-^
eccellentissimo
ali;
DUCA
SIGNOR
NICOLA
D*
SANGMO
DE
De' Conti de'Marsi
ec. ec. ec*
IGNORE.
simo
do io a credere Eccellentisra
Signoreche la bizzar-
MI
,
Poesia di Brunetto Latini
non
di sortir finalcompiacciasi
dairofcurid di più secoli,
tanto
èìente
alla pubblica
luce;
quanto sollecitasia d'abbattersiin
che ricco di meun
riti
personaggio
,
duca
e
splendido
per natali l'intror ombra della sua prosotto
tezione
nel gran teatro del mondo.
E per verità prefentandofi
al pubche la
nascosero
*
3
blico in VQptt ruvida
chi
come
canuta,
dagliultimi confini
llupcndaantichità;
\7iene di
ne
potrebbeella
non
paventare di
non
rivolti centra
veder
ìn clliomi
e
di
cento
se
e
severi
e
sguardi accigliati
Ma qualefarà mai il Tuo conforto^
Eccellcntiflìmo Signore qaalorveda
che voi vi degniate
di porgerle
cento
.
,
cortefemefvte la mano;
del voftro nome
colT
e
rità
auto-
afficuriate
Y
da' pungenti motteggi di certi
come
oòisì altretta
poco filofofici
,
ambi^iofi di schernir tut-
tociò 5 che
delle
ella
ridonda
non
"daVpm rimoti
della
Darà
vedrà derivare
fonti
ne
e
,
dalle
regie
Borgogna.Scorrerà
guardo i magnanimi
e
e
sima
occhiata alla voftra nobilis-
la
e
origin?7
,
de' lezzi
moda!
della
galanterie
un
cune
giti,
{pi-
mirerà
un
ti
voftri Antenanumero
giosoche riempion la terra
del lor
nome
col
:
prod^icolla celebrità
gareggiand
fcambicvolmente
infieirìs
ad
accrc-
f:er di
fsmprenuovi ornamenti la
iplendidlflìma
Famiglia; altri col
lendcriì alla Religione
li
utinon
men
sofìenendons col magchegloriafi
gior
decoro le dignità
piùcofpicue;
altri alla civil società,
promovea,
done colla maggior faviezza i vantaggi;
done
ed altri allo ftato, dilatandel? armi la
colla gloria
nigf
(là ed i confini. Si ferrnerà poiì
e iti
Signore;
voi, Eccellentiffimo
voi
ornatiffimoCavaliere
un
Iborgerà
e di granpienodi magnanimità
lezza ; fornito di fpiriti
gcnerofi
,
:'he
vi follevano alF ammirazione
de*
Fòftfipari; provvedutodi lumi ,
alla
rendon sì ragguardevole
|he'vi
ù fcelta porzionede' cittadini; e
infieme di tante e sì amafregiato
che forman la preziofili
qualità
,
à
corona
di tanti impareggiabili
vo-
Iriornamenti
Piacciavi
dunque o
d'accoglierla
queffOpwrecignore
,
.
*
4
,
blico in vepre ruvida
di
viene
ne
fini
dagliultimi conllupcndaantichità;
ella
potrebbe
tìon
chiomi
in
chi
come
canuta,
e
paventare dì
non
V'cìder rivolti contra
di
cento
se
e
severi
e
sguardi accigliati
Ma qualefarà mai il fuo conforto,
Eccellcntiffimo Signore qaalorveda
che voi vi degniatedi porgerle
cento
.
,
la mano;
voftró nome
cortefemeMe
del
coli*autorità
e
afficuriate
Y
ti
{pi-
da* pungenti motteggi di certi
ti?,
pòco filofofici còsi a-1-
come
,
ambi^iofi di schernir tu't-
trettantò
tòciò , che
de' lezzi
ridonda
non
moda!
e
Darà
delle
della
galanterie
ella
sima
occhiata alla voftra nobilisla vedrà derivare
e
origirie";
un
"la'più rimoti
della
cune
fonti ,
e
ne
dalle
regie
Borgogna.Scorrerà
guardoi magnanimi
,
e
mirerà
un
col
ti
voftriAntenanumero
gioso
prodi-
lebrità
che riempion la terra colla cedel Ipr nome
:
gareggiand
ad accrcinfiems fcambitvolmente
la
fcer di fsmprenuovi ornamenti
Famiglia;
iplendidlflìma
altri col
lendcriì alla Religione
li
utinon
men
sofìenendons col gior
chegloriofi
mag,
piùcofpicue;
dignità
altrialla civil società,
promoveadecoro le
done colla maggior faviezza i vantaggi
done
; ed altri allo fiato, dilatan.
dell'armi
gloria
la nagf
ila ed i confini. Si ferrnefà poii
voi , EcccUentiffimo
Signore
; e in
ornatiflimoCavaliere
Voi fcorgerà
un
e di granpienodi magnanimità
dezza
colla
; fornito di
fpiriti
gcnerofi
,
che vi follevano air ammirazione de
Tortri pari; provvedutodi lumi ,
che vi rendon sì ragguardevole
alla
più fcelta porzionede* cittadini; e
infieme di tante e sì amabili
fregiato
che forman la prezioqualità
sa
,
di tanti impareggiabili
corona
voflriornamenti
.
Piacciavi dunque,
o
d'accoglierla
Signore
queffOpcrec,
*
4
ta ;
voi
fuor di
trovar
sa
non
giacche
di fìduca
sì copiofi
argomenti
accordate a meli
di potervantaggiopregevoliffimo
vela prefentare
Speroche per uti
e
di conforto:
e
.
tratto
del voftro bel
nella
sdegnerete
verta;
e
fua
cuore,
non
h
tipografica
p"
sol vi compiaceretedi riguardar
ambi*
la rifpettofa
in me
del
al cofpetto
profeflTarmi
ubblicò ,col più alto profondifsim
aione
di
?isequio
Dcir Eccellenza Voftra
Totnmaso
Ghiappari,
CITTADINI
A' CORTESI
V
^He
^"-^
EDITORE,
Tirahoschi
Si^.
diri, il
in
?
Ei^liper
che da
piaceafi
se
ne
il
iflamva
una
Patjffiodi
certa
sua
al
comparir*
Brunette
tini
La-
antipatia
cDin-
alcuni
serbasse la
manoscritti
pochifji'ni
sola ejijìenza celata da,
^
notizia Ma
foltofluolodi anni alla comune
il l'oftrogenio cortefiffimi
Cittadini
fu
assai diverso. Voi ambifìe di veder
tratto
dalla polveredelP antichità il jnonumerrt9
il copiù venerabile della linguatoscana
Àlee autentico della legislazion
della Crusca ^
41 primo modello delle Terze Rime
P esemplare
della scherzosa e satirica
originario
de W Italia^ Infatti se tanto
jpje/ia
fipregiano
.
,
,
.,
,
i consumati
della greca e della
latina antichità. era ben da volerfi mi^
,
rare
la ftorìa
sì
interessante
un
pezzo
per
dicea P Ah^
poetica Egli è da appressarsi
,
bate Genove fi alle fiesseferree porte
dei
,
nel natio loro
PeripatOyalmen per iscorgere
aspetto le varie vicende delt^uman pensamento
Or eccolo , Cittadini cortefiilfin
,
inedito
lavoro del rispett
abiliIJìmo rriaequi
lo ve lo do affifiito
da due
Jiro di Dante
avanzi
,
.
.
esemplari
\ uno
favoritoci dalt erudir ijìim9
"
5
X
Marchesa
Sig,
AndreaTontoll^
dalla
ritrarre
V altro
di
Corfiàiana
Roma
fai
txi
le-
La
.
del
zion
secondo
ferita
che
pei
y
è
così
la
sempre
dall'autorità
io
posso
.
prefissa
qua/i
so/ienuta
ì^on
VLidolfi
Jìata
punteggiatura
pre^
d^
un
la
autorizzarvi
degli
scritti
Negli
,
è
antichi
€Ìa
vano
perciò
Quanto
.
incerte
tosa
la ben
sperarne
fissarne
'traC'
la
compatirete
di
zzza
minima
la
tormen^
legge
ana^
,
Ioga
al
pili vero
biàr
la
potrete
fignificato\
quando
altrettanto
cam^
V
scopriate
ne
rore
er-
,
Teme
il
a
Sig,
Tiraboschi
un
operoso
.
"^
coment
he
che
o
mie
dòvrebber
annotazioni
renderne
ad
del
Quelle
^2 ioti e
esso
Pataffio*
il Latiniano
caricasse
per
^uefio
P
antipatie^.
men
S alvini
ho
io
po
ca-
edivanti
da-
aintte
,
più pedante^
Sarei
lui
a
se
mi
fo£i
,
attaccato
;
"Brunetto
e
voi
hle
?7iolti
paji
.
?dubbj
ho
fatto
consultare
Vi
Corfinumo
.
-vare.
la'Foefia
capire/le
men
pr"go
più
il
oscuri
Ridolfi
dèi
e
sul
voflto
di
pi'u^
dice
co-
fa-
LATIn7
BRUNETTO
0 T
N
I Z IE
S TORI
C H E
.
nellungamente
potea giacer
"^^
dimenticanza
delle helV arti,
Lt fatale
'Il talento della nazione dove a prejìo
dejìarfl
il maejìro d^ Europa La To~
.per divenire
fu la madre fortunata de primi genj
?'scana
d* Italia Merita fra queftiun dijiinto
/uoLatini, Égli nacque in Firengo Brunetto
da Buonaccorso
S2
figliodi Latino de* nòIl nome
delP avo
Sili di Scarniano
passò
^ ItaViu
V
non
.
.
•
•
di sua
divenir cognome
illitjlre
famiglia,
s^ è compiaciutodi lasciarci meNessuno
moria
della sua nascita
né de IT anno
né di
a
?
,
Dal 1160. comincia
gioventìk
r epoca gloriosaper
sì gran d^ uomo.
lega de" Ghibellini ed Saneji e il ìxs
della
quelli
sua
.
*
Una
Manfredi minacciava
di
?pubblica
Firenze,
alla Ileopprejjione
1 Fiorentini
rivolsero
le speranze
ad Alfonso \Re di Cajìiglia
eletto Imperatore'^
nelle sue forze cerca^
e
vano
un
il potente Manfredi,
arginecontra
^Brunetto giifamoso in que'tempi
per clot^
'trina
e
per
eloquenza
;
di
e
senno
particolar
scelto per
lui
recar fi a
uomo
L
ycruelfi,
ger
non
esito
di
poti nuovo
riguardato
^^^j^^,
ed indujlria
/^
ambasciatori
de
quef ambasciata apoiunpeso
'
al merito
deh in^
XII
Prima
di
compierlaudì eglila nuova
della sanguinosa
giornatadi Montaperti
sì fatalealla patria 1 Guelfi
reper non
Jìare intera vittima del furor Ghibellino ,
preferironoun crudele e fiHo
e Ji rith arano
da Firenze. Un siffatto
partito scelse
anche Brunetto , prendendola via della Fran-^
Parve cfi un colpo di vendetta Ji ri^
eia
serbasse contra
Manfredi , scrivendo poi
Dio e contra
cìi avesse
eglioccupato contra
di Pugliae di Sicilia.
ragione il rewne
Quanto in Francia prolungasseti suo sog^
giorno non è pervenute alla nojlranotizia,
-Coli tanta prese affezione
a
quellalingua
che ne divenne scrittore
producendo un lihro intitolatoil Tesoro
InterrogatoperV a^
che rinunziando cil materno
linguaggio
scritto in Francese : perchè disse io
vesse
viato
.
.
,
.
,
,
,
,
,
è
scrive à nefla Francia^ e perche sopra tutte
tevole
la linguaFrancese e p ih comune
e più diletGodano
.
e
sì autentica
di sì rispettabil
che non potè non
tefiimonianza
i Francesi
,
dejlarela compiacenzad
è
soro
della
tì
un
,monumento
di
vafiitì
formar V
rio zi»ni
Sulla
che
scorta
sua
uomo
,
un
dtdV
mente
.
Bayle,Il Te^
t
adeguatezza
Prende
in
esso
di quella
provvedendolo
esserlo.
necessarie per
delt antico e del nuovo
gli son
Tefia^
della sua
gliporge un quadroftorico
un
', Perchè sappiail mondo
con
religione
la terra
glifa conoscer
piano di geografia
'^'he
abita , e lo scorge alla contemplazione
m^nto
,
xrir
dicieìiyd^'gllanìmaiì.Per
depTielementi^
su
injormarloalla società. va filosofando
vizj sulle virtù ; pjì detta leggidi ben
la
di governar
parlare
\ gliacLlita t arte
inedito
repubhlU-a^
Quejio libro è ancora
1 tempi ne
in cui fu scritto
nella linguai
serbaron qualcheprezioso esemplarenelle
biblioteche d^ Europa: nella V
più injigni
nelle regie di Parigi e di
cioè
a
N' ebbe il pubblico un
Torino
imperfetta
,
e
.
tica
an-
n
,
e
.
italiana
traduzione
§uajicoetanea
da
Giamboni
Buono
,
originaleIl 1284. è
nellaflodificuracronologia
-al suo
C altro punto
ria di Ser Brunetto
Cojiiun di Firenze
.
allora del
di BeninManctto
con
rentini
maneggiò una famosa allcnnza tra Fioi Genovejie i Luccheji diretta ad
casa
Sindaco
.
,
umiliare
Kgli preseJèin Firen^
nella Badia co
che fi tenne
i Pisani
al congresso
Sindaci di Imccu
ze
.
le
di Genova -^ e sotto
vi/lepolitiche
fifabilironle convenzioni
sue
e
di quefìalega Buon cittadino tutti sempre
della paconsacrò i suoi talenti alla felicità,
tria
Per lui risorsero in Firenze
gliflu^
le
dj de* rettorici insegnamentie della mora.
.
y
ha
filosofia
riprese
per
antico splendore
gran parte del suo
acquifio V italiana una
pia nohil
una
più va fia ejftenfioneIl suo
.
lui
,
una
e
V
lingualatina vi
forma e
geniogiifu di "sco:ta a ricercar le scienze
negliscritti della dotta antichità e il suo
lo rendè lo [iuporce V ammira zioprofitto
.
,
XIV
(Ji tutti
Sono
prodigioi
molti é
grandi elogiche la fioriciletteraria rieinGran filosofogran'ret-suo
pion. del nome
y
torico , gran politico / fa/li
della pciiria
non
parlan^di lui se non col piiialto ri^
Uomo
sommo
eccellente^
nomo
spetto
dre
'^paletteratura e
e
maefiro della fiorentina
della fiorentina
ond* è
repubblica
e il tuono
,
acclamato
Di guefiafu seconcordemente
gretario
lijbbe ella a goojfiadittatore
y
dere d"*aver
collocato in sì grato figlio le
i suoi onori, Ei fii
sue
e
beneficenze
gnò
vergoche fiorili
e
fi rimanessero
infruttuofi
andò
Co^ lu772Ìpertanto d''Arifiótile
in lui
arando
Parte della retta amminìflrazion
mo
indùftvie in
dello fiato^\'
e
impiegò le sue
Scrisse Brunetto
il governo
?perfezionarne
altrettanto prediverse opere
giate
guanto rare
,
fra'letterati Tra quelle è la Chiave
del Tesoro
la Rettorica di Tullio y eh ile
TJe
.
un
.
.
.
.
.
.
.
.
y
lufiròcolle
Tiflefi,miAlla
sue
mente
sua
.
deefiT
me
Riinvenzione delle Terze
in cui scrisse il Pataffio e in cui porse
media
modello per la Divina ComDante
un
Del Pataffio
del Tesoretto parleremo
e
tribuiti
a
suo
luogo. Altri scritti a lui atnon
reggendoalla piliesatta enti"
creatrice
-y
?
y
a
.
le fi è T Etica
o dubbj Ta-^
apocrifi
(ragli
che credefii
non
Àri/lotile
a
aUro
non
ca
// lasciamo
,
essere
.
Tante
se
,
,
jina
parte
traeano
cognizioni
Fiorentina ^r
del
a
suo
lui la
^direzionee per
soro
Te-
gioventù
jfutilu
Alighierie Guido Cavalcanti sono
che
de* suoi discepoli
più rispettabili
;
Dante
due
e
del lor
più venerabile la memcria
maejiro Gloriosa è la tejìvvonianzadel
di
prirrìoeli in lui prometteafiun aumento
^rendon
.
,
conforto per
la Divina
Commedia
^
se
Josse
lungo vivuto Chi leggeBrunetto scor"
in Dante.
ano
-gè i primi lumi y eli influir
Non
è da diffimularji
però che quejìi ri-^
tini
prende talvolta come
volgarelo,Jlil del Lale mire di queflieran
Ma
di scrive^
'alpopolo: tosi richiedendolo o il soggètre
to
/'impegno
satirico cK avea
o
per mano
to
intandella ^comune
iftruzioneIl suo nome
fi dilatò per le Corti che con onoti finmojiraronguai conto fi facesser
rgolarijimi
di hi. 1 Re di NapoliJì dilliJiser fra tutti
Conor
accordando all'*
arme
sua
gentilizia
del Raflrello.,
de' cadetti della
dijìintivo
réal Casa di Francia,
ìtràco figlio
Perseo
-da se lasciato spiegòil primo sì onorifinel 1294. sebBrunetto
e a. insegna Morì
dubbia esprejjlone
di Gjo-Pil-^.
héhe per una
più
a
,
.
,
?
.
^
,
^
y
?
.
lani molti
ZJn
codice
riferiscanola
della
sua
morte
al I2g^,
MagliahechionaOi servato
dal Mdzzuchelli
decide il litigiodi que^
''s{inutil cronologia^
Fu
ze
sepoltoin Firennel chiofiro
di 5. Maria
Maggiore de
della Congregazionedi MantoCarmelitani
Fino a quefliultimi tempi s'osserva•va
i vefiigi
del suo
nobil sepolcrosofie?Tòno
da quattro colonne]
f'Huto
Ju cui scolpite^vc
»
.
sei
le
deanfi
che
rose
timpres.t
formavan
,
di
celebre
Il
famiglia
sua
Giotto
impiegò
,
il
pennello
ì?er
la
perpetuarne
a
gine
senfibile imma-
illujìre rijiorater
un
delle
lettere
.
dovea
non
adoprarfi
della
Jìoratore
nella
Jlx
pittura.
del
quello
Il
del
cappella
cerne
quel famoso
non
se
ritratto
palazzo
padre
.
han
Toscani
Potèla
delI
.
credulo
pubblica
la
tare
del
locato
col-
p'rófeffionenotajo
di
Fu
fu
più augufìo
,
Kepubblica
ri-
di
daverji
non
fede
se
in
non
depofidi
mano
,
nobili
persone
alle
superiori
frodi
e
piacevoli
e
,
cabala
Fecondo
motti
di
,
ritoji
In
sebbe
n
gaje
ed
officioso
dalla
venisse
spi^
più
piacevole
esse
,
tutti
delle
delizia
la
era
alla
sazioni
conver-
con
filosojia ani--
sua
,
aufieritl
air
niato
Era
bra-
da
veramente
,
che
marjì
oscurato
TiQsa
U
lo
splendor
non
fosse
scorrezion
vita
una
da
alcuna
t abbassò
debolezza
umana
d^
di
ad
cojlume
discepolo
benemerito
non
,
gli
un
pojio
fra
rei
TTucckia,,
gognosa
ver-
una
quel
Dante
.
suo
gìo^
così
,
potè
d" infame
miar
risparpeccato^
xvrt
LETTERARIE
NOTIZIE
DEL
PATAFFIO.
han
Molti
parlatodel Latiniano
Pataffio
,
zione
d' un
articolo di recondita erudicom3
ra-Nascojlofin qui tra manoscrittipi'J
simi
ri , a pochisi dette a vedere , potcj'on pochisM4t"%
ad intenderlo
perciò
impegnarsi
che fosse un inferme
ci vollea Jtabilirsi
fion
,
senz^ ordine e cori'-'
radunanza d' anttch proverbi
flessione Il sentimznto (f un solo potè faciU
a^ ^iudtzjde^ltaltri
servir àt canone
mente
che potesse im Lati-»
io non pGtea persuadermi
vincolo di Sentimento
ni scriver parolesenza
sì tojìoal compiuto
^on però si giu?ìge
trion^^
di
fo "/*una fataiprevenziotteHo io motivo^
Piac»
dolermene nel cometito de^ primicapitoli,
di morder con
satirici sali le
que a Brunetto
de tempisuoi
Piace alla
parsone o i coftumi
satira t oscurità d^' gerirhide motti
e degli
equivociSi scelse quindiper qucfioscritto il
titolo di Pataffio: come
antico
se
qual epitaffio
dovesse essere
deW intendimenti
a portata
non
,
.
,
»
•
.
,
.
XVIII
di Tuffi il saper ìejere
li antichi
,
tavasi
con^
pataffi
fralle doti pk
singolari del famosoCo/a
di Rienzo
Che sun
però nel Pataffiomigliaja
di Vocaboli motti proverbi
riboboli : e oggidi
intenda pur uno;
centa
se ne
sarà certa**
non
del Inarchi
mente
un
esagerazione
Francesco
Ridolfiad ijianzad* Alessandro
l^IL s accinse il primo a cnmentare
duo
queJVar.
,
componimeritoCoieftoesemplaresi serba
.
inedito in Roma
nella Ghisiana cod. 2050. Ni
di sua mano
trasse
una
copiaGianantonto Fadel Bur-chiello Quejioè il codice
piniillujìrator
{i) a cui mi sono appellato Un siffatto
lavoro non
dovea lasciarsi intentato dalP Abb,
Salvini
al
Era
esso
per verità assai analoj^o
di' lui genio // suo cr' finaledivenne ornamento
della Sever cliniana
Che Vannot azioni del
di
secondo Steno e più copiose
-^r ine
e più pelle
è una
del pì'imo
dell'autor-evalidecl/to-'
quelle
,
d' Italia
L'osservazioni del
fti de'gior7iaHJìi
Salvini non sogliono
passar più in là d* un vom
,
-,
,
.
.
,
^
(i) Debbo
ali*eruditiss. Sig."Nicola Foggiai
Bibliotecario della -Corsiniana V essermi podi siffatto codice Fu quefto
•tuto
approfittare
tra
già deir Abb, Nicolò Roffi , e insieme ad alPapinianacopiacon note del Salvini passò
alla 'Corsiniana suddetta : la quale coHo
sborso di scudi •13. m.
la pregeacquiftando
vole
salì ad un
collezione di quel letterato
.
,
•alto grado di diftinzioneper la quantità
degli
scelti volumi , e per le prezioseraccolte di
'ftampee d' edizionidel -Sec. }CV.
e Reverendi ss. Signore
Illujirtss.
nelV
d' affifterea una
ri(lampa del Parnaso
Italiano , corredandolo
di notarelle,ove
gno
lo richieda il bisole vite degliAutori
Ho
; e rifondendone
Adesso queftoSig.
già compito il Petrarca
March.
Tontoli ha somminiftrato
no
moderun
del Pataffio di M. Brunetto
manoscritto
Latini illucrato con
del Salvini
Esse
note
baftan però ali*intelligenza
del tefto
non
Quefto Libraro che fa la spesa dell' edizione ,
ha sparsa la voce
della produzione di quefto
non
opuscolo inedito , e n* ha eccitata
poca
fame
Vorrei io corrispondere
desiderio
al pubblico
mi sn^omenta
Ma
la poca autenticità
dello 3critro e la mia inabilità d' attingerne
Temo
11 senso
il giuftorimprovero di produrlo
adulterato. Prevedo un'inevitabile disu-|
guaglianzanello spiegarealcuni pafli, e la-|
sciarne altri nascofti al mio
dimento
intenmedesimo
Ecco
modarla
ciocché mi fa ardito ad incoal suo
esame
i presentando intanto
uno
squarciodel primo capitoloper riportarne
il suo
giudizioe pregarla de' lumi suoi ;
che non
glior
giacché so certamente
potrei a mioggetto rivolgermi
Sopra un tale ri*
tlessoscuserà la mia animosità
ro
Mi sarebbepoi preziosele sue cognizionirelative alla
Ed oh potefiiessere
ftoria dello Scrittore
nella comodità
di consultarla sulla dilucidazio-
MI
trovo
impegno
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
4
PATAFFIO
M
DI
LATINI,
BRUNETTO
PRIMO.
CAPITOLO
modeo
^Oliasi
^
hai
Ne
Al
can
la
,
introcquee
fusone
a
hai
pilorcio,e
tigna; egliè un
ne
R
E
S S
E
con
matfana;
mazzamarrone.
A
Squafimodeo : per dio ;
Squafnnodeo disella mi
,
contadinesca
voce
par pur
bella.
•
P«/-
ci Bec. Q3. // Salvini intende : scufimi Dio ,
salvo mi fia
Infrocqiie; intanto ; dal hat, intra hoc #
Baìite Inf QO. E andavamo
introcque
dal
A fusone : in gran
;
copia , a bizzeffe
Lat, ad eifuiionem.
hai ne hai : s* intende de' denari secon*
Ne
ha non
è
do il prov. Chi non
ì^e hai ,
s.
hai che te ne vien la mattana
tanti ne
; eh'è
una
no]a prodottada non saperfi che fare Che
d' ozio Malm,
mojam di mattana
, e crepiam
.
.
.
.
.
4.
18.
che
tigna: prov, per fignificare
niuno dee lamentar fi de' mali che derivano dal
suo
medefimonaturale come ne' cani la tigna
Al
can
la
,
PATAFFIO
?«
ad ana
difalta parecchiad ana
A cafisso, e a busso , e a ramata
:
Tutto cojeftoè della perronciana
Bituschio Scraifo
ben V abbìam filata
e
chiedere a baiarne , e gnignignacca
A
La
.
,
,
Gli Jia bene che lo tormentino i denari ; f /«^cchè è cosi ( mazzamarrone
) babbeo, che non
veder bene
sa
se ne
ad
Difalta: sprcfpcjito
Ad ana
alita
bejìi
,
termine medicinale
ana
: in ugual porzione
i
T'^aimanipolandole tue bejiialità
men
non
una
,
.
.
•
graffadelfaltra
.
caiìiTbec. vale tutto alla disperata
a
,
botte da orbi, CafifTo: capo fi(fo^baffo.Ra^
mata
: pala dì vinchi per colpir
^li uccelli al
A
frugnuolo
.
di color violai
Petronciana : fruttoperlopiù
petonciano Lat. mela insana.
ceo , detto ora
vò
Leg^eftNov. Ant.34,1. Maeilro Taddeo trodì peche chi continuo
inangiafTenove
troniano
diventerebbe iTìatto Dunque tutiq
,
.
.
della
coteftoè effetto
pizzia
lìlata: abbiam veramente
Ben
m
fattoaff^ai
qu^flognignignacca
Jìuzzicare
inconcludente ^ forsedal Lat,
Balarite uomo
tua
*
.
.
balans
,
romanzesco
Salante è pure
pecorone
de' Reali di Francia
.
un
so^^ettq
.
inetto» yfv/'inet^
il Rid^fìche volendofi
fignificart
verte
titudinedi uno
fi dica : E' ini fu intorno du^
mii né
e
gni gni gni non raccapezzava
ore,
io ne e^iso quel cii'eivolesse.
Gnignignacca:
,
vaie pure
uomo
LATINI*
Punzone
Bindo mio
,
sergozzone
che 1' è
e
la recchiata
e
,
zambracca :
In pozzangheracadde il muscia cheto;
]Espur di palo in frasca , e bulinacca
fo eto ;
Io mi vo ciacchillandò , e non
landò ;
andiam garabul
In confrediglia
Pisciara T ha chi fuggepc '1 faero.
yunta nel legno, e va dimergolando
,
no
,
una
.
A
2
Sergozzone: ^u^ijl
soggozzone
pugno dato
cioè orecchiata^
,
Recchiata :
tiramento cP orecchie
Zambracca
zambra
: meretrice ; da
11 musei a cheto : quellagatta morta
satto
ti ;Kf;//o
.
.
camera*
,
è
e
data dentro a cotejlo
pantana
delle più cattive erbe
jBulinacca;una
già
.
che
l^uol dire eh' ti
^
cipolla
puzzolente
merlotto
andò giujìoa
girando e rigirando
der nel peggiff, cadendo in cotejìa
donna,
da
nasce
.
Ciacchillando
voltandomi
fa il ciacco, cioè il porco
come
faccioun
non
-
na
et
,
non
ne
cavo
e
.
rivoltandomi
Non
fo eto;
niente
.
combriccoladi gente poco buom
Confrediglia;
Garabul landò ; ingarbugliandoingan*
,
nando
,
,
Pisciata l'ha
zito pe
U
:
e a**
puzza
;
l\haindovinata
-X faeip: cioè per
s
è accorto
chi
n
èfug^m
chi aU
siÀ'itodtlT aria cattiva
dimenando il chiodo pian^
; va
Diinergolando
tato nd legno" eppur
meri
paura
;
•
non
gif farMe
far
%
PATAFFIO
'1 farebbe nacchi
E
no
A
dio
ha
; e
a
schimbeci
dirupinando
riveggìova
.
le fave il lavaceci ;
E sarà cuccuin : va eglial lecca ?
e
Capodieci,
Egli è 'l gran Ser Mazzeo
Egli
cotte
,
Borbotta, cionca, millanta, e contecca
Contorno cuticagna
e
chiappuzino
,
( nacchi ) crifch; cioè
non
lo smuoverebbe utf
tantino
mbeci : a traverso
A scili
A
per le rotte
,
babboriveggioli
Dio riveggio;in precipizio
a
; come
.
,
,
andare
^U(ijl
r altro mondo
.
Ha
cotte
a
rivedere ilt)abbo
neU
.
le fave
cK
al prov,
equivalga
disperato il botto è
:
par
addio fave ; // caso è
,
fatto Cuccuin : forsedal Francese coca , cor^
S alvini
fiuto , becco
Al lecca : il Ridolfi
legge: all' esca ; V4
elove lo tira /'appetito
Ser ; titolo de' notari : Mazzeo : persona ca^
in que tempi J^el volgar Fio-*
nota
ratterijìica
il irar de' modi di dire
è ufitat{/Jimo
renttno
di certi soggetti noti frallaple-r
dal carattere
Krhe
Ter esempio;11 guadagno del Tinca
che cojfui
dice il mio P, Paoli , vefidea le frit-»
,
,
.
.
.
.
.
^
che le comprava
ielle allo Jieffo
prezzo
di sol leccarsene le dita. Ma
tentandoji
y
,
cont
di moU
di
avrem
poi perdutamemoria i e n
verjie^empjnel Pataffio»
Contorno
cuticagna: scherma sulle prim^
del cuccuìno
ni labe co cu per ridargli
ti
se
ri
è
.
L
T
A
f
I N
S
.
Allichisaro che Tempre la becca
Lasciam' andar giù l'acquaper lo chino:
lo smozzicare
Tu gli hai di bazza , non
A bacchio,a micca , a gratta '1cui Giannin©.
Catellon catellon non
abbajare,
ftramazzato
Che se'inciprignito,
e
? non
Vuomi
tu gherbellir
cespicare
.
Tu se' fancel marin , garzon bollato :
.
,
.
A
ILI
..',...
.
3
.' '5;
^
^
Allichisato : da allichisare, perdereil rem'*
nel codice
pò invailo Quejiaterzina manca
del Rido/fi
Hai di bazza : glihai fattoun colpo^ che non
da sperarft
tolta dal giuocode
èra
; metafora
.
.
trionjìni
Quamio
la carta
trionfo,né
,
.
senza
non
è presa né coik
è di bazza: Menag,
dal bacchiar U
discrezione
^^„^^
Lo Jìefé
cui.
e a
gratta'!
iùlfvo op^jrMiccZy
Catellon catellon : cagnaccio
che 3e ne va
quatto quatte facendoil fatto suo
Quindi ii^
al
prov. Catellon catellone se ne va, e torna
Piovano
Sacch, Nov.
ii8.
: indiavolato ,
con
Inciprignito
facciaarctn
Stramazzato : JìralunatOf
com
una
2na
capra
fuor di se,
Gherbellir: ghermire^ dar di mano
Non
bada a te
: non
cefpicare
inciampare
,
Fancel: tu sei un f anticellodi marina ,o df
bollato: una
birbacchiola
gaka, Garzon
mar*
dal boja, perchetuttif abbianoa conqg
cata
alla peggio;
^^.^^^^'ochio:
lien
jorsey^^
.
.
.
.
.
.
scere
,
PATAFFIO
4
lo
Non
tutti
Egli
è
un
quei die gridonfià lia :
bebo
e fu aggratialiato
,
.
,
ho fior né punto, né calia,
tvlinuzzol né scainitzzolo : fta masso,
Ritenso con rimeggio, e ricadia
ron
,
.
E
spalancato gliè di palojl passa;;
Tu m'hai ben raffilata la ghiandaja
;
farei a parlacoccoun asso
la non
*
Sia fia
;
amen
amen
cerne
.
Noti tutti que
:i
the d'icondomina domine ec. e vi ci soittJiden^
de : son
è un bebo
buoni
In fatticoflui
cioè un becco j dal belar delle pecore.
.
in una
carce"*
: Ju ben serrato
•^go^'^tigliato
o feriate delle pri-*
^e- Detto dalle graticole
gion't
né scami^zzolo"
Io non
ho fior ec,
'M^^
f---^^^^^ ^
la minima
fhcdi per Ji^tiificar
Jìa cesa
/o non ho un bride
Sta masso
m
: fla sedo» Onde
.
*"
.
....
sodo com* un travertino.
Ritenso : ritenuto \ fla sulle
Star
^
gio
,
o
Jìa remeggio
,
/«e
quaficon
con
ri|Tieg-»
t(*fi
remi^tefi\
E
ricadia i
e (on
ritegno.Aver ricadia y/ dice di colorof
ì qualiperchè apprendono
cc3Ì noli operano se
,
ritegno.
non
con
Spalancato ec. dice il Ridolfiche il senti'*
di queftidue ver fi è tale , che meglio
mento
fta il tacerne che il dirne Palo è anche uti
Romana
luogo di sbarco della spiaggia
ffctolo
che
lo non
fareiec. son così sfurtunafa
,
(Cuifi rompe il
corso
delT acqua
,
.
PATAFFIO
t
E
Kgii
In
il ferro
glicrocchia
non
è al verde
un
Or
moltofo,
va
è ai cui del
Egli
Ne' bucini
non
e
,
pesca'lenza;
e
far la ghega;
schifo in contenenza.
sacco
,
entra
là si
e
bravo dì
sua
fregai
il falimbello ;
àetfo di chi è
Vincolen.»
teme
gli crocchia il ferro
Non
:
persona , e non
beu
paese , in cui nelC occajioni
.
forse un
il ferro Rid"lfi
adoprajfe
Egli è al verde : ha dato fondo
aa
:
s
;
dolci arri granchi.
con
barlonco andai
Leal fama se' , non
Vincolenza
a
,
,
it
tutto
a
de* vetturali
Granchi ; dim
gli aftnial corso
fer iftimolare
d' un avaro
ha il granchio alle mani
?cefi
Arri
suo.
arri là
:
,
va
lai voci
.
•
S^li
è divenuto miserabile
V avarizia
Barlonco
pungolai
tanto
con
.
di
specie
:
barile^
qui per piccioli
frefinitnte i perchè
fiagno.Pesca' lenza : non
Ho
lenza in gergo furbesco
Jìgnijica
acqua
perdutoil tempo.
ch$
Leal faina ec. non fare il Sempliciano
.
,
.
Faina : animai rapace e scaltro,
Chega : beccaccia, uccello innocente
Contenenza:
per contegno. Della ftatura e
Frane, SaccLi'ò,
dell'IjTiperadore.
contenenza
ultimo
E' al cui del sacco
: è arrivato ali]
E là si frega;
del mandar male la sua roba
sei
un
triRo
,
.
.
9
lèifi spajfa
a
scuoter
Bucini
di reti da pescare
:
sorta
sacco
quefìo
vtto
,
larghea
e Jìrette
m
fondo Falimbello;
pincipio
•
.
sortii
L
T
A
^
r,
I N
eh* han fatto lega•
Ed ìliparrofiia
Van
Isceverare ftrifciae scartabello ,
da Vico ; il bizzarro scatnoja,
Tromba
E buffa air aglio,e dagliun bucconcello
E ne fa gran burbanza
e
fahmoja ;
"
,
A
iC uccelloy
ad
allufivo
Puoi
d'ire, chi chi
cappa
,
in
van
parroffia
rocchta
,
la
tutta
5
e
leggiero*
mejjerenon
è
non
e
hit»
in brigata
; da par-*
Arcita entrò con
: vanno
di molti
unioiìc
vano
uomo
,
parroiTìa Bccc,
l£ceVerare
.
;
metti pur da parte,
purrac^*
va
ogni minuzzolo ^ ognipel dt notizia^
cogliendo
V'ico // Boccacci.': Giovani di
0 troiiiba da
.
tromba marina , susurronij
novelle infamanti
dì
dijfeminatori
.
Buffa r
^camoja ; fugge a gambe levate
fa delie baje Ali aglio;giuoco de fanciulli
oggi becca Taglio,^
fimilealla cieca mosca,
in cui il fanciullo
bendato corre
dietra agli
altri per prenderliJl preso Ji conduce in mez-»
Che sei tu venuto
fare
e glifi dice :
a
zo
in piazza'" Ed eglirispotide:
A beccar Taglio.
E queglibattendolo sopra una
spalla sog»^
giunge: O beccati cotefto Quindifi può in"
tendere : dapjiun bucconcello , cioè una
per**
còffafursesulla bocca
.
.
,
y
,
.
.
,
burbanza: e ilpeggio
fié eh*ei
bona
nel
$e ne fa gran
Salamoia \fimilmente
Mùlm, tì,2é, Accioccbè i vexsi suoi sijft?
Ne
fa gran
.
P A
IO
T
A
F
F ì O
occhi abbiam fatt'acqua ,
se' di cassetta
una
tu
gran
raffazzonate
elle si son
ouré
Da
E
Là
e
ccògì fiate"*
gioja
*
Giubbe, tallero, eì zugo tal feduco ,
Iscalaverna , e roche iinpafiojate
"
Porgli fra sale
immortali
e
inchioftro in
sai-
ac*
occhi abbiam fatt^'afquà:
dicefifar
riesce dì rimediare
tjua da occhi , quando non
Da
a
7ì lente
.
dove fi raduna la spaitatura €
che gran gioja
T immondez-^a Qùrndificapisce
Cassetta;
.
J'ìfofe cojfui}
Jìronto*
giojd di
una
ea
(fetta
,
un"
.
.
dtc€
uno fii
con
raffationarfii
cof"^
seco
lui aprir
talvolta per accorJarfit
con
fispo7^denia
Giubbo ec. son Quattro voci di dis^resizOf
ft
cui fiidenominano que tali di cui non
con
fer anda^
fa filma Si ha andare al giubbetto
jrit^
una
alla forca Zugo : è propriamente
re
Raffazzonate
:
,
4
^
.
.
fuscello che per là sud
forma di baccellodiede luogo al modo di dire*
mm^
Rimanere
uft zugo ; cioè refiarconi un
iella avvolta
sipra
un
,
chione
.
che pojfae^fensa il Rìdolfi
li!a qui noti
di caverna.
Sere
uv
pe^g'orativo
un
pegfiura^
aver
luogo Dico e (fere
potrebbe
de ladri}
deità protettrice
tivo dì Laverna
:
presa anche pel ladro flesso
^
uomini dappocoy eh tri
Oche iffipaftoj^ie
:
Iscalavernl
:
*
^
,
,
LATINI.*
it'
Brollo biotto egliè , brullo s caluco :
Deh pecora margiollava coftinci,
E cui frolle in caneftro , e bruco bruco.
Tu mi fai nefa , levati da quinci:
S'aggravò Screzio a gara " e schizzinoso
E' tavella a Ser Polrro , e fa del pinci.
far dello bizzoso;
isbucciati, e non
Egli mi porta broncio, e non ha zazza:
A
6
Ji trovano
Qualunqueminimo affare
jnni
ìntrifatis"
.
brulé :
c'iuèarso e asciutto di quattriniCosì biotto
caluco ; qua fi bigottoe caloscio , cioè e fi é
€
élato giù
.Brolloe brullo:
;
arso
dal Frane,
.
.
margiolla;pecora rognosa^ marcia
Caneftro : con equìvoco
scherzoso èflatod^U
Pecora
é
io per brache. Vede
le calze sfondate al mae^
ftro , E la camicia eh' esce del caneftro. Berti,
Rim, Frolle; che sia frollo
Bructf
macero
,
.
bruco : mal in arnese
cut cascan
gli Jiracci
,
da doffo.
Mi fai nefa: fu mi dai nojaj va
via.
Favella a ser Poltro: p^rla con chi non fi
muove
con
un
poltrone Fa del pinci: fa il
,
E qui rimase
ìocco-,da pincio. hasc, Rim,
àlfìn pincon piriconé
Mi porta broncio : mi porta il muso,
fio,
Ikeco ingrugnato
ha zazza '.forse
Non
non
ha
niente ?resso il Boccaccio s ha zazzeato
pet
.czioio scioperato
Andando il Prete di Étto
or
Xtierjggio
ì^ov.72, é.
qua or là -zazzeato
.
.
.
.
,
.
.
PATAFFIO
11
Digrignaun
micolino smanzieroso
Tu mi facefti bocchi , e non
magazza :
Di non
volere ftimoli s'ingegna
La lima sorda vivendo di razza.
E' calameggia
e (la 'n gota contegna
;
,
Tra
l'uscio e l'arca ciascun di lor fue :
Non piaccia
ti vegna.
a Dio, che 'Ibuon anno
Corefto non
farebbe Cimabue ,
Che dipinse
nell' acqua il peto grosso ;
.
Digrigna: t/uaji
dlgrugna cioè tempera un
At«-»
un
con
( un micolino
focoìiriù
) il muso
,
di riso. Smanzieroso:
//';;
svenevole
,
conlez-*
zi affettati
Facefti bocchi : tu mi facejìi
boccacce,
plutm
bocca graziosa^come
mi farebbe
ioftochè
( ma«
ma
) la mia radazza
gazza
; Frane»
garce
.
.
Salv»
sorda
^i siffatte
lime
La
liina
.
ratto
il ladro
:
Di
che
,
;
razza
di
servirjl
suvl^
rapina di
,
.
come
Calameggia: fla a gote gonfie
chi su"u
che fare
il zuffolo, non
altro
avendo
^ta 'n gora contegna : Jìgnifica
gonfio
purejia
e pettoruto
in gravità
, Jìa
Trair uscio e 1'arca
fu
;
fu alle Jiretts
,
tralC incudine e ti martello
Cimabue ; un degliantichi pittori Ancor
la farebbe Cimabue ,
Non
in proverbio
:
va
jìhc avca
gli occhi fodrati di panno.
Tìd
•
.
.
.
Dipinseil peto
:
ano
che fibagnie che spe*
LATINI.
t3
dà è"er Guinizzo per due
Ben avrei vogliade' bctton dell'osso :
Tu se' in detta i deh pur pian barbiere
Quand'eglifiede nel bacino il cosso.
Egli t'appiccòil fiasco il ciabatrieié;
volentieri a squacquera
E pranzerebbe
Va in tregendail cavalier micciere
Tre
ne
se
•
;
.
tezzi col far ventre
dell^acqua
le gallozioìe
il peto Salv.
a
galla fa v'ifibtle
,
,
Tre
è
,
se
ne
7ioiaio
Ufi
emente
mun
saper
dà per due
molto accorto
aver
trarre
un
tre
:
Ser Guinizzo
qucfìo
ne
.
per
pan
^ufattisuoi
coppia Jì^nìfca
qualche
notabil vantajf^io da
affare.
Ridolf
dell'oflb
Avrei vo^^
sita di fiuocare ; ma tu se' in detta ; tu ti sei
accordato a mettere
in mezio
chi giuoca.
CofTo
che viene in faccia
tumore
f"icciol
T' appiccòil fiasco :
i fatti
pose in pubblico
tuoi ^ U tue vergogne.
Tolto dal fiasco, che
fi suol in Toscana
appenderper segno delle
cantine
Pranzerebbe a squacquera : mangerebbevoletitteri
altrui spese
a li^
Var che voglia dìm
re , dì ei sguazza
quando può dir male d' aU
Rotton
:
alio/Zìdadi
,
,
'
.
.
.
cuno.
che dal voU
Tregenda : brigatanotturna
lier
tfferdi fìregheo di morti Cavacred^fi
,
go
un
.
micciere
miccio
,
:
cavalier che cavalca
un
afino
"
PATAFFIO
t4-
Cùrra
dicea la dolce paccherà,•
cuna
Poi dij^se*
picapica e poi ve' tu;
K alla buona guelfae* fu suzzacchera.
,
La
disre : or du
forosetta
Cotta , che dia a fta beftia felcina;
Ch* io ti farò, com'io fé' dianzi al bu.
ben pisciòFiondina ;
Beri piscia
Berta
E glicornan
i
gliorecchi , e molto gracchi^
E r ebbe appunto in su la beccatina
A gran ga}aldo
al barlume smiracchia:
vaga
,
.
Ourrà
curfa
: voce
Paccherà
^all'iìie.
detto per
mina
friamente
un
:
vezzo
fi chiamano le
/'ho per sQprannoìr.edi fetii*
Paccherà è pro^
K'tdolf,
co»
cui
.
uccello.
Gue'fi del cól
detta da lui
partito
fu Brunetto ; buona perciò
Fu fuz^acchera : le recò onta e d'Jpiaceìé
Or du : or dunque Keftia felcma : befiia
cornuta
avvezza
mangiar felci
Beri pisciaec. t hajmo indovinata hanfai**
Buona
Guelfa
donna de
:
,
,
,
^
,
a
.
,
to
bene
Gii
.
cornan
glioréc^
i f l'i
gìior^cén
Jtschian
chi. Noi diciamo: Ben mi fìschiavan gli o-f
che taluno da
recchi i quando ci accorgi
amò
di noi
ij^j lontano mormorava
Su la beccatina : averla sulla beccatinafi^
colpitosul più vivo
gnfizaejftr
A gran
gajaldo: con gran gaudio, con brio»
Sjiìiracchia: aguzza la viftaper vedere j jet
ispi
are, gigantev è di male t
.
.
_
PATAFFI©
i4
Facciamo a bella bargia
e a bel grillone
s
,
Zoccoli in brodo! egliè Latin Calzari,
Agnardo , e Bella coscia di montone
Uno
sfolgoroci ha : pazzie denari ;
badata:
Egli trasogna , e fta a canna
.
quattro,
come
tre
meri
tra
come
valga ire
trezze
che Jk-perciò
:
quattro Jìan bene uniti ,
lor vicini , così ben vadano
e
curne
nu*-
infama
due malandati.
quefìi
insulsi.Ciac»
Bella bargiaec. sorta di giuochi
che oramai Jiamo spiantati spa/fiamoci
pet
nel poem. intit*
Di ccjìoro
il tempo
consumar
La
compagniadi Belfiore: Bafta eh' e' sappian
tina
cantar
quella rima ÌDigiorno e notte di mat,
.
,
e
la
sera
,
Fa
la là
li la là
,
,
la li, la le-
.
esclamazione solita
di
d'una persona
al sopraggiunger
profferir/i
cui /i parlava male. Lai. lupus eft in fabula.
certo
un
più
Oggi : Co' zoccoli ! per coprire
intercalare
sconcio
Agnardo e Bella coscia ec. secondo il Ri-*
Zoccoli in brodo: è
un
,
»
dolfìsono
soprannomiplebeidi
che scpr aggiungono
con
injieme
due
persone
,
Latin Calcari t
diJìaU"
: un^ immensa
sfolgorata
sfolgoro
potendofar
è tra pazzie denari ; non
V
za
Cosi s^ese sfolgorate.
roba se non chi ha senno
Uno
.
Trasogna : farnetica Sogna
.
non
quattrini
ha
bQiica aperta coms
.
chi
quattrini
badata : Jia tt
Sta
a
ehi
e Jìa a ta^^t
de/idera,
canna
LATINI.
che
agl'ingoffi
Fate
17
di
siete
pari
:
,
Pisciaci
Agi'
Berta
donna
su
ingoffi
:
a
arroncata.
musoni
a
pugni
in/teme
la
fiete
che
J^edeteve^
,
,
spiantati
e
ugual*
fazzi
,
mente
.
Pisciaci
su:
dacci
di
la
naso
c$sa
è
fatta,
,
Arroncata
:
forse
grinza
da
,
chiare
\
ojiorta,
da
ronca,
arroncare,
s^rk
PATAFFIO
1%
SECÓNDO.
CAPITOLO
•tr"Gli è sbandito il becco, e '1 magaluito;
•^
E pillottami
dentro a chicchirlera :
Non
traligno,e (tordito non T acciuffo.
far così gran sugumera ,
.Deh ! non
ne
Ch* io ho pieno il buftaccio a maccabeo i
AggafFala, eh* eli'è buona gemmiera
Io non
(tarò più punto al batafteo "
.
•
??
?
,
Il
,
II
^
r—.—
,1
Il
I
I
Itt
?
I
??
I—
_
I
I
IJ^
Magaluffo: (juafi
magàluppo. Si c//cegalup*
in arnese*
e ma!
canaf^lia
Pillottami : pillottare
è gocciolaresulC aU
trui carne
grafo o cera bollente ChicchirleColle sue bajate mi fa ar*
fa : beffa burla
tid
pò
di vii
uomo
.
.
,
der di rabbia
tSJon tralignoec. io la fo da par mio i é
da sbalordito o da meffers
per certo che non
io r afferro
pel ciuffo
.
•
Sugumera
Per
mera.
Loria
A
:
è
bofid caricata ; oggificu*
di Dio non
tanta
ne
menar
una
amor
.
maccabeo
le , finoa
bondanzd
non
:
io
ne
pieno a crefapeU
san
poterne più
.
A
macca
:
in ab»
.
