PROCEDURE E METODOLOGIE PER LA REDAZIONE DI PIANI ENERGETICI E AMBIENTALI COMUNALI Francesco Asdrubali, Giorgio Baldinelli Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Perugia Via G. Duranti, 67 - 06125 Perugia - Tel. 075/5853845, Fax 075/5853697, E-mail [email protected] SOMMARIO Le problematiche relative ai cambiamenti climatici, al risparmio energetico, all’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili necessitano di un approccio a tutti i livelli: dalle politiche globali alle azioni locali, per limitare le emissioni di gas serra e consentire uno sviluppo sostenibile. Prendendo le mosse da alcune esperienze significative nel nostro Paese e dall’elaborazione del Piano del Comune di Perugia, è descritta una metodologia di redazione dei Piani Energetici e Ambientali Comunali, con particolare enfasi agli obiettivi della pianificazione e alle modalità di attuazione. Nella metodologia proposta, gli interventi sono sottoposti ad una analisi tecnica riassunta da una serie di indicatori che ne permettono il confronto; parallelamente, ad ogni soluzione è associata la valutazione della propria potenzialità sul territorio, così da poterne definire il contributo al raggiungimento degli obiettivi energeticoambientali. 1. INTRODUZIONE L’introduzione dei Piani Energetici Comunali nel nostro Paese è piuttosto recente e più precisamente avviene con la Legge 10/91; in particolare l’art. 5, comma 5 della Legge afferma che “I Piani Regolatori Generali (PRG) dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti devono prevedere uno specifico piano a livello comunale relativo all’uso delle fonti rinnovabili di energia”. Tale Piano doveva essere predisposto entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge (quindi entro luglio 1991) e riguardava 136 Comuni del nostro Paese, con una popolazione interessata pari a circa 21.000.000 di abitanti, pari al 36% del totale dei cittadini italiani. A otto anni di distanza un monitoraggio sullo stato di attuazione di questa Legge, effettuato dall’ENEA [1], ha mostrato che solamente 23 città, pari al 17% di quelle interessate, avevano elaborato un Piano Energetico Comunale. Va tuttavia sottolineato che quasi tutte le maggiori città italiane hanno avviato la redazione del PEC; le esperienze condotte in questi anni hanno consentito di individuare procedure e criteri, confluite poi in due guide metodologiche realizzate rispettivamente da ENEA la prima [2] e da CISPEL, ACEA e Ambiente Italia la seconda [3]. Le due guide, pur non avendo alcun carattere cogente, possono intendersi come “prassi consolidata” e pertanto rappresentare uno standard di riferimento nella elaborazione di un Piano Energetico Comunale. Va inoltre sottolineato che, nella prassi, i Piani realizzati hanno interpretato in senso più ampio quanto prescritto dall’art. 5 della legge 10/91 e si sono pertanto occupati non solo di fonti tradizionali ma anche di risparmio energetico e di fonti energetiche alternative; inoltre, per la crescente attenzione nei confronti dell’ambiente, in molti Piani è stato dato un notevole risalto al binomio Energia – Ambiente, per cui è ormai più corretto parlare di Piani Energetici e Ambientali Comunali (PEAC). Nel presente lavoro, dopo una panoramica sulle normative internazionali, comunitarie, nazionali e regionali, sono analizzate le metodologie per la redazione dei Piani Energetici Comunali e Ambientali, con la descrizione di alcuni esempi significativi elaborati recentemente nel nostro Paese; infine, grazie all’esperienza maturata dagli Autori nell’ambito del PEAC del Comune di Perugia, è proposto un metodo per la redazione del Piano, comprendente anche dei criteri per l’individuazione degli interventi di attuazione del Piano stesso. 