la fauna che nidifica o si alimenta sul terreno.
Presenza e distribuzione delle specie faunistiche presenti negli allegati delle Direttive Habitat
e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai requisiti per l’inserimento nella
tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario standard Natura 2000
Sulla base dei dati disponibili, sono state create le Carte di Distribuzione per le specie ritenute
sensibili del SIC (Tavola 11), distinguendo l’habitat di riproduzione (HAB_RIPR), quello di
alimentazione (HAB_ALI), quello di riproduzione e alimentazione (HAB_RIPR&ALI) per le
specie in cui la precedente distinzione non è possibile, quello di migrazione (HAB_MIGR).
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106
La tabella che segue mostra la percentuale di habitat-biotopo occupato da ciascuna specie
(suddiviso come sopra), evidenziando il grado di ampiezza ecologica mostrato dalle specie del
SIC.
Le specie rinvenute, come in ogni comunità, variano da quelle con ampie preferenze
ambientali e quindi vasta distribuzione - come la Podarcis sicula ed il Pipistrellus kuhlii –
fino a quelle più localizzate in singoli habitat (Lullula arborea, ecc), che mostrano le
maggiori esigenze ecologiche. La tabella permette quindi di identificare immediatamente le
specie più esigenti da quelle più opportuniste e generaliste, e consente altresì di evidenziare
gli habitat utilizzati e frequentati dalle specie più rare. Nella tabella sono indicate in grassetto
le specie indicatrici selezionate.
N
habitat
occupati
33
28
25
24
23
21
21
%
habitat
occupati
89,19%
75,68%
67,57%
64,86%
62,16%
56,76%
56,76%
20
18
17
17
16
16
54,05%
48,65%
45,95%
45,95%
43,24%
43,24%
16
15
15
14
14
13
43,24%
40,54%
40,54%
37,84%
37,84%
35,14%
13
13
13
13
13
12
11
11
11
10
10
10
10
9
9
9
8
35,14%
35,14%
35,14%
35,14%
35,14%
32,43%
29,73%
29,73%
29,73%
27,03%
27,03%
27,03%
27,03%
24,32%
24,32%
24,32%
21,62%
Specie
Podarcis sicula
Pipistrellus kuhlii
Delichon urbicum
Apus apus
Pipistrellus pipistrellus
Hierophis viridiflavus
Hystrix cristata
Hirundo rustica
Falco peregrinus
Bufo bufo spinosus
Columba livia
Hypsugo savii
Milvus migrans
Oryctolagus cuniculus
huxleyi
Chalcides ocellatus tiligugu
Motacilla alba
Fringilla coelebs
Tyto alba
Crocidura sicula
Erinaceus europeus
consolei
Erithacus rubecula
Merops apiaster
Phoenicurus ochrurus
Upupa epops
Lacerta bilineata
Anthus pratensis
Natrix natrix sicula
Sylvia cantillans
Circus aeruginosus
Circus cyaneus
Falco biarmicus
Streptopelia turtur
Miniopterus schreibersii
Oenanthe oenanthe
Podarcis wagleriana
Bufo gr. viridis
HAB_RIPR HAB_ALI HAB_RIPR&ALI HAB_MIG
89,19%
8,11%
8,11%
8,11%
5,41%
67,57%
59,46%
56,76%
56,76%
2,70%
37,84%
5,41%
48,65%
48,65%
40,54%
35,14%
37,84%
5,41%
10,81%
5,41%
56,76%
16,22%
43,24%
10,81%
5,41%
8,11%
32,43%
40,54%
40,54%
37,84%
29,73%
35,14%
8,11%
27,03%
35,14%
2,70%
32,43%
5,41%
8,11%
35,14%
21,62%
32,43%
29,73%
5,41%
24,32%
29,73%
27,03%
27,03%
5,41%
2,70%
27,03%
13,51%
21,62%
8,11%
24,32%
24,32%
13,51%
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
8,11%
107
21,62% Muscicapa striata
Rhinolophus
21,62% ferrumequinum
21,62% Sylvia conspicillata
18,92% Ficedula hypoleuca
Apodemus sylvaticus
16,22% dichrurus
16,22% Microtus savii nebrodensis
16,22% Rhinolophus hipposideros
13,51% Alauda arvensis
13,51% Discoglossus pictus
13,51% Luscinia megarhynchos
13,51% Otus scops
13,51% Scolopax rusticola
10,81% Anthus campestris
10,81% Turdus philomelos
8,11% Calandrella brachydactyla
5,41% Lepus corsicanus
2,70% Lullula arborea
8
8
8
7
6
6
6
5
5
5
5
5
4
4
3
2
1
21,62%
2,70%
18,92%
21,62%
18,92%
16,22%
16,22%
2,70%
13,51%
13,51%
13,51%
13,51%
13,51%
8,11%
10,81%
10,81%
5,41%
8,11%
5,41%
2,70%
Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di importanza faunistica
del SIC (B.3.5; B.3.7)
La figura sottostante riassume la ricchezza specifica per habitat e per uso, riguardo a tutte le
specie stanziali di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi ed agli uccelli nidificanti estivi.
45
40
35
Ricchezza specifica
30
25
20
15
10
5
53
31 622
62 _r/6 0 *_
20 22 f
*_ 0*
f/5 _r
33
2_
r
34
62 .81
20
82 6 *_p
14 22
_r 0 *_
/6
22 r
0_
r
82
.3
31
.8
A
31
.8
53
1
31 83.
_r 11
/8 1
21
4_
92
A 52 r
0_ 30
f/5 *_
23 f
0*
_
83 r
.1
52
53
.1
83 1
.2
11
53
.6
1
53
.6
83 2
.3
2
92 5
A
0_
23 f
.1
83 1
.3
2
31 2
40
_r
31
.
82 D
14
_p
86
.2
86
.2
2
82
.3
A
8
83 7.2
.3
11
2
85
.3
1
83
10
82
,4
86
.3
86 1
,4
13
0
HAB_RIPR
HAB_ALI
HAB_RIPR&ALI
Gli habitat di interesse comunitario presentano il più alto numero di specie, ed in particolare
le pseudo-steppe con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea (cod.
6220*) e le garighe ad Ampelodesma (cod. 5332). Tra le formazioni vegetali non classificate
come habitat di interesse comunitario, i biotopi 82.3 (seminativi e colture erbacee estensive) e
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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108
83.111 (oliveti tradizionali) rientrano nel gruppo degli ambienti più ricchi di specie, sebbene
facciano parte del sistema colturale.
Gli ambienti del sistema colturale e quelli dei rimboschimenti presentano una ricchezza di
specie media o medio bassa.
I dati sulla ricchezza delle specie per habitat e/o biotopo hanno consentito di realizzare la
Carta del Valore Faunistico (Tavola 12), che è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un
valore pari al numero di specie della fauna, sia rilevate su campo che potenziali. L'elenco
delle specie, e quindi il valore faunistico, è pertanto legato al singolo poligono e non alla
categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il poligono appartiene. Per tale ragione a
parità di codice habitat o biotope si possono avere poligoni a differente valore faunistico.
Nella Tavola le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie (nessuna
specie rilevata=0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-30 specie; oltre 30 specie). La carta conferma
quanto detto sopra nella trattazione sulla ricchezza degli habitat/biotopi: gli ambienti più
ricchi in specie sono le praterie, le garighe e le rupi, mentre gli ambienti più poveri in numero
di specie di interesse risultano i vigneti, gli ambienti ruderali, i rimboschimenti.
Il criterio quantitativo (n. di specie presenti) può non essere esauriente del valore faunistico
complessivo del SIC, in quanto gli habitat (grotte - 8310; acque dure oligomesotrofiche con
Chara - 3140; versanti calcarei dell’Italia meridionale - 8214) ed i biotopi (corpi idrici - 23.11;
villaggi - 86.2; fabbricati rurali - 86.22) poveri in numero di specie sono il sito di riproduzione
esclusivo di alcune specie che si alimentano negli habitat di gariga e pseudo-steppa; la
scomparsa dei siti di riproduzione, per quanto banali, può pertanto comportare
l’impoverimento faunistico degli habitat di interesse naturalistico più ricchi di specie.
Ne consegue che la diversità biologica del Sito va tutelata nella sua interezza al fine di
assicurare il mantenimento di tutte le categorie ambientali presenti, necessarie alle esigenze
ecologiche delle varie specie presenti.
Nella figura successiva sono evidenziati gli habitat utilizzati nel SIC dagli uccelli migratori.
Anche in questo caso le pseudo-steppe con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea (cod. 6220*) e le garighe ad Ampelodesma (cod. 5332) sono gli habitat che
sostengono il maggior numero di specie svernanti e di contingenti di uccelli in migrazione,
insieme alle zone umide (cod. 23.11).
HAB_MIG
12
Ricchezza specifica
10
8
6
4
2
62
20
*
_f
/5
33
2_
23 r
82 .11
14
_p
87
.2
86
.2
86
.2
82 2
.3
A
83
92
10
A0
_f 5 3.
/5 11
23
0*
83 _ r
.1
53
5
31 8 2
_r 6.
/8 31
21
4
5 2 _r
30
*_
53 f
.6
2
8
6 2 2 ,4
20
*
83 _ p
.2
11
53
.
83 61
.3
25
85
83 .31
.3
11
34 2
.8
31 1
62 .8A
20
62 * _f
20
*
9 2 _r
A0
53
31 83 _f
_
82 r/6 .322
14 22
_r 0*
/6 _r
22
0_
r
82
.3
31
.
83 81
.1
31 11
40
_r
31
86 .D
,4
13
0
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
109
I dati successivi riportano il dato di ricchezza specifica degli habitat-biotopi, sia come numero
complessivo di specie rilevate in ogni categoria, sia come dato disaggregato in base alla
fenologia di ciascuna specie (distinguendo tra specie residenti, nidificanti estive, svernanti e
migratorie). Nella valutazione dei dati sotto riportati, bisogna tenere conto che vi sono alcune
specie con doppia fenologia (ad esempio il fringuello è sia residente che svernante).
DIRHAB_CB
5331_r/6220*_r
6220*_f
34.81
6220*_f/5333_r
6220*_r
6220*_p
82.3
8214_r/6220_r
31.8A
5331_r/8214_r
83.111
31.81
92A0_f/5230*_r
83.152
83.211
5230*_f
83.325
92A0_f
83.322
31.D
8214_p
53.11
53.61
53.62
23.11
3140_r
82.3A
86.2
83.3112
85.31
86.22
87.2
8310
82.4
86.31
Totale
49
48
47
47
46
44
40
40
29
29
26
26
25
22
20
20
19
18
17
15
15
14
14
14
13
13
11
10
9
8
8
7
5
4
1
Residenti
32
33
31
33
29
31
24
26
20
16
17
18
18
13
11
17
10
12
9
8
8
13
13
13
9
9
6
6
4
4
7
4
5
2
1
Nidificanti
estivi
9
9
8
8
9
8
9
8
6
7
7
5
5
7
4
2
6
4
5
5
3
1
1
1
3
3
3
3
3
3
1
1
0
0
0
Svernanti Migratori
5
4
4
3
7
3
4
3
5
4
3
3
6
3
3
4
2
2
4
3
3
0
2
2
2
1
3
0
6
0
1
0
2
2
2
1
2
2
2
1
1
4
0
0
0
0
0
0
1
0
1
0
3
0
1
0
1
2
1
0
0
0
2
0
0
0
2
0
0
0
Infine si riporta la presenza delle specie per habitat-biotopo indicando quante delle suddette
specie sono inserite negli allegati delle Direttive Habitat ed Uccelli. Questo tipo di analisi
evidenzia che alcune aree caratterizzate dalla presenza di poche specie ospitano un’alta
percentuale di specie altamente protette.
Gli habitat-biotopi del sistema naturale arido e steppico hanno una maggiore ricchezza
specifica, vengono utilizzati da molte specie stanziali e da molte migratrici e generalmente
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
110
sono frequentate come habitat di alimentazione. Invece altri habitat-biotopi (ad esempio 8310;
86.22, 53.61, 53.62) sono poveri di specie, anche se le specie che vi si rinvengono sono
generalmente indicatrici, specialiste ed inserite in allegati delle Direttive CEE.
Ricchezza N. specie in
specifica
Direttive
86.31
86.22
86.2
85.31
83.3112
83.325
83.322
83.211
53.11
53.61
53.62
82.4
82.3A
83.152
31.D
83.111
23.11
31.81
34.81
87.2
82.3
31.8A
5230*_f
3140_r
92A0_f
5331_r/6220*_r
8310
8214_r/6220_r
8214_p
5331_r/8214_r
6220*_r
92A0_f/5230*_r
6220*_p
6220*_f
6220*_f/5333_r
1
8
10
8
9
19
17
20
14
14
14
4
11
22
15
26
13
26
47
7
40
29
20
13
18
49
5
40
15
29
46
25
44
48
47
1
5
5
5
6
9
8
8
9
9
9
1
2
12
8
13
6
12
18
3
17
12
10
6
8
20
3
16
9
14
18
13
16
17
16
N. specie in
Direttive/N.
specie totali
%
100
62,50
50
62,50
66,67
47,37
47,06
40
64,29
64,29
64,29
25,00
18,18
54,55
53,33
50
46,15
46,15
38,30
42,86
42,50
41,38
50
46,15
44,44
40,82
60
40
60
48,28
39,13
52,00
36,36
35,42
34,04
L’elaborazione dei dati di distribuzione delle specie rispetto agli habitat e ai biotopi consente
di mettere in evidenza gli ambienti più utilizzati, e di evidenziare quantitativamente le aree di
importanza faunistica, che vengono rese in termini di ricchezza specifica delle specie che
frequentano una determinata tipologia ambientale.
Sulla base dei dati di presenza e distribuzione delle specie in ciascun habitat-biotopo, tenendo
conto del numero totale di specie, del numero di specie inserite negli allegati delle Direttive e
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
111
del rapporto tra queste e il numero totale, è stato elaborato un indice che ha permesso di
redigere la Carta delle aree di importanza faunistica (Tavola 13).
2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della scheda natura 2000 – fauna (B.1)
Gli studi effettuati per la redazione del Piano di Gestione hanno permesso di aggiornare la
Scheda Natura 2000 del Sito – aggiornamento 2005. Si precisa che le Schede Natura 2000 cui
si fa riferimento nel presente capitolo sono quelle trasmessaci ufficialmente dal Servizio VI
dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente nel dicembre 2007.
In particolare sono state confermate 31 specie già citate, e sono state aggiunte alla Scheda
altre 42 specie prima non citate. Sono stati inoltre rivisti tutti i dati relativi sia allo status che
alle dimensioni delle popolazioni del SIC e, di conseguenza, quelli relativi alla valutazione del
Sito stesso.
Per le specie non contattate durante i sopralluoghi, i parametri di popolazione e di valutazione
si intendono uguali a quelli riportati nella precedente scheda.
Aggiornamento Sezione 3.2.a “Uccelli elencati nell’allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE”
Sulla base degli studi effettuati, non viene confermata la presenza dell’aquila minore
(Hieraaetus pennatus), un rapace migratore e svernante in Sicilia, che nel 2004 e 2005 aveva
avuto un insolito massiccio svernamento in Sicilia (BAGHINO et al., 2007), non ripetuto negli
anni successivi. Quindi la specie è da considerare occasionale nel SIC e la sua presenza
dipende dalla variabile fenologia di migrazione delle popolazioni europee.
Sono state aggiunte due nuove specie prima non segnalate:
-
albanella reale (Circus cyaneus) - è uno svernante regolare in Sicilia e nell’area SIC
(1-2 individui costantemente osservati nell’inverno 2008).
tottavilla (Lullula arborea), un alaudide che nel SIC è presente con una piccola
popolazione nidificante.
-
Si è inoltre provveduto a mutare lo status delle altre specie rinvenute, che, segnalate tutte in
precedenza con lo status presente (P), vengono adesso segnalate nella nuova scheda con uno
status più idoneo e corrispondente alle abbondanze riscontrate sul campo.
●
VALUTAZIONE
SITO
●
Confermata
Confermata
Calandrella brachydactyla
●
Confermata
Circus aeruginosus
R
Anthus campestris
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
R
Globale
Isolamento
Conservazione
Popolazione
Tappa
Nome
Svernamento
Aggiornamento
Nidificazione/riproduzione
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
D
D
C
D
112
●
Confermata
Falco biarmicus
V
D
●
Confermata
Falco peregrinus
V
D
●
Eliminata
Confermata
Hieraaetus pennatus
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Circus cyaneus
●
Milvus migrans
R
C
D
R
D
R
Lullula arborea
D
Aggiornamento Sezione 3.2.b “Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato 1 della
Direttiva 79/409/CEE”
●
Eliminata
Confermata
Delichon urbicum
●
Confermata
Ficedula hypoleuca
●
Confermata
Hirundo rustica
●
Eliminata
Lanius senator
Apus apus
C
D
C
D
C
D
Globale
●
Anthus pratensis
D
Isolamento
●
Confermata
R
Conservazione
R
Popolazione
Fringilla coelebs
●
Nuova
segnalazione
Confermata
Tappa
Nome
Svernamento
Aggiornamento
Nidificazione/riproduzione
POPOLAZIONE VALUTAZIONE
SITO
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
Non viene confermata la presenza di cinque specie: Lanius senator, Oenanthe hispanica,
Oriolus oriolus, Phylloscopus sibilatrix, Saxicola rubetra. Le specie non contattate sono
migratori primaverili, alcuni poco frequenti come la monachella (Oenanthe hispanica) o
molto elusivi come il luì verde (Phylloscopus sibilatrix) e registrabili di solito grazie all’uso
di reti di cattura per inanellamento. In questi casi, la mancata conferma può essere imputata
sia all’irregolarità del passaggio e della sosta nell’area di pochi individui, che al mancato
rilevamento durante le visite condotte per l’aggiornamento.
Sono state inserite sette nuove specie in precedenza non segnalate: Fringilla coelebs,
Phoenicurus ochrurus, Alauda arvensis, Erithacus rubecula, Motacilla alba, Streptopelia
turtur, Turdus philomelos. Si tratta di svernanti regolari nell’area SIC; il fringuello (Fringilla
coelebs) è anche nidificante, quindi andrebbe segnalato nella sezione 3.3, ma viene inserito
qui perché in inverno si aggiungono rilevanti contingenti svernanti nell’area.
Per tutte le specie sono stati cambiati i parametri relativi alla popolazione come indicato in
tabella.
Coturnix coturnix
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
R
C
D
D
113
●
Confermata
Luscinia megarhynchos
C
D
●
Confermata
Merops apiaster
C
D
●
Confermata
Muscicapa striata
R
D
●
Eliminata
Oenanthe hispanica
●
Confermata
Eliminata
Oenanthe oenanthe
R
D
●
●
Eliminata
Oriolus oriolus
Phylloscopus sibilatrix
●
Eliminata
Saxicola rubetra
●
Confermata
Scolopax rusticola
R
D
●
Confermata
Sylvia cantillans
C
D
●
Confermata
Sylvia conspicillata
C
D
●
Confermata
Upupa epops
R
D
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Alauda arvensis
R
D
Erithacus rubecula
C
D
Motacilla alba
C
D
Phoenicurus ochrurus
C
D
Streptopelia turtur
R
D
Turdus philomelos
R
D
Aggiornamento Sezione 3.2.c “Mammiferi elencati nell’Allegato II
92/43/CEE”
della Direttiva
La precedente Scheda Natura 2000 non riportava specie di mammiferi. L’aggiornamento e gli
studi per il PdG hanno permesso di contattare tre specie di pipistrelli inseriti in allegato II
della Direttiva 92/43/CEE.
VALUTAZIONE
SITO
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Miniopterus schreibersii
P
D
Rhinolophus hipposideros
Rhinolophus
ferrumequinum
P
D
P
D
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Globale
Isolamento
Conservazione
Popolazione
Tappa
Nome
Svernamento
Aggiornamento
Nidificazione/riproduzione
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
114
Aggiornamento Sezione 3.2.e “Pesci elencati elencati nell'Allegato II Direttiva 92/43/CEE
La precedente Scheda Natura 2000 non riportava specie di Pesci. Sebbene considerata
alloctona per la Sicilia, viene inserita la Rovella, in quanto specie endemica della penisola
italiana ed in particolare dell'Italia centro-meridionale, le cui popolazioni naturali in Italia
appaiono dare segni di contrazione.
VALUTAZIONE
SITO
Isolamento
Globale
Tappa
>100
Conservazione
Rutilus rubilio
Popolazione
Nuova
segnalazione
Nome
Svernamento
Aggiornamento
Nidificazione/riproduzione
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
C
B
A
C
Aggiornamento Sezione 3.2.f. “Invertebrati elencati nell'Allegato II Direttiva 92/43/CEE
Viene eliminata l’unica specie segnalata in precedenza (Rosalia alpina) perché si tratta di una
specie molto rara in Sicilia, legata esclusivamente ai faggeti d’alta quota.
●
VALUTAZIONE
SITO
Eliminata
Globale
Isolamento
Conservazione
Popolazione
Tappa
Nome
Svernamento
Aggiornamento
Nidificazione/riproduzione
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
Rosalia alpina
Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre specie importanti di Flora e Fauna”
Relativamente al taxon dei Pesci, viene inserita Tinca tinca, inserita in Lista Rossa italiana
(NT), le cui popolazioni italiane sono in rarefazione. Sono state confermate tutte le specie di
Uccelli, eccetto la quaglia (Coturnix coturnix) ed il crociere (Loxia curvirostra). Questo
fringillide si alimenta degli strobili delle conifere, ed è noto in Sicilia per pullulazioni e
colonizzazioni irregolari in diversi rimboschimenti artificiali; evidentemente la popolazione
registrata nel 2005 non si è insediata stabilmente, in quanto nonostante specifiche ricerche
non è stata più contattata.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
115
Sono state aggiunte all’elenco venti (20) nuove specie di uccelli; si tratta di specie perlopiù
comuni nidificanti in Sicilia e nel SIC, che andavano inserite ai sensi di convenzioni
internazionali.
Per quanto riguarda i Mammiferi, sono state confermate le specie già citate: lepre italica
Lepus corsicanus e riccio europeo, che ha uno status sottospecifico che lo pone come valido
endemismo siciliano (cfr. SEDDON et al., 2001). Sono state inoltre aggiunte altre dieci (10)
specie di Mammiferi, di cui tre Chirotteri.
Relativamente agli Anfibi, la precedente Scheda Natura 2000 non riportava la presenza di
alcuna specie. Vengono in questa sede inserite quattro (4) specie: la forma sottospecifica
endemica di rospo comune (Bufo bufo spinosus), il rospo smeraldino siciliano (Bufo gr.
viridis), un endemita in corso di studio e definizione, il discoglosso (Discoglossus pictus) ed il
complesso della rana verde di Uzzell e di Berger. Per quanto riguarda i Rettili, la scheda
riportava la presenza di tre specie, che vengono confermate. Sono state inoltre inserite altre 4
specie.
Nuova
segnalazione
●
P
Tinca tinca
Motivazione
Globale
Isolamento
Conservazione
VALUTAZIONE
SITO
Popolazione
Tappa
Svernamento
Nome
Nidificazione/riproduzione
Aggiornamento
Residente
POPOLAZIONE
Migratoria
Classe
Scheda Natura 2000
Per quanto riguarda gli Invertebrati, le due specie citate sono state eliminate in quanto
considerate segnalazioni dubbie. Non sono state inserite altre specie in quanto si tratta ancora
di dati non certi che necessitano di ulteriori approfondimenti.
>100
D
A
C
D
CD
1-5
D
CD
C
D
ACD
1-5
D
CD
U
Athene noctua
●
Confermata
Confermata
U
Buteo buteo
●
Confermata
U
Columba livia
●
Confermata
U
Falco tinnunculus
●
U
Loxia curvirostra
●
Eliminata
Confermata
U
Strix aluco
2
D
CD
●
Confermata
U
Sturnus unicolor
C
D
CD
U
Carduelis cannabina
C
D
CD
U
Carduelis carduelis
C
D
CD
U
Certhia brachydactyla
C
D
CD
C
D
CD
R
D
CD
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Eliminata
Nuova
segnalazione
U Cisticola jundicis
U Coturnix coturnix
U Cyanistes caeruleus
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
116
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Confermata
●
●
Confermata
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
U Emberiza cirlus
C
D
CD
U Galerida cristata
C
D
CD
U Miliaria calandra
C
D
CD
U Otus scops
C
D
ACD
U Parus major
C
D
CD
U Passer hispaniolensis
C
D
CD
U Regulus ignicapillus
R
D
CD
U Saxicola torquata
C
D
CD
U Serinus serinus
C
D
CD
U Sylvia atricapilla
C
D
CD
U Sylvia melanocephala
Troglodytes
U troglodytes
C
D
CD
C
D
CD
U Turdus merula
C
D
CD
1-5
D
ACD
U Accipiter nisus
R
D
M Crocidura sicula
Apodemus sylvaticus
M dichrurus
Erinaceus
europeus
M consolei
M Lepus corsicanus
P
D
CD
ABC
D
P
D
B
P
V
D
D
BCD
AB
M Hypsugo savii
C
D
ACD
C
C
C
D
B
M Oryctolagus cuniculus
C
D
A
M Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus
M pipistrellus
C
D
ACD
C
D
ACD
M Suncus etruscus
P
D
CD
M Martes martes
P
D
ACD
A Bufo bufo spinosus
C
D
A Discoglossus pictus
C
D
BC
ABC
D
U Tyto alba
M Hystrix cristata
Microtus
M nebrodensis
B
C
B
CD
savii
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
117
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Confermata
●
●
Confermata
Confermata
●
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Rana
A bergerixhispanica
C
D
CD
A Bufo gr. viridis
R
D
BCD
R
Chalcides chalcides
Chalcides
ocellatus
tiligugu
Natrix natrix sicula
R
D
CD
R
R
D
D
R
Podarcis wagleriana
R
D
BCD
BC
ABC
D
R
Hierophis viridiflavus
C
D
CD
R
Lacerta bilineata
C
D
CD
R
Podarcis sicula
C
D
CD
V
D
B
R
R
●
Eliminata
I
Duvalius silvestrii
●
Eliminata
I
Pedius siculus
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
118
2.3.3 Descrizione agroforestale del sito (C)
2.3.3.1 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6)
La Carta dell’Uso del Suolo (Tavola 14) evidenzia come quasi il 33% del SIC sia interessato
da rimboschimenti a conifere (boschi di pini mediterranei e cipressi: 28,62%), boschi di
latifoglie esotiche (3,63%) e rimboschimenti misti di conifere e latifoglie (Quercus ilex,
Cupressus spp., Fraxinus spp., Robinia pseudacacia e Ailanthus altissima con buone
potenzialità di conversione: 0,62%); i più giovani impianti artificiali hanno gradualmente
sottratto spazio a membri della vegetazione seriale corrispondenti agli habitat 5332, 6220* e
8214 (LA MANTIA & PASTA, 2001b).
Circa il 40% della superficie del SIC viene riferita a praterie aride calcaree (26,14%: praterie
perenni ad Ampelodesmos mauritanicus ed aspetti di mosaico di prateria perenne e annua
fortemente pascolate, con Asphodelus ramosus, Artemisia arborescens e Coridothymus
capitatus) o a terreni abbandonati (14,53%), ricoperti da vegetazione erbacea in evoluzione
dominata da Elaeoselinum asclepium, Dactylis glomerata s.l. e/o Arundo collina o da
aggruppamenti spinosi dei Carthametalia. La prima categoria riveste un elevato pregio
naturalistico perché corrisponde sostanzialmente alle praterie perenni ad Ampelodesmos
mauritanicus ed ai consorzi terofitici ad esse associati, cioè all’habitat “garighe dominate
dall’ampelodesma” (cod. 5332) e alla “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea” (cod. 6220).
Gran parte delle unità di paesaggio di maggiore pregio naturalistico appare piuttosto
localizzata: i boschi di specie igrofile (nuclei di ripisilva igrofila a pioppi e salici) interessano
lo 0,13% del SIC, gli aspetti di macchia lo 0,43%, la vegetazione rupicola a potentille lo
0,47%. Gli elementi della vegetazione seriale più rappresentati sono i pruneti (5,05%) e la
gariga pura (0,48%). I poligoni attribuiti a quest’ultima classe d’uso corrispondono a
formazioni pure a Coridothymus capitatus o a mosaici di gariga a labiate ed aspetti di prateria
perenne e annua, comunque dominati dal timo capitato.
Di scarso rilievo sono le coltivazioni arboree quali noceti e oliveti, che coprono
rispettivamente lo 0,1 e circa l’1,5% della superficie del SIC. Ruolo ben più rilevante
esercitano i vigneti (quasi l’11%).
Le colture orto-floro-vivaistiche corrispondono ad un’area adibita fino a qualche anno fa a
vivaio forestale, ampio circa 0,9 ha.
La vegetazione rupicola a potentille include tutti i consorzi riferibili al Dianthion rupicolae; il
valore della sua estensione areale (3,11 ha) è riferito alla proiezione piana e non allo sviluppo
reale delle pareti.
Alle paludi interne viene riferito sia il canneto ad Arundo donax sia i canneti a Arundo collina
che colonizzano i versanti umidi e freschi, mentre i canneti a Phragmites includono sia i
canneti a Phragmites che le formazioni a Typha delle sponde dei corpi idrici (naturali ed
artificiali).
La categoria “aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati” va riferita alle
infrastrutture dell’Azienda Foreste Demaniali (uffici, museo forestale ed area attrezzata,
magazzini, opificio, rifugio).
Le aree verdi urbane sono localizzate intorno alle case rurali.
I seminativi semplici in aree non irrigue (colture ceralicole: grano duro) e la categoria 21121,
cui vanno riferiti gli orti veri e propri, si estendono su poco più del 4,3% della superficie del
SIC.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
119
Codice
1121
1123
121
1222
141
211
21111
21121
21213
2212
2225
2231
2232
231
242
2242
3116
3117
3121
313
3211
32222
3231
32312
3232
3331
412
4121
5122
CLASSI CORINE LAND COVER
Denominazione
Case sparse
Aziende agricole e annessi, casali, cascine e masserie
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati
Viabilità stradale e sue pertinenze
Aree verdi urbane
Terreni abbandonati
Seminativi semplici in aree non irrigue
Seminativi semplici (cereali, leguminose e colture orticole in
pieno campo)
Colture orto-floro-vivaistiche
Altri vigneti
Frutteti
Colture permanenti miste con prevalenza di oliveti
Altri oliveti
Prati e prati-pascoli avvicendati
Sistemi colturali e particellari complessi
Noceti
Boschi di specie igrofile
Boschi di latifoglie esotiche
Boschi di pini mediterranei e cipressi
Rimboschimenti misti di conifere e latifoglie
Praterie aride calcaree
Pruneti
Macchia
Macchia a lentisco
Gariga
Vegetazione rupicola a potentille
Paludi interne
Canneti a Phragmites
Laghi artificiali
Totale SIC
Superfici
Ha
%
1,70
0,26
0,47
0,07
0,27
0,04
6,69
1,01
0,52
0,08
95,84 14,53
27,97
4,24
0,53
0,08
0,86
71,18
0,28
0,31
9,99
2,06
3,17
0,67
0,87
23,92
188,78
4,09
172,48
33,33
0,28
2,59
3,14
3,11
3,54
0,41
0,49
659,71
0,13
10,79
0,04
0,05
1,51
0,31
0,48
0,10
0,13
3,63
28,62
0,62
26,14
5,05
0,04
0,39
0,48
0,47
0,54
0,06
0,07
100
La Carta di sovrapposizione tra uso del suolo ed habitat delle specie (Tavola 15) è stata
redatta utilizzando l’elaborato informatizzato “Carta degli habitat delle specie” (B.3.6), che
associa ad ogni poligono rilevato sul campo la somma del valore floristico e del valore
faunistico di cui alle relative carte precedentemente discusse (Tavole 10 e 12). La Tavola 15,
che costituisce una modalità di rappresentazione della carta degli habitat delle specie,
consente di evidenziare la ricchezza floristica e faunistica in funzione delle diverse categorie
di uso del suolo rappresentate.
Nella Tavola le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie floristiche e
faunistiche di interesse (nessuna specie rilevata=0; 1-20 specie; 20-50 specie; 50-90 specie;
oltre 90 specie). La carta visualizza immediatamente le categorie di uso del suolo (CLC) più
ricche in specie, corrispondenti alle praterie aride calcaree, alle garighe, ai terreni
abbandonati, ai pruneti.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
120
2.3.3.2 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole
“La caratterizzazione dei sistemi agricoli costituisce il presupposto conoscitivo di partenza
per qualunque attività di valutazione, gestione o pianificazione dei comprensori rurali
soprattutto all’interno delle aree protette” (BECHINI et al., 2007)
Nella descrizione delle aree agricole e delle tecniche agricole è necessario ed utile premettere
alcune considerazioni relative alle norme sulla condizionalità.
Il Regolamento comunitario 1782/2003 sulla riforma della PAC e sui regimi di sostegno
diretti ha introdotto il cosiddetto "Disaccoppiamento", che consiste nel regime di pagamento
unico concesso alle aziende indipendentemente dalla produzione. Per beneficiare degli aiuti
l’agricoltore si impegna a rispettare comunque le “norme sulla condizionalità" che prevedono:
- Criteri di Gestione Obbligatori (CGO), cioè impegni derivanti da 19 direttive comunitarie in
materia ambientale. Dal 2005 le aziende nei siti Natura 2000 devono inoltre rispettare: gli Atti
A 1 - conservazione degli uccelli selvatici e A 5 - conservazione degli habitat;
- Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (BCAA), cioè pratiche diverse a seconda delle
caratteristiche dell'azienda e del territorio, chiamate anche Norme, stabilite a livello nazionale
e regionale, obbligatorie ed aggiuntive.
La Regione Siciliana ha definito con D.D.G. n. 3220 del 28 Dicembre 2007 dell’Assessorato
Regionale Agricoltura e Foreste le norme di “condizionalità” che gli agricoltori (che accedono
ai pagamenti della PAC) devono rispettare a livello regionale a decorrere dal 1° gennaio 2008
e specificate nei seguenti allegati:
Allegato 1 – Elenco dei criteri di gestione obbligatori di cui all’allegato III del Reg. (CE)
1782/03;
Allegato 2 - Elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni
agronomiche e ambientali (art. 5 Reg. (CE) 1782/03 e Allegato IV);
Sub-allegato 2/A - Prescrizioni attuative di tutela del paesaggio regionale nelle aree
soggette a vincolo paesistico.
Le norme sulla condizionalità perseguono quattro obiettivi:
- proteggere il suolo mediante misure idonee;
- assicurare un livello minimo di mantenimento dell'ecosistema ed evitare il
deterioramento degli habitat;
- mantenere i livelli di sostanza organica del suolo mediante opportune pratiche;
- proteggere la struttura del suolo mediante misure adeguate.
Ogni obiettivo prevede l’adozione di specifiche modalità di gestione dei terreni (regimazione
temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio, gestione delle stoppie e dei residui
vegetali; difesa della struttura del suolo attraverso il mantenimento in efficienza della rete di
sgrondo delle acque superficiali; protezione del pascolo permanente, gestione delle superfici
ritirate dalla produzione; manutenzione degli oliveti; mantenimento degli elementi
caratteristici del paesaggio, ecc).
Ferma restando l’importanza dal punto di vista ambientale delle suddette norme, nel caso
specifico dei Siti in esame assumono particolare rilievo le seguenti norme:
NORMA 2.1: Gestione delle stoppie e dei residui colturali
All’interno dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati
ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, la bruciatura delle stoppie è, comunque,
sempre esclusa, salvo diversa prescrizione della competente autorità di gestione.
NORMA 2.2: Avvicendamento delle colture
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
121
Al fine di mantenere il livello di sostanza organica nel suolo e di salvaguardare la sua
struttura, è opportuno favorire l’avvicendamento delle colture sullo stesso appezzamento di
terreno agricolo.
NORMA 3.1: Difesa della struttura del suolo attraverso il mantenimento in efficienza della
rete di sgrondo delle acque superficiali e l’uso adeguato delle macchine
Al fine di mantenere la struttura del suolo, la presente norma stabilisce che gli agricoltori
devono mantenere in efficienza la rete di sgrondo per il deflusso delle acque superficiali e,
ove presente, la baulatura, assicurando altresì un uso adeguato delle macchine nelle
lavorazioni del terreno. Sono quindi previsti i seguenti adempimenti: a) manutenzione della
rete idraulica aziendale, rivolta alla gestione e conservazione delle scoline e dei canali
collettori, al fine di garantirne l’efficienza e la funzionalità nello sgrondo delle acque; b)
esecuzione delle lavorazioni del terreno in condizioni di umidità appropriate (stato di
“tempera”) e con modalità d’uso delle macchine tali da evitare il deterioramento della
struttura del suolo.
NORMA 4.2: Gestione delle superfici ritirate dalla produzione
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il
deterioramento degli habitat, le superfici ritirate dalla produzione sono soggette alle seguenti
prescrizioni:
a) presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno;
b) attuazione di pratiche agronomiche consistenti in operazioni di sfalcio, o altre operazioni
equivalenti, al fine di conservare l’ordinario stato di fertilità del terreno, tutelare la fauna
selvatica e prevenire la formazione di un potenziale inoculo di incendi, in particolare nelle
condizioni di siccità, ed evitare la diffusione di infestanti.
NORMA 4.3: Manutenzione delle piante di olivo
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il
deterioramento degli habitat, gli oliveti devono essere mantenuti in buone condizioni
vegetative osservando i seguenti impegni:
a) divieto di estirpazione delle piante di olivo ai sensi della Legge 14 febbraio 1951 n.144;
b) attuazione di tecniche colturali rivolte alla pianta allo scopo di mantenere un equilibrato
sviluppo vegetativo dell’impianto, secondo gli usi e le consuetudini locali, nonché evitare il
rischio di incendi.
NORMA 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il
deterioramento degli habitat tramite il mantenimento degli elementi caratteristici del
paesaggio sull’intero territorio nazionale, gli agricoltori beneficiari di un pagamento diretto
nell’ambito dei regimi di aiuti di cui all’allegato 1 del Reg.(CE) 1782/03 devono rispettare i
seguenti impegni:
a) divieto di eliminazione dei terrazzamenti esistenti, delimitati a valle da un muretto a secco
oppure da una scarpata inerbita;
b) divieto di effettuazione di livellamenti non autorizzati;
c) il rispetto dei provvedimenti regionali adottati ai sensi della direttiva 79/409/CEE e della
direttiva 92/43/CEE;
d) Il rispetto dei provvedimenti regionali di tutela degli elementi caratteristici del paesaggio
non compresi alla lettera c).
In questa fase è difficile una valutazione dell’impatto “positivo” che le suddette norme hanno
avuto nel tempo nel territorio in esame, non essendo stato possibile ricostruire un inventario
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
122
dei regimi di aiuto e dei sostegni finanziari e quindi delle aziende obbligate ed analizzare in
concreto la gestione della singola azienda.
Inoltre alcune deroghe previste dalle disposizioni regionali andrebbero evitate, le norme sulla
condizionalità andrebbero estese a tutti gli operatori agricoli e sarebbe opportuno inserire
delle specifiche disposizioni integrative per il Sito in esame di cui si dirà nel capitolo sugli
aspetti gestionali e le norme di attuazione.
Se da un lato pertanto le norme regionali sulla condizionalità andrebbero modificate ed
integrate con riferimento alla specifica condizione dei Siti Natura 2000 e dello stato di
conservazione degli habitat, dall’esperienza concreta sul campo emerge con tutta evidenza
uno scarso rispetto e l’assenza di una seria azione di sensibilizzazione/consapevolezza degli
agricoltori e di repressione delle violazioni più eclatanti.
In particolare, per quanto riguarda la gestione delle stoppie e la prevenzione incendi, la
protezione del suolo e dei pascoli ed il benessere degli animali, la lavorazione dei terreni.
Va altresì premesso che non esistono banche dati contenenti informazioni quantitative su
pratiche agricole e forestali, pascolo e incendi all’interno del SIC; non esiste soprattutto un
inventario delle aziende agricole, dei loro ordinamenti e dei regimi di aiuto che vengono
erogati nell’area, né i tempi stretti imposti per la redazione del Piano hanno consentito di
realizzarlo. Per questo già il Piano prevede tra le azioni prioritarie di monitoraggio
l’effettuazione di un inventario dell’agricoltura a livello locale compresi i regimi di aiuto
erogati.
Gli studi effettuati per la redazione del Piano di Gestione hanno consentito di ottenere le
prime importanti informazioni sulle aree agricole e sulle tecniche utilizzate, che vengono
riportate di seguito.
Seminativi in aree non irrigue
Sotto questa denominazione sono inclusi i seminativi locali, rappresentati quasi
esclusivamente dal frumento duro, spesso presenti transitoriamente in seguito all’estirpazione
dei vigneti, come testimonia la loro distribuzione all’interno del SIC.
Oggi in massima parte tali aree sono state riconvertite in vigneti ed uliveti, a causa delle
problematiche economiche che hanno investito la cerealicoltura siciliana nel recente passato.
Ciò è avvenuto anche nel SIC, dove i seminativi sono presenti con una superficie di circa 28
Ha (appena 4,24% della superficie complessiva). La riduzione della superficie cerealicola
prosegue una tendenza che vede il contenimento delle coltivazioni nelle aree maggiormente
vocate alla produzione e nei territori più accessibili alla meccanizzazione, oltre a costituire un
effetto della politica di set-aside e della contrazione del mercato. Se dovesse proseguire
l’andamento di mercato che ha visto un innalzamento del prezzo del grano duro, è possibile
che ciò induca una nuova espansione nella coltivazione di cereali.
La riduzione delle superfici determina indirettamente dei problemi ambientali perché in
passato le colture da pieno campo (cereali e leguminose) e la pastorizia erano strettamente
connesse tra loro. Pascoli e seminativi partecipavano ad una rotazione triennale o
quinquennale. Durante il periodo autunnale, a raccolto ultimato, gli animali venivano fatti
pascolare sui campi di stoppie. Le attività di granicoltura e pastorizia erano complementari, al
punto che la prima avrebbe avuto di che soffrire se fosse mancato il letame prodotto dagli
animali allevati sulle terre su cui entrambe insistevano.
Una delle soluzioni che riusciva a contemperare opposte esigenze era data dalla rotazione
delle colture: i territori erano divisi in appezzamenti di varia estensione in rapporto alla
superficie complessiva di cui costituivano ognuno un terzo. Il primo appezzamento era
lasciato a riposo; nel secondo si coltivavano leguminose da granella (fave) o da foraggio
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(veccia o fieno); nel terzo infine si coltivava grano. Il sistema di rotazione triennale (detto a
tirziria) differiva da quello quadriennale, che prevedeva un anno di ringrano e dunque
concedeva meno spazio al pascolo; esso differiva anche dal sistema quinquennale, che invece,
dopo le annate di fave e grano, prevedeva due annate di fieno, prima di ritornare al grano: in
complesso due quinti del territorio erano destinati a pascolo, invece del terzo della rotazione
triennale.
I principali vantaggi conseguiti da una rotazione efficace sono: 1) controllo degli agenti
patogeni; 2) controllo delle infestanti; 3) aumento della stabilità produttiva. Di fondamentale
importanza risulta l’inserimento, all’interno della rotazione aziendale, di una leguminosa
foraggera, per la capacità, propria di queste specie, di arricchire il terreno di azoto. Inoltre le
leguminose, avendo radici che si spingono in profondità, portano in superficie, attraverso i
propri elaborati radicali, fosforo e potassio. Tali colture, nel caso di un’azienda cerealicola,
soprattutto se in riconversione, devono aprire il nuovo schema di rotazione, prendendo cioè il
primo posto in testa alla rotazione. Su vaste superfici del SIC oggi si adotta un sistema di
coltivazione estremamente semplificato: la rotazione prevede l’alternarsi di un anno di
frumento con un anno di pascolo. Ciò consente in qualche misura di reintegrare la fertilità del
suolo grazie all’apporto di letame proveniente dagli animali al pascolo. Nell’annata di
pascolo, il campo viene affittato ai pastori integrando in questo modo il reddito e riservandosi
di intervenire con le lavorazioni prima dell’andata a seme delle erbe infestanti.
Solamente qualche azienda adotta un sistema colturale che fa uso di tecniche agronomiche più
appropriate. Per la preparazione del suolo si interviene con una lavorazione a circa 25-35 cm
di profondità, seguita da lavori complementari, ma ciò può determinare in quei suoli
un’accelerazione dei fenomeni erosivi. Con una variabilità che tiene conto della precessione
colturale, le quantità di fertilizzanti distribuite oscillano mediamente tra 80 e 150 kg/Ha di
azoto e 80 e 100 kg/Ha di fosforo. Tuttavia nelle aziende viene spesso sfruttata la fertilità
residua determinata dal pascolo o si interviene effettuando un unico intervento in presemina
(ottobre-novembre). In poche aziende ormai si interviene anche in copertura (gennaio) con
concimi azotati organici con titolo in N elevato. Ad esclusione di poche aziende concimate
razionalmente, la quantità di fertilizzanti adoperati non compensa le asportazioni.
In queste aree il frumento non presenta gravi problemi fitosanitari se non in annate agrarie con
decorso climatico particolarmente umido. La varietà attualmente più utilizzata in ambedue i
sistemi colturali è il “Simeto”, che copre una percentuale vicina al 60%.
Vigneti
La superficie coperta dal vigneto, escludendo quella coperta dal seminativo associato a
vigneto, appare molto concentrata nel Trapanese (più del 35% dell’intera superficie
provinciale), finendo per caratterizzarne il paesaggio agrario, con vigneti in prevalenza da
vino, contrassegnati da presenze puntuali di grande rilevanza qualitativa (vini ad indicazione
geografica tipica).
Questa situazione si riflette sul SIC, di cui i vigneti ricoprono quasi l’11% della superficie
complessiva con 71,18 Ha, ed in particolare nell’area della Riserva.
La coltura della vite nel Trapanese, molto diffusa in forma “pura”, raramente associata ad
altre colture, soprattutto nel mosaico colturale del seminativo associato a vigneto, appare
estremamente varia sia per le tradizioni locali di coltivazione, sia per la presenza di numerosi
impianti recenti. Vanno scomparendo gli impianti a tendone, usati prevalentemente per gli
impianti a Trebbiano toscano posto ad un sesto quadro di 3×3 m, mentre vanno aumentando le
giovani spalliere con varietà internazionali quali Cabernet Sauvignon, Merlot, ecc. Tra le
varietà siciliane ad uve nere si va diffondendo sempre più il Nero d’Avola, introdotto in
quest’area nel 1968, che ha sostituito il Perricone ed il Nerello mascalese, che comunque non
interessavano grandi superfici.
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La tecnica colturale tradizionale applicata nel SIC prevede delle ripetute lavorazioni a partire
dalla vendemmia, mentre per i trattamenti antiparassitari vengono utilizzati zolfo e rame ma
in alcuni casi si ricorre a fungicidi sistemici. La concimazione viene effettuata annualmente a
fine inverno ricorrendo a fertilizzanti ternari in dosi variabili a seconda del suolo e spesso
delle convinzioni dell’agricoltore.
Oliveti
All’interno dei rimboschimenti si rinvengono delle piante sparse di ulivo che testimoniano
una maggiore diffusione locale della coltura in passato. Oggi gli oliveti sono una coltivazione
poco diffusa (9,99 Ha) pari all’1,51% della superficie complessiva del SIC in alcuni piccoli
appezzamenti. La coltura dell’olivo caratterizza comunque in modo rilevante l’economia
rurale e il paesaggio agrario del Trapanese, essendo particolarmente diffusa nelle aree interne
collinari e nelle pianure anche in prossimità della costa.
I piccoli appezzamenti presenti mantengono le caratteristiche fisionomiche dei vecchi
impianti olivicoli. La nuova olivicoltura interessa poche superfici, spesso incluse nella
categoria sistemi colturali e particellari complessi a causa della loro esiguità, talora in
corrispondenza di aree un tempo interessate dalla cerealicoltura; queste sono state trasformate
in impianti intensivi ricorrendo a varietà tradizionali a duplice attitudine, come la “Nocellara
del Belice”, o da olio, quali la “Cerasuola” e la “Biancolilla”.
Le tecniche agronomiche riscontrate sono riconducibili a quelle in uso nell’olivicoltura
convenzionale. Vengono effettuate mediamente quattro lavorazioni, la prima in autunno per
facilitare la raccolta delle olive, e le altre in primavera ed estate. In alcune aziende si ricorre al
diserbo chimico, e la tecnica colturale risulta vicina alla non lavorazione. Gli attrezzi usati
sono normalmente dei polivomeri o delle frese. Poco diffuso, anche se in espansione, appare il
sovescio, a causa dell’intralcio che provoca alle altre operazioni colturali, come la potatura.
Nelle aree olivicole da olio degli ambienti collinari interni si interviene in genere con circa 7
q/Ha di concimi ternari.
Le avversità entomologiche dell’olivo non sono tali da determinare gravi problemi, ma, come
è accaduto per gli agrumi, hanno subito un processo di recrudescenza dovuto all’uso
inadeguato dei prodotti antiparassitari. Il problema principale è rappresentato, in tutte le aree
dove viene coltivato l’olivo, dalla Mosca delle olive (Dacus oleae). In genere la si combatte
con due trattamenti effettuati in estate/autunno con prodotti a base di dimetoato.
Sistemi colturali e particellari complessi
Questa categoria è stata adottata per le superfici di scarsa estensione in cui si è osservata la
presenza di più di due categorie di uso del suolo. In particolare, vi sono state incluse quelle
superfici agrarie le cui produzioni sono spesso destinate all’autoconsumo. Nel complesso tale
categoria d’uso del solo occupa 3,17 Ha, pari a circa lo 0,5% della superficie complessiva del
SIC, e risulta confinata in alcune aree più densamente antropizzate.
Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat e alle specie della Dir. 92/43/CEE
e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agricola su habitat e
specie (C.3; C4; C5)
Non sono presenti nel SIC aree con colture intensive, bensì colture estensive che non possono
essere considerate “ad alto impatto”, e che tuttavia si presentano (cfr. carta dell’uso del suolo)
strettamente connesse, ed in alcuni casi interdigitate, alle formazioni naturali autoctone di
pregio (in particolare alle aree a gariga e a prateria, ed ai consorzi acquatici ed idrofili).
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125
Conseguentemente si registra una certa pressione dell’agricoltura nei confronti delle aree
naturali, ed il primo obiettivo deve essere quello di condurre l’attività agricola evitando
manomissioni agli aspetti di vegetazione naturale.
Escludendo qualsiasi possibilità di espansione delle colture agrarie in aree seminaturali,
l’impatto indiretto su habitat e specie può dipendere dalle tecniche di gestione e dalle
ripercussioni sull’agro-ecosistema. Le problematiche principali riguardano la conduzione del
suolo, in questi ultimi anni oggetto di profondi ripensamenti. In passato, i processi produttivi
che intervenivano sull’agroecosistema poco si curavano delle ripercussioni provocate; col
tempo, ci si è resi conto che, se si vogliono conseguire produzioni più salubri e nel contempo
evitare il degrado ambientale, non si può prescindere dai complessi equilibri naturali che
stanno alla base del sistema “suolo-pianta-atmosfera”: si impone pertanto una valutazione più
critica degli interventi colturali, al fine di valorizzare le risorse dell’ecosistema.
Per quanto riguarda la viticoltura (la coltura più diffusa nel territorio del SIC), l’impatto
maggiore è determinato dalle lavorazioni e, più in generale, dalla gestione del suolo.
