Dei medicamenti, che si devono preparare spagiricamente, dei minerali e delle gemme. Dell’oro Cap. I Tutti i medicamenti si prendono dalla preparazione delle cose minerali, animali, e vegetabili. Tra i minerali, l’oro è uno e più di tutti temperatissimo1, il quale ridotto in fogli, e sottili lamine: si dà per fortificare la natura, al ventricolo rilasciato, ai dolori del cuore, alla tristezza, e a tutti gli affetti malinconici. Perciò l'istesso viene ordinato da tutti i Medici Greci, e Arabi, nel modo come abbiamo detto di sopra, negli elettuari di gemme, che rallegrano, di Galeno2 (benché alcuni tengono essere falsamente stato scritto da esso Galeno) nell'Antidoto di Cocco Baffico, ovvero Alchermes, nell'Aurea Alessandrina di Nicolò Mirepsico, nell'Elettuario analettico3 dell'istesso, nel Diamargariton d'Avicenna4, e in altri medicamenti: i quali secondo loro tutti gli rallegrano il cuore, domano la malinconia, e mania, risarciscono gli spiriti e forze perdute ciò lo sogliono dare senza alcuna altra preparazione. Ma dall'oro, i Chimici cavano la vera tintura, la quale vale agli stessi affetti, e di più, ad altri affetti incurabili, specialmente per guarire la lepra, per l'ulcere cancerose, e che mangiano la carne: e così da quello cavano un medicamento veramente salutifero, il quale possa trasferirsi facilmente per le vene meseraiche5 al fegato, e finalmente al cuore, e per tutto il corpo: benché in altro modo, o poco, o nulla giovi, anzi che molto nuoce, perché dal calore naturale in niun modo può essere vinto, né mai si può abbrugiare, né consumare, con niun calore di fuoco. Adunque la sua vera tintura s'averà da cavare, secondo la seguente descrizione. Tintura dell'oro. La tintura dell'oro, è l'istesso colore separato dal corpo, in modo che resti bianco. Ma si fa la preparazione d'esso, con l'antimonio6, come è costume, e replicato la mortificazione con lo spirito acerrimo7, il sangue dell'Idra8, a ciò che nel forno di riverbero, si riduca in corpo lieve, e spongioso9, e che non possa più tornare in corpo il che fatto riverbera di nuovo; finché diventi di colore purpureo. Dal quale con lo spirito di corniolo10 ghiacciato, che gli soprannuoti quattro dita, e posto in un matraccio ermeticamente chiuso, e per un mese digerito, si separa il colore, che sarà mescolato con lo spirito: e quello separato, secondo l'arte, resta nel fondo il desiderato liquore, il quale dopo tanto si deve circolare, finché si fissa. Una dramma di questa tintura mescolata con un'oncia d'ottima acqua Theriacale, si piglia la mattina a stomaco digiuno alla quantità d'uno scrupolo, e si deve continuare per spazio di dieci giorni: questo medicamento è sudorifico, e spurga per sudore li cattivi, e superflui umori di tutto il corpo. Il corpo bianco dell’oro (il quale è il vero argento fisso, cavata come prima la tintura) con sali resuscitativi11, e 1 più moderato, meno aggressivo o violento Galeno di Pergamo (129 - 216) fu un medico greco 3 analettico: che eccita l’attività nervosa e vascolare 4 Abû 'Alî Husain Ibn 'Abdallâh Ibn Sînâ, meglio conosciuto col nome latino di Avicenna, nacque nel 980 d.C. a Kharmaithen 5 sinonimo di mesenteriche. Le vene mesenteriche inferiore e superiore e la vena splenica si riuniscono nella vena porta, che raccoglie il sangue proveniente dai visceri dell’addome ed entra nel fegato 6 “L'antimonio è suscettibile di entrare in lega con alcuni metalli; ed alcune di queste leghe sono utilissime. In generale, esso rende i metalli assai fragili, quando la sua quantità per poco ecceda. Notabilissima è la sua azione sull' oro; basta che questo venga esposto al vapore dell'antimonio fuso, oppure che si trovi liquefatto in un crogiuolo vicino ad uno pure che contenga dell'antimonio (uso, perchè divenga col raffreddamento fragilissimo. Un solo millesimo d'antimonio aggiunto all'oro lo mette fuori di stato di servire agli usi ordinarii.” [“Enciclopedia italiana e dizionario della conversazione”, vol. II, Venezia, 1838] 7 spirito d’aceto acerrimo 8 forse, è ciò che resta come residuo (di colore rosso) della distillazione dell’antimonio sciolto nell’aceto 9 spugnoso 10 Cornus mas L., è un arbusto o piccolo albero a foglie 11 alcali; vedi a pag. 317 del “Il Trionfo degli Acidi” di Martino Poli 2 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 1/49 salamoia acetosa12 preparata, secondo l'arte, con digestioni, ed esalazioni, dell'esperto Spagirico, fra pochi giorni si riduce in Mercurio. Questo posto in vaso conveniente, nell'Athanor13 con calor febbrile, si precipita per se stesso, e diventa polvere rossa14, della quale se ne darà otto grani, con vino, ovvero con acqua Theriacale, per guarire l'idropisia15, e morbo gallico16, e ciò, con il solo sudore. Se di questo Mercurio d'oro sopraporrai, e seminerai una debita proporzione di zolfo, e filosoficamente lo cucinerai, farai una Medicina di tutte, la più eccellentissima, per guarire la stessa lepra. Perché purifica il sangue corrotto, e spurga tutto il corpo dagli escrementi, con il solo sudore, e in certo modo ringiovanisce. Dell'argento. Cap. II L'argento, che tra tutti i metalli tiene il secondo grado di perfezione, ancora lui è temperato, e in certo modo si paragona alle forze dell'oro, e dai Medici, viene adoperato per gli stessi affetti, malinconici, e per fortificare il cervello. Entra nell'elettuario di Gemme, letificante17 di Gal, nell'Aurea Alessandrina, e quasi in tutti quei medicamenti, dove entra l'oro. Né si prepara in altro modo, che si riduce solamente in fogli, ovvero in limatura. Ma gli Spagirici dell'istesso argento, cavano un oglio, del quale ne danno due, o tre gocciole con acqua di fiori di Bettonica, salvia, e melissa, al mal caduco18, e come abbiamo detto, a tutti gli affetti del cervello. Ma così lo preparano: calcinano l'argento fulminato19, quattro volte con sale metallico cristallino, finché non si possa più ridurre in corpo, e la polvere dolcificata, la riverberano, dalla quale cavano il proprio sale in bagno Maria, con il celeste mestruo20 (così da noi detto) e spirito di vino, e tutto insieme circolano nel pellicano, per spazio di quindici giorni, fino alla perfetta graduazione, e separato il mestruo nel bagno, resta nel fondo l'oglio d'argento fisso, il quale è ottimo medicamento ai predetti di usi. Del Ferro. Cap. III. Gli antichi usavano il ferro, e specialmente lo Stomoma21, e il Calibe22, per astringere, ed essiccare, e dottamente scrissero Eginera lib. 7. e Actio lib. 10. cap. II. e lib. I + cap. 24. il Calibe infuocato, ed estinto più volte nell'acqua, la quale aver gran forza d'essiccare, e astringere, e bevuta giova agli opilati23, similmente il vino nel quale fosse stato estinto, ai dolori del ventricolo, per la discenteria, e a quelli che, che sono travagliati dalla colera, e rilasciazione di stomaco. Si può dare ancora la squama24 dello Stomoma in polvere, per se stessa, come racconta Actio lib. 14. Specialmente ai villani, e alle persone robuste. La qual sorte di rimedio oggi è assai usata dai Medici per guarire gli stessi affetti. Pertanto alcuni di loro biasimano i nostri rimedi metallici, e quelli ributtarono, e tengono come mortali. Non di meno gli antichi Medici cavarono dai metalli, molti medicamenti interni, come si può vedere, con i quali medicavano molti mali. Chi adunque dannerà la debita loro preparazione ed estrazione delle essenze ? Così come il ferro, che contiene in sé qualche mordacità, non di meno, con la preparazione spagirica questa se gli leva, cioè, che da esso si estrae una certa sottilissima 12 “salamoia acetosa: oxalma,ae” [“Iosephi Laurentii Lucensis S.T.D. a Malthea Onomastica”, Lugduni, 1664]. OSSALMO, Oxalmum, Oxalme. (Farm.) […]. Aceto misto con salamoja o sale marino sciolto nell'acqua, di cui servivansi gli antichi esteriormente per guarire ulcere putride, tigna, rogna. [“Dizionario etimologico di tutti vocaboli usati nelle scienze”, tomo IV, Bonavilla Aquilino, Milano, 1831] 13 forno di riverbero 14 l’ossido di mercurio (II) è un solido cristallino rosso 15 patologia costituita da eccesso di liquido nelle cavità sierose e nel tessuto sottocutaneo 16 sifilide 17 letificante: contro la pietra (che scioglie i calcoli) 18 epilessia 19 fulminato d’argento (AgCNO), che è un composto altamente esplosivo per urto, frizione e calore 20 rugiada distillata 21 scaglia sottilissima di rame 22 “Acciajo, o Calibe, non è altro che ferro purgato con arte” [G. Donzelli, “Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico”] 23 opilazione: chiusura 24 scaglia “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 2/49 sostanza, ovvero si riduce in oglio, che si può dar per bocca, con più sicurezza, e con più utilità alli predetti affetti: con ciò sia che dal calore naturale, vicendevolmente può essere sopportato, e operare nel corpo. Anche questo testifica Galeno lib. 9. della facoltà dei semplici med. cap. 42. quando parla della squama del rame. Tutte (dice) veramente disseccano gagliardamente; ma sono diverse fra le stesse, perché altre sono di più grassa, altre di più sottile essenza: aggiunge dopo. Ma tutte le squame non sono gagliardamente mordaci. Dal che è chiaro, che la loro essenza non è grandemente sottile, ma piuttosto grossa. Poiché tra quelle, che tengono la stessa virtù, quella, che è più sottile, quella è meno mordace. Dal ferro al dunque, e specialmente dal Calibe, gli spagirici cavano una sottilissima sostanza, la quale ancora rendono più sottile con il fuoco di riverbero, e prepararono col suo croco di Marte25, dal quale ne cavano un oglio eccellentissimo, per la diarrea, lientreria26, dissenteria27, flusso epatico, per fortificare il ventricolo, e per tutte le flussioni di sangue, tanto interne, quanto esterne, e non è medicamento mordace se si mescolerà con conserva di rose, ovvero di Simfito28. Si fa in questo modo. Piglia limatura di Calibe, la quale laverai più volte con la salamoia, dopo con acqua dolce, finalmente gli sopraponerai dell'aceto fortissimo, che sopranuoti quattro dita: il tutto stia al sole, per alquanti giorni, spesse volte infondendogli nuovo aceto, che assottiglia la limatura. E, questa riverbererai per un giorno intero a vaso aperto, finché diventi a forza di fuoco in polvere rossissima, e leggerissima, la quale potrai usare. Ovvero da quello con il suo spirito acerrimo, ovvero spirito di vino ottimamente preparato, caverai l'anima, a ciò che da quella componi l'oglio: una gocciola del quale se ne dà solamente, con decotto conveniente, ovvero si mescola con qualche conserva astringente, per li detti usi. Ancora in questo modo dal ferro si prepara un lodevole medicamento. Calcina la limatura del ferro, con fiori di zolfo, finché la limatura diventi rossa, e vapori la terra puzzolente. Questa riverbera per un giorno intero, poi diventerà rossa, e sottilissima, la quale userai come si è detto. Del Rame. Cap. IIII Usano i Medici il rame solamente negli empiastri, e unguenti, per l'uso della Chirurgia, preparato in diversi modi. Imperocché pongono il rame bruggiado, e la squama del rame, nell'impiastro Apostolico di Nicolò Preposito, e di verderame, che chiamano empiastro divino di Nicolò Preposito, nell'unguento Apostolorum di Avicenna, ed Egiptiaco grande di Mesue29, li quali tutti mondificano, e ciò non senza mordacità, perché essendo che sono acri: dai quali non di meno, con replicate lavazioni, avanti che si mescolino, lasciano l'acrimonia, e rendono in certo modo i medicamenti epulotici30, e attivissimi per purgare qual si voglia ulcera putrida e fina. Ma i Chimici dall'istesso rame preparano altri medicamenti, molto più eccellenti, per gli stessi affetti, e ciò senza alcuna mordificazione, e nessun dolore. Si calcina dunque il rame nel modo comune, di poi dallo stesso 25 “CROCO Marte, è una preparazione di ferro, che è di due specie, cioè croco Marte aperiente, e croco marte astringente. CROCO, marte aperiente, o zafferano di Marte aperiente, è una preparazione di lamine di ferro, fatta primieramente con lavarle, indi esporle alla ruggiada, finche formano della ruggine, la quale dopo si toglie, e di nuovo si espongono le lamine. Altri lo preparano con calcinare le limature di ferro con altrettanto peso di solfo: altri con battere una verga di ferro rovente tra due pezzi di solfo, nel qual caso il ferro si fondere, e si cala giù in un vaso di acqua; che alcuni chiamano Mars cum sulphure praeparatus: altri hanno dell altre preparazioni. Il Sig.Lemery si sforza dimostrare, che il ferro, preso in sostanza, è molto più salutifero ed efficace, che quando e così preparato, tendendo il processo a spogliarlo delle sue parti oliose, ove resiede la sua principal virtù, non lasciando dietro di se, che la fola parte ferrugginosa. CROCO marte astringente, o zafferano di ferro astringente, è una preparazione di limature di ferro, nella quale son private della loro parte più salina con lavarle cinque o sei volte in aceto forte e calcinarle per cinque o sei ore.” [“Ciclopedia ovvero Dizionario universale delle arti e delle scienze”, tomo III, Ephraim Chambers, Napoli, 1768] 26 diarrea con alimenti non digeriti 27 malattia infettiva a carico dell'apparato digerente 28 Consolida maggiore (Symphytum officinale L.) 29 Mesuè, medico arabo dell'VIII-IX secolo 30 epulotico: cicatrizzante “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 3/49 caverai colla salamoia acetosa, preparata come si deve, e alcolizzata, l'anima verde31 nel bagno Maria finché il mestruo non si faccia più verde. Quello separerai nel bagno, e quello che è restato, risolvi nell'umido, ne uscirà un oglio smeraldino, quale circolerai con dolcezza di vino, per lavargli tutta l'acrimonia del mestruo, ed avrai un medicamento eccellentissimo per guarire le predette ulcere, se lo mescolerai con butiro. Anche del rame calcinato, e retorto a guisa di cialdoni, con il vetriolato acquoso, proprio mestruo, che sopravanzi dieci dita, si ricava il vetriolo azzurro32, e trasparente, se si circoleranno insieme in un vaso di vetro, per quindici giorni nel bagno Maria. Finalmente, si separerà il mestruo a parte con la distillazione per cenere. Quel vetriolo di rame, dolcificato con un conveniente lavazione, e fatto rosso con la calcinazione, giova per medicare tutte le ulcere maligne, per cavare i calli, se si metterà nella cannella indurata dal callo, e per levare tutte le escrescenze della carne: anzi guarisce la carnosità, che sta nel collo della vescica, se si mescolerà con qualche empiastro, e si ponerà dentro con candeletta sottile, come si costuma. Ragionevolmente, così si potranno preparare il Misi33, il Calciti34, il Calcanto volgare35, il Sori36, e tutti gli altri nello stesso modo, per sanare tutte le ulcere maligne, e nettare potentemente le fistole, e senza mordicazione né dolore. Perché in questo modo perderanno quella forza, che hanno corrosiva e maligna. Del Piombo. Cap. V. Che il piombo abbia facoltà refrigerante né autore Gal. Al 9. de semplici, e quello convenire a quell’ulcere, che chiamano chironie37, e cancerose, e puzzolenti, tanto per se stesso, quanto mescolato, con altre cose: dal quale si fanno la cerusa38, e il minio39, i quali usano i Medici, per l'infiammazione degli occhi, quando si deve refrigerare, disseccare, repellere, e astringere: e da quelli si preparano i colliri con le sue acque refrigeranti. Si 31 carbonato di rame (II) solfato pentaidrato CuSO4 ∙ 5 H2O - noto come vetriolo azzurro 33 “Sorta di minerale, o pietra vitriolica gialliccia e brillante, molto simile al calcite, la quale pestandola prima, si dissolve nell’acqua, vino, o aceto.” [“Dizionario italiano della lingua italiana”, tomo IV, Carlo Antonio Vanzon, Livorno, 1836] 34 “Riguardo ai calciti, erano certamente in inganno i nostri antichi scrittori, e in inganno trassero gli autori de' più recenti Vocabolarj. Nel Ricettario fiorentino leggesi, che il calciti è un minerale, che nasce nella cava del rame; ed altrove si nominano cose fossili, cavate dalle vene de' metalli, come il misi, il calciti, il sori, l'allume. Nei Dizionarj adunque si trova definito il calciti, sorta di minerale che partecipa delle qualità del rame, nelle cui miniere esso nasce; e si soggiugne, che sembra che cosi fosse chiamato dagli antichi il solfato di rame ferrigno. Forse ne' tempi antichi nominossi calciti la pirite o il solfato di rame, giacchè quel nome trae certamente origine dal vocabolo greco indicante il rame, e passò senza variazione in quello di chalcitis de' Latini. Ma ora sotto il nome di calciti o calcite, non si conosce se non il così detto colcotar fossile, ossido di ferro proveniente dalla decomposizione delle piriti marziali, che contiene acido solforico; e questa sostanza non trovasi già nelle cave del rame, ma bensì negli strati di argilla piritosa, che rimasti sono per qualche tempo esposti all'azione dell'atmosfera.” [“Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze…”, Milano, 1831] 35 “CALCANTO. Gli antichi davano questo nome, che in origine significa fiori di rame, al solfato di rame, volgarmente detto vitriolo azzurro, o vitriolo di Cipro. Ma nel Dizionario della Lingua italiana stampato a Bologna, si è stranamente confuso il calcante col colcotar, il quale è un ossido di ferro, proveniente dalle piriti marziali, che contiene acido solfurico, e che trovasi talvolta negli strati d'argilla piritosa, rimasti per qualche tempo esposti all'aziona dell’atmosfera. Del calcanto adunque, creduto sinonimo del colcotar, si è detto che era un vetriuolo fatto rosso per assorbimento d'ossigeno dell'atmosfera. Ora ognuno ben vede, che il calcanto invece è il vetriuolo di rame, verde o azzurro, e non rosso, e che il colcotar è tutt'altra cosa, cioè un prodotto del vitriuolo di ferro.” [“Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze…”, Milano, 1831] 36 “Sorta di minerale, o pietra vitriolica che si trova nelle cave del rame, ha un odor grave, lezzoso, e nauseoso e adoperasi in Medicina come disseccativo.” [“Dizionario universale critico enciclopedico della lingua italiana”, tomo VI, Lucca, 1805] 37 “Nell’antichità le ulcere croniche agli arti inferiori, data la loro lentissima e difficoltosa guarigione, venivano chiamate ulcere chironiane poiché solo Chirone avrebbe potuto guarirle. Chirone utilizzava la Pianta chironia, la genziana, per la cura delle ferite.” [http://www.sichirurgiatoracica.it/chirone_congresso.htm] 38 carbonato basico di piombo 39 il minio è un minerale, un ossido misto di piombo(II) e piombo(IV) 32 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 4/49 pongono anche nell'unguento bianco di Rafis40, Citrino41, e di Tuzia42, e negli empiastri, quali si chiamano con i suoi propri nomi, cioè dice Cerusa, e di Minio. Questi dissecano gagliardamente senza alcuna mordacità, ed i Medici li usavano per chiudere le cicatrici delle ulcere. Aggiungerò, che alcuni per disseccare l'ulcere, usano una sola lamina di piombo abbruggiato, acciòche dissecchi più gagliardamente l'ulcere, e sia più atto per i mali pertinaci, secondo Galeno 9. de sempl. Ma certo sarà migliore, la preparazione seguente, e si rende molto più eccellente dell’uso, per disseccare, e guarire qual si voglia piaghe, e ulcere invecchiate: e si fa in questo modo. Piglia piombo perfettamente calcinato, dal quale con il celeste acido alcolizzato, e preparato come si conviene, caverai l'essenza in bagno Maria e ciò farai tante volte, finché tutto il piombo sarà soluto, e a questo modo si espurgherà dalla lepra, e da tutte le sue impurità. Separato il mestruo per bagno Maria quello che rimarrà nel fondo del vaso, di nuovo lo solverai nello spirito di vino Tartarizzato; e tutto circolerai insieme per alquanti giorni, così gli leverai tutta l'acrimonia del mestruo: e a questo modo, componerai dal piombo un dolcissimo zucchero, e temperato, e amicissimo alla nostra natura, che servirà a infiniti affetti. Ma questo si solve nell'umido in oglio, il quale è eccellentissimo medicamento, per guarire brevemente qualsivoglia ulcere maligne. Da esso anche si cava un prezioso balsamo per l’Opohtalmia, e infiammazioni degli occhi, mentre che sarà ottimamente dolcificato, e preparato. Così farai dello stagno del quale non c'è alcun uso, che io sappia nella vecchia Medicina del Litargirio, della Tuzia, della Cadmia vera, del Spodio43, e Ponsoligine: li quali tutti si possono così ben preparare, e rendere benigni, che senza alcuna mordacia, levano le macchie, e le crescenzie degli occhi, e quietano i grandi dolori, e le infiammazioni, medicano tutte le ulcere, senza alcun dolore, e le cicatrizzano. Dell’Argento vivo. Cap. VI. I Medici antichi hanno fatto diverse esperienze dell'argento vivo. Benché Gal. Lib. 9. de sempl. Cap. 59. confessa liberamente non aver fatto di lui alcuna esperienza, né dato di dentro, né applicato di fuori. Paolo Eginera44 del Mercurio dice così, lib. 7. Alcuni diedero il mercurio in bevanda, per i dolori colici45, ed illiaci46: ma abbruciato in cenere, e mescolato con altre specie. Ma i moderni l'usano crudo per ammazzare i vermi ai fanciulli, come racconta il Brasavola, e il Matthioli nelli com. sopra Dioscor. lib. 5. Molti usano il mercurio, per guarire il mal francese, e compongono quelle pillole che chiamano di Barberossa47. Di queste descrizioni, ne 40 unguento a base di biacca “unguento citrino magistrale. Lo unguento citrino della medesima intentione fassi con parti tre d'oglio comune, & terebentina per ciascuno tre: di gomma elemi l'ottaua parte d'una integra: di ragia di pino, & cera nova per ciascuno parti due. In altro modo di terebentina parte una, & un quarto: di cera flava parte meza: di oglio comune tre quarti d'una parte integra” [“Osservazioni nel comporre gli antidoti”, Girolamo Calestani, Venezia, 1562] 42 “Unguento di tuzia. Prendete once quattro di butirro fresco: fatelo squagliare sulle ceneri, in mezza libbra d'acqua di rose: togliete il butirro, che soprannota: aggiugnetevi due dramme e mezzo di tuzia preparata; due dramme di pietra calaminare; del sal di saturno, e di vitriuolo bianco, due danaj per sorte, ed una dramma di canfora: il tutto ridotto in polvere impalpabile, e mescolato il tutto intimamente. Si supplisca con una dramma di vitriuolo bianco, secca'o al sole, o sul focolare, finamente polverato, intimamente incorporato con due once di butirro fresco.” [“Trattato delle principali e più frequenti malattie esterne ed interne”, tomo II, Johann Friedrich von Herrenschwand, Milano, 1789] 43 “Quel che rimane dopo l’abbruciamento di checchessia divenuto come carbone; oggi propriamente si prende per lo capo morto dell’avorio abbruciato.” [“Dizionario Universale Critico Enciclopedico”, tomo VI, Milano, 1825] 44 Paolo Egineta (Paulus Aegineta) medico greco del VII secolo (chiamato così dall'isola Egina dove nacque), è stato uno dei più celebri Medici Greci dopo Areteo, e Galeno 45 in base alla struttura anatomica coinvolta, si distinguono coliche: intestinali, renali, epato-biliari, appendicolari, pancreatiche, ovariche, gastriche ecc. 46 dolore che si manifesta nella fossa iliaca che è situata nella faccia interna dell’osso iliaco 47 “Le più antiche pillole mercuriali fatte col mercurio crudo, sono quelle, che portano il nome del famoso Corsaro Cheiradino BARBAROSSA, Re di Algeri, morto ottogenario a Costantinopoli nel 1547; le aveva egli avute da un Medico Ebreo, 41 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 5/49 tratta il Rondeletio uomo dottissimo, e mio precettore, nel libro del morbo gallico. Ma per gli affetti esterni, la maggior parte l’usano solamente precipitato con l'acqua forte, il quale è molto acro, per sanare le ulcere maligne, e cachoetiche, specialmente il mal francese, e ciò senza dolore, se sarà ben preparato. Questo rimedio usava mio padre (di pia memoria) e appresso tutti i nostri dell'arte medica di non poco merito, per levare le carnosità del collo della vescica, del quale rimedio, dopo avermi dimostrato la vera preparazione, quello ho spesse volte usato con felice successo, per l’istesso affetto e per guarire l'ulcere della vescica. Delle quali cose, fu testimone di veduta Stefano Carretonio Speziale in Armeniaco, chiaro per dottrina, ed esperienza, specialmente in un gentiluomo amicissimo d’ambedue, il quale mostra che da una gonorrea puzzolente di tre anni, mal medicata, aveva generato nel collo della vescica un'ulcera pericolosa: finalmente dopo tanto spesso uso del Guaiaco, (che dicono fare dieta) e tante volte presi, e replicati i rimedi, e gettateli dentro, e tutte queste cose, con il consiglio del dottissimo Medico Signor Isandone, con questo solo rimedio, posto sopra una candeletta fra quindici giorni, certamente fu guarito, e queste cose siano dette per passaggio. Ma accioche torniamo al mercurio: sono quasi tutti rimedi quelli che da esso si cavano (se non quello, che viene posto negli unguenti, le proprietà di questo, anche senza consiglio di Galeno) per molti mali incurabili, hanno sforzato i Medici di investigare le di lui proprietà, della qual cosa, finalmente l'esperienza, che è maestra delle cose ha fatto quelli più sicuri. Imperocché la verità, che consiste nella ragione, deve essere dimostrata col senso, come testifica Galeno lib. VI. de sanitade tuenda. Fa di bisogno (dice) che avanti si considerino quelle cose, che sono da essere considerate secondo la ragione, di poi si certifichino con l'esperienza, a ciò che si confermi la ragione con l'esperienza, e l'istesso nel secondo del medesimo. La virtù della ragione, dimostra la virtù dell'esperienza perché altrimenti chi proverebbe la pietra Lazuli48, e Armena49, giovare agli affetti malinconici? L’apio nuocere alle gravide, e agli epilettici? Li Hermodatili poter evacuar la flemma delle stesse giunture? La pietra Giudaica50, ovvero Lince, rompere la pietra? Le margarite fortificare? Il Napello essere così mortale veleno, se non dalla pratica, e operazione delle predette cose, e ciò finalmente essere stato comprovato da certa esperienza? Alla fine nello stesso modo, con l'esperienza fu ritrovato il mercurio essere atto per guarire molti mali. E questo il Sig. Iouberto uomo certamente dottissimo, poco fa ha sperimentato, il precipitato essere medicamento eccellentissimo, per guarire le ferite d’archibugiate, dal quale prepara il suo Triapharmaco. Ne è da meravigliarsi ancora che con le stesse preparazioni, così lievi si renda efficace, così con le migliori acquista maggior grado di perfezione tra i medicamenti, per guarire molti di quei mali tanto interni, quanto esterni, che altrimenti sarebbero incurabili. Non di meno quelle preparazioni di mercurio, sono così ardue, e difficili, che non solamente sono incognite affatto a molti Medici Spagirici, che veramente quelle possiedono. Imperocché è uno spirito volatile, che ritiene una certa aura arseniacale, e al corpo assai nociva, dal quale finalmente ed erano composte di mercurio crudo, e di purganti.” [“Opere anatomiche e cerusiche”, tomo VII, Malattie veneree, Ambrogio Bertrandi, Torino, 1789] 48 LAPISLAZULI. Pietra dura e opaca, di colore azzurro più o men cupo, e sparsa per lo più di venuzze di pirite simili all'oro. 49 “Pietra Armenia, Lapis Armenti; è una pietra minerale o terra di color torchino, lineata verde, negra, e gialla, anticamente portata d'Armenia, ma al presente trovata in Germania e nel Tirrolo. La Pietra Armena porta una vicina rassomiglianza al Lapislazzalo, dal quale sembra solamente differire nel grado di maturità, perche la pietra armena è sfarinosa, ed invece di scintille d' oro, le sporge verdi.” [“Ciclopedia ovvero Dizionario universale delle arti e delle scienze”, tomo I, Ephraim Chambers, Napoli, 1747] 50 “E' una Pietra di differenti grossezze, e figure; ma la più ordinaria è fatta come una picciola uliva, rigata intorno da linee, che scorrono per lungo, e sono egualmente distanti. Ella si trova altresì qualche volta unita senza linee, e qualche volta in forma cilindrica. Il suo colore è bigio, e talvolta rossiccio di fuori, bianchiccio di dentro, e rilucente. Par che sia dura come una selce, ma è assai tenera, e si riduce facilmente in polvere. Nasce in molti luoghi della Giudea, donde ci vien portata. Alcuni la distinguono in sessi, e chiamano Pietra Giudaica maschio quella, ch'è grande, lunga, in figura cilindrica, e Pietra Giudaica femmina quella, che ha la grossezza, e la figura d'una picciola uliva. Amendue si macinano indifferentemente sul porfido per ridurle in polvere impalpabile, che posta essere adoperata in Medicina. Ella é propria per fermar le diarree, per muovere l'orina. Si pretende, ch'ella spezzi la pietra delle reni, e della vescica. La dose è da mezzo scropolo sino a mezza dramma.