2. RIFERIMENTI NORMATIVI Negli ultimi anni, numerose conferenze sulle problematiche relative al clima, ambiente e energia si sono susseguite in vari paesi del mondo, al fine di programmare e adottare interventi per la riduzione delle emissioni dei gas climalteranti e al tempo stesso consentire uno sviluppo sostenibile dei paesi partecipanti. Il Protocollo di Montreal, adottato nel 1987 da un gruppo di venticinque paesi, aveva come obiettivo, per i paesi sviluppati, la riduzione della produzione e del consumo di clorofluorocarburi. La prima Conferenza sul Clima si tenne nel 1988 a Toronto e servì a focalizzare l'attenzione sulle conseguenze dei cambiamenti climatici provocati dall'effetto serra; successivamente, nel giugno 1992, si tenne la Conferenza di Rio de Janeiro promossa dall'Organizzazione della Nazioni Unite su "Ambiente e Sviluppo" (UNCED). La conferenza sancì alcuni principi in tema di inquinamento e sviluppo sostenibile e, a conclusione dei lavori, fu redatto un documento noto con il nome di Agenda XXI e sottoscritto da tutti i 183 stati partecipanti, nel quale furono individuate le migliori strategie per conciliare lo sviluppo economico e la tutela dell'ambiente con l’impegno delle autorità locali e, direttamente, dei cittadini. Nel 1994 si tenne ad Aalborg (Danimarca) una conferenza europea sulle città sostenibili, nella quale furono definiti i principi da seguire per l'attuazione dell'Agenda XXI nei vari ambiti (clima, inquinamento degli ecosistemi, mobilità urbana, uso del territorio, ecc.) e i piani locali d'azione per un modello urbano sostenibile. Seguirono poi 3 Conferenze delle Parti; in quella di Kyoto (1997) si definirono gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti fino al 2010, validi per i paesi industrializzati. Infine, nel settembre 2002, si è tenuto a Joannesburg il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile allo scopo di riesaminare i risultati a dieci anni dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED). In seguito alle conferenze sul clima ed agli accordi presi nelle conferenze delle parti, l'Unione Europea ha emanato alcune direttive e risoluzioni con l'obiettivo di ridurre i consumi e le emissioni climalteranti, di promuovere lo sviluppo sostenibile e delle fonti rinnovabili. Tra le più significative si ricordano quelle relative alla limitazione delle emissioni di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica; quella concernente la promozione delle energie rinnovabili nella Comunità (Programma Altener) e quella relativa al programma pluriennale di promozione delle fonti energetiche rinnovabili nella Comunità (Altener II). La normativa italiana in materia di energia prende corpo negli anni 90 con la Legge 09/01/1991 n. 9 e la Legge 09/01/1991 n. 10. Il decreto attuativo fondamentale per l'applicazione della Legge 10/91 è il DPR 26/08/1993 n. 412; successivamente, sono stati emanati altri decreti e circolari per sviluppare e rendere operanti le linee guida fornite dalla Legge 10/91; tra essi si ricordano la Deliberazione 25 febbraio 1994, Approvazione del programma nazionale per il contenimento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2000 ai livelli del 1990 e il Decreto Ministeriale del 2 aprile 1998,Modalità di certificazione delle caratteristiche e delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti ad essi connessi Sebbene la Legge 10/91 trasferisca alle Regioni stesse diverse competenze, solo alcune hanno emanato leggi Regionali in materia di energia, ed in particolare Liguria, Lombardia Puglia, Toscana ed Umbria. 3. CONTENUTI E METODOLOGIE DEI PIANI ENERGETICI La struttura di un Piano Energetico ed Ambientale (PEAC) deve ricostruire la struttura del sistema energetico-ambientale-territoriale (per vettori, per settori, per usi finali, per aree territoriali, …) e fornire un quadro esauriente, per quanto possibile, dell'evoluzione temporale della situazione energetica ed ambientale; deve inoltre prevedere i possibili scenari futuri sulla base dei quali individuare il potenziale d'intervento (sia sul lato domanda che sul lato offerta); deve infine individuare gli strumenti attivabili nei diversi settori d’intervento e definire un Piano d'Azione, individuando i fattori che possono contribuire al successo dell'attuazione del Piano e quelli che rappresentano invece degli ostacoli. Il Piano