Tradizionalmente il controllo delle erbe infestanti viene eseguito meccanicamente con ripetute
lavorazioni durante il corso dell’anno. Tuttavia, quelle esercitate in autunno e durante
l’inverno, in coincidenza con gli eventi piovosi, determinano forti fenomeni erosivi. Questo
processo è ancora più grave all’interno dell’impluvio del Biviere e lungo le pareti delle doline,
in quanto facilita la lisciviazione di materiale eroso dentro gli inghiottitoi. Le ragioni per le
quali vengono effettuate queste lavorazioni sono molteplici ma possono essere definite
essenzialmente come “culturali”; infatti sono stati accertati numerosi inconvenienti dovuti alle
ripetute lavorazioni effettuate nel periodo autunno-inverno (effetti negativi sulla struttura del
suolo, sul contenuto in sostanza organica, sulle attività e sugli equilibri biologici del sistema
suolo-pianta, accelerazione dei processi erosivi in condizioni di acclività, ecc.). Oggi, invece,
vengono riconosciute alla flora spontanea alcune funzioni positive, ovvero l’azione positiva
nei confronti dell’entomofauna utile (la cui presenza riduce la proliferazione dei parassiti),
con ulteriore beneficio per la coltura in atto e per l’ambiente in generale; viene applicata
ormai diffusamente in molte aree la tecnica dell’inerbimento, che induce un miglioramento
delle caratteristiche fisico-chimiche e dell’attività biologica del terreno, la riduzione
dell’erosione superficiale, l’aumento del tasso di sostanza organica. Alcune ricerche condotte
di recente in Sicilia hanno dimostrato la validità del modello proposto (DI LORENZO et alii,
1999; GRISTINA et alii, 2004), che è anche stato sperimentato con buoni risultati da una delle
principali aziende agricole presenti nel Sito, sulla base di un protocollo di intesa stipulato con
l’Ente gestore della riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa”.
Una delle ragioni per cui questa pratica virtuosa non è ancora diffusa è costituita dal fatto che
le aziende che praticano l’inerbimento subiscono la presenza continua degli animali al
pascolo, che arreca gravi danni alla struttura del suolo.
Relativamente al pascolo, attualmente nell’area del SIC è presente esclusivamente un pascolo
ovino, con un numero di capi stimato in non meno di 600. Il pascolo viene praticato su
porzioni significative del Sito, su quasi tutte le tipologie di soprassuolo (dagli incolti alle
garighe ai rimboschimenti alle praterie) ma con intensità e frequenze diverse a secondo delle
zone. A causa dell’impatto del pascolo le cenosi erbacee presenti nel Sito sono lontane, in
diversa misura, dalla condizione di equilibrio; risulta quindi necessaria la regolamentazione di
questa attività, a meno di una forte riduzione delle risorse, se non addirittura della loro
scomparsa.
Più in particolare, le conseguenze di un’errata gestione dei pascoli si possono così riassumere:
1. decadimento della qualità pabulare dei pascoli;
2. aumento della necromassa, costituito da materiale vegetale non utilizzato, al quale si
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risponde solitamente con gli incendi;
3. arresto dei processi di rinaturalizzazione all’interno dei rimboschimenti, impedendo
l’affermarsi di specie arbustive ed arboree autoctone;
4. riduzione della biodiversità e banalizzazione della flora (nei casi di pascolo
eccessivamente intenso e frequente).
Per quest’ultimo aspetto le soluzioni non sono univoche; la cessazione totale del pascolo,
infatti, favorirebbe i processi di evoluzione della vegetazione verso forme più complesse ma
ciò potrebbe portare alla scomparsa di alcuni habitat. Per una corretta gestione del pascolo si
deve tenere conto di due aspetti principali, legati all’opportuno dimensionamento dei carichi
animali ed alle tecniche ottimale di pascolamento da applicare.
2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C.1)
Nel territorio del SIC sono presenti alcune limitate aree caratterizzate da formazioni forestali
autoctone (Matorral di Laurus nobilis; Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba), che
sono anche habitat di interesse comunitario e che sono state quindi trattate in altra parte della
presente relazione.
Nella tabella seguente sono riportati, per ciascuna formazione, i vari tipi di classificazione in
uso per gli ecosistemi forestali.
Codice Direttiva
Habitat
EUNIS
European forest
types
5230* − Matorral
arborescenti di Laurus
nobilis
F5.18 - Laurus
nobilis matorral
6.9.5 - Other
sclerophyllous
forests
92A0 - Foreste a
galleria di Salix alba e
Populus alba
G1.112 Mediterranean
tall Salix
galleries
Tipologie
forestali
regionali
6.12.3
15.3 −
Mediterranean and Formazioni a
Macaronesian
Salix e
riparian forest
Populus sp. pl.
Corine Biotopes
91 / Pal. Class. 01
32.18 - European
laurel matorral
44.14 Mediterranean tall
willow galleries
Gran parte del territorio del SIC è invece interessato dalla presenza di diffusi rimboschimenti,
realizzati dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana su aree demaniali, a partire
dagli anni ’70 (in seguito al terremoto della Valle del Belìce), utilizzando Pinus halepensis,
Pinus pinea, Eucaliptus camaldulensis, Cupressus sp. pl. e Acacia cyanophylla.
I rimboschimenti presenti all’interno del SIC presentano una notevole uniformità con quelli
eseguiti all’interno del perimetro della Riserva (LA MANTIA & PASTA (2001b) e quindi “..
presentano una forte omogeneità perché coetanei e realizzati con le tecniche di
gradonamento e scasso in tutta l’area”.
Le aree rimboschite svolgono un ruolo predominante nell’area del SIC, e dalla loro futura
gestione dipende in buona misura l’evoluzione del paesaggio vegetale dell’intero
comprensorio, anche perché gli impianti più recenti sono stati spesso realizzati in
corrispondenza delle formazioni seminaturali (gariga, prateria, consorzi rupestri, macchie e
arbusteti).
I rimboschimenti sono il risultato di una intensa politica di forestazione che ha caratterizzato
l’Isola dal secondo dopoguerra. Dopo gli anni Cinquanta, il paesaggio agrario e forestale
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dell'Isola ha subito infatti notevoli cambiamenti. L’azione di conservazione del suolo e di
difesa idraulico-forestale, sostenuta da forti finanziamenti per creare occupazione, ha
trasformato alcuni ambienti naturali, nonché ampie superfici un tempo utilizzate a pascolo, in
boschi alloctoni, quasi sempre costituiti da diverse specie di eucalipto e da resinose adatte agli
ambienti mediterranei. I tecnici forestali non tennero conto, anche perché il problema non era
ancora sentito, di scegliere opportunamente le specie da usare nei rimboschimenti ai fini della
salvaguardia del paesaggio e delle specie preesistenti.
Rimboschimenti ad Eucalyptus
Dagli anni ’50 agli anni ’70 del XX secolo estesi popolamenti (35.664 ettari) puri (53%) e
misti (47%) di eucalitto furono realizzati in Sicilia (AZIENDA FORESTE DEMANIALI REGIONE
SICILIANA, 1976). Tali impianti, spesso per via delle limitazioni di carattere ambientale e
selvicolturale, si presentano oggi deperienti, senescenti, danneggiati da incendi e da attacchi
del coleottero cerambicide Phoracanta semipunctata Fabr. (BARBERA et alii, 2001).
Indipendentemente dal substrato, dal clima e dalle caratteristiche topografiche delle aree di
impianto, in Sicilia i rimboschimenti ad Eucalyptus appaiono in genere piuttosto poveri dal
punto di vista floristico e ospitano aspetti di vegetazione molto banali. Ciò è dovuto
principalmente alla spiccata efficienza degli eucalipti nel competere per le risorse.
Controverso appare invece l’effetto dell’allelopatia (FLORENCE, 1996 in LA MANTIA & PASTA,
2001b). Su questo specifico aspetto esiste una vasta bibliografia, prodotta per lo più nei paesi
nei quali l’eucalipto è diffuso in sistemi agroforestali. Gli studi condotti nelle regioni
mediterranee confermano l’attività allelopatica degli eucalipti; essa si esplica in forme
diverse, inducendo ad esempio una minore nodulazione nelle leguminose, un rallentamento
nel processo di degradazione delle foglie e, più in generale, una minore crescita delle altre
piante (DOMINGUEZ et alii, 1994 e 1998; SOUTO et alii, 1995; MOURA et alii, 1996; REIGOSA
et alii, 1998 in LA MANTIA & PASTA, 2001b).
All’interno del SIC sono presenti alcune aree con presenza di fustaie monospecifiche edificate
esclusivamente con Eucalyptus camaldulensis. La loro densità risulta in molti casi eccessiva,
non essendo mai stati effettuati interventi di diradamento. Inoltre, la mancanza di interventi
congiunti di risarcimento e di diradamento genera una forte irregolarità nella distribuzione
delle piante dei popolamenti, sicché si osserva un’alternanza tra aree eccessivamente dense e
radure (LA MANTIA & PASTA, 2001b).
La vegetazione presente all’interno dei rimboschimenti ad eucalipto di Santa Ninfa è
rappresentata per lo più da consorzi nitrofili riferibili alla classe Stellarietea mediae e da
aggruppamenti subnitrofili ed eliofili della classe Artemisietea vulgaris. Questi consorzi non
differiscono in maniera sostanziale da quelli degli incolti limitrofi, e non mostrano una benché
minima tendenza ad evolversi verso formazioni più complesse e a maggior grado di naturalità.
All’interno sono state rinvenute poche specie perenni (Teucrium flavum, Rubia peregrina,
Asparagus acutifolius, Asphodelus ramosus, Urginea maritima, Narcissus serotinus, Barlia
robertiana) e qualche stentato individuo di Ampelodesmos mauritanicus e di Crataegus
monogyna. È stata rilevata una certa rinnovazione di olivastro e pino d’Aleppo; questi ultimi
derivano senza dubbio dalle pinete contigue, mentre l’olivastro è stato invece disseminato
quasi certamente dai tordi (Turdus philomelos) e, in misura minore, dagli storni (Sturnus
vulgaris) e dai merli (Turdus merula). Va rimarcato che le piantine, soprattutto quelle di
olivo, crescono spesso addossate al tronco degli eucalipti, forse perché meno disturbati dai
danni inferti dal bestiame che pascola nell’area (LA MANTIA & PASTA, 2001b).
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Rimboschimenti a pino d’Aleppo
Nelle aree demaniali interne al SIC, le pinete a pino d’Aleppo, di circa 30 anni di età,
costituiscono gli impianti artificiali di maggior estensione. In molti casi i pini sono misti ai
cipressi (Cupressus sp. pl.). Anche per le pinete, i popolamenti appaiono in molti casi
eccessivamente densi, in quanto i diradamenti, al pari delle spalcature, sono stati effettuati
tardivamente, alla fine degli anni 90. Nel recente passato l’AFDRS ha realizzato impianti
caratterizzati da una densità molto elevata (alcuni popolamenti mostrano ancora oggi una
densità pari a 1.800 piante/ha) mentre la densità finale dovrebbe essere di 400 piante ad ettaro
(CIANCIO, 1986a); in alcune aree si rinvengono invece aspetti di pineta giovane e rada
realizzati con tecniche di impianto che non alterano eccessivamente la fisiononomia della
vegetazione preesistente. Laddove la pineta è stata invece impiantata con un sesto ampio, o
dove sono stati effettuati precoci diradamenti su richiesta dell’ente gestore della riserva
naturale, si assiste spesso al rigoglioso sviluppo della gariga a Thymus capitatus e
dell’ampelodesmeto.
A Santa Ninfa i più densi rimboschimenti presentano un’estrema povertà floristica. Vi si
rinvengono le seguenti specie erbacee perenni: Elaeoselinum asclepium, Thapsia garganica,
Teucrium flavum, Achillea ligustica, Asphodelus ramosus, Urginea maritima e Barlia
robertiana. La rinnovazione naturale appare molto ridotta ed è del tutto assente nelle aree
soggette a pascolo intensivo (da LA MANTIA & PASTA, 2001b).
Rimboschimenti a Pino domestico
Si tratta di impianti piuttosto giovani e a sesto ampio, realizzati con tecniche a basso impatto e
presenti su una superficie ridotta. Sono pertanto analoghi, floristicamente e ecologicamente,
alla prateria xerofila perenne ad ampelodesma in cui si trovano inseriti, e che costituisce una
tra le formazioni più espressive dell’intero SIC. Le caratteristiche stesse degli impianti fanno
sì che essi non alterino eccessivamente la fisiononomia della vegetazione preesistente, anche
per gli interventi di diradamento eseguiti su richiesta dell’ente gestore della riserva naturale.
Impianti misti a conifere, Acacia cyanophylla ed Eucalipti
Gli impianti forestali misti comprendono diverse essenze esotiche a rapido accrescimento,
come le latifoglie Acacia cyanophylla ed Eucalyptus camaldulensis, e le conifere Pinus
halepensis e P. pinea, Cupressus sempervirens e C. arizonica. Molti di questi impianti sono
stati realizzati solo nel passato, all’interno del SIC e in aree contigue. Essi mantengono
l’aspetto di gariga e/o di prateria xerica, in cui si rinvengono individui sparsi di conifere, di
eucalipti o misti. Anche sotto il profilo ecologico e floristico poco si discostano dalle
tipologie di vegetazione seminaturale in cui sono inseriti.
Nonostante catturi grandi quantità d’acqua, nel complesso l’acacia può essere considerata
utile per la preparazione dei terreni, aumentando il tenore d’azoto del terreno e proteggendo
dall’irraggiamento eccessivo le plantule delle specie della macchia. Vista la sua scarsa
longevità, questa specie finisce col cedere spazio alla specie spontanee.
Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat e alle specie della Direttiva Habitat
e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione forestale (C3; C4; C5)
In relazione alle peculiarità idrogeologiche e geomorfologiche dell’area, il rimboschimento
svolge un ruolo importante. Tuttavia, l’utilità delle pinete e degli eucalipteti nel contenere i
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fenomeni erosivi viene spesso sopravvalutata, soprattutto se confrontata con l’azione svolta
dalle formazioni erbacee ed arbustive, il cui sviluppo viene ostacolato dai rimboschimenti
stessi, e se si tiene conto dell’assenza di rinnovazione degli eucalitteti (CHISCI et alii, 1991;
CANTORE et alii, 1994).
Inoltre, comparando qualitativamente la ricchezza floristico-vegetazionale dei rimboschimenti
con quella delle contigue aree seminaturali, risalta il ruolo di “serbatoio vegetale” giocato da
queste ultime, mentre gli impianti artificiali appaiono alquanto poveri (LA MANTIA & PASTA,
2001b). Dal confronto tra i dati rilevati nell’eucalipteto e quelli relativi alla pineta emerge una
maggiore diffusione delle specie legnose autoctone ed una maggiore ricchezza specifica
complessiva nel primo tipo di popolamento, in accordo con quanto affermato da PIGNATTI
(1993); di contro, il sottobosco delle pinete, sebbene piuttosto povero, presenta un maggior
grado di naturalezza floristico-strutturale. Tali considerazioni preliminari vanno però
sottoposte ad un’analisi floristica più dettagliata, che tenga conto anche della flora annua.
Gli impianti più recenti sono stati spesso realizzati in corrispondenza delle formazioni
seminaturali corrispondenti alle cenosi preforestali (che coprono complessivamente circa il
6,5% del SIC). Andrebbe invece favorita la tutela e la diffusione spontanea di tali comunità,
giacché il mantello (Rhamno-Prunetea), la gariga (Cisto-Micromerietea) e la prateria xerofila
(Lygeo-Stipeta e Stipo-Trachynietea) ospitano gran parte della flora di maggior pregio, che
potrebbero innescare una graduale successione progressiva verso consorzi di macchia e
macchia-foresta sempreverde e di querceto.
Va senz’altro evitato nel futuro il ricorso agli eucalipti, anche in ragione del fatto che negli
ultimi anni essi hanno mostrato una preoccupante tendenza alla naturalizzazione, mentre
dovrà essere privilegiato l’impianto di specie autoctone partendo da germoplasma certificato.
Andranno inoltre attuate tecniche di riconversione dei rimboschimenti esistenti (LA MANTIA
& PASTA, 2001b) finalizzate a favorire la diffusione di specie autoctone, come il taglio a
buche (in selvicoltura una “buca” viene definita come “spazio aperto nel soprassuolo, non
predefinito in termini di ampiezza e di sequenza spaziale e temporale, tale da garantire la
rinnovazione del bosco”: MERCURIO, 1999), nonché intensi diradamenti, intervenendo
contemporaneamente con la piantumazione di latifoglie autoctone senza quindi far cessare la
funzione di conservazione del suolo. Grosse difficoltà possono sorgere negli eucalipteti per il
ricaccio delle ceppaie.
La rinaturalizzazione delle pinete contribuirebbe inoltre a ridurre il rischio di incendi, per la
vulnerabilità intrinseca di queste conifere resinose, esaltata dall’assenza di regolari trattamenti
di diradamento. La densità eccessiva di molti dei rimboschimenti ostacola tra l’altro
l’insediamento delle specie legnose autoctone che, qualora riescano a germinare, sono
destinate a crescere stentatamente sotto la fitta copertura dei pini. In questi boschi si assiste
invece spesso a modesti processi di rinnovazione naturale ad opera dello stesso pino d’Aleppo
o di specie come l’ulivo, mancando i serbatoi naturali delle latifoglie autoctone.
Nel caso che si attuino gli auspicati interventi di rinaturalizzazione, dovrebbe cessare - o
quantomeno essere ridotto e regolamentato - il pascolo che, unitamente al rischio di incendi,
costituisce la principale causa di degrado per le formazioni seminaturali quali la macchia, la
gariga, le praterie e le comunità rupestri e la vegetazione degli ambienti umidi.
Un aspetto particolare della gestione dei rimboschimenti è costituito dalla manutenzione dei
viali parafuoco, che in alcune aree esterne alla riserva naturale viene effettuata con mezzi
meccanici aumentando i fenomeni erosivi ed il dissesto del territorio. All’interno della riserva
sono visibili gli effetti estremamente positivi delle tecniche di manutenzione dei viali
parafuoco prescritti dall’ente gestore, e che consistono nello sfalcio manuale e in alcuni tratti
nel pirodiserbo. Innegabili sono poi gli effetti positivi sulla percezione del paesaggio e sulla
drastica riduzione dell’erosione.
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2.3.3.4 Incendi
Relativamente agli incendi, il territorio del Sito presenta un rischio potenziale medio, come
risulta dall’analisi della pianificazione regionale di settore; tuttavia, l’incidenza reale degli
incendi forestali è stata ed è tuttora bassa, sia a causa di dinamiche sociali non avverse al
bosco (che viene anche utilizzato per il pascolo), che per la capillare organizzazione del
servizio antincendio da parte dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Trapani, che si
esplica in modo particolare nei territori demaniali. Comprendendo quindi al suo interno due
demani forestali, l’intera area del SIC è ben sorvegliata ed attrezzata sia per la prevenzione
che per lo spegnimento degli incendi.
Relativamente alla prevenzione, tra la fine di maggio e gli inizi di giugno di ogni anno gli
operai forestali stagionali effettuano i lavori di manutenzione ordinaria dei viali parafuoco,
che hanno la funzione di arrestare un eventuale incendio proveniente dalle aree esterne ai
demani forestali (ma non quella di prevenire gli incendi dolosi). Per quanto riguarda invece
l’avvistamento degli incendi e la loro repressione, all’interno del SIC sono presenti: due
torrette di avvistamento fra loro in collegamento visivo, presidiate nel periodo estivo 24h/24 e
costantemente in contatto con la Sala Radio di Trapani; l’autobotte e la squadra di
spegnimento composta da 8 uomini muniti di flabelli ed un autista; sulla cima di M.
Finestrelle viene inoltre collocata nel periodo estivo una vasca per l’approvvigionamento
idrico da parte degli elicotteri. Infine, a Salemi è presente un’area di stazionamento per gli
elicotteri del servizio antincendio e nel vicino demanio forestale di Senapa sono presenti
ulteriori presidi, uomini e mezzi.
Le aree forestali, quindi, non sono soggette regolarmente ad incendi: dall’istituzione della
riserva naturale, avvenuta nel 1996, si sono verificati solo 2 incendi, entrambi di superficie
inferiore ai 2 Ha; prima dell’istituzione della riserva, circa 15 anni fa, un incendio più esteso
ha colpito l’area demaniale di Castellaccio.
Pur non interessando, o interessando solo marginalmente, le aree forestali, il problema degli
incendi all’interno del SIC esiste, e riguarda prevalentemente le aree a seminativo e gli
incolti-pascoli-garighe, essendo legato ad aspetti puntuali e di tipo più “culturale”. E’ ancora
forte la pratica di bruciare le stoppie dopo la mietitura anche nei periodi in cui è
tassativamente vietata dalle disposizioni antincendio e dalle norme sulla “condizionalità”, che
prevede anche la difesa attiva dagli incendi per le aree ritirate dalla produzione.
La bruciatura delle stoppie assume connotati molto gravi ed estesi nel più vasto comprensorio
a seminativi che circonda il SIC, ed in particolare nella pianura fra Gibellina e Alcamo, dove
gli incendi interessano centinaia di ettari, vengono innescati al di fuori dei rigorosi termini
previsti dalle leggi vigenti per quanto riguarda le modalità di prevenzione ed i periodi, e
spessissimo non vengono spenti né repressi in quanto considerati ordinaria pratica agricola. I
rischi maggiori di incendio nel SIC provengono proprio dalla propagazione all’interno del sito
di fuochi originati al suo esterno, in modo particolare nella porzione settentrionale del SIC.
Inoltre, a causa di una pratica secolare utilizzata dai pastori, vi è sempre il rischio di incendi
tardo-estivi alle formazioni di Ampelodesma per sfruttare i successivi ricacci come pascolo,
anche se tale fenomeno appare in regressione; invece è pratica maggiormente diffusa – nel
SIC come nel resto della Sicilia – effettuare i lavori agricoli lungo i margini esterni delle
colture per determinare il progressivo assottigliamento delle contigue aree seminaturali
nonché “ripulire” il terreno dalla biomassa eccessiva, attraverso l’incendio puntiforme di
roveti, filari e gruppi di alberi, macchie e forre degli alvei, impluvi, ecc., che invece svolgono
un ruolo ecologico importantissimo nel mantenimento della biodiversità sia vegetale che
animale. In questo contesto è determinante l’atteggiamento “culturale” che caratterizza la
comunità locale (in gran parte costituita da agricoltori) e gli stessi operatori del settore
forestale e antincendio, che non considerano veri e propri incendi i fuochi che interessano
incolti e vegetazione naturale.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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131
Un aspetto degno di valutazione e di ulteriori approfondimenti sugli effetti degli incendi dei
seminativi dal punto di vista faunistico è emerso durante le osservazioni ed i sopralluoghi
effettuati nell’ambito delle indagini per la redazione del PdG: gli estesi seminativi ubicati
nella pianura tra Gibellina e Alcamo, se percorsi dal fuoco nel periodo tardo-estivo,
costituiscono zone di alimentazione per specie importanti dell’avifauna (ad esempio i grillai),
e luogo di raduno dei migratori autunnali (ad esempio i nibbi bruni).
Fatta comunque salva la rigorosa tutela delle formazioni vegetali naturali di maggiore
interesse che fisionomizzano il paesaggio vegetale dell’area, potrebbe essere utile una diversa
regolamentazione di tali fuochi (esclusivamente nei seminativi di pianura).
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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132
2.3.4 Descrizione del Paesaggio (F)
2.3.4.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale (F.1; F.2)
Il SIC “Complesso dei Monti di S. Ninfa-Gibellina e Grotta di S. Ninfa” si inserisce in un
contesto territoriale i cui caratteri distintivi sono l’esito dell’evoluzione di un territorio che ha
visto il sovrapporsi di diverse culture che lo hanno colonizzato e dominato già in epoca elimogreca.
Le civiltà pre-greche e l’influenza di Selinunte e Segesta, l’articolazione territoriale dei casali
arabi e la localizzazione dei castelli medievali (Salaparuta e Gibellina), la fondazione degli
insediamenti agricoli seicenteschi (Santa Ninfa e Poggioreale) e la relativa ripartizione
fondiaria hanno contribuito alla formazione della struttura insediativa a matrice fortemente
rurale che presenta ancora l’assetto generale delineato nei secoli XVII e XVIII, che si basava
su un rapporto diretto tra organizzazione urbana e uso agricolo del suolo (cfr. ASS. REG.LE
BB.CC.AA. E P.I., Linee Guida per il Piano Territoriale Paesistico Regionale, Scheda
Ambito 3 “Area delle colline del trapanese”).
Pur permanendo nella sua generale caratterizzazione territoriale, il paesaggio agrario
tradizionale ha strutturalmente cambiato carattere: un tempo prevalentemente costituito dal
latifondo con la significativa prevalenza di seminativo, oggi con un regime proprietario
fortemente parcellizzato e significativamente interessato dalla coltivazione della vite. A
queste componenti vanno relazionate quelle relative agli aspetti naturali (habitat) e
seminaturali (aree boscate), che contribuiscono a restituire un paesaggio dalle notevoli
valenze paesaggistiche e ambientali.
In relazione agli aspetti naturali, la componente fondamentale che determina l’assetto di
questo paesaggio è il sistema collinare che dai rilievi di Santa Ninfa giunge fino a Poggioreale
secondo la direttrice Ovest-Est. Il territorio del SIC ricadente nel comune di Santa Ninfa è per
gran parte caratterizzato da un paesaggio collinare che si articola su una successione
sedimentaria di età compresa tra il Tortoniano ed il Pliocene, ed i cui rilievi presentano quote
massime comprese tra i m 465 e i m 554 in corrispondenza del crinale, costituito da Monte
della Magione e da Monte Castellaccio. Il territorio del SIC ricadente nel comune di Gibellina
raggiunge con il Monte Finestrelle quota m 662.
La configurazione di questo paesaggio è, pertanto, definita dalla articolata morfologia dei
Monti di Santa Ninfa e di Gibellina, caratterizzati dalla presenza di imponenti pareti gessose e
da ampie manifestazioni di fenomeni carsici superficiali, quali doline e inghiottitoi,
intervallati da valli cieche, valloni e zone pianeggianti che contribuiscono a definire un
paesaggio articolato, dall’aspetto morfologico disomogeneo (un classico “paesaggio carsico”).
Le doline presenti sono caratterizzate da versanti di natura gessosa al cui fondo si aprono gli
inghiottitoi, che ricevono le acque superficiali che scorrono sulle argille sottostanti. Nell’area
di Montagna della Magione le doline sono tra loro ravvicinate e a contatto, formando un
caratteristico paesaggio definito “carso ad alveare”. Tra le forme carsiche superficiali che
caratterizzano fortemente il paesaggio sono da considerare i Karren, solchi causati dalle acque
meteoriche sulle rocce gessose, di notevole rilievo per varietà, tipologia e diffusione. L’area
del SIC è inoltre ricca di forme carsiche ipogee: nell’altopiano sono state rilevate una trentina
di grotte dallo sviluppo più o meno esteso, quasi tutte in corrispondenza di inghiottitoi; tra
queste, la principale è la Grotta di Santa Ninfa, esterna al perimetro del SIC ma costituente la
maggiore e la più interessante, per concrezionamento, fauna e sviluppo.
Al tempo stesso si tratta di un paesaggio fortemente antropizzato, i cui caratteri naturali in
senso stretto sono oramai residuali e concentrati all’interno del SIC e della riserva naturale. In
particolare, il versante settentrionale del SIC, lungo il confine che coincide con la SP n. 75
della Magione, è caratterizzato dalla presenza di alte pareti rocciose al cui piede si estende
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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133
un’area coltivata e puntellata di edilizia rurale, che nel corso del tempo si è evoluta in edilizia
residenziale di tipo stagionale; a questo segue in direzione Ovest un paesaggio di tipo naturale
(località Campanaro-Cappellone) caratterizzato dalla presenza di habitat prioritario 6220*. Il
versante settentrionale centrale è caratterizzato dall’uso agricolo del suolo con prevalenza di
seminativo, con penetrazione nel versante meridionale. Il versante settentrionale orientale
segue l’assetto della parte occidentale con una parete rocciosa naturale (M. Finestrelle) al
piede della quale si estende una base agricola con una struttura insediativa di tipo ruraleresidenziale posta lungo la SS n. 188 Centro Occidentale Sicula.
Nel versante meridionale, l’assetto del paesaggio diviene più complesso. Il paesaggio naturale
si caratterizza ad Ovest per la presenza del complesso di M. Castellaccio (all’interno del SIC),
di notevole rilievo paesaggistico per l’imponente mole isolata del monte, per la vegetazione
rupestre e per la presenza del rimboschimento. In direzione Est segue prima un paesaggio
fortemente antropizzato in cui, prevalentemente all’esterno del SIC, alla coltivazione agricola
dei suoli si associa edilizia residenziale in forte e significativa crescita, e subito dopo il
paesaggio di interesse naturale della Montagna della Magione, caratterizzato dalla presenza di
Formazioni ad Euphorbia dendroides associata a Pseudo-steppa con graminacee perenni e
piante annue dei Thero-Brachypodietea, habitat prioritario. Segue un paesaggio complesso
caratterizzato da ambienti naturali o abbandonati, costituiti per lo più da formazioni di
macchia disposta sui substrati meno favorevoli per l’agricoltura ai quali si combinano i coltivi
a vigneto (tra Montagna della Magione e Contrada Fontana Blandina) e a vigneto/oliveto e gli
ampi rimboschimenti. Qua il paesaggio è dominato dall’area boscata di Finestrelle, frammista
ad appezzamenti di terreno coltivato a vigneto e vigneto associato ad oliveto o a seminativo
(intorno alle Case Catalano, a Nord-Ovest di Monte Finestrelle). Nella parte alta di c.da
Biviere e, in particolare, lungo i valloni, permangono ancora le tracce della macchia
mediterranea che un tempo caratterizzava in maniera più significativa questo paesaggio.
La parte più significativa del paesaggio antropico è quella caratterizzata essenzialmente dalla
coltivazione agricola dei fondi. Nel versante meridionale, in particolare, il paesaggio è
caratterizzato dalla presenza di sempre più estese superfici agricole a vigneto, delimitate dalla
struttura morfologica delle doline. La morfologia carsica ha, infatti, influenzato le scelte
colturali che hanno subito una ulteriore evoluzione con la macchinizzazione del processo
produttivo e della lavorazione dei campi. In generale ancora oggi si evince un incremento
generalizzato della coltivazione della vite, di cui sono facilmente rilevabili i nuovi impianti,
che in molti casi hanno comportato nel passato la ricolmatura delle doline con materiale
detritico e terreno di riporto (BURRI, 1989) ed il progressivo spietramento (e conseguenziale
accumulo di pietrame di risulta) per l’aumento della superficie agricola utilizzabile. Questa
operazione di dissodamento di nuove terre a fini agricoli ha comportato un evidente e
progressivo diradamento della copertura vegetale e della superficie arborea favorendo in molti
casi processi di erosione del suolo e fenomeni franosi. A questo processo di estensione del
sistema di produzione agricolo va anche attribuita la realizzazione di laghetti artificiali utili
all’approvvigionamento idrico delle aree agricole.
A questa componente colturale viene sempre più ad affiancarsi una componente antropica più
impattante, quella relativa all’espansione del sistema insediativo costituito da edilizia
residenziale e sviluppo della viabilità carrozzabile. La prima componente raggiunge livelli più
intensi in direzione della crescita insediativa dei centri urbani (Santa Ninfa e Gibellina) e
lungo le principali arterie di collegamento. Essa interessa in particolar modo il limite
meridionale del SIC, Monte Castellaccio e Contrada Mostra, e a Nord, le pendici dei monti,
attestandosi lungo la SS n. 188 Centro Occidentale Sicula e lungo la SP n. 75 della Magione
nel tratto compreso tra Case della Magione e Casa Palermo. Si tratta di edilizia residenziale
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134
stagionale che, per le caratteristiche tipologiche e strutturali, appare scarsamente relazionata
all’architettura rurale tradizionale e alle esigenze funzionali legate alla conduzione agricola
dei fondi. Lungo il versante settentrionale, essa presenta la tipica struttura insediativa “a
pettine” che, in relazione alla parcellizzazione della proprietà fondiaria, si estende
perpendicolarmente agli assi stradali.
La seconda componente impattante, principalmente realizzata a servizio della prima e della
coltivazione della vite (BURRI, 1989), è costituita dal sistema infrastrutturale che tende a
sostituire nella sua totalità la rete di mulattiere e di sentieri che, in particolare,
caratterizzavano la Montagna della Magione e il Monte Finestrelle. Questa viabilità è
costituita da una fitta rete di piste in terra battuta realizzate dall’Azienda Foreste, che
attraversano i rilievi carsici ricoperti dai rimboschimenti.
La Carta dei punti panoramici e delle aree di interesse paesaggistico (Tavola 16) mette in
evidenza le zone interne al SIC che rivestono un valore particolare relativamente all’assetto
del paesaggio naturale, e che sono state diffusamente descritte .
2.3.4.2 Variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali (F.3)
La ricostruzione post-terremoto ha profondamente variato la struttura insediativa della media
valle del Belice ed ha attenuato l’isolamento delle aree interne generando una nuova centralità
definita dal tracciato dell’autostrada Palermo-Mazara del Vallo e dall’asse Palermo-Sciacca.
Tale processo di trasformazione del territorio ha interessato direttamente il contesto nel quale
si colloca il SIC, determinando significativi fenomeni di trasformazione dell’assetto del
paesaggio che possono essere individuati essenzialmente nella nuova edificazione e nella
realizzazione di nuove strade sui tracciati dei sentieri.
Il fenomeni insediativi hanno interessato prevalentemente il versante meridionale della
Montagna della Magione seguendo la direttrice principale di espansione urbana di Santa
Ninfa prevista dal PRG a ridosso di Poggio Calvario (zone C1.2 e C1.3, poste rispettivamente
ad est ed a nord-ovest di poggio Calvario). Essi interessano in particolar modo il limite
meridionale del SIC, intorno a Monte Castellaccio, e a Nord, le pendici delle pareti rocciose,
attestandosi lungo la SS n. 188 Centro Occidentale Sicula e lungo la SP n. 75 della Magione.
La rete di piste in terra battuta realizzate dall’Azienda Foreste, se da una parte ha consentito
facilità di spostamento e soprattutto una maggiore sicurezza contro gli incendi che
periodicamente colpiscono i boschi demaniali, dall’altra ha favorito l’aumento della pressione
antropica, agevolando la mobilità dei mezzi meccanici per la lavorazione dei suoli agricoli, e
contestualmente appare sempre più come elemento diffuso di frammentazione lineare interni
all’area.
Come si evince dallo Studio agricolo-forestale del 1994 di supporto al PRG, prima del sisma
del 1968 il paesaggio che interessava il territorio del SIC era caratterizzato dalla cerealicoltura
ed in minore misura dalla viticoltura e dall’olivicoltura; le coltivazioni a orti e a frutteto erano
esclusivamente limitate alle vallecole presenti tra i rilievi gessosi ove era possibile
l’approvvigionamento idrico. Il paesaggio del SIC, in seguito al sisma del 1968, cambia
notevolmente anche in relazione alla realizzazione dei rimboschimenti e al cambiamento
colturale, che a sua volta dipende dall’avvento della meccanizzazione nella produzione
agricola e dallo sviluppo della viticoltura nelle produzioni agricole.
I rimboschimenti operati dall’Azienda Foreste Demaniali a partire dal Piano predisposto nei
primi anni settanta sono intervenuti in un contesto territoriale fortemente caratterizzato da
fenomeni di dissesto idrogeologico causati dalla composizione argillosa dei suoli e dalle
morfologia del terreno caratterizzata da forti pendenze. La meccanizzazione della coltivazione
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135
dei terreni ha consentito la messa a coltura di terreni marginali difficilmente raggiungibili e in
certi casi il rimodellamento della superficie coltivabile con lo spostamento di grandi quantità
di terreno.
Il cambiamento colturale a vantaggio del vigneto è stato favorito a partire dalla fine degli anni
sessanta dalle agevolazioni all’accesso al credito agrario e dalla diffusione delle cooperative
vitivinicole che hanno costituito un facile tramite tra la produzione e i mercati.
Per quel che riguarda il processo di riconversione produttiva in agricoltura, che ha visto negli
ultimi venti anni la progressiva sostituzione delle colture cerealicole con le colture viticole, in
alcune zone associate all’oliveto e al seminativo, l’evoluzione della struttura agraria ha
comportato anche il continuo e progressivo spietramento di suoli non coltivati, la
realizzazione di terrazzamenti con muretti o scarpate. A tale processo si sono anche talvolta
associati fenomeni di degrado come la ricolmatura della zona posta a Nord Nord-Est di Monte
Castellaccio (all’esterno del SIC) dove in una ampia area sono state accumulate le macerie
degli edifici post-sisma del 1968 e quella limitrofa al perimetro del SIC, lungo la SS 119,
all’interno del confine della riserva, attualmente in corso di riqualificazione da parte dell’ente
gestore.
Altra forma di pressione sull’assetto del paesaggio è esercitata dal pascolo che, soprattutto in
passato, ha contribuito alla perdita di biodiversità negli habitat naturali e seminaturali presenti
nel SIC.
Infine, seppur esterna al SIC, costituisce una significativa causa di alterazione del paesaggio
tanto del versante settentrionale, quanto di quello meridionale, la centrale eolica realizzata
lungo il crinale che da Rocca delle Penne muove in direzione di Poggioreale, con un impatto
diretto sul Monte Finestrelle (sito archeologico), per prossimità più direttamente interessato.
2.3.4.3 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e con gli
obiettivi del D. Lgs. 42/04 Codice dei beni culturali e del paesaggio (F.4; F.5)
Per quel che riguarda nello specifico la pianificazione paesistica, la Regione Siciliana ha
approvato con D.A. n. 6080 del 21.05.1999 le Linee Guida per il Piano Paesistico Regionale,
mentre la redazione del Piano d’Ambito è stata affidata alla Soprintendenza ai BB.CC. AA.
Di Trapani.
Il SIC “Complesso Monti di S. Ninfa-Gibellina e Grotta di S. Ninfa” ricade all’interno
dell’Ambito 3 (“Area delle colline del trapanese”), per il quale non è ancora stato completato
l’iter di formazione del relativo piano.
Per il territorio interessato dal SIC, che viene considerato dal PTPR di interesse
geomorfologico, naturalistico, speleologico (Gessi e Grotta di Santa Ninfa) e, più in generale
di interesse paesistico, sono previsti specifici indirizzi di tutela e di salvaguardia del
patrimonio esistente.
In assenza del Piano d’ambito le indicazioni delle Linee Guida per il PTPR devono essere
recepite all’interno degli strumenti di pianificazione ordinaria (PTP e PRG), così come
stabilito all’art. 5 delle Linee Guida:“Nei territori non soggetti a tutela ai sensi delle leggi
sopracitate, le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale valgono quale
strumento propositivo, di orientamento e di conoscenza per la pianificazione territoriale
provinciale e per la pianificazione urbanistica comunale.”
In relazione a quanto detto, e in assenza del Piano Territoriale Paesistico, rimangono quindi
validi gli indirizzi del Piano Territoriale Paesistico Regionale che persegue i seguenti obiettivi
generali (Indirizzi normativi delle Linee Guida, Parte seconda, art.1):
a) stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, difesa del suolo e della
bio-diversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità;
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136
b) valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo
insieme unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni;
c) miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le
attuali che per le future generazioni.
Tuttavia, gli strumenti urbanistici presenti non recepiscono con azioni concrete tali
indicazioni, determinando una incoerenza rispetto al quadro normativo di riferimento in
materia di tutela del paesaggio. In particolare, negli indirizzi del Piano Territoriale della
Provincia di Trapani (Progetto di Massima) si individuano potenziali profili di incoerenza con
le indicazioni delle Linee Guida relative in particolare al rapporto tra indirizzi per la tutela del
patrimonio culturale (naturale e naturalistico) e indirizzi per lo sviluppo socio-economico, con
particolare riferimento al settore del turismo, che tuttavia, allo stato attuale di elaborazione del
Piano, non possono trovare specifica puntualizzazione. Né risultano attivi programmi o
iniziative a tutela delle componenti del paesaggio presenti nel territorio del SIC.
Inoltre, la possibilità di realizzare in Zona E “costruzioni residenziali” (Comune di Santa
Ninfa, Piano Regolatore Generale, Norme Tecniche di Attuazione, art. 28) non esclusivamente
relazionate alla conduzione dei fondi agricoli, costituisce oltre che un fattore di rischio per la
salvaguardia di gran parte del paesaggio agrario e percettivo del SIC, anche una condizione di
incoerenza con gli indirizzi di tutela delle Linee Guida.
In relazione agli Indirizzi normativi specifici delle Linee Guida (Parte seconda), ed in
riferimento alle linee strategiche individuate al Titolo II, “Indirizzi per sistemi e componenti”
(Artt. 9-17), si evidenzia quanto segue:
1) in relazione agli indirizzi per la tutela del settore Geologia, geomorfologia, idrologia
(art. 9) si rileva una tendenziale incoerenza tra le indicazioni delle Linee Guida, che
prevedono azioni di “conservazione, difesa, prevenzione e restauro delle singolarità
geologiche, delle formazioni paleontologiche, dei valori scenici e panoramici propri
degli elementi fisici del paesaggio, dei processi naturali, degli equilibri idraulici,
idrogeologici ed ecologici” e la realtà del territorio, che appare in molti casi soggetto a
fenomeni franosi. Gli unici ambiti sottoposti a controllo e salvaguardia sono i due
demani forestali e la Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa”. Per il resto si assiste a
fenomeni di degrado, come i crolli delle pareti rocciose che interessano tanto il versante
meridionale (Monte Finestrelle) quanto quello settentrionale (parte rocciosa compresa
tra Località Campanaro-Cappellone e la Serralonga). Nel caso specifico di Monte
Finestrelle (Gibellina) tale fenomeno di degrado e incuria interessa tanto la componente
naturale (parete rocciosa) tanto quella culturale di interesse archeologico (necropoli) con
il rischio di compromissione dell’eccezionale paesaggio ad essa relazionato.
2) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio dei mosaici colturali (art. 12.f) si
rileva una tendenziale incoerenza con il processo di alterazione e frammentazione in atto
di tali paesaggi, causato dalla crescente pressione insediativa. I valori legati a questo
tipo di paesaggio, che secondo le Linee Guida dovrebbero essere tutelati attraverso
l’attivazione di forme di salvaguardia paesaggistica e ambientale in coerenza con la
conservazione di espressioni locali aventi particolare valore storico e paesaggistico da
individuare e perimetrare specificamente, non risultano ad oggi adeguatamente
salvaguardati. I principali elementi di criticità sono connessi alle dinamiche di tipo
edilizio nelle aree tradizionalmente interessate dalla residenza stagionale e in quelle
destinate all’attività agricola.
3) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio percettivo (art. 17) non sono ad
oggi stati individuati adeguati studi o strumenti (in sede di pianificazione territoriale e
urbanistica) per la tutela di questa categoria di paesaggio. In assenza di Piano
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137
Territoriale Paesistico e di Piano Territoriale Provinciale che recepisca gli indirizzi di
salvaguardia contenuti nelle Linee Guida, risulta assente una lettura interpretativa d’area
vasta che contestualizzi il SIC nel proprio ambito territoriale di riferimento e non
consenta l’alterazione di questa categoria di paesaggio come sembra profilarsi negli
ultimi anni. La centrale eolica realizzata lungo il crinale che da Rocca delle Penne
muove in direzione di Poggioreale, seppur esterna al SIC, costituisce una significativa
causa di alterazione del paesaggio percettivo tanto del versante settentrionale, quanto di
quello meridionale.
Il D.Lgs. 42/04 definisce paesaggio “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano
dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” (art. 131.1). La tutela e la
valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni
identitarie percepibili (art. 131.2).
Nel caso del SIC “Complesso Monti di S. Ninfa-Gibellina e Grotta di S. Ninfa” i caratteri del
paesaggio come interazione tra natura e storia cui fa riferimento DLgs 42/04 risultano quanto
mai evidenti. Le categorie di paesaggio presenti nel SIC (paesaggio di interesse geologico,
paesaggio di interesse culturale-tradizionale, paesaggio di interesse percettivo) rientrano in
particolare in quelle indicate all’art. 136.1:
- le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità
geologica;
- i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore
estetico e tradizionale;
- le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.
Per queste categorie di paesaggio, oltre all’assenza di specifici strumenti di salvaguardia e
tutela quali il Piano Territoriale Paesaggistico, previsto all’art. 143, e di programmi
specificatamente rivolti alla sua salvaguardia, risultano assenti le specifiche attività di
formazione e educazione che le amministrazioni pubbliche devono attivare ai sensi dell’art.
132.3. Né risultano attivati processi di sensibilizzazione sociale e civile finalizzati alla
diffusione della conoscenza dei valori connessi a tale paesaggio (art. 135.3) che potrebbero
concretamente contribuire alla futura conservazione del suo assetto. Le uniche attività in tal
senso presenti sono quelle promosse dall’Ente Gestore della Riserva e dall’Azienda Regionale
Foreste Demaniali – Ufficio Provinciale di Trapani e relative al territorio di propria
competenza (riserva e demani forestali).
Per l’estensione territoriale del SIC e per le caratteristiche specifiche di questo paesaggio, il
maggiore elemento di criticità rimane tuttavia legato all’assenza del Piano Paesaggistico e di
tutte quelle misure di salvaguardia che ad esso sono attribuite. Tra queste risulta di particolare
rilevanza il coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri strumenti di
pianificazione, normato dall’art. 145, e il rapporto di sovraordinamento che intercorre tra la
prima e i secondi stabilito all’art. 145.3: “Le previsioni dei piani paesaggistici di cui agli
articoli 143 e 156 sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni, delle città
metropolitane e delle province, sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi
eventualmente contenute negli strumenti urbanistici, stabiliscono norme di salvaguardia
applicabili in attesa dell'adeguamento degli strumenti urbanistici e sono altresì vincolanti per
gli interventi settoriali. Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni dei piani
paesaggistici sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti di
pianificazione.”
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2.3.5 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel Sito
Natura 2000 (E)
2.3.5.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio (E.1)
La tutela dei valori archeologici, architettonici e culturali è disciplinata oggi dal D.Lgs 42/04
(“Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002,
n. 137”) , che costituisce l’evoluzione dell’originaria Legge n. 1089 del 1 giugno 1939
(“Tutela delle cose di interesse artistico o storico”), modificata ed integrata dal Decreto
legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 (“Testo unico delle disposizioni legislative in materia
di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre, n. 352”), che
sottopone a tutela i Beni culturali (Titolo I). In relazione agli strumenti di pianificazione di
settore, il riferimento principale è costituito dalle Linee Guida del Piano Paesistico Regionale
del 1996.
2.3.5.2 Individuazione di aree archeologiche (E.2)
Il SIC si sviluppa lungo le propaggini occidentali del sistema collinare costituito dai Monti di
Santa Ninfa e Gibellina che da Santa Ninfa si spingono, in direzione Ovest-Est, fino a
Poggioreale. Questo configurazione morfologica segna fortemente il territorio circostante
costituendo un elemento di spartiacque tra le aree che gravitavano intorno a Selinunte e quelle
che si trovavano sotto il controllo diretto di Segesta e costituendo un ideale punto di
osservazione e controllo del territorio circostante ricchissimo di aree di antica
antropizzazione. Tuttavia, questo territorio non è stato oggetto di campagne di studi organici
che ne rilevassero il valore reale, che rimane pertanto ancora in gran parte sconosciuto, come
sembrano testimoniare i numerosi siti di interesse archeologico segnalati e ancora per molti
aspetti non adeguatamente studiati.
All’interno del SIC sono diversi i siti di interesse archeologico presenti, che testimoniano una
frequentazione insediativa antica in epoca risalente ad un periodo compreso tra il neolitico e il
sec. XII, e che hanno generato la diffusione di un particolare interesse storico per l’area.
Diverse sono state le campagne di studio, i sopralluoghi e le ricognizioni effettuate da gruppi
di ricerca sul patrimonio di interesse archeologico presente nell’area. Tuttavia, risulta assente
una campagna archeologica sistematica che, interessando tutto il territorio, cerchi di fare
chiarezza sull’effettiva ampiezza degli insediamenti, sulla loro articolazione e sulle relative
datazioni.
Tra i vari studi svolti nell’area, è possibile ricordare l’attività di ricerca promossa dal Gruppo
Archeologico Palermitano nel 1973 (prevista all’interno del programma “Operazione Santa
Ninfa 73” promosso dall’Associazione Aiuti Internazionali del Ministero dell’Interno in aiuto
alle popolazioni siciliane colpite del terremoto del 1968). Le aree interessate dalle indagini
sono state:
1. Contrada Castellaccio. Ritrovamento di frammenti di tipo indigeno relativi ad un
insediamento proto-storico (TODARO, 1973), decorati e databili tra il VI e il V secolo
a.C. (TODARO, 1973; MANNINO, 1974). Si tratta in particolare di due tipi di materiale:
terracotta incisa e frammenti e utensili in felce e ossidiana di epoca neolitica e dell’età
del rame (TODARO, 1973; BURRI, 1989). Le caratteristiche morfologiche del sito e la
presenza del toponimo, assieme al ritrovamento di tracce di un’antica cinta muraria,
testimoniano la presenza di una struttura difensiva.
2. Località Timpone Pontillo (esterna al SIC). Altura gessosa (313 m) posta a Nord del
Castellaccio, in cui sono stati ritrovate tombe scavate lungo il versante meridionale
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139
della collina con frammenti ceramici con una possibile datazione collocabile tra il XIII
e il XII sec. a.C. (TODARO, 1973; MANNINO, 1974). Il sito è stato stravolto dai lavori
per la realizzazione dell’autostrada Palermo-Mazara del Vallo dei primi anni ’70.
Altri studi sono quelli condotti da MANNINO (1974), all’interno dei quali, tra i ritrovamenti,
vengono ricordati i seguenti:
1. Località Timpone Pontillo (esterna al SIC). Ritrovamento di tombe scavate lungo il
versante meridionale della collina con presenza di frammenti ceramici.
2. Contrada Ciaramitaro (esterna al SIC). Area sita a circa 2 Km a Nord di Santa Ninfa
nella quale sono stati ritrovati frammenti di epoca romana.
3. Località Castellaccio (area SIC). Frammenti di tipo indigeno, acromi e con
decorazione dipinta, databili al VI-V sec. a.C.
4. Montagna della Magione (area SIC). Rilevabili pareti rocciose con ritrovamenti di
materiale risalente all’età tardo-romana (MANNINO, 1974; BURRI, 1989).
5. Località La Rocca (esterna al SIC). Gruppo di tombe a fossa scavate nella roccia.
6. Collinetta vicino e a Sud di Monte Finestrelle (esterna al SIC) con resti di tombe “a
grotticella” (FALSONE, 1977; MANNINO, 1974).
7. Monte Finestrelle (area SIC) in territorio di Gibellina, necropoli dove sono stati
ritrovati vasi poi ceduti nel 1898 al Museo di Gibellina dalla baronessa Angela De
Stefani (MANNINO, 1974) nella parete rocciosa sita a Nord–Est. Tale necropoli,
assieme all’ampio repertorio fittile ritrovato nella zona testimonia la presenza di un
impianto insediativo ampio e diffuso su questo territorio.
La Necropoli di Monte Finestrelle è ricavata nelle pareti gessose che caratterizzano il versante
meridionale del sistema dei Monti di Santa Ninfa e Gibellina. Le tombe rupestri, circa 40,
sono disposte su più livelli l'una accanto all'altra in file orizzontali. Del Monte Finestrelle (il
toponimo, che appare già in un documento del XVII secolo, fa riferimento alle forma dei
sepolcri) dà testimonianza anche INGOGLIA (1981) indicando la presenza di “25 finestrelle,
appaiate a due, a tre, a quattro, a cinque” della dimensione di metri 2x1; si tratta di una
necropoli proto-storica con tombe sicule primitive del tipo a camera (BURRI, 1989),
caratterizzata dalla presenza di grotte artificiali scavate lungo la parete del Monte Finestrelle,
rocca gessosa di notevole valore archeologico e paesaggistico. La struttura originaria era
costituita da un vestibolo con una porta a cornice rientrante e dalla cella funeraria disposti su
una pianta semi-circolare/semiellittica o rettangolare.
