-^ eccellentissimo ali; DUCA SIGNOR NICOLA D* SANGMO DE De' Conti de'Marsi ec. ec. ec* IGNORE. simo do io a credere Eccellentisra Signoreche la bizzar- MI , Poesia di Brunetto Latini non di sortir finalcompiacciasi dairofcurid di più secoli, tanto èìente alla pubblica luce; quanto sollecitasia d'abbattersiin che ricco di meun riti personaggio , duca e splendido per natali l'intror ombra della sua prosotto tezione nel gran teatro del mondo. E per verità prefentandofi al pubche la nascosero * 3 blico in VQptt ruvida chi come canuta, dagliultimi confini llupcndaantichità; \7iene di ne potrebbeella non paventare di non rivolti centra veder ìn clliomi e di cento se e severi e sguardi accigliati Ma qualefarà mai il Tuo conforto^ Eccellcntiflìmo Signore qaalorveda che voi vi degniate di porgerle cento . , cortefemefvte la mano; del voftro nome colT e rità auto- afficuriate Y da' pungenti motteggi di certi come oòisì altretta poco filofofici , ambi^iofi di schernir tut- tociò 5 che delle ella ridonda non "daVpm rimoti della Darà vedrà derivare fonti ne e , dalle regie Borgogna.Scorrerà guardo i magnanimi e e sima occhiata alla voftra nobilis- la e origin?7 , de' lezzi moda! della galanterie un cune giti, {pi- mirerà un ti voftri Antenanumero giosoche riempion la terra del lor nome col : prod^icolla celebrità gareggiand fcambicvolmente infieirìs ad accrc- f:er di fsmprenuovi ornamenti la iplendidlflìma Famiglia; altri col lendcriì alla Religione li utinon men sofìenendons col magchegloriafi gior decoro le dignità piùcofpicue; altri alla civil società, promovea, done colla maggior faviezza i vantaggi; done ed altri allo ftato, dilatandel? armi la colla gloria nigf (là ed i confini. Si ferrnerà poiì e iti Signore; voi, Eccellentiffimo voi ornatiffimoCavaliere un Iborgerà e di granpienodi magnanimità lezza ; fornito di fpiriti gcnerofi , :'he vi follevano alF ammirazione de* Fòftfipari; provvedutodi lumi , alla rendon sì ragguardevole |he'vi ù fcelta porzionede' cittadini; e infieme di tante e sì amafregiato che forman la preziofili qualità , à corona di tanti impareggiabili vo- Iriornamenti Piacciavi dunque o d'accoglierla queffOpwrecignore , . * 4 , blico in vepre ruvida di viene ne fini dagliultimi conllupcndaantichità; ella potrebbe tìon chiomi in chi come canuta, e paventare dì non V'cìder rivolti contra di cento se e severi e sguardi accigliati Ma qualefarà mai il fuo conforto, Eccellcntiffimo Signore qaalorveda che voi vi degniatedi porgerle cento . , la mano; voftró nome cortefemeMe del coli*autorità e afficuriate Y ti {pi- da* pungenti motteggi di certi ti?, pòco filofofici còsi a-1- come , ambi^iofi di schernir tu't- trettantò tòciò , che de' lezzi ridonda non moda! e Darà delle della galanterie ella sima occhiata alla voftra nobilisla vedrà derivare e origirie"; un "la'più rimoti della cune fonti , e ne dalle regie Borgogna.Scorrerà guardoi magnanimi , e mirerà un col ti voftriAntenanumero gioso prodi- lebrità che riempion la terra colla cedel Ipr nome : gareggiand ad accrcinfiems fcambitvolmente la fcer di fsmprenuovi ornamenti Famiglia; iplendidlflìma altri col lendcriì alla Religione li utinon men sofìenendons col gior chegloriofi mag, piùcofpicue; dignità altrialla civil società, promoveadecoro le done colla maggior faviezza i vantaggi done ; ed altri allo fiato, dilatan. dell'armi gloria la nagf ila ed i confini. Si ferrnefà poii voi , EcccUentiffimo Signore ; e in ornatiflimoCavaliere Voi fcorgerà un e di granpienodi magnanimità dezza colla ; fornito di fpiriti gcnerofi , che vi follevano air ammirazione de Tortri pari; provvedutodi lumi , che vi rendon sì ragguardevole alla più fcelta porzionede* cittadini; e infieme di tante e sì amabili fregiato che forman la prezioqualità sa , di tanti impareggiabili corona voflriornamenti . Piacciavi dunque, o d'accoglierla Signore queffOpcrec, * 4 ta ; voi fuor di trovar sa non giacche di fìduca sì copiofi argomenti accordate a meli di potervantaggiopregevoliffimo vela prefentare Speroche per uti e di conforto: e . tratto del voftro bel nella sdegnerete verta; e fua cuore, non h tipografica p" sol vi compiaceretedi riguardar ambi* la rifpettofa in me del al cofpetto profeflTarmi ubblicò ,col più alto profondifsim aione di ?isequio Dcir Eccellenza Voftra Totnmaso Ghiappari, CITTADINI A' CORTESI V ^He ^"-^ EDITORE, Tirahoschi Si^. diri, il in ? Ei^liper che da piaceafi se ne il iflamva una Patjffiodi certa sua al comparir* Brunette tini La- antipatia cDin- alcuni serbasse la manoscritti pochifji'ni sola ejijìenza celata da, ^ notizia Ma foltofluolodi anni alla comune il l'oftrogenio cortefiffimi Cittadini fu assai diverso. Voi ambifìe di veder tratto dalla polveredelP antichità il jnonumerrt9 il copiù venerabile della linguatoscana Àlee autentico della legislazion della Crusca ^ 41 primo modello delle Terze Rime P esemplare della scherzosa e satirica originario de W Italia^ Infatti se tanto jpje/ia fipregiano . , , ., , i consumati della greca e della latina antichità. era ben da volerfi mi^ , rare la ftorìa sì interessante un pezzo per dicea P Ah^ poetica Egli è da appressarsi , bate Genove fi alle fiesseferree porte dei , nel natio loro PeripatOyalmen per iscorgere aspetto le varie vicende delt^uman pensamento Or eccolo , Cittadini cortefiilfin , inedito lavoro del rispett abiliIJìmo rriaequi lo ve lo do affifiito da due Jiro di Dante avanzi , . . esemplari \ uno favoritoci dalt erudir ijìim9 " 5 X Marchesa Sig, AndreaTontoll^ dalla ritrarre V altro di Corfiàiana Roma fai txi le- La . del zion secondo ferita che pei y è così la sempre dall'autorità io posso . prefissa qua/i so/ienuta ì^on VLidolfi Jìata punteggiatura pre^ d^ un la autorizzarvi degli scritti Negli , è antichi €Ìa vano perciò Quanto . incerte tosa la ben sperarne fissarne 'traC' la compatirete di zzza minima la tormen^ legge ana^ , Ioga al pili vero biàr la potrete fignificato\ quando altrettanto cam^ V scopriate ne rore er- , Teme il a Sig, Tiraboschi un operoso . "^ coment he che o mie dòvrebber annotazioni renderne ad del Quelle ^2 ioti e esso Pataffio* il Latiniano caricasse per ^uefio P antipatie^. men S alvini ho io po ca- edivanti da- aintte , più pedante^ Sarei lui a se mi fo£i , attaccato ; "Brunetto e voi hle ?7iolti paji . ?dubbj ho fatto consultare Vi Corfinumo . -vare. la'Foefia capire/le men pr"go più il oscuri Ridolfi dèi e sul voflto di pi'u^ dice co- fa- LATIn7 BRUNETTO 0 T N I Z IE S TORI C H E . nellungamente potea giacer "^^ dimenticanza delle helV arti, Lt fatale 'Il talento della nazione dove a prejìo dejìarfl il maejìro d^ Europa La To~ .per divenire fu la madre fortunata de primi genj ?'scana d* Italia Merita fra queftiun dijiinto /uoLatini, Égli nacque in Firengo Brunetto da Buonaccorso S2 figliodi Latino de* nòIl nome delP avo Sili di Scarniano passò ^ ItaViu V non . . • • di sua divenir cognome illitjlre famiglia, s^ è compiaciutodi lasciarci meNessuno moria della sua nascita né de IT anno né di a ? , Dal 1160. comincia gioventìk r epoca gloriosaper sì gran d^ uomo. lega de" Ghibellini ed Saneji e il ìxs della quelli sua . * Una Manfredi minacciava di ?pubblica Firenze, alla Ileopprejjione 1 Fiorentini rivolsero le speranze ad Alfonso \Re di Cajìiglia eletto Imperatore'^ nelle sue forze cerca^ e vano un il potente Manfredi, arginecontra ^Brunetto giifamoso in que'tempi per clot^ 'trina e per eloquenza ; di e senno particolar scelto per lui recar fi a uomo L ycruelfi, ger non esito di poti nuovo riguardato ^^^j^^, ed indujlria /^ ambasciatori de quef ambasciata apoiunpeso ' al merito deh in^ XII Prima di compierlaudì eglila nuova della sanguinosa giornatadi Montaperti sì fatalealla patria 1 Guelfi reper non Jìare intera vittima del furor Ghibellino , preferironoun crudele e fiHo e Ji rith arano da Firenze. Un siffatto partito scelse anche Brunetto , prendendola via della Fran-^ Parve cfi un colpo di vendetta Ji ri^ eia serbasse contra Manfredi , scrivendo poi Dio e contra cìi avesse eglioccupato contra di Pugliae di Sicilia. ragione il rewne Quanto in Francia prolungasseti suo sog^ giorno non è pervenute alla nojlranotizia, -Coli tanta prese affezione a quellalingua che ne divenne scrittore producendo un lihro intitolatoil Tesoro InterrogatoperV a^ che rinunziando cil materno linguaggio scritto in Francese : perchè disse io vesse viato . . , . , , , , , è scrive à nefla Francia^ e perche sopra tutte tevole la linguaFrancese e p ih comune e più diletGodano . e sì autentica di sì rispettabil che non potè non tefiimonianza i Francesi , dejlarela compiacenzad è soro della tì un ,monumento di vafiitì formar V rio zi»ni Sulla che scorta sua uomo , un dtdV mente . Bayle,Il Te^ t adeguatezza Prende in esso di quella provvedendolo esserlo. necessarie per delt antico e del nuovo gli son Tefia^ della sua gliporge un quadroftorico un ', Perchè sappiail mondo con religione la terra glifa conoscer piano di geografia '^'he abita , e lo scorge alla contemplazione m^nto , xrir dicieìiyd^'gllanìmaiì.Per depTielementi^ su injormarloalla società. va filosofando vizj sulle virtù ; pjì detta leggidi ben la di governar parlare \ gliacLlita t arte inedito repubhlU-a^ Quejio libro è ancora 1 tempi ne in cui fu scritto nella linguai serbaron qualcheprezioso esemplarenelle biblioteche d^ Europa: nella V più injigni nelle regie di Parigi e di cioè a N' ebbe il pubblico un Torino imperfetta , e . tica an- n , e . italiana traduzione §uajicoetanea da Giamboni Buono , originaleIl 1284. è nellaflodificuracronologia -al suo C altro punto ria di Ser Brunetto Cojiiun di Firenze . allora del di BeninManctto con rentini maneggiò una famosa allcnnza tra Fioi Genovejie i Luccheji diretta ad casa Sindaco . , umiliare Kgli preseJèin Firen^ nella Badia co che fi tenne i Pisani al congresso Sindaci di Imccu ze . le di Genova -^ e sotto vi/lepolitiche fifabilironle convenzioni sue e di quefìalega Buon cittadino tutti sempre della paconsacrò i suoi talenti alla felicità, tria Per lui risorsero in Firenze gliflu^ le dj de* rettorici insegnamentie della mora. . y ha filosofia riprese per antico splendore gran parte del suo acquifio V italiana una pia nohil una più va fia ejftenfioneIl suo . lui , una e V lingualatina vi forma e geniogiifu di "sco:ta a ricercar le scienze negliscritti della dotta antichità e il suo lo rendè lo [iuporce V ammira zioprofitto . , XIV (Ji tutti Sono prodigioi molti é grandi elogiche la fioriciletteraria rieinGran filosofogran'ret-suo pion. del nome y torico , gran politico / fa/li della pciiria non parlan^di lui se non col piiialto ri^ Uomo sommo eccellente^ nomo spetto dre '^paletteratura e e maefiro della fiorentina della fiorentina ond* è repubblica e il tuono , acclamato Di guefiafu seconcordemente gretario lijbbe ella a goojfiadittatore y dere d"*aver collocato in sì grato figlio le i suoi onori, Ei fii sue e beneficenze gnò vergoche fiorili e fi rimanessero infruttuofi andò Co^ lu772Ìpertanto d''Arifiótile in lui arando Parte della retta amminìflrazion mo indùftvie in dello fiato^\' e impiegò le sue Scrisse Brunetto il governo ?perfezionarne altrettanto prediverse opere giate guanto rare , fra'letterati Tra quelle è la Chiave del Tesoro la Rettorica di Tullio y eh ile TJe . un . . . . . . . . y lufiròcolle Tiflefi,miAlla sue mente sua . deefiT me Riinvenzione delle Terze in cui scrisse il Pataffio e in cui porse media modello per la Divina ComDante un Del Pataffio del Tesoretto parleremo e tribuiti a suo luogo. Altri scritti a lui atnon reggendoalla piliesatta enti" creatrice -y ? y a . le fi è T Etica o dubbj Ta-^ apocrifi (ragli che credefii non Àri/lotile a aUro non ca // lasciamo , essere . Tante se , , jina parte traeano cognizioni Fiorentina ^r del a suo lui la ^direzionee per soro Te- gioventù jfutilu Alighierie Guido Cavalcanti sono che de* suoi discepoli più rispettabili ; Dante due e del lor più venerabile la memcria maejiro Gloriosa è la tejìvvonianzadel di prirrìoeli in lui prometteafiun aumento ^rendon . , conforto per la Divina Commedia ^ se Josse lungo vivuto Chi leggeBrunetto scor" in Dante. ano -gè i primi lumi y eli influir Non è da diffimularji però che quejìi ri-^ tini prende talvolta come volgarelo,Jlil del Lale mire di queflieran Ma di scrive^ 'alpopolo: tosi richiedendolo o il soggètre to /'impegno satirico cK avea o per mano to intandella ^comune iftruzioneIl suo nome fi dilatò per le Corti che con onoti finmojiraronguai conto fi facesser rgolarijimi di hi. 1 Re di NapoliJì dilliJiser fra tutti Conor accordando all'* arme sua gentilizia del Raflrello., de' cadetti della dijìintivo réal Casa di Francia, ìtràco figlio Perseo -da se lasciato spiegòil primo sì onorifinel 1294. sebBrunetto e a. insegna Morì dubbia esprejjlone di Gjo-Pil-^. héhe per una più a , . , ? . ^ , ^ y ? . lani molti ZJn codice riferiscanola della sua morte al I2g^, MagliahechionaOi servato dal Mdzzuchelli decide il litigiodi que^ ''s{inutil cronologia^ Fu ze sepoltoin Firennel chiofiro di 5. Maria Maggiore de della Congregazionedi MantoCarmelitani Fino a quefliultimi tempi s'osserva•va i vefiigi del suo nobil sepolcrosofie?Tòno da quattro colonne] f'Huto Ju cui scolpite^vc » . sei le deanfi che rose timpres.t formavan , di celebre Il famiglia sua Giotto impiegò , il pennello ì?er la perpetuarne a gine senfibile imma- illujìre rijiorater un delle lettere . dovea non adoprarfi della Jìoratore nella Jlx pittura. del quello Il del cappella cerne quel famoso non se ritratto palazzo padre . han Toscani Potèla delI . credulo pubblica la tare del locato col- p'rófeffionenotajo di Fu fu più augufìo , Kepubblica ri- di daverji non fede se in non depofidi mano , nobili persone alle superiori frodi e piacevoli e , cabala Fecondo motti di , ritoji In sebbe n gaje ed officioso dalla venisse spi^ più piacevole esse , tutti delle delizia la era alla sazioni conver- con filosojia ani-- sua , aufieritl air niato Era bra- da veramente , che marjì oscurato TiQsa U lo splendor non fosse scorrezion vita una da alcuna t abbassò debolezza umana d^ di ad cojlume discepolo benemerito non , gli un pojio fra rei TTucckia,, gognosa ver- una quel Dante . suo gìo^ così , potè d" infame miar risparpeccato^ xvrt LETTERARIE NOTIZIE DEL PATAFFIO. han Molti parlatodel Latiniano Pataffio , zione d' un articolo di recondita erudicom3 ra-Nascojlofin qui tra manoscrittipi'J simi ri , a pochisi dette a vedere , potcj'on pochisM4t"% ad intenderlo perciò impegnarsi che fosse un inferme ci vollea Jtabilirsi fion , senz^ ordine e cori'-' radunanza d' anttch proverbi flessione Il sentimznto (f un solo potè faciU a^ ^iudtzjde^ltaltri servir àt canone mente che potesse im Lati-» io non pGtea persuadermi vincolo di Sentimento ni scriver parolesenza sì tojìoal compiuto ^on però si giu?ìge trion^^ di fo "/*una fataiprevenziotteHo io motivo^ Piac» dolermene nel cometito de^ primicapitoli, di morder con satirici sali le que a Brunetto de tempisuoi Piace alla parsone o i coftumi satira t oscurità d^' gerirhide motti e degli equivociSi scelse quindiper qucfioscritto il titolo di Pataffio: come antico se qual epitaffio dovesse essere deW intendimenti a portata non , . , » • . , . XVIII di Tuffi il saper ìejere li antichi , tavasi con^ pataffi fralle doti pk singolari del famosoCo/a di Rienzo Che sun però nel Pataffiomigliaja di Vocaboli motti proverbi riboboli : e oggidi intenda pur uno; centa se ne sarà certa** non del Inarchi mente un esagerazione Francesco Ridolfiad ijianzad* Alessandro l^IL s accinse il primo a cnmentare duo queJVar. , componimeritoCoieftoesemplaresi serba . inedito in Roma nella Ghisiana cod. 2050. Ni di sua mano trasse una copiaGianantonto Fadel Bur-chiello Quejioè il codice piniillujìrator {i) a cui mi sono appellato Un siffatto lavoro non dovea lasciarsi intentato dalP Abb, Salvini al Era esso per verità assai analoj^o di' lui genio // suo cr' finaledivenne ornamento della Sever cliniana Che Vannot azioni del di secondo Steno e più copiose -^r ine e più pelle è una del pì'imo dell'autor-evalidecl/to-' quelle , d' Italia L'osservazioni del fti de'gior7iaHJìi Salvini non sogliono passar più in là d* un vom , -, , . . , ^ (i) Debbo ali*eruditiss. Sig."Nicola Foggiai Bibliotecario della -Corsiniana V essermi podi siffatto codice Fu quefto •tuto approfittare tra già deir Abb, Nicolò Roffi , e insieme ad alPapinianacopiacon note del Salvini passò alla 'Corsiniana suddetta : la quale coHo sborso di scudi •13. m. la pregeacquiftando vole salì ad un collezione di quel letterato . , •alto grado di diftinzioneper la quantità degli scelti volumi , e per le prezioseraccolte di 'ftampee d' edizionidel -Sec. }CV. e Reverendi ss. Signore Illujirtss. nelV d' affifterea una ri(lampa del Parnaso Italiano , corredandolo di notarelle,ove gno lo richieda il bisole vite degliAutori Ho ; e rifondendone Adesso queftoSig. già compito il Petrarca March. Tontoli ha somminiftrato no moderun del Pataffio di M. Brunetto manoscritto Latini illucrato con del Salvini Esse note baftan però ali*intelligenza del tefto non Quefto Libraro che fa la spesa dell' edizione , ha sparsa la voce della produzione di quefto non opuscolo inedito , e n* ha eccitata poca fame Vorrei io corrispondere desiderio al pubblico mi sn^omenta Ma la poca autenticità dello 3critro e la mia inabilità d' attingerne Temo 11 senso il giuftorimprovero di produrlo adulterato. Prevedo un'inevitabile disu-| guaglianzanello spiegarealcuni pafli, e la-| sciarne altri nascofti al mio dimento intenmedesimo Ecco modarla ciocché mi fa ardito ad incoal suo esame i presentando intanto uno squarciodel primo capitoloper riportarne il suo giudizioe pregarla de' lumi suoi ; che non glior giacché so certamente potrei a mioggetto rivolgermi Sopra un tale ri* tlessoscuserà la mia animosità ro Mi sarebbepoi preziosele sue cognizionirelative alla Ed oh potefiiessere ftoria dello Scrittore nella comodità di consultarla sulla dilucidazio- MI trovo impegno . . . . . . . . . . . 4 PATAFFIO M DI LATINI, BRUNETTO PRIMO. CAPITOLO modeo ^Oliasi ^ hai Ne Al can la , introcquee fusone a hai pilorcio,e tigna; egliè un ne R E S S E con matfana; mazzamarrone. A Squafimodeo : per dio ; Squafnnodeo disella mi , contadinesca voce par pur bella. • P«/- ci Bec. Q3. // Salvini intende : scufimi Dio , salvo mi fia Infrocqiie; intanto ; dal hat, intra hoc # Baìite Inf QO. E andavamo introcque dal A fusone : in gran ; copia , a bizzeffe Lat, ad eifuiionem. hai ne hai : s* intende de' denari secon* Ne ha non è do il prov. Chi non ì^e hai , s. hai che te ne vien la mattana tanti ne ; eh'è una no]a prodottada non saperfi che fare Che d' ozio Malm, mojam di mattana , e crepiam . . . . . 4. 18. che tigna: prov, per fignificare niuno dee lamentar fi de' mali che derivano dal suo medefimonaturale come ne' cani la tigna Al can la , PATAFFIO ?« ad ana difalta parecchiad ana A cafisso, e a busso , e a ramata : Tutto cojeftoè della perronciana Bituschio Scraifo ben V abbìam filata e chiedere a baiarne , e gnignignacca A La . , , Gli Jia bene che lo tormentino i denari ; f /«^cchè è cosi ( mazzamarrone ) babbeo, che non veder bene sa se ne ad Difalta: sprcfpcjito Ad ana alita bejìi , termine medicinale ana : in ugual porzione i T'^aimanipolandole tue bejiialità men non una , . . • graffadelfaltra . caiìiTbec. vale tutto alla disperata a , botte da orbi, CafifTo: capo fi(fo^baffo.Ra^ mata : pala dì vinchi per colpir ^li uccelli al A frugnuolo . di color violai Petronciana : fruttoperlopiù petonciano Lat. mela insana. ceo , detto ora vò Leg^eftNov. Ant.34,1. Maeilro Taddeo trodì peche chi continuo inangiafTenove troniano diventerebbe iTìatto Dunque tutiq , . . della coteftoè effetto pizzia lìlata: abbiam veramente Ben m fattoaff^ai qu^flognignignacca Jìuzzicare inconcludente ^ forsedal Lat, Balarite uomo tua * . . balans , romanzesco Salante è pure pecorone de' Reali di Francia . un so^^ettq . inetto» yfv/'inet^ il Rid^fìche volendofi fignificart verte titudinedi uno fi dica : E' ini fu intorno du^ mii né e gni gni gni non raccapezzava ore, io ne e^iso quel cii'eivolesse. Gnignignacca: , vaie pure uomo LATINI* Punzone Bindo mio , sergozzone che 1' è e la recchiata e , zambracca : In pozzangheracadde il muscia cheto; ]Espur di palo in frasca , e bulinacca fo eto ; Io mi vo ciacchillandò , e non landò ; andiam garabul In confrediglia Pisciara T ha chi fuggepc '1 faero. yunta nel legno, e va dimergolando , no , una . A 2 Sergozzone: ^u^ijl soggozzone pugno dato cioè orecchiata^ , Recchiata : tiramento cP orecchie Zambracca zambra : meretrice ; da 11 musei a cheto : quellagatta morta satto ti ;Kf;//o . . camera* , è e data dentro a cotejlo pantana delle più cattive erbe jBulinacca;una già . che l^uol dire eh' ti ^ cipolla puzzolente merlotto andò giujìoa girando e rigirando der nel peggiff, cadendo in cotejìa donna, da nasce . Ciacchillando voltandomi fa il ciacco, cioè il porco come faccioun non - na et , non ne cavo e . rivoltandomi Non fo eto; niente . combriccoladi gente poco buom Confrediglia; Garabul landò ; ingarbugliandoingan* , nando , , Pisciata l'ha zito pe U : e a** puzza ; l\haindovinata -X faeip: cioè per s è accorto chi n èfug^m chi aU siÀ'itodtlT aria cattiva dimenando il chiodo pian^ ; va Diinergolando tato nd legno" eppur meri paura ; • non gif farMe far % PATAFFIO '1 farebbe nacchi E no A dio ha ; e a schimbeci dirupinando riveggìova . le fave il lavaceci ; E sarà cuccuin : va eglial lecca ? e Capodieci, Egli è 'l gran Ser Mazzeo Egli cotte , Borbotta, cionca, millanta, e contecca Contorno cuticagna e chiappuzino , ( nacchi ) crifch; cioè non lo smuoverebbe utf tantino mbeci : a traverso A scili A per le rotte , babboriveggioli Dio riveggio;in precipizio a ; come . , , andare ^U(ijl r altro mondo . Ha cotte a rivedere ilt)abbo neU . le fave cK al prov, equivalga disperato il botto è : par addio fave ; // caso è , fatto Cuccuin : forsedal Francese coca , cor^ S alvini fiuto , becco Al lecca : il Ridolfi legge: all' esca ; V4 elove lo tira /'appetito Ser ; titolo de' notari : Mazzeo : persona ca^ in que tempi J^el volgar Fio-* nota ratterijìica il irar de' modi di dire è ufitat{/Jimo renttno di certi soggetti noti frallaple-r dal carattere Krhe Ter esempio;11 guadagno del Tinca che cojfui dice il mio P, Paoli , vefidea le frit-» , , . . . . . ^ che le comprava ielle allo Jieffo prezzo di sol leccarsene le dita. Ma tentandoji y , cont di moU di avrem poi perdutamemoria i e n verjie^empjnel Pataffio» Contorno cuticagna: scherma sulle prim^ del cuccuìno ni labe co cu per ridargli ti se ri è . L T A f I N S . Allichisaro che Tempre la becca Lasciam' andar giù l'acquaper lo chino: lo smozzicare Tu gli hai di bazza , non A bacchio,a micca , a gratta '1cui Giannin©. Catellon catellon non abbajare, ftramazzato Che se'inciprignito, e ? non Vuomi tu gherbellir cespicare . Tu se' fancel marin , garzon bollato : . , . A ILI ..',... . 3 .' '5; ^ ^ Allichisato : da allichisare, perdereil rem'* nel codice pò invailo Quejiaterzina manca del Rido/fi Hai di bazza : glihai fattoun colpo^ che non da sperarft tolta dal giuocode èra ; metafora . . trionjìni Quamio la carta trionfo,né , . senza non è presa né coik è di bazza: Menag, dal bacchiar U discrezione ^^„^^ Lo Jìefé cui. e a gratta'! iùlfvo op^jrMiccZy Catellon catellon : cagnaccio che 3e ne va quatto quatte facendoil fatto suo Quindi ii^ al prov. Catellon catellone se ne va, e torna Piovano Sacch, Nov. ii8. : indiavolato , con Inciprignito facciaarctn Stramazzato : JìralunatOf com una 2na capra fuor di se, Gherbellir: ghermire^ dar di mano Non bada a te : non cefpicare inciampare , Fancel: tu sei un f anticellodi marina ,o df bollato: una birbacchiola gaka, Garzon mar* dal boja, perchetuttif abbianoa conqg cata alla peggio; ^^.^^^^'ochio: lien jorsey^^ . . . . . . scere , PATAFFIO 4 lo Non tutti Egli è un quei die gridonfià lia : bebo e fu aggratialiato , . , ho fior né punto, né calia, tvlinuzzol né scainitzzolo : fta masso, Ritenso con rimeggio, e ricadia ron , . E spalancato gliè di palojl passa;; Tu m'hai ben raffilata la ghiandaja ; farei a parlacoccoun asso la non * Sia fia ; amen amen cerne . Noti tutti que :i the d'icondomina domine ec. e vi ci soittJiden^ de : son è un bebo buoni In fatticoflui cioè un becco j dal belar delle pecore. . in una carce"* : Ju ben serrato •^go^'^tigliato o feriate delle pri-* ^e- Detto dalle graticole gion't né scami^zzolo" Io non ho fior ec, 'M^^ f---^^^^^ ^ la minima fhcdi per Ji^tiificar Jìa cesa /o non ho un bride Sta masso m : fla sedo» Onde . *" . .... sodo com* un travertino. Ritenso : ritenuto \ fla sulle Star ^ gio , o Jìa remeggio , /«e quaficon con ri|Tieg-» t(*fi remi^tefi\ E ricadia i e (on ritegno.Aver ricadia y/ dice di colorof ì qualiperchè apprendono cc3Ì noli operano se , ritegno. non con Spalancato ec. dice il Ridolfiche il senti'* di queftidue ver fi è tale , che meglio mento fta il tacerne che il dirne Palo è anche uti Romana luogo di sbarco della spiaggia ffctolo che lo non fareiec. son così sfurtunafa , (Cuifi rompe il corso delT acqua , . PATAFFIO t E Kgii In il ferro glicrocchia non è al verde un Or moltofo, va è ai cui del Egli Ne' bucini non e , pesca'lenza; e far la ghega; schifo in contenenza. sacco , entra là si e bravo dì sua fregai il falimbello ; àetfo di chi è Vincolen.» teme gli crocchia il ferro Non : persona , e non beu paese , in cui nelC occajioni . forse un il ferro Rid"lfi adoprajfe Egli è al verde : ha dato fondo aa : s ; dolci arri granchi. con barlonco andai Leal fama se' , non Vincolenza a , , it tutto a de* vetturali Granchi ; dim gli aftnial corso fer iftimolare d' un avaro ha il granchio alle mani ?cefi Arri suo. arri là : , va lai voci . • S^li è divenuto miserabile V avarizia Barlonco pungolai tanto con . di specie : barile^ qui per piccioli frefinitnte i perchè fiagno.Pesca' lenza : non Ho lenza in gergo furbesco Jìgnijica acqua perdutoil tempo. ch$ Leal faina ec. non fare il Sempliciano . , . Faina : animai rapace e scaltro, Chega : beccaccia, uccello innocente Contenenza: per contegno. Della ftatura e Frane, SaccLi'ò, dell'IjTiperadore. contenenza ultimo E' al cui del sacco : è arrivato ali] E là si frega; del mandar male la sua roba sei un triRo , . . 9 lèifi spajfa a scuoter Bucini di reti da pescare : sorta sacco quefìo vtto , larghea e Jìrette m fondo Falimbello; pincipio • . sortii L T A ^ r, I N eh* han fatto lega• Ed ìliparrofiia Van Isceverare ftrifciae scartabello , da Vico ; il bizzarro scatnoja, Tromba E buffa air aglio,e dagliun bucconcello E ne fa gran burbanza e fahmoja ; " , A iC uccelloy ad allufivo Puoi d'ire, chi chi cappa , in van parroffia rocchta , la tutta 5 e leggiero* mejjerenon è non e hit» in brigata ; da par-* Arcita entrò con : vanno di molti unioiìc vano uomo , parroiTìa Bccc, l£ceVerare . ; metti pur da parte, purrac^* va ogni minuzzolo ^ ognipel dt notizia^ cogliendo V'ico // Boccacci.': Giovani di 0 troiiiba da . tromba marina , susurronij novelle infamanti dì dijfeminatori . Buffa r ^camoja ; fugge a gambe levate fa delie baje Ali aglio;giuoco de fanciulli oggi becca Taglio,^ fimilealla cieca mosca, in cui il fanciullo bendato corre dietra agli altri per prenderliJl preso Ji conduce in mez-» Che sei tu venuto fare e glifi dice : a zo in piazza'" Ed eglirispotide: A beccar Taglio. E queglibattendolo sopra una spalla sog»^ giunge: O beccati cotefto Quindifi può in" tendere : dapjiun bucconcello , cioè una per** còffafursesulla bocca . . , y , . . , burbanza: e ilpeggio fié eh*ei bona nel $e ne fa gran Salamoia \fimilmente Mùlm, tì,2é, Accioccbè i vexsi suoi sijft? Ne fa gran . P A IO T A F F ì O occhi abbiam fatt'acqua , se' di cassetta una tu gran raffazzonate elle si son ouré Da E Là e ccògì fiate"* gioja * Giubbe, tallero, eì zugo tal feduco , Iscalaverna , e roche iinpafiojate " Porgli fra sale immortali e inchioftro in sai- ac* occhi abbiam fatt^'afquà: dicefifar riesce dì rimediare tjua da occhi , quando non Da a 7ì lente . dove fi raduna la spaitatura € che gran gioja T immondez-^a Qùrndificapisce Cassetta; . J'ìfofe cojfui} Jìronto* giojd di una ea (fetta , un" . . dtc€ uno fii con raffationarfii cof"^ seco lui aprir talvolta per accorJarfit con fispo7^denia Giubbo ec. son Quattro voci di dis^resizOf ft cui fiidenominano que tali di cui non con fer anda^ fa filma Si ha andare al giubbetto jrit^ una alla forca Zugo : è propriamente re Raffazzonate : , 4 ^ . . fuscello che per là sud forma di baccellodiede luogo al modo di dire* mm^ Rimanere uft zugo ; cioè refiarconi un iella avvolta sipra un , chione . che pojfae^fensa il Rìdolfi li!a qui noti di caverna. Sere uv pe^g'orativo un pegfiura^ aver luogo Dico e (fere potrebbe de ladri} deità protettrice tivo dì Laverna : presa anche pel ladro flesso ^ uomini dappocoy eh tri Oche iffipaftoj^ie : Iscalavernl : * ^ , , LATINI.* it' Brollo biotto egliè , brullo s caluco : Deh pecora margiollava coftinci, E cui frolle in caneftro , e bruco bruco. Tu mi fai nefa , levati da quinci: S'aggravò Screzio a gara " e schizzinoso E' tavella a Ser Polrro , e fa del pinci. far dello bizzoso; isbucciati, e non Egli mi porta broncio, e non ha zazza: A 6 Ji trovano Qualunqueminimo affare jnni ìntrifatis" . brulé : c'iuèarso e asciutto di quattriniCosì biotto caluco ; qua fi bigottoe caloscio , cioè e fi é € élato giù .Brolloe brullo: ; arso dal Frane, . . margiolla;pecora rognosa^ marcia Caneftro : con equìvoco scherzoso èflatod^U Pecora é io per brache. Vede le calze sfondate al mae^ ftro , E la camicia eh' esce del caneftro. Berti, Rim, Frolle; che sia frollo Bructf macero , . bruco : mal in arnese cut cascan gli Jiracci , da doffo. Mi fai nefa: fu mi dai nojaj va via. Favella a ser Poltro: p^rla con chi non fi muove con un poltrone Fa del pinci: fa il , E qui rimase ìocco-,da pincio. hasc, Rim, àlfìn pincon piriconé Mi porta broncio : mi porta il muso, fio, Ikeco ingrugnato ha zazza '.forse Non non ha niente ?resso il Boccaccio s ha zazzeato pet .czioio scioperato Andando il Prete di Étto or Xtierjggio ì^ov.72, é. qua or là -zazzeato . . . . , . . PATAFFIO 11 Digrignaun micolino smanzieroso Tu mi facefti bocchi , e non magazza : Di non volere ftimoli s'ingegna La lima sorda vivendo di razza. E' calameggia e (la 'n gota contegna ; , Tra l'uscio e l'arca ciascun di lor fue : Non piaccia ti vegna. a Dio, che 'Ibuon anno Corefto non farebbe Cimabue , Che dipinse nell' acqua il peto grosso ; . Digrigna: t/uaji dlgrugna cioè tempera un At«-» un con ( un micolino focoìiriù ) il muso , di riso. Smanzieroso: //';; svenevole , conlez-* zi affettati Facefti bocchi : tu mi facejìi boccacce, plutm bocca graziosa^come mi farebbe ioftochè ( ma« ma ) la mia radazza gazza ; Frane» garce . . Salv» sorda ^i siffatte lime La liina . ratto il ladro : Di che , ; razza di servirjl suvl^ rapina di , . come Calameggia: fla a gote gonfie chi su"u che fare il zuffolo, non altro avendo ^ta 'n gora contegna : Jìgnifica gonfio purejia e pettoruto in gravità , Jìa Trair uscio e 1'arca fu ; fu alle Jiretts , tralC incudine e ti martello Cimabue ; un degliantichi pittori Ancor la farebbe Cimabue , Non in proverbio : va jìhc avca gli occhi fodrati di panno. Tìd • . . . Dipinseil peto : ano che fibagnie che spe* LATINI. t3 dà è"er Guinizzo per due Ben avrei vogliade' bctton dell'osso : Tu se' in detta i deh pur pian barbiere Quand'eglifiede nel bacino il cosso. Egli t'appiccòil fiasco il ciabatrieié; volentieri a squacquera E pranzerebbe Va in tregendail cavalier micciere Tre ne se • ; . tezzi col far ventre dell^acqua le gallozioìe il peto Salv. a galla fa v'ifibtle , , Tre è , se ne 7ioiaio Ufi emente mun saper dà per due molto accorto aver trarre un tre : Ser Guinizzo qucfìo ne . per pan ^ufattisuoi coppia Jì^nìfca qualche notabil vantajf^io da affare. Ridolf dell'oflb Avrei vo^^ sita di fiuocare ; ma tu se' in detta ; tu ti sei accordato a mettere in mezio chi giuoca. CofTo che viene in faccia tumore f"icciol T' appiccòil fiasco : i fatti pose in pubblico tuoi ^ U tue vergogne. Tolto dal fiasco, che fi suol in Toscana appenderper segno delle cantine Pranzerebbe a squacquera : mangerebbevoletitteri altrui spese a li^ Var che voglia dìm re , dì ei sguazza quando può dir male d' aU Rotton : alio/Zìdadi , , ' . . . cuno. che dal voU Tregenda : brigatanotturna lier tfferdi fìregheo di morti Cavacred^fi , go un . micciere miccio , : cavalier che cavalca un afino " PATAFFIO t4- Cùrra dicea la dolce paccherà,• cuna Poi dij^se* picapica e poi ve' tu; K alla buona guelfae* fu suzzacchera. , La disre : or du forosetta Cotta , che dia a fta beftia felcina; Ch* io ti farò, com'io fé' dianzi al bu. ben pisciòFiondina ; Beri piscia Berta E glicornan i gliorecchi , e molto gracchi^ E r ebbe appunto in su la beccatina A gran ga}aldo al barlume smiracchia: vaga , . Ourrà curfa : voce Paccherà ^all'iìie. detto per mina friamente un : vezzo fi chiamano le /'ho per sQprannoìr.edi fetii* Paccherà è pro^ K'tdolf, co» cui . uccello. Gue'fi del cól detta da lui partito fu Brunetto ; buona perciò Fu fuz^acchera : le recò onta e d'Jpiaceìé Or du : or dunque Keftia felcma : befiia cornuta avvezza mangiar felci Beri pisciaec. t hajmo indovinata hanfai** Buona Guelfa donna de : , , , ^ , a . , to bene Gii . cornan glioréc^ i f l'i gìior^cén Jtschian chi. Noi diciamo: Ben mi fìschiavan gli o-f che taluno da recchi i quando ci accorgi amò di noi ij^j lontano mormorava Su la beccatina : averla sulla beccatinafi^ colpitosul più vivo gnfizaejftr A gran gajaldo: con gran gaudio, con brio» Sjiìiracchia: aguzza la viftaper vedere j jet ispi are, gigantev è di male t . . _ PATAFFI© i4 Facciamo a bella bargia e a bel grillone s , Zoccoli in brodo! egliè Latin Calzari, Agnardo , e Bella coscia di montone Uno sfolgoroci ha : pazzie denari ; badata: Egli trasogna , e fta a canna . quattro, come tre meri tra come valga ire trezze che Jk-perciò : quattro Jìan bene uniti , lor vicini , così ben vadano e curne nu*- infama due malandati. quefìi insulsi.Ciac» Bella bargiaec. sorta di giuochi che oramai Jiamo spiantati spa/fiamoci pet nel poem. intit* Di ccjìoro il tempo consumar La compagniadi Belfiore: Bafta eh' e' sappian tina cantar quella rima ÌDigiorno e notte di mat, . , e la sera , Fa la là li la là , , la li, la le- . esclamazione solita di d'una persona al sopraggiunger profferir/i cui /i parlava male. Lai. lupus eft in fabula. certo un più Oggi : Co' zoccoli ! per coprire intercalare sconcio Agnardo e Bella coscia ec. secondo il Ri-* Zoccoli in brodo: è un , » dolfìsono soprannomiplebeidi che scpr aggiungono con injieme due persone , Latin Calcari t diJìaU" : un^ immensa sfolgorata sfolgoro potendofar è tra pazzie denari ; non V za Cosi s^ese sfolgorate. roba se non chi ha senno Uno . Trasogna : farnetica Sogna . non quattrini ha bQiica aperta coms . chi quattrini badata : Jia tt Sta a ehi e Jìa a ta^^t de/idera, canna LATINI. che agl'ingoffi Fate 17 di siete pari : , Pisciaci Agi' Berta donna su ingoffi : a arroncata. musoni a pugni in/teme la fiete che J^edeteve^ , , spiantati e ugual* fazzi , mente . Pisciaci su: dacci di la naso c$sa è fatta, , Arroncata : forse grinza da , chiare \ ojiorta, da ronca, arroncare, s^rk PATAFFIO 1% SECÓNDO. CAPITOLO •tr"Gli è sbandito il becco, e '1 magaluito; •^ E pillottami dentro a chicchirlera : Non traligno,e (tordito non T acciuffo. far così gran sugumera , .Deh ! non ne Ch* io ho pieno il buftaccio a maccabeo i AggafFala, eh* eli'è buona gemmiera Io non (tarò più punto al batafteo " . • ?? ? , Il , II ^ r—.