Aggaffala: acchiappala Egli e pure unaÈ
fìrana cesa
che queflipoveri mariti non
abbian sei
che non
pofTon trarre un peto
che gliene ricolgano.
iPirenz. Lue,
persone
.
,
,
Gemmiera
; per gemma.
Al batafteo : in gergo
dire;
secondoil S alviniper
ijìarò
più punto
Contfajìare
Io
non
*
a
d
batoJìare~s
LATINI.
15
*
in
pacin , fa
andrà ben
farei un
ne
Non
Tu t*hai a dar
tomo
Ardingo, '1 nuoto
Or
di
va
notte
non
; e
lai^aglia;
su
voto
a
Deo.
di rigaglia,
^,
il
menare
cane
*
,
tralinto a bilenco sj^arpaglia
bedame " e berghinzàne,
BattisoiSa
,
Ghiotto
to
Tomo
che
i
#
:
Hon
capitomboloTanto poco me rie cu^
sulL^ paglia.
fareiun capitombolo
,
pacin : startipace // Boccaccio ne de^
nome
per un suo personaggio,
Dar
.
rivo un
andrà il negozio a maraviglia
11 nuoto
ec.
bene e vantaggiosamenteSi dice ; io nuoto
rei graffo Significa
poi rigaglia
quelfutile
che fi ricava dalle pofe^ffioni
oltre al puJuim
(0 , e di là da ([uelche ft potèa aspettare
Or va di notte \ fii
di Vang^
legge Espofiz,
Notte si è detta da nuocere.
Quindipotreb^
.
.
.
tt intender
fi: Or
Non
menare
'balere
a
non
male
va
il
cane
:
.
credereipotejfe
equL
i denti
menare
j
7ion
menar
tan^
tanto»
gengive^non mangiar
bisunto
A bilenco : 4
Tralinio : ghiotto
: dim
gambe fiortee squatrasciateSparpaglia
to
le
.
.
Chi per se raguna , per altri sparpan
glia,Sacch, N, 188.
Battisoina : è quel batticuore
da
cagionato
sperge
.
improvvisa
paura : qui per uomo
pauroso i come
; 0 poltronevigliacco Bedame
e
se dicejfe
di
berghinzaneson titolid' ugual fignificato,
.
^
godardo, Bedame '.forse
cui carica pure quefio
bedale secondo il Rid^lfi
soldati di ^oea coìU»
,
PATAFFIO
ÙO
Ciurmati baldamente
E
è
biigigatto:
pian passo rimane
trombetta
egliè mal gatto ;
scocossato
Egli
il
una
a
.
,
Pentecofta
rimese le penne,
Diviatamente e'fia da polliimbratto.
dicon menne
£ gentisenza
senso
:
i pippioni
E' mi comincia a tremare
:
è tranlita l'otta , e non
ci venne
Non
•
Per
io
.
9ietta
viiferrimi^
: da berghinella
Berghinzane
,
.
Ciurmati : fatti»« ineante/imo
al ( bugh»
gatto ) pertugio; qua fi buco di gatto,
ScocofTato : sbattuto e ribattuto Lat, sucA pian passo rimane
cussatus
gli
: ^ur non
male , cade in pie ccn{ i gatti
va
E' trombetta : va dapptrtutto
predicando/
fattialtrui E' mal gatto: è un furbo.
Rimese
le penne ; fi rifece
riebbe. Di^
, ft
viatamente : a dirittura , ben prefioOgginel
volgar Fiorentino diviato
Imbratto : beverone di crusca
che fi dà d
da
porci, 0 a polli Tornerà ad ejfercrusca
dare a polli
dire : Vn cam
Dicon menne
: come
volejfe
aif altro. Menno
: muti lam
Jtronedice cafirone
to , 0 sbarbato
i pippioni
Tremare
: aver
mor*
gran paura
do bajfo Pippione
: per tefiicolo
,
',
.
.
.
.
,
.
,
.
',
.
t
NT.
TI
A
51
: scerrelloni
pettin.ella
Saldi alla
,
fta accoccolato;
e
E volta tema,
Alzò le berze , e moftrolli i tornoni
Pur bubbola ftarà a gyaraguato :
io feci del cocuzzolo:
E vìa vocata
Rannicchiati ricenre ,
Un botto caddi, ed uno
t
beftrugiato
e
.
floscio al bruzzolo:
ec. ftiamfermi al pimp,etti,nella
Pettinella : è
e volanti
sbalejìrate
/a, tejìe
lo*
la fiocinache fi lancia a pescidopoaver
ben diretto ti colpo
ro
madornali ; dalT iin~
Scerpelloni
: spropofiti
dar torto delle serpi Come
Vomita
:
dicefife
né mai Jta al prcpcfito
ta
cento farfalloni
; vol-
Saldi alla
.
,
.
.
,
tenia
,
Berze
che
un
:
cambia discorso
le gambe I tornoni
,
.
:
ncn
può
aver
sucido fignificato
.
Bubbola : uccello che perlopiù
dimora fralle
lordure \ qui detto ad uno per titolo ingiurioso
.
A
guaraguato
Jiar nascofìo
per
Via
y/jrg.^guaraguato
i fattialtrui»
espiare
:
,
vale
via via ,' incontanente
Cesi
tutta
vocata
per tuttavia fi ha nel volgariz,di Lucano»
Feci del cocuzzcllo : /^a
^amento
capolino
la sommità
i efe?idococuzzolo
del
vocata
;
.
capo,
; non
Beilrugiat.0
fi può indovinar cesa fi,,
gìiifichi
che pòfifa
Congetturail Ridolfi
voler
dire strapazzato
Uno
iloicJo: oggi uno Croscio,
p4cl rumo^
re che fa una
cadendo
cosa
Brui^zolo
; /'/
cre-^
,
.
.
PATAFFIO
22
! tu non
sai mczzz
la messa
:
Deh non far grotte,ch*
io me ne scompuzzolp^
BabBo
e
toma
mamma
e
Tessa p
; Roma
,
Kgli è un bizzocone , e un bacheco ,
trovò la Contessa
^ V su le squille
Rimorchi
,
.
matt'ma o della sera
garmer.ic : Levarfi al bruzzolo.
P ha per
Rimorchi : /'/Ridoìjì
della
'pascolo
Onde
,
ch'iche rimorchiare
gniiìcadolerfi ec.
Tu
sai mezza
non
ìnform.rto
tu
contadino
di dire
]S[onfar grotte
{u
e
.
;
non
ciglia
,
le
aggrottar
far ficciabrusca Scompuzzolo :
mon
,
Var^
la mefìa : tu sei poco
sai quel che ti dica» E' un
non
j
è verbo
vol^
parola
una
campita! Infatti
ftha dal
enfatica come
modo
»
me
.
dalle
sconcaco
ne
risa,
JBabbo ec. è tutto unbijìiccio
per dir di unpt
che non
dà né in
che non fi sa in che dia
bufìb né in baffe Vare un bambino che cini'
( Roma
; promette
e
fuettibabbo e mamma
Tes»i
rom.a
) mari e monti, poijiniscetn'ceci
sa
a
: mona
preffoil Boccaccio
Teff
bacm
3izzccone : unpìnZQcherone
unojfolido
Bacheco : un baccellone un baggeo.
c^tpne
notf
Sulle squille:sull'alba o sulla mezza
I^a Conteffa;
le campane
te
quando suonano
,
.
,
.
,
,
.
.
y
di Civillari
'ijuella
,
di
il Boccaccio
cui^
:
no
Era-
nelle
allora per quella contrada fofTe
la Contessa a
i lavoratori facean votar
cjuali
Alle
i campi loro
pivillari
per ingralTare
,
.
PATAFFI©
54
Ed
mal tecchito;
arzigogol
K per la niffa fta contrugiolando
Tu hai lasciatoquel desco imbaftito
Per ciccia coderina in gozzoviglia
:
è
nuovo
,
Del
manico
se'troppo riuscito
.
Il cacaftecchie lagrimae bisbiglia
;
è più che ftajo
E queft*
la
chierma
su
errando per
:
gt imrnenft
spazjimmaginar) v4
,
freneficanJo
.
^
: ìmma^inazion
fantajiica
cajìel'»
Arzigogol
r in aria. Mal tecchito: vano
ir"fruttuoso
dice
attecchisciniente
Onde fi
: Non
il i/tfo
La niffa: ;/ musoy
; onde anniifare
Sia contrugiolando
: tuttgji^
per ingru^narfi
mal umore
nise e in truci oli fruttodel suo
,
»
y
.
.
,
,
Ridurre in trucioliè ridurre una
cosa
m
mi'*
tìuzzoliinservibili
.
imbaftito : tavola imbandita Ciccia
della coda Jiimata
coderina: la carne
da'ghiot"
boccone Hai rinunziato a una
ti pel miglior
coda co tuoi
buona tavola per rojicchiarti
una
Desco
.
.
compagnoni Hai
.
mI
meno
Del
in
un
.
manico
azione
aveafidel
Il
lasciato ilpiù per tenerti
ec.
non
suo
si dice ad
che scappa
all'idea, c/ì
corrispondente
uno
carattere.
lordo.Que^
: lo Jìiticolo spi
cacì^ftecchi
,
una
ft'Ilario mi riesce fra mano
piìlaccher;^
cacaflècchi.Commed. D* Ambra
e un
Più che ftajo
: quand'
uno
dopo una seriedi
cade in falche btjiialità
piilmadore
$propofiti
.
LATINI.
35
benciiè s' arrubigiia.
Ella borbotta allo ftecchetto ferma ;
E sbonzola doman , eh' è berlingaccio.
in Terma.
fiftolvenga a' rigattieri
Deh
Io r ho zombato coni'un tov.olaccioi
Egli è jda Sciobbio
Brun.
,
B
Lai.
fi dice:. Oh queftoka colmato lo ftajo.
i/Come
i'o/Jg chierma
per chierca,capo
ftajo p'iucchè
: Adejfo Li ,sul capo
juno
cejfe
i^aley
.
colmo
E' da Sciobbio
,
la
usa
:
plebeFiorentina per
de' concetti da nom
di alcuni luoghi» Cojsì egli è da Levan.*
tspiegarjì
copertamente
mi
trar
per dire che leva via quel d altri* NonaU
trimenti è da Sciobbio ., cAe ha relazione
te
e
pallido.Rjdolf,
Il Boccaccio in
S'arrubigiia
.: s*arro^sc0
dijffi
linguafurbesca
empiere il fiasco_divin
Sch\bo
y
.
rofì'o
ferma
Allo fl-ecclierto
,
Stare
a
Jiando a becchetto
è mangiar
Jìecchetto
fa"*
magramente
\
.
y
miccino
a
re
E sbonzola ; e mangia poi a crepapancia
dU
mani , che è { berlingaccio
) giovedìgrajfo,
Terma
contrada di Firenze , così detts
:
che diconfi
dalle terme
fiateanticamen^
ejfervi
Far che se la prenda co" rigattieriperche
te
,
da
le dan campo di venderfi
comprando
cofiei
y
.
.
tutto
V
come
sente
per
jar
carnovale
ho zombato
:
/'ho battutoa
fifarebbjs
a
un
,
,
piùnon
favolose , che
non
pofo^
si
ri^
PATAFFIO
^6
dreto
zufolaigli
E
delle
domine
K
e
zinghinaja
t
in sul buftaccìo
cacatesse
.
dall'aja
né più terra
e
Né più mar
posa cìolo?
E* mai sì che no '1 farebbe naja
;
Egli è diman poft di ber^ingact:iuolo
Uliva
E voi vi dite jl ver Madonna
Chi non
s'impegni il figliuolo^
|ia rocca
Pur
Martin
mercè,
,
,
.
,
,
sei
Tu
assai cattiva ;
ti troverebbe
covata
una
non
ritruopica
La
.
Ji gambe alzate il vidi che tortiva;
dreto: glifischiaigli dijjiap,
Zufolaigli
male parole ; gli dijjieffercom$
cento
pye/fo
la zinghinajaeh è quella lenta indispofizìcne^
1$
per cui non fi è né sa?io né malato ; e come
cacatele fioè le male jemrnine che ftruggos
^
,
,
,
no
consumano,
e
quefioverso vuol esprimsf
di uno, cui paja che pH nian\
t lidi
ne
f inquieti
fhi sempre il terren sotto i piedi Come dices*
ìJè più
,ec.
ma):
^
.
se
:
vi sarà piùné maf
cascherà ti ( ciolo ) cielo ? Mi^
quel che ti
fhe niuno il farebbe
è maiì
Cosa
né terra ,
sì davvero
e
,
Forse
non
Ber)ingaccipolo
; il giovedìche precedet
giovedìgrasso : og^iberlingapcino
,
Una
razza.
La
covrila
Drl
;
una
Greco
:
nidata , cioè una
Mali corvi malum
cattiva
ovum.
; /'idropicaqui presa
ritruopica
per U
,
che
'ptr/iera
,
Tortiva
è
; /;;
diavolo ideale
lin^u^furbescavale ^vacuava
un
.
LATINI.
$7
la cavalla non
porterebbe
men
Egli il volle grancire,ed uncicollo ;
Dell'asciugaberrette e' mi darebbe.
E
,
piove a Palavanghi e JDavarcollo
Io potrei ben avaje appiccarbrevi ;
E chi non
fiacca il collo
fi spergiura
K^spola barattiera per le nevi
Se
,
,
;7 corpo; dalt agiatidi premere
•
Columella
.
;
Vinum
vino spremuto.
tortivum
,
Porterebbe ; s"usa
vr^rbo per aver nel
qu-:Jìo
0/iJe potrebbeintenderfi , chi cojìut
ventre
.
tanto
evacuava
tre d' una
nel
iiuantone pot-ea ejfer
venm
cavalla»
Grancire
jìe
,
ed
icare
une
;
aggrappar colle o^raU'*
jnrebbefi
uncmt
coirli
Asciuga— berrette : ladro Mi darebbe del
da'
ladro, 0j(sipure: Egli è flato rasciugato
birri ; è JLitopreso
Avale ; ora
adefo ; voce antica Appiccar
brevi : appendervoti
k propriamente
Breve
come
,
.
.
.
.
,
.
duei sacro
fimuleto, che porgano al collo i bam^
}):ni
.
chi non
r altro; Chi
E
ce
a queU
eqjdivalenfe
prsverbio
dice il vero
è impiccato.
Nespola : chiama quejiabarattiera una ne-»
una.
Spola in tempo di neve, cioè cattivlffima
^
verno
inpi.lfima
: perchè le nespoU neW
trujfarellà
molto avanzato
acide , e di sapore
sono
disgutofijlmo
.
PATAFFIO
^3
Pvivela , sbusa , rabbuffa , cernecchia-;
E pure i lecchettinimi dicevi
.
Sempre
tu
fai di
il disse,
barbagrazia
Per
orecchia
mercatante
,
e
fé zitto:
non
Rertina , cala giù la secchia.
Alle mulina degliArgentiritto
Io vo , già-capitato
tenore
a mal
:
A scudo , ed a capei vi fu' confìtto•
'^u se' della porrata imbrattatore :
avrà la tossa coccolina ;
Marzocco
è g^nde ingannatore
,Pergramanzìa
Nona
.
gii altrui denari
carpisce
JlabbuiTa imbrogliaavviluppaCernecchia;
sbroglia^
parne
sviluppaVsa milU raggiri
per caSbusa
:
mun^e
/,
,
-,
.
,
.
ti
conto
suo
•
I lecchettiniec.
ejppurmi vendevi
parvluZ'*
'
'
'
melate
Per barbagrazia
; per i^na grazia
Jingolare
f
per non dir peggio.
Mona
dice ilRido^Jì
vuol
ec.
verso
tjuejlo
,
,
'
^e
"
il parlar melato della persona
di
?esprimere
deU
aui
fi tratta i volendo come dare un saggio
leccate grazie eliayea sulla bocca
te
Ardenti: famiglianobile e antica di Firett^
i
.
,
di cui Dante e il Boccaccio»
Vi fuicolto
A scudo ed a capei: appuntino,
appunto , com^ era fiatoideato
Imbrattar
Porrata : vivanda fattadi porri
Ja porrata vale sconcertar glt altrui disegni»
Jilarzocco
: licne di piettache fta per inseavanti ti palazzovecchiodi Firenze:ifal
gna
xe
f
.
.
1 A T
I K
I
^f
*
fallo di queflàman
porcina,
né tolto ;
mi fece ancor
motto
Che
non
in pezzoUnar
Mi hai pur cinque; è merda
Fonne
Se
tu
un
gii afFusolafti
rimbrotto,
dalle eonvallc lembo- e brctta:-
E' par
mal
B
3
ssr
gra^
guanto Jìolido Tossa coccolina ; catarro
Scherzaf.
%)e da Jìarea capo tttidoallo scoperto
d' un»'
che così Jìa : e intendefi
sul detto l'ione
,
eh' abbia in capo cattive id^e
.
.
.
queftamia mano
giuoco; non è buona
fallo :
Fonne
è
Ben dJs^rdtr
ad altro cht ^
né ta:nto né quanto.
:fiata nel
Jar fallo Mbtto ec.
Mi hai pur cinque r
.
/»sr cR accenni
ilgiuo"
in cui fallandoglispesso l^
della mora
,
il compagno gli ha già cinque.
mano,
in pezzolina: termine^ di disprezzo^
Merda
co
di qualunque Jia cosa»
^
Gli affusolasti: gli scaricaci
addojfo
, giti
bel rabbuffo
un
facejìi
per farlorimanere svsr*_
fognato.
dalle convalle : JiJìa coni un balocco,
di grò fa pafla Così: E^liè dalle"
uomo
un
alle vallade di Bergamo,
vallade , alludendcji
Ki^
donde fifingonoi z^anni delle commedie
Par
'?
.
.
dolf
bretta : Dante usò lembo per lo pi^
Bretto fignifìca
Jìeri-*
cupo fondo della valle
le* Onde il senso
sarà: Ei fiJìa coni
bamun
locco , e un balocco de piìitorzoni-e sens^t
Lembo
e
.
PATAFFIO
so
Facciamo
a
tuttiin fretto
boinbajarda
*
Egli ha fatta la fica alla
cassetta
ghennugio,in civeo ; e delle cionti
bocca vecchia e giulivetta
Affibbia,
In quellaporta Cavaliere apponti
:
in
.
O
Gianni
Kgli è
,
un
rimberciando ?
dalle Fonti.
capcssonchio
che vai
tu
pur
che corra*
dì fartciuUj
F^ombajarda
: giuoco
,
coli*
altro} oggibomba
pu
preuderji
alla cai^^
La fica alla cassetta : far U fiche
setta è approfittar
fi àt denari avuti da altri
m
Potrebbe qui Brunetto
giocard*
consegna
equivoco
poco onefio
la
Ghermugio: da ghermirecome gherminelda
Civeo : può essere
di mano
giuoco
ineivéare, mettere in civea , che è una
specie
|
^
di cefia Ridolf,
^0
a
.
é
*
,
*
,
.
B^lie
:
c^onti affibbia
accocca
,
rjn-*
fiocca
Rosei tu toccherai
deilatti
i Lat. contus
, bafivne
di molte cionte Burchieh
fi a
Bocca ; chi sa che 7ion abbia a legger
d' aver fatta la
C equivoco
bocca , seguitando
a
fica alia cassetta, e corrispondendo
quel che
.
*
iegue
:
In
queftaporta
ec
racconciando
Rimberciando : rattcppatido
,
laceri
tome fifa a*patini
e vilìa^
duro capajfoné
Un capessonchio
; un
fto; e fendole Fonti uri luogodella campagna
di Firenze ,
.
,
PATAFFIO
32
Scufeggia ed à Caparbio sempre va
Voi fiete di guaime due melloni :
E^lì è un iniccìngogo
e
piglia'1 grillo?
E sempre
n'^ha pifciatomaceroni.
Ed il purlentesempremai titrillo
;
,
.
,
E'
avviluppa,
e scaidina hi ti^na»
Scureggia
: verbo ora
ignoto, ma probabiU
iKtentQ' jrequintattvo
di scuotere.
Kidolf,
di Tosci»
Caparlbia:
luogo delle maremme
«a
Ma
; qua fi caput alvei
qual sarà la s»:t
?
allufione
Ci guaime due melloni : mudo fri
:itante
J
Jue sciocchi in sommo
grado Baccei di guai*
ine
difs-ri Bure hiella,
Miccingogo: uomo grandeegresso com^ uff'
at^
'•miccio goffodi fattezze e di pochtjjima
tptudìne ; oggi maecianghera.
Qui pi*
: alta sopracciglio
Piglia'J grillo
ri par che equivalga
quel di Flauto : Sua
di uno^
che foff
f^
percilium salir; chediceafi
da qualchedolce spe**
giunto a farfi solleticare
.
,
•
^
,
,
.
ranza
,
N'ha
ardente
pisciatomaceroni
:
è
n
fiato sempre
macerari
//
bramoso i Lat. amore
è un erba aromatica
macerane
Purlente : forse quafi prudente , cioè che
Titrillo; quafititillo^
frude, che dà prurito.
solletico.Salvin.
la tigna"//*
Scardaflfar
Sczràinz: scardaffa.
.
€efi
per mulmsnare alcmo, farnefiraocio
e
.
.
I.
I N
L A T
S5
triilo al fuoco , ed ha rafTillov
eh-'è arcigna
la prugnolatrangugio
,
cacciate le passere ti fieno :
Deh
Perdi'è
un'
.
E'
ha
non
una
bogia
,
Per
ha
per
certo
quellabarba
sempre
ghigna
•
almeno ;
di che Dio lo 'mpicchii^
tu farai di meno.
il bucato
Risciacquale
Non
e
alineno
B5
Trifto al fuoco : volgarmente un dormi ai
fuoco , che fiiviftadi dormire per furberia
f
fa la gatta di Mafiao
Ha 1'affilio: smanta
punto dalla sua pa/Jìo^
Affilio è un animaletto alato ^ che puti£t
»e
aspramente
La pnignolaec. jfiitocca ad inghiottire
uri
aspro e cattivo boccone ; proverb»
Le paflTere
s* intende tem
; cacciar le pafere
lontani t molejìi
e gravipenfteri
ner
ha una
Non
cum' un pesce f
bogia: è sano
ha in-lui veftigio
di rogna o d* altra
V
non
.
,
.
,
malore\
il huczio: fallema
Risciacc^uale
tefìa una sonora fìrapazzata
,
lavata
di
,
ha certo ec. nemmeno
ha fanti quat^
trini che bajiino
a
comprare una fune per im."
Reftim volo emere
piccarfi,
qui me faciampenfilem, dice in Plauto ifuelCalidoro , cht
non
ave
a
come
notti.
pagare le sospirate
Non
queftabarba- : tocca la barba in aU
lo di giurarei tat. Si vir sum
Mentre not^
hai quattriniti giuro
che paff^rit
vedova ^
wj^e le notti.
Per
.
,
PATAFFIO
24
Dì ferro
inferra,ed è
vincliioe vinchi;
E* casca , e tienfial palo e a guascherie;
i
Tu se' incerrato
che non
ti sviricchi?
"
Gatta tien'a parete
e druderìe :
La modra
fai di bucherelloJ
tu ne
Lodura fia la campana
del die
Farà di gaz^aiiliol
bello ;
moeon
tra
,
*
Di ferro
yfic usarsene
eflié
ec.
alleJtr
ette
,
nc
sa
co-
é
che pos^
confettura il Rìdolfi
y
dì le^no» a cut appifl'iArJì
e [fere
€afw
arneji
,
anche trarne la
coTììe gualchiereVctrcbbeJÌ
derivazioneda guarà guasco , Sorta dì pianta.
Se* incerrato : gli antichi usjvanó
incerraGuasJierie
:
.
sì Jìrettjmente
che
in/teme
il separarsene Sei in sìfirei
irrpcjjibile
j'v(je
? j|
to impegnoda 7io;i riuscirtidi disbrigartene
I
Ridoif
,
Calta ec. scherma alludendoa gattiIn fra-*
gola Gatti fi chiamaci quellich\ son molta
l hai da fare
ed accorti Ne' tuoi amori
trijii
ben pelarei merlotti
Parete ps^
coti chi sa
re
per
ccwntettire
,
^
.
.
.
.
*
.
casa
t usò nel
Te
sor et tu
.
La campana
ed. la campana dcll^albay
quan^
do i gatti
il lor fregoli^
finiscono
le varie
Farà ec. di queflo
son
tante
verso
che cosa abbia
lesi( ilij che vano
è cercare
Chi le^gefarà ,
detto e intesoM* Brunetto
shi tara , è chi darà Chi moGOne
e chi ma,
*
,
.
LATINI.
35
Bozzacchio parve il manico
e
spulezza;
cenrello
E' gli vuol rafi lì inerti
lezza ;
Grignaccola pericoì sempre
Sciorina al centopel ti pasca V occhidi
,
.
,
,
La
In mo'
menando
al pozzo
pszza
d'aTcheiti
e' non
,
la pezza;
Bacchio
è morto
B
«
6
bajì"neparve bozzacchiuto ,
^rojjo che perciòfi facea berf.
ma
cioè caccia la polvere^
spulezza
Bozzacchiò
eioè corto
:
//
t
icntìre : e
inte7:cleil Salvigli Del refto
: Spulezza*
come
la pula al vento
Da^*
coinè
re, volar via
,
*
*
VcJÌ.
vanÉ.
vuol
Gli
almi
i
rafi : viiole
mettivi
uri
bicchieriben pienie
/
metaforizza sulle baronate,
dia in buona
misura
della
se
dia
che gliene
.
;
.
pazza
d* un
la superficiale
firnificazione
non
fiiccio filmile quel
a
,
MeiTer
Pazzin
lavava
pezze
In
e
.
La
Forse
.
da frigna|
fvrse friernaccotà
Cento
dvnna
pel: / ano
abbia
è da crederfi che non
ec.
v
Grignaccola
natura
di vino
altro poco
mo
d'
ofgi
de* Pazzi v'era
d' archetti
:
è
una
A!
:
una
pozzo
di
che
pazza
maniera
bi"
di
Sponderecon
qualche
vuol rendere
In che modo
adeguata rispofid Interrogati i
farefte Voi ? Duramente
rispon^
defii
amarezza
In mo' d' archetti
quando non
ri^
,
*
*
fi
PATAFFI
3d
O
CAPITOLO
T
E
R
Z
O^
°V?Lr è brignacca,
bacalar cignato
;
»^^
Disse colui ch'ebbe la
moglie morta;;
E
fatto è fatto ed è spacciato
(juefto
Levai
la quaglia,
la ne porta;;
'1 tozzo
e
E '1 Ghiucciole dall'aja
no'l farebbe:.
.
,
Sentenzia bornia fa aifaibìftorta.
Eir* è brignacca
^ uiv
secondo il Ktdulfi
:
modo d'idire , come
sarebbe : Cappital l'è una
l'è una
piccola
bagattella,
salignacca.
lau-^
baccelliere
coronato
cignato:
il Semi
reato.
Dicejianche per ironia , corri'
di'un gigante'.
E fra se dice : si gran bacala*
Ori,a,
re Uh
scortare
piedee mezzo
bisogna
éo. Onde seguiterebbe
il fenso: L^ è una fava^,
Bacalar
^
.
t è una cosa da nulla !'
Jl
*L tozzo la ne porta : invece di guada^nar^|
avviene al cacciatorey.
#/ ci ho perduto
; C£)me
quando non
sol
gli]ugge
la preda,
Andar
via i esca
Ircv.
lasciarvi il sacco.
'1 farebbe ec
No
nemmen
sarebbe flatotanto
babbano
ta
,
per
ma
glipor*
la dècima
e*
melferGhiuccieU'
e
tanto
gnocco
a'piti
Dall'aia Juol dirft
gofivillanii
Cecco dall'aia
.
.
come
.
cieca? Risoluzione presa alla cieca
Se fu e glialtririesce che alla malora
non
andate comperando,
che le gatte in sacco
niuno ma,
spesse volte rimanete ingannati
xavicliarse: ne dee Bocc* J.ab»QÓ4,
Bornia
:.
.
..
LATINI*
37
toccherebbe:
la camicia II cu! non
Doh ! eh* egliè un cotale uti né putì"
ceffata ebber
male schiaffo, e una
Un
ciuti:
Rozza
petarda, lapi, nuti,_e
-in*impinzai;
In india paftìnaca
"Non son
minciolft,perchè fien zembuti.
E
d* umy
modo basso ^ che dìceft
Ella rimase
ri qM^le esulta per contentezza
le tocca var
che non
facendo si gran galloria,
Bocc» 32;
il cui la camicia
Uti né puri: ah ! sì cK e^lie un baccello^
camicia
La
ec.
.
.
ne
1
Male
né pesce;
per malo.
carne
ne
:
e
glifu
perciò
sonata^
petarda: cavalTaccia che spetezza*
Vi cefi a talun per disprezzocome
carogna
in lapi, nuti e ciuti che
Sezut il disprezzo
Rozza
,
,
,
termini di niun senso
son
mejjìper dinotarer
,
lo scfi)cco
parlaredella persona di cui'fitrat^
Ridolf.
India pafìiinaca
la cuccaci: paese ideale come
che fin^efid^
sbardellato,
M^ im*
un graffo
gna
pinzai: 772*
empieia crepapanciaVuol dire ;
Così ilBar^
Io intanto me
ne fioin guazzetto
fa
.
,
.
.
d* un ontano
toh : Intanto Cecco ali*ombra
Se la grogiolaallegroa panciapiena;E parmi giuftoil prete di Facciano.
Minciolfi : furbescotraveftim.ento
di min*»
chioni Zembuti : da zembo, che' dice il Rim
suonar
dolfi
gobbo in alcune parti d' Italia
I^on ti credere / averla a fare coft mammaluc^
.
.
chi, benché
trafatti.
tu li veg^a
" scQ-^n
maltagliati
PATAFFIO
38
Ai
pasquals^rvisìo il culatrai
tuo
,
Kuscella ; deh fa *1 forno
schiavonefcó }
picchè noi fiam da Bienrina begnai
E co' calzar del piombo ita in cagnesco;
.
.
li ini
Fatti
Venne
crifteo di
un
lo teri
cicato per
un
fofjied;
pesco
;
*
Il culatta! : i*usava
in Firenze da p:itan^
2Ìam del negoziocondur sulla piazza il gio^
vine che andava U prima
volta
alla ho^te^a
al banco , e acculattarlo sopra un marmo
o
J
del*
ciò fvjTeun iniziarlo al servizio
corife
se
,
bottega Ridolf.Pasqual;
la
.
solenne
,
ToiaJ
servizio
Rusceìla: scpranncme di persona allorccf^nt^
ta
non
Confejfa
saper indovi*
pot il Ridolfi
due vef-^
nare
qual gergo fi nasconda iti queftt
si. similmente ni Cant, Carnale. 34. il toinbol
ciamo
sì ben facsciiiavonesco e faticoso t Donne
volte d
Cht senz' alcurì riposo Tre
,
quattro già fatto V abbiamo
Bientina : lago irai Lucchese e il Fiorenti^
fio
Begliai: jorssbagnai, al dir del Ridolfi,
.
,
*
.
per
bagnati
"
lenta gravità
,
Sta in cagnesco
dilìgasoflenutezza
Co' calzar
ec.
con
.
bero
cori
;
guaU
fla bur^
il muso
torto
cicato ec* un decó per la limoftna]
Un
ger^
Na^^
Teri: oggi il tari è moneta
go antico
Il Salvini che va
poli
tana, già detta teri
dw
ffimd origine
1
sempre alle radiche di primi
bita che fid teri per tergo
,
fa
,
,
*
.
Fogliedi
pesco;
bisognaeh'efeftanofolu**
p
4c^
A
r A F F I a
Gnaffe ,. fuse* un nuovo
Pagolinò'
vederti i ìucciantì scerpellatì
A
;
ti vendichi , esci Baldovino ,Se non
frottolar , die tu gliHai trabaldati :
Non
Qyando V afino ragghia, un Guelfo è nafór
E gii ebbe netti e scuccolati
Sì dice
Per- via s' acconcia soma
fato :
a fare a
,
,
.
dunque: Non gli aveffl tu a portare una^
gerla-dì fané: che anz't mondagliT orzo,preparagliun piattìn
gentilei rrtentì'C non è egli
so
è
boccuccia delicata
Pagolino;v è fiatoun cieco y detto Pàgo^
lino , e famoso in compor canzonette,
occhi Jì'ravolri
Luccianti scerpellati;
che'
,
quegliocchi scer^
foco^vedono» Égli avevano
ficchò e*'vedevan
niente
pellìni
o
poco
,
un
divoratore ,
ma
ma
.
.
Flrenz. As»
Esci baldovino: // fai vedere un afinacctoteri : Stando lo l}alCosì d' un ajtno/'Angioli
dovino entro
d*'un'prato' , Dell' erba firesca^
molto pafce e *nforna
frottolar: non ci vender frottoleGli'
Non
hai trabaldati : // hai trafugatiTu sei un fan»
te lejìo
sert-za far moftra II hai rubati
e
,
Quando l'afino ec. M^ Brunetto era Guelfo,
Chi qui parla in dispreizo
de* Guelfi
è un fur^
ho che vuol farfi merito presio i Ghibellini
e
,
così trar da loro denari
netti ec. ebbe i quattrini
Ebbe
e sgu"^
pronti
Sciati;cioè li ebbe un f opra t altro
Per via s'acconcia e e. anche operando( a
faro ) a forte, va (alvalìa m affatea mttti
.
»
,
.
.
,
LATINI,
41
e connofìca :
B^Xi è un cerbacone
Cogliervuol queftatira,e scarcasciatoi
conoscoti,il cui difle all'ortica;
Andar io po/Toa far dell' erba a' cani,
,
^
E
Bontà
Ecco r
di
te
che se' inuccia fatica
•
,
del
avanzo
i
groflbCattani
"
'
in buon e [fere
da se ftejfo
nel fuo mede%
terjì
ftmo cor/o
buon da
Un
cerbacone : urto sc'wccone'i
un
vin guafto
nulla } e vien forseda cerbonea
Connofica : titoloingiurioso
e
hifervibile
for^
Così
del latitiocunnus
da due Jinonimi
mata
neir 8. dice ad uno : Viso di conno
inferiiìOi.
,
,
.
.
e
di
marmotta
.
.
Coglierec.
scarcasciato ,
rallentato
vuol vincer quejìa
^ara j ed è
cioè malconcio ; da scarcaiTato
,
com
arco
teso
non
,
modo baffo,
cui intendia*
con
d^ esprimere
che non e è punto ignotala
mo
,
malignaqualitàdi taluno Altrimenti: Ti co#
mar erba
nosco
Far erba a' cani : applicarji^
ad un mefìiere
di niun prefitto
j perchèi cani non
mangiando
Conofcoti
ec
.
.
erba
faticafarà perduta
Similmente :
Fare il lava carboni. Addio miei negozj in
,
bontà
tua
di
che
te )
grazia
(
feiun { muc*
eia fatica ) perditempouno Jcanjafatica
L' avanzo
del Cattani ; s^intendequello
fcam
fitoSoffertodove credeaji
guadagno Così l*a«
del Gazzetta , che fecondo il Menagi^
vanzo
,
tal
,
,
.
.
àruci^va
gli9IÌVÌper far ottonacf/teré^
PATAFFIO
42
Alle minonne
©ecimole
perdereigiucando'
peteri e ani ani
,
*
,
iDicervellaró
vienlo mazzicando j
E metrerai Petruccolo in Quaracchi :
E* tocca bomba , e va chicchirillando
#
.Alleminonne
giocarealle mìnonne o alle
in giuochidi riiunin-*
trattener/i
tninonnole^^
eh perderei
terejjeMi dice sì mal la sorte
afiche deve non fi può perdere
:
.
,
.
Decimole
ec.
termini
tre
fignificantì
quelle
^
abili bazzecole
fiù mijer
in cui può confijhf
la perditadi una , che nemmeri
ha che perdere,
Decimole : da decimo , me/chino Peieri : da
peto , corr^e crede il Ridolfi Ani ani : voce
delle contadine per chiamar l"anitre
Dicervellato ; eh' ha perdutoilJenna* Coti
buona mazza
vienlo ( mazzicando
una
} a so^t
,
.
.
.
nare
il pazzo
maledetto,
Quaracchi; villa vicina a Firenze
ove
fd
il peggiorvtno
del paefe Perciò la plebe al
cattivo grida:(Quaracchi.Ridolf,
Il Jen^
vm
,
,
partito
Tocca
ec.
egliperò corre a metterfiin Jì"*
curo
( chicchirillando ) prendendo/i
tra^
ì e va
in quel
JìulloBomba è il luogo privilegiato
cui uno corre
dietro agli
giuocode'fanciulli
i in
altri che gli scherzano intorno' e poi per non
efferprefi
fcappano toccar bomba ; donde preti
del compagno
JforipartQìio
per divertir]}
so
é
Lo
metterai
a
mal
,
.
,
a
.
LATINI*
43
:
abbiata sai tu , che tantcj gracchi
Un farsetto a Milano bianco io hoy
di Ciolo vo t'attacchi.
Alla canna
Ma guarticoda del metal dondò ;
P'gh 'l farebbe alla benifatta ,
chi 'n terra '1 cacò*
Che fìftol venga
a
A queflotratto tu pur hai la gatta ,
Per
Sl vede che ne sei
Per abbiata: per prova
maejìroa tue /pese? dacché tante" sfringuelli
Simile : La linguabatte dove il dente duole.
di Ciolo i è noia
Canna
la favola di Cela
Cielo, padre di Saturno
E il Ferrari dice
0
che ciolo fuona prefsoi Lombardi virilitatis
Ferciù precede; Un farfetto a
argumcntuin
Milano ec»
Ma guarti
: ma
guardatidalla coda à^ì metal
dondò , cioè della campatia, che è una fu-'
salvo ti fia un capejìro
Ma
ne
'L farebbe alla benifatta ; modo esprimente
iin animo pronto j se gli
bene, a far qua-'
venga
corta
sema
lunque azion
riguardoné a benC"
fzj né ad amicizia Rtd,
A queftoecé secondo il Salvini noi direm-*
tolta queftagatta a pelare In sì
mo
: Hai
ba^*
che non
intrigato
affareti sei impegnato
,
Jìerebbe
a
Capocchio ; /'/
nemmen
svilupparlo
quale pensa il Ridolfi.
eJFersoprannome d* un
barbiere Per verità ha da e fereun gran nodo
quello, che col rasojonon Jì può sciogliere
.
.
«
*
.
4
*
.
.
,
P A
f4
fonder
t A F F f ©^
faretene a Capocchio
Molfa schincii egliha più d' una
natta:'.
ilare in penna muda:
che se' crocchio?
Non
La treggiapur di Berta , e di Bernardo :
m* hai per cazza vela
Tu
e per ranocchior
Suo clientelo egliè, perch'èLombardo;
accia
i'arole, clic le son da cuocer
Che
non
.
,
Molta schinci : ti vocabolario alla voce Tizfm
il suo solito dimezzato quejìo
cita contro
^
che non
vuole autenticarne le due
verso
: segno
Egli
prime parole, che scorrete crede il Ridolfi,
arguisceun
poffareil mondo !
però
sènso
n
ammirativo
,
come
^
Penna
muda
E^
:
queicambiar
di penne chef
fan gli uccelli; cosa che li rende chioccie ma^de' cibi organici
iaticci per la dljìpazione
C9^il Signorde Buffon Non
te nejìar"
nC insegala
se' crocchio Jiaipoco bene ?'
Si
: forsrè
tapino
detto che usafiqualor
La treggia
ec.
fiamo'
attediatidi udire o di vedere sempre io/iefoi^
lì Rido!/.
fiam sempre
La
: E
dic^/Iìmo
come
dì traino senza
che'
rote
treggiaè una specie
da bovi;
Jì Jìrascina
Tu m* hai ec. tu trihai preso per un facchti*
^
.
,
,
.
,
// Sai'Gazza vela : uccello di poco conto
vini crede c/ieJta qui ^er cazzuola , vile ani"
no
.
ma
letto d' acqua
.
che ti son
//'buttan certe parole
^
/*ac""
bollente, con cuificuoce
quel ranno
mano
Fatte ho lor tal bischenche , Che chia-
Parole
come
c/j.-
.
i
ec.
c ilranno
pajuoli
caldo.Buon* Ficr,/^.
LATINI.
45
giardo.^
ugiolee barugiolecon
Tra
leppo
JSTon merron
1* son
Ed a
•Kon ne
Tale
1'uva
e
,
già palagiaio e non
gambe rovescio fate
,
,
sf^rir.accia:
vuol litri
;
taccia
fecìon gran calaijio, né zittì
eh zi : chente truce i ? scimunito
a
.
.,
e
: in tutto
ugiolee barugiole
per taf-*
te. Con
giardo; con bgjej sebben giardofia
che ^vien a pie di
amenU
quel f^onjìore
propri
cavalli Ridoif.
Leppo; puzzo d""untume cH abbrucia.L'uva
sfarinaccia: s infracidadetto di chi va
in
^ovitia
fenz"chèpaja Non fan fenttreil puH*
Tra
.
,
,
20
,
dano
danno
in malora
non
a
divedereà
ma
hitauto ti ma^u
.
dsl
è la corte
: da palagio
ov
Palagiato
ih pal::^gio
in
Totejià Metter uno
Jignijicava
lite» Ridoif Si dice
Firenze attaccarceli
una
,
.
,
di
al
non
le Ittij
amar
intanto io
ma
citato
son
Potejfà
A gaiiìbc
rotta
ec. sebben colla tefia
pur
volta ; fi venosa ad una
una.
taff^a
fifinisca
ad una
ccmpofizione
Veggiani di fare un tac».
,
y
.
ciò seco, e darli il
chi Serv, 4.
Calamo
:
manco,
clamo
.quafi
,
che fi può,
cioè clamore
,
Cec^
schiiu^
farne zitto: 7ion farne motto.
Tale ec. modo
di chiamar da lontano una.
persona , di cui non fi sappiail nome
j
quajl
zi
zi Chente trucci ? Che treschi^
:
fibilando
mazzo.
Non
.
che/ai? Trucci fi dice
a^liafini E,id*
,
A6
pataffio
Infaonato
rifritti
Le calze egliha rirate , ed è baliro ;
Ed ha rotto il bifolco , e la celloria;
E alla barba l'hai inuggiolito.
di queftabaldoria ;
Ecco susorno
Caccabaldole s' usa , e chicchiriò ;
che sete in galloria.
Scacco alla capra,
e
,
maceron
,
infaonato: livido. Sì dice di piaghe inveC"
chiatc e incancrenite
Maccrone
; erba poco
buona
e pjffìma
poi rifrittaPensa ti Ridoìfi
.
.
,
che
quiJi parlid' am'ciz'e rattoppate
,
di
cut
poco è da fidarfi0 scimunito^ Jìapur ficuro
che san piaghe vecchie , e maceron
rifritti
Le calze ec. tirar le calze
jS baiive vaU
,
fattoil colpo
£on morire Ha
.
.
.
.
Bifolco : //
ventre
per ischerzo , quaji biforco; cioè queU
il corpo limano
la p.nti ov
ji divide tn form
Che fta nel lago dalia forca in gRiso
ca
Ber7ì. Ori. {2. 4- 35. Ceìloria ; la collottola.
Ha
rotto
egliè crepato
ec
,
,
,
,
.
^
: inuggiolire
far venir / appetito
Inuggiolito
ad::scare In sua
malora ( alla
di checcheffi^a
in sugo
barba ) /' hai pofìo
ca^
ce C hai fatto
,
y
,
dcre
.
fumo. Baldoria : fuoco d^ allegria.
Caccabaldole e chicchiriò ; parole e ficezi^
fievoli ma
e fallaci JLcco dove la.
vane
iufing
: /;/ trnppo'e ed inganni
ftfìjva a finire
Scacco
tratto injìdioso
ec.
per trarre alcuno
Che sete jn gallona : giacche
in prtripizio.
la cat*
il coprir
in ter,ipjdi bagordoè facile
riva intenzione e far il colpo
Susorno
;
.
y
.
,
.
49
PATAFFIO
Ucci col pepe! v*è di pie d'anguille,
guadagno di Berto alla ciriegia
;
E leronti a ragiontre volte mille.
Del Feo buifetto io ebbi da Vinegia
che voi ciripiate
E vo
le bonette ;
Il
,
,
di cappucci Suol d'trfi
accorciameiìto
di maraviglia
: Cappucespre/Jìune
ci
per enfatica
! V aggiunto col pepe ìicn è che un deter^
minativo dei tal cavolo ; quellotioè cR è bue,*
Ucci
:
.
col pepe
Ridolf,
condirft
che non
Pie d'anguille:cosa
la
efifle^
come
J^'è da sguaz^
materia prima degliScolajììci
è copiadi pie / anguille
nel graffio
} v
zar
,
.no
a
.
.
hanno
che non
ne
ta
Il guadagno ec. og^tfidice
: Avanzi di Beri muri per vendere /
Ciregia, che disfacea
.
calcinacci.Paoli,
Mille : Jì dice ftar sul mille
,
e
vale /piegar'
al proprio
grandezzaSuperiore
Jìato,^
Ben
a
ragionepuoifarla da grande ricco di
pie d' anguille e de guadagnidi Berto,
inteiiM*
Feo; fello cattivo Salv- Dico doverft
di quaU
nome
dere buffetto del Feo, ed effer
Belcari fra^
Feo
come
che famoso panattiere
Buffetto ; aggiun-^
gli ant'ichìverseggiatori
fare
io di pane-, bianco fino Noi sappia
m
certa
Una
,
y
.
,
,
,
,
,
èì
buffetto Piià bianco che non
voftro ciuffetto Cant, Carn. 34. Ymegia : ofUria di Firenze
in
che s usavano
Le bonette : le berrette,
ancora
il pan
.
.
dal
tempiinvece de' cappelli
',
que
net
.
Frane,
bow
nf
LATINI*
eh' è di Liegia;
Esch' io di queftacappa,
Perchè cacare , e otto fann© sette
vi rincappo»
S' i' scappo , in vita mia non
Scazzica , mozziconi , e le civette !
Mogio mogio e' scendea , e sparadrappo-^
Coi fuscellincaendo oggi t'andai;
C
Srun, Lat,
.
Esch' io
mantello ;
fi suol dire cavarne
cappa o
e vale
trarfi
dejìramente
fuorad^ utt
intrigomeglio che fi può Di Liegia: dt fan^
dt Liegi Il Ridelfi
no
; e spiega
leggedileggia
che già rompendo/i
fa jar trifla
figuraa.
ec.
.
,
chi la porta
Perchè ec.
.
al dì^
con:
;
troppo ci fi/capita
'iOtto fi troverebbe ne conti , cA/ bilanciar vo^
iefei' introito della bocca colf efitodel vsn^
che sempre meno
di queth cain^
tre
reftttuijce
,
trotto
.
Scazz'ca
menti
i
enfatiche
esclamaiioni,
esprit
alterazione e lo sdegno deW animo
ec.
tre
•
Ridclf
accia panni;
'.flr
Sparadrappo
sparapane
che
per uno
par voglia divorarti cogliocchi ;
intende d''un bravazzo
e s
Se ne veniva loc-^
locco ; ma
co
gligirav^n pel capo de cattivi
co/wf
.
fumi
di [fé:Te
appunto volea
Caendo ; cercando ; che prima fi difé chaendo dal Lat. qusrendo. Cercar una
col
cosa
fusceìlinoè cercarla colla più minuta diUn
lenza
e
y
.
,
IP A
so
T
F
A
F
IO
mi fai caftrafìcaper carappo.
Jl nitfol tu hai levato semprcmai :
Deh
ti paja puzza
non
; o tu , o io
ì4ancinocolo se'; l'epapinza hai.
Più che la pazza il figliuol
ratio:
va
Fatt'è il becco all'oca , e salda e bella;
Vin da tre V fa pipitaitantio.
Tu
fai ce, tu mi rendi mal per bene;
caftrafìcaun atto Ì7igiurioso
e inten-^
ejfendo
,
scherzo o una carezza,
dendiifi
carappo
pir vno
mi
Tu
amorosa
.
Rtd.
nìffo // naso,
11 niffol ec. hai arricciatoil
chi sciite cosa
che fuzza
come
della persona trovata
rispojìa
,
Du
,
i^
esser
,
Mancinccolo : guerciodalt occhio mancino ,
Rem
lyumine l;tsus.,
pra?ftasZoile ,
niagnam
si bonus es. Martini» 12. 54, L'epa pinza
hai pienala pancia S'^i briaco
Va ratio ; il beiCimbuJìo
scappa via ratto
h^|
.
,
€
veloce ptucchèun pazzo.
Fate'è il becco alP oca
to
,
la
è
cosa
fatto il becco
fatta
,
Non
all'oca.
:
il
negozioè fini*
v' è rimediò
Lalli
En.
3
i
è
64* Die--
detto U novella d' un oca artifi^
ad
cia le , Starvi
t a ad un
giovineper tntrodurji
donzella, Minuc.
Malm. 1» '\'^^
una
cioè
Vin da tre Vec vino di tre Vendemmie
€Ìe
al
origine
^
; effendo
fa cattivi effetti
to
appunda bevane
la pipita un
male causato a polli
è
ch:^ non
da JhintiaPar che voglia dire
antico affaregiàtran*
mai utile il rimejìar
'un
qutllato
di
tre
anni
,
,
.
,
Latini,
di
e
fiftiggine
Mala
51
chi
:
rappella
muschio a gallo.
-*Ctnabiato io ho per certo
Ve' Tavola lassù , vedi la lleHa
Pel fango ha tratto *1 cui , eh' era vassallo.
ben sonare
La gicherapotreili
:
Tu se' troppo ghignoso, orezzi al ballo
.
.
C
2
in luo: dubita ti S alvini che fi
a
Fiftiggine
Chi torna a riappellar$
gQ di taltidiosaggine
i più molejii
taccoli
s' aspetti
e penofi
.
.
Cambiato
in quanto a me
rato
cuni' so»
ce.
non
di ricever galla per muschio , purchénon
aveffiad entrar in liti
Ve' Tavola ec. teme quiil Ri delfi
di qualche
scorrezione Il S alvini rimarcandoci ite la per
detta sido dal Burchiello ; pa^j
tramontana
di sì interinante
lito
scoperta ci lascia al suo so.