Le tombe più antiche risalgono all'età del bronzo, mentre quelle a pianta rettilinea si collocano
intorno ai primi secoli del I millennio a.C. I reperti rinvenuti nella necropoli sono diversi, tra
questi il gruppo più considerevole è costituito da una ventina di oggetti acquisiti dal Museo
archeologico di Palermo (tra cui un corno fittile di età preistorica, due ciotole monoansate di
tipo villanoviano e una importante anfora ornata da un motivo ad angoli dipinti in bruno).
Tutti i tumuli sono in cattivo stato di conservazione a causa degli agenti atmosferici e
dell’incuria dell’uomo.
Anche all’interno della Grotta di Santa Ninfa sono stati ritrovati reperti archeologici di un
qualche interesse.
Un altro studio è quello che ha portato alla elaborazione della Carta dei Siti Archeologici
della Sicilia (CABIANCA & PINZELLO, 1990), pubblicata per conto dell’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente quale contributo per la redazione del Piano Urbanistico Regionale.
Nella Carta risultano individuati e censiti i seguenti siti archeologici:
1. Castellaccio (Santa Ninfa, interno al SIC) - Presenze archeologiche sporadiche di
epoca fenicio-punica;
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140
2. La Grotta (Santa Ninfa, esterna al SIC) - Presenze archeologiche sporadiche di epoca
romana;
3. Cima Pontillo (Santa Ninfa, esterno al SIC) - Necropoli dell’età del bronzo.
Infine, in relazione al quadro istituzionale di riferimento, le Linee Guida del Piano Territoriale
Paesistico Regionale del 1996 individuano all’interno del SIC le seguenti aree archeologiche:
1. Castellaccio di Santa Ninfa (Santa Ninfa) - Località preistorica – età del ferro –
indigena X-VI secolo (arcaica), elima (sito indefinito);
2. Montagna della Magione (Santa Ninfa) - Insediamento tardo-romano e medievale;
3. Monte Finestrelle (Gibellina-Santa Ninfa) - Centro indigeno;
4. Monte Finestrelle Nord (Gibellina) - Abitato e probabili necropoli di epoca
protostorica – IX-VIII secolo – età del ferro (proto elimo).
Esterne al SIC ma prossime al suo perimetro sono inoltre presenti le seguenti aree
archeologiche:
1. Case della Magione (Gibellina) - Insediamento medievale;
2. Monte Finestrelle Nord 1 (Gibellina) - Abitato e probabili necropoli di epoca
protostorica – IX-VIII secolo – età del ferro (proto elimo);
3. Rocca delle Penne (Gibellina) - Insediamento frequentato in epoca protostorico e in
età romana.
Nessuna di queste aree risulta tutelata attraverso un apposito vincolo archeologico.
Nella Tavola 17 (Carta dei Beni Architettonici ed Archeologici) viene riportata l’ubicazione
delle principali aree archeologiche sopra descritte, sia interne che limitrofe all’area del SIC.
2.3.5.3 Individuazione dei beni architettonici sottoposti a tutela (E.3)
Nell’area del SIC non risultano presenti né beni architettonici di interesse, né tanto meno beni
architettonici sottoposti a specifico vincolo di tutela.
Disseminate sul territorio del SIC permangono le tracce di strutture edilizie tradizionali e di
qualche abbeveratoio (in località Fontana Blandina). Si tratta di piccole strutture a una o due
elevazioni con copertura piana o a falde inclinate, realizzate in pietra di estrazione locale a
faccia vista (muratura portante con impasto a malta di gesso) o intonacate, ridotte per lo più
allo stato di rudere.
Gli unici esempi di architettura rurale di un certo interesse storico-testimoniale sono presenti
lungo il versante meridionale, in Località Biviere, e lungo il versante settentrionale, in
Località Montagna della Magione e Case Magione.
Gli edifici che vengono attualmente realizzati per lo più a fini residenziali stagionali lungo le
principali arterie di collegamento dei centri abitati presentano una struttura in cemento armato
e sono tamponati con laterizi forati, non conservando nulla della tradizionale architettura
rurale locale.
A Sud dell’area della Riserva si trova il Castello di Rampinzeri, complesso residenziale
risalente al sec. XVII. Si tratta di una struttura di particolare valore storico-culturale
caratterizzata da baglio (la denominazione di “castello” va attribuita alle successive modifiche
in stile neogotico apportate nell’Ottocento) con ampia corte interna, oggi solamente in parte
leggibile a causa del crollo del lato sinistro della struttura originaria. All’interno
dell’impianto, rivestono particolare interesse etno-antropologico e storico-architettonico
l'antico frantoio e una cappella in stile neogotico che si aprono nel cortile esterno.
Nella Tavola 17 (Carta dei Beni Architettonici ed Archeologici) vengono riportati i manufatti
di maggiore interesse architettonico presenti all’interno del SIC e nelle sue immediate
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vicinanze, sebbene nessuno di questi sia sottoposto a specifico vincolo di tutela; tra gli edifici
esterni al SIC si segnala il Castello di Rampinzeri, che è stato inserito sia per il notevole
valore storico, architettonico e culturale dell’immobile, sia perché la sua destinazione
nell’immediato futuro prevede l’utilizzo come sede della riserva naturale, centro visitatori e
museo naturalistico, con evidenti refluenze sulla promozione della fruizione e della
sensibilizzazione ambientale all’interno del Sito. Si segnala inoltre che nell’ambito degli studi
per la redazione del Piano di Gestione è stato redatto uno specifico censimento degli immobili
presenti all’interno del SIC.
2.3.5.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e del
paesaggio (E.1.1)
Il D.Lgs. 42/04 dichiara all’art. 2 che il patrimonio culturale “è costituito dai beni culturali e
dai beni paesaggistici”. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli Artt.
10 e 11 del D.Lgs. 42/04, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla
legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sono beni paesaggistici gli immobili e le
aree indicati all'Art. 134 del D.Lgs. 42/04, costituenti espressione dei valori storici, culturali,
naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base
alla legge.
All’art. 30 si stabilisce che lo Stato e le Regioni hanno l'obbligo di garantire la sicurezza e la
conservazione dei beni culturali di loro appartenenza.
La conservazione del patrimonio culturale è assicurata dal D.Lgs. 42/04 all’art. 29, mediante
una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e
restauro. Il D.Lgs. 42/04 introduce le seguenti categorie di intervento:
1. Prevenzione: complesso di attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al
bene culturale nel suo contesto;
2. Manutenzione: complesso di attività e di interventi destinati al controllo delle
condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza
funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti;
3. Restauro: intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate
all'integrità materiale ed al recupero del bene, alla protezione ed alla trasmissione dei
suoi valori culturali.
Tuttavia, tutti i beni archeologici e architettonici presenti nel SIC e analizzati in precedenza
versano in misero stato di conservazione; in molti casi risultano ridotti a rudere. In particolare,
i beni di interesse archeologico presenti non sono sottoposti a speciale tutela (vincolo
archeologico) e sono costantemente sottoposti a degrado a causa dell’esposizione agli agenti
atmosferici. Quelli scavati in pareti rocciose (Finestrelle), in particolare, non sono
adeguatamente interessati da interventi di messa in sicurezza e di stabilizzazione dei versanti
franosi.
In relazione ai beni architettonici, ai sensi del D.Lgs. 42/04 rientrano tra i beni culturali “le
tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etno-antropologico quali
testimonianze dell'economia rurale tradizionale” (art. 10.4.l). Per tali beni il D.Lgs. 42/04
dichiara che “I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non
compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro
conservazione” (art. 20.1). Tuttavia i pochi beni architettonici presenti non risultano
adeguatamente conservati.
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142
Tale stato di conservazione e l’assenza di specifiche progettualità in atto, indirizzate al
recupero del suddetto patrimonio, evidenziano un grave stato di incoerenza con gli indirizzi
del D.Lgs. 42/04 sopra ricordati.
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2.3.6 Descrizione della pianificazione territoriale
2.3.6.1 Sistema vincolistico (D.2)
Denominazione
del vincolo
Vincolo
idrogeologico
Provvedimento
normativo
R.D. 3267 del
30/12/23
Prescrizioni di
polizia forestale
Provvedimento
specifico
Fasce di rispetto L. R. 78/76
dei boschi e delle L.R. 16/1996,
aree boscate
L.R. 13/99
L.R. 6/2001
Vincoli
Divieti di alcune
attività e
regolamentazione
di altre
sottoposte a
preventivo nulla
osta
Parziale
inedificabilità
Soprintendenza Divieto
della
ai BB. CC.AA. modificazione
di Trapani
dell’assetto
territoriale senza
preventivo nulla
osta
Ente Gestore
Divieti di alcune
della Riserva –
attività e
Legambiente
regolamentazione
di altre
Assessorato
sottoposte a
Regionale
preventivo nulla
Territorio e
osta
Ambiente
Riserva Naturale
Integrale (R.N.I.)
L.R. 98/81
L. R. 14/88
Vincolo
paesaggistico
(Boschi, Fiumi,
Torrenti e Corsi
d’acqua, riserve
naturali, zone di
interesse
archeologico)
Fiumi e torrenti e
corsi d’acqua
iscritti negli
elenchi – Acque
pubbliche
Sito di Interesse
Comunitario
D.Lgs. 42/04
(vincoli ex legge
Galasso 431/85)
Soprintendenza
ai BB. CC.AA.
di Trapani
Divieto della
modificazione
dell’assetto
territoriale senza
preventivo nulla
osta
T.U. 1777/33
R.D. 215/33
Genio Civile di
Trapani
Divieti di alcuni
interventi ed altri
a preventiva
autorizzazione
Assessorato
Regionale
Territorio e
Ambiente,
Servizio 2
Ente Gestore
Riserva Legambiente
Comuni
Valutazione di
incidenza per
interventi che
possono
compromettere la
conservazione di
habitat e specie
Direttiva
92/43/CEE e DPR
357/97
D.A. 289 del
16/05/95 e n. 526
dell’11/08/95
Soggetto
gestore
Ispettorato
Ripartimentale
delle Foreste –
Trapani
Distaccamento
Forestale di
Castelvetrano
Comuni
Circolare ARTA
23 gennaio 2004
e D.A. n. 21
febbraio 2005
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144
I principali vincoli vigenti nell’area del SIC sono riportati anche in Tavola 18 (Carta dei
Vincoli).
Presenza di aree naturali protette (D.1)
All’interno del SIC ITA010022 ricade la Riserva Naturale Integrale “Grotta di Santa Ninfa”,
istituita dall’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente ai sensi dell’art. 4 della L.R.
n.14/88, con DD.AA. 16 maggio 1995 e 11 agosto 1995 (pubblicati in S.O. n. 4 a G.U.R.S. n.
4 del 25.1.1996).
La riserva è affidata in gestione a Legambiente - Comitato Regionale Siciliano, che ha il
compito di provvedere alla salvaguardia dell’ambiente naturale, di promuovere la ricerca
scientifica, di favorire le iniziative tendenti a diffondere la conoscenza dei beni naturali della
riserva.
La Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa” è di tipo integrale, ai sensi dell’art. 6 della L.R.
n.14/88. Il motivo preponderante nella scelta di tutela risiede nell’elevato interesse
geomorfologico del territorio dell’area protetta, che viene istituita “al fine di conservare nella
sua integrità l’ambiente naturale in quanto sono notevoli le possibilità di studio
dell’idrologia attuale e passata, della speleogenesi, di aspetti legati alla formazione di
mineralizzazioni particolari (aspetti di minerogenesi sia di solfato di calcio che di calcite).
Manifestazioni di acqua sulfurea”.
Alla luce degli studi condotti e delle ricerche sul campo, le motivazioni sopra riportate
appaiono decisamente riduttive rispetto alle valenze naturalistiche del territorio, riferibili in
gran parte ad emergenze geomorfologiche legate alla presenza di imponenti fenomeni carsici
superficiali ed ipogei, ma anche a rilevanti aspetti del paesaggio e della vegetazione,
caratterizzati da interessanti formazioni ripariali e da gariga sugli affioramenti gessosi.
Il decreto istitutivo ha suddiviso il territorio della Riserva in due distinte aree a differente
destinazione d’uso, in funzione delle caratteristiche ambientali, dello stato di antropizzazione
e dei diversi obiettivi gestionali:
• la zona A (riserva) è costituita dall’ambiente ipogeo (sistema inghiottitoio-grottarisorgenza), che si sviluppa per circa 1350 m, e da due limitate aree di 5 m di raggio
intorno all’ingresso della grotta ed all’inghiottitoio;
• la zona B (preriserva), estesa per circa 140 Ha (di cui 110 ricadenti nel Comune di
Santa Ninfa e 30 nel Comune di Gibellina), comprende la Valle del Biviere, che
costituisce parte del bacino di alimentazione della grotta.
2.3.6.2 Mappa catastale o definizione di macrozone demaniali
La proprietà demaniale all’interno del SIC è estesa circa 363,14 Ha, ed è suddivisa in:
Demanio forestale
Demanio fluviale
Ha
362
0,54
% su SIC
54,92
0,08
La rimanente parte (297,04 Ha) ricade in regime di proprietà privata.
Risulta evidente che una così estesa percentuale di superficie demaniale rappresenta un’ottima
precondizione per una facile realizzazione di interventi gestionali del Sito.
La Tavola 19 (Carta del regime proprietario) visualizza le aree caratterizzate da un differente
regime.
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145
2.3.6.3 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4)
Il quadro delle principali competenze amministrative e gestionali di natura pubblica relative
all’area compresa entro il perimetro del SIC è schematicamente riassunto nella tabella
seguente:
Soggetti amministrativi e gestionali
Competenze sul territorio
Regione Siciliana – Assessorato Territorio e
Ambiente
Coordinamento Piani di Gestione Siti “Rete
Natura 2000” – Attuazione Direttiva 92/43 –
Valutazione di Incidenza dei piani
Azienda Regionale Foreste Demaniali- Ufficio
Provinciale di Trapani
Gestione tecnico-amministrativa del Demanio
Forestale
Corpo Forestale Regionale (Ispettorato
Ripartimentale delle Foreste di Trapani e
Distaccamento Forestale di Castelvetrano)
Gestione del Vincolo idrogeologico
Vigilanza in materia ambientale, urbanistica e
paesaggistica
Servizio di prevenzione e repressione
antincendio
Sistemazioni idraulico-forestali
Istruttoria progetti per incentivi nel settore
forestale
Provincia Regionale di Trapani
Amministrazione ordinaria del relativo territorio
provinciale – pareri del Consiglio Provinciale
Scientifico delle Riserve
Soprintendenza ai BB. CC. e AA. di Trapani
Tutela del patrimonio culturale, ambientale e
paesaggistico presente – Gestione vincoli
Genio Civile
Gestione delle acque pubbliche, sistemazioni
idrauliche – Polizia idraulica
Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura
Assistenza tecnica e istruttoria progetti per
incentivi in agricoltura
Comune di Santa Ninfa
Amministrazione ordinaria del relativo territorio
comunale – Vincoli di natura urbanistica
Comune di Gibellina
Amministrazione ordinaria del relativo territorio
comunale– Vincoli di natura urbanistica
Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Ente gestore R.N.I. “Grotta di Santa Ninfa”
Ente incaricato per la redazione del Piano di
gestione del SIC ITA010022 “Complesso Monti
di S. Ninfa-Gibellina e Grotta di S. Ninfa”
I soggetti aventi funzioni amministrative e gestionali afferiscono ad una duplice categoria di
competenze:
-
Competenze ordinarie: sono quelle relative alla ordinaria amministrazione del territorio
(Regione Siciliana, Provincia di Trapani e Comuni di Santa Ninfa e Gibellina).
Competenze speciali: sono quelle relative alla tutela dei beni di carattere paesaggistico e
ambientale (Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Trapani, Ente gestore della Riserva.), o
alla gestione dei vincoli presenti nel territorio (Azienda Regionale Foreste Demaniali –
Ispettorato Ripartimentale delle Foreste, ecc.).
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2.3.6.4 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali
(D.11)
Nell’ambito della redazione del Piano di gestione è stato effettuato il censimento del
patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali presenti all’interno del
SIC. Tali manufatti vengono visualizzati nella Tavola 20 (Carta degli insediamenti e delle
infrastrutture).
Patrimonio insediativo
Il SIC è interessato prevalentemente da caseggiati e fabbricati destinati ad attività agro-silvopastorali o, in misura decisamente inferiore, ad abitazione residenziale. Su un totale di circa
200 elementi censiti, circa un terzo (70) ricade nel territorio della riserva naturale “Grotta di
Santa Ninfa”.
Il patrimonio insediativo è essenzialmente caratterizzato da edifici rurali, nella maggioranza
dei casi allo stato di rudere e risalenti agli inizi del secolo scorso (‘900), se non addirittura
precedenti, secondo le testimonianze fornite da abitanti del luogo. La rimanente parte è
suddivisa tra abitazioni (di regola residenze stagionali nel periodo estivo) e magazzini rurali e
stalle. Sono presenti in una limitata area alcune strutture pubbliche di servizio e di supporto
della fruizione, di proprietà dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali.
a)
b)
c)
d)
a) composizione per tipologia del patrimonio insediativo; b) aggregazione degli insediativi per tipo
di proprietà; c) incidenza della proprietà sulle tipologie costruttive degli insediativi; d) stato di
conservazione del patrimonio di edifici in gesso in relazione alla proprietà.
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La maggior parte dei ruderi e degli edifici rurali in gesso ricadono in aree demaniali gestite
dall’AFFDDRS, a testimonianza del maggiore uso agricolo del territorio prima del terremoto
del ’68 e dell’acquisizione delle aree da parte dell’Azienda Foreste; si tratta per la maggior
parte di manufatti in pessimo stato di conservazione e quindi difficilmente recuperabili, a
meno di un massiccio consolidamento delle pareti ancora erette e di una ricostruzione di
quelle crollate totalmente o parzialmente. Oggi sono pochissime le strutture utilizzate,
prevalentemente per magazzino o ufficio; alcune tra queste strutture in gesso, a tipologia
tradizionale, rivestono elevate potenzialità ai fini della promozione della fruizione (bivacco;
punti base dell’escursionismo; ecc.).
All’interno del SIC le aree caratterizzate da una maggiore densità di insediamenti sono (cfr.
Tavola 20):
- il confine settentrionale, in prossimità con la SS 188, in cui è presente una tipica
struttura insediativa “a pettine” che, in relazione alla parcellizzazione della proprietà
fondiaria, si estende perpendicolarmente agli assi stradali;
- il confine settentrionale, in prossimità di Case della Magione, lungo la SP n. 75.
Si tratta di edilizia residenziale stagionale che, per le caratteristiche tipologiche e strutturali,
appare scarsamente relazionata all’architettura rurale tradizionale e alle esigenze funzionali
legate alla conduzione agricola dei fondi.
All’esterno del SIC, ma in zone contigue (tali da costituire pressioni ed impatti) le aree
caratterizzate da insediamenti sono:
- il limite meridionale del SIC tra Monte Castellaccio e Contrada Mostra;
- da c.da Mostra fino a case Baldassone, più a sud;
- il confine meridionale del SIC presso c.da Biviere.
Si registra inoltre, nella porzione centro-orientale del SIC, la presenza di una estesa masseria
(Case Catalano) con stalle, recinti, magazzini, ecc.
Infrastrutture e detrattori ambientali
Viabilità - La fitta rete di viabilità rurale e forestale che attraversa il territorio del SIC
costituisce un forte elemento di antropizzazione del territorio, con notevoli ripercussioni tanto
nel paesaggio quanto a livello ecologico-funzionale. Alla viabilità originaria di alcune aree del
SIC, connessa alla presenza di edifici abitati ed alla conduzione delle passate attività agricole,
si è aggiunta negli anni ’80 quella legata alle attività forestali, realizzata dall’Azienda
Regionale Foreste Demaniali al fine di favorire una più agevole azione del personale di
servizio nelle diverse attività svolte. La viabilità raggiunge la massima estensione nelle aree
rimboschite ubicate nella porzione centro-orientale del SIC, determinando un fitto ed esteso
reticolo.
Lungo la viabilità forestale, costituita da piste in terra battuta o in detrito di cava, sono
presenti cancelli e barre per la chiusura delle piste e per consentire l’accesso esclusivo dei
mezzi di servizio; tuttavia le piste non vengono chiuse nel periodo estivo in modo da poter
favorire, in caso di incendio, un rapido ingresso dei mezzi di intervento, ed inoltre le
recinzioni perimetrali sono in molti casi divelte, permettendo così l’accesso anche a mezzi
motorizzati non autorizzati. Tra l’altro ormai per prassi la stagione antincendio perdura sino al
tardo autunno, per cui le piste forestali sono aperte anche nel periodo venatorio, favorendo in
maniera ingiustificata ed inaccettabile la pratica del bracconaggio.
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Strutture dell’Azienda Foreste Demaniali – Nelle aree del demanio forestale presenti
all’interno del SIC (Finestrelle e Castellaccio) l’Azienda Foreste Demaniali possiede ed
utilizza diverse strutture e manufatti sia a fini di fruizione, sia come strutture di servizio. In
particolare, presso il demanio Castellaccio sono presenti piccoli manufatti in gesso utilizzati
come ufficio di cantiere, come magazzino e come punto base per la squadra di spegnimento
antincendio; presso il demanio Finestrelle sono ubicati l’ufficio di cantiere, il museo
etnoantropologico, l’area attrezzata con tavole, giochi e bagni, magazzini, opificio, rifugio,
vivaio (non più utilizzato e recentemente affidato in comodato d’uso all’ente gestore della
riserva naturale, che sta attuando interventi per il suo ripristino ed utilizzo). Inoltre ogni
demanio forestale è delimitato da cancelli (muniti di scalandrini in legno per il passaggio
pedonale) e da barre in ferro, nonché da una recinzione perimetrale in paletti (di castagno e/o
zincati) e filo spinato, che in molti casi si presenta in pessimo stato di conservazione e che
l’Azienda Foreste ha iniziato a sostituire con una più consona recinzione in paletti di castagno
e rete metallica zootecnica a maglie larghe, che consente il passaggio della fauna minore.
All’interno del demanio Finestrelle sono inoltre ubicati due piccoli invasi artificiali, realizzati
a fini antincendio: il primo, ricadente anche nel territorio della riserva naturale “Grotta di
Santa Ninfa”, è stato recentemente riqualificato nell’ambito di un progetto presentato
congiuntamente nell’ambito del POR Sicilia 2000-2006 dall’Ente gestore della riserva
naturale e dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali (Ufficio Provinciale di Trapani) e svolge
attualmente un indubbio ruolo naturalistico, mentre il secondo è vuoto da tempo per
cedimento del fondo.
Infine, all’interno dei due demani sono ubicate le torrette di avvistamento incendi, in lamiera
e ferro, che vengono utilizzate dal personale stagionale dell’Ispettorato Ripartimentale delle
Foreste nell’ambito del servizio antincendio boschivo.
Elettrodotti - Il territorio del SIC è attraversato da una serie di linee elettriche dell’ENEL ad
alta, media e bassa tensione. La palificazione per le linee domestiche è concentrata nelle aree
di confine del SIC o in prossimità delle vie carrabili più importanti. Le linee elettriche
possono provocare impatti di tipo sia paesaggistico (in modo particolare per le strutture di
sostegno) che faunistico (mortalità per collisione dell’avifauna); inoltre quelli ricadenti nei
boschi inducono frammentazione nella copertura forestale, in quanto vengono effettuati
ripetuti tagli degli alberi in corrispondenza delle linee per evitare problemi di avvicinamento
alle chiome e conseguenti corto circuiti. Ciò potrebbe avere anche un effetto positivo, poiché
nelle aree così diradate si assiste all’ingresso di specie tipiche di ambienti più aperti, che
evolvono verso formazioni di gariga e di prateria.
Detrattori ambientali – Tra i principali detrattori ambientali presenti nel territorio del SIC si
segnalano:
1) due limitate aree (in c.da La Menta e alla base delle pareti del Campanaro) con scarico
abusivo di inerti e di rifiuti vari; presentano anche materiali pericolosi (ad esempio
resti di coperture in amianto) e sono ubicati in zone di particolare pregio.
2) in alcune puntuali zone del SIC sono presenti tracce visibili di inerti e materiali di
demolizione provenienti dalla rimozione delle macerie del terremoto (anni ’70–’90) ed
utilizzati per il colmamento di alcune aree; tali zone oggi sono state messe a
coltivazione, ma appare necessaria una riqualificazione del paesaggio attraverso la
rimozione dei resti superficiali di tali cumuli.
3) all’interno del demanio forestale di Finestrelle è ubicato un sistema idrico antincendio
protetto da muretti in conci di tufo, in pessimo stato di conservazione, che provoca un
notevole impatto visivo anche in virtù della sua mancata contestualizzazione naturale;
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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149
ai muretti si aggiungono i pozzetti di drenaggio della viabilità, nonché le vasche in
calcestruzzo ubicate nelle vicinanze del laghetto Biviere, che possono provocare danni
alla fauna selvatica.
All’esterno del Sito, ma in area contigua, si segnala la presenza di un impianto eolico, ubicato
sul confine orientale, che costituisce senza dubbio l’infrastruttura di maggior rilievo presente
nel territorio. L’impianto prevedeva la realizzazione di alcune torri eoliche all’interno del
SIC, poi eliminate dalla stessa ditta (ENDESA) in seguito al confronto con l’ente gestore
della riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa”.
Le torri eoliche hanno provocato impatti sulla vegetazione, in quanto la realizzazione della
viabilità di servizio e delle piazzole ha comportato la distruzione della vegetazione naturale
esistente, in gran parte riconducibile ad aspetti di prateria xerica, e la frammentazione degli
habitat; provocano impatti di tipo paesaggistico, per l’alterazione del profilo della dorsale
gessosa su cui sono state realizzate, ed in particolar modo relativamente alla cima di Rocca
delle Penne, di elevato rilievo paesistico e geomorfologico; possono causare impatti faunistici,
in particolare relativamente all’avifauna, per collisione con le pale.
2.3.6.5 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di pianificazione territoriale ed
urbanistica (D.3; D.5)
Pianificazione territoriale provinciale
La Provincia di Trapani non dispone ancora di uno strumento di pianificazione territoriale.
Tuttavia, è stato recentemente approvato il Progetto di Massima del Piano Territoriale
Provinciale.
Nelle scelte e negli indirizzi del Progetto di Massima viene stabilito come obiettivo prioritario
del Piano la promozione di uno sviluppo equilibrato del territorio provinciale. Secondo quanto
stabilito nella Relazione, i contenuti del Piano devono definire le componenti strutturali del
territorio, attraverso un adeguato quadro conoscitivo delle risorse presenti: “Il P.T.P. deve
tenere conto delle diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione
territoriale ed ambientale delle sue parti, specie per quanto riguarda lo sviluppo delle attività
produttive e delle valenze ambientali presenti.”
Il P.T.P. propone, quindi, come principale finalità, il recupero, la qualificazione e la
valorizzazione del territorio attraverso progetti che tengano conto delle sue vocazioni
“naturali”, in coerenza con la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, delle tradizioni culturali
e del patrimonio storico. Il fine dichiarato è di razionalizzare le risorse materiali, ambientali
ed umane della Provincia ed identificare i criteri per la localizzazione degli interventi
necessari al superamento degli squilibri economici esistenti.
Lo Schema di Massima individua i seguenti ambiti tematici di intervento sui quali costruire le
ipotesi di riequilibrio territoriale:
1) Valorizzazione del patrimonio storico artistico paesaggistico del territorio;
2)
c)Infrastrutture e trasporti;
3) Agricoltura e Pesca;
4) Portualità turistica;
5) Salvaguardia dei litorali;
6) Marmo;
7) Termalismo;
8) Turismo.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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150
A partire dai suddetti ambiti di intervento, lo Schema di Massima seleziona i seguenti
“Sistemi”:
1.
2.
3.
4.
Sistema fisico
Sistema ambientale
Sistema agrario
Sistema insediativo
Gli interventi sul sistema ambientale si riferiscono principalmente all’individuazione e alla
definizione progettuale di aree la cui trasformazione produttiva sia compatibile con le
necessità di salvaguardia ambientale e di controllo e contenimento degli effetti
dell’inquinamento. La tutela del sistema ambientale viene prioritariamente prevista come
condizione necessaria per garantire una concreta coesistenza tra i valori da tutelare e le istanze
di sviluppo e le “possibilità di sfruttamento moderato del territorio”.
Il territorio del SIC “Complesso dei Monti di S. Ninfa-Gibellina e Grotta di S. Ninfa”, e in
particolare quello della Riserva, viene considerato all’interno delle Politiche per la tutela ed il
risanamento ambientale come area di pregio naturale e culturale che contribuisce a definire
un unico sistema di interesse naturale, assieme alle altre aree presenti nel territorio
provinciale. La Provincia, dunque, si propone di promuovere la formazione di nuovi parchi
naturali, e al contempo intende promuovere la valorizzazione economica del territorio
mettendo in circuito riserve e parchi sia naturali che archeologici, proponendo e strutturando
percorsi ed itinerari. Tale processo di valorizzazione dei beni culturali e naturali punta
pertanto a mettere in connessione il patrimonio esistente con il contesto territoriale di
riferimento, facendo di questo un presidio della memoria storica del territorio.
Al contempo, all’interno delle Politiche per i beni culturali, ambientali ed il turismo viene
fatto riferimento ad un processo di valorizzazione di tale patrimonio che non sempre appare
coerente, nelle attuali linee programmatiche del Progetto di Massima, con gli indirizzi di
tutela e salvaguardia necessari.
“Le aree tutelate rappresentano complessivamente il 3% circa del territorio
Provinciale. Una percentuale elevata rispetto ad altre province siciliane, ma
nettamente inferiore a quella rilevata a livello nazionale, in cui le aree protette
rappresentano circa il 7% del territorio totale. Su di esse si deve fare affidamento
per ampliare l’offerta ed accrescere i motivi di prolungamento delle permanenze
dei turisti. Invero nel campo della salvaguardia ambientale è finora prevalso un
orientamento strettamente conservazionista che ha di fatto rallentato, se non
proprio impedito, la valorizzazione economica di queste risorse. E la
valorizzazione, per evidenti ragioni di sostenibilità ambientale, non può che
essere quella di natura turistica”
Pianificazione urbanistica comunale
Gli strumenti urbanistici dei comuni nei cui territori ricade il SIC sono:
ƒ
Piano Regolatore Generale del comune di Santa Ninfa, approvato con D. A. n. 47 del
3/4/00;
ƒ
Piano Comprensoriale n. 4 per il comune di Gibellina, approvato con D.P. Reg. Sic. n.
6/A del 13/1/73.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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151
Piano Regolatore Generale di Santa Ninfa
Il Piano Regolatore Generale di Santa Ninfa si inserisce in un contesto territoriale
disciplinato, dal punto di vista urbanistico, dal Piano Comprensoriale n. 4 del 1973 (comuni di
Campobello di Mazara, Castelvetrano, Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale,
Salaparuta, Santa Margherita Belice, Santa Ninfa) e dal successivo Piano di Ricostruzione
relativo al centro abitato di Santa Ninfa.
Pur essendo stato approvato nel 2000, il P.R.G. non contiene al suo interno la perimetrazione
del SIC né, quindi, la relativa normativa di tutela e salvaguardia, derivante dal recepimento
della Direttiva Habitat (92/43/CEE) con il D.P.R. 357/97. Lo strumento urbanistico,
conseguentemente, non contiene previsioni o indirizzi specifici che tengano conto di tale
effettiva presenza.
Negli indirizzi generali, il P.R.G. integra linee di tutela a scelte di sviluppo e di crescita
insediativa. Dall'analisi della realtà territoriale nonché dai sopralluoghi effettuati, si evince
che il territorio di Santa Ninfa si caratterizza prevalentemente per le valenze paesaggistiche e
ambientali (gessi, aree boscate etc.) e dall'ordinamento colturale che offre un paesaggio
culturale di notevole interesse.
Tra le categorie di tutela, il P.R.G. evidenzia le seguenti:
ƒ
Naturalistica: relativa, in particolare, al patrimonio boschivo tutelato ai sensi della L.
431/85 e al patrimonio geomorfologico presente nella Riserva “Grotta di Santa Ninfa”;
ƒ
Archeologica: relativa alle diverse aree di interesse archeologico, tra le quali, in
particolare, la Necropoli di Monte Finestrelle.
In relazione alla regolamentazione dell’uso del suolo, nella Carta P1bis relativa alle
Destinazioni d’uso del territorio comunale, il territorio del SIC è interessato dalle seguenti
categorie di zone:
ƒ
ƒ
ƒ
Zona E Zona Agricola
Zone E1 Boschi
Fascia di rispetto ai sensi della L. 431/85.
Le Zone E1 sono quelle che coincidono con le aree boscate (Castellaccio e Finestrelle) e
appartengono al Demanio Forestale.
Le Fasce di rispetto sono quelle che, ai sensi della L. 431/85, per un’ampiezza di 200 metri, si
estendono lungo il perimetro delle aree boscate (Zone E1).
Le Zone E sono le zone agricole, che includono anche le aree in abbandono e non coltivate,
che occupano la rimanente parte del SIC.
Le Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G. specificano all’art. 10 che le “Zone E sono
destinate prevalentemente ad usi agricoli”. In particolare, all’art. 28 se ne specificano le
attività e gli usi consentiti: in esse, oltre alle attività connesse alla conduzione dei fondi
agricoli, inclusa la costruzione di edifici, è consentita la realizzazione di “costruzioni
residenziali” con un indice di densità fondiaria pari allo 0,03 mc/mq e con un numero di piani
fuori terra non superiore a due. Tale condizione, che rischia di tradursi in uno stimolo
all’edificazione, appare la principale causa del sistema di pressioni che incominciano ad
essere esercitate sul perimetro del SIC, in particolare in Contrada La Menta e intorno a Monte
Castellaccio, e più a Nord-Est, a Sud di Contrada Campanaro. Si tratta di edilizia residenziale
stagionale che sorge lungo le principali vie di comunicazione (SS n. 188 Centro Occidentale
Sicula e SP n. 75 della Magione nel tratto compreso tra Case della Magione e Casa Palermo) e
che, per le caratteristiche strutturali e architettoniche, appare scarsamente relazionata alla
conduzione agricola dei fondi.
Infine, all’art. 29 si specificano le attività e gli usi consentiti nelle Zone E1. Queste sono le
parti del territorio comunale coperte da boschi (rimboschimenti di Contrada Castellaccio e
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152
Monte Finestrelle); in esse “sono consentite tutte e sole le opere connesse alla manutenzione e
gestione dell’ambiente naturalistico, quali sistemazioni di terreno, realizzazioni di sentieri,
rimboschimenti”.
Nelle relative fasce di rispetto (art. 37) non è consentita alcuna nuova costruzione, e qualsiasi
modificazione della naturale configurazione dei luoghi e dello stato di fatto va
preventivamente assoggettata al parere della Soprintendenza. La normativa di settore ha
subito negli anni numerose modifiche ed oggi le fasce di rispetto attorno ai boschi non si
configurano più come aree ad inedificabilità assoluta. In ragione della diversità delle norme
del PRG, che appaiono più rigorose rispetto a quelle della normativa di settore, appare urgente
un chiarimento sul reale regime di vincolo vigente nelle fasce attorno ai boschi, ed un
monitoraggio sulla regolarità delle costruzioni sinora realizzate, con particolare riferimento
alle aree di M. Castellaccio esterne al SIC, già nello Studio Agricolo forestale del 1991
realizzato a supporto del P.R.G. era stata classifica come Zona di elevato interesse
paesaggistico-ambientale.
La normativa che regolamenta l’attività edilizia in corrispondenza delle fasce di rispetto delle
aree boscate è oggi la L. R. 6/2001 “Disposizioni programmatiche e finanziarie per l'anno
2001”. Si tratta di una legge finanziaria che, come spesso succede, introduce elementi di grave
deregolamentazione delle norme di tutela del territorio, questa volta riferita alle fasce di
rispetto delle aree boscate che vengono di fatto assimilate alle aree agricole (in riferimento
alla densità edilizia territoriale consentita).
In relazione allo stato di attuazione del P.R.G., in seguito agli incontri con i responsabili degli
uffici tecnici del comune di Santa Ninfa, si rileva che la discarica per sfabbricidi prevista in
pieno SIC, non verrà realizzata.
Infine, si sottolinea che il valore del paesaggio del SIC è stato rilevato in sede di approvazione
definitiva del PRG: nel Decreto Assessoriale n. 47 del 3/4/00 di approvazione del Piano
Regolatore Generale, del Regolamento Edilizio e delle Prescrizioni esecutive del comune di
Santa Ninfa, il dimensionamento delle zone residenziali di edilizia stagionale, tendente a
soddisfare anche fabbisogni di provenienza extracomunale, viene notevolmente
ridimensionato e soprattutto concentrato in prossimità del centro abitato.
In considerazione del potenziale danno sull’attuale configurazione dell’ambiente e del
paesaggio e in relazione alla ingiustificata necessità di espansione edilizia, il Decreto
Assessoriale elimina le previsioni di zone di espansione edilizia (Zone C3), in diverse parti
del territorio comunale e tra queste, per quel che riguarda il SIC, quelle previste in contrada
Castellaccio.
“Non si condividono le previsioni di edilizia stagionale C3.1, C3.2, C3.3, C3.4,
C3.5, C3.6, C3.7 esterne al centro urbano per le motivazioni sopra citate anche
in considerazione del fatto che le stesse si collocano in un contesto territoriale
interessato dalla presenza di orditure colturali che va preservato per la valenza
paesaggistica del territorio. Pertanto le stesse sono classificate zone E verde
agricolo”.
Piano Comprensoriale n. 4 - Gibellina
Il comune di Gibellina, a quasi quarant’anni dalla sua redazione, è ancora oggi dotato di uno
strumento urbanistico obsoleto quale è il Piano Comprensoriale n. 4, approvato per la
ricostruzione dei centri abitati della Valle del Belice colpiti dall’evento sismico del 1968.
Dei comuni colpiti dal terremoto, per Gibellina stessa e per Salaparuta, Poggioreale e
Montevago il piano Comprensoriale prevede il trasferimento dei centri abitati.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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153
Il centro abitato di Gibellina è stato ricostruito a circa 18 Km dal sito originario, in una zona
pianeggiante vicina alle grandi vie di comunicazione (stazione ferroviaria di Salemi e
autostrada Palermo-Mazara del Vallo).
In base a quanto stabilito dalla normativa regionale, il Piano Comprensoriale, con efficacia di
P.R.G., è stato attuato attraverso la redazione di Piani Particolareggiati e di Piani di
lottizzazione. Il Comprensorio n. 4 è stato suddiviso in 19 zone.
Se per il centro abitato di Gibellina il Piano Comprensoriale ha previsto il totale trasferimento
con un evidente impatto sul contesto ambientale, per il territorio attualmente interessato dal
SIC non risulta presente alcuna indicazione di trasformazione/conservazione territoriale,
eccetto l’individuazione delle zone archeologiche di monte Finestrelle (Gibellina) e
Castellaccio (Santa Ninfa) che il Piano classifica come Zone V6 la cui destinazione è “Verde
archeologico”.
L’art. 28 (Titolo quinto - Zone a Verde) delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano
Comprensoriale prevede per tali zone la sistemazione a verde e la realizzazione di opere e
“attrezzature a sevizio delle zone archeologiche [...] che possono essere promosse solo dalle
competente Soprintendenza”. Per tutto il resto del territorio, il Piano Comprensoriale prevede
la prevalente destinazione a Zona E “Verde agricolo”.
Precedendo cronologicamente la perimetrazione del SIC e non prevedendo significative
azioni di trasformazione del territorio da questo interessato, il Piano Comprensoriale non
presenta condizioni di conflittualità con le istanze di tutela previste per il SIC.
Il recepimento e l’attivazione delle misure di tutela preventive previste dalla Direttiva Habitat
(92/43/CEE) e dal D.P.R. 357/97 da parte dei soggetti territoriali presenti, ed in particolare da
parte dei comuni interessati, registra grandi ritardi e difficoltà di attuazione. Infatti, in
generale a livello comunale in pochissimi casi i tecnici sono al corrente dell’esistenza di un
SIC sul territorio del proprio comune, ignorandone comunque l’estensione territoriale, la
natura reale e quella giuridica, gli adempimenti normativi consequenziali (es. Valutazione di
incidenza) etc..
In relazione a quanto detto, le più significative condizioni di incoerenza territoriale legate agli
aspetti normativi e pianificatori presenti vanno rintracciate nell’assenza del SIC negli
strumenti di pianificazione urbanistica comunale i cui iter di formazione precedono la data di
individuazione e perimetrazione del SIC. Risulta pertanto di prioritaria importanza
l’introduzione del perimetro del SIC e della relativa normativa di salvaguardia e tutela nella
futura revisione degli strumenti di pianificazione urbanistica comunale.
In relazione alle specificità del territorio interessato dal SIC e in rapporto ai fenomeni naturali
e antropici che agiscono su di esso, la coerenza tra le politiche di
trasformazione/conservazione del territorio e le istanze di tutela del SIC va rintracciata tra le
quattro componenti che informano gli strumenti di pianificazione e programmazione:
1.
2.
3.
4.
politiche di tutela ambientale;
politiche forestali;
politiche agricole;
fenomeni insediativo di tipo residenziale.
In relazione agli strumenti analizzati, a livello territoriale il quadro delle politiche in atto
restituisce un territorio fortemente interessato da azioni ed interventi finalizzati tanto alla
conservazione del patrimonio esistente (patrimonio culturale naturale e antropico), quanto alla
promozione dello sviluppo locale (settore agricolo e turistico), che tuttavia risultano
scarsamente coordinati tra loro. Tale condizione va principalmente attribuita all’assenza di
una pianificazione territoriale d’area vasta che costituisca il quadro di riferimento istituzionale
per le azioni di tutela (Piano Paesistico Ambito 3) e di sviluppo del territorio (Piano
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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154
Territoriale della Provincia di Trapani) e che metta a sistema la moltitudine di politiche in atto
che spesso si sovrappongono e che appaiono utili più ad attrarre risorse finanziarie esterne a
fini quasi esclusivamente privati che a innescare reali processi di sviluppo di qualità.
A ciò si somma, a livello locale, l’inadeguatezza e il mancato aggiornamento degli strumenti
urbanistici comunali (P.R.G. di Santa Ninfa e P.C. n. 4 - Gibellina), nel caso di Gibellina
addirittura obsoleti in quanto riferiti ad un momento storico completamente diverso, che, oltre
a non riportare la perimetrazione del SIC, contengono indicazioni che potrebbero causare
progressivi e significativi impatti sul patrimonio culturale (habitat/specie e paesaggio) in esso
presente (edificabilità a fini residenziali in zona agricola prevista dal P.R.G. di Santa Ninfa).
Infine, in assenza di una pianificazione urbanistico-territoriale aggiornata e adeguata alle
esigenze di tutela del SIC, un significativo ruolo di coordinamento nelle azioni di
salvaguardia ricadenti in questo territorio è svolto dall’Ente Gestore della Riserva “Grotta di
Sanata Ninfa” che, oltre alla costruzione di quadri analitico-conoscitivi che assumono come
ambito di riferimento l’intero territorio del SIC, coordina di fatto il sistema di interventi
realizzati a servizio sia della Riserva sia del SIC. Ciò, già prima delle indicazioni fornite dalla
Regione Siciliana per l’elaborazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000, ha consentito
la predisposizione di quadri conoscitivi ampli e organici ampliati in sede di redazione del
Piano.
Nell’ambito di tale attività, risultano inoltre di particolare rilevanza ai fini di un governo
integrato delle istanze di tutela e salvaguardia con le esigenza di sviluppo socio-economico
del territorio i partenariati stipulati tra l’Ente Gestore della Riserva e gli altri enti che agiscono
su questo territorio al fine di garantire un adeguato coordinamento degli interventi e la
maggiore efficienza possibile nelle azioni di tutela.
I principali partenariati stipulati sono:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Protocollo di Intesa (stipulato nel 1998 e tuttora valido) con l’Azienda Regionale
Foreste Demaniali per la gestione naturalistica dei rimboschimenti ricadenti nel
territorio della riserva naturale;
Protocollo di Intesa (stipulato nel 2006 e tuttora valido) con privati per la gestione della
Conca del Biviere e la mitigazione degli impatti causati dalle lavorazioni agricole;
Accordo con privati (stipulato nel 2006) per la cessione di aree in comodato d’uso
gratuito;
Accordo con privati (stipulato nel 2008) per la gestione naturalistica di aree.
2.3.6.6 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione territoriale
(D.5; D.6)
Dal punto di vista delle politiche territoriali, il territorio del SIC si inserisce al centro di un
vasto comprensorio a forte economia agricola, che si estende nella zona centro-orientale della
Provincia di Trapani, comprendendo i comuni della Valle del Belìce: Vita, Salemi, Gibellina,
Santa Ninfa, Poggioreale, Salaparuta, Partanna e Castelvetrano. Le politiche territoriali
presenti, interessando principalmente il comparto agricolo, sono quindi caratterizzate
prevalentemente dal processo di riconversione produttiva che ha visto negli ultimi venti anni
la progressiva sostituzione delle colture cerealicole con le colture viticole e l'affermarsi, in
alcune zone, dell'oliva nocellara del Belice. Accanto a questi settori, inoltre, la “rinascita”
socio-economica che investe il cotesto territoriale di riferimento interessa anche le più recenti
politiche sul turismo e sul recupero del patrimonio culturale.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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155
Gli strumenti di programmazione territoriale che interessano i comuni nei cui territori ricade il
SIC sono:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Patto Territoriale Agricolo “Valle del Belice” (Santa Ninfa e Gibellina);
Piano Strategico ”Valle del Belice” (Santa Ninfa e Gibellina);
PIT Alcesti (Santa Ninfa);
PIT Alcinoo (Gibellina);
Progetto CISTE
Piano per gli Insediamenti Produttivi
Progetti della riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa”
Patto Territoriale Agricolo “Valle del Belìce”
Il Patto Territoriale, che interessa i comuni di Contessa Entelina, Menfi, Montevago,
Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice, Santa Ninfa e
Vita, è finalizzato alla promozione dello sviluppo dell’agricoltura attraverso l’erogazione di
finanziamenti ai produttori locali. Con il decreto dell’11.5.2001 il Ministero ha ammesso a
finanziamento n. 53 iniziative imprenditoriali distribuite sui comuni del comprensorio, per un
totale di investimenti agevolabili di circa € 25.500.000,00. Gli investimenti riguardano tre
Aree di Intervento:
ƒ
ƒ
ƒ
Interventi per il miglioramento della produzione primaria e/o della condizioni di
trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli;
Interventi per il miglioramento delle condizioni di trasformazione e di
commercializzazione dei prodotti agricoli da parte di Cooperative e Associazioni
agricole;
Interventi per la promozione dei prodotti e dei servizi offerti dalle Associazioni.
Piano Strategico “Valle del Belice”
Il Piano Strategico interessa i comuni di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Santa Ninfa,
Vita, Partanna, Salaparuta, Poggioreale, Salemi, Calatafimi –Segesta, Gibellina, Menfi, Santa
Margherita Belice, Sambuca di Sicilia, Montevago. La scelta dell’area vasta comprendente i
comuni indicati nasce dalle caratteristiche di omogeneità di una porzione di territorio
fortemente caratterizzato da risorse endogene da valorizzare a fini turistico-relazionali. In
particolare nell’area insistono zone culturali e archeologiche di notevole prestigio (Parco di
Selinunte, Parco di Segesta, Cave di Cusa, Grotta di Santa Ninfa, Rotta dei Fenici) e aree
termali di pregio (Comune di Montevago e Comune di Calatafimi). Inoltre, tutti i comuni
dell’area sono accomunati dalla produzione di un prodotto di qualità (olio, nocellara del
Belice, Vino doc di Salaparuta - Planeta – Donna Fugata, Formaggio del Belice) che dovrà
essere valorizzato anche per fini turistici.
PIT Alcesti
Il Progetto Integrato Territoriale “Alcesti” è indirizzato al potenziamento della qualità
dell’offerta turistica dell’area, attraverso la realizzazione di nuovi servizi e l’articolazione e
differenziazione del prodotto turistico nel suo complesso. L’idea forza del PIT si articola
intorno alla volontà di potenziare l’offerta turistica attraverso l’incremento della qualità e
della quantità delle risorse turistico-culturali, naturalistiche e produttive fondamentali per lo
sviluppo socio-economico dell’area, partendo proprio dal turismo di qualità come strumento
per migliorare i servizi esistenti e attivare nuove destinazioni turistiche e nuova occupazione
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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156
attraverso un complesso di interventi in grado di coagire sui diversi elementi che costituiscono
il prodotto turistico.
Gli obiettivi specifici del PIT si concentrano principalmente sui seguenti aspetti:
1. l’integrazione dell’offerta turistica in maniera da attivare la compartecipazione
dell’intero territorio stimolando la riattivazione e l’infrastrutturazione di itinerari visti
alla base della qualità dell’offerta del patrimonio ambientale al fine di decongestionare
i centri maggiori di Selinune e Segesta;
2. la sostenibilità dell’offerta come elemento di base in direzione della quale orientare la
gestione del territorio, funzionale alla realizzazione di nuovi prodotti di offerta
turistica, rivolti a segmenti di domanda emergenti, in particolare quello culturale e
paesaggistico.
In relazione al territorio del SIC, il PIT ha finanziato il progetto “Opere di prima
infrastrutturazione della riserva naturale Grotta di Santa Ninfa e valorizzazione cavità
sotterranea in c/da Grotte/Biviere”. Il progetto, localizzato in aree esterne al SIC ma pensato
ed attivato nell’ottica di una migliore gestione e promozione della riserva e dello stesso SIC, è
stato promosso dal Comune di Santa Ninfa in collaborazione con l’Ente gestore della Riserva
“Grotta di Santa Ninfa”, e prevede:
- l’acquisizione del Castello di Rampinzeri e le relative azioni di primo consolidamento
e restauro. All’interno del Castello troveranno spazio la sede della Riserva, il Centro
Documentazione ed il Centro Visitatori, e potrà esservi allocato anche il centro studi
sul Carsismo;
- la realizzazione del collegamento funzionale tra Castello - futura sede della riserva ed
il territorio protetto, attraverso la riqualificazione di percorsi in terra battuta già
esistenti e la collocazione di opportuna segnaletica.
Attualmente è stata completata l’acquisizione del Castello di Rampinzeri, per il quale sono in
corso gli interventi di recupero.
PIT Alcinoo
Il Progetto Integrato Territoriale “Alcinoo” si propone come obiettivo generale quello di
promuovere l'aumento complessivo di valore aggiunto delle produzioni agricole e turistiche
rurali attraverso un approccio integrato che favorisca l'interconnessione tra le diverse risorse
del territorio in una logica di sistema. L’idea forza del PIT punta a valorizzare la tradizione
agricola della zona e la presenza di prodotti tipici per farne il punto di forza di un modello di
“accoglienza rurale sostenibile”. Il modello di sviluppo che propone si basa sulla
valorizzazione della vocazione agricola attraverso la qualificazione delle produzioni, la
diversificazione delle attività aziendali e la promozione di forme di coordinamento e messa in
rete degli operatori agricoli. Il modello di sviluppo rurale sostenibile da affermare si basa
quindi: sulla promozione delle produzioni agricole di qualità ad alto valore aggiunto, anche
attraverso l’intervento sulle filiere di trasformazione, sull’integrazione delle attività agricole
con l’offerta di servizi per il turismo rurale, culturale ed enogastronomico, sulla definizione e
promozione sui mercati italiani ed esteri dell’identità locale dell’area.