“ [“Dizionario overo trattato universale delle droghe semplici”, Niccolò Lemery, Venezia, 1737] “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 6/49 purificato, e reso fisso, si fanno così eccellenti medicamenti, e così salubri (con ciò sia cosa che sia proprietà del perfetto spirito vivificare i corpi) che questo non pare cosa credibile, se non ai peritissimi, ed esperti. Vorrei solamente (a ciò che non parva la nostra sentenza lontana dalla ragione) che i dotti considerino, la natura di questi tre mercuri, mercurio del volgo, mercurio sublimato, e mercurio precipitato. Non è alcuno, se non è più che ignorante, che non dica il mercurio sublimato, essere assai maggior veleno, che il crudo, il quale i Medici anche danno in pillole per bocca, e per ammazzar i vermi, come abbiamo detto: ovvero del precipitato, del quale parla Paolo Eginetta, quando parla del Mercurio ridotto in cenere (perché si fa in questo modo, o almeno con lo zolfo) il quale già davano nei dolori colici, come scrive. E molti oggi giorno danno il mercurio precipitato senza altra preparazione, che con la sola lavazione, per guarire il mal francese, il che testifica il Matthiolo. Né vediamo, benché purghi per di sotto, e per di sopra, che non di meno offenda a guisa di mercurio sublimato, mezzo scrupolo, del quale può ammazzare un uomo. Se ciò si concede, che è cosa vera. Certo il mercurio sublimato è maggior veleno, che quando è crudo, che con la sublimazione (una purificazione di tutti i Filosofi) questo elevato spirito acquista tanta malignità, è tanta virtù benefica? Alcuno risponderà, e forse il nostro Auberto, ciò non farsi dalla sublimazione, che è cosa certa tutte le cose da questa essere purificate: ma dalle cose mescolate insieme riportare una certa acrimonia con sé. Dunque ciò consideriamo diligentemente. Da una libra d'argento vivo, e un'altra di vetriolo crudo, e altro tanto sale comune (non armoniaco, come crede il Matthiolo) tutti diligentemente mescolati a lento fuoco, e lungamente macinati sopra il marmo, ovvero nel mortaio a ciò che si incorporino bene, e ridotti in polvere, e messi nel vetro sublimatorio, dandogli fuoco gradualmente, per spazio di quattordici ore, si fa il mercurio sublimato. Se dalle cose mescolate riporta seco quella forza benefica, è necessario che questo si faccia dal sale, e dal vetriolo. Ma il sale comune, e il vetriolo, non nuocer a guisa di veleno, lo provano infiniti, che ogni giorno mangiano il sale nei cibi, e cavano l'acqua vetriolata nei bagni per bere: Si come, e altri per tutta la Germania, e l'Italia usano lo stesso spirito, e oglio di vetriolo per guarire l’epilessia, la pietra, e l'asma, e ciò con gran comodo, e meravigliosa utilità. Dioscoride lib. 5. De’sempl. cap. 60 parlando del vetriolo, dice queste parole. Il vetriolo ammazza i vermi larghi del corpo, inghiottito al peso di un dramma, bevuto con acqua aiuta coloro, che avessero preso il veleno dei funghi, disciolto nell'acqua, e instillato con lana nelle narici, purga il capo. Da queste cose è abbastanza chiaro, la ragione, che dal vetriolo (imperocché del sale, meno si deve credere) non si attacca tanta forza velenosa, nel mercurio sublimato. Finalmente se tanta malignità s'attaccasse a quello, per la ragione, che seco porta fuso dalli spiriti del sale, e del vetriolo, questa stessa malignità s'attaccherebbe nel mercurio precipitato: imperocché l’acqua forte, che si fa, si ricava dagli spiriti del vetriolo, e sal di pietra, con i quali anche i Medici preparano il suo precipitato volgare, il quale anche molti di essi la adoperano senza altra preparazione, il quale benché con la sua acrimonia accompagni violentemente il corpo, per gli spiriti rinchiusi dell'acqua forte, non però far quei effetti a guisa di mercurio sublimato, ed è abbastanza oggi conosciuto da infiniti uomini dotti. Dunque questa malignità si trova nel mercurio sublimato, cioè con questa esalazione ivi si rende più sottile, e più gagliardo, e si riaccende con poco calore; ma nel precipitato non si fa allo stesso, perché si mortifica con quel fuoco filosofico, cioè acqua forte, e così si fissa, che ancora sopporta essere infuocato. Ne poi allora quell'aura maligna (se la contiene) può essere mandata così presto, allo stesso cuore, che la natura di quello è di ricevere ogni veleno, imperocché quel mercurio precipitato, affumicato non può essere vinto dal calore naturale, il quale anco non evapora con alcuna violenza di fuoco, come si comprova un certa esperienza. Dunque la fissazione di questo spirito è la vera preparazione dello stesso, a ciò che né pigliato, per bocca,né applicato di fuori offenda. La qual cosa la maggior parte si sforzano di correggerlo in diversi modi (di quelli parlo che cercano la preparazione, solamente per la Medicina) i quali pensano certo con la sola acqua forte, gettata sopra le sue facce due o tre volte, (le quali chiamano capo morto) e di nuovo distillata, poter conseguire la vera preparazione di tanto medicamento. Ma non poco si ingannano, perché specialmente nelle levargli la corrosione, sono poco solleciti, ovvero non sanno correggerlo affatto. Né al sicuro il mercurio precipitato, mai potrà essere rimedio abbastanza utile, quando la forza corrosiva dell'acqua forte, forse gli sarà attaccata, la quale non se li leva con le lavazioni comuni, come molti pensano. Ma di gran lunga, se gli levano con altre preparazioni, e dolcificazioni, le quali non sa pure, niente di buono gli può prestare. Dovunque si ha da procedere nel seguente modo, e specialmente nella confezione del Turbith, medicamento meraviglioso. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 7/49 Descrizione del Turbith minerale. Prendi calcina della terra lucida, e fissa. Talco benissimo calcinato (la calcinazione insegneremo altrove) di ciascuno libra una, di questi si fa un forte capitello, con il quale bollirà per spazio di sette ore, una libra di mercurio, prima cinque volte sublimato, e ogni volta vivificato, come insegna l'arte, e così otterrai la perfetta purificazione del mercurio e principio della vera fissazione, per tutte le operazioni. Imperocché queste calci, tanto sono fissative, che replicare le sublimazioni sopra di esse, finalmente il mercurio si fissa. Questo mercurio crudo, così preparato solvilo con il regal fetido, e con il proprio mestruo. Solvi ancora separatamente metallina d'antimonio52 ben preparata dramma iij. Oro preparato con l’antimonio, come si costuma onc. j tutte queste soluzioni, mettile in un matraccio di vetro, e si oscurerà il vaso, si seppelliscano nel Atanor, dandogli lentissimo fuoco finché si schiarischino. Allora aumentato il fuoco, distilla per un alambicco rostrato l'acqua delle fecce fino alla siccità, riponendola quattro volte sopra il capo morto. Poi gettali sopra nuova acqua fissatoria un'altra volta, che sopravanzi la materia quattro dita: fa che si digeriscano per due, o tre giorni, poi si distillino due, o tre volte sopra le fecce, dandogli ancora sul finire fuoco di sublimazione, a ciò che quelle cose, che non sono ben mortificate, risorgano, e sublimino, quali si riservino separatamente, perché non servono all'opera nostra. Prendi quella massa morta, e la ridurrai in polvere, e questa, cimenterai per ore 12 in vaso conveniente, a fuoco di riverbero di secondo grado, agitando, e muovendo la polvere con un bastoncello, finché diventi in salamandra rossissima, della quale cosi gli leverai l’acrimonia, e tutto il veleno. Prendi flemma di vetriolo, e d’allume lib. ij per sorte, aceto distillato lib. ij, calce della nostra terra trasparente, e fissa onc. iiij, sale di corniolo cristallino onc. j, chiari d'uova num. 20 si distillino due volte sopra le fecce per alambicco. Di quest'acqua mescolane lib. iij con una libra del tuo mercurio preparato come di sopra: e nell’alambicco si distilli quattro volte dalle fecce; l'ultima volta scaccia alla siccità. Fatto questo, macina la polvere sopra il marmo, e di nuovo messovi sopra nuova acqua fissatoria, si distillino fino a quattro volte, come di sopra; poi finalmente con spirito di vino, distillerai cinque volte sopra la polvere, sempre ponendone di nuovo, fisserai il tuo mercurio, e lo dolcificherai, il quale chiamano i Chimici precipitato, ovvero Turbith minerale, che purgherà tutti i viscosi, e grossi umori. Di questo se ne prenderà otto grani con una conserva di Bettonica, e acqua theriacale per guarire il mal francese, prima fatte le debite purgazioni. Con 2 dramme d’estratto di cocomero silvestre53, e una dramma d'estratto di hermodatili54, e mezzo scropolo di detto precipitato, si fa una mistura, mezzo scropolo, della quale si mescola con due drame di acqua theriacale, e si fa una bevanda, la quale si dà quattro, o cinque volte la primavera, ovvero l'autunno, per la podagra55 invecchiata, ovvero secondo la durezza del male, e forze dell'ammalato. Imperocché senza alcun 51 51 calce spenta antimonio metallico 53 L'Elaterio è l'estratto de' Frutti del Cocomero silvestre detto anche Cocomero asinino. Quando i frutti di questa pianta sono maturi, cioè allora che tocchi con la mano scoppiano da se, subito raccolti si pestano in mortaio di pietra, e così pesti si lasciano macerare a freddo per sei ore; trattone col torchio il sugo, si riduce a forma di estratto pillolare a lento fuoco. Può anche prepararsi l'elaterio nel seguente modo. I Frutti del Cocomero silvestre fatti maturi si mettono dentro uno staccio di crena, ovvero dentro un Canevaccio prima collocato o sospeso sopra un Catino verniciato, e mano a mano che vanno scoppiando, scappa un sugo giallognolo, che devesi a lento fuoco condensare in estratto. Dose da tre a dieci grani. L' Elaterio purga valorosamente gli umori pituitosi, e la nera melancolia; conviene nelle verminazioni, nell'apoplesia, epilesia, letargo, e Ilidrope umida. [“Lessico farmaceutico contenente li rimedj più usati d’oggidì’”, Gio:Battista Capello, Venezia, 1754] 54 “L'Estratto di Hermodatili, si fa come quello del Turbit, e si dovrà corregere con l'oglio di Cimino, e di Garofani distillati. Se ne da una dramma con vino, o decotto appropriato. Tira, & evacua la flemma crassa dalle gionture, e perciò conferisce molto ne'dolori articolari.” [“Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico”, Giuseppe Donzelli, Venezia, 1681] 55 Podagra: specie d’infiammazione che cade altrui nelle giunture propriamente de' piedi e delle mani, e ne impedisce il moto. [“Vocabolario domestico napoletano e toscano”, Basilio Puoti, Napoli, 1841] 52 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 8/49 travaglio purga con meraviglia gli escrementi serosi, li tira le stesse giunture, per guarire l’idropisia si compone simile composizione, la quale è purgante degli escrementi serosi , e corroborante delle viscere della nutrizione. Prendi del prescritto precipitato scrupolo j. estratto d’Alandal, e d’elaterio, dram. mezza per sorte, estratto dell’Elleboro nero, e di Rhabarbaro uno scrop. per sorte, essenza di sandali citrini, e di coralli rossi due scrop. per sorte. Si uniscano con polvere di Cubebe, e gomma di draganti, e si formino pillole. La dose è mezzo scropolo, ovvero uno; si prenda due volte la settimana se le forze lo permettono. Se si mescolerà con diaforetici, solamente muove il sudore, e per questa ragione si medica molti affetti. Mescolato solo con butiro, guarisce l'ulcere cancerose, e che mangiano la carne, specialmente quelle dal mal francese, così anche tutte delle fistole e all'uscita. Dal Triafarmaco, e il predetto precipitato si fa empiastro, il quale se si pone sopra una candelette da sottile nel collo della vescica, come si deve, guarisce l'ulcere di quello, e leva la caroncula senza alcun dolore, né pericolo. Acqua fissatoria per il Turbith. L'acqua fissatoria per la detta opera, si fa di chimica, pietra sedenegi56, pietra perlata57, marchesita58, Solfo rosso, lacerta verde59, e rossa, salnitro, e sale alluminoso; il fuoco se li dai a guisa d’acqua forte comune. Tra tutte le graduazioni, questa è la principale acqua, e molto fissatoria, se alcuno veramente questa saprà fare. Dal mercurio si preparano altri rimedi. Perché di esso si fa (prima preparato, come si deve) amalgama con il sole, la quale si mette in un matraccio con il collo lungo e ermeticamente chiuso, e con moderatissimo fuoco, in spazio di 20 giorni si precipita, e riduce in polvere gialla scura, e fissa. Il segno della perfezione è, quando non esala per forza di fuoco, ne si rivivifica nell'acqua animale. Questo medicamento è diaforetico, il quale si dà per i predetti affetti, e specialmente per guarire il mal francese con il solo sudore. Si fa anche del mercurio un balsamo, con acqua di calce, di gusci d'uova, e di tartaro; e anche un oglio eccellentissimo, per tutte le fistole, ulcere, e callosità. Basterà aver detto queste cose del mercurio, ora una cosa si dovrà notare, che la sola perfezione di questo medicamento consiste nella sua fissazione, e dolcificazione. Dell’Arsenico. Cap. VII. Tra i medicamenti putrefacienti, i quali con la sua grande acrimonia del calore, ovvero a noi dissipano il calore naturale, ovvero lo convertono in fuoco, e insieme con la qualità maligna dissolvono l'umido radicale, e putrefanno tutta la sostanza della parte, e inducono putredine con fedore, i Medici numerano l'arsenico, la sandraca60, l’orpimento61: e però giudicano essere molto pericoloso, ne in alcun modo necessario l'uso di questi medicamenti nella chirurgia, con ciò sia cosa che siano mortali, e nemicissimi alla nostra natura. Veramente ciò non avrebbero detto se avessero saputo le loro vere preparazioni, le quali si rendono provatissime, per la 56 ematite labradorite: pietra perlata conosciuta per il fenomeno ottico della Labradorescenza: scintillio di lampi di colore azzurro, verde, giallo e arancio 58 pirite 59 “Precipitato Verde, detto Lacerta Verde. Sciogli in Acqua forte commune tré once di Mercurio Vivo purificato, ed in un'altra porzione deli'istess' acqua forte scioglierai mez' oncia di Rame, unirai esse soluzioni, e distillarai per arena l'acqua forte; verso la fine crescerai il fuoco, perche possa uscire la maggior parte de' suoi spiriti: La materia, che rimane nel fondo della storta, sarà di color leonato oscuro, la quale seccarai bene, facendone poi polvere sottile. Questa polvere si metterà a digerire con aceto acerrimo distillato, in quantità, che sopravanzi tre dita, ponendo ogni cosa dentro un vase di vetro, lasciandolo così per ventiquattr'ore: in ultimo fà bollire, acciò la parte essenziale del Mercurio si sciolga nell' Aceto: e la parte chiara del detto Aceto, già impregnato si ponerà in vase di vetro di bocca larga, e scoverto, accommodato in Bagno Maria, facendone lentamente esalare l'umidità dell' Aceto, e così rimanerà nel fondo del vase il Precipitato Verde, il quale seccarai bene, serbandolo ben custodito. Nota, che se non avérai pazienza nel fuoco, si cangia di colore, e non riesce verde,come d'assoluta necessità deve egli essere.” [“Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico”, Giuseppe Donzelli, Napoli, 1726] 60 la sandracca è una resina estratta dal Tetraclinis articulata 61 l'orpimento è un minerale costituito da solfuro di arsenico 57 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 9/49 qualità maligna, e acrimonia. Quella mala qualità, consiste in quell’aurea puzzolente, e fumo nero, il quale mandano fuori con poco calore, e l’acrimonia nel solo sale. Questo fumo nero, e velenoso, quando viene eccitato dal calore naturale, corrompe, dissipa la stessa materia della parte. E spesse volte ammazza, come se qualcuno avesse preso il veleno, se non si pongono quelli lontano dalle parti principali, e specialmente dalla cute ferita. Il che testifica il Fernelio62 Principe de’Medici del nostro tempo, aver veduto essere accaduto ad una certa donna. Quando adunque in quel fumo nero, stia quella qualità maligna, affatto è da essere fissata: con quella fissazione come abbiamo detto di sopra nel cap. del mercurio, perché se gli leva ogni veleno dagli spiriti, come dal mercurio, orpimento, arsenico, e tutti gli altri: ma l’acrimonia si cava con l'estrazione del sale. Come abbiamo detto anche di sopra farsi con le proprie lavazioni. Con la quale ragione, l’arsenico non nuocerà, anzi che molto gioverà per i medicamenti locali, ai lupi, fistole, cancro, e cancrena, cioè se debitamente si preparerà, fisserà, e dolcificherà. Della qual vera preparazione, pare che Dioscoride ne abbia parlato tacitamente, quando scrive di quella Sandracca metallica, che odora di zolfo, nel principio del cap. al 5. de sempl. Cap. 71. dice queste parole. Dassi con vino mulso63 a coloro, che tossendo sputano la marcia: aggiunge, dassi in pillole a coloro, che non possono, se non malagevolmente respirare. Il dare la Sandraca non preparata è pericoloso, mentre la rettifica Gal. Lib. 9 de i sempl., cap. 53, quella essere di qualità adustiva64, alla quale opinione anche assente Dioscoride al 6. de semplici, capit. 29. Adunque l'arsenico preparato, o qual si voglia altro medicamento putrefaciente, non sarà inconveniente, o pericoloso usarlo, specialmente nella chirurgia. Del quale arsenico certamente, tale è la preparazione. Sublima l'arsenico tre volte, con sale preparato, e lacerra rossa, e squama di stomoma65, acciò si purifichi: il che fatto lo fisserai, dipoi con la salamoia della terra, dandogli fuoco per i gradi per spazio di 24 ore, e si farà una massa più candida della neve, e imiterà il colore delle perle, la quale scioglierai in acqua calda, e gli caverai il sale: e restata in fondo una polvere bianchissima, la quale seccherai, e fisserai con ugual peso di oglio incerativo, composto di talco, e tutte queste cose le porrai al fuoco di riverbero per un giorno intero: di nuovo scioglilo in acqua calda, e resterà una polvere bianchissima, fissa, e dolce, che si liqueferà nell'umido in oglio grasso, e anodino66 a guisa di butiro. E siccome l'arsenico, se non si prepara è dolorifico, e la sua maligna qualità, veleno; così in contrario, con questa fissazione lo tralascia, ed è affatto incapace di dolore, ed è medicamento conveniente, per guarire le sere ferite avvelenate se di questo se ne mescola un’oncia, con due once d'oglio di mirra. Alcuni anche, sublimano l'arsenico tre volte con calcina fissa, e colcotar67, e lo sciolgono in acqua forte fissatoria, e distillano con modo conveniente molte volte, l’acqua dalle fecce, al fine poi riverberano il capo morto, il quale diventa in polvere bianchissima, e fissa, dal quale cavano il sale con spirito di vino, e così si dolcifica. L'uso di questo medicamento, è per guarire le fistole, e cancri. Del Solfo. Cap. VIII. Il Solfo è balsamo dei polmoni, cioè, quello che i chimici sublimano, con colcotar, tre o quattro volte, a ciò che si mondifichi dalle sue impurità, e da esso parecchi hanno vari, e utilissimi medicamenti, per guarire l'asma, se si mescola con zucchero. Anche dai fiori di Solfo, e mestruo therbentinato, digeriti per alcuni giorni nel calor secco, si cava il colore a guisa di rubino, e separato il mestruo resterà l'oglio di solfore rossissimo, il quale si deve circolare con vino distillato e alcolizzato. E a questo modo si cava il balsamo dal Solfo68; del quale ne 62 Giovanni Fernelio (1486-1558) vino con il miele 64 adustivo: che ha facoltà di inaridire, disseccare, riardere [“Vocabolario della lingua italiana”, tomo I, parte I, Giuseppe Manuzzi, Firenze, 1833] 65 scaglia di rame sottilissima 66 mitigativo del dolore 67 perossido di ferro [O=Fe-O-O-Fe=O; Fe2O4] 68 “Balsamo di Solfo, Quest'operatione è una dissolutione delle parti oleose del Solfo commune nell’Oglio di Terebintina. Metti in un picciolo Matrazzo un'oncia, e mezza di Fiori di Solfo, e gettavi sopra otto oncie d'Oglio di Terebintina, poni il Matrazzo nella Sabbia, e dalli un fuoco di digestione per due hore; aumentalo poi un poco per quattro hore, e l'Oglio prenderà un color rosso: 63 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 10/49 danno tre, o quattro gocciole, con acqua d’Isopo a quelli che respirano con difficoltà, e che tossendo sputano la marcia. Tuttavia è parso, che i vecchi abbiano creduto, che con il Solfo si dovesse medicare solo gli affetti esterni, e di esso scrissero Galeno al 9. dei simpl. e Eginetta, lib. 7. tener forza attraente, e essere di temperamento caldo, e di sottile essenza. E per tanto quello conferire contro la maggior parte degli animali velenosi, e specialmente alla tortora marina, e al dragone, ho secco, e sparsovi sopra, ovvero mescolato. Nondimeno pare che Galeno provi l’uso delle acque sulfuree, al primo dei semplici con queste parole. Quanto è contrarissimo a quelli, e sono idropici la bevanda, e il bagno d’acqua dolce: tanto è più utile le nitrose, e più di tutte le solfuree, e bituminose. Anche Dioscoride scrive, conferire il Solfo inghiottito in un uovo fresco a quelli, che patiscono l'asma: ma gli Spagirici sopra le spalle dei giganti hanno veduto più lontano, e più cose hanno conseguito, anche dai Medici antichi non conosciute. Dal Solfo, finalmente anche si parecchia un oglio acido per campana69, il quale è un rimedio utilissimo, per gli affetti dei denti, e guarisce anche le ulcere cancerose. Del Vetriolo. Cap. IX. Testificano Gal. al 9. de sempl. e Egineta, lib. 7. efficacemente il vetriolo70 conservar, e essiccar con il suo condimento le carni umide. E Dioscoride scrive, come abbiamo detto già, l’istesso bevuto con l'acqua, aiuta coloro, che avessero preso funghi avvelenati. Per le cose esterne, entra nell’empiastro diacalti71, per guarire le ulcere. I Medici moderni del vetriolo, preparano un oglio per l'epilessia, e altri mali, del quale ne fa menzione il Matthioli e molti altri. Noi dal vetriolo parecchiamo72 molti rimedi. Cioè, spirito, oglio quasi dolce, e acido, colcotar, sale, e ocra. Lo spirito si caccia nove volte, per l'alambicco, sempre rigettandosi sopra al capo morto il liquore, e in fine circolandolo, per otto giorni nel bagno. Questo giova assai all’epilessia ma separata la flemma dal colcotar rosso, si fa a forza di fuoco un oglio acido, il quale si dolcifica con spirito di vino con la circolazione, e si dà nelle febbri putride, con acqua di cichorea, ovvero tisana. Imperochè proibisce la putredine, come fa lo sciroppo di sugo di limoni, e scaccia le ostruzioni, per la sottigliezza delle parti. La onde è molto efficace, per le ostruzioni delle viscere, cioè del fegato, e della milza. Alcune volte di questo se ne mescolano alquante gocciole con conserva di fiori di cichorea, e si fa un medicamento di gratissimo sapore, per estinguere l'immoderata lascia raffreddar il Vase, e poi separa il Balsamo chiaro dal Solfo, che non havrà potuto dissolvere. Questo Balsamo è eccellente per le Ulcere del Polmone, e del Petto; la dose è da una goccia sino a sei in qualche liquore appropriato. Si può ridurre questo Balsamo in consistenza d'Unguento, col far consumar sopra il fuoco una parte dell'humidità, e se n'adopra ancora per nettar le Piaghe, e le Ulcere. Per far il Balsamo di Solfo anjsato bisogna adoprar l'Oglio cavato dal seme d'Anisi, in vece di quello di Terebintina, e procedere come habbiamo detto: questo è più grato, che il precedente, & hà minor acredine.” [“Prospectus pharmaceutici”, Ioanni Honorato Castillioneo, Milano, 1698] 69 “Si liquefaccia in un basso vaso di terra del zolfo, indi se le dia fuoco, e tosto vi si adatti un basso capitello, ma largo, e un poco inclinato col suo recipiente; così non s'estinguerà la fiamma del zolfo, e scenderà nel recipiente un liquore, che non s'accende, gratamente acido, pesante, e poco diverso dall'acido vitriuolico, che vien detto Spìrito di Solfo, o pure Oglio per campana.” [“Scienza della natura particolare”, parte seconda, Gio:Maria Della Torre, Venezia, 1750] 70 Ricordiamo che con il termine “vetriolo” si può intendere l’acido solforico ma anche: vetriolo bianco (solfato di zinco), vetriolo turchino (solfato di rame), vetriolo calcario (solfato di calce), vetriolo d’argilla (solfato d’allumina), vetriolo di calce (solfato di calce), vetriolo di Cipro (solfato di rame), vetriolo di rame (solfato di rame), vetriolo di ferro (solfato di ferro), vetriolo di Goùlard (solfato di zinco), vetriolo di marte (solfato di ferro), vetriolo di potassa (solfato di potassio), vetriolo di soda (solfato di sodio), vetriolo di Venere (solfato di rame), vetriolo di zinco (solfato di zinco), vetriolo di magnesia (solfato di magnesio), vetriolo verde (solfato di ferro). [Tratto da: “Trattato elementare, ovvero Principj di fisica”, tomo IV, Brisson, Venezia, 1804] 71 DIACALCITE. (Terap.) - Empiastro, composto di oglio, di sugna e di calcite. Applicasi da alcuni dopo l'amputazione di un cancro; e dicesi anche palmeo. [“Nuovo dizionario universale di agricoltura”, tomo IX, Francesco Gera, Venezia, 1839]. Vedi anche “empiastro diacalcitheos” in “Empiastro Diapalma” in “Teatro Farmaceutico, Dogmatico e spagirico”, G. Donzelli, Napoli, 1726. 