— ,1 Il I I Itt ? I ?? I— _ I I IJ^ Magaluffo: (juafi magàluppo. Si c//cegalup* in arnese* e ma! canaf^lia Pillottami : pillottare è gocciolaresulC aU trui carne grafo o cera bollente ChicchirleColle sue bajate mi fa ar* fa : beffa burla tid pò di vii uomo . . , der di rabbia tSJon tralignoec. io la fo da par mio i é da sbalordito o da meffers per certo che non io r afferro pel ciuffo . • Sugumera Per mera. Loria A : è bofid caricata ; oggificu* di Dio non tanta ne menar una amor . maccabeo le , finoa bondanzd non : io ne pieno a crefapeU san poterne più . A macca : in ab» . Aggaffala: acchiappala Egli e pure unaÈ fìrana cesa che queflipoveri mariti non abbian sei che non pofTon trarre un peto che gliene ricolgano. iPirenz. Lue, persone . , , Gemmiera ; per gemma. Al batafteo : in gergo dire; secondoil S alviniper ijìarò più punto Contfajìare Io non * a d batoJìare~s LATINI. 15 * in pacin , fa andrà ben farei un ne Non Tu t*hai a dar tomo Ardingo, '1 nuoto Or di va notte non ; e lai^aglia; su voto a Deo. di rigaglia, ^, il menare cane * , tralinto a bilenco sj^arpaglia bedame " e berghinzàne, BattisoiSa , Ghiotto to Tomo che i # : Hon capitomboloTanto poco me rie cu^ sulL^ paglia. fareiun capitombolo , pacin : startipace // Boccaccio ne de^ nome per un suo personaggio, Dar . rivo un andrà il negozio a maraviglia 11 nuoto ec. bene e vantaggiosamenteSi dice ; io nuoto rei graffo Significa poi rigaglia quelfutile che fi ricava dalle pofe^ffioni oltre al puJuim (0 , e di là da ([uelche ft potèa aspettare Or va di notte \ fii di Vang^ legge Espofiz, Notte si è detta da nuocere. Quindipotreb^ . . . tt intender fi: Or Non menare 'balere a non male va il cane : . credereipotejfe equL i denti menare j 7ion menar tan^ tanto» gengive^non mangiar bisunto A bilenco : 4 Tralinio : ghiotto : dim gambe fiortee squatrasciateSparpaglia to le . . Chi per se raguna , per altri sparpan glia,Sacch, N, 188. Battisoina : è quel batticuore da cagionato sperge . improvvisa paura : qui per uomo pauroso i come ; 0 poltronevigliacco Bedame e se dicejfe di berghinzaneson titolid' ugual fignificato, . ^ godardo, Bedame '.forse cui carica pure quefio bedale secondo il Rid^lfi soldati di ^oea coìU» , PATAFFIO ÙO Ciurmati baldamente E è biigigatto: pian passo rimane trombetta egliè mal gatto ; scocossato Egli il una a . , Pentecofta rimese le penne, Diviatamente e'fia da polliimbratto. dicon menne £ gentisenza senso : i pippioni E' mi comincia a tremare : è tranlita l'otta , e non ci venne Non • Per io . 9ietta viiferrimi^ : da berghinella Berghinzane , . Ciurmati : fatti»« ineante/imo al ( bugh» gatto ) pertugio; qua fi buco di gatto, ScocofTato : sbattuto e ribattuto Lat, sucA pian passo rimane cussatus gli : ^ur non male , cade in pie ccn{ i gatti va E' trombetta : va dapptrtutto predicando/ fattialtrui E' mal gatto: è un furbo. Rimese le penne ; fi rifece riebbe. Di^ , ft viatamente : a dirittura , ben prefioOgginel volgar Fiorentino diviato Imbratto : beverone di crusca che fi dà d da porci, 0 a polli Tornerà ad ejfercrusca dare a polli dire : Vn cam Dicon menne : come volejfe aif altro. Menno : muti lam Jtronedice cafirone to , 0 sbarbato i pippioni Tremare : aver mor* gran paura do bajfo Pippione : per tefiicolo , ', . . . . , . , . ', . t NT. TI A 51 : scerrelloni pettin.ella Saldi alla , fta accoccolato; e E volta tema, Alzò le berze , e moftrolli i tornoni Pur bubbola ftarà a gyaraguato : io feci del cocuzzolo: E vìa vocata Rannicchiati ricenre , Un botto caddi, ed uno t beftrugiato e . floscio al bruzzolo: ec. ftiamfermi al pimp,etti,nella Pettinella : è e volanti sbalejìrate /a, tejìe lo* la fiocinache fi lancia a pescidopoaver ben diretto ti colpo ro madornali ; dalT iin~ Scerpelloni : spropofiti dar torto delle serpi Come Vomita : dicefife né mai Jta al prcpcfito ta cento farfalloni ; vol- Saldi alla . , . . , tenia , Berze che un : cambia discorso le gambe I tornoni , . : ncn può aver sucido fignificato . Bubbola : uccello che perlopiù dimora fralle lordure \ qui detto ad uno per titolo ingiurioso . A guaraguato Jiar nascofìo per Via y/jrg.^guaraguato i fattialtrui» espiare : , vale via via ,' incontanente Cesi tutta vocata per tuttavia fi ha nel volgariz,di Lucano» Feci del cocuzzcllo : /^a ^amento capolino la sommità i efe?idococuzzolo del vocata ; . capo, ; non Beilrugiat.0 fi può indovinar cesa fi,, gìiifichi che pòfifa Congetturail Ridolfi voler dire strapazzato Uno iloicJo: oggi uno Croscio, p4cl rumo^ re che fa una cadendo cosa Brui^zolo ; /'/ cre-^ , . . PATAFFIO 22 ! tu non sai mczzz la messa : Deh non far grotte,ch* io me ne scompuzzolp^ BabBo e toma mamma e Tessa p ; Roma , Kgli è un bizzocone , e un bacheco , trovò la Contessa ^ V su le squille Rimorchi , . matt'ma o della sera garmer.ic : Levarfi al bruzzolo. P ha per Rimorchi : /'/Ridoìjì della 'pascolo Onde , ch'iche rimorchiare gniiìcadolerfi ec. Tu sai mezza non ìnform.rto tu contadino di dire ]S[onfar grotte {u e . ; non ciglia , le aggrottar far ficciabrusca Scompuzzolo : mon , Var^ la mefìa : tu sei poco sai quel che ti dica» E' un non j è verbo vol^ parola una campita! Infatti ftha dal enfatica come modo » me . dalle sconcaco ne risa, JBabbo ec. è tutto unbijìiccio per dir di unpt che non dà né in che non fi sa in che dia bufìb né in baffe Vare un bambino che cini' ( Roma ; promette e fuettibabbo e mamma Tes»i rom.a ) mari e monti, poijiniscetn'ceci sa a : mona preffoil Boccaccio Teff bacm 3izzccone : unpìnZQcherone unojfolido Bacheco : un baccellone un baggeo. c^tpne notf Sulle squille:sull'alba o sulla mezza I^a Conteffa; le campane te quando suonano , . , . , , . . y di Civillari 'ijuella , di il Boccaccio cui^ : no Era- nelle allora per quella contrada fofTe la Contessa a i lavoratori facean votar cjuali Alle i campi loro pivillari per ingralTare , . PATAFFI© 54 Ed mal tecchito; arzigogol K per la niffa fta contrugiolando Tu hai lasciatoquel desco imbaftito Per ciccia coderina in gozzoviglia : è nuovo , Del manico se'troppo riuscito . Il cacaftecchie lagrimae bisbiglia ; è più che ftajo E queft* la chierma su errando per : gt imrnenft spazjimmaginar) v4 , freneficanJo . ^ : ìmma^inazion fantajiica cajìel'» Arzigogol r in aria. Mal tecchito: vano ir"fruttuoso dice attecchisciniente Onde fi : Non il i/tfo La niffa: ;/ musoy ; onde anniifare Sia contrugiolando : tuttgji^ per ingru^narfi mal umore nise e in truci oli fruttodel suo , » y . . , , Ridurre in trucioliè ridurre una cosa m mi'* tìuzzoliinservibili . imbaftito : tavola imbandita Ciccia della coda Jiimata coderina: la carne da'ghiot" boccone Hai rinunziato a una ti pel miglior coda co tuoi buona tavola per rojicchiarti una Desco . . compagnoni Hai . mI meno Del in un . manico azione aveafidel Il lasciato ilpiù per tenerti ec. non suo si dice ad che scappa all'idea, c/ì corrispondente uno carattere. lordo.Que^ : lo Jìiticolo spi cacì^ftecchi , una ft'Ilario mi riesce fra mano piìlaccher;^ cacaflècchi.Commed. D* Ambra e un Più che ftajo : quand' uno dopo una seriedi cade in falche btjiialità piilmadore $propofiti . LATINI. 35 benciiè s' arrubigiia. Ella borbotta allo ftecchetto ferma ; E sbonzola doman , eh' è berlingaccio. in Terma. fiftolvenga a' rigattieri Deh Io r ho zombato coni'un tov.olaccioi Egli è jda Sciobbio Brun. , B Lai. fi dice:. Oh queftoka colmato lo ftajo. i/Come i'o/Jg chierma per chierca,capo ftajo p'iucchè : Adejfo Li ,sul capo juno cejfe i^aley . colmo E' da Sciobbio , la usa : plebeFiorentina per de' concetti da nom di alcuni luoghi» Cojsì egli è da Levan.* tspiegarjì copertamente mi trar per dire che leva via quel d altri* NonaU trimenti è da Sciobbio ., cAe ha relazione te e pallido.Rjdolf, Il Boccaccio in S'arrubigiia .: s*arro^sc0 dijffi linguafurbesca empiere il fiasco_divin Sch\bo y . rofì'o ferma Allo fl-ecclierto , Stare a Jiando a becchetto è mangiar Jìecchetto fa"* magramente \ . y miccino a re E sbonzola ; e mangia poi a crepapancia dU mani , che è { berlingaccio ) giovedìgrajfo, Terma contrada di Firenze , così detts : che diconfi dalle terme fiateanticamen^ ejfervi Far che se la prenda co" rigattieriperche te , da le dan campo di venderfi comprando cofiei y . . tutto V come sente per jar carnovale ho zombato : /'ho battutoa fifarebbjs a un , , piùnon favolose , che non pofo^ si ri^ PATAFFIO ^6 dreto zufolaigli E delle domine K e zinghinaja t in sul buftaccìo cacatesse . dall'aja né più terra e Né più mar posa cìolo? E* mai sì che no '1 farebbe naja ; Egli è diman poft di ber^ingact:iuolo Uliva E voi vi dite jl ver Madonna Chi non s'impegni il figliuolo^ |ia rocca Pur Martin mercè, , , . , , sei Tu assai cattiva ; ti troverebbe covata una non ritruopica La . Ji gambe alzate il vidi che tortiva; dreto: glifischiaigli dijjiap, Zufolaigli male parole ; gli dijjieffercom$ cento pye/fo la zinghinajaeh è quella lenta indispofizìcne^ 1$ per cui non fi è né sa?io né malato ; e come cacatele fioè le male jemrnine che ftruggos ^ , , , no consumano, e quefioverso vuol esprimsf di uno, cui paja che pH nian\ t lidi ne f inquieti fhi sempre il terren sotto i piedi Come dices* ìJè più ,ec. ma): ^ . se : vi sarà piùné maf cascherà ti ( ciolo ) cielo ? Mi^ quel che ti fhe niuno il farebbe è maiì Cosa né terra , sì davvero e , Forse non Ber)ingaccipolo ; il giovedìche precedet giovedìgrasso : og^iberlingapcino , Una razza. La covrila Drl ; una Greco : nidata , cioè una Mali corvi malum cattiva ovum. ; /'idropicaqui presa ritruopica per U , che 'ptr/iera , Tortiva è ; /;; diavolo ideale lin^u^furbescavale ^vacuava un . LATINI. $7 la cavalla non porterebbe men Egli il volle grancire,ed uncicollo ; Dell'asciugaberrette e' mi darebbe. E , piove a Palavanghi e JDavarcollo Io potrei ben avaje appiccarbrevi ; E chi non fiacca il collo fi spergiura K^spola barattiera per le nevi Se , , ;7 corpo; dalt agiatidi premere • Columella . ; Vinum vino spremuto. tortivum , Porterebbe ; s"usa vr^rbo per aver nel qu-:Jìo 0/iJe potrebbeintenderfi , chi cojìut ventre . tanto evacuava tre d' una nel iiuantone pot-ea ejfer venm cavalla» Grancire jìe , ed icare une ; aggrappar colle o^raU'* jnrebbefi uncmt coirli Asciuga— berrette : ladro Mi darebbe del da' ladro, 0j(sipure: Egli è flato rasciugato birri ; è JLitopreso Avale ; ora adefo ; voce antica Appiccar brevi : appendervoti k propriamente Breve come , . . . . , . duei sacro fimuleto, che porgano al collo i bam^ }):ni . chi non r altro; Chi E ce a queU eqjdivalenfe prsverbio dice il vero è impiccato. Nespola : chiama quejiabarattiera una ne-» una. Spola in tempo di neve, cioè cattivlffima ^ verno inpi.lfima : perchè le nespoU neW trujfarellà molto avanzato acide , e di sapore sono disgutofijlmo . PATAFFIO ^3 Pvivela , sbusa , rabbuffa , cernecchia-; E pure i lecchettinimi dicevi . Sempre tu fai di il disse, barbagrazia Per orecchia mercatante , e fé zitto: non Rertina , cala giù la secchia. Alle mulina degliArgentiritto Io vo , già-capitato tenore a mal : A scudo , ed a capei vi fu' confìtto• '^u se' della porrata imbrattatore : avrà la tossa coccolina ; Marzocco è g^nde ingannatore ,Pergramanzìa Nona . gii altrui denari carpisce JlabbuiTa imbrogliaavviluppaCernecchia; sbroglia^ parne sviluppaVsa milU raggiri per caSbusa : mun^e /, , -, . , . ti conto suo • I lecchettiniec. ejppurmi vendevi parvluZ'* ' ' ' melate Per barbagrazia ; per i^na grazia Jingolare f per non dir peggio. Mona dice ilRido^Jì vuol ec. verso tjuejlo , , ' ^e " il parlar melato della persona di ?esprimere deU aui fi tratta i volendo come dare un saggio leccate grazie eliayea sulla bocca te Ardenti: famiglianobile e antica di Firett^ i . , di cui Dante e il Boccaccio» Vi fuicolto A scudo ed a capei: appuntino, appunto , com^ era fiatoideato Imbrattar Porrata : vivanda fattadi porri Ja porrata vale sconcertar glt altrui disegni» Jilarzocco : licne di piettache fta per inseavanti ti palazzovecchiodi Firenze:ifal gna xe f . . 1 A T I K I ^f * fallo di queflàman porcina, né tolto ; mi fece ancor motto Che non in pezzoUnar Mi hai pur cinque; è merda Fonne Se tu un gii afFusolafti rimbrotto, dalle eonvallc lembo- e brctta:- E' par mal B 3 ssr gra^ guanto Jìolido Tossa coccolina ; catarro Scherzaf. %)e da Jìarea capo tttidoallo scoperto d' un»' che così Jìa : e intendefi sul detto l'ione , eh' abbia in capo cattive id^e . . . queftamia mano giuoco; non è buona fallo : Fonne è Ben dJs^rdtr ad altro cht ^ né ta:nto né quanto. :fiata nel Jar fallo Mbtto ec. Mi hai pur cinque r . /»sr cR accenni ilgiuo" in cui fallandoglispesso l^ della mora , il compagno gli ha già cinque. mano, in pezzolina: termine^ di disprezzo^ Merda co di qualunque Jia cosa» ^ Gli affusolasti: gli scaricaci addojfo , giti bel rabbuffo un facejìi per farlorimanere svsr*_ fognato. dalle convalle : JiJìa coni un balocco, di grò fa pafla Così: E^liè dalle" uomo un alle vallade di Bergamo, vallade , alludendcji Ki^ donde fifingonoi z^anni delle commedie Par '? . . dolf bretta : Dante usò lembo per lo pi^ Bretto fignifìca Jìeri-* cupo fondo della valle le* Onde il senso sarà: Ei fiJìa coni bamun locco , e un balocco de piìitorzoni-e sens^t Lembo e . PATAFFIO so Facciamo a tuttiin fretto boinbajarda * Egli ha fatta la fica alla cassetta ghennugio,in civeo ; e delle cionti bocca vecchia e giulivetta Affibbia, In quellaporta Cavaliere apponti : in . O Gianni Kgli è , un rimberciando ? dalle Fonti. capcssonchio che vai tu pur che corra* dì fartciuUj F^ombajarda : giuoco , coli* altro} oggibomba pu preuderji alla cai^^ La fica alla cassetta : far U fiche setta è approfittar fi àt denari avuti da altri m Potrebbe qui Brunetto giocard* consegna equivoco poco onefio la Ghermugio: da ghermirecome gherminelda Civeo : può essere di mano giuoco ineivéare, mettere in civea , che è una specie | ^ di cefia Ridolf, ^0 a . é * , * , . B^lie : c^onti affibbia accocca , rjn-* fiocca Rosei tu toccherai deilatti i Lat. contus , bafivne di molte cionte Burchieh fi a Bocca ; chi sa che 7ion abbia a legger d' aver fatta la C equivoco bocca , seguitando a fica alia cassetta, e corrispondendo quel che . * iegue : In queftaporta ec racconciando Rimberciando : rattcppatido , laceri tome fifa a*patini e vilìa^ duro capajfoné Un capessonchio ; un fto; e fendole Fonti uri luogodella campagna di Firenze , . , PATAFFIO 32 Scufeggia ed à Caparbio sempre va Voi fiete di guaime due melloni : E^lì è un iniccìngogo e piglia'1 grillo? E sempre n'^ha pifciatomaceroni. Ed il purlentesempremai titrillo ; , . , E' avviluppa, e scaidina hi ti^na» Scureggia : verbo ora ignoto, ma probabiU iKtentQ' jrequintattvo di scuotere. Kidolf, di Tosci» Caparlbia: luogo delle maremme «a Ma ; qua fi caput alvei qual sarà la s»:t ? allufione Ci guaime due melloni : mudo fri :itante J Jue sciocchi in sommo grado Baccei di guai* ine difs-ri Bure hiella, Miccingogo: uomo grandeegresso com^ uff' at^ '•miccio goffodi fattezze e di pochtjjima tptudìne ; oggi maecianghera. Qui pi* : alta sopracciglio Piglia'J grillo ri par che equivalga quel di Flauto : Sua di uno^ che foff f^ percilium salir; chediceafi da qualchedolce spe** giunto a farfi solleticare . , • ^ , , . ranza , N'ha ardente pisciatomaceroni : è n fiato sempre macerari // bramoso i Lat. amore è un erba aromatica macerane Purlente : forse quafi prudente , cioè che Titrillo; quafititillo^ frude, che dà prurito. solletico.Salvin. la tigna"//* Scardaflfar Sczràinz: scardaffa. . €efi per mulmsnare alcmo, farnefiraocio e . . I. I N L A T S5 triilo al fuoco , ed ha rafTillov eh-'è arcigna la prugnolatrangugio , cacciate le passere ti fieno : Deh Perdi'è un' . E' ha non una bogia , Per ha per certo quellabarba sempre ghigna • almeno ; di che Dio lo 'mpicchii^ tu farai di meno. il bucato Risciacquale Non e alineno B5 Trifto al fuoco : volgarmente un dormi ai fuoco , che fiiviftadi dormire per furberia f fa la gatta di Mafiao Ha 1'affilio: smanta punto dalla sua pa/Jìo^ Affilio è un animaletto alato ^ che puti£t »e aspramente La pnignolaec. jfiitocca ad inghiottire uri aspro e cattivo boccone ; proverb» Le paflTere s* intende tem ; cacciar le pafere lontani t molejìi e gravipenfteri ner ha una Non cum' un pesce f bogia: è sano ha in-lui veftigio di rogna o d* altra V non . , . , malore\ il huczio: fallema Risciacc^uale tefìa una sonora fìrapazzata , lavata di , ha certo ec. nemmeno ha fanti quat^ trini che bajiino a comprare una fune per im." Reftim volo emere piccarfi, qui me faciampenfilem, dice in Plauto ifuelCalidoro , cht non ave a come notti. pagare le sospirate Non queftabarba- : tocca la barba in aU lo di giurarei tat. Si vir sum Mentre not^ hai quattriniti giuro che paff^rit vedova ^ wj^e le notti. Per . , PATAFFIO 24 Dì ferro inferra,ed è vincliioe vinchi; E* casca , e tienfial palo e a guascherie; i Tu se' incerrato che non ti sviricchi? " Gatta tien'a parete e druderìe : La modra fai di bucherelloJ tu ne Lodura fia la campana del die Farà di gaz^aiiliol bello ; moeon tra , * Di ferro yfic usarsene eflié ec. alleJtr ette , nc sa co- é che pos^ confettura il Rìdolfi y dì le^no» a cut appifl'iArJì e [fere €afw arneji , anche trarne la coTììe gualchiereVctrcbbeJÌ derivazioneda guarà guasco , Sorta dì pianta. Se* incerrato : gli antichi usjvanó incerraGuasJierie : . sì Jìrettjmente che in/teme il separarsene Sei in sìfirei irrpcjjibile j'v(je ? j| to impegnoda 7io;i riuscirtidi disbrigartene I Ridoif , Calta ec. scherma alludendoa gattiIn fra-* gola Gatti fi chiamaci quellich\ son molta l hai da fare ed accorti Ne' tuoi amori trijii ben pelarei merlotti Parete ps^ coti chi sa re per ccwntettire , ^ . . . . * . casa t usò nel Te sor et tu . La campana ed. la campana dcll^albay quan^ do i gatti il lor fregoli^ finiscono le varie Farà ec. di queflo son tante verso che cosa abbia lesi( ilij che vano è cercare Chi le^gefarà , detto e intesoM* Brunetto shi tara , è chi darà Chi moGOne e chi ma, * , . LATINI. 35 Bozzacchio parve il manico e spulezza; cenrello E' gli vuol rafi lì inerti lezza ; Grignaccola pericoì sempre Sciorina al centopel ti pasca V occhidi , . , , La In mo' menando al pozzo pszza d'aTcheiti e' non , la pezza; Bacchio è morto B « 6 bajì"neparve bozzacchiuto , ^rojjo che perciòfi facea berf. ma cioè caccia la polvere^ spulezza Bozzacchiò eioè corto : // t icntìre : e inte7:cleil Salvigli Del refto : Spulezza* come la pula al vento Da^* coinè re, volar via , * * VcJÌ. vanÉ. vuol Gli almi i rafi : viiole mettivi uri bicchieriben pienie / metaforizza sulle baronate, dia in buona misura della se dia che gliene . ; . pazza d* un la superficiale firnificazione non fiiccio filmile quel a , MeiTer Pazzin lavava pezze In e . La Forse . da frigna| fvrse friernaccotà Cento dvnna pel: / ano abbia è da crederfi che non ec. v Grignaccola natura di vino altro poco mo d' ofgi de* Pazzi v'era d' archetti : è una A! : una pozzo di che pazza maniera bi" di Sponderecon qualche vuol rendere In che modo adeguata rispofid Interrogati i farefte Voi ? Duramente rispon^ defii amarezza In mo' d' archetti quando non ri^ , * * fi PATAFFI 3d O CAPITOLO T E R Z O^ °V?Lr è brignacca, bacalar cignato ; »^^ Disse colui ch'ebbe la moglie morta;; E fatto è fatto ed è spacciato (juefto Levai la quaglia, la ne porta;; '1 tozzo e E '1 Ghiucciole dall'aja no'l farebbe:. . , Sentenzia bornia fa aifaibìftorta. Eir* è brignacca ^ uiv secondo il Ktdulfi : modo d'idire , come sarebbe : Cappital l'è una l'è una piccola bagattella, salignacca. lau-^ baccelliere coronato cignato: il Semi reato. Dicejianche per ironia , corri' di'un gigante'. E fra se dice : si gran bacala* Ori,a, re Uh scortare piedee mezzo bisogna éo. Onde seguiterebbe il fenso: L^ è una fava^, Bacalar ^ . t è una cosa da nulla !' Jl *L tozzo la ne porta : invece di guada^nar^| avviene al cacciatorey. #/ ci ho perduto ; C£)me quando non sol gli]ugge la preda, Andar via i esca Ircv. lasciarvi il sacco. '1 farebbe ec No nemmen sarebbe flatotanto babbano ta , per ma glipor* la dècima e* melferGhiuccieU' e tanto gnocco a'piti Dall'aia Juol dirft gofivillanii Cecco dall'aia . . come . cieca? Risoluzione presa alla cieca Se fu e glialtririesce che alla malora non andate comperando, che le gatte in sacco niuno ma, spesse volte rimanete ingannati xavicliarse: ne dee Bocc* J.ab»QÓ4, Bornia :. . .. LATINI* 37 toccherebbe: la camicia II cu! non Doh ! eh* egliè un cotale uti né putì" ceffata ebber male schiaffo, e una Un ciuti: Rozza petarda, lapi, nuti,_e -in*impinzai; In india paftìnaca "Non son minciolft,perchè fien zembuti. E d* umy modo basso ^ che dìceft Ella rimase ri qM^le esulta per contentezza le tocca var che non facendo si gran galloria, Bocc» 32; il cui la camicia Uti né puri: ah ! sì cK e^lie un baccello^ camicia La ec. . . ne 1 Male né pesce; per malo. carne ne : e glifu perciò sonata^ petarda: cavalTaccia che spetezza* Vi cefi a talun per disprezzocome carogna in lapi, nuti e ciuti che Sezut il disprezzo Rozza , , , termini di niun senso son mejjìper dinotarer , lo scfi)cco parlaredella persona di cui'fitrat^ Ridolf. India pafìiinaca la cuccaci: paese ideale come che fin^efid^ sbardellato, M^ im* un graffo gna pinzai: 772* empieia crepapanciaVuol dire ; Così ilBar^ Io intanto me ne fioin guazzetto fa . , . . d* un ontano toh : Intanto Cecco ali*ombra Se la grogiolaallegroa panciapiena;E parmi giuftoil prete di Facciano. Minciolfi : furbescotraveftim.ento di min*» chioni Zembuti : da zembo, che' dice il Rim suonar dolfi gobbo in alcune parti d' Italia I^on ti credere / averla a fare coft mammaluc^ . . chi, benché trafatti. tu li veg^a " scQ-^n maltagliati PATAFFIO 38 Ai pasquals^rvisìo il culatrai tuo , Kuscella ; deh fa *1 forno schiavonefcó } picchè noi fiam da Bienrina begnai E co' calzar del piombo ita in cagnesco; . . li ini Fatti Venne crifteo di un lo teri cicato per un fofjied; pesco ; * Il culatta! : i*usava in Firenze da p:itan^ 2Ìam del negoziocondur sulla piazza il gio^ vine che andava U prima volta alla ho^te^a al banco , e acculattarlo sopra un marmo o J del* ciò fvjTeun iniziarlo al servizio corife se , bottega Ridolf.Pasqual; la . solenne , ToiaJ servizio Rusceìla: scpranncme di persona allorccf^nt^ ta non Confejfa saper indovi* pot il Ridolfi due vef-^ nare qual gergo fi nasconda iti queftt si. similmente ni Cant, Carnale. 34. il toinbol ciamo sì ben facsciiiavonesco e faticoso t Donne volte d Cht senz' alcurì riposo Tre , quattro già fatto V abbiamo Bientina : lago irai Lucchese e il Fiorenti^ fio Begliai: jorssbagnai, al dir del Ridolfi, . , * . per bagnati " lenta gravità , Sta in cagnesco dilìgasoflenutezza Co' calzar ec. con . bero cori ; guaU fla bur^ il muso torto cicato ec* un decó per la limoftna] Un ger^ Na^^ Teri: oggi il tari è moneta go antico Il Salvini che va poli tana, già detta teri dw ffimd origine 1 sempre alle radiche di primi bita che fid teri per tergo , fa , , * . Fogliedi pesco; bisognaeh'efeftanofolu** p 4c^ A r A F F I a Gnaffe ,. fuse* un nuovo Pagolinò' vederti i ìucciantì scerpellatì A ; ti vendichi , esci Baldovino ,Se non frottolar , die tu gliHai trabaldati : Non Qyando V afino ragghia, un Guelfo è nafór E gii ebbe netti e scuccolati Sì dice Per- via s' acconcia soma fato : a fare a , , . dunque: Non gli aveffl tu a portare una^ gerla-dì fané: che anz't mondagliT orzo,preparagliun piattìn gentilei rrtentì'C non è egli so è boccuccia delicata Pagolino;v è fiatoun cieco y detto Pàgo^ lino , e famoso in compor canzonette, occhi Jì'ravolri Luccianti scerpellati; che' , quegliocchi scer^ foco^vedono» Égli avevano ficchò e*'vedevan niente pellìni o poco , un divoratore , ma ma . . Flrenz. As» Esci baldovino: // fai vedere un afinacctoteri : Stando lo l}alCosì d' un ajtno/'Angioli dovino entro d*'un'prato' , Dell' erba firesca^ molto pafce e *nforna frottolar: non ci vender frottoleGli' Non hai trabaldati : // hai trafugatiTu sei un fan» te lejìo sert-za far moftra II hai rubati e , Quando l'afino ec. M^ Brunetto era Guelfo, Chi qui parla in dispreizo de* Guelfi è un fur^ ho che vuol farfi merito presio i Ghibellini e , così trar da loro denari netti ec. ebbe i quattrini Ebbe e sgu"^ pronti Sciati;cioè li ebbe un f opra t altro Per via s'acconcia e e. anche operando( a faro ) a forte, va (alvalìa m affatea mttti . » , . . , LATINI, 41 e connofìca : B^Xi è un cerbacone Cogliervuol queftatira,e scarcasciatoi conoscoti,il cui difle all'ortica; Andar io po/Toa far dell' erba a' cani, , ^ E Bontà Ecco r di te che se' inuccia fatica • , del avanzo i groflbCattani " ' in buon e [fere da se ftejfo nel fuo mede% terjì ftmo cor/o buon da Un cerbacone : urto sc'wccone'i un vin guafto nulla } e vien forseda cerbonea Connofica : titoloingiurioso e hifervibile for^ Così del latitiocunnus da due Jinonimi mata neir 8. dice ad uno : Viso di conno inferiiìOi. , , . . e di marmotta . . Coglierec. scarcasciato , rallentato vuol vincer quejìa ^ara j ed è cioè malconcio ; da scarcaiTato , com arco teso non , modo baffo, cui intendia* con d^ esprimere che non e è punto ignotala mo , malignaqualitàdi taluno Altrimenti: Ti co# mar erba nosco Far erba a' cani : applicarji^ ad un mefìiere di niun prefitto j perchèi cani non mangiando Conofcoti ec . . erba faticafarà perduta Similmente : Fare il lava carboni. Addio miei negozj in , bontà tua di che te ) grazia ( feiun { muc* eia fatica ) perditempouno Jcanjafatica L' avanzo del Cattani ; s^intendequello fcam fitoSoffertodove credeaji guadagno Così l*a« del Gazzetta , che fecondo il Menagi^ vanzo , tal , , . . àruci^va gli9IÌVÌper far ottonacf/teré^ PATAFFIO 42 Alle minonne ©ecimole perdereigiucando' peteri e ani ani , * , iDicervellaró vienlo mazzicando j E metrerai Petruccolo in Quaracchi : E* tocca bomba , e va chicchirillando # .Alleminonne giocarealle mìnonne o alle in giuochidi riiunin-* trattener/i tninonnole^^ eh perderei terejjeMi dice sì mal la sorte afiche deve non fi può perdere : . , . Decimole ec. termini tre fignificantì quelle ^ abili bazzecole fiù mijer in cui può confijhf la perditadi una , che nemmeri ha che perdere, Decimole : da decimo , me/chino Peieri : da peto , corr^e crede il Ridolfi Ani ani : voce delle contadine per chiamar l"anitre Dicervellato ; eh' ha perdutoilJenna* Coti buona mazza vienlo ( mazzicando una } a so^t , . . . nare il pazzo maledetto, Quaracchi; villa vicina a Firenze ove fd il peggiorvtno del paefe Perciò la plebe al cattivo grida:(Quaracchi.Ridolf, Il Jen^ vm , , partito Tocca ec. egliperò corre a metterfiin Jì"* curo ( chicchirillando ) prendendo/i tra^ ì e va in quel JìulloBomba è il luogo privilegiato cui uno corre dietro agli giuocode'fanciulli i in altri che gli scherzano intorno' e poi per non efferprefi fcappano toccar bomba ; donde preti del compagno JforipartQìio per divertir]} so é Lo metterai a mal , . , a . LATINI* 43 : abbiata sai tu , che tantcj gracchi Un farsetto a Milano bianco io hoy di Ciolo vo t'attacchi. Alla canna Ma guarticoda del metal dondò ; P'gh 'l farebbe alla benifatta , chi 'n terra '1 cacò* Che fìftol venga a A queflotratto tu pur hai la gatta , Per Sl vede che ne sei Per abbiata: per prova maejìroa tue /pese? dacché tante" sfringuelli Simile : La linguabatte dove il dente duole. di Ciolo i è noia Canna la favola di Cela Cielo, padre di Saturno E il Ferrari dice 0 che ciolo fuona prefsoi Lombardi virilitatis Ferciù precede; Un farfetto a argumcntuin Milano ec» Ma guarti : ma guardatidalla coda à^ì metal dondò , cioè della campatia, che è una fu-' salvo ti fia un capejìro Ma ne 'L farebbe alla benifatta ; modo esprimente iin animo pronto j se gli bene, a far qua-' venga corta sema lunque azion riguardoné a benC" fzj né ad amicizia Rtd, A queftoecé secondo il Salvini noi direm-* tolta queftagatta a pelare In sì mo : Hai ba^* che non intrigato affareti sei impegnato , Jìerebbe a Capocchio ; /'/ nemmen svilupparlo quale pensa il Ridolfi. eJFersoprannome d* un barbiere Per verità ha da e fereun gran nodo quello, che col rasojonon Jì può sciogliere . . « * . 4 * . . , P A f4 fonder t A F F f ©^ faretene a Capocchio Molfa schincii egliha più d' una natta:'. ilare in penna muda: che se' crocchio? Non La treggiapur di Berta , e di Bernardo : m* hai per cazza vela Tu e per ranocchior Suo clientelo egliè, perch'èLombardo; accia i'arole, clic le son da cuocer Che non . , Molta schinci : ti vocabolario alla voce Tizfm il suo solito dimezzato quejìo cita contro ^ che non vuole autenticarne le due verso : segno Egli prime parole, che scorrete crede il Ridolfi, arguisceun poffareil mondo ! però sènso n ammirativo , come ^ Penna muda E^ : queicambiar di penne chef fan gli uccelli; cosa che li rende chioccie ma^de' cibi organici iaticci per la dljìpazione C9^il Signorde Buffon Non te nejìar" nC insegala se' crocchio Jiaipoco bene ?' Si : forsrè tapino detto che usafiqualor La treggia ec. fiamo' attediatidi udire o di vedere sempre io/iefoi^ lì Rido!/. fiam sempre La : E dic^/Iìmo come dì traino senza che' rote treggiaè una specie da bovi; Jì Jìrascina Tu m* hai ec. tu trihai preso per un facchti* ^ . , , . , // Sai'Gazza vela : uccello di poco conto vini crede c/ieJta qui ^er cazzuola , vile ani" no . ma letto d' acqua . che ti son //'buttan certe parole ^ /*ac"" bollente, con cuificuoce quel ranno mano Fatte ho lor tal bischenche , Che chia- Parole come c/j.- . i ec. c ilranno pajuoli caldo.Buon* Ficr,/^. LATINI. 45 giardo.^ ugiolee barugiolecon Tra leppo JSTon merron 1* son Ed a •Kon ne Tale 1'uva e , già palagiaio e non gambe rovescio fate , , sf^rir.accia: vuol litri ; taccia fecìon gran calaijio, né zittì eh zi : chente truce i ? scimunito a . ., e : in tutto ugiolee barugiole per taf-* te. Con giardo; con bgjej sebben giardofia che ^vien a pie di amenU quel f^onjìore propri cavalli Ridoif. Leppo; puzzo d""untume cH abbrucia.L'uva sfarinaccia: s infracidadetto di chi va in ^ovitia fenz"chèpaja Non fan fenttreil puH* Tra . , , 20 , dano danno in malora non a divedereà ma hitauto ti ma^u . dsl è la corte : da palagio ov Palagiato ih pal::^gio in Totejià Metter uno Jignijicava lite» Ridoif Si dice Firenze attaccarceli una , . , di al non le Ittij amar intanto io ma citato son Potejfà A gaiiìbc rotta ec. sebben colla tefia pur volta ; fi venosa ad una una. taff^a fifinisca ad una ccmpofizione Veggiani di fare un tac». , y . ciò seco, e darli il chi Serv, 4. Calamo : manco, clamo .quafi , che fi può, cioè clamore , Cec^ schiiu^ farne zitto: 7ion farne motto. Tale ec. modo di chiamar da lontano una. persona , di cui non fi sappiail nome j quajl zi zi Chente trucci ? Che treschi^ : fibilando mazzo. Non . che/ai? Trucci fi dice a^liafini E,id* , A6 pataffio Infaonato rifritti Le calze egliha rirate , ed è baliro ; Ed ha rotto il bifolco , e la celloria; E alla barba l'hai inuggiolito. di queftabaldoria ; Ecco susorno Caccabaldole s' usa , e chicchiriò ; che sete in galloria. Scacco alla capra, e , maceron , infaonato: livido. Sì dice di piaghe inveC" chiatc e incancrenite Maccrone ; erba poco buona e pjffìma poi rifrittaPensa ti Ridoìfi . . , che quiJi parlid' am'ciz'e rattoppate , di cut poco è da fidarfi0 scimunito^ Jìapur ficuro che san piaghe vecchie , e maceron rifritti Le calze ec. tirar le calze jS baiive vaU , fattoil colpo £on morire Ha . . . . Bifolco : // ventre per ischerzo , quaji biforco; cioè queU il corpo limano la p.nti ov ji divide tn form Che fta nel lago dalia forca in gRiso ca Ber7ì. Ori. {2. 4- 35. Ceìloria ; la collottola. Ha rotto egliè crepato ec , , , , . ^ : inuggiolire far venir / appetito Inuggiolito ad::scare In sua malora ( alla di checcheffi^a in sugo barba ) /' hai pofìo ca^ ce C hai fatto , y , dcre . fumo. Baldoria : fuoco d^ allegria. Caccabaldole e chicchiriò ; parole e ficezi^ fievoli ma e fallaci JLcco dove la. vane iufing : /;/ trnppo'e ed inganni ftfìjva a finire Scacco tratto injìdioso ec. per trarre alcuno Che sete jn gallona : giacche in prtripizio. la cat* il coprir in ter,ipjdi bagordoè facile riva intenzione e far il colpo Susorno ; . y . , . 49 PATAFFIO Ucci col pepe! v*è di pie d'anguille, guadagno di Berto alla ciriegia ; E leronti a ragiontre volte mille. Del Feo buifetto io ebbi da Vinegia che voi ciripiate E vo le bonette ; Il , , di cappucci Suol d'trfi accorciameiìto di maraviglia : Cappucespre/Jìune ci per enfatica ! V aggiunto col pepe ìicn è che un deter^ minativo dei tal cavolo ; quellotioè cR è bue,* Ucci : . col pepe Ridolf, condirft che non Pie d'anguille:cosa la efifle^ come J^'è da sguaz^ materia prima degliScolajììci è copiadi pie / anguille nel graffio } v zar , .no a . . hanno che non ne ta Il guadagno ec. og^tfidice : Avanzi di Beri muri per vendere / Ciregia, che disfacea . calcinacci.Paoli, Mille : Jì dice ftar sul mille , e vale /piegar' al proprio grandezzaSuperiore Jìato,^ Ben a ragionepuoifarla da grande ricco di pie d' anguille e de guadagnidi Berto, inteiiM* Feo; fello cattivo Salv- Dico doverft di quaU nome dere buffetto del Feo, ed effer Belcari fra^ Feo come che famoso panattiere Buffetto ; aggiun-^ gli ant'ichìverseggiatori fare io di pane-, bianco fino Noi sappia m certa Una , y . , , , , , èì buffetto Piià bianco che non voftro ciuffetto Cant, Carn. 34. Ymegia : ofUria di Firenze in che s usavano Le bonette : le berrette, ancora il pan . . dal tempiinvece de' cappelli ', que net . Frane, bow nf LATINI* eh' è di Liegia; Esch' io di queftacappa, Perchè cacare , e otto fann© sette vi rincappo» S' i' scappo , in vita mia non Scazzica , mozziconi , e le civette ! Mogio mogio e' scendea , e sparadrappo-^ Coi fuscellincaendo oggi t'andai; C Srun, Lat, . Esch' io mantello ; fi suol dire cavarne cappa o e vale trarfi dejìramente fuorad^ utt intrigomeglio che fi può Di Liegia: dt fan^ dt Liegi Il Ridelfi no ; e spiega leggedileggia che già rompendo/i fa jar trifla figuraa. ec. . , chi la porta Perchè ec. . al dì^ con: ; troppo ci fi/capita 'iOtto fi troverebbe ne conti , cA/ bilanciar vo^ iefei' introito della bocca colf efitodel vsn^ che sempre meno di queth cain^ tre reftttuijce , trotto . Scazz'ca menti i enfatiche esclamaiioni, esprit alterazione e lo sdegno deW animo ec. tre • Ridclf accia panni; '.flr Sparadrappo sparapane che per uno par voglia divorarti cogliocchi ; intende d''un bravazzo e s Se ne veniva loc-^ locco ; ma co gligirav^n pel capo de cattivi co/wf . fumi di [fé:Te appunto volea Caendo ; cercando ; che prima fi difé chaendo dal Lat. qusrendo. Cercar una col cosa fusceìlinoè cercarla colla più minuta diUn lenza e y . , IP A so T F A F IO mi fai caftrafìcaper carappo. Jl nitfol tu hai levato semprcmai : Deh ti paja puzza non ; o tu , o io ì4ancinocolo se'; l'epapinza hai. Più che la pazza il figliuol ratio: va Fatt'è il becco all'oca , e salda e bella; Vin da tre V fa pipitaitantio. Tu fai ce, tu mi rendi mal per bene; caftrafìcaun atto Ì7igiurioso e inten-^ ejfendo , scherzo o una carezza, dendiifi carappo pir vno mi Tu amorosa . Rtd. nìffo // naso, 11 niffol ec. hai arricciatoil chi sciite cosa che fuzza come della persona trovata rispojìa , Du , i^ esser , Mancinccolo : guerciodalt occhio mancino , Rem lyumine l;tsus., pra?ftasZoile , niagnam si bonus es. Martini» 12. 