L’obiettivo generale si specifica nei seguenti obiettivi specifici:
1. il riconoscimento della qualità e la riscoperta dell’identità dell’area per i prodotti ed i
servizi anche attraverso la realizzazione di specifici marchi territoriali di
riconoscimento;
2. il rafforzamento della filiera del vino e dei prodotti tipici, attraverso un processo
integrato di qualificazione dei prodotti, organizzazione della produzione e
commercializzazione;
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
157
3. la infrastrutturazione mirata del territorio finalizzata a favorire la sua valorizzazione
(infrastrutture turistiche, collettive a servizio delle filiere, infrastrutture di supporto
alla qualità dell’ambiente e della vita);
4. il consolidamento delle attività produttive già presenti e/o la creazione di nuove
attività imprenditoriali con particolare riferimento alle iniziative di valorizzazione
turistica;
5. la realizzazione di uno strumento di valorizzazione globale del territorio di rilevante
ritorno di immagine e di efficace visibilità e quindi valido veicolo di comunicazione
(percorso del Gusto), come progetto pilota nell’ambito della strategia di sviluppo
dell’intera provincia,con particolare riferimento al progetto CISTE;
6. l’aumento del flusso turistico nell’area e della vendita di prodotti tipici a maggior
valore aggiunto.
Con il PIT agli interventi approvati è stato riconosciuto un finanziamento complessivo pari a
€ 29.996.558,00.
Progetto CISTE
“La via del Sale e il Patrimonio della Sicilia Occidentale” è un progetto europeo che vede
coinvolte regioni spagnole, francesi e irlandesi nella promozione di servizi turistici integrati.
Obiettivo del progetto è quello di sviluppare un sistema di costruzione di itinerari basato su
siti:
- adeguati a standard qualitativi e quantitativi;
- con sistemi comunicativi sinergici e supporti infrastrutturali omogenei;
- collegati da un Tema territorialmente caratterizzante,
- che stimolano l’interesse delle popolazioni locali e la mobilità dei turisti.
CISTE è un’associazione senza fini di lucro di diritto francese, a composizione europea,
registrata su GU FR 14-08-1996. La Provincia Regionale di Trapani, uno dei fondatori
dell’Associazione, con il supporto tecnico dell’Azienda Provinciale del Turismo, ha realizzato
il progetto europeo Ciste (già finanziato dalla Commissione europea ART.10 FESR).
Piano per gli insediamenti produttivi
Pur ricadendo in un altro settore di interesse, si segnala che il piano per gli insediamenti
produttivi locale ha visto la realizzazione, nel Comune di Santa Ninfa, di un Centro Servizi,
ubicato lungo la statale 119 che collega Castelvetrano e Partanna, in collaborazione con gli
altri comuni della Valle del Belice. Tale Centro è stato concepito come struttura polivalente
accentratrice di tutti quei servizi di supporto alle attività produttive. L’opera è stata finanziata
dall’Assessorato Regionale alla Cooperazione con fondi dell’Unione Europea. Le aree sono
già state assegnate ad artigiani e a piccole e medie imprese industriali.
Progetti della Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa”
Più direttamente coinvolgenti il territorio del SIC, sia per ubicazione che per settore di
interesse (riqualificazione ambientale, promozione della fruzione) sono i progetti elaborati e/o
proposti dall’ente gestore della riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa”, il cui territorio ricade
per il 90% all’interno del SIC; gli interventi di gestione della riserva contribuiscono quindi
direttamente alla tutela del SIC. Inoltre, per quanto riguarda la porzione del SIC esterna alla
riserva (circa 500 Ha), l’Ente gestore della riserva ha inviato ai Comuni di Santa Ninfa e
Gibellina indicazioni inerenti la normativa relativa al SIC, promuovendo al contempo indagini
scientifiche indirizzate alla conoscenza del SIC e svolgendo anche un’azione di vigilanza.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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158
Tra gli interventi promossi dall’Ente Gestore della Riserva, attualmente in fase di ultimazione
da parte dell’Azienda Foreste Demaniali – UPA di Trapani e del Comune di Santa Ninfa
(amministrazioni pubbliche nella qualità di stazioni appaltanti della Riserva) si citano i
seguenti progetti:
ƒ
Individuazione e recupero del sentiero pedonale della Valle del Biviere, finalizzato al
potenziamento ed alla promozione della fruizione naturalistica sostenibile;
ƒ
Salvaguardia dei biotopi e interventi di restauro ambientale nella Valle del Biviere,
relativo ad interventi di riqualificazione ambientale di tratti del torrente Biviere e
finalizzato all’aumento della biodiversità;
ƒ
Sistemazione e riqualificazione del tracciato viario esistente di accesso alla Riserva,
finalizzato al potenziamento ed
alla promozione della fruizione naturalistica
sostenibile;
ƒ
Acquisizione e recupero dell’area circostante la Grotta di Santa Ninfa, finalizzato alla
riqualificazione di aree degradate, all’aumento della biodiversità, al potenziamento della
fruizione sostenibile; quest’ultimo progetto è esterno al perimetro del SIC, ma ricade in
aree omogenee e limitrofe al SIC, che si vorrebbe inserire all’interno del SIC, ed inoltre
è in stretto collegamento funzionale con l’area del SIC.
2.3.6.7 Analisi e valutazione della coerenza di altri piani e regolamenti vigenti che incidono
sul territorio e sulla conservazione di specie e habitat (D.5; D.6; D.7)
Vengono presi in esame alcuni dei principali strumenti di programmazione e regolamentari
attualmente vigenti sul territorio e che hanno un’incidenza (talvolta negativa) sul Sito e sulla
conservazione degli habitat e delle specie.
Vengono formulate altresi’ delle osservazioni sul grado di idoneità degli stessi al
perseguimento degli obiettivi ed al rispetto delle disposizioni attuative della Direttiva 92/43.
Regolamento della Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa” – zona B
Come si evince dall’analisi dell’inquadramento territoriale e della carta dei vincoli, circa 100
ettari del SIC ricadono all’interno della zona B (preriserva) della Riserva Naturale Integrale
“Grotta di Santa Ninfa”.
Il regolamento costituisce parte integrante del decreto istitutivo dell’area protetta approvato
nel 1995. Si riportano le principali disposizioni che concorrono alla tutela degli aspetti
naturalistici evidenziati nel quadro conoscitivo.
All’interno della zona di preriserva è consentito esercitare le attività agricole e zootecniche,
purché condotte a livello di impresa agricola esistenti, ed effettuare mutamenti di colture
nell'ambito delle coltivazioni tradizionali della zona, in considerazione delle esigenze proprie
dei cicli colturali. Eventuali trasformazioni di tipo diverso, che possono modificare il
paesaggio agrario caratteristico della zona o che comportino movimenti di terra, dovranno
essere sottoposte a preventivo nulla osta dell'ente gestore.
Il pascolo è consentito nei limiti necessari ad assicurare il mantenimento ed il ripristino della
copertura vegetale e la rinnovazione naturale del cotico erboso, previa apposita autorizzazione
dell'ente gestore il quale determinerà i limiti temporali, le zone e il numero di capi di bestiame
ammissibile, eventualmente distinti anche per specie.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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Gli interventi sui popolamenti forestali sono consentiti esclusivamente per finalità
naturalistiche e gli interventi di rimboschimento delle zone nude e di ricostituzione boschiva
delle aree degradate devono rispondere a criteri naturalistici e devono essere realizzati
impiegando specie autoctone e sistemi di preparazione del suolo localizzata.
E' inoltre incentivato il mantenimento di colture tradizionali, l'utilizzo di tecniche biologiche
nonché la conversione in tecniche biologiche delle tecniche agricole e colturali praticate.
Dal punto di vista urbanistico-edilizio il regolamento prevede la sostanziale inedificabilità, e
le nuove costruzioni devono avere esclusiva destinazione d'uso finalizzata alla fruizione e
all'attività di gestione della riserva.
Nelle more di approvazione del piano di utilizzazione di cui all'art. 22 della legge regionale n.
98/81 e successive modifiche ed integrazioni, è consentito effettuare sugli immobili esistenti
gli interventi di cui alle lettere a), b), c) e d) dell'art. 20 della legge regionale n. 71/78 (gli
interventi di cui alla lettera d) sono consentiti esclusivamente per le finalità di gestione della
riserva, mentre il restauro e il risanamento conservativo e la ristrutturazione sono consentiti
per volumi già esistenti e non per tracce di fabbricati assimilabili a ruderi;); le eventuali
mutazioni di destinazione d'uso degli immobili oggetto degli anzidetti interventi sono
consentite solo se strettamente funzionali al proseguimento delle attività ammesse o
funzionali all'attività di gestione dell'area protetta; effettuare interventi di manutenzione
ordinaria e straordinaria sulle strade rotabili esistenti nel rispetto delle attuali caratteristiche
planoaltimetriche, tipologiche e formali.
Per gli interventi ammissibili è previsto il nulla osta dell’Ente gestore.
Ferma restando l'osservanza dei divieti previsti dalla vigente normativa statale e regionale in
materia di tutela dei beni culturali ed ambientali e del paesaggio, di tutela del suolo, delle
acque e dell'aria dagli inquinamenti, di forestazione e polizia forestale e di esercizio
venatorio, all’interno della riserva vigono alcuni particolari divieti riguardanti in particolare:
qualsiasi attività comportante trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio, ivi
comprese: l'apertura di nuove strade o piste; la costruzione di elettrodotti, acquedotti, linee
telefoniche e di impianti tecnologici a rete; l'esercizio di qualsiasi attività industriale;
realizzare discariche e qualsiasi altro impianto di smaltimento di rifiuti; impiantare serre;
eseguire movimenti di terreno, salvo che per motivi connessi ad attività consentite dal
regolamento.
Inoltre è vietato esercitare la caccia, apportare qualunque forma di disturbo alla fauna
vertebrata ed invertebrata, distruggere o asportare vegetali di ogni specie, l 'introduzione di
specie estranee alla flora ed alla fauna autoctone, istituire centri e aziende che prevedano
comunque la cattura e/o l'abbattimento della fauna selvatica o di allevamento.
Il regolamento della riserva prevede altresi’ l’erogazione di indennizzi quando per il
perseguimento delle finalità istituzionali della riserva si verifichino riduzioni dei redditi agrosilvo-pastorali.
Il regolamento della riserva contiene disposizioni sufficienti a garantire la conservazione degli
habitat e delle specie e non contiene obiettivi conflittuali con le disposizioni generali ed
attuative della Direttiva 92/43.
Tuttavia alcuni strumenti operativi importanti, soprattutto nel campo della pianificazione
territoriale e del sostegno alle attività tradizionali non sono stati ancora attuati. Basti pensare
alla mancanza del Piano di Utilizzazione (che i Comuni non hanno redatto) o alla mancata
predisposizione da parte dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del Programma di
Intervento a sostegno delle attività tradizionali.
L’Ente Gestore della Riserva ha avviato e realizzato alcuni importanti interventi nel campo
della rinaturalizzazione del territorio, della conservazione delle emergenze naturalistiche e
della fruzione dell’area, stipulato un protocollo d’intesa con l’Azienda Foreste Demaniali –
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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UPA di Trapani per la gestione naturalistica dei demani forestali ricadenti all’interno della
riserva, acquisito in comodato dei terreni ricadenti all’interno del SIC per finalità di
conservazione stipulando un contratto con un’azienda agricola al fine di inziare a gestire in
modo sostenibile le aree coltivate.
Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013
Nel febbraio 2008 la Commissione Europea ha approvato il Programma di Sviluppo Rurale
(PSR) della Sicilia per il periodo 2007-2013. Il PSR consentirà l’attuazione degli interventi
necessari a sostenere lo sviluppo del settore agricolo, alimentare e forestale, nonché la
conservazione e valorizzazione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile dei territori rurali della
regione nei prossimi 7 anni.
La strategia regionale persegue, da un lato, il rafforzamento del sistema produttivo e il suo
rilancio competitivo, dall’altro l’integrazione delle componenti territoriali, sociali economiche
e ambientali, e la valorizzazione del ruolo multifunzionale dell’agricoltura. Il Programma
incentiva anche l’adozione di percorsi di progettazione integrata diretti a favorire la maggiore
organicità degli interventi e un maggiore livello di concentrazione delle risorse disponibili
attraverso l’uso combinato di più misure e/o l’associazione tra più beneficiari. Coerentemente
con questo obiettivo, il Programma è orientato al rafforzamento del ruolo dei partenariati
locali, utilizzando “Leader” quale strumento privilegiato per la realizzazione di programmi di
sviluppo locale. Il Programma si articola su quattro “Assi” e circa 30 “Misure”, che
definiscono gli ambiti dell’intervento regionale per le aree rurali.
Asse prioritario 1: miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale;
Asse prioritario 2: ambiente e gestione del territorio;
Asse prioritario 3: diversificazione dell'economia rurale e qualità della vita in ambiente rurale;
Asse prioritario 4: Leader.
Il Piano di Sviluppo Rurale contiene un’articolata analisi di contesto che in alcuni casi è utile
premettere per comprendere meglio obiettivi, coerenza e limiti del documento stesso, anche in
relazione alle possibilità offerte ai territori che ricadono all’interno del SIC in esame.
Il sistema agro-alimentare siciliano deve far fronte ai cambiamenti innescati dalle recenti
riforme e principalmente dalla riforma della Politica Agricola Comune (PAC). Il
“disaccoppiamento” e la “condizionalità”, infatti, dischiudono prospettive (autosufficienza
energetica, colture energetiche rinnovabili, diversificazione produttiva, agricoltura
multifunzionale) del tutto nuove e in gran parte ancora da esplorare per l’impresa agricola,
chiamata ad operare le sue scelte in un quadro di convenienze economiche non più
determinate dagli strumenti di sostegno bensì dalle reali dinamiche dei mercati agroalimentari
liberalizzati.
Per ciò che riguarda l’uso del suolo, dai dati di contesto contenuti nel PSR, risulta che la
maggior parte della superficie regionale (63,5%) è coperta da territorio agricolo, seguono gli
ambienti naturali con il 23,8%, i territori boscati prevalentemente boschi degradati e di
latifoglie) con il 7,5% e, le superfici artificiali (urbanizzazione, infrastrutture, industrie, porti
etc.) che occupano il 4,8% del territorio.
L’erosione idrica è, nel territorio siciliano, il più importante e diffuso processo di
degradazione del suolo.
La superficie forestale siciliana ammonta a 338.171 ettari. Di questi, secondo la
classificazione FAO-FRA 2000, 256.303 ettari (il 75,8%) sono “bosco” mentre 81.868 (il
24,2%) costituiscono “altre terre boscate”. L’indice di boscosità regionale, pari al 13,2%, è
nettamente inferiore a quello nazionale, pari al 34,7%.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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Per quanto riguarda l’uso agricolo del suolo, la superficie agricola utilizzata (SAU), che è di
1.250.703 ettari, è rappresentata quasi per la metà (il 49,4%) dai seminativi, a seguire le
coltivazioni legnose agrarie (31,8%) e infine i prati permanenti e pascoli che occupano quasi
il 19%.
Con riferimento, invece, alla struttura del tessuto aziendale agricolo il numero di aziende
agricole in Sicilia al 2005 ammonta a 246.992, e fa registrare una diminuzione del 15,5%
rispetto al 2000.
La dimensione media aziendale in termini di SAU nel 2005 è pari a 5 ettari. L’analisi della
dimensione fisica mette in evidenza che il 31% delle aziende agricole (pari a 76.649 aziende)
ha meno di un ettaro di SAU e occupa però soltanto il 3,2% della SAU regionale; il 48% ha
una superficie agricola utilizzata tra 1 e 5 ettari, e occupa il 22% della superficie agricola
siciliana; quasi il 20% delle aziende si trova nella classe 5-20 ettari, e appena l’1,3%, pari a
3.122 aziende, ha un’estensione superiore ai 50 ettari, coprendo però ben il 25% della SAU
regionale. Con riferimento alla dimensione aziendale in termini di UDE si conferma in Sicilia
la prevalenza delle aziende di piccola dimensione; infatti il 57,9% non raggiunge le quattro
UDE (quindi i 4.800 euro di RLS) mentre le aziende oltre 12 UDE sono il 17,7% e
intercettano il 61% della SAU.
In generale l’analisi della tendenza regionale mostra una diminuzione del numero di aziende
agricole, la lieve flessione della SAU, l’aumento della dimensione in termini di reddito lordo
standard aziendale in UDE.
Secondo i dati Eurostat 2000 la percentuale di agricoltori siciliani che ha una formazione di
base o completa ad indirizzo agricolo in Sicilia è pari al 4,3%.
Di rilievo la presenza di produzioni di alta qualità a forte immagine, anche per la presenza di
produzioni DOP, IGP, DOC, IGT. Nell’ambito delle produzioni di qualità un ruolo importante
per l’agricoltura regionale è rivestito anche dal comparto dell’agricoltura biologica. La Sicilia,
infatti, può annoverarsi tra le regioni con le più ampie basi produttive.
Appare utile riportare la tabella dell’analisi SWOT contenuta nel PSR Sicilia 2007/2013:
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Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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In funzione del diverso grado di ruralità, in Sicilia sono state identificate quattro tipologie di
aree rurali che coprono l’intero territorio regionale e costituiscono la base di riferimento per la
territorializzazione delle azioni del PSR.
Il territorio regionale è così ripartito in quattro aree:
A. Aree urbane.
B. Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata.
C. Aree rurali intermedie .
D. Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.
Il territorio del SIC in esame (comuni di Santa Ninfa e Gibellina) ricade nella macroarea C.
In relazione a tale previsione, appare utile analizzare la distribuzione delle priorità territoriali
per asse.
Asse PSR
ASSE 1
ASSE 2
ASSE 3
ASSE 4
Priorità territoriale individuata dal PSR
Nessuna priorità territoriale
Priorità determinate da altre specifiche normative
comunitarie anche in materia ambientale (aree
montane, zone svantaggiate, siti Natura 2000,
zone vulnerabili ai nitrati, ecc)
Macroaree C (aree rurali intermedie) e D (aree
rurali con problemi complessivi di sviluppo)
Macroarea B(aree rurali ad agricoltura intensiva)
con riferimento alle misure 311, 313, 321
Macroaree C (aree rurali intermedie) e D (aree
rurali con problemi complessivi di sviluppo), con
alcuni interventi nelle macroarea B(aree rurali ad
agricoltura intensiva specializzata)
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Nel Piano di Sviluppo Rurale, con particolare riferimento alle aree di interesse naturalistico ed
ai Siti Natura 2000, si dichiarano come fabbisogni di intervento la conservazione della
biodiversità (tra le massime priorità), seguita dalla tutela e diffusione di sistemi agroforestali
ad alto valore naturalistico, dal mantenimento delle attività agricole e zootecniche tradizionali
nelle zone svantaggiate, dalla diffusione di pratiche agricole e forestali sostenibili finalizzate a
preservare ed a migliorare le risorse naturali (acqua, suolo, biodiversità), dalla difesa dagli
incendi e dalla mitigazione dell’effetto serra e contrasto al cambiamento climatico.
In funzione dell’analisi dei fabbisogni emersi dall’analisi di contesto e al fine di dettagliare ed
adattare la strategia definita a livello nazionale dal PSN e dagli Obiettivi Comunitari
Strategici in materia di sviluppo rurale, il programma individua le priorità strategiche
regionali per asse cui discendono la scelta e la gerarchia delle misure di sviluppo.
La strategia dell’Asse 1 è relativa al miglioramento della competitività dei settori agricolo e
forestale. È volta quindi al miglioramento della capacità imprenditoriale e tecnico
professionale degli addetti ed al ringiovanimento del tessuto imprenditoriale,
all’ammodernamento e sviluppo di un sistema di imprese competitivo, al potenziamento ed
all’ampliamento delle reti infrastrutturali ed alla promozione e sviluppo delle produzioni
agricole di qualità.
L’Asse 2 riguarda il miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale il cui obiettivo quindi
è valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio attraverso
interventi volti a promuovere la tutela e/o la conservazione del paesaggio agro-forestale,
l’equilibrio territoriale, la diffusione di pratiche agricole e forestali sostenibili, nonché le
iniziative ambientali ed economiche che procurano benefici alle comunità rurali. Le sue
misure, imperniate sulla salvaguardia dell’ambiente, si affidano, nel loro insieme, all’utilizzo
di pratiche produttive aziendali ecosostenibili, che possano contribuire alla salvaguardia ed
alla valorizzazione delle caratteristiche peculiari del territorio regionale, cercando di fornire
un valore aggiunto alle attività, sia agricole sia complementari ad esse, che consenta di
conseguire un vantaggio competitivo.
Le misure che concorrono alle priorità regionali individuate per l’Asse 2 sono:
- La conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto
valore naturalistico. Nella nuova programmazione la Regione intende proseguire nel sostegno
agli agricoltori che contribuiscono alla conservazione della biodiversità e in generale alla
gestione sostenibile del territorio, attraverso l’introduzione o il mantenimento di metodi di
produzione compatibili con l’esigenza di tutela degli ambienti naturali e miglioramento di
quelli a rischio di degrado, che consentono tra l’altro l’ottenimento di prodotti che danno
maggiori garanzie di salubrità, rispondendo così alla richiesta di fasce sempre più ampie di
consumatori. Si potrà attuare l’incentivazione attraverso il pagamento delle indennità pratiche
di gestione sostenibile del territorio che permettano di conservare i paesaggi tradizionali
caratterizzati da colture quali il nocciolo, il frassino da manna, il carrubo, il castagno da frutto,
il noce da frutto, il mandorlo ed inoltre i cappereti, i vigneti e gli oliveti.
Nell’ambito degli interventi di riforestazione particolare cura sarà dedicata alla scelta delle
specie, al fine di conservare i boschi non solo dal punto di vista strutturale ma anche nei
confronti della diversità genetica. A tale scopo andrà privilegiato l’utilizzo delle specie
autoctone e, ove possibile, locali, in modo da garantire la diversificazione floristica e
preservare la naturale diversità delle specie e degli habitat. Ai fini del raggiungimento della
priorità della “Conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali
ad alto valore naturalistico” la Regione attiverà le misure 211, 212, 214 e 216, 221, 222, 223,
226 e 227.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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- Tutela e gestione sostenibile del territorio. Al fine di assicurare la salvaguardia dei territori
ad elevato valore paesaggistico per la presenza di sistemi agricoli e forestali tradizionali e
sistemazioni tipiche del paesaggio siciliano, è necessario garantire la presenza di comunità
rurali vitali nello svolgimento delle attività agricole e zootecniche. Tali misure si coniugano,
peraltro, con l’esigenza della salvaguardia dagli incendi che, come evidenziato dall’analisi,
rappresentano ogni anno una delle principali cause di alterazione degli equilibri ambientali. In
quest’ottica, le azioni che si intendono intraprendere sono finalizzate a salvaguardare e
sostenere il ruolo multifunzionale delle foreste, in particolare attraverso la prevenzione dei
rischi ambientali, la conservazione e il miglioramento dei sistemi forestali ad alta valenza
naturalistica ed ambientale. In particolare, gli interventi saranno indirizzati su più direttrici:
protezione dall’erosione e dai dissesti idrogeologici; mantenimento e incremento della
sostanza organica; mantenimento e miglioramento della struttura del suolo. Tali linee
d’intervento sono volte anche alla tutela delle risorse paesaggistiche.
- Tutela della risorsa suolo. In tal senso è ritenuto strategico il contributo dei sistemi silvicoli
e forestali, per i quali la Regione intende: aumentare le superfici interessate (sia private che
demaniali); mantenere, conservare e sviluppare le funzioni protettive dei boschi; realizzare
azioni di contrasto e prevenzione dei rischi ambientali ed in particolare la difesa dei boschi
dagli incendi; ricostituire il soprassuolo boschivo danneggiato da disastri naturali e da
incendi.
Le misure del PSR che contribuiranno alla conservazione e alla difesa del suolo saranno le
seguenti: 211 e 212, 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227.
- Tutela delle risorse idriche. A tale scopo è prevista l’incentivazione alla costituzione di fasce
di vegetazione arbustiva e/o arborea lungo i corsi d’acqua per il controllo dell’inquinamento
diffuso, e l’integrazione nelle pratiche agricole e nelle attività di afforestazione e
agroforestazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE).
Per il raggiungimento della priorità “Tutela delle risorse idriche” il PSR prevede di intervenire
attraverso le misure 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227.
- Aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche/attività per la riduzione dei
gas serra. Sarebbe opportuno incentivare l’introduzione di sistemi colturali finalizzati a
ridurre l’impatto delle attività agricola sugli agroecosistemi, al miglioramento della struttura
del suolo ed all’adozione di avvicendamenti colturali che contemplino la presenza di colture
da rinnovo utilizzabili a scopi energetici. Questo in un’ottica di ecosostenibilità che non metta
a rischio la biodiversità. Inoltre, la Regione intende intervenire sulla riduzione delle emissioni
dei gas serra e sulla massimizzazione dei sink di carbonio nei terreni agricoli e nei terreni
forestali (attraverso l’ampliamento della superficie boscata regionale). Le misure che
concorrono a questa priorità sono 211, 212, 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227.
La strategia dell’Asse 3 è relativa ad un miglioramento della qualità della vita nelle zone
rurali e diversificazione dell’economia rurale. In tale ottica gli interventi saranno mirati al
miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e le popolazioni locali ed al
mantenimento e/o creazione di opportunità occupazionali e di reddito nelle aree rurali.
Infine l’Asse 4 verifica l’attuazione dell’approccio Leader cioè mira al rafforzamento delle
capacità progettuali e gestionali locali ed alla valorizzazione delle risorse endogene dei
territori. Gli Orientamenti Strategici Comunitari prevedono che «Le risorse destinate all’asse
4 (Leader) dovrebbero contribuire a conseguire le priorità degli assi 1 e 2 e soprattutto
dell’asse 3, ma sono anche determinanti per la priorità del miglioramento della governance e
per la mobilitazione del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali.»
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La realizzazione di alcuni obiettivi prioritari di Asse richiede, in diversi casi, una
mobilitazione di misure e strumenti che travalicano le competenze del singolo Asse.
L’efficacia delle misure separate, infatti, sarebbe oltremodo potenziata se la singola impresa
potesse ricorrere, attraverso una domanda unica, all’uso combinato di una serie di misure,
anche contenute in Assi differenti.
Di seguito si riportano alcune osservazioni sulle misure che possono maggiormente
contribuire all’attuazione delle previsioni del Piano di Gestione.
La Misura 121 “Ammodernamento delle aziende agricole” prevede tra l’altro la realizzazione
di nuovi impianti colturali nonché la ristrutturazione, la riconversione colturale e varietale,
l’espianto, l’ammodernamento e l’adeguamento e degli impianti alle esigenze dei consumatori
e ai nuovi orientamenti dei mercati nonché la realizzazione di nuovi impianti di piantagioni
arboree a ciclo breve (short rotation), per la produzione di biomasse a finalità energetica,
purché sostenibili dal punto di vista ambientale.
Tale misura non appare compatibile in ogni sua previsione con gli obiettivi di conservazione
del Sito, soprattutto per quanto concerne la necessità di regolamentare in maniera rigorosa,
anche con limiti quantitativi, le conversioni colturali e in particolare la modifica da colture da
pieno a campo ad arboree e di vietare gli impianti di piantagioni arboree a ciclo breve (short
rotation)
Opportunità sono invece offerte per alcune imprese che vogliono qualificare le produzioni
dalle seguenti misure:
Misura 132 “Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare”, che prevede
contributi in conto capitale agli agricoltori che partecipano a sistemi di qualità alimentare
quali “Regolamento CEE n. 2092/1991 del Consiglio in materia di produzione agroalimentare
con metodo biologico; Regolamento CE n. 509/2006 del Consiglio relativo alle attestazioni di
specificità dei prodotti agro-alimentari” ;
Misura 133 “Attività di informazione e promozione” che ha per obiettivo della misura la
promozione e sviluppo delle produzioni agricole di qualità.
Le misure dell’Asse 2 “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale” possono costituire
uno strumento operativo per l’attuazione di alcune previsioni del Piano di Gestione, hanno
maggiori refluenze (positive e negative) sul Sito ed evidenti implicazioni tecnicoagronomiche.
Le misure 211 e 212 non operano nel Sito in esame in quanto i territori non sono classificati
aree svantaggiate.
La misura 213 andrebbe attivata con urgenza perché strategica per il perseguimento degli
obiettivi della Direttiva 92/43 e per l’attuazione concreta delle previsioni del Piano di gestione
e nella parte gestionale vengono fornite precise indicazioni in tal senso.
La misura 214 favorisce l’assunzione da parte degli agricoltori di impegni agroambientali che,
andando al di là dei requisiti obbligatori in materia di “condizionalità”, potranno determinare
un maggiore contenimento dei fattori di pressione del settore agricolo sulle risorse naturali e
nel contempo contribuire alla tutela e valorizzazione delle stesse, grazie alla diffusione di
forme di coltivazione e di allevamento e modelli di gestione e o utilizzazione di tali risorse
ispirate ai principi dello sviluppo sostenibile adottati dall’Unione Europea. Obiettivi della
misura includono la conservazione della biodiversità delle specie e la tutela e diffusione di
sistemi agroforestali ad alto valore naturalistico; la tutela e gestione sostenibile del territorio e
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tutela della risorsa suolo; la tutela delle risorse idriche; l’aumento della produzione di
biomassa e la diffusione di pratiche e/o attività per la riduzione dei gas serra.
La misura 214 si articola in sottomisure. La sottomisura 214/1, riguardante l’adozione di
metodi di produzione agricola e di gestione del territorio sostenibili, è rappresentata
principalmente dall’Azione 214/1A, che indica metodi di gestione dell’azienda agricola
ecosostenibili. L’azione 214/1A concorre in forma diretta agli obiettivi specifici dell’asse 2,
prioritariamente alla tutela delle risorse idriche, attraverso una riduzione dell’impatto
inquinante sulle acque dei suoli e alla gestione razionale della risorsa idrica, concorre anche
alla tutela della risorsa suolo tramite l’adozione di tecniche di gestione conservative in grado
di migliorare la fertilità complessiva e contrastare il declino della sostanza organica nonché i
fenomeni di erosione e desertificazione nelle aree sensibili, alla tutela della biodiversità a
seguito della diminuzione delle quantità di fitofarmaci e fertilizzanti ed all’impiego di prodotti
a minore impatto.
L’azione 214/1B riguarda l’agricoltura e la zootecnia biologica, tende a favorire un approccio
globale alla gestione/utilizzazione sostenibile delle risorse, consente processi di innovazione e
sviluppo aziendale più significativi e duraturi, rispetto all’attuazione di singoli e specifici
interventi agroambientali. Concorre in forma diretta agli obiettivi specifici dell’Asse 2, ed in
particolare alla tutela della biodiversità, in correlazione all’impiego di fitofarmaci e
fertilizzanti a bassissimo impatto; al miglioramento della struttura del suolo grazie
all’adozione di sistemi di gestione del suolo (rotazioni, utilizzo di letame o compost organici,
etc.) in grado di migliorare la fertilità complessiva ed a contrastare sia il declino della
sostanza organica che i fenomeni di erosione e di desertificazione nelle aree sensibili; la
gestione razionale della risorsa idrica; la riduzione dell’impatto inquinante sulle acque
attraverso l’introduzione di tecniche di produzione basate sulla esclusione dell’impiego di
fertilizzanti di sintesi, sulla esclusione del diserbo chimico con l’introduzione di operazioni
manuali/meccaniche e sul ricorso a forme di difesa che escludono l’impiego di prodotti
potenzialmente inquinanti; la riduzione delle emissioni di gas serra a seguito di tecniche di
coltivazione a basso impatto ambientale che riducono le emissioni nell’atmosfera (uso di
letame maturo, ricorso ai sovesci).
L’azione 214/2A ha come obiettivo la preservazione della biodiversità con centri pubblici di
conservazione. Beneficiari dell’azione 214/2 A sono l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura
e delle Foreste, Enti Parco, Orti botanici delle Università, altri Enti o Istituti pubblici che
svolgono attività di conservazione del germoplasma di specie e varietà autoctone.
Non si comprende come tra i beneficiari non siano stati compresi gli enti gestori delle riserve
naturali, alcuni dei quali hanno realizzato importanti progetti di conservazione in situ della
biodiversità.
La misura 216 “Investimenti non produttivi in aziende agricole” si articola nella 216/A,
investimenti associati alla 214/1 attraverso l’adozione di metodi di produzione agricola e di
gestione del territorio sostenibili. L’azione prevede l’impianto di fasce costituite da essenze
vegetali, arbustive ed arboree variamente consociate, di larghezza media minima di 10 m, fino
ad un massimo di 50 m, nei pressi di laghi, fiumi, torrenti e corsi d’acqua.
L’Azione 216/B riguarda investimenti aziendali per altri obiettivi agroambientali e per la
valorizzazione delle aree per pubblica utilità per la pubblica fruizione. La sottoazione 216/B/1
promuove interventi per la biodiversità. Nell’ambito di tale azione possono essere effettuati
investimenti non produttivi che hanno come obiettivo l’incremento dell’agrobiodiversità
Una precisazione merita il riferimento alla possibilità di realizzare le siepi ripariali. Queste
svolgono una funzione preziosa (LA MANTIA, 1997; MASSA E LA MANTIA, 1997), tuttavia
quelle realizzate nell’ambito della precedente programmazione agricola non sortiscono
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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168
l’effetto sperato a causa delle errate scelte tecniche compiute; nella parte gestionale meglio si
dirà di impatti connessi e correttivi da apportare.
La misura 221 “Primo imboschimento di terreni agricoli” intende supportare la riconversione
di superfici agricole con imboschimenti per molteplici finalità, quali la protezione
dell’ambiente e degli habitat naturali, la prevenzione dai disastri naturali e la mitigazione del
cambiamento climatico. La misura sarà attuata nei terreni agricoli idonei ad ospitare
popolamenti forestali, sia arborei che arbustivi, e si articolerà attraverso imboschimenti
permanenti multifunzionali ovvero a prevalente o esclusiva funzione protettiva, realizzati
esclusivamente con specie autoctone, anche arbustive, tipiche dell’ecosistema locale,
comunque idonee alle caratteristiche pedoclimatiche dell’area da impiantare. Non sono
ammissibili al finanziamento i prati ed i prati-pascolo, in considerazione della loro importanza
ai fini ecologici, paesaggistici e di conservazione dell’avifauna.
Gli imboschimenti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano Forestale e del Piano
Antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di Gestione e o delle
misure di conservazione del sito.
La misura 222 “Primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli” prevede la
concessione di aiuti destinati all’impianto di specie forestali autoctone, anche di tipo
arbustivo, in filari o in gruppi (boschetti, filari, esemplari isolati e siepi) con funzione
produttiva, protettiva, paesaggistica ed ambientale, in terreni investiti con colture agricole
tradizionali estensive. Gli impianti devono essere adatti alle condizioni locali e compatibili
con i requisiti ambientali delle stazioni d’impianto ed, in particolare, devono incrementare la
biodiversità dei luoghi.
Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano Forestale e del Piano
Antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di Gestione e/o delle
misure di conservazione del Sito.
Gli impianti devono essere adatti alle condizioni locali e compatibili con i requisiti
ambientali, in particolare la biodiversità, ed idonei ad agevolare, possibilmente, la
riproduzione e il rifugio della fauna e dell’avifauna stanziale e migratoria; trovano
applicazione le pertinenti disposizioni poste dal decreto 16 giugno 2005 recante “linee guida
di programmazione forestale” adottato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio.
Con la misura 223 “Primo imboschimento di superfici non agricole” sono previsti interventi
di imboschimento, con specie autoctone anche arbustive, con finalità protettiva da realizzare
su terreni incolti in zone a rischio erosione, desertificazione e idrogeologico ed interventi di
imboschimento con finalità produttiva con latifoglie e/o conifere da realizzare su terreni
agricoli abbandonati prioritariamente nella area B del PSR.
Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano Forestale e del Piano
Antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di Gestione e/o delle
misure di conservazione del sito.
Non si condivide la mancata attivazione della misura 224 Indennità Natura 2000, che
costituirebbe uno strumento più idoneo per il perseguimento degli obiettivi della Direttiva
nelle aree silvicole, in relazione agli svantaggi che possono derivare dalle prescrizioni poste
dai Piani di Gestione di SIC e ZPS.
Gli obiettivi perseguiti dalla misura 226 “Ricostituzione del potenziale forestale ed
introduzione di interventi preventivi” sono l’attivazione di azioni di contrasto alle calamità
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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169
naturali e di difesa preventiva, attiva o passiva, contro gli incendi al fine di mantenere,
conservare e sviluppare le funzioni protettive delle risorse forestali; ricostituire il potenziale
forestale danneggiato da disastri naturali e da incendi.
Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano Forestale e del Piano
Antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di Gestione e/o delle
misure di conservazione del sito.
La misura 227 “Sostegno agli investimenti non produttivi” tende a supportare la
riqualificazione degli ambiti forestali mediante investimenti, che per il proprietario
costituiscono un costo netto, atti a migliorare l’ambiente e il territorio in termini ecologici
potenziando la biodiversità delle specie, delle popolazioni e degli habitat (rinfittimento degli
impianti con specie forestali autoctone a minore produttività ma vantaggiose per la biocenosi
e finalizzate alla stabilità dell’ ecosistema), conservazione degli ecosistemi forestali di grande
pregio (tramite anche idonei dispositivi di protezione quali gabbie di esclusione, shelter,
recinzione di protezione, ecc.), e attività consolidamento della funzione protettiva delle
foreste.
Le misure 221, 222, 223 e 227 richiamano problematiche più tipicamente forestali, anche se
alcune hanno refluenza sulla gestione degli “agroecosistemi” intesi come sistemi ecologici e
non come semplici ordinamenti colturali (come invece li definisce il PSR).
Le misure 221 e 223 riguardanti il primo imboschimento di terreni agricoli o di superfici non
agricole meritano alcune considerazioni in relazione all’impatto sulle aree a seminativo, a
pascolo e sugli incolti.
La realizzazione di boschi è senz’altro un fatto positivo per i molteplici vantaggi che da essi
derivano. E’ però un’azione che va attuata con cautela, tenendo conto che, come è stato scritto
da LA MANTIA & BARBERA (2007), la maggior parte delle specie oggi in diminuzione in Italia
e in Europa sono legate agli ambienti cerealicolo-zootecnici, come confermano specifici studi
regionali (LA MANTIA & MASSA, 2007).
Inoltre un ruolo importante nel frammentare gli agroecosistemi, e talvolta anche nel
modificare-distruggere formazioni vegetali naturali, è stato svolto anche dai contributi europei
destinati agli impianti di arboricoltura da legno o alla riforestazione sensu latu in aree agricole
o incolte: senza nulla togliere agli indiscutibili vantaggi che tali impianti potrebbero
comportare, se realizzati con tecniche opportune, certamente gli impianti realizzati in
precedenza (spesso senza le necessarie valutazione di compatibilità ambientali e con continuo
utilizzo di specie estranee alle serie vegetali di pertinenza e con il massiccio impiego di
germoplasma non autoctono) non garantiranno i risultati per i quali erano stati realizzati (LA
MANTIA et alii, 2004B), mentre sono invece certi i danni a livello paesaggistico e sulla
conservazione della biodiversità (LA MANTIA, 2002).
Pertanto non si condivide l’enfasi posta a premessa del PSR sull’attuazione delle precedenti
misure di primo imboschimento di superfici agricole (misure specifiche del Regolamento
2080/92 e misura H del PSR 2000/2006), che non si sono dimostrate idonee a perseguire gli
obiettivi di aumento della superficie boscata (nel senso di soprassuoli stabili e ben governati)
di produzione dei legname, di contrasto ai fenomeni di dissesto idrogeologico, di
desertificazione, di cambiamento climatico.
Le misure 226 e 227 pongono invece più stringenti problemi di impatto per
l’infrastrutturazione prevista per la gestione dei sistemi forestali.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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170
Ulteriori e forti limiti nell’impostazione del PSR riguardano:
• l’individuazione di prati e prati-pascolo come aree da escludere da ogni intervento,
atteso che tale tipologia di ordinamento colturale non trovo concreto riscontro in
Sicilia;
• la definizione di sistemi agroforestali al di fuori dei criteri stabiliti a livello
internazionale e nazionale per la codifica di tali sistemi;
• la mancata previsione degli obblighi di pianificazione per la gestione forestale,
perlatro imposta dalla normativa vigente e dalle linee guida del piano forestale;
• il riferimento a tipologie di uso del suolo per consentire le trasformazioni da
incentivare che non hanno alcun riferimento alal codificazione di habitat, biotopi e uso
del suolo, rendendo non univoca e gravida di effetti non positivil’attauzione di alcune
misure.
Inoltre non si comprende come tra i beneficiari delle misure 223, 226 e 227, per le finalità di
rinaturalizzazione e di riqualificazione e fruizione dei sistemi forestali, non siano stati
previsti gli enti gestori delle riserve naturali.
Gli interventi previsti nel terzo Asse “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione
dell’economia rurale”, sono diretti a migliorare la qualità di vita nelle zone rurali e a
promuovere la diversificazione delle attività economiche, per creare e consolidare
l’occupazione.
Vengono individuate tre priorità:
• Miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e le popolazioni locali;
• Mantenimento e/o creazione di opportunità occupazionali e di reddito nelle aree rurali;
• Promozione della formazione, acquisizione di competenze e animazione dei territori.
Le misure attivabili puntano a sostenere gli investimenti per la creazione e lo sviluppo di
iniziative imprenditoriali in attività complementari all’agricoltura, quali l’agriturismo, ma
anche in attività non agricole, oltre a favorire l’incremento di servizi e infrastrutture e la
riqualificazione e tutela dei territori rurali, le attività di formazione, informazione e
animazione.
Le Misure 311 “Diversificazione verso attività agricole”, 313 “Incentivazione di attività
turistiche”, 321 “Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale”, 323 “Tutela e
riqualificazione del patrimonio rurale”, 331 “Formazioni e informazione”, possono
contribuire in maniera forte al rafforzamento delle aree rurali in cui ricadono i Siti della Rete
Natura 2000, alla riqualificazione e valorizzazione del patrimonio tradizionale fisso, alla
conservazione di siti di elevato pregio naturalistico, al mantenimento e ripristino del
paesaggio agrario tradizionale, alla promozione della multifunzionalità delle imprese agricole
ed al loro coinvolgimento nella gestione e valorizzazione delle aree di interesse naturalistico.
Le misure 311, 312 e 321, prevedendo interventi di trasformazione urbanistico-edilizia in
materia di agriturismo e creazione di nuovi servizi, realizzazione di impianti, servizi a rete,
acquedotti rurali, impianti per la produzione di energia, possono avere un impatto
significativo sui Siti.
Come meglio si dirà più avanti, l’impatto sulla conservazione di habitat e specie sarà legato ai
criteri di selezione, alla qualità delle progettazioni e ad una più puntuale definizione degli
interventi ammissibili.
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171
Sul piano strategico non si comprende poi l’esclusione tra i beneficiari (per esempio della
misura 323) degli enti gestori delle riserve naturali, in relazione anche alla distribuzione sul
territorio dei beni che si intendono valorizzare.
Complementari al raggiungimento degli obiettivi sovraesposti sono anche indicate misure ed
azioni di informazione, quali la creazione di siti web, materiale cartaceo informativo, seminari
tematici, conferenze stampe, informazione sui media, scambio di best practices, nonché
misure specifiche di informazione e pubblicità rivolte al pubblico.
L’Asse quarto è finalizzato all’“Attuazione dell’approccio Leader”, e con esso la Regione
punta a favorire la maggiore integrazione delle iniziative, sia a livello territoriale che di
filiera. In particolare l’Asse è volto a rafforzare le capacità progettuali e gestionali locali e a
valorizzare le risorse interne dei territori. Le azioni sono realizzate da Gruppi di Azione
Locale (GAL), costituiti da un partenariato pubblico-privato rappresentativo che, attraverso il
Piano di Sviluppo Locale (PSL), esprime strategie di sviluppo integrato locale per il proprio
territorio.
Nella precedente programmazione l’area del SIC in esame non è stata interessata da alcun
programma Leader, e si ritiene che tale esperienza invece potrebbe essere utile per rafforzare
ed integrare le azioni di conservazione del Sito e tutela della biodiversità in una logica di rete
di sistema, e con un obiettivo specifico in direzione della costruzione della rete Ecologica nel
comprensorio della Valle del Belice, come meglio definita nello specifico capitolo del Piano
di Gestione.
Nell’ulteriore valutazione del PSR utile appare la consultazione della Valutazione Ex-Ante e
della Valutazione Ambientale Strategica effettuate sul Programma.
Si tratta di documenti analitici ben redatti e ricchi di osservazioni critiche e spunti per il
miglioramento del Programma stesso, e soprattutto per un più utile adattamento agli obiettivi
di gestione dei Siti Natura 2000.
Dalla Valutazione Ambientale Strategica sul PSR emerge, come si vedrà meglio nella parte
riguardante l’impatto delle attività agro-silvo-pastorali, che in molte misure sono individuabili
azioni o interventi in potenziale contrasto con gli obiettvi posti dai Piani di Gestione.
Nel Programma si afferma che tutti gli interventi da effettuarsi all’interno delle aree protette e
dei Siti Natura 2000, dovranno rispettare le misure di salvaguardia dettate dai rispettivi Piani
di Gestione o, in mancanza, dovranno essere sottoposti a valutazione di incidenza e di impatto
ambientale, se occorrente; inoltre, dovranno sempre assicurare la conservazione e lo sviluppo
della biodiversità.
Tuttavia tale affermazione, non sempre tradotta come prescrizione e criterio di ammissibilità
chiaro in tutte le misure (a differenza di quanto contenuto del PO FESR 2007/2013), rinvia ai
criteri di selezione che saranno adottati dall’Autorità di Gestione e ad una più chiara
definizione degli interventi da assoggettare a valutazione di incidenza.
Cio’ assume particolare rilievo anche alla luce della passata esperienza del POR Sicilia
2000/2006 e PSR 2000/2006 che è stata caratterizzata per una scarsa applicazione della
Direttiva 92/43 e del DPR 357/97 ed anzi ha visto il finanziamento, con i fondi strutturali, di
interventi non compatibili con la conservazione di habitat e specie.
L’incertezza e la reversibilità degli impatti connessi con le previsioni del PSR sono da
correlare anche alla qualità della progettazione, alla severità delle selezioni e, non ultime, alle
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172
modalità di realizzazione delle azioni svolte in relazione al contesto ambientale in cui si
inseriscono.
La VAS e le previsioni del PSR stesso, pur contenendo alcune utili indicazioni di mitigazione
e di compatibilità ambientale, hanno spostato l’obiettivo di incrementare l’efficacia
ambientale dello stesso alla fase di attuazione (evitando riscritture sostanziali della parte
programmatica) e dovranno comportare però una più attenta stesura dei documenti attuativi
(bandi pubblici, ecc.).
L’efficacia ambientale del programma potrà essere incrementata soltanto se verranno fissati
idonei requisiti di ammissibilità e criteri di selezione certi, oltre a criteri aggiuntivi in
relazione ai Siti ove si realizzeranno gli interventi.
Tutto ciò dovrà passare attraverso un coinvolgimento degli enti gestori delle aree naturali
protette e degli enti con responsabilità diretta nella gestione dei Siti.
In generale va poi osservato che il PSR individua modalità di intervento valide per l’intero
territorio regionale e non specificatamente per ciascun sito o tipologie di siti.
Pertanto rimangono attuali le perplessità già sorte nella passata programmazione, rimarcate
attraverso da CASAMENTO (2007) che, con riferimento al PSR precedente, scrive “Inoltre, il
Piano di Sviluppo Rurale, avviato fin dal 2001 dall’Assessorato Regionale Agricoltura e
Foreste in attuazione di specifici regolamenti comunitari, si è mostrato non idoneo per il
comprensorio della Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa” e per gran parte del territorio
rurale siciliano, a causa dei criteri di ammissibilità previsti che hanno escluso le piccole
aziende o molte colture che tipicizzano il paesaggio agrario tradizionale e non è quindi
riuscito ad imprimere una svolta nella politica regionale di settore.”. Critiche più generali
alla programmazione europea e al PSR in particolare erano state inoltre mosse da BORIN E
MONTI (2007).
In conclusione il PSR necessiterebbe di una migliore definizione delle misure, degli interventi
e dei requisiti di ammissbilità a livello di singolo Piano di Gestione.
Infatti alcuni requisiti (dimensione in UDE e superficie delle aziende, finalità delle misure e
tipologie degli interventi, condizioni specifiche di accesso, ecc.) non consentono l’accesso
alle misure di tanti agricoltori che operano all’interno dei Siti Natura 2000 e che dai Piani di
Gestione vengono individuati come beneficiari di azioni gestionali.
Peraltro, mentre per alcune misure riguardanti l’ammodernamento delle aziende e delle filiere
può appartire corretto riferirsi alla dimensione economica e territoriale delle aziende, nel
campo della conservazione della biodiversità ciò porta ad effetti distorti, in quanto l’obiettivo
dovrebbero essere gli habitat e le specie. Conseguentemente una grossa azienda che persegue
generici obiettivi come l’adozione dei metodi di agricoltura biologica, non direttamente
rapportati alla conservazione di habiat e specie, potrà accedere ai finanziamenti; di contro una
piccola azienda le cui attività possono impattare o influire positamente sulla conservazione di
habiatt e specie particolarmente rari, non potrà accedere alle misure del PSR.
Tale valutazione critica è rafforzata dalla constatazione delle misure che il PSR Sicilia non ha
attivato, a differenza di quanto avvenuto in altre regioni:
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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173
da cui emerge con particolare gravità, come già detto, la mancata attivazione delle misura
213, 224 e 225.
Qualche ulteriore osservazioni sul rapporto di coerenza tra le previsioni del PSR e la
situazione ambientale regionale, soprattutto nella direzione di valutare se le azioni individuate
sono in grado di aggredire le criticità individuate e di perseguire gli obiettivi posti, discende
dalla considerazione che alcuni importanti indicatori non sono stati rilevati.
Così non è stata fatta una congrua stima dell’indicatore di impatto “Lotta alla riduzione della
biodiversità” sulla base del “Farmland Bird Index” (come richiesto dalla normativa), a causa
della scarsità di dati per la Sicilia, che sarebbero utili ad una idonea determinazione di tale
indice e del suo trend nel tempo.
La determinazione dell’indicatore di impatto “Conservazione delle zone agricole e silvicole
ad alto valore naturale” richiede una quantificazione delle superfici agricole e silvicole,
ricadenti in zone ad elevata valenza naturale. Tale indicatore è stato invece stimato su base
statistica (confronto tra diverse categorie di uso del suolo), senza disporre di dati sull’esatta
“qualità” ambientale delle aree interessate.
Inoltre, se si osservano gli obiettivi che il PSR assegna a ciascuna misura “agroambientale”
per l’incremento della superficie delle zone agricole e silvicole ad alto valore naturale, come
si evince dalla tabella seguente, il contributo della strategia del PSR al conseguimento di
obiettivi di tutela del patrimonio naturalistico regionale è davvero assai limitato
Mantenimento delle aree agricole e forestali ad alto valore ambientale
Misure PSR
211
212
214
216
221
222
223
226
227
Totale PSR
Variazioni in ettari nelle aree ad
alto valore naturale
942
445
225
250
843
135
315
95
50
3.300
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174
Con riferimento al problema dell’inquinamento delle acque causato da nitrati e pesticidi
(indicatore di obiettivo n.21 del PSR) si afferma che non vi sono dati attualmente disponibili.
Se si osservano gli indicatori di realizzazione emergono ulteriori dubbi sulla reale capacità del
programma di perseguire gli obiettivi di conservazione della biodiversità e di finanziamento
degli interventi dei Piani di Gestione.