72 approntare: preparare “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 11/49 sete. Nondimeno gli ignoranti dicono, questo rimedio essere acre, e per tanto si deve reprobare73, ma quelli buoni uomini molto fallano, essendo che se si prepara ottimamente, si fa quasi dolce, e il sugo di limone, l’uso del quale si approva nella Medicina, si fa molto più acido di quello, con il quale si sciolgono le perle, e i vasi di stagno, da quello sono corrosi. Né meno nuocerebbe il ventricolo quel sugo solo, preso per bocca, che l'oglio di vetriolo, nondimeno condito con zucchero, reprime con la sua acidità la putredine delle febbri ardenti, e la malignità delle pestilenziali: infiniti Medici spagirici ogni giorno sperimentano che l'oglio del vetriolo, anche si può adoperare senza lesione del ventricolo, non solamente per sé solo, ma mescolato con cose convenienti, i quali anche usano esternamente il colcotar dolcificato74, e insipido, per essiccare le ulcere e stagnare il flusso del sangue. Dell’Antimonio. Cap. X. Non solamente dall’antimonio si preparano i medicamenti esterni, ma anche gli interni. Perché i Chimici da esso cavano un grande medicamento, che chiamano tintura d’Antimonio. Imperocché questi che dovevano sperimentare le forze dell’Antimonio nel corpo umano, non hanno tenuto di ricercare li di lui segreti, specialmente, avendo creduto chiaramente, quello essere grande espurgatorio dell’oro, e poterla scacciare tutte le impurità di quello. Per la qual causa s’hanno faticato tanto in ricercare le virtù dell’antimonio, con il quale poi facendo prova nel corpo umano, facesse tali cose purgando, quali si vede chiaro farne nel purgare l’oro. Al fine hanno conseguito il desiderato fine, e hanno ritrovato grandissima eccellenza, di questo medicamento alla restaurazione, ovvero rinnovazione del corpo umano, specialmente alla morfea75, al male morto, Lupo, e in sanare tutte le ulcere maligne. Imperocché quella tintura espurga il sangue atro76, e qual si vogliano viziosi umori, e ciò senza manifesta evacuazione degli umori. Ma a ciò che qualcuno non stimi, che io voglia parlare di quel vetro di Antimonio, che oggi molti non pratici usano con molto danno. Perché è medicamento pernicioso, che con la sua cerimonia, irritando l'espultrice, con grande perturbazione purga per di sotto, e di sopra. Il quale io in nessun modo posso approvare, perché non tutti i mali si curano con qual si voglia purgazioni violenti, ma convenienti. Perché come dice Hip. aforismo primo, si tali a purgentur qualia purgare debent, confert, et facile ferunt, sin minus contra. Adunque si guardino i veri Filosofi da tutte quelle vetrificazioni, né ricerchino tinture, ovvero suoi medicamenti. Si deve usare dunque questo metodo. Prendi solamente quello, che è oro nell’antimonio, questo stesso lievalo tre volte con fuoco di sublimazione, che sublimi tutto senza alcun capo morto: così otterrai tutto il suo Solfo, con proporzionato mercurio, il quale si dice vero giglio: questo cuocerai nel riverberatorio in un vaso chiuso, ermeticamente, dandogli i gradi di fuoco, finché diventi bianco, e che finalmente appaia di color rubino, dal quale con spirito di corniolo ghiacciato, che soprannuoti otto dita, caverai una preziosa tintura, la quale circolerai in pellicano, fino alla perfetta graduazione, e fissazione. Ancora si fissa con salamoia della terra, e se li cava il sale con le lavazioni, che poi restano i fiori dell'antimonio bianchissimi, i quali muovono potentemente il sudore, se di quelli ne darai dramma mezza con acqua di Cardo santo, ed è ottimo medicamento alle febbri intermittenti77. Per le cose esterne da esso Antimonio, con tartaro, e nitro si cava un Solfo rossissimo, ovvero con il solo capitello preparato con la calce viva, e ceneri, e si cava l'oglio in molti modi, le quali cose tutte molto giovano a guarire le ulcere cancerose. Bastino queste cose dette e da noi delle preparazioni delle cose metalliche. Delle 73 reprobare: da non fare “Per il Vetriolo calcinato s'intende il capo morto, o feccia, che rimane nella storta, o nel leuto doppo la distillazione dello Spirito di Vetriolo. Viene chiamato questo da Paracelso col nome di Colchotar; vale nella scabie, e nell'Erisipele.applicato con acqua di piantagine. Questo Colcotare o capo morto di Vetriolo, dolcificato, con lavarlo più volte con acqua comune calda, e poi seccato, si dà nelle Disenterie al peso di meza dramma con veicoli convenevoli al detto male.” [“Teatro Farmaceutico, Dogmatico e spagirico”, G. Donzelli, Napoli, 1726.] 75 la morfea è la forma localizzata della sclerodermia (indurimento della pelle) 76 atro: tenebroso, oscuro. 77 la febbre è intermittente quando tra un rialzo termico ed il successivo, la temperatura torna su valori normali. 74 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 12/49 quali più accuratamente, e più diffusamente, in un altro libro fra poco tempo tratteremo a Dio piacendo, nel quale sono tutte queste cose da noi, con maggiori vigilie considerate. Delle vere preparazioni delle Gemme, e pietre preziose. Cap. XI. Da varie pietre si preparano vari medicamenti salutiferi, e specialmente dalle preziose, le quali secondo la proprietà di tutta la sostanza, e secondo le qualità effettrici, da tutti i Medici vengono credute, levare le sincopi, fermare le putredini, corroborare il cuore, e assicurarlo da ogni macchia di veleno; per la quale ragione vengono ordinati agli ammalati per gli affetti pestilenziali, e febbri ardenti, e continue. L'elettovario analettico di Nicolò Mirepsico, Diamargariton, Antidoto di Gemme, confezione di Giacinti, Alchermes, nei quali entrano le margarite, il zaffiro, lo smeraldo, la granata, il giacinto, la sardonia, cioè corniola, il diaspro, e corallo. Le quali pietre dicono certo, e meritamente prevalere a tutte le altre, per la loro temperanza, e sommo splendore, le quali ne si corrompono, né si consumano con alcun calore di fuoco, per la sola fissazione degli spiriti, la quale in esse può essere assai ben ricevuta: per la qual causa anco in certo modo, nel guarire i mali, possono essere emule alle forze dell'oro, e si dicono tra tutte l'altre preziose, così come si dice l'oro è più prezioso di tutti gli altri metalli. Ma la facoltà di queste pietre, benché sia cordiale, non di meno ciascuna ha la sua virtù particolare, per curare diversi affetti. Perché il zaffiro bevuto, particolarmente giova alle punture dello scorpione. Il giacinto78 medica similmente i morsi delle bestie velenose, e concilia il sonno. Lo smeraldo non solo bevuto, ma appeso al collo conferisce agli affetti di melanconici, e al morbo caduco, lo combatte come nemico. Il diaspro79 giova allo stomaco, o portato al collo, ovvero, che tocchi la bocca del ventricolo, ovvero portato in un anello, della qual cosa scrive Gal. al 9. de sempl. Cap. 29. averne fatto la prova, conferisce anche, e accelera il parto, secondo Dioscor. lib. 5. cap. 107. Le margarite levano le sincopi, i coralli fortificano astringendo lo stomaco, e ristagnano grandemente le flussioni del sangue. Tutte le quali pietre preziose, ridotte in sottilissima polvere come alcool, usano i Medici senza alcuna preparazione per i predetti affetti, benché certamente facciano poco, o niente di profitto o, specialmente alla corroborazione del cuore, se da esse prima non si caverà la più pura essenza, che la sola arte Spagirica insegna a fare. Secondo la qual arte si caverà la tintura dei coralli, come segue, la quale non solo si suole dare per i predetti usi, ma a per purificare tutto il sangue, alla morfea, all’herpate80, e per guarire tutti gli affetti di della matrice. Tintura dei Coralli. Calcina dei coralli rossi, ed eletti in fuoco di riverbero, dandogli il fuoco di secondo grado, a ciò che la loro tintura non esali per la violenza del fuoco. Calcinati, e polverizzati sottilmente sopra il marmo, quelli metterai in un matraccio di vetro, infondendogli sopra mestruo celeste, distillato con il suo proprio zucchero, che sopranuoti per otto dita. Si putrefaccia il tutto per dieci giorni in bagno Maria con il vaso chiuso ermeticamente, finché il mestruo avrà tirato a sé tutta la tintura, separato il mestruo per bagno, resterà nel fondo la preziosa tintura, della quale se ne prende una o due gocciole, con acqua di cicoria, ovvero di fumaria. Quel mestruo celeste è il vero mestruo di tutte le gemme, le quali solve di vera soluzione, e poi si cava la vera essenza. E questa tutti i Medici dotti giudicheranno far più profitto, nel sanare i corpi, che la sola polvere d’esse. Quel mestruo rendere molle, e solve, il diamante, (il quale contro l'opinione di molti, anche rendere invalidi tutti i veleni) se sopra vi si spargerà del sale, cavato dal sangue di becco, e insieme si distilleranno, replicata la distillazione tre volte, sopra il capo morto. Ma tralascio la preparazione del diamante, come anche del rubino, perché sono pietre di gran prezzo, e spese, solo per il Re. 78 pietra preziosa, che è una varietà dello zirconio, di colore rosso o arancio. pietra preziosa composta da quarzo, principalmente di colore rosso mattone o verde. 80 ÈRPETA. S. f. T. Med. Erpete, Salso. Malattia della quale sono ricordate le specie seguenti: la crostacea, V eritemoide, la furfuracea, la pustolosa, la rodente e la squamosa. [“Vocabolario Parmigiano-Italiano”, vol. II, Carlo Malaspina, Parma, 1857] 79 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 13/49 Essenza delle margarite. Solverai anche le margarite col predetto mestruo, di vera soluzione, ma se di quello mancherai, userai il mestruo acido, alcolizzato con debita proporzione di spirito di vino, pure alcolizzato, anche il sugo di limoni, e di berberi81, depurati, filtrati, e preparati, come si deve, sono buoni per l’istesso. Leverai l’acidità dell'anima delle margarite, con le lavazioni, se gliene resterà qualche porzione, per occasione del mestruo. Si dà due, o tre grani di questa essenza, con brodo competente, che subito si fa bianco a guisa di latte, per corroborare il cuore, e risarcire le forze. Anche la loro essenza resiste alle putredini, che insidiano il cuore, alla peste, e ai veleni, nello stesso modo caverà l'essenza dalle altre predette gemme, e potrai conseguire la vera loro preparazione, per guarire molti mali. Anche in questo modo preparerai le pietre delle spogne82, la pietra Giudaica, Lince83, e cristalli, per rompere le pietre nelle reni. L'essenza del Bolo Armeno84, e terra sigillata85, conferisce in modo meraviglioso agli affetti pestilenziali, e proibisce il nocumento di qual si voglia bevande mortifere, e velenose. Se vorrai usare queste cose per ristagnare il sangue, non hanno bisogno d'altra preparazione, essendo che è proprio della terra condensare, e astringere, sì come dell’essenza, il vinificare. Così nella terra samia86, così della pietra ematite87, e si deve intendere della cornalina88, il che il dotto Filosofo facilmente conseguirà. 81 BERBERI e BERBERO. Lat. Oxyacanth.. I berberi son frutto d'un arbore piccolo, molto spinoso a modo di melagrano, e son ritondi, siccome il frutto del pruno albo, alquanto lunghi, e quasi neri. Ricett. Fior. 21. Il berberi, chiamato da Dioscoride spina acuta, benché non sia chiaro se egli è quell'arboscello spinoso chiamato crespino, ovvero quello sterpo, che quasi per tutte le siepi si vede, con foglie intagliate, simili all'azzeruolo, o alcuna altra pianta; nondimeno si può usare il volgar berberi, cioè il crespino. [“Dizionario della lingua italiana”, vol. I, Padova, 1827] 82 spogna: spugna 83 lincùrio, lyncurion: gemma che gli antichi cedettero formata dall’orina della Lince 84 BOLARMEN1CO, BOLARMÈNO, e BOLO ARMENO: s. m. Certa Terra Medicinale di facoltà disseccativa di color rossigno scuro. Dicesi anche Rubrica, e Sinopia, e serve per metter d’oro. 85 terra sigillata bianca: argilla cretosa bianca; terra sigillata rossa: argilla cretosa con ossido di ferro 86 terra cbe viene dall' isola di Samo. Sono di due specie, ed entrambe adoperate come astringenti nelle ferite. Avvi pure una Pietra samia che cavasi dalle miniere di detta isola; è bianca, s'attacca alla lingua, è astringente e rinfrescante, e gli orefici se ne servono per brunir l oro e renderlo più lucente. [“Dizionario della lingua italiana”, vol. III, Francesco Cardinali, Napoli, 1851] 87 ematite: ossido di ferro rosso o nero. 88 cornalina o corniola. Specie d'agata, di color rosso sangue. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 14/49 Dei medicamenti, che si prendono dagli animali, e come si devono preparare spagiricamente. Di tre specie di mummie. Cap. I I medicamenti, che si preparano dagli animali, tengono il secondo grado di perfezione, perché hanno più efficacia, che quelli, che si sogliono preparare dai vegetabili, i quali, e con minor freddo, e minor caldo muoiono, e facilmente la loro facoltà si disperde, che appena può portare alcun profitto alla cura dei mali, specialmente quando non sono preparati volgarmente, ma tra gli animali, l'uomo con ragione tiene il primato. Delle quali tre specie di Mummia , cioè liquida, fresca, e secca, ovvero transmarina, si fabbricano vari, e salutiferi rimedi, per guarire infiniti mali. Quest’ultima Mummia dai più vecchi Medici, solamente fu conosciuta; la quale altro non era, che un certo liquame di un cadavere condito, con incenso, mirra, e Aloe nel sepolcro, la cagione, perché già usavano i siriani, egizi, arabi, e giudei di condire i cadaveri, e perché conservavano quelli dalla corruzione. Quella Mummia naturale, che era quel genere di bitume, con il quale erano conditi i corpi morti, detto dai greci Pisasfalto89, il quale usavano particolarmente per stagnare il flusso del sangue di dentro, e di fuori, da ciascun luogo, per fortificare il ventricolo, il cuore, e per guarire infiniti altri affetti, specialmente quando gettati i frammenti degli ossi, la terra, e carne seccata, prendevano quel liquore condensato, e raccolto nelle cave del corpo umano. Ma di quella vera Mummia naturale degli antichi, oggi ne siamo privi, i Medici, e gli Speziali usano in suo luogo la carne secca, e ciò senza alcuna preparazione, benché da quella si possa cavare una quint’essenza più pura, la quale in certo modo, piuttosto possa imitare le virtù, e proprietà della vera Mummia , che quella sola sostanza terrestre, e carne secca, la quale appena può portare profitto alcuno per sanare i corpi. Così adunque preparerai quella volgare. Preparazione della Mummia secca. Prendi Mummia eletta tagliata in pezzetti, e ammaccata lib. I. spirito di vino alcolizzato, e mestruo therbentinato del più chiaro, tanto dell'uno quanto dell'altro, che sopranuoti quattro dita, si mettano tutto le queste cose in un conveniente matraccio, chiuso ermeticamente, e si putrefaccino nel primo grado di calore, per quindici giorni, finché il mestruo sia tinto in guisa di colore di rubino, separerai il mestruo per bagno Maria, il quale riserverai per gli stessi usi, e ti resterà in fondo la vera tintura della Mummia secca, che potrai circolare, se vorrai con spirito di vino per alquanti giorni, e in questo modo caverai l'essenza più pura di essa Mummia , la quale sommamente per sé sola si adopera, per sanare tutti i veleni, ovvero se si mescola con la theriaca, è rimedio eccellentissimo nella peste, che più non si può lodare. Assicura tutti i corpi dalla corruzione, si dà anche comodamente per guarire i tisici, e asmatici, se si mescolerà con conserva di enula90, e di viole, giova anche a molti altri affetti. Le fecce, che restano, si pongano negli unguenti locali per quietare i dolori. Resta, che io parli della Mummia conosciuta dai chimici, questa costituiscono di due specie, cioè liquida, e fresca, così pensano quella doversi preparare. Preparazione della Mummia liquida. Prendi Mummia liquida pura, e eletta, spirito di vino lib. I. per ciascuno, queste cose miste benissimo, e messe dentro al vetro si digeriscano nel letame caldo, ovvero nelle bagno Maria per dodici giorni, poi si distillano, come è costume, e replicata due volte, la distillazione, di nuovo si digeriscano per venti giorni, e si distillino la terza volta, si lasci dipoi il basso nel calore del bagno Maria ovvero del letame, finché appaiano due essenze, una di color d'oro, e l'altra di bianco. Si pigliano queste essenze, e si circolano con un mestruo simile nel pellicano per più giorni, sempre separando le fece, e l'impuro dal sottile, e puro, replicate le digestioni, e rettificazioni, si farà un eccellentissimo medicamento. Di questo se ne darà uno scrupolo ogni mese, nel 89 90 Pisasfalto s. m. Miscuglio di pece e di bitume. §. — NATURALE. Bitume molle. [“Dizionario universale della lingua italiana Enula campana (Inula helenium L.) “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 15/49 plenilunio, agli epilettici, imperoché mitiga il male, e lo scaccia, e è a quello proprio alexifarmaco91, e anche pacifica il sangue. Preparazione della Mummia fresca. Ma la Mummia recente, e eletta, tagliala quanto minuta si può fare, si metta in un matraccio col collo lungo, gettandogli sopra del mestruo di olive, putrefa il tutto per un mese intero, con il vaso chiuso ermeticamente, accioche si faccia la soluzione. Di poi aperto il vaso, getterai la materia in una boccia di vetro, la quale metterai a bagno Maria con il vaso aperto, a ciò che esali il mercurio, il che si fa con incredibile puzzore; e la Mummia sia tutta disciolta. La soluzione gettala in un altro vaso, e quello, che avanza si digerisca di nuovo in bagno Maria finché comparirà in oglio grasso, e fosco, a guisa di sciroppo. Il che fatto circolerai tutto con ottimo spirito di vino, per venti giorni alla fine separato lo spirito, resterà in fondo un oglio rosso, e odorifero, che avrà tutte le proprietà del balsamo naturale, il quale ancora giova assai a tutti gli affetti pestilenziali, e velenosi. Tintura della Mummia. Prendi di questa mummia, così preparata onc. 2. di spirito di ottimo vino lib. 2. si circolino per un mese intero in un vaso circolatorio, il mestruo si distilli per alambicco, e di nuovo si digeriscano in vaso ermeticamente chiuso, e come di sopra, l'operazione replicata quattro volte, finché la predetta materia in ogni modo ammetta la natura del suo corpo, e si trasmuti in tintura, la quale ha tanta facoltà vivifica, che non è alcuna particella, che lei non penetri, nessuna ulcera, nessuna corruzione, che non sani, se di essa ne darai due volte al giorno, quattro, o cinque, grani, per alquanto tempo, con un decotto conveniente. Del Cranio umano. Cap. II. Scrissero molti Dottori, il cranio umano non sotterrato, giovar per certa proprietà agli epilettici, per la qual cosa, non mi è parso fuor di ragione, il dare in luce la di lui preparazione. Però io stimo, che non sia alcun Dottore il quale dubiti, che questo rimedio ben preparato, e ridotto in sottile essenza, debba essere più utile, e molto più efficace, per guarire quelli affetti, specialmente se considererà diligentemente l'essenza del male, le cause, e finalmente lo stesso rimedio. Adunque, mi conduco alla preparazione, del quale, più gioverà uno scrupolo, che un cranio intero secco, e polverizzato. L'essenza del quale si cava così. Essenza del cranio umano. Prendi rasura di cranio umano di uomo non sotterrato, al quale gettagli sopra spirito di vino salviato92, che sopranuoterai sei dita, si digeriscano insieme e in bagno Maria per 14 giorni in vaso chiuso, dipoi si distillino per storta, dandogli fuoco a gradi, a modo d'acqua forte, di nuovo infondi la distillazione, ammaccato prima il capo morto, si putrefaccino per otto giorni, e si distillino, come prima, e ciò si farà tre volte. Finalmente si circolino tutte le cose insieme, per alquanti giorni, e separato il suo mestruo salviato, in fondo resterà l'essenza del cranio a guisa di coagulo, del quale ne darai mezzo scrupolo con acqua di fiori di Tilia93, nel parossismo94, e avanti il parossismo. Ovvero cuocerai la rasura del cranio non sotterrato, con spirito di melissa, e decotto di Bettonica, e gettali sopra dell'acqua separatamente, e di nuovo gettane sopra dell'altra, finché nessuna forza resti più al cranio. Poi svapora tutte le acque in bagno Maria, resterà in fondo il coagulo, quale di nuovo solvi, e svapora, e coagula, tante volte, finché la materia, che resta in fondo possa sublimare con lentissimo fuoco. Questo sublimato giova assai agli epilettici, e muove il corpo senza molestia, benché copiosamente. 91 ALESSIFARMACO. Dicono i Medici Ogni rimedio proprio, e sicuro. Red. Esp. Nat. 125. Sono ancora da farsi nuove esperienze intorno alla radice di Calumbe, creduta un grandissimo alessifarmaco. [“Vocabolario degli Accademici della Crusca”, Firenze, 1691] 92 salviato: con salvia 93 tiglio 94 momento di massima intensità di un processo morboso “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 16/49 Delle Vipere. Cap. III. Della preparazione delle vipere hanno insegnato molte cose, Gal. nel libro della Theriaca a Pisone95, e altri Medici Greci, cavate da Andromaco96, e hanno sperimentato le loro virtù, specialmente nel guarire la lepra, perché espurgano tutto il corpo per la pelle. Dalla carne delle quali (tagliate prima il capo, e la coda, perché sono parti velenose, e tengono poca carne) cotta in un lavezo97 con acqua pura, e aneto, e sale, aggiunto pane di frumento biscotto formavano pastilli98, i quali entravano anche nella stessa Theriaca. Ma dalle vipere preparerai nel seguente modo, un eccellentissimo rimedio alla lepra, peste, e a tutte le ferite avvelenate. Prendi il mese di giugno, quattro o sei vipere, dalle quali leverai il capo, e la coda, e gli trarrai la pelle, e gli intestini, ma la carne tagliata minutamente, porrai in una boccia di vetro, per tre, o quattro giorni, in calore di bagno Maria vaporoso, ovvero di letame caldissimo, acciò cavi il sudore di quelle (guarda però, che non inspiri i fumi di quell'aria viziata, e avvelenata, che esala dalle vipere) il che fatto gettali sopra spirito di vino alcolizzato, e solvente torbentinato, tanto per ciascuno, che soprannuoti otto dita, si digeriscano in vaso chiuso ermeticamente nel bagno Maria ovvero letame caldissimo, per spazio di 12 giorni, finché tutta la carne delle vipere si dissolva nel predetto mestruo, si separi il mestruo in calore di bagno Maria e si gettino le fecce, e si farà coagulo, al quale il nuovo gettagli sopra spirito di vino garofolato99, fa che si circolino nel pellicano, per spazio di 10 giorni, e separato il mestruo resterà la carne delle vipere benissimo preparata, ed essensificata, alla quale mescola a fuoco piacevole, uno scrupolo e mezzo per sorte d'oglio di cinnamomo, e d’aneto, e uno scrupolo per sorte di essenza di croco100, e di margarite, e formerai pillole con mucillagine di draganti101, ovvero se vorrai, potrai formare pastigli al modo degli antichi con pane di frumento biscotto, e pesto. Di questo medicamento se ne darà uno scrupolo per guarire la lepra, contro la peste e a tutti gli affetti velenosi. La polvere della pelle delle vipere, ovvero le spoglie dei serpenti secche, e preparate secondo l'arte, giova assai applicata alle ferite dei serpenti, e delle bestie velenose, e di più per guarire le piaghe cancerose, e maligne. Del modo di preparare i corni, e ossi cordiali, mosco102, zibetto e castoreo103. Cap. IV. Gli ossi, ovvero si bruciano, ovvero si cuociono con convenienti veicoli, acciò che da essi al fine si possa cavare con lo spirito di vino, l'essenza più pura, il che si farà nello stesso metodo, il quale già sopra abbiamo scritto doversi preparare il cranio umano. Così dunque caverai l'essenza dagli ossi del cuore di cervo104, il quale per 95 “De teriaca ad Pisonem” è il testo in cui Galeno (129 – 216) loda la teriaca come un antidoto universale Andomaco è un medico greco antico, vissuto nel I secolo a.C. 97 lavèzo ( colla s dolce) s. m. Laveggio, Vaso di pietra viva fatto al tornio per cuocervi entro la vivanda in cambio di pentola; ed ha il manico come il paiuolo. [“Dizionario del dialetto veneziano”, Giuseppe Boerio, Venezia, 1829] 98 pastiglie. In questo caso, in cui si parla della Teriaca, si tratta di “trocisci viperini” dove i trocisci sono un “Medicamento composto di diverse polveri, mescolate con tanto sugo o decozione che faccia una pasta solida, e formato a foggia di girellette: donde il nome.” [“Opuscoli di storia naturale”, Francesco Redi, Firenze, 1858] 99 con chiodi di garofano 100 croco: zafferano. 