.
,
,
fango ec. s"è tirato fuora i^j^/'i/w/f
razzia 0 dalla miseria. Era vassallo ; ciflava
Mi parrebbe
che fi potesse riferire
sotto
élla IteIla e intenderfi
esser
già sorta lafleU
la mattutina ; ed esser
tempo di far con suoni
Del
.
,
e
balli le mattinate
,
come
appresso
segue
.
gi^a flromentomuficale
molto usato da giocolieri
; dal Frane,
gig'-er ,
danzare
QuindigicherosofeflevoU
Se' tropj:© ghignoso; troppo ti piaceIt^flaOrezzi; ranelt ,
re in fefla
i da ghigno, riso.
venticello Q/^/ scordo un
sospiri
i da orezzo
dialogodi due persone una delle qualiinvita
all'allegriat altra la riprende
,
La
gichera:
la
,
,
.
.
,
»
,
y
.
Pataffio
S9
zarle mi
moftrò , non
mugiolare;
E fece una barufta co'gagliuoli;
Fasgibierolase' col tuo belare
Deh ghigna un poco, e moftrami i fagiuoU,
Al tempo farò ben delle magliate,
cavriuoli,
Quando le micce saran
B sonvi le madonne
aggrovigliate;
Le
?
mugiolare : lascia una volta di pia»
gnuccolare\ e^lt mi fecevedere quaìitoglivai"
il dente Zarle ; zanne » a suppojìzion
del
ga
Rfdolfi,
li i
o fimi
: per interiorid^ agnelli
Gagliuoli
èia giglio secondo il Ridolfi Del rejiogagliuoloè baccello Fece una baruffa : ne fece
S'è arruffato
tina
:
mangiata;come direbbefi
un
con
piattodi maccheroni
..^
Pascibietoja ec. e tu co tuoipiagnìjìei
( be^
Non
»
,
,
.
.
lare )
iarda.
sarai
sempre
un
bietolone"
un
pnppa^
che fi mofìranridendo
: / denti
Fagiuoli
Magliate: azioni da bravo,smargiasseriein
linguafurbesca Salvim Aneli io soggiugne
r altro farò le mie i ma
aspetta ec.
Oliando ec. aspetta che V afinediventin ca^
•
,
y
•
,
,
priuolt;
cosa
che
non
sarà mai
.
Madonne
: / divoti del Salvia
aggrovigliate
ni intendano mataife arruffate; e tirinoal pro^
fofitoil prov. arruffar le matiff* per fare il
che senza
rufiatio A me sar/vra
gergo possa
di vere
donne raccolte in lietogrup'»
intenderfi
pò fer U già d^ttefejìe
.
.
LATINI.
53
ha il più maleiiutie;
le traveggole
E culibando fanno martinate
d'alfabeto i*emme
Cavando sempre
,
roder
sott'
ombra
Non
cece,
m'insegnar
E
.
Picendo
;
i'son di que', eh' aman
BuemmCf
a=«
alluctnamento Malcmme:
Chi nel viso degliuomini legge
uomo
V emme
Cmo , Ben avria quivi conosciuto
Dant, Turg* 23. // hrtcccm in mezzo
tanU
a
Le
mal
:
traveggole
,
.
.
madonnhìt perdeil lume dagliocchi,
che pres*
Culibando : culettanJo , sculettando^
ballando
Martiso il volgo ftgnrfica
Ridolf*
che gli amanti
nate
e cantare
:
quel sonare
fanno 0 fanno fare sul mattino sotto lafine/ira
deìi^innamorata j ficcomiserenata , queldelU
.
sera
.
Cavando te, facendoil goffo
il semplice
;
^
la gente grofolanasuole nelle parole
mentre
latine non far sentirein ultimo quefialettera^
noftru
Rid,
: Pane
e dir per esempio
.
Insegnare ec.
voler copertamente far da
mae^
£ affettar
e scioc^
JìronelC attofìejfo
ignoraiiza
chezza
Dicendo
.
ec.
sempre
con
una
fìudiata
smorfia
^
tu d' e fereun
ripetendo
ignorante.Avere Itudiaro in Buemme
( in Boemia dal Frane, ant. )
fi dice in gergo per non saper nientei com cs»
set dotto in Buezio,
PATAFFIO
54
Molte
Che
TS4a
pollezze di queée non
grecc
fé già per tre oche il detto loro,
,
e
1' altro fece*
toro
tofto
caderìa,che '1 cicco agnello,
volesse quel che die martoro
Quando
quel che
A
l'uno
che '1 fiero
intervenir
Porrebbe
Più
que' che
a
non
Pollezze
il
ce.
d' Abello
lo sangue
sparse
senso
t
/' ordini
»
della
ttr^
che ( fé molte
QueR'o lor parlare
d' ingarbi/gl'ar
pollezze ) fu capace
parecchi;
è:
ztn.x
,
A
vede
potè però mai burlare chi tutto
fictherann' eglino quefta pollezzola
me
non
dietro
Pollezzola
Lasc,
Gelos.
som
propriai*
non
.
.
le tenere
mente
Per
oche
tre
delle
cime
:
suppongo
piante
.
che valga per ch'ih
batbocchio
cotale potsa rejìarci
Vn
mìnchioiìiito Così : Dar fieno a cch"
volte
tre
.
»
,
di (fé :
// Petrarca
ec.
que*"
etnispero;
e queir altro
quello
Ma
non
creò
a
Che
cioè
,
Dio
Potrebbe
.
mancherà
? non
in cui chi- vuol soverchiare rtftìal
un
tempo
che sa
disotto : baRa che lo voglia quel Dio
del Rid"lfie del
i tefti
i Caini
Contro
futiire
S alvini che leggono cieco
agnello
correggo
sca
contadinecicco agnello ; effendi cicco voce
vale piccom^
che s' usa
e
fanciulllm
co
?
mentre
e e
chi
sa
,
,
.
,
y
ìino
.
PATAFFIO
0
Dinoccolato rimase a Hiezz*
osso
,
K fecene la salsa cammellina ;
arcidosso
E dipoir appiccainn
;
Egli è rimafto in calze , e *n cappellina
E non
sapea le fitte del maccajo:
Adagio pur , che cova la mucina
.
•
Dinoccolato : rotto , spofTatoAtque exos-»
clet omni peólorellu6lus Lucr, 4.
sato
alla bam
Salsa cammellina : equlvocOfallufivo
cammelli , e cot
va^ che gettan dalla bocca i
iki sovente
JìannovU
Ivrdan coloro y eli ad effi
tini, Rid,
Vn
arcidosso: urt arca d^ oss9y un cornetto*
1'uncino fra tanti diso*
Similmente attaccar
nejìiequivocidel Boccaccio 40.
E* rimafto ec.
é rejìatoin farsetto \ ni
coni un merlotto spennacchiato
; ciol con
uscito
$ochicenci indosso sbalordito e confuso
I/C fitte ec.
// Vocabolario l*intende per]
che sfonda t non
terreno
re^^ge sotto i pia fi
Jicchèa Jìentone poffauscir chi e incappa
-Maccajo; luogo in cui fian baccelli ; effcndo:
il macco
vivanda di fave ridotte in tenC"
una
laida di,
è rnen
ra
pajìa V interpretazione
.
.
,
1
.
•
,
quella del Salvini
e'
Mucina: gattina.Oggi gatta ci cova,
Un esule di Firenzi^
da temer fi
sotto cesa
.
,
a
scriffe
CojimoL queftesole parole: l^a gal
che sebbeneet noti
lina cova
dir vi^deffe
; quafi
facea schiamazzo pel ricevuto efiliotramava^
Il Duca
nondimeno gran cose
glifecerisponÀ
,
.
LATINI.
17
sputacchioattifnfial colorabajq,
8cottobrinzolo carezze
; ed a ghiri
"Martaniccio the hai gozzo panajo.
siri voftra cogliail can la tiri:
vinfi e poi 1' aggavignai
La pugna
:
Io mi
,
,
0
,
,
schizzo ammiri*
All'aflìuol col buono
C_5
che
la gallinapotea covar
malamente,
perchè era fuori del nido Paoli Mud, Tese*
Mi sputacchio: il S alvini lo crede detto
Attientì al colombajo: Ja.ttt
m
sporcamente
dere
^
.
.
salvati cajìacolomba. Scherzo amoroso.
Scoiicbrinzolo carezze;
d»
la crederei una
che sovente
di nucvb
nascon
^uelCespreffioni
trai brio de""lepidi
cosa
parlatori
; e ji^miìchi
pie dola ma cara , come giojuzzamia , carez^»
cibo dell'ojìerie
mia
brinDa
2a
scotto
, e
,
2o\Offorsecompii Frane» un brin de pain.
A ghiri
intendere
; /'/
Rtdolfi
giudicapoterfi
altrimenti che a lupi" cioè va che t' m#
non
dcvrebm
E
goino i lupi, levamiti d' intorno
Se ejfer
di colui , a cui fu detto attenti
rispqfta
là
y
,
.
.
al
colombajo.
Mattaniccio
da
zo
mattana
,
rincrescevolc;
forsefajìidioso
noja Gozzo panajo;hai un £o^
;
,
.
com* un otre , capace J* un
L' aggavignai
: vinta la sua
chiappai
per
collo
le
gavigne
,
h
di pane
l'ac^
rejìjìenza
tenni ftr"tto
pei
sacco
.
,
.
Air a^uol ec. il Ridolfi
scorgi ìuQueJiover^
so un
sentimento da offender
le cajìe
crecchie
Quajìurli) risponde/^
che fatf Affiuoloi
; Ju
.
68
PATAFFIO
vogTiadi giucarmi sconcacai :
la cappa
Martin
perde per un punto
^
Del ringhioseppe
lucherai
e
tutto
Koo
in cui di troja per grafiunto
entro
;,
Per
r
,
Ma
Non
terra
terra
.
batìb fondo
a
rosecchiare
,
o
itoinmi.
magrettinospunto
.
uccello sulla cut fronte
sr alzati due penne a guisa
"//'corna
i onde teiiad' alHuolo è detto ing'iuriO'-*
sa
ma
la mira.
agli ammogliati*Ammiri -.prendi
ad esprimereeh' un
Martin ec. dicejì
mtnt'*
accidente porta
talvolta
seco
^
conseguenze
maggior importanza A un certo Ab, Mar»
sulla porta
tino fu ritolta /'abbazia ^er aver
del monijiero
; Porta
scolpito
patens eiio nulli
claudatur laonefto ; e aver
affifounputito dopxy
dèlia
culli
.
,
// che rendea
un
senso
villano
,
e
ma^
la sua
ignoranza Menag,
niifejtava
Del ringhioce. die a veder la sua
rabbia^
anim,al che ringhia e digrignai denti»
com
JLucherai : aneli io feci fronte del tutto sde-*
.
£itosa ; da
luchera
aspetto Un tano-»
fti-cocom' un satanass©,
che la luchera avea
giuftodì Spillo Son. Contad, Spilloera uno
sbirro di qus'tempi
modo
laido per dispregiare
No»
entro
ec.
vna
cosa
\ sebBen capace di darne diletto iVnalments
Mt
non
più eh' una troja; non so poi
,
truce
.
.
,
.
"Jiefarmene
.
rosecchiare : ncn
d'ngltanimali ifi amore,
Non
sr
noTi
Jf-nJiòe
entro
ec.
consumato
dar ài
morft; tolto
É* rispojìa
a chi dis^
Magrettino spumo
j
secco
;
magro
commuti chioda..
L
*
,
E
..•??...'..,,.
.
-,
A
T
I m
1
5ir
.
."^..i?.»-•'»,•?''
•^•..•^\.
.»•%,'?•»••«.'•«'^?•.'?•••^?*,'*-'.*\»**-»»
?*..?? ,.-?*•.'?i.-*'.»'^*»^
?..^•...?•.,'*',,
la frignaspaccioinmì
:
iingliiozzo
con
dia Dio a chi lasciò l'uscio aperfo;
E con
rimbrotti a salincervio alzommi
Schippa tofto infardato scoperto
Messer non
ini sbranile e da buon die
Co!ombo
ftava ìr\asserel diserto.
E così si racconcian le badie :
Gu-ardici noi da' funghicacherelli
del Dialto , e Fantasie
Ài nome
Pace
,
.
.
.
C
6
Singhiozzo:palpitoconvuljivoche suol sue-*
cedere ad un^ujioso
pafto ed è segno del fat*
^
,
buon prò,
Salincervio : ^ propriamente
ungiocodefan^
ciulli che fi saltano a cavallo un delC altro
to
,
Schippa: scappa fuori guizza coni anguiU
la che fi vibra di mano
al pescatore
Non
è
lecito il più sf'ie'/arfi
mi sbranite : non
Non
^
.
.,
mi
Jate male
detto lezioso
;
.
ftava : era già del tempo che fla^
puro colombo solitario sulla sua maz-*
Colombo
va
come
za
Stnz
Le
bonis
ad alcuno
acctfiarfi
badie : così s' arriva prejfo
a
in^
metterfi
»?
f^r sojianze Al contrario; Di buobadia fiamo a debole cappella,cioè di ncr-K
na
chi fiam divenuti poveri
,
a
^
.
.
Funghi cacherelli ; che
nascono
ad
trat"
un
Jìerco Non piacciaaL^ alto Dio e agli
Angeli che tojìodallo Jìercocresciamo
j»
grandezzaa somiglianzadi ^uejìi
funghi F^LUm
taiie : gli Angeli che per mojìrarft
a nof fi ve^
Jìondi corpo fantafitco
to
dallo
,
,
,
•
PATAFFIO
m
tutti Caorfinì , e Pitton celli
Quand' i' odo aìle ghcgge, molto gablx);
farem de' biancheili
Per la famiglia
babbo ,
'Tatruelle coniai la mamma
e
Dolce
mataffa ; di predente
mona
abbo
In su lo ftomaco un cocomer
E
,
•
J/ Cao'rsj PlttoncelH : del ?oi^
Del segno
E però lo minor giron suggella
tu»
Dant*
Caorsa
Inf. Ji»
suo
e Sodoma
e
di cui
Ivi Caorsa è per usurar] e barattieri
,
Onde
Brunetto
dovea effer
pien quel paese
itivi
tare a ( gheg^
Quand to odo Jifatta catiagUa
vtìoX"
delicati/Jìmi;
gè ) beccacce, do 2 a pratizi
Caorlini
:
.
.
'.
.
fo beffe Rid.
Farem
prejfofimran^
e e. perchè i loro figli
in biancheili
cioè in fagiolisecorido la
nò
crede il Kidoifi
linguafurbesca come
voci floY"
Tattuelle coniaìia : tattamelle
o
gabbo
XQ
molto
,
me
uè
.
,
.
,
,
fiatedi bambini che balbettano
qui imitare il linguaggio.Tato
eiulli per
Mona
,
airice:
U
jion
tutte
tattemelle da,
ci vuol altro Ridolf
abbo : ho in corpo
cOcòmer
n
crcpa
brogli
soprannome di femmina immia graziosa
qua/idice [fé:Madonna
:
cot^e oofìreson
bambini
di cui vuol
dicono i fan-*
fratello
matassa
,
,
-
e
; t
non
pajfa €
y
.
cose
,
po(fodtre ; come cocomero
lo Jiomaco
aggrava
U
.
che n^
chi
LATINI.
©roppa
non
^i
tien madonna
la vegnente
;
neo
Deh
e neo
;
cigolare
,
pur non
coiluma mona
Ed ha una
ogliente.
col manco
~I1 meiTerino ftorpio
Sguazzerà sorso
dabo
Non
a
a
sbacco
,
ceterucolo
te
faentina ;
e
meo
»
Groppa non tien : non porta in groppa , non
sa
soffrireLa vegnente : la graffae frescai
che fi dicon vegnenti,
traslato dalle piante
quando san rigo£uose
farefire-»
Non
cigolare: non cinguettare
,non
pjto i tolto dallo Jìrìder de'ferrio de Le carru^
cele nel fregar
fi Neo neo : non far neo neo ,
cioè non fremer tra' denti
.
,
.
.
.
Mona
ogjienie
profumatanon fa
vizio suo
Il meiTerino
la leziosa ,
madonna
altro che una
:
cosa
la
è il
i uno
4
so
,
noto
allora
ce.
»«
tale Jìorpiato
nella
frallebettole
,
ma*
^e le taverne
•
Ridoìf,
Sguazzerà fiel vino {
) bevendo
pili
non
poffo lì salario sguazzar bricconeggiando
fìucn. Pier. .Sbacco : crede il Ridoifi
che
dell'ofieriaFaentina : una
delle
fia il nome
sorso
a
.
.
,
molte bettole»
porte di Firenze i ov eran
dabo ec. fi rivolgead un altro : E del
Non
bere gli dice y a te non
darò già io , bello il
mio coccolone Ceterucolo ; QetrÌHOlo wm^
,
,
.
senza
garboné grafia
»
65
P
A
T
A
F
F
I O
i""^^O?'"0•";V;""?•;^^"':";"C"":V^?:"^":X:;"^"*^
Mencia
Al
è la buona
non
di San
nome
panichina?
Gal c«' gran
e cuffia , e
bendoni
ha gina»
non
Egli è pur cuore
Sparagi guaraguailo e ilranguglioni,
Pilatro,marcorella
e
petacciuola:
,
,
,
Calamandrea
Deh metti un
bocciolon marroni.
e
,
in tavola Vivuola
pane
,.
Panichina : è un tìtolo, che fisuol dare scher^
zando a donnei di cattivo odore
Qiialchebuo-r
im».
na
jianichma l'ha meffo nel capo queiì'
.
brarri
Sacch.
.
Bendoni
da
jhis.eche pendon dalle cuffie O'
di tejla
si d* uomo
che di
ornamento
altro
ftmmhm
Egli
^ran
gina
,
ic6.
;
,
.
è
ec.
cuore
e
non
vai
ftre
"t
vederlo
berrettone
gran
riferite ^
non
e
Rodomonte
un
;
è
p'i
e
no»
;
Jia
^uattrin di
un
scflanza.
erbe che crescono
in
:
Sparagi guaraguafto
di paL
: r^wcr/' in forma
fujìo Stranguglioni
htte
in
sono
scjìanza
glandule Ecco cosa
è cojìui
qMejfuom.icóattoli feccioficom
:
son
jujìiglavdulosi
nervo
e
dt
,
,
.
^
y
"?
quattro erbe medicinali , o pur»*
che pur fiJìendonoin fufio
frigide
,
Pi latro
ganti 0
ec.
•
Bocciolon marroni ; caftagne
groljecome boC'*ballocctonnl
ce
frizzo
Segue lo ftejjo
Deh
oh vìa , al diavolo fiffattt
metri ec
bubbole
penjiamoa not : e tu o Fivuola
^.ettt in tavola. ViVuola
ft cred^ dal Ridulji
'un garzati d' ojtc
«^
,
,
.
,
,
PATAFFIO
(?4
sai biflicciare:
ha de' fiorini«
La schiazzamaglia
non
arrabicare ;
Cusoffiole! deh non
Ed ha cacciato V aglio, e anitrisce »
K le cervella die a rimpedulare
A mal in corpo co' granchile bisce
bertolotto
A
tu
.
an-*
Bfticciare : garrircon alcuno , mot reggi
col p.is^
dolo e proverbiandola
; a bertolotto ,
sarsela franca Così mangiare a bertolotto ,
,
mangiar
òagHa
i
; pie»»
spendereSchiazzamaglia
senza
.
fecciadel popolo,
^
d^immir azione e di sorpre^
del
come
sa,
caj)nen ! Lat, para?. V acutezza
S alvini giunge a vedervi un gergo di queUoU
fianfi in cui, che segue apprefjoNon arrabiti prendercollera
eare;
non
Ha cacciato Taglio : pensa il Ridolfiche
è cailrato Jìccome in tal senso^di^
Jtgnifichi
cefiaver cavati i fagiucH , che coglispicchi
de ir agito hanno qualchesomiglianza E 'àvàn
trisce : eppur nitrisce contuttociù, coni infoca*
CusotHole
:
voce
,
.
,
.
io
cavallo*
il perifare
dule
propriamente
dato il cervello
delle calze. Quindiaver
è un
motteggio che vai non
é
rimpedulare
di se, come
se fifo
fé mandata
averlo preffo
Rimpedulare :
è
,
ti
risarcire
,
in corpo ;
inai talento , e come
Co'
fTì'dlein corpo.
A
mal
àixche perchètante
-
fi spiegadal
Inarchi ; Di
volgarmente a
granchi ; quafi con dui
attribuì
scon(j a ìue^
se n
ff dice
,
LATINI.
é£
SoiKanfi in cui la mattina a digiuno,
noi ghermisce#
Cardando, perchè teme
dice ognuno ;
Tu se* né dura o mezza
,
ha buschia , ed è una
E non
gran lappola;
Non
ti fariadel melarancio
Jì\animale
*
Onde
parlar com'
un
pruno,
granchio
p
dir de^fattialtrui»
un
cioè andar molto avanti nel
Le bisce : / mormoratori , cke sono appunto C(M
bisce sorde e velenose, Rtd,
me
ckù
Soffianfiin cui : è un modo della plebe,
fignifica
motteggiar
fi e dirfi mali scambievole
mente-, seguendola metafora delti bisce , d»
cui è proprio il fibilare
Cardando
cardare e trar fuora il peloa*
:
pannicol cardo i qui metafor,per mormorar
è presente
d' un altro mentre
non
di ^uafi
Mezza
:
qui co 7Z aspri in senso
maldicenti sai tu che dicono^
fracida Cote/ti
Ognuno dice che se non sei tu fracida, nemt*
s-^iacerba ; che sei matura
men
Buschia : nulla. Lapj^ola
; dicefi
a
persona
erba,
che facilmentes* attacca , come
fa quefi'
alle vefii E dicon di te : EU' è una femmina,
ha che firacci
che non
è una
chi
; ma
lappola
,
s' appiccica
a
quantile capitano
ti {aria ec. nemmeno
Non
è buona a niente;
dal mjlto cavare
ve anche saprebbe
il poco , 9
da un lenzuolo un berrettino»
come
dicefi
.
.
.
.
.
.
PATAFFIO
66
Alle guagnespoleegliè
trappola;
E ben son
di maggio tagliarfì:
secche
e
iftare a gambon. con
Non
una
chiappola.
cintonchio a scantonarfi ;
E^li è nuovo
una
,
K
ben
Che
conosco
chi è
,
Marzucco
ser
,
fornì cerrete! per rimbuscarfi.
Alle
alle
di giuramento,
co»*
guagnespole:specit
me
guanguele cwè per lo S. l^angelo
A le guanguel ch'io v* ho
ir«r/c. Guanguelo
Fìr. Bell, Trappola ; è un
pur dato drento
Jurbopienodi sotterfugi
Di maggio ec. quandointerrogato
taluno^nor»
Si
:
rispondea fropofito
fi suol soggiungere
si
di maggio. Rid,
tagliaronfi
Illare ec. non prendergara -, non
Non
ti
mettere
tu per tu con
a
ma
frasca( chiappOir
^
.
.
.
?
^
,
la ) con
scioccherello
uno
il Ridolfi
Cintonchio:
fi dà per 'vinto in
//
quefioterzetto , che ha per molto scorretto
Salvini col Vocabolario intende eintonchio ptr
.
.
vn
le
erba
Lat.
con
mura
centuncuìus.
vegetandoper
Ella
di effe potrebbein-*
pregiudizio
,
che cojìuiè in danno della
tenderfi
altrimenti eh''il cintonchio
Ma
non
sua
casa
narfi
scanto-
.
e
propriamente
sfuggirevoltar canto
centuncuìus è anche una
ciarpaa pezze di più
colori. Direi con maggior connejfione che la
suddetta chiappolaè appunta corriun compofio
di cento colori e di cento facceper ischermirfi',
il garrircon Isi
€ che perciòè vano
che
Cerretel : forsediminutivo di cerretano
a* pitocchiRinìbuscarfi: rimetterji
iuol dirfi
è
,
,
^
.
,
.
LATINI.
Ma
è fatto fera
67
aducpo
insalato il baccelliere,
non
Prato
a
rocchio avrà
Perch* e* fia frontezzuolo
E
Buggiano
,
troppo ciucco
egliè vertecchio,ed è ciarpierei
iti averi, Rìd*
,
e
•
rimbucarfi
leggerei
Io
;
aven*
che
Turg, 6. un ser Marzucco,
finìJrate minore // senso sarebbe Quandori
dico che colui è un cintonchio
so
fuelche
mi dico ; perchèso ben ccncscere
chi è reaU
buono y coniti buon Marzucco»
mefite
di minaccia:
è ec.
Non
suol dirjì
per modo
dofiin
Dante
.
.
,
è ancor
Non
scoti*'
seVa , cioè v ha tempo
a
tarla , ce n avvtdrem.o Prato è occidentalea
Firenze i e perc/ò è una
graziail dirfi ch^a
.
Trato
non
fia
Lat.
ancorai
ancor
giuntala
sera
?
Àducco
:
sdhuc.
Insalato aficràcaro
al baccellone il guflo
di quel eh' ha veduto i die end.fi ella ni' è fta«
/ è dovuta pagar
ta insalala
cesa
una
ifuand'
,
.
bene
Frontez/Aioìo : tefia
picciola Rìd. Benché
cervel di
è un
quel eh' ei fa , lo faccia perzfi
e
un
gatto
aftncneCiucco per la rima in^
di ciuco , afino
vece
Buggiano: ccptrtamente per titolo ingiurioso}
così mandar uno
al borgo a Bucjgiano,
man^
darlo a, farft
intende vertecchio
friggere Il Rtdcifi
per ingannatoreda verta, rivolta di
rete pescherecciaCiarpicre
che
: faccendiere
x
,
.
,
.
-
.
.
-y
.
tutto
acciarpa.
PATAFFIO
'68
Col cerbolato ftraluna alle due
Ed orochicco , e traspalline
pere
E fé fascina,e non
ftetfeinfra due;
In su la fiepeegliha gittate
il giacchio!
Tu li raffredderai a darle 'n due
•
.
Cerbolato : /orj^ da cerbio. Nelle rime del
Sacchetti ; Fiorenza mia , poichédisfattehai
JLe cerbiatte corna
; cioè gli Vbaldini , la cui
di cervo
due corna
arme
eran
Intenderebbeji
che con uno
di cotejìa
famigliaandajfeeglf
{ alle due ) di notte in cerca dì vaghe donnCé
©roehicco : gomma
dalle donne per
usata
acconciarjit capelli
le Jìejfeornate
j qui per
donne
crede il
: trasparenti come
Traspalline
,
KiJolfi Traspallinepeie sarebber ^li orna^
menti
che dal collo o dagli orecchi pendono
delle femmine , detti così dalla lor figuradì
?
'
.
,
,
iera
,
Fé fascina: fìrìnse
subito il fardello
, ve?irie
alle corte
ftetre infra due ; non
Non
perde
.
wi
momento
a
Giacchio ':è
risolvere
•
una
rete
rotonda
da pescare
Quindigettar
,
il giacchio
sulla Jiepeè far cosa
inutile che dannosa ; mentre
vi
tanto
non
la rete anziché pescarvi
fi Jìraccerà
'n due : detto à^ giocatori
in cui
Jparle
,
ArbitrioJìa il dijìrtbutr
in due o pia
le carte
volte
Kid, Il senso
è mordace : Bada bene ,
f ave^^t^
che non
uriinfreddatura
col
a pigliare
«
.
tanto
affaticarti.
Sf
LATINI.
i
scabbiosa trambasciando pacchio:
Eccoti belle celere sbadiglia,
E donna Lippa ne riposeun bracchi©
I
jD'un grosso martigncn le calde tiglia
Tu nVh^i polloa piuolo, e va' di nasse:
Per bargagnarespesso si sbadiglia
Della
•
.
Scabbiosa; erba aspra ed amara
, già confusa,
colla ftebe spinosa Trambasciando : con ani"
òascia Pacchio : mangio; modo baffo Man^
gio veleno , che dicefiquancTuno fi consuma
di rabbia
Belle cete re ; ficur
amente
per soprannome dì
qualchenotajo, di cui è flUe empir le carte
//
d'un mondo ^'eccetera. Ridolf,
Sbadiglia;
Sa/vint r ha quiper indiziod* appetito
venereo.
Lippa; per Filippa»Bracchio : per braccio,
misura ; Lat, braciiium
cK è anche una
crede il Rif
come
Martignon : cojitadinone
,
dolfi villanone di buoni lombi .. Tiglia: ca^
cui
e
su
fìazneirojfe
allejfe
; ovgi tigliate
,
Ardi^
men
cnejìamente
/ ct/uivoca in Toscana
il verso
tutto
SCO .prender
per un espre^Jìone
ammirativa , come
corbezzoli!
Pofto ec. m' hai piatitatp
un
coni
afino, te
chi legatoilgiup
ne sei scordato di me
j come
al piuolo,va pe*
mento
fattisuoi. Quindi{Ht
al piuolo , fiaraspettandoil comodo altrui
Va' di nasso
: vai pe'tuoi venti
d; men tico de^
,
nojiri
patti da lasciare in Nasso, come fece
Teseo ad Arianna
Fedi Paoli Mod. Tose.
.
.
.
.
.
j
.
.
'f
.
Bargagnare;
è
ut amente
ajì
^
ricavar
dal trattato
un
temporeggiare
per
maggior^
vantaggio
70
PATAFFIO
.
già soppediano
Io fui
,
ed
or
cado
son
;
vesciclie tu fai,
Che volentieri ti moftrere* il chiasso.
"viadre del diavolo , io la scapigliai
;
Piscia marina colpa col leccone ;'
E
per
E
oggi molto vi fi dice assai
.
barguigner Ne
Frane,
vo
lanterne
,
di
capitoli
Carlo CaU
F(E«nin£ barcaniare solent
Du
Soppediano; cadettaanticamente
:
Fr.
.
dna al letto
scacciato; ho
sotto
avuta
i
piedi
.
Casso
vi-
tenuta
;
cassato
l'erba caflìa. Poco
io
,
era,
niente, Salvin, Il Ridolfi
prendendo
caiTo per cajfadel petto intende al contrario
ma
son
or
.
migliorai(ilcondi;6ione
vengo
.
Con
lui
con»
non
.
Per lanterne ec tu ne prendi
a o-abbo , ^.wdo ad intendere una
Ojgi
cosa
per /'altra
vender lucciole per lanterne.
Chiasso : via Jhetta , delle qualiabbondava
abitan per lo più persone o
Firenze ; e m
cut
donne di mal affare
,
Piscia manna:
s'usa^
acqua in abbo7idanza',e
dice il Hidolfidalla plebequando pieve di»
aduC"
£' un peccato il dar vino
rottamente
il buon mangia-»
chi ama
a
quato e pisciatello
un
: e
peccato
re ( leccone ) e megliob evere
brame
Le mie
era. C induztarca saziar
.
?
,
.
.
T
P A
78
A F
Pur pifTì
pafTerami
pifTì
E con
ciloma sempre
|f I 0
ciarlif;
frotfolando.
picchierella
glivenne
La
darli
Indugio: è un de' noftri rinculando ;
farà gonnella,
E' canterella: non
JPerchc glicasca il mannarese
llando.
per
.
Piffipiilì
dì voci , che
: quello
Jìreplto
molte pafereinjieme
unite
Onde fare un
fan
piffi
,
pilli un
,
Ciloma.
rando gtù
un
hisbÌ£^ito»
pafferajo
diceria inutile, Frottolando
una
lunga cicalata
o
Saltan di
palo
Picchierella
in
afera;
parole,
tant
frotta , ^fyiuenzao scivolata dt
:
/^
da
che
frasca
.
dar la picchierella
in modo
baffoè battere^dar buffe\ quifiguratamente
:
fer venir tentando
far che tocchi il ticchio.
farà gonnella: non
Non
ricaverà niente,
ne
le vinte spo^
non
potrà vantarne
per suo trionfo
£lie Così d' una belva caduta in mano de' cac*datori suol dir
fi : Le fecer la pelle
da tagliare
Mannarese
è uno fir
omento
;
,
il
dt
manna"
quale pennato con crefìaa guisa
ja Parla in figuradi uno che fta tutto ardore
ma
amorofi
per gli affaltt
foca valenzla ab"
j
via ier trionfarvi
,
.
.
.
,
LATINI»
7S
E* ninna ninnarella , che iji'
ap^xella
;
che 'ntnftaa^ìi
lo sgoirkentar,
ojcc!.,!;
Pur non
Tracanna
e pur
adagio la cappelia
e i cavalocchi,
Le gì ratte , i giuipenii
,
li yenac;
Il mangiapelo, ed il cenerò
le papiceaglisciocchi
Aperte son
.
•
Della mal' uggiail cappeldi cotenne
Anche gliho jirattp, bencjièjiain belle?^;
i3
Bruti, Lat.
Ninna ec. oggininna nanna
cantilenaper
,
addormentare r bambini Sembrami che voglia
dire : Ho capito
chi èie qu$l ninna nanna
t
che te ne caschi .due com
un
quel dammene
dt un melenso ed inetto
suol dirji
me
Poiché
ninnarsela è Jìar II senza
.concludere
Cappella; rendita del beneficioEgli se /"?
bevendo pianpiatto
r etim
e così .sciorina
va
:,
trate della sua
cappellania
Giraffe ec. son cinf^ue
animali diverfi
, figtM
fativi del mal umore
saltato in capo a cojiuim
Così $uqI dir
T affilio,
fi glivenne
gli montò
il moscherino.
Vart che glifiaentrato in cor^
1^^ /«/"/o / itiferno
papice: le palpebrea dir del Salvini;
*^^uivalente
hanno
a
^uel di'oggi; 1 mucmi
apertigli occhi
Mal' uggia: mal taltnto
11 cappel di cotenne
in giocoso
Gli ho sgom-^
gergo è il capo
orata la tefia
dal frenetico
umore ^ glthotrut^
t% il ruzzo dal c/jpo.
»
-,
.
j.
,
,
,
|B^^
.,
.
.
.
PATAFFIO
,74
Lioferne
E
'I
E
becco
La
gatta
r
Che
è
,
è
non
arcimento
non
scavezza
la
e
,
Lioferne
la
:
Io
frovò
fi faccia
come
,
sotto
il
levar
a
,
di
ssurlo
teffa
ad
'1 becco
E
gargozza
che
Oloferne
sa
Giuditta
di
man
Ìo
ftrozza;
la
pappa
bopca
la
cotta
durezza,
gran
per
alla
tanto
?[ softenne
che
,
mugner
a
già
E
il seppe
d^
eoltà
di
un
uno
.
dice
cc.Ji
esprimer
ad
Quando
impresa
la
giunsono
a
di fi-'
lo
quel-
.
Casalecchio
in
sul
Reno
il
trovarono
,
becco
to
più
dice
al
duro
contrario
il
eli
Fi IL
M,
mugnere.
?
Itvar
la
Brunet-*^
frenefia di
^
itjia
fresa
a
"
gli
non
arcimento
^atcp
sì
che
non
mentir
mentisco
per
la
ftrozza
la
pei:
t
Ogfi
fax
difficile
/vtz-p
.
Non
mia
colui
s@
gola
quel
dir
,
.:
che
e
io
mi
fede
dico
,
metuopie
sfap'»
t.
LATIN
CAPITOLO
HElA
K
E
ver
è pur
queft*
aUINTO.
cerboiiea
nuova
la
vedermi ingrossata
pinca albergala
mona
Ut
fagiana:
manca
;
ferir per la chintana.
Faciinol venga lor , perchè5on
P
2
non
oso
trugli; 1
Cerbonea ; oggi cerboneca , vino ^uaflot
Oh ! quejiosi eh' è un
corrotto
caso
Jìrano;
altro malanno
ci mancava
appunto quejf
direkber lo fcroto
La fagiana
: / Medici
di tante esprejiotji^
Mirabile è la franthizza
cui il Poeta qui paleggianel lubrico, nop
con
mai cadendo in una sfacciata
sozzura
di cetriuolo, la cuifigurMporm
Finca ; specie
relativa a fagianuova
esprejjione
na
£e qui una
cioè
La inanea
la mano
dice il Ridotfi;
:
,
alla già-delta ingre[fatura
e corri spande
Chintana : è quelCanello a cui mirano i gio»
cui drizzano ì loro colpi Qui
e a
,
Jfratori
in senso figurato
e più improprio
che preffo
il
Boccaccio: Ella provar volle , come
sapcssochiniana
ferire
nella
Lab.
no
Facimol : fascino
Trugli: ti
, fattucchieria
S alvini lo deriva da trogli
balbuzientii e il
,
da trullare,
// Francese
Ridolfi
spetezzare
trauler vale non
ijiarmai fermo Cefi un
gar^on qui ne fair cjue trauler. Potrebbe ap^
punto Ugnar fi dell'indocilitàdi certigar^on»
Ili, cagion
del suo maU •
,
.
•
.
.
,
.
.
,
.
.
li
1?ÀTAFF10
ie
*n
foglia; cV acqua corre alla borrana.
Le 'mbandigionfur solo i rimasugli
ì
Ma
e' porrebbea tredici ir le pafte:
Ma
"Menando
Cirkge
perù
capponate
'n
Ma
il reftioe'
son
cespugli,
da guaite:
: crederei
foglia
freschie
co'
cozzar
che
come
rìgoglwfi
e afféson
fig nifi
floridapianta
,
•
\J acqua ec. e pereto ti pendiodella natura ne
d' una
canzoyt
porta ad e/Jt Èra il principio
balli dalle villanelle
usata
e
tra
ne fa
netta
,
menzione il Boccaccioy dicendo di M^ Bel colo,»
il ciembalo , e cantare
re : Sapeva sonare
;
8q.
L'acqua corre alla borrana
i soliavan^
Le 'mbadigionec. ne toccarono
boC'»
altri colti i primie miglior
zi y effettdoji
coni dell'amate
delizie,
detto s intende del
A tredici: a ffolut
amente
Ir le parte; suppone il Ridolfiche fl^
mese
scorrer
copia9
unifichi
graffo, cioè aversene
di cefipaffuto, qua fi di molte
delizia , come
«
paffe Quindi ftar paijfuto
, fìarnegli agi
nelle delizie.
trui
volendo effifar i rejìii
aW alMenando
ec.
vogliea guisa di cavalli indocili Coz»
/'ebbero a fare con chi ne fotea piùdp
zar
ec.
te
Comunemenloro , e dovettero portar la soma
co' muricciuoli
cozzar
del sug0
Capponate : che per U pienezs^a
cafirate*
fianno a bocca aperta , come se fo[fer
mare
da far esclaàion da gnaffe; son di tat piacere
in gergo , s Jorssdi tam
: Gnaffe ] Parla
bene in carne
6 mticuf
un
,
.
-
.
.
.
*
•
•
LATINI.
Ma
77
maggior maravigliai
9on
baleni
;
Perchè V ha minacciato delle ftaffe.
E patrignomofu un segaveni,
Cuginomo , Signormo , e l'oca Gianni
Lor peveradason
meni
per nuove
E valicatisono
i semplicianni ;
D
3
,
inJi^)o lampiài cosa che ha da
succedere, Rìd. Con più ajìr
usa
interpretazione
él Salvini : L* Iride figliuola
di Taumante
cioè dello ftupore Ma
nare
usando baleBrunetto
I baleni:
,
.
/;;
i baleni sa-*
da lascìarfi
voluttuofi
di tentennare
fivnificato
rebber certimovimenti
,
£ canti carnascialeschi
dicefé: Terlochè è vem
Minacciato ec. come
fiuto a minacciarlodi farlotirare alla ftaiFa,
cioè farloservire al suo piacere
o non
o voglia
intende ftaffeper prigione
voglia Il Ridolfi
.
I' affi
Patrignomo:mio patrigno,
ffomo per
mio era in uso prejfo
gli antichi Segaveni:
d'in*
altrui p;r ingordigia
Uìio che tiranneggia
/erf/Tf;
sanguisuga 7/ Salvini spiega QÌiìm
rurgo
Peverada : propriamente
è brodo y così detta
àal pepe con cui fi condiva EfTere una fles-i
sa
peverada vuol dire ejjertuttuno con talaU
tro , ejfer
d^ un brodo fiejfo
Meni : probabiu
mente
per mene,
intrighi,
maneggi;onde^zt
nelle mene
Valicati ec. non
son
pih qui tempi, non se
più,di quellaòufna gmc di primis
,
,
.
.
.
,
.
.
.
mitrava
PATAFFIO
^%
me!
succio al
delle dita
Per le sufine crepolech'affanni,
E sirocchiama pare sbalordita;
Nipotini!con ziemi fianno baggi,
E
non
Perch' hanno
Ed
A
secco
mi
lor condita
la mineftra
io ftommi
Perchè
certo
perchè non
dilettaisenza
,
diletto ,
gracidandocon
t^'
maggi
son
«
dannaggi.
^,.,
.
^—
',
"
dalme] succio ec. nort
lo cavo
me
mìa fati*
f pnghtey cioè non
è un arcigogolod'f
fnjta, ma pur trcppo è vero
hoc**
Per le suéne ec. e tu lo provi ttt que*
icni amari, che ti tocca a inghiottire.
Il Ri"
che
crtJe che sufine crepole
tlclfi
Jian ìofteffo
kczzacchi , cioè sufine
mature',
e non
ititifichite
terra
crepoliper terra selvatica
#cj/
Bsggi 'Jian cerne tanti baccellonio Saggefj
ferchénon han piùa che pensare Il Salvici la
che sono assai grosse , é
trae da fare baggiane
,
'pììKo nel Regno di Napoli; Lat. fabat bajana?.LaiViineftra ec. hanno acanciate leccss loro.
nel paniere.
1'uova
accomodare
Oggi dice/i
i)tcmmi : non mi mucvo
sttn
non
per farns
,
Non
•
.
*
queftoson eglino
di we
( maggi ) maggiori ptrchè
per mia dis*
graziami dilettai ce.
tisentimento
f poichénon
per
,
Gracidando:
bevuto
senz^ aver
ta
parlandocom' uu briaco Tu farnetichi a sanLaber, Segue a dire
anfani a fecco
e
,
ehe per sua sventura
provava i danni de^diletm
chi senz aver be^
ti senz
averli goduti" come
Puto è briaco
A
secco
:
,
4
.
,
èo
Da
P A
T
F 1? I O
A
Cigolide*corbi averti pigna:
Verso mercoledì la cieca lasca
Rimira a squarciasacco
la matwgrta
che tordo in frascai
Meglio è pincionein man
.
Ch*
a
è ire a ripentaglio
ftrangolarfi
;
Cigoli: Cfljielìo
tra Firenze
e
Vtsa
nellev'u
dì Sanm'tn'tato
nelle cui pianure
sver»*
,
molti corvi Pigna: perchènon pochipÌH"
Tiano
ne' contorni di Cibali // Salvini intendi
sono
pigna di corbì , cioè quantitàdi corvi 1.
€tnanie
,
.
.
?sentimentodipende
da
a
qualcheallufione
noi
ignota
,
Verso
mercoledì ; dice/i
volgarmenteche ii
mercoledì , quatidonon fifia
]guardaverso
étttento ad una
cosa
ma
fi vaga colT occhio
,
S-iasca: pesce d^ acqua dolce ; quiper fcpranno»
me
cerne
,
per fuprannomeil Crazzini fu detta
ì\ Lasca
Rid.
•
»
A
^utsquarciasacco:cf^i aftracciasacco,
te guardar con
dispettoe con facciabrusca*
dt pajfaggiodipendente
da un
terzina
-Quefia
j"ri?icipio
ignoto Ji sottrae alla nofirainteUi"
^
,
,
'genza
.
che
fringuello E^ un proverbio
Jìgnifica
effermeglio ilpoco ficuro eh'il moU
Pincione
:
,
^
^
fo
dubbioso ed
incerta
.
collagola per trar»*
: fare sformo
Strangolati!
ite piùgagliarda
la voce
Segue il senso : Me»
del poco ; perche il troppo
tlio è contentar/i
volere è àmentarji
pencolo
a qualche
.
%
«t
LATINI.
ghioro con la gru T occhio ti pasca
Metti serpillo,
sermollin,seraglio,
Il
•
ci recaftì mai ;
L' uvola in su non
E otta per vicenda m' abbarbaglio
D
5
•
forse è scorrezione di ghiozzo"
me([odal Eerni fraglisfiuijiùmn
pesciolino
goffi.M, Daubenton offerva che quejìo
pesce
avido della carne
get^
fescafi in gran quantità
di
nell"acqua una
tefla cavallo o dt
tandofi
Ghioro
:
,
.
bove
gru
,
.
,
d'olii
al contrario /'accortezza
frallequaliuna rinunzia al propriort*
Si
sa
Ter^
alla ficurezza
comune
vegliare
ciò il senso : Ti fia d' ejempioil ghiozzo che
che vim
perdefi
per troppo bramare ; e la gru
ve
Jicuracol non tutto volere
Sei])illo
ec. erbe che s' adjpranoper rendere
vuol dtre :
le vivande
In sofianza
appetitose
Fa quanto puoiper iRuzzicarci t appetito Il
poso per
,
,
,
.
?
.
Salvini dice che scherza sul Sex , titolodè^Notari
L' uvola ec. f ugola nelt appetirft
il cibo
.
£ allungae s alza
Per quanto dunquetu sapm
piafare, mai non ti riuscì di ttrarci ai bocm
coiaii pescial C amo.
cone
1
Otta per vicenda : è un modo
di dire che
vale ad ora ad ora*
;
M'abbarbaglio
eppure
lo mofìritalora in sì dilettevole aspetto
me
alla fantafia, che par che m^ allucini
E
fia Più m'abbarba^
quanto
volgo più la l'anta
né itìc ne CorreggioDQué al V^tr^
"lio-"
*
.
,
.
Cacajuola non
il letame
K
K
K
ebbi
spedo
domini
è
porrà
,
e
;
meriggiai
T afmello
ricoperto per
,
li vai
.
in tefta di monte
morello;
J.a linguava dove gli duole il dente
Che muggioli per una
scontrinello?
Cacajuolaec.
no»-
mt
0
moffeft'imohet aleu^
chi é solleeitatada inquieto
Perc/ò
vtntre.
meriggiaix mi fletticorri un fa^
sedendomi
ali ombra di Hate
trantfuillo
fa
Il letame ec. ^ue/ìr
la
due ver fi provtrb'tan
voglia^ come
ma
,
V
dt coloro
di cose
che fi compiacciono
finitezza
al proprio
superiori
flato Rid' Niuna flolta
ben sa
brama giunse a firascinarmi
; méntre
f
^
lineiloè dejunato a portar letame, sib^
k^n per accidente fia talora rivestito di ( vai )
che
C
a
pelli*
f restose
Domuìi
dar fer la
ec*
te/ladi
monte
mo"
ma^
Jtiir
fra se medejimofantaflicando^
lifìconicoe penfiercsà.
Ridolfi
La litìgio
detto provtrbiale
esprimente
ec.
$K il discorse 0 il ptnfierotorna sempre ad gg^
è tcccof
da cui C animo
gifarfisu quellecose
rtiio è
.
,
y
altamente
altro f a eoli mede-'
Che muggrolf
r còm^ un
É che mai cotefl"
(fé a sé fteffo'.fimo riprende
scontrinel^la?
urto
lamento e pagntfleroper
Diminutivo di iconXtìtìOf
per vn'J sciaur afelio'^
cU Sempre insoUntt tififa in^
impertintnt€llQ
.
éomr"y^
LATINI-
«i
di mala bozzind soil le lente ;
E in gulea ri mise co' suoi motti .^
E perch*egli
ha ritidio è feghinenté*
fu culattiér de' cimborrì ,
Wusorno
E fta più trillo eh' aiìno a gragnuolarf
È
A
con
pentolepoitolìo
D
rimbrotti
;
6
mala ec. lentìcchie di cattiva cottura i
É perciò di cattiva qualità Metaforicamente
e da. noti isferarne
p^r gente a* inìquarazza
,
Di
.
kenè
mai
.
galea td. mettere o vendere alcuno in^d^
lea vaie raggirarlo
furkescamentejinchè/i
trag^
nella
frode
ga
Ri lidio : crede ti Rìdclfi
che debba Uggerfi
In
.
fnitidio, termine popoUreflgmficante
accortez^»
Ritidio non
è però Jìrano
d plebe
€
za
frali
^
,
mifiuzzcL' ; dìcèndoji
per esempio: Noi"
sarebbe Io
c'è rimaflo ritialio Il senso
ve
cìwè perchèha uri poco di cervello è di
fieffo
,
raggiro è feghiaente: è un niènte di fedej
vai
.
,
un
fraudolento
#
// babbacchionei
che fla céU
zosamente
levato. Culaltier:scherm
à muso
ajtno Jiolìdo
culattaiioper culo. Cimbotf come
dà chi casca,
t\ : i colpìche fi danna tri terrà
il suo sedere parve fattoper le cascate
; cioè
vclea un tal babbacchioneper cader ndU
et
di colui.
trappole
E Oa ec. / ajtnósotto una pioggiadi fra^
àriuola Jìa ad orecchie calate e sbalordito
,
A pentole; portar mg
n pentoli
fignific4
Musorno:
uno
.
84
PATAFFI©
E
h vivuola
poi glifece menar
Pagandol posciade] lume e de' dadi ;
K chi gramola spefìb e chi maciuola
li pevere in cornino a pisciar
vadi
,
,
purfar lo
cavale!tn
a
sulle
.
'"
spallecolie gambe
pendoloni
,
la
la vivuola : propriamente
sonar
'9'tola
il volgofi serve
ma
di^
figuratamente
i
la "rogna Ktd. Gli
fuefiodetto per grattarft
diede rogna a grattare gli diede guai
che tengon ridottodi giuo^
Pagandol ec. que''
le
V uso de* lumi , de' dadiy o delco fi fan pagar
Sovente
nel riscuoter da eh ha p^r-"
carte
duto ricevono sgarbie firapazii
i e allora con
mi
dolente ironia dicono: E' m'ha pagato de' lude' dadi Ridolfo
e
Menar
.