54, L'epa pinza hai pienala pancia S'^i briaco Va ratio ; il beiCimbuJìo scappa via ratto h^| . , € veloce ptucchèun pazzo. Fate'è il becco alP oca to , la è cosa fatto il becco fatta , Non all'oca. : il negozioè fini* v' è rimediò Lalli En. 3 i è 64* Die-- detto U novella d' un oca artifi^ ad cia le , Starvi t a ad un giovineper tntrodurji donzella, Minuc. Malm. 1» '\'^^ una cioè Vin da tre Vec vino di tre Vendemmie €Ìe al origine ^ ; effendo fa cattivi effetti to appunda bevane la pipita un male causato a polli è ch:^ non da JhintiaPar che voglia dire antico affaregiàtran* mai utile il rimejìar 'un qutllato di tre anni , , . , Latini, di e fiftiggine Mala 51 chi : rappella muschio a gallo. -*Ctnabiato io ho per certo Ve' Tavola lassù , vedi la lleHa Pel fango ha tratto *1 cui , eh' era vassallo. ben sonare La gicherapotreili : Tu se' troppo ghignoso, orezzi al ballo . . C 2 in luo: dubita ti S alvini che fi a Fiftiggine Chi torna a riappellar$ gQ di taltidiosaggine i più molejii taccoli s' aspetti e penofi . . Cambiato in quanto a me rato cuni' so» ce. non di ricever galla per muschio , purchénon aveffiad entrar in liti Ve' Tavola ec. teme quiil Ri delfi di qualche scorrezione Il S alvini rimarcandoci ite la per detta sido dal Burchiello ; pa^j tramontana di sì interinante lito scoperta ci lascia al suo so. . , , fango ec. s"è tirato fuora i^j^/'i/w/f razzia 0 dalla miseria. Era vassallo ; ciflava Mi parrebbe che fi potesse riferire sotto élla IteIla e intenderfi esser già sorta lafleU la mattutina ; ed esser tempo di far con suoni Del . , e balli le mattinate , come appresso segue . gi^a flromentomuficale molto usato da giocolieri ; dal Frane, gig'-er , danzare QuindigicherosofeflevoU Se' tropj:© ghignoso; troppo ti piaceIt^flaOrezzi; ranelt , re in fefla i da ghigno, riso. venticello Q/^/ scordo un sospiri i da orezzo dialogodi due persone una delle qualiinvita all'allegriat altra la riprende , La gichera: la , , . . , » , y . Pataffio S9 zarle mi moftrò , non mugiolare; E fece una barufta co'gagliuoli; Fasgibierolase' col tuo belare Deh ghigna un poco, e moftrami i fagiuoU, Al tempo farò ben delle magliate, cavriuoli, Quando le micce saran B sonvi le madonne aggrovigliate; Le ? mugiolare : lascia una volta di pia» gnuccolare\ e^lt mi fecevedere quaìitoglivai" il dente Zarle ; zanne » a suppojìzion del ga Rfdolfi, li i o fimi : per interiorid^ agnelli Gagliuoli èia giglio secondo il Ridolfi Del rejiogagliuoloè baccello Fece una baruffa : ne fece S'è arruffato tina : mangiata;come direbbefi un con piattodi maccheroni ..^ Pascibietoja ec. e tu co tuoipiagnìjìei ( be^ Non » , , . . lare ) iarda. sarai sempre un bietolone" un pnppa^ che fi mofìranridendo : / denti Fagiuoli Magliate: azioni da bravo,smargiasseriein linguafurbesca Salvim Aneli io soggiugne r altro farò le mie i ma aspetta ec. Oliando ec. aspetta che V afinediventin ca^ • , y • , , priuolt; cosa che non sarà mai . Madonne : / divoti del Salvia aggrovigliate ni intendano mataife arruffate; e tirinoal pro^ fofitoil prov. arruffar le matiff* per fare il che senza rufiatio A me sar/vra gergo possa di vere donne raccolte in lietogrup'» intenderfi pò fer U già d^ttefejìe . . LATINI. 53 ha il più maleiiutie; le traveggole E culibando fanno martinate d'alfabeto i*emme Cavando sempre , roder sott' ombra Non cece, m'insegnar E . Picendo ; i'son di que', eh' aman BuemmCf a=« alluctnamento Malcmme: Chi nel viso degliuomini legge uomo V emme Cmo , Ben avria quivi conosciuto Dant, Turg* 23. // hrtcccm in mezzo tanU a Le mal : traveggole , . . madonnhìt perdeil lume dagliocchi, che pres* Culibando : culettanJo , sculettando^ ballando Martiso il volgo ftgnrfica Ridolf* che gli amanti nate e cantare : quel sonare fanno 0 fanno fare sul mattino sotto lafine/ira deìi^innamorata j ficcomiserenata , queldelU . sera . Cavando te, facendoil goffo il semplice ; ^ la gente grofolanasuole nelle parole mentre latine non far sentirein ultimo quefialettera^ noftru Rid, : Pane e dir per esempio . Insegnare ec. voler copertamente far da mae^ £ affettar e scioc^ JìronelC attofìejfo ignoraiiza chezza Dicendo . ec. sempre con una fìudiata smorfia ^ tu d' e fereun ripetendo ignorante.Avere Itudiaro in Buemme ( in Boemia dal Frane, ant. ) fi dice in gergo per non saper nientei com cs» set dotto in Buezio, PATAFFIO 54 Molte Che TS4a pollezze di queée non grecc fé già per tre oche il detto loro, , e 1' altro fece* toro tofto caderìa,che '1 cicco agnello, volesse quel che die martoro Quando quel che A l'uno che '1 fiero intervenir Porrebbe Più que' che a non Pollezze il ce. d' Abello lo sangue sparse senso t /' ordini » della ttr^ che ( fé molte QueR'o lor parlare d' ingarbi/gl'ar pollezze ) fu capace parecchi; è: ztn.x , A vede potè però mai burlare chi tutto fictherann' eglino quefta pollezzola me non dietro Pollezzola Lasc, Gelos. som propriai* non . . le tenere mente Per oche tre delle cime : suppongo piante . che valga per ch'ih batbocchio cotale potsa rejìarci Vn mìnchioiìiito Così : Dar fieno a cch" volte tre . » , di (fé : // Petrarca ec. que*" etnispero; e queir altro quello Ma non creò a Che cioè , Dio Potrebbe . mancherà ? non in cui chi- vuol soverchiare rtftìal un tempo che sa disotto : baRa che lo voglia quel Dio del Rid"lfie del i tefti i Caini Contro futiire S alvini che leggono cieco agnello correggo sca contadinecicco agnello ; effendi cicco voce vale piccom^ che s' usa e fanciulllm co ? mentre e e chi sa , , . , y ìino . PATAFFIO 0 Dinoccolato rimase a Hiezz* osso , K fecene la salsa cammellina ; arcidosso E dipoir appiccainn ; Egli è rimafto in calze , e *n cappellina E non sapea le fitte del maccajo: Adagio pur , che cova la mucina . • Dinoccolato : rotto , spofTatoAtque exos-» clet omni peólorellu6lus Lucr, 4. sato alla bam Salsa cammellina : equlvocOfallufivo cammelli , e cot va^ che gettan dalla bocca i iki sovente JìannovU Ivrdan coloro y eli ad effi tini, Rid, Vn arcidosso: urt arca d^ oss9y un cornetto* 1'uncino fra tanti diso* Similmente attaccar nejìiequivocidel Boccaccio 40. E* rimafto ec. é rejìatoin farsetto \ ni coni un merlotto spennacchiato ; ciol con uscito $ochicenci indosso sbalordito e confuso I/C fitte ec. // Vocabolario l*intende per] che sfonda t non terreno re^^ge sotto i pia fi Jicchèa Jìentone poffauscir chi e incappa -Maccajo; luogo in cui fian baccelli ; effcndo: il macco vivanda di fave ridotte in tenC" una laida di, è rnen ra pajìa V interpretazione . . , 1 . • , quella del Salvini e' Mucina: gattina.Oggi gatta ci cova, Un esule di Firenzi^ da temer fi sotto cesa . , a scriffe CojimoL queftesole parole: l^a gal che sebbeneet noti lina cova dir vi^deffe ; quafi facea schiamazzo pel ricevuto efiliotramava^ Il Duca nondimeno gran cose glifecerisponÀ , . LATINI. 17 sputacchioattifnfial colorabajq, 8cottobrinzolo carezze ; ed a ghiri "Martaniccio the hai gozzo panajo. siri voftra cogliail can la tiri: vinfi e poi 1' aggavignai La pugna : Io mi , , 0 , , schizzo ammiri* All'aflìuol col buono C_5 che la gallinapotea covar malamente, perchè era fuori del nido Paoli Mud, Tese* Mi sputacchio: il S alvini lo crede detto Attientì al colombajo: Ja.ttt m sporcamente dere ^ . . salvati cajìacolomba. Scherzo amoroso. Scoiicbrinzolo carezze; d» la crederei una che sovente di nucvb nascon ^uelCespreffioni trai brio de""lepidi cosa parlatori ; e ji^miìchi pie dola ma cara , come giojuzzamia , carez^» cibo dell'ojìerie mia brinDa 2a scotto , e , 2o\Offorsecompii Frane» un brin de pain. A ghiri intendere ; /'/ Rtdolfi giudicapoterfi altrimenti che a lupi" cioè va che t' m# non dcvrebm E goino i lupi, levamiti d' intorno Se ejfer di colui , a cui fu detto attenti rispqfta là y , . . al colombajo. Mattaniccio da zo mattana , rincrescevolc; forsefajìidioso noja Gozzo panajo;hai un £o^ ; , . com* un otre , capace J* un L' aggavignai : vinta la sua chiappai per collo le gavigne , h di pane l'ac^ rejìjìenza tenni ftr"tto pei sacco . , . Air a^uol ec. il Ridolfi scorgi ìuQueJiover^ so un sentimento da offender le cajìe crecchie Quajìurli) risponde/^ che fatf Affiuoloi ; Ju . 68 PATAFFIO vogTiadi giucarmi sconcacai : la cappa Martin perde per un punto ^ Del ringhioseppe lucherai e tutto Koo in cui di troja per grafiunto entro ;, Per r , Ma Non terra terra . batìb fondo a rosecchiare , o itoinmi. magrettinospunto . uccello sulla cut fronte sr alzati due penne a guisa "//'corna i onde teiiad' alHuolo è detto ing'iuriO'-* sa ma la mira. agli ammogliati*Ammiri -.prendi ad esprimereeh' un Martin ec. dicejì mtnt'* accidente porta talvolta seco ^ conseguenze maggior importanza A un certo Ab, Mar» sulla porta tino fu ritolta /'abbazia ^er aver del monijiero ; Porta scolpito patens eiio nulli claudatur laonefto ; e aver affifounputito dopxy dèlia culli . , // che rendea un senso villano , e ma^ la sua ignoranza Menag, niifejtava Del ringhioce. die a veder la sua rabbia^ anim,al che ringhia e digrignai denti» com JLucherai : aneli io feci fronte del tutto sde-* . £itosa ; da luchera aspetto Un tano-» fti-cocom' un satanass©, che la luchera avea giuftodì Spillo Son. Contad, Spilloera uno sbirro di qus'tempi modo laido per dispregiare No» entro ec. vna cosa \ sebBen capace di darne diletto iVnalments Mt non più eh' una troja; non so poi , truce . . , . "Jiefarmene . rosecchiare : ncn d'ngltanimali ifi amore, Non sr noTi Jf-nJiòe entro ec. consumato dar ài morft; tolto É* rispojìa a chi dis^ Magrettino spumo j secco ; magro commuti chioda.. L * , E ..•??...'..,,. . -, A T I m 1 5ir . ."^..i?.»-•'»,•?'' •^•..•^\. .»•%,'?•»••«.'•«'^?•.'?•••^?*,'*-'.*\»**-»» ?*..?? ,.-?*•.'?i.-*'.»'^*»^ ?..^•...?•.,'*',, la frignaspaccioinmì : iingliiozzo con dia Dio a chi lasciò l'uscio aperfo; E con rimbrotti a salincervio alzommi Schippa tofto infardato scoperto Messer non ini sbranile e da buon die Co!ombo ftava ìr\asserel diserto. E così si racconcian le badie : Gu-ardici noi da' funghicacherelli del Dialto , e Fantasie Ài nome Pace , . . . C 6 Singhiozzo:palpitoconvuljivoche suol sue-* cedere ad un^ujioso pafto ed è segno del fat* ^ , buon prò, Salincervio : ^ propriamente ungiocodefan^ ciulli che fi saltano a cavallo un delC altro to , Schippa: scappa fuori guizza coni anguiU la che fi vibra di mano al pescatore Non è lecito il più sf'ie'/arfi mi sbranite : non Non ^ . ., mi Jate male detto lezioso ; . ftava : era già del tempo che fla^ puro colombo solitario sulla sua maz-* Colombo va come za Stnz Le bonis ad alcuno acctfiarfi badie : così s' arriva prejfo a in^ metterfi »? f^r sojianze Al contrario; Di buobadia fiamo a debole cappella,cioè di ncr-K na chi fiam divenuti poveri , a ^ . . Funghi cacherelli ; che nascono ad trat" un Jìerco Non piacciaaL^ alto Dio e agli Angeli che tojìodallo Jìercocresciamo j» grandezzaa somiglianzadi ^uejìi funghi F^LUm taiie : gli Angeli che per mojìrarft a nof fi ve^ Jìondi corpo fantafitco to dallo , , , • PATAFFIO m tutti Caorfinì , e Pitton celli Quand' i' odo aìle ghcgge, molto gablx); farem de' biancheili Per la famiglia babbo , 'Tatruelle coniai la mamma e Dolce mataffa ; di predente mona abbo In su lo ftomaco un cocomer E , • J/ Cao'rsj PlttoncelH : del ?oi^ Del segno E però lo minor giron suggella tu» Dant* Caorsa Inf. Ji» suo e Sodoma e di cui Ivi Caorsa è per usurar] e barattieri , Onde Brunetto dovea effer pien quel paese itivi tare a ( gheg^ Quand to odo Jifatta catiagUa vtìoX" delicati/Jìmi; gè ) beccacce, do 2 a pratizi Caorlini : . . '. . fo beffe Rid. Farem prejfofimran^ e e. perchè i loro figli in biancheili cioè in fagiolisecorido la nò crede il Kidoifi linguafurbesca come voci floY" Tattuelle coniaìia : tattamelle o gabbo XQ molto , me uè . , . , , fiatedi bambini che balbettano qui imitare il linguaggio.Tato eiulli per Mona , airice: U jion tutte tattemelle da, ci vuol altro Ridolf abbo : ho in corpo cOcòmer n crcpa brogli soprannome di femmina immia graziosa qua/idice [fé:Madonna : cot^e oofìreson bambini di cui vuol dicono i fan-* fratello matassa , , - e ; t non pajfa € y . cose , po(fodtre ; come cocomero lo Jiomaco aggrava U . che n^ chi LATINI. ©roppa non ^i tien madonna la vegnente ; neo Deh e neo ; cigolare , pur non coiluma mona Ed ha una ogliente. col manco ~I1 meiTerino ftorpio Sguazzerà sorso dabo Non a a sbacco , ceterucolo te faentina ; e meo » Groppa non tien : non porta in groppa , non sa soffrireLa vegnente : la graffae frescai che fi dicon vegnenti, traslato dalle piante quando san rigo£uose farefire-» Non cigolare: non cinguettare ,non pjto i tolto dallo Jìrìder de'ferrio de Le carru^ cele nel fregar fi Neo neo : non far neo neo , cioè non fremer tra' denti . , . . . Mona ogjienie profumatanon fa vizio suo Il meiTerino la leziosa , madonna altro che una : cosa la è il i uno 4 so , noto allora ce. »« tale Jìorpiato nella frallebettole , ma* ^e le taverne • Ridoìf, Sguazzerà fiel vino { ) bevendo pili non poffo lì salario sguazzar bricconeggiando fìucn. Pier. .Sbacco : crede il Ridoifi che dell'ofieriaFaentina : una delle fia il nome sorso a . . , molte bettole» porte di Firenze i ov eran dabo ec. fi rivolgead un altro : E del Non bere gli dice y a te non darò già io , bello il mio coccolone Ceterucolo ; QetrÌHOlo wm^ , , . senza garboné grafia » 65 P A T A F F I O i""^^O?'"0•";V;""?•;^^"':";"C"":V^?:"^":X:;"^"*^ Mencia Al è la buona non di San nome panichina? Gal c«' gran e cuffia , e bendoni ha gina» non Egli è pur cuore Sparagi guaraguailo e ilranguglioni, Pilatro,marcorella e petacciuola: , , , Calamandrea Deh metti un bocciolon marroni. e , in tavola Vivuola pane ,. Panichina : è un tìtolo, che fisuol dare scher^ zando a donnei di cattivo odore Qiialchebuo-r im». na jianichma l'ha meffo nel capo queiì' . brarri Sacch. . Bendoni da jhis.eche pendon dalle cuffie O' di tejla si d* uomo che di ornamento altro ftmmhm Egli ^ran gina , ic6. ; , . è ec. cuore e non vai ftre "t vederlo berrettone gran riferite ^ non e Rodomonte un ; è p'i e no» ; Jia ^uattrin di un scflanza. erbe che crescono in : Sparagi guaraguafto di paL : r^wcr/' in forma fujìo Stranguglioni htte in sono scjìanza glandule Ecco cosa è cojìui qMejfuom.icóattoli feccioficom : son jujìiglavdulosi nervo e dt , , . ^ y "? quattro erbe medicinali , o pur»* che pur fiJìendonoin fufio frigide , Pi latro ganti 0 ec. • Bocciolon marroni ; caftagne groljecome boC'*ballocctonnl ce frizzo Segue lo ftejjo Deh oh vìa , al diavolo fiffattt metri ec bubbole penjiamoa not : e tu o Fivuola ^.ettt in tavola. ViVuola ft cred^ dal Ridulji 'un garzati d' ojtc «^ , , . , , PATAFFIO (?4 sai biflicciare: ha de' fiorini« La schiazzamaglia non arrabicare ; Cusoffiole! deh non Ed ha cacciato V aglio, e anitrisce » K le cervella die a rimpedulare A mal in corpo co' granchile bisce bertolotto A tu . an-* Bfticciare : garrircon alcuno , mot reggi col p.is^ dolo e proverbiandola ; a bertolotto , sarsela franca Così mangiare a bertolotto , , mangiar òagHa i ; pie»» spendereSchiazzamaglia senza . fecciadel popolo, ^ d^immir azione e di sorpre^ del come sa, caj)nen ! Lat, para?. V acutezza S alvini giunge a vedervi un gergo di queUoU fianfi in cui, che segue apprefjoNon arrabiti prendercollera eare; non Ha cacciato Taglio : pensa il Ridolfiche è cailrato Jìccome in tal senso^di^ Jtgnifichi cefiaver cavati i fagiucH , che coglispicchi de ir agito hanno qualchesomiglianza E 'àvàn trisce : eppur nitrisce contuttociù, coni infoca* CusotHole : voce , . , . io cavallo* il perifare dule propriamente dato il cervello delle calze. Quindiaver è un motteggio che vai non é rimpedulare di se, come se fifo fé mandata averlo preffo Rimpedulare : è , ti risarcire , in corpo ; inai talento , e come Co' fTì'dlein corpo. A mal àixche perchètante - fi spiegadal Inarchi ; Di volgarmente a granchi ; quafi con dui attribuì scon(j a ìue^ se n ff dice , LATINI. é£ SoiKanfi in cui la mattina a digiuno, noi ghermisce# Cardando, perchè teme dice ognuno ; Tu se* né dura o mezza , ha buschia , ed è una E non gran lappola; Non ti fariadel melarancio Jì\animale * Onde parlar com' un pruno, granchio p dir de^fattialtrui» un cioè andar molto avanti nel Le bisce : / mormoratori , cke sono appunto C(M bisce sorde e velenose, Rtd, me ckù Soffianfiin cui : è un modo della plebe, fignifica motteggiar fi e dirfi mali scambievole mente-, seguendola metafora delti bisce , d» cui è proprio il fibilare Cardando cardare e trar fuora il peloa* : pannicol cardo i qui metafor,per mormorar è presente d' un altro mentre non di ^uafi Mezza : qui co 7Z aspri in senso maldicenti sai tu che dicono^ fracida Cote/ti Ognuno dice che se non sei tu fracida, nemt* s-^iacerba ; che sei matura men Buschia : nulla. Lapj^ola ; dicefi a persona erba, che facilmentes* attacca , come fa quefi' alle vefii E dicon di te : EU' è una femmina, ha che firacci che non è una chi ; ma lappola , s' appiccica a quantile capitano ti {aria ec. nemmeno Non è buona a niente; dal mjlto cavare ve anche saprebbe il poco , 9 da un lenzuolo un berrettino» come dicefi . . . . . . PATAFFIO 66 Alle guagnespoleegliè trappola; E ben son di maggio tagliarfì: secche e iftare a gambon. con Non una chiappola. cintonchio a scantonarfi ; E^li è nuovo una , K ben Che conosco chi è , Marzucco ser , fornì cerrete! per rimbuscarfi. Alle alle di giuramento, co»* guagnespole:specit me guanguele cwè per lo S. l^angelo A le guanguel ch'io v* ho ir«r/c. Guanguelo Fìr. Bell, Trappola ; è un pur dato drento Jurbopienodi sotterfugi Di maggio ec. quandointerrogato taluno^nor» Si : rispondea fropofito fi suol soggiungere si di maggio. Rid, tagliaronfi Illare ec. non prendergara -, non Non ti mettere tu per tu con a ma frasca( chiappOir ^ . . . ? ^ , la ) con scioccherello uno il Ridolfi Cintonchio: fi dà per 'vinto in // quefioterzetto , che ha per molto scorretto Salvini col Vocabolario intende eintonchio ptr . . vn le erba Lat. con mura centuncuìus. vegetandoper Ella di effe potrebbein-* pregiudizio , che cojìuiè in danno della tenderfi altrimenti eh''il cintonchio Ma non sua casa narfi scanto- . e propriamente sfuggirevoltar canto centuncuìus è anche una ciarpaa pezze di più colori. Direi con maggior connejfione che la suddetta chiappolaè appunta corriun compofio di cento colori e di cento facceper ischermirfi', il garrircon Isi € che perciòè vano che Cerretel : forsediminutivo di cerretano a* pitocchiRinìbuscarfi: rimetterji iuol dirfi è , , ^ . , . LATINI. Ma è fatto fera 67 aducpo insalato il baccelliere, non Prato a rocchio avrà Perch* e* fia frontezzuolo E Buggiano , troppo ciucco egliè vertecchio,ed è ciarpierei iti averi, Rìd* , e • rimbucarfi leggerei Io ; aven* che Turg, 6. un ser Marzucco, finìJrate minore // senso sarebbe Quandori dico che colui è un cintonchio so fuelche mi dico ; perchèso ben ccncscere chi è reaU buono y coniti buon Marzucco» mefite di minaccia: è ec. Non suol dirjì per modo dofiin Dante . . , è ancor Non scoti*' seVa , cioè v ha tempo a tarla , ce n avvtdrem.o Prato è occidentalea Firenze i e perc/ò è una graziail dirfi ch^a . Trato non fia Lat. ancorai ancor giuntala sera ? Àducco : sdhuc. Insalato aficràcaro al baccellone il guflo di quel eh' ha veduto i die end.fi ella ni' è fta« / è dovuta pagar ta insalala cesa una ifuand' , . bene Frontez/Aioìo : tefia picciola Rìd. Benché cervel di è un quel eh' ei fa , lo faccia perzfi e un gatto aftncneCiucco per la rima in^ di ciuco , afino vece Buggiano: ccptrtamente per titolo ingiurioso} così mandar uno al borgo a Bucjgiano, man^ darlo a, farft intende vertecchio friggere Il Rtdcifi per ingannatoreda verta, rivolta di rete pescherecciaCiarpicre che : faccendiere x , . , . - . . -y . tutto acciarpa. PATAFFIO '68 Col cerbolato ftraluna alle due Ed orochicco , e traspalline pere E fé fascina,e non ftetfeinfra due; In su la fiepeegliha gittate il giacchio! Tu li raffredderai a darle 'n due • . Cerbolato : /orj^ da cerbio. Nelle rime del Sacchetti ; Fiorenza mia , poichédisfattehai JLe cerbiatte corna ; cioè gli Vbaldini , la cui di cervo due corna arme eran Intenderebbeji che con uno di cotejìa famigliaandajfeeglf { alle due ) di notte in cerca dì vaghe donnCé ©roehicco : gomma dalle donne per usata acconciarjit capelli le Jìejfeornate j qui per donne crede il : trasparenti come Traspalline , KiJolfi Traspallinepeie sarebber ^li orna^ menti che dal collo o dagli orecchi pendono delle femmine , detti così dalla lor figuradì ? ' . , , iera , Fé fascina: fìrìnse subito il fardello , ve?irie alle corte ftetre infra due ; non Non perde . wi momento a Giacchio ':è risolvere • una rete rotonda da pescare Quindigettar , il giacchio sulla Jiepeè far cosa inutile che dannosa ; mentre vi tanto non la rete anziché pescarvi fi Jìraccerà 'n due : detto à^ giocatori in cui Jparle , ArbitrioJìa il dijìrtbutr in due o pia le carte volte Kid, Il senso è mordace : Bada bene , f ave^^t^ che non uriinfreddatura col a pigliare « . tanto affaticarti. Sf LATINI. i scabbiosa trambasciando pacchio: Eccoti belle celere sbadiglia, E donna Lippa ne riposeun bracchi© I jD'un grosso martigncn le calde tiglia Tu nVh^i polloa piuolo, e va' di nasse: Per bargagnarespesso si sbadiglia Della • . Scabbiosa; erba aspra ed amara , già confusa, colla ftebe spinosa Trambasciando : con ani" òascia Pacchio : mangio; modo baffo Man^ gio veleno , che dicefiquancTuno fi consuma di rabbia Belle cete re ; ficur amente per soprannome dì qualchenotajo, di cui è flUe empir le carte // d'un mondo ^'eccetera. Ridolf, Sbadiglia; Sa/vint r ha quiper indiziod* appetito venereo. Lippa; per Filippa»Bracchio : per braccio, misura ; Lat, braciiium cK è anche una crede il Rif come Martignon : cojitadinone , dolfi villanone di buoni lombi .. Tiglia: ca^ cui e su fìazneirojfe allejfe ; ovgi tigliate , Ardi^ men cnejìamente / ct/uivoca in Toscana il verso tutto SCO .prender per un espre^Jìone ammirativa , come corbezzoli! Pofto ec. m' hai piatitatp un coni afino, te chi legatoilgiup ne sei scordato di me j come al piuolo,va pe* mento fattisuoi. Quindi{Ht al piuolo , fiaraspettandoil comodo altrui Va' di nasso : vai pe'tuoi venti d; men tico de^ , nojiri patti da lasciare in Nasso, come fece Teseo ad Arianna Fedi Paoli Mod. Tose. . . . . . j . . 'f . Bargagnare; è ut amente ajì ^ ricavar dal trattato un temporeggiare per maggior^ vantaggio 70 PATAFFIO . già soppediano Io fui , ed or cado son ; vesciclie tu fai, Che volentieri ti moftrere* il chiasso. "viadre del diavolo , io la scapigliai ; Piscia marina colpa col leccone ;' E per E oggi molto vi fi dice assai . barguigner Ne Frane, vo lanterne , di capitoli Carlo CaU F(E«nin£ barcaniare solent Du Soppediano; cadettaanticamente : Fr. . dna al letto scacciato; ho sotto avuta i piedi . Casso vi- tenuta ; cassato l'erba caflìa. Poco io , era, niente, Salvin, Il Ridolfi prendendo caiTo per cajfadel petto intende al contrario ma son or . migliorai(ilcondi;6ione vengo . Con lui con» non . Per lanterne ec tu ne prendi a o-abbo , ^.wdo ad intendere una Ojgi cosa per /'altra vender lucciole per lanterne. Chiasso : via Jhetta , delle qualiabbondava abitan per lo più persone o Firenze ; e m cut donne di mal affare , Piscia manna: s'usa^ acqua in abbo7idanza',e dice il Hidolfidalla plebequando pieve di» aduC" £' un peccato il dar vino rottamente il buon mangia-» chi ama a quato e pisciatello un : e peccato re ( leccone ) e megliob evere brame Le mie era. C induztarca saziar . ? , . . T P A 78 A F Pur pifTì pafTerami pifTì E con ciloma sempre |f I 0 ciarlif; frotfolando. picchierella glivenne La darli Indugio: è un de' noftri rinculando ; farà gonnella, E' canterella: non JPerchc glicasca il mannarese llando. per . Piffipiilì dì voci , che : quello Jìreplto molte pafereinjieme unite Onde fare un fan piffi , pilli un , Ciloma. rando gtù un hisbÌ£^ito» pafferajo diceria inutile, Frottolando una lunga cicalata o Saltan di palo Picchierella in afera; parole, tant frotta , ^fyiuenzao scivolata dt : /^ da che frasca . dar la picchierella in modo baffoè battere^dar buffe\ quifiguratamente : fer venir tentando far che tocchi il ticchio. farà gonnella: non Non ricaverà niente, ne le vinte spo^ non potrà vantarne per suo trionfo £lie Così d' una belva caduta in mano de' cac*datori suol dir fi : Le fecer la pelle da tagliare Mannarese è uno fir omento ; , il dt manna" quale pennato con crefìaa guisa ja Parla in figuradi uno che fta tutto ardore ma amorofi per gli affaltt foca valenzla ab" j via ier trionfarvi , . . . , LATINI» 7S E* ninna ninnarella , che iji' ap^xella ; che 'ntnftaa^ìi lo sgoirkentar, ojcc!.,!; Pur non Tracanna e pur adagio la cappelia e i cavalocchi, Le gì ratte , i giuipenii , li yenac; Il mangiapelo, ed il cenerò le papiceaglisciocchi Aperte son . • Della mal' uggiail cappeldi cotenne Anche gliho jirattp, bencjièjiain belle?^; i3 Bruti, Lat. Ninna ec. oggininna nanna cantilenaper , addormentare r bambini Sembrami che voglia dire : Ho capito chi èie qu$l ninna nanna t che te ne caschi .due com un quel dammene dt un melenso ed inetto suol dirji me Poiché ninnarsela è Jìar II senza .concludere Cappella; rendita del beneficioEgli se /"? bevendo pianpiatto r etim e così .sciorina va :, trate della sua cappellania Giraffe ec. son cinf^ue animali diverfi , figtM fativi del mal umore saltato in capo a cojiuim Così $uqI dir T affilio, fi glivenne gli montò il moscherino. Vart che glifiaentrato in cor^ 1^^ /«/"/o / itiferno papice: le palpebrea dir del Salvini; *^^uivalente hanno a ^uel di'oggi; 1 mucmi apertigli occhi Mal' uggia: mal taltnto 11 cappel di cotenne in giocoso Gli ho sgom-^ gergo è il capo orata la tefia dal frenetico umore ^ glthotrut^ t% il ruzzo dal c/jpo. » -, . j. , , , |B^^ ., . . . PATAFFIO ,74 Lioferne E 'I E becco La gatta r Che è , è non arcimento non scavezza la e , Lioferne la : Io frovò fi faccia come , sotto il levar a , di ssurlo teffa ad '1 becco E gargozza che Oloferne sa Giuditta di man Ìo ftrozza; la pappa bopca la cotta durezza, gran per alla tanto ?[ softenne che , mugner a già E il seppe d^ eoltà di un uno . dice cc.Ji esprimer ad Quando impresa la giunsono a di fi-' lo quel- . Casalecchio in sul Reno il trovarono , becco to più dice al duro contrario il eli Fi IL M, mugnere. ? Itvar la Brunet-*^ frenefia di ^ itjia fresa a " gli non arcimento ^atcp sì che non mentir mentisco per la ftrozza la pei: t Ogfi fax difficile /vtz-p . Non mia colui s@ gola quel dir , .: che e io mi fede dico , metuopie sfap'» t. LATIN CAPITOLO HElA K E ver è pur queft* aUINTO. cerboiiea nuova la vedermi ingrossata pinca albergala mona Ut fagiana: manca ; ferir per la chintana. Faciinol venga lor , perchè5on P 2 non oso trugli; 1 Cerbonea ; oggi cerboneca , vino ^uaflot Oh ! quejiosi eh' è un corrotto caso Jìrano; altro malanno ci mancava appunto quejf direkber lo fcroto La fagiana : / Medici di tante esprejiotji^ Mirabile è la franthizza cui il Poeta qui paleggianel lubrico, nop con mai cadendo in una sfacciata sozzura di cetriuolo, la cuifigurMporm Finca ; specie relativa a fagianuova esprejjione na £e qui una cioè La inanea la mano dice il Ridotfi; : , alla già-delta ingre[fatura e corri spande Chintana : è quelCanello a cui mirano i gio» cui drizzano ì loro colpi Qui e a , Jfratori in senso figurato e più improprio che preffo il Boccaccio: Ella provar volle , come sapcssochiniana ferire nella Lab. no Facimol : fascino Trugli: ti , fattucchieria S alvini lo deriva da trogli balbuzientii e il , da trullare, // Francese Ridolfi spetezzare trauler vale non ijiarmai fermo Cefi un gar^on qui ne fair cjue trauler. Potrebbe ap^ punto Ugnar fi dell'indocilitàdi certigar^on» Ili, cagion del suo maU • , . • . . , . . , . . li 1?ÀTAFF10 ie *n foglia; cV acqua corre alla borrana. Le 'mbandigionfur solo i rimasugli ì Ma e' porrebbea tredici ir le pafte: Ma "Menando Cirkge perù capponate 'n Ma il reftioe' son cespugli, da guaite: : crederei foglia freschie co' cozzar che come rìgoglwfi e afféson fig nifi floridapianta , • \J acqua ec. e pereto ti pendiodella natura ne d' una canzoyt porta ad e/Jt Èra il principio balli dalle villanelle usata e tra ne fa netta , menzione il Boccaccioy dicendo di M^ Bel colo,» il ciembalo , e cantare re : Sapeva sonare ; 8q. L'acqua corre alla borrana i soliavan^ Le 'mbadigionec. ne toccarono boC'» altri colti i primie miglior zi y effettdoji coni dell'amate delizie, detto s intende del A tredici: a ffolut amente Ir le parte; suppone il Ridolfiche fl^ mese scorrer copia9 unifichi graffo, cioè aversene di cefipaffuto, qua fi di molte delizia , come « paffe Quindi ftar paijfuto , fìarnegli agi nelle delizie. trui volendo effifar i rejìii aW alMenando ec. vogliea guisa di cavalli indocili Coz» /'ebbero a fare con chi ne fotea piùdp zar ec. te Comunemenloro , e dovettero portar la soma co' muricciuoli cozzar del sug0 Capponate : che per U pienezs^a cafirate* fianno a bocca aperta , come se fo[fer mare da far esclaàion da gnaffe; son di tat piacere in gergo , s Jorssdi tam : Gnaffe ] Parla bene in carne 6 mticuf un , . - . . . * • • LATINI. Ma 77 maggior maravigliai 9on baleni ; Perchè V ha minacciato delle ftaffe. E patrignomofu un segaveni, Cuginomo , Signormo , e l'oca Gianni Lor peveradason meni per nuove E valicatisono i semplicianni ; D 3 , inJi^)o lampiài cosa che ha da succedere, Rìd. Con più ajìr usa interpretazione él Salvini : L* Iride figliuola di Taumante cioè dello ftupore Ma nare usando baleBrunetto I baleni: , . /;; i baleni sa-* da lascìarfi voluttuofi di tentennare fivnificato rebber certimovimenti , £ canti carnascialeschi dicefé: Terlochè è vem Minacciato ec. come fiuto a minacciarlodi farlotirare alla ftaiFa, cioè farloservire al suo piacere o non o voglia intende ftaffeper prigione voglia Il Ridolfi . I' affi Patrignomo:mio patrigno, ffomo per mio era in uso prejfo gli antichi Segaveni: d'in* altrui p;r ingordigia Uìio che tiranneggia /erf/Tf; sanguisuga 7/ Salvini spiega QÌiìm rurgo Peverada : propriamente è brodo y così detta àal pepe con cui fi condiva EfTere una fles-i sa peverada vuol dire ejjertuttuno con talaU tro , ejfer d^ un brodo fiejfo Meni : probabiu mente per mene, intrighi, maneggi;onde^zt nelle mene Valicati ec. non son pih qui tempi, non se più,di quellaòufna gmc di primis , , . . . , . . . mitrava PATAFFIO ^% me! succio al delle dita Per le sufine crepolech'affanni, E sirocchiama pare sbalordita; Nipotini!con ziemi fianno baggi, E non Perch' hanno Ed A secco mi lor condita la mineftra io ftommi Perchè certo perchè non dilettaisenza , diletto , gracidandocon t^' maggi son « dannaggi. ^,., . ^— ', " dalme] succio ec. nort lo cavo me mìa fati* f pnghtey cioè non è un arcigogolod'f fnjta, ma pur trcppo è vero hoc** Per le suéne ec. e tu lo provi ttt que* icni amari, che ti tocca a inghiottire. Il Ri" che crtJe che sufine crepole tlclfi Jian ìofteffo kczzacchi , cioè sufine mature', e non ititifichite terra crepoliper terra selvatica #cj/ Bsggi 'Jian cerne tanti baccellonio Saggefj ferchénon han piùa che pensare Il Salvici la che sono assai grosse , é trae da fare baggiane , 'pììKo nel Regno di Napoli; Lat. fabat bajana?.LaiViineftra ec. hanno acanciate leccss loro. nel paniere. 1'uova accomodare Oggi dice/i i)tcmmi : non mi mucvo sttn non per farns , Non • . * queftoson eglino di we ( maggi ) maggiori ptrchè per mia dis* graziami dilettai ce. tisentimento f poichénon per , Gracidando: bevuto senz^ aver ta parlandocom' uu briaco Tu farnetichi a sanLaber, Segue a dire anfani a fecco e , ehe per sua sventura provava i danni de^diletm chi senz aver be^ ti senz averli goduti" come Puto è briaco A secco : , 4 . , èo Da P A T F 1? I O A Cigolide*corbi averti pigna: Verso mercoledì la cieca lasca Rimira a squarciasacco la matwgrta che tordo in frascai Meglio è pincionein man . Ch* a è ire a ripentaglio ftrangolarfi ; Cigoli: Cfljielìo tra Firenze e Vtsa nellev'u dì Sanm'tn'tato nelle cui pianure sver»* , molti corvi Pigna: perchènon pochipÌH" Tiano ne' contorni di Cibali // Salvini intendi sono pigna di corbì , cioè quantitàdi corvi 1. €tnanie , . . ?sentimentodipende da a qualcheallufione noi ignota , Verso mercoledì ; dice/i volgarmenteche ii mercoledì , quatidonon fifia ]guardaverso étttento ad una cosa ma fi vaga colT occhio , S-iasca: pesce d^ acqua dolce ; quiper fcpranno» me cerne , per fuprannomeil Crazzini fu detta ì\ Lasca Rid. • » A ^utsquarciasacco:cf^i aftracciasacco, te guardar con dispettoe con facciabrusca* dt pajfaggiodipendente da un terzina -Quefia j"ri?icipio ignoto Ji sottrae alla nofirainteUi" ^ , , 'genza . che fringuello E^ un proverbio Jìgnifica effermeglio ilpoco ficuro eh'il moU Pincione : , ^ ^ fo dubbioso ed incerta . collagola per trar»* : fare sformo Strangolati! ite piùgagliarda la voce Segue il senso : Me» del poco ; perche il troppo tlio è contentar/i volere è àmentarji pencolo a qualche . % «t LATINI. ghioro con la gru T occhio ti pasca Metti serpillo, sermollin,seraglio, Il • ci recaftì mai ; L' uvola in su non E otta per vicenda m' abbarbaglio D 5 • forse è scorrezione di ghiozzo" me([odal Eerni fraglisfiuijiùmn pesciolino goffi.M, Daubenton offerva che quejìo pesce avido della carne get^ fescafi in gran quantità di nell"acqua una tefla cavallo o dt tandofi Ghioro : , . bove gru , . , d'olii al contrario /'accortezza frallequaliuna rinunzia al propriort* Si sa Ter^ alla ficurezza comune vegliare ciò il senso : Ti fia d' ejempioil ghiozzo che che vim perdefi per troppo bramare ; e la gru ve Jicuracol non tutto volere Sei])illo ec. erbe che s' adjpranoper rendere vuol dtre : le vivande In sofianza appetitose Fa quanto puoiper iRuzzicarci t appetito Il poso per , , , . ? . Salvini dice che scherza sul Sex , titolodè^Notari L' uvola ec. f ugola nelt appetirft il cibo . £ allungae s alza Per quanto dunquetu sapm piafare, mai non ti riuscì di ttrarci ai bocm coiaii pescial C amo. cone 1 Otta per vicenda : è un modo di dire che vale ad ora ad ora* ; M'abbarbaglio eppure lo mofìritalora in sì dilettevole aspetto me alla fantafia, che par che m^ allucini E fia Più m'abbarba^ quanto volgo più la l'anta né itìc ne CorreggioDQué al V^tr^ "lio-" * . , . Cacajuola non il letame K K K ebbi spedo domini è porrà , e ; meriggiai T afmello ricoperto per , li vai . in tefta di monte morello; J.a linguava dove gli duole il dente Che muggioli per una scontrinello? Cacajuolaec. no»- mt 0 moffeft'imohet aleu^ chi é solleeitatada inquieto Perc/ò vtntre. meriggiaix mi fletticorri un fa^ sedendomi ali ombra di Hate trantfuillo fa Il letame ec. ^ue/ìr la due ver fi provtrb'tan voglia^ come ma , V dt coloro di cose che fi compiacciono finitezza al proprio superiori flato Rid' Niuna flolta ben sa brama giunse a firascinarmi ; méntre f ^ lineiloè dejunato a portar letame, sib^ k^n per accidente fia talora rivestito di ( vai ) che C a pelli* f restose Domuìi dar fer la ec* te/ladi monte mo" ma^ Jtiir fra se medejimofantaflicando^ lifìconicoe penfiercsà. Ridolfi La litìgio detto provtrbiale esprimente ec. $K il discorse 0 il ptnfierotorna sempre ad gg^ è tcccof da cui C animo gifarfisu quellecose rtiio è . , y altamente altro f a eoli mede-' Che muggrolf r còm^ un É che mai cotefl" (fé a sé fteffo'.fimo riprende scontrinel^la? urto lamento e pagntfleroper Diminutivo di iconXtìtìOf per vn'J sciaur afelio'^ cU Sempre insoUntt tififa in^ impertintnt€llQ . éomr"y^ LATINI- «i di mala bozzind soil le lente ; E in gulea ri mise co' suoi motti .^ E perch*egli ha ritidio è feghinenté* fu culattiér de' cimborrì , Wusorno E fta più trillo eh' aiìno a gragnuolarf È A con pentolepoitolìo D rimbrotti ; 6 mala ec. lentìcchie di cattiva cottura i É perciò di cattiva qualità Metaforicamente e da. noti isferarne p^r gente a* inìquarazza , Di . kenè mai . galea td. mettere o vendere alcuno in^d^ lea vaie raggirarlo furkescamentejinchè/i trag^ nella frode ga Ri lidio : crede ti Rìdclfi che debba Uggerfi In . fnitidio, termine popoUreflgmficante accortez^» Ritidio non è però Jìrano d plebe € za frali ^ , mifiuzzcL' ; dìcèndoji per esempio: Noi" sarebbe Io c'è rimaflo ritialio Il senso ve cìwè perchèha uri poco di cervello è di fieffo , raggiro è feghiaente: è un niènte di fedej vai . , un fraudolento # // babbacchionei che fla céU zosamente levato. Culaltier:scherm à muso ajtno Jiolìdo culattaiioper culo. Cimbotf come dà chi casca, t\ : i colpìche fi danna tri terrà il suo sedere parve fattoper le cascate ; cioè vclea un tal babbacchioneper cader ndU et di colui. trappole E Oa ec. / ajtnósotto una pioggiadi fra^ àriuola Jìa ad orecchie calate e sbalordito , A pentole; portar mg n pentoli fignific4 Musorno: uno . 