Energetico Comunale non può prescindere dalle indicazioni formulate nel Piano Energetico Regionale (PER), in quanto le azioni e gli obiettivi devono correlarsi con le linee programmatiche espresse dal PER; inoltre esso dovrà tenere in considerazione i programmi territoriale e di settore, quali i piani di trasporto o di smaltimento dei rifiuti. Gli obiettivi di un Piano Energetico Comunale possono essere così riassunti: • razionalizzazione dei consumi; • diversificazione delle fonti tradizionali e sostituzione delle fonti convenzionali con fonti rinnovabili; • utilizzazione di disponibilità energetiche locali, di servizi energetici locali, di tecnologie energetiche prodotte localmente, di competenze energetiche locali; • limitazione di infrastrutture energetiche, inquinamento ambientale, usi energetici non compatibili con la politica di gestione del territorio; • sostegno alla creazione di servizi energetici locali, di nuova occupazione o conversione di occupazione preesistente, alle politiche energetiche regionali, nazionali e comunitarie, ad altra pianificazione comunale, alla domanda di altri servizi collegati agli usi energetici. Per la configurazione del sistema energetico del territorio è necessario disporre di una metodologia di analisi che consenta di effettuare la redazione del bilancio energetico comunale; il Bilancio Energetico Comunale (BEC) rappresenta un quadro di sintesi del sistema energetico riferito ad un determinato periodo di tempo, solitamente un anno solare, dal quale è possibile dedurre la quantità e la tipologia di energia prodotta, reperita, trasformata e consumata nel territorio comunale. Esso permette non solo di “fotografare” lo stato del sistema energetico (consumi, risorse, flussi, …) in vari istanti, ma anche di fornire indicazioni sulla sua evoluzione storica, sui possibili sviluppi futuri, sulla configurazione territoriale e settoriale e di poter formulare analisi sulla sua efficacia, sulla capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini, di individuare eventuali aspetti di criticità e le potenzialità di risparmio e razionalizzazione. Esso deve quindi individuare i settori di intervento strategici, evidenziando tendenze e previsioni di breve e medio termine; deve inoltre caratterizzare il territorio comunale dal punto di vista dell’intensità dei flussi energetici e valutarne l’efficienza energetica, individuare delle priorità di intervento, quantificando il potenziale di risparmio associato relativo; deve infine valutare il potenziale di impiego di fonti alternative. Le varie metodologie sviluppate (dall’ENEA e da altri Istituti di ricerca nazionali) richiedono le quantificazione dei flussi e il calcolo di opportuni indicatori che possono essere raggruppati in grandi categorie: • indicatori di consumo/domanda finale di energia (es. consumi pro-capite, totali e per fonte); indicatori di carattere settoriale (consumi totali e per fonte, in un determinato settore, divisi per il numero di addetti, il valore aggiunto, le superfici impegnate, …); • indicatori di prestazione delle tecnologie energetiche: esprimono l'efficienza delle tecnologie di trasformazione impiegate: (rendimenti termodinamici delle tecnologie di trasformazione impiegate); • indicatori di efficienza del sistema energetico: esprimono il livello complessivo di efficienza energetica del sistema urbano articolato nei suoi settori (energia consumata per il trasporto: per passeggero, per km, ecc.); • indicatori di prestazione economico–finanziaria: vengono impiegati nella valutazione economica e finanziaria degli interventi ipotizzati. Uno degli obiettivi della pianificazione energetica è quello di promuovere l’impiego di fonti rinnovabili ed assimilate; prima di effettuare le scelte sulle iniziative da intraprendere ed i progetti da sviluppare è necessario stimare le potenzialità che tali risorse offrono nel territorio in esame e valutare la fattibilità tecnica ed economica degli interventi. Dopo un’attenta analisi della situazione reale e degli scenari futuri senza interventi, occorre