.
,
.
,
E
.
gramola ec. gramolare è frangercon
ti del lino i lo fie (fache
replicati
colpiglifi'pi
maciuoUre
maciullare, o secondo Brunetto
Var ch^accenni la parapiglia
e la baruffa
dclls^
C intende di genti
buffe sonategli Il Ridoìfi
chi
•
,
fhe mangiano
.
d' erba
Cornino : seme
di tal nome.
Caloroso e aromatico» Gli Aleman'*
il bcvcre
tii /' usan
col sale per appetir
Que^^
augurandoa chi
fio verso ò un imprecazione
,
orinar pungente e mordace , cornea
è baccello un
dì pepe e di armino
foje m infufionc
Pevere
;
cioè pepe
.
^
,
*
H
LATINI.
Chi ha sparato a trescar; su' sciagura,
le ftradi.
Che lece penzol per romper
E' s'accovacciolò di mietitura ;
croscio
E ha enfiata l'epa, e vanne
a
Per fare alli dì neri s^uarciatura
,
chi
Chi ha sparato : chi ha d'ifimpan^io
hiipiù cervello per saperfi condurre n^ prcu
non
far ifattisuoi,
prj affari Trescar : trafficare
E i^enza
spcfToquelloeh' e' fi tre.,
saper bene
schino. Varch, Stor.
Fece
penzol ; suo danno { su' sciagura) se
di Jìrada
poi giunse alla forca, com^ affaffìn
É detto in figura
non
per qualunque disafiro
,
,
.
,
saputo prevenne
che fi
accovacciolò : covaccioloè il covo
ò
fa nel ietto da chi molto vi giace , corn avm
viene agli ammalati
Ond' i contadini dicono
accovacciolarfi // metterfia letto ammalato.
Dì mietitura : i contadini usano
pure denomi'»
i tempidalle loro fauende ct^wjf di mietitura
vare
di battitura di vendemmia
Rtdolfi,
,
anche mangiar meglio,
Isella mietitura sogliono
e megliohevere
Ha enfiata l'epa:ha pienae gonfia
la patt^
Vanne
eia
croscio : va traballando, non fi
a
regge in piedi
Di neri ; giornidi digiuno Squarciatura
:
Jrattura Ver aver fittofiracciode" digiuni
.,
.
.
,
.
,
.
.
.
,
.
abbandonatoa Jhaviszi
cjferfi
•
U
E
P A
T
P
A
I a
F
delle grinze, e? secche fave scroscio.E non
son
troglio, e con pedicavivo^
zinghinaja
più volrtf rrangoscio
Con
*
Fondafo egliè su T ariento vivo
V Abbate Gianni ; or non
la linzzicaré,
ha del lercioaffaipiù ch'io non scrivo^
Ch'egli
Scroscio:
scotto
,
o
altra
da viloroso
che
romorè
secca
cvsa
di
rtisnar
wì
fifa mangi
*
£
andò il bi-f
per
fatto
aver
fave smoderato
.
Feri
queflod'tboicìoè più sconcio di quel
che moflrila lettera
Non
son
troglio; non sotto scilinguatola
dico chiara Con pedica ec. Dal Lat, pa:dic2-r
Salv^ Si lo con/e
fof la mia vita è un im»
re.
Coti minor comuffioneil
amori
f^flodi puerili
l""
mi^
intende per pidocchieria efìrema
Ridolfi
seria, dal JC^/. ped'culus
:
Con
e speffo
poi per un lento'
zinghinaja
e mi Jtruggo
lano-uorè mi consumo
noti
Su r.iriento ec. g^and'uno
puh contea
Par eh' abn:
Iter fi e flarfermo noi diciamo
se
tutta
.
,
.
,
.
.
,
bia ad'-'os;o1'argentd^ vivo\
ne
L' Abb'..
te G.anni
parla,anche Dante
fi qutlc il lercio peccato è appunto /'in-»
preffo
'f
'.
lo
fame vizio de^ sodomiti fra^qualiannovera
In somma
sappiche tuttifur
JìeffoBrunetto'
E littetati grandi e di gran fama' ,cherci
D/urf
medcsmo^ petgiit(^ ^^ mondo lerci"
Inf j5*
,
.
,
PATAFFI©
88
E
vuol in cucina
Mi ruppe '1 fuscellino, accalappiando
A una
Amata
trave
per Lavina
Lo scudelliere ha marcio
e
va
iingando:
A biorto su la pagliae' balenoe
le conche , e origliando
Per non
aver
'1
can
pari non
suo
•
.
,
.
lì
:
'r
^rT=
:
=rr.-
vuol seca
vuol rivali,^non
dar fiijìidio
alla tresca chi gli pvjfa
è spartir
il fuscellino
Fuscellino ; rompere
è in^
r amicizia
accaU.ppiare
Accalappiando:
'1 can
E
ec.
non
.
.
:
col laccio gli uccelletti Amata
dre di Lavinia ^ appìccatajl
per la morte
gannar
Turno
ma^
.
promeffosposo
alla
di
spartì
figliaMeco
•
r amicizia , badando a jarmi rejìarnel laccio
Amata
altrimenti che f infelice
non
Scudelliere: invece di scudiere , cortigiano,
dop*
Marcio : termine di giuoco, e vai pofla
in buono e cattivoJignificato,
pia llsafi
figur.
Bisogna dir male d' ognuno , perche abbian
ti fi dia
non
dirne di te, o almeno
a
.
^
^
.
paura
Varch, Suoc.
marcio
Rid.
do
fignolando,
.
Singando; finghiozzan^
y
A
biotto
:
maniera,
peggior
di cefi appunto
metaforico
malamente
,
alla
Balenoe ; in s.nso
che balenano , cioè traballano e
de' cortigiani
6
,
ftanper cadere dalla graziade lor padroni
perciòanche di lor fortuna
aver
conche : gergo per dire non
Non
aver
denari con cui ripa'*
che , cioè non
aver
con
: né
eventi Salvine Origliando
a finiflri
rare
far altro qU Jiar a orecchiat§i( t^r
potendo
.
,
.
lum^»
j^igliar
LATINI.
E
89
Gherardo Ventraia il rincalzoe :
Quel che 'n pentolabolle ben lo saccio;
E per li dindi si nnfalconoe
.
Di
*1 gomito procaccio
far verso
;
Per le tre livre tonde tien carriera ,
E (traluna , alle due eflendo in braccio;
ben
Rincalzoe : dettofiguf.
dal rincalzarfé pian-*
/'appoggiò
te ; e vdle Io so/tenne
nella disgram
,
ziata decadenza
che Jjgnifica
Quel che ec. proverbio
so
co^
la faccenda so io tutto
il mijìerodi
me
va
,
.
iuejì'
affare,
Dindi ; denari ; voce fanciullescaderivata
dal suono
din din , che fan le monete
caden^
do. Si rinfalconoe -.ft
rialzò la
ringalluzzì
,
crejia Come falco a vijìadella preda , cosi
.
egliriprese
spintoa viJìade' denari sommini»
Jiratigii
Gomito : sorta di misura
Proccuro di Jìar
.
.
colla misura alla mano
per ben mettere in verfi
ciocché ho nel cuore
Livre; lirey 0 piajìreTien carriera : Jìa
tutto in moto
Jìa in ardenza per conseguire
le
tre piafìre
che nuove
( tonde ) di zecca
gli
,
han feritala fantafin,
.
,
,
.
Strai an
a
:
va
col cervdlo in aria ,
pensando
farsene padrone Effendo in braccio:
cioè già in pojfefo
delle due ornai da se bum
Kid,
scate
come
.
t
PATAFFIO
9tf
basta lena fa
A
Imperiera
;
monna
gli andrivieni è 1' oca del MendannH
Kombosa
e
sgavacchiatala somiera.
% par percofTad un piàntamalanno;
Per la ghignatamormora
e
cinguetta
^
Per
,
E
schifa volentieri il caldo
A
bada
fa
lena
;
s
ajt*tacon
bajiala
quanto le
lena
•
ranno
«
le
tutte
forze,
Imperlerà; dvnmt
che Ci pretende; dette burlescamente*
Andrivieni i giravoltedi vie che sboccan qud
L' oca
di portarfi
allude al cojìume
€ là
te*
oche in dono a! padronide beni tenuti a liveU
Rid. Vuol
lo , com
tributo di ricognizióne
un
dire che per tutte le ftradegiravano i regali
di coftei
la protezione di quefic
per cattivarji
\
€ di quella
Si'^.
^ovcìhoszi facendoflrepito
i da rombo
sente per ogni via il gracidardi quefroche
: malconcia , pien* di gawccicli.
Sgavacchiata
La somiera : i'a/tna £ per ogni via passa
r afinatutta guidaleschi
che pcrta dalla vìU
,
la cotejìi
regali
.•
cotejìa
par ec. Jia in tanta
ccjìernazicne
inonna
Imperlerà, che par le Jìa caduto ad^
*
.
.
.
*
.
doffoun qualchegrave
malanno
*
Ghignata: riso caricato che Jtfa per ischer^
Vtia burla ,
no,
pone
E
scun
cerca
in moto
schifa
una
cosa
da niente
tutta
la
*
ec.
e
Cia»tuti i pericoli
previene
.
le partiftettesaldo , Ch' ognun
fuggireil ranno caldo• Malm. 9. 37.
d'ambe
9i
LATINI.
flrefta
:
t^na gran calda io ebbi , e una
ha luogo in crofta 1'ajinelio
E* non
K bafta bene un pazzo per casetta
Io fé* de'Pazzi speilbun bel cartello
',
•
e
Palancola, Sbaraglia,
calda; oggiscalmana
ài
accenfton
ftretta
la flrettavale ciUna
; aver
Gran
,
Sangue
str
aver
.
il grano
condotto a mal punto i dkendoji
la ftretta quando un gran caldo lo sec^
,
quajiad
ea
Ancreone
un
tratto
.
/'/fa7ie non è fattoper gliajtni i eljendo
crofta la cortecciadel pane
Pasbocconi da far
iai disgrazia
eran
non
, perchè
mio,
ha
Non
cc#
^
.
Bafta
ec.
che Jlgnijica
hoflarun
provertto
delle ftravagame, come
bcfìaun
Sol pazzo a mettere
in diflurho
uva
casa.
Io fé' ec. /'ordine è : Io fecispeffo
cola
palaneli è un cajìello
della nobilfamigliade*
,
solo
far
a
Tazzi
anche
perchèpalancolao palancolatoè
chiusa di pali
in terra a^uisét
una
fitti
di fieps perciòfar palancoladi cefidalla plebe
colle gambe
dello Jìaresdrajato
per terra
in su e in giti Quefluè ciò eli intende Brum
di quel c.^flello
sul nome
netto
equivvcctido
e
il detto della plebe,Rid.
: fi suppongono nomi
Sbaragliae Ancreone
d^ altrt luoghi^
e da cui la plebetolto aveffe
qualcheflmildettato come da Palancola ; sepm
pur non seguiJe ; E fo i'rete Sbaraglia
ec.
.
Ma
,
,
,
,
P
9S
A
T
A
t^ F 1 O
col petrognano , e petrosello
Alzando i mazzi feci zibaldone
Alle pe^giordel sacco,
rovinando
e
Prete
.
^Allacavalleresca Scatuzzone/
Ed
il pattume
Erro
cu
,
vicn rammuricando
cu
:
andrà* tu in cuccagna
vtU
un
Petrognano : j/ sa solamente ejfere
Forse prendeji
da Firenze
iagE^onon lun^'t
per qualche erba relativa a petrosellodi cui
JojfefertileCosi Falerno per vino di Falertio,
.
,
.
al,
in collera ,
Alzando i mazzi; montato
Feci zibaU
xando in tuono sdegnosola voce.
quanto
dqne: feciun miscugliodi cose , di^ffi
mi veniva alla bocca
J^ettn
Alle peggiordel sacco
: alla disperata*
ilialle bruttei spezzato ognifreno,^^owìù^iu
do : gettandoa gambe all'aria
Alla cavalleresca : a uso di soldato in zuf*
fa Cavaliere anticamente diceaji
per soldato.
Il cherico perde il privilegio
chericale,se si
fece bigamo o cavaliere Maefiruz,
Scatuzzone
è soprannome di
; fecondo
pensa il Ridolfi,
colui , che fu gettato so If
opra
ilpattume è rac»*
li pattume
rammuricare
ec.
Suol
coglieree rammucchiare la spazzatura
dnfi d" un sordido : Egli raccatterebbe fino il
tener conto d* ognipia.
pattume
; quando vedeji
vii COSA
del cuculo Cuculo che sei , la
Cu cu : voce
d'ogni cencio
sbaglio'^
eppure col tener conto
? Cuccagna : paese favoloso
ti farai signore
;
copiadi tuttii beni »
epe fingeji
.
.
.
.
.
.
?
.
.
LATINI.
93
?
al fico sempre
perperando
Del Vescovo la mula ti scalcagna
ritornato mezz'in succhio
Io già son
Dal
pero
.
gire a l^ellegoteed m benagna
La tigoa con tignamicami sbuechio
òorierendo
la posola e '1 lattime ;
Ver
,
•
,
,
E
la bagascia
Dal
pero
mia
n'ha
,
tutto*
moneta
mucchio.
dajìagioneajìa-*
al fico: sempre^
g'toneRìd. Oppure dal
buon
un
poco al
meno
,
cioè da
?cr\^efàndo: facendodenari i c^^perperc,
Greca
.
Quindisperperare
,
Jere
di/per
.
eh' andar in cuccala
£fia ; già comiìicia^otto di te a ciampicare
Jh[fa mula Trescavile , ^iàfi vede la tua de-*
cadenza in povertà Ridolf.Le mule de Ve^
ben pasciute
$covi solcano e [fere
care
; e il ciampiin mano
che T orzo con
a
cojìui
era
se^no
minciava a mancare»
che dinoti effer
Per gireec. pare un gergo
la sua paffione
tornata
in
sugo ; freso belle
flo'*
gote per un soprannome relativo a qualche
rida guancia
Ridolfo
Del
Vescovo
altro
ec.
»
-
.
tignaec. ftarfi
grattandola tignafignu
ficaaver da pensare a pnpr'jguai Tignamica : erba di grave odore
Mi tocca a soffrir
doppia pena : ho tignAda grattare , e non ho
cK un erba puzzolenteper farlo
La posola ; Jtriscia
di sovatto
che posando
sulla groppa del gij^mento
ed
regge lojìraccale
il bafio Lattime : male de bambini lattanti
JMi tocga a far da afinoper piortar la soma
}
da
bambino per sopportare,
*
La
.
.
.
,
.
•
PATAFFIO
94
Non
gite a gentibrocole mie rime ;
Perchè non
porterebbon la gorgiera,
E farebbon di voi piccioleitiine
Ma
fa del sol la spera
girecome
A mng'ama
migliorche concubina i
E fiate a lei in su la primavera
si fa di rose , della spina
Come
Faccia di voi ghirlande
catafascio:
a
V amico cesar abbia la più fina p
•
.
Brocole
brochus
minenti
brocole
:
fion
dal
Latino
lunghe zanne
prò-*
somiglianzade^ porci Ferciò genti
ha da tntenderji
genti materiali 0,
armato
uomo
,
a
dt
.
o
srotolaneo
,
Gorgiera:
terehbon
dubito che venga
g etitimordaci
armatura
suiC armi
certo
e
satiriche
.
fi met^
per prenderle voflrt
del collo
.
Non,
difese
,
fa
Come
na
y
più cara
ec,
a
vuol che vada?io alla
sua
dottai
lui che la concubina agliaman"m
vadano sul far delt alba , e dcW alba se^
di primavera, come
rena
regalo di fiori.
A catafascio : a gran fasci t^'uolche da
am*
pungentimotti di quefiivtrfi
prenda ella^
i vizj e /'iniquità
pia materia da trafiggere
^i certuni
de persona consaputa^
L'amico
cesar:
dicefi
nominarfi^ ficcomeT amie eh' intendefi senza
fabio La punta più acuta vuol che ftarin
eo
ti ;
^
.
.
.
serbata
a
di cofiui
puniziun
•
P
96^
A
T
F
A
0
m
Oliando*! giuoco è compiuto, rena rena;
E vaiTiini gro/To e tutto
m' ha ftcrpiato
In gangheri tu l'hai a suo
catena,
Eccetera
dir
vo
perch'aggio fretta -}
1] can
t' abbai e *1 lupo a mala
:
mena
t
,
,
L*
in cuiJja,
amata
la truccia in berretta.
e
cui fi suo{
JeUo enfatico
con
,
orand" abbcndanza
/ contadini
esprimereuna
dire : Uh I tanta
roba
che la beata re**
usan
Rid. Seo-ue il senso
da quel^
na
: Verseguitato
malevolo
alla fin del giuocomi trovai ajfat
,
bene
vale
Vammi
grofìb: andar frojfo ad uno
di lui
efferpieno di mal umore
contra
Egl\
va
graffo quaji io fo/ftfiato e non egli
mi
che ha tirato a fiorpiarmi a danneggiarmi.
Suo ; invece di sua
per grazia di lingua
Lei sempre
do
come
suo
e moglie onoransposa
r amò
Bocc*
am^
29. Qui Ser Brunetto
maina, le vele e dice quel che gli vien detto,
Rena
rena
:
.
.
,
*
,
,
«
,
.
,
A
è
lo
mena
mala
mena
:
fiato delle
al
cose
peggiorpartito M^na :
Òr va
vedi la lor
e
.
.
,
Dantp Inf 17.
che fiaqualche
truccia ; pensa il Ridolfi
di peggio che amata
Trucci fi suol
,
La
cosa
•
dire
agliajini pungolandoli Del
^uefioverso credefiun di que^modi
pireche non Si ne vuol pia come
,
.
',
bibere
.
rimanente
da
jar co»*
sai prat^
LATINI.
9^7
TO,n
SES
CAPITOLO
dì Bellondo;
A pelo a pelo mi passò gli orlicci:
Tombolando
pur dianzi vidi '1 fondo
;
A chieder a ciulfettoebbi capricci
E
Bruti» Lai.
è rimasa
T^On
»*^
zazza
•
che turbatojì
dx
del Rtdolfi
(*) E^ opinion
r ordine de capitolidovesse quejìo
copiatori
Jiar nel luogo del quinto, e il quintodeiC uU
f autore aduna cer^
timo i in lui affrettandoji
rime aU
ta conclusonee indrizzandoviquefle
la moglie
Nel decimo però pia apertamente
,
,
.
s
il
del
chiuderji
Z'àzz2L:forseper zazzera
osserva
oppur niente aifatto
i/' è
nemmeno
re/Iato
discorso,
secondo il
come
,
nel
Cap,
Ridolfi;
i.
Non
capello Bellondo ;
che Jiessi sulla galanm
un
.
di persona
feria e fazesseil bello, Rid. Alla penetra zion
cioèpane.
del Salvini sembra qo^sìbello-tondo,
A pelo a pelo : giujio
giujìo, a misura a
misum
del pale cri"fle
Orlicci : prcpriamente
ne
t ejìremità
di qualun^
i quiper fimiliiudine
Arrivò appena appena a farmigodere
que cosa
degliultimi refidui
Vidi *1
Tombolando
: cascando a precipizio»
fondo : giunfia veder ilfined ogni poco di
bene ; precipitai
nella miseria
Chieder a ciuffetto: è chieder roba a uno
che ciuifa , o carpisce
t altrui, tanto è lonta^
da dar del suoi quindiusajì^er
no
cercar cos4
ad ottenermi ..
iuafiim^ojibile
soprannome
,
,
.
.
•
PATAFFIO
9»
In
P
cispie zaiFardoii
guinzaglio
nn
•
mollai di dire: o mic«ti
del nocciolo amoroiì
E se teffer non
può , ed ella fili:
Ji la luna nel pozzo a' sottrattofi.
Gonfiai
r anime
e
,
poi
.
di
: Jìriscia
Guinzaglio
cani da cascia j' attaccano
ad
come
flessa se
una
n
corame
,
cui i
con
pel collari
.
fiC'^
E
talora
attaccati
fià
ne
il proverbio
: Stan bem
un
j e fi dice di persone d'un
guinzaglio
medefimocsjfume Rid. Cispi: et pofi Zaffardofi ; imbrattati di qualfifia
lordura Non Sfai
di chi più far conto i posson mttterfi
tutti in
com' i cispie i zaftardotì
tm
maazo
,
Gonfiai ; i intende per la rabbia
Tenni ten^
fiii e poipia non potendo,
andare e dis^
lasciai
^i : oh micci che Jiete ec.
L' anime ec. di due fireiti^miamici sugI
due anime
nocciolo
; 8on
in
un
Qui
dirfi
Oh t bravi amici
:
fer ironia come J'^anbbe
d
uno
,
così
n
è venuto
.
.
»
.
.
.
»
veramente
iìe tesser
!
chi
m.odo aspr» per disprezzar
fregato e npregato non ci vuol favorire Rid,
Ciacche non Ji compi accion di farmigru ziéi , fi
ec.
.
filano io poi
,
La
luna
ec,
non
li
curo
la
mofìrar
tantOf
p-ucchè
,
nel f"zzo è dar
òottrattofi:
per r altra
luna
sd incendere una. cosa
d^ incannar
€ he Jan profejjione
€,
.
É
un
impre*
i falfiamici
quafidicesse ;,
di Uro tiusÀ
^taccia al cielo che cadan sovra
£i'ingami} con cui d' altrifi bmUm »
tallone
centra
,
^
-j
T
3L A
I N
I.
99
li pili
;
di vanga :
Animo
tuo , e manico
Ben lappiam ciò , che tiene i tuo'barilip
ed or tisfanga^
Or lima , ed or vendemmia
,
Siri margottifanno del baccello ;
le tube un ermellin s'infanga.
E con
E
»
Donnuccìa se' fornato
i:
?
?—
—
Donnuccia
.•rrrr'
.
..
Jf dtcc
:
per
ad
uomo
\".
d* snimf» vile
•
f è bajtato/'an^
Se* tornato
;
non
per li pili
darti male una
volta ; e come
sciocca
femmi»
muccia sei tornato pel contrappelo
p$r avere
,
il rejio.
ah»
Animo
tuo ec. viva il tu9 gran
cuore;
sì grande , e poifi debba pur$
un
cuor
bijfi
maneggiarU zappa , che frallezappe Jiessefi
ironia.
diverrà illujìre
e famoso
Spiritof^ìma
ben
ben ti conosco
Ben fappjuin
ec.
afotidoy
è mai
con-*
so quanto pefi // Salvini che non
iscopre un ger^ojur'*
tento
se hi o^ni detto non
òescotdic^ barili valer bardasse
Or lima: adesto è il tempo che tu lavori
di rapina Vendemmia
; che tu facci di mal
buona raccolta
Sfanga: e che ti levi
acquilìo
dai fango della miseria , e da' taccoli
Siri ec. mentre
badano alle baie , e non
ora
I ragazzi
tagliandola cima del
pensano a te
baccello inguisach^
in fer^
alzi e s abhaffi.
s
di cappuccetto tult internafava , dicefi
che
ma
fan ser margotto
Salv.
Con
le tube ec. vig,non
te ne
fare scrupo»
lo , che anche gf innocentinicedono alla neces^
sita; comi lo fiessotrmillittQ
dille
él tao»
.
,
.
.
.
.
.
.
-PATAFFIO
irò
Bucherattola dalle per 1*anello:
S' io rido e tu fa me ; non
brancicare »
E ricordofllil tnofto , e l'acquerello
Il tempo fi comincia a rabbuffare ;
Ed ha un pelo al cui detto ftrufFaldo:
,
.
trombe del cacciatore
non
piùper salvarJischifa
il fango e /'ìmmondeaa
Kid»
Anello : foro
Kucherattola : ptcciolabuca
dell*ano
Dalie una
Bru^
cosa
per un altra
soziù
ài proverbiare
netto
^ molto amante
con
.
»
.
.
eijuivoci
•
S' io rido
io lo dico
per burla Non brancicare ; tienile mani a te.
J^icordossiec. allora fi mise egliin putito dì
farjirender conto di tutto da capo a Jondo
il mofto ei
Ridolf,Così fi dice averci messo
r acquerelloper averci
perdutotutto i essendo^
fi mofioil primo sugo , e /' acquerelloi'«//"/della vinaccia , eftratto
da lei a forza /
mo
ec.
tal fia di
me
,
s
.
.
ddiua
.
minaccia tempefìa
; detto
di uno , che comincia a far
della sua collera. Molto pia in là va
mere
Sa Ivini , e spiegache comincia a crescer
11 tempo
barba
Ha
ec.
taforicamente
me-
te^
il
la
»
un
pelo: usafi^
pelo in fignifica-*
pigliar
d* adombrarfi e insospettirfi
Detto (truffai»*
do : tale da poterfi
dire uno ftruffolo, cioè un
di pagliao di capecchio .^«p^
ispidomazzo
dire che f ave a preso uti diabolico
umori ilpiò
to
,
.
iri^i)
6 bÌ9betic9
.
LATINI.
loi
racciabattare*
cubattola non
In cottardita fta , perch*egliè balJo ;
E havvi meno
a
far, che 'n paradiso
Non
ha San Marcellino
Santo Baldo.
e
E chi paura avefTe del mal viso ,
vadi a San Giovanni sciobrigato
Non
;
La
,
E
3
di
Cubattola : Jfromentoda caccia tessuto
verghe. Racciabattare ; rattcppare Non tifi-*
dare in sì torbido tempo a metter pezza , e or-*
dir nuove
trappole
Cottardita : vefledi carattere , concedutagià
da' Sovrani a persone di rajjgo o di merito
Encicl e Vu Fresn. Quindiftare in cottardita
è metterjì
in aria autentica per farselavalere*
Baldo : baldanzoso
Havvi meno
a far;
eppure non è cosa per
lui lo spiegar
aria
Non fi sa poi t ori^
queff
^ine del proverbio per rapporto a Baldo e Mar-*
Cellino Forse potrebbe
alludere alla suppojia.
S, Alarceliino offertoincemo
jìoria^' aver
agC idoli
S. Giovanni : fejìa
con
fierain Firenze^ove
tutti i bravi della Toscana
concorreano
òciobrigato: senza brighe
senz
affari Chi temè
,
brutto ceffocom' ha cojìui
un
ha affa-^
e non
,
ri per quella
fiera, non vi vada ; perchè dom
vendvvt fiar ozioso se la farebbe colle perso-*
,
ne , e incontrerebbe
di
da farlotremar
mofiacci
Son passato ancor
ni
io da S. Giovanspavento
detto Fiorentitioper far capire
i é un
Ji
.
,
.
,
.
.
.
.
,
.
non
aver
paura. PaQli*
PATAFFIO
102
guardi'1 yrcìneU'
Né
troppo fiso
I ftambernicchi ! e' nel vaglioha pisciatoi
E '1 diavoi no '1 baciò avale in bocca :
Bench* e' fia scalterito e* fu arcato
E' sopra il cane , e preftaha la bicocca :
A veder par T Abbate da Facciano ;
uovo
•
.
Né
minuta
àia
guardiec. n^ la confidert
troppo per U
abm
non
affinchè
facetaocchio grosso
procacci
ar/taffanni
,
a
,
,
I ftambernicchi
;
il
pensa
esser
RiJolfi
voce
ttifatica come
cappitaI oh la gran cosa !
Dante
TzhzrnÌQchptr
Ivf.32. disse parimente
essendo Taberniccli
tosa
grande e smisurata
Nel vaglio
«/i
alùffimomonte della Dalmazia
ha perduto invano il tempo e la fam
ec.
,
',
.
tica
la pota
E '1 diavoi ec. col diavolo non
se
tenere ; il diavolo ne
sa
più di lui , e lo cucm
Quindi a bocca baciata , di buon accordo,
?Cu
Avale : poco fa,
Scalterito: benché egli
fosseajìutoe scaU
Arcato
trito, fu colto all'arco
:
preso con
.
.
.
inganno
.
E'
sopra
alla vita
•
il
cane
:
de" brutti cani
fiateaddosso persone
ha avuto
cioè gli sono
uscirsene colT ossa sane
da non
MetaforatoU
dietro a com
ta da cani che gli sbirri Uscian
iuro , cui voglionoarreffareBicocca : cafteU
luccio di rifugioE la sua aftutezza
gli trOf*
vò sempre una Jicuraritirata Rid,
di pas^^
cera
una
Par r Abbate e«, fia con
Il Salvini
s^ot
fiua t • par che non Ji^nfatti
:
.
.
.
.
.
P A
I04
A F F 10
T
'1 lecclitito e la corlaja,
e
natiche.,
E la veriiera e '1 diavol saccolone
E che diascane ? dice la maffaja
Comanda
Monte
a
rappoliil lancione ;
Le
,
.
,
.
'n su le secche in Barberia
ftringo
'1 picchinaccio
mi colse al cantone
E
E
Lecchetto
lonnetta
è
:
è
paio
o
,
una
propriamente
che
sporco £ergo
uno
Toscano
;
pìcciolaco*
per meta
serve
:
;
ma
tjui
.
Verfiera ec. cioè mise in opera i ^ià detti
mezzi bricconi , e il diavolo e la verfiera;
colie
qualiultime parole intendefi
comprende'
altre baronate
ie molte
,
che nominar
non
fi
vofliono
.
diascane : al sentirtante bricconater}-»
prende sorpresa la ( inassaja) serva : E che
Diascane
diascane che è mai cotejlo'i
fi dice
da chi héi scrupolodi dir diavolo , a cut e^uf'*
Che
,
naie
.
i8. miglialontan da
Monterappoli: cajiello
Firenze famoso per l'uve celebrate dal Redi»
Lancicne : famigliodi corte ; detto dal porta»»
ripiglix
una
re
speciedi lancia Veramente
il Tosta
ncn
i
Ji può far d' ogni erba fascio
esscìidovipiù giujliz'ia
i
,
.
^
,
.
òlnngo
ec.
che
ed io lo provo
miUe
trovo
che tale
nel più bel de' miei affari
i
intoppi
reftar
di ftringere
o
è il fignificato
appunto
di Barberia
di
Picchinaccio : in vece
sulle secche
£
so
uomo
.
di bassa
.
Jiaturama
O^gi: i'iccino ma
,
dicefi
piccinaccio
furbo e factnoro»
tutto
y
pepe
,
Al
canto*
LATINI*
105
in druderia,
aspetta il fagiuolo
Ed alla foffa ciaschedun fi peli:
ha marcio in giulleria
il guidalesco
l'accerti; che pur beli?
Dà dà, che non
abbia Nalda mafficcia,
La gatta in sacco
La cerbola novella , ed i micheli i
Ed
.
E
a/ voltar d' un
R'td,
taluno
ne
:
canio
5
,
comQ
fa chi appcjis
.
attende il minchione al passo
E io ri'ìianga
bel fsgiuolo.
in asso
Bu^n*
un
In druderia : alle tresche e a' bagordi
Tane,
Alla tolTa e e. e Jia aspettandochi vtn^a A
di ripulire
Lisciarvi il peloi tolto daW uso
e
uccifi animali ad una fvssa d' acqua
pelarv,li
Rid,
corrente,
sul dosso delle hem
Guidalesco : lejìone
f.^^tta
Giulleria scur»
jìiedal lungoportar la so^a
riiità £' sì vecchio fralletresche scurrili"
che V ha fattoil callo
Dà dà : rispofta
al sozzo
invito di quel/^*
lido picchinaccjoFu pur tutti i tuoi sforzi^
I*accerti , 7wn
che con me
ti vìen fatto
non
il colpo tu la sbagli
Che pur beli:
con
me.
che concludi a far il bambin piangente
i IO
Aspetta
e e,
•
.
»
.
.
.
^
.
-y
mi
non
muovo
.
gatta ec. io vagliavedermi fifattotnioi
tal jia dt Nalda se lasàajìda te ingarbuglia,*
La
re
,
Vender
cuno
ser.za
La
'¥A
la gaira nel
darglitempo di
cerbola novella,
esprejionseli accresce
aggirareal*vederfi i fattisuoi*
sacco
la
P
cervetta.
forza
Saiv,Nuo^
al
proverbi
PATÀFFI©
xo6
affo in cu! a Ghita , e molta cìccia
E se tu r hai per mal , sì te ne scigni
;
diavol tentennino al bujs arriccia.
EM
L' anima vienti a gola , e più non
ghigni,
E
.
^
delia gatta in sacco,
che suppone il Rtdolfi
e
I micheli;
indicare altra tresca
ingannevole»
sa**
; ne lungi
forse dal Frane, miche , beffato
rebbe dalT
del Ridolfiil_
guale
interpretazion
be f nardi di cui in Cola
a
fensa corrispondere
di Rienzo : Chi gli toccava
la coda
e chi i
,
,
,
bernardi
.
detto copertamente sotto
Ghita
cero
direbbeft
un
unjuflo
Asso
;
.
di
figura come
,
:
accorciativo
Margherita
,
Se
tu
ec.
se
dispiacetr
derivato forse daW uso
tal mia ritenutezza
Proverbio
€
tu
di
la ve/teper men
slacciarji
5* USA
ad esprimer
.juelnon
€
s
crepa
.
abbia a mal d' una
Diavol tentennino
tentennare
,
cosa
"
sentireun dolore',
cH alcuno
curarfi
.
da
Arriccia ;
diavol tentatore
;
agitare
,
commuovere
.
J
arricciare è rizzar irto il pelo , come
gaffa
fìizzitòLo so cK unn furia divien ^uel dia'*
volo cK hai sempre a lato ^ invifibil
( al bujo)
.
del
tnintftro
tuo
furore
.
che poco ci vuole, e l ani^
vola ) e che
fina spintadalla fame da te Se ne
ò vorrcjìtincappare'
qualche merlotto
un
perei
anima
U
ec.
lo
so
fer mangiarealle sue spalli Più non
la /fessafame /' ha fattodimenileara
.
ri^
»
ghigni:^
il solita
Latini.
107
cica d'impazzare
j
incruacati tozzi son ferigni
E gì*
*
è al cacare
fm preftose' , cke non
La moglìera di zaffo zaffardoso:
E
Le
Tu
remoli
non
calze ho
a
leggereimparare
pofle
«
mai
riguardi
non
né
raso
E
toso
,
6
remoli cica : e punto dalla tua rabbia
canina non sei molto lontano dall'andar in
fa zzi a
Incruscatii
Tozzi
duri avanzi di pane
:
carichi di grossa crusca
Ferigni : impajlati
di più sottil cruschello* I tozzi dd più nero
pane ti sembran belli e bumni i cioè a tutt»
zuc^
i denti , tutto ti parrebbe
un
attaccherejìi
chero
Più preftose' ec. la fame ti fa essere assai
sollecito, vorrefti
subitoavermi nella r'ete Mc-i
cui fi corre,
do basso alluJìvQ
alla fretta
con
,
quando le bisognenon ammctton
punto di di-*
/azione
Zaffo zaifardoso : tappo lordo 7 vii girjro di
di cui è moglielà natica Saly.
Jìronzo
,
Calze : per calzoni Io per me non ti poss9
finoi caU
troppo aiutare , perchèho impegnati
Mandar
zoni
a
imparare a leggereè frequen*
tati,
/fimo dalla plebeper mandar a pegno yfor^
derivato, dice il Ridolfi
chi
dal polizzino
se
,
ha
cui consolarfi leggendo
su
se
ne
Non
.
.
.
.
.
.
.
.
.
,
,
Non
tra
ec
riguardi
persona
e
persona
étddos^oad ognuno*
fu
,
far diftin^ionè
ti meni alla disperda
non
Ra^o
sai
è
più che
toso.
PATAFFIO
ic8
cieca mugiolando;
a
Ma
mosca
sempre
E (airiallo 'nfarnare il pan goloso
.
E'
vanrvo
a
pedovando:
saccomanno
chi ha U gatronìè uccellalo.
frnfino ! deh vienlo mazzicando.
Un
E dii è nella malta non
trottato
,
E
A
cieca
mosca
:
alla cieca ,
operi sempre
badi se "? o non t' boccone da farti prò
!Mosca cieca giuoco fanciullesco detto dal
Mugiolando: come
hcnàarfi
^li cechi di uno
MOfi
.
,
.
che
affamato
Cani
,
freme
tra
denti
.
/'odor del pane infornato
ec^
cita l'appetito^
così Jìuzzicala tua avida «"ola ogni occajion
che ti capital
i e subito ti ci
lanci
E* vanno
ec.
vohejia parlarper le genc^
mezzani , e dice che
rali di cotefìi
puzzolenti
tutti
di Jìrada s' avventarlo
a
coni
ass".\/Jini
Fassi
ec.
com€
.
*
Pedovando
il
piedi
^
;
pedovtre è
come
cavalcare
saccheggiando
scorrer
è scorrervi
a
cavallo*
Gattoni : malore che carica f articolazione
inetto alle cort»-*
delle mascelle
e rende /'uomo
,
operazioniE' uccellato ; è burlato E
in cotejìo
chi non
è piucchèspedito
a
salvar]!
ci rejiacom' un messere
MSS'TlJinio
lo flessoche
Fiufino ; crede il Ridoljì
esser
fruscolo haflone Oh un buon randello per
sue
te
,
.
.
,
.
,
( mazsicando ) l*ossa\
yvTrpergli
C acqua torMalta; quelfango che depojltu
bida
0";ie'affoga»
riflagn"ita',
oggi memma
.
nella
memaia
ngn
serpereuscir d' un
intrico
,
ic^
LATINI.
;
L' afino fatto par del pentolajo
ha il frugolato
E respicenon
.
E
della lingxia
l'hajo;
le sue maccatelle i
in somma
ben fi sanno
tutto
E
il Salvhii ! Lat. maliha
Qua7ìtoa prcpojlto
et-
nota
viva,
quardam
materia
,
dice Plinio
come
;
duriHì-na
ex
onde smalto
,
calce
.
Non
trottato
: non
esperto; tra slato da ca^
ebbero Scuo*»
v.ilii, che Jidicontrottati, ijuand^
la di Cavallerizza
Rid.
.
l^arie di dìsbrigar
Jl
al laccio dì quejli
da un imbarazzo , rejìerX
le
mezzani \ e quantison gli usci tante saran
i'a fino del
Vtly come
donne che lo peleranno^
pentola;©è fermarjia cicalare ad. ogni uscio ,
com' il pentolajo
per vendere ferma H suo aftno
ad ogni porta
Re"pjce : cioè res " secondo lo Jiilfurbesco
,
inutiliper
eh' aggiunge
alla i^era voce Jtllabe
L*
a
fino
chi
ec,
sa
non
.
Non
ricoprirla.
averne
viente d' alcuna
cesa
respice-e ;7o;? aver
Salv.
Frugolato ;
.
pia
tré"
Rid. E chi è
di frugato tentato
quentativo
assaltidi cojìoròy
preso di mira dagi importuni
vede il fondo d* ogni suo avere
,
,
.
In
somma
lingua;
un
/'ho tutto sulla punta
,
poco che venga Jìuzzìcato
ec.
della
so che
debbo dire,
Maccatelle
que*peccati che da chi li com»^
per non
saputi Quindi scoprir
;
mise s hanno
le maccatelle.
,
•
P A
tió
E
par
pur
T
F |f I 0
A
ch^abbia
cacato
i
1'acciaio
.
diiTeI Egli ha pur zaccherelles
cotefto :
E tutto è del papayero
La forza pasce '1 prato , e tonda 1*erbe #
A bocca secca
(la , eh' è un bisefto ;
E fi proftende
;
a barba spimacciata
Che Dio
non
fattala cura delf
fi sa qualsordU
cotefìo
carne
uscito
mezzano
se
; eppure ^ sì affamatocome
fossefrescofrescodalla cura delt acciajo
disse : tjuante scuse
Che non
quel meztan
S aver
maledetto non
trovò egliper iscolparfi
altrui impoverito
I Disse che quegliavea mille
( zaccherelle ) taccoli ; e quefìi
furon che gli
là borsa
éisciugarm
deU
Del papavero
era
effetto
ec.
e che tutto
la sua pigrizia e del suo letargonel maneg^
gio de prcprjaffari
La forza ec» ci vuoi induftria
e faticapef
cavar
fruttodal suo terreno ; né bisognad0rm
mire come
fa egli Quejh verso o è scorretto^
tolto Ja chi ha
l*acciajoCome d''
cesse
: Ben
do commercio ha fattod''umana
E
te.
par
,
.
,
,
•
,
.
,
contiene una gran licenza di rima
denti asciutti, fa le
A bocca secca
: fìa a
che possa
fettemagre \ ma non è casa nuova
,
a
me
darsene colpa: è un bisesto , son già
quattro anni.
um
agiata
vSi prostende ec. mcdo esprimente
ciata
spimaca barba
So che t» {itavi
0
.
^
,
poltroneria.
.
Saec^*19"*
PATAFFIO
Ili
E'
flaberlasusine con
cardellerroegliè
ganasce ;
Un
eh' appiccazane»
,
Ed arbor sotterrato
ha grasce ;
non
Ciancìafruscolesono
dare il gaggio,
a
Perch' a cui erto del mondo
fi pasce.
Più che sabato santo
tu se' maggio,
Sraberla
stritola ;
:
/' intètideil
la crede
e
per
Kidolfi
fiata nella Jì^ssaenfaft
del
tnolto
,
esprejjioìie
caricata
mia
mastica
parlare Susine
.
:
è
e
quejìofrutto /'esser
agro
maligno, l'uol dir che cojfuà
a piena gargoZ*
za
di malignità*
p a scefi
Un
cardel lettor^jp^//
è uno
in(juiei^
spiritello
fo. Appicca zane
: ti spaccia
per reo di cose ^
delle qualisei affattoinnocente.
LoJìiSSO'à\}m
piccarsonagli
Arbor ec. finché
se
ne
fin sotto terra non
trae (grasce) alcun frutto così cofiui
mentre
di nascojfo non
merita che disprezzo*
mormora
Cianciaf rusco le : compcjìo
di ciancia e frucomune
a
.
-,
,
miefitiin l"f
ciarle inutili nemmen
Gaggio i ricompensa
spesa che vi fi badi
,
mercede ; onde ingaggiare
Perchè e e. perchèè una
befìiadel campo i
perchè campa in queflomondo colla faccia sul
delle bejìte%
terreno
e il culo all\^ria al C uso
Più che ec. tu sei piùlungo { maggio ) del
Sabato santo
mai a chi aspetm
che mn
finisce
scola
.
Son
,
,
»
^
^
non
quando cominci uva canzone
di uno, che
ia fini
mai più. Sembra rispijìa
set
io riprendi
del troppo andar in lufìgo col im
ta
la pasqua
worddce
,
discordo
•
II
LATIN
113
E vientì il capogirlo
per trincare :
Ed ha più tempo , che non
ha scheragglqi
La
ftrugolare
bugia: vuo' tu nulla ?
finatrola piglia
Con
una
lava
alle iìmirne è ito per corbarc»
Ed
Capogirlo; capogiro effettocT esaltazìon
di vapori
dallo Jiomaco alla tejìa Trincare:
bere smoderatamente // soverchio vino è queU
torbidefan^*
lo che ti fa passar pelcapo cotejìe
,
.
.
tafie
.
Ed ha ec. le mae^a^ne di colui son cose vec^*
Sche^
chie più della vecchia chiesa di S. Fietxj^
raggio né è più da farne tanti schiamazzi
hi
tu fai C et est a chiesa è antichi
ma
come
(Jì
Firenze y così nominata
da un vicino scolatoja
d* acijue e di lordure della città
Fmattola: crede il Ridoifi
diminutivo
esser
di fine Io credo esser
/' ultima posatura d' un
fluido da qualche tempo fiagnanteStr Ugo lare:
forse^«truogolo, vaso del beverone de' por
ci ; perciòstrugolareper rimeftare
intorba
,
dare
Fava ; figur,
fiolta Chi doper alterigia
min ècoflui , eh' ha sì gran lava ? Sold, 5. Bugia
K' debba avere
; bucata , vuota
un
poco
il cervel bugio. Morg, 15. 43. Con una
vana
proscpopeja
un
truppa vai tu rimefìando
fango
gii vecchio e posato
Alle Smirne : il Rido.Jì
crede esser
lo fieu
che andato in Calicut in Og Magog cioè
so
,
,
in bruttie lontani paeji Coibure ; gracchia/
-y
,
.
,
,
^
,
.
.
,
,
PATAFFIO
JI4
ha la giraiFa
e 1 cui le trulla;
,
Per btfania smascellai di risa ,
Perchè la trentavecchia parve ciulla;
£ per la vena
pazza s'è ancisa
è data ;
Addio ser Ugo , che la paglia
Le
corna
.
corvo
£»rr!e
re
vedi dove è andato a sbatteuna
brifa; è andato Lontan
vecchie e
/ è attaccato
a cose
Ora
.
per attaccar
'millemiglia,
ra?icide
.
que^
guidaleschiche son sulla
le
schiena delle bejìie
da cavalcare ( come
son
del Icr ca^*
) ifivecchiatesotto il pestio
girafte
di donna già logorat
vallerei Vuò intenderfi
Trulla : non fa altro che spetez^
consumata
zara
pel rilassamento di fianchi
»Similmetu
Befania: il giornodeÙ Epifania
vecchia squarquoia
te il Berni J' una
: 11 di di
befania Vo porla per befana alla fineftra Al-^
di Toscani fanciullii quali
lude ali*opinion
credon che la notte dell' Epifaniagirila he-»
fana per le flrade§ per le case
de'ragazzi co*
Trentavecchia: spauracchio
eli appunto suol dirfi d una
la befana
nie
vecchia bruita e scontr afatta Ciulla : fanciulla
Le
corna
:
.
*
é
",
.
y
-,
.
.
di paiquel suo ramo
è ro*
s
di voler far la bella e la giovine
Per
ma
la
trinata, /
Ser
vena
ec.
per
^ ammazzata
Ugo
:
.
presso il Davanzati cosìiVgoh^-*
di riboboli*
cimerò , che dicemmo
predicator
è data : è finito
Scism» 77. La paglia
per te ;
LATINI.
US
cefta fu per ribobol divisa
Adesa in letto e fta raggruzzolata:
Che r arco , com' a* ceci la sparnaccìf
la curata
Che m' ha furata mezza
e coltellacci
;
E' ftanno come
capre
dal gozzo *n giù la sorba lazza;
Non
va
E '1 cavriol pon porri, ftu avacci
A
.
,
,
.
,
.
s—
'
hai
to
perdutoin queftavecchia ilpiù bel sog^etm
riboboli
de' tuoi
,
cioè materiadi ribobolive
paglia^
ora
; ma
ne fu da potersenedare a pienecejìe
é finita
al caldo
: raggruppataal geni
Raggruzzolata
A
cesta
ec.
.
del
suo
Arco:
covacciolo»
usato
Sparnacci :
Coni il
certo
baftoncello
Lat,
:
sparnicciare^
e
per
da
curvo
t
excutsre.
r
aja
buon randello j accia guizzarcojtei
pel
careggiato
fa
cosi un
letto
E' stanno
saltar i ceci per
,
.
cioè la detta Adesa
:
,
altre
e
capre ec.
persona cììavea a farcon cojteiCome
in discordia , Ji posson tanto vedere , quan-'
sou
da cui
io le capre posson vedere t coltellacci
,
.
sono
scannate.
Si son dati scamm
aspra immatura
hievolmente certi bocconi danonpoterjiinghiot
tire , sebben fifacciaferza e fifinga,
Cavriol : animale yeloc[(ftm@
Pon^porri:
Lazza
:
.
.
balocca coni
sei deftro
in
din che chi
perditempoStu ava":ci: sé tu
dell'occafione
Vuol
approfittarti
di hr
trar profitt»
sa con
coftei
un
.
»
PATAFFIO
%i(5
ha
Kon
ramo
né
razza
chi biscazza;
piove nell' orto del Prete
gatta fagna talora {tramazza
E
or
La
ben
:
.
" ego dabo tibì , pete :
Difìfe fratehno , e poi non
T attenne;
me
Perch' i' son nella falta con gran sete
Quot
vis
,
.
rei
Ji scorci}
balocco o£nz pia
e , farà rejìar
com
un
lejìorivale
Non
ha ec. al contrario rimarrà un tronco**
chi biscazza ; cioè chi Jìa cogli oziofine
ne
ridotti di giuocoì lasciando passar il momen»
to di sì propizia
fortuna Non aver ne ramo
né razza
discendenza , esser
è non
aver
co»^
ni uno scioperato
chi
che
sa
non
Ji
vagabondo
.
.
ftJia
,
piove ec. ora il vento spira prcpi^
zio Que^ tanti mortori che fan piangerle car»
se
fanno ingrassar il prete } il qualJi rifa
come
orto alle frequenti
piogge QuindiilprOf
Or
ben
'
,
,
.
verbio» Rid.
Fagna : C afiutagatta per voler far la mar.ta , talvolta poi tombola davvero j così chi fa.
talora minchionato vera*
il minchione , rejiaci
mente
.
Fratelmo : mio fratello
Perch' i'ec. peri
oc he io mi
.
molto
asciutto e
la
consumato
parola
nece/Jità
tenuta
,
.
Falta
:
in angufUe,
avendomi man»
non
,
J' averi ,
mancanza
trovo
LATINI.
II?
di Cerracchio venne,
le tanaglie
E de' zoccoli tra/Te le bullette :*
Né piuma mai rimessi , né penne «
ricevette
Ma
quello Dìo che morte
,^
sconfonda , e i traditor'
or Ipocriti
falfiin parolette
E li bugiardi
eh' io paffii furori
dia grazia
E a me
,
tresche.
sentir,che nuove
Per peggionon
Ed il Caca da Reggio è de' Priori i
Con
e
.
Cerracchio: crede il Sa /vini che fiada ctx*
Il Rtdolfi
vai mani
te , eli in furbesco
pensa
di Nicodemo
che tenaglie
lo Jiesso
esser
cioè^
,
di gran forza
Quindi
o preparativo
attrezzo
le tenaglie di Kicode: Ci vorrebber
dtceji
ben risom
è qui che coftui
// senso
venne
ino
luto e ben preparato
B .llerre: chiodettidi largocappello Suol
s'attaccò fino a' chiodi , cioè spc^
: Ei
dirfi
.