84 PATAFFI© E h vivuola poi glifece menar Pagandol posciade] lume e de' dadi ; K chi gramola spefìb e chi maciuola li pevere in cornino a pisciar vadi , , purfar lo cavale!tn a sulle . '" spallecolie gambe pendoloni , la la vivuola : propriamente sonar '9'tola il volgofi serve ma di^ figuratamente i la "rogna Ktd. Gli fuefiodetto per grattarft diede rogna a grattare gli diede guai che tengon ridottodi giuo^ Pagandol ec. que'' le V uso de* lumi , de' dadiy o delco fi fan pagar Sovente nel riscuoter da eh ha p^r-" carte duto ricevono sgarbie firapazii i e allora con mi dolente ironia dicono: E' m'ha pagato de' lude' dadi Ridolfo e Menar . . , . , E . gramola ec. gramolare è frangercon ti del lino i lo fie (fache replicati colpiglifi'pi maciuoUre maciullare, o secondo Brunetto Var ch^accenni la parapiglia e la baruffa dclls^ C intende di genti buffe sonategli Il Ridoìfi chi • , fhe mangiano . d' erba Cornino : seme di tal nome. Caloroso e aromatico» Gli Aleman'* il bcvcre tii /' usan col sale per appetir Que^^ augurandoa chi fio verso ò un imprecazione , orinar pungente e mordace , cornea è baccello un dì pepe e di armino foje m infufionc Pevere ; cioè pepe . ^ , * H LATINI. Chi ha sparato a trescar; su' sciagura, le ftradi. Che lece penzol per romper E' s'accovacciolò di mietitura ; croscio E ha enfiata l'epa, e vanne a Per fare alli dì neri s^uarciatura , chi Chi ha sparato : chi ha d'ifimpan^io hiipiù cervello per saperfi condurre n^ prcu non far ifattisuoi, prj affari Trescar : trafficare E i^enza spcfToquelloeh' e' fi tre., saper bene schino. Varch, Stor. Fece penzol ; suo danno { su' sciagura) se di Jìrada poi giunse alla forca, com^ affaffìn É detto in figura non per qualunque disafiro , , . , saputo prevenne che fi accovacciolò : covaccioloè il covo ò fa nel ietto da chi molto vi giace , corn avm viene agli ammalati Ond' i contadini dicono accovacciolarfi // metterfia letto ammalato. Dì mietitura : i contadini usano pure denomi'» i tempidalle loro fauende ct^wjf di mietitura vare di battitura di vendemmia Rtdolfi, , anche mangiar meglio, Isella mietitura sogliono e megliohevere Ha enfiata l'epa:ha pienae gonfia la patt^ Vanne eia croscio : va traballando, non fi a regge in piedi Di neri ; giornidi digiuno Squarciatura : Jrattura Ver aver fittofiracciode" digiuni ., . . , . , . . . , . abbandonatoa Jhaviszi cjferfi • U E P A T P A I a F delle grinze, e? secche fave scroscio.E non son troglio, e con pedicavivo^ zinghinaja più volrtf rrangoscio Con * Fondafo egliè su T ariento vivo V Abbate Gianni ; or non la linzzicaré, ha del lercioaffaipiù ch'io non scrivo^ Ch'egli Scroscio: scotto , o altra da viloroso che romorè secca cvsa di rtisnar wì fifa mangi * £ andò il bi-f per fatto aver fave smoderato . Feri queflod'tboicìoè più sconcio di quel che moflrila lettera Non son troglio; non sotto scilinguatola dico chiara Con pedica ec. Dal Lat, pa:dic2-r Salv^ Si lo con/e fof la mia vita è un im» re. Coti minor comuffioneil amori f^flodi puerili l"" mi^ intende per pidocchieria efìrema Ridolfi seria, dal JC^/. ped'culus : Con e speffo poi per un lento' zinghinaja e mi Jtruggo lano-uorè mi consumo noti Su r.iriento ec. g^and'uno puh contea Par eh' abn: Iter fi e flarfermo noi diciamo se tutta . , . , . . , bia ad'-'os;o1'argentd^ vivo\ ne L' Abb'.. te G.anni parla,anche Dante fi qutlc il lercio peccato è appunto /'in-» preffo 'f '. lo fame vizio de^ sodomiti fra^qualiannovera In somma sappiche tuttifur JìeffoBrunetto' E littetati grandi e di gran fama' ,cherci D/urf medcsmo^ petgiit(^ ^^ mondo lerci" Inf j5* , . , PATAFFI© 88 E vuol in cucina Mi ruppe '1 fuscellino, accalappiando A una Amata trave per Lavina Lo scudelliere ha marcio e va iingando: A biorto su la pagliae' balenoe le conche , e origliando Per non aver '1 can pari non suo • . , . lì : 'r ^rT= : =rr.- vuol seca vuol rivali,^non dar fiijìidio alla tresca chi gli pvjfa è spartir il fuscellino Fuscellino ; rompere è in^ r amicizia accaU.ppiare Accalappiando: '1 can E ec. non . . : col laccio gli uccelletti Amata dre di Lavinia ^ appìccatajl per la morte gannar Turno ma^ . promeffosposo alla di spartì figliaMeco • r amicizia , badando a jarmi rejìarnel laccio Amata altrimenti che f infelice non Scudelliere: invece di scudiere , cortigiano, dop* Marcio : termine di giuoco, e vai pofla in buono e cattivoJignificato, pia llsafi figur. Bisogna dir male d' ognuno , perche abbian ti fi dia non dirne di te, o almeno a . ^ ^ . paura Varch, Suoc. marcio Rid. do fignolando, . Singando; finghiozzan^ y A biotto : maniera, peggior di cefi appunto metaforico malamente , alla Balenoe ; in s.nso che balenano , cioè traballano e de' cortigiani 6 , ftanper cadere dalla graziade lor padroni perciòanche di lor fortuna aver conche : gergo per dire non Non aver denari con cui ripa'* che , cioè non aver con : né eventi Salvine Origliando a finiflri rare far altro qU Jiar a orecchiat§i( t^r potendo . , . lum^» j^igliar LATINI. E 89 Gherardo Ventraia il rincalzoe : Quel che 'n pentolabolle ben lo saccio; E per li dindi si nnfalconoe . Di *1 gomito procaccio far verso ; Per le tre livre tonde tien carriera , E (traluna , alle due eflendo in braccio; ben Rincalzoe : dettofiguf. dal rincalzarfé pian-* /'appoggiò te ; e vdle Io so/tenne nella disgram , ziata decadenza che Jjgnifica Quel che ec. proverbio so co^ la faccenda so io tutto il mijìerodi me va , . iuejì' affare, Dindi ; denari ; voce fanciullescaderivata dal suono din din , che fan le monete caden^ do. Si rinfalconoe -.ft rialzò la ringalluzzì , crejia Come falco a vijìadella preda , cosi . egliriprese spintoa viJìade' denari sommini» Jiratigii Gomito : sorta di misura Proccuro di Jìar . . colla misura alla mano per ben mettere in verfi ciocché ho nel cuore Livre; lirey 0 piajìreTien carriera : Jìa tutto in moto Jìa in ardenza per conseguire le tre piafìre che nuove ( tonde ) di zecca gli , han feritala fantafin, . , , . Strai an a : va col cervdlo in aria , pensando farsene padrone Effendo in braccio: cioè già in pojfefo delle due ornai da se bum Kid, scate come . t PATAFFIO 9tf basta lena fa A Imperiera ; monna gli andrivieni è 1' oca del MendannH Kombosa e sgavacchiatala somiera. % par percofTad un piàntamalanno; Per la ghignatamormora e cinguetta ^ Per , E schifa volentieri il caldo A bada fa lena ; s ajt*tacon bajiala quanto le lena • ranno « le tutte forze, Imperlerà; dvnmt che Ci pretende; dette burlescamente* Andrivieni i giravoltedi vie che sboccan qud L' oca di portarfi allude al cojìume € là te* oche in dono a! padronide beni tenuti a liveU Rid. Vuol lo , com tributo di ricognizióne un dire che per tutte le ftradegiravano i regali di coftei la protezione di quefic per cattivarji \ € di quella Si'^. ^ovcìhoszi facendoflrepito i da rombo sente per ogni via il gracidardi quefroche : malconcia , pien* di gawccicli. Sgavacchiata La somiera : i'a/tna £ per ogni via passa r afinatutta guidaleschi che pcrta dalla vìU , la cotejìi regali .• cotejìa par ec. Jia in tanta ccjìernazicne inonna Imperlerà, che par le Jìa caduto ad^ * . . . * . doffoun qualchegrave malanno * Ghignata: riso caricato che Jtfa per ischer^ Vtia burla , no, pone E scun cerca in moto schifa una cosa da niente tutta la * ec. e Cia»tuti i pericoli previene . le partiftettesaldo , Ch' ognun fuggireil ranno caldo• Malm. 9. 37. d'ambe 9i LATINI. flrefta : t^na gran calda io ebbi , e una ha luogo in crofta 1'ajinelio E* non K bafta bene un pazzo per casetta Io fé* de'Pazzi speilbun bel cartello ', • e Palancola, Sbaraglia, calda; oggiscalmana ài accenfton ftretta la flrettavale ciUna ; aver Gran , Sangue str aver . il grano condotto a mal punto i dkendoji la ftretta quando un gran caldo lo sec^ , quajiad ea Ancreone un tratto . /'/fa7ie non è fattoper gliajtni i eljendo crofta la cortecciadel pane Pasbocconi da far iai disgrazia eran non , perchè mio, ha Non cc# ^ . Bafta ec. che Jlgnijica hoflarun provertto delle ftravagame, come bcfìaun Sol pazzo a mettere in diflurho uva casa. Io fé' ec. /'ordine è : Io fecispeffo cola palaneli è un cajìello della nobilfamigliade* , solo far a Tazzi anche perchèpalancolao palancolatoè chiusa di pali in terra a^uisét una fitti di fieps perciòfar palancoladi cefidalla plebe colle gambe dello Jìaresdrajato per terra in su e in giti Quefluè ciò eli intende Brum di quel c.^flello sul nome netto equivvcctido e il detto della plebe,Rid. : fi suppongono nomi Sbaragliae Ancreone d^ altrt luoghi^ e da cui la plebetolto aveffe qualcheflmildettato come da Palancola ; sepm pur non seguiJe ; E fo i'rete Sbaraglia ec. . Ma , , , , P 9S A T A t^ F 1 O col petrognano , e petrosello Alzando i mazzi feci zibaldone Alle pe^giordel sacco, rovinando e Prete . ^Allacavalleresca Scatuzzone/ Ed il pattume Erro cu , vicn rammuricando cu : andrà* tu in cuccagna vtU un Petrognano : j/ sa solamente ejfere Forse prendeji da Firenze iagE^onon lun^'t per qualche erba relativa a petrosellodi cui JojfefertileCosi Falerno per vino di Falertio, . , . al, in collera , Alzando i mazzi; montato Feci zibaU xando in tuono sdegnosola voce. quanto dqne: feciun miscugliodi cose , di^ffi mi veniva alla bocca J^ettn Alle peggiordel sacco : alla disperata* ilialle bruttei spezzato ognifreno,^^owìù^iu do : gettandoa gambe all'aria Alla cavalleresca : a uso di soldato in zuf* fa Cavaliere anticamente diceaji per soldato. Il cherico perde il privilegio chericale,se si fece bigamo o cavaliere Maefiruz, Scatuzzone è soprannome di ; fecondo pensa il Ridolfi, colui , che fu gettato so If opra ilpattume è rac»* li pattume rammuricare ec. Suol coglieree rammucchiare la spazzatura dnfi d" un sordido : Egli raccatterebbe fino il tener conto d* ognipia. pattume ; quando vedeji vii COSA del cuculo Cuculo che sei , la Cu cu : voce d'ogni cencio sbaglio'^ eppure col tener conto ? Cuccagna : paese favoloso ti farai signore ; copiadi tuttii beni » epe fingeji . . . . . . ? . . LATINI. 93 ? al fico sempre perperando Del Vescovo la mula ti scalcagna ritornato mezz'in succhio Io già son Dal pero . gire a l^ellegoteed m benagna La tigoa con tignamicami sbuechio òorierendo la posola e '1 lattime ; Ver , • , , E la bagascia Dal pero mia n'ha , tutto* moneta mucchio. dajìagioneajìa-* al fico: sempre^ g'toneRìd. Oppure dal buon un poco al meno , cioè da ?cr\^efàndo: facendodenari i c^^perperc, Greca . Quindisperperare , Jere di/per . eh' andar in cuccala £fia ; già comiìicia^otto di te a ciampicare Jh[fa mula Trescavile , ^iàfi vede la tua de-* cadenza in povertà Ridolf.Le mule de Ve^ ben pasciute $covi solcano e [fere care ; e il ciampiin mano che T orzo con a cojìui era se^no minciava a mancare» che dinoti effer Per gireec. pare un gergo la sua paffione tornata in sugo ; freso belle flo'* gote per un soprannome relativo a qualche rida guancia Ridolfo Del Vescovo altro ec. » - . tignaec. ftarfi grattandola tignafignu ficaaver da pensare a pnpr'jguai Tignamica : erba di grave odore Mi tocca a soffrir doppia pena : ho tignAda grattare , e non ho cK un erba puzzolenteper farlo La posola ; Jtriscia di sovatto che posando sulla groppa del gij^mento ed regge lojìraccale il bafio Lattime : male de bambini lattanti JMi tocga a far da afinoper piortar la soma } da bambino per sopportare, * La . . . , . • PATAFFIO 94 Non gite a gentibrocole mie rime ; Perchè non porterebbon la gorgiera, E farebbon di voi piccioleitiine Ma fa del sol la spera girecome A mng'ama migliorche concubina i E fiate a lei in su la primavera si fa di rose , della spina Come Faccia di voi ghirlande catafascio: a V amico cesar abbia la più fina p • . Brocole brochus minenti brocole : fion dal Latino lunghe zanne prò-* somiglianzade^ porci Ferciò genti ha da tntenderji genti materiali 0, armato uomo , a dt . o srotolaneo , Gorgiera: terehbon dubito che venga g etitimordaci armatura suiC armi certo e satiriche . fi met^ per prenderle voflrt del collo . Non, difese , fa Come na y più cara ec, a vuol che vada?io alla sua dottai lui che la concubina agliaman"m vadano sul far delt alba , e dcW alba se^ di primavera, come rena regalo di fiori. A catafascio : a gran fasci t^'uolche da am* pungentimotti di quefiivtrfi prenda ella^ i vizj e /'iniquità pia materia da trafiggere ^i certuni de persona consaputa^ L'amico cesar: dicefi nominarfi^ ficcomeT amie eh' intendefi senza fabio La punta più acuta vuol che ftarin eo ti ; ^ . . . serbata a di cofiui puniziun • P 96^ A T F A 0 m Oliando*! giuoco è compiuto, rena rena; E vaiTiini gro/To e tutto m' ha ftcrpiato In gangheri tu l'hai a suo catena, Eccetera dir vo perch'aggio fretta -} 1] can t' abbai e *1 lupo a mala : mena t , , L* in cuiJja, amata la truccia in berretta. e cui fi suo{ JeUo enfatico con , orand" abbcndanza / contadini esprimereuna dire : Uh I tanta roba che la beata re** usan Rid. Seo-ue il senso da quel^ na : Verseguitato malevolo alla fin del giuocomi trovai ajfat , bene vale Vammi grofìb: andar frojfo ad uno di lui efferpieno di mal umore contra Egl\ va graffo quaji io fo/ftfiato e non egli mi che ha tirato a fiorpiarmi a danneggiarmi. Suo ; invece di sua per grazia di lingua Lei sempre do come suo e moglie onoransposa r amò Bocc* am^ 29. Qui Ser Brunetto maina, le vele e dice quel che gli vien detto, Rena rena : . . , * , , « , . , A è lo mena mala mena : fiato delle al cose peggiorpartito M^na : Òr va vedi la lor e . . , Dantp Inf 17. che fiaqualche truccia ; pensa il Ridolfi di peggio che amata Trucci fi suol , La cosa • dire agliajini pungolandoli Del ^uefioverso credefiun di que^modi pireche non Si ne vuol pia come , . ', bibere . rimanente da jar co»* sai prat^ LATINI. 9^7 TO,n SES CAPITOLO dì Bellondo; A pelo a pelo mi passò gli orlicci: Tombolando pur dianzi vidi '1 fondo ; A chieder a ciulfettoebbi capricci E Bruti» Lai. è rimasa T^On »*^ zazza • che turbatojì dx del Rtdolfi (*) E^ opinion r ordine de capitolidovesse quejìo copiatori Jiar nel luogo del quinto, e il quintodeiC uU f autore aduna cer^ timo i in lui affrettandoji rime aU ta conclusonee indrizzandoviquefle la moglie Nel decimo però pia apertamente , , . s il del chiuderji Z'àzz2L:forseper zazzera osserva oppur niente aifatto i/' è nemmeno re/Iato discorso, secondo il come , nel Cap, Ridolfi; i. Non capello Bellondo ; che Jiessi sulla galanm un . di persona feria e fazesseil bello, Rid. Alla penetra zion cioèpane. del Salvini sembra qo^sìbello-tondo, A pelo a pelo : giujio giujìo, a misura a misum del pale cri"fle Orlicci : prcpriamente ne t ejìremità di qualun^ i quiper fimiliiudine Arrivò appena appena a farmigodere que cosa degliultimi refidui Vidi *1 Tombolando : cascando a precipizio» fondo : giunfia veder ilfined ogni poco di bene ; precipitai nella miseria Chieder a ciuffetto: è chieder roba a uno che ciuifa , o carpisce t altrui, tanto è lonta^ da dar del suoi quindiusajì^er no cercar cos4 ad ottenermi .. iuafiim^ojibile soprannome , , . . • PATAFFIO 9» In P cispie zaiFardoii guinzaglio nn • mollai di dire: o mic«ti del nocciolo amoroiì E se teffer non può , ed ella fili: Ji la luna nel pozzo a' sottrattofi. Gonfiai r anime e , poi . di : Jìriscia Guinzaglio cani da cascia j' attaccano ad come flessa se una n corame , cui i con pel collari . fiC'^ E talora attaccati fià ne il proverbio : Stan bem un j e fi dice di persone d'un guinzaglio medefimocsjfume Rid. Cispi: et pofi Zaffardofi ; imbrattati di qualfifia lordura Non Sfai di chi più far conto i posson mttterfi tutti in com' i cispie i zaftardotì tm maazo , Gonfiai ; i intende per la rabbia Tenni ten^ fiii e poipia non potendo, andare e dis^ lasciai ^i : oh micci che Jiete ec. L' anime ec. di due fireiti^miamici sugI due anime nocciolo ; 8on in un Qui dirfi Oh t bravi amici : fer ironia come J'^anbbe d uno , così n è venuto . . » . . . » veramente iìe tesser ! chi m.odo aspr» per disprezzar fregato e npregato non ci vuol favorire Rid, Ciacche non Ji compi accion di farmigru ziéi , fi ec. . filano io poi , La luna ec, non li curo la mofìrar tantOf p-ucchè , nel f"zzo è dar òottrattofi: per r altra luna sd incendere una. cosa d^ incannar € he Jan profejjione €, . É un impre* i falfiamici quafidicesse ;, di Uro tiusÀ ^taccia al cielo che cadan sovra £i'ingami} con cui d' altrifi bmUm » tallone centra , ^ -j T 3L A I N I. 99 li pili ; di vanga : Animo tuo , e manico Ben lappiam ciò , che tiene i tuo'barilip ed or tisfanga^ Or lima , ed or vendemmia , Siri margottifanno del baccello ; le tube un ermellin s'infanga. E con E » Donnuccìa se' fornato i: ? ?— — Donnuccia .•rrrr' . .. Jf dtcc : per ad uomo \". d* snimf» vile • f è bajtato/'an^ Se* tornato ; non per li pili darti male una volta ; e come sciocca femmi» muccia sei tornato pel contrappelo p$r avere , il rejio. ah» Animo tuo ec. viva il tu9 gran cuore; sì grande , e poifi debba pur$ un cuor bijfi maneggiarU zappa , che frallezappe Jiessefi ironia. diverrà illujìre e famoso Spiritof^ìma ben ben ti conosco Ben fappjuin ec. afotidoy è mai con-* so quanto pefi // Salvini che non iscopre un ger^ojur'* tento se hi o^ni detto non òescotdic^ barili valer bardasse Or lima: adesto è il tempo che tu lavori di rapina Vendemmia ; che tu facci di mal buona raccolta Sfanga: e che ti levi acquilìo dai fango della miseria , e da' taccoli Siri ec. mentre badano alle baie , e non ora I ragazzi tagliandola cima del pensano a te baccello inguisach^ in fer^ alzi e s abhaffi. s di cappuccetto tult internafava , dicefi che ma fan ser margotto Salv. Con le tube ec. vig,non te ne fare scrupo» lo , che anche gf innocentinicedono alla neces^ sita; comi lo fiessotrmillittQ dille él tao» . , . . . . . . -PATAFFIO irò Bucherattola dalle per 1*anello: S' io rido e tu fa me ; non brancicare » E ricordofllil tnofto , e l'acquerello Il tempo fi comincia a rabbuffare ; Ed ha un pelo al cui detto ftrufFaldo: , . trombe del cacciatore non piùper salvarJischifa il fango e /'ìmmondeaa Kid» Anello : foro Kucherattola : ptcciolabuca dell*ano Dalie una Bru^ cosa per un altra soziù ài proverbiare netto ^ molto amante con . » . . eijuivoci • S' io rido io lo dico per burla Non brancicare ; tienile mani a te. J^icordossiec. allora fi mise egliin putito dì farjirender conto di tutto da capo a Jondo il mofto ei Ridolf,Così fi dice averci messo r acquerelloper averci perdutotutto i essendo^ fi mofioil primo sugo , e /' acquerelloi'«//"/della vinaccia , eftratto da lei a forza / mo ec. tal fia di me , s . . ddiua . minaccia tempefìa ; detto di uno , che comincia a far della sua collera. Molto pia in là va mere Sa Ivini , e spiegache comincia a crescer 11 tempo barba Ha ec. taforicamente me- te^ il la » un pelo: usafi^ pelo in fignifica-* pigliar d* adombrarfi e insospettirfi Detto (truffai»* do : tale da poterfi dire uno ftruffolo, cioè un di pagliao di capecchio .^«p^ ispidomazzo dire che f ave a preso uti diabolico umori ilpiò to , . iri^i) 6 bÌ9betic9 . LATINI. loi racciabattare* cubattola non In cottardita fta , perch*egliè balJo ; E havvi meno a far, che 'n paradiso Non ha San Marcellino Santo Baldo. e E chi paura avefTe del mal viso , vadi a San Giovanni sciobrigato Non ; La , E 3 di Cubattola : Jfromentoda caccia tessuto verghe. Racciabattare ; rattcppare Non tifi-* dare in sì torbido tempo a metter pezza , e or-* dir nuove trappole Cottardita : vefledi carattere , concedutagià da' Sovrani a persone di rajjgo o di merito Encicl e Vu Fresn. Quindiftare in cottardita è metterjì in aria autentica per farselavalere* Baldo : baldanzoso Havvi meno a far; eppure non è cosa per lui lo spiegar aria Non fi sa poi t ori^ queff ^ine del proverbio per rapporto a Baldo e Mar-* Cellino Forse potrebbe alludere alla suppojia. S, Alarceliino offertoincemo jìoria^' aver agC idoli S. Giovanni : fejìa con fierain Firenze^ove tutti i bravi della Toscana concorreano òciobrigato: senza brighe senz affari Chi temè , brutto ceffocom' ha cojìui un ha affa-^ e non , ri per quella fiera, non vi vada ; perchè dom vendvvt fiar ozioso se la farebbe colle perso-* , ne , e incontrerebbe di da farlotremar mofiacci Son passato ancor ni io da S. Giovanspavento detto Fiorentitioper far capire i é un Ji . , . , . . . . , . non aver paura. PaQli* PATAFFIO 102 guardi'1 yrcìneU' Né troppo fiso I ftambernicchi ! e' nel vaglioha pisciatoi E '1 diavoi no '1 baciò avale in bocca : Bench* e' fia scalterito e* fu arcato E' sopra il cane , e preftaha la bicocca : A veder par T Abbate da Facciano ; uovo • . Né minuta àia guardiec. n^ la confidert troppo per U abm non affinchè facetaocchio grosso procacci ar/taffanni , a , , I ftambernicchi ; il pensa esser RiJolfi voce ttifatica come cappitaI oh la gran cosa ! Dante TzhzrnÌQchptr Ivf.32. disse parimente essendo Taberniccli tosa grande e smisurata Nel vaglio «/i alùffimomonte della Dalmazia ha perduto invano il tempo e la fam ec. , ', . tica la pota E '1 diavoi ec. col diavolo non se tenere ; il diavolo ne sa più di lui , e lo cucm Quindi a bocca baciata , di buon accordo, ?Cu Avale : poco fa, Scalterito: benché egli fosseajìutoe scaU Arcato trito, fu colto all'arco : preso con . . . inganno . E' sopra alla vita • il cane : de" brutti cani fiateaddosso persone ha avuto cioè gli sono uscirsene colT ossa sane da non MetaforatoU dietro a com ta da cani che gli sbirri Uscian iuro , cui voglionoarreffareBicocca : cafteU luccio di rifugioE la sua aftutezza gli trOf* vò sempre una Jicuraritirata Rid, di pas^^ cera una Par r Abbate e«, fia con Il Salvini s^ot fiua t • par che non Ji^nfatti : . . . . . P A I04 A F F 10 T '1 lecclitito e la corlaja, e natiche., E la veriiera e '1 diavol saccolone E che diascane ? dice la maffaja Comanda Monte a rappoliil lancione ; Le , . , . 'n su le secche in Barberia ftringo '1 picchinaccio mi colse al cantone E E Lecchetto lonnetta è : è paio o , una propriamente che sporco £ergo uno Toscano ; pìcciolaco* per meta serve : ; ma tjui . Verfiera ec. cioè mise in opera i ^ià detti mezzi bricconi , e il diavolo e la verfiera; colie qualiultime parole intendefi comprende' altre baronate ie molte , che nominar non fi vofliono . diascane : al sentirtante bricconater}-» prende sorpresa la ( inassaja) serva : E che Diascane diascane che è mai cotejlo'i fi dice da chi héi scrupolodi dir diavolo , a cut e^uf'* Che , naie . i8. miglialontan da Monterappoli: cajiello Firenze famoso per l'uve celebrate dal Redi» Lancicne : famigliodi corte ; detto dal porta»» ripiglix una re speciedi lancia Veramente il Tosta ncn i Ji può far d' ogni erba fascio esscìidovipiù giujliz'ia i , . ^ , . òlnngo ec. che ed io lo provo miUe trovo che tale nel più bel de' miei affari i intoppi reftar di ftringere o è il fignificato appunto di Barberia di Picchinaccio : in vece sulle secche £ so uomo . di bassa . Jiaturama O^gi: i'iccino ma , dicefi piccinaccio furbo e factnoro» tutto y pepe , Al canto* LATINI* 105 in druderia, aspetta il fagiuolo Ed alla foffa ciaschedun fi peli: ha marcio in giulleria il guidalesco l'accerti; che pur beli? Dà dà, che non abbia Nalda mafficcia, La gatta in sacco La cerbola novella , ed i micheli i Ed . E a/ voltar d' un R'td, taluno ne : canio 5 , comQ fa chi appcjis . attende il minchione al passo E io ri'ìianga bel fsgiuolo. in asso Bu^n* un In druderia : alle tresche e a' bagordi Tane, Alla tolTa e e. e Jia aspettandochi vtn^a A di ripulire Lisciarvi il peloi tolto daW uso e uccifi animali ad una fvssa d' acqua pelarv,li Rid, corrente, sul dosso delle hem Guidalesco : lejìone f.^^tta Giulleria scur» jìiedal lungoportar la so^a riiità £' sì vecchio fralletresche scurrili" che V ha fattoil callo Dà dà : rispofta al sozzo invito di quel/^* lido picchinaccjoFu pur tutti i tuoi sforzi^ I*accerti , 7wn che con me ti vìen fatto non il colpo tu la sbagli Che pur beli: con me. che concludi a far il bambin piangente i IO Aspetta e e, • . » . . . ^ . -y mi non muovo . gatta ec. io vagliavedermi fifattotnioi tal jia dt Nalda se lasàajìda te ingarbuglia,* La re , Vender cuno ser.za La '¥A la gaira nel darglitempo di cerbola novella, esprejionseli accresce aggirareal*vederfi i fattisuoi* sacco la P cervetta. forza Saiv,Nuo^ al proverbi PATÀFFI© xo6 affo in cu! a Ghita , e molta cìccia E se tu r hai per mal , sì te ne scigni ; diavol tentennino al bujs arriccia. EM L' anima vienti a gola , e più non ghigni, E . ^ delia gatta in sacco, che suppone il Rtdolfi e I micheli; indicare altra tresca ingannevole» sa** ; ne lungi forse dal Frane, miche , beffato rebbe dalT del Ridolfiil_ guale interpretazion be f nardi di cui in Cola a fensa corrispondere di Rienzo : Chi gli toccava la coda e chi i , , , bernardi . detto copertamente sotto Ghita cero direbbeft un unjuflo Asso ; . di figura come , : accorciativo Margherita , Se tu ec. se dispiacetr derivato forse daW uso tal mia ritenutezza Proverbio € tu di la ve/teper men slacciarji 5* USA ad esprimer .juelnon € s crepa . abbia a mal d' una Diavol tentennino tentennare , cosa " sentireun dolore', cH alcuno curarfi . da Arriccia ; diavol tentatore ; agitare , commuovere . J arricciare è rizzar irto il pelo , come gaffa fìizzitòLo so cK unn furia divien ^uel dia'* volo cK hai sempre a lato ^ invifibil ( al bujo) . del tnintftro tuo furore . che poco ci vuole, e l ani^ vola ) e che fina spintadalla fame da te Se ne ò vorrcjìtincappare' qualche merlotto un perei anima U ec. lo so fer mangiarealle sue spalli Più non la /fessafame /' ha fattodimenileara . ri^ » ghigni:^ il solita Latini. 107 cica d'impazzare j incruacati tozzi son ferigni E gì* * è al cacare fm preftose' , cke non La moglìera di zaffo zaffardoso: E Le Tu remoli non calze ho a leggereimparare pofle « mai riguardi non né raso E toso , 6 remoli cica : e punto dalla tua rabbia canina non sei molto lontano dall'andar in fa zzi a Incruscatii Tozzi duri avanzi di pane : carichi di grossa crusca Ferigni : impajlati di più sottil cruschello* I tozzi dd più nero pane ti sembran belli e bumni i cioè a tutt» zuc^ i denti , tutto ti parrebbe un attaccherejìi chero Più preftose' ec. la fame ti fa essere assai sollecito, vorrefti subitoavermi nella r'ete Mc-i cui fi corre, do basso alluJìvQ alla fretta con , quando le bisognenon ammctton punto di di-* /azione Zaffo zaifardoso : tappo lordo 7 vii girjro di di cui è moglielà natica Saly. Jìronzo , Calze : per calzoni Io per me non ti poss9 finoi caU troppo aiutare , perchèho impegnati Mandar zoni a imparare a leggereè frequen* tati, /fimo dalla plebeper mandar a pegno yfor^ derivato, dice il Ridolfi chi dal polizzino se , ha cui consolarfi leggendo su se ne Non . . . . . . . . . , , Non tra ec riguardi persona e persona étddos^oad ognuno* fu , far diftin^ionè ti meni alla disperda non Ra^o sai è più che toso. PATAFFIO ic8 cieca mugiolando; a Ma mosca sempre E (airiallo 'nfarnare il pan goloso . E' vanrvo a pedovando: saccomanno chi ha U gatronìè uccellalo. frnfino ! deh vienlo mazzicando. Un E dii è nella malta non trottato , E A cieca mosca : alla cieca , operi sempre badi se "? o non t' boccone da farti prò !Mosca cieca giuoco fanciullesco detto dal Mugiolando: come hcnàarfi ^li cechi di uno MOfi . , . che affamato Cani , freme tra denti . /'odor del pane infornato ec^ cita l'appetito^ così Jìuzzicala tua avida «"ola ogni occajion che ti capital i e subito ti ci lanci E* vanno ec. vohejia parlarper le genc^ mezzani , e dice che rali di cotefìi puzzolenti tutti di Jìrada s' avventarlo a coni ass".\/Jini Fassi ec. com€ . * Pedovando il piedi ^ ; pedovtre è come cavalcare saccheggiando scorrer è scorrervi a cavallo* Gattoni : malore che carica f articolazione inetto alle cort»-* delle mascelle e rende /'uomo , operazioniE' uccellato ; è burlato E in cotejìo chi non è piucchèspedito a salvar]! ci rejiacom' un messere MSS'TlJinio lo flessoche Fiufino ; crede il Ridoljì esser fruscolo haflone Oh un buon randello per sue te , . . , . , ( mazsicando ) l*ossa\ yvTrpergli C acqua torMalta; quelfango che depojltu bida 0";ie'affoga» riflagn"ita', oggi memma . nella memaia ngn serpereuscir d' un intrico , ic^ LATINI. ; L' afino fatto par del pentolajo ha il frugolato E respicenon . E della lingxia l'hajo; le sue maccatelle i in somma ben fi sanno tutto E il Salvhii ! Lat. maliha Qua7ìtoa prcpojlto et- nota viva, quardam materia , dice Plinio come ; duriHì-na ex onde smalto , calce . Non trottato : non esperto; tra slato da ca^ ebbero Scuo*» v.ilii, che Jidicontrottati, ijuand^ la di Cavallerizza Rid. . l^arie di dìsbrigar Jl al laccio dì quejli da un imbarazzo , rejìerX le mezzani \ e quantison gli usci tante saran i'a fino del Vtly come donne che lo peleranno^ pentola;©è fermarjia cicalare ad. ogni uscio , com' il pentolajo per vendere ferma H suo aftno ad ogni porta Re"pjce : cioè res " secondo lo Jiilfurbesco , inutiliper eh' aggiunge alla i^era voce Jtllabe L* a fino chi ec, sa non . Non ricoprirla. averne viente d' alcuna cesa respice-e ;7o;? aver Salv. Frugolato ; . pia tré" Rid. E chi è di frugato tentato quentativo assaltidi cojìoròy preso di mira dagi importuni vede il fondo d* ogni suo avere , , . In somma lingua; un /'ho tutto sulla punta , poco che venga Jìuzzìcato ec. della so che debbo dire, Maccatelle que*peccati che da chi li com»^ per non saputi Quindi scoprir ; mise s hanno le maccatelle. , • P A tió E par pur T F |f I 0 A ch^abbia cacato i 1'acciaio . diiTeI Egli ha pur zaccherelles cotefto : E tutto è del papayero La forza pasce '1 prato , e tonda 1*erbe # A bocca secca (la , eh' è un bisefto ; E fi proftende ; a barba spimacciata Che Dio non fattala cura delf fi sa qualsordU cotefìo carne uscito mezzano se ; eppure ^ sì affamatocome fossefrescofrescodalla cura delt acciajo disse : tjuante scuse Che non quel meztan S aver maledetto non trovò egliper iscolparfi altrui impoverito I Disse che quegliavea mille ( zaccherelle ) taccoli ; e quefìi furon che gli là borsa éisciugarm deU Del papavero era effetto ec. e che tutto la sua pigrizia e del suo letargonel maneg^ gio de prcprjaffari La forza ec» ci vuoi induftria e faticapef cavar fruttodal suo terreno ; né bisognad0rm mire come fa egli Quejh verso o è scorretto^ tolto Ja chi ha l*acciajoCome d'' cesse : Ben do commercio ha fattod''umana E te. par , . , , • , . , contiene una gran licenza di rima denti asciutti, fa le A bocca secca : fìa a che possa fettemagre \ ma non è casa nuova , a me darsene colpa: è un bisesto , son già quattro anni. um agiata vSi prostende ec. mcdo esprimente ciata spimaca barba So che t» {itavi 0 . ^ , poltroneria. . Saec^*19"* PATAFFIO Ili E' flaberlasusine con cardellerroegliè ganasce ; Un eh' appiccazane» , Ed arbor sotterrato ha grasce ; non Ciancìafruscolesono dare il gaggio, a Perch' a cui erto del mondo fi pasce. Più che sabato santo tu se' maggio, Sraberla stritola ; : /' intètideil la crede e per Kidolfi fiata nella Jì^ssaenfaft del tnolto , esprejjioìie caricata mia mastica parlare Susine . : è e quejìofrutto /'esser agro maligno, l'uol dir che cojfuà a piena gargoZ* za di malignità* p a scefi Un cardel lettor^jp^// è uno in(juiei^ spiritello fo. Appicca zane : ti spaccia per reo di cose ^ delle qualisei affattoinnocente. LoJìiSSO'à\}m piccarsonagli Arbor ec. finché se ne fin sotto terra non trae (grasce) alcun frutto così cofiui mentre di nascojfo non merita che disprezzo* mormora Cianciaf rusco le : compcjìo di ciancia e frucomune a . -, , miefitiin l"f ciarle inutili nemmen Gaggio i ricompensa spesa che vi fi badi , mercede ; onde ingaggiare Perchè e e. perchèè una befìiadel campo i perchè campa in queflomondo colla faccia sul delle bejìte% terreno e il culo all\^ria al C uso Più che ec. tu sei piùlungo { maggio ) del Sabato santo mai a chi aspetm che mn finisce scola . Son , , » ^ ^ non quando cominci uva canzone di uno, che ia fini mai più. Sembra rispijìa set io riprendi del troppo andar in lufìgo col im ta la pasqua worddce , discordo • II LATIN 113 E vientì il capogirlo per trincare : Ed ha più tempo , che non ha scheragglqi La ftrugolare bugia: vuo' tu nulla ? finatrola piglia Con una lava alle iìmirne è ito per corbarc» Ed Capogirlo; capogiro effettocT esaltazìon di vapori dallo Jiomaco alla tejìa Trincare: bere smoderatamente // soverchio vino è queU torbidefan^* lo che ti fa passar pelcapo cotejìe , . . tafie . Ed ha ec. le mae^a^ne di colui son cose vec^* Sche^ chie più della vecchia chiesa di S. Fietxj^ raggio né è più da farne tanti schiamazzi hi tu fai C et est a chiesa è antichi ma come (Jì Firenze y così nominata da un vicino scolatoja d* acijue e di lordure della città Fmattola: crede il Ridoifi diminutivo esser di fine Io credo esser /' ultima posatura d' un fluido da qualche tempo fiagnanteStr Ugo lare: forse^«truogolo, vaso del beverone de' por ci ; perciòstrugolareper rimeftare intorba , dare Fava ; figur, fiolta Chi doper alterigia min ècoflui , eh' ha sì gran lava ? Sold, 5. Bugia K' debba avere ; bucata , vuota un poco il cervel bugio. Morg, 15. 43. Con una vana proscpopeja un truppa vai tu rimefìando fango gii vecchio e posato Alle Smirne : il Rido.Jì crede esser lo fieu che andato in Calicut in Og Magog cioè so , , in bruttie lontani paeji Coibure ; gracchia/ -y , . , , ^ , . . , , PATAFFIO JI4 ha la giraiFa e 1 cui le trulla; , Per btfania smascellai di risa , Perchè la trentavecchia parve ciulla; £ per la vena pazza s'è ancisa è data ; Addio ser Ugo , che la paglia Le corna . corvo £»rr!e re vedi dove è andato a sbatteuna brifa; è andato Lontan vecchie e / è attaccato a cose Ora . per attaccar 'millemiglia, ra?icide . que^ guidaleschiche son sulla le schiena delle bejìie da cavalcare ( come son del Icr ca^* ) ifivecchiatesotto il pestio girafte di donna già logorat vallerei Vuò intenderfi Trulla : non fa altro che spetez^ consumata zara pel rilassamento di fianchi »Similmetu Befania: il giornodeÙ Epifania vecchia squarquoia te il Berni J' una : 11 di di befania Vo porla per befana alla fineftra Al-^ di Toscani fanciullii quali lude ali*opinion credon che la notte dell' Epifaniagirila he-» fana per le flrade§ per le case de'ragazzi co* Trentavecchia: spauracchio eli appunto suol dirfi d una la befana nie vecchia bruita e scontr afatta Ciulla : fanciulla Le corna : . * é ", . y -, . . di paiquel suo ramo è ro* s di voler far la bella e la giovine Per ma la trinata, / Ser vena ec. per ^ ammazzata Ugo : . presso il Davanzati cosìiVgoh^-* di riboboli* cimerò , che dicemmo predicator è data : è finito Scism» 77. La paglia per te ; LATINI. US cefta fu per ribobol divisa Adesa in letto e fta raggruzzolata: Che r arco , com' a* ceci la sparnaccìf la curata Che m' ha furata mezza e coltellacci ; E' ftanno come capre dal gozzo *n giù la sorba lazza; Non va E '1 cavriol pon porri, ftu avacci A . , , . , . s— ' hai to perdutoin queftavecchia ilpiù bel sog^etm riboboli de' tuoi , cioè materiadi ribobolive paglia^ ora ; ma ne fu da potersenedare a pienecejìe é finita al caldo : raggruppataal geni Raggruzzolata A cesta ec. . del suo Arco: covacciolo» usato Sparnacci : Coni il certo baftoncello Lat, : sparnicciare^ e per da curvo t excutsre. r aja buon randello j accia guizzarcojtei pel careggiato fa cosi un letto E' stanno saltar i ceci per , . cioè la detta Adesa : , altre e capre ec. persona cììavea a farcon cojteiCome in discordia , Ji posson tanto vedere , quan-' sou da cui io le capre posson vedere t coltellacci , . sono scannate. Si son dati scamm aspra immatura hievolmente certi bocconi danonpoterjiinghiot tire , sebben fifacciaferza e fifinga, Cavriol : animale yeloc[(ftm@ Pon^porri: Lazza : . . balocca coni sei deftro in din che chi perditempoStu ava":ci: sé tu dell'occafione Vuol approfittarti di hr trar profitt» sa con coftei un . » PATAFFIO %i(5 ha Kon ramo né razza chi biscazza; piove nell' orto del Prete gatta fagna talora {tramazza E or La ben : . " ego dabo tibì , pete : Difìfe fratehno , e poi non T attenne; me Perch' i' son nella falta con gran sete Quot vis , . rei Ji scorci} balocco o£nz pia e , farà rejìar com un lejìorivale Non ha ec. al contrario rimarrà un tronco** chi biscazza ; cioè chi Jìa cogli oziofine ne ridotti di giuocoì lasciando passar il momen» to di sì propizia fortuna Non aver ne ramo né razza discendenza , esser è non aver co»^ ni uno scioperato chi che sa non Ji vagabondo . . ftJia , piove ec. ora il vento spira prcpi^ zio Que^ tanti mortori che fan piangerle car» se fanno ingrassar il prete } il qualJi rifa come orto alle frequenti piogge QuindiilprOf Or ben ' , , . verbio» Rid. Fagna : C afiutagatta per voler far la mar.ta , talvolta poi tombola davvero j così chi fa. talora minchionato vera* il minchione , rejiaci mente . Fratelmo : mio fratello Perch' i'ec. peri oc he io mi . molto asciutto e la consumato parola nece/Jità tenuta , . Falta : in angufUe, avendomi man» non , J' averi , mancanza trovo LATINI. II? di Cerracchio venne, le tanaglie E de' zoccoli tra/Te le bullette :* Né piuma mai rimessi , né penne « ricevette Ma quello Dìo che morte ,^ sconfonda , e i traditor' or Ipocriti falfiin parolette E li bugiardi eh' io paffii furori dia grazia E a me , tresche. sentir,che nuove Per peggionon Ed il Caca da Reggio è de' Priori i Con e . Cerracchio: crede il Sa /vini che fiada ctx* Il Rtdolfi vai mani te , eli in furbesco pensa di Nicodemo che tenaglie lo Jiesso esser cioè^ , di gran forza Quindi o preparativo attrezzo le tenaglie di Kicode: Ci vorrebber dtceji ben risom è qui che coftui // senso venne ino luto e ben preparato B .llerre: chiodettidi largocappello Suol s'attaccò fino a' chiodi , cioè spc^ : Ei dirfi . . * . . gbò affattola casa Né piuma ec. non . mai più ; senh» rifeci pre miserabile mi son rejìato 11 Caca ; famoso assassino altro €ace, guajì di tanta erudizionedice Salv. Privo il Ridolfi deridere le millantarle che quejio vuol verso it un vile che di se spacciasse cose ; e an^ gran dasse suol dir/i facendo il Fotta da come mi . , , , , Modena. Tasson. SeccL i. 12. I Priori erano sei elettidell'arti ehe vigilavano al btwn go^ della città di Firenze verno fu QueJÌ' uffizio Jiabilitonel 1282. Ne segue che Brunetto seriSr" in età molto avanzata se il Pataffio . • PATAFFIO Xi3 che Crifto lodo Ma furon non pesch* , lodo Ma perchè . 