101 DRAGANTI, s. m. Dragante o Draganti e Adrugànti, Lagrima o Gomma ch'esce da una pianta spinosa detta Tragacante, e da Linn. Astragalus Creticus, che nasce specialmente in Candia. DRAGANTI NOSTRANI, Orichiceo, dicesi la Gomma che stilla da alcuni alberi, come dal Susino, Ciriegio, Mandorlo etc, e che serve al medesimo uso del Dragante. [“Dizionario del dialetto veneziano”, Giuseppe Boerio, Venezia, 1829] 102 moscone 103 castoro 104 “Trovasi nel cuore del Cervo un osso, che chiamasi in latino, Os de corde Cervi, e in Italiano Osso di cuore di Cervo. È lungo come la metà del dito mignolo, largo come l'unghia, piano, sottile, per l'ordinario triangolare, bianco, è adoperato in molte composizioni di Farmacia. Dee scegliersi più tosto picciolo, che grosso, perchè vendesi in suo luogo l'osso di cuore di bue, che non è differente, se non, ch' egli è più grande. Quest'osso nel Cervo vivo non è, che una cartilagine, ma in poco tempo s'indura, quando è morto l'animale. Egli è stimato cordiale, resiste al veleno, ferma lo sputo di sangue.” [“Dizionario overo trattato universale delle Droghe semplici”, Niccolò Lemery, Venezia, 1737] 96 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 17/49 una certa similitudine di sostanza, fortifica il cuore dell'uomo, ed è utile, principalmente agli affetti del cuore, e alla sincope. In quello è differente la sua preparazione dalle superiori, che si fa con spirito di Chelidonia105 alcolizzato, come proprio mestruo. Negli stessi usi, per quest'osso si sostituisce il corno di cervo, l'essenza del quale estratto con alcol di iperico si dà ai fanciulli che patiscono i vermi. Il corno di Monoceronte106, di tutti gli altri eccellentissimo, lo preparerai nello stesso modo, difende il cuore, e raffrena tutta la forza del veleno, e conferisce ai mali pestilenziali, il suo proprio mestruo e l'alcol di Melissa. Così anche si prepara l'avorio, le virtù del quale sono per difendere, e fortificare il cuore, e giovare alla concezione. Del mosco si cava una certa preziosa essenza con spirito di vino Terbentinato, come suo proprio dissolvente, la quale ferma, e fortifica le parti languide, ripara le forze perdute, e la lipotimia107. Così dal zibetto. E dal castoreo nello stesso modo caverai l'essenza108, del quale se ne da con grande utilità, una gocciola con decotto di fiori di rosmarino, salvia, bettonica, ai tremori, convulsioni, e a tutti le infermità dei nervi. E di fuori si applica alla convulsione, specialmente se si fa non da innanizione109, ma da ripienezza, e quando fa di bisogno purgare quelle materie, che stanno attaccate ai nervi oltre natura. Con acqua di puleggio110 muove i mestrui, e scaccia il parto, e le secondine111, e corregge l’oppio altrimenti mortifero. Della preparazione dei grassi, assogne, e ogli. Cap. VI. Per medicamenti locali, i chimici cavano ogli con l’alambicco di rame, con fuoco lentissimo da tutte le assogne degli animali, nei quali si trova maggior forza, di assottigliare, risolvere, e lenire, che nelle sole assogne non preparate, cioè che si rendono più sottili, e di parti più tenue, la qual sentenza conferma Gal. alli II. de semplici, quando parla del Castoreo. Certamente, dice, perché è di maggior spesa, e di sottili parti, perciò più vale, che le altre cose, che similmente scaldano, e disseccano come quello. Perciò aggiunge, quei medicamenti, che sono di parti più sottili, sono più efficaci, di quelli che sono di parti grosse, ancorché fossero di pari facoltà, perché certamente penetrano, e sostentano in alto poste appresso dei corpi: specialmente, se quelli saranno densi, come le parti nervose. Che se si considerano bene le parole di Galeno, stimo che non ci sarà alcuno, che non approvi l'estrazione degli ogli, e essenze, che noi usiamo, e non lodi lusso di quelle nel medicare. Così si cavano gli ogli dall’assogne112. Uomo Tasso Orso Volpe Cervo Gatto Anguilla 105 chelidonia: celidonia MONOCERONTE. Nome che vien dal greco, col quale chiamasi quell'animale detto volgarmente unicornìo. M. Sachs Medico di Amburgo diede nel 1676 alle stampe un libro di monocerologìa. Chiamasi ancora monoceronte un picciolo pesce, che sovente nelle Antilie si trova; e così viene da Clusio chiamato per causa d'una picciola spina che, dritta dritta immediatamente porta in vece di testa [“Nuovo Dizionario Scientifico e Curioso Sacro-Profano”,tomo VI, Gianfrancesco Pivati, Venezia, 1747] 107 perdita di coscienza 108 dalla borsa ghiandolare del castoro si estrae una sostanza untuosa di odore penetrante 109 malnutrizione 110 pianta aromatica 111 CORIO. Anat. Nome della membrana esteriore, che cuopre il feto nell'utero. Questa membrana si trova in tutti gli animali, e tra essa l’amnio, e la placenta formano ciò noi chiamiamo Secondina. [“Vocabolario della lingua italiana già compilato dagli accademici della Crusca”, tomo I - parte I, Firenze, 1833] 112 assogna s.f. sugna, grasso di maiale 106 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 18/49 Cappone Gallina Oca Anitra Vitello Porco. E da tutti i midolli, i quali tutti risolvono, leniscono, e giovano per guarire molti affetti. Dal buttiro113, si cava l'oglio nello stesso modo assai anodino per gli stessi usi, e per quietare tutti i dolori. L'oglio di cera si adopera per risolvere, e assottigliare, e conferisce, a tutti gli affetti scirosi114, e freddi. Si deve prima liquefare al fuoco, finché non faccia più strepito, avanti che si metta nel vaso. Se per ciascuna libra aggiungerai libra mezza di salsezza115 della terra, precedentemente essiccata, caverai la prima volta un oglio bianco, che soprannuoterà all'acqua. Delle varie parti d’Animali. Cap. VII. Anche da varie parti di diversi animali si cavano vari, e utili rimedi, i quali hanno bisogno di poche preparazioni, ma però si devono conservare nelle botteghe, per la grande facoltà, che tengono nella medicina. Imperocché la cenere dei granchi di fiume calcinati alla bianchezza, si lodano contro il morso del cane rabbioso. Anche gli occhi dei granchi116 calcinati nel riverbero, si danno felicemente a coloro, che partiscono la pietra: e conferiscono per cacciare tutte le ostruzioni delle viscere; la qual cosa già di sopra abbiamo dimostrato nell’Auberto. L'acqua distillata dei vermi terrestri, conferisce all’idropisia, e per ammazzare i vermi dei putti, anche ciò giova al panaricio117 postovi sopra i vini. Di più l'acqua di sterco di bue raccolto il mese di maggio, anche giova agli idropici, e per guarire le ulcere cancerose. La polvere dei vermi chiamati millepiedi vale agli affetti degli occhi. L'urina del gatto distillata, alla sordità. Gli ossi specialmente del lupo secchi, e fatti in polvere, al mal di fianco, e alle punture, e percosse. L'acqua delle rondini agli epilettici. L'acqua di sperma di rane, per repellere, e stagnare ogni flusso di sangue, e al rossore della faccia. Il coagulo del lepre, bevuto con acqua mielata, per il male caduco. Alcuni ossi piccoli, che si trovano nei piedi davanti del lepre, giovano potentemente per muovere l'urina, se se ne da della loro polvere con vino bianco. L'oglio di seppia si ordina felicemente per lo stesso affetto. La polvere del fegato delle rane secco, preso nell'accensione delle febbri, giova specialmente nelle quartane. Né tralascio tra tutti gli altri, un rimedio specifico, e spesse volte provato con l'esperienza al mal di pietra, il quale si prepara in questo modo. Il mese di marzo si trovano certe pietricelle nel ventre dei buoi, le quali se si prendono con vino bianco rompe la pietra. Anche nel mese di maggio si ritrova nella vescica del fiele del toro una pietra, che se si mette nel vino, quello si muta in colore giallo, e riceve un poco di sapore. Di questo vino ogni giorno gettatene sopra di nuovo, e ciascun giorno gli ammalati ne bevano, finché la pietra posta nel vino, 113 butirro, burro SCIRRO, o TUMORE SCIRROSO.s.m. apprèsso i medici e i chirurgi è una Gonfiezza straordinaria, dura, spesso senza dolore, e quasi sempre irresolubile, che ha luògo frequentemente in parti ghiandolose, o anche in altre parti di diversa tessitura, come alla faccia, alla lingua, al pene, e sopra tutto all'utero. [“Vocabolario della lingua italiana”, vol. II, Pietro Fanfani, Firenze, 1855] 115 salsedine 116 Calcoli gastrici del gambero d’acqua dolce, chiamati comunemente occhi di granchi. [“Ricettario fiorentino”, parte I, Firenze, 1789] 117 nome popolare del patereccio: processo suppurativo e infiammatorio delle estremità delle dita 114 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 19/49 al tutto sia consumata. In questo modo, la pietra diminuirsi, e finalmente consumarsi, a molti è chiaro l'esperienza. Dalle parti degli animali si preparano molti altri rimedi, i quali né per sé devono essere dannati da molti ignoranti, né le loro riparazioni devono essere rigettate, benché non siano incognite. Le quali certo tutte facilmente una volta conseguiranno, se subito non daranno quelle a prima vista, che non avranno conosciute, è già quelle credono impossibili a se stessi (non capaci di tante cose) le quali non di meno investigando, e sottomettendo al peso della diligente mano, non senza meraviglia, e utilità, non mediocre degli ammalati, proverranno certissime, e davvero medico. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 20/49 Dei medicamenti, che si cavano dai vegetali, e del modo di prepararli spagiricamente. Del Vino. Cap. I. Dai tronchi, e alberi si fabbricano molti medicamenti, cioè dalle loro foglie, fiori, semi, frutti, radici, cortecce, legni, dai sughi condensati, e liquori concreti, e gomme, dei quali gli antichi copiosamente disputarono, tuttavia le loro vere preparazioni tacquero, ovvero forse quelle non seppero; ma ora di questi mi è dato luogo di dire. Pertanto comincerò dal vino. Da esso due principalissimi mestrui si compongono, con i quali si cavano facilmente le essenze quasi di tutte le altre cose. Uno si dice spirito di vino preparato secondo arte; l'altro si chiama aceto distillato, e alcolizzato. Dal primo mestruo, si ricava per replicate distillazioni, e separazioni dalle flemme oglio che soprannuota allo spirito, il quale giova a molte cose, e principalmente sciogliere i corpi calcinati, come si deve, se si seminerà nel proprio sale, si digerirà, e finalmente poi si distillerà. Ma all'altro si rende più adatto alla soluzione, se si acuisce con il miele, ovvero con il proprio sale. Preparazione del Tartaro. Ma in quanto al resto, la feccia del vino si prepara in vari modi, agli affetti interni, ed esterni. Imperocché il Tartaro crudo, se si caccerà per storta di vetro, con il suo recipiente a guisa d'acqua forte, produce una gran copia di spiriti bianchi, i quali alla fine si convertono in oglio puzzolente, e grossissimo: si separa quell'oglio spesso dall'acqua con l'infondibolo118, il quale certo conferisce per medicare, ed essiccare le ulcere. Ma l'acqua se si distillerà due, o tre volte con colcotar, acciocché si purifichi, e affatto per da quel fetore; giova assai per scacciare tutti e le ostruzioni dalle viscere, specialmente dal fegato, e dalla milza, e tutti i mali tartarei. Al qual medicamento se gli vuoi aggiungere forza, e facoltà, lo circolerai con spirito di vino in bagno per quattro giorni di poi separato il mestruo per bagno Maria gli resterà lo spirito di Tartaro ottimo alle predette cose. Ma se calcinerai quel capo morto nerissimo nel riverbero, fino alla bianchezza, con acqua calda da quello caverai il sale per feltro, il quale coagulato il fuoco, nell’umido si solve in acqua, ovvero oglio, per nettare le macchie della faccia. Si preparano dal Tartaro altri infiniti medicamenti, dei quali in altro luogo, e in breve piacendo a Dio sarà dato luogo di disputare. Dell’estrazione dei liquori dalle piante, semi, fiori, radici, e altre cose. Cap. II. Essenza delle erbe. La Chelidonia ammaccata, porrai in una boccia di vetro ben chiuso a digerire per quindici giorni nel ventre putrido caldo; poi postogli il cappello rostrato, prima con lento fuoco separerai l'acqua alla siccità del capo morto, il quale pesterai, gettandogli sopra l'elemento dell'acqua, prima distillato, che soprannuoti quattro dita, chiuso il vaso si putrefaccia il tutto nel bagno Maria per otto giorni, poi di nuovo si distillino, dandogli il fuoco gradualmente, finché affatto non escano più spiriti, e con questa seconda distillazione, otterrai acqua, ed aria, se vorrai separerai la flemma per bagno qual riserva. Ma la terra, ovvero il capo morto restato, calcinato a fuoco lento per alquanti giorni: e alfine calcinato, e fatto bianco imbevilo con quella flemma riservata, putrefatta in bagno, e distilla per alambicco, finché la materia diventa in lapilli bianchi, i quali replicate le soluzioni, e coagulazioni con l'acqua propria si fanno cristallini, e così la terra benissimo si purifica, la quale benché sia bianca contiene il fuoco, e tintura intrinseca. Sopra di questa getterai quei due elementi, come di sopra, e si circolino insieme in bagno Maria finché appaia, e soprannuoti l'oglio, il quale si dice vera essenza, dotata di infinita facoltà. Con lo stesso metodo potrai conseguire le vere preparazioni della melissa, salvia, valeriana, e di tutte le altre. Oglio dei fiori. Così anche farai di tutti i fiori, ovvero in questo modo, se aggiungerai per ogni libra di fiori libre vj. di acqua piovana, ovvero distillata, digerendo il tutto per alquanti giorni, dopo distillandoli per alambicco con il suo 118 imbuto “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 21/49 rinfrescatorio. Ma specialmente caverai l'essenza dai fiori, che seguitano, cioè di camomilla, melilotto, i quali ogli sono molto anodini: di Stecade119, di Rosmarino, di Bettonica, questi medicano gli affetti del cervello, d’Absinzio120, di Menta, questi giovano al ventricolo: di Ginestra, di Tamarisco, i quali giovano agli affetti della milza, del Timo, dell’Epitimo121, dell'Origano, che dominano la malinconia, e da cose simili, prima seccate al sole, come si deve, delle quali facilmente il medico conseguirà tutte le proprietà. Similmente dai semi ridotti in polvere, cioè gli anici per discuter i flati, del finocchio per le suffusioni, e affetti degli occhi. Affatto con lo stesso modo, e via si caverà l'essenza delle radici, cioè dell'Angelica, Bistorta, Genziana, Tormentilla, Gariofilata, le quali conferiscono agli affetti pestilenziali dal Cipero122, Acoto, Costo, per fortificare il ventricolo, del Dittamo, per quietare i tormenti delle partorienti, dell’Enula, Eringio, Rigolizia, Iride illirica, per gli affetti dei polmoni, di Peonia, che giova agli epilettici. Ogli dei frutti. Così si fanno anche gli ogli dei frutti, come dalle noci di cipresso, dalle bacche di lauro, di ginepro, che moderatamente scaldano, e corroborano. Dalle mandorle dolci, e amare, e ciò per bagno, per guarire gli asmatici, nefritici123, e iliaci, e ardori dell'urina, se di quello se ne daranno due, o tre once, i quali ogli i nostri speziali fanno, o con l'espressione del fuoco, ovvero con i vapori dell'acqua. Ogli degli Aromatici. Così dal cinnamomo, il quale oglio corrobora, e risarcisce le forze perdute: così dalla noce moscata, gli ogli dei quali presi per bocca, ovvero applicati giovano alla debolezza del ventricolo, e confortano la matrice, e dai garofani caverai gli ogli, i quali si distillano nello stesso modo, e via con l'acqua, i quali gli soprannuotano: ma si separano con l'infondibolo; solo l'oglio di garofani va a fondo, imperocché tra gli altri è il meno aereo. Perciò scaccia l'acque dei membri, purifica il sangue malinconico, giova alla debolezza della vista, se di questa se ne prenderà una, o due gocciole la mattina nel primo bicchiere di vino. Ma l'essenza del croco, che giova per corroborare tutti gli spiriti, si fa con spirito di vino, il quale si deve gettare sopra tante volte, finché avrà tratta tutta la tintura, e resterà la terra quasi bianca, alla quale prima calcinata, come si deve, metterai l'essenza estratta con il suo mestruo, e tutto circolato in bagno Maria, finalmente scaccia per cenere. Il che fatto, separa lo spirito di vino nel matraccio, e resterà in fondo l'essenza di croco, che avrà infinite proprietà, se una gocciola si mescolerà con qualche liquore, o brodo, o vino, rinnova gli spiriti perduti, e li corrobora in meraviglioso modo; così si cava l'essenza della canfora. Ogli da tutte le cortecce, e legni. Da tutte le cortecce, e legni, specialmente caldi, come del Guaiaco124, Ginepro, Sambuco, e simili, si cava l'oglio per descenso125, però puzzolente, il quale usiamo per gli affetti esterni. Così si fa l'oglio di Gagate126 il quale è molto utile agli affetti della matrice. E se qualcheduno vorrà cavare solamente l'acqua da i sopra citati fiori, ed erbe; primieramente ammacchi ogni cosa nel mortaio di marmo, di poi, prima putrefatti per alquanti giorni nel letame si distillino in bagno Maria vaporoso con l’alambicco di vetro: e si riversi l'acqua per diversi usi. 119 lavanda selvatica o stecade (Lavandula stoechas, L.) assenzio (Artemisia absinthium L.) 121 Cuscuta epithymum L. 122 genere di piante che richiedono ambienti umidi per potersi sviluppare 123 la nefrite è l’infiammazione dei reni 124 detto volgarmente Legno santo 125 la distillazione era distinta in ascenso, a latere, per descenso 126 gagate o giaietto, forma compatta e lucente di lignite 120 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 22/49 Vero metodo per preparare gli ogli per i luoghi esterni, che si usano nelle botteghe. Ma per le cose esterne, dalle rose, viole, ninfea, papavero bianco, iusquiamo, mandragora (i quali tutti estinguono le infiammazioni, e ardori, fermano i flegmoni127, fortificano i membri, e li assodano, restringono i flussi, raffrenano i deliri, conciliano il sonno) meglio caverai tutta la virtù, mediante l'oglio d'oliva, di quello sia in uso ai bottegari, se userai questo metodo. Prendi oglio omfacino128, il quale lava con acqua comune distillata, e purificato in bagno finché non depone più fecce: di poi prendi lib. I. di quest'oglio così preparato, e lib. J s. di rose rosse fresche, purgate dell'ongie, e ammaccate nel mortaio di pietra, si mettano tutte queste cose in un matraccio di vetro ben chiuso, acciò si putrefaccino nel letame preparato, e caldo per dodici giorni: dopo spremute tutte queste cose, e gettata la massa, di nuovo si metta nell'oglio reservato, rose fresche, e ammaccate nel mortaio di pietra, e nel matraccio chiuso, si putrefaccino come prima nel ventre putrido caldo per dodici giorni, e ciò replicherai la terza volta, e conseguirai un ottimo, e perfetto oglio. Così componerai benissimo tutti gli altri ogli refrigeranti per i medicamenti locali. Così gli ogli dei codogni, e mirti, quali rinfrescano, e astringono, sono atti, e idonei per l'infermità del cervello, del fegato, del ventricolo, degli intestini, e del sedere. Nello stesso modo si fanno gli ogli di camomilla, e gigli, i quali corroborano i nervi, e moderatamente risolvono, e quietano soprattutto i dolori, se non che si fanno con l'oglio dolce maturo preparato come ho detto. Ma dalla menta, absinto129, nardo, lentisco, e gli altri, che poco scaldano, corroborano il ventricolo, e le altre parti unte, e aiutano la concozione130, si ricava nello stesso modo l'oglio con l’omfacino: ma prima preparato, con la propria loro acqua, e vino astringente, e si deve depurare da tutte le fece in bagno Maria per alquanti giorni, come si è detto. E se qualcuno vorrà più potentemente con gli stessi ogli, scaldare, assottigliare, e digerire: prenda ugual parte dell'oglio depurato nel bagno Maria e spirito di vino. Così dalle bacche del Lauro, e da simili cose caverai gli ogli più eccellenti, se si digeriranno per un mese nel letame caldo, e di poi si spremeranno, e si conserveranno per i bisogni: perché conferiscono agli affetti freddi del cervello, e dei nervi, e rompono i flati. Ma molto più eccellenti si faranno tutti questi ogli di calda qualità, se si caveranno per se con il solo spirito di vino per bisogno vaporoso, senza aggiunta di ogli. Imperocché l'oglio (come dice Galeno al primo de simpl. Cap. 15.) benché facilmente si infiammi, nondimeno ci scalda con quella prestezza certo per la sua grossa, e viscida sostanza, la quale tenacemente attaccandosi a quelle cose, che gli sono vicine, e così lunghissimamente dura più di tutte quelle cose, alle quali sarà stato unto, cioè, né dall'ambiente facilmente può essere consumato, ovvero digerito, ne entro al corpo prontamente attratto. Delle vere preparazioni, e estrazioni degli ogli di tutte le lagrime, liquori e gomme. Cap. III. Gli speziali con once tre di mastici lib. J. d’oglio omfacino131, once quattro per sorte, vino e acqua rosa, preparano l'oglio, il quale i Medici ordinano per corroborare il ventricolo, e il fegato, per guarire la lienteria132, e il vomito. La quale preparazione, certo, in tutto sia ha per ridicolosa da quelli, che con lib. J. di mastici 127 flemmone (latino: flegmone):infiammazione del tessuto connettivo “L’oglio commune, & l'oglio omfacino, amendue si cavano dalle olive, d'onde molti dicono, che tal liquore ha preso il nome, che altro non significa questa tal voce oglio, se non succo d'oliva. Quello che si cava delle olive ben mature, si chiama oglio dolce, oglio commune, & oglio completo, che è volgare in ogni luogo; & quello che si cava dalle olive non mature, si chiama oglio omfacino, parimente molto noto,[…]” [“La fabrica degli spetiali”, Prospero Borgarucci, Venezia, 1565] 129 Artemisia absinthium L. 130 nel senso di digestione. 131 l’oglio “onfacino” od “acerbo” era ottenuto dalle olive, ancora acerbe, che venivano spremute a freddo per ricavarne un oglio considerato di grande purezza. 132 dissenteria 128 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 23/49 caveranno con l'arte sua onc. 10 d’oglio purissimo, due gocciole, del quale prese con vino, o brodo, ovvero applicate alla parte affetta, più gioveranno per guarire i predetti affetti, che lib. J. oglio, non di mastici, ma piuttosto di olive, il quale con ragione, non so con quale ragione oggidì i nostri Medici l’usino. Preparerà adunque l'oglio dei mastici in questo modo. Oglio di mastici. Si riduca una libbra di mastici in polvere, la quale porrai in un vaso di vetro, gettandogli sopra dell'acqua comune distillata, e acqua vita, tanto per ciascuna, che soprannuoti quattro dita, e chiuso il vaso si putrefaccino nel letame, per alquanti giorni, poi si distillino seppellendo l'alambicco nell’arena, ovvero limatura di ferro, dandogli il fuoco per i gradi: prima distillerà con il mestruo un oglio gialleggiante, quello riserva separatamente, e aggiungendo fuoco uscirà un oglio rosso, poi alla fine con fuoco più forte uscirà grosso, e odorerà da abbruciato, il quale se circolerai con lo spirito di vino dal primo separato, e di nuovo si distillerà avrai allora il vero oglio utilissimo per gli affetti esterni, specialmente per corroborare il ventricolo, e alle infermità degli intestini; ma l'oglio giallo, che prima è distillato, si dà con vino, ovvero, con un decotto proprio agli stessi affetti, e per proibire la caduta dei capelli. Facilmente si separa tutta l'acqua di vita, e si può lavare l'oglio se vorrai. E se temi quello bruciaticcio con acqua di rose, ovvero semplice, preparerai un eccellentissimo medicamento. Da una lib. di mastici in questo modo caverai onc. X. d’oglio puro. Così farai l'oglio d'incenso per le ferite. Oglio di Terbentina133. Similmente dalla Terbentina: ma questo si cava con calore leggerissimo, specialmente per bagno Maria vaporoso, il qual modo di distillare grandemente approvo. Quest'oglio è caldo, e sottile, e penetrante altamente, più che la stessa Terbentina, e si medicano gli affetti freddi dei nervi e degli articoli. Oglio di colofonia134, e pece. Gli ogli, che si preparano dalla colofonia, e dalla pece, valgono agli stessi affetti, ma si fanno come l'oglio di cera. Oglio d'edera. Così anche dalle lacrime dell'edera, caverai l'oglio per provocare potentemente l'orina. Oglio di mirra, far cocola, e cancamo. Dalla mirra135, far cocolla136, cancamo137, ovvero lacca, che giovano per consolidare la ferita, e cicatrizzarla, si preparano anche vari, ed eccellentissimi balsami per le ferite, con l'oglio di Terbentina, e di Ipericon138. Oglio di Storace, e belzuino. Similmente farai, gli ogli dalla Storace calamita, e belzuino139, che giovano ai dolori delle sciatiche. 