.
*
.
.
gbò affattola casa
Né piuma ec. non
.
mai più ; senh»
rifeci
pre miserabile mi son rejìato
11 Caca ; famoso assassino
altro €ace,
guajì
di tanta erudizionedice
Salv. Privo il Ridolfi
deridere le millantarle
che quejio
vuol
verso
it un vile
che di se spacciasse
cose
; e an^
gran
dasse
suol dir/i facendo il Fotta da
come
mi
.
,
,
,
,
Modena.
Tasson. SeccL i. 12. I Priori erano
sei elettidell'arti ehe vigilavano
al btwn go^
della città di Firenze
verno
fu
QueJÌ'
uffizio
Jiabilitonel 1282. Ne segue che Brunetto seriSr"
in età molto avanzata
se il Pataffio
.
•
PATAFFIO
Xi3
che
Crifto
lodo
Ma
furon
non
pesch*
,
lodo
Ma
perchè
.
3Ì9
lodato
,
avvenire
paf^io
potea
fia
contuttoctu
ec.
Allude
alla
par
vol-
,
d^
novella
che
Comune
un
sul
consultando
,
da
regalo
le
chi
pera
pesche
;
chi
e
chi
ofini^
pè jicht,
per
Tre*
,
ultimi
deflt
partito
e
tal
con
pre^*
,
spedirono
fi
sente
Potejià
nuovo
le
per
,
il
valse
al
farfi
i
NeW
Depurati
d'
atto
a»
.
prirfi
già
cefi e
le
S^
marci
rajero
fi
porger
e
i Jichi
Potejìà
al
eran
,
eh'
ordino
i
pre^iofi
fi
frutti
in
faccia
£»nfiderando
fracaffato
:
il
a
Cofioro
medefimi
Deputati
.
rischio
di
dicean
Fortuna
col
tornarsene
volto
consolandofi
,
'minor
ti^
.
/wa/^,
fortuna
che
non
furon
pesche.
del
PATAFFIO
I20
che e' è dato : agutìo ferri?
fi pagò fra tutte quante.
D* un ver non
glierri ,
E dopo gogna tu ci andrai con
E come
pollo cieco non ftarai.
Per le ragionbazzesche che diiferri,
Non
dice
,
giù di te alla cieca, ne
SimilitudinetoU
tante dijìinziont
parla senza
fa da compratori^
quando per sollecitudinenon
fra una cosa e T al"
troppo ftannoa sofijìtcare
o
tra ; né badano se fian ( aguti) chiodi ,
Rid,
ferricomunque
D' un ver
ec. fu un
ojìinatoné volle per^
d' una
verità per quante ragionigli
suaderft
j adduce (fero
Gogna : la berlina ove j espongono i mal**
agT insultidel popolaccio Erri ; ferri
fattori
nel muro
piantati
per attaccarci qualchecosa,
Non
dice
ce.
mena
.
.
,
.
,
,
detti dalla lor figura // verso
equivale al
Cader dalla padella nella brace ;
:
proverbio
cioè di male in peggio Rid, Il filo del di^
è ; Chi tidice : crepa , e che seiun bria^
scorso
: e dopo
solenne caparbio
oone
; chi ti Jà per un
più
cotal berlina , ti convien
sofferta
aver
.
.
bella ; tu n andrai traferri
Pollo cieco : che sbalordito
poco sentimento
Ti scotterà la
f^Y che abbia de suoi mali
faccenda; ne darai la tejiaper le mura
fra
tante
Bazzesche ; triviali, sciocche
fammi ec.
Jìranecose che f es:oK di bis'cca)
.
.
.
,
LATINI.
1^
121
la bulletta a quellaornai;
di San Ruffel le cam;)anelle
Come
,
Così appiccicando
gliaccordai
Solleticando sotto le ditelle,
lui a zufolo e tamburo ;
Menando
tirò tre metadeilc ;
Del morruà
anche
Fammi
.
Fammi
F
Lat.
Brun.
dammi
ec.
Jia QuancCuno
Oh
cioè quejiaè
sogno
ne
Si
pafabile anche^
que-*
Jiranezze
racconta
.
soggiungere:
per
:
e ha bim
graffa che psr p a [far
,
bullef tino
pubblico
merci firanlereKid.
dei
le
S. Ruffel
la bulletta
quellalamini
a
Jì suol
,
,
com' alle
doga^
.
Fiorentina
tille cui
parrocchia
attribuisce il volgo /'andar ripetendo
o
: Vendi
suono
impegna Ecco cioc"
campane
col loro
;
,
•
ha d^ uopo del bullsttino:
che è incredibile
e
^
al bi*
che tu II abbia accordati ad accomodctrfi
eli è
quellecampane a ripetere
sogno , come
,
(£ uopo ceder ne cajiejlremì
e o vendere o inu
,
pegnare
Ditelle
.
ascelle
;
,
fibileSeguendo io
.
calzandolo
Menando
rttùy come
ov
cosi
il sollecitoè
a
darglisotto
più settn
,
e
in-»
,
ec.
e
spiegando
sopra di lui auto*
ce
capitano sopra i soldatiy che condudi tamburo
di piffero
e
suon
a
Del morruà
ilporco ehe^ece ? lasciòan^*
ec.
dar per disprezzotre sonanti vent"JìtàMorruà
.
.
scorrezion dal Ridolfi Seguo
credeji
.
mSimìtL
^^^^^
^^^^
^* h*emorroidarius"
ti
la
PATAFFIO
122
Alla 'mbracciata V acerbo , e '1 maturo
Eir è per se bellet a e per se bella :
della cuifia ( queflogiuro )
Pe '1 rorro
E' se n' usci più chiaro che la della;
la putta fa dell'avoltojo
Come
,
.
Quand'è svegliato,e ha la picchierella,
di parole, o copertoio
Amico
mi piace;
Cha fia di ftracciofatto,non
farte
ove
vcngon
le moro'tdt
•
Cesi metadelle
|
coW e Jìretta
cioè cacata
,
Alla 'mbracciata : tutt'infume ( quajiin una
la laffaal
bracciata ) diede per lo sfiatatoio
furbescodi
digelìoe
meta
.
.
all' indt^ejio
.
da crepar dì rim
Kir e ec. è cosa veramente
dere : fi potrebbe
dejiderar
più bella f
così burlando burlando et si
Pe '1 rotto
ec.
levò d' imbarazzo , come
non
jojfejatto
se
suo^
della cuffia è tnaspsttatétmente
Uicir pel rotto
sortir d^ un pericolo.
La llella: la diana , che nitida e bella esce
d' oriente a far pompa
di sue bellezr
dal mar
ze
.
SaLv.
ghiandaia Si sbrigocon quella spe^^
ditezza
cut
una
jisottrae aglf
con
ghiandaia
di rapace avuitcjp quand è pia JiimO'*
artigli
lato dalla (picchierella
)fame.
amici di parole faccio
dt Jijfatti
Amico
ec.
io quii conto
che far deefidt cenciosa
ta
coperla quale 7ion coprendoche uno f lanciaC ^h'
f
Ulta
:
.
,
,
,
y
tro
amico
ali» scoperto
,
LATINI,'
i2s
li bugiardi
annojo
E 'J pan ripresodal forno mi spiace ,
E 'I migliaccioche fece Sere Spada ;
i camuffati
E
e
•
moglie vivace,
spezialnientc
quando fulfe lada.
Io son
yeftito col legume,
nato
Ma
E
,
soprarturto
la
F
I canniifati :
bacuccan
sotto
\,cappucfio usata
2
s^im^
guisadì pitocchi
cioè quella,
la butfa
veftecon
eia*cutifrati
i a s' tntendon gC
qui cK
a
,
Vtmpcjìori
.
ripresoec. pati riscaldato ; cioè /imici'»
già racconciata eh' è come
cavolo^itntio,che
Pan
,
non
'
fu mai
buono.
di polentain torta. Non
Migliaccio
; sp'^cie
re
Sea
qual cosa alluda delC inco^.jiito
sapendoji
la forza di quefto
Spada non puv sr.perji
,
detto. Un lume n abbiam
dal Boccaccio , cht}
rftcedelle sue novelle : Chi ha a dir paterao(tri, o fare il migliaccioal suo
divoto , la{;cileilare. Conci, Cioè chi fati santocchi» non
U
legga,
Lada ; laida Dice che chi è lercio e ( vÌh
com^ appunto effer sogliono$
vace
) superbe»
f
bacchettoni, è a lui insoffribile
Jslaroveftito : molto comunemente
es*
dicefi
veftito per effer
?er
nato
fortunato.Col ìegu^
corriun cec-e ^ fagiuolo, o altra civaja^
me:
che nascon
di baccello
in che
Ecco
vefttti
io son nato vefìito
i': nso
dT effere
un
\ in senso
,
.
.
baccellone
,
A r ì 1 ©
t A T
IS4
aggio delle fave ma non biada
Venga scialacquoin ciascheduno agrume
dico già per vin di melagrana:
Non
Verch*
,
terraccio , ed
per
esce
ciocché ricercaji
Aggio ec. infatti
per
esser
biada ; non
baccello io /'ho i ma
non
che vi voglion
;
per eferfortunato
,
sendo biada la
e
"
pe '1 cocchiume»
compiuta quafila campana :
Dà
Or è
un
•
Agrume
in ognun
di loro
in erba sul campo
sementa
figur,
per
:
esoso
uomo
,
trate
encsm
•
spilorcio
;
fatta dejidera eh' in pena
spilorceria
fi defiiun fanatismodi prom
dt tal
,
fujione
•
Non
dico
ec.
è
spiegadel
una
supe^^
verso
intendereeliet parla degliagrufacendo/i
mi
altriin senso
:
proprio ma figurato
non
escluderebbe /7 vin di melagrana,
menti non
eh' é il pia agro fra tutti* Rid.
Terraccio ; quellalarga apertura della boU
guel
tet che fi chiude col fondo Cocchiume:
forodella fieffabotte che chiudeficol turac»
eC altri che diano
dolo
non
Quando trattafi
vuol che verfi'è mai contento
; pel terraccio
di dar egli tutto ha
mo.
Quando poi trattafi
da paffarper angufio
foro, Rid.
E* compiuta ce. or via quefti
son
niti
negozi fid'
ci fi penfipiù Far la campana
non
fiorey
^
,
,
.
,
j
.
,
pezzo
un
te
m
interrottamennon
dicefi
per compier
affarjs*
LATINI.
Legali'1 cui com'
lui
gatto mammone
«altansecciase'donna bugiana
Un
Che Fiesol arse pare '1 diavolone :
tonduti ,
Tu ti fai beife de* groffi
in zoccoli trottone
E *1 diavol vanne
E bent fta , e buon di : sono arguti
,
F 3
a
.
.
Legali ec.
che
non
v
è rimedio ;
«
fa di lui ciod"
scìm'totto; cioè attaccar^
buona eorda e lasciarloJfre^
cf imo
farebbejì
gii a lombi
fìtare.Modo
una
,
sprezzante, Rid
Saltanseccia : uccelletto , che fi posa or su
quejfaor su quellacima ^ altrimenti s-aìizmpa.^
un
leggiero
metaforaun incuftants
Bujziana: sccjìumata
Che Fiesol ec. sembra ella il gran diavola,
città di Fie*
La
Fiesole a fuoco
che mandò
sole più volte è Jiata ijivoltafrailerovina,
lo;
e
per
•
.
.
del pscm
Tu
Groflì tonduti : monete
tosate
di tesar monete
te ne fai uè in qua
cato
ìion
in là y come
se fosserobagattelle,
ne
in
Diavol ec. fimilmentele gatte vanno
zoccoli , e vuol dire passarselain piena letim
zia. Tu prendia scherzo i più enormi delitti
i
il diavolo ne fa gran fejìa
ma
in aria sprezzante la
Bene Ita ec. risponde
femmina: Oh\ me ne consolo assai di quel
e fiandate dicendo ; col buon giorno Sono
arg
.
.
\
,
sud
;
che gente
inai cojìoro
\
fon
spiritosa
pataffio
iq6
della Vernia pareaii Frate Zugo:
In gran cattività fi sort cresciuti.
[Mia consobrina è pur vaga del sugo
Della pentola ; rocchio sempre
vuoici
E
dove la mi vaga , quivifrugo.
Alma scarabocchiata , alle carole
Mi fa 'mpazzire,cóme
tordo iri guefFa*
E quand'in teda fi pon le vivuolc
Affai gargaglio
e
poi ricevo beffa
,
in casa;'
: è eglisempre
Scoccoveggiato
E
£0
c/iitali l'iavrebbe creduti ? pa^
altrettanti marzocchi , come
Fra Za*
anzi
d^ Alyernia iici uni zugo suol dirfi
per sei
uno
ftoiìdù
Parean
rean
ec.
.
.
Cattività: mali il ài ribalderìa
fatt"S
nel mejììer
de furfanti
fin gran
profitto
L' occhio : cioè della pentola
che è quel
frfasso che galleggia
sopra il brodo Il Salvi.*
Han
,
.
,
.
ni sospetta che scherzi
il velò
sotto
de' soliti
iquivoci
Scarabocchiata
: anima
nera
; da scarabocchiare,/^/:
seg riaccicoW inchìojtro Alle ca-i
iole: allt consuete
tresche, Gueffa : gabbia
Vi vuole : por/ile vivuole in tejiaè ador^
narjiil capo co'fiori come farile femmine
Gargàglio:facciograti fracaffo K vanno
t
*
.
.
,
.
verso
Tunifi cantando
,
Come
putte ebre tutti
gargagliando Ciriff.
3. 98.
ticcèllata; da eoe:: cuculdto
8coccoVeggiato
covéggiare cK è tatto della civetta f quaìti»
do trajiulla
gli uccellii
.
,
,
Da
F » I O
P A T A
128
vien ciacciamellando;
rìpniili
Perchè sì prefto
Neri se'in zelo ?
che vai pur nicchiando.
In sa' di scotta di cappa di cielo
Egli ha del buon ; ma non 1'ha manomeflb.
Zecca
punta,
sarei ben ridottoreattivo partita
ss dom
,
di cojìui
veji dar orecchioa cicalefgi
in casa di queU
Da ripuifti
: da far rapine
/'alma scarabocchiata d.lla mia consobrma.
bub*
Ciacciamellando: cianciando, infilzando
Io
.
hole una appresso V altra
bene* Qual mai è
Zelo: brama di qualftjia
in fé la fame delT altrui roba , che n ardt sì
di quella
Neri dovrebbeesser il nome
prejfoì
lima fovda ^ià detta
Zecca
animaletto noto , che i' attacca
e
.
.
per un ingordoe rapam
iugge ti sangue ; figur,
Putita: puzzolente.Nicchiando: facendo
ce.
di sugger
il malcontento ; non sazio ancora
denari
Sa' : sajone
casacca
,
,
Fresne
scotte
raccolte
:
è
Quod
un
ex
.
Scotta
presso il Di*
:
di
amm.isso
cose
diveìTis rebus in
iyifiem
unum
congregatur. QuindiScoti qualiex
Brunetto
vuol
diverfisnaiionibus com; adii
sccrvum
,
.
segone di mille pez-*
dire che cofiui
un
vejiiva
scom
^e
Capia di cielo : panno d' un cele/ie
.
iorito
scb-"
Ha del buon : ha de' buoni quattrini
,
1
bene ai veftito
sembri un pitoccoMa non
che ha non
i quattrini
ha manomesso
:
ma
li ha meffia mangi non se ne servg.
éncora
.
,
LATINI.
Danda
Cui
i«9
prato giucclierelo.
morde , o riceve cubeiTo,
a
mulin»,
teme
; ed ha uno
la gatta impregna per lo sello•
monnoso,
serpe
Lucerta
Quando
F
5
Danda : forsedal Frane,
do , /'/bighellone
Monnoso
dandin
;
.
gliarla
monna
,
lo flupU
brtacone ; da pi-*
Prato
ìmbrìacarft
.
,
:
presso il
corttllacciodi moni^
Giuc*
Jìero0 di prigione
; dal Frane,
preau
Du
Fresne
pratum
è
un
.
cherelo : fors€dal Franò,
cH
Altro titolo ingiurioso
,
juchoir ^allinajo.
à
assomigliandolo
,
cortildi galline, esprtms^ la di lui spor^
chezza
cuba per vaU
Cubesso : il Du Fresne riporta
le infossata1 serpentiallignandoin luoghi
umidi j potrebbe
derivato cubesso , che
esserne
valer serpente
Similmente : Citi
qui scorgejì
la
delha provata l'acqua bollente , teme
ancor
fredda.
Ha uno
te, come
Sopra ha detto di quéller*
ciò truffarello
V ha
che ha del buon , ma
non
manoiriCsso
J cosi di lui qui soggiungiche ha
mulino , quando ec. cioè mai.
uno
a
f tmp!//rbile,
Quando ce, quando avvenga
guai è quelloche la gatta impregnip.r Li som
la virtù del suo
Rid. Il Sah/ni leggt
sesso
fesso Dice dunque esSer colui spilorcio
a
ss*
eh' i mulini mar*
Igne i esser caso
impassibile
^
'un
,
,
,
_
,
.
ànijitua Jarina
•
PATAFFIO
130
Perchè
fi duol cotanto
,
e
fa traino ?
dimmi ch'hai pisciato
in sette névé^
Che Dio ti vaglia,pecchiat"'iorentìno.
In tramito tutt'è , rispose in breve
Un
beccalitì im pizzicacjuiftioni
;
Al dormi le falute f e' f iman grieve*
E chi è j?iuntoche vada carponi ,
Allora è catacolto,
e gratigliato
;
Deh
Fa
no»
traino
:
^emé
,
Perchè dunque va
il trai*
quajiJirascniasse
miserieì
eglipidnge7ido
KiJ*
Hai pisciato
te. Jìniméìotu che Sei un veC'^
chio saccéfìtené, e che tanto sdì del rnondo i
Dìo ù V2g\ìz: cosi Dio t^ajuti Pecchia:
Jì dt:e (^ un gran bevitore j onde pec chiare ,•
Succhiare il "via come
le pecchie
In tramito ; là rispojta
è in pronto , alle
Il Rtdolfi
Corte
tutti
leg^e ; In tramen
IJormi : un triflo
che fa.il fatuo per su"in-i
ieresse ; quindifar il dormi al fuoco
Ècco
m/Serie ; perchè sa /'arte
perchèva piangendo
di far il dormi
ti carattere
e softc'rierne
Sap^
in brigata
p^a uno
far fintadi dormire ; hai
bel tempo d tentarlo con saluti j ei mcjìrddi
é
.
,
.
.
,
fion
accorgersene
.
.
andar colle rriani
Carponi : andar carponi
e
e co' piediper terra, nel qual rnodo non
può
farjlche poco camminò
Allóra ce, t/ualor
chiiri^
è piucchè
non
lefìo
Cappa in cojìui ci riman bene ( catacoltO ) aC^
chiappato
( gratigliaio
) m gabbia*
, a pojio
,
,
LATINI.
È ben
m
fi vuol incontrar li talloni
.
ftrabuzzando così ingrugnato
Uscì del puzzo de' lavoratori,
Che n' ebbe un caccabeo cosi ingrifato
;
Di. rio in buon , non facendo scalpori
Di San Giuliano ha detto il Pater noftro :
E
.
F
6
di eamba
e' bisognaesser
Incontrar
ec.
luì ; e con
svelta con
tanta
fretta scappare ,
eli un tallone arrivi C altro correndo, Rid,
Stt'ihuzzvindo: flravulgendo
^li occhi ^ comt
chi fa buzzo ad alcuno j cioè fi mojìraseco /V
collera ...
Scosso fiPuzzo de' lavoratori : // letame.
nalmen
da tanti rimproveri
uscì e^lisebbene
dallo flercod^ suoi vii] La CrU'^
ingrugnato
sca
legge dal poz/.o ; e sarebher nei sen^
le fossedella Contessa di Giviilarii
so flesso
.
Eocc,
Ò^
Foi-^
Caccabeo ; dal Lai, caccabus , pajuolo.
che n ebbe buscate quante ne potea buscare k
.
Chiamar i pajùoHe il ranno
dicefi
fimiimen^^
di
dal
meritar
te
Buonarroti nella Fiera per
buscarne in groppa è in sella
Di rio ec. di malvagio che era , cambiato hi
buono né più menando schiamazzi Scalpore
è lo firepito
di chi Jl risente
_Di San ec. vale aver detta una segreta ora-*
zione , per cui ne filaimpensatamente
venute
un
qualche bene Per certo dicefte ftanotre il
paternoftro di San Giuliano ^ perocché no|
,
,
,
.
,
.
PATAFFIO
1S2
E
co' berlingatori
sciarda fa giuntanel chiortro,
più non
mala
La
E
usa
.
spopolato fu; l'aria graìtando:
inaterafTe
Le
a
terra
quando gicfbro
.
di dell'anno iì:ala vecchia in bando*
Un
potremmo
non
fecor.
migliorealber^^o Fior»
avere
.
I.
3.
ch^ amano
le contìnue goi'»
: que*
Rerli'ngafori
zovìglìeiche si dilettano d'empier la moifia,
pappando e ieccand®. Farch, Ercol. 64.
d''ini"
Mala
sciarda: la cattiva pelle uomo
echarde
scheggia
; dal Frane,
qua razza
di chi non
La scheggiaritrae dal ceppo
dicefi
da' suoi progenitori Fu giunta : fu
traligna
del
.Nel
chioftro : sotto t portici
aitata
éjj'r
passeggio.Rtd.
le pulcida des-*
Spopolato:gli furono scosse
so
Ju ben battuto L' aria grattando: inva^
verberare
Lat* aerem
?Ko facendoJirepito
;
Simile,,dice il S alvini
a
pescar l'anguilla
^
*
,
,
,
.
.
,
per aria
Le materasse
in mezzo
suoi vani schia»
ec
a
disse : In ogni modo non
andrà tan*
mazzi
rn
si cascherà sul mor^io male ; se si cascherà
Udo
dì ec. u» giornodisgraziato
Un
suol venir
può sempre andar bene .Illude
fer tutti ; non
al volgar detto di segarji
la vecchia alla me^
.
.
.
quarefima
i che perciò
fi suol per burla
in quel dì dirfi
alle vecchie che non ftfaciiatt
vedere y perchèncn i'abbiano a secare
tà di
,
LATINI.
133
gHareflii denti della golar
'1 pretesemol.dentecchiando»
tola ;
In calze a campani! macchie non
E fu la maravigliadel trecento,
Veggendo giunto '1 Prete alla tagliuolat
Trarti
Poi rose
al zaffo di sorto
Ed
eh' era
lento
,
?^r
^lé suoi schiamazzi
spalancirva
che se glt sarehòer potuti
t-anto di gargana
,
tutti i denti di bocca Il
sveller comodamente
Ecce a: CIO usò la Jìessa
frase per uso che sma»
Tratti
ec.
.
scellava delle risa.
i dev.ti arrabbiato
poiftrinse
quafirvjicchiasse
punte di prezzemolo.
Poi
rose
ec.
,
che sciolte al gu
; calze
cami)anri
nocchio cadvn grinzose su piedi e impedì»»
il camminare
Macchie : le siepi Rid,
scono
tola ; dalT ant. tolo presso il Menagio
Non
Calze
a
,
,
.
.
,
cavallo che va di porm
Quinditolutariusequus
Jl senso : Vojìoin tali imbarazzi
tante
non
gli riesce di saltar la fiepe e sottrarsene.
Del trecento:
della p':ù
Jìupendaantichità.
Sì dejìòtal maraviglia (jualsi sarebbe fatta
di que portenti di cui eran
uno
a
fecondis
più antichi secali.
Tagliuola; metafor.
per qualunqueìntcppo
Lo Jfupore fu ti vederlo intoppato
sì mala^
,
.
,
,
,
»
mente
.
ZaiFo
cK
et
sogno
:
non
di
£lfmento
turacciolo d^ tini
Credo
vogliadire
bi^
fi sbigottissene perciòavesse
sciom
Jiuraril fondoper sopraggiunto
di ventre ; scher^sando
dt lut co^
su
,
.
PATAFFIO
134
ÌSIon ciiicse
cosa
che *1 Prete
né
goda:
colà giuso li dissi: memento;
Doman
lo saperai, leva la coda
E '1 be ir amicò a una
sì mi diflfe
:
ti darei una
Non
micca di broda i
Ma
.
E
Gortefin da
Pelago mi scriffój
77el Malm.
Pervenne
una
eccellenza , Che fu per farlo
me
re
zaffata
a
sua
quafichèsveni,-
3. i7i
i
ÌSIon chiese
ec.
ricorse al zaftb di
non
per grancTurgenza
,
fi prendessemolta
che ne goda il Prete,
Colà giuso; io però
tton
to
sot-
quaft de IT accadutogli
apprenfioneNon è mal
.
non
è mal
dt rilievo.
al vederlo caduto in tal
,
abisso
e
tal imbarazzo
le mie
Doman
ec.
mente
,
glidi{fi: Ti enti ora
a
parolei
te
n
accorgerai
appresso
y
e
prò^
ai 'le dannose conseguenze
di tal evento ;
leva la coda, spiega pur adesso baldanza Il
Piovano Arlotto vedendo i suoi popolanirider'-*
scia di lui , c/i invece d' acqua
santa
aspergean*
li coir olio , disse : Domani
ve
accorgerete
il maggior danno era loro , di cui
E véramente
fi macchiavarì le vejii
Reir amico:
ironicamente* Quel buon g alalia
ver
,
•
.
tuomo
no
mi
una
(
rispose
a
una
scodella di broda
) di botto: Nemme-^
ci spenderei
per co-*
feftetue parole tanto poco conto ne faccio.
Pelago: luogo vicino a Firenze .celebreper
i'vrr' di lana
del bel*»
Seguita la rispofià
,
..
.
r amicò
•
PATAFFI®
136
La peniten?!non
sofferse gretto;
Goni' in dileguoper poggio e per piano»
Diletto , so che gufti^elmottetto
:
Però chi non
è ricco in quarant'anni,
Ha messo
'n pafta e va a brodetto»
mano
La botte piena e la mogliera, Nanni ;
,
no
ca;ie
:
Inglese Come
.
roce
maftin sotto '1 fedi vigor non
già di
alano
Che vince
rabbia
Ar. Fur.
fosss
4.6. 138. Qu^fficojìu't
altri cani.
r alano fragìi
fra Dottori , come
Gretto ; meschino
Segue il beli' amico , e
dice di non
nello sven*
voler quietopassarsela
incontro com
turato
il bravo romito non
suo
soffrìda meschino la penitenza.
,
.
.
,
e pia
dileguo; sì lontano, che sparisca
al
Com' un lampo fi sottrasse
fi veda
In
non
.
gaflicro
.
Diletto
:
amico
mio
Mottetto
.
detto
:
con**
che ti piace
so
frizzante Amico
parlar sentimentcso ; or senti quefio: Chi
cettoso
ì4n
e
è
non
.
,
ec.
brodetto : non è capace di concluder
niente di sodo. Come dicesse: Sai pure eh' ho
già passati40. anni ; e perciò
puoifigurarti
,
che non
ho più da impararea maneggiarmi
che m^an^
La botte ec. a //ì
curati , 0 Nanni
drà a maravigliabene
Dicefi che non può
^verfi la botte piena e la moglie briaca, au^
bene
che non fi può da cattivo principio
aver
£gli però tuttora se ne promette , ficurodella.
in procacciarfi
Sua
forn
arte
firaordinaria
nna
Va
a
.
,
.
•
tkna
•
LATINI.
13?
la coda tuttavia,
E non
ni mica barbagianni
sarem
La mona! da non
vuol groflabadia
Per poter fare il fonfo a duda bella
E quando la monnosa
va
per via ,
da mascella
Levati quel peluzzo
E poi fanno la chiosa a rifettoro;
E
menerem
•
:
,
Menerem
ec.
usafioscenamente
;
q^ut
cK et non rimarrà avvilito
ma
figntfica
nera
suo
a
poterfi scapricciare
genio»
però
tot*
,
a
Monalda
Lai» monedula
: forse dal
putta^uccello che ruba l"*
oro
e /'argento
; tjuiper
d^ una
vecchia di mal affare co-*
soprannome
crtde il RidoìfiGrossa badia ; gran somm
me
di denaro
ma
Fonfo ; il Ridolfi
/*ha per voce
inventata
M ricoprir
uno
sporco sentimento Potrebbe averfi
Ella fi contenta
a
legger tonfo , caduta
fi*
nalmente di poco , perchèla bella ne fia conu
,
,
.
.
.
.
piacente
.
Monnosa
da riferirfi
: scimia ,
alla
titolo^
detta vecchia ; ovvero
da riferirfi
a
graziosa
druda bella. Così mom\Qs\no
cascan^^
, giovine
te di lezj
femminili
Levati ec. allora puoi levarti un capriccio^
?
puei prenderti
un
^ufio.Oggi levarsi un pelo
•
dagliocchi toglierfi
una
Chiosa ; f^r la chiosa
,
materia di discorso e di
ro
:
moleflia
.
è trar
da
una
cosa
rijleffioniRifettOii*
per qualunque luogo ove Jì mangia tavo**
Rid, E pQi voglionparlare; e caratterìz^
,
,
la
.
I?
138
È
dalle
Pur
Sarmi
valli,
per
deW
eh*
io
1
F
cieco
che
O
appella
da
son
messere
un
F
A
darasanna
il
me
T
A
pianoro»
Sappia
non
valere
,
occafion'i
*
Cieco
i
c'to^
;
Forentin't
V'iorentino
specialmente
•
proverbi andoji
J
Sanefi
da
così
Vecchia
.
fama
Ì5.
nel
mondo
T^^edi
Menag.
Dalle
valli
perchè
p'tù
li
:
dove
lontani
chiama
sonò
orbi.
i
ci vii
dal
Ijtf*
Dani»
viltanì
piò
rosizt
commercio
i
noro
Pia.
borgo
:
^uì
crede
tanto
Credo
U71
lontan
per
é
nìigl/d
vicina
p'anura
Fiorentin
goffo
io.
alla
da
Bologna
città
i
Af/
.
dalle
valli
i
ma
non
son
poi
Latini.
CAPÌTOLO
13^
OTTAVr.
(ta mona
dal mare
Diambra
E quivisogna pur di bere aceto;
qual mi fu rapitadella zambra
là
Ipil
^^
La
crai la
A
Dov'
Di
all'ontaneto
riveggio
eran
bizze
zezze
là dal
#
,
e
amore
^
:
gigli
luògormotlffi^
mo
e sconosciuto
quaftmondo impenetrabile
Brunetto
motteggiachi gli voled dar ad iute??"
dere C assenza
di
della sua donna
mojìrando
in termirti
creduto ; e spiegando/i
avervi
non
tìon
dijìrnili
a
quel detto : Più su fta mona
luna ; cioè ti capisco tu non
la dici giufla
mare
:
detto fer
,
»
,
«
,
Pàoli Mod,
Sogna
Tese,
ec.
di mejìeimma^^
pienala fantafia
Oh sì davvero ! la se
ni è fiatatolta \ e da me lontana
non
mio
veretta fi pasci di fiele
per amor
Zambra : camera
i onde zambracca
,
di
Ha
piacere
£Ìnie
dolorose
n
.
andò^
la po^
.
femmi^
,
al dimane
dal taf, cras. Ontanéto
d' ontani. Il Salvìni ap^
: luogo piantato
il luO'^.
pe*gerghicrede che fignifich'i
pa^0ionato
ella s intanava ; cioèdovefaceala sua
gOy ov
A
crai
:
;
segreta Combriccola
Zezze : ultime
di cónta Jo
Bizze ;
voce
coli'imprun^*
sdegni, inimicizie Gigli: fiorini
ta del giglio, com' oggi gigliati
/ zecchini
Salv, Quivi cessavan
le natie inimicizie fra
due contrarj
d' amante
e d' avaro
affetti
} noa
.
-,
»
,
.
potendo/i
quiviaiììar
senza
spesa*
PATAFFIO
i/p
Oro trabocco ne vìen da Corneto.
E sonvi l'arcaliifeper conigli,
E rtanno pure
a
coglierei ehiovi ;
è pur fori e cavigli
Però che *1 mondo
«'
trovi:
Sempre mi sguaraguati
se mi
; qui In ger^e
pae^e dì Romagna
al prvprto
di Jonna , che fa scorno
per mejiiere
andare a Roma,
marito. V Ariojio
: Credendo
andò a Corneto
Salv. Una fonte d' oro
fé-
Corneto
;
.
^
renne
meJìiere
fijfatto
,
in fronte-, cioè cornute
( da Calilfo, signor de'Sar acini ) moltiplicate
cerne
c?iccmgU Salv. Ma arcaliitepotrebbero
Arcalitt'e ;
con
arco
,
le
più famose
; e conigli un
mejiiere
di cui Jìmile nel Lio,
gergo
ana^rammattco
Son. 79. Pere
coniglie in farscttin di vajo,
E pesche im picca
io je
di ftfatte
arcaCogliere ec. è ben proprio
ehiovi
liffe il fjr grata accoglienza
a
ijuanti
lor j' offeriscanoFori ec.
dacché il mondo
è ormai altro che fori e cavigli
nou
; nel sen"
fi dee
del Eocc, ConcL Dico che più non
so
dii;detto che si disdica agliuoa
esser
me
ser
nel
,
.
^
.
,
lììini ed alle donne
dir tuttodì foro
e
glia
cavi-
ec.
; mi guardie mi riguardi mi
Sguaraguati
,
vai
con
piedi
.
tansto.
cento
occhiate^
squadrando da
E' discorso d;ilU donna
capo
a
trovata ali oa-»
LATINI.
E'
No
te
a
fono
t4i
la forca al fieno
come
.
^
'1 dico per piaggiarti
per Dio Giovi,
Il bambagio alla mui;a
spacceremo ;
Al Tanto, a paralocco,alla baiTetta :
noi pur sareno.
O topo o vispiftrel
m' ha fatta pinza la bonetta ;
Mezza
Sono
ec.
cojìoro
per
san
te
oggetto dì rivam
ti fienoteme
la forca^
lltà'^edi rancore',
com
da cui venga, infilzato
Per piaggiarti
;
per parlare ti seconda del
tntendo add^r»
tuo genio Per Giove eh' io non
i tuoi gelofisospetti
mentare
; ma
pure ti sarò
buona compagna ne*genialischerzi
Bambagio : trarre ilbambagie è trarne /'uU
timo sugo
Musa
: scherzi ,
snervare
e ([uafi
del
giuochi Per servirti/arem gtiultimi sforzi
.
.
.
_
,
,
.
genio
.
Tanto
:
oggitantlo
il paralocco
sì ne' Cant.Carn»6.
ta
e
.
In
la bassetgiuococome
altre»
osceno
Jigmficato
alla bassetta
Fare
vien che l'uno alzi
O
,
,
Econ-
l'altro metta.
e
farem la parte noftra comunque
chi cofia Allude alla favola del p:piJlrelloy
ni
uccello fi saJvò dal gatto
come
topo dal
com' il pipistrell
falco E fanno appunto
tOiO
ec.
.
,
.
Or
,
figuradi
topo ed
or
d'uccello. Cort, Con-
vert.
Pinza:
piena
.
Bonetta
;
berrettino;per fi^
la borsa
Sappi pc
militudine il ventricolo o
che quel mio amanti
ro
m' ha
bene
•
.
tmttato
assai
PATAFFIO
14^
E
cosi
Me'
Ma
va
su
io ho
Che io
:
vaflbjo
per
pedignontalor
i
son
vacca
fretta.
che
freno al menatojo,
mi darò mai più alJe ftregh?,
non
Se voglianon
mutalTe il colarojo
credo che s' andaflfecento
Kon
leghe ,
pofto un
.
Va
oggt
una
vende
,
vacca
.
de* ma
to
e
impegna domain un ^Itra ne
e
va
su
sogcr'tuìigeji
vaggia e va su
Rid" Vassojo: conca
di legno per uso
cosa
,
,
novali
.
Col
sì bene s' è rìdotf»
trattarmi
dover vendere
a
il suo,
4ilr*pìda
qujnd'uno
vacca:
su
e
impegnareper
vas-^
un
sojo
,
Me'
son
ec.
oggi
chi
piano
va
sano
va
•
ne"*piedi
Pedignon ; male eh* il freddagenera
ti sangue
Ver lujtngarBrunetto
congelandovi
Ji prctejhella perù dì piùpregiareun amante
belle
chi
moderato nello spender
per le sue
.
,
un
altro troppo corrente
e
inconjtderato
il .jual
Ma
dì Brunetto
dice
io ec. replica
,
.
d' essersi pqjìoin sì
nenia
,
che
rigidosijiemadì
cuntu
ec.
ilreghe: darjialle Jìregheè darftalla
disperazionealle furie; qui impaz:^arper
Alle
,
amore
.
^
Colatoio: figuratamente
,
menatoio ;
còme
incontinente e rubella
ella di
credo ec. sebben però vantasse
Non
fiela moderazion dello spendere
tanto
piacerle
gli ammti , pur credo che molto non passa-*
ubbe ec.
eieè
carne
.
PATAFFI©
144
E caftra qui e rendimi V avanza
:
,
Che faranno allo sdrucciolo amendui.
Che la ribeca fu menata
danza ,
a
E fìa migliorche la lega di Chianti.
E di lugliofo pepe a ftranianza;
Caflra
tu
di
Li
ec
luno
,
a dilegsiamenm
paro/eche dìconjì
da cui non fi vuol essere
impa-^
ftocchiati
nel dirle ilpugno verso
i Jìendendofi
di lui
indice e //
spintoil dito grosso frali'
medio : // che volgarmente chiamafi^
far le fi»*
che o le caftagne
Sdrucciolo : /'atto fiesso di sdrucciolare
Ed eglied essa faranno a chi più s4"'ucciola
,
.
•
nelle tresche antiche*
Kibeca : chitarra La veglia è in pronto ,
in ballo ; i\
ite s*ha da far altro eh' entrar
vuol dir allegoricamente
di già veder ledispom'
.
la tresca
a
Jizioni
riprender
Lega di Chianti ; moltitudine fra
.
de
la
se
discor*"
Ariftedi ,
pochie mal d' accordo £ la tresca riuscirà
orinante e di genio
Lega son più paefi di
contado soggettia un governo
Chianti è vim
cino a Firenze
rinomato
pel vniQ
Di hjglio; far p.pe è aggruppar
le cinque
dtta in forma di cono , // che noti riesce quando le mani sono
aggranchiatedal freddo Per^
ciò far pepe di luglioè esser
sì bravo da riu^
scir nelle cose più guffe A ftranianza : con
La parte intanto che mi
peregrinabravura
tocca a fare, è quella che farebbe ogni pia
gran minchione
i
come
compagnia del
ponte
.
.
.
.
,
.
.
.
•
LATINI.
145
Del detto mese
pulcie non contanti
Perchè'! granchiomi morse
mangio '1cucco,
faccio guanti;
E della guardanappa
talor mi pilucco.
E allogliato
! tornò la buff»
Del diavol li sguffion
Che per lo llucco tinto vengo flucco.
G
Brun.
l^at,
.
l
'^?'^^
detto
Del
^
"*^
.???r;!;^;;^:—
?;;=;
^-rrgag
.
ec.
d.i
che
me
fulc't
quaglie riha. luglio i
daglialtri Suoi amanti»
sperar
ne
denari
non
poiea ?
,
come
dal granchio inten-*
Granchio; esser morso
nelle spese. Cucco ; uovo;
d^fiandar rìjiretto
de'bambini : qui per cibo scarso*
Perchè
voce
altri trescano
Io spender
è rincresciuto
m
, gli
ed io faccioaftinenza
Guardanappa : sclugatojj E in uno Jìracm
ciò dì sciugatojo
mt
ravvolgole mani , Jimile
a un
poveraccio piantato là sulle piazze a scaU
al sole per non
aver
altro.»
djirji
Allogliatochi ha mangiatopan di loglio
,
cJi il volgo crede faccia infatui
Mi
re
piluc««
rodo di rabbia , mi tapino
co
: mi
Del diavol e,c. esclamazione energica
da pre-»
di grave spavento ^cuffion ; i
a
cosa
nnetterjt
crini , e le corna
Rid, Buffa ; vim
rabbuffati
fiera quiper la facciaorribiledi colei, eh' a
guisa dì furia tornò in campo
Stucco ; // volto della donna* Faccia di ftucsuol dirfi appunto (fun volto lìscioo dila»*
co
Tinto : tlltvidito^
vato.
Com' llarcon
per /*ira
la vide cosi tmta
Calv. 3. 74. Vengo
Cìrìff.
ftucco: rimango di ^esso , mi £ela il sangue
.
.
^
.
,
.
.
.
,
.
.
.
PATAFFIO
146
dir truifa:
Nier , Bindoli fu Neri a non
Chi tornò tofto ? chi per l'acquaandone?
V agogni , in cui li tuffa
Il naso
se
,
poi qumdavalle sì mi ciottolone :
? cosi la mi digrigna
del porcel
Tu
;
.
di Ranieri, Bindoli : dice ch^
Neri fu Bindoli di cat
Neri pìuttqfìochè
fjue/io
tale scherzo tacciarlodi bin-sato ; volendo con
la colpa
dolo e di raggiratore
e attribuirgli
,
delC accaduto
dir truffa : per non dir
A non
Kier
franco
:
.
^^oè trujfajuolo.
f^ES'^^i
Chi
tornò
che
suol dirfi per proverbio
sciata
mandi V ambala rispofta
,
ec.
chi preitovuol
quando piove
il messo
ba^narfiRid, Il senso:
cammina
;
perchè
per non
eh'il più sollecitomesso
.
tu
allor
di
Cre-
fia quel che
va
? 0/Z"òJ fu Neri per andar a sparger
zizzanie
vuoi megliosaperlo
mettt
W naso
ec.
e se
^
sentire di qual verme
là il naso
è in lei quejia
a
in quejìo
bile Seguo la corre zi on del Ridolfi
1'agogni
se
che suol leggerfi
verso
: Il naso
,
il cui la tuffa
basso alla valle i voce
a
: quindi
Qiìindavalle
de' contadini Ciottolone ; "z//'
uso
pur de
Contadiìiiper ciottolò ; mi tirò de' ciottoli
,
de' sa/Jì fittura di quellafemmina inviperita;
sai tu il ccjìume del porcello
Tu del ec.
chi
è inviperito
come
Jirtde? Figurati
qua?id'
,
Rid,
altrimenti ella digrignava.
non
jier acqua
.
.
.
?
.
.
LATINI.
147
E tefla e viso mi fa di piccione.
Diavol I che filò Berrà , cosa arcigna,
Per natalizia tu sentir porrelli
In su le giugge, e 'n su la scarafìgna
•
E la lancia alle reni gli tenefti ,
Q.uando)a carta ligiatraffe fuori;
G
2
E teda
ali' altro
di
contro,
colombi irati vatmo
uti
e pettoruti
\ cosi ella
tronfi
ec.
me
/
.
contro
venne
Salv.
Che filò ec. diavolo ! che vuoi tu da mei Po-*
irebbe esser che tu ave/Jia provare Q\occ\\èfi\ò
JSertai cioè buoni Jhj^lifattidi fune , cK in
Rid, Invetverità,son cosa arcigna ed a^ra
lo minaccia
tiva di c^lei, la qual sorprendendolo
da taluno p fiate li
che ne gli saran
.
polpe
.
,
e
non
natale ; giuramento
di parlar da senno
vuol mojìrare
natalizia:
Per
con
cut
per burla
pel santo
.
forseda giuggiaregiudicare; e
sarebher le partideretane , duaficojìituiscano
in tribunale
il giudice
;
Scaratìgna
Jorse è
parte polputa; vocabolo formato dal Lat, scarifierì tsser inciso con taglioanatomico
Gì ugge
:
,
.
.
,
J^a lancia
cuna
se
è
:
tener
la lancia alle reni ad aU
al fiancoy
quiJìringersegli
ri abbia paura
quafinon
.
d' obbligo;
: carta
figur.per
ligia
lunque
quaTu volejìi
far da bravo ,
pretenfione
quand"ci cacciò fuorile sue pretsnftoni
Carta
.
•
PATAFFIO
148
deirorto
E
E'
sa
metter
alle
E
caccerefli,
non
glizaraori
can
a
tre
tal
qud
cavai
:
noi
j
averemo
,
in albagia
rimbrottatori
Squittendo
,
Q^uand'io son con la landra molto alleno;
11 forse è forceUuto ; e rimpennai
.
£ poi sei sì dappocOf
Dell'orto ec. proverò,
dì cavar
chi non
ti darebbe V animo
un
ragno
da un buco di muro
-
Metter
*
a
can
metter
su
attizzare
,
.
Za*»
raori ; voce furbesca.
zarei , che pres-»
a
Jìm'tle
i RomagnuoU vai quanto i messeri ; seppur
so
non
equivalea zarosi , bravazzt
Alle tre ec. e scbben tu la pj//ìliscia per
due volte ; la terza non falla, e le pa
0
una
/ Fiorentini dicono : Alla terza
i
tutte
ga
il palioj acuì è in tutto fimile
alle tre
corre
cavai. Rid,
,
ì\
.
: alzando
Squittendo
Jìridente^
i bracchi dietro la fieracH inse^uono»
com
Padron mio
se
troppoftuzzicheremo non man^
cherà chi £Ì Jìia^' denti
Landra : do7iua di piacere Alleno : perdo
Prosegtiendo
e^li la narrativa
appoco appoco la lena
del fatto dice di non ess:^rsi
gnato
perciòsdesuo
eoftumed' appia^
; essendo piuttcjto
colle donne
cevolirfi
Il lorse ce, fi spartefralCincertezzedel sì
e de/ no
qua/i due punte a guisa di forca
ci jUamo ora
Orsù
a
tormentare
non
ripreji
fralt^incertezzedi ^ueleh' avverrà
voce
acuta
,
e
,
.
,
.
,
*
,
,
f
i
,
_
LATINI.
149
Sonno vegghiato
: caddi poco
meno
Con l'altra berza allora softenrai;
E poi ci scarmigliammo infieme alquanto-;
Ma pur un nodo alla borsa fiaccai
E me
lasciaci al grido,e diemmi
vanto
Di non
fare in tre mefi alle comare
;
Perch'io uscii deir erba tutto quanto.
.
.
G
3
vegghiato: ere del sonno passate in
veglia E quindimi voifi a rifarmi{ rimren-.
nai ) de perdutitjodimenti come
chi fi rifa
Sonno
.
,
del perduto sonno
rim penna
i'ani«
Il canto
che giaceva Salv. Disc,
ma
Fiaccai ec. sciolfii
altra
un
pur di nuovo
e parla
gruppo alla borsa Sta colla landra
di quanto fu con lei prodigoe largo*
in
gergo
Laiciafli ec. lasciar alle grida vale epurare
inconfiideratamente
i da lasciar i cani al pri^
.
.
.
,
antiche fii
a
scoperta la fiera.Il
discorso par qui di volo rivolto al rivale , del»
la cui poca accortezza
dato
ji ride in avergli
campQ di ritrattarcolla landra
Comare
di fanciulle
le quali
: passatempo
,
fcfiain un letto la bambola , la vifidano a
mo
romore
av
.
di
parturiente e le fan complimenti
Qt^tfigur,
es^
per non più trattar con donne
guisa
,
.
,
sendune sazio.
Uscii ec. filmile
dice il Ridoliì , a uscir
,
del seminalo
cioè spropcfittare
l Perchè in
quel dì mi sfrenai
veramente
Ma
forseè me^
tafor a tolta dalle biade,quand'inaridisconoin
,
,
faglia U
.
anso
sarebbe ti medefimQ
.
PATAFFIO
150
all'uscioa tentennare
era
Seccaggine
j
Staro già fu' gran pezza
vidi '1 bello,
e
Ed ebbilo cogliuto
al trampalare*
caldello ^
e volgi afTaggiando
Trafiggi
,
,
Un
dì ha
suo
come
1'oca vccchiccia
moflra paperello
Di mona
Bonda , e
Salse di quinci'1 sorcio alla salsiccia
;
ben 3aret fiatoun babilaarido le^no, se fq{fi
flatolì
pezzo d''
Seccaggineec.
no
,
un
•
e
baloccare
Vi^i M bello: m* accorfi
dellafavorevole
con^
giuntura Alza la spada , e quando vede il
bello, Tira fendente* Malm. ii. 35.
mi Lu
Ebbilo ce. ne già sì beila occaficne
sciai scappare ì anzi la colji
su
trampoli
fleS'*
si i Su cut Ji move a ì cioè mentre
con
veniva
a
*
.
fiù mal jìcuro Quindicosa ftrampalata//72.
,
frobabile
*
lingua^erga è il moflo RiJt
Qiiand'
assaggiil vin novello come faitu': hi'-»
Jìiztnello Sfedo e giriper aver pronto l^ar-*
di nuovo
roflo Così feciio in queirassaggio
£uJio: tutto fu in ordine
Caldello
;
in
»
.
.
suoi anni pero non le manca**
Oche di mona
Bonda jidicon dalla plebe
no
che nascondono gli anni loro , e ji li'
ijuellt
) più.
sciano
giova-»
per comparir( paperello
ili.Kid.
balse ec. e qutflo
è il punto fatale, dove
cominciarono i guai i detto per Jimiiitudme
^
Rid,
some
qui mi cadde 1'aiino
Un
suo
dì :
/
,
*
la
Con
E
i
PATAFFIO
J52
da
:
gabottav' entrò la paftosa
qua! pie tu zoppichiben saccio,
cerconcello 'n bocca tutt' ontosa
Con
.
B
rosecchiando a Crema
un
grande ftracci»
Veggiam fu Prete e non fi ordinò :
Talora a piazzaride 'I più triftaccio•
Per di cazza
*] catino imbratterò ;
inclinereia (derivarla dal Fram,
di ballo i e crederei che paft»-,
gavotte , specie
altro balU
sa fosse una
o
qualche sonata
,
cioè a
Quindi intenderti eh' a quelfejtìtio
,
quella scìarra , niente mancò per renderla vi^a
Gabotta
:
•
€
Jircpttosa
.