3Ì9 lodato , avvenire paf^io potea fia contuttoctu ec. Allude alla par vol- , d^ novella che Comune un sul consultando , da regalo le chi pera pesche ; chi e chi ofini^ pè jicht, per Tre* , ultimi deflt partito e tal con pre^* , spedirono fi sente Potejià nuovo le per , il valse al farfi i NeW Depurati d' atto a» . prirfi già cefi e le S^ marci rajero fi porger e i Jichi Potejìà al eran , eh' ordino i pre^iofi fi frutti in faccia £»nfiderando fracaffato : il a Cofioro medefimi Deputati . rischio di dicean Fortuna col tornarsene volto consolandofi , 'minor ti^ . /wa/^, fortuna che non furon pesche. del PATAFFIO I20 che e' è dato : agutìo ferri? fi pagò fra tutte quante. D* un ver non glierri , E dopo gogna tu ci andrai con E come pollo cieco non ftarai. Per le ragionbazzesche che diiferri, Non dice , giù di te alla cieca, ne SimilitudinetoU tante dijìinziont parla senza fa da compratori^ quando per sollecitudinenon fra una cosa e T al" troppo ftannoa sofijìtcare o tra ; né badano se fian ( aguti) chiodi , Rid, ferricomunque D' un ver ec. fu un ojìinatoné volle per^ d' una verità per quante ragionigli suaderft j adduce (fero Gogna : la berlina ove j espongono i mal** agT insultidel popolaccio Erri ; ferri fattori nel muro piantati per attaccarci qualchecosa, Non dice ce. mena . . , . , , detti dalla lor figura // verso equivale al Cader dalla padella nella brace ; : proverbio cioè di male in peggio Rid, Il filo del di^ è ; Chi tidice : crepa , e che seiun bria^ scorso : e dopo solenne caparbio oone ; chi ti Jà per un più cotal berlina , ti convien sofferta aver . . bella ; tu n andrai traferri Pollo cieco : che sbalordito poco sentimento Ti scotterà la f^Y che abbia de suoi mali faccenda; ne darai la tejiaper le mura fra tante Bazzesche ; triviali, sciocche fammi ec. Jìranecose che f es:oK di bis'cca) . . . , LATINI. 1^ 121 la bulletta a quellaornai; di San Ruffel le cam;)anelle Come , Così appiccicando gliaccordai Solleticando sotto le ditelle, lui a zufolo e tamburo ; Menando tirò tre metadeilc ; Del morruà anche Fammi . Fammi F Lat. Brun. dammi ec. Jia QuancCuno Oh cioè quejiaè sogno ne Si pafabile anche^ que-* Jiranezze racconta . soggiungere: per : e ha bim graffa che psr p a [far , bullef tino pubblico merci firanlereKid. dei le S. Ruffel la bulletta quellalamini a Jì suol , , com' alle doga^ . Fiorentina tille cui parrocchia attribuisce il volgo /'andar ripetendo o : Vendi suono impegna Ecco cioc" campane col loro ; , • ha d^ uopo del bullsttino: che è incredibile e ^ al bi* che tu II abbia accordati ad accomodctrfi eli è quellecampane a ripetere sogno , come , (£ uopo ceder ne cajiejlremì e o vendere o inu , pegnare Ditelle . ascelle ; , fibileSeguendo io . calzandolo Menando rttùy come ov cosi il sollecitoè a darglisotto più settn , e in-» , ec. e spiegando sopra di lui auto* ce capitano sopra i soldatiy che condudi tamburo di piffero e suon a Del morruà ilporco ehe^ece ? lasciòan^* ec. dar per disprezzotre sonanti vent"JìtàMorruà . . scorrezion dal Ridolfi Seguo credeji . mSimìtL ^^^^^ ^^^^ ^* h*emorroidarius" ti la PATAFFIO 122 Alla 'mbracciata V acerbo , e '1 maturo Eir è per se bellet a e per se bella : della cuifia ( queflogiuro ) Pe '1 rorro E' se n' usci più chiaro che la della; la putta fa dell'avoltojo Come , . Quand'è svegliato,e ha la picchierella, di parole, o copertoio Amico mi piace; Cha fia di ftracciofatto,non farte ove vcngon le moro'tdt • Cesi metadelle | coW e Jìretta cioè cacata , Alla 'mbracciata : tutt'infume ( quajiin una la laffaal bracciata ) diede per lo sfiatatoio furbescodi digelìoe meta . . all' indt^ejio . da crepar dì rim Kir e ec. è cosa veramente dere : fi potrebbe dejiderar più bella f così burlando burlando et si Pe '1 rotto ec. levò d' imbarazzo , come non jojfejatto se suo^ della cuffia è tnaspsttatétmente Uicir pel rotto sortir d^ un pericolo. La llella: la diana , che nitida e bella esce d' oriente a far pompa di sue bellezr dal mar ze . SaLv. ghiandaia Si sbrigocon quella spe^^ ditezza cut una jisottrae aglf con ghiandaia di rapace avuitcjp quand è pia JiimO'* artigli lato dalla (picchierella )fame. amici di parole faccio dt Jijfatti Amico ec. io quii conto che far deefidt cenciosa ta coperla quale 7ion coprendoche uno f lanciaC ^h' f Ulta : . , , , y tro amico ali» scoperto , LATINI,' i2s li bugiardi annojo E 'J pan ripresodal forno mi spiace , E 'I migliaccioche fece Sere Spada ; i camuffati E e • moglie vivace, spezialnientc quando fulfe lada. Io son yeftito col legume, nato Ma E , soprarturto la F I canniifati : bacuccan sotto \,cappucfio usata 2 s^im^ guisadì pitocchi cioè quella, la butfa veftecon eia*cutifrati i a s' tntendon gC qui cK a , Vtmpcjìori . ripresoec. pati riscaldato ; cioè /imici'» già racconciata eh' è come cavolo^itntio,che Pan , non ' fu mai buono. di polentain torta. Non Migliaccio ; sp'^cie re Sea qual cosa alluda delC inco^.jiito sapendoji la forza di quefto Spada non puv sr.perji , detto. Un lume n abbiam dal Boccaccio , cht} rftcedelle sue novelle : Chi ha a dir paterao(tri, o fare il migliaccioal suo divoto , la{;cileilare. Conci, Cioè chi fati santocchi» non U legga, Lada ; laida Dice che chi è lercio e ( vÌh com^ appunto effer sogliono$ vace ) superbe» f bacchettoni, è a lui insoffribile Jslaroveftito : molto comunemente es* dicefi veftito per effer ?er nato fortunato.Col ìegu^ corriun cec-e ^ fagiuolo, o altra civaja^ me: che nascon di baccello in che Ecco vefttti io son nato vefìito i': nso dT effere un \ in senso , . . baccellone , A r ì 1 © t A T IS4 aggio delle fave ma non biada Venga scialacquoin ciascheduno agrume dico già per vin di melagrana: Non Verch* , terraccio , ed per esce ciocché ricercaji Aggio ec. infatti per esser biada ; non baccello io /'ho i ma non che vi voglion ; per eferfortunato , sendo biada la e " pe '1 cocchiume» compiuta quafila campana : Dà Or è un • Agrume in ognun di loro in erba sul campo sementa figur, per : esoso uomo , trate encsm • spilorcio ; fatta dejidera eh' in pena spilorceria fi defiiun fanatismodi prom dt tal , fujione • Non dico ec. è spiegadel una supe^^ verso intendereeliet parla degliagrufacendo/i mi altriin senso : proprio ma figurato non escluderebbe /7 vin di melagrana, menti non eh' é il pia agro fra tutti* Rid. Terraccio ; quellalarga apertura della boU guel tet che fi chiude col fondo Cocchiume: forodella fieffabotte che chiudeficol turac» eC altri che diano dolo non Quando trattafi vuol che verfi'è mai contento ; pel terraccio di dar egli tutto ha mo. Quando poi trattafi da paffarper angufio foro, Rid. E* compiuta ce. or via quefti son niti negozi fid' ci fi penfipiù Far la campana non fiorey ^ , , . , j . , pezzo un te m interrottamennon dicefi per compier affarjs* LATINI. Legali'1 cui com' lui gatto mammone «altansecciase'donna bugiana Un Che Fiesol arse pare '1 diavolone : tonduti , Tu ti fai beife de* groffi in zoccoli trottone E *1 diavol vanne E bent fta , e buon di : sono arguti , F 3 a . . Legali ec. che non v è rimedio ; « fa di lui ciod" scìm'totto; cioè attaccar^ buona eorda e lasciarloJfre^ cf imo farebbejì gii a lombi fìtare.Modo una , sprezzante, Rid Saltanseccia : uccelletto , che fi posa or su quejfaor su quellacima ^ altrimenti s-aìizmpa.^ un leggiero metaforaun incuftants Bujziana: sccjìumata Che Fiesol ec. sembra ella il gran diavola, città di Fie* La Fiesole a fuoco che mandò sole più volte è Jiata ijivoltafrailerovina, lo; e per • . . del pscm Tu Groflì tonduti : monete tosate di tesar monete te ne fai uè in qua cato ìion in là y come se fosserobagattelle, ne in Diavol ec. fimilmentele gatte vanno zoccoli , e vuol dire passarselain piena letim zia. Tu prendia scherzo i più enormi delitti i il diavolo ne fa gran fejìa ma in aria sprezzante la Bene Ita ec. risponde femmina: Oh\ me ne consolo assai di quel e fiandate dicendo ; col buon giorno Sono arg . . \ , sud ; che gente inai cojìoro \ fon spiritosa pataffio iq6 della Vernia pareaii Frate Zugo: In gran cattività fi sort cresciuti. [Mia consobrina è pur vaga del sugo Della pentola ; rocchio sempre vuoici E dove la mi vaga , quivifrugo. Alma scarabocchiata , alle carole Mi fa 'mpazzire,cóme tordo iri guefFa* E quand'in teda fi pon le vivuolc Affai gargaglio e poi ricevo beffa , in casa;' : è eglisempre Scoccoveggiato E £0 c/iitali l'iavrebbe creduti ? pa^ altrettanti marzocchi , come Fra Za* anzi d^ Alyernia iici uni zugo suol dirfi per sei uno ftoiìdù Parean rean ec. . . Cattività: mali il ài ribalderìa fatt"S nel mejììer de furfanti fin gran profitto L' occhio : cioè della pentola che è quel frfasso che galleggia sopra il brodo Il Salvi.* Han , . , . ni sospetta che scherzi il velò sotto de' soliti iquivoci Scarabocchiata : anima nera ; da scarabocchiare,/^/: seg riaccicoW inchìojtro Alle ca-i iole: allt consuete tresche, Gueffa : gabbia Vi vuole : por/ile vivuole in tejiaè ador^ narjiil capo co'fiori come farile femmine Gargàglio:facciograti fracaffo K vanno t * . . , . verso Tunifi cantando , Come putte ebre tutti gargagliando Ciriff. 3. 98. ticcèllata; da eoe:: cuculdto 8coccoVeggiato covéggiare cK è tatto della civetta f quaìti» do trajiulla gli uccellii . , , Da F » I O P A T A 128 vien ciacciamellando; rìpniili Perchè sì prefto Neri se'in zelo ? che vai pur nicchiando. In sa' di scotta di cappa di cielo Egli ha del buon ; ma non 1'ha manomeflb. Zecca punta, sarei ben ridottoreattivo partita ss dom , di cojìui veji dar orecchioa cicalefgi in casa di queU Da ripuifti : da far rapine /'alma scarabocchiata d.lla mia consobrma. bub* Ciacciamellando: cianciando, infilzando Io . hole una appresso V altra bene* Qual mai è Zelo: brama di qualftjia in fé la fame delT altrui roba , che n ardt sì di quella Neri dovrebbeesser il nome prejfoì lima fovda ^ià detta Zecca animaletto noto , che i' attacca e . . per un ingordoe rapam iugge ti sangue ; figur, Putita: puzzolente.Nicchiando: facendo ce. di sugger il malcontento ; non sazio ancora denari Sa' : sajone casacca , , Fresne scotte raccolte : è Quod un ex . Scotta presso il Di* : di amm.isso cose diveìTis rebus in iyifiem unum congregatur. QuindiScoti qualiex Brunetto vuol diverfisnaiionibus com; adii sccrvum , . segone di mille pez-* dire che cofiui un vejiiva scom ^e Capia di cielo : panno d' un cele/ie . iorito scb-" Ha del buon : ha de' buoni quattrini , 1 bene ai veftito sembri un pitoccoMa non che ha non i quattrini ha manomesso : ma li ha meffia mangi non se ne servg. éncora . , LATINI. Danda Cui i«9 prato giucclierelo. morde , o riceve cubeiTo, a mulin», teme ; ed ha uno la gatta impregna per lo sello• monnoso, serpe Lucerta Quando F 5 Danda : forsedal Frane, do , /'/bighellone Monnoso dandin ; . gliarla monna , lo flupU brtacone ; da pi-* Prato ìmbrìacarft . , : presso il corttllacciodi moni^ Giuc* Jìero0 di prigione ; dal Frane, preau Du Fresne pratum è un . cherelo : fors€dal Franò, cH Altro titolo ingiurioso , juchoir ^allinajo. à assomigliandolo , cortildi galline, esprtms^ la di lui spor^ chezza cuba per vaU Cubesso : il Du Fresne riporta le infossata1 serpentiallignandoin luoghi umidi j potrebbe derivato cubesso , che esserne valer serpente Similmente : Citi qui scorgejì la delha provata l'acqua bollente , teme ancor fredda. Ha uno te, come Sopra ha detto di quéller* ciò truffarello V ha che ha del buon , ma non manoiriCsso J cosi di lui qui soggiungiche ha mulino , quando ec. cioè mai. uno a f tmp!//rbile, Quando ce, quando avvenga guai è quelloche la gatta impregnip.r Li som la virtù del suo Rid. Il Sah/ni leggt sesso fesso Dice dunque esSer colui spilorcio a ss* eh' i mulini mar* Igne i esser caso impassibile ^ 'un , , , _ , . ànijitua Jarina • PATAFFIO 130 Perchè fi duol cotanto , e fa traino ? dimmi ch'hai pisciato in sette névé^ Che Dio ti vaglia,pecchiat"'iorentìno. In tramito tutt'è , rispose in breve Un beccalitì im pizzicacjuiftioni ; Al dormi le falute f e' f iman grieve* E chi è j?iuntoche vada carponi , Allora è catacolto, e gratigliato ; Deh Fa no» traino : ^emé , Perchè dunque va il trai* quajiJirascniasse miserieì eglipidnge7ido KiJ* Hai pisciato te. Jìniméìotu che Sei un veC'^ chio saccéfìtené, e che tanto sdì del rnondo i Dìo ù V2g\ìz: cosi Dio t^ajuti Pecchia: Jì dt:e (^ un gran bevitore j onde pec chiare ,• Succhiare il "via come le pecchie In tramito ; là rispojta è in pronto , alle Il Rtdolfi Corte tutti leg^e ; In tramen IJormi : un triflo che fa.il fatuo per su"in-i ieresse ; quindifar il dormi al fuoco Ècco m/Serie ; perchè sa /'arte perchèva piangendo di far il dormi ti carattere e softc'rierne Sap^ in brigata p^a uno far fintadi dormire ; hai bel tempo d tentarlo con saluti j ei mcjìrddi é . , . . , fion accorgersene . . andar colle rriani Carponi : andar carponi e e co' piediper terra, nel qual rnodo non può farjlche poco camminò Allóra ce, t/ualor chiiri^ è piucchè non lefìo Cappa in cojìui ci riman bene ( catacoltO ) aC^ chiappato ( gratigliaio ) m gabbia* , a pojio , , LATINI. È ben m fi vuol incontrar li talloni . ftrabuzzando così ingrugnato Uscì del puzzo de' lavoratori, Che n' ebbe un caccabeo cosi ingrifato ; Di. rio in buon , non facendo scalpori Di San Giuliano ha detto il Pater noftro : E . F 6 di eamba e' bisognaesser Incontrar ec. luì ; e con svelta con tanta fretta scappare , eli un tallone arrivi C altro correndo, Rid, Stt'ihuzzvindo: flravulgendo ^li occhi ^ comt chi fa buzzo ad alcuno j cioè fi mojìraseco /V collera ... Scosso fiPuzzo de' lavoratori : // letame. nalmen da tanti rimproveri uscì e^lisebbene dallo flercod^ suoi vii] La CrU'^ ingrugnato sca legge dal poz/.o ; e sarebher nei sen^ le fossedella Contessa di Giviilarii so flesso . Eocc, Ò^ Foi-^ Caccabeo ; dal Lai, caccabus , pajuolo. che n ebbe buscate quante ne potea buscare k . Chiamar i pajùoHe il ranno dicefi fimiimen^^ di dal meritar te Buonarroti nella Fiera per buscarne in groppa è in sella Di rio ec. di malvagio che era , cambiato hi buono né più menando schiamazzi Scalpore è lo firepito di chi Jl risente _Di San ec. vale aver detta una segreta ora-* zione , per cui ne filaimpensatamente venute un qualche bene Per certo dicefte ftanotre il paternoftro di San Giuliano ^ perocché no| , , , . , . PATAFFIO 1S2 E co' berlingatori sciarda fa giuntanel chiortro, più non mala La E usa . spopolato fu; l'aria graìtando: inaterafTe Le a terra quando gicfbro . di dell'anno iì:ala vecchia in bando* Un potremmo non fecor. migliorealber^^o Fior» avere . I. 3. ch^ amano le contìnue goi'» : que* Rerli'ngafori zovìglìeiche si dilettano d'empier la moifia, pappando e ieccand®. Farch, Ercol. 64. d''ini" Mala sciarda: la cattiva pelle uomo echarde scheggia ; dal Frane, qua razza di chi non La scheggiaritrae dal ceppo dicefi da' suoi progenitori Fu giunta : fu traligna del .Nel chioftro : sotto t portici aitata éjj'r passeggio.Rtd. le pulcida des-* Spopolato:gli furono scosse so Ju ben battuto L' aria grattando: inva^ verberare Lat* aerem ?Ko facendoJirepito ; Simile,,dice il S alvini a pescar l'anguilla ^ * , , , . . , per aria Le materasse in mezzo suoi vani schia» ec a disse : In ogni modo non andrà tan* mazzi rn si cascherà sul mor^io male ; se si cascherà Udo dì ec. u» giornodisgraziato Un suol venir può sempre andar bene .Illude fer tutti ; non al volgar detto di segarji la vecchia alla me^ . . . quarefima i che perciò fi suol per burla in quel dì dirfi alle vecchie che non ftfaciiatt vedere y perchèncn i'abbiano a secare tà di , LATINI. 133 gHareflii denti della golar '1 pretesemol.dentecchiando» tola ; In calze a campani! macchie non E fu la maravigliadel trecento, Veggendo giunto '1 Prete alla tagliuolat Trarti Poi rose al zaffo di sorto Ed eh' era lento , ?^r ^lé suoi schiamazzi spalancirva che se glt sarehòer potuti t-anto di gargana , tutti i denti di bocca Il sveller comodamente Ecce a: CIO usò la Jìessa frase per uso che sma» Tratti ec. . scellava delle risa. i dev.ti arrabbiato poiftrinse quafirvjicchiasse punte di prezzemolo. Poi rose ec. , che sciolte al gu ; calze cami)anri nocchio cadvn grinzose su piedi e impedì»» il camminare Macchie : le siepi Rid, scono tola ; dalT ant. tolo presso il Menagio Non Calze a , , . . , cavallo che va di porm Quinditolutariusequus Jl senso : Vojìoin tali imbarazzi tante non gli riesce di saltar la fiepe e sottrarsene. Del trecento: della p':ù Jìupendaantichità. Sì dejìòtal maraviglia (jualsi sarebbe fatta di que portenti di cui eran uno a fecondis più antichi secali. Tagliuola; metafor. per qualunqueìntcppo Lo Jfupore fu ti vederlo intoppato sì mala^ , . , , , » mente . ZaiFo cK et sogno : non di £lfmento turacciolo d^ tini Credo vogliadire bi^ fi sbigottissene perciòavesse sciom Jiuraril fondoper sopraggiunto di ventre ; scher^sando dt lut co^ su , . PATAFFIO 134 ÌSIon ciiicse cosa che *1 Prete né goda: colà giuso li dissi: memento; Doman lo saperai, leva la coda E '1 be ir amicò a una sì mi diflfe : ti darei una Non micca di broda i Ma . E Gortefin da Pelago mi scriffój 77el Malm. Pervenne una eccellenza , Che fu per farlo me re zaffata a sua quafichèsveni,- 3. i7i i ÌSIon chiese ec. ricorse al zaftb di non per grancTurgenza , fi prendessemolta che ne goda il Prete, Colà giuso; io però tton to sot- quaft de IT accadutogli apprenfioneNon è mal . non è mal dt rilievo. al vederlo caduto in tal , abisso e tal imbarazzo le mie Doman ec. mente , glidi{fi: Ti enti ora a parolei te n accorgerai appresso y e prò^ ai 'le dannose conseguenze di tal evento ; leva la coda, spiega pur adesso baldanza Il Piovano Arlotto vedendo i suoi popolanirider'-* scia di lui , c/i invece d' acqua santa aspergean* li coir olio , disse : Domani ve accorgerete il maggior danno era loro , di cui E véramente fi macchiavarì le vejii Reir amico: ironicamente* Quel buon g alalia ver , • . tuomo no mi una ( rispose a una scodella di broda ) di botto: Nemme-^ ci spenderei per co-* feftetue parole tanto poco conto ne faccio. Pelago: luogo vicino a Firenze .celebreper i'vrr' di lana del bel*» Seguita la rispofià , .. . r amicò • PATAFFI® 136 La peniten?!non sofferse gretto; Goni' in dileguoper poggio e per piano» Diletto , so che gufti^elmottetto : Però chi non è ricco in quarant'anni, Ha messo 'n pafta e va a brodetto» mano La botte piena e la mogliera, Nanni ; , no ca;ie : Inglese Come . roce maftin sotto '1 fedi vigor non già di alano Che vince rabbia Ar. Fur. fosss 4.6. 138. Qu^fficojìu't altri cani. r alano fragìi fra Dottori , come Gretto ; meschino Segue il beli' amico , e dice di non nello sven* voler quietopassarsela incontro com turato il bravo romito non suo soffrìda meschino la penitenza. , . . , e pia dileguo; sì lontano, che sparisca al Com' un lampo fi sottrasse fi veda In non . gaflicro . Diletto : amico mio Mottetto . detto : con** che ti piace so frizzante Amico parlar sentimentcso ; or senti quefio: Chi cettoso ì4n e è non . , ec. brodetto : non è capace di concluder niente di sodo. Come dicesse: Sai pure eh' ho già passati40. anni ; e perciò puoifigurarti , che non ho più da impararea maneggiarmi che m^an^ La botte ec. a //ì curati , 0 Nanni drà a maravigliabene Dicefi che non può ^verfi la botte piena e la moglie briaca, au^ bene che non fi può da cattivo principio aver £gli però tuttora se ne promette , ficurodella. in procacciarfi Sua forn arte firaordinaria nna Va a . , . • tkna • LATINI. 13? la coda tuttavia, E non ni mica barbagianni sarem La mona! da non vuol groflabadia Per poter fare il fonfo a duda bella E quando la monnosa va per via , da mascella Levati quel peluzzo E poi fanno la chiosa a rifettoro; E menerem • : , Menerem ec. usafioscenamente ; q^ut cK et non rimarrà avvilito ma figntfica nera suo a poterfi scapricciare genio» però tot* , a Monalda Lai» monedula : forse dal putta^uccello che ruba l"* oro e /'argento ; tjuiper d^ una vecchia di mal affare co-* soprannome crtde il RidoìfiGrossa badia ; gran somm me di denaro ma Fonfo ; il Ridolfi /*ha per voce inventata M ricoprir uno sporco sentimento Potrebbe averfi Ella fi contenta a legger tonfo , caduta fi* nalmente di poco , perchèla bella ne fia conu , , . . . . piacente . Monnosa da riferirfi : scimia , alla titolo^ detta vecchia ; ovvero da riferirfi a graziosa druda bella. Così mom\Qs\no cascan^^ , giovine te di lezj femminili Levati ec. allora puoi levarti un capriccio^ ? puei prenderti un ^ufio.Oggi levarsi un pelo • dagliocchi toglierfi una Chiosa ; f^r la chiosa , materia di discorso e di ro : moleflia . è trar da una cosa rijleffioniRifettOii* per qualunque luogo ove Jì mangia tavo** Rid, E pQi voglionparlare; e caratterìz^ , , la . I? 138 È dalle Pur Sarmi valli, per deW eh* io 1 F cieco che O appella da son messere un F A darasanna il me T A pianoro» Sappia non valere , occafion'i * Cieco i c'to^ ; Forentin't V'iorentino specialmente • proverbi andoji J Sanefi da così Vecchia . fama Ì5. nel mondo T^^edi Menag. Dalle valli perchè p'tù li : dove lontani chiama sonò orbi. i ci vii dal Ijtf* Dani» viltanì piò rosizt commercio i noro Pia. borgo : ^uì crede tanto Credo U71 lontan per é nìigl/d vicina p'anura Fiorentin goffo io. alla da Bologna città i Af/ . dalle valli i ma non son poi Latini. CAPÌTOLO 13^ OTTAVr. (ta mona dal mare Diambra E quivisogna pur di bere aceto; qual mi fu rapitadella zambra là Ipil ^^ La crai la A Dov' Di all'ontaneto riveggio eran bizze zezze là dal # , e amore ^ : gigli luògormotlffi^ mo e sconosciuto quaftmondo impenetrabile Brunetto motteggiachi gli voled dar ad iute??" dere C assenza di della sua donna mojìrando in termirti creduto ; e spiegando/i avervi non tìon dijìrnili a quel detto : Più su fta mona luna ; cioè ti capisco tu non la dici giufla mare : detto fer , » , « , Pàoli Mod, Sogna Tese, ec. di mejìeimma^^ pienala fantafia Oh sì davvero ! la se ni è fiatatolta \ e da me lontana non mio veretta fi pasci di fiele per amor Zambra : camera i onde zambracca , di Ha piacere £Ìnie dolorose n . andò^ la po^ . femmi^ , al dimane dal taf, cras. Ontanéto d' ontani. Il Salvìni ap^ : luogo piantato il luO'^. pe*gerghicrede che fignifich'i pa^0ionato ella s intanava ; cioèdovefaceala sua gOy ov A crai : ; segreta Combriccola Zezze : ultime di cónta Jo Bizze ; voce coli'imprun^* sdegni, inimicizie Gigli: fiorini ta del giglio, com' oggi gigliati / zecchini Salv, Quivi cessavan le natie inimicizie fra due contrarj d' amante e d' avaro affetti } noa . -, » , . potendo/i quiviaiììar senza spesa* PATAFFIO i/p Oro trabocco ne vìen da Corneto. E sonvi l'arcaliifeper conigli, E rtanno pure a coglierei ehiovi ; è pur fori e cavigli Però che *1 mondo «' trovi: Sempre mi sguaraguati se mi ; qui In ger^e pae^e dì Romagna al prvprto di Jonna , che fa scorno per mejiiere andare a Roma, marito. V Ariojio : Credendo andò a Corneto Salv. Una fonte d' oro fé- Corneto ; . ^ renne meJìiere fijfatto , in fronte-, cioè cornute ( da Calilfo, signor de'Sar acini ) moltiplicate cerne c?iccmgU Salv. Ma arcaliitepotrebbero Arcalitt'e ; con arco , le più famose ; e conigli un mejiiere di cui Jìmile nel Lio, gergo ana^rammattco Son. 79. Pere coniglie in farscttin di vajo, E pesche im picca io je di ftfatte arcaCogliere ec. è ben proprio ehiovi liffe il fjr grata accoglienza a ijuanti lor j' offeriscanoFori ec. dacché il mondo è ormai altro che fori e cavigli nou ; nel sen" fi dee del Eocc, ConcL Dico che più non so dii;detto che si disdica agliuoa esser me ser nel , . ^ . , lììini ed alle donne dir tuttodì foro e glia cavi- ec. ; mi guardie mi riguardi mi Sguaraguati , vai con piedi . tansto. cento occhiate^ squadrando da E' discorso d;ilU donna capo a trovata ali oa-» LATINI. E' No te a fono t4i la forca al fieno come . ^ '1 dico per piaggiarti per Dio Giovi, Il bambagio alla mui;a spacceremo ; Al Tanto, a paralocco,alla baiTetta : noi pur sareno. O topo o vispiftrel m' ha fatta pinza la bonetta ; Mezza Sono ec. cojìoro per san te oggetto dì rivam ti fienoteme la forca^ lltà'^edi rancore', com da cui venga, infilzato Per piaggiarti ; per parlare ti seconda del tntendo add^r» tuo genio Per Giove eh' io non i tuoi gelofisospetti mentare ; ma pure ti sarò buona compagna ne*genialischerzi Bambagio : trarre ilbambagie è trarne /'uU timo sugo Musa : scherzi , snervare e ([uafi del giuochi Per servirti/arem gtiultimi sforzi . . . _ , , . genio . Tanto : oggitantlo il paralocco sì ne' Cant.Carn»6. ta e . In la bassetgiuococome altre» osceno Jigmficato alla bassetta Fare vien che l'uno alzi O , , Econ- l'altro metta. e farem la parte noftra comunque chi cofia Allude alla favola del p:piJlrelloy ni uccello fi saJvò dal gatto come topo dal com' il pipistrell falco E fanno appunto tOiO ec. . , . Or , figuradi topo ed or d'uccello. Cort, Con- vert. Pinza: piena . Bonetta ; berrettino;per fi^ la borsa Sappi pc militudine il ventricolo o che quel mio amanti ro m' ha bene • . tmttato assai PATAFFIO 14^ E cosi Me' Ma va su io ho Che io : vaflbjo per pedignontalor i son vacca fretta. che freno al menatojo, mi darò mai più alJe ftregh?, non Se voglianon mutalTe il colarojo credo che s' andaflfecento Kon leghe , pofto un . Va oggt una vende , vacca . de* ma to e impegna domain un ^Itra ne e va su sogcr'tuìigeji vaggia e va su Rid" Vassojo: conca di legno per uso cosa , , novali . Col sì bene s' è rìdotf» trattarmi dover vendere a il suo, 4ilr*pìda qujnd'uno vacca: su e impegnareper vas-^ un sojo , Me' son ec. oggi chi piano va sano va • ne"*piedi Pedignon ; male eh* il freddagenera ti sangue Ver lujtngarBrunetto congelandovi Ji prctejhella perù dì piùpregiareun amante belle chi moderato nello spender per le sue . , un altro troppo corrente e inconjtderato il .jual Ma dì Brunetto dice io ec. replica , . d' essersi pqjìoin sì nenia , che rigidosijiemadì cuntu ec. ilreghe: darjialle Jìregheè darftalla disperazionealle furie; qui impaz:^arper Alle , amore . ^ Colatoio: figuratamente , menatoio ; còme incontinente e rubella ella di credo ec. sebben però vantasse Non fiela moderazion dello spendere tanto piacerle gli ammti , pur credo che molto non passa-* ubbe ec. eieè carne . PATAFFI© 144 E caftra qui e rendimi V avanza : , Che faranno allo sdrucciolo amendui. Che la ribeca fu menata danza , a E fìa migliorche la lega di Chianti. E di lugliofo pepe a ftranianza; Caflra tu di Li ec luno , a dilegsiamenm paro/eche dìconjì da cui non fi vuol essere impa-^ ftocchiati nel dirle ilpugno verso i Jìendendofi di lui indice e // spintoil dito grosso frali' medio : // che volgarmente chiamafi^ far le fi»* che o le caftagne Sdrucciolo : /'atto fiesso di sdrucciolare Ed eglied essa faranno a chi più s4"'ucciola , . • nelle tresche antiche* Kibeca : chitarra La veglia è in pronto , in ballo ; i\ ite s*ha da far altro eh' entrar vuol dir allegoricamente di già veder ledispom' . la tresca a Jizioni riprender Lega di Chianti ; moltitudine fra . de la se discor*" Ariftedi , pochie mal d' accordo £ la tresca riuscirà orinante e di genio Lega son più paefi di contado soggettia un governo Chianti è vim cino a Firenze rinomato pel vniQ Di hjglio; far p.pe è aggruppar le cinque dtta in forma di cono , // che noti riesce quando le mani sono aggranchiatedal freddo Per^ ciò far pepe di luglioè esser sì bravo da riu^ scir nelle cose più guffe A ftranianza : con La parte intanto che mi peregrinabravura tocca a fare, è quella che farebbe ogni pia gran minchione i come compagnia del ponte . . . . , . . . • LATINI. 145 Del detto mese pulcie non contanti Perchè'! granchiomi morse mangio '1cucco, faccio guanti; E della guardanappa talor mi pilucco. E allogliato ! tornò la buff» Del diavol li sguffion Che per lo llucco tinto vengo flucco. G Brun. l^at, . l '^?'^^ detto Del ^ "*^ .???r;!;^;;^:— ?;;=; ^-rrgag . ec. d.i che me fulc't quaglie riha. luglio i daglialtri Suoi amanti» sperar ne denari non poiea ? , come dal granchio inten-* Granchio; esser morso nelle spese. Cucco ; uovo; d^fiandar rìjiretto de'bambini : qui per cibo scarso* Perchè voce altri trescano Io spender è rincresciuto m , gli ed io faccioaftinenza Guardanappa : sclugatojj E in uno Jìracm ciò dì sciugatojo mt ravvolgole mani , Jimile a un poveraccio piantato là sulle piazze a scaU al sole per non aver altro.» djirji Allogliatochi ha mangiatopan di loglio , cJi il volgo crede faccia infatui Mi re piluc«« rodo di rabbia , mi tapino co : mi Del diavol e,c. esclamazione energica da pre-» di grave spavento ^cuffion ; i a cosa nnetterjt crini , e le corna Rid, Buffa ; vim rabbuffati fiera quiper la facciaorribiledi colei, eh' a guisa dì furia tornò in campo Stucco ; // volto della donna* Faccia di ftucsuol dirfi appunto (fun volto lìscioo dila»* co Tinto : tlltvidito^ vato. Com' llarcon per /*ira la vide cosi tmta Calv. 3. 74. Vengo Cìrìff. ftucco: rimango di ^esso , mi £ela il sangue . . ^ . , . . . , . . . PATAFFIO 146 dir truifa: Nier , Bindoli fu Neri a non Chi tornò tofto ? chi per l'acquaandone? V agogni , in cui li tuffa Il naso se , poi qumdavalle sì mi ciottolone : ? cosi la mi digrigna del porcel Tu ; . di Ranieri, Bindoli : dice ch^ Neri fu Bindoli di cat Neri pìuttqfìochè fjue/io tale scherzo tacciarlodi bin-sato ; volendo con la colpa dolo e di raggiratore e attribuirgli , delC accaduto dir truffa : per non dir A non Kier franco : . ^^oè trujfajuolo. f^ES'^^i Chi tornò che suol dirfi per proverbio sciata mandi V ambala rispofta , ec. chi preitovuol quando piove il messo ba^narfiRid, Il senso: cammina ; perchè per non eh'il più sollecitomesso . tu allor di Cre- fia quel che va ? 0/Z"òJ fu Neri per andar a sparger zizzanie vuoi megliosaperlo mettt W naso ec. e se ^ sentire di qual verme là il naso è in lei quejia a in quejìo bile Seguo la corre zi on del Ridolfi 1'agogni se che suol leggerfi verso : Il naso , il cui la tuffa basso alla valle i voce a : quindi Qiìindavalle de' contadini Ciottolone ; "z//' uso pur de Contadiìiiper ciottolò ; mi tirò de' ciottoli , de' sa/Jì fittura di quellafemmina inviperita; sai tu il ccjìume del porcello Tu del ec. chi è inviperito come Jirtde? Figurati qua?id' , Rid, altrimenti ella digrignava. non jier acqua . . . ? . . LATINI. 147 E tefla e viso mi fa di piccione. Diavol I che filò Berrà , cosa arcigna, Per natalizia tu sentir porrelli In su le giugge, e 'n su la scarafìgna • E la lancia alle reni gli tenefti , Q.uando)a carta ligiatraffe fuori; G 2 E teda ali' altro di contro, colombi irati vatmo uti e pettoruti \ cosi ella tronfi ec. me / . contro venne Salv. Che filò ec. diavolo ! che vuoi tu da mei Po-* irebbe esser che tu ave/Jia provare Q\occ\\èfi\ò JSertai cioè buoni Jhj^lifattidi fune , cK in Rid, Invetverità,son cosa arcigna ed a^ra lo minaccia tiva di c^lei, la qual sorprendendolo da taluno p fiate li che ne gli saran . polpe . , e non natale ; giuramento di parlar da senno vuol mojìrare natalizia: Per con cut per burla pel santo . forseda giuggiaregiudicare; e sarebher le partideretane , duaficojìituiscano in tribunale il giudice ; Scaratìgna Jorse è parte polputa; vocabolo formato dal Lat, scarifierì tsser inciso con taglioanatomico Gì ugge : , . . , J^a lancia cuna se è : tener la lancia alle reni ad aU al fiancoy quiJìringersegli ri abbia paura quafinon . d' obbligo; : carta figur.per ligia lunque quaTu volejìi far da bravo , pretenfione quand"ci cacciò fuorile sue pretsnftoni Carta . • PATAFFIO 148 deirorto E E' sa metter alle E caccerefli, non glizaraori can a tre tal qud cavai : noi j averemo , in albagia rimbrottatori Squittendo , Q^uand'io son con la landra molto alleno; 11 forse è forceUuto ; e rimpennai . £ poi sei sì dappocOf Dell'orto ec. proverò, dì cavar chi non ti darebbe V animo un ragno da un buco di muro - Metter * a can metter su attizzare , . Za*» raori ; voce furbesca. zarei , che pres-» a Jìm'tle i RomagnuoU vai quanto i messeri ; seppur so non equivalea zarosi , bravazzt Alle tre ec. e scbben tu la pj//ìliscia per due volte ; la terza non falla, e le pa 0 una / Fiorentini dicono : Alla terza i tutte ga il palioj acuì è in tutto fimile alle tre corre cavai. Rid, , ì\ . : alzando Squittendo Jìridente^ i bracchi dietro la fieracH inse^uono» com Padron mio se troppoftuzzicheremo non man^ cherà chi £Ì Jìia^' denti Landra : do7iua di piacere Alleno : perdo Prosegtiendo e^li la narrativa appoco appoco la lena del fatto dice di non ess:^rsi gnato perciòsdesuo eoftumed' appia^ ; essendo piuttcjto colle donne cevolirfi Il lorse ce, fi spartefralCincertezzedel sì e de/ no qua/i due punte a guisa di forca ci jUamo ora Orsù a tormentare non ripreji fralt^incertezzedi ^ueleh' avverrà voce acuta , e , . , . , * , , f i , _ LATINI. 