133 trementina: un’oleoresina che si ottiene dagli alberi (particolarmente dalle Conifere) la colofonia è una resina gialla, ottenuta come residuo dalla distillazione della trementina 135 la mirra è una gommoresina estratta da un arbusto del genere Commiphora 136 trattasi di un fungo: l’Amanita cocolla 137 resina arborea 138 iperico 139 (1) benzoino: sostanza presente nell'oglio di mandorla amara. (2) dall’arbusto Styrax Benzoin (benzoino) si ottiene una resina ed un oglio essenziale 134 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 24/49 Oglio d’Euforbio140. Nello stesso modo l'oglio d’Euforbio, il quale giova molto agli affetti del cervello, e dei nervi, alla sordità, al businamento141 delle orecchie, alla paralisi, al tremore, e spasimo; oltre di ciò, se una gocciola di quello si mette nelle narici con cose convenienti, caverà fuori la pituita142. Oglio di Bdelio143, e di tutte l'altre gomme. Ma dal Bdelio, così preparerai l'oglio. Si stemperi il Bdelio nell'aceto distillato per ore 12. Ovvero che tutto si dissolva; il che fatto, si coli, per setaccio, e si depongano le sue fecce, e quello che puro metterai in una storta di vetro, aggiungendogli mezza parte di polvere di felce calcinata, e postogli il recipiente: gli darai fuoco per spazio di ore 12. per i gradi, e quindi ne uscirà un oglio efficacissimo. Così componerai gli ogli dal Laudano, Galbano, e ammoniaco, i quali rendono molli i soffi dei pedragosi144, e dissolvono potentemente tutte le durezze del fegato, della milza, e di tutti gli altri membri, se si distilleranno, o soli, o tutti insieme, e si prepareranno con il prescritto ordine; ormai resta che trattiamo della preparazione spagirica dei semplici purganti. Delle cause, e della ragione della preparazione spagirica dei semplici purganti. Cap. IV. Scrive Ippocrate nel lib. della Natura umana, che i medicamenti, che curano gli umori, che si contengono nel corpo oltre natura, non tirano a se con certa forza comune, e mescolata, ma con certa somiglianza di tutta la sostanza, e proprietà, e familiarità inestata: la sentenza del quale conferma Gal. nel lib. dei medicamenti purganti, contro Asclepiade145, e Erasistrato146, che pensavano, che i medicamenti purganti non tirassero a se un umore solo, ma qual si voglia toccassero, lo convertissero, e trasmutassero nella loro natura, e che possano tirare a sé mescolatamente gli umori sottili, e serosi, come più atti alla purgazione, piuttosto, che i grossi, nel modo, che fanno le sanguisughe, e ventose. Ma con ciò sia che ogni attrazione si faccia altra volta per forza di calore, altra per fuga del vacuo, altra per somiglianza di tutta la sostanza, ciò si finisce con una familiarità della qualità, ovvero somiglianza di tutta l'essenza, come scrive Galeno, le quali cose, ne si può chiaramente capire, né esprimere con parole […], cioè, si nomina la proprietà, la quale non si può levare. Così tira il fantino la paglia, e la calamita il ferro: per la stessa ragione si dice il rabarbaro propriamente purgare la bile, l’agarico, la pituita, e la senna la colera nera: ben che oltre questa particolare virtù di purgare, ciascheduno ottenghi una certa facoltà generale di sradicare gli altri umori. Il che si deve giudicare dalla composizione di molti medicamenti, i quali usiamo per purgare vari umori, i quali soli, e per se stessi non basterebbero per purgare, se quei semplici con certa facoltà comune purgatrice non comunicassero vicendevolmente le tra di loro le sue operazioni, e con certa forza comune irritassero la facoltà espulatrice. Imperocché fa di bisogno (dice Galeno) che i medicamenti mescolati insieme, siano convenienti tra di loro, ne che in alcuna cosa siano discrepanti. Ma di questi medicamenti altri sono colagoghi147, che porgono principalmente la colera gialla, altri flegmagoghi148, che porgono la flemma, e altri melanagoghi149 che portano la bile nera. Ma poi portano fuori tutti gli altri umori. E sono altri medicamenti, che mandano per da basso lo stesso sangue per le vene degli intestini, e del ventre, i quali si chiamano così impropriamente, con ciò sia, che 140 gommoresina che si ottiene dalla corteccia dell'Euphorbia resinifera businare = urlare, parlare fastidiosamente ad alta voce 142 liquido acquoso filante, formato da saliva e da secrezione della mucosa esofagea, che viene emesso con lo sputo o con il vomito 143 gommoresina ricavata dalla Commiphora africana 144 podraga (gotta) 145 Asclepìade di Prusa. - Medico (n. Prusa, Bitinia, 130 a. C. circa - m. 40 a. C. circa) 146 Medico greco di Calcedone in Bitinia, vissuto ad Alessandria (intorno al 300 a. C.) 147 il colagogo è un farmaco che provoca la contrazione e lo svuotamento della colecisti aumentando l'afflusso della bile nell'intestino 148 i flegmagoghi sono farmaci che purgano la pituita [“Corso di chimica”, Nicolas Lémery, Torino, 1695] 149 I melanagoghi sono farmaci che purgano la melanconia [“Corso di chimica”, Nicolas Lémery, Torino, 1695] 141 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 25/49 sono veleni, né solamente purgano, anzi che uccidono gli uomini, come testifica Galeno nel lib. della fac. de med. Purg. Cap. 6. R6. raccontando la storia di un certo uomo, il quale aveva trovato un'erba, che a quelli, che la pigliavano prima gli toglieva il sangue, e poi finalmente la vita. Ma questi sono da essere rigettati da tutti: perché la sola, e vera evacuazione del sangue, si fa con la chirurgia, ovvero per la sezione della vena, e non per quei medicamenti, i quali con certa acrimonia, e qualità maligna, e mortifera proprietà, corrodono le stesse vene, e non senza gran violenza degli spiriti, e perturbazione della natura, tirando cacciano il sangue, theforo della vita. Ma di questi medicamenti purganti si costituiscono tre ordini. Il primo è dei maligni, nei quali sta attaccata certa sostanza velenosa, se non si preparano, come si deve, nei quali si numerano. Tra le radici, l’Elleboro150, il Turbit151, Hermodattili152, Esula153, Cocomero selvatico154, Assaro155, Thimelea156, Chamelea. Tra le lacrime, la Scamonea157, Euforbio158, Serapino159. Tra i frutti, la Coloquintida160, e il Lathiti. Tra le pietre, l’Armena161, e Lazuli162. I quali medicamenti, quando non conseguiscono il fine di dover purgare, nuociono molto al corpo, come scrisse Galeno lib.3. cap. 5. della fac. dei med. Cap. 24. Il secondo è dei benigni, i quali così si dicono, perché evacuano benignamente, e soavemente, e senza alcuna molestia i cattivi umori, non di tutto il corpo, ma solamente di alcune parti, e leniendo il corpo purgano per di sotto, e mancano poco della natura dell'alimento, del qual modo sono questi. Tra le erbe, la mercorella163, viole, rose, le brasiche164, le bietole, lo scolo di latte, le prugne, la manna, la terbentina, la polpa della cascia165, i quali non hanno di bisogno di altra preparazione, che della volgare, e si possono pigliare sicuramente. Il terzo è dei mediocri, nel quale sono l’Aloe, il Cartamo166, la Senna, e tra le radici il Rabarbaro, il Polipodio, Iride, Rafano selvatico, il Mechiocaam167, e Eupatorio di Mesue168: i quali due ultimi poco fa erano incogniti, e i primi pertanto si paragonano alle forze della vite nera169. Ma si dicono mediocri tutti quelli, che solamente evacuano senza gran molestia, gli umori sopra abbondanti, e che sono poco atti a nutrire il corpo, specialmente se saranno ben preparati, e si osserverà la loro debita dose. Ma questa è la causa della facoltà purgatrice di tutti questi semplici, che certa porzione più sottile, eccitata dal calore naturale, per aperti meati170 si arrampica nelle vene minori, e da queste nelle maggiori, dalle quali per il fegato si cala negli intestini, e nelle stesse reni, e allora 150 Helleborus niger L. sostanza resinosa estratta dalla corteccia della radice del Convolvulus Turpethum L. 152 “L'ermodattilo delle spezieríe pare, che sia il colchico degli antichi” [“Dizionario del dialetto veneziano”, Giuseppe Boerio, Venezia, 1829] 153 EUPHORBIA ESULA L. [“Dizionario del dialetto veneziano”, Giuseppe Boerio, Venezia, 1829] 154 frutto della pianta spontanea Ecballium elaterium L. 155 Asarum europaeum L. 156 pianta arbustiforme della famiglia delle Timeleacee 157 erba perenne delle Convolvulacee (Convolvulus scammonia L.) 158 Euphorbia resinifera Berg. 159 Sagapenum officinarum (Sagapeno, Serapino) [“Dizionario Botanico Italiano”, parte II, Firenze, 1809] 160 Citrullus Colocynthis Schrad. 161 “I nomi del Bolo Armeno, e di Clebba Armena sono una medesima cosa, significando pezzo di Terra, onde la Terra, o Pietra Armena è chiamata Bolo, e Glebba Armena, quasi Globus Terra, ed Armena in riguardo del nome del paese, di dove si porta. [“Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico”, Giuseppe Donzelli, Napoli, 1726] 162 CIANÉA, CYANEA, CYANÉE, Stor. nat.,. Uno de' nomi della Lazidite o Lapis lazuli chiamata anche Pietra d'azzurro e Lazulo. [“ Dizionario tecnico-etimologico-filologico”, tomo I, Marco Aurelio Marchi, Milano, 1828] 163 Erba mercuriale o mercorella. Mercurialis è un genere di piante della famiglia Euforbiacee 164 Il genere Brassica, ha dato nome alla famiglia delle Brassicacee, comprendente piante erbacee a grandi foglie 165 Cassia fistula L. 166 Carthamus tinctorius L. 167 Mechoacam, Mechoacan: estratto che si ottiene dalla radice di una specie di convolvolo (Convolvulus Mechoacan) 168 nome volgare di una specie di Achillea: Achillea ageratum L. 169 Nome vulg. dell'Hedera Helix, detta più communemente Ellera o Edera. [“Supplimento a’ vocabolarj italiani”, vol. VI, Giovanni Gherardini, Milano, 1857] 170 fessure 151 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 26/49 seguita l'evacuazione degli umori per sé stesso, i quali alcuna volta anche si vedono nelle urine, nelle quali appare manifesto tanto il calore, quanto l'odore del medicamento preso, la qual cosa ognuno potrà fare l'esperienza, nel Rabarbaro, nella Senna. Quando adunque il vapore di questi medicamenti (che noi chiamiamo essenza) agitato dal calore naturale, levandosi dalla parte terrestre, assottigli l'umore che sta quieto, e stimoli la natura con la contraria qualità della parte, e quella provochi a dover separare anche quella sostanza terrestre, ovvero nel ventricolo attaccata, e negli intestini, chi sarà così stupido, che non lodi la preparazione spagirica di questi medicamenti, con la quale noi caviamo quell’essenza veramente purgatrice, e leviamo quella qualità maligna, ovvero almeno correggeremo con i mestrui propri, i quali concordino colle sue proprietà, e abbiano convenienza con quelle: separiamo le fecce, ovvero, terra come morta, e nociva, la quale per la sua grossezza si attacca alle tuniche del ventricolo, e quello offende molto. Il che testifica Galeno da Ippocrate nel lib. di quelle convengono nella purgazione, c.6., con queste parole; imperocché, dice, il medicamento garante, quando sarà poco è necessario, che discenda nel fondo del ventricolo, anzi nella discesa il stomaco, e tu lo quello che è sano attorno il ventricolo grandemente si offende, e si macchia, non solamente dalla qualità del medicamento, ma anche della sostanza dello stesso attaccata nell'inghiottire. Di poi quelli che sono di più sottile essenza, più prontamente esercitano la propria azione, che quelli, che sono di più grossa, lo testifica Galeno in più luoghi. Di più con ciò sia che lo stesso dica al primo dei semplici, che quelle cose, che sono dotate di poca mole corporea, più operano che quelle, che l'hanno grande, e da lodare dunque l'estrazione delle nostre essenze e, le quali tanto più solo eccellenti a tutte queste, restando tuttavia la propria facoltà di purgare l'umore nel medicamento, quanto quello si rende più valido medicamento, il quale da esso si separa, cioè la terra, ovvero fecce inutili: e mescolati i suoi propri mestrui, se gli leva ogni qualità maligna. Il che anche scrivere Galeno, che si deve fare, quando riferisce doversi mescolare nei medicamenti quei semi, che raddolcificano la loro malignità, e che non impediscono la loro operazione, e che abbiano virtù di incidere, e assottigliare quelle cose che sono da assottigliare, e incidere, e tagliare gli umori grossi, e che possano aprire le vie per le quali devono essere condotti: tutte le qual cose, tutti i dotti potranno giudicare debitamente esser fatte dalle nostre preparazioni. Ma dirà qualcuno, per tanto non essere necessaria l'estrazione dalle essenze, con ciò sia che Attuario171 comandi (della qual sentenza consente Paolo) che a quelli, che sono mal’affetti da debolezza di ventricolo, dover egli dare xv ovvero xx grani al più di Lathiri, da inghiottire così interi, e ancorché quelli non si tritino, e niente penetrino nel corpo, riferisce, che molto purgano: il qual luoco non oppugna alla nostra sentenza, anzi che la conferma: quando che poco dopo questi, comanda doversi masticare quelli grani da quelli, che più gagliardamente devono essere purgati. Dalle quali cose è assai chiaro, essere maggiore forza nella minutezza, e sottigliezza del medicamento, che in tutta la mole, e molto più fin qui ritrovasi in essa essenza, che nelle altre cose. La qual cosa si può vedere nel Rabarbaro stesso, l'infusione del quale purga più potentemente, che tutta la sostanza. Il che si fa, a ciò che non si dubiti ordinare ai deboli di ventricolo quei grani di Lathiri piuttosto interi, che qualsivoglia altro modo triturati, con ciò sia cosa che secondo Galeno, il Lathiri vada del pari, e sia vicino alle forze dell'Esula. Ma questi medicamenti sono ati172, e veementi, perché evacuano con grande molestia per di sotto, e per di sopra, e tanto più offendo il ventricolo, quanto più fanno violenza. Ma il corpo tenue come scrive Galeno grandemente viene alterato, e più facilmente mutato da quella cosa a cui viene accostato ma quel che è più grande non senza spazio di tempo , e alla fine anche appena sostiene sensibile alterazione. Imperocché sperimentiamo più presto il pepe riscaldarci, quanto più diligentemente sarà pesto minuto: la qual cosa abbiamo da giudicare, anche dei medicamenti purganti. Però invece di quei loro decotti, ovvero infusioni volgari, noi usiamo le essenze di quelli, e ciò con salute, e senza alcuna offesa del ventricolo, o delle altre parti. Anziché quei medicamenti più veementi, che peraltro sono da essere tenuti, vengono così preparati dai veri Spagirici, che con correttivi appropriati affatto gli viene raddolcita la loro maligna qualità, e acrimonia, e così chiaramente si fanno dei benigni nella cura di molti mali. Così la nostra essenza dell’Elleboro ben preparata, al presente viene adoperata, in molti luoghi, e sicuramente vieni data ai putti, e muove il corpo senza alcuna fatica. In questo mentre non mancano molti che biasimano l'uso di 171 172 Giovanni Attuario (XIII secolo – XIV secolo) è stato un medico e scrittore bizantino Forse con il significato di atti, attivi “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 27/49 quelle, e vomitano apertamente in esse il veleno della sua invidia. Cesso di meravigliarmi dell'ignoranza e villania, di questi uomini, ammaestrati dal comico; nessuna cosa si può trovare più ingiusta, e più iniqua a quegli uomini, i quali pensano nessuna cosa essere ben fatta, se non quella che la loro fanno. Inoltre saranno altri, i quali convinti dalle ragioni, al fine loderanno queste nostre estrazioni delle essenze da tutte le cose: non di meno temeranno questa sola cosa, in quelle, cioè quell’abbruciaticcio attaccato, ricevuta certa autentica qualità da allora fuoco, e pertanto biasimano l'uso di quelle, specialmente nella cura delle febbri, e negli affetti di caldi: con le quali cose si mostrano abbastanza ignoranti dell'arte spagirica, e nel dare giudizio stoltamente delle cose non conosciute. Imperocché, quasi tutte le essenze si cavano, col solo calore temperatissimo del bagno Maria ovvero del letame, con propri, e convenienti veicoli a quelle, ovvero mezzi, i quali da noi sono detti mestrui che attraggono tutta la forza, che sta nelle cose, e separando con l'opera, e artificio del perito spagirico, quello che è terrestre, e morto, e levando quello che è impuro, e seccoso dal puro, e solamente raccogliendo quell'essenza vivifica, la facoltà della quale levandosi quasi sciolta da legami, più alto si fa vedere, e manifesta maggiori forze, che avanti e più efficaci nel sanare i corpi. E se dicono tutti i nostri mestrui essere caldi, assaissimo si ingannano: imperocché il succo dei limoni preparato al modo nostro, è il mestruo delle margarite, il quale le solve, e le converte in più sottile essenza, e non di meno quel succo non è caldo né è calda, l'essenza delle margarite, la quale resta separato lo stesso mestruo. Imperocché non tutto quello, che sarà sottile anche si deve dire caldo, come scrive Galeno perché è argomento essere di più sottile essenza la stessa acqua, perché facilmente scorre per i piedi, e vestimenti, e tuttavia essendo tale, con la sua natura non si scalda, né è proprio nutrimento del fuoco, anzi al tutto gli è contraria. Ma risponderanno, l'acqua di vita, l'essenza, ovvero spirito di vino essere caldissimo; (con il quale mestruo noi spesse volte usiamo per cavare il resto dell’essenze delle cose) ovvero più oltre dirà, ciò sarà in qualche modo pericoloso, e quando che si separa il proprio mestruo da ciascheduna delle cose, l'essenza porta seco sempre dalla sua forza, e resta qualsivoglia semplice medicamento, con le sue proprie qualità accresciuta solo la virtù? Di poi acciocché torniamo ai purganti, si negherà quelli avere potestà occulta di eccitare il calore? A quali tuttavia si devono mescolare, quelle cose, che ripercuotono la loro malignità, e abbiano forza di assottigliare, e incidere, e affrettare la debole operazione del medicamento, e a renderla più efficace, e ciò di sentenza di Galeno. Perciò comanda Paolo, che si debba mescolare con l’Elleboro, il puleggio, ovvero la satureia, ovvero qualche altra cosa di quelle, che subito passano, e non sono nemiche allo stomaco: il Cinnamomo, lo spigo Nardo, con il Rabarbaro, il Raffano, e il Cimino con gli Ermodattili, col Cnico173, il Cardamomo, con l’Aloe, la noce moscata, il mastice, e Garofoli con l’Agarico, con il Turbith, e Senna, lo Zenzero, i quali benché siano caldi, nondimeno tutti i Medici mescolano con i purganti; li danno ancora sicuramente ai febbricitanti, non perché porga beneficio al medicamento con quella qualità calda, ma perché di qui conseguisca maggior utilità nell’estirpare gli umori, che eccitano la febbre. Perché l'utilità dice Galeno sarà maggiore, levato via l'umore che molesta, che lo stesso nocumento dai purganti apportato necessariamente al corpo, il che anche si farà più utile, se senza molestia sarà levato via tutto quello che offenda ai medicamenti preparati, e corretti: la qual cosa sa i Medici del volgo, benché non levano la calura dei misti semplici, i quali usano nel correggere i loro purganti, che nondimeno non si vergognano darli anche negli affetti caldi. Ma benché dicano il nostro spirito di vino essere caldo, nondimeno è così spirituale, (se è lecito usare i vocaboli dell'arte) che essa con pochissimo calore, e affatto si separa dal suo solvente, e così dalle fecce si divide, che solamente resta l'essenza più pura, e più sottile, la quale anche più prontamente esercita la sua azione, sia per dover rinfrescare, ovvero riscaldare, ovvero anche purgare, e ciò con minor pericolo per due cause: la prima perché l'essenza dei medicamenti passerà con più prestezza per le viscere, e così le loro parti aspre, e terrestri attaccandosi alle parti interne non le possono ulcerare, nel qual proposito, Paolo lib. 7.c.4. riferisce queste cose della coloquintida. Si macini, dice, diligentemente imperochè attaccandosi alle parti interne le sue asperità cagionano ulcere, e inducono mal’affetti ai nervi, che per legge sono compagni. Si ancora perché quando da queste esistenze non se gli leva affatto ogni qualità nociva (se non si può levare tutta con la prima preparazione) almeno si ripercuote con la mescolanza di altre squisite essenze. Così l’essenza dell’Aloe evaquerà prestissimo (che in altro modo sarà più tardo nella purgazione) e acciocché 173 Cnicus benedictus L. (Cardo benedetto, Cardo santo) “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 28/49 non apra le vene per la sua troppa sottigliezza, si potrà correggere più facilmente col nostro oglio di mastici, acciò si dia sicurissimamente. Ma sentiamo quello, che dice Mesue di tutte queste preparazioni, il quale scrive con Paolo e Avicenna doversi pestare sottilmente la coloquintida, per le sopraddette nostre ragioni, con queste parole: sostiene, dice, lunga decozione, ed è che pare a me con il figliolo174 di Serapione175, contro la sentenza del figliolo di Zezar176, doversi polverizzare sottilissima, acciocché la sua facoltà malefica più appieno sia ripercossa da altre cose e squisitamente a lei mescolate, e acciocché più presto trapassi alle viscere, né per la grossezza si fermi in quelle: la qual cosa forse si fa, acciocché tarda non si trattenghi nelle viscere, e ulcerarle, specialmente quando le sue particelle saranno percepibili al senso. Ma chi negherà, che tutte queste cose, non si adempiano con maggior comodo, e utilità con le nostre essenze, che con la sola sottil polvere ? Nessuno credo, fuorché qualche stercorario Acesia177, e affatto ignorante dell'arte medica. Resta che diamo in luce gli estratti dei purganti, e la loro preparazione, e seguitiamo per ordine tutte le cose. Dell’Elleboro. Cap. V Estratto, ovvero essenza dell’Elleboro Prendi radici dell'Elleboro nero fresche, raccolte nel tempo dell'Autunno lib. , si cuociano con acqua di anice, e di puleggio (dalle quali avrai cavato chimicamente l'oglio) in un vaso di vetro ben chiuso in bagno Maria caldissimo per un giorno intero, il che fatto, caverai il sugo spremendolo, e le fecce getterai, quello che è restato porrai in un alambicco di vetro, acciò si separi il mestruo, e resterà in fondo dell’alambicco una certa sostanza viscosa, alla quale getterai sopra dell'ottimo spirito di vino, che soprannuoti quattro dita alla materia, si ponga tutto in un matraccio col collo lungo, e turato benissimo, si digeriranno nel bagno per due, o tre giorni; e quello che è chiaro, e trasparente, tuttavia amaro, gettalo dentro ad un altro vaso, e di nuovo infondegli nuovo spirito di vino, facendo come prima, finché con replicate digestioni avrai cavato tutta l'essenza, sempre mettendo da parte le fecce, come insegna l'arte; il che fatto, separa prima il mestruo con il calore del bagno Maria e quello separato fa che si circoli con nuovo spirito di vino, nel quale per alcuni giorni, sia stato infuso del Macis178. Di nuovo separato bene il veicolo resterà nel fondo l'essenza dell'Elleboro di mediocre consistenza, e di fosco colore, questa riserverai per molti usi. Uno scrupolo di questa essenza alla quale saranno mescolate alcune gocciole d'oglio di anice, e di menta, si darà a stomaco digiuno con decotto competente, ovvero con acqua di lombrichi agli idropici. Similmente conferisce con acqua di bettonica, per gli affetti del cervello, come mania, malinconia, vertigine, epilessia, e paralisi: imperocché purga senza molestia, l’una e l'altra bile, e la pituita, e finalmente tutto il corpo dagli escrementi corrotti, e lo rende sano, e salvo, e come giovanile, di che ne è autore Ippocrate. E non solamente cava dai vasi i cattivi umori, e gli escrementi, ma da tutto il corpo, e della stessa pelle purificando il sangue: per la quale ragione è assai giovevole alla lepra, al cancro, all'Eresipile179, al mal morto180, e all'ulcera, che 174 Serapione il giovane, figlio di Serapione il Vecchio Serapione il Vecchio, medico arabo del IX-X secolo 176 Zaccaria Arafi 177 ACÉSIA. Sust. f. T. de' Med. Voc. grec. significante Ricuperazione della sanità. (March. Diz. Etim., Diz. Term., med.) = (L'Acesia è una delle molte parole adoperate da que' Medici, i quali considerano la lingua per un mezzo a non farsi intendere. Ed una sì fatta maniera d'impiegare il più nobile strumento che distingua l’uomo da' bruti, va di giorno in giorno pigliando gran voga eziandio presso gli Speziali, che, p. e., in vece di Polvere da tergere i denti o Dentifricio o Polvere dentifricia, ti scannellano nelle orecchie un Odontribo [almen dicessero Odontotrimma, che almeno non sarebbe voce spropositata], e, in vece di Pomata da geloni, un Opodeldocco, parente del tartareo Libicocco, pescato nelle ciurmerie di Paracelso. E sì bella voga trascorre infino al pizzicagnolo, al treccone, al barullo,la cui bottega s'intitola Magazzino gastronomico. E in questa guisa si avvera che oggidì si fa trottare lo incivilimento, e si accommuna la sapienza col popolo.) [“Voci e maniere di dire italiane additate a'futuri vocabolaristi”, vol. I, Giovanni Gheradini, Milano, 1838] 178 il macis è costituito dall'escrescenza essiccata e macinata del seme della noce moscata 179 l'erisipela è un'infezione acuta della pelle, che coinvolge il derma profondo ed in parte l'ipoderma, causata da batteri piogeni 175 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 29/49 mangiano la carne. Paolo lib. 7.c.4 per gli stessi affetti dava la radice dell'Elleboro nero, circa una dramma macerata nell'acqua mulsa181 a stomaco digiuno. Ma non so perché ai tempi nostri sia mancato l’uso di questo rimedio, e che si vieti come qualche gran veleno, anticamente non di meno tanto commendato, forse se non si attribuisce all'ignoranza dei Medici, quando, come già abbiamo detto, si leva via la malignità di questo medicamento, e di tutti gli altri facilmente con la vera preparazione. E di questo testifica il buon Ippocrate Aph. 16. lib. 4. quando anche parla dell'Elleboro bianco, dicendo l’Elleboro è molesto ai corpi sani (e in altro luogo dice, si come ogni medicazione a quelli è pericolosa) ma quando con l'arte, e con l’industria è castigato, e che giustamente si dà a chi fa di bisogno, opera con sanità. Ma diranno questi, al tempo di Ippocrate ovvero, che i corpi erano più robusti, ovvero che l'Elleboro in quei paesi non ha alcuna qualità maligna (imperocché si producono i semplici di diversa qualità, secondo le regioni, e luoghi) né eccitano così spaventosi sintomi, come nelle nostre regioni: nella sentenza Mesue lib. 2.c.20 riferisce queste cose dell'Elleboro. Il bianco dunque perché è molesto ai corpi dei nostri tempi, e specialmente perché è come veleno soffocante si vieta. Aggiunge: ma la virtù del nero è tollerabile fino ai nostri tempi, ancorché sia difficile. Penso che con questa sola sentenza, molti Medici così si atterriscono, che contenti della lezione di alcuni scrittori dannano le cose a loro incognite, e senza alcuna ragione rifiutano quei medicamenti dei quali non hanno alcuna esperienza: la qualcosa è affatto indegna, e inconveniente al medico. Al fine risponderanno, che tanto i Medici greci, quanto gli arabi hanno usato quei medicamenti violenti, perché mancavano quelli più leggeri, cioè della cassia, del rabarbaro, della manna, e altri simili, i quali sono più sicuri, e più utili. Ma ò egregia lode, che costoro apportano da questi medicamenti, nella cura di molti mali. Forse non sanno questi tra Rabarbaristi (di sentenza di Ippocrate) che negli estremi mali, si devono usare estremi rimedi, e che alcuna volta si deve cavare gli escrementi, che stanno mescolati nelle vene col sangue, non dalle sole concavità delle parti, ma dalle remote, anzi da tutto il corpo ? E alcuna volta il cervello stesso, e tutto il capo, e gli istrumenti dei sensi, e nervi, e l'altre viscere si devono purgare da molti affetti ? Che quando questi medicamenti lievi non giovano, i più gagliardi si devono eleggere, come specialmente l'Elleboro nero (ben che ho trovato che oggi di molti valorosi Medici di Germania, e d’Italia usano il bianco felicemente) dal quale si cava l'essenza, come abbiamo insegnato, quella si potrà dare con meravigliosa utilità dei malati, e la lode dai Medici nei mali longhi, e in quelli che hanno sparso le superfluità nell'altra superficie, come lepra, e impetigini: imperocché, grande, e particolare forza sta in questa essenza, per scacciare tutto quello, che è mescolato col sangue, e che lo corrompe: si dà anche a quelli che hanno la quartana, ai malinconici, idropici, e in molti altri affetti, come già abbiamo detto, perché purga gli escrementi di tutto il corpo piacevolmente, e senza alcuna molestia, né alcun vomito. Del Turbit, Hermodattili, Timelea, Camelea, Esula, e tutti gli altri purganti lattiginosi. Cap. VI. Estratto di Turbit. 