formulare un Piano d'Azione che ha il compito di individuare quale combinazione di interventi è in grado di soddisfare gli obiettivi del pianificatore– decisore (contenimento delle emissioni, economicità di gestione, miglioramento del servizio, stimolo all'economia e all'occupazione locale, …). La fattibilità e l’attuazione del Piano d’Azione devono essere sottoposte a verifiche in base a considerazioni tecniche, economiche, gestionali, ecc. Ad esempio, nel caso in cui siano previste innovazioni nelle norme, occorre valutare i tempi necessari alle modifiche normative (dai regolamenti comunali in su) che risultano necessarie all’attuazione delle azioni programmate; se sono previste forme di coordinamento fra diversi operatori o con altre attività di pianificazione esistenti, occorre coordinarne gli obiettivi; occorre inoltre verificare la disponibilità delle risorse economiche e dei finanziamenti necessari, l’esistenza di eventuali forme di incentivazione, la presenza di personale e mezzi necessari. Tale verifica non deve essere limitata al solo stato attuale, ma deve valere per tutta la durata temporale dell’azione. Nel Piano d’Azione devono essere inoltre indicate le modalità di gestione della fase attuativa (individuare con precisione tutti gli operatori coinvolti; evidenziare le funzioni aggiuntive di cui devono eventualmente dotarsi; individuare chi e come sarà responsabile del coordinamento delle azioni; individuare gli strumenti necessari per il monitoraggio degli effetti del piano ed il suo aggiornamento). Gli interventi previsti nel Piano d’Azione, infine, devono integrarsi con le altre strategie di sviluppo e pianificazione e possono trovare attuazione anche attraverso strumenti di cui l’Amministrazione Comunale già dispone, quali la Normativa Urbanistica (Norme Tecniche di Attuazione del PRG e Regolamento Edilizio), altri atti amministrativi (Capitolati Speciali di Oneri per le gare di appalto pubbliche per ristrutturazioni edilizie e servizi energetici, Convenzioni o Contratti di Servizio); deve inoltre essere assicurato il coordinamento con gli altri piani di settore: Piano Rifiuti, Piano Urbano del Traffico, Piano Acque, Piano di Risanamento Acustico. 4. ESPERIENZE SIGNIFICATIVE Tra gli esempi maggiormente significativi di redazione di Piani Energetici Comunali, si citano i casi di Padova, Bologna e Parma [4, 5, 6]. L’Amministrazione comunale patavina ha realizzato un documento che si compone di tre parti: un’analisi socio economica ed energetico-ambientale dello stato attuale e dei previsti sviluppi futuri, una serie di schede di progetto di diversi interventi in materia di fonti rinnovabili e uso razionale dell'energia ed infine un atlante tematico. L'indagine copre il quadriennio 1994/97 ed i risultati riportano i consumi disaggregati per macrosettore e per vettore energetico (derivati del petrolio, gas naturale, energia elettrica). Le iniziative relative alle fonti energetiche rinnovabili sono descritte nelle schede del Piano d’Azione e mettono in luce che il loro contributo al bilancio, attuale e futuro, è minimo. Nel piano sono infine individuati i seguenti strumenti d'attuazione: - Agenzia comunale per la gestione dell'energia, con compiti di raccolta delle informazioni (per la redazione dei bilanci energetici), monitoraggio delle azioni e degli effetti previsti nel piano, formazione, informazione, consulenza tecnica ed economico–finanziaria, coordinamento e gestione; - Sistema informativo energetico–ambientale, flessibile ed aggiornabile, contenente dati statistici generali e territoriali, dati sui consumi energetici nel territorio comunale e dei "grandi" consumatori (in particolare soggetti pubblici), dati sugli edifici, sugli impianti, database di elettrodomestici, dati sulle emissioni; - Strumenti tariffari (differenziazione per fasce orarie, prezzi crescenti con i consumi) e finanziari (Project Finance, Third Party Financing), che possono ricondursi a tecniche IRP (Integrated Resource Planning); - Integrazioni al regolamento energetico comunale, strumento