149 Sonno vegghiato : caddi poco meno Con l'altra berza allora softenrai; E poi ci scarmigliammo infieme alquanto-; Ma pur un nodo alla borsa fiaccai E me lasciaci al grido,e diemmi vanto Di non fare in tre mefi alle comare ; Perch'io uscii deir erba tutto quanto. . . G 3 vegghiato: ere del sonno passate in veglia E quindimi voifi a rifarmi{ rimren-. nai ) de perdutitjodimenti come chi fi rifa Sonno . , del perduto sonno rim penna i'ani« Il canto che giaceva Salv. Disc, ma Fiaccai ec. sciolfii altra un pur di nuovo e parla gruppo alla borsa Sta colla landra di quanto fu con lei prodigoe largo* in gergo Laiciafli ec. lasciar alle grida vale epurare inconfiideratamente i da lasciar i cani al pri^ . . . , antiche fii a scoperta la fiera.Il discorso par qui di volo rivolto al rivale , del» la cui poca accortezza dato ji ride in avergli campQ di ritrattarcolla landra Comare di fanciulle le quali : passatempo , fcfiain un letto la bambola , la vifidano a mo romore av . di parturiente e le fan complimenti Qt^tfigur, es^ per non più trattar con donne guisa , . , sendune sazio. Uscii ec. filmile dice il Ridoliì , a uscir , del seminalo cioè spropcfittare l Perchè in quel dì mi sfrenai veramente Ma forseè me^ tafor a tolta dalle biade,quand'inaridisconoin , , faglia U . anso sarebbe ti medefimQ . PATAFFIO 150 all'uscioa tentennare era Seccaggine j Staro già fu' gran pezza vidi '1 bello, e Ed ebbilo cogliuto al trampalare* caldello ^ e volgi afTaggiando Trafiggi , , Un dì ha suo come 1'oca vccchiccia moflra paperello Di mona Bonda , e Salse di quinci'1 sorcio alla salsiccia ; ben 3aret fiatoun babilaarido le^no, se fq{fi flatolì pezzo d'' Seccaggineec. no , un • e baloccare Vi^i M bello: m* accorfi dellafavorevole con^ giuntura Alza la spada , e quando vede il bello, Tira fendente* Malm. ii. 35. mi Lu Ebbilo ce. ne già sì beila occaficne sciai scappare ì anzi la colji su trampoli fleS'* si i Su cut Ji move a ì cioè mentre con veniva a * . fiù mal jìcuro Quindicosa ftrampalata//72. , frobabile * lingua^erga è il moflo RiJt Qiiand' assaggiil vin novello come faitu': hi'-» Jìiztnello Sfedo e giriper aver pronto l^ar-* di nuovo roflo Così feciio in queirassaggio £uJio: tutto fu in ordine Caldello ; in » . . suoi anni pero non le manca** Oche di mona Bonda jidicon dalla plebe no che nascondono gli anni loro , e ji li' ijuellt ) più. sciano giova-» per comparir( paperello ili.Kid. balse ec. e qutflo è il punto fatale, dove cominciarono i guai i detto per Jimiiitudme ^ Rid, some qui mi cadde 1'aiino Un suo dì : / , * la Con E i PATAFFIO J52 da : gabottav' entrò la paftosa qua! pie tu zoppichiben saccio, cerconcello 'n bocca tutt' ontosa Con . B rosecchiando a Crema un grande ftracci» Veggiam fu Prete e non fi ordinò : Talora a piazzaride 'I più triftaccio• Per di cazza *] catino imbratterò ; inclinereia (derivarla dal Fram, di ballo i e crederei che paft»-, gavotte , specie altro balU sa fosse una o qualche sonata , cioè a Quindi intenderti eh' a quelfejtìtio , quella scìarra , niente mancò per renderla vi^a Gabotta : • € Jircpttosa . Cerconcello pia . se ha dtlT aerimi^- : (£ un il tuo ?nosco erba cK in pienadi dispetto Con tutto t livido labbro gli d{/Ji : Io ben cm Ontosa Amaro : . diboie , e perciòso come sonar- tela, Veggiam : par che Ì altro in ara ripigliasse quejìopoi aspetteremo a cr."^ dcrlo quando lo vergiamo Ed ci replicasse ira ; Che veggiamo e veggiamoì l'eggum, con ove Jfracci e fu Prete fu di Crema rojicava concludea un fico a^ ordinarJi ; cioè non senz me tu farai Rid. D'i cazza : colla mefìola ; e quellaè propria' Cat.cui schiumafila pignatta mente con di creta , in cui Uvanfi le Jtoviglh ro ; vaso sprezzante Oh I ; . , ^ .y , . . , di cucina • L A T 1 I M 153 4 il battaglio per Io corpo d^emmi ; trovò E cica di metal già non E nntril landò , bramito giugnemmi : è ben graridìleoi eh' e' non Non nuoce , donna pregna riscotenlini; Per una fu il prospiteo E dileggiato Ed . * di Viso 'nfermo conno e G di marmotta , 5 Diemini : mi diedi Kimangayifi qui ne ler dt ^ue-^ S02ZÌ veli avvolte le sporche metiifore terzetti. Jìo e de seguenti Gica ec. niente di metallo ; perchèqui ttoii fi parla di ferroe di campana , ss non per me* , tafor a , Rintrillando: replicando quelloilsuo trillare, cioè quel tremulo dibattimento propriodel , della campana suono JìriJulo . fikdo // . Kid. Bramito legge tranudo Ktdolfi : suonò ftucchè , , Non ce, nuoce ilsuon fu quefìo ali'otecchio Nuocemi Grand ileo ; grande, ma dt se . che glifiun^ legge il Rido/fi • malfattagraìideZM Ride za. Talmente m'eletti Pre^^na: piena, corpacciuta . frizzaiy che di donna, so thi la saret veduta con un colos-i Prospiteo: il prospetto la facciatadavano ^ ti. Equivocotratto besca da' gerghidella lingua fur'^ . Viso ec. sembrali paroledi uno che se Id jatto racconto , dichiarando^ d' avsrlo per incredtbik€ troppoglorioso i prendecontro ai P A 154 T A F I? I 0 ci mofirar la luna ^ e '1 cutiseot Non La zeba tu cavalchi , è pur mal trotta ^ Colleppolandoindarno ; della Nente t'avverrà coinè Non Trillan d'Isotta* Se Nencio tuo mente e la Boba non D'altro ti pascerai a gran fijualdoro ; , disse '1 lupo : allegramente. €)uelio terrai '1 nome non a pinca d^ oro j E B ci mofirar ci contar foleé ifiiU a' n.ariti la l^nferiesì sf^tcctaté Moftrano luìia per lo sole. Éocc. ^1. CuHseo: maràvi* glia, 0 come dicefiil bel di Roma esultando per Colleppolando : gongQlanJo ^ Non ec. fiati , . , indarno f:io'lai ma " perchèè ( zeba ) caprd che mal trotta Triftan : personaggio della Tavola Riton* da Égli amò Isotta , e felice fu nel suo amo-^ lo flesso noti Ma re che lo rendette fitnoSo à a té i afrìando la Nente avveri « D^ altro ec* allude alla favqktta del /upOj eh*uscito d far predadi pècore , dovette anzi Salvar se flessoda' cani ] fice he tornato digiu-i dire : D^ altro ti ps^c-raij consolavd con ito fit * . . allegramente,qjU a grart gualdoro Quindi derivò il dirfifra'coPJadini da chi mal fé-* ne . i suoi assegnamenti; Come se disse il lupo " d*òfo.'Uonìò che brilliper ricchez2i genio Il Boccaccio chianiu piricada se^ Pitica é per ine uno , Sciocco, tuono per razìa uii tronco « di carne iolarhenté L A I NI. T 155 farefli un icchese di gatta, Che non fai dimoro Perchè da San Donato lo'mbratta , Degli Ainerati iVho nome toscanellii Che 'n piazza 'l vidi al pozzo cos* è la patta ? Dimmi ; che magogo É' mi rispose: piaccionti i baccelli? . G Icchese set il cjpace pojtoa Jìaia sì no non sgraffiosberleffe Mentre il d^ un jota non potraicohtrajtar ec. S. , wà . ^ , tal amante . chiesa popolaredi Firenze. Tu che pi^lia^ Donato', cioè sei di quelli mai non danno i Beilo è /'altro ri^ Donato San , 6 ; Ò. Donato portato dal Rtdolfi: a alla Lo S. Gì ulto ; / ha rotto donativi hari dato il po ca- in collo giujiizid ' . lìd 'mbratta : il vituperolo sporeafaneiig del rimpmcciato. degliAmerati pjspojìa Guggio Imibrattà è presso il Boccaccio il nome d'uti b ab ilano, Salv. Pozzo te-pozzo denominato dalla casa de Toscanelli , sulla cui piazzaflava à pubblica , . tiSÓ . Magogo grossolano Patta ; epattài di giorniaggiuntialC anno lunare per numero col solare Quindi patta per parii pareggiarlo ; uonio , . Piaccionti di non a iuo^ rispondere nò alt altro del popolo : Dove vai ? ^ jìmile Le sort cipolle i Quanto al cento ? Id vo à Firenac t ec. modo PATAFFIO irj Allora i' asseccai ; e la sciverza L* ha trasportava dì cazzi in crivelli Chi coi\ le mani o con parole scherma, ufi mai : non infÌTiTaoltraggeria in su la terza. E' farà corpacciata E quefta alle mie spese già provai ; ad' un' ampolla ; Ki il gavocciolvesine dormirai E '1 raascalzon dicea ; non , » Asseccai ;. chi dà nel gettura del Ridolfìè mi come " più sjp-er ch-e II s^insa rejìa't »Sc:verza secco. : a dir^ con-" ssiarraycontesi-, s) maleTra-sportataec. e così coi risponder gli rrkssì di si"olgeree troncar la a propojito é\ che debba leggerft Crede il Ridoifi contesa e hi casso calli in crivelli da^lì ariti usatofi dices-» Come in cui ripjrfi le biade fsr cassa .r , . se : Sf ^elli trattava, casse ed , et saltò a cri^ . doppio' aspetto- afìn di far ma* poter dire io bu-i-lava poi per tscusarfi dvp^ Jondi alcuna speranza sopra siffatta Infinta le di e di : y , Non fìezza , Corpacciata : dar in terra corpacciata una Se pur la vuol dire cader di botto in terra prima g la seconda fli vada bene, alla terza , ci darà di 11 muso • gavoGciol ec. il tumore la penai, pettine r o com or a ( ampolla di pagarne al diciamof,ì\noÓQvenne ) suppurazione Venne , venne il tempo LATINI. r57 molla inolia* il naso tal miccino A spizzicone un tirò : allor tutta fi crolla E.3;li Crederti allor vedere un bel monnino y E rivoltando vidi una bizzoca : E quand'i' voglio un affo e' vien duino, d* oca 'n man Tenendo pur cazzo sempre E muggiolandodicea ; . . Muggiolando ec. con voce lamcìhtevole ioglì che ammoìltsùti molla : molla replicava lasciami andare ; metaforatolta da muratori i cafiTpi. Salv. che é allentijio ^kando cercano mala pena Urt A spizzicone a Jìtnto : a , , . , tal miccino tendo per pò co lino Tirar fi colla mano quelfregar : un ^ il naso /'/;/- il naso^qua-i sì Jtirandolo solito di taluni nel momen* ; atto zione la risolulo di chiamar in se Jieji ali esame che debban prendere Tutta ; crederei eh' avesse tutto a leggerfi si crolla ; cto^ fi dimena morendo il capo in chi pensa per risolvere e in là^ come qua Allor ec. cominciai allora a sperarne bene | ma è il scn^ vane furon le mie lufinghe Quefì"^ timento di tutto il quartetto '.barnMonnino . . . . bino Bizzoca : vna femmina Mi trovai corriuno cK aspetta un maschio e gli nasce una jem^ mina Duino : punto de dadi quand'entrambi maTenendo del due ftranoil numero ec. pre semle mie speranze , comt fondandoin vano chi credi tener in pugno una casa" che non efi. . , . , . ste. A P 158 t A F F CAPITOLO i Ò N aliliio scofFone JhrpOcc "^ O ^r tì. tal cieh ino un : ti venga nnai j non CatragiiTioro dar per ìscheggia non " piecenino. correggiaallor forte tirai: E Una Un trespoldi(Te allor eh' i'era in queiri^r ebbi aperto i crini aiFai nuovo ì : :- » ScofFone ; Lombardia voce che vai calzerò^ furbescamenteper cosa men oneftaa spìegarftR'td. Un tal cichino ne , usata che qui . : uri iafitinettó . inoro uomo Carragi : capogirloJFalh da babilano privo nari ti mofirare sventato uno . senso , è di , flar ec. risentiti; fa vedere che son fattituoi , e che non sei un pezzo di legno di legno atto unica-» Schéggia: è un ritaglio d riempiere mente vuoto un ; perciò ftar per lo flesso che fiar per ripieno sarà ischeggia j per un di pia liid., T^^enniconi incumbenie a Trespol : treppiè, che posa su tre punti ; o/"parer uri tresp("lo , che pure sembrai tale ai dimenarmi , dicendo/i {la su' trespoliuna che tentenna» cosa L'ebbi aperto ; giacchétanto bramosa bus-i alla mia p rta , io gleCaperfi-, savj fecia suo genio: e ia quello, e nel l'atto JìessoaiFai i C accaffaii]acchiappai pi capelli Rid. Ma ornati forse affai è accorciativo «/'affaitati , le scompigliai d Le aprii Vi foggia meretrici , il ben colto crine i Non . . . . PATAFFIO i6td Allor la baciucchiai in vefte brune. Trifta fia io senza mio danno ( poi Mi diiTe)s' io non fo: ch'avrem cornacchie? E mantacando subito di(Te : ohi I Allora la ciscranna fece macchie; Tien(ì doman la feda, c!;sic; in quella Dato ci fu venrisciie batacchie , . In vede dere ro » se non Rid. cornacchie Avrem éa brune : sembr.i non pjterjìinfen'' che colei fosseallor vejìtta dì ne^ eh : che abb'tam finalmsnte quattro garrule cornacchie va-^ ì Io non datt gracchiatido le cu^, su fìttinojiri che molto cicala di Cornacchia diceji ro uno quejìoe di tjucllo Wantacando : ansando per la calda palpita'* £Ìone con sì gag^liardo fiato, che quii sembra-» (^ un mantice v m*3niaGtt disser gli va come " temere ': ' . , antichi, Salv. Cis^cranna : panca o scanno p'iegatoja di let^ Fece macchie del io : sentir fece la garrulità Pia suo cigoho Così da indovino il Salvtni che quindicomincio fa* naturale è C intender/i , . . . vien a turba»* ne qui godimenti come P esserji adagiatosopra una di rea re panca far macchie a danno di vejììmntt di quellabrut^ Tienli tz. ftamo alla vigilia andò a finire in ta fejfa in cui sì bel giuoco uy"a furiadi ( batacchie ) baflonate Si vede maro di , , . , . eh' altre volte il batacchio Shccedè niali traftuUi ^ a suoi ^e^ LATINI. i6i alla Morella ; il baftracone ) Col beccaftrin glugnetti E 'n su la foggiasubirò ricreila. ? E' aflaggiòdi quella'mbandigione Tessa difTe9 oltre mona Fischiandomi Che Berto bea egliè pur di ragione s' affiiTe La bufèra 'nfernal mai non , II zuccolo fu rotfo « arss Beccaflrin: 2!appa grossa cone era d pezzo : baltracone un casa una la Su . ; Badra/fretta e forzuto Quegli . eh' avrebbe , Sacch. loggia; Ricreila grosso uomo e . gitrato in ra ter- i io. sul berrettone , ci4'è sul capo. crede il che fignt fichimena, Rìdoifi^ colpoappresso ali altro e forseè dal criailler non far altro che Jìrepìto ', tin Frane, . , orecchiocon Fischiandomi : susurrandomi all'' acerbo motto , mi disse : Assaporòeglique"di^ letti, di cui tu glifojiisì oberale e sì larm Or ben glijìa, se gli sconta sotto un btu. ga . Jìone . Che vale to to eli assolutamente proverbio dicesse : Ha mangia^ ; come egiiè giujìo Berto ec. ? dunque è conveniente La bufera 'nfernal: , che beva turbine sì maledetm . un parve propriamente dal diavolo la durò egli menando quejlo tanto sconM Imitato da Dante Inf.5, La bufèra suscitato eterno quasso ; . infcrnal che mai , non refta . PATAFFIO l62 quar è febl^requartana centina Ch'ogni disamorato ne periffe. La : ! svina f donna , 'n sul cui : le corna ti verrà orlando il cappelletto ^ poi ngorbieròla pedoncina* Ferza Che E , !S=* qua!ec. La é perciòtale c/a d'irji appunto , contìnua quartana y eh! ammazza r uomo* Centina de anche da se vai febbrecontinua. Cadcontina passò malato in Pisa , e d' una vita AL rìll. 3tor* Ch' ogni ec. così la flessaventura provasse talché ne pe"* chiunque fia nemico d^ amore , vna air^alrra . risse Ferza . sferza.Rispondoefli: Vna fruflaneflagià dunque pendentesopra tiche é : Le cOrna Juggi a gambe ì ta buone le na-, ! canchero ! Svina : svignaf sfrat.« contadinescaf come voce Rid. . altrimenti metterà in pojnpa di il tuo bel cimierei cioè più pomguarnizioni pose renderà a^pubblici tue. sguardile corna E poi ec. salvati ura eh avrem poi tempo Verrà ec. , neU è inceppar pe noftricongre/Jì Ingorbiare cioè in quel calzuolo di ferro, /'« /4_p;orbia , di maneg^ cui incafìrafi la putita de' bafloncini gio Pedoncina : pezzo degliscacchi ; scher^ Z030 equivococome quello , Sacca, 165. Car« mignano , vatti quellaped-na? . * " L T A I M I. 1^3 palpiil coperto jo fuor del letto,' Ed inghiarandoqua e là ti vai : io : calcetto. Che hai tu soit*i pie? diss* 11 gozzo volfi 'ndietro e screpazzai : Tu , Bruna crollava la tefta: Di mona Silenzio feci , e più non motteggiai Di compito non sarie, dilTe *n quefta ^ m' avefli dato tal baciozzo : Se non E poi fi volse intorno : chi mi pefta? • palpiec. soggiungeelU Tu . ^ l hai ? '/;/ tanta dal letto, che non : Tu chi sbalzata con sembri tu uno il copertoio tajìeggia paura ne gode. inghiarandoec. , mJ. ne E itri tale sbatter di ra e saQi fai nel tuo entuftasmó ghia-* piedi che pare tu psjìi e , . mi poteipiù tenere i al" è scoppiai a ridere , voltandomi colla faccia trave per non riderlein voltò» Compito: quella*, quantitàdi lavorò , che della sua attività s assegna altrui in proporzione Non darebbe fiataopera da par mio , sd di To^* almeno éc. Compito è anche un paese da cui forsein dettato esser da comscana pito : allora Screpazzai noti . , per esser nelle sue cose completò e per,* fetta . Chi mi prov, dentro è chi la pefla, // cuore è il luogo delle mie pene CLua dentro è chi la pefta i miei Qui sono , dolori Allegr. 43. D^nde viene un tal mio peda : in dice/i . . ? difìurbo PATAFFIO 154 E Belcolore mona In e Andreozzo quinciritta , '1 berlingozzo guardaspensaentraron Moftrando '1 defìoso e Al levar delle tende parve afflitta ; E iterte marcaffata pur baciando: To to gli diflì;ed ella: gitragitta» Se pigne, non maligna tonfolando; Nel culatraro letto parrà ch'abbia, . g ? Belcolore ??? '^^•^^a^ quajlnovelli BeU colore e Andreozzo // Bocc, 8(2.^ Guardaspensa: dispensa; qui fer ijìanzm a ; a. epparecchtata segreti piaceriQiùnciritfa ec. io ed essa , . . diritto ; dal Lat. re"^a pajlacolf »ovo hi ne . informa dì Berlingozzo; torta f^tta a spicchi intesa quidal SaU i pereto vini pei sesso femminile come pel virile il , desioso . delle fende dall'* al levar mano de' soldati, che levati opera ; tolto dal cofìume le tende quando sloggiano da una terra, lo flesso MarCttSsata : pensa il Ridolfi esser che fìramazzataper lafìanchezza \ ptjji^ soggiunge il Salvint , dal Lat. marcida cui accompagna fi To ;o : detto popolare con Al levar : . il porgcrfi alcuna cosa ; e vai prendi Se pigne; sebben ardente fi spìnga oltre Kon maligna : non vien però a farfi d' indjle Tonfolando : facendoil tonfo , rea e nociva chi cade in un pozzo come Culatraro : scherzo come culiseo e culisburgo ; in cut I arra eh' abbia letto , cio^ agiata da Jiarvicomodamente €(ipacità . . . . , iSs LATINI. scorteando. h gran giravolta rabbia , Un bel fancel è Arno » e mena a E comiiicia a svernare : rigoletto Col cui in man già fi trovo in gabbia; soletto Ma gliscappò, che non era Coi^ì veggiovendetta de' crudeli , fi dice eh' è di Macometto Come Per . • Capruggine cancftri, , e ":azzaveli, d'i fanticello garzoncello fincofe il rivale di quejìisuoi Minaccia ella era dalt Arno ameri piace^ presa la fimiìitudine vok nella sua e poi rovinoso. origine Rigoletto: luogoappièdel monte di Falte" Tanccl : . , , , rona , è la sorgente delC Arno ov , sforzatoè t intenderfi cK infindel ti di so un Rid. Aleno verno avan^ sembra es^ dal Frgnc. rigolc, caiialetto ruscello', gonfiare per d* acquj le scioltenevi , , cui in deluso nelle sue speranze; dal volgar atto di regger fi il deretano nel Già in gabbia: altre volte finì a iiipinarfi Irwarjiper me nelle pefteo in una carcere C-he non de' compagni era ec. perchè avea Còl man : , . degliappoggi perciòcol loro ajuto gliven-" ne fatto d^ uscirne coir ossa sane cslebre im-^ Macometto : fi dice che queflo m.orisss d' un lento veleno fattogli pofiore ap^ col mezzo d' una frejfare sua femmina Capruggine ec. t ko per un di qué'modi anjm mirativi come^ zoccoli I caftagne I corbezzoliI •U cui fori A dipendetotalmente dal soggetto " , . , , , PATAFFIO t66 Tartufi bergamaschi e pece greca ! chi non cresce peggiora direli Mal , , . Babbo il farsetto va , di(Te '1 Suzzeca E inisemi la pulce nell'orecchie , Oliando mi fé rimanere 'i manzeca Cascato egliè ornai infra le vecchie; , ; . del discorso e dall' uso Quajl eglisul discorm di lei esclamasse ; Caricherò I l* è ptucchè so mai furfante Mal d^ mio ec. cresce /;/ cui la iìitcndefi\ , malizia Jia così passata m natura che non , su piedi di ^ro^re^ se non possa far quejìa quella Direli ; g// direi; è da affibbiargl quel detto ec. Jl farsettova : perdeil pelo, va a logorar^ si Trarre la bambagia del farsettovale sner^ collo smoderato uso de' piaceri Sai che vare disse il furbodi cotejio ^xxiitcà per impatta mi rirmi , e qosì farmimessere ? Mi disse eli \\ farsetto va Mise mi e e. metter una pulce nell'orecchio ad alcuno è maliziosamente suggerirgli cosa , che debba porloin apprenftone Manzeca manser a; cornuto i dalT Ebreo , dultero Salv. Forse sarà da radice rnenojtracioè da manzo bue 711 era , , Cascato ec. e già invecchiato , non ne può . . , _ . , . . . . ti Suzzeca e conpiù. Incalza furbescamente teftache quindianche il suo farsetto già cam a pezzi scava , . PATAFFIO m 'n col capo biondo ; Son più leggierd'un can di ventott'anni; avess'i' peggioall'altro mondo. Or non A caricarli '1 bafto tu t'animanni: hai maggior ragion, eh' i quarteruoli Tu , E gongolitu fteflb de' tuoi danni i bugiarduoli A I^unata impiccati : Povero canna son , sembrare un cando dì queglisquallidi pezzenti, ch^ van mendiin mano : canna epfur per le terre con son giovine,col capo biondo. Leggier ec. e son^ sì secco ed asciutto, che pih non posso le quojacome cane dt 2S. a7mi i il quale se fi desse sarebbe affattoconsuma-» to dalla decrepitezza Salv, la donna : A quel A caricarli ec. rispojide eh* io veggio tu ( t' ammannì ) // V6iibel belh preparandoa farlo rimaner uh afino ("Jarteruoli : monete d' ottone che servono di memoria in un conto E ragion fate senza quarteruoli Sacch. Rim. Sai sì ben fare i calcolo più tuoi conti , che tu sei a teftesso un ficurodi* quarteruoli Gongoli ec. perciòquel che ti dovea esser di rammarico e di danno , divien per te argo» di tripudio, di felicità e mento A rammentati però dalla fine Lunata ec. ra teri bugiardi.Lunata; che fanno a Lunata del dominio Lucchese ; tfèaltra notiziaabm Povero son ec. sì macilento da _ , . . , . . , éiamp , LATINI. per lo E tCf fummaiuol Scoprendofile tu te ii- andrai , romagnuoli torte . mai paura'guarda vigna sempre mah Dice ?! proverbio,e non famigli» K zara vaglia tolto confermai Là botte piena e la moglie ebra piglia; , 4 , . , E pe 'I sugo del sermento, H Brurt. Lat, dormirà ' 33=3» Andrai ; // ridurrai al niente S(/u.i^!ieral coni ti fumo che sbocca da futnajuvlt di sopr^ tetti a \ , ? . Vt^ Romagnuoli : suol intenderjt psr ajiutl, i tuoi furbestfit nendofia scoprire pajiicci" i tuoi raggiri ^ , Paura nire y ne // timor ciun mtk che possi avvd^ guarda dal m.tle Jissso; tu al contrario ec. ti sei fidatosopra mala famiglia cioè. , raggirie furberie Zira : giuocodi dadi ; e propriamente za re fi d/con que'punti che per esser di caso assa in conto. Orsa s- /unno non raro riprende egli, il mio è- un pjjìrano;ma ci scommetta' caso ha da valer quefiàzara La botte ec. cose tiv incompijibrli cat ; d' affari Tant' è h amminijir.itore e prosperità è quejia ti bersaglio de- miei ragiara : sarà giri su . f , . - , e Ji crederà à^ andar molto bene . il vino. Lo faròdormir Sugo del sermento; lunghisonni neW oblio di sejhssif quajiim^ , pterSi)uell'uhnachi^za ^ . PATAFFIO mtyo Mal E pensando pensando male no^ non Ogni , in lei; peccato N'jandràdirittacon Però i"pendi e non del culo menate , 1' non ci metto Corniglia. sarà spento e 'n vita poco eterna tormento chiarello la taverna ha nome 1*qiìc; un usa Amore E fia da se , . ' ; soldo rotto bere acqua di citerna ben diciotto: culo e denti ; se non • dal Corniglia: città di Brettagna ; equivoco Cornouaille Né penserà se perciò donna venga intanto a fargliscorno Frane. sua la . . Non la, pensando ce. né di ciò sospettando^ crederà egliimcapace in dt male i quajiejìinto leifosse lo flesso fomitedel peccato e quaJì colomba da volar dritta in paradiso* , Chiarello: in ^ergo vale' acqua Perchè non sospetta di sua donna né guardala con gelo^ Jia, perciòpuòfìarb^e né saper come ; aver , , eattiva merce Ainore e vi ec. chiama e molto .' spaccio quel che la fa da ojìe ^ amorf è la follada' concorrenti; soldo ch" tu spanda, Ben diciotro; assai , misero là bei e ti diverti. quanto ti piace. Così un V invito del dicjottoper esser loquace quanf ornai E fìromh"ttate to pur da ^utroquandi me Il Ridolji V aggrada per farvi beffe tf//r/delle culinenate. le%^e delie ci.jynonate , 1' non ec. poco mi cofìail rendervi la pa-* riglia e beffarmidi yojìra fìrettft beffe i una dt denti , un allar^at4 di fondo, ed è fatto tener . . ^ j , LATINI. 171 'I peto *n cui ?ni ritorna di botto cJisson più di venti; San Biagio è .oggi , di gran quello E minaccia madama E . ' . Tai cui ta* brache, r ho male campane , e e contenti, ti uccello , sarete non vere Ria*1 peto ce. anzi me ne vedo bene il peto è un modo basso , che fisntficA il corpo al Appoggiòlietamente r'tnvi^jor'trfi si suol dir , riebbe il peto desco. E com"e Malm. 9. 6, da ra^ S. Biagio: fejìain Firenze aspettata d'un gazzi Sa a quantidi è S. Biagiod'tcefi da non poterfi burlare , btn sapendo zzo ragli E . . • . far fejia VaoliMod. Tose. tendo; mi far dire ; tu intendi,ed io inDeh non di noi sa a quantidi è S. ed ognuno C//Z. 2. 3. Biagio,~3f"rrc/i. Gran quello: gran che-,oppur molte quelle dicesser cojìoro: cioè molte smorfie Qu^tfi glitocca (Quando a . ' . , Tu non -madama burli j ben et sappiamoil carattere dì . ' Tal cui ec. replica egli: Adattatevi al suo maturale; conformeha il piede,cosi le ponete la scarpa Ho male . chto to ; campane : sono un pò duro d'orecm Rispondefra tutti Buchino cioè iuel che tu dici non mi , : Poco ci sen^ suona • PATAFFIO J75 Benché fta sentii la tregenda: K nel ventriglio ho l'alTo, e nel cervella^ di i:"uefu la merenda : Una meta Ya che ti buchi , mi difl^eBuchino : notte spiegacom^ abbia male campaci ne non perchènon ci senta in realtà avendo pur sentito passar la tregenda; ma perchènon gli va a fagiuoloquel eh' eglidice Si fingt la tregenda una €sser proce^one di Hotturtìi fantasmi che vada attorno con lumicini di chi è molto dedito al Nel ventriglio ec. nel ventriglio Lif V asso aver giuocodicefi quejia volta non ti spasso mi piacesì ma Benché ec. , , . . , . t ^enta» Meta scaricatadi ven^ Forse fi dovrà leggermetà , essendo in"f tre solito ne manoscritti V uso degliaccenti, Saiv. Toscani, Par eh' alluda al coflumede fanciulli alla be^ la sera la merenda eK apparecchiano fana i o tregenda) p^r esser ben da essa trat^ tati. Quafidicesse ; Buoni pafttabbiam già ha, dati a cGtefia befanadi donna ; abbajianza : colC e flretto è una . mangiatoalle nojìrespalle Ti buchi : è volgar ditto che . ihi il corpo bambini a accortamente servono de/mi Salv, Se buon farficcare, . /a fi^cacerto 9 , e la befanabu^ le balie se ne perciò de' me^^ ispauracchio da cotefla befana te la vuoi m.e i a pie non prò ti faccia per in' LATIK!. tutti,e ciascun per se spenda. ha del fiorino Chi prende mc^lie e non fia canajuola, fia di meglio ; e non Non Qpando per lui non volgesse'1 mulino. 11 pie neirO non glihai né pur le suola; eh' egliha nome Lascialo andar giuntone, Iddio per , , , , IPerch'ha pregna la H !jg,. .f '.1 Iddio ec. fu pefhsa a .'','» ' la e mamma figliuola. 3 i. ' ti'f.:..1. .'' ' ',"? Dio il pensar noi ci pensi a m a te, .perchè lascialo a a 'j — ^ tutti; da noi Jtc'usi . àenari i accasa. , Chi prende ec. chi sema cort^ha fatto il marito di lei, ha da far così bene ; lasciar a carico della morite il 'perijiar far grasso più può Canajuola: specied'uva che piace a cani i qualidi leiJì sfamano quando loro manca il 'biscotto Qui dice eh' alla fame di lui non fi troverà risorsa fuor della moglie Neir O : nel sedere Avere un pie nel seiJere ad aijuno é esserselo guadagnato in ma-* do di poter dispjrrs della sua volontà Rid, Do^ averlo tanto ingrassato •pò che credi tu di ca^ 'iS garbi e ni^ii altro v.irne Ne pur le suola; cK il piedi men Giuntone : nome di'un mal nome fantafìico , quanto . ^ . . . . , . , creduto dal volgo corruttore della figlia e deU la madre ; da giuntare , ingannare Quindi . '•fi'vernome tiH giuntoneè presso la indegnoingannatore Ri4* . plebe $ssìir€ PATAFFIO 174 I -1 Quel bene avrò cajen di mattone quelche Da Che E a per viffe , solo da mia vaga, Enea la Reinai Didoné. '1 fregiosul pàlios' adàga,* Clì*è pertugiatovolte più di mille, che r un dalT altro niente si smaga : Così fuss' io con le dolci mammillé ]V(a credo ch'altri s^avrà fai dilettò; "Ma dfomrhi pace, se non mi ritrille. eh* i' credo ben , che fuflfemaledétto Il pùnto Voti e 'idì ck' i'nacqui al mondo i^ come . che DiJone óU Quel I)ene ec. i/W/ conforto éenne da Enea io dalla mia vaga /'avrò som^ anzi tanti anni lamehte dopo calen di mattone; dopo quantison già glianni ddlià i)iiadi lei, , che noti calende d' un mese hien mai ) o verrà dopo il dì del giufizio ilfaU Enea : è noto per /' epica di Virgilio io della famosa speloìjcàin ctiila sorte d' una Calert di mattone : » , Bidone procellarecò Enea a .,S^^à^gii di guarnizione Frégio: ornamento i adatta si sopr j appone i forseda adagiare K lente si Smaga : non fifiaccapunto. Cài al pdH^ attaccato me fh il UeM fireitamente . • • , . . , , cui è Deh cucito ; così io ea sollé^ titille; cioè se nuovo Ritrille: ijuafì tico non sorga itime d turbar là ìtìiàpace à Sa.lì^. no, à P %^é £d una 1*- : B eca A non fa mi O I F F A T Beche due è ' ' Rid, Le ' — ài accorciatura Bec'à: iiica j." ?^«-— ^ — cose; Menica mt o sì van di men '91X10 disgraziato buona aìmsn a tanto -dtlU cK di casa % corri* a , una avesse far Dome, male . povero "?'i due donna Jemmin^ nem»* ier ^er^g LATINI. m DECIMO. CAPITOLO T affanno? manicar groiTo Tutto coreflo è un : ci nocci ; lia con danno^* Eteh.va -che non ebbi io nell' o(Tj ; Gli occhi a'mochi non mi colse un marricto , col marretto Ma Ch'i* trabeccai alh bocca d' un folio *1 pattico,'è passato •^pReso •^ . H 5 grosso : mangiar a graffibocconi M' un operare inconsiderato il -far confijier^ rì^ il difficile tutto nel primo passo di precider soluzione?; qs afte vi fia poi da he altro non Manicar temere . . Deh va Dio, -che non et ab^ Sra cori tue majìms cotejìe ec.vatfi cvn biano a nuocere danno : -abbili 'per te ([ue malanni , di cui vxi caccia colla tua inconftder azione a ^ioM: finta biada , ben guardata -piccioli da contadini affinchè non fa mangiata tn etha daglianimali selvaggi a cui. piacemot" , a' mochi tiffimo Quindiaver 1'occhio pir badare con fingolar diligenza a' prcprj intercffi, Nell'osso; nella cassa dell' occhio Rtd. Marretro : picciola Marrilto : cj"lp^ marra •men-ito colla dritta , e perciò pia gagliardo, 'Io f ho provato che ti fa un operare inconftdim 'rato: mi cascò quindi, fra e ap^ ecjllo un-c"Jp0 . . . • . -orribih. i PATÀFFIO 7« fìtto sai ? è che sonv' entro ? ti fia rivolto che tu miioja, Tanto Cpn alghériami diffòn con iscrittoi Or s' r ave/n avuta 1'èpa croja, che E ne bio risiicóme Pur Che he sai : vuol j a formaggi; di alcuni rispondono / in difesa farino; è passato 1'af(lùeliàmnffima i Preso '1partito, e dicono. Qua! maravigliase talora né segua male ! Si può forsepenetrar t interm tC o.^nicosa , è tutte prevedernele conse^ no ftièhze^ Rivoltò : non fi puo intender che del collo ; S' appena detto da quellasentenza giudiciaria: il da finché muoja Rid, Ti fipossa flrohcaré collo : puoi tu tutto antivedere ? . . . i altitonante iscritto: ilSàlvini legge conscritto cioè Aìg^hei-iafafio : con Con , con voce , ch-ì diceft di chi fia sul grave .^ V altro è gergo frali' ma e senatore, se . Form » , ^ E[)a croia : trippadur^a corri un tambucò i Còl. pugno gli percosse l'epacroja: Quella fosse tamburo .,Dant. tnf 30. sonò come A formaggi : a guisa de*formaggi i quali ridono quando fifendonoe crepano, ^Ferciòrii derè a formaggi, sarà rider crepandoper di* . ,, ', spettò non di e per rabbia cuore far altro ; 3 ma . Rid. Come Dio i e^er non ajirafazào vuol.; ìpotef LATINI. Ì7^ rima/i co^y. noja spennacchiirò : gir alla badia d' adalcicagoi Ma teci un pa* di grotte con più doglie; E di ciò fanno calli affai coraggi Già col tramagliovi presetre moglie: E Kon « , H 6 s lì noja: perchèm't scottava veramente rtmaìiervì avvilito e confuso; come gallina spennata che par che fi vergognidt se ine-» defima alla,badia d' adaìticaggi ; andar Adàlticaggi cader già à sembra un dettato figmiì:ante glisogipiomboda II*alto Rid. Opportunamente ti levare in tanta ira che noè \ Non giunfi : forse ave (Tia rompertiil colla, Àdalticaggi ca è il paese detto Altipassida Tolomeo da LucCon , . • • • . . " , . Ma di Sàfv. feci . ec. .^ (aggrottai però intanto cigba con tanto d* occhi Assai, coraggi: più d* uit per un par livore i»fiffatti interno cuore a , contri s'è, dovuto indurire .. Sicché amenduè coraggio.Dant. Mai, Già ec. ah ah riprese egliborbottando à un qualchegrati fumo è Salito alla te» cofiui Jia» Credo di dover così interpretar'quejìo^verf al avuto So bijìtccio ; riflettendo per un rnero Chi toglieuna proverb. moglie merita una di paaienza;chi due, una di pazzia-: corona ^7//n/7/. Tramaglio-,ampiaréte da pescarf» aggiam soli,un , , , , PATAFlfl© i86 Troppo mi se'rioscito^del guscio -, DiiTe veggendo mutatomi scoglie. Ciaifecun ha l'impiccatosuo all' uscio: Così tre Per eh' Rezzajo affo nel xul li traeffe , ipese rosecchio.edrsguscto rczzajomoftra che fi fteffe; a mie o r ascoltava per ìsmemorato; *Col ffucchia'jo moftra, che'! parcesse. voto E 'dì ti/mefiti as'saim Tròppo èc. ftìuhrdvo da tanto qiìslche ti credipo ; non ti tenta Metafora tolta dafudcijù Mutatomi ave/Jicamliata scou quafi scoglie* la pellech'ogni e fqfi tùttaltrb.Scoglia-^ za, . . la sef^e jLibi-o mura . ? ognuno ha qudl mafdviglt'a ecUffi* r e 'soffre of^ììun '-qu'alche Virg, suos Qiiisque patiiurnìanes poppi Così ec. 'sì tanto /li rispofi ; -^perchè V ho io in quel servizio Tre asso : quel ch^^ -Rid. Qua fi le per Siine modcfledicon quattro Ciascuno ec. 'suoi difetti , e . . . . dicesse ; Vn corno càhpo '(Vosécchiò che dietro ec. "se £ lificchi : non, ) a'/ìio^allesue spalle^ di lui bisogjio Rezzajo": fi chi fia pigroe sonnolento al 'qua secondo rezzo Qui rezaajo ^ di due filiate rezza'. fiorentina, che pronunzia r'opofircfe «"?hn ' . . Pascer col cucchiaio 1?ascesse: "fr 'pascéffi chi foleporgono Vuoto diceft^ ^di qui màefiri , sì svogliato chi 'e 'non dottrine. M'ascoltava ben mofira-ùad' avermi!f€r dettatore dt sa^nì -e di 'fotef. ^ , LATIN lU Is ebbi schiacciato; E poi mi dette qualcosaco! pane ; fato. Chi inuta lato,,diffe, muta Poi di{Te:,-alba'daluccofatti cane; nelle spalle: AWòra i'mi riilrinn, fece 'n tre seipmarie» Kocca ])ecciola farfalle Ed il prete mangatto, e tre Tra que'che sanno Schiacciato ec. mìr nella grossa ? Sembrai 'pienti sonno ve , . un un sonno schiacciar un sonno Chi sembraj allcr è dor-* tra .ri^- dal più^ra** JìufidiLV uomo . lei Mi dette ec. perciòquajicompajjionando mìa grossolanacapacità, iion col cucchiàio voto ? prese pascermi a , ma majjlme con s'o^ Jftmziali» Chi ta lato muta muta , la di sapra affanno maximafu che chi mu^ fato ; maffima più soda di quel-' che j^reso partito sia passato ogni ec. y "r la . Badalucco 'trattenimentogiocoso Altro ammi dieiie cioè eh' alle fejievoli maejìramtnto radunanze ni accomodafi ; imitando lo szherze^-^ vale cjgnoliiio alle y"ckeconfejtacorrisponde ,fèjhche glifi fanno Rid. Pecciola : aver bocca a p'eccioli ^volgar ditto figììificante quel portar le labbra alzate, € più per ischerno che Rid, per vezzo Hngino: granfia di gatto truffarello ]MaV,atto, c/o(?afiuto, il Ri dolila leggerebbe \Farfalle:persone di poco cervelhyfacili ad-es» "Sere svolte s sedvtU'-^ : , , . . , , i82 PATAFFIO Ad un bacin ben pièiìdi giglio n giglio Alla veletta ftava per piglialle Lucilio fé alle ciuUe monhorigìio : Tu m'hai sconcia rutta la farsata , 'n pifl*c gramuffa, inoltrando malpigiìò; Poi n polveretofu impolverata; . . . pi giglio*n gigl'o;dall'una àtf altra ejlre^ mttà; per .esservifjì'se intorno all'órlo dìpni" ti de sigli ":om'e cojiumafi // nelle crete Salvini intende giglio per fiorino y . » Alla veletta,; come soldato in sentinella'. coli'occhio alla mira Stava sperando che lu, ftngatèdal ricolmo bacino -, gli venisse fatto di coò-lierlé. A\\c ciulle : all'uso delle cinguettanti fan-* dulie Luciliofu i/ùegH, che scopri con op-* C'occulta frode fortuhobisbiglìo che La farsara : la commedia, Salv. Par dal Vocabolario per a meno propfitointehd.tfi del farsetto; Col tuo bisbi" la parte inferio'r gito m h r/sconcertata tutta l' opera , e sven* i miei disegni» tati, Gr?.inufFa : parlar in gramuffadicefi per mo-»^ do di 'Schernoil parlar tn grammatica afìn di inteso Malpiglio: brutta faccia non esser villa vicina a, Firenze , com' è Polvereto dove la fiate anche un cofivento di Monache , di polvere Con tal bifltccio nc'n fi scarseggia che fu thgari'» vuol altro fignificare se non non ìe fosse sparsa 'polvere indcss-o'f incita; qu'afi ^he le annuvolasse la vifia V ^ , . . . .... , .. . . * , t A t A t F ro m% papèrinnoftromai più bene: E dove hai fatto V uovo là schiamazza, Senza travaglic!ietro o pur Con pene, Allo ^ , 6o3a torrai una mazza ; E '1 pi'zzicor della schiena le cava; Ma per la Podeftà noi fare 'n piazza. si dimergolava; iiicespicàndo ? mi e '.