182 Il Turbit di Mesue (non la radice della Tapsia , del Fucsio183) bianchissimo gommoso, e mediocramente fresco, si riduca in sottilissima polvere, la quale porrai in un matraccio di vetro col collo lungo, e chiuso ermeticamente, gettandogli sopra spirito di vino: il quale soprannuoti alla materia tre, ovvero quattro dita, e così si stiano il tutto nel bagno tiepido per due, ovvero tre giorni finché il mestruo cavi da l'essenza: quello riservato a parte, di poi un'altra volta gettagli sopra nuovo spirito, finché non possa più cavare cosa alcuna dalla materia, sempre ponendo da parte le fecce, e quello, che è puro riserva come insegna l'arte. Il che fatto si circolino ogni cosa, acciocché acquisti il sommo grado di perfezione, e separato al tutto il mestruo, il 180 “male morte (malum mortuum) consistente in croste nere, e secche, più o meno larghe j, che vengono alle cosce, alle gambe, e principalmente alle braccia, senza cagionare alcun dolore, appena producono un leggier prurito. Tali croste, dopo aver durato lungo tempo, infine cadono da sé, e presto ne rinascono delle altre.” [“Opere”,tomo IV, Ambrogio Bertrandi, Torino, 1787] 181 “L' acqua mulsa è mistura d'acqua, e mele bolliti insieme alquanto: acqua sei libre, miele una libra.” [“Lessico farmaceutico-chimico contenente li rimedj più usati d'oggidì”, Giovanni Battista Capello, Venezia, 1754] 182 Tapsia (Thapsia garganica L.) dalla cui radice si estrae una resina usata in medicina come revulsivo e vescicatorio 183 Leonardo Fucsio, medico “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 30/49 medicamento si renderà perfetto, e nella correzione aggiungerai per un'oncia d'essenza uno scrupolo per sorte d'oglio di Gengevo184, e di noce moscata, imperocché in questi, così s’intende la sua operazione, che con certa meravigliosa proprietà, anche senza nausea, e alcuna perturbazione evacuerà una viscosa, e grossa pituita dalle giunture, e profondissime, e remotissime parti, che in altro modo per se stessa leverebbe solamente la sottile. Si dà di questa essenza uno scrupolo con vino rosso, ovvero decotto pettorale, conferisce anche agli idropici, e a tutti gli affetti pituitosi. Estratto di Hermodattili Anche dalle radici degli Ermodattili bianchi, ed eletti d’Egineta (non del Colchico185 Efemero degli Speziali, che è velenoso secondo Dioscoride, lib. 4 cap. 79. Gal.6 de sempl. e Paolo lib. nello stesso modo si cava l'essenza come dell'Elleboro, il quale specialmente tira la pituita grossa, e viscosa delle giunture: perciò molto conferisce ai dolori articolari, tuttavia si deve correggere con l'oglio di Cimino186, e di garofoli, acciocchè con il suo umore flatulento non offenda il ventricolo, e in esso ecciti il vomito. Si dà per se stesso, ovvero con un decotto conveniente al peso di uno scrupolo, e più, e meno secondo le forze del paziente. Nello stesso modo, come l’Elleboro, si preparano le radici delll’Esula, Timelea187, Camelea188, ovvero Mezereon di Serapione, e sugo di Tapsia, i quali parte causano la bile, parte la pituita: non però senza mordacità, essendo che tutti sono acri, e ignei, e molto pericolosi: (imperocché scorticano le viscere, e aprono gli orifici delle vene) e si dà il loro estratto senza pericolo, mescolatogli l'estratto di mirabolani189 per l’idropisia, e per espurgare gli escrementi sierosi, anche negli stessi articoli: la dose è di uno scrupolo con un'oncia d'oglio di mandorle dolci. Dai grani del lathiti ammaccati caverai nello stesso modo l'essenza, alla quale aggiungerai l'oglio di mastici, e di noce moscata per correttivo. Del Cocomero silvestre, dell’Ebulo, sambuco, e scilla. Cap. VII. Estratto delle radici del Cocomero silvestre. Si deve raccogliere la radice del Cocomero silvestre il mese di maggio, di poi ammaccarla, e finalmente da essa spremere il cocomero benissimo, il quale si deve filtrare due o tre volte, finché distilli chiaro, e sia ben depurato: al quale gli getterai sopra spirito di vino sandalato, e benissimo preparato, ponendo il tutto nel bagno per tre, o quattro giorni, e quello che è puro separa per inclinazione, gettandogli sopra di nuovo spirito di vino, finché non deponga più alcuna feccia. Poi si circoli tutto insieme per alquanti giorni a maggiore gradazione: il che fatto, separato il mestruo, si congelli l'essenza a lentissimo fuoco di cenere finché si 184 Zenzero Colchicum autumnalem L., che viene denominato anche come: Efémero, Fiore del freddo, Zafferano bastardo (pianta bulbare velenosa) 186 nome volgare del Cuminum (Cyminum cyminum, L.) , detto anche Comino, 187 Timelea barbosa (Thymelaea hirsuta L.) 188 Cameleja o Calmoleja, “Dafne mezereo” chiamato anche “Fior di stecco” (Daphne mezereum L.). “Il nome di quella pianta trae origine da quello de'Greci, i quali, come si raccoglie da Serapione, lo chiamavano anche mezarion. Mezarion, idest calmoleja, trovasi nell'antica versione di quello scrittore, e si soggiugne che Diascorides dice, ch'ella è arboscello piccolo, il che doveva far intendere ai Lessicisti, che questo era un arbusto. Una confusione è nata nel Ricettario fiorentino, dove si dice che il mezereon degli Arabi, o la timeleja colla cameleja sono oggi amendue conosciute. Veduto si è di sopra che il mezereon e la cameleja erano la stessa cosa, come diffatto il nome di mezereon è stato ritenuto anche da Linneo, e soltanto leggermente cambiato in mezereum, e la timeleja dai moderni punto non si conosce. Così non sussiste quello che dicesi nel Ricettario suddetto che la cameleja abbia le foglie dell'ulivo, benchè quelle pure siano lanceolate. I Francesi danno il nome di laureole a tutte le dafne, ed a questa, ch'essi chiamano laureola gentile, o alle sue bacche , attribuiscono una speciale virtù contro le erpeti, e anche la facoltà purgativa.” [“Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte”, Milano, 1831] 189 “Mirabolano: spezie di susino, che produce il frutto molto soave, della qualità del quale v. Diosc. Lat. myrobalanum, prunus myrobalanus.” [“Vocabolario degli accademici della Crusca”, 4° edizione (1729-1738)] 185 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 31/49 ispessisca, alla quale aggiungi per un'oncia d'essenza uno scrupolo d'oglio di cannella, e mezzo d'essenza di croco. Questo medicamento evacua potentemente gli escrementi sierosi, per la quale ragione solamente conferisce agli idropici, alla itericia e alle ostruzioni, tanto del fegato, quanto della milza, se ne darai mezzo scrupolo, ovvero più, secondo le forze del paziente, con vino bianco, e ciò la mattina a stomaco digiuno. Estratto dell’elaterio. Dal succo cavato dai frutti dei cocomeri silvestri190, in tempo dell'autunno mentre, che per la maturità sono pallidi si fa un preziosissimo medicamento, sarà preparato debitamente, per evacuare gli escrementi sierosi, e biliosi. Questo medicamento viene detto dai Greci Elaterio191, la preparazione del quale insegna Dioscoride al 4. dei semplici, ma molto più efficace si renderà, e si potrà dare senza pericolo, se così si preparerà. Questo succo cavato gentilmente per espressione, si distilli per feltro, di modo che le fecce si separino affatto da esso, di poi si ponga in vaso di vetro col collo lungo, al quale gettagli sopra spirito di vino uguale parte, di poi si digerisca il tutto a bagno Maria tiepido per alquanti giorni, finché le fecce e tutta l'impurità si separi: separato il primo mestruo con fuoco piacevole, gli getterai sopra altro spirito di vino, nel quale sarà stato infuso specie di Diamargariton freddo, e tutto si circoli nel Pellicano per spazio di dieci giorni, a ciò che si aumenti la forza del medicamento, e da esso si levi ogni malignità; alla fine separato l'ultimo mestruo, si coaguli a fuoco lentissimo il che si farà in pochi giorni. Di questo prendine un’oncia, alla quale aggiungi uno scrupolo per sorte d'oglio di noce moscata di cannella, e si faccia mistura, e così otterrai la preparazione dell’Elaterio degli Spagirici, ovvero la sua essenza, che cava meravigliosamente gli escrementi sierosi, anche dalle giunture, e la tira fuori dal cervello, e assai giovevole ai dolori articolari, all’idropisia, al dolore di capo antico, e epilessia, la dose è di mezzo scrupolo. Estratto della Scilla192. Così caverai il succo dalla radice della Scilla, il quale preparerai nello stesso modo, ovvero (che è meglio) ciò farai con malvatico mulso193. Evacua gli umori grossi, e viscosi, che stanno attaccati al torace, incidendo, assottigliando, astergendo, risolvendo, e con cocendo, e leva le ostruzioni del fegato, e della milza, se ne prendono due scrupoli per dose, con decotto pettorale, ovvero con acqua di cannella. Delle lacrime, che purgano, e della coloquintida. Cap. VIII. Estratto della Scamonea194. È cosa chiara a tutti i Medici, la Scamonea essere medicamento violentissimo, e pericolosissimo, ciò per molte cause. Imperocché per il più nuoce al ventricolo con il suo mordace flato, e lo rivolge sottosopra. Di poi attraendo con violenza apre le vene, e con la sua acrimonia scortica gli intestini, e per questa ragione apporta gravissimi dolori. Per la qual cosa Galeno lib. I degli alimenti, la mescolava con i cotogni; ma altri con il Galanga, Zenzero, seme di anice,Dauco, Apio, e mucillaggine di Psilio, acciocchè si renda più mite la cuociono nel pomo acido195, ovvero austero. Ma la preparazione spagirica la rende così utile all'uso, che senza alcun pericolo si può mescolare in molti altri medicamenti, e dare sicuramente per purgare la bile, e pituita. 190 silvestri: selvatici elaterio: Ecballium elaterium L. (detto anche cocomero asinino). I frutti esplodono quando sono maturi e si staccano dal peduncolo che li sorregge; in tal modo spargono i semi per favorire la propagazione della specie. nella polpa è contenuto un succo amarissimo velenoso, da cui il nome volgare dato alla pianta di "sputaveleno". 192 Urginea maritima Bak (Scilla bianca o rossa, Cipolla marina, Giacinto selvatico) 193 “vino malvatico” (da vitigni di malvasia) mescolato con miele 194 Nome comune del Convolvulus scammonia L. 195 “OSSIPOMICUM, Oxypomicum, Oxypomique. (Chim.) Dal greco, oxys, acido, e dal latino pomum, pomo. Acido, tratto dal succo de' pomi. Sinonimo di ossimalico. Brugn.” [“Dizionario etimologico di tutti vocaboli usati nelle scienze”, tomo IV, Bonavilla Aquilino, Marco Aurelio Marchi, Milano, 1831] 191 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 32/49 L’eletta Scamonea si sciolga nell'oglio di mastici, estratto spagiricamente con spirito di vino, il che fatto, si digeriscano per otto giorni in bagno Maria caldo, in un vaso benissimo chiuso; e quello, che sarà chiaro, e trasparente separa per inclinazione, di nuovo gettandogli sopra nuovo mestruo, finché avrai estratto tutta l'essenza in questo mentre separerai tutte le fecce. Quando avrai separato tutto il mestruo, gettagli sopra di nuovo dello spirito di vino corallizzato, che soprannuoti quattro dita, si circolino tutto nel bagno Maria per dieci giorni, ovvero più. Al fine cava il mestruo e per un'oncia d'essenza restata nel fondo del vaso, aggiungivi uno scrupolo per sorte di vera essenza di margarite, e di coralli, e mezzo scrupolo d'essenza di croco, e dramme mezza per sorte d'oglio di anice, e di cannella, e si faccia mistura a fuoco piacevole a debita consistenza. Si mescola questa essenza così preparata con l'essenza d’aloe, e di mirabolani, e si fa un medicamento utile per purgare la bile, e per tirare fuori gli escrementi sierosi dal corpo. Se ne può dare mezzo scrupolo con once due di oglio di mandorle dolci senza alcuna perturbazione, ovvero lesione del cuore, nè del ventricolo, nè del fegato, e tira la bile dagli stessi vasi. Ma acciocchè si preparino l’Euforbio serapino, Opoponaco196, prima si devono dissolvere nell'aceto rosato bianco distillato a bagno Maria vaporoso, e passarli per setaccio; e questo si deve fare tre volte, acciocché si separi ogni terrestreità, e queste lacrime restino più pure, e acciocché si levi da quelle ogni acrimonia, gli si caverà l’aceto, con replicate lavazioni nell'acqua di rose. Perché sono questi medicamenti acri, e di sottile, e ignea sostanza, ma più di tutte le lacrime caldissimo, sottilissimo, e mordacissimo è l’Euforbio, e ardente di gran forza ignea, come testifica Galeno lib. 7 dei sempl. e che tanto violentemente opera che assai si deve schifare il suo uso, se prima non sarà ben preparato. Imperocché Serapione, e Avicenna nei suoi scritti dissero che preso al peso di tre dramme affatto ammazza. Non di meno Aezio197, e Attuario l’hanno usato, non solo per evacuare la pituita, ma per tirare fuori potentemente tutti gli escrementi sierosi: e scrive Dioscoride lib. 3.c.80 lib.7.cap.4 darsi per le sciatiche solamente mescolato con un il miele. Ma Paolo riferisce, che una dramma d’Euforbio cotto col miele, e dato a bere, rimuove la pituita, ma più l'acqua. Ma con la seguente preparazione gli leva ogni mala qualità, di modo che giova assai alla paralisi, dolori artritici, spasimo, idropisia, e evacua senza molestia la pituita, benché sia viscida, e grossa, e attaccata ai nervi, e alle stesse giunture. E si fa in questo modo. Estratto d’Euforbio. Disciolto l'Euforbio nell'aceto, come di sopra, e lavato, gettagli sopra dello spirito di vino, con il quale caverai l'essenza, tutte le fecce, e le impurità gettate da parte, il tutto circolerai con nuovo spirito zuccherino per dieci giorni, di poi separato il mestruo, lo coagulerai a fuoco lentissimo, aggiungendo nel fine due scrupoli d'oglio dei mastici, uno d'oglio d'anice, mezzo di essenza di coralli, e fa mistura. La dose è uno scrupolo con un decotto conveniente per guarire i predetti affetti. Estratto d'Opoponaco, Sarcocolla198, e Serap. Così si preparano i medicamenti dell'Opoponaco, Sarcocolla, e Serapino utilissimi agli stessi affetti, la virtù purgatrice dei quali i Greci tacquero, ma fu trovato dagli Arabi. Purgano questi più piacevolmente, che l'euforbio: da tutti si fa un medicamento misto, che purga la pituita grossa, e viscosa anche dalle parti remote del cervello, dei nervi, delle giunture, e del torace. La descrizione darò di breve (piacendo a Dio) nella nostra pratica spagirica, nella quale spiegherò più chiaramente, e abbondantemente la composizione, e uso di tutti questi medicamenti. 196 Opoponaco: (Opopanax chironium L.) pianta rizomatosa perenne della famiglia delle Ombrellifere Aezio Amideno (Amida 502-575) medico greco, studiò medicina ad Alessandria d’Egitto e fu rappresentativo della medicina bizantina. Introdusse l’uso dell’oppio nella terapia. 198 La sarcocolla, che veniva usata principalmente per saldare le ferite, è una gommoresina ricavata dal latice dell’omonima pianta centro-sudafricana che oggi va sotto il nome di Saltera sarcocolla (L.) Bullock. Sinonimi: Penaea fucata L., Penaea sarcocolla L., Sarcocolla minor DC.. 197 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 33/49 Estratto di Coloquintida. La facoltà della Coloquintida è così gagliarda nel purgare, che alle volte, con il solo contatto, e anche con l'odore ad alcuni solve il corpo abbondantemente, e con gran molestia. Peraltro questo terribilissimo medicamento, si può dare nondimeno sicuramente, con la seguente preparazione. La Coloquintida si polverizzi sottilmente, alla quale gettagli sopra spirito di vino ottimamente preparato, che soprannuoti sei dita, si digeriscano nel bagno Maria chiuso ermeticamente per tre settimane. Imperocché in questo spazio di tempo lascerà tutta l’acrimonia. Il che se più lungo tempo si digerirà, l'estratto sarà dolce, e così si renderà un ottimo medicamento per dover attrarre la pituita, e altri umori grossi, e glutinosi dalle parti più profonde, e ciò senza alcun nocumento, come abbiamo detto. Per lo che si dà con sciroppo rosato semplice, ovvero di mirti, agli vertiginosi, emicranici, epilettici, e apoplettici. E si corregge con oglio di mastici, di noce moscata e di cinnamomo. Delle pietre purganti. Cap. IX. La pietra Armena, e Lazuli infuocate si estinguano sei volte in acqua ardente, di poi si riducano in sottilissima polvere, il che fatto, questa polvere si lavi con acqua di fontana, gettando a terra, e quello, che soprannuota, e questo fa più volte e alla fine lava la polvere restata (asciugata prima) con acqua di Melissa, ovvero di Buglosa199: evapora l'acqua dalla polvere, con lentissimo fuoco, la quale essiccata, si digeriscano con il nostro celeste mestruo, e spirito di vino nel bagno Maria e si circoli per venti giorni alla somma graduazione: separato il mestruo, si coaguli a fuoco lentissimo, aggiungi per correzione essenza di margarite, di coralli, e croco, con oglio d'anice, di cannella, e di garofani. Giovano a tutti gli affetti malinconici, alla mania, vertigine, epilessia, doglia di capo, alla quartana, e al cancro: la dose è uno scrupolo, e mezza con acqua di Melissa, ovvero di Buglosa. Imperocché purga la colera nera, e tutto quello che è grosso, e tenace mescolato col sangue. La pietra Lazuli così preparata si potrà molto più comodamente adoperare nella confezione Alchermes, lodata da tutti i Medici per la palpitazione del cuore, sincopi, tristezza, e per corroborare tutti gli spiriti, e per scacciare qualsivoglia veleno. Delle preparazioni del Rhabarbaro, Aloe, Agarico200, Senna, Mirabolani, Datol201i, e di tutti gli altri medicamenti, che mediocremente purgano. Cap. X. Questi medicamenti veramente vengono numerati tra i purganti da Attuario, e da altri Medici, perché ciascuno tira il proprio umore da tutta la sostanza; imperocché dirò così, purgano tutto il corpo dalle radici, non con tanta molestia come gli altri; i Medici specialmente usano questi per guarire quasi tutti i mali, ovvero, perché quelli possono essere in uso, senza maggiore preparazione, che quella a loro nota; ovvero non hanno ardimento a sperimentare di meglio, non conoscendo le vere preparazioni di altri medicamenti; oltre di ciò anche di questi purganti mediocri si può aumentare la forza purgatrice, con la preparazione spagirica, cavando da quelli quello che è puro, e separando la feccia contraria alla purgazione dei corpi umani. Imperocché da lì ne seguirà incontinente molta utilità, prima, che con il medicamento non si offende il ventricolo, quando nessuna cosa impedisce che non adempisca la sua azione, e che prestissimo disponga il corpo, e da esso 199 Buglossa (lingua di bue): Anchusa officinalis L. è una pianta erbacea della famiglia Borraginacee, le cui radici di color sangue erano usate dai Greci per imbellettarsi di rosso. 200 Agarico bianco (Polyporus Officinalis Fries.) 201 “Palma e dattoli. Della palma si possono utilizzare la corteccia e i frutti. Il frutto, dattoli, ferma le hemorroidie e salda le ulcere. Fatto un impiastro con mele cotogne e cerotto enanthino sono utili ai malori della vescica. I noccioli dei frutti, una volta bruciati e spenti nel vino, e toltane la cenere, giovano alle ciglia, alle pustole degli occhi, alla carne crescente, e cicatrizzano le ulcere. La corteccia e il guscio dei frutti è usata per ispessire e dar corpo agli unguenti. La corteccia ferma le ulcere e si mette pesta negli impiastri; giova ai flussi stomacali delle malattie di fegato. Lavandosi spesso con decotti di corteccia fa i capelli neri. Giova alla vescica, ai reni, alle interiora. Ristagna i flussi del corpo. Unto fresco venti giorni con ragia e cera, sana la rogna. La midolla fresca del tronco viene cotta e mangiata nei cibi.” [“Dei Discorsi di M. Pietro Andrea Mattioli nelli sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo della materia medicinale”, Venezia, 1604] “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 34/49 vicendevolmente sia disposto. Di poi che per ragione di minore quantità di medicamento molto più facilmente, e volentieri gli ammalati lo prendono; i quali certamente alle volte si trovano così difficili, che piuttosto vogliono morire, e pigliare quei bicchieri di bevande grosse, e torbide, le quali anche in molti, avanti che prendano quelle, il ventricolo le abborisce, ovvero al sicuro si rende così debile che poco dopo nauseabondo, quelle revoca non senza gran molestia. Adunque i veri Medici, nel ricercare queste preparazioni di medicamenti, devono usare ogni diligenza, acciò provvedano all'onore della medicina, ovvero almeno per la sanità degli infermi. Estratto di Rhabarbaro. Che nell'essenza del rabarbaro vi sia virtù purgativa, è grande argomento la sottile parte di esso, che si dissipa, e perde con la decozione, di modo che per questa ragione perde la virtù di purgare; la quale si ricava dai Medici, se si fa macerare in qualche liquore che assottiglia, aggiunto il vino bianco, e il cinnamomo, e questa chiamano infusione di rabarbaro, perché in certo modo cavano dallo stesso rabarbaro la forza, ovvero essenza, e gettate le fecce. Nondimeno quel medicamento si renderà molto più utile, e più eccellente nel seguente modo. Polverizza il rabarbaro, e questo chiudi in un vaso di vetro col collo lungo, gettandogli sopra spirito di vino, che soprannuoti quattro dita, e serrato il vaso fa che si digeriscano in bagno Maria per tre, o quattro giorni, finché affatto il mestruo sarà colorito, quello che è colorito separa per inclinazione separatamente, e quello riserverai, di nuovo gettando sopra le fecce nuovo mestruo, finché quello non si tinga più, e la pasta, ovvero feccia del rabarbaro rimanga quasi bianca. Tutte queste cose circolate secondo l'arte, si separi il mestruo per bagno Maria e resterà in fondo l'essenza del rabarbaro, alla quale aggiungerai per una oncia, due scrupoli d'oglio di cinnamomo. Della quale se ne darà uno scrupolo con un cucchiaio di vino bianco, purgherà più potentemente, che mezza oncia in infusione, e ciò con minore molestia. Questo medicamento si può dare ai fanciulli, donne gravide, a vecchi, e a quelli, che dal male sono fatti deboli, purga e scaccia la colera gialla. La feccia ovvero terra, che resta è di facoltà astringente, per la quale ragione si ordina per la lientenria202, disenteria e flussi del corpo. E se qualcuno desidera purgare più potentemente, calcini le fecce nel reverbero203, poi cavi con l'acqua il sale, e quello con replicate feltrazioni si purifichi alla vista di cristallo. Si sovrapponga l'essenza estratta, al suo sale, si digerisca, finalmente si distilli; perché in questo modo si aumenta la forza di tutti i medicamenti. Estratto d’Aloe. Così preparato l'estratto di Aloe, che pur dalla bile e la pituita grossa, ma lentamente, specialmente dal ventricolo, e intestini, e corroborata quelle parti tanto nel nettare, quanto nell'evacuare. Aggiungi all’estratto l'oglio di garofani, e Macis per dover stimolare la sua forza, e l'oglio di mastici per rintuzzare204 la sua acrimonia, e forza corrosiva. Estratto d’Agarico. L’agarico preparato nello stesso modo purga la pituita grossa, massimamente dal ventricolo mesenterico, fegato, milza, e i polmoni, e più debolmente tira dal cervello, e dai nervi, essendo che la sua forza è più debole. 202 lientenria: presenza di sostanze alimentari non digerite nelle feci, che si presentano liquide, biancastre, più o meno untuose; è indice di turbata funzionalità digestiva gastrica e intestinale. 203 fornello di reverbero: “è ordinariamente di figura circolare e presenta come quello già descritto due cavità, colla differenza però che il focolare è molto più profondo e coperto da una specie di cupola. I pezzi che compongono questo fornello sono tre, il primo ed inferiore contiene il cenerario e la base del focolare , il secondo chiamato laboratorio o ciambella vien adattato sopra al primo, e non serve che ad ampliare la cavità del focolare; ed il terzo distinto col nome di cupola o di domo reverbera i raggi calorifici verso il centro del focolare, ove stanno esposti il crogiolo o la storta.” [“Farmacopea generali sulle basi della chimica farmacologica”, vol. I, Gioacchino Taddei, Firenze, 1826] 204 Smussare, ridurre “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 35/49 Se ne danno due scrupoli, anche ai giovanetti, e vecchi, ma perché offende alquanto il ventricolo, si corregge con l'oglio di zenzero, e di spigo. Così dalla Senna, dal polipodio, e dal Mechiocaam, dai mirabolanti, e da tutti gli altri, di questa sorte caverai gli estratti, ovvero le essenze in questo modo. I quali tutti userai, quando, e a chi conferiranno aggiunti i suoi propri correttivi, secondo la necessità del male, e le forze degli ammalati. Queste cose sono quelle, che ho voluto porre in luce dei medicamenti, con la preparazione spagirica, e di breve piacendo a Dio sono per dare in pubblico maggiori cose. Acciocché quell’utilità che ho ricevuto con le mie peregrinazioni, e dei discorsi di dottissimi uomini finalmente le mie fatiche, e vigilie siano godute dagli studiosi della vera medicina. Alcune delle quali ho stimato bene adombrarle, con certi invogli205 di vocaboli dell'arte acciocché queste preziose margarite poste qui, specialmente in grazia dei Medici spagirici, non vorrei porle avanti ai sofisti sprezzatori delle buone discipline, e dei segreti della natura, i quali con ciò sia cosa, che dai negretti figlioli di Cadmo206,207 avessero conseguito solamente qualche cosa di volgare, e plebeo: disprezzano le cose al loro incognite, e non si vergognano sfacciatamente di provocare con acerbità d’ingiuriose parole, e vituperare la stessa arte, della quale certamente mai hanno gustato la superficie. Raccolta dei medicamenti spagirici, che appartengono alla chirurgia. Di Gioseffo Quercetano Armeniaco consigliere, e Medico Regio. Ma perché resta ancora che descriviamo la preparazione spagirica di quei semplici, che appartengono alla cura delle ferite d’archibuggiate, useremo lo stesso metodo, che già di sopra abbiamo usato, acciocché questo nostro trattato sia più chiaro. Questi sono adunque i supuranti, e anodini. L'oglio di ossa. L'oglio di butiro. L'oglio di rafa. L'oglio di visco di pomi composto. L'oglio d'iperico semplice. Tutti gli ogli della assegne. Che astergono. L'oglio di mirra. L'oglio di mastici. L'oglio di trementina. L'oglio di melle. Il visco di Centaurea. Il visco di Provincula. Il visco di Aristologia. Il sale di fecce d’aceto. Il balsamo di Marte. Il croco di Venere. Il mercurio precipitato volgare. Il mercurio precipitato dolce. L'oglio di guaiaco. 