Basti pensare che, a fronte di 220.000 ettari interessati dalla misura 214 (in sostegno al
biologico), si stimano in termini di risultato in soli 5000 ettari le aree in cui la gestione del
territorio contribuisce con successo alla biodiversità e ai sistemi agricoli e forestali ad alto
valore naturalistico, e si stimano in termini di impatto in soli 225 ettari la variazione relativa
alla conservazione di habitat agricoli e forestali di alto pregio naturale.
La prosecuzione del sostegno pubblico sia per l’introduzione, sia per il mantenimento del
metodo di produzione biologica nelle aziende agricole, viene giustificata nel Programma (ma
senza fornire dati specifici) con la constatazione che i servizi ambientali derivanti da tale
metodo, e di cui beneficiano i consumatori e la collettività nel suo insieme, non risultano, allo
stato attuale, sufficientemente valorizzati dal mercato in termini di prezzi assicurati agli
agricoltori.
In conclusione, anche in relazione all’articolazione del piano finanziario, si formula un’ampia
riserva sulle reali possibilità contenute nel PSR Sicilia 2007/2013 di sostenere un intervento
di portata strategica per diminuire la perdità di biodiversità e per valorizzare i Siti Natura
2000 nell’ambito delle politiche sullo sviluppo rurale, dando attuazione alle previsioni dei
Piani di Gestione.
Piano Forestale Regionale
Durante la fase di redazione del presente Piano di Gestione è stata avviata la procedura di
Valutazione Ambientale Strategica del Piano Forestale Regionale, in attuazione della
normativa regionale vigente e delle stringenti indicazioni poste dalla Commissione Europea
già all’inizio della Programmazione dei Fondi Strutturali 2000/2006.
Il Piano è oggi disciplinato dall’art 5 bis della LR 16/96 introdotto con l’articolo 6 della LR
14/2006.
In tale settore sono già operative le Linee guida del Piano Forestale regionale, approvate con
Decreto dell’Assessore regionale all’Agricoltura e Foreste del 15 ottobre 2004.
Le stesse sono rimaste inattuale in molte parti, laddove si pensi che l’art. 4 tassativamente
recita che “tutte le attività di interesse forestale devono essere intraprese nel rispetto delle
prescrizioni tecniche individuate nelle linee guida ed, in particolare, di quelle intese ad
assicurare una gestione sostenibile del territorio e la conservazione della biodiversità. Gli
uffici preposti non possono esprimere pareri o rilasciare atti comunque autorizzativi ad
interventi per l’uso o l’incremento del patrimonio forestale se in contrasto con le prescrizioni
tecniche sopra richiamate”.
Basti pensare a quanto è avvenuto con l’attuazione del Regolamento 2080/92 o della misura
H del PSR 2000/2006 (citiamo solo il ricorso al germoplasma alloctono) o la mancata
pianificazione della gestione del demanio forestale regionale e di quello dei comuni a decenni
dalla scadenza degli obblighi imposti dalla legge.
In base all’art. 3, comma 1, del D.Leg.vo 18 maggio 2001, n. 227 “le regioni definiscono le
linee di tutela, conservazione, valorizzazione e sviluppo del settore forestale nel territorio di
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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175
loro competenza attraverso la redazione e la revisione dei propri piani forestali”, con
particolare riferimento alla conservazione della biodiversità, al contrasto dei combiamenti
climatici e dei processi di desertificazione, anche in attuazione delle numerose risoluzioni
adottate in ambito internazionale e comunitario. Di seguito si riportano le azioni proposte più
significative.
Negli elaborati di Piano, le principali cause di degradazione del bosco sono state identificate
negli incendi, nel pascolo in bosco, negli attacchi parassitari, nei danni da errata esecuzione
degli interventi, nonché in danni di nuovo tipo, come varie forme di inquinamento (piogge
acide, emissioni di gas tossici, uso massiccio di anticrittogamici e antiparassitari) o a presunti
cambiamenti climatici in atto.
Obiettivo primario del Piano Forestale è la salvaguardia del patrimonio esistente, specie in
una regione come la Sicilia dove, ogni anno, la sopravvivenza dei boschi è messa a dura prova
da numerosi fattori naturali ed antropici negativi che agiscono con la massima intensità.
Le azioni in tal senso tendono a rendere i popolamenti più stabili e meglio difendibili in caso
d’incendio. Al tempo stesso, però, occorre attivare gli strumenti ritenuti idonei a rimuovere le
cause, reali o presunte, di conflittualità sociale che prima o poi si scaricano sull'elemento più
debole: il bosco.
Si riportano alcuni tra gli obiettivi strategici contenuti nella proposta di Piano Forestale con
l’indicazione di inetrevnti da realizzare e nuove modalità operative da assumere come prassi
ordinaria.
1) Innanzitutto il miglioramento dei boschi esistenti, favorendo le specie cosiddette minori,
introducendone altre scomparse in epoca più o meno recente, aumentando la complessità
strutturale in senso orizzontale e verticale, privilegiando la rinnovazione per seme rispetto a
quella vegetativa. In questo ambito rientra, laddove le condizioni fisiche ed economiche lo
consentono, la conversione dei boschi cedui in fustaie.
2) Segue l’ampliamento della superficie boschiva, introducendo un nuovo approccio per
quanto riguarda le caratteristiche della copertura da realizzare. Nel Piano si osserva che tanto
la difesa idrogeologica, quanto il contrasto dei cambiamenti climatici o la difesa della
diversità biologica vanno riferiti non solo ai boschi veri e propri ma anche a tutte le altre
forme di vegetazione: macchia, vegetazione preforestale, alboricoltura da legno. In questo
senso vanno incoraggiati il rinverdimento di cave, la bonifica di discariche ed aree industriali
inquinate, le barriere verdi frangivento, l'istituzione di parchi urbani e sub-urbani il
rinverdimento di scarpate fluviali e stradali, sia pure nel rispetto delle rispettive norme di
sicurezza.
3) Anche la funzione turistico-ricreativa dei boschi assume rilievo. La valutazione dei danni
provocati all’ambiente dall’eccessiva frequentazione turistica risulta ancora poco indagata,
anche perché, a causa dei lunghi cicli forestali, eventuali riflessi negativi si manifestano a
distanza di tempo. Proprio per questo, alle prescrizioni e ai vincoli imposti per legge si
devono affiancare incentivi volti al sostegno dello sviluppo economico e sociale compatibile,
specialmente per i territori più svantaggiati.
Strumenti fondamentali del redigendo Piano forestale sono la Carta e l'Inventario Forestale
Regionale, concepiti in modo da essere l’uno di servizio all’altro: l’elaborato cartografico
dovrà individuare entità e confini dei tipi forestali e preforestali presenti nell’Isola, all’interno
dei quali saranno condotti rilievi puntuali approfonditi per le necessarie notizie di dettaglio.
Tutto ciò in coerenza con gli standards internazionali e nazionali (FRA2000 – Forest
Resources Assessment, ISAFA, 1998), coi sistemi di nomenclatura regionali e nazionali di
uso comune, con la classificazione dei tipi di copertura del suolo (programma europeo
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176
CORINE e relativi sviluppi nazionali), con le nuove definizioni di bosco, foresta ed altre aree
forestali come deciso da TBFRA - Temperate and Boreal Forest Resources Assessment.
Il Piano contiene pure:
ƒ
gli Indirizzi per la gestione dei boschi ricadenti nella aree protette. La maggior parte
dei boschi di Sicilia, specie di quelli naturali, ricade ormai all’interno di Parchi e
Riserve regionali, Siti d’interesse comunitario (S.I.C.), Zone di protezione speciale
(Z.P.S.). È possibile dunque ipotizzare modelli gestionali più rigidi che altrove, senza
per questo dover temere penalizzazioni a carico dei proprietari ed eccessive tensioni
sociali. In definitiva la “sostenibilità“ della gestione forestale richiede che anche
nell'ambito delle aree protette ogni scelta sia riferita a casi concreti, cercando di
individuare il punto di equilibrio più avanzato possibile nell’atto in cui essa matura.
ƒ
gli Indirizzi per la gestione dei boschi artificiali. Punto di partenza per una seria
programmazione degli interventi, deve essere il censimento di tutti i popolamenti
suddivisi per aree omogenee, e l’individuazione per ciascuno di essi della funzione
prevalente o esclusiva attribuita, in relazione alla morfologia dei luoghi, alle specie
legnose presenti, ai ritmi d’accrescimento, alle condizioni di mercato. Gli interventi
devono mirare innanzitutto alla loro salvaguardia dall’incendio e, secondariamente, ad
accelerare quei processi che portano alla formazione di popolamenti più stabili, sia nei
confronti dello stesso incendio, sia nei confronti degli altri fattori ambientali.
ƒ
gli Indirizzi per la gestione dei boschi produttivi. In Sicilia non esistono boschi
altamente produttivi, per una serie di motivi. Obiettivo importante dovrebbe mirare ad
evitare l’abbandono della montagna, gratificare i proprietari e le imprese boschive,
aumentare l’occupazione bracciantile, assicurare regolari rifornimenti alle industrie e
all’artigianato locali, sfruttare la vocazione turistico ricreativa di molti complessi,
creare meno aggravio all’erario pubblico. Il miglioramento tecnologico in tutte le fasi
della gestione forestale (impianto, ricostituzioni, cure colturali, utilizzazioni,
trasformazione dei prodotti); il miglioramento della formazione professionale di tutti
gli operatori coinvolti ; l'incoraggiamento di forme di gestione associata; il sostegno
delle iniziative volte alla redazione dei piani di gestione; la costruzione di opifici
territoriali di prima lavorazione dei prodotti; la costituzione di un osservatorio
regionale del commercio dei prodotti forestali; l'incoraggiamento di attività integrative
a quella forestale, quali la coltivazione di funghi, piccoli frutti, piante aromatiche e
medicinali .
ƒ
gli Indirizzi per il miglioramento tecnologico. Riguardano azioni come la
normalizzazione della struttura e dello sviluppo del popolamento dei boschi ed
interventi per riequlibrare la loro composizione specifica;
ƒ
gli Indirizzi per la gestione della fauna selvatica. Sono regolati da:
a) Direttiva CEE n. 409 del 2 aprile 1979, relativa alla conservazione degli uccelli
selvatici;
b) Direttiva CEE n. 43 del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica;
c) Regolamento CEE n. 2078 del 30 giugno 1992, relativo ai metodi di
produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell'ambiente e
con la cura dello spazio naturale;
d) Regolamento CEE n. 2080 del 30 giugno 1992, rivolto al rimboschimento
delle superfici agricole dismesse.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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177
Nella gestione forestale, particolare importanza viene attribuita alla riproduzione delle singole
specie e alla loro difesa dai predatori, ma anche alla conservazione e/o all'introduzione di
essenze arbustive ed arboree che possono costituire altrettanti fonti alimentari.
Particolare cura dovrà essere posta agli habitat delle specie protette che ricadono in montagna
e che coincidono con forme di vegetazione forestale o preforestale (bosco, macchia, zone
cespugliate), ambienti umidi (torrenti, laghetti, acquitrini, vegetazione riparia), vegetazione
rupestre, cave e caverne, zone sassose.
Infine, a supporto delle azioni sopramenzionate, il Piano Forestale auspica un impulso alla
ricerca e alla sperimentazione ed un’adeguata educazione ambientale.
Il Piano Forestale elenca anche i criteri di gestione forestale sostenibile.
La conformità ai criteri di gestione forestale sostenibile è affidata alla verifica, per ciascun
criterio, di un certo numero di indicatori (variabili quantitative o descrittive) documentabili in
un contesto d’ordinaria gestione. A queste categorie sono talora giustapposti anche indicatori
relativi alle cause generatrici primarie e agli impatti, secondo il noto modello DPSIR (drivers,
pressure, state, impact, responses, vd. ANPA 1998).
Infine vengono indicati gli Standards di buona gestione suddivisi in Standards generali e
tematici. Questi ultimi descrivono in dettaglio i criteri da utilizzare per la fustaie d’origine
naturale, per il Piano di Gestione, per le tipologie forestali e preforestali e per la regimazione
idrica.
Per la redazione del Piano Forestale Regionale sono state avviate diverse linee di ricerca,
alcune delle quali hanno una ricaduta concreta sulle modalità di gestione dei rimboschimenti e
di realizzazione di nuovi.
In particolare le linee di ricerca sui “Criteri per la realizzazione di impianti di riforestazione
ed afforestazione e definizione di modelli di arboricoltura da legno per l’ambiente siciliano.
Piano triennale per gli interventi di riforestazione ed afforestazione in relazione all’obiettivo
di ampliare la superficie silvicola”, la “Caratterizzazione dei boschi da seme ed indirizzi per il
settore vivaistico forestale”, gli “Indirizzi e modelli per la stesura di piani forestali
sovraziendali applicabili sull’intero territorio dell’Isola”, la “Valutazione della biodiversità
forestale” e la “Gestione forestale sostenibile”.
Delle indicazioni contenute nel Piano Forestale e preliminarmente presentate all’incontro
tenutosi a Palermo il 23 giugno 2008 su “La rete Natura 2000 in Sicilia: pianificazione e
gestione forestale” si è tenuto conto nella definizione delle azioni di gestione forestale
previste dal presente Piano di Gestione.
In linea generale non emergono evidenti profili di conflitto tra le previsioni del Piano
Forestale e le azioni di pianificazione e gestione dei Siti Natura 2000.
Devono tuttavia formularsi alcune osservazioni:
• il Piano è stato redatto senza una compiuta base conoscitiva (mancano ancora
l’Inventario e la Carta forestale) e non sembra avere tenuto conto della Carta della
Natura e della Carta dei Corridoi Ecologici approvati dall’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente;
• il Piano contiene obiettivi definiti solo a scala regionale (troppo ampia), e quindi non
possono escludersi profili di contraddittorietà delle previsioni o meglio ancora
necessità di puntuali verifiche con condizioni territoriali specifiche;
• gli enti gestori delle riserve naturali, al cui interno ricadono enormi superfici boscate,
non sono stati coinvolti nelle consultazioni per la Valutazione Ambientale Strategica,
come invece è avvenuto per gli Enti Parco;
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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178
•
i Piani di Gestione dei Siti Natura 2000, operando ad una scala di estremo dettaglio
(almeno 1:10.000) stanno pervenendo ad una maggiore conoscenza delle formazioni
forestali ed alla individuazione di obiettivi gestionali a livello territoriale, senza che
sia stato risolto il nodo del rapporto tra Piani di Gestione di SIC-ZPS e i futuri piani
forestali sovraziendali.
Deve infine farsi rilevare che alcune misure “forestali” del PSR Sicilia 2007/2013 sono in
contrasto con le Linee guida forestali emanate con Decreto 15 ottobre 2004, che individuano
nella redazione dei piani di assestamento o di gestione lo strumento essenziale per
programmare ed attuare gli interventi di gestione forestale.
Programmazione Azienda Foreste Demaniali
Per l’entità dei demani forestali ricadenti all’interno del Sito, per il Sito in esame assume
rilievo anche la programmazione di settore dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione
Siciliana.
Tuttavia è emerso che tali demani non sono governati da Piani di Gestione (o di assestamento
previsti dalla normativa forestale) e che l’unico riferimento è costituito dal “Piano Triennale
delle opere pubbliche” dell’Azienda Foreste che, nel caso dei demani forestali interni al SIC,
prevede esclusivamente cure colturali (spalcature, diradamenti, eliminazione piante malate,
risarcimenti) e pulizia dei viali parafuochi.
Tuttavia da tempo l’ente gestore della riserva naturale Grotta di Santa Ninfa e l’UPA di
Trapani hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per la gestione naturalistica dei complessi
boscati ricadenti all’interno della riserva. Appare quindi necessario integrare il protocollo in
coerenza con gli obiettivi posti dal Piano di Gestione, rivedere la programmazione ordinaria
dell’Azienda Foreste Demaniali e modificare alcune prassi gestionali alla luce delle misure di
conservazione e dei nuovi obiettivi gestionali che riguardano il Sito, rafforzando anche la
concertazione con gli enti gestori coinvolti. In tale prospettiva, alla gestione del Sito Natura
2000 può concorrere in via ordinaria, attraverso le attività di manutenzione ma soprattutto
attraverso nuove progettazioni, l’azione quotidiana dell’Azienda Foreste Demaniali.
Programma Operativo Regionale. FESR 2007-2013
Il Programma Operativo del FESR 2007/2013 costituisce lo strumento di programmazione per
l’attivazione delle risorse comunitarie in materiale di infrastrutture, ambiente, turismo e
sviluppo locale.
L’obiettivo generale del Programma si può enunciare come segue: “Innalzare e stabilizzare il
tasso di crescita medio dell’economia regionale attraverso il rafforzamento dei fattori di
attrattività di contesto e della competitività di sistema delle attività produttive in un quadro di
sostenibilità ambientale e territoriale e di coesione sociale”.
Il Programma si articola in 7 Assi prioritari denominati “Reti e collegamenti per la mobilità”,
“Uso efficiente delle risorse naturali”, “Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse
paesaggistico-ambientali per l’attrattività turistica e lo sviluppo”, “Diffusione della ricerca,
dell’innovazione e della società dell’informazione”, “Sviluppo imprenditoriale e competitività
dei sistemi produttivi locali”, “Sviluppo urbano sostenibile”, “Governance, capacità
istituzionali e assistenza tecnica”.
I primi tre assi fanno prevalente riferimento a fattori di attrattività di contesto, i due successivi
alla “diffusione della società della conoscenza e imprenditorialità” e gli ultimi due hanno
contenuto trasversale.
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179
I caratteri distintivi del Programma possono riassumersi in alcune opzioni trasversali che
concernono la collocazione mediterranea del processo di sviluppo della Sicilia, la necessità di
dare attuazione alle pianificazioni settoriali già intraprese nel corso della programmazione
2000-2006, l’opportunità di sviluppare meccanismi di competitività del sistema produttivo
regionale incentrati sui sistemi di imprese, l’attenzione alla sostenibilità territoriale
dell’azione programmatica, con distinzione specifica per le aree urbane, per quelle rurali e per
i sistemi locali.
Quanto alle principali linee strategiche, l’azione di rafforzamento dei fattori d’attrattività si
rivolge innanzitutto al settore delle infrastrutture di trasporto e della logistica, con
conseguenti problemi di forte impatto ambientale del Programma.
Un secondo importante fattore d’attrattività è quello delle risorse naturali per il quale l’analisi
dei punti di forza e di debolezza ha individuato, come criticità principali, i ritardi nel
raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, l’incompleta attuazione della gestione integrata in
materie di acque e rifiuti e la presenza di un elevato rischio idrogeologico in molte aree della
regione. Nel settore dell’energia, obiettivi prioritari dell’azione di programmazione
riguardano la riduzione della dipendenza dalle fonti tradizionali e la promozione della
diffusione di fonti rinnovabili con connesso adeguamento degli impianti, l’integrazione delle
tematiche energetiche con la programmazione nel campo della ricerca e dell’innovazione, la
razionalizzazione della domanda di energia. In campo ambientale si vuole in particolare
promuovere la riconversione dei sistemi di produzione verso tecniche e modalità sostenibili, il
miglioramento della gestione delle risorse naturali agendo sulla dotazione di infrastrutture e di
servizi collettivi e sulla prevenzione dei rischi, l’attuazione della pianificazione settoriale in
materia di acqua, rifiuti, e protezione della natura, lo sviluppo di piani di prevenzione del
rischio, la promozione di interventi di risanamento e riequilibrio ambientale di grande impatto
e la creazione di un sistema di servizi e infrastrutture a rete per i sistemi locali di impresa in
modo da sostenere l’adozione di eco-innovazioni da parte delle micro e PMI.
L’azione di programmazione si indirizza anche alla riqualificazione nelle politiche ambientali
e culturali attraverso la realizzazione di una più efficace sinergia tra azione di preservazione e
azione di fruizione. Ciò al fine di meglio definire l’identità dei luoghi attraverso la
costituzione di circuiti e reti tematiche, e di aumentare anche l’attrattività dei territori,
soprattutto di quelli ancora non in grado di offrire importanti assets sul mercato extra-locale.
La politica ambientale del programma è anche legata a gravi situazioni di contesto del
territorio regionale in materia di risorse naturali.
Il territorio siciliano rivela alcuni problemi relativi alla qualità dell’aria, registrando
concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti previsti dalla normativa nei principali centri
urbani e nelle aree dei poli industriali. Con riguardo alla produzione di Gas serra, nonostante
il modesto livello di industrializzazione che caratterizza il contesto regionale, si rileva un
livello emissioni di CO2 significativamente elevato rispetto alle emissioni totali nazionali.
Relativamente all’uso del suolo, l’aumento della copertura artificiale determina un generale
incremento delle superfici impermeabilizzate, e costituisce una minaccia poiché rappresenta
un fenomeno pressoché irreversibile di perdita di suolo. Tra le forme di degrado del suolo
presenti in Sicilia va citata inoltre quella della desertificazione: la Sicilia è infatti una delle
regioni del Mediterraneo maggiormente soggetta al rischio di desertificazione, con circa il
50% del territorio regionale classificato a rischio medio emedio-elevato ed il 7% a rischio
elevato.
Per quanto riguarda la tematica del dissesto idrogeologico, ad aprile 2006 i Piani di Assetto
Idrogeologico (PAI) pubblicati ed approvati interessavano una superficie di 18.414 Km2, pari
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180
al 72% dell’intero territorio regionale. Sono stati sinora censiti 21.249 dissesti e di questi
l’8,3% è indicato come area pericolosa sia dal punto di vista geomorfologico che idraulico,
mentre le aree a rischio interessano il 2,16% della superficie regionale.
Relativamente alle acque interne, la Sicilia è dotata di 82 corpi idrici superficiali interni
definiti significativi ai sensi del decreto legislativo 152/99, di cui 38 corsi d’acqua il cui
monitoraggio (definito in base al S.E.C.A.) ha assegnato la II classe (ovvero buona) al 12%
delle stazioni di campionamento, la III classe (sufficiente) al 35%, la IV classe (scadente) al
29%, mentre solo il 24% ha avuto assegnato la classe Va (pessima). Per una valutazione
definitiva occorre pero’ completare il quadro conoscitivo alla luce degli obiettivi e delle
indicazioni date dalla Direttiva 2000/60. I corpi idrici sotterranei considerati significativi sono
76, e sono stati classificati nel 2005, nella maggioranza dei casi, in base all’indice S.A.A.S –
Stato Ambientale delle Acque Sotterranee, nella classe “buona”. In particolare, il 4% presenta
uno stato ambientale sufficiente, il 29% uno stato scadente, una quota dell’11% rientra in uno
stato ambientale definito “particolare”, ovvero tale per cui le caratteristiche qualitative e/o
quantitativenon sono determinate da un significativo impatto antropico ma dovute alla
presenza naturale di particolari specie chimiche o ad un potenziale quantitativo di scarso
rilievo, così da comportare limitazioni nell’uso della risorsa. Un aspetto da considerare
attentamente riguarda il fenomeno di salinizzazione delle falde acquifere sotterranee, da
collegare in gran parte al prelievo idrico da pozzi per uso irriguo.
In termini di raccolta differenziata la quota in Sicilia, essa è ancora al di sotto dei livelli
dell’area Convergenza (8,2%) e dei valori medi nazionali (24,3%). Tale quota è quindi
lontana dall’obiettivo del 15% da raggiungere già nel 2003 fissato con ordinanza ministeriale
n. 3190 del 22 marzo 2002 (art. 4, c.1) o da quello del 25% fissato a Lisbona. Risulta pertanto
evidente che la quasi totalità dei rifiuti solidi urbani prodotti (circa il 95%) continua ad essere
smaltita in discarica. La criticità investe anche i trattamenti di compostaggio delle frazioni
umide dei rifiuti urbani complessivi, per i quali la Sicilia mostra notevoli ritardi con valori
prossimi all’1,3% contro il 20,5% nazionale e l’altrettanto basso 1,7% dell’area Convergenza
(APAT, 2005).
Il bilancio energetico regionale conferma, in termini di consumi finali, la prevalenza dei
prodotti petroliferi (64%), sull’energia elettrica (19%) e sul gas naturale (in crescita), con una
quota ancora residuale di fonti rinnovabili (2,5%) fortemente in ritardo rispetto ai valori
dell’area Convergenza (7,2%), alla quota del 16,9% dell’Italia in complesso e infine ai valori
osservati a livello UE25 (13,9%, ). Stesso profilo rivestono i consumi regionali d’energia
elettrica coperti da fonti rinnovabili. Pertanto, il cammino verso il raggiungimento
dell’obiettivo di Lisbona (25%) appare molto arduo.
L’analisi SWOT di seguito presentata è strutturata in modo tale da rappresentare in primo
luogo i principali elementi di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce relative al
complesso del Programma.
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182
Nel Programma assumono rilievo i tempi posti in merito all’integrazione delle politiche
ambientali nelle politiche di sviluppo
La Regione, nella sorveglianza dell’attuazione e nel sistema di monitoraggio, definisce gli
indicatori ed i criteri/modalità di verifica e di rispetto dell’attuazione del principio di
sostenibilità ambientale e di conformità alle normative ambientali, sottoponendoli
periodicamente, con cadenza almeno annuale, all’approvazione del Comitato di Sorveglianza.
Il Programma, nel corso della sua attuazione, sarà orientato a:
- rafforzare la governance regionale e locale in materia di sostenibilità ambientale
assicurando l’implementazione degli aspetti ambientali quale principio trasversale in
tutte le diverse fasi (programmazione, attuazione monitoraggio valutazione);
- rafforzare i processi partecipativi e di concertazione in tutte le fasi del Programma
mediante il coinvolgimento dei diversi portatori d’interesse significativi nel campo
della sostenibilità ambientale;
- contribuire al miglioramento della qualità di progettazione in tutte le fasi del ciclo del
progetto anche mediante il ricorso al pieno utilizzo degli strumenti di comunicazione;
- assumere opportuni meccanismi procedurali per garantire l’integrazione degli aspetti
relativi alla sostenibilità ambientale in tutte le fasi di attuazione degli interventi (criteri
di selezione/modalità di esecuzione/sistema indicatori/meccanismi valutazione)
provvedendo, anche, a definire e introdurre idonei punteggi e criteri premiali, sia di
natura quantitativa che qualitativa;
- prevedere, con riferimento al processo di Valutazione Ambientale Strategica, appositi
strumenti di monitoraggio e valutazione che, attraverso set d’indicatori specifici,
consentano di verificare in modo puntuale i risultati quantitativi e qualitativi che
l’attuazione del Programma produce sulle componenti ambientali, con specifica
attenzione agli impatti diretti o indiretti degli interventi.
Al fine di ricondurre ad un insieme unitario i principi di sostenibilità ambientale che devono
essere perseguiti dalla nuova programmazione 2007-2013, si ricostruisce un quadro sintetico
dei principali obiettivi di sostenibilità scaturiti dalle criticità evidenziate dalla analisi del
contesto regionale.
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183
Temi ambientali e criticità regionali
Cambiamenti climatici ed energia
A livello regionale si registrano emissioni di gas serra
significative e sensibilmente superiori ai limiti indicati
dal protocollo di Kyoto.
La situazione siciliana (2003) è caratterizzata da una
netta prevalenza di combustibili fossili e da una scarsa
incidenza delle fonti rinnovabili che producono solo lo
0,4% del totale
Le fonti di emissione principali sono rappresentate dal
comparto energetico e dai trasporti.
Atmosfera
La tematica dell’inquinamento atmosferico è
strettamente connessa alla precedente ed è
responsabile del deterioramento della qualità dell’aria
che respiriamo con ricadute negative anche sul suolo,
e sui corpi idrici attraverso la deposizione di sostanze
inquinanti presenti nell’atmosfera.
Gli studi scientifici hanno messo in relazione le
pesanti ricadute sanitarie dovute alla presenza di
sostanze inquinanti nell’atmosfera ed hanno
dimostrato che alcune di queste sostanze sono
accertati agenti cancerogeni. A livello regionale sono
stati riscontrati nei principali centri urbani e nelle aree
industriali siciliane superamenti dei valori normativi
per alcune tipologie d’inquinanti. Inoltre il sistema di
monitoraggio della qualità dell’aria appare ancora
deficitario e le province di Trapani, Ragusa ed Enna
sono ancora del tutto sprovviste di centraline di
monitoraggio
Come per la precedente tematica i settori
maggiormente responsabili delle emissioni in
atmosfera sono gli impianti energetici ed industriali ed
i trasporti.
Natura e Biodiversità
La regione si caratterizza per una grande ricchezza di
biodiversità e per la presenza di aree protette che
interessano più del 10% della superficie regionale alle
quali si aggiungono i Siti di interesse comunitario
(SIC eZPS) della rete Natura 2000 e le aree marine
protette.
La principale minaccia per la conservazione di questo
patrimonio è rappresentata dagli incendi che
annualmente distruggono gli ambienti naturali.
Altri elementi di criticità riguardano la riduzione delle
aree naturali della fascia costiera soggette ad elevate
Obiettivi di sostenibilità
Gli obiettivi prioritari consistono nella progressiva
riduzione dell’impatto ambientale e climalterante della
produzione e consumo di energia, mediante azioni
composite di promozione delle fonti rinnovabili
(obiettivi al 2010 ex Dir. 2001/77/CE e prospettive al
2020 decise nel Consiglio dell’UE del marzo 2007) e
sostegno all’incremento dell’efficienza energetica negli
usi finali (Dir. 2006/32/CE sui servizi energetici)
Per il perseguimento di tali obiettivi la regione siciliana
dovrà esitare tempestivamente il piano energetico
regionale e dotarsi di strumenti appropriati di
conoscenza per la stima delle emissioni prodotte ed il
monitoraggio degli inquinanti.
La più recente strategia delL'Unione europea per
contrastare l’inquinamento atmosferico fissa obiettivi
di riduzione di taluni inquinanti e rafforza il quadro
legislativo di lotta all'inquinamento atmosferico
secondo due assi principali: il miglioramento della
legislazione comunitaria in materia di ambiente e
l'integrazione del problema "qualità dell'aria" nelle
pertinenti politiche, con specifico riferimento alla
"Strategia tematica sull'inquinamento atmosferico"
COM(2005) 446.
Sulla base della situazione accertata nel 2000, la
strategia fissa come obiettivi per il lungo termine
(2020): una riduzione del 47% della perdita di speranza
di vita dovuta all'esposizione al particolato; una
riduzione del 10% dei casi di mortalità acuta dovuti
all'ozono; una diminuzione delle eccessive deposizioni
acide nelle foreste (74%) e sulle superfici di acqua
dolce (39%); una riduzione del 43% delle zone i cui
ecosistemi sono soggetti a eutrofizzazione
Con riguardo alla situazione regionale permangono
come obiettivi prioritari l’esitazione dei piani di
risanamento dell’aria sulla base di quanto previsto dal
D.Lgs. 351/99 e dal D.M. 261/2002 e l’attuazione di un
sistema di monitoraggio adeguato alle prescrizioni
normative. Le politiche di contrasto all’inquinamento
atmosferico dovranno essere supportate dalla
diffusione delle migliori tecnologie disponibili con
particolare riguardo alla riduzione degli impatti
ambientali del settore energetico industriale e da
politiche mirate a limitare le emissioni del settore
trasporti.
L’obiettivo primario consiste nel dare piena attuazione
alle Direttive CE Habitat e Uccelli in conformità agli
indirizzi del Sesto Programma Europeo di Azione
Ambientale ed ai nuovi obiettivi per arrestare la perdita
di biodiversità entro il 2010 e oltre (COM(2006) 216).
Si dovranno sostenere le azioni di tutela e
conservazione delle specie e degli habitat individuati
nei siti Natura 2000 anche al fine di mitigarne la
frammentazione e promuovere la connettività ecologica
all’interno della regione biogeografica mediterranea. L’
implementazione della rete di monitoraggio mirata a
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184
pressioni antropiche, il basso livello di pianificazione
dei territori di pregio naturalistico ed i ritardi
nell’attuazione delle direttive Habitat e Uccelli.
Paesaggio e patrimonio culturale
La regione Siciliana per la sua storia e per le
caratteristiche naturali esprime una grande diversità di
paesaggi e la presenza di un patrimonio monumentale,
archeologico d’importanza nazionale ed
internazionale.
Ampi segmenti di questo patrimonio si trovano in
stato di degrado o di abbandono anche a causa delle
profonde trasformazioni dovute a processi di
urbanizzazione ed infrastrutturazione territoriale non
sempre correttamente pianificati che hanno
comportato la presenza di ampi fenomeni di
abusivismo e lo spopolamento delle aree interne.
Altri aspetti che esercitano pressioni negative per la
conservazione del paesaggio riguardano la
significativa presenza di siti inquinati e l’incremento
delle attività estrattive non supportate da una
pianificazione adeguata. Il fenomeno degli incendi
costituisce un elemento di periodico degrado di aree di
rilevanza paesaggistica.
Produzione e gestione dei Rifiuti
La produzione di rifiuti regionale è smaltita per la
quasi totalità in discarica. Tali impianti risultano
spesso autorizzati a livello emergenziali con potenziali
rischi d’inquinamento delle matrici ambientali
La percentuale di raccolta differenziata raggiunge
valori significativamente inferiori alla media
nazionale ed ai valori indicati a livello normativo; di
contro si registra un trend di incremento nella
produzioni regionale di rifiuti
Si riscontra un attuazione ancora parziale del servizio
di gestione integrata.
Risorse Idriche
Il sistema di gestione delle risorse idriche regionale
mostra elevate perdite nelle reti di adduzione e
distribuzione dell’acqua e le famiglie che denunciano
migliorare la conoscenza sulla biodiversità (specie
animali e vegetali), rappresenta lo strumento
fondamentale per migliorare le politiche di
salvaguardia.
Per perseguire tali obiettivi le politiche regionali
dovranno completare la pianificazione dei siti tutelati e
garantire adeguate misure di salvaguardia e di gestione
delle aree protette regionali e comunitarie. Il
potenziamento dei sistemi di prevenzione e lotta agli
incendi in complementarietà con le politiche di
sviluppo rurale costituisce un aspetto prioritario delle
politiche di tutela.
Per la conservazione della biodiversità marina gli
obiettivi prioritari sono rappresentati dall’istituzione di
nuove aree protette e dall’attuazione dei piani di
gestione per la protezione delle zone marine.
L’obiettivo della nuova programmazione 2007-2013
deve riguardare il mantenimento e la valorizzazione
delle risorse paesaggistico-culturali tramite la
pianificazione d’ambito in conformità alle indicazioni
contenute nel Codice dei Beni Culturali, il ripristino
delle molte aree degradate attraverso la realizzazione di
interventi di restauro, manutenzione e recupero del
patrimonio esistente in stretta connessione con i sistemi
turistici e con i servizi idonei al miglioramento e
diversificazione dell’offerta culturale ed attenti alla
qualità della vita dei cittadini ed all’incremento di un
flusso turistico destagionalizzato. Le strategie di tutela
dovranno integrare il paesaggio nelle politiche di
pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a
carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed
economico, nonché nelle altre politiche che possono
avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio con
particolare riguardo alle strategie inerenti la
salvaguardia della natura e della biodiversità.
Gli obiettivi da perseguire dovranno mirare sia alla
progressiva limitazione della produzione di rifiuti
attraverso la raccolta differenziata e il riciclaggio sia
all’incremento della qualità del servizio di gestione in
conformità a quanto previsto dal D.Lgs. 152/2006,
nonché agli indirizzi della direttiva 2006/12/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006,
relativa ai rifiuti. A livello Regionale un obiettivo
centrale è rappresentato dal miglioramento
dell’efficienza del sistema di raccolta gestione e
smaltimento dei rifiuti attraverso la piena realizzazione
del Servizio di gestione integrata dei rifiuti e l’avvio di
organiche politiche di riciclaggio e di prevenzione e
minimizzazione della quantità e della pericolosità dei
rifiuti prodotti. Obiettivo vincolante è la piena
conformità a quanto previsto dal quadro normativo.
Gli obiettivi principali dovranno mirare all’efficienza
lungo tutte le fasi del ciclo di gestione delle risorse
idriche, al risparmio idrico, alla tutela dei corpi idrici
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185
irregolarità nella distribuzione dell’acqua sono quasi il
triplo dei valori medi nazionali . Carenze di rilievo, si
riscontrano in termini di popolazione coperta dal
servizio di rete fognaria con depurazione completa dei
reflui convogliati. I dati forniti dal Ministero
dell’ambiente relativi alla copertura del Servizio idrico
integrato, pongono la Sicilia nel 2004 in coda a tutte le
regioni italiane, con una quota di popolazione servita
pari al 73,6% contro l’81,4 del Mezzogiorno e all’84,9
dell’Italia. Le province dove si rilevano le situazioni
peggiori sono quelle di Catania e Trapani. Per quanto
riguarda la qualità dei corpi idrici monitorati si
riscontrano situazioni eterogenee. Si riscontrano
problematiche relative alla salinizzazione delle falde
idriche
Appare necessario migliorare il quadro conoscitivo sui
prelievi idrici nei diversi settori
Suolo Sottosuolo e Desertificazione
Il territorio Siciliano si caratterizza per una elevata
vulnerabilità al rischio idrogeologico, sismico,
vulcanico e di desertificazione
Le cause di tale vulnerabilità hanno origine naturale
ma sono state aggravate delle trasformazioni del
territorio di origine antropica
Tra gli eventi naturali ad evoluzione lenta che
pongono maggiori rischi sia socioeconomici che
ambientali, rientrano quelli indotti dalla erosione
costiera.. Fenomeni di degrado del suolo sono
correlati alla significativa presenza di siti contaminati
e potenzialmente contaminati che hanno per lo più
origine da attività di smaltimento di rifiuti e da attività
industriali.
Fenomeni d’inquinamento rilevanti sono stati accertati
nelle tre aree industriali identificate a livello nazionale
come aree ad elevato rischio di crisi ambientale
nonché al completamento alla pianificazione di settore,
al fine di adeguarsi alla Direttiva 2000/60/CE. Gli
interventi sostenuti dovranno trovare collegamento ed
integrazione con quanto promosso nel Piano di
sviluppo rurale per un uso sostenibile delle risorse
idriche e per prevenire fenomeni di salinizzazione delle
falde idriche.
Particolare attenzione dovrà essere attribuita alle
attività di risparmio idrico, soprattutto in relazione al
reimpiego delle acque reflue.
Coerentemente con il Sesto Programma Europeo di
azione per l’ambiente e con riferimento al documento
programmatico “Verso una strategia tematica per la
protezione del suolo“ COM(2002) 179, gli obiettivi
consistono nel contenimento dei rischi naturali dando
piena attuazione ai Piani di Assetto Idrogeologico e ad
azioni finalizzate alla prevenzione del rischio di
desertificazione. La strategia promossa dovrà essere
indirizzata a ripristinare la funzionalità idrogeologica
dei sistemi naturali, limitare e ridurre l’erosione
costiera, identificare, e ridurre la pericolosità delle aree
a rischio e dovrà trovare complementarietà e sinergia
con gli interventi sostenuti dal Piano di sviluppo rurale
ed in particolare con le politiche forestali . La bonifica
dei siti inquinanti e potenzialmente inquinati
rappresenta un obiettivo prioritario per contrastare
fenomeni di degrado e contaminazione del suolo che
deve essere integrato con azioni di riqualificazione e
valorizzazione socio economica delle aree bonificate.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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186
Ambiente Urbano
L’ambiente urbano, per l’elevata concentrazione della
popolazione che vi risiede, è oggetto di fenomeni
d’inquinamento ambientale che hanno ricadute
negative anche sulla salute dei cittadini. La maggiore
concentrazione urbana in Sicilia si è sviluppata lungo
la fascia costiera, soprattutto tirrenica dove si trovano
le più grandi aree metropolitane. A questo fenomeno
ha fatto riscontro una riduzione della popolazione
residente nei centri minori delle aree più interne e
montane che ha dato luogo a squilibri territoriali in
termini di localizzazione di servizi e infrastrutture.
Tra le principali criticità delle aree urbane si riscontra
l’inquinamento atmosferico e acustico da correlare
alla bassa qualità del sistema di trasporto pubblico
urbano con conseguenti fenomeni di cogestione nei
centri più grandi dovuti al traffico veicolare. Altri
aspetti problematici riguardano l’elevata produzione
di RSU non differenziati e l’inadeguatezza dei servizi
essenziali quali quello idrico fognario depurativo che
mostrano deficit rilevanti in termini di abitanti serviti
e conformità alle normative
Mobilità e Trasporti
I trasporti rappresentano una fonte inquinante di
rilievo soprattutto per l’aria ma ha ricadute anche sulle
altre matrici ambientali. Il sistema di trasporti
regionale rileva una bassa efficienza del servizio
pubblico sia urbano che extraurbano, con la
conseguenza che la mobilità avviene
preferenzialmente su gomma con veicoli privati,
causando fenomeni di congestione e rischi sanitari per
inquinamento dell’aria cittadina e per i fenomeni
d’inquinamento acustico. Gli incidenti da trasporto
sono causa di mortalità rilevante e necessitano di
interventi per migliorare la sicurezza delle reti di
trasporto.
Ambiente e Salute
Il quadro conoscitivo degli impatti sulla salute per
fenomeni d’inquinamento ambientale, pur
presentandosi ancora molto frammentato ha
comunque evidenziato correlazioni dirette tra danni
alla salute ed inquinamento delle matrici ambientali. I
principali fattori di rischio per la salute umana
riguardano l’ inquinamento atmosferico ed acustico, le
radiazioni (UVA, radiazioni elettromagnetiche e da
radon) l’inquinamento della catena alimentare;
l’inquinamento del suolo. In Sicilia le indagini
effettuate hanno rilevato un’incidenza superiore di
alcune patologie per la popolazione residente nelle
Tenuto conto della natura transettoriale delle questioni
attinenti alla gestione urbana, qualsiasi strategia per il
miglioramento dell'ambiente urbano richiede un
coordinamento con le altre politiche ambientali
interessate, vale a dire la lotta contro il cambiamento
climatico (costruzioni che favoriscano l'efficacia
energetica, piani di trasporto urbano, ecc.), la tutela
della natura e della biodiversità (riduzione della
proliferazione delle città, recupero di aree industriali
abbandonate, presenza di parchi e giardini urbani ecc.),
la qualità della vita e la salute (riduzione
dell'inquinamento atmosferico e acustico, ecc.),
l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali nonché la
prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti. Gli obiettivi
prioritari riguardano pertanto la tutela della salute dei
cittadini attraverso la riduzione della popolazione
esposta sia a fattori inquinanti (inquinamento
atmosferico, acustico) quanto a fattori di rischio (da
attività produttive pericolose in ambiente urbano o da
fenomeni naturali: fiumi interrati, eventi calamitosi,
barriere artificiali). La promozione di un sistema di
trasporto pubblico sostenibile, il miglioramento della
gestione dei servizi essenziali finalizzati ad un
innalzamento complessivo della qualità della vita nei
centri urbani , in coerenza con la “Strategia tematica
sull’ambiente urbano” (COM/2005/718). Obiettivo
trasversale rimane il riequilibrio territoriale da
incentivare favorendo l’interconnessione e lo sviluppo
dei centri minori.
Gli obiettivi prioritari mirano a rendere più efficiente il
sistema dei trasporti promuovendo l’intermodalità,lo
sviluppo di nodi logistici e i mezzi di trasporto
collettivi, quali ferrovie e trasporti marittimi
unitamente al trasporto pubblico locale. In tal modo si
potrà anche disincentivare il trasporto stradale con
possibili effetti positivi sugli impatti inquinanti del
settore, specie in termini di emissioni e di cogestione.
Un ulteriore obiettivo è la realizzazione di importanti
progetti per le infrastrutture dei trasporti su scala
europea, le cosiddette reti transeuropee di trasporto o
TEN (Trans European Networks). Obiettivi
strettamente correlati e concorrenti riguardano
l’utilizzazione di vetture a minor impatto ambientale
basate sul consumo di fonti energetiche alternative ai
carburanti fossili.
Gli obiettivi principali riguardano la riduzione della
popolazione esposta a fattori inquinanti, con particolare
riferimento all’ambiente urbano ed alle aree industriali
.L’integrazione tra strutture ambientali e sanitarie è
prevista nel D. Lgs 229/99, che mira a favorire il
coordinamento degli interventi per la salute e
l’ambiente, definendo, a vari livelli, i settori di azione
congiunta e i relativi programmi attuativi. Le Regioni,
devono definire “le modalità ed i livelli di integrazione
fra politiche sanitarie ed ambientali prevedendo la
stipulazione di accordi di programma e convenzioni tra
le USL, Aziende Sanitarie e le ARPA, con particolare
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187
aree ad elevato rischio di crisi ambientale che
corrispondono alle aree dove sono insediati i grossi
poli industriali petrolchimici. Danni diretti sulla salute
a causa dell’inquinamento atmosferico sono stati
accertati nelle aree metropolitane di Palermo e Catania
(indagine MISA).
Altri fattori di rischio per la salute della popolazione
riguardano il rischio antropogenico dovuto a industrie
soggette a rischio d’incidente rilevante e la
popolazione esposta a rischio idrogeologico.
riguardo alle attività di sorveglianza epidemiologica e
di comunicazione del rischio. Le azioni prioritarie
dovranno riguardare l’identificazione dei rischi per la
salute umana, soprattutto per i bambini e gli anziani,
l’inserimento della tematica ambiente e salute nelle
altre politiche e nelle norme sull'aria, sulle acque, sui
rifiuti e sul suolo; il potenziamento della ricerca nel
campo della salute e dell'ambiente; il divieto e la
limitazione dell'uso dei pesticidi più pericolosi e la
sicurezza della catena alimentare. Da considerare anche
gli obiettivi di contenimento dell’inquinamento
acustico, principalmente con riferimento alla Direttiva
2002/49/CE e relativi provvedimenti di recepimento e
attuazione.
Obiettivi rilevanti a livello regionale riguardano inoltre
la riqualificazione delle aree dichiarate ad elevato
rischio di crisi ambientale e la riduzione della
percentuale di popolazione soggetta a rischio
idrogeologico e antropogenico.
I temi ambientali trovano specifico riscontro degli Assi 2 e 3, di cui si riportano obiettivo
globale e obiettivi specifici ed analisi swot:
ASSE 2 - USO EFFICIENTE DELLE RISORSE NATURALI
La strategia di sviluppo consiste nel raggiungimento del seguente obiettivo globale d’asse:
“Garantire adeguati livelli di servizio nel settore delle risorse naturali attraverso un aumento
di efficienza in un’ottica di sostenibilità e di difesa/prevenzione del rischio”.
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188
ASSE 3 - VALORIZZAZIONE DELLE IDENTITÀ CULTURALI E DELLE RISORSE
PAESAGGISTICOAMBIENTALI PER L’ATTRATTIVITA’ TURISTICA E LO
SVILUPPO
La strategia di sviluppo consiste nel raggiungimento del seguente obiettivo globale d’Asse,
ossia “valorizzare i beni e le attività culturali e ambientali quale vantaggio comparato della
regione per rafforzare la coesione sociale e migliorare la qualità della vita dei residenti e
aumentare l’attrattività turistica ”.
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189
Per le connessioni operative con i Piani di Gestione dei Siti Natura 2000 e con la Rete
Ecologica Siciliana, appare utile un esame più di dettaglio di alcuni obiettivi dell’Asse 3:
Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per
l’attrattività turistica e lo sviluppo.
L’obiettivo specifico 3.2 “rafforzare la rete ecologica siciliana”, favorendo la messa a sistema
e la promozione delle aree ad alta naturalità e conservando la biodiversità in un’ottica di
sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo, si articola nei seguenti obiettivi operativi:
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190
•
Obiettivo operativo 3.2.1: Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori
Nel ciclo di programmazione precedente sono stati messi a punto gli strumenti di
conoscenza e di pianificazione di area vasta del territorio della Rete Ecologica
siciliana di livello regionale.
Con la programmazione 2007-2013 dovranno essere definite le pianificazioni dei
singoli sistemi integrati ad alta naturalità e, in attuazione dei Piani di Gestione dei
diversi siti, oppure, nei siti ricadenti all’interno dei Parchi e delle Riserve già istituite
nel rispetto delle norme di salvaguardia individuate nella pianificazione vigente, si
dovranno creare le condizioni di contesto, sia in termini di politiche di sviluppo sia in
termini di infrastrutturazione dei territori della Rete Ecologica, per garantire la buona
riuscita degli interventi più direttamente a favore della biodiversità, da realizzarsi a
carico del PO FEASR, e verrà realizzato un nodo pubblico di osservazione della
biodiversità per la tutela e la fruizione delle risorse naturali. La realizzazione di tali
azioni garantirà una diffusa animazione sociale ed economica, anche in chiave
turistica, dei territori interessati.
•
Obiettivo operativo 3.2.2: Incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel
settore della valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici e della correlata
promozione del turismo diffuso, coerentemente con i modelli ed i piani di gestione e
conservazione dei siti Rete Natura 2000 parchi e riserve
L’obiettivo si propone di rafforzare e incentivare il tessuto imprenditoriale che opererà
in coerenza con i modelli e i futuri piani di gestione e conservazione (piani territoriali
dei parchi, piani di sistemazione ed utilizzazione delle riserve) dei siti Rete Natura
2000, parchi e riserve del territorio insulare. Si tratta di incentivare il tessuto
imprenditoriale sia nei settori produttivi legati alle attività e ai mestieri tradizionali ed
alla fruizione turistica dei luoghi, sia nei servizi connessi alla promozione e
valorizzazione dei territori e delle relative produzioni, ad eccezione delle azioni più
direttamente legate alla biodiversità che saranno oggetto dell’intervento del FEASR.
Con tale obiettivo si intende rivitalizzare, anche in senso turistico, aree a rischio di
marginalità e contrastare processi di impoverimento di risorse umane (nuova
emigrazione) che versano in una situazione di crisi e che hanno dato luogo a
significativi fenomeni di “esodo rurale”.
Gli obiettivi operativi prima enunciati si articolano in una serie di linee di intervento:
• azioni volte alla realizzazione di un nodo pubblico di osservazione della biodiversità
per la tutela e la fruizione delle risorse naturali compatibilmente con quanto previsto
dal Reg. (CE) 1080/06;
• azioni di supporto alla realizzazione della rete ecologica regionale, innanzitutto dei
Comuni montani, tramite interventi di infrastrutturazione integrata (realizzazione del
Sentiero Italia - dorsale settentrionale sicula), azioni di ripristino e restauro
naturalistico, al fine di prevenire rischi e promuovere la protezione della natura;
• azioni eco-innovative di supporto alle PMI che operano nei siti Rete Natura 2000 e
parchi e riserve e azioni di marketing territoriale e promozione di marchi d’area;
• azioni di adeguamento delle strutture pubbliche esistenti realizzate secondo criteri di
edilizia sostenibile;
• servizi integrati ambientali alle associazioni di PMI e alle confederazioni artigianali;
• azioni congiunte di tutela, sviluppo sostenibile e promozione imprenditoriale del
sistema della Rete Ecologica Siciliana;
• azioni di rafforzamento della competitività delle produzioni locali e delle filiere
produttive dei territori della Rete Ecologica siciliana (sono escluse le attività di
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191
•
•
produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti di cui all'Allegato I del
Trattato);
azioni di promozione e catalizzazione dello sviluppo locale sostenibile anche
attraverso lo strumento delle Agende 21;
interventi di valorizzazione ambientale e di incentivazione alle imprese ubicate nei
comuni di montagna in un’ottica di complementarietà con la politica di sviluppo
rurale.
Più di una perplessità, in riferimento alla strategia complessiva di Asse ed agli obiettivi che si
intendono perseguire per il rafforzamento della Rete Ecologica Sicilia, suscita la specifica
previsione di “azioni rivolte al sostegno di attività di società ed associazioni impegnate nella
tutela, valorizzazione e fruizione dell’ambiente e delle risorse naturali, al fine di aumentare la
sensibilità sui temi ambientali attraverso la pratica di attività motorie ecocompatibili,
compresi interventi di adeguamento ciclabile di sentieri esistenti (con esclusione del sostegno
ai costi di gestione e funzionamento).