• ' 1} non irwzza ' "? ' ' *, ' ' ?..1'"—'?' .. . '?' -r . .111.1 ; iiÉ^ cK avesse Paperin : soprannome dì persona i,piedia guisa de pàperottikid. A cojìui Coad ingrato 7n imprecae^ii che itiaipiù bene non se glifaccia E dove e e- vuoi tu poter 'serbate un gradò "r autorità'^. gato Volgitia chi tiJi riconosce obbli, , . , chi prendaaria autorévole con persa^ *luinientiìobbligate fi suol rispondere ne a vo che vada a schiamazzare dóve ha fatto l'uoi 'suoi benefiz) cioè dov ha versati ; tolta che schìaniazza ov ha fatto il /laila gallina Rid. ?bene y cioè i'uovo. Soda : ben salda e dura ; fio'n già fragile colT e /fretta ) e fiaccaMezza iepi" ( mezza feto di fruttotroppo maturo Noh che il PodeRà La. Podeftà ; lo ftesso non , per pero t*arrischiaredt farloin pubblico risentimenti della giuftizia a esporti i piediawilup'-* : quafi avesse Incespicando . A , , . . . . harcvllavitt si diitiergolava pàliin cespugli^ mal ferme piante' -su , , t LATINI. tB5 Di là da Bari cominciò a bere : r ho portato '1 vanto , e spetezzava ed a cadere è morto Uno speziale , Comincia , e dice : coftaci persona t Un pa' di Frati preselper tenere fu a mal abbi in Falterona Quefio o efle, Preflfoa Umiliato : o enne Quando (« ricediosatal persona» « . Bari : città di Tuglia Ma quidi là da Ba-i è un g erg e da doverfi intendere:Aoltte^às* . ri barile Rid. r ho €c. -pieno egliintanto di vino anda'va 'dicendo i Io ho portato il vanto velia gam scurrile del ben ; e nel tempo flesso per una millanteriaJacea di basso trombetta. chi soio vendei E* morto ce. quandomuore suol dirfi\ Ella comincia a cade^ merce -una , cadendo dice : Coftaci persona j cioè e re la vita d' un uomo Rid, coflail suo mancare Sembra voler dire , che non fi sapesse trovar antidoto per rimettere in sefio quel briaco, Faltero* A mal abbi : in tanta tua malora onde scaturisce/'Arno na : montagna , Umiliato: luo^o della Ressa montagna yfat"^ allora spettante air ordine de^liUmiliati se sì o no. O enne esse : o o Ritediosa: duplicatamente tediosa Quan* d^wia tal persona è sì rincrescevole /timiglio^ isio -con m un non i^artttoè 'sbrìgarfi nQ„ la misura d" tare un , , . . . • . PATAFFIO 386 E 'n Percuflina ca^uripercote^e ; Perchè Matteo vi fu , pur Mattio: Cosi '1 Romano {[effe Romena a non 'D*acceggeun pa' di nozze ( ò Guelfo Dio! j nulla ; ver la campanella GHe campa ÓueftofaM Conte , che canta: Amor mì6# Perchè là stalla molt' acc^ua diftilìa Pe' fallifolli che son troppo felli, Che fan le fiche con fioca favillai . , , • del contado Tisana VercvissjtìZ'yf^arrocchta i ciascneJuno ; v.Ke antica : Percotesse : termine di caccia quandofi batte un boscé , la e accia «^ione Rid. Segue bifliCM fer deflarne €Ìando a inculcare di tener lontani i seccatori» Pur Mattio ; vi fu.anche Mattia , perchè vi Ma che perciò'^, L\ autore pensa fu Matteo di b'tflicci a far pompa ; e noi gli condoneremo quejio sfogo, contentandoci di non intenderlo, Rorhena : atta del Casentino i già de*Conti Guidi i Salv, Romano : pende il Ridolfi a in-* tenderlo pel contrappeso della fiadsra,. Un pa' di nozze di lingua : per proprietà Fiorentina è lo Jìesso pranzo nuziale: e cote^ Carun : » . . . , jio è d'accegge^uccello infaUfio aglispofta motivo del lungo beccàidt cui è armato. GùtU de* Ghit Ì6 Dio : quafiDio non potesse esser bellini tenuti per nemici della Chiesa Rid, , Che . campa nulla : che non dura niente , che f"^J^ó Jimsceì detta d'i contadini Rid% • LATINI. Fin far vo che 187 vi rotti fien gli anelli. , del Fine r'ifflmo) Zi9ni $ Dieci siali rotti ejiamo ben vi Che a cortéfi di pero libilttà tori flati queflj I tnten^ Brunetto, haflantt* potean scopo ch'ta^ è buone noflro del dello : alle capitoli mire, sue forse saran tenuti i li arici auspicj noi di gli quejìt accertar mente Pataffio e lui de IT ^ suoi futuri qudli che i tifai contenta- più da luì , furon sarà getto di preft mi Sutid fi di vijia ,V pertanto ftulta j unica invano rammenterà faeimus P essergli eft servito giuria : gloria o^m mia',equin-^ Nifi i d^ utile Fedri 3. elt 17* TESOEETTO* IL dì frottola in fo^g'ta TEssu(0 dt Favolello il , o nome pur flì diede, Fa veletta, ss eh! altri credetter diverso dal Tesoretto medem si giunse più oltre : e il Latini compar9Ìmo d' un tèrzo col titolo delU trattato ve autore che cotejli // t"mpo ha dimojirato penitenza un^ opera separata dal erano una parte , non della Penitenza si ri^ // principio Tesoretto ventesimoterzo di quejì" dusse al capitolo opu* svanì il Favo* scolo i e ne^tre ultimi capitoli Itilo Un* annotazion marginale ammessa poi potè dar mom fer titolo da* trascurati copijìt , dì quèjii enti ideom alla vana ttvo moltiplicità li. Certo è che le varie Lacune rimajìeaperte ci nasconion ni tre detti capitoli la connessione , ch^ avranno effìcol tutto , e ce li fa pa^ rere frammentidi chi volle riforma^ imperfetti idee, Xe le proprie i giornalijìi d* Italia a cre^ 3' ingannarcelo éferh con taluni un compendio del Tesoro , ridotto in versi alt uso de Provenzali dal suo medesimo autore il Prevenne, egli nel Tesoro secolo con gujìodel nofìro un prodottoenciclo^ ad ogni specie p.edico , che servisse di scorta di letteratura Nel Tesoretto s't quasi affatto nelle morali virtù , rijhìnsea formar P uomo Sull'orrae di Sevsrino Boezio Arrivò cosi avan^ ti , eh' i ver fi dt queji(/ libro poteron sembrare al dificili/Jimo anzi risposidivini Caflelyetro che umani ; e ottenn"r da lui di farsimetter in rigaconversi d'oro di Pitagorae di FociUde Scrivendo .Brunetto 4 comun vani aggiri , . . . . . . . 199 cJi j' adatto Italtanì de^T dtl giudizio a antica , Barberini quindi e pia la rimar} settenar} a , maniera la son no/ir del naturale pia eMa Era ma giovevoli impr e pia la pereto . /Jìoni che dt in comparir nel fu Jìampe colli vide dell- Vbaldini Federigo 164Q. memoria sulla e vaie . primo produrlo nel ì7^ó' Ji ri^.l dejiderarji a Nel Roma, da ; . ci por-»' che , il tejio nella gesse sui ano 'Vi uomo Toritfo ^ra diligenza mia editore prima il iuell^^ a si far , cuore adatta idiv-* o , integrità sua e ftc urtai una , più di autentica Si schiettezza sua può i sensi , eh' ei francamente ^uejf opuscolo poco raggiunse seconda La edizione è che imitale una dir di cim . pia fedel tanto della prima , desi imperfezioni me sqflanziali n duole mi Ben me^ * che a pr/vazion la contattarmi che rehdea , la necessari una riforma punteggiatura nella ri d^ de ho lingua drizzare e ho non Neir e il dovuto altra ho avutq . i sentimenti i* equivoco t rijlejione» e In al rispetto impoverire voluto , e togliere alcuni in senjthili la serbato però bolarioi \ su/fidjrn obblighi nel!" ortografia e di sgombrare nqfim di l queU Focam la mira erro-^ radm oscurità TESORETTO Ì^È ^are ^i^voi Vivenuto •, E bene avem veduto In duro convenente , Dov' ogn' altro servent^^, voi , par megìiorare Che ^ f^ tutt* or E affinare i *1 voftro cor valente Poggia st In W beninanza ogne Che altamente la sembianza tutta Alessandro Che per , tenete neenfe ; avete ed argento Terra oro Si alto 'ntendimento . d' ogne canto , Che voi corona e manfc^ Portate di franchezza , E di fina prodezza; "ì eh' Achille lo prode lode , Ch' acquidò tanta E '1 buono Ettor Troiano , Triftano Lanccllotto e valse me' di voe Non , Quando bisogno fue Che voi parole dite , Avete , . poi quando venite In configlio o 'n aringa Par eh' abbiate la lingu^ E • , , Tullio Romano ]Del buon Che fue 'n dir fovrano Sì buon cominciamcnto £ mezzo e finimento ; ? A L T I K I - Sapete ognora fare, E parole accordare Secondo la matera , in Ciascuna Appresso sua manerai fiata tutta compagnata L' ad-rna coftumanza , fa per ufanxflì Che 'n VOI Avete Sì E CW sì bel avanzate E E Seneca , dire 'n voi compie , reggimentoi a ragione posso Che E portamento rtcco e n Catone^ fomma fignors'assomilW^i ogni bontade ; E 'rivoi solo asseuibiat^ Son sì compitamente, falla neentCj Che non Se non coni' Io Brunetto fino ^ Latino , auro Che voftro in ogni guisai divisa ; Mi son sanza A voi mi raccomando Poi vi prefentoe man^a Queilo ricco Tesoro , Che vale argento ed 0X04 ho trovato Sì eh' io non di carne nato Uomo , Che fia degno d' avere , Ne quafidi vedere Lo scritto ch*i*vi moflro In lettere d' ingbioltro J Brun» Latt • . tf J Ad E R T altro lo nego, voi taccio prego ogne Ed S O E T m a Che lo regniate caro che ne E fiate avaro eh* i' ho vifto sovente Vii # alla gente tenere Molte , valenti cose : E pietre preziose Son già cadute 'n loco Che son graditepoco Ben che conosco Assai vai Del in rutto Di Si Luce L*ho Poi Che E palesato : già • trovato ed in rimato di grand'affetto , poi date ( vidi E è , prosa Cose Che Le celato se tene chi la cela men io ho In '1 bene la candela come Ma . eh* il men quel eh' , con n per a gran caro segreto amico : dolor lo dico ) de' fanti , man rassemplati tanti , la bolla si ruppe rimase per nulla. S'avem così di quefto, Sì dico che sia prefto; 'n quaderno E di carta Sia gittala 'n inferno # T O LATINI. IL •jrO Tesoro comenza, che Fiorenza Fioriva e fece frutto , del tutto 61 eh' eir era La donna di Toscana ; che lontana Ancora Ke folfc r una parte , in altra parte Rimossa Quella de' Ghibellini Per guerra de' vicini : Esso Comune saggio Mi fece suo messaggio All'alto Re di Spagna , Ch' era Re d' Alemagna ; attende E la corona la contende. Che Dio non Che già sotto la luna si trova Non persona » Che per gentillegnaggio Né per alto barnaggio Tanto "legnone fusse Com' ertoRe Nanfusse « Ed io presicampagna , E andai in Ispagna; E feci r ambafciata , Che mi fu comandata» E poi fenza foggiorno * Riprefìmio ritorno; Tanto che nel paefe Di terra Navarrese I i •**^ Intanto 195 TESORETTO i^6 iVenendo per la calle Del pian di Roncisvallcj Incontra' scoiaio muletto baio, Sor un Che venia da Bologna ; uno dir menzogna Molt* era savio e prode lA'à lascio ftar le lode. Che sarebbero assai Io gli pur dimandai di Toscana Novelle In dolce linguae piana EUi cortesemente "Mi disse mantenente » eh' i Guelfi di Fiorenza Per mala provedenza» B per forza di guerra Éran fuor della terra? E 'i dannaggio era forte Di prigione,e di mort€ " Ed io ponendo cura, Tornai alla natura, Ch' audivi dir che tene eh' al mondo veneì Ogni uom K senza . . . primamente Che nasce Al padre ed al parente, 1^ poi al fuo comuno so neuno O nd' io non Che volesse vedere La sua cittade 0 , avete Del tutto alla fua guisa, ISIè che fosse divisa; I.ATINI. 197 tutti per comune fune Tiraffero una Si pace , e di ben fare : Che già non può scampare Terra rotta di parte. mi parte Certo Io cor Dì cotanto dolore , Pensando '1 grand*onora' E la ricca potenza Che suole aver Fiorenzatutto Quafi nel mondo Ond' io in tal corrofTo Ma . IPensando a capo chino, Perdei 1 gran camino y £ tenni alla traversa J)*vna selva diversa, Ht A tornando alla menfò , voi fi e pofi menxe Intorno alla montagna; E vidi turba magna" Di diverfi animali ben dir quali; Ch* i' non so !Ma uomini , e mìaliere , Mi Beftie , E pefci a serpenti e fiere , grandifchierei , È di tutte maniere Vccellivoladori , Ed erba lÈ pietree e frutti e fiori, margherite , TESORETTO 1^8 Che fon molto gradite ; Ed altre cose tante Che Le nuiruomo parlante poria nominare , 'n parte divifare. Ma tanto dire , ne so "Ch' i' le vidi obedire ; Ne Finire e cominciare , Morire e generare ; E prender lor natura , Sì com' una figura, eh' i' vidi , comandava Ed ella mi sembiava fosse 'ncarnata , Come Talora sfigurata; '1 cielo Talor toccava Si che parea fuo velo E talor lo mutava , E talor la turbava mandamento E tal suo '1 fermamento Movea E talpr ii spandea, Sì che *1 mondo parca Tutto nelle sue braccia Or le ride la faccia , cruccia e dole , Un' ora sole Ppi torna come . : . ; . , Ed Ed io ponendo mente All'alto convenente, alla gran Ch' avea Vscii di , reo e potenza la licenza ; persero TESORETTO jco linguané scrittura Ma !Non faria sufficiente A dir compitamente Le bellezze ch'avea; Né quant* ella potea £ 'n aera e 'n ITiatèj e 'n terra E 'nfare ed in disfare , E 'n generar di novo O di concetto d' uovo o , 0 d* altra conincianza ; Ciascuna a sua sembianzu^t E vidi 'n sua fattura, Ched cominciamento^ ph* avea Veniva finimento a • poi eh' ella mi' vide^ MA In creatura ogne La ver che ride si volse ; cera sua di me m'aceolse 14olto bonariamente E disse mantenente :. V sono la Natura, la fattura E sono fattore ; Del sovrano Elli è mio creatore; I' son da lui creata , E fui 'ncominciata : poi E a se . Ma la Fue sua senza polTanza comincianz^at gran LATÌHI. 201 fina né muore ; mio labore ,tutto Ma Quanto eh' eflb T allumi , che si consumi»Conven Ess' è onnipotente , El non Io Se non non poffoneente , concede* quantici tutfo prevede, Eflb Ed è in ogne fato; E sa ciò eh* è paifafa, E '1 futuro e '1 presente: i' non Ma saccente sod " di quel eh' e' vuole Se non sole Moftrami come Quello che vuol ch'i'faccia, E che vuol ch*i'disfaccia. Ond' io son sua ovrera Di ciò eh' efìfom'impera^ Cosi 'n terra ed ir^ariat » Ond' io son sua vicaria » Eflfo dispone'1 mondo. Ed io posciasecondo •to suo ordinamento 1' guidoa suo talento ' .. ' Te dico che m' odi , -*^ Che quattro son -U^modìa^' Che colui che governa Lo secolo ineterna», i\ Mise operamento-1 ^ TESORETTO 200 Allo Ma componimento tutte Son L* una Fue quante palese ed , cose ascose. eh' eternahnente n divina mente Imagine e figura fattura ; E fue quefta sembianza fimilianza Lo mondo n Di Dipoi tutta al sua parvente suo Si creò di niewte Una groflamatera , Che non manera avea si fue di tal norma Ma ; Né figurané forma , Ch' inde pofea ritrare Ciò che volse formare Poi lo fuo 'ntendimento • compimento, produfìein fatto ; Mettendo Sì lo Ma • a fece sì ratto , ci fue sì pronto. t«Jè non Che in un solo punto, podere , Com' eir avea Lo voleffe compiere ; fei giorni durao , Ma E '1 iettimopofao*. noi VI. Ppreflb il quarto modo i^ E' (luefto d'end* io godo: A LATINI. E ad ogni ao3 creatura Difpofe per mifura Secondo '1 convenente iJuo corso E 'n e semenfe sua » queftaquarta parte loco la mia arte che fia Si che cosa ha nulla balia Non Di far né più né meno, Ha ; ^ Se non a queftofreno» Ben dico veramente Che Dio onnipotente Quello eh* è capo fine» e gran forze divine Puote 'n ogne figura Alterar la natura f Per movimento far suo Di tutt*ordinamento dei savere Si come E Quando degna maeftà La • venere sovrana prender carne Nella virgoMaria A umana. : Che 'ncontro Tarte mia Fu 'l suo *ngeiìeramento , nascimento ; E lo suo Che davanti e dopoi. noi , Sì come savem Fue netta e cafta tutta , Yergene non corrutta* Poi volse Dio morire Per voi gente guarire, TESORETTO 004 E voflro per Alior soccorso. mio corso^ Mutò per tutto 'l mondo Dal. ciel fin le profondot Che E tutto lo sole la terra scurao tremao ? Tutto quelloavvenia Che '^lmio Signor patia-» E perciò col mio dire r lo voglio chiarire; Si eh' io non dica motto, Che tu non sacci 'n tutto La verace ragione, E la condizione mio ditto piano, Farò Che pur un solo grano ? fìa che tu non sacci. facci vo' che tanto Ma Che lo mio dire apprendi i Jìi che tutto lo 'ntendi E s r parlaffi scuro , Ben ti faccio securoDicerloii 'n aperto; iiiben eerto •? Sì che ne Ma perciò che la rima lima Si ftringead una Di concordar parole, Come la rima vole i Sì che molte fiate Non .- parole rimate Ascondcn la sentenzia E ir^utan la 'nteaden^a; Le LATINI. S05 Quando vorrò trattare che rimare Di cose TenefTe oscuriiade , bella bievitade Con Ti parlerò per presa: E disporrò la cosa, Parlandoti 'n volgare Che tu 'ntenda ed appare» , VII, ciò ritorno , Che Dio fece lo giorno^^ E la luce gioconda, E cielo e terra ed onda 5 E l'aere creao E li angeliformao , Ciafcun partitamente ; E tutto di neente Poi la seconda dia Per la sua grar^ balia^ Stabili '1 fermamento E 'I suo ordinamento a Il terzo { ciò ini pare " Specificòlo mare, E la terra divise ; E 'n ella fece e mise Ogne cosa barbata , Ch' e 'n terra radicata» Al quarto die presente #^Mai a ^ • compitamente Tutte le luminariei Fece ' TESORETTO QO^ Stelle diverse e vane. quintagiornata Nella Sì fùe da lui creata Ciascuna creatura , in acqua pura» Che nuota Lo fteflbdie fu tale , Che fece ogne animale ; ed Eua , E fece Adam la tregua Che poi rupper comandamento. Del suo Per quel trapaffamento Mantenente Fora del Dov' era fu miso paradisof ogne diletto niuno eccetto freddo a di calore Senza Di D'ira E né di dolore » . per quello peccato Lo loco fue vietato Mai sempre Così fu r a uom tutta gente: perdente* D* efto peccato tale mortale V uom Divenne Ed e ha lo male danno, aifanno E Io gravoso Qui e nell'altro mondo. Di Son E quefto grave pondo li uomini gravati» venuti 'n peccati; perchè '1 serpente antico Ched è noftro nemico, 3wduHe a ria manera ; T %o9 E S 0 E R T Son tutte divisate E diverificate Ber domandar ad efla , ciascun fìa pcrmeflTi Sua domanda compiere Ella che n' ha '1-potere Ad ogne una rendea Ciò ched ella sapea , Che suo (lato rechiede Cosi 'n tutto provedCa,Ed io sol per mirareLo suo nobile affare, Quafi tutto smarrio. tant' era '1 drlto, Ma Gh' i* aveà di sapere Tutte le cose vere" Bi ciò eh' ella dicea ; Gh' ogne ora mi parca Maggior che tutto '1 giorno: 81 eh* io non volfi tome. Anzi m' inginocchiava ; E mercè le chiamava, Per Dio che le piacela Ched* ella mi compiere Tutta la grande ftoria, Dond'ella fa memoria^ E va, difs'effa, via vorria , Amico : ben Ghe ciò che vuoli 'ntendere' A • . Tu E lo U apprendere^ poteifi sottile *ngegno, lo tanto buon ritcg^na T 0 Aveflì , che certanza D' ogne una sottiglianza ^ Ch' i'voleflferitrare Tu potefli apparare^; E ritenere a mente '1 tuo vivente A turro di prima ÌE cominciò ed alla cimaAl sommo Delie cose creare Di ragione 'nformate j D* angelicasuftanza Che Dio a sua sembianai' Criò alla primiera Di sì ritta maniera Li fece 'n tutte guise, li furo affise j Che non Tu;ce le buone cose Valenti e preziose ?. E tutte le virtute , Ed eterna falute E diede lor bellezza Di membra e di clarezza: Sì ch*ognic""sa avanza Beltade e beninanza. E fece lor vantaggio Tal Gom'i'ti diraggio ^ Che non poflbnmorire Né mai finire unque E quando Lucifero Si vide così crero , Ed in sì grande ftato Gradito ed pijOTato i" ^ . » • , 1 TESORETTO 210 ciò s' insuperbio : E contr'al vero Dio, fatto, Quelli che V avea Pensato di mal tratto; Credendofi effer pare. Cosi volle locare Sua sedia in aquilone: Ma la sua pensagione Li venne sì falluta, Che fue tutta abbattuta Sua folle sconcordanza In si gran malenanza. Che s'i' vogliover dire , Chi lo volse seguire O tenerli con eflb " fuor fu meflb Del regno E piovvero 'n inferno In fuoco sempiterno• Di ; Apprelio primamente loco di serpente Ingannò con lo ramo Ed Eva e poi Adamo. E chi che nieghio dica In Tutta dogliae La , *i pensamento e le pene, l'angoscia Lo E fatica, '1 marrimento la gran Che danno e la gente scitene ? l'anno e giorno '1 mese di quello*nganno. Venne E 'l laido 'ngenerare Lo , E lo grave portare i » LATINI. Qii lo parto doglioso , E '1 nudrir faticoso Che voi ci soiferere , Tutto perciò V avete, E '1 lavorio di terra , Invidia e aftio e guerra E " ©micidio e peccato Di ciò fu generato Che *nnanti quefto, tutto frutto Facea la terra Senza riulla semente , O briga d* uom vivente fta sotti!irate Ma Tocca a Divinifate : Ed i* non mi trametto Di punto così ftretto; E non aggio talento À sì gran fondamento Trattar con nato. uomo Ma quello che m* è dato 1' lo faccio sovente; Che se tu poni mente , Ben vedi li animali eh' i* non li faccio iguali Né d*una concordanza In vifla né 'n sembianza • E d'erbe e fiori e frutti, Così r alberi tutti, Vedi che son divifi Le nature li viiì e A ciò eh' i't' no contato Che r uomo fu plasmato" . • . T «la E S 0 R T E Poi ogne creatura; Se ci ponefticura. Vedrai palesemente Che Dio onnipotente Volle tutto labore Finir nello migliore: Ch' a chi ben incomenza Audivi per fentenza, Che ha ben mezzo fatto Ma guardi poi lo tratto Che di reo compimento dibaffamento Avem Di tutto '1 convenentCr Ma chi Gratamente fina suo cominciato, Dalla gente è lodato ;. 5i come dice un motto La ^ne loda tutto E tutto ciò che face, T 0 • ^ . O In parlao taceiguise 'ntende pensa tutte o Alla fine eh' attende Donqua è .- più graziosa fine d' ogne cosa, Che tutto r altro fatto Però ad ogne patto Dee uomo antivedere Ciò che porrà seguire Di quello che comenza, Che ha beir apparenza. r uom Che Dio mi vagìijiv se , La , Creato fu san faglia- LATIKI. aiS La più nobile cosa E degna e preziosa Di tutte creature : Cosi quel eh' è 'n akure , Li diede fignoria D' ogne cosa che fia , [n terra figurata , è eh' è viziata Ver Dello primo peccato, Donde '1 mondo è turbato* Vedi ch'ogni animale Fer forza naturale La tefta e '1 viso bafTa la Verso terra baflfa, Per far fignifìcanza Della grande bafl"anza Di lor condizione , ragione; Che son senza E seguon lor volere Senza misura avere . ad altra guisa divisa Sua natura Ver vantaggiod' onore; Che 'n alto a tutte T ore Mira per dimoftrare nobile aitare : Lo suo Ch' egliha per conoscenza E ragionee scienza. Peir anima dell'uomo corno Io li diraggio E* tanto degna e cara » E nobile e preclara , Ma r uomo . T 2U Che puote a E S 0 R E T compimento conoscimento Di ciò eh' è ordinato; fu servato Sol se non Aver "Votiivìna potenza. Però r Fu E senza anima mefla tallenza locata , consolata "Nello più degno loco , che paia poco; Ancor Ed è chiamato core *1 capo n' è fignore Ma , Che molt' è degno membro : E s' io ben vi rimembro,, Ess' è lume e corona Di tutta la persona che 'i nome Ben è vero E' divisato ; come La forza e la scienza, Che r anima 'mpotenza, Si divide e fi parte Ed aura in plusor parte • Che se tu poni cura , . . ', Quando la creatura vivificata; Vcdem E* anima chiamata la vogliae T ardirei Ma U^:ì la gente dire : è l'animo mio ; Que^l:' Quefto voglio e delio 3E r uom savio e saccente Dìcon ch'ha buona mente» . . T O T fìi5 E S G R E T qua' ti voglio dire : Li vedere Lo , Iv' odorare, E e e l'udire ; '1 gmhre.; appreilblo Quefti hanno per toccare. offizio, lo v4zio , r olfato e farti e le fav-elle Che Li Ru^ortano alle celle, Ch' i' v' aggio nominate: E loco son posate* IX. ^Ncor quattro umori diverfi colori , son ^^^ Di Che per la lor cagione Fanno 33' ogne E la cosa sovente compleflìono formare, inutare : l'uomo avanza Le altre 'n sua portanza* Che r un è fignoria Della malcnconia ; La quale è fredda e secca % Certo è di larga tecca 'Un altto n' è 'n podere Di sangue , al mio parere^ Ch'è caldo ed vimorosp, E fresco e gioioso JE tìemm?/'n alto monta, Ch'umido e freddo pronta; ^ par che l^a pesameli Sì come . . T 0 LATINI. Queir uomo è 21? più pensante. Poi la collera vene, Che caldo e foco tene; Che fa l'uomo leggiero, E predo e talor tìero, quellequattro E Così E cose contrariose, tanto difiguali tutti r animali accordare Si convene In E E ; di lor temperare , refrenar ciascuno : ^ì eh' i' li rechi ad uno , ch'ogne corpo nato Ne lia compie/lionato. E sacci eh' altramente Sì Non sen faria niente. X. Ltresì ^ •^*^ Dal tutto '1 mondo ciel fin al profondo .E' di quattro clemente Fatto ordinatamente : di foco? e D' nria , d' acqua E dentro in suo loco, Che per fermarlo bene Sottilmente convene " Lo freddo i^er calore , E '1 secco per umore, E rutti per ciascuno Sì refrenare ad uno , , TESORETTO Qi8 discordanza Che la^^lor 'n aguagìianza Riorni « Ch' è ciascuno contraro Air altro eh' è disvaro : Ogni natura sua divisa E E ha uomo son figura; tuttor dispare. 1* li faccio pare; E tutta lor discordia Ritorno alla concordia: Che io per lor ritegno Lo mondo e lo softegno ; , ^alva la volontade Della Piviriirade Ben dico veiamente , Che Dio onnipotente Ma • Fece sette Ciascuna pianete, 'p sua parete dodici segnali : r ti dirò ben quali E fu lo suo volere Di donar lor podere E . In tutte creature Secondo , lor nature. fallimento biotto mio reggimento E' tutta la lor arte; si parte iSì che nessun eh' i'ho dato , Dal corso A ciascun misurato E dicendo lo vero CotaJ è lor mi fiero , Ma senza . ; • -t*,^ LATINI. 219 forza e cura In dar freddo e calura Che E metton piova Sereno e s'altra E Fu messa Kon vento, turbamento, neve e e provedenza 'n lor potenza, farò ne ,* menzione; Che piccolacagione Ti porla far errare ; Che de' pur pensare, future le cose tu Che , E l'apertee le scure La somma maeftade Ritenfie 'n poteftade da Aftorlomia se Ma Vorrai saper la via Della luna e del sole , si vuole ) ( Come saper E di tutte pianete; Qua 'nnanzi '1 troverete 'n quelle parti, Andando le sette arti Ove son che lungamente Ben so • . al convenente Intorno Abboti ragionato ; Sì eh' i' l'abbo lunga Una Certo matera 'n breve contato , manera m' hai bene *nteso , Nel mio dir ho compreso Tutto '1 cominciamento , E '1 primo movimento p se . TESORETTO 520 D' ogne mondana cosa della gente umana E Ed hotti detto un poco s' Come Della : , loco avvene Divinitate Ed , , : tralasciate bolle , Sì quella cosa Cir è il preziosa j E sì alta e ii degna come Che Chi non *ntendimento mette In fondamento gran sj s' avvegna che par , « l^a tu semplicemente Credi veracemente Ciò che la Chiesa predica Appresso t' ho Ne quando Udirai Del Ivla del per Ti , rirondo è , fito del per mondo ; riirja , quefto di prima piano volgare fia detto dimoftrato Come è iellato ftagione , ragione sarà non Cerne Ma contato fìe ciel com' E E la canta. ne ciel com' Pel Ivla e santa sarai 1' aifarc aperto, piiàcerto» , ; LATINI. OQi XI. i' ti prego ornai ONd' Per la f de che m* hai. Che ti : piacciapartire conviene gire me eh' a Per lo mondo E. di notte Avere ftudio In ogne e e d'intorno; di giorno cura creatura , mio mifterd K faccio a Dio preghiero^^ Che ti conduca e guidi In tutte partifidi efta parola Apprcss* Voltò '1 viso e la gola) £ fattami sembianza dimoranz^ Che senza Volesse visitare E li fiumi e lo mare, dir fallcnza , E senza Ben ell'ha ^.ranpotenza: Che sMo ve dir lo vero alto miftcro Il suo E' una maraviglia, Ch' in un* ora compiglla E cielo e terra e mate, Compiendo suo affare Che così poco llando y Al suo breve comando 1' vidi apertamente , fosse presente. Come Ch' è sotto * . • ; TESORETTO 222 fiumi principali Che son quattro i li quali Secondo lo mio avviso di Paradiso : Muovon Ciò son Tigris FisonJ, Eufrates , e Geon L* un se ne passa a deftra , L' altro ver la fineftra; 'n quae , Lo terzo corre Lo quarto va in lae; 51 eh' Eufrates passa Ver Babilone' cassa In MesÉopotamia j E mena tuttavia Le pietrepreziose , Li , . E dignitosa gemme 3Di troppogran Per Geon forza va 'n e valore per colore Etiopia « , per la grande copia D' acqua che *n esso abbondai Bagna della sua onda E Tutta terra d'Egitto ; É fa meglio a de ritto Una volta per anno ; E riftora lo danno Che r Egitto sortene, Che mai piova non vene filo Cojì serva suo Ed è chiamato Nilo: D* un suo si dice * ramo Ch' è chiamato Calice i , • TESORETTO 224 Cammelli e dragumene E badalischi e gene , caftorò j E pantere e Le formiche dell*oro " E tant' altri animali , ben dir quali: Ch' i* non so Che son jì divisati , E sì difì^migliati corpo e di fazione ; Di sì fera ragione, E di sì fìrana taglia , Di Che non Ch' alcun Polesine credo s:^n faglia vivente uomo veramente linrua o ycr scritttìrc Recitar le figure Delle beftie e d* uccelli: laidi e belli Tanti son , E vidi mantenente Per ^ • ^ La regina possetite , Che flendeva la mano Oceano Verso *I mare : Quel che cipge la terra , K che la cerchia e serra; Ei ha una natura Ch' a veder ben è dura , incito eh' un' ora cresce E fa grande tomolto , in dibassanza Poi torna ; Così fa per usanza Or prende Or monta terra ed , or or « lassa dibassa ; LATINI. n 225 la gente per motto fiotto• Dice eh' ha nome Ed io Là ponendo mente oltre nel Ponente a queftomare Appress' , E vidi ritte ftare colonne ; le quali Gran Ci mise per segnali Ercules il potente Per moftrare alla gente. Che loco fia finata terminata: Ch'clli per forte guerra vinta la terra Avea Per tutto r Occidente , trovò più ^ente» E non Ma dopo la fua morte Si fon gentiraccorte, E fono oltre pafTatì; SI che fono abitati Di là in bel paefe, E ricco per le fpefe eh' indico. Di queftomar Vidi per ufo antico La terra e , Nella profondaSpagna Partire DI una rigagna queftonoftro mate ( ciò mi pare Quafi lo mondo tutto : condutto Si che per suo Ben può chi sa dell*arte Che cerca Navigar tutte parte . ) TESORETTO -26 E' girla*n quefta guifa Da Spagna fino a Pisa j La Grecia , é la Tofcana " In terra Ciciliana j E nel Levante dritfó, in terra d* Egitto » Ver è che 'n Oriente volta preferite Lo mar Lo Sòttentrioné Ed Per Èove regione^ una lo mar non piglia fei miglia che fia s *n Pòi ritorna ampiezza!» É pòi 'n tale Grettezza j credo che paflì eh* i'non Che cinquecentopaflì* Di quefìo mar fi parte Lo mar che nói difpartè Terra nella regióne Di Vine*jia d' Ancone e i Còi"i ogne altro mare Che per la terra pare» Di traverfo 0 d* intorno Si muove e fa ritornò " Pifano y in queftomar Ov*è *I mare Oceano* Kd io che mi sforzava Di ciò ched io mirava Saper lo certo flato ì f ant' andai d* ogni late) Per faper la natura Là D* ognuna creatura j y LATINI. 2S7 eh' i'vidi apertamente Davanti al mio vedente Di ciafcuno animale E lo bene e lo male i E la condizione i la generazione, E È lo lor nafcimento , Lo lor cominciamenfo i E tutta lor ufanza, La vifta e la (embianzà Ond* i'aggio talento Nei mio * parlamento ciò eh' i'ne vidi » dico eh' i*m'affidi Non Di contarle per rima Dal pie fin alla cima ; ìvlabel volgaree puro » fia oscurò " Tal che non Vi dicerà per prosa Tener , ., Quasi tutta la cosi (ìuz.'nnanzi dalla fine» Perchè paia più fine • poi ch'alia A Parve Del Natura che fofleV orA i dipartiménto gaio parlamento mio Con ìviicominciò Parole da a dire partirei Gort graziae con amore K 6 E T 129 R S O E T T Facendomi onore, DiiTe : fi'di Latino che *1 gran camino Guarda trovi efta semman» Non Ma queftaselva piana Che tu vedi a seneilra , Cavalcherai a delira ti paia travaglia Non , Che tu vedrai san faglia Tutte le gran sentej^ze le dure credenze. E E poi dall' altra via Vedrai Filosofìa, . . E tutte sorelle sue * Poi udirai novelle Celle quattro vertuti E ; quindi ti muti se , la Ventura cui si pone cura , ha certa via. non Troverai A Che Vedrai Baratteria fi Che *n sua corte Di E se dire non tene '1 male e '1 bene hai timore , lo Dio d'amore; e Vedrai E v/-drai molta Che , servono gente umihnente E vedrai le saette Che fuor dell* arco mette. Ma caflì perchè tu non In quelli duri pafTì, Ti porta quciia'nsegna ; O LATINI. nel mio Che Q^9 regna. nome fudì giunto D'alcun gravoso punto; Torto la moftra fuore ; Né ila sì duro core, temenza Che per la ma t'abbia reverenza Non Ed io gecchitamente Ricevetti presente La 'nscgnache mi diede Poi le baciai lo piede, le chiamai i E mercè ornai Ch' ella m' avesse accomandato Per suo E quando fui girato la rividi. Già più non eh' i' mi guidi Or conven Ver là dove mi disse ^ Anzi che si partisse E se tu . • . . XliL maftro Brunetto sentiero ftretto" Per un Cercando di vedere , OR va E Ciò toccare che E Ch' non \ sai ere gliè deiiina-fo. fu guariandato fui nella diserta ; SI ch'io Né e non certa trovai (Irada né sentiero Deh cke paese fiero^ . TESORETTO 230 Trovai quella parte ! Che s'i' s3pe(Ted'arte : Quivi mi bisognava Jn Che quanto Più mi parca Quivi pia miravi selvaggio . ha non t viaggioj Quivi non ha persone Quivi non ha magione , ; . beftla non uccello, ruscello ^ ÌSTon iiume non moscha forinica non Non , è ^Non cosa eh' i* conosca Ed io pensando forte * Dottai beri della morte è maraviglia: E non Che ben trecento miglia Durava d'ogni lato Non Quel paese che contrà smagato» si m' ailìcurai Ma Quando mi ricordai Del ficurò fignale» Mi tutto male dn ficuramentoi Ed i' prefi andamento QMafi per avventuri ; valle scura ch'ai terzo giorno Tanto r mi. trovai d' intorno Per una , ^ Un grart pianò Lo E lo Ha giócondoj più gaio del mondò più degnetosò . recordar noti osé - TESORETT® 232 'n E propriamagione corte e ra^jone; già di pareggio sua Tenea Ma non Che E 1 un è troppo maggio ; poi di grado *n grado Ciascuna va più rado , XIV. •a^D '^*^ La i* ch'avea volere Di più certo natura "Mi moUì savere del fatto senza , patto Dì domandar fidanza ; E tra(?emi all'avanza Della corte maggiore , Che V* è scritto *1 tenor D' una cotal sentenza : Qui dimora Prudenza ; Cui la gente 'n volgare Suole senno chiamare E vidi nella corte Là dentro dalle porte Quattro donrve reali, .. Con principali ragioneed uso. mi tornai là giuso altro paìaggio; corti Tenean Poi Ad un E v.di 'n l5ello ftaggio Scritto per sottiglianza : Qjì ila la Temperanza i Cui la geme tal'ora LATINI. 233 Suole chiamar misura E vidi là d'intorno a Dimorare soggiorno • Cinque principefìe ; gran vidi ch'elle ftesse E Tenean gran parlamento ricco 'nfegnamento Poi nell'altra magione Vidi 'n un gran petrone Di • Scritto : rott-gliezza per Qjiid Fortezza; mova Cui tal'or per usaggio di coraggio. Valenza La chiama alcuna gente. Poi vidi immantenente (Quattroricche conteffe, E genti rade e speiTe Che ftavanoad udire Ciò ch'elle vogliondire. E partendomiun r La vidi *n altro loco donna *ncoronata, Per Che poco" camminata gran fefta, una menava tal'or gran tempera• E vidi che lo scritto Ch' era di sopra scritto In lettera dorata E Diceva : Io son chiamata luftiziain cgne parte. Vidi dall'altra parte Quattro macftn grandiy TESORETTO 234 Ed alli lor comandi Stavano obbidienti tutte le genti mi sconto t Co.^i s'i' non Eran venti per contp Quefte donne reali , Che delle principali Son nate per legnaggio, detto v' aggio Si come Quafì^ . . voleife s'io contar ^ Ciò eh* i' ben vidi d'effe Infìeme ed in divise ; credo 'n mille guise Non Che 'n scrittura capeffe , Né che linguapoteffe Divisar lor grandore Nel bene e nel malore . vi dico : Però più non X* Ma sì penfai con meco loro Che quattro van con Cui credo ed adoro Affai più coralmente : Perchè lor convenenté Mi par più graziofoj E della gente in ufo : Cortefia , e Larghezza, Lealtà , e Prodezza Di tutte quattro quefte Il puro fanza vefte . f LATINI* -Ì35 Dirò 'n queftolibrettoDeir altre non prometto Di dir , né di rimare : chi le vuol trqvare Ma Cerchi nel gran Teforo , Ch' è fatto per coloro Ch' hanno lo cor più alto # Là farò grande falto Per dirle più diftefe Nella linguaFranzefc. Ond' i'ritorno ornai Per dir com' i* trovai Le altre a gran letizia In cafa di Giutìizia :^ difcendenti» Che fon fue E nate di fue genti Ed i'n andai da canto E dimoravi tanto , Ched io vidi Larghezza Moftrar con gran pianezza Ad un bel cavaliero nel fuo meftiero Come Si dovefle portare E iicea , ciò mi pare : Sé tu vuoli e(Ter mio t*addifio , Di tanto mai Che nullo tempo avrai : mal non Di me Artzi farai tutt'ore ; e *n rjccore In grandezza . . :i ?. ^ Che mai uom Non venne per Larghezza *n povcrezza. \ r a3"5 TESORETTo Ver è eh' a{Tai persone ch'a mia cagione Dicon Hanno l'aver perduto ; E eh* è lor divenuro « Perchè fon Ma molto larghi(lati * fono errati : Che com' è largoquelli Che par che s'accapelli Per una cofa, poca ha gran pofà ? Ov'onor Ed un altro a bruttezza Farà sì gran larghezza, Che fia fmifuranza Ma tu {appi'n certanza « Che nuir ora che fia ti poria Venir non La tua ricchezza mend, Se t'attieni al mio freno Nel modo eh' i'diragglo Che quelliè largoe faggio, Che fpende lo danaro Per falva^ Tagoftaro. Però in ogne lato di tuo ftato i Rimembri E fpendiallegramente E non che sgomente $ vo Se più che iia ragione : Dispendi alla ftagionc Anzi è di mio volere, vedere Che tu di non T* infìngialle fiate. De' denari o derrate . . • . PLATINI. Che vanno 537 per onere , che sia '1 migliore. ^ Pensa E addivenga cosa se spender ti convenga; Che Guarda fia 'nrento che Sì che , pale lento non ; dare toftainenre Che E' donar doppiamente ; t,forzafo }L dar come Perde lo dono e *1 grato ; Che molto più risplende Lo Tofto Che con e quel DÌ3Pendi , che di lontano larghezza con . * * * * spende larga mano chi lo poco y^ XVI. MA tuttavia ti D' una cosa guarda , che 'mbarda gente più che '1 grado ; Cioè giuoco di dado è di mia Che non parte Chi fi gitta'fltar arte : eh' egliè disviamento , La . E Ma grande ftruggimento. tanto Se dico bene talor fi , convene Giuocar per far onore Ad amico o iignore; Che tu giuochi al p.