205 involucri Cadmo è una figura della mitologia greca, figlio di Agenore re di Tiro e di Tefalassa e fratello di Europa. È considerato il fondatore della città greca di Tebe. 207 Cadmo sposò Armonia che gli diede quattro figlie; successivamente sposò Ermione, figlia di Marte e Venere, da cui ebbe un figlio e quattro figlie 206 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 36/49 Il balsamo di Saturno. Il balsamo di Venere. Il balsamo di tartaro. Che incarnano. Il balsamo d’Ipericon. L'oglio di Incenso. L'oglio di sarcocolla. L'oglio di manna. Il visco di ambe le consolide. Il disco di cinoglossa. Che cicatrizzano. La calce dei gusci d'uova. La calce dei gusci di lumache. Il bolo armeno preparato. L'allume usto preparato. Il croco di Marte. La creta del vetriolo gialla. L'oglio di sal di tartaro. L'oglio di talco. Che repellano, e costringono il sangue. L'oglio di visco di pomi semplice. L'oglio di Marte. Il croco di Marte. Il croco di Venere. Il colcotar semplice. Il colcotar dolcificato. Il bolo armeno preparato. La calce dei gusci d'uova. La calce dei gusci delle lumache. Per le ferite avvelenate. Butiro d'arsenico. Il precipitato dolcificato. Il balsamo di tartaro. L'oglio di Mercurio corporale. L'oglio d'antimonio. L'oglio di zolfo vitriolato. Per le scottature. L'oglio d'uova. L'oglio di lardo. L'oglio di butiro. L'acqua di gamberi. L'acqua di sperma di rane. L'acqua di fiori di papavero rosso. Il visco di radici di Iusquiamo. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 37/49 L'oglio di Saturno, e il suo sale. L'oglio di litargirio. Che tirano. Visco d'aristolochia. Visco delle cortecce di mezzo della Tilia. Il succino preparato. La calamita preparata. Ancora sono alcuni semplici, che ciascuno di loro giova a ciascuna delle parti ferite. Agli ossi corrotti. L'oglio di mirra. L'oglio di garofani. L'oglio di tartaro fetido. L'oglio di vetriolo. L'oglio di zolfo semplice. L'oglio di zolfo vitriolato. L'oglio d'antimonio. Lo zolfo rosso d'antimonio. L'oglio di sale. L'oglio di Mercurio sublimato. Alle ferite dei nervi. L'oglio di cera. L'oglio di ginepro. L'oglio d'euforbio. L'oglio d'uova. L'oglio di trementina. L'oglio di zolfo trementinato. Alla carne putrida, e guasta. Il sale di fuliggine. Il sale di urina. Il sale di tartaro. Il sale di melle. L'oglio di zolfo acido. La flemma di vitriolo acida. La flemma di allume acida. Il balsamo di Marte. Il balsamo di Venere. Il balsamo di Mercurio. Il balsamo di tartaro. Ma perché si deve avere riguardo alle parti più nobili, nella difesa delle quali consiste la vita, anche visto o no alcuni medicamenti che ha adoperati possono quelle assicurare. Il cervello. L'oglio di succinto. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 38/49 L'oglio di salvia. L'oglio di garofani. Lo spirito di vetriolo. Che fortificano il cuore. L’oro della vita. La tintura dell’oro. L'essenza delle margarite. Il fegato. La tintura del balsamo naturale. La tintura dei coralli. L'oglio di Marte. Preparazione spagirica dei medicamenti qui sopra nominati. Oglio di Tartaro fetido. Le fecce del vino, cioè tartaro crudo ridotto in polvere, si ponga in una storta di vetro, ovvero di terra con il suo recipiente, e se gli somministri il fuoco secondo i gradi, in quel modo, che si fa l'acqua forte, produrrà gran copia di spiriti bianchi, i quali si convertiranno, e in acqua, e in oglio grasso, e fetido, si separi quell'oglio con la piria, e si conservi per l'uso. Sal di tartaro. E caverai il sale del tartaro dalle fecce (che chiamano capo morto) restate nella storta, quella dissolverai in acqua calda; e dopo disciolto il tutto filtrerai due o tre volte. Poi coagula lo stesso al fuoco per evaporazione dell'acqua. Così resterà il sale nel fondo del vaso, il quale se di nuovo scioglierai, così lo purgherai, acciocché diventi cristallino. Oglio di tartaro. Questo sale cristallino, se lo porrai in un vetro, è quello collocherà ai in caverna, ovvero in altro luogo umido, fra pochi giorni si scioglierà in oglio limpido, preziosissimo per dettare le macchie della faccia, e le ulcere. Balsamo di tartaro. Pendi tartaro crudo libbre y. Sal di pietra. Sal di fuliggine. Feccia d'aceto ana once vi. Calce viva once vj. Tutte queste cose minutamente ammaccate, si pongano in un vaso non vetriato, e si è chiuda diligentemente. Si calcina per spazio di dodici ore: le cose calcinate si sciolgano in acqua calda, e si distillino per feltro, poi si coagulino, e di poi si calcinino: finalmente si facciano tre calcinazioni, soluzioni, e coagulazioni. Poi si pongano tutte queste cose in un alambicco, e insieme gli getti dell'aceto distillato, che soprannuoti quattro dita. Si distilli l'aceto nel bagno Maria e il liquore uscirà dolce. Poi infondegli nuovo aceto, si distilli, e ciò tante volte farai, finché non si faccia più dolce, ma si faccia acido, e come lo ponesti nell’alambicco, tale lo ricevi. Puoi tutto con fuoco gagliardo distillerai per storta: uscirà un oglio caldissimo, l'utilità del quale appena si può predicare abbastanza. In questo modo, se vorrai, potrai cacciare tutto il sale del tartaro per alambicco, del quale potrai fare un eccellentissimo, e salutifero oglio. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 39/49 Oglio d'aceto. Distillato l'aceto per alambicco, restano le sue fecce nel fondo del vaso: le quali con gagliardissimo fuoco prima seccate, se si cacceranno per storta, ne uscirà un oglio rossissimo, e acutissimo. E se di nuovo scioglierai il capo morto nell'acqua calda, e filtrerai, e coagulerai, resterà nel fondo il sale dell'aceto acutissimo per tutte le ulcere, che mangiano la carne. Sal di fuliggine. La fuliggine ridotta in sottile polvere, si disciolga nell'aceto distillato, nel bagno e separato tutto il mestruo, quello che risiederà in fondo, di nuovo scioglierai, e coagulerai, e ciò tante volte, finché diventi un sale bianchissimo: il quale si scioglierà nell'umido in oglio opportunissimo per guarire qualsivoglia cancrena, e ulcere maligne. Preparazione del Bolo Armeno. Il Bolo Armeno fatto in polvere sottilissima, si disciolga nella flemma acida per bagno Maria e se ne getti dell'altro sopra, e ciò farai tre volte. Poi il bolo si converte in oglio grasso, il quale si essiccherà a fuoco lentissimo, e si riduca in polvere, la quale sarà acrissima per proibire le flussioni del sangue in qualsivoglia parte che uscisse. Oglio d’aromati, delle lacrime, dei legni, e delle gomme. Piglia una libbra di garofani polverizzati, e libbre sei d'acqua comune, ovvero acqua di vita, che è meglio, si infondano in un vaso di vetro a digerire nel bagno Maria ovvero nel letame per quattro giorni, poi messosi l'alambicco rostrato con il suo refrescatorio, si distillino, come è prescritto dall'arte; ma separerai l'oglio dall'acqua con la piria, e si salvi per l’uso. Nello stesso modo caverai l'oglio di salvia, di ginepro, di succino, di trementina, di mirra, d’incenso, di sarcocolla, di mastici, e di euforbio. Ritroverai il metodo, e altra più eccellente via di cavare l'oglio di sopra numerati, nel libro che abbiamo scritto della preparazione spagirica. Oglio di frumento. Il frumento posto in una storta si digerisca con spirito di vino per otto giorni; poi finalmente con fuoco violento si cavi. Quello che è distillato, si torni sopra il capo morto, e di nuovo si digerisca e distilli. Se ciò replicherai tre volte, uscirà un oglio eccellentissimo per le cancrene, e cancri. Balsamo d’Ipericon semplice. Prendi fiori di ipericon tagliati minutamente libbre ij, oglio di trementina libbre j, rossi d’uova nu. xx, acqua vita libbre mezza, mescola tutte queste cose insieme, si putrefacciano nel letame caldo per un mese intero; poi si spremano, e si pongano al sole, per due mesi. Balsamo di visco dei pomi. Il balsamo di vino di pomi, si farà nello stesso modo; ovvero con oglio d'oliva prima depurato nel bagno Maria. Balsamo d’Ipericon composto. Prendi fiori di ipericon libbre j, visco di simfito maggiore once iv, fiori di camomilla, di verberasco ana pu. ij, oglio d'uova, e di trementina ana once vj. Si putrefacciano nel letame insieme in vaso diligentemente chiuso per un mese, dipoi si spremano, e si circolino nel bagno Maria per tre giorni; poi alla fine si cucini con lentissimo calore, a consistenza di balsamo. Balsamo di visco di pomi composito. Prendi foglie di visco di pomi tagliati minutamente libbre ij, ponile in un matraccio di vetro, aggiungendogli pomelle di popolo arbore once vj, oglio d’assogna di tasso, e di butiro, ana once iv, trementina once vj, oglio di lombrichi libbre ij, s. vino bianco generoso libbre ij, si digerisca il tutto ben chiuso nel letame caldissimo per due “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 40/49 mesi, dopo si sprema col torchio, e si circolino, poi a fuoco lentissimo si cuociono alla consumazione dei liquori. Per quietare i dolori, non si può trovare alcun medicamento più eccellente. Come si cavi il visco dalle erbe. Purificherai il succo delle foglie, e delle radici delle erbe, finché diventi chiaro; a quello gettagli sopra altrettanta acqua vita, e si digeriscano nel bagno Maria in un vaso di vetro per quindici giorni, di poi separata l'acqua per distillazione, resterà nel fondo il visco delle erbe. Altro modo. Ovvero le foglie, e le radici delle erbe si sommergano in acqua comune filtrata, ovvero, che è meglio in vino bianco, per otto giorni: dipoi per tre giorni sopra il fuoco bollano lentamente: poi si spremano, e si cuociano a fuoco lento, finché acquistano spessezza di miele, il quale nominiamo visco. Con questo metodo caverai il visco dell'una, e l'altra Consolida, dalla Cinoglossa, dalla centaurea, dalla provincula, dall’Aristologia, dalla radice dello Hiosciamo, e dalle cortecce di mezzo dell'albero, della Tilia, utilissimo alle cose sopraddette. Dai fiori del papavero rosso, ovvero dal loro succo, caverai l’acqua per alambicco buonissima per refrigerare. Sal d’urina. Il sale dell'urina umana ha grande forza di nettare. Così dunque si compone: prima si deve filtrare l'orina, poi coagularla, poi discioglierla con l'aceto distillato, e di nuovo coagularla. Imperò queste cose si hanno da replicare tre, o quattro volte. Oglio di cera. Si liquefa la cera al fuoco, e si cucini con vino alla consumazione di quello, e ciò fintanto, che non mandi più strepitio. Di questa cera così preparata prendine libbre j, allume calcinato libbre s, foglie di salvia m. j, si metta ogni cosa in un alambicco di rame, con il suo recipiente attaccato, e si distillino con fuoco mediocre. Alla prima uscirà un oglio spessetto, il quale di nuovo si deve distillare, come prima, e ciò replicare tre volte: così si fa un oglio di cera, eccellentissimo per tutti gli affetti dei nervi. Allo stesso modo si compone quello della resina, e della pece. Acqua, e oglio di miele. Dal miele posto in un alambicco di vetro caverai prima un'acqua eccellente per bagno Maria poi aggiungerai al capo morto, ovvero fecce restate, dell’arena, ovvero selce calcinate, affinché la materia non rigurgiti, la quale scaccerai per storta di vetro, dandogli il fuoco sotto per gradi: così distillerà un oglio trasparente, gialleggiante insieme con l'oglio grosso, e impuro. Tutto si digerisca per quattro, ovvero cinque giorni: poi di nuovo si distillino per alambicco nell'arena, e uscirà un oglio puro, e rosso, che soprannuoterà all'acqua. Quest'acqua è acidissima, e quasi a guisa d’aceto distillato, e vale per il più contro le cancrene. Ma l'oglio che arde a guisa d'acqua vita, ha meravigliose forze, specialmente se per alquanti giorni si circolerà con spirito di vino. Imperoché dopo separato quello resterà l'oglio dolce, e di gratissimo sapore, che giova assai per le ferite d’archibuggiate, e a quelle ulcere, che mangiano la carne. Sal di miele. Dalle fecce, che saranno rimaste, prima calcinate a fuoco di riverbero, si ricava il sale, con l'acqua propria, ovvero comune, e ciò sciogliendo, filtrando, e coagulando tre volte. Conferisce a tutte le ulcere putride. Questo sale mescolato con il suo proprio oglio bruciaticcio descritto dall'arte, e da lì ne caverai quella maggiore utilità che si possa dire. Altro oglio di miele eccellentissimo. Prendi due libbre di miele non separato dalla sua cera, tartaro polverizzato libbre j, si putrefacciano insieme nel letame, per lo spazio di quindici giorni, e si distillino per storta. Uscirà prima un'acqua bianca, poi gialletta. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 41/49 Questa ritornala sopra il capo morto, e si putrefaccino di nuovo per quindici giorni. Dipoi caccialo per storta di nuovo, e ciò fari tre volte: e poi conseguirai un oglio di miele eccellentissimo. Oglio di butiro, e di lardo. Il butiro prima liquefatto nel vino bianco, si porrà nell’alambicco, e se gli si porrà sotto il fuoco mediocre, distillerà un oglio assai anodino. Da una libbra avrai once x. Così farai l'oglio di lardo, e di tutte le assogne208. Oglio di rossi d’uova. Cento rossi d'uova, prima cotti, mettili in una boccia: mettili sotto il fuoco per i gradi prima uscirà acqua poi l'oglio gialletto, che soprannuoterà all'acqua, infine un oglio spessetto. L'acqua giova a tutte le macchie: ma gli ogli conferiscono per quietare i dolori. Acqua di gambari. I cancri, ovvero gambari bollano con acqua di semprevivo maggiore in doppio vaso diligentemente chiuso, per un giorno intero, poi datogli fuoco si distillino. L'acqua si rigetta tre volte sopra il capo morto poi alla fine si riservi. Conferisce molto alle infiammazioni, alle scottature, e ai cancri. Acqua di sperma di rane. Lo sperma, ovvero seme delle rane, si deve cogliere il mese di marzo. Si distilli per alambicco di vetro. Si cava un’acqua opportunissima per le scottature, e per le infiammazioni. Calce di gusci d'uova, e di lumache. I gusci d'uova, ovvero di lumache, si riverberano per tre giorni, con fuoco gagliardissimo, finché si riducono in calce bianchissima. Se mentre si calcinano si aspergono con aceto, la calce si renderà più leggera, e più atta a esercitare le sue forze. Mercurio precipitato del volgo. Il mercurio prima lavato, e preparato come insegna Geber, si sciolga con doppio peso d'acqua forte comune da partire, dipoi si distilli quattro volte, e si getti sopra le fece altrettante volte: e così si riduce in polvere rossissima, dal quale reverberato al fuoco, si cavano gli spiriti dell'acqua forte, che altrimenti eccitano gran dolori. Meglio farà se si laverà con flemma di allume, e aceto distillato, e acqua d'uova. Imperoché in questo modo gli si leva l’acrimonia. Mercurio precipitato, fisso, e dolcificato. Ma si farà più eccellente, con un preparare prima il mercurio, con replicate sublimazioni, e ritornarlo vivo, e depurato dalla terra secculenta, e superflua umidità, e fissare con l'acqua che già abbiamo descritto nel libro da noi pubblicato, della preparazione spagirica: e se tutti non intendono questa descrizione, per gli oscuri vocaboli dell'arte, non farà alcun danno, in certo modo, fissare esso Mercurio con l'acqua forte comune gettatagli sopra tre volte, ed estratta, e ridurlo in polvere rossissima, e ciò con fuoco violento, acciocché, gli si cavi tutta l'acrimonia, e il veleno del mestruo. Il che molto meglio si farà se si mescolerà con esso quest'acqua, e si separerà con la replicata distillazione. Prendi aceto distillato libbre ij.s. Flemma d’allume libbre j.s. Calce di gusci d'uova vj. Si distilli tutto alla siccità. Di quest'acqua prendine libbre iij, mercurio precipitato come di sopra libbre j il tutto venne mescolato, come ordina l’arte, si distilli per alambicco, ritornando tre volte l’acqua sopra le fecce. Finalmente si scacci alla siccità, e poi resterà in fondo la polvere, la quale prima ammaccata sopra il marmo, 208 assogna, sogna: grasso scartato durante le lavorazioni; condimento tipico della cucina abruzzese “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 42/49 metterai in un alambicco, di nuovo gettandogli sopra della prescritta acqua, la quale tre volte distillerai dalle fecce, come di sopra. Alla fine il mercurio precipitato circolerai con spirito di vino per ventiquattro ore. Distillato lo spirito di vino alla siccità della materia, gettane sopra di nuovo, circola, e distilla, e ciò farai quattro o cinque volte: e allora conseguirai la perfetta preparazione del mercurio: le forze del quale non possano abbastanza predicare, nel debellare i mali, specialmente nel morbo Gallico, o pigliato per bocca, ovvero applicato alle piaghe. Oglio di mercurio corporale. Fa amalgama con once iv di mercurio crudo, e once ij d’ottimo stagno: questo stesso lo stenderai sopra una piastra di ferro, e lo porrai in luogo umido. Tutto si solverà in oglio. Si fa anche con solo mercurio, e una piastra di stagno. Oglio di mercurio sublimato. Il mercurio sublimato tre volte con sale, e vetriolo, come è costume si mescoli diligentissimamente con uguale parte di sale armonico209, e di nuovo si sublimino insieme tre, o quattro volte. Tutto questo sublimato si risolve in oglio, dal quale si deve cavare lo spirito del sale armoniaco, circolando il tutto con l'essenza del vino: e distillandola tante volte finché l'oglio tralascia quell'acrimonia, e fervore, e si separi l'armoniaco. Si riduce in oglio anche per se stesso, ma con lunghezza di tempo, con lentissimo calore dell’Athanor. Balsamo di mercurio. Si sublimi il mercurio tante volte con la sola calce d’uova ben preparata, finché affatto sia estinto. A questa mistura gettagli sopra aceto distillato, e alcolizzato, che soprannuoti quattro dita. Si distilli il liquore dalle fecce quattro, o cinque volte, finché il mercurio diventi polvere rossissima, la quale circolerai con spirito di vino nel pellicano per otto giorni. Separato lo spirito di vino per alambicco, resterà in fondo il balsamo del mercurio 210 preziosissimo, e dolcissimo. Sana tutte le ulcere disperate, e anche le caroncole nella vescica, e giova sommamente alle ferite d’archibugiate. Finalmente intenderai altre preparazioni del mercurio, e il modo di usarlo, dal libro da noi poco fa dato alla luce. 211 Balsamo di marte. Alla limatura di marte lavata più volte con salamoia, getterai sopra dell'aceto fortissimo, che soprannuoti quattro dita, e si ponga sopra le ceneri calde, per lo spazio di otto giorni, ogni giorno muovendo la materia, e separando l’aceto, che sarà colorato, e di nuovo gettandogli sopra nuovo aceto, e ciò tante volte, finché l'aceto non prenda più colore. Il quale evaporato al fuoco, prenderai quella polvere, che resterà nel fondo, e quella sublimerai con uguale porzione di armoniaco. Lo stesso sublimato tante volte soprapponerai alle fecce, e di nuovo sublimerai finché apparirà di colore rubino. Di poi gettalo tutto in acqua bollente, acciocché il sale si solva poi subito nell'acqua fredda, e cadrà in fondo subito il balsamo di marte a guisa di calce d'oro. Ma si separi l'acqua, e di nuovo se ne getti dell'altra, acciocché si faccia dolce il balsamo. Oglio di marte. Dello stesso componerai un oglio rosso, con la circolazione, con spirito di vino alcolizzato, eccellentissimo per tutte le flussioni di sangue interne, e per fortificare le ulcere della nutrizione, se si mescolerà una gocciola con 212 conserva di rose, o di simphito , ovvero si darà con vino. 209 ammonio cloruro piccola escrescenza carnosa 211 limatura di ferro 212 sìnfito: Genere di piante boraginacee, note col nome di consolida, spesso seguito da aggettivi diversi a seconda delle specie; sono piante erbacee perenni, più o meno pelose, con grosse radici carnose, a volte tuberizzate, foglie intere, quelle basali di solito più larghe delle caulinari, corolla con scaglie alla fauce che nascondono gli stami. Utilizzate nel passato come piante vulnerarie (Symphytum officinale) o come foraggio per conigli, maiali o capre (S. asperum, diffuso dalla Russia all’Iran) [“Vocabolario Treccani”] 210 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 43/49 Croco di marte213. La limatura di marte, prima benissimo lavata, calcinerai con fiori di zolfo, ovvero la solverai con acqua forte. Dipoi gettagli sopra dell'aceto fortissimo, e si lascino al caldo per alquanti giorni: poi alla fine si riverberino a fuoco aperto, come comanda l'arte per un giorno intero: sempre raccogliendo i fiori, i quali staranno di sopra, finché tutto sia convertito in polvere rossissima, e leggerissima. Balsamo, croco, oglio, e vetriolo di Venere. 214 In questo modo comporrai il balsamo, l'oglio, e croco di Venere : da quello di quale è ritorto a guisa di 215 216 cialdoni , con flemma acetosa di vetriolo, il tutto artificiosamente circolando, caverai un vetriolo azzurro , e trasparente, le cui forze in altro luogo abbiamo discorso. Sal di Saturno. Dal piombo calcinato si cava il sale dolce, con l'aceto distillato, nel bagno Maria gettandogli sopra il detto aceto tante volte, finché non cavi più: evaporato il mestruo resta nel fondo il sale, il quale con replicate soluzioni, e feltrazioni si fa cristallino. Oglio di Saturno, e balsamo. Dipoi facilmente si risolve in oglio, posto in luogo umido. Alla fine se circolerai questo sale cristallino nel pellicano, con spirito di vino per quindici giorni: dipoi caverai il mestruo per distillazione, e ne getterai sopra di nuovo, e circolerai, e aggiungerai ragionevole peso di sale cristallino di tartaro, comporrai un balsamo più dolce dello zucchero, il quale è più utile contro le ulcere maligne, e in certo modo il maggiore, per gli affetti degli occhi. Solfo d’Antimonio. Si cucini l'antimonio polverizzato per spazio di un'ora, con il capitello preparato dal tartaro calcinato, ovvero dalle 217 ceneri crivellate , e calcina viva, poi lo lascerai raffreddare, gettandogli sopra un tantino di aceto, e apparirà un certo rossore, che soprannuoterà, il quale raccoglierai: dipoi di nuovo bollano per un'ora, ovvero due, e di nuovo si lascino raffreddare, e di nuovo quello che soprannuoterà raccogli, e tante volte replicando, finché non appaia più alcun rossore. Perché è solo d'antimonio, il quale seccato a lentissimo fuoco, salverai per i bisogni. Oglio d'antimonio. L'antimonio mescolato con zucchero, e allume si metta in una storta di vetro, dandogli il fuoco per quattro o cinque ore lentissimo, poi lo rinforzerai. Uscirà un oglio rosso a guisa di sangue. Si fa anche con il mercurio sublimato: ma si deve avere riguardo di non commettere errore nel grado del fuoco. 213 Croco di Marte, da'medici e da'chimici è detto il ferro o l'acciaio calcinato collo zolfo [“Dizionario della lingua italiana”, vol. I, Francesco Cardinali, Napoli, 1852] 214 I Chimici chiamano Croco di Venere quello, che si fa di lamine di Rame con sopra del sale decrepitato in polvere in un crociuolo , poste nell'acqua e raschiate. Questo Zaffrano è assai rosso, e si usa per far empiastri, e per nettare le piaghe e le ulcere. Credesi , che lo spirito di Venere sia un vero alcali capace di disciogliere totalmente le perle, i coralli, gli occhi di gambero più di qualunque altro dissolvente senza lesione della sua forza. Il Rame rotto posto in fusione con 22. o 23. libbre di stagno per cento appellasi metallo, ed è quello, di cui si fervono per far le campane. Qualora il Rame rosso e giallo vengono posti in fusione insieme cento per cento, allora appellasi bronzo, e di quello formansi le figure, le statue, i cannoni, ec. [“NUOVO DIZIONARIO SCIENTIFICO E CURIOSO SACRO-PROFANO”, tomo VIII, Gianfrancesco Pivati, Venezia, 1749] 215 Cialda. Composizione di fior di farina, la cui pasta fatta quasi liquida si strigne in forme di ferro e cuocesi sulla fiamma. Cialdone invece in Italia si nomina una specie di pasta confetta con zucchero o miele, condotta sottile come l'ostie, ed attorta e ridotta a guisa di cartoccio, il che si fa con forme di legno appropriate. [“Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze”, Milano, 1831] 216 solfato di rame 217 passate al setaccio (crivello) “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 44/49 Oglio di zolfo. Lo zolfo preparato, si cuoce con oglio di lino, amministrandogli lentissimo fuoco: e si farà a guisa di sangue condensato. Refrigerata, che sarà la materia, si metta in una storta, e mettendogli sotto il fuoco, distillerà l'oglio di zolfo rossissimo. Si fa anche, se si mescolerà lo zolfo con la semola, e si distillerà. Oglio di zolfo vetriolato. Prendi una parte di zolfo vivo, con il quale mescolerai liquefatto a lento fuoco, altrettanto vetriolo puro, che si 218 faccia un corpo. Questo si cavi per descenzo , che discende l'oglio rosso nel recipiente. Oglio di zolfo terbentinato. Se mescolerai una libra di fiori di zolfo, con due, o tre di oglio di terbentina nel calore secco, si scioglieranno i fiori in oglio rossissimo, poi bene, e artificiosamente separato il mestruo, si circoli il rubino di zolfo, con spirito di vino per otto giorni, e avrai l'oglio di zolfo, che ottegnirà le forze del balsamo naturale. Oglio di zolfo acido. Ma l'oglio di zolfo acido si fa quello acceso, postogli sopra la campana, ovvero vetro assai capace di ritenere i vapori, i quali si convertono in quell'oglio acido. Flemma di vetriolo. Il vetriolo ammaccato, si porrà in una boccia, e mettendogli sotto il fuoco di secondo grado, uscirà un’acqua acida, la quale si dice flemma di vetriolo. Oglio di vetriolo. Prendi quelle fecce, ovvero capo morto, che resta nel fondo del vaso, che si dice colcotar lo mescolerai con polvere di felce, e con violentissimo fuoco uscirà un oglio rossissimo. 