Posti questi elementi, appaiono utili e doverose alcune valutazioni critiche sulla compatibilità
del Programma con gli obiettivi posti dai Piani di Gestione e con gli obiettivi più generali
della Direttiva 92/43. Nella presente trattazione verranno riportati anche alcuni dati ed
osservazioni contenute nella Valutazione Ex-Ante del Programma, in particolare per quelle
misure direttamente connesse con l’attuazione della Rete Ecologica Siciliana.
Per quanto riguarda l’Asse II, la strategia perseguita è ritenuta coerente in termini di
attenuazione delle criticità ambientali riscontrate.
In termini ambientali si ritiene positiva l’attuazione di una strategia di riduzione della
dipendenza dalle fonti tradizionali, la promozione della diffusione di fonti rinnovabili, di
carburanti alternativi e la razionalizzazione della domanda di energia. Corretto appare altresì
il proseguimento delle strategie di attuazione della gestione integrata in materie di acque e
rifiuti e le azioni finalizzate ad attenuare i rischi, sia naturali che di origine antropica.
Innovativo appare il sostegno ad una strategia di riconversione dei sistemi di produzione verso
tecniche e modalità sostenibili, con un forte impulso ad azioni eco-efficienti, intervento
contenuto in particolare negli obiettivi operativi 2.1.1 e 2.4.3. Tali obiettivi, se compiutamente
conseguiti, presentano positivi riflessi, sia ambientali che economici, con il sostegno
all’attivazione di filiere produttive di tecnologie energetiche alimentate da fonti rinnovabili e
del riciclaggio dei rifiuti a livello di sistemi locali d’impresa e distretti produttivi, favorendo
l’adozione di sistemi di gestione ambientali.
Vale la pena evidenziare l’esistenza di forti legami di complementarietà tra l’obiettivo globale
dell’Asse II (realizzare un uso efficiente delle risorse naturali) e l’obiettivo specifico 3.2,
relativo allo sviluppo della Rete Ecologica. A tale proposito, a fronte di una collocazione di
quest’ultimo obiettivo non pienamente coerente con le esigenze connesse ad un approccio
integrato al tema della sostenibilità, si segnala la necessità di definire procedure di attuazione
e meccanismi operativi coordinati, in grado di sfruttare le sinergie potenziali esistenti.
Alla luce delle esperienze pregresse nei precedenti cicli di programmazione, e nello specifico
dalle lezioni del passato riferite all’asse I del POR 2000-2006, vanno altresì rafforzate le
integrazioni tra le azioni di governance e le strategie ambientali, con particolare riferimento
agli obiettivi operativi 2.2.1, 2.4.1, 2.4.2, 2.4.4
In merito all’Asse II viene suggerito inoltre di separare chiaramente in fase di attuazione la
gestione degli interventi connessi all’attuazione dei Piani di Assetto Idrogeologico da quelli
previsti dal Piano Forestale.
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192
Per quanto riguarda l’ Asse III, che ha particolare rilievo per le politiche a favore della Rete
Ecologica e dell’attuazione dei Piani di Gestione, un primo aspetto riguarda il giudizio di
pertinenza dell’analisi SWOT rispetto all’analisi di contesto relativo ai sistemi culturali e
ambientali formulato dal Valutatore del PO FESR nella seguente tabella:
SWOT
Presenza nell’analisi
di contesto
PUNTI DI FORZA
Elevato valore in termini di ricchezza
biologica floristica e faunistica
Estensione del territorio naturale
protetto
Disponibilità di risorse (beni culturali,
storici ed archeologici e aree naturali)
di rilievo internazionale diffuse su tutto
il territorio regionale
OPPORTUNITÀ
Carta della Natura
OPPORTUNITA’
Piano Regionale per la difesa della
vegetazione dagli incendi
Presente
Presente
Presente
L’analisi di contesto mette in evidenza
la ricchezza ambientale regionale
La Sicilia ha un’elevata quota di
territorio protetto
L’analisi di contesto cita il vasto
patrimonio regionale
Non presente
L’analisi non riporta la che con la
misura 1.11 della precedente
programmazione si è recentemente
finanziata la realizzazione della Carta
della Natura che fornisce i primi
strumenti di conoscenza del territorio
regionale
Non presente
Date le evidenze dell’analisi di
contesto, è plausibile che tale Piano
possa essere un’opportunità per la
regione
Date le evidenze dell’analisi di
contesto, è plausibile che tale Piano
possa essere un’opportunità per la
regione
Date le evidenze dell’analisi di
contesto, è plausibile che tale Piano
possa essere un’opportunità per la
regione
Piano forestale regionale ed inventario
forestale regionale
Non presente
Strumenti di pianificazione in aree
protette
Non presente
MINACCE
Insostenibilità
dei
costi
sociali
direttamente collegabili al degrado
ambientale
Osservazioni
Non presente
Pertinente
La tabella seguente riguarda invece la riscontrabilità nell’analisi di contesto di dati a supporto
della strategia dell’ Asse III:
3.2 - Rafforzare la rete
ecologica siciliana, favorendo
la messa a sistema e la
promozione delle aree ad
alta naturalità e conservando la
biodiversità in un’ottica di
sviluppo economico e sociale
sostenibile e duraturo
3.2.1: Rafforzare la valenza e Riscontrabile
l’identità
naturalistica
dei
territori anche attraverso la
diffusione della sensibilità per i
temi dello sviluppo sostenibile
3.2.2: Incentivare lo sviluppo Non valutato
imprenditoriale, coerentemente
con i modelli ed i piani di
gestione e conservazione dei siti
Rete Natura 2000, parchi e
riserve
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L’analisi di contesto
evidenzia la non piena
valorizzazione delle risorse
naturali e la mancata
affermazione dei principi di
prevenzione e tutela
L’analisi di contesto non
riporta elementi utili al
riguardo
193
Per la Valutazione Ex Ante, la strategia di sviluppo dell’Asse III, incentrata sulla
valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico ambientali, appare poco
coerente, sotto il profilo ambientale, con alcuni degli obiettivi operativi e delle linee di
intervento declinati in seno allo stesso Asse. La strategia dell’Asse non appare altresì definita
con chiarezza dal punto di vista ambientale in termini di connessioni tra i due obiettivi
specifici, che non appaiono collegati in termini di strategie di eco-sostenibilità.
La dimensione ambientale è scarsamente considerata negli obiettivi operativi e nelle azioni
contenute nell’obiettivo specifico 3.1 che appare disattento ai temi della gestione ambientale
ecoorientata di siti spesso sottoposti a carichi antropici eccessivi, o comunque ad alto grado
potenziale di interazione con gli effetti indotti dall’inquinamento.
Particolarmente necessaria appare l’integrazione dei principi di ecosostenibilità in seno
all’obiettivo operativo 3.1.6, “rafforzare i fattori di contesto, lo sviluppo di infrastrutture e dei
servizi anche nelle aree rurali” con riferimento alle seguenti azioni:
-
realizzazione di infrastrutture culturali per il miglioramento della qualità della vita dei
residenti
valorizzazione delle identità locali;
interventi integrati di riqualificazione di contesti architettonici e urbanistici di pregio
storico;
interventi di riqualificazione di contesti rurali di pregio storico culturale.
L’integrazione strategica dei principi di sostenibilità ambientale è positivamente riscontrata
nel caso dell’obiettivo specifico 3.2, connesso al rafforzamento della rete ecologica siciliana,
sia in termini di contenuti che di trasversalità ambientale di obiettivi ed azioni.
Più in dettaglio, la coerenza ambientale tra obiettivi e strategia appare correttamente definita
nel caso degli obiettivi operativi 3.2.1 e 3.2.2, riguardanti la rete ecologica, e si condivide in
tal senso la necessità di rafforzare le rete ecologica siciliana in un’ottica di sviluppo
economico e sociale sostenibile.
Si rileva positivamente la particolare attenzione delle linee di intervento contenute
nell’obiettivo operativo 3.2.2 alle tematiche dell’ecoefficienza del tessuto imprenditoriale che
opererà nel tessuto territoriale della rete ecologica.
Nel contempo si segnala però che nella linea di intervento “azioni per il sostegno alle società
ed associazioni sportive impegnate nella tutela, valorizzazione e fruizione dell’ambiente e
delle risorse naturali al fine di aumentare la sensibilità sui temi ambientali, attraverso la
pratica di attività motorie ecocompatibili, (ob. Operativo 3.2.1), la definizione dei contenuti
dell’azione appare vaga sotto il profilo ambientale, soprattutto nella definizione di pratiche
motorie ecocompatibili e dell’aumento di sensibilità sui temi ambientali, già affrontato
peraltro in altre azioni dello stesso obiettivo operativo.
In ogni caso si segnala l’opportunità di prevedere criteri di selezione degli interventi in grado
di premiare la maggiore sostenibilità ambientale dei progetti anche in termini di efficienza
energetica, di interventi di eco-innovazione e di impegno all’acquisizione della certificazione
ambientale per i parchi e le aree archeologiche, attribuendo altresì un significativo peso
specifico agli stessi nella procedura di selezione degli interventi.
Inoltre in prima approssimazione, si può affermare che la coerenza interna dell’Asse III risulta
solo parziale. Non aver incluso all’interno di tale priorità anche il tema dell’attrattività
turistica, infatti, potrebbe precludere in fase di attuazione il perseguimento di un approccio
strategico ed integrato in questo ambito, con conseguenze negative sull’efficacia finale degli
interventi programmati in termini di portata dei risultati attesi e di loro sostenibilità nel tempo.
Occorre anche aggiungere che l’Asse III presenta una proliferazione di obiettivi operativi che
determina elevati rischi di duplicazioni rispetto a quanto già previsto all’interno di altre
priorità.
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194
In particolare, l’obiettivo operativo 3.1.1 sembra riproporre attività e tipologie di intervento
già previste esplicitamente o in maniera implicita all’interno di altri obiettivi dell’asse (è il
caso degli interventi nel territorio della rete ecologica in evidente sovrapposizione con quanto
previsto dall’obiettivo 3.2.2 o dell’azione di integrazione tra imprenditorialità turistica e
risorse culturali, che appare una duplicazione rispetto a quanto previsto dall’obiettivo 3.1.2),
mentre alcune azioni dell’obiettivo 3.1.2 risultano a forte rischio di sovrapposizione con le
azioni previste dagli obiettivi 5.1.1 e 5.1.3 (è il caso del sostegno alla creazione di nuove
attività produttive e del sostegno ai servizi avanzati alle imprese e ai gruppi di imprese).
Mentre quelli relativi alla pianificazione paesaggistica e alla riqualificazione dei contesti
rurali dovrebbero essere coordinati con l’obiettivo 3.2, per il legame logico con l’obiettivo
dello sviluppo della rete ecologica, in vista di un più generale e trasversale obiettivo di
riequilibrio territoriale.
Con specifico riferimento alla strategia di valorizzazione delle risorse naturali e culturali e di
potenziamento dell’attrattività turistica, porre particolare attenzione alla definizione di
meccanismi di coordinamento e di gestione operativa in grado di assicurare un approccio
integrato al perseguimento degli obiettivi specifici 3.1, 3.2 e 5.3.
L’analisi delle allocazioni finanziarie proposte mostra che oltre i 2/3 delle risorse dell’Asse III
sono destinati all’obiettivo specifico 3.1 (Valorizzare i beni e le attività culturali per
aumentare l’attrattività dei territori, per rafforzare la coesione sociale e migliorare la qualità
della vita dei residenti), mentre la quota assorbita dalle categorie di spesa riconducibili
all’obiettivo 3.2 (Rafforzare la rete ecologica siciliana, favorendo la messa a sistema e la
promozione delle aree ad alta naturalità e conservando la bio-diversità in un’ottica di sviluppo
economico e sociale sostenibile e duraturo) è pari al 31% circa.
Viene altresi’ sottolineato che in relazione all’obiettivo specifico 3.2 del PO FESR, entrambi
gli obiettivi operativi manifestano coerenza con il PRSR. Nello specifico, l’obiettivo
operativo 3.2.1 (Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori anche attraverso la
diffusione della sensibilità per i temi dello sviluppo sostenibile) appare genericamente
coerente con talune misure dell’Asse III del PRSR, mentre l’obiettivo operativo 3.2.2 appare
genericamente coerente con talune misure dell’Asse II del PRSR
Da una valutazione complessiva emerge che l’Asse III potrà avere una ratio funzionale
all’interno del PO solo se il programmatore riuscirà a promuovere e a trasformare
contestualmente e sinergicamente la dotazione locale di risorse naturali, paesaggistiche,
culturali.
Solo così sarà possibile perpetuare una mirata programmazione che vede nella capacità di
valorizzare i beni culturali ed ambientali il volano per il radicamento e la diffusione, in ambito
regionale, di mirate ed efficaci modalità di sviluppo di medio-lungo termine.
Sarebbe stato sicuramente più efficace, per la strategia complessiva dell’Asse III, che il PO
avesse considerato all’interno dello stesso, perfettamente integrato, il settore turismo così
come previsto dagli orientamenti nazionali.
La dimensione ambientale è invece poco presente in altre parti del Programma.
Benché citata nella strategia e priorità dell’Asse IV (diffusione della ricerca, dell’innovazione
e della società dell’informazione), l’integrazione delle tematiche energetiche ed ambientali
con la programmazione nel campo della ricerca e dell’innovazione non appare
sufficientemente esplicitata. Viene suggerito in tal senso di rafforzare i forti legami potenziali
tra innovazione tecnologica, efficienza energetica ed innovazioni ambientali, anche con
riferimento agli obiettivi operativi dell’Asse IV ed alla possibile introduzione di linee di
intervento dedicate a queste tematiche.
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195
La dimensione ambientale è invece poco presente nell’obiettivo specifico 5.3, nel quale il solo
obiettivo operativo 5.3.2 prevede delle azioni a valenza ambientale, e le tematiche connesse al
turismo sostenibile sono poco declinate e più limitate ad interventi di eco-efficienza
impiantistica che all’effettivo sostegno di una strategia ambientale integrata alle attività
turistiche.
Vanno pertanto meglio esplicitate e rafforzate le importanti connessioni potenziali tra
modalità di gestione eco-orientate e contenuti degli obiettivi operativi 5.3.1 e 5.3.2. Va in tal
senso sottolineato come le attività di ecoturismo e la eccellente immagine dei distretti turistici
sotto il profilo ambientale costituiscono dei fattori di successo già sperimentati in altre parti
d’Europa ed anche nel contesto nazionale.
Per ciò che concerne le filiere turistiche, la strategia d’Asse appare pertanto da rafforzare con
riferimento alle tematiche ambientali, e ciò anche in relazione all’aumento della consistenza
percentuale del turismo “verde”.
Per quanto riguarda i due obiettivi specifici 5.1 e 5.2 si suggerisce l’opportunità di prevedere
criteri di selezione degli interventi in grado di valutare il livello di sostenibilità dei progetti
anche in termini di efficienza energetica, tipologia di fonte energetica utilizzata, ed interventi
di ecoinnovazione, attribuendo altresì un significativo peso specifico agli stessi nella
procedura di selezione.
Per l’obiettivo specifico 5.3 si ritiene necessario aggiungere l’impegno all’acquisizione della
certificazione ecolabel, allorquando pertinente, per le strutture ricettive turistiche, a garanzia
di eccellenza in termini di prestazioni ambientali.
Inoltre non appaiono comunque richiamati adeguatamente i contenuti della COM (2005) 718
def. dell’11.1.2006, relativa ad una strategia tematica sostenibile sull’ambiente urbano. La
COM suddetta potrebbe essere utilmente ripresa nella individuazione dei criteri di selezione
degli interventi, al fine di rafforzarne il contenuto di ecocompatibilità.
Infine il valutatore rileva positivamente come gli obiettivi operativi 7.1.3 e 7.1.4 siano
permeati di tematiche riconducibili alla sostenibilità ambientale e all’ecoefficienza. Per
rafforzare le azioni di governance, si suggerisce comunque di introdurre tra le linee di attività
previste nell’obiettivo operativo suddetto la realizzazione di database ambientali, con
particolare riferimento alla batteria di indicatori prevista dagli “EU environment related
indicators” da rilevare e monitorare nel territorio regionale.
Tale batteria di indicatori può utilmente integrare la relazione dello stato dell’ambiente della
Sicilia e può parimenti consentire un confronto comparato con il trend e con le prestazioni
ambientali dell’Unione Europea.
Indicativa è comunque una delle considerazioni finali contenute nella Valutazione Ex Ante
del PO FESR 2007/2013 laddove si afferma che la prova finale di coerenza sarà data da una
definizione più puntuale, in fase di prima attuazione, di aspetti attualmente appena delineati
dal Programma (criteri di selezione e declinazione territoriale degli intervenuti).
Nell’esame del PO FESR 2007/2013 appare utile tenere presente anche i risultati della
Valutazione Ambientale Strategica ed i suoi riflessi operativi sul PO FESR. Occorre pero’
dire che tale documento è meno ricco di dati, spunti di riflessione, suggerimenti e proposte
rispetto alla VAS sul PSR.
In base alla Direttiva Comunitaria 42/2001/CE sulla “Valutazione degli effetti di determinati
piani e programmi sull’ambiente”, la procedura di VAS si pone nell’ambito delle iniziative
volte al rafforzamento degli strumenti finalizzati a garantire la sostenibilità ambientale dello
sviluppo regionale ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, integrando la
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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196
dimensione ambientale nel PO lungo tutto il processo (comprese le fasi di attuazione e
gestione).
Operativamente la VAS sul PO FESR è stata sviluppata in riferimento ai seguenti principi:
- integrazione di considerazioni ambientali nella fase di elaborazione del programma;
- applicazione di procedure valutative nella fase di redazione programma relative agli effetti
significativi sull’ambiente e ai possibili scenari alternativi;
Complessivamente sono stati ritenuti adeguati gli indicatori prescelti e le misure di
monitoraggiopreviste. La scelta ha privilegiato un set di indicatori costituito in prevalenza da
parametri già monitorati dall’ARPA negli anni precedenti e ciò dovrebbe consentire, nel lasso
temporale di attuazione del PO, di valutare il trend evolutivo con buona efficacia. Considerato
che nel documento relativo al monitoraggio si evidenzia la possibilità di integrare
ulteriormente gli indicatori descrittivi qualora si presenti la necessità di ridefinire le tematiche
connesse alla sostenibilità, si suggerisce di integrare e monitorare la batteria di indicatori
prevista con gli “EU environment related indicators” a scala regionale. Tale batteria di
indicatori può utilmente integrare la relazione dello stato dell’ambiente della Sicilia e può
parimenti consentire un confronto comparato con il trend e con le prestazioni ambientali
dell’Unione Europea.
Nella tabella che segue si suggeriscono, a livello indicativo, alcuni criteri di premialità e/o di
mitigazione/compensazione per incrementare la sostenibilità ambientale del programma.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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197
Assi e obiettivi specifici del P.O. FESR
Suggerimenti per la mitigazione, compensazione,
criteri per l’integrazione degli aspetti ambientali,
criteri di premialità
Asse 1 - Reti e collegamenti per la mobilità
1.1: Completare, qualificare funzionalmente e
potenziare le rete di trasporto ferroviaria e stradale,
sia primaria che secondaria, al fine di migliorare
l’accessibilità ed accrescere la competitività del
territorio.
1.2: Accrescere la dotazione e la funzionalità dei nodi
infrastrutturali in grado di favorire l’intermodalità e
l’ottimale trasporto delle merci e delle persone, con
particolare attenzione alla specificità insulare del
territorio.
1.3 - Ridurre la mobilità con mezzo proprio nelle aree
urbane, completando e potenziando i sistemi di
trasporto pubblico di massa delle aree metropolitane
Interventi volti alla predisposizione di piani di mobilità
sostenibile e alla loro realizzazione
Interventi mirati a ridurre i livelli di incidentalità delle
reti di trasporto attraverso l’attivazione di sistemi di
sicurezza.
Interventi mirati ad aumentare il ricorso, nei flussi di
traffico passeggeri e merci, di modalità di trasporto
collettivo
Interventi mirati a ridurre la percentuale di popolazione
esposta all’inquinamento atmosferico ed acustico
attraverso il raggiungimento di specifici target di
riduzione del traffico veicolare privato verificabili con
l’adozione di sistemi di monitoraggio e valutazione dei
risultati.
Interventi finalizzati all’introduzione di soluzioni
innovative nell’organizzazione della logistica dei sistemi
di trasporto funzionali al contenimento dei consumi
energetici da combustibili fossili e delle emissioni in
atmosfera
Interventi per lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico
a basse emissioni inquinanti in atmosfera
Interventi finalizzati a mitigare gli impatti ambientali
delle reti di trasporto che attraversano i territori di pregio
naturalistico ed elevata rilevanza ambientale
Azioni di mitigazione degli impatti causati dalle
infrastrutture (trasporti) sulla fauna, quali ecodotti e ponti
faunistici, tunnel per la piccola fauna, sottopassi,
recinzioni dedicate e installazione di sagome
anticollisione su pannelli fonoassorbenti, ecc.
Gli interventi devono prevedere se necessario azioni di
consolidamento di scarpate e ripristino della copertura
vegetale, di regimazione idrica con tecniche d’ingegneria
naturalistica, e la riqualificazione delle aree interessate
dai lavori di cantiere
Interventi finalizzati a sviluppare piani e/o programmi di
mobilità ecosostenibili (percorsi ciclabili e pedonali green way) nelle aree della rete natura 2000
Interventi che prevedono specifiche misure di
mitigazione per la tutela di aree umide e dei corpi idrici
se ricadenti o prossimi alle aree d’intervento.
Asse 2 - Uso efficiente delle risorse naturali
2.1 - Promuovere la diffusione delle fonti rinnovabili e
favorire la razionalizzazione della domanda di energia,
adeguare e monitorare gli impianti di produzione e le
reti di distribuzione.
Interventi che garantiscono il raggiungimento di specifici
target di riduzione delle emissioni dei gas serra e che
prevedano un sistema di monitoraggio e valutazione dei
risultati ottenuti
2.2 - Completare gli investimenti infrastrutturali già
previsti dalla programmazione vigente, e attuare la
pianificazione settoriale e territoriale specie per
Interventi volti al conseguimento della certificazione
energetica degli edifici pubblici
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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198
Assi e obiettivi specifici del P.O. FESR
conformarsi alla normativa ambientale nel settore
idrico ed in particolare per favorire il raggiungimento
della Direttiva CE 2000/60
2.3 - Attuare la pianificazione nel settore forestale,
ambientale e del rischio idrogeologico, sismico,
vulcanico, industriale e attuare i piani di prevenzione
del rischio sia antropogenico che naturale.
2.4: Migliorare l’efficienza nella gestione dei rifiuti,
sostenendo la nascita di un tessuto produttivo nel
comparto del riciclaggio e promuovendo interventi di
riqualificazione e risanamento ambientale di grande
impatto
Suggerimenti per la mitigazione, compensazione,
criteri per l’integrazione degli aspetti ambientali,
criteri di premialità
Interventi che prevedono la riduzione dei livelli
d’inquinamento dei corpi idrici.
Interventi finalizzati a ridurre la percentuale di
popolazione esposta a rischio idrogeologico e di
desertificazione basati su tecniche di ingegneria
naturalistica.
Interventi che prevedono azioni di prevenzione del
rischio industriale rilevante in aree di particolare criticità
ambientale
Progetti finalizzati al raggiungimento di determinate
performance/target di raccolta differenziata anche
attraverso interventi sperimentali finalizzati ad utenze
determinate o ad aree campione
Raggiungimento di determinate performance di riduzione
della quantità e pericolosità di sostanze inquinanti emesse
in atmosfera dal settore energetico.
Interventi e/o programmi mirati all’introduzione di Ecoinnovazioni per il contenimento della produzione di
rifiuti anche atrraverso il riciclaggio
Interventi di riqualificazione e bonifica ambientale di siti
contaminati da discariche che contribuiscono a ridurre in
maniera rilevante i livelli d’inquinamento ambientale
nelle aree dichiarate ad elevato rischio di crisi ambientale
e/o nelle aree di particolare rilevanza ambientale
Interventi che prevedono azioni di miglioramento dello
stato qualitativo dei corpi idrici (es fitodepurazione)
Interventi di riqualificazione e bonifica ambientale di siti
contaminati che contribuiscono a ridurre in maniera
significativa i livelli d’inquinamento ambientale in aree
di rilevante pregio ambientale e/o paesaggistico
Interventi di recupero di aree umide ed ambiti fluviali
Interventi che prevedono azioni di riqualificazione delle
aree costiere
Interventi di monitoraggio mirati a migliorare il quadro
conoscitivo del rischio idrogeologico e di desertificazione
Interventi di riqualificazione e bonifica ambientale di siti
contaminati che contribuiscono a ridurre in maniera
rilevante i livelli d’inquinamento ambientale in aree di
rilevante pregio ambientale e/o paesaggistico
Interventi che prevedono l’incremento della popolazione
servita da servizio fognario depurativo con priorità alle
aree maggiormente critiche per popolazione equivalente
servita/ provincia/comune
Interventi che prevedono azioni per prevenire processi di
salinizzazione e/o inquinamento delle falde idriche
Misure specifiche di mitigazione dell’impatto ambientale
adottate per la realizzazione e/o ampliamento degli
impianti
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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199
Assi e obiettivi specifici del P.O. FESR
Suggerimenti per la mitigazione, compensazione,
criteri per l’integrazione degli aspetti ambientali,
criteri di premialità
Interventi per incrementare il risparmio idrico che
prevedono sistemi di monitoraggio e conoscenza delle
performance conseguite.
Asse 3 - Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per l’attrattività e lo
sviluppo
3.1: Valorizzare i beni e le attività culturali per
Processi di aggregazione di imprese che prevedono
aumentare l’attrattività dei territori, per rafforzare la
ecoinnovazioni finalizzate ad incrementare l’efficienza
coesione sociale e migliorare la qualità della vita dei
energetica, a ridurre le emissioni in atmosfera derivanti
residenti
dai consumi energetici con particolare riguardo ai gas
serra e/o all’utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili
3.2 Rafforzare la rete ecologica siciliana, favorendo la
messa a sistema e la promozione delle aree ad alta
Interventi di recupero e riqualificazione che adottano
naturalità e conservando la bio-diversità in un’ottica di criteri di edilizia sostenibile
sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo
Interventi che prevedono la certificazione energetica
degli edifici esistenti
Interventi mirati all’introduzione di Eco-innovazioni di
processo e di prodotto per il contenimento delle pressioni
ambientali (risparmio idrico ed energetico, riduzione
emissioni in atmosfera e produzione di rifiuti)
Acquisizione di certificazioni ambientali a livello di
marchio di area
Imprese o sistemi d’imprese che posseggono o si
impegnano a conseguire certificazione/gestione
ambientale (ISO 14001-EMAS) e/o certificazioni di
prodotto (es Ecolabel).
Estendere le azioni di valorizzazione anche al patrimonio
culturale e naturalistico del mare, nonché alle attività
tradizionali della pesca.
Estendere le azioni di ricerca per la conservazione del
patrimonio culturale anche alla biodiversità in coerenza
con il Sesto programma d’azione per l’ambiente della
Comunità europea (COM/2001/0031).
Asse 4 - Diffusione della ricerca, dell’innovazione e della società dell’informazione
4.1: Promuovere e favorire la collaborazione tra
sistema pubblico della ricerca e imprese private
favorendo la cooperazione e il trasferimento
tecnologico prevalentemente nell’ambito di distretti
tecnologici e clusters produttivi e introdurre
innovazioni presso le PMI, i consorzi di imprese e i
distretti produttivi
4.2: Potenziare attraverso l’utilizzo delle TIC la
capacità competitiva del sistema delle PMI e allargare
i benefici per i cittadini derivanti dalla diffusione delle
TIC
Interventi di ricerca finalizzati a migliore le conoscenze
sulle ricadute sanitarie dovute a fattori d’inquinamento
ambientale con riguardo particolare alle aree urbane ed
industriali.
Interventi di ricerca finalizzati a ridurre la quantità e la
pericolosità delle sostanze chimiche utilizzate nei cicli
produttivi.
Interventi di ricerca finalizzati all’introduzione di
innovazioni di processo e di prodotto funzionali a ridurre
la produzione e pericolosità di rifiuti e/o ad ottimizzare i
sistemi logistici delle filiere di riciclaggio
Servizi telematici finalizzati a ridurre gli spostamenti per
l’acquisizione di prestazioni erogate dai sevizi pubblici
Interventi finalizzati allo sviluppo di materiali Bio
innovativi facilmente biodegradabili (es bioplastiche )
Sviluppo di servizi innovativi che utilizzano TIC a
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Assi e obiettivi specifici del P.O. FESR
Suggerimenti per la mitigazione, compensazione,
criteri per l’integrazione degli aspetti ambientali,
criteri di premialità
supporto delle filiere di riciclaggio dei rifiuti e/o della
gestione delle risorse idriche
Interventi di ricerca finalizzati a migliorare i sistemi di
monitoraggio e di valutazione dello stato qualiquantitativo degli ecosistemi e/o introdurre tecniche ecoinnovative per la riqualificazione ambientale
Interventi di ricerca finalizzati a migliorare le
performance ambientali per i servizi pubblici essenziali
Programmi di ricerca finalizzati alla riduzione delle
emissioni inquinanti e climalteranti da trasporti
Programmi di ricerca finalizzati a ridurre i consumi
energetici nell’edilizia residenziale
Programmi di ricerca funzionali al riuso delle risorse
idriche nelle aree urbane
Progetti che prevedono collaborazioni/cooperazioni con
Imprese o sistemi di imprese con certificazioni/gestioni/
ambientali (ISO 14001-EMAS) e/o certificazioni di
prodotto (es Ecolabel)
Programmi di ricerca per l’utilizzazione di fonti
rinnovabili e risparmio energetico
Asse 5 - Sviluppo imprenditoriale e competitività dei sistemi produttivi locali e del turismo
5.1: Consolidare e potenziare il tessuto imprenditoriale
siciliano, incentivando la crescita dimensionale delle
PMI, lo sviluppo di distretti e la formazione di gruppi
di imprese, facilitando l’accesso al credito e
rafforzando le agglomerazioni esistenti con la
riqualificazione delle aree industriali e produttive, in
un’ottica di miglioramento della qualità e della
competitività complessiva del sistema delle imprese
5.3: Rafforzare la competitività del sistema turistico
siciliano attraverso l’ampliamento, la riqualificazione
e la diversificazione dell’offerta turistica ed il
potenziamento di investimenti produttivi delle filiere
turistiche
Interventi che prevedono l’introduzione di innovazioni di
processo e di prodotto per l’incremento dell’ efficienza
energetica e/o l’utilizzazione di fonti energetiche
rinnovabili
Processi di aggregazione di imprese che prevedono
ecoinnovazioni finalizzate ad incrementare l’efficienza
energetica, a ridurre le emissioni in atmosfera derivanti
dai consumi energetici con particolare riguardo ai gas
serra e/o all’utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili
e/o al riciclaggio dei rifiuti.
Acquisizione della certificazione energetica degli edifici
esistenti
Interventi mirati all’introduzione di innovazioni di
processo e di prodotto per la riduzione della produzione e
pericolosità dei rifiuti
Interventi mirati all’introduzione di innovazioni di
processo e di prodotto per il risparmio idrico ed il riuso
Progetti corredati da misure di minimizzazione degli
impatti del cantiere
Interventi mirati a promuovere modalità di turismo eco
sostenibile
Interventi mirati a conseguire elevati standard di qualità
ambientale nell’offerta recettiva
Imprese o sistemi d’imprese che posseggono o si
impegnano a conseguire certificazione/gestione
ambientale (ISO 14001-EMAS) e/o certificazioni di
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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201
Assi e obiettivi specifici del P.O. FESR
Suggerimenti per la mitigazione, compensazione,
criteri per l’integrazione degli aspetti ambientali,
criteri di premialità
prodotto (es Ecolabel).
Asse 6 - Sviluppo urbano sostenibile
6.1: Potenziare i servizi urbani nelle aree
metropolitane e nei medi centri
6.2: Creare nuove centralità e valorizzare le
trasformazioni in atto nelle città, realizzando nuovi
poli di sviluppo e identità locali a rilevanza urbana
Interventi mirati a ridurre o a minimizzare
l’inquinamento luminoso e acustico dei centri urbani. e/ a
ridurre o a minimizzare i consumi energetici per
l’illuminazione dei centri urbani
Acquisizione della certificazione energetica degli edifici
pubblici esistenti
Interventi di recupero e riqualificazione che prevedono
l’utilizzazione di Fonti di energia rinnovabili e/o mirati
all’incremento dell’efficienza energetica del settore
edilizio
Interventi volti a sviluppare sistemi innovativi di
trasporto pubblico a basse emissioni inquinanti
Progetti inseriti in piani integrati di mobilità sostenibile
Interventi finalizzati ad introdurre innovazioni funzionali
per l’incremento dell’ efficienza energetica e/o
all’utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili
nell’ambito dei servizi pubblici
Progetti corredati da misure di minimizzazione degli
impatti del cantiere
Interventi mirati al raggiungimento di definite
performance di raccolta differenziata e di alimentazione
di filiere di riciclaggio nella gestione dei servizi pubblici
urbani
Interventi mirati al raggiungimento di definite
performance di risparmio idrico ed al riuso
Interventi che prevedono di incrementare la dotazione di
verde pubblico/ in ambito urbano
Interventi mirati al recupero di aree degradate per la
realizzazione di parchi e giardini pubblici e/o funzionali
allo sviluppo di corridoi ecologici
Interventi che prevedono servizi collettivi a basso
impatto ambientale
Interventi mirati alla conservazione e recupero di parchi e
giardini di rilevanza storica e culturale.
Imprese o sistemi d’imprese che si impegnano a
conseguire certificazione/gestione ambientale (ISO
14001-EMAS) e/o certificazioni di prodotto (es
Ecolabel).
Asse 7 - Governance, capacità istituzionali e assistenza tecnica
7.1: Rafforzare le capacità tecniche di gestione del
territorio e la capacità di amministrare
Azioni che impegnano le Amministrazioni pubbliche a
determinate performance di green pubblic procurament
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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202
Assi e obiettivi specifici del P.O. FESR
Suggerimenti per la mitigazione, compensazione,
criteri per l’integrazione degli aspetti ambientali,
criteri di premialità
Azioni che prevedono la formazione del personale delle
P.A. sulla V.A.S.
Per quanto l’impatto ambientale che azioni ed interventi promossi dal PO FESR possono
determinare, il documento di VAS si limita a segnalare che l’incertezza e la reversibilità degli
impatti sono da correlare da un lato, alla qualità e alle modalità di realizzazione delle azioni
svolte in relazione del contesto ambientale interessato e dall’altro agli effetti degli interventi
previsti dai Piani e Programmi di settore che hanno refluenze sul territorio regionale.
Le indicazioni di mitigazione e di compatibilità ambientale del programma possono
incrementare l’efficacia ambientale dello stesso nella fase di attuazione. Tali modifiche
riguarderanno la fase di stesura dei documenti attuativi (bandi pubblici, ecc.), contenenti una
serie di elementi che possono decisamente incrementare l’efficacia ambientale del
Programma.
In ogni caso nel Rapporto Ambientale è indicata la necessità di selezionare e finanziare
interventi in accordo agli strumenti di pianificazione vigente e tale indicazione è stata recepita
con una formulazione correttamente rigorosa dal PO FESR 2007-2013 che prevede il non
finanziamento di interventi all’interno di SIC e ZPS sino a quando non saranno operativi i
relativi Piani di Gestione.
Ulteriori considerazioni conclusive riguardano l’idoneità del programma a perseguire gli
obiettivi complessivi posti dalla rete Natura 2000.
Dalla territorializzazione della spesa emerge che l’attenzione a questi territori è più nominale
che reale.
Se si guarda agli indicatori di realizzazione edi risultato dell’ASSE III il quadro è ancora più
sconfortante come dimostrano le tabelle seguenti:
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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203
Inoltre non appare esserci stato un serio approfondimento di gran parte dei fallimenti della
precedente programmazione in materia di Rete Ecologica e sui correttivi necessari in termini
attuativi. Il ritardo dell’attuazione delle misure della rete ecologica (Misure 1.11, 1.12 e 1.13)
ha determinato ad oggi la mancanza di strumenti di pianificazione dei siti Natura 2000. Con
la misura 1.11 si è finanziata la realizzazione della Carta della Natura (che fornisce i primi
strumenti di conoscenza del territorio regionale - cartografie, schede Natura 2000 aggiornate,
schede relative alle aree di studio revisionate) ma che non viene utilizzata a fini pianificatori e
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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204
di verifica di compatibilità nell’ambito delle procedure autorizzatori, mentre non è ancora
presente un sistema informativo georeferenziato.
La valutazione di efficacia e coerenza sul Programma in alcuni ambiti non appare supportata
da dati concreti in quanto quelli resi disponibili dal sistema di monitoraggio appaiono molto
parziali e non consentono di svolgere una verifica complessiva da cui trarre indicazioni
puntuali.
Emerge con forza l’assenza della dimensione ambientale negli obiettivi operativi e nelle
azioni contenute in altri obiettivi come l’obiettivo specifico 5.3, nel quale il solo obiettivo
operativo 5.3.2 prevede delle azioni a valenza ambientale, e le tematiche connesse al turismo
sostenibile sono poco declinate e più limitate ad interventi di eco-efficienza impiantistica che
all’effettivo sostegno di una strategia ambientale integrata alle attività turistiche. Va in tal
senso sottolineato come le attività di ecoturismo e la eccellente immagine dei distretti turistici
sotto il profilo ambientale costituiscono dei fattori di successo già sperimentati in altre parti
d’Europa ed anche nel contesto nazionale. La strategia d’Asse sulla filiera turistica andrebbe
rafforzata con riferimento alle tematiche ambientali, e ciò anche in relazione all’aumento della
consistenza percentuale del turismo “verde”.
La ripartizione delle risorse in favore della Rete Ecologica, che riguarda in gran parte territori
rurali ed aree marginali, non è per nulla adeguata alle necessità del settore, anche se si deve
tenere conto del fatto che il Piano Regionale di Sviluppo Rurale, destina, non in piena
armonia con il Programma FESR, risorse specifiche alla promozione delle risorse naturali.
In conclusione, anche in relazione all’articolazione del piano finanziario, si formula un’ampia
riserva sulle reali possibilità contenute nel PO FESR Sicilia 2007/2013 di sostenere un
intervento di portata strategica per diminuire la perdità di biodiversità e per valorizzare i Siti
Natura 2000 nell’ambito delle politiche sullo sviluppo rurale, dando attuazione alle previsioni
dei Piani di Gestione.
Piano Regionale Faunistico-Venatorio 2006-2011 e Piano di Azione per la Lepre italica
In Sicilia non esiste una tradizione di pianificazione e gestione del patrimonio faunistico e di
programmazione del prelievo venatorio, in funzione della consistenza e dinamica delle specie
cacciabili.
Anche tutta la parte programmatica e pianificatoria prevista dalla normativa (LR 33/97) non è
stata concretamente attuata, basti pensare che gli ATC-Ambiti Territoriali di Caccia non sono
stati mai attivati come sistema di gestione partecipata (cacciatori, ambientalisti, agricoltori,
tecnici) pur essendo previsti dalla legge regionale 33/97 e prima ancora dalla legge 157/92.
In questo contesto si colloca il piano faunistico venatorio regionale.
Quello vigente (2006-2011) è stato approvato in via provvisoria dalla Regione, senza la
preventiva procedura di VAS e VI solo al fine di dare avvio alla stagione venatoria del 2007 e
non è stato mai pubblicato sulla GURS (a differenza del precedente piano).
Il piano regionale faunistico-venatorio assume come obiettivo il consolidamento e la
riqualificazione del patrimonio naturalistico, anche attraverso misure di protezione e
salvaguardia delle specie di mammiferi ed uccelli minacciati di estinzione ed il recupero ai
fini faunistici di aree degradate.
Il Piano regionale faunistico-venatorio descrive gli ambiti sub regionali, denominati ‘aree
omogenee’ .
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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205
I comprensori omogenei così individuati fungono da riferimento territoriale, rappresentando
gli ambiti entro cui l’azione delle ripartizioni faunistico-venatorie si svolge per tutti i
programmi faunistici ed i piani di miglioramento ambientale.
La pianificazione territoriale destina a “protezione della fauna” la quota del 25% del territorio
agro-silvo-pastorale di ciascuna provincia. Stabilisce poi che sino ad un massimo del 15% del
territorio agro-silvo-pastorale di ciascuna provincia regionale, il territorio è destinato a caccia
riservata a gestione privata, a centri privati di produzione di selvaggina e ad allevamenti di
fauna selvatica a scopo di ripopolamento. All’interno di questa percentuale viene operata una
ulteriore riserva destinando il 50% di tale superficie, corrispondente al 7,5% del territorio
agro-silvo-pastorale (ASP) provinciale, alle aziende agro-venatorie; il 25%, corrispondente al
3.75% del territorio ASP provinciale, alle aziende faunistiche-venatorie ed il restante 25%,
corrispondente all’altro 3.75% del territorio ASP provinciale, ai centri privati di produzione di
selvaggina ed allevamenti di fauna a scopo di ripopolamento.
Il territorio ASP provinciale in cui vige il divieto di caccia per fini di protezione non
raggiunge la quota del 25%.
Il Piano prevede incredibilmente che il calendario venatorio dovrà individuare annualmente,
all’interno di una o più zone protette, un’area dell’estensione pari alla quota eccedente il 25%
del territorio ASP protetto della provincia o dell’isola minore interessata, in cui, per
quell’annata, è possibile effettuare il prelievo venatorio.
Si fa rilevare la necessità di estendere al più presto la porzione di territorio sottoposto a
protezione nelle province dove non è stato raggiunta ancora la quota del 25% prevista dalla
norma.
Tra le principali rotte di migrazione sono state anche individuate quella della Sicilia sud
occidentale – Direttrice sud-ovest nord-est (dalle Pelagie a Termini Imerese) ed a ovest, dalla
linea ideale che passa dai seguenti punti: Capo Feto, Santa Ninfa, Roccamena, Marineo,
S.Nicola l’Arena, che investe in pieno il SIC in esame unitamente al vicino sito della Grotta di
Entella.
L’indice medio di densità venatoria, determinato con DDG 582 del 07/04/2003, valido fino al
2008, è pari a 0.0218 cacciatori/ettaro, corrispondente a 45.96 ettari/cacciatore.
La densità venatoria massima dovrebbe essere rapportata non alla superficie dell’ambito e al
numero di cacciatori residenti ma alle capacità di carico dei territori in funzione della
consistenza e dinamica delle popolazioni faunistiche.
Per questo il Piano di Gestione deve servire a razionalizzare anche il prelievo venatorio, con
particolare attenzione all’esercizio della migratoria che di fatto oggi è libero su tutto il
territorio regionale.
Si sono inoltre delimitati 18 ambiti subprovinciali tra cui l’ambito territoriale di caccia
Trapani 2 che comprende Santa Ninfa.
Il piano regionale faunistico venatorio deve operare nella attuazione di interventi atti a
favorire la riproduzione naturale della fauna adeguati alla realtà del territorio regionale. La
legge regionale n. 33/97 inoltre prevede la predisposizione e l’attuazione di piani ed iniziative
di miglioramento ambientale ai fini faunistici da parte delle Ripartizioni faunistico venatorie.
Specifici interventi devono riguardare con priorità la coturnice siciliana, la lepre ed il coniglio
siciliano nei comprensori omogenei vocate per le dette specie. Gli interventi diretti a queste
specie e riguardanti le aree incluse negli ambiti territoriali di caccia di norma rientreranno nei
programmi di gestione degli stessi ambiti.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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206
Le azioni di miglioramento degli habitat hanno come obiettivo indiretto quello di migliorare
le dinamiche demografiche delle specie precedentemente indicate.
Relativamente ad esempio alla Coturnice, in considerazione dell’andamento della
popolazione, rilevato in diminuzione per il periodo 1984/92, gli interventi di miglioramento
ambientale degli habitat in cui vive hanno priorità assoluta di finanziamento. La sua
alimentazione comprende leguminose ed in particolare cicerchia e veccia, di cui consuma
semi e foglie; amilacee (smilace o salsapariglia nostrale); convolvulacee (vilucchio) e
umbellifere (coriandolo selvatico) di cui vengono consumati i semi. Consuma anche bulbi di
liliacee, tuberi di ciclamino e rizomi di acetosella. Si ciba di numerose specie di artoprodi, fra
cui assumono particolari importanza gli insetti e fra questi le formiche e diverse specie di
coleotteri. Negli areali di elezione della coturnice si dovrebbero quindi: incentivare delle
colture a “perdere”, cioè semina e rinuncia alla raccolta su parcelle di piccola estensione di
coltivazioni appetita alla coturnice; incrementare e/o conservare superfici ad incolto
cespuglioso intercalato alle coltivazioni; creare punti di alimentazione e di abbeveratura
artificiali e/o posatoi e dormitori artificiali; posticipare lo sfalcio e l’aratura o l’interramento
delle stoppie. Inoltre, durante le operazioni di sfalcio e di raccolta dei foraggi, si dovrebbe
partire dal centro degli appezzamenti con direzione centrifuga con ridotta velocità delle
macchine e lavorazione leggera (non più di 7 cm di profondità), alzando le barre di taglio di
almeno 10 cm. dal suolo e prevedendo sistemi di allontanamento del selvatico, attraverso ad
esempio l’applicazione delle cosiddette “barre d’involo” sistemate anteriormente agli organi
falcianti. Infine si dovrebbero ripristinare e/o conservare dei tradizionali muretti a secco e
instaurare apprestamenti per evitare e/o diminuire l’erosione dello strato superficiale, come
graticelle con materiale vivente, brigliette in pietrame secco, drenaggi con pietrame, etc.
Tali interventi dovranno interessare aree non inferiori a 5 ha. Laddove la specie si è rarefatta,
si potrà procedere a reintroduzioni con soggetti forniti dal Centro pubblico di smistamento e
riproduzione dei quali sia attestata la caratteristica di autoctonicità genetica.
Negli areali di elezione della lepre gli interventi elencati sopra dovranno riguardare una
superficie di almeno 0.1-0.4% del territorio interessato e le coltivazioni a perdere dovranno
riguardare cereali autunno-vernini o foraggere, in particolare leguminose, mentre non deve
essere previsto alcun intervento incrementivo o conservativo di superfici cespugliate ed
arbustivi, in quanto la lepre preferisce le siepi, e comunque quelle meno fitte, solo per
partorirvi; dovrebbe invece essere previsto l’incremento e/o la conservazione del margine
erboso delle bordure di passaggio fra le componenti coltivate, coltivato/bosco,
coltivato/margini dei corsi d’acqua, coltivato/siepi frangivento.
Per il coniglio, gli interventi dovranno interessare superfici non inferiori a 10 ha.
Gli interventi di miglioramento e conservazione dell’habitat per l’avifauna migratoria
consistono nel:
1. mantenimento e/o ripristino della vegetazione sia sommersa ed emergente che dei
terreni circostanti, attraverso semine e trapianti delle essenze più tipiche;
2. mantenimento e/o ripristino del profilo irregolare, con insenature e anfratti delle rive o
degli argini, eventualmente con la creazione di prolungamenti dell’area umida, di prati
e radure umidi attorno al bacino principale;
3. mantenimento e/o mantenimento di spiagge, dune, isolotti di ghiaia o di terra e/o
zattere galleggianti ancorate al fondo per favorire la nidificazione e la sosta per diverse
specie di avifauna favorendovi lo sviluppo della vegetazione;
4. predisposizione di fasce permanenti (20-30 m) di vegetazione spontanea o seminata
(avena) come separazione tra i terreni coltivati intensamente e la zona umida;
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
207
Oltre alle specie sopra citate (coturnice, lepre, coniglio) si prevede la possibilità della
reintroduzione di specie estinte o di specie rarefatte quali pollo sultano, gallina prataiola e, per
i rapaci, nibbio reale, capovaccaio, grifone, che non hanno tuttavia rilevanza per il Sito in
esame.
Il controllo della fauna viene indicato come di competenza delle ripartizioni faunisticovenatorie. Gli interventi destinati al controllo della fauna per la difesa delle colture agricole
sono affidati al coordinamento dell’Osservatorio Faunistico Siciliano.
Questi interventi coincidono con quei metodi ecologici richiamati dalla legge per tutte le
operazioni di controllo, e che si concretizzano infatti in tutti quegli apprestamenti che creano
barriere fisiche, quali ricovero notturno degli animali domestici, recinzione e reti con
particolari accorgimenti antipredatori, repellenti chimici agenti sul sistema olfattivo o
gustativo, cannoncini p generatori di suoni anche con versi di allarme e/o acustici, recinzioni
elettrificate a tutela dei fondi, nonché nell’alimentazione complementare intesa come offerta
di cibo alternativo per allontanare il selvatico dal fondo.
Gli interventi di cattura e di abbattimento devono essere effettuati dalle Ripartizioni
Faunistico-Venatorie a mezzo del proprio personale, di dipendenti del corpo delle Guardie
Forestali e di altri agenti venatori dipendenti da enti pubblici. Nei parchi regionali e nelle
riserve naturali le ripartizioni opereranno a mezzo delle guardie addette ai parchi o alle riserve
se presenti, e con i soggetti sopra menzionati, ad esclusione dei proprietari e conduttori dei
fondi e delle menzionate guardie volontarie.
Gli interventi di prevenzione dei danni alle colture agricole verranno effettuati dalle
Ripartizioni Faunistico-venatorie a carico del fondo previsto per il finanziamento dal citato art
7, mentre per gli interventi di controllo per ragioni diverse dalla tutela dell’agricoltura e per la
realizzazione dei piani di cattura e di abbattimento si provvederà con il capitolo di spesa che
finanzia compiti istituzionali.
Il Piano Faunistico Venatorio non è stato sottoposto a preventiva procedura di VAS e VI, e
addirittura al suo interno non vengono citati i Siti di Importanza Comunitaria e le Zone di
Protezione Speciale. Pertanto la pianificazione venatoria oggi è in assoluto contrasto con gli
obiettivi di realizzazione della Rete Natura 2000.
Nell’ambito della pianificazione venatoria e della gestione faunistica appare utile pure il
riferimento all’adozione del “Piano d’Azione nazionale per la Lepre italica” redatto dall’INFS
nel 2001, che prevede, a livello locale, le seguenti azioni:
• aggiornamento delle conoscenze sulla Lepre italica,
• pianificazione di una rete ecologica per la conservazione della specie,
• promozione e sostegno delle azioni di miglioramento dell’habitat in aree di pianura e
bassa collina,
• prevenzione degli abbattimenti illegali,
• diffusione dei principi della gestione venatoria sostenibile.
Norme di polizia forestale
La Regione Siciliana possiede da tempo una legislazione avanzata in materia forestale, anche
se poi l’attuazione è stata segnata da enormi ritardi e dalla mancata applicazione proprio delle
parti innovative (redazione di piani gestione, utilizzo di sole specie autoctone, tutela dagli
incendi della vegetazione e non solo dei boschi).
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
208
In questa sede appare utile richiamare l’attenzione su due aspetti della normativa forestale,
quella connessa con le prescrizioni di massima e polizia forestale e quelle riguardanti la
prevenzione e repressione degli incendi.
Sul primo aspetto si ricorda che le norme di polizia forestale attualmente vigenti per la
provincia di Trapani sono state adottate con D.A. n. 5 del 20 gennaio 2006 .
In via generale non si rilevano grossi profili di contrasto con la tutela del SIC, basti pensare
che le stesse sottopongono a divieto di estirpazione i cespugli di Ampelodesma, Sommacco e
quelli tipici della macchia mediterranea, anche se molte disposizioni non tengono conto delle
“innovazioni culturali e tecniche” in materia di conservazione della natura.