ù gro/fo ; TESO S38 E RE T T dire : V non po(Tb, Kon abbi 'n ciò vilezia , Ma lieta gagliardezza ; E se tu perdi pofta non , Paia Non Né ti coda; dicer villania , mal Per per motto sua Esce A non che chi s'abbandona ailio di persona Ancor O che vana fia • ; gloria dalla m.emoria spender malamenie, Non m' aggrada neente E molto m' » rubello Chi dispende 'n bordello j E va perdendo '1 giorno In {emine d' intorno chi di suo buon cuore Ma e . Ama Una oc (Te per amore donna valente tal'or largamente DispendefTeo Non , donafTe sì che folleafìe; lo fi puoie fare : Ben Ma noi voglio approvare E • tengo a grande schema Chi dispende 'n taverna," chi in ghiottornia Si gitca, o 'n beveria : morto Ed è peggio eh' uom , a E '1 suo torto. diftrugge Ed ho vifto persone 0 O T 540 S 0 R K luogo e flato dafcun Di E T T , ebriare : l^langia non 6e tu poi megjiorare , dono Lo in alio loco ti Non vinca Lufinga di Guarda Secondo . loco e (hgione che s' avvene : '1 presentar ritene ed onoranza, Che Amore CotTipagniaed E giuoco per buffone , usanza . ledo sai eh' i' molto Che tu ad o^ni modo , Abbi di belli arnefi K privatie palefi: di fuorc e Sì che 'n casa paia '1 tuo Si E se O fai convito corredo bandito tu '1 Fa onore . , ; provedutamente falli neente 'nnanzi pensa : Di tutto E quando siedi a mensa fare un laido piglio Non i Che non . , chiamare a consiglio Seni scalco e sargente : Che da tutta la gente Non Sarai scarso tenuto, ben proveduto. Ornai t'ho detto affai ; Però ti partirai , E dritto per la via O non 0 TINI, LA Ne va a Cortefia ^i . Pregala da mia pai te, ti mo/ÌTi su* arte Che Ch' f già iSenza non ^uo : Jume coltumc. veggio buon XVII. £ cavalier valente 0 *^ *^ i"i mosse gìo snellamente i dimora dove dimora senza Loco Cortefia graziosa , In cui ogne ora posa Pregio di valimento : K con bei gecchi mento La pregò che 'nsegnare Li dovefTe e mottrare Tutta la maeftria Di fina cortefia Ed ella immantencnte . bel viso piacente Con Disse 'n queftamanera fatto e la matera Sie certo che Larghezza E" *i capo e la larghezza Di tutto mio miitero : i)i eh'i' non vaglioguero ; m' aita E s' ella non Lo • sarà gradita Ell'e mio fondamento, Poco E io . adornamento L £run. Latft suo » R S 0 E T 242 E T T O colore e vernice dice | E chi lo ben ver Se noi due nomi avemo, E . Quafi cosa una semo. beli'amico , ti dico, Primamente Che nel tuo parlamento Abbie provedimento. Ma a Non E re fie troppo parlante; pensatidavante Quello che dir vorrai : ritorna mai La parola eh' è detta ; la saetta Sì come ritorna , Che va e non Che Chi • non ha la linguaadorna, li bafta , èie per follia noi guada. Il detto fia soave; Poco senno E guardae' non fie gravp In dir ne' reggimenti: Che non puoi alle genti più gravosa noia Configlio che fi muoia Far . , Chi pare per gravezza svezia Che mai non se ne ha misura , E chi non si lo fura Se fa '1 ben Non fie inizzatore; fie ridieitore Né Di quel ch'altra petcona Davanti a te ragiona f , . » LATINI, E non Non 243 ; rampogna dire altrui vergogna usar , Né villania d'alcuno; è. neffuno , Che già non Che non possa di botto laido motto • Dicere un sie si sicuro, Né non duro Che pur un motto eh' altra persona rocca , T'esca fuor della bocca: Che troppa ficutanza Fa contro buona usanza # E chi fta lungo via » dir follia Guardi non sai che ti comando, Ma Ed impongo a gran bando l Che i'amico da bene Innore quanto denc A piede ed a cavallo. Ne già per poco fallo . core prender groflTo Non Per te fa l'amore non . : Ed abbi sempre a mente D' ufar con buona gente; IS, dalla ria ti parti : dall'arti Che sì come Qualche vizio n^ apprenda; 1 anzi che t'amendi , Sì ch^ JQ'avrai danno Però a Ti tieni e d^"norc» )'ore buon'usanza: tutte a «lU l'avanza FcrciOccU* TESORETTO «4.4 pregio ed in In onore, fatti esser migliore ; Ed a bella figura ( Ch' eir è buona ventura ) Ti rischiara e pulisce. Se '1 buono uso seguisce^ Ma guarda tutta via , Se quella compagnia Ti paresse gravoso ; Di gir non sie più oso : Jvla d' altri fi procaccia , fatto piaccia A cui '1 tuo • E Amico, guarda bene : Con più ricco di tene ti cagliad' usare Non ; Che {tarai per giullare, O spenderaiquant*effi: Che se tu noi faceflì, villania. via perisa tutta Sarebbe E Ch' a larga 'ncomincianza Si vuol perseveranza. Dunque dei provedere, Se '] porta '1 tuo podere, Che '1 facci apertamente Se no , si poni mente far tanta Di non spesa, Che posciasia ripresa; tale JMa prendi usanza Che sia con teco uguale» E s' avanzasse un poco , ti partirda locoi Non . LATIN Ma I. 545 spendidi p a raggio: Non prenderavvantaggio pensa ogni fiata Se nella tua brigata « E Ha , uomo al tuo parere ? potente d' avere Per Dio non lo sforzare fare Più che non possa Che se per tuo conforto Il suo diftruggea torto E torna basso flato ; a Non Tu ne sarai biasmato" ben ci son persone D' altra condizione , Che si chiaman ^ gentili Tutt* altri tengon vili E ?er cotal gentilezza; Ed a queftabaldezz» !Tal chiama mercenaio f. Che piùtoft'nno ftaio di fiorini (Spenderia Ch' esso de' picciolini : Benché li lor podere Fossero d* un valere E chi gentilsi tene Senza far altro bene , di quella boce j $c non Credesi far la croce ; Ma el ti fa la fica .^ Chi non dura fatica , lì che poffa valere ; Non 5Ì srcda capere , r . , ? TESORETTO a4« uomini valenti Perchè fian di gran genti Ch' io gentiltegno quegli Che par eh' il mondo pigli Di grande valimenro , E di bel nudrimento ? Si eh* oltre suo legnaggio H Tra . Fa B d'avvantaggio, cose onratamente vive che dico il Ben vSia r piace alla gente. se a e uno ben fare 1'altro pare Qjiello eh' è meglio K* Kon Ma La nato più a grafo : iiiaeftranza. tenuto m-a per ; che fia ufanza vinca ed abbatti pare qual , parte de' mici fatti, dir pofTo 5i eh' altro non é sì grolTo, Ch'elio mondo Gran ditto ben per poco Che 6i giudea M diritto ; Che lo grande e '1 minore Che Per CIÒ ne Di liar Che a Vivano non romore . fie avveduto tra ne lor si muto faccian risa , • Paifati alla lor guisa: Che 'nnanzi ti comporto Che tu segui lor torto. Che se pur ben faceffi, E tu lor non piacefli r E T $i4« S 0 ET R O T erraflì, Se tu ileflìod andafli donna o con Con fignore^ altro wiaggiore; O con E benché fia tuo pare , Che gli fappia innorare E guarda non Ciascun Siene E del Che Ivla lo per tu già a (lato.. sì appensato. tu più suo e non tuo del meno, perdi freno •. minore rendere più onore Che a lui sì ne convegna Sì eh' a vii re- ne tegna Però snelli è più baffo Non , y. •. 'nnanzi un passo E se vai a cavallo , far fallo •. Guarda di non E se vai per cittade , ioti che vadeCon figl Va sempre cortesemente. Molto Cavalca bellamente^ chino Un a capo poco ; Ch' andar così indifreno» Par gran salvatichezza E non guardar l'altezza che trove D' ogni cosa ti muove che non Guarda ,. che fia di villa. Com'uom : Non guizzarcom* anguilla . . . Ma va Sicuramente i^er via e tra la gente»- , LATINI. !24^ ti chiede *n preftanza ,• far addimoranza Non ; Ghi Se vuoli tu preftare , Noi far tanto penare Che '1 grado fia perduto, Anzi che sia renduto. E quando sei *n brigata ^ Seguisciogni fiata Eor via e lor piacere: Che tu non dei volere^ Pure alla tua guisa, Né far da lor divisa. E guardatiad ogni ora ^ Che laida guardatura Kon facci In Però E E' casa donna , nata^ od in iilrata a - chi fa 'l sembiante* dice che è amante,. briccon venuto Ed^io ho gii veduto Solo d* una canzone Peggiorarcondizione : Che già a queftopaese Non piace loro arnese.E guarda 'n tutte parti, Ch'amor già per su' arti Kon t'infìammi lo core : Con ben grave dolore,. Consumerai vita; cua Né già di mia partita^ Hon ti poria tenere iie foiliin.suo podere•' un . , TESORETTO 250 Or ti torna a magione ^ eh' ornai è la ftagionef iie E largo e 'n ogne 6ì che Tutto tuo 6ia cortese , paese convenente piacente. tenuto così bel commiato Per Andò dall'altro lato ^ gaioso: cavalier Lo J| molto confortosa Per sembianti parea Di ciò eh' udito avea E 'n E queflabeninanza n' andò Se •? a Leanza ; lei fi fece acconto;) E Poi le diffe Sì parve come E certo suo a conta,. lui. io che li fuf^ ben sua manera ^ Lo coftume e la cera E vidi Lealtade, Che pur di veritàde Lodo : parlamenta» bel raccoglimento Con Sì diffe : Ora m'intendi, E ciò eh* r dico apprendi Tenea suo »- XVIII. /^ "Mico ^^ In primamente Configlioche non qualche parte fia. mente LATINI. Tu non osar 251 bugia: Ch'uom dice che menzogna Ritorna 'n gran vergogna, Perciocché ha breve corso E quando vi se'scorso, Se tu alle fiafe Diceffi veritafe ; ti saria creduta Non Ma se tu hai saputa La verità d' un fatto , E poi per dilla ratto , Grave briganasccffe ; Certo se la taceflfe " Se ne- foffiripreso , difeso Saria da me E se tu hai parente , O altro ben vogliente f Cui la gente riprenda laida vicenda) D' una Tu dei eflere accorto A diritto.ed a torto In dicer ben di lui : E per fare a colui Dìscerner ciò che dice • E poi quando ti lice, L' amico tuo gaftiga Del fatto onde s' imbriga Cosa che tu prometti, Non voglio che Tommetti : Comando che s*attenda, Pur che mal non t'avvenga. Bea',dicon buoni e rei : (S L . ^ . r . Se K* tu fai ciò che avvenga 6ai S' E,,^ 0 R T 252 un E dei mal O ,, ciò che puote chi ti riscuote, poi grande T T •. n^ayvene? Foir è chi recò tene Gh' i' tegno ben feale Ghi per un picciolmale . schifare un maggiore; òe '1 fa per lo migliore, Sì che lo peggio relìa.. E chi ti manifefla. Alcuna sua credenza ,_ Abbine ritcnenza ; E la linguasì leata , eh' un altro non la senta^ Senza la sua parola : Ch' i* già per vifts^ sola. Vidi manifeftato Un latto ben celato... E chi ti dà preitanza Sua roba ad iserbanzaj Sa , l^endila si Che non E chi di ^ a punto , fia 'n fallo le fi fida. lo guarda e Sempre ìslè già di tradimento Non giunto;: ti venga guida... talento. vo' ch'ai tuo Comune,, Rimoffa ogni cagione,. Si e diritto e leale : E già per nullo male; Che ne poHa avvenirej* E 1 L T A I N 1 lo lasciar perire.. E quando sci 'n conseglio' ti poni al meglio i òempie Non Kè preao né *. * temenza * *. XIX. teftimonianza S ESiafaipiena di leanza.» ,. E se giudichialtrui Guarda Che sì , ambedui-. già dall' una Non parre falli 'n nulla, parte. ti prego e dico Qiìand'hai lo bono Ancor O sì leal parente Amalo , amica, i coralmente . ISIon fia sì grave fallo ,v Che tu li faccie fallo.. crede E voglio eh' a me Santa Chiesa e la Fede » K »olo intra la gema Innora leahnente Gesù Crifto e li Santi : Si ch'i vecchi e li fanti? Abbian di te speranza , E prendin buona usanza ?^ B va che ben ti pigli E che Dìo ti configli:. Che per efìer leale: "Si cjuopra molta naale:%. , . 253 T 254 E R S 0 E T T Allor lo cavaliere , Che 'n sì alto miflero Avea la mente mesa , Si parti difesa , andoflene a Prodezza E Quivi E a pianezza, piacimento con gran bel con di(Te suo talento Allor vid' io Prodezza Con viso di baldezza Sicuro e senza risa Le tarlare .- a . guisa q^uefla , xr. apertamente, ir^Icoti -^^ Che tu non sie corrente^ In far né dir follia : Che per la fede mia ha per fé mia arte Non Chi segue folle parte E chi briga mattezza fia di tal' altezza, Non . fondo : ha grazianel mondo .^ Non E guardatiad ogne ora , facci ingiura, Che tu non vivente Né forza ad uom Che rovini non a . Quanto Cotanto Che Wì se'poi potente , più ti guardar la gente portar mala non boce tarda O Non Che già di Si puore r Che non Ar , schermo- coprire deggia morire , vene. punto fa grande bene s'arrischia a morire,. zi che soiferire Vergogna né grav*onta 'I maeitro Che Che nullo T morfei uom Oliando lo Però T lo fermo sai per Che RE SO della temer tu Chi E T 25^ r teme uom Tal cosacche Li farà nocimento . conta, ne " sovente neente . moftrar pavento Ad uom eh' è molto folle ;: Che se ti trova molle , Piglierannebaldanza Ma tu abbie membranza. i^i farli un mal riguardo; Ne non . Sì sarà Se più codardo . hai fatta offesa Altrui che fia ripressi.. tu , nimiftanza ;• "5i abbie per usanza Di guardartida cfTb : Ed abbi sempre a)iprc(To Ed arme e compagnia la via A casa e per E se tu vai attorno , In grave • 6ì va per alto ^-giorno Sliiando d' ogne parte;" O L. A r 1 N 1 . arte ci ha miglior' Che non per far guardiaficura, Che buona guardatura. V occhio ti guid:e porti, E lo cor ri conforti. ti dico , Ed ancora nimica Se queftotuo FofTe di baffo affare, ci ti afiìcurare. Non Perchè fie più gentile, vile : Non lo tenere a ha qualche aiuto f Ch'ogni uom E tu hai già veduto Ben fare una vengianza, Che quafi rimembranza, n'era fra la gente "Kon ^ Però cortesemente ti porta t Del nemico Ed abbie usanza accorta Se '1 trovi 'n alcun lato , Paie rabbie trovato Se '1 trovi 'n alcun loco. Per ira né per giuoco li moftrare asprezza,. Non Né villana fermezza Dalli tutta la via : . .„ Però che maeflria Affina più l'ardire , fa pur ferire Che non Chi fìede ben ardito Può ben effer ferito :; S se tu hai coltello. .. ,, 257 T fi58 E R S O E T T O Altri r ha buono e belìo Ma maeftria conchiude La forza e la verfude ; vendetta , E fa *ndugiar E fa allungarla fretta f *n obria , E mettere Ed affuta follia E tu ile ben atteso : Che se tu foflioffeso Di parole o dì detto , aizzar lo tuo petto ; Non sic più corrente Kè non , Che porti '1 ccmvenente • Al poftuttonon voglio, eh' alcun per suo orgoglio. Dica né faccia tanto , Che '1 giuoco torni *n pianto^ Né che già per parola òi taglimano o gola , Ed i*^ho già veduto . . Uomo che par seduto; facendo moftranza , Far ben dura vengianza» S' ha offeso te di fatto , Dicoti ad ogne patto fie musorno: Che tu non di notte Ma e di giorno Pensa della vendetta : tal fretta, E non aver Non Che tu ne peggiorionta. Che '1 maeftro ne conta Che fretta porta *nganno,• , NI. LATI £ indugia par di danno. lenta o rafta , La cosa Sia la vendetta fatta* E se M tuo buono amico Ha guerra di nemico ; Tu ne fa quanto puoi. da poi E guardati Kon metter tal burba nza , Ched ellia tua baldanza ComincialTetal cosa, Che mai non afebiaposa. ti caglia non E ancora D' ofte né di battaglia i lie trovatore Né non Di guerra e di romore. Ma se par avvenefle facefTe Che '1 tuo Comun Olle cavalcata; ne Voglioche n quell'andata : Ti porticon barnaggio E dimoftrati maggio porta tuo ftato E dei 'n ogne lato Moftrar viva franchezza, E far buona prodezza Non fie lento né tardo : Che non • . Che Non Né E codardo già uomo onore conquiftò divenne maggiore tu , . per nulla sorte dubitar di morte: Oh' affaiè piùpiacente Non ^mlf 259 S e T "x6q 1 gretto Mo'-ir onratamente,^ Ch' elfrr vituperato, Vivendo Or \\ torna E fie Iato» in ogne , tuo prode paese e , cortese ; fie lanier né molle « Kon né folle. Né corrente Così noi due ftranieri Tieri Ci ritornammo a Colui n' andò *n sua terra ^ ?' ^ di guerra Ed i' prefi carriera Per andar là dov' era Ben . ;. appreso Tutto mio 'ntendimento, E '1 final pensamento ; Per effer veditore Di Ventura e d'Amore ^ XXI. '1 maeilro deftraf lo camino a drittamente Pensando OR Per se al convenente Intorno Delle E Che E vedute cose son non ben ; maggiore essute,divitare. si de' pensare so Chi ha la Od va ne mente ha sale 'n , sana dogana, phe r fatto è ismutato :. E troppo gran peccato- T lar ebbe a Tanto fui . vedeic a i viaai^jo mio 'n calen Come d^ : .^Vaggio valli e iiionn E boschi e selve e ponti, *n \m bel prato 'giunsi lato Fiorito d' ogne Passati e . , più ricco del mondo. mi parea rondo, Ma or Or avìa quadratura; Lo V Or è chiara Or Or avìa ar^a e scura lucente molta veggio , ; gente, veggio persone i Or veggio padiglione Or veggio casa e torre : L*un giace e l'altro corre, Or non , l'altro caccia; Chi fta e chi procaccia; L'un gode e l'altro 'mpazza; Chi piange e chi sollazza. Così da ogne canto Vedea sollazzo e pianto. Però s'i'dubitai , E mi maravigliai ; Ben lo de*uom savere Que' che (tanno a vedere. Ma trovai quel suggello, Che da ogne rubello L' un fugge . . e 'er contar 1 'i senno Quanto T N or, "-•.-- r2 o" voglio Or T A e 261 TESORETT© t62 Mi fida m' assicura, e Così sanza paura Vii trassi più avanti ; E trovai quattro fanti eh* andavan rrabarrendo Ed i'eh' ogne ora attendo . A saper ventate Delle coi.e Pregai per passare " cortesia soiiasserla via Per dirne 'j convener.te Che Pel E l luogo de la ^ente, più Sagg.o cosa maggio ch'era un E e , d' cgne , dilfe 'n breve detto ; dappiè jTiaflroBrunetto Che qui (ta monfignore, Q'oè Id Jio d' Avnore Mi . E tu se credi , sì '1 ti vedi: mi non Pass' oltre e mi toccare E più non , Ch' i' non poffo pailarc . fur Ed in Ch' i* non Cosi Ne dispartiti un giti; poco so dove e come né '1 nome» , la^'nsegna i' m'affìcurai Ma , E tanto 'nnanzi andai , Che 10 vidi al poftotto E E parte e v'di molte .Chilietee mezzo e tutto; genti chi dolenti. TESORETTO 5ì64 E forza malamente D' La presentemente aver cosa Ed Che disiata: è si disviata , non Ne d'onore, cura né morte romore. pericol d'avvegna, Né Né Se non La Sì che cosa che softcgna • che la j)aura tira ciascun' ora non osa gire , dire , Né fare pur sembiante : Però che '1 fine amante Ri tene a dismiura ha la vita dura Ben Chi così si bilanza disianza. Tra e tema Né solo un motto - . • sollena fine amor Nel gran disio che mena; E fa dolce parere , E lieve a softenere Lo travaglioe V atfanno , E la dogliae lo danno L)' altra parte speranza Adduce gran fidanza Ma . Incontro alla paura ; l'assicura E tuttor D'aver lo compimento 'nnamoramento Del suo E quelliquattro ftati Che son di piacernati , f Con si congiunti Che già ore né punti trovare XiJanpotrefti Tra '1 loro 'ngenerare. Che quand'uomo *nnamora » r dico che queirora Pesia ed ha timore esso , , E Pi speranza ed amore persona piaciuta; Che la saetta acuta Che muove di piacere , Lo sforza , e fa volerf Piletto corporale: Tarn' è V amor corale» XXII. mi 'pOi *** trassi da canto; in un ricco manto Ed Vidi Ovidio maggiore , Che li atti dell'amore , così diverlì, Che son 'n verfi » Rafìfembra e mette Ed i' mi trailiappre(To , E dimandai lui ftclTo, Ched elii apertamente Mi dica 'mmantenerìTe' E lo bene e lo male Dello fante e dell'ale , Delli ftrali e dell' arco ; E donde tale 'ncarco che non Li vene vede Brun* Lat, M . ETTO S OR TE ?(l66 Ed elli 'n buona fede Mi risposein volgare: Della forza d' amare chi non lo prova. sa Non Perciò s' a te ne giova, Cercati fra lo petto Del bene e del diletto , Del male e dell'errore, Che nasce per amore. Aflai mi voi fi 'ntorno • la E notte lo e giorno; fuggire Credendomi fante che ferire mi poteffe. Lo cor non E s' io queftotacefTe , Tare' maggior savere CW io lui melfo 'n potere Ed in forza d' amore Però caro fignore, S' i' fallo nel dettare ; Dal . Voi Che dovete r uomo cjovente E pensare, innamorato ilato : nu-ta così dando un poco di loco , r mi murai Credendomi campare Ma potettiandare non . , si 'nvescato, eh' io v' era Che già da nullo lato lo pafTo Potea jnovcr Così fui giunto lafTo ; . E mefib 'n mala pai te. Latini. ^6? Ovidio per arte Hi diede maeftria ; vSì eh' io trovai la via Ma , trafugai. Coisi l'alpepalfai E venni alla pianura Ond'i' mi , . Ma Ed troppo gran paura affanno e dolore Di persona e di , core 'n quel viaggio. M'avvenne Ond' io pensato m' aggio , avanti Anzi eh' i' paffi ed alli Santi A Dio Tornar divotamentei E molto umilemente ConfelTar i peccati A' pretied alli frati. E queftomio libretto Con ogni altro mio detto, aveffe ; Ched io trovato S' alcun vizio tenefTe , Commetto ogne ftagione A loro correzione Per far 1'opera piana la fede criftiana;. Con voi E signore caro , Prepo di Che non tutto core vi lìa gravoso , ^ S' i' alquantomi riposo; Finché di penitenza Per fina conoscenza Mi ; poffaconfigliare M .3 i68 E T S p K E T T 0 che mi parf Ch'ho uomo intero amico; Ver me dico A cui sovente E moftro mie credenze , E tengo sue sentenze. (*) XXIII. fino amico caro, A cui molto contraro e d'affanno D'allegrezza Z^L •^•^ Pare venuto ogne Latino Io Brunetto Che D' avere Come anno ; giorno fino gioia e pena ^ neffun ventura mena falsa parte; 'n queftecarte Ti mando Salute e intero amore trovo migliore Ch'i' non che ini guidi, Amico Ed a cui piùmi fidi Di dir le mie credenzie : Che troppo ben sentenzie , Quando chero confi^lio Intra '1 bene e '{periglio. cosa Or m' è venuta Ch' i' non poria nascosa La rota a . (*) Nelle in frontea Penitenza , precedentiedizioni leggeaji : Qiii comincia la quejiocapitolo due che fece «laeftroBranetro , LATIKI. s5^ ti dica i cV io non ti fia fatica Pur non P' udire 'nfin© al fine ? Amico , tutte han fiae Mie parole mondane , Ch'i* difìTi ora vane J ogne 3Per Dio mercè ti mova La ragionee la prova : Che ciò che dir ti Voglio, Da buona parte accoglio# sai tu che *1 mondo Kon Si poriadir nonmondo ; Tener , Confiderando quanto Ci hanno *mmondezza e pia -i trovi tu che vaglia? vedi tu san faglia Non , Che Ch' ogni Porta Né cosa cosa terrena peccato e pena ci ha sì elera ? , falliscae pera? E prendi un animale Più forte e che più vale " Dico che *n poco punto E' disfatto e disgiunto « Ahi uom perche ti vante , fante ? Vecchio , mezzano e Di che vai tu cenando ? Già non sai l'ora o quand3 Vien quella che ti porta; Q_aella che non comporta Officio o dignitate A Dio quante $ate M $ Che non , . ^ TBSORETTO 570 porta le Corona, Ne Come Giulio Lo ! Cesar maggiore primo Imperadore, bafle persone , Già noli campò dì morte'? lo più forte Kè Sanson vifle lungamente Non Aleflandro valente Che conquido lo mondo i 'n profondo^ Giace morto jlnsaloii per bellezxe, Ettor per arditezze " Salamon per savere , Attavian ptr avere Già non campò un giornci l^uori del suo ritorno. • XXIV. ii Hi uom dunque che fai , torni tutto *n guai ? -*-^ Già vedi La uìannaia non Ch'hai tutt'ora piedi? ^iiUi Or E guarda'1 mondo tutto : "fiorie fogliee frutto f Uccelli beftie e pesce fuor non esce. Di morte Dunque beh Provao per Sai amo r-a?/ionef ne: , Ch' ogné cosa mondana K' vanitate vana Amico muovi guèrra^ . S7» TESORETT0 XXV. ^Osl ^'-^ tutto pensoso ^ giorno di nascosa» Intrai 'n Monpusolìeri: E con queftipenfieti Un alli frati; E tutf i mie' peccati a motto Contai di motto Ahi lalTb, che corrotto Me n^ andai # 'nteso feci quand'ebbi Com* i' era compreso Pi smisurati mali Oltre che criminali! tal co fa eh' io pensava foiTe gravofa Che non , forte Ch'' era peccato Più quafiche di morte, Ond* io tutto a fcoverto Al frate mi converto, Che m' ha penitenziato E poi eh' V fon mutato , Kagione è che tu muti ; tenuti Che sai che sem mondanerti Un poco Pero vo' che t'affretti t)ì girea frati santi E penfatid' avanti , d' orgoglio Se per modo Enfiafli unque lo fcoglioi creatore ii the 'I tno ama^flla buo» core ; Non * . . . . ^ LATINI. 273 fuilìubbidenti a' fuoi comandamenti 2 E se ti se' vantato Di ciò eh* hai operato In bene od in folliai E non O ipocrìfia Moftrave di ben farei, per Quando E se tra volei fallarei le perfone Vai movendo tenzone Di fatto od in minacce, Tanto eh* oltraggio face* ì O se t' infuperbifti , Od in greco salirti Per caldo di ricchezza ^ gentilezza , per grandiparenti O perchè dalle genti O O per tua , Ti pare efler lodato: li se' sforzato Bi parer per le vie Migliorche tu non E se "ìej schifo a torto grifo s'hai tenuto La gente a Per tua gran matteria O O se per .Ti se' solo leggiadria seduto, Quando non Compagno che O j hai vedufo ti piaccia j s' hai molirato faccia Crucciataper supèrba; £ la p^ola acerba^ U 5 T 74 E ò 0 R E T T Vedendo altrui fallare , {[effo peccare; O se fi se' vantato O dittò in alcun lato 13' aver ciò che non hai^ O S3ver che non sai Amico ben ti membra , Se ru per belle membra O per bel veftimento A te ^ . . Hai Quefté Sori preso cose di orgogliamentòi comare fupérbiànate ^ Di ^ ; cui il favio dice , Ched è capo e radice Del male e del peccato ^ .11 frate m'ha contato , S'io bene mi rammento , Che per orgogliamentò l^alliò V Angiol mattò ; Ed Eva '1 patto* ruppe E la morte d' Abel; La torre di Babel ; la guerra E di Troia. Così convèn che muoil . , Soperchioper soperchioj spèzza ògne coperchiò? •Anticoor ti prò vedi ; Che t\l conosci e vedi i Ghè d* orgoglioseprove Invidia nasce é itiové j 6h' è fuoco della mente 4 Vedi se se'dolènte Che ^ ^ O LATINI. Dell' altrui beninanza Q75 : s' avefifiallegranzà Dell' altrui turbamenro ; E O per tuo Hai ordinata trattamento cosa, sia altrui gravosa i E se sotto mantello Hai orlato '1 cappello Che Ad alcun vicino tuo metterlo al dichJno^ O se lo 'ncolpi torto a ; E se tu dai conforto Di male a' suoi guerreri E quando se * dir ieri * iSTeparie laido male; Ben mofì:ri che ti calè JDi metterlo 'n mal nome ^ Per • . Ma tu pensi come non pregioeh' hai levato Lo Si poffaeiTer levato ; Né pur se mai s' ammorti Lo biasmo\ Chi comporta Che tal lo mal dir t'ode j Che poi non Ip disode ? invidia è Ed Che peccato } ho scritto trovato gran , dole A colui che la vuole i E certo chi ben mira D' invidia nasce l'irà Che quando tu non puoi prima coce e _ . Difcrviré a colui, M 4 T sr6 Kè metterlo E S 0 R al di fofto p T T ; s*imbrafcia tutta 1)'ira e di mal talento ; E tutto 'i penfamenta Si gira di mal fare , E di villan parlare; Sì che batte e percuote E fa 'J peggio che puote i Perciò amico pensa, Se a taxita malvolen^a Crifto ti crucciaftì$ Ver O se lo biaflemmafti : O se bafteftì padre , Od ofFendefti mad'rc , O cherlco sagrato y O signoreo prelato. Cui l'ira dà di piglio , Perde senno e configlio $ In ira nafce e pofà Accidia neghittosa. * * tetta Chi non può in Fornir la fuà vendetta , difender chi vuole ; Kè suole : L' odio fa come e prefce, Che fempre monta li efcé^ di mente non Ne Ed è *n tanto tormento ha pensamento Che non ben che fia ; Di neun si disvia O tanto Che non .sa megfiórare , Né gìd,bei" coiTiincive? Lo cor a LATIN!. croio Ma E' ver e negliirfoso Dio non Qiiefti tlTf va glorioso • me/fa a , Né sa quel che fia effa ; Né dice pater noflfó In chiesa ned in chioftro• Cha si per mal^jsanza Si gitta*n disperanza Del peccato eh' ha fatto ; Ed è si ftolto matto e crede Che di suo mal non in Dio mercede^ Trovar 0 per falsa cagione S' appiglia a prefuniionet in mala via Che *l mette creder che (ia Di non Per ben né per peccato salvo né dannato « Uom B dice a tutte V ore Che già giuftofignore tsTon 1*avrebbe creato , Perchè folle dannato , Ed un altro profciolto Qiieftisi scoda molto fede Dalla verace s'avvede Forfè che non Che '1 mifericordiofo , Tutto che fia piatofo, . . Sentenzia per giuftizia '1 betic e le vizia? E dà merito e pene Secondo che s' avverte? Intra TESORETTO 278 xxvf. I^R ^^ pensa Se tu Kendefti Del amico al vero mio ^ Dio grazia o grato o che tMia donato: ben Che troppo pecca forte ^ Ed è degno di morte M bene Chi non conosce Di là dove gli venei E guarda s' hai fi^eranzà Di perdonanza; trovar . S' hai alcun mal commelTd j E non se'confeffo; ne hai malamente Peccato r alto Re potente Ver avvisa r)i negghienza: ma Che nafce di voi * tifa ; * Che quando per negghienza Non fi trova potenza fua difpenfa t)ì fornir * Come Sì * * * poteffeavere dell'altrui averé'j fornica suo porto A diritto ed a torto colui eh* ha dovizia " Ma Sì cade in avarizia 'Che là ve dee non fpende: Né già r altrui non rende; Anzi ha paura forte eh' ansi ehè venga a jtiorté Che . TESORETTQ S8o IXXVIL ^*f"jaltro che non cura ^ Di Dio né di natura, Si diventa ufuriere ; Ed in ogne maniere Ravvolge fuoi danari , molto cari. Kon guardadì né fella j refta i Né per pafqua non Che non par che li 'ncrefca crefca • Pur che moneta Altri per fimonia Si getta 'n mala via , E Dio e Santi offende j E vende le prebende , E fanti facramenti : fra le genti E metton Efemplo di mal fare Ma queflilafcio ftare ; ta' perfon^ Che tocca a , mia è Che non ragione Di dirne lungamente dico apertamente , Ma eh' è troppo fcarfd Che r uom tutt*arfó} Credo eh* ha '1 cuor Che *n povere perfone, che fia prigione Né in uom ^ ha nulla pietadei Kon E tutto 'nfermo cade ter ifcarfezza fola Vien peccato di gola^ Che li son . . , «8» LATINI; Ch' chiama uom : ghioftornìa si svia Che quando V uom SI che monti 'n ricchezEa • La gola si s'avvezza 'Alledolci vivande, E far cucine grande,• £ mangiar anzi V ora ; E molto ben divora , Che mangia più fovente ^ fa V altra gente # Che non E talor mangia tanto, Che pur da qualche canto Li duole corpo e fianco j E ftanne lafTo e ftanco Jid innebria di vino ; SI eh' ogne suo vicino Si ne ride d* intorno E mcttelo in ifcorno • ^ • Vene tenuto Chi E mette Che matto fa del corpo sacco; tant' in epa talora ne crepa. XXVIIL J^Erto per ghiottornia ^^^ S' apparecchiala via Di commetter luffuria Chi mangia a dismisura La lufTuria s'accende, Che altro non n' intende Se non a quel peccato ; . i TESORETTO "H E da ogMc Iato Come poffa compiere Quel fuo laido volere» E vecchio che s' im -accia Di così laida taccia , Fa ben doppio peccato ; Ed è troppo biasmato • ben gran vituperio E Commetter avolterio Con donne o con donzelle Quanto che pajan belle. chi 'J fa con Ma parente Pecca più laidamente Ma tra queflipeccati via più condannati Son Que' che son sodomki cerca , • . Deh come Que' che son contro Brigan con periti natura tal lufluria* XXIX. vedi caro amico E 'ntendi ciò eh' i'dico; Vedi quanti peccati I^R ^^ Io E ^ , t'aggio contati : mortali tutti son E sai che e' è di tali , . beri poco Che ne curan è giuoco Vedi che non : Di cadere 'n peccato E però dal buon lata . L A Ir N TJ tfig Configlio che ti guardi , t* imbardi « 'l mondo noR Cr a Dio t* accomando : dove e quando Ch' i' non so Ti debbia ritrovare r credo pur tornare i^a via , ch* i' ìù' era mefTo :] Che ciò m' era permeffo j Di veder le sett'arti , Ed altre molte parti 1* le vo' pur vedere , E cercare e savere f del Dopoi che peccata Che ' . . ^ Mi E penitenziato ; sorì confeffo proscioltoe dimeflb sonne E 1* metto ben poco , • cura alla Ventura Così un dì di fefla alla forefta Tornai cavalcai i E tanto Ched io mi ritrovai "Una doman per tempo D' andare • ', In su M * monte dell'EmpO *n su la cima E qui lascio la rima Per dir più chiaramente Ciò eh* i' vidi presente Ch*i' vidi tutto ^i mondo è rotondo Sì com'-egli B tutta terra e mare E '1foco sopra i'aire Pi sopra . « I , , » . TESÒRETTÒ 3104 Ciò son Che quattro alimenti softenimenti son y Di tutte le creature ; , Secondo lor nature. Or mi voi fi di canto , E vidi un bianco manto J Cosi dalla iìneftra Da una ; gran gineftra Ed i' guardaipiù fiso , bianco viso E vidi un barba grande , Con una Che su M petto fi fpande^ Ond' i* m* afficurai E *nnanzi lui andai ,] saluto; feciuno E fui ben ricevuto; Ed i* preli baldanza, dolce accontanza E con del nome ; Li domandai E chi egliera , e come Si flava si soletto Senza niun ricetto. E tanto '1 domandai E ^ * * is * Colà dove fue nato chiamato Fu Tolomeo Ivfaftro di flrolomia , E di filosofia: Ed a Dio è piaciuto Che Qual J i fia tanto vivufoche fia la cagione^ lo '1 raifia ragione Di que'quattro alimenti; E de' lor fondamenti i fon formati » E come Ed infieme legati, Ed ei con bella rifa in guefla ; guifa llifposc (*) XXX. lo spron ti mov? FOrse Che discritteti prove far difesa e scudo Di * * * * * * * * • sei del tutto ficuro Che tue difenfione Ma * E v^ * * , fallatidrittura. proprianatura dritta benvoglienjja 5 Una Ha Che P' amare riceve increscenza ogne iìat^ , E lunga dimorata ; Né paese lontano né dì piano Di monte mette ^on oscuritade, amiftade In verace , insciivon così (*)te due ayitertorìed'tzìojiì il principio di queflo":sipitolo : Qui comincia il Favolello che mangiòmaftro Brunetto a Rufticp di Filippo , . T aU S 0 E T E R 0 T disvia oblia. Chi buon amico li tra li buoni amici li dritti offici òono volere : Voiere e non Ciascun è da tefiere Quello che T altro vuole in fatto ed in parole Queft'amifta è certa della sua coverta Ma Va alcuno ammantato , 'ndoraiQ Come rame molte guise Così m r amilta divise , Son Perchè la gente invizia La amicizia verace "' amico eh' è maggiore Dunqiiapecca e • . . . Vuol Per esser te tuu' ore leone; bassa e dispone ; in lina amanza come i\mor Perchè a maggioranza 'nganno Dunque riceve Non Non cape certo sanza danno pare ) i^mico ( ciò mi Ch' è di minor aliare Ch' ama veracemente ^ . , lungamente : serve Tonde SI membra rado duelli eh' è 'n alto grado Ben sono amici ta.li^ ^iie saettano ^ llrali « , so TE m RETTO Servemi di buon grato; Ma se cado 'n angosce mi riconosce. Già non Cosi face l'augello, Ch'ai tempo dolce e bello noi gaio dimora ; Con ciascun' ora : E canta a !Ma quando vien ja ghiaccia , li piaccia, Che par che non Da fuggee diparte. noi OndVio Che come r Prova E la lo le Moftrami prendo un' arte, la fornace oro nave Cosi Chi ne cose verace, mare j amare veramente ama lealmente. l'amico avaro E' com' lo giocolare; "Mi loda grandemente , Quando di me ben fentt Wa quando non li dono laido suono Portami Qiieftidavante m' unge , E di dietro mi punge ; l'ape, in seno E come Mi dà mele e veleno. E r amico di verro L' amor gittadi dietro Certo . Per poco E pur E* l'ompe oìfendimento; per e pensamento parte tutto ,, j li ATI NI«^ lo vetro rotto* Come Ma r amico di ferro Mai non dice diserro; In fin che può trapare ; vorria dar* Ma e' non Di molt'erbe una cima : Natura della lima. Ma r amico di fatto E' teco ad ogne patto; E persona ed avere Può tutto tuo tenere j E nel bene e nel male Lo troverai leale. B se fallirti vede Unque Ma te E . non spesso si ride nr : riprende d'altruiti difende • Se fai cosa valente , La spandefra la gente 3 E '1 tuo pregio raddoppia ; Cotar è buona coppia, E amico di parole Mi serve quanto vuol«5 % non ha fermamento , Se non come lo vento. xxxit di i' penso ir|1^a ^^ mi A te torno e , dico,amico Huftico di Filippo , Di cui faccio mio cippo, k «8» TESORETTO t90 Se teco Non Che non A te mi ragiono, ti chero perdono credo poti?re mai dispiacere. la gran Che 'n te Che Fermata dona Mi Com' i* Che E adcflfo , Palamìdeflo buon creduto , * che se in io cima * * * * * * * * . n* me allegrai; Qui ti saluto ornai quel tuo di Latino Tien A rnandare tt ovato ed hol Dice ' mando scritto scritto me, Del tuo 1 Che £ proferire: cagione e dimando' ti piaecia dittare , E* end' usanza. poffa dite ti che ciò B fa rilidcnza ficuranza; detto Per 2 canoscenza. lunga a . ^ tutte Che per amico ; fino le carate', voi oro jfw« pesate* dil Tnmuo ; S9t L U A D A (i) Frate! noftro , che se' morfo e sepolto, (a) Nelle sue braccia Dio t'abbi raccolto. Fratel noftro , la cui fratellanza T ha partita; Perduta abbiam , che morte Dio ti die pace vera e perdonanza Di ciò che r offendefti 'n queftavita; è salita , L'anima salga, se non Dove si vede '1 Salvatore 'n volto La vergineMaria , eh' e 'n grande duolo Dclli Angelied Arcangelidi Dio , Preghiam che preghi '1 suo caro Figliuolo, O , . Che ti perdoni e dimetti ogni rio; E dell'anima tua empia '1 desio , Quando t'ara delli peccatisciolto « Li Apoftolipreghiamo e Vangelifti, Pat4:iarchi « Profeti e Confessori, N 2 105. delP esemplarMS^ Ella non. comunicatoci dal Marchese Tontoli si trova «e' due Romani della Cersiniana , ne qualiè il solo Pataffio {2) I-^ersoipermetro, o/Jìadi dodici sillabe^ usato dagli antichi In tal metro scrisseAles^ Sandro de" Pazzi una tragedia, 4 D^mte dd a (i) L€go"esi carte , • . M^jano un sonetto* «9* Acciocché Che Jo tu te per santo Dio a acquifti; regno adori: ciascheduno , Si che al Pervenghi O nel tu se trama si che porto eh' preghiam Wartiri dimori, purgator Dio a molto i davante , Preghiate Che del Che per U e Innocenti , Santi santi lor della e Sante , vincenti fur meriti qual le con mondo al nemico anima Vergini altri li tutti Con le con ; contenti se' tu disciolto. , Che La C e ti fervente Dio pafiìone con la voce orazione dc'pcccater Salvator ;È^[clle della , a Fratel croce, flagellafti carne Seco santa memoria per facefti Il della divoto S'ratel tenga, noftro, "ue braccia poich'a che se* Dio } campione noi t'ha morto e t' abbi raccolto tolto. sepolto i • «fi SONETTO "g;Edio *^ Di Come t^on Wa (*) avelli ardir quanta ho voglia ragionarcon voi segretamente ini ftrugge amor per voi sovente; soffrirei crudel tormento e doglia, , come trema ad ognivento foglia , trem' io quando vi son presente : Ed ogni mia virtù subitamente U ardente e dolce bene allor mi spoglia* Cosi Ond' i' ricorro al mio signoramore Che vi ragionidalla parte mia Quella vaghezzacW Kn dì voi nel , core. voi Madonna prego *n cortesia, Che 1*ascoltiate senza sdegnoal core ; Che vi dirà lo vero e 'non bugia: Ch' i' quanto voftro son dir non poria « E * (*) Lo riportail Crescimbeni yol. Q. /".3, fag. 65. che lo tolse dalla €histana cod, 48C. ":ar. 764. ove seno varie rime di Brunetto, La tal codice^ha res* gelosiaend' è cvjìcdtto vn le premure me vane a di duri altricQmpomm mmi dil ncjìrv ahtorsi 294 SONETTO D' In I C N E dì M* morte ^OTtengo più che *^ In queftocaso mi vai Poiché se' morto Ma (*) non R O T Brunetto* posso mio coraggio disaftroso; Brunetto gaioso: altro più ben non aggio. tanto , Troppo ricevo al tuo morir danneggio j Troppa ragione ho d^ esser doglioso Dove configlio,oimè! dove riposo A* mie' bUognl 'n ni^ssun ? trOVCraggio . V ; e ammantellato vogliodipartirmi Andar vagando come pellegrino , Sin che trovo uno bosco disertato. Voglio cangiarecon V acqua lo vino In ghiande lo mio pane dilicato; la notte e '1 mattino* Piangerla sera , , (*) V ha il Mazzuchelli , nelle annoU'*^ FiorentiniJi xìani etile T^ìte d' uomini illujìri Villaìii ^??lìippo • sue