219 : questo ammaccato, In altro modo. Si fa anche con il semplice colcotar, cacciato con violentissimo fuoco per spazio di tre giorni, e uscirà un oglio caldissimo, il quale si dolcifica con lo spirito di vino tartarizzato. Colcotar dolce e creta di vetriolo. Se si scioglierà il colcotar nell'acqua calda, e si separerà il rossore per quella sparso, poi si esalerà, resterà il colcotar dolce. Quello che resta, estratta ogni rossezza, ci dice creta del vetriolo. Spirito di vetriolo. E se il vetriolo si distillerà nove volte per alambicco, gettandogli sempre il liquore distillato sopra il capo morto, e alla fine circolando il tutto per spazio di otto giorni, si farà lo spirito di vetriolo utile a molte cose. Flemma d’allume. La flemma dell'allume, si fa come quella del vetriolo. Preparazione dell'allume. Si prepara l’allume, se cinque volte si distillerà, e si rigetterà sopra il suo capo morto, ovvero fecce, delle quali sarà stata cavata, e ultimamente si caccerà fino a tutta la siccità. Oglio di sale. Fai salamoia dal sale, nella quale estingui pietre infuocate, acciocché quella imbevino; e quelle così imbevute, porrai nella storta dandogli fuoco per i gradi; uscirà un oglio di sale caldissimo. 218 distillazione per descenso COLCOTAR. (Chim.) Distinguesi con questo nome il residuo di solfato di ferro calcinato o stillato ad un'altissima temperatura. Allorché il solfato di ferro è puro e che l'operazione è stata spinta più innanzi che si può, il colcotar è puro perossido di ferro. Adoperasi per pulire gli specchi, i metalli ec. [“Dizionario delle scienze naturali”, vol. VII, Firenze, 1836] 219 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 45/49 Butiro d’arsenico fisso. Abbiamo detto nel butiro fisso d'arsenico, essere gran forza nel guarire le ulcere maligne, e avvelenate: però si fa in questo modo. L’arsenico cristallino prima sublimato con il solo colcotar (chi ritiene il suo veleno) mescolalo con ugual peso di sale tartaro, e sal pietra, tutte queste cose poste tra due orcioli si fissino dandogli fuoco per spazio di quattordici ore, prima lentissimo, poi all'ultimo grado. Ritroverai la materia fissa, e bianchissima, e che imiterà il colore delle perle, la quale scioglierai in acqua calda, acciocché da quello possa cavare il sale. La polvere, che resterà in fondo imbevila con oglio di tartaro, ovvero, che è meglio, di talco, e seccala al fuoco, e ciò farai tre volte. Di nuovo disciogli la materia in acqua calda, acciò cavi fuori il sale, e resterà una polvere bianchissima, e fissa la quale si scioglierà in umido, in oglio anodino, grasso a guisa di butiro. Oglio di talco. Dal talco giustamente, e artificiosamente calcinato, si cava l'anima con l'aceto distillato: questa stessa si risolve in oglio prezioso posta all'umido. Preparazione della calamita. Prendi succo d’Aristologia rotonda, e di Sabina ana once iv, di Serpentaria once ij, di spirito di vino libre j, si circolino per spazio di ventiquattr'ore, di poi si distillino. Di quest'acqua prendine libre j, di calamita eletta polverizzata once quattro si circolino insieme, e si distilli l'acqua dalle fecce, e ciò replicherai tre volte. E a questo modo conseguirai la preparazione della calamita. Cordiali. Ma perché come abbiamo detto, è necessario sempre fortificare le parti nobili, e il cuore (principio della vita) sempre si deve difendere: si dovrà usare le seguenti preparazioni. Composizione dell'acqua Theriacale. Prendi theriaca Alexandrina, once ij.s. , mirra eletta once j.s., croco once ij, spirito di vino once vj. Si mescoli tutto, e dandogli il fuoco lentissimo, si distilli per ceneri in vaso di vetro: quello che sarà distillato, si circoli in bagno per otto giorni, e un'altra volta si distilli. Quest'acqua ha gran forza contro la peste, e tutte le cose velenose, e fortifica il cuore con grande possanza. La tintura dell’oro, dei coralli, del balsamo naturale, e dell'essenza delle margarite, abbiamo spiegato le loro forze, e grandi usi nel medicare i mali: manca solamente che parliamo dell'oro della vita, che nel guarire i mali, essere grande, e ultimo rimedio, non sarà cosa ignota a coloro i quali avranno speculato essere di singolare eccellenza, anche nel guarire la lepra. Oro della vita. L'oro della vita si fa in molti modi. Imperoche calcinato con costume spagirico, si rende spugnoso, e leggerissimo, e che non si può più ridurre in corpo, dal quale si cava il seme con l'aceto distillato, e ciò nel bagno Maria. Le forze, del quale così si aumentano con le circolazioni, con lo spirito di vino, che paiono quasi incredibili per sanare innumerabili mali. Altro oro della vita più eccellente. L’oro ridotto in sottili lamine, si calcini tante volte con sale preparato (con filosofica calcificazione) finché si renda impalpabile. Il sale separato dalla sottile polvere, con le soluzioni: poi quello di nuovo calcinato con sale zuccherino bianchissimo: a questa mistura gettagli sopra spirito di vino alcolizzato col proprio sale, come ci insegna i precetti dell'arte, tanto che soprannuoti, quattro dita: fa dipoi, che si accenda, e che arda lo spirito di vino, e questo replicherai spesse volte. Dipoi gettagli sopra nuovo spirito di vino, e tutto si circoli bene, come si vede, per lo spazio di quattro giorni: poi finalmente si separi il mestruo, con competente distillazione, e di nuovo se gli getti sopra nuovo spirito di vino, e tutto si circoli bene, come si deve, per lo spazio di quattro giorni: poi finalmente si separi il mestruo, con competente distillazione, e di nuovo se gli getti sopra nuovo spirito, e tante volte circolando, e distillando, come si è fatto prima, finché tutta la sostanza dell'oro si cavi per l’alambicco. Separato il mestruo, come si deve, resterà nel fondo l’oro della vita; eccellentissimo fra tutti i segreti. IL FINE. “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 46/49 Sommario Dei medicamenti, che si devono preparare spagiricamente, dei minerali e delle gemme. ...............................1 Dell’oro Cap. I ......................................................................................................................................................1 Tintura dell'oro. ................................................................................................................................................1 Dell'argento. Cap. II ..............................................................................................................................................2 Del Ferro. Cap. III. .................................................................................................................................................2 Del Rame. Cap. IIII.................................................................................................................................................3 Del Piombo. Cap. V. ..............................................................................................................................................4 Dell’Argento vivo. Cap. VI. ....................................................................................................................................5 Descrizione del Turbith minerale. ....................................................................................................................8 Acqua fissatoria per il Turbith. .........................................................................................................................9 Dell’Arsenico. Cap. VII. .........................................................................................................................................9 Del Solfo. Cap. VIII. ............................................................................................................................................ 10 Del Vetriolo. Cap. IX. .......................................................................................................................................... 11 Dell’Antimonio. Cap. X. ...................................................................................................................................... 12 Delle vere preparazioni delle Gemme, e pietre preziose. Cap. XI. .................................................................... 13 Tintura dei Coralli. ......................................................................................................................................... 13 Essenza delle margarite. ................................................................................................................................ 14 Dei medicamenti, che si prendono dagli animali, e come si devono preparare spagiricamente. .................... 15 Di tre specie di mummie. Cap. I......................................................................................................................... 15 Preparazione della Mummia secca. .............................................................................................................. 15 Preparazione della Mummia liquida............................................................................................................. 15 Preparazione della Mummia fresca. ............................................................................................................. 16 Tintura della Mummia. .................................................................................................................................. 16 Del Cranio umano. Cap. II. ................................................................................................................................. 16 Essenza del cranio umano. ............................................................................................................................ 16 Delle Vipere. Cap. III. ......................................................................................................................................... 17 Del modo di preparare i corni, e ossi cordiali, mosco, zibetto e castoreo. Cap. IV. .......................................... 17 Della preparazione dei grassi, assogne, e ogli. Cap. VI. ..................................................................................... 18 Così si cavano gli ogli dall’assogne. ............................................................................................................... 18 Delle varie parti d’Animali. Cap. VII. .................................................................................................................. 19 Dei medicamenti, che si cavano dai vegetali, e del modo di prepararli spagiricamente. ................................ 21 Del Vino. Cap. I. ................................................................................................................................................. 21 Preparazione del Tartaro. .............................................................................................................................. 21 Dell’estrazione dei liquori dalle piante, semi, fiori, radici, e altre cose. Cap. II. ............................................... 21 Essenza delle erbe. ........................................................................................................................................ 21 Oglio dei fiori. ................................................................................................................................................ 21 Ogli dei frutti.................................................................................................................................................. 22 Ogli degli Aromatici. ...................................................................................................................................... 22 Ogli da tutte le cortecce, e legni. ................................................................................................................... 22 Vero metodo per preparare gli ogli per i luoghi esterni, che si usano nelle botteghe. ................................ 23 Delle vere preparazioni, e estrazioni degli ogli di tutte le lagrime, liquori e gomme. Cap. III. ......................... 23 Oglio di mastici. ............................................................................................................................................. 24 Oglio di Terbentina. ....................................................................................................................................... 24 Oglio di colofonia, e pece. ............................................................................................................................. 24 Oglio d'edera. ................................................................................................................................................ 24 Oglio di mirra, far cocola, e cancamo. ........................................................................................................... 24 Oglio di Storace, e belzuino. .......................................................................................................................... 24 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 47/49 Oglio d’Euforbio. ............................................................................................................................................ 25 Oglio di Bdelio, e di tutte l'altre gomme. ...................................................................................................... 25 Delle cause, e della ragione della preparazione spagirica dei semplici purganti. Cap. IV. ................................ 25 Dell’Elleboro. Cap. V .......................................................................................................................................... 29 Estratto, ovvero essenza dell’Elleboro .......................................................................................................... 29 Del Turbit, Hermodattili, Timelea, Camelea, Esula, e tutti gli altri purganti lattiginosi. Cap. VI. ...................... 30 Estratto di Turbit............................................................................................................................................ 30 Estratto di Hermodattili ................................................................................................................................. 31 Del Cocomero silvestre, dell’Ebulo, sambuco, e scilla. Cap. VII. ....................................................................... 31 Estratto delle radici del Cocomero silvestre. ................................................................................................. 31 Estratto dell’elaterio. ..................................................................................................................................... 32 Estratto della Scilla. ....................................................................................................................................... 32 Delle lacrime, che purgano, e della coloquintida. Cap. VIII. .............................................................................. 32 Estratto della Scamonea. ............................................................................................................................... 32 Estratto d’Euforbio. ....................................................................................................................................... 33 Estratto d'Opoponaco, Sarcocolla, e Serap. .................................................................................................. 33 Estratto di Coloquintida................................................................................................................................. 34 Delle pietre purganti. Cap. IX............................................................................................................................. 34 Delle preparazioni del Rhabarbaro, Aloe, Agarico, Senna, Mirabolani, Datoli, e di tutti gli altri medicamenti, che mediocremente purgano. Cap. X. ............................................................................................................... 34 Estratto di Rhabarbaro. ................................................................................................................................. 35 Estratto d’Aloe. .............................................................................................................................................. 35 Estratto d’Agarico. ......................................................................................................................................... 35 Raccolta dei medicamenti spagirici, che appartengono alla chirurgia. Di Gioseffo Quercetano Armeniaco consigliere, e Medico Regio. .......................................................................................................................... 36 Ancora sono alcuni semplici, che ciascuno di loro giova a ciascuna delle parti ferite. ................................. 38 Ma perché si deve avere riguardo alle parti più nobili, nella difesa delle quali consiste la vita, anche visto o no alcuni medicamenti che ha adoperati possono quelle assicurare. .......................................................... 38 Preparazione spagirica dei medicamenti qui sopra nominati. .......................................................................... 39 Oglio di Tartaro fetido. .................................................................................................................................. 39 Sal di tartaro. ................................................................................................................................................. 39 Oglio di tartaro. ............................................................................................................................................. 39 Balsamo di tartaro. ........................................................................................................................................ 39 Oglio d'aceto. ................................................................................................................................................. 40 Sal di fuliggine. ............................................................................................................................................... 40 Preparazione del Bolo Armeno...................................................................................................................... 40 Oglio d’aromati, delle lacrime, dei legni, e delle gomme. ............................................................................. 40 Oglio di frumento. ......................................................................................................................................... 40 Balsamo d’Ipericon semplice. ........................................................................................................................ 40 Balsamo di visco dei pomi. ............................................................................................................................ 40 Balsamo d’Ipericon composto. ...................................................................................................................... 40 Balsamo di visco di pomi composito. ............................................................................................................ 40 Come si cavi il visco dalle erbe. ..................................................................................................................... 41 Altro modo..................................................................................................................................................... 41 Sal d’urina. ..................................................................................................................................................... 41 Oglio di cera. .................................................................................................................................................. 41 Acqua, e oglio di miele. ................................................................................................................................. 41 Sal di miele..................................................................................................................................................... 41 Altro oglio di miele eccellentissimo. .............................................................................................................. 41 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 48/49 Oglio di butiro, e di lardo. .............................................................................................................................. 42 Oglio di rossi d’uova. ..................................................................................................................................... 42 Acqua di gambari. .......................................................................................................................................... 42 Acqua di sperma di rane. ............................................................................................................................... 42 Calce di gusci d'uova, e di lumache. .............................................................................................................. 42 Mercurio precipitato del volgo. ..................................................................................................................... 42 Mercurio precipitato, fisso, e dolcificato....................................................................................................... 42 Oglio di mercurio corporale........................................................................................................................... 43 Oglio di mercurio sublimato. ......................................................................................................................... 43 Balsamo di mercurio. ..................................................................................................................................... 43 Balsamo di marte. .......................................................................................................................................... 43 Oglio di marte. ............................................................................................................................................... 43 Croco di marte. .............................................................................................................................................. 44 Balsamo, croco, oglio, e vetriolo di Venere. .................................................................................................. 44 Sal di Saturno. ................................................................................................................................................ 44 Oglio di Saturno, e balsamo........................................................................................................................... 44 Solfo d’Antimonio. ......................................................................................................................................... 44 Oglio d'antimonio. ......................................................................................................................................... 44 Oglio di zolfo. ................................................................................................................................................. 45 Oglio di zolfo vetriolato. ................................................................................................................................ 45 Oglio di zolfo terbentinato. ........................................................................................................................... 45 Oglio di zolfo acido. ....................................................................................................................................... 45 Flemma di vetriolo. ........................................................................................................................................ 45 Oglio di vetriolo. ............................................................................................................................................ 45 In altro modo. ................................................................................................................................................ 45 Colcotar dolce e creta di vetriolo. ................................................................................................................. 45 Spirito di vetriolo. .......................................................................................................................................... 45 Flemma d’allume. .......................................................................................................................................... 45 Preparazione dell'allume. .............................................................................................................................. 45 Oglio di sale. .................................................................................................................................................. 45 Butiro d’arsenico fisso. .................................................................................................................................. 46 Oglio di talco. ................................................................................................................................................. 46 Preparazione della calamita. ......................................................................................................................... 46 Cordiali........................................................................................................................................................... 46 Composizione dell'acqua Theriacale. ............................................................................................................ 46 Oro della vita. ................................................................................................................................................ 46 Altro oro della vita più eccellente. ................................................................................................................ 46 “Trattato della preparazione spagirica” traslato in lingua corrente da Dr. Roberto Finesi 49/49