già operante e volto a promuovere un uso più efficiente dell'energia ed un minore impatto delle fonti utilizzate. Nel 1991 il Comune di Bologna ha aderito al progetto "Urban CO2 Reduction", originato dalle raccomandazioni internazionali verso una stabilizzazione delle emissioni dei gas serra. Nel 1995 il Consiglio Comunale ha approvato una deliberazione che definiva le "Strategie di riduzione delle emissioni di anidride carbonica". L’Amministrazione, fin da allora, ha cercato di operare concordemente con tutta la società bolognese per contenere e ridurre i consumi energetici tramite la diffusione di tecnologie innovative tese al risparmio energetico e l'impiego, anche sperimentale, di fonti energetiche rinnovabili, secondo le indicazioni europee per uno sviluppo sostenibile. Il lavoro ha portato alla costruzione di 3 diversi scenari di riferimento: • scenario business as usual (BAU): ipotesi di assenza di specifici interventi di riduzione; • scenario Riduzione: costruito sulla base delle strategie individuate, con lo scopo di contenere le emissioni di CO2 al 2005 a un livello inferiore dell'8% rispetto a quelle del 1990; • scenario Potenziale: in questo caso si punta a ridurre le emissioni di CO2 del 20% circa al 2005 rispetto al 1990. Costituisce uno scenario "spinto" poiché prevedeva la presenza di un forte impegno nazionale ed internazionale, e di una forte concertazione locale tra i diversi soggetti amministrativi, tecnici, civili e produttivi presenti nel territorio bolognese. Sulla base dei possibili "scenari" si è cercato poi di individuare quali potessero essere le strategie urbane e le misure tecnologiche per il conseguimento del risparmio energetico e per la riduzione delle emissioni in atmosfera di gas climalteranti. L‘articolazione del PEC della città di Parma si sviluppa tenendo in considerazione per ogni argomento sia l’aspetto energetico che l’aspetto ambientale; dalla prima fase di bilancio si passa poi alla pianificazione presentando una serie di strategie tecnologiche attuabili nella realtà comunale con particolare accento al risparmio ed alla razionalizzazione energetica. Dal punto di vista applicativo, un’intera sezione è dedicata allo sviluppo delle fonti rinnovabili, indicando la diffusione e la maturità tecnologica raggiunta; nella parte finale si evidenziano le potenzialità del risparmio energetico nei vari settori: • risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti negli impianti termici, con gli obblighi di legge ai quali tali impianti si devono attenere; • risparmio energetico nell’illuminazione, con informazioni relative alle caratteristiche dei diversi tipi di lampade e i relativi campi di impiego. • risparmio energetico derivante dall’uso corretto degli • serie di interventi di architettura bioclimatica che possono permettere un apprezzabile risparmio energetico a livello edilizio-urbanistico. 5. LA METODOLOGIA PROPOSTA La metodologia proposta nel presente lavoro è stata elaborata e testata sul campo nell’ambito della redazione del Piano Energetico ed Ambientale del Comune di Perugia. Il Piano, elaborato nel periodo 2001-2003, si compone di tre parti: un Piano Preliminare, un Piano Definitivo e degli Studi di fattibilità. Per ciascuna delle parti sono descritti nel seguito criteri, fasi e contenuti. 5.1 Piano preliminare Il piano preliminare [7] contiene indicazioni sulla attuale situazione energetica ed ambientale comunale, le previsioni di sviluppo ed i possibili scenari futuri, le lineeguida per la individuazione e la realizzazione degli interventi. Il documento si sviluppa secondo le fasi seguenti: 1. Profilo dell’area di studio Sono stati analizzati i seguenti aspetti: - inquadramento geomorfologico, geologico, uso del suolo; - sistema idrico, uso delle risorse idriche; - inquadramento climatologico (temperatura dell’aria, radiazione solare, precipitazioni, venti); - popolazione (urbana/extraurbana, residenti/turisti/studenti/occasionali; per classi di età); - classificazione e caratterizzazione delle attività economiche (numero di imprese e addetti per settori, forme giuridiche, localizzazione); - descrizione del patrimonio edilizio (per tipologia, per epoca di costruzione, per impianti presenti, occupate/libere); - infrastrutture di trasporto (vie di grande comunicazione, viabilità urbana, ferrovie); - situazione ambientale, in tutte le sue componenti (acqua, aria, rumore, campi elettromagnetici, suolo). 