Cerconcello
pia
.
se
ha dtlT aerimi^-
:
(£ un
il tuo
?nosco
erba cK in
pienadi dispetto Con tutto t
livido labbro gli d{/Ji
: Io ben cm
Ontosa
Amaro
:
.
diboie ,
e
perciòso
come
sonar-
tela,
Veggiam
:
par
che Ì altro
in ara
ripigliasse
quejìopoi aspetteremo a cr."^
dcrlo
quando lo vergiamo Ed ci replicasse
ira ; Che veggiamo e veggiamoì l'eggum,
con
ove
Jfracci e fu Prete
fu di Crema
rojicava
concludea un fico a^
ordinarJi ; cioè non
senz
me
tu farai Rid.
D'i cazza
: colla mefìola
; e quellaè propria'
Cat.cui schiumafila pignatta
mente
con
di creta , in cui Uvanfi le Jtoviglh
ro
; vaso
sprezzante
Oh I
;
.
,
^
.y
,
.
.
,
di cucina
•
L A T
1
I M
153
4
il battaglio
per Io corpo d^emmi ;
trovò
E cica di metal già non
E nntril landò , bramito giugnemmi :
è ben graridìleoi
eh' e' non
Non
nuoce
,
donna pregna riscotenlini;
Per una
fu il prospiteo
E dileggiato
Ed
.
*
di
Viso
'nfermo
conno
e
G
di
marmotta
,
5
Diemini : mi diedi Kimangayifi
qui ne ler
dt ^ue-^
S02ZÌ veli avvolte
le sporche
metiifore
terzetti.
Jìo e de seguenti
Gica ec. niente di metallo ; perchèqui ttoii
fi parla di ferroe di campana , ss non per me*
,
tafor
a
,
Rintrillando: replicando
quelloilsuo trillare,
cioè quel tremulo dibattimento
propriodel
,
della campana
suono
JìriJulo
.
fikdo
//
.
Kid. Bramito
legge tranudo
Ktdolfi
:
suonò
ftucchè
,
,
Non
ce,
nuoce
ilsuon
fu quefìo
ali'otecchio
Nuocemi
Grand ileo ; grande, ma dt
se
.
che glifiun^
legge il Rido/fi
•
malfattagraìideZM
Ride
za.
Talmente m'eletti
Pre^^na: piena, corpacciuta
.
frizzaiy che
di donna,
so
thi la saret
veduta
con
un
colos-i
Prospiteo: il prospetto la facciatadavano
^
ti.
Equivocotratto
besca
da' gerghidella
lingua
fur'^
.
Viso
ec.
sembrali
paroledi
uno
che
se
Id
jatto racconto , dichiarando^
d' avsrlo per incredtbik€ troppoglorioso
i
prendecontro
ai
P A
154
T
A
F
I? I 0
ci mofirar la luna ^ e '1 cutiseot
Non
La zeba tu cavalchi , è pur mal trotta ^
Colleppolandoindarno ; della Nente
t'avverrà coinè
Non
Trillan d'Isotta*
Se Nencio
tuo
mente
e la Boba non
D'altro ti pascerai a gran fijualdoro
;
,
disse '1 lupo : allegramente.
€)uelio
terrai '1 nome
non
a pinca d^ oro
j
E
B
ci mofirar
ci contar foleé ifiiU
a' n.ariti la
l^nferiesì sf^tcctaté Moftrano
luìia per lo sole. Éocc. ^1. CuHseo:
maràvi*
glia, 0 come
dicefiil bel di Roma
esultando per
Colleppolando
: gongQlanJo
^
Non
ec.
fiati
,
.
,
indarno
f:io'lai
ma
"
perchèè (
zeba
) caprd
che mal trotta
Triftan : personaggio
della Tavola Riton*
da Égli amò Isotta , e felice
fu nel suo amo-^
lo flesso noti
Ma
re che lo rendette fitnoSo
à a té i afrìando la Nente
avveri
«
D^ altro ec* allude alla favqktta del /upOj
eh*uscito d far predadi pècore , dovette anzi
Salvar se flessoda' cani ] fice he tornato
digiu-i
dire : D^ altro ti ps^c-raij
consolavd con
ito fit
*
.
.
allegramente,qjU a grart gualdoro Quindi
derivò il dirfifra'coPJadini da chi mal fé-*
ne
.
i suoi assegnamenti; Come
se
disse il lupo
"
d*òfo.'Uonìò che brilliper ricchez2i
genio Il Boccaccio chianiu piricada se^
Pitica
é
per
ine
uno
,
Sciocco,
tuono per
razìa
uii tronco
«
di
carne
iolarhenté
L
A
I NI.
T
155
farefli un icchese di gatta,
Che non
fai dimoro
Perchè da San Donato
lo'mbratta ,
Degli Ainerati iVho nome
toscanellii
Che 'n piazza 'l vidi al pozzo
cos* è la patta ?
Dimmi
; che
magogo
É' mi rispose: piaccionti
i baccelli?
.
G
Icchese
set
il
cjpace
pojtoa
Jìaia
sì
no
non
sgraffiosberleffe Mentre
il
d^ un jota non potraicohtrajtar
ec.
S.
,
wà
.
^
,
tal
amante
.
chiesa popolaredi Firenze. Tu
che pi^lia^
Donato', cioè sei di quelli
mai non
danno i Beilo è /'altro ri^
Donato
San
,
6
;
Ò. Donato
portato dal Rtdolfi:
a
alla
Lo
S. Gì ulto ;
/
ha
rotto
donativi hari dato
il
po
ca-
in collo
giujiizid
'
.
lìd
'mbratta : il vituperolo sporeafaneiig
del rimpmcciato.
degliAmerati
pjspojìa
Guggio Imibrattà è presso il Boccaccio il nome d'uti
b ab ilano,
Salv.
Pozzo te-pozzo
denominato dalla casa de
Toscanelli , sulla cui piazzaflava à pubblica
,
.
tiSÓ
.
Magogo
grossolano Patta ; epattài
di giorniaggiuntialC anno
lunare per
numero
col solare Quindi patta per parii
pareggiarlo
;
uonio
,
.
Piaccionti
di non
a
iuo^
rispondere
nò
alt altro del popolo : Dove
vai ?
^ jìmile
Le sort cipolle
i
Quanto al cento ? Id vo à
Firenac
t
ec.
modo
PATAFFIO
irj
Allora i' asseccai ; e la sciverza
L* ha trasportava dì cazzi in crivelli
Chi coi\ le mani o con
parole scherma,
ufi mai :
non
infÌTiTaoltraggeria
in su la terza.
E' farà corpacciata
E quefta alle mie spese già provai ;
ad' un' ampolla ;
Ki il gavocciolvesine
dormirai
E '1 raascalzon dicea ; non
,
»
Asseccai
;.
chi dà nel
gettura del Ridolfìè
mi
come
"
più sjp-er ch-e
II s^insa
rejìa't
»Sc:verza
secco.
:
a
dir^
con-"
ssiarraycontesi-,
s) maleTra-sportataec. e così coi risponder
gli rrkssì di si"olgeree troncar la
a
propojito
é\
che debba leggerft
Crede il Ridoifi
contesa
e hi
casso
calli in crivelli
da^lì ariti
usatofi
dices-»
Come
in cui ripjrfi
le biade
fsr cassa
.r
,
.
se
:
Sf
^elli
trattava,
casse
ed
,
et
saltò
a
cri^
.
doppio'
aspetto- afìn di far ma*
poter dire io bu-i-lava
poi per tscusarfi
dvp^
Jondi alcuna speranza sopra siffatta
Infinta
le
di
e
di
:
y
,
Non
fìezza
,
Corpacciata : dar in
terra
corpacciata
una
Se pur
la
vuol dire cader di botto in terra
prima g la seconda fli vada bene, alla terza
,
ci darà di
11
muso
•
gavoGciol ec. il
tumore
la penai,
pettine
r
o
com
or
a
( ampolla
di pagarne
al
diciamof,ì\noÓQvenne
) suppurazione Venne
,
venne
il tempo
LATINI.
r57
molla inolia*
il naso
tal miccino
A spizzicone
un
tirò : allor tutta fi crolla
E.3;li
Crederti allor vedere un bel monnino y
E rivoltando vidi una
bizzoca :
E quand'i' voglio un affo e' vien duino,
d* oca
'n man
Tenendo
pur cazzo
sempre
E
muggiolandodicea ;
.
.
Muggiolando ec. con voce lamcìhtevole ioglì
che ammoìltsùti
molla
: molla
replicava
lasciami andare ; metaforatolta da muratori
i cafiTpi.
Salv.
che é allentijio
^kando cercano
mala pena
Urt
A spizzicone
a Jìtnto
: a
,
,
.
,
tal miccino
tendo per
pò co lino Tirar
fi colla mano
quelfregar
:
un
^
il naso
/'/;/-
il naso^qua-i
sì Jtirandolo
solito di taluni nel momen*
; atto
zione
la risolulo di chiamar in se Jieji ali esame
che debban prendere
Tutta ; crederei eh' avesse
tutto
a
leggerfi
si crolla ; cto^ fi dimena morendo
il capo in
chi pensa per risolvere
e in là^ come
qua
Allor ec. cominciai allora a sperarne bene |
ma
è il scn^
vane
furon le mie lufinghe Quefì"^
timento di tutto il quartetto
'.barnMonnino
.
.
.
.
bino
Bizzoca : vna femmina Mi trovai corriuno
cK aspetta un maschio
e gli nasce
una
jem^
mina
Duino : punto de dadi quand'entrambi maTenendo
del due
ftranoil numero
ec.
pre
semle mie speranze , comt
fondandoin vano
chi credi tener in pugno una casa" che non efi.
.
,
.
,
.
ste.
A
P
158
t
A
F
F
CAPITOLO
i Ò
N
aliliio scofFone
JhrpOcc
"^
O
^r tì.
tal cieh ino
un
:
ti venga nnai j
non
CatragiiTioro
dar per ìscheggia
non
" piecenino.
correggiaallor forte tirai:
E
Una
Un
trespoldi(Te allor eh' i'era
in queiri^r ebbi aperto i crini aiFai
nuovo
ì
:
:-
»
ScofFone
;
Lombardia
voce
che
vai
calzerò^
furbescamenteper cosa men
oneftaa spìegarftR'td. Un tal cichino
ne
,
usata
che
qui
.
:
uri
iafitinettó
.
inoro
uomo
Carragi
: capogirloJFalh da
babilano privo
nari ti mofirare
sventato
uno
.
senso
,
è
di
,
flar ec. risentiti; fa vedere che son
fattituoi , e che non sei un pezzo di legno
di legno atto
unica-»
Schéggia: è un ritaglio
d riempiere
mente
vuoto
un
; perciò ftar per
lo flesso che fiar per ripieno
sarà
ischeggia
j
per un di pia liid.,
T^^enniconi incumbenie a
Trespol : treppiè,
che posa su tre punti ; o/"parer uri tresp("lo
,
che
pure sembrai tale ai dimenarmi , dicendo/i
{la su' trespoliuna
che tentenna»
cosa
L'ebbi aperto ; giacchétanto bramosa bus-i
alla mia p rta , io gleCaperfi-,
savj
fecia suo
genio: e ia quello, e nel l'atto JìessoaiFai i
C accaffaii]acchiappai
pi capelli Rid. Ma
ornati
forse affai è accorciativo «/'affaitati
,
le scompigliai
d
Le aprii
Vi foggia meretrici
,
il ben colto crine i
Non
.
.
.
.
PATAFFIO
i6td
Allor la baciucchiai in vefte brune.
Trifta fia io senza
mio danno ( poi
Mi diiTe)s' io non
fo: ch'avrem cornacchie?
E mantacando
subito di(Te : ohi I
Allora la ciscranna fece macchie;
Tien(ì doman
la feda, c!;sic; in quella
Dato ci fu venrisciie batacchie
,
.
In vede
dere
ro
»
se
non
Rid.
cornacchie
Avrem
éa
brune : sembr.i non
pjterjìinfen''
che colei fosseallor vejìtta
dì ne^
eh
:
che abb'tam
finalmsnte
quattro garrule cornacchie va-^
ì Io non
datt gracchiatido
le cu^,
su
fìttinojiri
che molto cicala di
Cornacchia diceji
ro
uno
quejìoe di tjucllo
Wantacando
: ansando
per la calda palpita'*
£Ìone con sì gag^liardo
fiato, che quii sembra-»
(^ un mantice v m*3niaGtt
disser gli
va
come
"
temere
':
'
.
,
antichi, Salv.
Cis^cranna : panca
o scanno
p'iegatoja
di let^
Fece macchie
del
io
: sentir fece la garrulità
Pia
suo
cigoho Così da indovino il Salvtni
che quindicomincio fa*
naturale
è C intender/i
,
.
.
.
vien a turba»*
ne
qui godimenti come
P esserji adagiatosopra una
di
rea
re
panca
far macchie a danno di vejììmntt
di quellabrut^
Tienli tz. ftamo alla vigilia
andò a finire
in
ta fejfa in cui sì bel giuoco
uy"a
furiadi ( batacchie ) baflonate Si vede
maro
di
,
,
.
,
.
eh' altre volte il batacchio Shccedè
niali traftuUi
^
a
suoi ^e^
LATINI.
i6i
alla Morella ;
il baftracone )
Col beccaftrin glugnetti
E 'n su la foggiasubirò ricreila.
?
E' aflaggiòdi quella'mbandigione
Tessa difTe9
oltre mona
Fischiandomi
Che Berto bea egliè pur di ragione
s' affiiTe
La bufèra 'nfernal mai non
,
II zuccolo fu rotfo
«
arss
Beccaflrin: 2!appa grossa
cone
era
d
pezzo
:
baltracone
un
casa
una
la
Su
.
;
Badra/fretta
e
forzuto Quegli
.
eh' avrebbe
,
Sacch.
loggia;
Ricreila
grosso
uomo
e
.
gitrato in
ra
ter-
i io.
sul berrettone , ci4'è sul capo.
crede il
che fignt fichimena,
Rìdoifi^
colpoappresso ali altro e forseè dal
criailler non far altro che Jìrepìto
',
tin
Frane,
.
,
orecchiocon
Fischiandomi : susurrandomi all''
acerbo motto , mi disse : Assaporòeglique"di^
letti, di cui tu glifojiisì oberale e sì larm
Or ben glijìa, se gli sconta
sotto un btu.
ga
.
Jìone
.
Che
vale
to
to
eli assolutamente
proverbio
dicesse : Ha mangia^
; come
egiiè giujìo
Berto
ec.
? dunque è conveniente
La bufera 'nfernal:
,
che beva
turbine sì maledetm
.
un
parve
propriamente dal diavolo
la durò egli
menando quejlo
tanto
sconM
Imitato da Dante
Inf.5, La bufèra
suscitato
eterno
quasso
;
.
infcrnal che mai
,
non
refta
.
PATAFFIO
l62
quar è febl^requartana centina
Ch'ogni disamorato ne periffe.
La
:
! svina f
donna , 'n sul cui : le corna
ti verrà orlando il cappelletto
^
poi ngorbieròla pedoncina*
Ferza
Che
E
,
!S=*
qua!ec.
La
é
perciòtale c/a d'irji
appunto
,
contìnua quartana y eh! ammazza
r uomo*
Centina
de
anche da se vai febbrecontinua. Cadcontina passò
malato in Pisa , e d' una
vita AL rìll. 3tor*
Ch' ogni ec. così la flessaventura provasse
talché ne pe"*
chiunque
fia nemico d^ amore
,
vna
air^alrra
.
risse
Ferza
.
sferza.Rispondoefli: Vna
fruflaneflagià dunque pendentesopra
tiche
é
:
Le
cOrna
Juggi a gambe ì
ta
buone
le
na-,
! canchero ! Svina : svignaf
sfrat.«
contadinescaf come
voce
Rid.
.
altrimenti metterà in pojnpa di
il tuo bel cimierei cioè più pomguarnizioni
pose
renderà a^pubblici
tue.
sguardile corna
E poi ec. salvati ura
eh avrem
poi tempo
Verrà
ec.
,
neU
è inceppar
pe noftricongre/Jì Ingorbiare
cioè in quel calzuolo di ferro, /'«
/4_p;orbia
,
di maneg^
cui incafìrafi
la putita de' bafloncini
gio Pedoncina : pezzo degliscacchi ; scher^
Z030
equivococome
quello , Sacca, 165. Car«
mignano , vatti quellaped-na?
.
*
"
L
T
A
I M
I.
1^3
palpiil coperto jo fuor del letto,'
Ed inghiarandoqua e là ti vai :
io : calcetto.
Che hai tu soit*i pie? diss*
11 gozzo volfi 'ndietro e screpazzai
:
Tu
,
Bruna crollava la tefta:
Di mona
Silenzio feci , e più non
motteggiai
Di compito non
sarie, dilTe *n quefta
^
m' avefli dato tal baciozzo :
Se non
E poi fi volse intorno : chi mi pefta?
•
palpiec. soggiungeelU
Tu
.
^
l hai ? '/;/ tanta
dal letto, che
non
:
Tu
chi
sbalzata
con
sembri tu uno
il copertoio
tajìeggia
paura
ne
gode.
inghiarandoec.
,
mJ.
ne
E
itri
tale sbatter di
ra
e
saQi
fai nel tuo entuftasmó
ghia-*
piedi che pare tu psjìi
e
,
.
mi poteipiù tenere i
al"
è scoppiai
a ridere , voltandomi colla faccia
trave per non
riderlein voltò»
Compito: quella*,
quantitàdi lavorò , che
della sua attività
s
assegna altrui in proporzione
Non
darebbe fiataopera da par mio , sd
di To^*
almeno éc. Compito è anche un paese
da cui forsein dettato esser
da comscana
pito
: allora
Screpazzai
noti
.
,
per
esser
nelle
sue
cose
completò e per,*
fetta
.
Chi
mi
prov, dentro è chi
la pefla, // cuore
è il luogo delle mie pene
CLua dentro è chi la pefta
i miei
Qui sono
,
dolori
Allegr.
43. D^nde viene un tal mio
peda
:
in
dice/i
.
.
?
difìurbo
PATAFFIO
154
E
Belcolore
mona
In
e
Andreozzo
quinciritta
,
'1 berlingozzo
guardaspensaentraron
Moftrando '1 defìoso e
Al levar delle tende parve afflitta
;
E iterte marcaffata pur baciando:
To to gli diflì;ed ella: gitragitta»
Se pigne, non
maligna tonfolando;
Nel culatraro letto parrà ch'abbia,
.
g
?
Belcolore
???
'^^•^^a^
quajlnovelli BeU
colore e Andreozzo
// Bocc, 8(2.^
Guardaspensa: dispensa; qui fer ijìanzm
a
; a.
epparecchtata
segreti
piaceriQiùnciritfa
ec.
io ed
essa
,
.
.
diritto ; dal Lat.
re"^a
pajlacolf »ovo
hi ne
.
informa dì
Berlingozzo;
torta f^tta a spicchi
intesa quidal SaU
i pereto
vini pei sesso femminile come
pel virile il
,
desioso
.
delle fende
dall'*
al levar mano
de' soldati, che levati
opera ; tolto dal cofìume
le tende quando sloggiano
da una
terra,
lo flesso
MarCttSsata : pensa il Ridolfi
esser
che fìramazzataper lafìanchezza
\ ptjji^
soggiunge
il Salvint , dal Lat. marcida
cui accompagna fi
To
;o : detto popolare
con
Al
levar
:
.
il porgcrfi
alcuna cosa ; e vai prendi
Se pigne; sebben ardente fi spìnga oltre
Kon
maligna : non vien però a farfi d' indjle
Tonfolando : facendoil tonfo ,
rea
e nociva
chi cade in un pozzo
come
Culatraro : scherzo come
culiseo e culisburgo ; in cut I arra eh' abbia letto , cio^ agiata
da Jiarvicomodamente
€(ipacità
.
.
.
.
,
iSs
LATINI.
scorteando.
h gran giravolta
rabbia ,
Un bel fancel è Arno » e mena
a
E comiiicia a svernare
:
rigoletto
Col cui in man
già fi trovo in gabbia;
soletto
Ma gliscappò, che non
era
Coi^ì veggiovendetta de' crudeli ,
fi dice eh' è di Macometto
Come
Per
.
•
Capruggine cancftri,
,
e
":azzaveli,
d'i fanticello garzoncello
fincofe
il rivale di quejìisuoi
Minaccia
ella era
dalt Arno
ameri
piace^
presa la fimiìitudine
vok nella sua
e poi rovinoso.
origine
Rigoletto: luogoappièdel monte di Falte"
Tanccl
:
.
,
,
,
rona
,
è la sorgente delC Arno
ov
,
sforzatoè t intenderfi cK infindel
ti di
so
un
Rid. Aleno
verno
avan^
sembra es^
dal Frgnc. rigolc, caiialetto
ruscello',
gonfiare
per
d* acquj
le scioltenevi
,
,
cui in
deluso nelle sue speranze;
dal volgar atto di regger fi il deretano nel
Già in gabbia: altre volte finì a
iiipinarfi
Irwarjiper me nelle pefteo in una carcere
C-he non
de' compagni
era
ec. perchè avea
Còl
man
:
,
.
degliappoggi perciòcol loro ajuto
gliven-"
ne fatto d^ uscirne coir ossa
sane
cslebre im-^
Macometto
: fi dice che queflo
m.orisss d' un lento veleno fattogli
pofiore
ap^
col mezzo
d' una
frejfare
sua
femmina
Capruggine ec. t ko per un di qué'modi anjm
mirativi come^ zoccoli I caftagne
I corbezzoliI
•U cui fori
A dipendetotalmente dal soggetto
"
,
.
,
,
,
PATAFFIO
t66
Tartufi
bergamaschi e pece greca !
chi non
cresce
peggiora direli
Mal
,
,
.
Babbo
il farsetto va , di(Te '1 Suzzeca
E inisemi la pulce nell'orecchie ,
Oliando mi fé rimanere 'i manzeca
Cascato egliè ornai infra le vecchie;
,
;
.
del discorso e dall' uso
Quajl eglisul discorm
di lei esclamasse ; Caricherò I l* è ptucchè
so
mai furfante
Mal
d^ mio
ec.
cresce
/;/ cui la
iìitcndefi\
,
malizia Jia così passata m natura
che non
,
su
piedi di
^ro^re^ se non
possa far quejìa
quella Direli ; g// direi; è da affibbiargl
quel detto ec.
Jl farsettova : perdeil pelo, va a logorar^
si Trarre la bambagia del farsettovale sner^
collo smoderato uso de' piaceri Sai che
vare
disse il furbodi cotejio
^xxiitcà per impatta
mi
rirmi , e qosì farmimessere
? Mi disse eli \\
farsetto va
Mise mi e e. metter
una
pulce nell'orecchio
ad alcuno è maliziosamente suggerirgli
cosa
,
che debba porloin apprenftone
Manzeca
manser
a; cornuto
i dalT Ebreo
,
dultero Salv. Forse sarà da radice rnenojtracioè da manzo
bue
711 era
,
,
Cascato ec. e già invecchiato , non
ne
può
.
.
,
_
.
,
.
.
.
.
ti Suzzeca
e conpiù. Incalza furbescamente
teftache quindianche il suo farsetto già cam
a pezzi
scava
,
.
PATAFFIO
m
'n
col capo biondo ;
Son
più leggierd'un can di ventott'anni;
avess'i' peggioall'altro mondo.
Or non
A caricarli '1 bafto tu t'animanni:
hai maggior ragion, eh' i quarteruoli
Tu
,
E gongolitu fteflb de' tuoi danni
i bugiarduoli
A I^unata impiccati
:
Povero
canna
son
,
sembrare un
cando
dì queglisquallidi
pezzenti, ch^ van mendiin mano
:
canna
epfur
per le terre con
son
giovine,col capo biondo.
Leggier ec. e son^ sì secco ed asciutto, che
pih non posso le quojacome cane dt 2S. a7mi i
il quale se fi desse sarebbe affattoconsuma-»
to dalla decrepitezza Salv,
la donna : A quel
A caricarli ec. rispojide
eh* io veggio tu ( t' ammannì
) // V6iibel belh
preparandoa farlo rimaner uh afino
("Jarteruoli : monete
d' ottone
che servono
di memoria in un conto
E ragion fate senza
quarteruoli Sacch. Rim. Sai sì ben fare i
calcolo più
tuoi conti , che tu sei a teftesso
un
ficurodi* quarteruoli
Gongoli ec. perciòquel che ti dovea esser
di rammarico e di danno , divien per te argo»
di tripudio,
di felicità
e
mento
A
rammentati però dalla fine
Lunata ec.
ra
teri bugiardi.Lunata;
che fanno a Lunata
del dominio Lucchese ; tfèaltra notiziaabm
Povero
son
ec.
sì macilento da
_
,
.
.
,
.
.
,
éiamp
,
LATINI.
per lo
E
tCf
fummaiuol
Scoprendofile
tu
te
ii-
andrai
,
romagnuoli
torte
.
mai
paura'guarda vigna sempre
mah
Dice ?! proverbio,e non
famigli»
K zara
vaglia tolto confermai
Là botte piena e la moglie ebra piglia;
,
4
,
.
,
E
pe 'I sugo del sermento,
H
Brurt. Lat,
dormirà
'
33=3»
Andrai ; // ridurrai al niente
S(/u.i^!ieral
coni ti fumo che sbocca da futnajuvlt
di sopr^
tetti
a
\
,
?
.
Vt^
Romagnuoli : suol intenderjt
psr ajiutl,
i tuoi furbestfit
nendofia scoprire
pajiicci"
i tuoi raggiri
^
,
Paura
nire y
ne
// timor ciun mtk che possi avvd^
guarda dal m.tle Jissso; tu al contrario
ec.
ti sei fidatosopra mala
famiglia cioè.
,
raggirie furberie
Zira : giuocodi dadi ; e propriamente
za re
fi d/con que'punti che per esser di caso assa
in conto. Orsa
s- /unno
non
raro
riprende
egli,
il mio
è- un pjjìrano;ma
ci scommetta'
caso
ha da valer quefiàzara
La botte ec.
cose
tiv
incompijibrli
cat
;
d' affari Tant' è h
amminijir.itore
e prosperità
è quejia
ti bersaglio
de- miei ragiara
: sarà
giri
su
.
f
,
.
-
,
e
Ji crederà à^ andar molto bene
.
il vino. Lo faròdormir
Sugo del sermento;
lunghisonni neW oblio di sejhssif
quajiim^
,
pterSi)uell'uhnachi^za
^
.
PATAFFIO
mtyo
Mal
E
pensando
pensando male
no^
non
Ogni
,
in lei;
peccato
N'jandràdirittacon
Però
i"pendi e
non
del culo
menate
,
1'
non
ci
metto
Corniglia.
sarà spento
e
'n vita
poco
eterna
tormento
chiarello la taverna
ha nome
1*qiìc; un
usa
Amore
E
fia da
se
,
.
'
;
soldo rotto
bere acqua di citerna
ben diciotto:
culo e denti ;
se non
•
dal
Corniglia: città di Brettagna ; equivoco
Cornouaille
Né penserà
se
perciò
donna venga intanto a fargliscorno
Frane.
sua
la
.
.
Non
la,
pensando ce. né di ciò sospettando^
crederà egliimcapace
in
dt male i quajiejìinto
leifosse lo flesso
fomitedel peccato e quaJì
colomba da volar dritta in paradiso*
,
Chiarello: in ^ergo vale' acqua
Perchè non
sospetta di sua donna né guardala con gelo^
Jia, perciòpuòfìarb^e né saper come ; aver
,
,
eattiva
merce
Ainore
e
vi
ec.
chiama
e
molto
.'
spaccio
quel che la fa da ojìe
^
amorf è
la follada' concorrenti;
soldo ch" tu spanda,
Ben diciotro; assai ,
misero
là bei e ti diverti.
quanto ti piace. Così
un
V invito del dicjottoper esser
loquace
quanf ornai E fìromh"ttate
to
pur da ^utroquandi me
Il Ridolji
V
aggrada per farvi beffe
tf//r/delle culinenate.
le%^e delie ci.jynonate
,
1' non
ec.
poco mi cofìail rendervi la pa-*
riglia e beffarmidi yojìra
fìrettft
beffe
i una
dt denti , un allar^at4
di fondo, ed è fatto
tener
.
.
^
j
,
LATINI.
171
'I peto *n cui ?ni ritorna di botto
cJisson più di venti;
San Biagio è .oggi
,
di gran quello
E minaccia madama
E
.
'
.
Tai cui
ta* brache,
r ho male
campane
,
e
e
contenti,
ti uccello ,
sarete
non
vere
Ria*1 peto ce. anzi me ne vedo bene
il peto è un modo basso , che fisntficA
il corpo al
Appoggiòlietamente
r'tnvi^jor'trfi
si suol dir , riebbe il peto
desco. E com"e
Malm. 9. 6,
da ra^
S. Biagio: fejìain Firenze aspettata
d'un
gazzi Sa a quantidi è S. Biagiod'tcefi
da non poterfi burlare , btn sapendo
zzo
ragli
E
.
.
•
.
far fejia VaoliMod. Tose.
tendo;
mi far dire ; tu intendi,ed io inDeh
non
di noi sa a quantidi è S.
ed ognuno
C//Z. 2. 3.
Biagio,~3f"rrc/i.
Gran quello: gran che-,oppur molte quelle
dicesser cojìoro:
cioè molte smorfie Qu^tfi
glitocca
(Quando
a
.
'
.
,
Tu
non
-madama
burli j ben
et
sappiamoil carattere dì
.
'
Tal cui ec. replica
egli: Adattatevi al suo
maturale; conformeha il piede,cosi le ponete
la scarpa
Ho male
.
chto
to ;
campane
:
sono
un
pò duro d'orecm
Rispondefra tutti Buchino
cioè iuel che tu dici non mi
,
:
Poco ci sen^
suona
•
PATAFFIO
J75
Benché
fta
sentii la tregenda:
K nel ventriglio
ho l'alTo, e nel cervella^
di i:"uefu la merenda :
Una
meta
Ya che ti buchi , mi difl^eBuchino :
notte
spiegacom^ abbia male campaci
ne
non
perchènon ci senta in realtà avendo
pur sentito passar la tregenda; ma perchènon
gli va a fagiuoloquel eh' eglidice Si fingt
la tregenda una
€sser
proce^one di Hotturtìi
fantasmi che vada attorno con lumicini
di chi è molto dedito al
Nel ventriglio
ec.
nel ventriglio Lif
V asso
aver
giuocodicefi
quejia volta non ti
spasso mi piacesì ma
Benché
ec.
,
,
.
.
,
.
t
^enta»
Meta
scaricatadi ven^
Forse fi dovrà leggermetà , essendo in"f
tre
solito ne manoscritti V uso degliaccenti, Saiv.
Toscani,
Par eh' alluda al coflumede fanciulli
alla be^
la sera
la merenda
eK apparecchiano
fana i o tregenda) p^r esser ben da essa trat^
tati. Quafidicesse ; Buoni pafttabbiam già
ha,
dati a cGtefia
befanadi donna ; abbajianza
:
colC e flretto
è
una
.
mangiatoalle nojìrespalle
Ti buchi : è volgar ditto che
.
ihi il corpo
bambini
a
accortamente
servono
de/mi Salv, Se
buon
farficcare,
.
/a
fi^cacerto
9
,
e
la befanabu^
le balie se ne
perciò
de' me^^
ispauracchio
da cotefla
befana te la vuoi
m.e
i a pie non
prò ti faccia
per
in'
LATIK!.
tutti,e ciascun per se spenda.
ha del fiorino
Chi prende mc^lie e non
fia canajuola,
fia di meglio ; e non
Non
Qpando per lui non volgesse'1 mulino.
11 pie neirO non glihai né pur le suola;
eh' egliha nome
Lascialo andar
giuntone,
Iddio
per
,
,
,
,
IPerch'ha pregna
la
H
!jg,. .f
'.1
Iddio
ec.
fu pefhsa
a
.'','»
'
la
e
mamma
figliuola.
3
i. '
ti'f.:..1.
.'' '
',"?
Dio il pensar
noi ci pensi
a m
a
te, .perchè
lascialo a
a
'j
—
^
tutti;
da noi
Jtc'usi
.
àenari i accasa. ,
Chi prende ec. chi sema
cort^ha fatto il marito di lei, ha da far così
bene ; lasciar a carico della morite il
'perijiar
far grasso
più può
Canajuola: specied'uva che piace a cani
i qualidi leiJì sfamano quando loro manca
il
'biscotto Qui dice eh' alla fame di lui non fi
troverà risorsa fuor della moglie
Neir O : nel sedere Avere
un
pie nel seiJere ad aijuno é esserselo guadagnato in ma-*
do di poter dispjrrs
della sua volontà
Rid, Do^
averlo tanto ingrassato
•pò
che credi tu di ca^
'iS garbi e ni^ii altro
v.irne
Ne pur le suola;
cK il piedi
men
Giuntone : nome
di'un mal nome
fantafìico
,
quanto
.
^
.
.
.
.
,
.
,
creduto dal volgo corruttore della figlia
e deU
la madre ; da giuntare , ingannare Quindi
.
'•fi'vernome
tiH
giuntoneè
presso la
indegnoingannatore
Ri4*
.
plebe $ssìir€
PATAFFIO
174
I
-1
Quel bene avrò
cajen di
mattone
quelche
Da
Che
E
a
per
viffe , solo da mia vaga,
Enea
la Reinai Didoné.
'1 fregiosul pàlios' adàga,*
Clì*è pertugiatovolte più di mille,
che r un dalT altro niente si smaga :
Così fuss' io con
le dolci mammillé
]V(a credo ch'altri s^avrà fai dilettò;
"Ma dfomrhi pace, se non
mi ritrille.
eh* i' credo ben , che fuflfemaledétto
Il pùnto Voti e 'idì ck' i'nacqui al mondo i^
come
.
che DiJone óU
Quel I)ene ec. i/W/ conforto
éenne da Enea
io dalla mia vaga /'avrò som^
anzi tanti anni
lamehte dopo calen di mattone;
dopo quantison già glianni ddlià i)iiadi lei,
,
che noti
calende d' un mese
hien mai ) o verrà dopo il dì del giufizio
ilfaU
Enea : è noto per /' epica di Virgilio
io della famosa speloìjcàin ctiila sorte d' una
Calert di mattone
:
»
,
Bidone
procellarecò Enea a
.,S^^à^gii
di guarnizione
Frégio: ornamento
i
adatta
si sopr
j
appone i forseda adagiare
K lente si Smaga : non fifiaccapunto. Cài
al pdH^
attaccato
me
fh il UeM fireitamente
.
•
•
,
.
.
,
,
cui è Deh cucito ; così io ea
sollé^
titille; cioè se nuovo
Ritrille: ijuafì
tico non sorga itime d turbar là ìtìiàpace à
Sa.lì^.
no,
à
P
%^é
£d
una
1*-
:
B
eca
A
non
fa
mi
O
I
F
F
A
T
Beche
due
è
'
'
Rid,
Le
'
—
ài
accorciatura
Bec'à:
iiica
j."
?^«-—
^
—
cose;
Menica
mt
o
sì
van
di
men
'91X10
disgraziato
buona
aìmsn
a
tanto
-dtlU
cK
di
casa
%
corri*
a
,
una
avesse
far
Dome,
male
.
povero
"?'i
due
donna
Jemmin^
nem»*
ier
^er^g
LATINI.
m
DECIMO.
CAPITOLO
T affanno?
manicar groiTo
Tutto coreflo è un
:
ci nocci ; lia con
danno^*
Eteh.va -che non
ebbi io nell' o(Tj ;
Gli occhi a'mochi non
mi colse un marricto ,
col marretto
Ma
Ch'i* trabeccai alh bocca d' un folio
*1 pattico,'è
passato
•^pReso
•^
.
H
5
grosso : mangiar a graffibocconi
M' un operare inconsiderato il -far confijier^
rì^
il difficile
tutto
nel primo passo di precider
soluzione?; qs afte
vi fia poi da
he altro non
Manicar
temere
.
.
Deh
va
Dio, -che non et ab^
Sra cori
tue
majìms
cotejìe
ec.vatfi
cvn
biano a nuocere
danno : -abbili
'per te ([ue malanni , di cui vxi
caccia colla tua inconftder
azione
a
^ioM:
finta biada , ben guardata
-piccioli
da contadini affinchè
non
fa mangiata tn etha daglianimali selvaggi a cui. piacemot"
,
a' mochi
tiffimo Quindiaver
1'occhio
pir
badare con fingolar diligenza
a' prcprj
intercffi,
Nell'osso; nella cassa
dell' occhio Rtd.
Marretro : picciola
Marrilto : cj"lp^
marra
•men-ito colla dritta , e perciò pia gagliardo,
'Io f ho provato che ti fa un
operare inconftdim
'rato: mi cascò quindi,
fra e ap^ ecjllo un-c"Jp0
.
.
.
•
.
-orribih.
i
PATÀFFIO
7«
fìtto
sai ? è che sonv' entro
?
ti fia rivolto che tu miioja,
Tanto
Cpn alghériami diffòn con iscrittoi
Or s' r ave/n avuta
1'èpa croja,
che
E
ne
bio
risiicóme
Pur
Che
he
sai
:
vuol
j a
formaggi;
di
alcuni
rispondono
/ in difesa
farino;
è passato 1'af(lùeliàmnffima i Preso '1partito,
e dicono.
Qua! maravigliase talora
né segua male ! Si può forsepenetrar t interm
tC o.^nicosa , è tutte prevedernele conse^
no
ftièhze^
Rivoltò : non fi puo intender che del collo ;
S' appena
detto da quellasentenza
giudiciaria:
il
da finché muoja Rid, Ti fipossa flrohcaré
collo : puoi tu tutto antivedere ?
.
.
.
i
altitonante
iscritto: ilSàlvini legge conscritto cioè
Aìg^hei-iafafio
: con
Con
,
con
voce
,
ch-ì diceft
di chi fia sul grave
.^
V altro
è gergo frali'
ma
e
senatore,
se
.
Form
»
,
^
E[)a croia : trippadur^a corri un tambucò i
Còl. pugno gli percosse l'epacroja: Quella
fosse tamburo .,Dant. tnf 30.
sonò come
A formaggi
: a
guisa de*formaggi i quali
ridono quando fifendonoe crepano, ^Ferciòrii
derè a formaggi,
sarà rider crepandoper di*
.
,,
',
spettò
non
di
e
per rabbia
cuore
far altro ;
3 ma
.
Rid. Come
Dio
i e^er non
ajirafazào
vuol.;
ìpotef
LATINI.
Ì7^
rima/i co^y. noja
spennacchiirò
:
gir alla badia d' adalcicagoi
Ma
teci un
pa* di grotte con più doglie;
E di ciò fanno calli affai coraggi
Già col tramagliovi presetre moglie:
E
Kon
«
,
H
6
s
lì
noja: perchèm't scottava veramente
rtmaìiervì avvilito e confuso; come
gallina
spennata che par che fi vergognidt se ine-»
defima
alla,badia d' adaìticaggi
; andar
Adàlticaggi
cader già à
sembra un dettato figmiì:ante
glisogipiomboda II*alto Rid. Opportunamente
ti levare in tanta ira
che noè
\ Non
giunfi
: forse
ave (Tia
rompertiil colla, Àdalticaggi
ca
è il paese detto Altipassida Tolomeo da LucCon
,
.
•
•
•
.
.
"
,
.
Ma
di
Sàfv.
feci
.
ec.
.^
(aggrottai
però intanto
cigba con tanto d* occhi
Assai, coraggi: più d* uit
per
un
par
livore
i»fiffatti
interno
cuore
a
,
contri s'è, dovuto indurire .. Sicché amenduè
coraggio.Dant. Mai,
Già ec. ah ah
riprese egliborbottando à
un
qualchegrati fumo è Salito alla te»
cofiui
Jia» Credo di dover così interpretar'quejìo^verf
al
avuto
So
bijìtccio
; riflettendo
per un rnero
Chi toglieuna
proverb.
moglie merita una
di paaienza;chi due, una
di pazzia-:
corona
^7//n/7/.
Tramaglio-,ampiaréte da pescarf»
aggiam soli,un
,
,
,
,
PATAFlfl©
i86
Troppo mi se'rioscito^del guscio
-,
DiiTe
veggendo mutatomi scoglie.
Ciaifecun ha l'impiccatosuo all' uscio:
Così
tre
Per eh'
Rezzajo
affo nel xul li traeffe ,
ipese rosecchio.edrsguscto
rczzajomoftra che fi fteffe;
a
mie
o
r ascoltava per ìsmemorato;
*Col ffucchia'jo
moftra, che'! parcesse.
voto
E
'dì
ti/mefiti
as'saim
Tròppo èc. ftìuhrdvo
da tanto
qiìslche ti credipo ; non ti tenta
Metafora tolta dafudcijù
Mutatomi
ave/Jicamliata scou
quafi
scoglie*
la pellech'ogni
e fqfi tùttaltrb.Scoglia-^
za,
.
.
la sef^e
jLibi-o mura
.
? ognuno ha
qudl mafdviglt'a
ecUffi*
r
e 'soffre
of^ììun '-qu'alche
Virg,
suos
Qiiisque
patiiurnìanes
poppi
Così ec. 'sì tanto /li rispofi
; -^perchè
V ho io in quel servizio Tre asso : quel ch^^
-Rid. Qua fi
le per Siine modcfledicon quattro
Ciascuno ec.
'suoi difetti
,
e
.
.
.
.
dicesse
;
Vn
corno
càhpo '(Vosécchiò
che dietro
ec.
"se £
lificchi
: non,
) a'/ìio^allesue
spalle^
di lui
bisogjio
Rezzajo":
fi chi fia pigroe sonnolento al
'qua
secondo
rezzo
Qui rezaajo ^ di due filiate
rezza'.
fiorentina, che pronunzia
r'opofircfe
«"?hn
'
.
.
Pascer col cucchiaio
1?ascesse: "fr 'pascéffi
chi foleporgono
Vuoto diceft^
^di qui màefiri
,
sì svogliato chi
'e 'non dottrine. M'ascoltava
ben mofira-ùad' avermi!f€r dettatore dt sa^nì
-e di 'fotef.
^
,
LATIN
lU
Is
ebbi schiacciato;
E poi mi dette qualcosaco! pane ;
fato.
Chi inuta
lato,,diffe, muta
Poi di{Te:,-alba'daluccofatti cane;
nelle spalle:
AWòra i'mi riilrinn,
fece 'n tre seipmarie»
Kocca ])ecciola
farfalle
Ed il prete mangatto,
e tre
Tra
que'che
sanno
Schiacciato
ec.
mìr nella grossa
? Sembrai
'pienti
sonno
ve
,
.
un
un
sonno
schiacciar un sonno
Chi sembraj allcr
è dor-*
tra
.ri^-
dal più^ra**
JìufidiLV
uomo
.
lei
Mi dette ec. perciòquajicompajjionando
mìa grossolanacapacità, iion
col cucchiàio
voto
?
prese
pascermi
a
,
ma
majjlme
con
s'o^
Jftmziali»
Chi
ta
lato
muta
muta
,
la di sapra
affanno
maximafu
che chi mu^
fato ; maffima più soda di quel-'
che j^reso partito
sia passato ogni
ec.
y
"r
la
.
Badalucco
'trattenimentogiocoso Altro ammi dieiie cioè eh' alle fejievoli
maejìramtnto
radunanze ni accomodafi
; imitando lo szherze^-^
vale cjgnoliiio
alle
y"ckeconfejtacorrisponde
,fèjhche glifi fanno Rid.
Pecciola : aver
bocca a p'eccioli
^volgar
ditto figììificante
quel portar le labbra alzate,
€ più per ischerno che
Rid,
per vezzo
Hngino:
granfia di gatto
truffarello
]MaV,atto, c/o(?afiuto,
il Ri dolila
leggerebbe
\Farfalle:persone di poco cervelhyfacili
ad-es»
"Sere svolte s sedvtU'-^
:
,
,
.
.
,
,
i82
PATAFFIO
Ad un bacin ben pièiìdi giglio n giglio
Alla veletta ftava per piglialle
Lucilio fé alle ciuUe monhorigìio
:
Tu
m'hai sconcia rutta la farsata
,
'n
pifl*c gramuffa, inoltrando malpigiìò;
Poi n polveretofu impolverata;
.
.
.
pi giglio*n
gigl'o;dall'una àtf altra ejlre^
mttà; per .esservifjì'se
intorno all'órlo dìpni"
ti de sigli ":om'e cojiumafi
//
nelle crete
Salvini intende giglio
per fiorino
y
.
»
Alla veletta,; come
soldato in sentinella'.
coli'occhio alla mira
Stava
sperando che lu,
ftngatèdal ricolmo bacino -, gli venisse fatto
di coò-lierlé.
A\\c ciulle : all'uso delle cinguettanti
fan-*
dulie
Luciliofu i/ùegH, che scopri
con
op-*
C'occulta frode
fortuhobisbiglìo
che
La farsara : la commedia,
Salv. Par
dal Vocabolario per
a
meno
propfitointehd.tfi
del farsetto; Col tuo
bisbi"
la parte inferio'r
gito m h r/sconcertata tutta l' opera , e sven*
i miei disegni»
tati,
Gr?.inufFa : parlar in gramuffadicefi
per mo-»^
do di 'Schernoil parlar tn grammatica afìn di
inteso Malpiglio: brutta faccia
non
esser
villa vicina a, Firenze , com' è
Polvereto
dove la fiate
anche un cofivento di Monache
,
di polvere Con tal bifltccio
nc'n fi scarseggia
che fu thgari'»
vuol altro fignificare
se non
non
ìe fosse sparsa 'polvere indcss-o'f
incita; qu'afi
^he le annuvolasse la vifia
V
^
,
.
.
.
....
,
..
.
.
*
,
t A t A t F ro
m%
papèrinnoftromai più bene:
E dove hai fatto V uovo
là schiamazza,
Senza travaglic!ietro o pur Con pene,
Allo
^
,
6o3a
torrai una
mazza
;
E '1 pi'zzicor
della schiena le cava;
Ma
per la Podeftà noi fare 'n piazza.
si dimergolava;
iiicespicàndo
?
mi
e
'.•
'
1}
non
irwzza
'
"?
'
'
*,
'
'
?..1'"—'?'
..
.
'?'
-r
.
.111.1
;
iiÉ^
cK avesse
Paperin : soprannome dì persona
i,piedia guisa de pàperottikid. A cojìui
Coad ingrato
7n
imprecae^ii che itiaipiù bene
non
se
glifaccia
E dove e e- vuoi tu poter 'serbate un gradò
"r autorità'^.
gato
Volgitia chi tiJi riconosce obbli,
,
.
,
chi prendaaria autorévole con persa^
*luinientiìobbligate fi suol rispondere
ne
a
vo
che vada a schiamazzare dóve ha fatto l'uoi 'suoi benefiz)
cioè dov ha versati
; tolta
che schìaniazza ov ha fatto il
/laila gallina
Rid.
?bene y cioè i'uovo.
Soda : ben salda e dura ; fio'n già fragile
colT e /fretta
) e fiaccaMezza
iepi"
( mezza
feto di fruttotroppo maturo
Noh
che il PodeRà
La. Podeftà ; lo ftesso
non
, per
pero t*arrischiaredt farloin pubblico
risentimenti della giuftizia
a
esporti
i piediawilup'-*
: quafi
avesse
Incespicando
.
A
,
,
.
.
.
.
harcvllavitt
si diitiergolava
pàliin cespugli^
mal ferme piante'
-su
,
,
t
LATINI.
tB5
Di là da Bari cominciò a bere :
r ho portato '1 vanto , e spetezzava
ed a cadere
è morto
Uno speziale
,
Comincia , e dice : coftaci persona t
Un
pa' di Frati preselper tenere
fu a mal abbi in Falterona
Quefio
o
efle,
Preflfoa Umiliato : o enne
Quando (« ricediosatal persona»
«
.
Bari : città di Tuglia Ma quidi là da Ba-i
è un g erg e da doverfi intendere:Aoltte^às*
.
ri
barile Rid.
r ho €c. -pieno
egliintanto di vino anda'va
'dicendo i Io ho portato il vanto
velia gam
scurrile
del ben ; e nel tempo flesso per una
millanteriaJacea di basso trombetta.
chi soio vendei
E* morto
ce.
quandomuore
suol dirfi\ Ella comincia a cade^
merce
-una
,
cadendo dice : Coftaci persona j cioè
e
re
la vita d' un uomo
Rid,
coflail suo mancare
Sembra voler dire , che non
fi sapesse trovar
antidoto per rimettere in sefio
quel briaco,
Faltero*
A mal abbi : in tanta tua malora
onde scaturisce/'Arno
na : montagna
,
Umiliato: luo^o della Ressa montagna yfat"^
allora spettante air ordine de^liUmiliati
se
sì o no.
O enne
esse
: o
o
Ritediosa: duplicatamente
tediosa
Quan*
d^wia tal persona è sì rincrescevole
/timiglio^
isio -con m
un
non
i^artttoè 'sbrìgarfi
nQ„
la misura d"
tare
un
,
,
.
.
.
•
.
PATAFFIO
386
E 'n Percuflina ca^uripercote^e
;
Perchè Matteo vi fu , pur Mattio:
Cosi '1 Romano
{[effe
Romena
a
non
'D*acceggeun pa' di nozze ( ò Guelfo Dio! j
nulla ; ver la campanella
GHe campa
ÓueftofaM Conte , che canta: Amor mì6#
Perchè là stalla molt' acc^ua diftilìa
Pe' fallifolli che son
troppo felli,
Che fan le fiche con fioca favillai
.