Si osserva che, a parte una scarsa applicazione di alcune disposizioni (esercizio del pascolo,
modalità di coltivazione dei terreni, uso del fuoco, periodi ed autorizzazioni per i tagli
silvocolturali), le prescrizioni di polizia forestale non tengono conto della tutela di alcune
specie della flora e degli habitat e dei cicli biologici della fauna selvatica, soprattutto degli
uccelli nidificanti; inoltre nell’autorizzazione alla trasformazione dei terreni saldi in terreni
sottoposti a periodica lavorazione non vengono tenute in considerazione le necessità di
conservazione di habitat e formazioni vegetali di grande interesse conservazionistico, come
praterie e incolti in evoluzione.
Già la precedente normativa regionale (art. 6 della LR 16/96) prevedeva che le prescrizioni di
massima e di polizia forestale venissero definite tenendo conto anche delle esigenze di tutela
ambientale.
Tale disposizione è contenuta anche nella nuova legge forestale (LR 14/2006) che, all’articolo
8, prevede che le prescrizioni di massima e polizia forestale possano essere aggiornate in
qualsiasi momento, se opportuno, ed in sede di prima applicazione della nuova legge entro
180 giorni dalla sua pubblicazione.
Il suddetto termine è già scaduto, e comunque tale adeguamento appare oggi necessario e
non più rinviabile anche a seguito degli ulteriori approfondimenti e delle previsioni gestionali
contenuti nel presente Piano di Gestione.
Per quanto riguarda invece gli aspetti connessi con la prevenzione e la repressione degli
incendi, la normativa regionale da tempo ha operato un’importante svolta nell’approccio
strategico a tale questione, individuando non solo nei boschi ma nella vegetazione l’oggetto
delle azioni di tutela.
Ciò comporta un profondo mutamento culturale da parte degli operatori ed una completa
rivisitazione di assetti organizzativi e prassi gestionali.
Anche alla luce dei risultati delle ricerche e delle analisi svolte nell’ambito della redazione del
presente Piano di Gestione, emerge la necessità di riorientare l’azione di prevenzione e
spegnimento verso formazioni ritenute sino ad oggi minori quali le praterie ad Ampelodesma,
le garighe, le formazioni a canneto lungo le sponde dei torrenti.
Si impone inoltre un radicale rafforzamento delle azioni finalizzate al costante aggiornamento
del catasto degli incendi ed all’applicazione delle sanzioni per l’uso non corretto del fuoco in
agricoltura, a partire dal mancato rispetto delle norme sulla condizionalità
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
209
2.3.7 Descrizione del contesto socio-economico (D)
Il Sito di Importanza Comunitaria ITA010022 ricade nel territorio dei Comuni di Santa Ninfa
e Gibellina, in provincia di Trapani. Il Sito è ubicato nella Valle del Belice, nota per il
violento terremoto che nel 1968 devastò l’area causando centinaia di morti, un migliaio di
feriti e circa centomila persone senza tetto, distruggendo completamente diversi comuni
(Poggioreale, Montevago, Santa Margherita Belice e Gibellina) e danneggiando gravemente i
comuni limitrofi.
Il terremoto del Belice rappresenta una delle più grandi catastrofi, avvenute in Italia nel
dopoguerra, anche a causa del ritardo dei soccorsi, della mancanza di preparazione dello
Stato, dei paradossali errori della fase di ricostruzione, dell’emigrazione forzata delle
popolazioni e del degrado di chi, rimasto sul luogo, è stato costretto a vivere per anni nelle
baracche. Le vicissitudini del dopo-terremoto sono intrise di interessi e speculazioni, cattiva
programmazione, mafia e amministrazioni corruttibili. Ingenti furono le somme stanziate
dallo Stato per la ricostruzione, intervento straordinario che durò più di 35 anni e che può
essere suddiviso in due periodi: un modello di gestione centralizzato fino al 1976 e uno basato
sul decentramento dopo la legge n. 178 del 29 aprile 1976. In entrambi i casi non si riuscì ad
ottenere risultati efficaci, né si riuscì ad ad individuare i vari e veri responsabili.
Dopo il disastro, diversi artisti hanno dedicato le proprie opere per la ricostruzione della zona
e per la riqualificazione della vita delle popolazioni. La ricostruzione del Belice è tuttavia il
risultato anomalo di una sperimentazione architettonica, del tutto indifferente alle necessità
sociali e strutturali del luogo, che non ha rispecchiato affatto i modelli tradizionali della zona
e non è stata in grado di rispondere alle esigenze della popolazione.
Dal punto di vista socio-economico, il Sito di Importanza Comunitaria ITA010022 è inserito
in un comprensorio a preminente economia agricola, situato nella zona interna della provincia
di Trapani, che comprende i comuni della Valle del Belice: Vita, Salemi, Gibellina,
Poggioreale, Salaparuta, Partanna e Castelvetrano.
Tutto il comprensorio è caratterizzato da:
-
rischio sismico e problematiche della ricostruzione scaturite dal terremoto del 1968;
-
riconversione produttiva in agricoltura, che ha visto negli ultimi venti anni la
progressiva sostituzione delle colture cerealicole con le colture viticole e l'affermarsi
in particolari zone di altre colture specializzate come l'oliva Nocellara del Belice;
-
prospettive di sviluppo socio-economico legate all'industria agro-alimentare, al
turismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale.
Santa Ninfa
Il comune di Santa Ninfa conta una popolazione di 5.219 abitanti (dati Comune 2008) ed
occupa una superficie di 63,51 kmq nella parte interna della Sicilia occidentale, tra i comuni
di Salemi, Calatafimi, Gibellina, Salaparuta, Partanna e Castelvetrano. La densità di
popolazione è dunque di circa 82 abitanti per kmq.
L'assetto della popolazione sul territorio è caratterizzato dalla presenza di un unico centro
abitato; a differenza di quanto accaduto presso altri comuni terremotati, infatti, la
ricostruzione non ha dato origine ad un nuovo insediamento, ma è avvenuta nello stesso sito
nel vecchio centro, mantenendo quasi integralmente la preesistente configurazione urbanistica
e creando, però, un diverso rapporto tra spazi costruiti e spazi liberi. Sono state predisposte
all’interno dei lotti vaste aree destinate a posteggi e spazi verdi. Tranne qualche casa patrizia
ed alcune chiese che, per la loro importanza storica ed architettonica, sono state ristrutturate,
le abitazioni preesistenti al sisma del 1968 sono state demolite.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
210
Il nuovo centro si è sviluppato in direzione sud–est rispetto al centro storico e precisamente
nelle contrade di Crispella, Acquanova e Granozzi.
Il paese di Santa Ninfa, che prese il nome della santa palermitana protettrice del paese,
cominciò a formarsi nel primo decennio del XVII secolo secondo le modalità tipiche di tutti i
comuni feudali sorti con il privilegio dello “Ius populandi” (DE STEFANI – PEREZ & ACCARDI,
1987). Nel 1605 il feudo di Rampinzeri fu venduto a Luigi Arias Giardina che iniziò l’opera
di popolamento favorendo nuovi insediamenti (specialmente da Palermo, Noto e Mussomeli);
nel 1613 ebbe confermata da Filippo III di Spagna la licenza di edificare un nuovo centro che
gli era stata concessa fin dal 1609 dal vicerè di Sicilia.
Sia il Giardina che i suoi discendenti cercarono quasi tutti “di promuovere lo sviluppo sociale
e civile della comunità locale, dal momento che essi di solito stabilivano la loro residenza nel
feudo”. Il paese fu dotato, infatti, di numerose chiese, di scuole pubbliche (anche di
grammatica latina ed italiana e di aritmetica) e nel ‘700 fu sede di una fiera rinomata, una
delle principali della Sicilia; furono selciate le strade e sistemate le sorgenti d’acqua. L’abitato
urbano, spinto dall’urgenza di offrire case alla popolazione che aumentava di giorno in
giorno, si estese dal nucleo primitivo che occupava la collina “Castello” alle altre due colline
“Rocche” e “Croci”.
Con la fine delle feudalità Santa Ninfa fu aggregata al Vallo di Trapani e al distretto di
Mazara del Vallo e rientrò nella circoscrizione di Partanna, rimanendovi fino al 1843.Dopo
l’Unità d’Italia si affermarono tre correnti di opinione (massonica, socialista e cattolica) che
influenzarono in maniera determinante la vita sociale del tempo. In particolare, alla corrente
cattolica si dovette la fondazione di banche popolari, mentre l'ideale socialista ebbe la sua
concreta realizzazione nell'istituzione (1887) della “Società di Mutuo Soccorso Umberto I” e
nell’organizzazione dei Fasci dei lavoratori.
A Santa Ninfa, subito dopo l’Unità d’Italia, si registrava uno dei più bassi indici di reddito pro
capite ed una condizione molto precaria dell’economia. Il secondo dopoguerra ha visto, anche
nel paese di Santa Ninfa, un graduale miglioramento della vita economica grazie alla nascita e
alla crescita di alcune imprese ed aziende che hanno avuto il merito di offrire un lavoro meno
precario ed incerto di quello offerto dall’agricoltura e dall’allevamento.
Gibellina
Il Comune di Gibellina ha una popolazione di 4.468 abitanti ed occupa una superficie di 45,01
kmq. I comuni contigui sono Castelvetrano, Santa Ninfa, Salemi, Partanna, Poggioreale,
Salaparuta. La densità di popolazione è di 99 abitanti per kmq.
La localizzazione attuale del paese di Gibellina è dovuta alla ricostruzione post terremoto del
1968: in seguito alla distruzione totale della vecchia Gibellina, il paese è stato ricostruito a 18
km di distanza dal precedente insediamento di origine medievale. La ricostruzione, avvenuta
dopo lunghi anni di disagi e difficoltà, è stata pensata secondo le avanguardie architettoniche
dell’epoca: una città giardino, costruita come quintessenza del "moderno", caratterizzata
dall'ampiezza delle strade, dalla grande distanza tra le abitazioni e tra queste e le vie, con
struttura urbanistica caratterizzata dall'alternarsi di strade carrabili e pedonali, con case a
schiera dotate di piccolo giardino. Molti abitanti hanno oggi accettato la nuova città, così
come realizzata ma in parte trasformata dall’uso quotidiano. Un dato antropologico
importante di cui tener conto nel valutare le resistenze all’abbandono della vecchia città in
nome della ricostruzione del nuovo è lo svolgimento dell’itinerario delle processioni, che
coinvolgono ancor oggi Gibellina Vecchia, non solo la parte nuova.
Prima del terremoto Gibellina era una piccola cittadina con poco più di 6.000 abitanti situata a
m. 421 sul livello del mare. L'abitato sorgeva sul feudo Busecchio, estendendosi sui cinque
colli di Piano di Corte, Santa Caterina, Matrice, Mulino del Vento e del Castello
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
211
Chiaramontano e si estendeva dal torrente Gebbia, a sud, al colle Mulino del Vento, a nord.
Da qui lo stemma del paese: una torre su cinque colli.
La superficie agraria e forestale era destinata alle coltivazioni erbacee (seminativo, pascoli e
prati) e alle coltivazioni legnose (vite, olivo e mandorli) ma il terreno, ricco di argilla e da
secoli ormai povero d'acqua, rendeva poco con una conseguente povertà diffusa. La proprietà
fondiaria era estremamente frammentata.
2.3.7.1 Demografia (D.9.2)
Analizzando i dati e le serie storiche della popolazione residente nei comuni di Santa Ninfa e
Gibellina, risulta evidente come entrambi i Comuni hanno mantenuto un numero di residenti
abbastanza stabile nel tempo.
Dal 1971 al 1981 entrambi registrano un calo della popolazione, mentre nei 10 anni successivi
si evince un aumento della popolazione, che risulta essere consistente nel caso di Gibellina
mentre di minima entità a Santa Ninfa. Tra il 1991 e il 2001 invece assistiamo ad un
decremento della popolazione di Gibellina pari a circa il 7%, mentre più contenuto è il dato su
Santa Ninfa, che vede diminuire la propria popolazione di circa il 4 %.
Osservando gli andamenti più recenti, tra il 2001 e il 2007 le dinamiche demografiche dei due
paesi di differenziano: la popolazione di Gibellina diminuisce ulteriormente, mentre quella di
Santa Ninfa aumenta.
Popolazione residente per comune e anno
Comune
1971
1981
1991
2001
2007
Gibellina
Santa Ninfa
4865
5340
4802
5267
5027
5294
4677
5086
4468
5234
Fonte: ISTAT – Dati al 1° gennaio
Dall’analisi dei dati ISTAT del 2007 emerge che nel Comune di Gibellina ci sono 1.870
nuclei familiari, con una media di 2,4 componenti a famiglia, mentre nel comune di Santa
Ninfa sono presenti 2.107 nuclei familiari, con una media di 2,5 componenti ciascuno. Tale
dato risulta essere in linea con quello riferito all’intera provincia di Trapani, che risulta essere
di 2,7 componenti per nucleo familiare.
Bilancio demografico anno 2007 e popolazione residente al 31 Dicembre - Gibellina
Maschi
Femmine
Totale
2122
2346
4468
Nati
14
17
31
Morti
24
26
50
Saldo Naturale
-10
-9
-19
Iscritti da altri comuni
25
30
55
Iscritti dall'estero
7
7
14
Altri iscritti
1
0
1
Cancellati per altri comuni
43
45
88
Cancellati per l'estero
3
2
5
Altri cancellati
0
0
0
Popolazione al 1° Gennaio
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
212
Saldo Migratorio e per altri motivi
Popolazione al 31 Dicembre
-13
-10
-23
2099
2327
4426
Numero di Famiglie
1870
Numero medio di componenti per famiglia
2.4
Bilancio demografico anno 2007 e popolazione residente al 31 Dicembre - Santa Ninfa
Maschi
Femmine
Totale
2548
2686
5234
Nati
25
20
45
Morti
19
27
46
Saldo Naturale
6
-7
-1
Iscritti da altri comuni
22
30
52
Iscritti dall'estero
16
13
29
Altri iscritti
0
1
1
Cancellati per altri comuni
36
40
76
Cancellati per l'estero
10
8
18
Altri cancellati
1
1
2
Saldo Migratorio e per altri motivi
-9
-5
-14
2545
2674
5219
Popolazione al 1° Gennaio
Popolazione al 31 Dicembre
Numero medio di componenti per famiglia
2.5
(Dati ISTAT)
Popolazione residente nel Comune di Santa Ninfa al 1 Gennaio 2007 per età e sesso
Eta'
Totale
Maschi
Totale
Femmine
da 0 a 9 anni
Da 10 a 19 anni
Da 20 a 29 anni
Da 30 a 39 anni
Da 40 a 49 anni
Da 50 a 59 anni
Da 60 a 69 anni
Da 70 a 79 anni
Oltre 80 anni
TOTALE
227
301
300
369
364
320
279
243
145
2548
248
255
298
367
395
320
302
300
201
2686
Maschi
+
Femmine
475
556
598
736
759
640
581
543
346
5234
(Dati ISTAT)
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
213
Popolazione residente nel Comune di Gibellina al 1 Gennaio 2007 per età e sesso
Eta'
Totale
Maschi
Totale
Femmine
da 0 a 9 anni
Da 10 a 19 anni
Da 20 a 29 anni
Da 30 a 39 anni
Da 40 a 49 anni
Da 50 a 59 anni
Da 60 a 69 anni
Da 70 a 79 anni
Oltre 80 anni
TOTALE
196
208
286
340
275
271
232
195
119
2122
161
219
288
343
301
320
244
294
176
2346
Maschi
+
Femmine
357
427
574
683
576
591
476
489
295
4468
(Dati ISTAT)
Un’analisi maggiormente approfondita è stata effettuata rispetto al Comune di Santa Ninfa. Il
dato che emerge dal bilancio demografico fornito dall’ufficio anagrafe del Comune, mostra
una popolazione complessiva al gennaio 2008, di 5.219 unità, in leggero calo rispetto all’anno
precedente.
Dati demografici Comune di Santa Ninfa
Totale
Femmine
2674 (Comune, 2008)
Maschi
2545 (Comune, 2008)
Popolazione straniera residente
60 (Comune, 2008)
Popolazione minorenne
926 (Istat, 2007)
Popolazione straniera minorenne
4 (Comune, 2008)
Percentuale
51,24%
48,76%
1,15%
16,64%
0,08%
La composizione della popolazione vede una presenza straniera di 60 persone, solo 4 delle
quali sono minori, che rappresentano l’1,15% della popolazione.
Popolazione residente nel Comune di Santa Ninfa al 1 Gennaio
2007
8170-80
60-69
Età [anni]
50-59
Femmine
40-49
Maschi
30-39
20-29
10-19
0-9
-600
-400
-200
0
200
400
600
Individui
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
214
La piramide dell’età mostra un dato molto simile a quello del resto d’Italia: una popolazione
dove il numero degli anziani è notevole, mentre il numero dei bambini non è molto elevato.
E’ evidente che la popolazione femminile è numericamente superiore rispetto a quella
maschile: il dato non sorprende per quanto riguarda gli anziani, data la maggiore speranza di
vita alla nascita delle donne rispetto agli uomini, ma risulta più anomalo nel range che va dai
40 ai 49 anni. Tale dato è probabilmente influenzato dal fenomeno dell’emigrazione, che
coinvolge principalmente gli uomini del territorio.
2.3.7.2 Situazione sociale (D.9.5)
Santa Ninfa
Il Piano di Zona del distretto socio-sanitario n. 54, di cui il Comune di Santa Ninfa fa parte,
vede come ente capofila il Comune di Castelvetrano. Redatto ai sensi dell’art. 19 della legge
328/2000, il Piano di Zona rappresenta lo strumento attraverso il quale i Comuni appartenenti
al Distretto socio-sanitario n. 54, propongono una serie di interventi ed azioni sociali a favore
della collettività, grazie alla collaborazione tra un partenariato allargato (A.U.S.L., Terzo
Settore, enti terzi ecc.). Oltre Santa Ninfa sono compresi i seguenti Comuni: Castelvetrano,
Salaparuta, Poggioreale, Campobello di Mazara, Partanna.
Dall’analisi della documentazione del Distretto si evince che, dal punto di vista sociosanitario, Santa Ninfa non presenta situazioni particolarmente difficili, o particolari, rispetto
alla media dei comuni di dimensioni analoghe.
A favore delle fasce più deboli l’Amministrazione comunale ha attivato interventi che vanno
dalla semplice erogazione di contributi continuativi e straordinari alle famiglie meno abbienti
all’implementazione di un progetto per promuovere l’inserimento lavorativo di persone con
disagio sociale ed economico.
Interventi di tipo sociale attivati dall’Amministrazione Comunale di Santa Ninfa
(dati Comune di Santa Ninfa, febbraio 2008)
Tipologia d’intervento
Numero
d’utenza
Assistenza continuativa mensile
14
Contributi straordinari
35
Bonus Socio – Sanitario
8
Contributo a sostegno dei canoni di locazione
7
Prestazioni sociali agevolate ai sensi della legge
16
448/98 (assegno maternità)
Prestazioni sociali agevolate ai sensi della legge
23
448/98 (assegni al nucleo con 3 minori)
Progetto Auxsilia (area povertà)*
5
*il progetto Auxsilia è un servizio civico di solidarietà volto al contrasto della povertà
con la concessione di contributi, attraverso l’inserimento lavorativo di persone
con disagio sociale ed economico.
Con l’aiuto dei Volontari del Servizio Civile, si attuano interventi quali Laboratori ludicoricreativi per 5 diversamente abili, allo scopo di favorirne l’autonomia personale e
l’integrazione sociale, insieme ad un servizio di disbrigo pratiche e compagnia per 25 anziani,
con l’obiettivo di diminuire il grado di solitudine ed aiutarne l’autonomia.
Per quanto riguarda la scuola, due sono gli Istituti presenti a Santa Ninfa: l’Istituto
Comprensivo “L.Capuana” e l’IPSIA - Istituto Professionale di Stato Industria e Artigianato.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
215
L’Istituto Autonomo Comprensivo “L. Capuana” comprende le Scuole dell’Infanzia, la
Scuola Primaria e la Scuola Secondaria di 1° grado. Tutte le strutture constano di spazi molto
ampi, luminosi, funzionali, dove è possibile promuovere attività “strutturate”, ludiche e
sportive. Ogni edificio è dotato di locali adibiti a cucina e mensa. Gli utenti del servizio di
refezione scolastica sono stati 470 nell’anno scolastico 2007/2008.
Sono invece 480 gli alunni che fruiscono del servizio scuolabus ed è presente anche un
servizio scuolabus per portatori di handicap.
Questi elementi hanno favorito la frequenza assidua e quasi totale degli alunni in età
dell’obbligo, rendendo insignificante il fenomeno della dispersione scolastica: come risulta
infatti dai dati della tabella sotto riportata, non ci sono evasioni dall’obbligo scolastico, gli
abbandoni sono solamente 3 alla scuola secondaria di primo grado, non vi sono prosciolti ed il
numero degli alunni non ammessi è complessivamente pari a 16. L’Indice Dispersione
Scolastica Globale (I.D.S.G), ricavato sommando il numero di evasori, di abbandoni, di
prosciolti e non ammessi è notevolmente basso, pari a 0,82% nella scuola primaria mentre è
pari al 9,88% nella scuola secondaria di primo grado.
Dispersione Scolastica Comune di Santa Ninfa A.S. 2006/2007
SCUOLA PRIMARIA
SCUOLE
S. NINFA
Ist. Comprensivo
"L. CAPUANA"
ISCRITTI EVASORI ABBANDONI
PROSCIOLTI
NON
AMMESSI
I.D.S.G.
N°
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
243
0
0,0
0
0,0
0
0,0
2
0,8
2
0,82
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
SCUOLE
S. NINFA
Ist. Comprensivo
"L. CAPUANA"
ISCRITTI EVASORI ABBANDONI
PROSCIOLTI
NON
AMMESSI
I.D.S.G.
N°
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
172
0
0,0
3
1,7
0
0,0
14
8,1
17
9,88
Fonte: M.I.U.R. - Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia
Osservatorio prevenzione Dispersione Scolastica e promozione successo formativo
Secondo l’analisi riportata all’interno del Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto Capuana,
la Scuola dell’Infanzia è frequentata dalla quasi totalità dei bambini con risultati più che
soddisfacenti sia dal punto di vista della socializzazione che da quello dello sviluppo
cognitivo. Ciò crea tutti i presupposti per il successo scolastico nella Scuola Primaria.
L’IPSIA - Istituto Professionale di Stato Industria e Artigianato, che dall’anno scolastico
1998/1999 fa parte dell’Istituto “F. D’Aguirre” di Salemi, è l’unica Scuola Secondaria
Superiore presente a Santa Ninfa. All’IPSIA convergono ragazzi di tutta la Valle del Belice
per il conseguimento del titolo di Operatore Elettrico e Tecnico delle Industrie Elettriche ed
Elettroniche. Dall’analisi socio–culturale effettuata dall’Istituto si evince che i giovani
fruiscono di ottime possibilità di scolarizzazione e di sano impiego del tempo libero.
Nonostante questa condizione, da una osservazione della realtà, supportata da dati forniti dai
Servizi Sociali del Comune, emergono alcuni casi di adolescenti avvezzi all’alcool e all’uso di
sostanze stupefacenti, più o meno leggere, oltre a sporadici casi di vandalismo volti al
danneggiamento di arredi urbani e strutture pubbliche.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
216
Poiché nel Comune di Santa Ninfa è presente un'unica Scuola Secondaria Superiore, sono
numerosi i giovani che si recano in altri Comuni per completare gli studi. Per agevolare
quest’opzione, e renderla accessibile a tutti, il Comune ha attivato un servizio che concede un
rimborso spese. Il numero di beneficiari di tale contributo è stato di 215 nell’A.S. 2007/2008.
Va sottolineato che questo dato non esaurisce il numero di giovani che proseguono gli studi
dopo il conseguimento del diploma di Scuola Secondaria di Primo Grado in altri Comuni, in
quanto non tutti gli aventi diritto fanno richiesta del rimborso spese al Comune.
Il tasso di scolarità è definito dal rapporto tra il numero di iscritti nelle scuole e il numero di
giovani nell'età tipica per tali scuole. Nell'interpretazione dei dati ottenuti, riportati nella
seguente tabella, occorre tenere presente che:
1. gli iscritti possono avere età differenti dal quelle usate come riferimento (ad esempio
im caso di bocciature);
2. gli iscritti non necessariamente sono anche residenti e alcuni dei residenti potrebbero
essere iscritti in altri sistemi d'istruzione sia della stesso territorio (p.es. pur essendo in
età da scuola media potrebbero essere ancora iscritti in una scuola elementare) che di
un altro territorio (p.es. potrebbero frequentare una scuola nell'unità territoriale
confinante);
3. l'iscrizione non implica la frequenza delle lezioni;
4. in presenza di obbligo scolastico e bassissima evasione dell'obbligo stesso il tasso di
scolarità supera praticamente sempre il valore del 100%;
5. in presenza di fenomeni migratori che coinvolgono giovani in età scolastica vi
possono essere differenze dovute al fatto che i giovani vengono iscritti a scuola molto
prima che vengano registrati tra la popolazione residente;
6. in presenza di una insufficiente offerta scolastica vi può essere un importante
fenomeno di pendolarismo scolastico, per cui il numero di giovani residenti che si
iscrive in una scuola di un'altra zona può causare un notevole abbassamento del tasso
di scolarità.
COMUNE DI SANTA NINFA
POPOLAZIONE
NUMERO
GRADO DI
TASSO DI
FASCE ETA’
RESIDENTE AL
ALUNNI
ISTRUZIONE
SCOLARITÀ
1° GENNAIO 2007
A.S. 2006/2007
6 – 10 anni
Scuola primaria
242
243
100,41%
Scuola secondaria di
11 – 13 anni
169
172
101,77%
primo grado
Scuola secondaria di
14 – 18 anni
264*
84*
31,82%
secondo grado
Rielaborazione dati ISTAT e M.I.U.R. - Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia
*Dato riferito al 2003
Sulla base delle considerazioni sopra riportate, è possibile osservare, relativamente al Comune
di Santa Ninfa, per la scuola primaria e quella secondaria di primo grado, la presenza di un
indice superiore al 100% contro un indice pari a circa il 32% nella scuola secondaria di
secondo grado, verosimilmente dovuto al fenomeno migratorio che riguarda i giovani che
scelgono indirizzi diversi rispetto all'offerta presente nel Comune.
Nel territorio di Santa Ninfa operano da anni numerose associazioni di volontariato che hanno
avuto notevole importanza nell’offrire risposte alle diverse esigenze della popolazione e nel
promuovere la cultura della donazione, della solidarietà e della responsabilità:
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
217
-
-
L’AVIS, fondata nel 1977, ha un centro di caccolta fisso e a livello provinciale si colloca come
il centro più efficiente, registrando un indice percentuale di donazioni in rapporto al totale di
abitanti dei comuni trapanesi pari al 25,66%, con 140 donatori.
L’AIRC opera a Santa Ninfa grazie ad alcuni volontari ed è divenuta recentemente punto di
riferimento per i comuni di Salemi e Gibellina.
L’AIDO, fondata nel 1995 con l’adesione di 30 associati, in questi ultimi anni ha avuto un
notevole incremento raggiungendo più di 125 iscritti, quasi tutti giovani.
Il Gruppo Scout di Santa Ninfa (Agisci) vanta una esperienza trentennale ed è impegnata in
un’attività di formazione di ragazzi e ragazze. Attualmente il Gruppo Scout di S. Ninfa è
impegnato a favore degli anziani e ammalati del paese, a favore dei ragazzi della “Casa della
Fanciulla”, dei disabili dell’Oasi di Torretta e dell’AIAS.
La Sezione di Santa Ninfa dei Reduci e Combattenti e l’Associazione Mutilati e Invalidi di
Guerra riunisce molti anziani.
L’associazione “Padre Giacomo Cusmano” collabora nella gestione di case d’ospitalità e attività
sociali diverse.
Il Corpo Nazionale di Protezione Civile – sezione di Santa Ninfa, oltre ad occuparsi delle
classiche attività cui è preposto, presta la sua opera durante le feste tradizionali e religiose.
La Parrocchia è molto attiva nelle attività sociali, e comprende un coro polifonico, la Caritas e
un gruppo di volontariato vincenziano che promuove iniziative caritatevoli e di assistenza.
Diverse sono inoltre le associazioni sportive che propongono ai giovani momenti di
aggregazione e di sana utilizzazione del tempo libero.
Gibellina
Dal punto di vista della dispersione scolastica, anche il Comune di Gibellina presenta una
situazione particolarmente positiva. L’indice di dispersione scolastica globale è pari al 3,05%
nella scuola primaria ed è dovuto alla somma di un alunno evasore e 5 non ammessi; mentre
nella scuola secondaria di primo grado tale indice è bassissimo, ossia pari allo 0,80%,
determinato da un unico caso di evasione.
Dispersione Scolastica Comune di Gibellina
SCUOLA PRIMARIA
SCUOLE
GIBELLINA
Ist. Compr. "PAPA
GIOVANNI XXIII"
ISCRITTI EVASORI ABBANDONI PROSCIOLTI
NON
AMMESSI
I.D.S.G.
N°
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
197
1
0,5
0
0,0
0
0,0
5
2,5
6
3,05
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
SCUOLE
ISCRITTI EVASORI ABBANDONI PROSCIOLTI
NON
AMMESSI
I.D.S.G.
GIBELLINA
N°
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
N°
%
Ist. Compr. "PAPA
GIOVANNI XXIII"
125
1
0,8
0
0,0
0
0,0
0
0,0
1
0,80
Fonte: M.I.U.R. - Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia
Osservatorio prevenzione Dispersione Scolastica e promozione successo formativo
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
218
Relativamente al tasso di scolarità, nella tabella che segue viene evidenziato per la scuola
primaria un tasso di scolarità inferiore al 100%, verosimilmente a causa di un significativo
Indice di Dispersione Scolastica. Per la scuola secondaria di primo grado, si osserva un indice
superiore al 100% (vedi considerazioni sopra riportate).
L'assenza di un'offerta formativa relativa alla scuola secondaria di secondo grado determina la
necessità per i giovani che intendono completare gli studi di riferirsi ad altri Comuni.
COMUNE DI GIBELLINA
POPOLAZIONE
NUMERO
GRADO DI
TASSO DI
FASCE ETA’
RESIDENTE AL
ALUNNI
ISTRUZIONE
SCOLARITÀ
1° GENNAIO 2007
A.S. 2006/2007
98,5%
6 – 10 anni
Scuola primaria
200
197
Scuola secondaria di
11 – 13 anni
122
125
102,46%
primo grado
Scuola secondaria di
14 – 18 anni
212
secondo grado
Rielaborazione dati ISTAT e M.I.U.R. - Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia
A Gibellina sono presenti numerosi enti no profit, tra i quali spicca per importanza il CRESM
- Centro Ricerche Economiche e sociali per il Meridione, Agenzia di Sviluppo che opera in
tutto il Mediterraneo.
Tra le associazioni culturali presenti nel Comune di Gibellina si ricordano:
-
la Società Operaia Circolo Ricreativo;
la Fondazione Orestiadi;
l’Associazione Compagnia Caterina Sagna;
l’associazione culturale Circolo Nuovo;
l’AVIS;
l’AIDO;
l’AGESCI;
la Caritas;
l’Associazione Comunita' Alloggio Padre Pio.
Diverse sono inoltre le associazioni sportive che propongono ai giovani momenti di
aggregazione e di sana utilizzazione del tempo libero.
2.3.7.3 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10)
Santa Ninfa ha colto l’occasione della ricostruzione post terremoto per realizzare uno
sviluppo economico locale fondato sulla creazione o ampliamento di piccole imprese tanto da
costituire un modello per molte realtà limitrofe (ROSTAN, 1998).
La sua economia si basa sull’agricoltura, principalmente vite ed in minor parte ulivi, grano,
ortaggi e frutta. Conseguentemente sono sorte diverse attività legate ad essa: la cantina
sociale, gli oleifici, i caseifici, ditte impegnate nella realizzazione di impianti per l’irrigazione.
Le attività industriali ed artigianali sono in buona parte legate all’indotto dell’edilizia:
conglomerati, calcestruzzo, lavorazione marmi, legno, ferro e alluminio, oltre che messa in
opera di impianti di condizionamento e riscaldamento e produzione di tubi.
Notevole importanza hanno, anche dal lato occupazionale, alcune ditte di preparazione e
conservazione di dolci locali, allestimento banchetti e ristorazione. Rilevante importanza
riveste il settore della lavorazione e commercializzazione della carne. Altro settore in rapida
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
219
crescita è quello della produzione e commercializzazione di apparecchiature elettroniche per
la ricezione e trasmissione televisiva, costruzione di antenne ed amplificatori di segnali TV.
Molte delle ditte locali fanno parte del Consorzio Area Artigianale e Commerciale di Santa
Ninfa.
Gibellina - Attualmente, dal punto di vista economico, il settore vitivinicolo è uno dei
principali motori di sviluppo dell’economia locale. Dal 2005 è stato creato il Distretto
Vitivinicolo della Sicilia Occidentale, che vede coinvolti attori economici e sociali delle
province di Trapani e Palermo piuttosto eterogenei: Enti Locali, consorzi di tutela,
associazioni, Strade del vino, agenzie di sviluppo, enti di ricerca, enti di formazione, una
banca, associazioni di categoria, cantine sociali, industrie vinicole, aziende vitivinicole,
aziende agricole, consorzi di cantine, distillerie, aziende di commercio di vino, aziende di
commercializzazione macchine/prodotti enologici.
L’obiettivo perseguito attraverso la costituzione del Distretto è quello di mettere in atto una
strategia di lungo respiro, illustrata nel “Patto di Distretto” (vedi il sito www.cresm.it), per il
rilancio di tutto il comparto vitivinicolo Siciliano.
Il settore del commercio riveste un ruolo importante, insieme all’industria e ai servizi. Ci sono
anche attività manifatturiere ed imprese di costruzioni, ma in misura nettamente inferiore
rispetto a Santa Ninfa.
Occupazione
Relativamente al settore dell’occupazione, il Comune di Santa Ninfa e quello di Gibellina
fanno parte del medesimo Sistema Locale del Lavoro, il n. 651 denominato “Castevetrano”. I
sistemi locali del lavoro sono aggregazioni di comuni che derivano da una ricerca condotta da
Istat e il Dipartimento di Economia dell’Università di Parma a partire dai dati relativi al
pendolarismo dei componenti delle famiglie per motivi di lavoro, ricavati dagli appositi
quesiti posti nel Censimento Generale della Popolazione del 2001. L'obiettivo di base è la
costruzione di una griglia sul territorio determinata dai movimenti dei soggetti per motivi di
lavoro; l'ambito territoriale che ne discende rappresenta l'area geografica in cui maggiormente
si addensano quei movimenti. In questo modo si aggregano unità amministrative elementari
(Comuni) individuati sul territorio dalle relazioni socio-economiche.
Laddove non siano disponibili dati aggiornati riferiti ad un determinato comune, come nel
caso dell’occupazione, ci si riferirà ai SLL.
Stima degli occupati residenti e delle persone in cerca di occupazione per Sistema Locale del Lavoro
(Media 2001; dati in migliaia) – Fonte ISTAT 2001
Forze di lavoro
Codice
SLL
Denominazione
651
CASTELVETRANO
Popolazione con
meno di 15
anni
Occupati
9
14
Persone in
cerca di
occupazione
Totale
4
18
Non
Forze di
lavoro
34
Tasso
PopolaTasso
Tasso
di
zione Popoladi
di
con più zione attività occupa- disocc.
zione
di 15
totale
anni
43
52
42,0
33,0
21,5
Dalla tabella sopra riportata, si evince che il tasso di disoccupazione media dei Comuni
facenti parte del SLL di Castelvetrano è del 21,5%. Tale dato risulta allarmante se comparato
agli altri SLL italiani, infatti il SLL 651 si situa al 685° posto nella classifica rispetto alla
disoccupazione dei 785 SLL presenti in Italia. Nonostante questo, tuttavia, si deve sottolineare
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
220
che tale dato è di ben 5 punti percentuali inferiore rispetto alla media dei Comuni Siciliani,
che risulta essere del 26,5%.
Relativamente al dato dell’occupazione, si segnala un dato di particolare rilievo perché
direttamente connesso con la gestione di territorio ubicata all’interno del SIC: si tratta
dell’occupazione stagionale nel settore forestale.
L’Azienda Regionale Foreste Demaniali – UPA di Trapani assume annualmente circa 150200 operai stagionali (residenti nei Comuni di Santa Ninfa e di Gibellina) per gli interventi di
manutenzione dei demani forestali (ripulitura dei viali parafuoco, manutenzione di immobili e
strutture, interventi di gestione forestale: spalcature, diradamenti, piantumazioni, ecc.).
Analogamente, l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Trapani assume annualmente
circa 50 addetti all’avvistamento ed allo spegnimento degli incendi.
E’ bene sottolineare che si tratta di operai stagionali, che nel resto dell’anno risultano
ufficialmente disoccupati.
Attività economiche
Dai dati Istat 2001 si evince chiaramente che il settore portante dell’economia dell’area del
S.I.C. è l’agricoltura, che conta un numero elevato di imprese attive. A Santa Ninfa anche il
tessuto industriale risulta essere molto importante, soprattutto se ad esso si somma il dato
relativo alle aziende che operano nel settore delle costruzioni. Il commercio conta numerose
unità locali, mentre i servizi e la ristorazione presentano dati nella media.
Gibellina invece è più strutturata dal punto di vista della ristorazione, ed infatti recenti
progetti hanno visto la nascita di una rete di B&B che rende maggiormente complessa e
completa la filiera del turismo.
Unità locali attive per settore di attività per Comune
Santa Ninfa
Gibellina
Agricoltura, caccia, silvicoltura
461
516
Industria
106
60
Attività manifatturiere
56
30
Costruzioni
40
30
Commercio
152
116
Servizi
68
51
Alberghi e ristoranti
7
16
Trasporti, magazzinaggio,
12
7
comunicazioni
Intermediazione monetaria e
9
7
finanziaria
Attività immobiliari, noleggio,
20
4
informatica, ricerca, altre attività
professionali e imprenditoriali
Istruzione
1
4
Sanità e altri servizi sociali
2
3
Altri servizi
17
10
Imprese non classificate
1
2
Totale
779
745
Elaborazione su dati Istat 2001
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
221
L’economia del comune di Santa Ninfa è legata, oltre che alle attività tradizionali
dell’agricoltura (olivo – vite - grano) e dell’allevamento (bovini – ovini - polli), ad attività
commerciali, industriali ed artigianali il cui sviluppo è stato facilitato dalla posizione
geografica del luogo e dalla capacità imprenditoriale degli abitanti.
Come si evince dalla tabella riportata, le imprese di costruzioni, e quelle legate al settore
dell’edilizia, sono molto numerose. Sono presenti aziende che operano nel settore
dell’elettronica, commercializzando anche all’estero. La produzione di pasta fresca e dolci
risulta essere molto importante; due aziende, nate prima del terremoto, ancor oggi continuano
la propria attività e ad esse se ne sono aggiunte altre che operano nel medesimo campo. Per
quanto riguarda il commercio, il numero di esercenti a posto fisso, secondo i dati forniti dal
Comune di Santa Ninfa, aggiornati al 13.02.2008, è di 89.
Imprese industriali e artigiane presenti del Comune di Santa Ninfa per settore di attività
n. ditte
Settore
Attività
10
Industria
Costruzioni
1
Industria
Costruzione Parti Meccaniche
8
Artigiano
Parrucchiera E Barbiere
7
Artigiano
Meccanico
5
Artigiano
Fabbro
4
Artigiano
Installazione Impianti En.Elettrica
4
Artigiano
Pasticcere
4
Artigiano
Panificio
3
Artigiano
Produzione Pasta Fresca
3
Artigiano
Costruzioni
2
Artigiano
Falegname
2
Artigiano
Tappezziere
2
Artigiano
Riparazione Installazione Elettrodomestici
2
Artigiano
Lavorazione Marmi
2
Artigiano
Ricami
2
Artigiano
Fotografo
1
Artigiano
Tinteggiatore
1
Artigiano
Vetraio
1
Artigiano
Biscottificio
1
Artigiano
Carrozziere
1
Artigiano
Lattoniere
4
Varie
Autotrasportatore
1
Varie
Installazione Segnaletica Stradale
1
Varie
Scuola Guida
(Elaborazione su dati Comune di Santa Ninfa, 2008)
Per quanto concerne l’agricoltura, le coltivazioni della vite e dell’ulivo in particolare, insieme
a tutta la filiera produttiva agro-alimentare, rappresentano il fulcro produttivo dell’intero
territorio della Valle del Belice. Le denominazioni di origine protetta e geografica tipica DOC
nonché i prodotti tipici presenti sul territorio e le produzioni agro-alimentari di nicchia,
costituiscono le nuove frontiere dello sviluppo agricolo e agro-alimentare di qualità e allo
stesso tempo la via maestra della competitività economica in un quadro si sviluppo locale
integrato e sostenibile.
Nonostante questo, le strozzature di tipo informativo, tecnologico, promozionale e soprattutto
quelle che si riferiscono alla mancata messa a rete delle strutture e delle iniziative, insistono
nel perdurare i loro effetti sul sistema produttivo e distributivo dei prodotti agro-alimentari,
con effetti negativi sulle possibilità di sviluppo del settore.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
222
Nel territorio di Santa Ninfa e Gibellina sono presenti prodotti tipici importanti:
-
la Nocellara del Belice, oliva da mensa, è un prodotto D.O.P. (Denominazione di Origine
Protetta), secondo quanto stabilito dalla normativa CE n.134/98.
l’olio extravergine delle Valli Trapanesi è un prodotto D.O.P. che proviene da cultivar quali
Cerasuola, Biancolilla e Nocellara.
l’olio della Valle del Belice è un prodotto D.O.P., il suo areale comprende i comuni di
Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Salaparuta, Santa Ninfa e Poggioreale.
la Vastedda del Belice è un prodotto Slow Food, in attesa del riconoscimento D.O.P. E’ un
formaggio di latte di pecora a pasta filata.
Comune
Santa Ninfa
Gibellina
Presenza di prodotti tipici per comparto
Olio-olive
Formaggi
Vino
Caciocavallo palermitano;
Melone
Valle Belice
Vastedda palermitana;
Marsala
d’inverno
Vastedda del Belice
Melone
Alcamo
Valli trapanesi
d’inverno
Marsala
Fonte: Coreras, 2005
frutta
Le attività artigianali, manifatturiere e non, costituiscono un patrimonio di esperienze che,
opportunamente valorizzate ed integrate a sistema con il resto dei settori economici locali,
può rappresentare un volano per lo sviluppo sociale ed economico del territorio.
In particolare, costituisce un patrimonio della cultura locale l’attività di produzione di prodotti
di sartoria e merletti a Santa Ninfa, ereditata dalle precedenti generazioni. Santa Ninfa è
membro del Coordinamento tra i Comuni d’Italia per la Valorizzazione dei Merletti, Ricami e
Tessuti d’arte. Questa attività viene svolta prevalentemente in maniera informale, senza essere
considerata a tutti gli effetti un’attività economica e produttiva: secondo i dati forniti dal
Comune, esistono solamente due realtà iscritte alla Camera di Commercio che operano in
questo settore.
Altre attività artigianali diffuse nel territorio comunale di Santa Ninfa appartengono al settore
alimentare: sono presenti 11 aziende di produzione di pasta, dolci, etc. Ad esse si aggiungono
le attività artigianali classiche, quali barbieri e parrucchieri, meccanici, fabbri, falegnami,
tappezzieri, installatori di impianti elettrici, riparatori di elettrodomestici
Di notevole rilevanza è la presenza di un’Area Artigianale, estesa su una superficie di mq
81.500, adiacente al centro abitato ed a meno di 500 metri dall’Asse del Belice, in buona parte
realizzata ed i cui lotti, già urbanizzati ed ultimati, sono stati assegnati agli artigiani.
All’interno dell’Area Artigianale è sorto un Centro Direzionale dotato di strutture per Mostre,
Mercati, Convegni degli artigiani. Tale struttura si propone come punto di riferimento non
solo per l’economia santaninfese, bensì per tutta l’area limitrofa.
L’ospitalità nei Comuni di Santa Ninfa e Gibellina è caratterizzata dalla presenza di piccole
strutture diffuse sul territorio. Infatti la struttura più grande conta 12 posti letto, mentre in tutti
gli altri casi ci si trova di fronte a piccoli B&B a conduzione familiare.
Il numero di B&B a Gibellina è notevolmente aumentato nel giro di pochi anni, grazie a due
progetti (“Extra Belice” e "Agecava - Agenzia per le Case Vacanza”) del CRESM che
propongono un turismo diffuso sul territorio.
Il progetto “Extra-Belice” è una iniziativa triennale finanziata dalla Provincia regionale di
Trapani. Il CRESM, in collaborazione con il circolo di Legambiente “Crimiso” di
Castelvetrano, il Centro documentazione ambientale e l’Archeoclub di Partanna, ha redatto e
diffuso un manuale pratico per l’avvio e la gestione di un B&B, lavorando al contempo alla
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
223
realizzazione di itinerari (monumentali, enogastronomici, naturalistici), relativi alla Valle del
Belice.
Ente capofila del progetto "Agecava", portato avanti con altri partners siciliani e tunisini, è il
Comune di Gibellina, in collaborazione con l'Agenzia di sviluppo del Comune tunisino di
Zarzis; obiettivo prioritario è promuovere attività extalberghiere da inserire in una rete
mediterranea e gestite da gente del luogo.
PROVINCIA DI TRAPANI
ESERCIZI RICETTIVI ALBERGHIERI ED EXTRALBERGHIERI PER COMUNE - 2005
COMUNI
ERICE
MARSALA
PANTELLERIA
GIBELLINA
SAN VITO
SANTA
NINFA
TRAPANI
ALTRI
COMUNI
TOTALE
PROVINCIA
28
38
20
10
74
TOTALE
POSTI
LETTO
1054
1310
1432
59
5231
12
1
12
28
381
36
933
4702
140
4984
195
9686
10612
259
9105
402
19717
ESERCIZI
ALBERGHIERI
NUMERO
13
11
13
0
43
ESERCIZI
ALBERGHIERI
POSTI LETTO
909
943
1240
0
2266
ES.EXTRA
ALBERGHIERI
NUMERO
15
27
7
10
31
ES. EXTRA
ALBERGHIERI
POSTI LETTO
145
367
192
59
2965
0
0
1
8
552
55
143
TOTALE
ESERCIZI
Fonte: Provincia di Trapani – elaborazione su dati APT
Osservando più in dettaglio i dati riferiti ai Comuni di Santa Ninfa e Gibellina, emerge che le
poche strutture presenti presentano caratteristiche omogenee: offerta esclusiva di posti letto in
strutture extralberghiere (Bed and Breakfast e Case vacanze), molti dei quali presentano
caratteristiche tali da rientrare nella categoria di strutture a 3 stelle. Rispetto ai dati del 2005, è
importante l’incremento dei posti letto nel Comune di Santa Ninfa, dove nel 2006 è stato
aperto un nuovo B&B con 9 posti letto.
ESERCIZI RICETTIVI SANTA NINFA E GIBELLINA - anno 2007
Comune
Tipologia di
Categoria
Numero esercizi
Posti Letto
esercizio
Complessivi
Santa Ninfa
Casa Vacanza
1
12
B&B
3 stelle
1
9
Gibellina
B&B
3 stelle
2
22
2 stelle
5
27
1 stella
3
10
(Fonte: APIT Trapani - Annuario Trapani Hotels)
Dal raffronto con la capacità ricettiva totale della Provincia, e in particolare di alcuni specifici
Comuni, emerge un palese sotto dimensionamento dell’offerta ricettiva nell’area S.I.C. ove si
trova solo lo 0,78% di tutti i posti letto extra-alberghieri del territorio provinciale. Rispetto
alla situazione nei diversi Comuni, ovviamente emerge una forte concentrazione delle
strutture nei territori più conosciuti, o comunque che si affacciano al mare.
Dal raffronto con la capacità ricettiva totale della Provincia, e in particolare di alcuni specifici
Comuni, emerge un palese sotto dimensionamento dell’offerta ricettiva nell’area SIC, ove si
trova solo lo 0,78% di tutti i posti letto extra-alberghieri del territorio provinciale. Rispetto
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alla situazione nei diversi Comuni, ovviamente emerge una forte concentrazione delle
strutture nei territori più conosciuti, o comunque che si affacciano al mare.
Inventario delle attività economiche presenti all'interno del Sito ed analisi delle pressioni
(D.10.1; C.1.1 in “Valutazione Esigenze Ecologiche”)
Non esistono dati quantitativi sulle attività economiche riferiti al territorio del SIC, per cui
non è stato possibile in questa sede redigere tale inventario.
Dall’analisi della carta dell’uso del suolo si possono trarre alcuni elementi sulle superfici del
Sito interessate da attività agricole, che rappresentano la principale attività economica.
Connessa con l’attività agricola è quella dell’allevamento ovino, che rileva sotto il profilo
della zootecnia. All’interno del SIC non sono presenti impianti e attività industriali, strutture
commerciali, opifici, cave, strutture e attività turistico-ricettive.
Il territorio del SIC è interessato prevalentemente dalle seguenti pressioni antropiche:
1. Pressioni da attività agricola. Caratterizzate dal processo di riconversione produttiva
che vede la progressiva sostituzione delle colture cerealicole con le colture viticole e
l'affermarsi, in particolari zone, di altre colture come l'oliva, queste si
contraddistinguono per la diffusione di tecniche di lavorazione agricola dei suoli che
determinano effetti negativi sul paesaggio, generano fenomeni erosivi, l'intasamento e
l'occlusione degli inghiottitoi e delle doline da parte dei materiali erosi, accumuli di
pietre etc.. L’attuale produzione agricola ha portato a pesanti rimaneggiamenti del
terreno in relazione agli avvicendamenti colturali e la progressiva sottrazione di
habitat naturale a fini produttivi. Gli impatti provocati dalle attività agricola sono
diffusamente descritti nel paragrafo 2.3.3.2.
2. Pressioni da diffusione insediativa. L’attuale diffusione insediativa, generata a partire
dagli anni settanta, trova due principali matrici di riferimento. Da una parte la
costruzione di strutture edilizie a servizio dell’uso agricolo dei fondi, dall’altra la
conversione di queste e la nuova costruzione di edilizia residenziale stagionale. Essa
esercita una progressiva pressione che si concentra in particolar modo lungo il
perimetro meridionale del SIC, intorno a Monte Castellaccio, e a Nord, lungo il
confine del SIC coincidente con la SP n. 75 della Magione nel tratto compreso tra
Case della Magione e Casa Palermo. Si tratta di edilizia residenziale stagionale che,
per le caratteristiche architettoniche, appare scarsamente relazionata alla conduzione
agricola dei fondi. Tale fenomeno, per i livelli di progressiva intensificazione e
diffusione, appare in crescita. Gli impatti causati da tale pressione sono stati descritti
diffusamente nel paragrafo 2.3.6.4
3. Impatto da viabilità carrozzabile. La viabilità interna del SIC presenta un
articolazione territoriale che per estensione e per dimensione genera un evidente
impatto, anche in termini di frammentazione ambientale, in particolare all’interno
demanio forestale “Finestrelle”. Essa ha quasi completamente sostituito il tracciato dei
sentieri preesistenti, e si configura come una con-causa delle pressioni generate dal
sistema di produzione agricola. Gli impatti provocati da tale tipologia di pressione
sono diffusamente descritti nel paragrafo 2.3.6.4.
4. Pressioni da pascolo. Altra forma di pressione è esercitata dal pascolo praticato
diffusamente che, soprattutto in passato, ha contribuito alla riduzione dei livelli di
biodiversità negli habitat naturali e seminaturali presenti. Gli impatti provocati da tale
tipologia di pressione sono diffusamente descritti nel paragrafo 2.3.3.2.