,
,
•
del contado Tisana
VercvissjtìZ'yf^arrocchta
i
ciascneJuno ; v.Ke
antica : Percotesse :
termine di caccia
quandofi batte un boscé
,
la e accia «^ione
Rid. Segue bifliCM
fer deflarne
€Ìando a inculcare di tener lontani i seccatori»
Pur Mattio ; vi fu.anche Mattia , perchè vi
Ma che perciò'^,
L\ autore pensa
fu Matteo
di b'tflicci
a far pompa
; e noi gli condoneremo
quejio
sfogo, contentandoci di non intenderlo,
Rorhena : atta del Casentino i già de*Conti
Guidi i Salv, Romano
: pende il Ridolfi
a in-*
tenderlo pel contrappeso della fiadsra,.
Un pa' di nozze
di lingua
:
per proprietà
Fiorentina è lo Jìesso
pranzo nuziale: e cote^
Carun
:
»
.
.
.
,
jio è d'accegge^uccello infaUfio
aglispofta
motivo del lungo beccàidt cui è armato. GùtU
de* Ghit
Ì6 Dio : quafiDio non potesse esser
bellini tenuti per nemici della Chiesa Rid,
,
Che
.
campa
nulla
:
che
non
dura niente , che
f"^J^ó
Jimsceì detta d'i contadini Rid%
•
LATINI.
Fin
far
vo
che
187
vi
rotti
fien
gli anelli.
,
del
Fine
r'ifflmo)
Zi9ni
$
Dieci
siali
rotti
ejiamo
ben
vi
Che
a
cortéfi
di
pero
libilttà
tori
flati
queflj
I
tnten^
Brunetto,
haflantt*
potean
scopo
ch'ta^
è
buone
noflro
del
dello
:
alle
capitoli
mire,
sue
forse
saran
tenuti
i
li
arici
auspicj
noi
di
gli
quejìt
accertar
mente
Pataffio
e
lui
de IT
^
suoi
futuri
qudli
che
i tifai
contenta-
più
da
luì
,
furon
sarà
getto
di
preft
mi
Sutid
fi
di
vijia
,V
pertanto
ftulta
j
unica
invano
rammenterà
faeimus
P
essergli
eft
servito
giuria
:
gloria
o^m
mia',equin-^
Nifi
i
d^
utile
Fedri
3.
elt
17*
TESOEETTO*
IL
dì frottola
in fo^g'ta
TEssu(0
dt Favolello
il
,
o
nome
pur
flì diede,
Fa veletta,
ss
eh! altri credetter diverso dal Tesoretto
medem
si giunse più oltre : e il Latini compar9Ìmo
d' un tèrzo
col titolo delU
trattato
ve
autore
che cotejli
// t"mpo ha dimojirato
penitenza
un^ opera separata
dal
erano
una
parte , non
della Penitenza si ri^
// principio
Tesoretto
ventesimoterzo di quejì"
dusse al capitolo
opu*
svanì il Favo*
scolo i e ne^tre ultimi capitoli
Itilo Un* annotazion marginale ammessa
poi
potè dar mom
fer titolo da* trascurati copijìt
,
dì quèjii
enti ideom
alla vana
ttvo
moltiplicità
li. Certo è che le varie Lacune
rimajìeaperte
ci nasconion
ni tre detti capitoli
la connessione
,
ch^ avranno
effìcol tutto , e ce li fa pa^
rere
frammentidi chi volle riforma^
imperfetti
idee,
Xe le proprie
i giornalijìi
d* Italia a cre^
3' ingannarcelo
éferh con
taluni un compendio del Tesoro
,
ridotto in versi
alt uso de Provenzali dal suo
medesimo autore
il
Prevenne, egli nel Tesoro
secolo con
gujìodel nofìro
un
prodottoenciclo^
ad ogni specie
p.edico , che servisse di scorta
di letteratura Nel Tesoretto
s't
quasi affatto
nelle morali
virtù ,
rijhìnsea formar P uomo
Sull'orrae di Sevsrino Boezio
Arrivò cosi avan^
ti , eh' i ver fi dt queji(/
libro poteron sembrare
al dificili/Jimo
anzi risposidivini
Caflelyetro
che umani ; e ottenn"r
da lui di farsimetter
in rigaconversi d'oro di Pitagorae di FociUde
Scrivendo .Brunetto 4 comun
vani aggiri
,
.
.
.
.
.
.
.
199
cJi
j' adatto
Italtanì
de^T
dtl
giudizio
a
antica
,
Barberini
quindi
e
pia
la
rimar}
settenar}
a
,
maniera
la
son
no/ir
del
naturale
pia
eMa
Era
ma
giovevoli
impr
e
pia
la
pereto
.
/Jìoni
che
dt
in
comparir
nel
fu
Jìampe
colli
vide
dell-
Vbaldini
Federigo
164Q.
memoria
sulla
e
vaie
.
primo
produrlo nel
ì7^ó' Ji ri^.l
dejiderarji
a
Nel
Roma,
da
;
.
ci por-»'
che
,
il tejio nella
gesse
sui
ano
'Vi
uomo
Toritfo
^ra
diligenza
mia
editore
prima
il
iuell^^
a
si
far
,
cuore
adatta
idiv-*
o
,
integrità
sua
e
ftc urtai
una
,
più
di
autentica
Si
schiettezza
sua
può
i sensi
,
eh' ei
francamente
^uejf
opuscolo
poco
raggiunse
seconda
La
edizione
è
che
imitale
una
dir
di
cim
.
pia
fedel
tanto
della
prima
,
desi
imperfezioni
me
sqflanziali
n
duole
mi
Ben
me^
*
che
a
pr/vazion
la
contattarmi
che
rehdea
,
la
necessari
una
riforma
punteggiatura
nella
ri
d^
de
ho
lingua
drizzare
e
ho
non
Neir
e
il dovuto
altra
ho
avutq
.
i sentimenti
i* equivoco
t
rijlejione»
e
In
al
rispetto
impoverire
voluto
,
e
togliere alcuni
in
senjthili la
serbato
però
bolarioi
\
su/fidjrn obblighi
nel!" ortografia e
di
sgombrare
nqfim
di
l
queU
Focam
la
mira
erro-^
radm
oscurità
TESORETTO
Ì^È
^are ^i^voi Vivenuto
•,
E
bene avem
veduto
In duro convenente
,
Dov' ogn' altro servent^^,
voi , par megìiorare
Che
^
f^ tutt*
or
E
affinare i
*1 voftro cor valente
Poggia st
In
W
beninanza
ogne
Che
altamente
la sembianza
tutta
Alessandro
Che
per
,
tenete
neenfe
;
avete
ed argento
Terra oro
Si alto 'ntendimento
.
d' ogne canto
,
Che
voi corona
e
manfc^
Portate di franchezza ,
E di fina prodezza;
"ì eh' Achille lo prode
lode ,
Ch' acquidò tanta
E '1 buono Ettor Troiano ,
Triftano
Lanccllotto
e
valse me' di voe
Non
,
Quando bisogno fue
Che voi parole dite ,
Avete
,
.
poi quando venite
In configlio o 'n aringa
Par eh' abbiate la lingu^
E
•
,
,
Tullio Romano
]Del buon
Che fue 'n dir fovrano
Sì buon cominciamcnto
£
mezzo
e
finimento
;
?
A
L
T I K
I
-
Sapete ognora fare,
E parole accordare
Secondo la matera
,
in
Ciascuna
Appresso
sua
manerai
fiata
tutta
compagnata
L' ad-rna coftumanza ,
fa per ufanxflì
Che 'n VOI
Avete
Sì
E
CW
sì bel
avanzate
E
E
Seneca
,
dire
'n voi
compie
,
reggimentoi
a
ragione
posso
Che
E
portamento
rtcco
e
n
Catone^
fomma
fignors'assomilW^i
ogni bontade ;
E 'rivoi solo asseuibiat^
Son sì compitamente,
falla neentCj
Che non
Se
non
coni'
Io Brunetto
fino ^
Latino ,
auro
Che voftro in ogni guisai
divisa ;
Mi son sanza
A voi mi raccomando
Poi vi prefentoe man^a
Queilo ricco Tesoro ,
Che vale argento ed 0X04
ho trovato
Sì eh' io non
di carne
nato
Uomo
,
Che fia degno d' avere ,
Ne quafidi vedere
Lo scritto ch*i*vi moflro
In lettere d' ingbioltro
J
Brun» Latt
•
.
tf J
Ad
E
R
T
altro lo nego,
voi taccio prego
ogne
Ed
S O
E
T
m
a
Che
lo regniate caro
che ne
E
fiate avaro
eh* i' ho vifto sovente
Vii
#
alla gente
tenere
Molte
,
valenti
cose
:
E
pietre preziose
Son
già cadute 'n loco
Che
son
graditepoco
Ben
che
conosco
Assai vai
Del
in
rutto
Di
Si
Luce
L*ho
Poi
Che
E
palesato :
già
•
trovato
ed in rimato
di grand'affetto
,
poi
date
(
vidi
E
è
,
prosa
Cose
Che
Le
celato
se
tene
chi la cela
men
io ho
In
'1 bene
la candela
come
Ma
.
eh* il
men
quel eh'
,
con
n
per
a
gran
caro
segreto
amico
:
dolor lo dico )
de' fanti ,
man
rassemplati tanti
,
la bolla
si ruppe
rimase
per
nulla.
S'avem
così di quefto,
Sì dico che sia prefto;
'n quaderno
E di carta
Sia gittala 'n inferno
#
T
O
LATINI.
IL
•jrO
Tesoro
comenza,
che Fiorenza
Fioriva e fece frutto ,
del tutto
61 eh' eir era
La donna di Toscana ;
che lontana
Ancora
Ke folfc r una
parte ,
in altra parte
Rimossa
Quella de' Ghibellini
Per guerra de' vicini :
Esso Comune
saggio
Mi fece suo
messaggio
All'alto Re di Spagna ,
Ch' era Re d' Alemagna ;
attende
E la corona
la contende.
Che Dio non
Che già sotto la luna
si trova
Non
persona »
Che per gentillegnaggio
Né per alto barnaggio
Tanto "legnone fusse
Com' ertoRe Nanfusse «
Ed io presicampagna
,
E andai in Ispagna;
E feci r ambafciata ,
Che mi fu comandata»
E poi fenza foggiorno
*
Riprefìmio ritorno;
Tanto che nel paefe
Di terra Navarrese
I i
•**^
Intanto
195
TESORETTO
i^6
iVenendo per la calle
Del pian di Roncisvallcj
Incontra'
scoiaio
muletto baio,
Sor un
Che venia da Bologna ;
uno
dir menzogna
Molt* era savio e prode
lA'à lascio ftar le lode.
Che sarebbero assai
Io gli pur dimandai
di Toscana
Novelle
In dolce linguae piana
EUi
cortesemente
"Mi disse mantenente
»
eh' i Guelfi di Fiorenza
Per mala provedenza»
B per forza di guerra
Éran fuor della terra?
E 'i dannaggio era forte
Di prigione,e di mort€ "
Ed io ponendo cura,
Tornai alla natura,
Ch' audivi dir che tene
eh' al mondo
veneì
Ogni uom
K
senza
.
.
.
primamente
Che nasce
Al padre ed al parente,
1^ poi al fuo
comuno
so
neuno
O nd' io non
Che volesse vedere
La
sua
cittade
0
,
avete
Del tutto alla fua guisa,
ISIè che fosse divisa;
I.ATINI.
197
tutti per comune
fune
Tiraffero una
Si pace , e di ben fare :
Che già non
può scampare
Terra rotta di parte.
mi parte
Certo Io cor
Dì cotanto
dolore ,
Pensando '1 grand*onora'
E la ricca potenza
Che suole aver
Fiorenzatutto
Quafi nel mondo
Ond' io in tal corrofTo
Ma
.
IPensando a capo chino,
Perdei 1 gran camino y
£ tenni alla traversa
J)*vna selva diversa,
Ht
A
tornando alla
menfò
,
voi fi e pofi menxe
Intorno alla montagna;
E vidi turba magna"
Di diverfi animali
ben dir quali;
Ch* i' non
so
!Ma uomini , e mìaliere ,
Mi
Beftie ,
E
pefci a
serpenti e fiere ,
grandifchierei
,
È di tutte maniere
Vccellivoladori
,
Ed
erba
lÈ pietree
e
frutti e fiori,
margherite
,
TESORETTO
1^8
Che fon molto gradite
;
Ed altre cose
tante
Che
Le
nuiruomo
parlante
poria nominare
,
'n parte divifare.
Ma
tanto
dire ,
ne
so
"Ch' i' le vidi obedire ;
Ne
Finire e cominciare ,
Morire e generare ;
E prender lor natura
,
Sì com' una
figura,
eh' i' vidi , comandava
Ed ella mi sembiava
fosse 'ncarnata ,
Come
Talora sfigurata;
'1 cielo
Talor toccava
Si che parea fuo velo
E talor lo mutava
,
E talor la turbava
mandamento
E tal suo
'1 fermamento
Movea
E talpr ii spandea,
Sì che *1 mondo
parca
Tutto nelle sue braccia
Or le ride la faccia ,
cruccia e dole ,
Un' ora
sole
Ppi torna come
.
:
.
;
.
,
Ed
Ed
io ponendo mente
All'alto convenente,
alla gran
Ch'
avea
Vscii di
,
reo
e
potenza
la licenza ;
persero
TESORETTO
jco
linguané scrittura
Ma
!Non faria sufficiente
A dir compitamente
Le bellezze ch'avea;
Né quant*
ella potea
£ 'n aera
e 'n ITiatèj
e 'n terra
E 'nfare ed in disfare
,
E 'n generar di novo
O di concetto
d' uovo
o
,
0 d* altra conincianza ;
Ciascuna a sua sembianzu^t
E vidi 'n sua fattura,
Ched
cominciamento^
ph* avea
Veniva
finimento
a
•
poi eh' ella mi' vide^
MA
In
creatura
ogne
La
ver
che ride
si volse ;
cera
sua
di
me
m'aceolse
14olto bonariamente
E disse mantenente
:.
V sono
la Natura,
la fattura
E sono
fattore ;
Del sovrano
Elli è mio creatore;
I' son da lui creata ,
E fui 'ncominciata :
poi
E
a
se
.
Ma
la
Fue
sua
senza
polTanza
comincianz^at
gran
LATÌHI.
201
fina né muore
;
mio labore ,tutto
Ma
Quanto eh' eflb T allumi ,
che si consumi»Conven
Ess' è onnipotente
,
El
non
Io
Se
non
non
poffoneente
,
concede*
quantici
tutfo
prevede,
Eflb
Ed è in ogne fato;
E sa ciò eh* è paifafa,
E '1 futuro e '1 presente:
i' non
Ma
saccente
sod
"
di quel eh' e' vuole
Se non
sole
Moftrami come
Quello che vuol ch'i'faccia,
E che vuol ch*i'disfaccia.
Ond' io son sua ovrera
Di ciò eh' efìfom'impera^
Cosi 'n terra ed ir^ariat
»
Ond' io son sua vicaria »
Eflfo dispone'1 mondo.
Ed io posciasecondo •to suo ordinamento
1' guidoa suo talento
'
..
'
Te dico che m' odi ,
-*^ Che
quattro son -U^modìa^'
Che colui che governa
Lo secolo ineterna»,
i\
Mise operamento-1
^
TESORETTO
200
Allo
Ma
componimento
tutte
Son
L*
una
Fue
quante
palese ed
,
cose
ascose.
eh' eternahnente
n
divina
mente
Imagine e figura
fattura ;
E fue quefta sembianza
fimilianza
Lo mondo
n
Di
Dipoi
tutta
al
sua
parvente
suo
Si creò di niewte
Una
groflamatera
,
Che non
manera
avea
si fue di tal norma
Ma
;
Né figurané forma ,
Ch' inde pofea ritrare
Ciò che volse formare
Poi lo fuo 'ntendimento
•
compimento,
produfìein fatto ;
Mettendo
Sì lo
Ma
•
a
fece sì ratto ,
ci fue sì pronto.
t«Jè non
Che in un solo punto,
podere ,
Com' eir avea
Lo voleffe compiere ;
fei giorni durao ,
Ma
E '1 iettimopofao*.
noi
VI.
Ppreflb il quarto modo
i^ E' (luefto
d'end* io godo:
A
LATINI.
E
ad
ogni
ao3
creatura
Difpofe per mifura
Secondo
'1 convenente
iJuo corso
E
'n
e
semenfe
sua
»
queftaquarta parte
loco la mia arte
che fia
Si che cosa
ha nulla balia
Non
Di far né più né meno,
Ha
;
^
Se
non
a
queftofreno»
Ben dico veramente
Che Dio onnipotente
Quello eh*
è capo
fine»
e
gran forze divine
Puote 'n ogne figura
Alterar la natura
f
Per
movimento
far suo
Di tutt*ordinamento
dei savere
Si come
E
Quando degna
maeftà
La
•
venere
sovrana
prender carne
Nella virgoMaria
A
umana.
:
Che 'ncontro Tarte mia
Fu 'l suo *ngeiìeramento
,
nascimento ;
E lo suo
Che davanti e dopoi.
noi ,
Sì come
savem
Fue netta
e cafta tutta ,
Yergene
non
corrutta*
Poi volse Dio morire
Per voi gente guarire,
TESORETTO
004
E
voflro
per
Alior
soccorso.
mio corso^
Mutò
per tutto 'l mondo
Dal. ciel fin le profondot
Che
E
tutto
lo sole
la
terra
scurao
tremao
?
Tutto quelloavvenia
Che '^lmio Signor patia-»
E perciò col mio
dire
r lo voglio chiarire;
Si eh' io non
dica motto,
Che tu non
sacci 'n tutto
La verace
ragione,
E la condizione
mio ditto piano,
Farò
Che pur un
solo grano
?
fìa che tu non
sacci.
facci
vo' che tanto
Ma
Che lo mio dire apprendi
i
Jìi che tutto
lo 'ntendi
E s r parlaffi
scuro
,
Ben ti faccio securoDicerloii 'n aperto;
iiiben eerto •?
Sì che ne
Ma
perciò che la rima
lima
Si ftringead una
Di concordar parole,
Come
la rima vole i
Sì che molte fiate
Non
.-
parole rimate
Ascondcn la sentenzia
E ir^utan la 'nteaden^a;
Le
LATINI.
S05
Quando
vorrò trattare
che rimare
Di cose
TenefTe oscuriiade ,
bella bievitade
Con
Ti
parlerò per presa:
E disporrò la cosa,
Parlandoti 'n volgare
Che tu 'ntenda ed appare»
,
VII,
ciò ritorno ,
Che Dio fece lo giorno^^
E la luce gioconda,
E cielo e terra ed onda 5
E l'aere creao
E li angeliformao ,
Ciafcun partitamente
;
E tutto di neente
Poi la seconda dia
Per la sua grar^ balia^
Stabili '1 fermamento
E 'I suo ordinamento a
Il terzo
{ ciò ini pare "
Specificòlo mare,
E la terra divise ;
E 'n ella fece e mise
Ogne cosa barbata ,
Ch' e 'n terra radicata»
Al quarto die presente
#^Mai a
^
•
compitamente
Tutte le luminariei
Fece
'
TESORETTO
QO^
Stelle diverse
e
vane.
quintagiornata
Nella
Sì fùe da lui creata
Ciascuna creatura
,
in acqua pura»
Che nuota
Lo fteflbdie fu tale ,
Che fece ogne animale ;
ed Eua ,
E fece Adam
la tregua
Che poi rupper
comandamento.
Del suo
Per
quel trapaffamento
Mantenente
Fora del
Dov'
era
fu miso
paradisof
ogne
diletto
niuno eccetto
freddo a di calore
Senza
Di
D'ira
E
né
di dolore
»
.
per quello peccato
Lo loco fue vietato
Mai
sempre
Così fu r
a
uom
tutta
gente:
perdente*
D* efto peccato tale
mortale
V uom
Divenne
Ed
e
ha lo male
danno,
aifanno
E Io gravoso
Qui e nell'altro mondo.
Di
Son
E
quefto grave pondo
li uomini
gravati»
venuti 'n peccati;
perchè '1 serpente antico
Ched è noftro nemico,
3wduHe a ria manera
;
T
%o9
E
S 0
E
R
T
Son tutte divisate
E diverificate
Ber domandar
ad efla
,
ciascun fìa pcrmeflTi
Sua domanda
compiere
Ella che n' ha '1-potere
Ad ogne una
rendea
Ciò ched ella sapea ,
Che suo (lato rechiede
Cosi 'n tutto provedCa,Ed io sol per mirareLo suo
nobile affare,
Quafi tutto smarrio.
tant' era '1 drlto,
Ma
Gh' i* aveà
di sapere
Tutte le cose
vere"
Bi ciò eh' ella dicea ;
Gh' ogne ora mi parca
Maggior che tutto '1 giorno:
81 eh* io non
volfi tome.
Anzi m' inginocchiava
;
E mercè
le chiamava,
Per Dio che le piacela
Ched* ella mi compiere
Tutta la grande ftoria,
Dond'ella fa memoria^
E va, difs'effa, via
vorria ,
Amico
: ben
Ghe ciò che vuoli 'ntendere'
A
•
.
Tu
E
lo
U
apprendere^
poteifi
sottile *ngegno,
lo
tanto buon
ritcg^na
T
0
Aveflì , che certanza
D' ogne una
sottiglianza
^
Ch' i'voleflferitrare
Tu potefli
apparare^;
E ritenere a mente
'1 tuo vivente
A turro
di prima
ÌE cominciò
ed alla cimaAl sommo
Delie cose
creare
Di ragione 'nformate
j
D* angelicasuftanza
Che Dio a sua sembianai'
Criò alla primiera
Di sì ritta maniera
Li fece 'n tutte guise,
li furo affise j
Che non
Tu;ce le buone cose
Valenti e preziose
?.
E tutte le virtute ,
Ed eterna
falute
E diede lor bellezza
Di membra
e di clarezza:
Sì ch*ognic""sa avanza
Beltade e beninanza.
E fece lor vantaggio
Tal Gom'i'ti diraggio
^
Che non
poflbnmorire
Né
mai finire
unque
E quando Lucifero
Si vide così crero
,
Ed in sì grande ftato
Gradito ed pijOTato i"
^
.
»
•
,
1
TESORETTO
210
ciò s' insuperbio
:
E contr'al vero
Dio,
fatto,
Quelli che V avea
Pensato di mal tratto;
Credendofi effer pare.
Cosi volle locare
Sua sedia in aquilone:
Ma
la sua pensagione
Li venne
sì falluta,
Che fue tutta abbattuta
Sua folle sconcordanza
In si gran malenanza.
Che s'i' vogliover dire ,
Chi lo volse seguire
O tenerli con
eflb "
fuor fu meflb
Del regno
E piovvero 'n inferno
In fuoco sempiterno•
Di
;
Apprelio primamente
loco di serpente
Ingannò con lo ramo
Ed Eva e poi Adamo.
E chi che nieghio dica
In
Tutta
dogliae
La
,
*i pensamento
e le pene,
l'angoscia
Lo
E
fatica,
'1 marrimento
la gran
Che
danno
e
la gente scitene ?
l'anno
e
giorno '1 mese
di quello*nganno.
Venne
E 'l laido 'ngenerare
Lo
,
E
lo grave
portare
i
»
LATINI.
Qii
lo parto doglioso
,
E '1 nudrir faticoso
Che voi ci soiferere ,
Tutto
perciò V avete,
E '1 lavorio di terra ,
Invidia e aftio e guerra
E
"
©micidio e peccato
Di ciò fu generato
Che *nnanti quefto, tutto
frutto
Facea la terra
Senza riulla semente
,
O briga d* uom
vivente
fta sotti!irate
Ma
Tocca
a Divinifate :
Ed i* non
mi trametto
Di punto così ftretto;
E non
aggio talento
À sì gran fondamento
Trattar con
nato.
uomo
Ma
quello che m* è dato
1' lo faccio sovente;
Che se tu poni mente
,
Ben vedi li animali
eh' i* non
li faccio iguali
Né d*una concordanza
In vifla né 'n sembianza •
E d'erbe e fiori e frutti,
Così r alberi tutti,
Vedi che son
divifi
Le nature
li viiì
e
A ciò eh' i't' no
contato
Che r uomo
fu plasmato"
.
•
.
T
«la
E
S 0
R
T
E
Poi ogne creatura;
Se ci ponefticura.
Vedrai palesemente
Che Dio onnipotente
Volle tutto labore
Finir nello migliore:
Ch' a chi ben incomenza
Audivi per fentenza,
Che ha ben mezzo
fatto
Ma
guardi poi lo tratto
Che di reo
compimento
dibaffamento
Avem
Di tutto '1 convenentCr
Ma chi Gratamente
fina suo
cominciato,
Dalla gente è lodato ;.
5i come
dice un motto
La ^ne loda tutto
E tutto ciò che face,
T
0
•
^
.
O
In
parlao taceiguise 'ntende
pensa
tutte
o
Alla fine eh' attende
Donqua
è
.-
più graziosa
fine d' ogne cosa,
Che tutto r altro fatto
Però ad ogne patto
Dee uomo
antivedere
Ciò che porrà seguire
Di quello che comenza,
Che ha beir apparenza.
r uom
Che
Dio mi vagìijiv
se
,
La
,
Creato
fu
san
faglia-
LATIKI.
aiS
La più nobile cosa
E degna e preziosa
Di tutte creature :
Cosi quel eh' è 'n akure
,
Li diede fignoria
D' ogne cosa che fia ,
[n terra figurata
,
è eh' è viziata
Ver
Dello primo peccato,
Donde '1 mondo è turbato*
Vedi ch'ogni animale
Fer forza naturale
La tefta e '1 viso bafTa
la
Verso
terra
baflfa,
Per far fignifìcanza
Della grande bafl"anza
Di lor condizione ,
ragione;
Che son senza
E seguon lor volere
Senza
misura
avere
.
ad altra guisa
divisa
Sua natura
Ver vantaggiod' onore;
Che 'n alto a tutte T ore
Mira per dimoftrare
nobile aitare :
Lo
suo
Ch' egliha per conoscenza
E ragionee scienza.
Peir anima dell'uomo
corno
Io li diraggio
E* tanto
degna e cara »
E nobile e preclara
,
Ma
r
uomo
.
T
2U
Che
puote
a
E
S 0
R
E
T
compimento
conoscimento
Di ciò eh' è ordinato;
fu servato
Sol se non
Aver
"Votiivìna
potenza.
Però
r
Fu
E
senza
anima
mefla
tallenza
locata ,
consolata
"Nello più degno loco ,
che paia poco;
Ancor
Ed è chiamato
core
*1 capo
n' è fignore
Ma
,
Che molt' è degno membro
:
E s' io ben vi rimembro,,
Ess' è lume e corona
Di tutta la persona
che 'i nome
Ben è vero
E' divisato ; come
La forza e la scienza,
Che r anima
'mpotenza,
Si divide e fi parte
Ed aura
in plusor parte •
Che se tu poni cura ,
.
.
',
Quando
la creatura
vivificata;
Vcdem
E* anima
chiamata
la vogliae T ardirei
Ma
U^:ì la gente dire :
è l'animo mio ;
Que^l:'
Quefto voglio e delio
3E r uom
savio e saccente
Dìcon ch'ha buona mente»
.
.
T
O
T
fìi5
E
S G R
E
T
qua' ti voglio dire :
Li
vedere
Lo
,
Iv' odorare,
E
e
e
l'udire
;
'1 gmhre.;
appreilblo
Quefti hanno per
toccare.
offizio,
lo v4zio ,
r olfato e
farti e le fav-elle
Che
Li
Ru^ortano alle celle,
Ch' i' v' aggio nominate:
E
loco
son
posate*
IX.
^Ncor
quattro umori
diverfi colori ,
son
^^^
Di
Che
per la lor cagione
Fanno
33' ogne
E
la
cosa
sovente
compleflìono
formare,
inutare
:
l'uomo avanza
Le altre 'n sua
portanza*
Che r un è fignoria
Della malcnconia
;
La quale è fredda e secca %
Certo è di larga tecca
'Un altto n' è 'n podere
Di sangue , al mio parere^
Ch'è caldo ed vimorosp,
E fresco e gioioso
JE tìemm?/'n
alto monta,
Ch'umido
e freddo pronta;
^ par che l^a pesameli
Sì
come
.
.
T
0
LATINI.
Queir
uomo
è
21?
più pensante.
Poi la collera vene,
Che caldo e foco tene;
Che fa l'uomo
leggiero,
E predo e talor tìero,
quellequattro
E
Così
E
cose
contrariose,
tanto
difiguali
tutti r animali
accordare
Si convene
In
E
E
;
di lor temperare
,
refrenar ciascuno :
^ì eh' i' li rechi ad
uno
,
ch'ogne corpo nato
Ne
lia compie/lionato.
E sacci eh' altramente
Sì
Non
sen
faria niente.
X.
Ltresì
^
•^*^
Dal
tutto
'1 mondo
ciel fin al
profondo
.E' di quattro clemente
Fatto
ordinatamente
:
di foco?
e
D' nria , d' acqua
E dentro in suo
loco,
Che per fermarlo bene
Sottilmente convene
"
Lo freddo i^er calore ,
E '1 secco
per umore,
E rutti per ciascuno
Sì refrenare ad uno ,
,
TESORETTO
Qi8
discordanza
Che la^^lor
'n aguagìianza
Riorni
«
Ch' è ciascuno contraro
Air altro eh' è disvaro :
Ogni
natura
sua
divisa
E
E
ha
uomo
son
figura;
tuttor
dispare.
1* li faccio pare;
E tutta lor discordia
Ritorno
alla concordia:
Che io per lor ritegno
Lo mondo
e lo softegno
;
,
^alva la volontade
Della Piviriirade
Ben dico veiamente
,
Che Dio onnipotente
Ma
•
Fece sette
Ciascuna
pianete,
'p sua parete
dodici segnali
:
r ti dirò ben quali
E fu lo suo volere
Di donar lor podere
E
.
In
tutte
creature
Secondo
,
lor nature.
fallimento
biotto mio
reggimento
E' tutta la lor arte;
si parte
iSì che nessun
eh' i'ho dato ,
Dal corso
A ciascun misurato
E dicendo lo vero
CotaJ è lor mi fiero ,
Ma
senza
.
;
•
-t*,^
LATINI.
219
forza e cura
In dar freddo e calura
Che
E
metton
piova
Sereno
e
s'altra
E
Fu
messa
Kon
vento,
turbamento,
neve
e
e
provedenza
'n lor potenza,
farò
ne
,*
menzione;
Che
piccolacagione
Ti porla far errare
;
Che
de' pur pensare,
future
le cose
tu
Che
,
E l'apertee le scure
La somma
maeftade
Ritenfie 'n poteftade
da Aftorlomia
se
Ma
Vorrai saper la via
Della luna e del sole ,
si vuole )
( Come
saper
E di tutte pianete;
Qua 'nnanzi '1 troverete
'n quelle parti,
Andando
le sette arti
Ove
son
che lungamente
Ben
so
•
.
al convenente
Intorno
Abboti ragionato
;
Sì eh' i' l'abbo
lunga
Una
Certo
matera
'n breve
contato
,
manera
m' hai bene *nteso ,
Nel mio dir ho compreso
Tutto '1 cominciamento
,
E '1 primo movimento
p
se
.
TESORETTO
520
D' ogne
mondana
cosa
della gente umana
E
Ed
hotti detto un
poco
s'
Come
Della
:
,
loco
avvene
Divinitate
Ed
,
,
:
tralasciate
bolle
,
Sì
quella cosa
Cir è il preziosa j
E
sì alta e ii degna
come
Che
Chi
non
*ntendimento
mette
In
fondamento
gran
sj
s' avvegna
che
par
,
«
l^a tu semplicemente
Credi veracemente
Ciò
che
la Chiesa
predica
Appresso t' ho
Ne
quando
Udirai
Del
Ivla
del
per
Ti
,
rirondo
è
,
fito del
per
mondo
;
riirja
,
quefto di prima
piano volgare
fia detto
dimoftrato
Come
è iellato
ftagione ,
ragione
sarà
non
Cerne
Ma
contato
fìe
ciel com'
E
E
la
canta.
ne
ciel com'
Pel
Ivla
e
santa
sarai
1' aifarc
aperto,
piiàcerto»
,
;
LATINI.
OQi
XI.
i' ti prego ornai
ONd'
Per la f de che m* hai.
Che
ti
:
piacciapartire
conviene gire
me
eh' a
Per lo mondo
E. di notte
Avere ftudio
In
ogne
e
e
d'intorno;
di giorno
cura
creatura
,
mio mifterd
K faccio a Dio preghiero^^
Che ti conduca e guidi
In tutte partifidi
efta parola
Apprcss*
Voltò '1 viso e la gola)
£ fattami sembianza
dimoranz^
Che senza
Volesse visitare
E li fiumi e lo mare,
dir fallcnza ,
E senza
Ben ell'ha ^.ranpotenza:
Che sMo ve dir lo vero
alto miftcro
Il suo
E' una
maraviglia,
Ch' in un* ora compiglla
E cielo e terra e mate,
Compiendo suo affare
Che così poco llando y
Al suo breve comando
1' vidi apertamente ,
fosse presente.
Come
Ch' è
sotto
*
.
•
;
TESORETTO
222
fiumi principali
Che son
quattro i li quali
Secondo lo mio avviso
di Paradiso :
Muovon
Ciò son
Tigris FisonJ,
Eufrates , e Geon
L* un se ne passa a deftra ,
L' altro ver
la fineftra;
'n quae ,
Lo terzo
corre
Lo quarto va in lae;
51 eh' Eufrates passa
Ver Babilone' cassa
In MesÉopotamia j
E mena
tuttavia
Le pietrepreziose
,
Li
,
.
E
dignitosa
gemme
3Di troppogran
Per
Geon
forza
va
'n
e
valore
per colore
Etiopia
«
,
per la grande copia
D' acqua che *n esso
abbondai
Bagna della sua onda
E
Tutta terra d'Egitto ;
É fa meglio a de ritto
Una
volta per anno
;
E riftora lo danno
Che r Egitto sortene,
Che
mai piova non
vene
filo
Cojì serva
suo
Ed è chiamato Nilo:
D* un suo
si dice *
ramo
Ch' è chiamato Calice i
,
•
TESORETTO
224
Cammelli
e
dragumene
E
badalischi e gene ,
caftorò j
E pantere
e
Le formiche dell*oro "
E tant' altri animali ,
ben dir quali:
Ch' i* non
so
Che son
jì divisati ,
E
sì
difì^migliati
corpo e di fazione ;
Di sì fera ragione,
E di sì fìrana taglia
,
Di
Che non
Ch' alcun
Polesine
credo s:^n faglia
vivente
uomo
veramente
linrua o ycr scritttìrc
Recitar le figure
Delle beftie e d* uccelli:
laidi e belli
Tanti son
,
E vidi mantenente
Per
^
•
^
La
regina possetite
,
Che flendeva la mano
Oceano
Verso *I mare
:
Quel che cipge la terra ,
K che la cerchia e serra;
Ei ha una
natura
Ch' a veder ben è dura ,
incito
eh' un' ora
cresce
E fa grande tomolto ,
in dibassanza
Poi torna
;
Così fa per usanza
Or
prende
Or
monta
terra
ed
,
or
or
«
lassa
dibassa ;
LATINI.
n
225
la gente per motto
fiotto•
Dice eh' ha nome
Ed
io
Là
ponendo
mente
oltre nel Ponente
a
queftomare
Appress'
,
E vidi ritte ftare
colonne ; le quali
Gran
Ci mise per segnali
Ercules il potente
Per moftrare alla gente.
Che loco fia finata
terminata:
Ch'clli per forte guerra
vinta la terra
Avea
Per tutto r Occidente ,
trovò più ^ente»
E non
Ma
dopo la fua morte
Si fon gentiraccorte,
E fono oltre pafTatì;
SI che fono abitati
Di là in bel paefe,
E ricco per le fpefe
eh' indico.
Di queftomar
Vidi per ufo antico
La
terra
e
,
Nella profondaSpagna
Partire
DI
una
rigagna
queftonoftro
mate
( ciò mi pare
Quafi lo mondo tutto :
condutto
Si che per suo
Ben può chi sa dell*arte
Che
cerca
Navigar
tutte
parte
.
)
TESORETTO
-26
E'
girla*n
quefta
guifa
Da Spagna fino a Pisa j
La Grecia , é la Tofcana "
In terra Ciciliana j
E nel Levante
dritfó,
in terra d* Egitto »
Ver è che 'n Oriente
volta preferite
Lo mar
Lo Sòttentrioné
Ed
Per
Èove
regione^
una
lo
mar
non
piglia
fei miglia
che fia
s
*n
Pòi ritorna
ampiezza!»
É pòi 'n tale Grettezza j
credo che paflì
eh* i'non
Che cinquecentopaflì*
Di quefìo mar
fi parte
Lo mar
che nói difpartè
Terra
nella regióne
Di Vine*jia
d' Ancone
e
i
Còi"i ogne altro mare
Che per la terra pare»
Di traverfo 0 d* intorno
Si muove
e fa ritornò
"
Pifano y
in queftomar
Ov*è *I mare
Oceano*
Kd io che mi sforzava
Di ciò ched io mirava
Saper lo certo flato ì
f ant' andai d* ogni late)
Per faper la natura
Là
D* ognuna
creatura
j
y
LATINI.
2S7
eh' i'vidi apertamente
Davanti al mio vedente
Di ciafcuno animale
E lo bene e lo male i
E la condizione i
la generazione,
E
È
lo lor nafcimento ,
Lo lor cominciamenfo
i
E tutta lor ufanza,
La vifta e la (embianzà
Ond* i'aggio talento
Nei mio
*
parlamento
ciò eh' i'ne vidi »
dico eh' i*m'affidi
Non
Di contarle per rima
Dal pie fin alla cima ;
ìvlabel volgaree puro »
fia oscurò "
Tal che non
Vi dicerà per prosa
Tener
,
.,
Quasi tutta la cosi
(ìuz.'nnanzi dalla fine»
Perchè paia più fine
•
poi ch'alia
A
Parve
Del
Natura
che fofleV orA
i
dipartiménto
gaio parlamento
mio
Con
ìviicominciò
Parole da
a
dire
partirei
Gort graziae
con
amore
K
6
E
T
129
R
S O
E
T
T
Facendomi
onore,
DiiTe : fi'di Latino
che *1 gran camino
Guarda
trovi efta semman»
Non
Ma
queftaselva piana
Che tu vedi a seneilra ,
Cavalcherai a delira
ti paia travaglia
Non
,
Che tu vedrai san
faglia
Tutte le gran sentej^ze
le dure credenze.
E
E poi dall' altra via
Vedrai Filosofìa,
.
.
E
tutte
sorelle
sue
*
Poi udirai novelle
Celle quattro vertuti
E
;
quindi ti muti
se
,
la Ventura
cui si pone cura
,
ha certa
via.
non
Troverai
A
Che
Vedrai Baratteria
fi
Che *n sua corte
Di
E
se
dire
non
tene
'1 male e '1 bene
hai timore ,
lo Dio d'amore;
e
Vedrai
E v/-drai molta
Che
,
servono
gente
umihnente
E
vedrai le saette
Che fuor dell* arco
mette.
Ma
caflì
perchè tu non
In quelli duri pafTì,
Ti porta
quciia'nsegna
;
O
LATINI.
nel mio
Che
Q^9
regna.
nome
fudì giunto
D'alcun
gravoso punto;
Torto la moftra fuore ;
Né ila sì duro core,
temenza
Che per la ma
t'abbia reverenza
Non
Ed io gecchitamente
Ricevetti presente
La 'nscgnache mi diede
Poi le baciai lo piede,
le chiamai i
E mercè
ornai
Ch' ella m' avesse
accomandato
Per suo
E quando fui girato
la rividi.
Già più non
eh' i' mi guidi
Or
conven
Ver là dove mi disse ^
Anzi che si partisse
E
se
tu
.
•
.
.
XliL
maftro Brunetto
sentiero ftretto"
Per un
Cercando di vedere ,
OR
va
E
Ciò
toccare
che
E
Ch'
non
\
sai ere
gliè deiiina-fo.
fu guariandato
fui nella diserta ;
SI ch'io
Né
e
non
certa
trovai
(Irada né sentiero
Deh cke paese fiero^
.
TESORETTO
230
Trovai
quella parte !
Che s'i' s3pe(Ted'arte
:
Quivi mi bisognava
Jn
Che quanto
Più mi parca
Quivi
pia miravi
selvaggio
.
ha
non
t
viaggioj
Quivi non ha persone
Quivi non ha magione
,
;
.
beftla non
uccello,
ruscello ^
ÌSTon iiume non
moscha
forinica non
Non
,
è
^Non cosa eh' i* conosca
Ed io pensando forte
*
Dottai beri della morte
è maraviglia:
E non
Che ben trecento
miglia
Durava d'ogni lato
Non
Quel
paese
che
contrà
smagato»
si m' ailìcurai
Ma
Quando mi ricordai
Del ficurò fignale»
Mi
tutto
male
dn ficuramentoi
Ed i' prefi andamento
QMafi
per
avventuri
;
valle scura
ch'ai terzo giorno
Tanto
r mi. trovai d' intorno
Per
una
,
^
Un
grart pianò
Lo
E
lo
Ha
giócondoj
più gaio del mondò
più degnetosò
.
recordar noti osé
-
TESORETT®
232
'n
E
propriamagione
corte
e
ra^jone;
già di pareggio
sua
Tenea
Ma
non
Che
E
1
un
è troppo
maggio ;
poi di grado *n grado
Ciascuna va più rado
,
XIV.
•a^D
'^*^
La
i* ch'avea volere
Di
più certo
natura
"Mi moUì
savere
del fatto
senza
,
patto
Dì
domandar
fidanza ;
E tra(?emi all'avanza
Della corte
maggiore ,
Che V* è scritto *1 tenor
D' una
cotal sentenza
:
Qui dimora Prudenza ;
Cui la gente 'n volgare
Suole senno
chiamare
E vidi nella corte
Là dentro dalle porte
Quattro donrve reali,
..
Con
principali
ragioneed uso.
mi tornai là giuso
altro paìaggio;
corti
Tenean
Poi
Ad un
E v.di 'n l5ello ftaggio
Scritto per sottiglianza
:
Qjì ila la Temperanza i
Cui
la geme
tal'ora
LATINI.
233
Suole chiamar misura
E vidi là d'intorno
a
Dimorare
soggiorno
•
Cinque
principefìe
;
gran
vidi ch'elle ftesse
E
Tenean
gran
parlamento
ricco 'nfegnamento
Poi nell'altra magione
Vidi 'n un gran petrone
Di
•
Scritto
:
rott-gliezza
per
Qjiid
Fortezza;
mova
Cui tal'or per usaggio
di coraggio.
Valenza
La chiama alcuna gente.
Poi vidi immantenente
(Quattroricche conteffe,
E genti rade e speiTe
Che ftavanoad udire
Ciò ch'elle vogliondire.
E
partendomiun
r
La
vidi *n altro loco
donna *ncoronata,
Per
Che
poco"
camminata
gran fefta,
una
menava
tal'or gran tempera•
E vidi che lo scritto
Ch' era di sopra scritto
In lettera dorata
E
Diceva
:
Io
son
chiamata
luftiziain cgne parte.
Vidi dall'altra parte
Quattro macftn grandiy
TESORETTO
234
Ed alli lor comandi
Stavano obbidienti
tutte le genti
mi sconto t
Co.^i s'i' non
Eran
venti per contp
Quefte donne reali ,
Che delle principali
Son nate per legnaggio,
detto v' aggio
Si come
Quafì^
.
.
voleife
s'io contar
^
Ciò eh* i' ben vidi d'effe
Infìeme ed in divise ;
credo 'n mille guise
Non
Che 'n scrittura capeffe
,
Né che linguapoteffe
Divisar lor grandore
Nel bene e nel malore .
vi dico :
Però più non
X*
Ma
sì
penfai con
meco
loro
Che quattro van
con
Cui credo ed adoro
Affai più coralmente :
Perchè lor convenenté
Mi par più graziofoj
E della gente in ufo :
Cortefia , e Larghezza,
Lealtà , e Prodezza
Di tutte quattro quefte
Il puro fanza vefte
.
f
LATINI*
-Ì35
Dirò 'n queftolibrettoDeir altre non
prometto
Di dir , né di rimare :
chi le vuol trqvare
Ma
Cerchi nel gran Teforo ,
Ch' è fatto per coloro
Ch' hanno lo cor più alto #
Là farò grande falto
Per dirle più diftefe
Nella linguaFranzefc.
Ond' i'ritorno ornai
Per dir com' i* trovai
Le altre a gran letizia
In cafa di Giutìizia
:^
difcendenti»
Che fon fue
E nate di fue genti
Ed i'n andai da canto
E dimoravi tanto ,
Ched io vidi Larghezza
Moftrar con
gran pianezza
Ad un bel cavaliero
nel fuo meftiero
Come
Si dovefle portare
E iicea , ciò mi pare :
Sé tu vuoli e(Ter mio
t*addifio ,
Di tanto
mai
Che nullo tempo
avrai :
mal non
Di me
Artzi farai tutt'ore
;
e *n rjccore
In grandezza
.
.
:i
?.
^
Che mai uom
Non
venne
per
Larghezza
*n povcrezza.
\
r
a3"5
TESORETTo
Ver è eh' a{Tai persone
ch'a mia cagione
Dicon
Hanno
l'aver perduto ;
E eh* è lor divenuro
«
Perchè
fon
Ma
molto
larghi(lati
*
fono errati :
Che com' è largoquelli
Che
par che s'accapelli
Per una
cofa,
poca
ha gran pofà ?
Ov'onor
Ed un
altro a bruttezza
Farà
sì gran
larghezza,
Che fia fmifuranza
Ma
tu {appi'n certanza
«
Che nuir ora che fia
ti poria
Venir non
La tua ricchezza mend,
Se t'attieni al mio freno
Nel modo
eh' i'diragglo
Che quelliè largoe faggio,
Che fpende lo danaro
Per falva^ Tagoftaro.
Però in ogne lato
di tuo ftato i
Rimembri
E fpendiallegramente
E non
che sgomente $
vo
Se più che iia ragione
:
Dispendi alla ftagionc
Anzi è di mio volere,
vedere
Che tu di non
T* infìngialle fiate.
De' denari o derrate
.
.
•
.
PLATINI.
Che
vanno
537
per onere
,
che sia '1 migliore.
^
Pensa
E
addivenga
cosa
se
spender ti convenga;
Che
Guarda
fia 'nrento
che
Sì che
,
pale lento
non
;
dare toftainenre
Che
E' donar doppiamente ;
t,forzafo
}L dar come
Perde lo dono e *1 grato ;
Che molto più risplende
Lo
Tofto
Che
con
e
quel
DÌ3Pendi
,
che di lontano
larghezza
con
.
*
*
*
*
spende
larga mano
chi lo
poco
y^
XVI.
MA
tuttavia ti
D'
una
cosa
guarda
,
che
'mbarda
gente più che '1 grado ;
Cioè giuoco di dado
è di mia
Che non
parte
Chi fi gitta'fltar arte :
eh' egliè disviamento ,
La
.
E
Ma
grande ftruggimento.
tanto
Se
dico bene
talor fi
,
convene
Giuocar per far onore
Ad amico
o
iignore;
Che tu giuochi
al p.ù gro/fo
;
TESO
S38
E
RE
T
T
dire : V non
po(Tb,
Kon
abbi 'n ciò vilezia ,
Ma
lieta gagliardezza
;
E
se
tu
perdi pofta
non
,
Paia
Non
Né
ti coda;
dicer villania ,
mal
Per
per
motto
sua
Esce
A
non
che
chi s'abbandona
ailio di persona
Ancor
O
che
vana
fia •
;
gloria
dalla m.emoria
spender malamenie,
Non
m' aggrada neente
E
molto
m'
»
rubello
Chi dispende 'n bordello j
E
va
perdendo '1 giorno
In {emine d' intorno
chi di suo
buon cuore
Ma
e
.
Ama
Una
oc
(Te per amore
donna valente
tal'or
largamente
DispendefTeo
Non
,
donafTe
sì che folleafìe;
lo fi puoie fare :
Ben
Ma
noi voglio approvare
E
•
tengo a grande schema
Chi dispende 'n taverna,"
chi in ghiottornia
Si gitca, o 'n beveria :
morto
Ed è peggio eh' uom
,
a
E '1 suo
torto.
diftrugge
Ed ho vifto persone
0
O
T
540
S 0
R
K
luogo e flato
dafcun
Di
E
T
T
,
ebriare :
l^langia non
6e
tu
poi megjiorare
,
dono
Lo
in alio loco
ti
Non
vinca
Lufinga di
Guarda
Secondo
.
loco e (hgione
che s' avvene
:
'1 presentar ritene
ed onoranza,
Che
Amore
CotTipagniaed
E
giuoco
per
buffone
,
usanza
.
ledo
sai eh' i' molto
Che
tu ad o^ni modo
,
Abbi di belli arnefi
K privatie palefi:
di fuorc
e
Sì che 'n casa
paia '1 tuo
Si
E
se
O
fai convito
corredo bandito
tu
'1
Fa
onore
.
,
;
provedutamente
falli neente
'nnanzi pensa :
Di tutto
E quando siedi a mensa
fare un laido piglio
Non
i
Che
non
.
,
chiamare
a
consiglio
Seni scalco e sargente :
Che da tutta la gente
Non
Sarai
scarso
tenuto,
ben proveduto.
Ornai t'ho detto affai ;
Però ti partirai
,
E dritto per la via
O
non
0
TINI,
LA
Ne
va
a
Cortefia
^i
.
Pregala da
mia pai te,
ti mo/ÌTi su* arte
Che
Ch' f
già
iSenza
non
^uo
:
Jume
coltumc.
veggio
buon
XVII.
£
cavalier valente
0
*^
*^
i"i mosse
gìo
snellamente
i
dimora
dove dimora
senza
Loco
Cortefia graziosa
,
In cui ogne ora
posa
Pregio di valimento :
K con
bei gecchi
mento
La pregò che 'nsegnare
Li dovefTe e mottrare
Tutta la maeftria
Di fina cortefia
Ed ella immantencnte
.
bel viso piacente
Con
Disse 'n
queftamanera
fatto e la matera
Sie certo
che Larghezza
E" *i capo e la larghezza
Di tutto mio miitero :
i)i eh'i' non
vaglioguero ;
m' aita
E s' ella non
Lo
•
sarà gradita
Ell'e mio fondamento,
Poco
E
io
.
adornamento
L
£run. Latft
suo
»
R
S 0
E
T
242
E
T
T
O
colore e vernice
dice |
E chi lo ben ver
Se noi due nomi
avemo,
E
.
Quafi
cosa
una
semo.
beli'amico ,
ti dico,
Primamente
Che nel tuo parlamento
Abbie provedimento.
Ma
a
Non
E
re
fie troppo
parlante;
pensatidavante
Quello che dir vorrai
:
ritorna mai
La parola eh' è detta ;
la saetta
Sì come
ritorna ,
Che va e non
Che
Chi
•
non
ha la
linguaadorna,
li bafta ,
èie per follia noi guada.
Il detto fia soave;
Poco
senno
E
guardae' non fie gravp
In dir ne' reggimenti:
Che non
puoi alle genti
più gravosa noia
Configlio che fi muoia
Far
.
,
Chi pare per gravezza
svezia
Che mai non
se
ne
ha misura ,
E chi non
si lo fura
Se fa '1 ben
Non
fie inizzatore;
fie ridieitore
Né
Di quel ch'altra petcona
Davanti a te ragiona
f
,
.
»
LATINI,
E
non
Non
243
;
rampogna
dire altrui vergogna
usar
,
Né villania d'alcuno;
è. neffuno ,
Che già non
Che non
possa di botto
laido motto •
Dicere un
sie si sicuro,
Né non
duro
Che pur un motto
eh' altra persona rocca ,
T'esca fuor della bocca:
Che troppa ficutanza
Fa contro
buona usanza
#
E chi fta lungo via »
dir follia
Guardi non
sai che ti comando,
Ma
Ed impongo a gran bando l
Che i'amico da bene
Innore quanto denc
A piede ed a cavallo.
Ne
già per poco fallo
.
core
prender groflTo
Non
Per
te
fa l'amore
non
.
:
Ed
abbi sempre
a
mente
D' ufar con
buona gente;
IS, dalla ria ti parti
:
dall'arti
Che sì come
Qualche vizio n^ apprenda; 1
anzi che t'amendi ,
Sì ch^
JQ'avrai danno
Però a
Ti tieni
e
d^"norc»
)'ore
buon'usanza:
tutte
a
«lU l'avanza
FcrciOccU*
TESORETTO
«4.4
pregio ed in
In
onore,
fatti esser migliore
;
Ed a bella figura
( Ch' eir è buona ventura
)
Ti rischiara e pulisce.
Se '1 buono
uso
seguisce^
Ma
guarda tutta via ,
Se quella compagnia
Ti paresse
gravoso ;
Di gir non
sie più oso :
Jvla d' altri fi procaccia
,
fatto piaccia
A cui '1 tuo
•
E
Amico, guarda bene :
Con
più ricco di tene
ti cagliad' usare
Non
;
Che {tarai per giullare,
O spenderaiquant*effi:
Che
se
tu
noi
faceflì,
villania.
via
perisa tutta
Sarebbe
E
Ch' a larga 'ncomincianza
Si vuol perseveranza.
Dunque dei provedere,
Se '] porta '1 tuo podere,
Che '1 facci apertamente
Se no , si poni mente
far tanta
Di non
spesa,
Che posciasia ripresa;
tale
JMa prendi usanza
Che sia con
teco
uguale»
E s' avanzasse
un
poco ,
ti partirda locoi
Non
.
LATIN
Ma
I.
545
spendidi p a raggio:
Non
prenderavvantaggio
pensa ogni fiata
Se nella tua brigata
«
E
Ha
,
uomo
al
tuo
parere
?
potente d' avere
Per Dio non
lo sforzare
fare
Più che non
possa
Che se per tuo conforto
Il suo
diftruggea torto
E torna
basso flato ;
a
Non
Tu
ne
sarai biasmato"
ben ci son
persone
D' altra condizione ,
Che si chiaman
^
gentili
Tutt* altri tengon vili
E
?er cotal gentilezza;
Ed a queftabaldezz»
!Tal chiama mercenaio f.
Che piùtoft'nno
ftaio
di fiorini
(Spenderia
Ch' esso de' picciolini
:
Benché
li lor podere
Fossero d* un
valere
E chi gentilsi tene
Senza far altro bene ,
di quella boce j
$c non
Credesi far la croce ;
Ma el ti fa la fica
.^
Chi non
dura fatica ,
lì che poffa valere ;
Non
5Ì srcda capere
,
r
.
,
?
TESORETTO
a4«
uomini valenti
Perchè fian di gran genti
Ch' io gentiltegno quegli
Che par eh' il mondo
pigli
Di grande valimenro ,
E di bel nudrimento ?
Si eh* oltre suo
legnaggio
H
Tra
.
Fa
B
d'avvantaggio,
cose
onratamente
vive
che
dico
il
Ben
vSia r
piace alla gente.
se
a
e
uno
ben fare
1'altro pare
Qjiello eh' è meglio
K*
Kon
Ma
La
nato
più a grafo :
iiiaeftranza.
tenuto
m-a
per
;
che fia ufanza
vinca ed abbatti
pare
qual
,
parte de' mici fatti,
dir pofTo
5i eh' altro non
é sì grolTo,
Ch'elio mondo
Gran
ditto
ben per poco
Che
6i giudea M diritto ;
Che lo grande e '1 minore
Che
Per CIÒ ne
Di liar
Che
a
Vivano
non
romore
.
fie avveduto
tra
ne
lor si muto
faccian risa
,
•
Paifati alla lor guisa:
Che 'nnanzi ti comporto
Che tu segui lor torto.
Che se pur ben faceffi,
E tu lor non
piacefli
r
E
T
$i4«
S 0
ET
R
O
T
erraflì,
Se tu ileflìod andafli
donna o con
Con
fignore^
altro wiaggiore;
O con
E benché fia tuo pare ,
Che gli fappia innorare
E
guarda non
Ciascun
Siene
E
del
Che
Ivla
lo
per
tu
già
a
(lato..
sì appensato.
tu
più
suo
e
non
tuo
del meno,
perdi freno
•.
minore
rendere più onore
Che a lui sì ne
convegna
Sì eh' a vii re- ne
tegna
Però snelli è più baffo
Non
,
y.
•.
'nnanzi un passo
E se vai a cavallo ,
far fallo •.
Guarda di non
E se vai per cittade ,
ioti che vadeCon figl
Va
sempre
cortesemente.
Molto
Cavalca bellamente^
chino
Un
a
capo
poco
;
Ch' andar così indifreno»
Par gran salvatichezza
E non
guardar l'altezza
che trove
D' ogni cosa
ti muove
che non
Guarda
,.
che fia di villa.
Com'uom
:
Non
guizzarcom* anguilla
.
.
.
Ma
va
Sicuramente
i^er via
e
tra
la gente»-
,
LATINI.
!24^
ti chiede *n preftanza
,•
far addimoranza
Non
;
Ghi
Se
vuoli
tu
preftare
,
Noi far tanto
penare
Che '1 grado fia perduto,
Anzi che sia renduto.
E quando sei *n brigata
^
Seguisciogni fiata
Eor via e lor piacere:
Che
tu
non
dei volere^
Pure alla tua guisa,
Né far da lor divisa.
E guardatiad ogni ora ^
Che laida guardatura
Kon
facci
In
Però
E
E'
casa
donna , nata^
od in iilrata
a
-
chi fa 'l sembiante*
dice che è amante,.
briccon venuto
Ed^io ho gii veduto
Solo d* una
canzone
Peggiorarcondizione :
Che già a queftopaese
Non
piace loro arnese.E guarda 'n tutte parti,
Ch'amor
già per su' arti
Kon
t'infìammi lo core :
Con
ben grave dolore,.
Consumerai
vita;
cua
Né già di mia partita^
Hon
ti poria tenere
iie foiliin.suo
podere•'
un
.
,
TESORETTO
250
Or
ti torna
a
magione ^
eh' ornai è la ftagionef
iie
E
largo e
'n ogne
6ì che
Tutto
tuo
6ia
cortese
,
paese
convenente
piacente.
tenuto
così bel commiato
Per
Andò
dall'altro lato
^
gaioso:
cavalier
Lo
J|
molto confortosa
Per sembianti parea
Di ciò eh' udito avea
E
'n
E
queflabeninanza
n' andò
Se
•?
a
Leanza
;
lei fi fece acconto;)
E
Poi le diffe
Sì
parve
come
E
certo
suo
a
conta,.
lui.
io che li
fuf^
ben sua manera
^
Lo coftume e la cera
E vidi Lealtade,
Che pur di veritàde
Lodo
:
parlamenta»
bel raccoglimento
Con
Sì diffe : Ora m'intendi,
E ciò eh* r dico apprendi
Tenea
suo
»-
XVIII.
/^ "Mico
^^
In
primamente
Configlioche non
qualche parte fia.
mente
LATINI.
Tu
non
osar
251
bugia:
Ch'uom
dice che menzogna
Ritorna 'n gran vergogna,
Perciocché ha breve corso
E quando vi se'scorso,
Se tu alle fiafe
Diceffi veritafe ;
ti saria creduta
Non
Ma
se
tu hai saputa
La verità d' un fatto ,
E poi per dilla ratto ,
Grave briganasccffe ;
Certo se la taceflfe
"
Se ne- foffiripreso
,
difeso
Saria da me
E se tu hai parente ,
O altro ben vogliente
f
Cui la gente riprenda
laida vicenda)
D' una
Tu dei eflere accorto
A diritto.ed a torto
In dicer ben di lui :
E per fare a colui
Dìscerner ciò che dice •
E poi quando ti lice,
L' amico tuo gaftiga
Del fatto onde s' imbriga
Cosa che tu prometti,
Non
voglio che Tommetti :
Comando
che s*attenda,
Pur che mal non
t'avvenga.
Bea',dicon buoni e rei :
(S
L
.
^
.
r
.
Se
K*
tu
fai ciò che
avvenga
6ai
S'
E,,^ 0 R
T
252
un
E
dei
mal
O
,,
ciò che puote
chi ti riscuote,
poi
grande
T
T
•.
n^ayvene?
Foir è chi recò tene
Gh' i' tegno ben feale
Ghi per un
picciolmale
.
schifare un maggiore;
òe '1 fa per
lo migliore,
Sì che lo peggio relìa..
E chi ti manifefla.
Alcuna sua credenza ,_
Abbine
ritcnenza ;
E la linguasì leata ,
eh' un altro non
la senta^
Senza la sua parola :
Ch' i* già per vifts^
sola.
Vidi manifeftato
Un
latto ben celato...
E chi ti dà preitanza
Sua roba ad iserbanzaj
Sa
,
l^endila si
Che non
E chi di
^
a
punto
,
fia 'n fallo
le
fi fida.
lo guarda e
Sempre
ìslè già di tradimento
Non
giunto;:
ti venga
guida...
talento.
vo' ch'ai tuo Comune,,
Rimoffa
ogni cagione,.
Si e diritto e leale :
E già per nullo male;
Che ne poHa avvenirej*
E
1
L
T
A
I N
1
lo lasciar
perire..
E quando sci 'n conseglio'
ti poni al meglio i
òempie
Non
Kè
preao
né
*.
*
temenza
*
*.
XIX.
teftimonianza
S ESiafaipiena
di leanza.»
,.
E
se
giudichialtrui
Guarda
Che
sì
,
ambedui-.
già dall' una
Non
parre
falli 'n nulla, parte.
ti prego e dico
Qiìand'hai lo bono
Ancor
O
sì leal parente
Amalo
,
amica,
i
coralmente
.
ISIon fia sì grave fallo ,v
Che tu li faccie fallo..
crede
E voglio eh' a me
Santa Chiesa e la Fede »
K »olo intra la gema
Innora
leahnente
Gesù Crifto e li Santi :
Si ch'i vecchi e li fanti?
Abbian di te speranza
,
E prendin buona
usanza
?^
B va che ben ti pigli
E che Dìo ti configli:.
Che per efìer leale:
"Si cjuopra molta naale:%.
,
.
253
T
254
E
R
S 0
E
T
T
Allor lo cavaliere ,
Che
'n sì alto miflero
Avea
la mente
mesa
,
Si parti
difesa ,
andoflene a Prodezza
E
Quivi
E
a
pianezza,
piacimento
con
gran
bel
con
di(Te suo
talento
Allor vid' io Prodezza
Con
viso di baldezza
Sicuro e senza
risa
Le
tarlare
.-
a
.
guisa
q^uefla
,
xr.
apertamente,
ir^Icoti
-^^
Che tu non
sie corrente^
In far né dir follia :
Che per la fede mia
ha per fé mia arte
Non
Chi segue folle parte
E chi briga mattezza
fia di tal' altezza,
Non
.
fondo :
ha grazianel mondo .^
Non
E guardatiad ogne ora ,
facci ingiura,
Che
tu non
vivente
Né forza ad uom
Che
rovini
non
a
.
Quanto
Cotanto
Che
Wì
se'poi potente
,
più ti guardar
la gente
portar mala
non
boce
tarda
O
Non
Che
già di
Si puore r
Che non
Ar
,
schermo-
coprire
deggia morire
,
vene.
punto
fa
grande
bene
s'arrischia a morire,.
zi che soiferire
Vergogna
né
grav*onta
'I maeitro
Che
Che
nullo
T
morfei
uom
Oliando lo
Però
T
lo fermo
sai per
Che
RE
SO
della
temer
tu
Chi
E
T
25^
r
teme
uom
Tal
cosacche
Li farà nocimento
.
conta,
ne
"
sovente
neente
.
moftrar pavento
Ad uom
eh' è molto folle ;:
Che se ti trova
molle ,
Piglierannebaldanza
Ma
tu abbie membranza.
i^i farli un mal riguardo;
Ne
non
.
Sì sarà
Se
più codardo
.
hai fatta offesa
Altrui che fia ripressi..
tu
,
nimiftanza ;•
"5i abbie
per usanza
Di guardartida cfTb :
Ed abbi sempre
a)iprc(To
Ed arme
e
compagnia
la via
A
casa
e per
E se tu vai attorno
,
In
grave
•
6ì
va
per
alto ^-giorno
Sliiando d' ogne
parte;"
O
L. A
r
1 N
1
.
arte
ci ha miglior'
Che non
per far guardiaficura,
Che buona
guardatura.
V occhio ti guid:e porti,
E lo cor ri conforti.
ti dico ,
Ed ancora
nimica
Se queftotuo
FofTe di baffo affare,
ci ti afiìcurare.
Non
Perchè fie più gentile,
vile :
Non
lo tenere
a
ha qualche aiuto f
Ch'ogni uom
E tu hai già veduto
Ben fare una
vengianza,
Che quafi rimembranza,
n'era fra la gente
"Kon
^
Però
cortesemente
ti porta t
Del nemico
Ed abbie usanza
accorta
Se '1 trovi 'n alcun lato ,
Paie rabbie trovato
Se '1 trovi 'n alcun loco.
Per ira né per giuoco
li moftrare asprezza,.
Non
Né
villana fermezza
Dalli tutta la via :
.
.„
Però che maeflria
Affina più l'ardire ,
fa pur ferire
Che non
Chi fìede ben ardito
Può ben effer ferito :;
S
se
tu
hai coltello.
..
,,
257
T
fi58
E
R
S O
E
T
T
O
Altri r ha buono e belìo
Ma maeftria conchiude
La forza e la verfude ;
vendetta ,
E fa *ndugiar
E fa allungarla fretta f
*n obria ,
E mettere
Ed affuta follia
E tu ile ben atteso :
Che se tu foflioffeso
Di parole o dì detto ,
aizzar lo tuo petto ;
Non
sic più corrente
Kè
non
,
Che porti '1 ccmvenente
•
Al poftuttonon
voglio,
eh' alcun per suo
orgoglio.
Dica né faccia tanto ,
Che '1 giuoco torni *n pianto^
Né che già per parola
òi taglimano
o gola ,
Ed i*^ho già veduto
.
.
Uomo
che
par
seduto;
facendo moftranza ,
Far ben dura vengianza»
S' ha offeso te di fatto ,
Dicoti ad ogne patto
fie musorno:
Che tu non
di notte
Ma
e di giorno
Pensa della vendetta :
tal fretta,
E non
aver
Non
Che tu ne peggiorionta.
Che '1 maeftro ne conta
Che
fretta porta *nganno,•
,
NI.
LATI
£ indugia
par di danno.
lenta o rafta ,
La cosa
Sia la vendetta fatta*
E se M tuo buono amico
Ha guerra di nemico ;
Tu ne fa quanto puoi.
da poi
E guardati
Kon metter tal burba nza ,
Ched ellia tua baldanza
ComincialTetal cosa,
Che mai non afebiaposa.
ti caglia
non
E ancora
D' ofte né di battaglia
i
lie trovatore
Né non
Di guerra e di romore.
Ma se par avvenefle
facefTe
Che '1 tuo Comun
Olle
cavalcata;
ne
Voglioche n quell'andata
:
Ti porticon barnaggio
E dimoftrati maggio
porta tuo ftato
E dei 'n ogne lato
Moftrar viva franchezza,
E far buona prodezza
Non fie lento né tardo :
Che
non
•
.
Che
Non
Né
E
codardo
già uomo
onore
conquiftò
divenne maggiore
tu
,
.
per nulla sorte
dubitar di morte:
Oh' affaiè piùpiacente
Non
^mlf
259
S
e
T
"x6q
1
gretto
Mo'-ir onratamente,^
Ch' elfrr vituperato,
Vivendo
Or
\\
torna
E
fie
Iato»
in ogne
,
tuo
prode
paese
e
,
cortese
;
fie lanier né molle «
Kon
né folle.
Né corrente
Così noi due ftranieri
Tieri
Ci ritornammo
a
Colui n' andò *n sua terra
^
?'
^
di guerra
Ed i' prefi carriera
Per andar là dov' era
Ben
.
;.
appreso
Tutto mio 'ntendimento,
E '1 final pensamento
;
Per effer veditore
Di
Ventura
e
d'Amore
^
XXI.
'1 maeilro
deftraf
lo camino
a
drittamente
Pensando
OR Per
se
al convenente
Intorno
Delle
E
Che
E
vedute
cose
son
non
ben
;
maggiore essute,divitare.
si de' pensare
so
Chi ha la
Od
va
ne
mente
ha sale 'n
,
sana
dogana,
phe r fatto è ismutato :.
E troppo gran peccato-
T
lar ebbe
a
Tanto
fui
.
vedeic
a
i
viaai^jo
mio
'n calen
Come
d^
:
.^Vaggio
valli e iiionn
E boschi e selve e ponti,
*n \m
bel prato
'giunsi
lato
Fiorito d' ogne
Passati
e
.
,
più ricco del mondo.
mi parea rondo,
Ma
or
Or avìa quadratura;
Lo
V
Or è chiara
Or
Or
avìa
ar^a
e
scura
lucente
molta
veggio
,
;
gente,
veggio persone
i
Or veggio
padiglione
Or veggio casa
e
torre
:
L*un giace e l'altro corre,
Or
non
,
l'altro caccia;
Chi fta e chi procaccia;
L'un gode e l'altro 'mpazza;
Chi piange e chi sollazza.
Così da ogne canto
Vedea
sollazzo e pianto.
Però s'i'dubitai ,
E mi maravigliai
;
Ben lo de*uom
savere
Que' che (tanno a vedere.
Ma trovai quel suggello,
Che da ogne rubello
L'
un
fugge
.
.
e
'er contar
1
'i
senno
Quanto
T N
or, "-•.--
r2 o"
voglio
Or
T
A
e
261
TESORETT©
t62
Mi fida
m' assicura,
e
Così sanza
paura
Vii trassi più avanti ;
E trovai quattro fanti
eh* andavan rrabarrendo
Ed i'eh' ogne ora
attendo
.
A
saper
ventate
Delle
coi.e
Pregai per
passare
"
cortesia
soiiasserla via
Per dirne 'j convener.te
Che
Pel
E
l
luogo
de la ^ente,
più Sagg.o
cosa
maggio
ch'era
un
E
e
,
d' cgne
,
dilfe 'n breve detto ;
dappiè jTiaflroBrunetto
Che qui (ta monfignore,
Q'oè Id Jio d' Avnore
Mi
.
E
tu
se
credi ,
sì '1 ti vedi:
mi
non
Pass' oltre e
mi toccare
E più non
,
Ch' i' non
poffo pailarc
.
fur
Ed in
Ch' i* non
Cosi
Ne
dispartiti
un
giti;
poco
so
dove e come
né '1 nome»
,
la^'nsegna
i' m'affìcurai
Ma
,
E tanto
'nnanzi andai ,
Che 10 vidi al poftotto
E
E
parte
e
v'di molte
.Chilietee
mezzo
e
tutto;
genti
chi dolenti.
TESORETTO
5ì64
E forza malamente
D'
La
presentemente
aver
cosa
Ed
Che
disiata:
è si disviata ,
non
Ne
d'onore,
cura
né
morte
romore.
pericol d'avvegna,
Né
Né
Se
non
La
Sì che
cosa
che
softcgna
•
che la j)aura
tira ciascun' ora
non
osa
gire
,
dire ,
Né fare pur sembiante :
Però che '1 fine amante
Ri tene a dismiura
ha la vita dura
Ben
Chi così si bilanza
disianza.
Tra
e
tema
Né
solo
un
motto
-
.
•
sollena
fine amor
Nel gran disio che mena;
E fa dolce parere ,
E lieve a softenere
Lo
travaglioe V atfanno ,
E la dogliae lo danno
L)' altra parte speranza
Adduce
gran fidanza
Ma
.
Incontro alla paura ;
l'assicura
E tuttor
D'aver lo compimento
'nnamoramento
Del suo
E quelliquattro ftati
Che son di piacernati
,
f
Con
si
congiunti
Che già ore né punti
trovare
XiJanpotrefti
Tra '1 loro 'ngenerare.
Che quand'uomo
*nnamora »
r dico che queirora
Pesia ed ha timore
esso
,
,
E
Pi
speranza ed amore
persona piaciuta;
Che la saetta acuta
Che muove
di piacere
,
Lo sforza , e fa volerf
Piletto corporale:
Tarn' è V amor
corale»
XXII.
mi
'pOi
***
trassi da canto;
in un ricco manto
Ed
Vidi Ovidio maggiore ,
Che li atti dell'amore
,
così diverlì,
Che son
'n verfi »
Rafìfembra e mette
Ed i' mi trailiappre(To
,
E dimandai lui ftclTo,
Ched elii apertamente
Mi dica 'mmantenerìTe'
E lo bene e lo male
Dello fante e dell'ale ,
Delli ftrali e dell' arco ;
E donde tale 'ncarco
che non
Li vene
vede
Brun* Lat,
M
.
ETTO
S OR
TE
?(l66
Ed
elli 'n buona
fede
Mi risposein volgare:
Della forza d' amare
chi non
lo prova.
sa
Non
Perciò s' a te ne giova,
Cercati fra lo petto
Del bene e del diletto ,
Del male e dell'errore,
Che nasce
per amore.
Aflai mi voi fi 'ntorno
•
la
E
notte
lo
e
giorno;
fuggire
Credendomi
fante che ferire
mi poteffe.
Lo cor non
E s' io queftotacefTe ,
Tare' maggior savere
CW io lui melfo 'n potere
Ed in forza d' amore
Però caro
fignore,
S' i' fallo nel dettare ;
Dal
.
Voi
Che
dovete
r
uomo
cjovente
E
pensare,
innamorato
ilato :
nu-ta
così dando
un
poco
di loco ,
r mi murai
Credendomi
campare
Ma
potettiandare
non
.
,
si 'nvescato,
eh' io v' era
Che già da nullo lato
lo pafTo
Potea jnovcr
Così fui giunto lafTo ;
.
E
mefib 'n mala
pai te.
Latini.
^6?
Ovidio per arte
Hi diede maeftria ;
vSì eh' io trovai la via
Ma
,
trafugai.
Coisi l'alpepalfai
E venni alla pianura
Ond'i' mi
,
.
Ma
Ed
troppo gran paura
affanno e dolore
Di
persona
e
di
,
core
'n quel viaggio.
M'avvenne
Ond' io pensato m' aggio ,
avanti
Anzi eh' i' paffi
ed alli Santi
A Dio
Tornar divotamentei
E molto umilemente
ConfelTar i peccati
A' pretied alli frati.
E queftomio libretto
Con ogni altro mio detto,
aveffe ;
Ched io trovato
S' alcun vizio tenefTe ,
Commetto
ogne ftagione
A loro correzione
Per far 1'opera piana
la fede criftiana;.
Con
voi
E
signore
caro
,
Prepo di
Che
non
tutto
core
vi lìa gravoso
,
^
S' i' alquantomi riposo;
Finché di penitenza
Per fina conoscenza
Mi
;
poffaconfigliare
M
.3
i68
E
T
S
p K E T
T
0
che mi parf
Ch'ho uomo
intero amico;
Ver me
dico
A cui sovente
E moftro mie credenze ,
E tengo sue sentenze.
(*)
XXIII.
fino amico caro,
A cui molto
contraro
e d'affanno
D'allegrezza
Z^L
•^•^
Pare venuto
ogne
Latino
Io Brunetto
Che
D'
avere
Come
anno
;
giorno fino
gioia e pena ^
neffun
ventura
mena
falsa parte;
'n queftecarte
Ti mando
Salute e intero amore
trovo
migliore
Ch'i' non
che ini guidi,
Amico
Ed a cui piùmi fidi
Di dir le mie credenzie :
Che troppo ben sentenzie ,
Quando chero confi^lio
Intra '1 bene e '{periglio.
cosa
Or m' è venuta
Ch' i' non
poria nascosa
La
rota
a
.
(*) Nelle
in
frontea
Penitenza
,
precedentiedizioni leggeaji
:
Qiii comincia la
quejiocapitolo
due
che fece «laeftroBranetro
,
LATIKI.
s5^
ti dica i
cV io non
ti fia fatica
Pur non
P' udire 'nfin© al fine ?
Amico , tutte han fiae
Mie parole mondane ,
Ch'i* difìTi
ora
vane J
ogne
3Per Dio mercè ti mova
La ragionee la prova :
Che ciò che dir ti Voglio,
Da buona parte accoglio#
sai tu che *1 mondo
Kon
Si poriadir nonmondo
;
Tener
,
Confiderando quanto
Ci hanno *mmondezza
e
pia
-i
trovi tu che vaglia?
vedi tu san faglia
Non
,
Che
Ch' ogni
Porta
Né
cosa
cosa
terrena
peccato e pena
ci ha sì elera
?
,
falliscae pera?
E prendi un animale
Più forte e che più vale "
Dico che *n poco punto
E' disfatto e disgiunto
«
Ahi uom
perche ti vante ,
fante ?
Vecchio , mezzano
e
Di che vai tu cenando ?
Già non
sai l'ora o quand3
Vien quella che ti porta;
Q_aella che non
comporta
Officio o dignitate
A Dio quante $ate
M
$
Che
non
,
.
^
TBSORETTO
570
porta le Corona,
Ne
Come
Giulio
Lo
!
Cesar
maggiore
primo Imperadore,
bafle persone
,
Già noli campò dì morte'?
lo più forte
Kè Sanson
vifle lungamente
Non
Aleflandro valente
Che conquido lo mondo i
'n profondo^
Giace morto
jlnsaloii per bellezxe,
Ettor per arditezze "
Salamon
per savere
,
Attavian ptr avere
Già non
campò un giornci
l^uori del suo ritorno.
•
XXIV.
ii Hi
uom
dunque che fai ,
torni tutto *n guai ?
-*-^ Già
vedi
La uìannaia non
Ch'hai tutt'ora
piedi?
^iiUi
Or
E
guarda'1 mondo tutto :
"fiorie fogliee frutto f
Uccelli beftie e pesce
fuor non
esce.
Di morte
Dunque beh
Provao
per
Sai amo
r-a?/ionef
ne:
,
Ch' ogné cosa
mondana
K' vanitate vana
Amico muovi guèrra^
.
S7»
TESORETT0
XXV.
^Osl
^'-^
tutto pensoso
^
giorno di nascosa»
Intrai 'n Monpusolìeri:
E con
queftipenfieti
Un
alli frati;
E tutf i mie' peccati
a motto
Contai di motto
Ahi lalTb, che corrotto
Me
n^ andai
#
'nteso
feci quand'ebbi
Com* i' era
compreso
Pi smisurati mali
Oltre che criminali!
tal co fa
eh' io pensava
foiTe gravofa
Che
non
,
forte
Ch'' era peccato
Più quafiche di morte,
Ond* io tutto a fcoverto
Al frate mi converto,
Che m' ha penitenziato
E poi eh' V fon mutato
,
Kagione è che tu muti ;
tenuti
Che sai che sem
mondanerti
Un
poco
Pero vo' che t'affretti
t)ì girea frati santi
E penfatid' avanti ,
d' orgoglio
Se per modo
Enfiafli unque lo fcoglioi
creatore
ii the 'I tno
ama^flla buo» core ;
Non
*
.
.
.
.
^
LATINI.
273
fuilìubbidenti
a' fuoi comandamenti
2
E se ti se' vantato
Di ciò eh* hai operato
In bene od in folliai
E
non
O
ipocrìfia
Moftrave di ben farei,
per
Quando
E
se
tra
volei fallarei
le
perfone
Vai
movendo
tenzone
Di fatto od in minacce,
Tanto eh* oltraggio
face* ì
O se t' infuperbifti
,
Od in greco salirti
Per caldo di ricchezza ^
gentilezza
,
per grandiparenti
O perchè dalle genti
O
O
per tua
,
Ti pare
efler lodato:
li se' sforzato
Bi parer per le vie
Migliorche tu non
E
se
"ìej
schifo
a
torto
grifo
s'hai tenuto
La gente a
Per tua gran matteria
O
O
se
per
.Ti se' solo
leggiadria
seduto,
Quando non
Compagno che
O
j
hai vedufo
ti piaccia
j
s' hai molirato faccia
Crucciataper supèrba;
£
la
p^ola acerba^
U
5
T
74
E
ò
0
R
E
T
T
Vedendo altrui fallare
,
{[effo peccare;
O se fi se' vantato
O dittò in alcun lato
13' aver
ciò che non
hai^
O S3ver
che non
sai
Amico
ben ti membra
,
Se ru per belle membra
O per bel veftimento
A
te
^
.
.
Hai
Quefté
Sori
preso
cose
di
orgogliamentòi
comare
fupérbiànate
^
Di
^
;
cui il favio dice
,
Ched è capo e radice
Del
male
e del peccato ^
.11 frate m'ha contato ,
S'io bene mi rammento
,
Che per orgogliamentò
l^alliò V Angiol mattò ;
Ed Eva
'1 patto*
ruppe
E la morte
d' Abel;
La torre
di Babel ;
la guerra
E
di Troia.
Così convèn
che muoil
.
,
Soperchioper soperchioj
spèzza ògne coperchiò?
•Anticoor ti prò vedi ;
Che
t\l conosci e vedi i
Ghè d* orgoglioseprove
Invidia nasce
é itiové j
6h' è fuoco della mente 4
Vedi se se'dolènte
Che
^
^
O
LATINI.
Dell' altrui beninanza
Q75
:
s' avefifiallegranzà
Dell' altrui turbamenro
;
E
O
per
tuo
Hai ordinata
trattamento
cosa,
sia altrui gravosa i
E se sotto mantello
Hai orlato '1 cappello
Che
Ad alcun
vicino
tuo
metterlo al dichJno^
O se lo 'ncolpi
torto
a
;
E se tu dai conforto
Di male a' suoi guerreri
E quando se * dir ieri *
iSTeparie laido male;
Ben mofì:ri che ti calè
JDi metterlo 'n mal nome
^
Per
•
.
Ma
tu
pensi come
non
pregioeh' hai levato
Lo
Si poffaeiTer levato ;
Né pur se mai s' ammorti
Lo biasmo\ Chi comporta
Che tal lo mal dir t'ode j
Che poi non
Ip disode ?
invidia è
Ed
Che
peccato }
ho scritto trovato
gran
,
dole
A colui che la vuole i
E certo chi ben mira
D' invidia nasce
l'irà
Che quando tu non
puoi
prima
coce
e
_
.
Difcrviré a colui,
M
4
T
sr6
Kè
metterlo
E
S 0
R
al di fofto
p T T
;
s*imbrafcia tutta
1)'ira e di mal talento ;
E tutto 'i penfamenta
Si gira di mal fare
,
E di villan parlare;
Sì che batte e percuote
E fa 'J peggio che puote i
Perciò amico pensa,
Se a taxita malvolen^a
Crifto ti crucciaftì$
Ver
O se lo biaflemmafti :
O se bafteftì padre ,
Od ofFendefti mad'rc ,
O cherlco sagrato y
O signoreo prelato.
Cui l'ira dà di piglio
,
Perde senno
e
configlio
$
In ira nafce e pofà
Accidia neghittosa.
*
*
tetta
Chi non
può in
Fornir la fuà vendetta ,
difender chi vuole ;
Kè
suole :
L' odio fa come
e
prefce,
Che fempre monta
li efcé^
di mente
non
Ne
Ed è *n tanto tormento
ha pensamento
Che non
ben che fia ;
Di neun
si disvia
O tanto
Che non
.sa megfiórare
,
Né gìd,bei" coiTiincive?
Lo
cor
a
LATIN!.
croio
Ma
E'
ver
e
negliirfoso
Dio
non
Qiiefti
tlTf
va
glorioso
•
me/fa
a
,
Né sa quel che fia effa ;
Né dice pater noflfó
In chiesa ned in chioftro•
Cha si per mal^jsanza
Si gitta*n disperanza
Del peccato eh' ha fatto ;
Ed
è si ftolto
matto
e
crede
Che di suo mal non
in Dio mercede^
Trovar
0 per falsa cagione
S' appiglia
a
prefuniionet
in mala via
Che *l mette
creder che (ia
Di non
Per ben né per peccato
salvo né dannato «
Uom
B dice a tutte V ore
Che già giuftofignore
tsTon 1*avrebbe creato ,
Perchè folle dannato ,
Ed un altro profciolto
Qiieftisi scoda molto
fede
Dalla verace
s'avvede
Forfè che non
Che '1 mifericordiofo ,
Tutto che fia piatofo,
.
.
Sentenzia
per
giuftizia
'1 betic e le vizia?
E dà merito e pene
Secondo che s' avverte?
Intra
TESORETTO
278
xxvf.
I^R
^^
pensa
Se
tu
Kendefti
Del
amico
al vero
mio
^
Dio
grazia o grato
o
che tMia donato:
ben
Che troppo pecca forte ^
Ed è degno di morte
M bene
Chi non
conosce
Di là dove gli venei
E guarda s' hai fi^eranzà
Di
perdonanza;
trovar
.
S' hai alcun mal commelTd
j
E non
se'confeffo;
ne
hai malamente
Peccato
r alto Re potente
Ver
avvisa
r)i negghienza: ma
Che nafce di voi * tifa ; *
Che quando per negghienza
Non
fi
trova
potenza
fua
difpenfa
t)ì fornir
*
Come
Sì
*
*
*
poteffeavere
dell'altrui averé'j
fornica suo
porto
A diritto ed a torto
colui eh* ha dovizia "
Ma
Sì cade in avarizia
'Che là ve dee non
fpende:
Né
già r altrui non rende;
Anzi ha paura forte
eh' ansi ehè venga a jtiorté
Che
.
TESORETTQ
S8o
IXXVIL
^*f"jaltro
che
non
cura
^
Di Dio né di natura,
Si diventa ufuriere ;
Ed in ogne maniere
Ravvolge fuoi danari ,
molto cari.
Kon guardadì né fella j
refta i
Né per pafqua non
Che non
par che li 'ncrefca
crefca •
Pur che moneta
Altri per fimonia
Si getta 'n mala via ,
E Dio e Santi offende j
E vende le prebende ,
E fanti facramenti :
fra le genti
E metton
Efemplo di mal fare
Ma
queflilafcio ftare ;
ta' perfon^
Che tocca
a
,
mia
è
Che non
ragione
Di dirne lungamente
dico apertamente ,
Ma
eh' è troppo fcarfd
Che r uom
tutt*arfó}
Credo eh* ha '1 cuor
Che *n povere perfone,
che fia prigione
Né in uom
^
ha nulla pietadei
Kon
E tutto 'nfermo cade
ter ifcarfezza fola
Vien peccato di gola^
Che
li
son
.
.
,
«8»
LATINI;
Ch'
chiama
uom
:
ghioftornìa
si svia
Che quando V uom
SI che monti 'n ricchezEa •
La gola si s'avvezza
'Alledolci vivande,
E far cucine grande,•
£ mangiar anzi V ora ;
E molto ben divora ,
Che mangia più fovente ^
fa V altra gente #
Che non
E talor mangia tanto,
Che pur da qualche canto
Li duole corpo e fianco j
E ftanne lafTo e ftanco
Jid innebria di vino ;
SI eh' ogne suo vicino
Si ne ride d* intorno
E mcttelo in ifcorno
•
^
•
Vene
tenuto
Chi
E
mette
Che
matto
fa del corpo sacco;
tant' in epa
talora ne crepa.
XXVIIL
J^Erto
per ghiottornia
^^^
S' apparecchiala via
Di commetter
luffuria
Chi mangia a dismisura
La lufTuria s'accende,
Che altro non
n' intende
Se non
a quel peccato ;
.
i
TESORETTO
"H
E
da ogMc Iato
Come
poffa compiere
Quel fuo laido volere»
E vecchio che s' im -accia
Di così laida taccia ,
Fa ben doppio peccato
;
Ed è troppo biasmato •
ben gran vituperio
E
Commetter
avolterio
Con donne o con
donzelle
Quanto che pajan belle.
chi 'J fa con
Ma
parente
Pecca più laidamente
Ma
tra queflipeccati
via più condannati
Son
Que' che son sodomki
cerca
,
•
.
Deh
come
Que' che
son
contro
Brigan con
periti
natura
tal lufluria*
XXIX.
vedi caro amico
E 'ntendi ciò eh' i'dico;
Vedi quanti peccati
I^R
^^
Io
E
^
,
t'aggio contati
:
mortali
tutti son
E sai che e' è di tali ,
.
beri poco
Che ne curan
è giuoco
Vedi che non
:
Di cadere 'n peccato
E però dal buon lata
.
L
A
Ir
N
TJ
tfig
Configlio che ti guardi
,
t* imbardi «
'l mondo
noR
Cr a Dio t* accomando
:
dove e quando
Ch' i' non
so
Ti debbia ritrovare
r credo pur tornare
i^a via , ch* i' ìù' era mefTo :]
Che ciò m' era
permeffo
j
Di veder le sett'arti ,
Ed altre molte parti
1* le vo' pur vedere ,
E cercare
e
savere
f
del
Dopoi che
peccata
Che
'
.
.
^
Mi
E
penitenziato
;
sorì
confeffo
proscioltoe dimeflb
sonne
E
1* metto
ben
poco
,
•
cura
alla Ventura
Così un dì di fefla
alla forefta
Tornai
cavalcai i
E tanto
Ched io mi ritrovai
"Una doman
per tempo
D' andare
•
',
In
su
M
*
monte
dell'EmpO
*n su la cima
E qui lascio la rima
Per dir più chiaramente
Ciò eh* i' vidi presente
Ch*i' vidi tutto ^i mondo
è rotondo
Sì com'-egli
B tutta terra e mare
E '1foco sopra i'aire
Pi
sopra
.
«
I
,
,
»
.
TESÒRETTÒ
3104
Ciò son
Che
quattro alimenti
softenimenti
son
y
Di tutte le creature
;
,
Secondo lor nature.
Or mi voi fi di canto ,
E vidi un bianco manto
J
Cosi dalla iìneftra
Da una
;
gran gineftra
Ed i' guardaipiù fiso ,
bianco viso
E vidi un
barba grande ,
Con una
Che su M petto fi fpande^
Ond' i* m* afficurai
E *nnanzi lui andai ,]
saluto;
feciuno
E
fui ben ricevuto;
Ed i* preli baldanza,
dolce accontanza
E con
del nome
;
Li domandai
E chi egliera , e come
Si flava si soletto
Senza niun ricetto.
E tanto '1 domandai
E
^
*
*
is
*
Colà dove fue nato
chiamato
Fu Tolomeo
Ivfaftro di flrolomia ,
E di filosofia:
Ed a Dio è piaciuto
Che
Qual
J
i
fia tanto vivufoche fia la cagione^
lo '1 raifia
ragione
Di que'quattro alimenti;
E de' lor fondamenti i
fon formati »
E come
Ed infieme legati,
Ed ei con bella rifa
in guefla
;
guifa
llifposc
(*)
XXX.
lo spron ti mov?
FOrse
Che discritteti prove
far difesa e scudo
Di
*
*
*
*
*
*
*
*
•
sei del tutto ficuro
Che tue difenfione
Ma
*
E
v^
*
*
,
fallatidrittura.
proprianatura
dritta benvoglienjja
5
Una
Ha
Che
P'
amare
riceve increscenza
ogne
iìat^
,
E lunga dimorata ;
Né paese lontano
né dì piano
Di monte
mette
^on
oscuritade,
amiftade
In verace
,
insciivon così
(*)te due ayitertorìed'tzìojiì
il principio
di queflo":sipitolo
:
Qui comincia
il Favolello
che mangiòmaftro Brunetto a
Rufticp di Filippo
,
.
T
aU
S 0
E
T
E
R
0
T
disvia
oblia.
Chi buon amico
li tra li buoni amici
li dritti offici
òono
volere :
Voiere e non
Ciascun è da tefiere
Quello che T altro vuole
in fatto ed in parole
Queft'amifta è certa
della sua
coverta
Ma
Va alcuno ammantato
,
'ndoraiQ
Come
rame
molte guise
Così m
r amilta divise ,
Son
Perchè la gente invizia
La
amicizia
verace
"' amico eh' è maggiore
Dunqiiapecca
e
•
.
.
.
Vuol
Per
esser
te
tuu'
ore
leone;
bassa e dispone ;
in lina amanza
come
i\mor
Perchè
a
maggioranza
'nganno
Dunque riceve
Non
Non
cape
certo
sanza
danno
pare )
i^mico ( ciò mi
Ch' è di minor aliare
Ch' ama
veracemente
^
.
,
lungamente :
serve
Tonde SI membra
rado
duelli eh' è 'n alto grado
Ben sono
amici ta.li^
^iie saettano
^
llrali
«
,
so
TE
m
RETTO
Servemi di buon grato;
Ma se cado 'n angosce
mi riconosce.
Già non
Cosi face l'augello,
Ch'ai tempo dolce e bello
noi gaio dimora ;
Con
ciascun' ora :
E canta
a
!Ma quando vien ja ghiaccia
,
li piaccia,
Che par che non
Da
fuggee diparte.
noi
OndVio
Che come
r
Prova
E
la
lo
le
Moftrami
prendo un' arte,
la fornace
oro
nave
Cosi
Chi
ne
cose
verace,
mare
j
amare
veramente
ama
lealmente.
l'amico avaro
E' com' lo giocolare;
"Mi loda grandemente ,
Quando di me ben fentt
Wa
quando non li dono
laido suono
Portami
Qiieftidavante m' unge ,
E di dietro mi punge ;
l'ape, in seno
E come
Mi dà mele e veleno.
E r amico di verro
L' amor
gittadi dietro
Certo
.
Per poco
E pur
E* l'ompe
oìfendimento;
per
e
pensamento
parte
tutto
,,
j
li ATI
NI«^
lo vetro rotto*
Come
Ma r amico di ferro
Mai non dice diserro;
In fin che può trapare ;
vorria dar*
Ma e' non
Di molt'erbe una cima :
Natura della lima.
Ma r amico di fatto
E' teco ad ogne patto;
E persona ed avere
Può tutto tuo tenere j
E nel bene e nel male
Lo troverai leale.
B se fallirti vede
Unque
Ma
te
E
.
non
spesso
si
ride
nr
:
riprende
d'altruiti difende
•
Se fai cosa valente ,
La spandefra la gente 3
E '1 tuo pregio
raddoppia
;
Cotar è buona coppia,
E amico di parole
Mi serve quanto vuol«5
% non ha fermamento ,
Se non come lo vento.
xxxit
di i' penso
ir|1^a
^^
mi
A
te
torno
e
,
dico,amico
Huftico di Filippo
,
Di cui faccio mio cippo,
k
«8»
TESORETTO
t90
Se
teco
Non
Che
non
A
te
mi ragiono,
ti chero
perdono
credo poti?re
mai
dispiacere.
la gran
Che
'n te
Che
Fermata
dona
Mi
Com'
i*
Che
E
adcflfo
,
Palamìdeflo
buon
creduto
,
*
che
se
in
io
cima
*
*
*
*
*
*
*
*
.
n*
me
allegrai;
Qui ti saluto ornai
quel tuo di Latino
Tien
A
rnandare
tt ovato
ed hol
Dice
'
mando
scritto
scritto
me,
Del
tuo
1
Che
£
proferire:
cagione e dimando'
ti piaecia dittare ,
E*
end'
usanza.
poffa dite
ti
che
ciò
B
fa rilidcnza
ficuranza;
detto
Per
2
canoscenza.
lunga
a
.
^
tutte
Che
per
amico
;
fino
le carate',
voi
oro
jfw«
pesate*
dil Tnmuo
;
S9t
L
U
A
D
A
(i)
Frate! noftro , che se' morfo
e sepolto,
(a)
Nelle sue braccia Dio t'abbi raccolto.
Fratel noftro , la cui fratellanza
T ha partita;
Perduta abbiam , che morte
Dio ti die pace
vera
e
perdonanza
Di ciò che r offendefti 'n queftavita;
è salita ,
L'anima salga, se non
Dove
si vede '1 Salvatore 'n volto
La vergineMaria , eh' e 'n grande duolo
Dclli Angelied Arcangelidi Dio ,
Preghiam che preghi '1 suo caro Figliuolo,
O
,
.
Che ti perdoni e dimetti ogni rio;
E dell'anima tua empia '1 desio ,
Quando t'ara delli peccatisciolto
«
Li Apoftolipreghiamo e Vangelifti,
Pat4:iarchi
« Profeti e Confessori,
N
2
105. delP esemplarMS^
Ella non.
comunicatoci dal Marchese Tontoli
si trova «e' due Romani della Cersiniana , ne
qualiè il solo Pataffio
{2) I-^ersoipermetro, o/Jìadi dodici sillabe^
usato
dagli antichi In tal metro scrisseAles^
Sandro de" Pazzi una
tragedia, 4 D^mte dd
a
(i) L€go"esi
carte
,
•
.
M^jano un
sonetto*
«9*
Acciocché
Che
Jo
tu
te
per
santo
Dio
a
acquifti;
regno
adori:
ciascheduno
,
Si
che
al
Pervenghi
O
nel
tu
se
trama
si
che
porto
eh'
preghiam
Wartiri
dimori,
purgator
Dio
a
molto
i
davante
,
Preghiate
Che
del
Che
per
U
e
Innocenti
,
Santi
santi
lor
della
e
Sante
,
vincenti
fur
meriti
qual
le
con
mondo
al
nemico
anima
Vergini
altri
li
tutti
Con
le
con
;
contenti
se'
tu
disciolto.
,
Che
La
C
e
ti
fervente
Dio
pafiìone
con
la
voce
orazione
dc'pcccater
Salvator
;È^[clle
della
,
a
Fratel
croce,
flagellafti
carne
Seco
santa
memoria
per
facefti
Il
della
divoto
S'ratel
tenga,
noftro,
"ue
braccia
poich'a
che
se*
Dio
}
campione
noi
t'ha
morto
e
t' abbi
raccolto
tolto.
sepolto
i
•
«fi
SONETTO
"g;Edio
*^
Di
Come
t^on
Wa
(*)
avelli ardir
quanta
ho
voglia
ragionarcon voi segretamente
ini ftrugge
amor
per voi sovente;
soffrirei crudel tormento
e doglia,
,
come
trema
ad
ognivento foglia
,
trem' io quando vi son presente :
Ed ogni mia virtù subitamente
U ardente e dolce bene allor mi spoglia*
Cosi
Ond' i' ricorro al mio signoramore
Che vi ragionidalla parte mia
Quella vaghezzacW
Kn
dì voi nel
,
core.
voi Madonna
prego *n cortesia,
Che 1*ascoltiate senza
sdegnoal core ;
Che vi dirà lo vero
e 'non bugia:
Ch' i' quanto voftro son dir non poria
«
E
*
(*) Lo riportail Crescimbeni yol. Q. /".3,
fag. 65. che lo tolse dalla €histana cod, 48C.
":ar.
764. ove seno varie rime di Brunetto, La
tal codice^ha res*
gelosiaend' è cvjìcdtto
vn
le premure
me
vane
a
di duri altricQmpomm
mmi
dil
ncjìrv
ahtorsi
294
SONETTO
D'
In
I
C
N
E
dì M*
morte
^OTtengo più che
*^
In queftocaso
mi vai
Poiché se' morto
Ma
(*)
non
R
O
T
Brunetto*
posso mio
coraggio
disaftroso;
Brunetto
gaioso:
altro più ben non aggio.
tanto
,
Troppo ricevo al tuo morir danneggio
j
Troppa ragione ho d^ esser doglioso
Dove
configlio,oimè! dove riposo
A* mie' bUognl 'n ni^ssun
?
trOVCraggio
.
V
; e ammantellato
vogliodipartirmi
Andar vagando come
pellegrino
,
Sin che
trovo
uno
bosco
disertato.
Voglio cangiarecon V acqua lo vino
In ghiande lo mio pane dilicato;
la notte
e '1 mattino*
Piangerla sera
,
,
(*) V ha il Mazzuchelli
,
nelle
annoU'*^
FiorentiniJi
xìani etile T^ìte d' uomini illujìri
Villaìii
^??lìippo
•
sue
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