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2.3.7.4 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8)
I principali soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale all’interno del SIC
ITA010022 sono riassunti nella seguente tabella:
Soggetti istituzionali
Amministrazioni Comunali
(S. Ninfa e Gibellina)
Azienda Regionale Foreste Demaniali –
Ufficio Provinciale di Trapani
Ispettorato Ripartimentale delle Foreste
di Trapani
Distaccamento Forestale di Castelvetrano
Soprintendenza ai BB.CC.AA. di
Trapani
Provincia di Trapani
Ispettorato Agrario
Istituti scolastici di Santa Ninfa e
Gibellina
Ente gestore della riserva naturale
“Grotta di Santa Ninfa”
Sociali
Imprese agricole e zootecniche
Operai stagionali per la gestione
dei complessi boscati - AFDRS
Operai stagionali per
l’avvistamento e la prevenzione
antincendio - IRF
Escursionisti (sentieri, MTB,
equitazione)
Club Ippico “La Giumenta”
Santa Ninfa
Comunità locale
Associazione “La Poiana”
S. Ninfa
Cacciatori
Associazioni di categoria
Legambiente Comitato Regionale
Siciliano
2.3.7.5 Risorse territoriali
Il territorio del SIC offre numerose attrattive, interessanti per una fruizione turistica di
nicchia, non massificata ed attenta alle peculiarità e alle tradizioni locali.
Risorse naturali e paesaggistiche:
-
-
Paesaggio carsico dei gessi.
Aree di pregio naturalistico e vegetazionale.
Aree boscate di Finestrelle e di Castellaccio, gestite dall’Azienda Foreste Demaniali di
Trapani. All’interno dei demani forestali sono presenti:
9 un museo etnoantropologico che custodisce oggetti del mondo contadino;
9 un’area attrezzata con tavoli, panche, altalene e bagni;
9 un rifugio;
9 piccoli manufatti in gesso che potrebbero essere utilizzati per la promozione
della fruzione.
La Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa”, istituita nel 1995 e affidata in gestione a
Legambiente.
Risorse del Comune di Santa Ninfa
Risorse storiche, monumentali e archeologiche:
- Il centro abitato conserva poche testimonianze dell’impianto e dei monumenti risalenti
al ‘700 e all’800; tra questi, si ricordano la Chiesa del Purgatorio, la Chiesa della
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226
-
Badia, la Chiesa di Sant’Anna, Palazzo Patti, Palazzo Mauro, Palazzo Piazza. Tra le
opere moderne, la Fontana della Melagrana di Nino Cordio.
Il Castello di Rampinzeri è un antico baglio fondato nel 1600; nel corso dei secoli ha
subito diverse trasformazioni architettoniche che lo hanno nobilitato con una facciata
neogotica, ripresa anche nell’adiacente cappella. Il re Vittorio Emanuele vi fu ospitato
nel 1937.Parte del Baglio ospita attualmente il club ippico “La Giumenta” ed il
ristorante “Castello di Rampinzeri”. Nell’ambito del PIT Alcesti il Comune di Santa
Ninfa ha recentemente acquistato il Castello; in base ad un protocollo di intesa
stipulato con Legambiente - ente gestore della riserva naturale “Grotta di Santa
Ninfa”, la parte oggetto dei lavori di restauro è destinata a sede, centro visitatori e
centro di documentazione dell’area naturale protetta.
Musei e biblioteche:
- Museo d’arte contemporanea “Nino Cordio”
- Museo dell’emigrazione presso la Società operaia di mutuo soccorso (con annessa
Mostra fotografica permanente sull’emigrazione Siciliana)
- Mostra fotografica permanente di fotografie del terremoto del 1968 presso il
Municipio.
- Biblioteca del Bellafiore (3.000 volumi sull’arte in Sicilia).
- Biblioteca della società operaia di mutuo soccorso (5.000 volumi)
Risorse gastronomiche:
- la Salsiccia
- il Formaggio di pecora
- la Brucculata
- l’Agghiumunniatu
- la Mataloccu
Artigianato:
- Il merletto - Santa Ninfa fa parte del Coordinamento tra i Comuni d’Italia per la
Valorizzazione dei Merletti, Ricami e Tessuti d’arte.
Feste religiose:
- Festa di San Giuseppe - 19 Marzo
- Festa di Santa Ninfa - 12 novembre
Risorse del Comune di Gibellina
Risorse monumentali ed archeologiche:
-
-
il nuovo centro è stato costruito con la partecipazione di numerosi artisti
contemporanei, che diedero al paese una connotazione urbanistica, architettonica, ma
soprattutto artistica unica al mondo. La città si presenta come una città museo. Si
citano la Stella di Pietro Consagra (1980); il Meeting di Consagra; - il Centro civico e
culturale, opera di Gregotti, Pirone e Samonà (1972); le opere di scultura in pietra e in
metallo (C. Cappello, P. Schiavocampo, N. Vigo).
la Necropoli sicana presso Monte Finestrelle
il Museo Civico d’arte contemporanea
Palazzo Di Lorenzo, che nel cortile conserva la facciata di un antico edificio della
vecchia Gibellina, opera di Francesco Venezia.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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227
-
il Cretto di Burri, una delle opere di land art più grandi del mondo.
Musei e biblioteche
-
-
Museo della memoria del terremoto: recentemente, vicino al Cretto di Burri, in un
edificio semidistrutto dal terremoto, ma messo in sicurezza da interventi successivi, è
stato allestito questo piccolo museo, con fotografie e documenti dell’epoca che
mostrano la tragedia che colpì la Valle del Belice.
Museo delle trame mediterranee presso le Case Di Stefano, una masseria ottocentesca
ristrutturata sede della Fondazione Orestiadi.
2.3.7.6 Potenzialità turistiche del Sito (D.9.6)
Ad oggi, qualsiasi analisi sullo stato attuale delle potenzialità turistiche del SIC deve partire
da quanto realizzato in questi anni dalla riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa”, in esso
ricadente, che dal 1996 attua azioni gestionali nel settore della promozione della fruizione
naturalistica. In particolare, gli interventi realizzati o in corso di realizzazione sono i seguenti:
-
realizzazione di sentieri naturalistici (progetto “Individuazione e recupero sentiero
pedonale Valle del Biviere”), per circa 8 km;
-
manutenzione ordinaria dei sentieri già esistenti (3,2 km);
-
organizzazione e svolgimento di visite guidate nel territorio protetto epigeo, per un
numero complessivo variabile da 1.000 a 1.400 visitatori/anno (tra scuole,
escursionisti, associazioni). Nel grafico sottostante viene riportato l’andamento delle
visite guidate lungo i sentieri della riserva naturale dal 1998 al 2008; si nota che il
numero dei visitatori è aumentato esponenzialmente nei primi 4 anni, per poi attestarsi
ad un livello medio di 1.100 visitatori nei restanti anni. Nell’ultimo anno, il numero
degli utenti è di nuovo aumentato, anche in relazione ad un’aumentata attività di
promozione del territorio da parte dell’ente gestore. Si fa presente: 1) che i dati
riportati sono riferiti esclusivamente alle visite guidate dal personale delle riserve, e
non i visitatori auto-organizzati che decidono autonomamente di svolgere escursioni
nel territorio; 2) che i dati non sono relativi alle visite svolte all’interno della grotta,
che sono invece strettamente regolamentate e contingentate per motivi di tutela
ambientale (max 300 visitatori/anno); 3) che nel corso del 2009 saranno ultimati
alcuni interventi, attualmente in corso di realizzazione, di strutturazione della riserva
(sentieri naturalistici, percorsi didattici, aree attrezzate, ecc.), con un conseguente
incremento dei servizi offerti per la promozione della fruizione e delle potenzialità
turistiche del Sito.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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228
1600
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
-
realizzazione di progetti di educazione ambientale e didattica naturalistica (laboratori,
attività, moduli tematici, campi annuali) con le scuole del comprensorio;
-
realizzazione di iniziative di sensibilizzazione e di divulgazione, mostre tematiche,
convegni, incontri;
-
affidamento di servizi di educazione ambientale e di fruizione naturalistica ad
un’associazione locale;
-
realizzazione di pubblicazioni (opuscoli anche didattici e depliant), materiali (poster,
pannelli e tabelle didattici) depliant, cd-rom, video su sui vari aspetti naturalistici del
territorio della riserva.
Relativamente alla strutturazione del territorio per fini di fruizione, si segnalano:
-
l’apertura del Centro Visitatori della riserva a Santa Ninfa, in una struttura di proprietà
comunale affidata in comodato d’uso all’ente gestore, dotato di pannelli tematici,
roccioteca, materiali divulgativi e didattici;
-
l’acquisizione, da parte del Comune, del Castello di Rampinzeri per realizzare la sede
della riserva, il centro visitatori ed il museo naturalistico;
-
la realizzazione di un’area accoglienza visitatori in c.da Grotta con sentieri didattici,
area attrezzata, giardino degli odori, macchia mediterranea, ecc.
A fronte di quanto già realizzato (o in corso di realizzazione), che consegna al territorio un
buon livello di infrastrutturazione e di servizi per la fruizione naturalistica, e nonostante
l’importanza e la varietà delle risorse culturali, artistiche, architettoniche, naturali e
paesaggistiche descritte nel paragrafo precedente, l’area in cui ricade il SIC attualmente non è
considerata una meta turistica rilevante, ed i turisti che visitano la zona non vi permangono,
conseguentemente il settore non ha sull’economia locale le ricadute che potrebbe avere se
opportunamente valorizzato.
Tale intuizione è stata fatta propria dalla programmazione prevista per il territorio, in
particolare dai PIT Alcinoo e Alcesti, ed infatti consistenti investimenti sono previsti in tal
senso.
La densità turistica si esprime attraverso il rapporto tra gli arrivi turistici in una determinata
località e la sua superficie espressa in Kmq. La Regione Sicilia occupa una posizione centrale
nello scacchiere delle Regioni italiane: infatti la densità turistica nel 2005 è pari a 158,37.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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229
Variegato risulta il quadro all’interno dell’Isola, dove sono ancora elevate le differenze tra
una provincia e l’altra.
Densità turistica nelle province siciliane ( 2004 – 2005)
Superficie
Arrivi
Densità turistica
PROVINCIA
kmq
2004
2005
2004
2005 var. ass.
Agrigento
3.042
388.579
395.321 127,74 129,95
2,22
Caltanissetta
2.128
51.122
48.699
24,02 22,88
-1,14
Catania
3.552
674.146
673.589 189,79 189,64
-0,16
Enna
3.562
61.747
55.430
17,33 15,56
-1,77
Messina
3.247
997.519 1.010.011 307,21 311,06
3,85
Palermo
4.992
1.151.338 1.154.996 230,64 231,37
0,73
Ragusa
1.614
197.714
212.234 122,50 131,50
9,00
Siracusa
2.109
340.640
362.371 161,52 171,82 10,30
Trapani
2.461
366.705
385.065 149,01 156,47
7,46
TOTALE
26.707
4.229.510 4.297.716 158,37 160,92
2,55
Fonte: Regione Siciliana. Assessorato Turismo. Osservatorio Turistico
Dai dati sopra riportati, Trapani risulta essere la terza provincia dopo Messina e Palermo per
densità turistica, con 149 arrivi per kmq nel 2004 e 156 arrivi per kmq nel 2005. Questo dato
non mostra le differenze all’interno del territorio in termini di presenze in ciascun Comune ed
in particolare in ciascun sito di rilevanza turistica. E’ tuttavia evidente che località come
Selinunte, Segesta, Erice, le isole Egadi, la Riserva dello Zingaro, il mare di San Vito lo
Capo, Mozia sono di forte richiamo turistico, e pertanto aumentano notevolmente la
consistenza degli arrivi nella provincia.
L’indice di turisticità territoriale misura la capacità di un territorio di sopportare il carico
turistico; esso dipende dalla somma della popolazione residente e dalle presenze che
soggiornano in quei determinati luoghi e si esprime attraverso il rapporto tra la popolazione
residente e le presenze turistiche.
Indice di turisticità nelle province siciliane ( 2004 – 2005)
Popolazione
Presenze
Indice di Turisticità
PROVINCIA
2004
2005
2004
2005
2004 2005 var. ass.
Agrigento
456.612
457.039
937.983
1.044.229
0,49 0,44 -0,05
Caltanissetta 275.221
274.001
131.112
131.832
2,10 2,08 -0,02
Catania
1.071.883 1.075.657 1.689.454
1.756.040
0,63 0,61 -0,02
Enna
174.426
174.199
126.986
104.068
1,37 1,67 0,30
Messina
657.785
655.640
3.944.957
3.951.916
0,17 0,17 0,00
Palermo
1.239.272 1.239.808 3.279.549
3.331.396
0,38 0,37 -0,01
Ragusa
306.741
308.103
873.837
885.100
0,35 0,35 0,00
Siracusa
398.178
398.330
1.037.502
1.180.840
0,38 0,34 -0,05
Trapani
432.963
434.435
1.244.649
1.361.242
0,35 0,32 -0,03
TOTALE
5.013.081 5.017.212 13.266.029 13.746.663 0,38 0,36 -0,01
Fonte: Regione Siciliana. Assessorato Turismo. Osservatorio Turistico
Dalla tabella sopra riportata, si rileva che nella provincia di Trapani l’indice di turisticità è in
calo: nel 2004 era dello 0,35, mentre nel 2005 è dello 0,32. Le presenze sono aumentate di
quasi 120 mila unità, dato importante e fortemente positivo. Il valore mostra come, in
considerazione del grandissimo patrimonio culturale, ambientale, monumentale ed
archeologico posseduto, la Provincia di Trapani può, a ragione, individuare nel turismo uno
dei settori trainanti della propria economia e del proprio sviluppo.
Piano di Gestione “Complessi Gessosi Santa Ninfa”
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230
Si tratta tuttavia di proporre attrattive che integrino quelle delle maggiori località, per favorire
un turismo maggiormente diffuso sul territorio, che decongestioni alcune aree (soprattutto
quelle costiere nel periodo estivo) e favorisca uno sviluppo sostenibile.
Risulta evidente la posizione marginale e debole del territorio del SIC ITA010022, la cui
notorietà e la fruizione si attestano a livelli molto al di sotto della sua reale importanza.
Occorre dunque, attraverso la creazione di una rete effettiva ed integrata fra i diversi soggetti
operanti nel campo della tutela e della promozione del territorio e attraverso l’elaborazione e
la proposta di itinerari “trasversali”, dare visibilità a tutte le risorse culturali, naturalisticoambientali ed eno-gastronomiche presenti, evidenziando le potenzialità di quelle “in ombra” e
le connessioni esistenti.
Il territorio del SIC fa parte di un patrimonio di beni che devono essere oggetto di visibilità e
promozione integrata affinché possano insieme costituire il valore aggiunto per l’innovazione
dell’offerta e la crescita dell’intera area provinciale.
Considerando l’importanza della tutela e salvaguardia del territorio, soprattutto considerata la
sua rilevanza dal punto di vista ambientale e naturalistico, è rilevante l’approccio del modello
che viene proposto all’interno della programmazione del territorio; infatti il turismo può
essere una grande risorsa per lo sviluppo, ma può avere un impatto anche pesantemente
negativo sul territorio, se non correttamente gestito.
Per cercare di frenare gli effetti negativi prodotti sul territorio derivanti da un uso scriteriato
dello stesso, debbono essere avviati interventi a promozione di un sistema turistico locale
dove il luogo di produzione e quello di consumo coincidano, l’attrattiva diventi un fattore
produttivo locale ed sia possibile definire precisi indicatori di sviluppo locale proprio in una
logica sistemica delle interdipendenze tra beni culturali, turismo e comunità locali.
I Sistemi Turistici Locali, definiti dalla L135/2001 come “contesti omogenei o integrati
comprendenti ambiti appartenenti anche a Regioni diverse, caratterizzati dall’offerta
integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici
dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche
singole o associate”, diventano un modello che si contrappone alla logica del modello di
turismo industriale, e rendendo possibile una gestione partecipata del servizio turistico,
pongono le basi per l’implementazione di un’offerta turistica in grado di contribuire ad uno
sviluppo locale sostenibile.
In questa stessa ottica si pone l’idea del turismo sostenibile, che nasce innanzitutto dal
riconoscimento che questo settore non può essere considerato come isolato dal contesto
sociale, economico e ambientale in cui viene realizzato. L’impatto del settore turistico sul
territorio risulta molto significativo, in termini diretti (pagamento di servizi da parte del
turista), indiretti (acquisti da parte dei fornitori di servizi turistici) e indotti (capacità di spesa
degli addetti al settore turistico). Ma oltre a questo si deve prendere in considerazione una
nuova contabilità, che tenga conto anche del “consumo” dell’ambiente per determinare la vera
creazione di valore del turismo.
Risulta dunque fondamentale la realizzazione di politiche e azioni in grado di migliorare la
qualità della vita per i residenti, di creare una corretta relazione del turista con l’ambiente e di
attivare un corretto uso delle risorse produttive locali.
In sostanza la strategia è quella di ridurre al minimo i danni sull’ambiente, valorizzare lo
scambio interculturale tra comunità ospitante e visitatori e ottimizzare i vantaggi per la
comunità locale derivanti dai flussi turistici.
Il turismo diffuso sul territorio, la cui ricaduta coinvolge un numero elevato di piccoli
operatori (come quelli della rete dei B&B di Gibellina) consente la realizzazione di politiche e
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231
azioni in grado di migliorare la qualità della vita per i residenti, di creare una corretta
relazione del turista con l’ambiente e di attivare un corretto uso delle risorse produttive locali.
L’AITR -Associazione Italiana Turismo Responsabile ha promosso la diffusione di una
“Carta d’identità per i viaggi sostenibili”, in cui vengono individuati i comportamenti di tre
protagonisti fondamentali del turismo: il turista, l’industria turistica, la comunità ospitante.
Tenuto conto che le leve causali del cambiamento sono i comportamenti, le finalità che il
documento si propone sono:
•
•
•
•
Sviluppare una maggiore attenzione all’interazione tra turisti, industria e comunità
ospitanti, per favorire un vero rispetto delle diversità culturali, e una disponibilità di
adattamento ad abitudini e modi diversi dai propri, in modo tale da favorire l’apertura
necessaria per vivere in una società interculturale;
Rendere gli utenti coscienti del proprio ruolo di consumatori del prodotto-viaggio, da
cui dipendono la qualità dell’offerta e il destino di milioni altri individui nei luoghi di
destinazione;
Ridurre al minimo i danni dell’impatto socioculturale e ambientale prodotto dai flussi
turistici;
Rispettare e incoraggiare il diritto delle comunità locali a decidere sul turismo nel
proprio territorio e stabilire con loro rapporti continuativi di cooperazione sociale.
L’obiettivo dunque è quello di creare itinerari mirati a raggiungere un punto d'incontro
geografico e culturale e volti alla diffusione di un turismo che rispetti le esigenze delle
persone e dei luoghi visitati.
In particolare, il turismo responsabile coinvolge piccoli gruppi di 10-15 persone in un
viaggio precostituito da una rete di soggetti che operano a livello locale. Figura centrale
durante il viaggio è la figura dell’accompagnatore, un vero e proprio mediatore culturale, che
conosce la cultura locale, ma allo stesso tempo funge da ponte tra essa e la cultura di
provenienza dei viaggiatori.
Tale presenza costante rende possibile una lettura del territorio molto particolareggiata, che va
al di là del mero impatto immediato derivante dall’evidente particolarità di un luogo. Infatti
grazie ad un apposito lavoro di decodificazione dei diversi aspetti e segni della cultura locale
è possibile entrare in un luogo, conoscendone le contraddizioni, ma anche riuscendo a leggere
al di là di stereotipi e pregiudizi.
Spesso i viaggi di turismo responsabile si avvalgono di piccoli pulmini per gli spostamenti, e
ciò rende più agevole la fruizione di località che altrimenti sarebbero difficilmente accessibili.
I tour operator di viaggi responsabili sono particolarmente interessati ad un turismo che non
sia di massa, fatto di piccoli numeri, che cerca di rendere costanti attraverso una promozione
diversificata, che consenta una certa regolarità delle presenze durante l’anno al fine di
destagionalizzare l’offerta.
Con il termine “turismo verde” si intendono quegli itinerari naturalistici promossi al fine di
conoscere il territorio principalmente dal punto di vista naturalistico.
Inizialmente questo genere di turismo era considerato di nicchia e rivolto solamente a un
target di viaggiatori escursionisti esperti. Attualmente, esso è diventato un modo di viaggiare
sempre più diffuso, che coinvolge sia viaggiatori “fai da te”, sia tour organizzati. Nell’Europa
Centro Settentrionale vi sono tour operator specializzati in questo tipo di proposte, che si
rivolgono a giovani, ma anche a famiglie ed anziani.
Perché un territorio sia fruibile da questo punto di vista sono indispensabili:
• la presenza di segnaletica lungo sentieri ed itinerari, in modo che ciascuno possa
individuarli percorrerli singolarmente;
• la possibilità di ricorrere a guide escursionistiche esperte.
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232
Nell’area in cui ricade il SIC, così come in gran parte della Sicilia, la segnaletica è ancora in
via di realizzazione e quindi il visitatore non è indotto a seguirla. Entro l’anno, tuttavia,
saranno realizzati circa 8 km di sentieri segnalati nel territorio della riserva ed in parte anche
in aree esterne, nell’ottica di estendere in futuro tale azione ad altre parti del SIC.
Attraverso la creazione di un sistema di fruizione turistica integrato e sinergico, le tante
risorse ambientali e naturalistiche, culturali, artistiche, architettoniche, legate alla memoria
storica e alla tradizione locale potrebbero richiamare un numero importante di visitatori.
Oltre alla messa in rete delle tante realtà che gestiscono le risorse presenti nel territorio,
perché il sistema funzioni è necessario adottare una metodologia di fruizione che induca il
turista a non visitare solamente un luogo, il museo, oppure la riserva naturale; si deve invece
indurre il viaggiatore a percorrere il territorio, a conoscerlo in profondità, facendogli intuire
l’intreccio tra i diversi aspetti della cultura e della tradizione locale e l’importanza del legame
tra quest’ultima e le risorse territoriali. In questo modo il turista avrà il desiderio di conoscere
meglio i tanti diversi aspetti e si fermerà sul territorio.
In tale ottica, sono sempre più diffuse le Tourist Card, delle carte che danno accesso a
numerosi siti di rilevanza turistica diffusi sul territorio, ma anche che danno diritto ad
usufruire di sconti negli esercizi convenzionati. La Carta non è gratuita, in modo tale che il
viaggiatore scelga di “comprare” l’intero pacchetto proposto, con mini-guide per il percorso
che ciascuno sceglierà di costruire in base ai propri interessi. Così facendo si aumenterà la
propensione a visitare un maggior numero di siti, si faranno conoscere anche le alternative
“minori”, si promuoverà l’economia locale.
Importante in questo senso è la comunicazione iniziale dell’operazione, che probabilmente
dovrebbe essere sostenuta, solo nella fase di start up, da un finanziamento pubblico.
Infatti la sostenibilità dell’iniziativa dovrebbe successivamente basarsi sul “prezzo” della
Card, che deve essere sufficiente a sostenerne i costi di produzione e comunicazione.
Turismo durevole - La diversità biologica e culturale e i caratteri peculiari del paesaggio
rappresentano la risorsa chiave del turismo e la loro tutela attiva rappresenta uno dei più
importanti fattori di sostenibilità. Per questa ragione occorre favorire la nascita di progetti (e
la realizzazione di attività) di riqualificazione, tutela e valorizzazione del paesaggio anche in
vista dello stimolo/incentivazione di attività economiche legate al turismo sostenibile.
La Convenzione Europea del Paesaggio (Consiglio d’Europa, ottobre 2000) ha introdotto una
nuova concezione del “paesaggio” riconoscendogli non soltanto il ruolo di componente
fondamentale del patrimonio culturale e naturale ma anche un ruolo attivo e dinamico,
valorizzandone anche la componente culturale e sociale del vissuto delle comunità. Nel
Preambolo della C.E.P. viene formalmente sancito che “… il paesaggio svolge importanti
funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e
costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, che, se salvaguardata, gestita e
pianificata in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro…”.
Particolare interesse, ai fini della nostra analisi, riveste la Carta Europea del Turismo
durevole nelle Aree Protette: elaborata da un gruppo formato da rappresentanti europei delle
aree protette, del settore turistico e dei loro partner è il risultato di una prima riflessione,
avviata già nel 1991 dalla Federazione Europarc, volta a favorire la concreta applicazione del
concetto di sviluppo durevole, a protezione delle risorse a vantaggio delle generazioni future,
per uno sviluppo economico vitale ed uno sviluppo sociale equo. Obiettivi della Carta sono la
promozione di un turismo conforme ai principi dello sviluppo durevole (sostenibile), che
coinvolga, attraverso un metodo di lavoro fondato sulla partecipazione e condivisione di
metodi e obiettivi, le istituzioni che gestiscono le Aree Protette, i professionisti del turismo
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233
(imprese turistiche e tour operators) e le comunità (i protagonisti) locali. La Carta definisce
“turismo durevole”, una “ qualsiasi forma di sviluppo, pianificazione o attività turistica che
rispetti e preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisca in
modo equo e positivo allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che
vivono, lavorano o soggiornano nelle aree protette”.
In particolare, gli Obiettivi che la Carta persegue sono:
• garantire la miglior integrazione del turismo nell’ambiente naturale, culturale,
economico e sociale e la coerenza spaziale e temporale del suo sviluppo;
• organizzare la ripartizione delle responsabilità ovvero definire l’impegno individuale e
collettivo per l’autorità che gestisce l’area protetta, per le imprese turistiche situate
nell’area protetta, per gli organizzatori di viaggi verso e nell’area protetta.
A tal fine vengono individuate come prioritarie le seguenti azioni:
• miglioramento della qualità dell’offerta turistica,
• creazione di un’offerta turistica specifica (promozione di prodotti e di attività
turistiche ai fini della scoperta e dell’apprezzamento del patrimonio naturale e
culturale locale);
• sensibilizzazione del pubblico (al fine di comprendere e apprezzare il patrimonio
naturale e culturale locale, di orientare il comportamento del pubblico nel rispetto
dell’ambiente e di fornire un’informazione di qualità e di facile accesso);
• formazione del personale (sul tema dello sviluppo durevole e del turismo durevole);
• protezione e miglioramento della qualità della vita degli abitanti dell’area protetta
(garantire un rapporto di qualità fra clienti e abitanti);
• difesa e valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e storico (far sì che le attività
proposte siano compatibili con gli obiettivi di conservazione dell’area protetta, per
valorizzare il patrimonio e per perseguire obiettivi di turismo durevole);
• sviluppo economico e sociale (sostenere l’economia locale e sviluppare nuove forme
di occupazione);
• controllo dell’affluenza e della tipologia turistica (conoscenza e controllo del flusso
turistico al fine di garantire la protezione dell’ambiente naturale, culturale e sociale e
offrire un’esperienza di qualità ai visitatori).
2.3.7.7 Altre ipotesi per uno sviluppo socio-economico dell’area
Per quanto riguarda il settore primario ed in particolare l’agricoltura, è evidente che la strada
intrapresa a livello regionale, legata ad una agricoltura di qualità, è certamente quella corretta,
ma ancora non sufficientemente diffusa e valorizzata nel comprensorio del SIC.
Le connessioni economiche tradizionali tra Agricoltura e Turismo fanno riferimento alla
capacità di attivazione economica che il turismo ha nei riguardi del comparto agricolo. In
particolare ci si riferisce agli effetti diretti (che coinvolgono il comparto locale, come nel caso
di “prodotti tipici” acquistati dal turista nell’azienda agricola) o indiretti (quando vi è un
passaggio intermedio tra il comparto agricolo e il turista, come nel caso della richiesta da
parte di imprese del settore Food&Beverage e dell’acquisto presso punti vendita della
distribuzione alimentare) che incidono sulla produzione, sul reddito e sull’occupazione e sono
generati dalla domanda turistica dei prodotti agricoli.
Oggi, accanto ad un turista “indifferente” ai prodotti enogastronomici locali, abbiamo un
turista “sensibile”, per il quale i prodotti tipici e la ristorazione rappresentano dei fattori
d’influenza importanti nella scelta della vacanza. Sino a giungere al “turista
enogastronomico” che fa della produzione agricola, sia essa prodotto tipico o
intermediato/mediato dalla ristorazione elemento primario. Nel turismo enogastronomico, la
tipicità e l’unicità delle produzioni agricole locali, ed in generale l’offerta enogastronomica,
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234
sono la determinante fondamentale del viaggio e della scelta della destinazione. Perché ciò
avvenga è necessario un sistema dell’offerta organizzato
- che abbia un sistema di commercializzazione che entra in contatto con il turista;
- caratterizzato da una sufficiente ampiezza del sistema Food&Beverage;
- che integri la proposta turistica con il tessuto produttivo agricolo e agroalimentare
locale. (CORERAS, 1995).
Da uno studio effettuato dall’Osservatorio turistico della Regione Umbria, si evince che oltre
2/3 dei vacanzieri portano a casa almeno un prodotto tipico locale, ed in particolare prodotti
gastronomici e vino sono quelli più frequentemente acquistati (rispettivamente nel 47,3% e
nel 27,1% dei casi). Ciò dimostra sinteticamente le potenzialità di un settore in cui ancora non
si è puntato a sufficienza in un paese come l’Italia (al secondo posto dopo la Francia per
numero di prodotti classificati con il marchio D.O.P. e Igp), riconosciuto nel mondo per le sue
peculiarità culinarie e per i suoi prodotti genuini, ed ancor più in una regione come quella
siciliana, dove la “buona tavola” è considerata un aspetto fondamentale della cultura locale.
Il turismo enogastronomico e l’agriturismo, in un’area come quella in cui ricade il SIC. dove
l’agricoltura ancor oggi è una delle principali risorse del territorio, risultano essere adeguati
alle caratteristiche della produzione di qualità che caratterizza l’area, rispettosi delle “capacità
di carico” del territorio, in sinergia con la promozione di uno sviluppo sostenibile del
territorio.
Artigianato e Industria
Dal punto di vista della produzione manifatturiera, un settore di notevole rilievo dal punto di
vista della produzione di qualità anche se di nicchia, della valorizzazione degli antichi
mestieri e che potrebbe avere una forte valenza per quanto concerne il richiamo turistico, è
l’artigianato del merletto e del ricamo.
Per realizzare una promozione in questo campo, sarebbero necessari prima di tutto adeguati
interventi di recupero e rivalutazione dell’attività di ricamo e merletto in chiave socioculturale ed economica, vista la perdurante e progressiva perdita di consapevolezza delle
proprie tradizioni produttive da parte della popolazione.
Tale ripresa di consapevolezza ed interesse nei confronti di questa tradizione deve mirare al
coinvolgimento di giovani in attività sartoriali di alta qualità, in modo tale che siano essi stessi
a condurre un processo di evoluzione e modernizzazione del settore basato sulla tradizione e
che si muova da una conoscenza pregressa.
Infine, largo spazio deve essere concesso ad un’attenta e mirata campagna di comunicazione,
volta a far conoscere questa peculiarità locale nel resto del territorio Siciliano e al di fuori di
esso. Obiettivo è lo sviluppo del commercio di tali prodotti, anche perché esso possa fungere
da elemento di richiamo turistico, tale da poter influenzare anche altri comparti economici,
cosicché larga parte della popolazione locale possa beneficiarne.
Dall’analisi della situazione dell’economia locale sopra riportata, risulta evidente
l’importanza dei settori industriale ed artigianale, che coinvolgono un numero importante di
aziende. La maggioranza di queste attività sono considerate portanti per l’economia locale, sia
per quanto riguarda l’elemento dell’occupazione, sia per quanto concerne le possibilità di
sviluppo economico dell’area.
Se normalmente è da considerarsi di grande importanza lo studio dell’impatto che un’impresa
può avere rispetto all’ambiente circostante e alla salute delle popolazioni che vivono nelle
aree limitrofe, la vicinanza ad un Sito di Importanza Comunitaria rende ancor più necessaria
l’osservanza e il rispetto delle norme che tutelano ambiente e salute dei cittadini.
A tal fine, per assicurare il rispetto di vincoli e criteri di realizzazione delle produzioni,
smaltimento di rifiuti ed eventuali reflui, immissioni in atmosfera, ecc., e più in generale per
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235
assicurare un effettivo rispetto del territorio e dell’ambiente, diventa indispensabile il
potenziamento dell’azione di controllo e di monitoraggio, che dovrebbe essere programmato
dalle istituzioni locali in maniera costante ed efficace, avvalendosi della sinergia dei diversi
enti che a livello territoriale operano per la salvaguardia del territorio e per la tutela della
salute.
Per concludere, si ritiene importante fare riferimento al contesto europeo, ed in particolare alla
strategia di Lisbona, sancita dal Consiglio europeo del marzo 2000, fondata su tre pilastri:
o un pilastro economico che deve preparare la transizione verso un’economia
competitiva, dinamica e fondata sulla conoscenza. L’accento è posto sulla
necessità di adattarsi continuamente alle evoluzioni della società dell’informazione
e sulle iniziative da incoraggiare in materia di ricerca e di sviluppo;
o un pilastro sociale che deve consentire di modernizzare il modello sociale europeo
grazie all'investimento nelle risorse umane e alla lotta contro l'esclusione sociale.
Gli Stati membri sono invitati a investire nell'istruzione e nella formazione e a
condurre una politica attiva per l'occupazione onde agevolare il passaggio
all'economia della conoscenza;
o un pilastro ambientale aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göteborg
nel giugno 2001 attira l’attenzione sul fatto che la crescita economica va dissociata
dall’utilizzazione delle risorse naturali.
Gli obiettivi posti a Lisbona debbono essere recepiti e fatti propri dalle amministrazioni locali
e da tutti i soggetti che operano sul territorio, con una particolare attenzione alla sostenibilità
sociale, ambientale ed economica,che garantisca il benessere delle popolazioni locali e delle
generazioni future.
La programmazione e la creazione di politiche che affrontino i fattori critici, promuovano le
potenzialità, ma allo stesso tempo garantiscano la sostenibilità ambientale, sociale ed
economica per le generazioni future, ma anche per i cittadini di oggi, risulta essere una
questione chiave.
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236
2.3.8 Analisi dell’attuale perimetrazione e proposte per l’inserimento di nuove aree
In primo luogo si fa presente che, come già segnalato più volte nella presente relazione,
l’originaria perimetrazione del pSIC ITA010022 era molto più ampia dell’attuale,
estendendosi lungo la dorsale collinare che da Santa Ninfa si prolunga in direzione di
Gibellina vecchia. Tale perimetrazione è stata successivamente ridotta dall’Assessorato
Regionale Territorio e Ambiente senza alcuna motivazione tenico-scientifica, nonostante la
presenza in tali aree di habitat e specie di interesse comunitario, rilevate anche nei recenti
sopralluoghi, e che confermano la correttezza dell’originaria proposta. Il perimetro del SIC è
stato anche leggermente modificato, attraverso limitate e puntuali riduzioni, anche nel
passaggio di scala dal 25.000 al 10.000.
Nell’ambito degli studi per la redazione del PdG non è stato possibile estendere le indagini di
dettaglio all’area inclusa nell’originaria perimetrazione, che in questa fase si ritiene di
proporre come parte di un più vasto “corridoio ecologico” (meglio descritto nel capitolo
successivo), riconoscendo la sua importanza naturalistica sia come stazione di specie e habitat
di interesse conservazionistico, sia come rotta migratoria, sia per continuità ed omogeneità
geomorfologica e territoriale
La conoscenza del territorio circostante il SIC, nonché alcuni specifici sopralluoghi svolti in
aree contigue, hanno consentito invece di individuare alcune aree di limitata estensione che,
sia per naturalità che per funzionalità ecologica, meriterebbero di essere inserite all’interno
del perimetro del SIC. Le aree proposte sono le seguenti (Tavola 21 – Carta della proposta di
riperimetrazione):
1) L’area di Serralonga, nella porzione settentrionale del SIC, ospita un habitat prioritario
(6220*), diverse specie floristiche di interesse ed una comunità animale di tipo
steppica analoga a quella presente nelle contigue aree del SIC; essa riveste inoltre un
elevato valore geomorfologico per la presenza di imponenti e diffusi karren e di doline
con inghiottitoi (classificati come habitat comunitario cod. 8310). Per omogeneità
territoriale e per continuità ecologica ed ambientale andrebbe certamente inclusa nel
perimetro del SIC.
2) In c.da Mostra (versante meridionale del SIC), l’attuale perimetrazione dovrebbe
essere estesa includendo la sommità della parete rocciosa ed il sistema di affioramenti
gessosi con habitat 6220* e 5332.
3) In c.da La Menta, l’attuale perimetro non segue limiti certi ed esclude aree con le
stesse caratteristiche naturalistiche e di assenza di antropizzazione che possiedono le
contigue aree del SIC.
4) Lungo il confine ovest del SIC, il limite dovrebbe essere esteso fino a comprendere la
parete rocciosa che ospita i più maturi popolamenti a palma nana (habitat comunitario
cod. 5333), che sono stati incredibilmente non inclusi.
5) In c.da Castellaccio (una delle aree di maggiore interesse del SIC) l’attuale
perimetrazione non segue un limite certo ed esclude aree con le stesse caratteristiche
di quelle contigue, peraltro in una zona che gli studi di Piano individuano come critica
per le pressioni che si esercitano sul Sito.
6) Il versante gessoso su cui si apre l’ingresso della Grotta di Santa Ninfa, la maggiore e
più interessante delle numerose cavità presenti nel territorio, non è incluso nell’attuale
perimetro del SIC, pur essendo la grotta citata nel nome del Sito. Da un lato si tratta di
un’evidente errore dovuto certamente alla difficile individuazione dell’ingresso della
grotta, dall’altro di un’evidente incongruenza atteso che dal SIC attualmente è tenuto
fuori il sistema ipogeo più interessante di tutto l’altopiano carsico su cui si estende il
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237
Sito. Inoltre il versante gessoso ospita habitat di interesse comunitario (cod. 6220* e
5332).
7) Il Vallone in Loc. Varuari, in prossimità del confine orientale del SIC,riveste un
notevole valore naturalistico per la presenza di splendidi nuclei di ripisilva (habitat
comunitario 92A0), più maturi e conservati di quelli presenti lungo l’alveo del torrente
Biviere all’interno del SIC.
In questa fase non si prendono in considerazione proposte di modifica dei confini comportanti
riduzione della superficie del SIC, considerata la rigorosa posizione assunta dai servizi della
Commissione Europea circa le procedure da seguire e le motivazioni da addurre. Si fa tuttavia
presente che in alcuni tratti il confine del SIC non tiene conto di limiti orografici e fisici del
territorio e potrebbe ben essere razionalizzato anche con piccole esclusioni di aree, facilitando
la coincidenza tra i limiti aziendali e/o orografici, anche al fine di rendere più semplici ed
efficaci l’azione dell’Ente Gestore.
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238
2.3.9 Relazioni del Sito con la Rete Ecologica Regionale ed individuazione dei corridoi
ecologici presenti e potenziali (B.3.8)
Il concetto di “rete ecologica” al quale si fa riferimento nel percorso di elaborazione dei piani
di gestione di SIC e ZPS deriva direttamente dai principi della Direttiva Habitat, in cui la rete
ecologica è finalizzata alla tutela delle specie minacciate per garantire la conservazione della
biodiversità, ed in cui le relazioni da garantire tra i nodi sono di tipo ecologico-funzionale,
calibrate sulle esigenze di spostamento di singole specie (specie-specifiche) o connesse con la
maggiore naturalistà di un Sito da tutelare.
La rete ecologica può quindi essere definita come un sistema costituito da aree protette e da
altre aree naturali e seminaturali, tra loro interconnesse tramite “corridoi ecologici” che
rendono un sistema frammentato un sistema naturale coerente, che supporta una maggiore
diversità biologica.
E’ possibile individuare l’articolazione funzionale di una rete ecologica nelle seguenti zone:
•
•
•
•
Core areas: aree ad alta naturalità;
Buffer zones: zone cuscinetto a protezione delle aree nodali;
Ecological corridors e stepping stones: elementi lineari o areali per le connessioni di
tipo ecologico-funzionale tra aree nodali;
Nature restauration areas: aree naturali da recuperare e aree di restauro ambientale.
Nella suddetta articolazione funzionale viene, inoltre, posto in evidenza il valore della “rete”
come modello amministrativo di gestione del sistema delle aree di interesse naturale, protette
e non. In questo caso l'obiettivo primario della “rete” diventa di ordine organizzativogestionale e la scala di azione viene definita da fattori di ordine prevalentemente
amministrativo. Non si tratta, infatti, necessariamente di modelli reticolari coincidenti con le
strutture biologiche o ecologiche del territorio ma, spesso, di indirizzi strategici di
orientamento delle politiche di conservazione della natura e, in alcuni casi, delle strategie e
degli strumenti di governo del territorio.
La realizzazione di una “rete ecologica” non origina dubbi a livello teorico, tuttavia risulta
complessa da declinare a livello pratico ed operativo, soprattutto nella costruzione e nel
mantenimento delle condizioni territoriali di connettività tra nodi, in quanto presenta
implicazioni sia di origine ecologica che di tipo “politico-amministrativo”, in relazione ai
soggetti ed agli strumenti di governo del territorio interessati. È necessario quindi integrare le
tradizionali strategie di conservazione della natura con una politica generale di pianificazione
dell’utilizzo del suolo (JONGMAN in JONGMAN & PUNGETTI, 2004).
L’identificazione della rete ecologica è un procedimento molto complesso anche perché
occorre tener conto sia della struttura fisica del territorio (uso del suolo, idrografia, topografia)
sia della funzionalità e morfologia dei suoi elementi (collegamenti, barriere, nuclei, zona
tampone, ecc.). La creazione di un sistema a scala locale di nodi e corridoi dovrebbe pertanto
avvenire in varie fasi:
1. individuazione dei nodi funzionali
2. individuazione dei corridoi ecologici e/ delle stepping stones;
3. definizione ed esecuzione degli interventi previsti.
Relazioni del SIC con la Rete Ecologica Siciliana
La “Rete Ecologica Siciliana” definita con i progetti “Carta della natura” e “Corridoi
ecologici” nell’ambito dell’attuazione della Misura 1.11 del POR Sicilia 2000-2006 ed
approvata dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, assegna al SIC ITA010022 il
ruolo di “stepping stone” (pietra da guado). La carta della rete ecologica riporta nelle
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239
vicinanze del SIC (lato ovest) un’altra stepping stone, corrispondente alle aree demaniali di
Buturro, Torello e Mondura, ed alcuni corridoi lineari corrispondenti a valloni e torrenti.
Non tiene conto invece delle aree naturali e/o seminaturali presenti verso est e verso sud,
caratterizzate dalla presenza di habitat e specie di interesse comunitario, né della rotta di
migrazione autunnale dei rapaci che interessa queste aree e che è già riconosciuta nel Piano
Faunistico Venatorio 2006-2011.
Pertanto l’articolazione della rete ecologica siciliana, nel comprensorio intorno al SIC
ITA010022, non è rispondente alle valenze naturalistiche né è idonea a garantire la tutela
delle emergenze naturalistiche presenti.
Si propone pertanto, alla luce dei risultati delle indagini condotte nell’ambito del PdG, una
rivisitazione della rete ecologica apportando delle modifiche ed integrazioni almeno nella
individuazione di corridoi ecologici esterni al Sito, in cui attivare interventi di tutela e
riqualificazione ambientale finalizzati all’aumento della connettività ambientale, alla tutela di
habitat ed alla diffusione di specie.
Proposte di corridoi ecologici (Tavola 22)
La realizzazione di una carta dei corridoi ecologici presuppone una buona conoscenza del
territorio esterno al SIC, sia in ambito floristico-vegetazionale che faunistico, ma anche
relativamente agli aspetti urbanistici e di uso del suolo. Sarebbe quindi necessario ed
auspicabile attivare uno studio di dettaglio che individui da un lato le emergenze
naturalistiche (specie e/o habitat) da tutelare e da mettere in connessione, dall’altro le aree che
possono fungere da corridoi ecologici per caratteristiche ecologiche o funzionali.
Tuttavia, sulla base dell’esperienza gestionale maturata nei 10 anni di gestione della riserva
naturale “Grotta di Santa Ninfa”, nonché della buona conoscenza naturalistica ed
amministrativa del territorio circostante e dei sopralluoghi specifici effettuati nell’ambito
della redazione del PdG, in questa fase è già possibile individuare e proporre alcune direttrici
preferenziali di collegamento tra il SIC e le aree circostanti, demandando ad un momento
successivo una più precisa individuazione dell’estensione e della tipologia della connessione
(pietra da guado, area di collegamento diffuso, aree da rinaturalizzare, corridoi lineari, ecc),
nonché della classificazione del SIC ITA010022 come “nodo”.
Dall’analisi delle aree di interesse naturalistico contigue e/o vicine al SIC emergono con forza
due principali direttrici:
1) la prima è costituita dalla dorsale gessosa dei Monti di Santa Ninfa e Gibellina che da Santa
Ninfa si spingono, in direzione Ovest-Est, fino a Poggioreale e, superata la valle del Belìce,
sino alla Rocca di Entella. Si tratta di un elemento la cui conformazione morfologica segna
fortemente il territorio circostante, ne ha per molti aspetti determinato l’evoluzione storicoculturale e configura oggi l’assetto complessivo del suo paesaggio; per caratteristiche
morfologiche e naturalistiche, per la sua articolazione e per la forte integrazione tra aree di
interesse naturalistico, aree agricole di pregio e siti di interesse storico-culturali, la dorsale
gessosa costituisce il principale elemento del sistema di connessioni ecologico-ambientali che
dovrebbe caratterizzare la rete ecologica di questo territorio. In tale area sono stati rinvenuti
alcuni elementi importanti della flora, tra cui alcuni nuclei di Quercus ilex, di Pistacia
lentiscus, di Euphorbia dendroides (che costituiscono un fatto di rilievo per il comprensorio),
e soprattutto di Dianthus rupicola, specie non presente nell’attuale SIC e che invece
correttamente aveva motivato nel passato una più ampia estensione del SIC, proprio alle aree
che si propone di inserire nella rete ecologica. Inoltre, l’area è stata individuata dal Piano
Faunistico Venatorio 2006-2011 come “rotta migratoria” per alcune specie di rapaci diurni
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240
(nibbio bruno, falco pecchiaiolo, grillaio) che la utilizzano nel periodo tardo-estivo, sfruttando
le termiche in corrispondenza delle pareti per prendere quota, e riparandosi nelle aree boscate
durante la notte. Tale fenomeno è stato confermato dagli studi faunistici condotti nell’ambito
della redazione del PdG.
Si fa infine presente che lungo la dorsale gessosa ricadono due aree demaniali forestali (la
prima tra queste dista soltanto 2,3 km dal SIC, verso est), alcune delle quali caratterizzate da
estese formazioni ad Ampelodesma, che possono costituire la trama della continuità di habitat
e aree seminaturali.
2) la seconda direttrice è stata individuata verso sud, ed in particolare verso l’area demaniale
di Sinapa. Il collegamento individuato è costituito da alcuni valloni e torrenti (corridoi lineari)
che attraversano un’area costituita da zone agricole frammiste a praterie, garighe, macchie,
nuclei di vegetazione ripariale.
Il Piano di Gestione propone, proprio in direzione di arginare i fenomeni di frammentazione e
di valorizzare le aree contigue al SIC, di effettuare in tali territori azioni di tutela diretta degli
habitat e di promuovere incentivi in materia di misure agroambientali e sviluppo rurale
coerenti con l’esistenza del SIC e con l’ipotesi di una più ampia articolazione della rete
ecologica di questo territorio, che possiede tutte le caratteristiche per articolare più vaste
politiche di miglioramento dell’ambiente e delle aree rurali, promuovendo ed innescando
processi economici fondati sulla valorizzazione delle risorse naturali.
All’interno del SIC, l’analisi geomorfologica, paesaggistica e naturalistica (floristicovegetazionale e faunistica) mette in evidenza la presenza di due principali nodi territoriali che
assumono un ruolo predominante (core areas):
-
Castellaccio-Magione, caratterizzato dalla mole del Castellaccio e dal paesaggio
carsico di Montagna della Magione, dagli affioramenti gessosi con vegetazione
casmofitica, a gariga e a prateria xerica, dalle aree boscate del demanio forestale.
-
Finestrelle-Biviere, caratterizzato dalle pareti rocciose di M. Finestrelle, dalla
presenza di affioramenti gessosi con aspetti di gariga, dalle aree boscate del demanio
forestali e dalla presenza della riserva naturale.
Le pareti e balze rocciose di C.da Menta, Cappellone e Finestrelle costituiscono un primo
corridoio di connessione tra i due nodi sopra citati, superando gran parte del sistema di
interferenza antropica causato dalla viabilità interna e dall’uso agricolo del suolo; un altro
corridoio è stato individuato nell’asse del torrente Biviere, che attraversa la riserva naturale e
che costituisce un elemento lineare di elevato valore naturalistico e con funzioni di
dispersione e di rifugio.
Assumono, infine, funzione di nature restauration areas le aree caratterizzate dalla crescente
pressione insediativa che interessano in particolar modo il limite meridionale del SIC, intorno
a Monte Castellaccio e lungo la SS n. 188 Centro Occidentale Sicula, e a Nord, le pendici del
rilievo lungo la SP n. 75 della Magione, tra Case della Magione e Casa Palermo.
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Per quanto riguarda gli interventi di connessione interni al SIC, e con riferimento alla carta
dell’uso del suolo, vale la pena di evidenziare alcuni punti utili come indirizzo per interventi
tesi ad aumentare l’interconnessione degli habitat presenti nel SIC.
1) Lungo il margine nord-orientale del SIC, in corrispondenza di C.da Campanaro e
sopra le Case Magione, bisogna avviare estesi diradamenti ed eliminazione di specie
alloctone all’interno dei rimboschimenti che interrompono aspetti pregevoli di
mosaico di prateria e gariga; al contempo vanno riviste le modalità di manutenzione
ordinaria dei viali parafuoco, va modificato il tracciato di alcuni di essi per evitare
manomissioni alle formazioni vegetali naturali. In tale zona vanno salvaguardati i
contigui consorzi rupestri dai danni da incendio.
2) L’area del Castellaccio si presenta molto composita ma omogenea dal punto di vista
gestionale: gli impianti forestali artificiali vanno gradualmente convertiti in modo da
favorire l’espandersi del mosaico di prateria e gariga, dare spazio ai popolamenti di
Quercus ilex (messi a dimora circa 15 anni fa), ed eventualmente definire le aree in cui
introdurre sperimentalmente la quercia castagnara.
3) Va ripristinata una maggiore continuità della ripisilva e garantita una zona buffer più
ampia per la tutela delle comunità di vegetali limitrofi e di popolazioni di anfibi.
4) Va garantita (anche attraverso la realizzazione di fasce parafuoco soggette a pascolo
controllato) l’evoluzione degli incolti ad alta fitodiversità che caratterizzano vaste aree
a W e SE delle balze di C.da Cappellone.
Per un progetto ambizioso come quello della Rete Ecologica, diventa essenziale la capacità
degli enti (gestori di aree naturali protette, amministrazioni comunali, Azienda Foreste, ecc.)
di “stare in rete”, condizione imprescindibile perché il sistema possa dispiegare in pieno tutte
le sue potenzialità e promuovere azioni coordinate ed integrate al fine di orientare allo
sviluppo sostenibile delle risorse naturali il complesso del territorio.
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In questa ottica appare utile segnalare la necessità di attivare, da parte dell’Assessorato
erritorio e Ambiente, una vera e forte strategia basata su coordinamento, linee guida coerenti e
strumenti gestionali specifici. Pertanto, la possibilità di perseguire concretamente gli obiettivi
posti nonché il grado di efficacia della gestione dipendono molto da alcune azioni che deve
intraprendere la Regione ed in particolare dall’emanazione di alcuni atti di indirizzo e
regolamentari da parte dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente.
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