2. Consumi e indicatori energetici: stato attuale Si sono esaminati i consumi energetici del territorio del Comune di Perugia, suddivisi per settori e per fonti. I dati relativi ai consumi sono riferiti al periodo 1995-1999; i settori presi in considerazione sono i seguenti: residenziale, agricoltura, industria e artigianato, terziario e trasporti. Le fonti prese in considerazione sono le seguenti: combustibili solidi, derivati del petrolio, metano ed energia elettrica. Gli indicatori energetici sono suddivisi in due categorie: indicatori descrittivi ed esplicativi. Gli indicatori descrittivi forniscono il valore dell'efficienza energetica e possono essere calcolati sulla base di variabili economiche e tecnicoeconomiche. Nel primo caso esprimono la cosiddetta intensità energetica, vale a dire il rapporto tra i consumi di energia ed alcuni parametri di attività economica (prodotto interno lordo, valore aggiunto, consumo delle famiglie) e sono generalmente valutati a prezzi costanti per tener conto dell'inflazione; nel secondo caso si hanno i cosiddetti consumi unitari, calcolati rapportando i consumi energetici a parametri di attività misurati in termini fisici (tonnellate di acciaio, numero di passeggeri, ecc) o riferiti alle unità di consumo (abitazioni, veicoli, ecc.). Gli indicatori esplicativi consentono di attribuire gli effetti a più cause; a titolo di esempio si può citare l'intensità energetica del PIL, che esprime la quantità di energia elettrica impiegata complessivamente per unità di ricchezza. I dati e gli indicatori, a livello regionale, presenti nella metodologia ENEA [2] sono riportati in tabella 1. Tab. 1: elenco degli indicatori. Dati economici, demografici e sociali Popolazione residente Auto equivalenti a gasolio Valore aggiunto al costo dei fattori in agricoltura Valore aggiunto al costo dei fattori nell'industria (£ 1990) (£ 1990) Superficie territoriale PIL (£ 1990) Spesa media mensile, per famiglia, per Valore aggiunto al costo dei fattori nel terziario (£ combustibili ed energia elettrica 1990) Superficie media per abitazione Unità di lavoro in agricoltura Abitazioni occupate Unità di lavoro nell'industria Auto equivalenti a benzina Unità di lavoro nel terziario Dati energetici Consumi finali di energia (tep) Consumi finali di energia nei trasp. (tep) Consumi finali di energia elettrica (tep) Consumi finali di benzina per trasp. su strada (tep) Consumi finali di energia nel residenziale (tep) Consumi finali di gasol. per trasp. su strada (tep) Consumi finali di energia elettrica nel resid. (tep) Consumi finali per fonte (tep) Consumi finali di energia nell'industria (tep) Consumi finali di energia per settore (tep) Consumi finali di energia elettr. nell'industr. (tep) Consumi finali nel settore Resid. per fonte (tep) Consumi finali di energia nel terziario(tep) Consumi finali nel settore Terz. per fonte (tep) Consumi finali di energia elettrica nel terz. (tep) Consumi finali nel settori Industr. per fonte (tep) Consumi finali di energia in agricoltura (tep) Consumi finali nel settore Trasp. per fonte (tep) Intensità energetiche Intensità energetica finale del PIL (tep/£ 1990) Intensità energetica dell'Industria rispetto al Valore Aggiunto (tep/£ 1990) Intensità elettrica del PIL (tep/£ 1990) Intensità elettrica dell'Industria rispetto al Valore Aggiunto (tep/£ 1990) Intensità energetica del residenziale rispetto ai Intensità energetica del terziario rispetto al Valore consumi privati delle famiglie (tep/£ 1990) Aggiunto (tep/£ 1990) Intensità elettrica del residenziale rispetto ai Intensità elettrica del terziario rispetto al Valore consumi privati delle famiglie (tep/£ 1990) Aggiunto (tep/£ 1990) Consumi energetici unitari Consumi energetici finali pro-capite (tep/ab) Consumo unitario di benzina per auto equiv. (tep/veicolo) Consumi elettrici finali pro-capite (tep/ab) Consumo unitario di gasolio per auto equiv. (tep/veicolo) Consumi energetici finali per kmq (tep/kmq) Consumo energetico per addetto nell'industria (tep/addetto) Consumo energetico per abitazione occupata Consumo elettrico per addetto nell'industria (tep/abitazione) (tep/addetto) Consumo elettrico per abitazione occupata Consumo energetico per addetto nel terziario (tep/abitazione) (tep/addetto) 2 Consumo energetico per m di abitazione Consumo elettrico per addetto nel terziario (tep/addetto) occupata (tep/m2) 2 2 Consumo elettrico per m di abitaz. occup. (tep/m ) 3. Consumi e indicatori energetici: scenari futuri Si sono stimati i consumi energetici del territorio del Comune di Perugia, suddivisi per settori di impiego e per fonti, previsti nel breve e medio termine, vale a dire negli anni 2005 e 2010, in assenza di interventi di pianificazione e di regolamentazione del settore energetico. La stima è stata effettuata impiegando un algoritmo di calcolo proposto nella metodologia ENEA per la redazione dei Piani Energetici e Ambientali Comunali. I dati meteorologici sono stati elaborati a partire da una serie storica di 30 anni relativi a: - temperatura dell’aria (massima, minima e media giornaliera); - radiazione solare (eliofania e radiazione solare totale); - vento (direzione e velocità); - precipitazioni (giorni di pioggia e millimetri di pioggia), Le elaborazioni hanno permesso di costruire curve e diagrammi utili per la valutazione del potenziale di alcune risorse rinnovabili, applicare modelli interpretativi utili per la valutazione di risorse rinnovabili, valutare, negli interventi di risparmio energetico, i carichi termici stagionali e annui di edifici, valutare le condizioni di esercizio ambientale di impianti tecnologici e correlare alcuni dati di inquinamento ambientale con i parametri meteorologici. 5.2 Piano definitivo [8] I dati raccolti nel piano preliminare hanno permesso di fotografare il territorio comunale sotto tutti gli aspetti di interesse per analisi energetico-ambientali; sono quindi stati individuati ed esaminati tutti i possibili interventi da realizzare nel Comune di Perugia, al fine di ottimizzare i consumi energetici e minimizzare gli effetti ambientali sul territorio. Sono stati scelti cinque gruppi tematici e, per ciascuno di essi, si è elaborata una serie di schede tecniche per descrivere approfonditamente ogni singolo intervento. A margine della redazione del piano preliminare è stata realizzata un'analisi dettagliata di tutte le tecnologie e dei sistemi disponibili e possibili, per consentire uno sviluppo sostenibile del territorio del Comune. Tale fase si è sviluppata attraverso la redazione di opportune schede tecniche relative ai diversi interventi, suddivisi in quattro diverse tipologie: 1. Sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e assimilate (n° 7 schede); 2. Interventi nel settore dei trasporti (n° 22 schede); 3. Risparmio energetico (n° 14 schede); 4. Aspetti amministrativo-gestionali (n° 6 schede); 5. Interventi di risparmio energetico del Comune di Perugia e delle società di servizi collegate (n° 2 schede). Le schede sono strutturate in modo uniforme per ogni tipologia considerata e contengono una descrizione tecnica del particolare intervento completa delle seguenti voci: - Stato dell’arte: nel quale sono analizzate le attuali tecnologie utilizzate, i diversi macchinari presenti sul mercato e le loro prestazioni e sono individuati anche i possibili settori di impiego. Inoltre sono elencati i costi e l’investimento medio necessari per l’istallazione completa in funzione della tipologia di impianto. Sempre nello stato dell’arte sono elencate le limitazioni e gli incentivi presenti nel quadro normativo nazionale di riferimento specifico per la fonte energetica considerata; - Prospettive di sviluppo: riguardano le previsioni di sviluppo ed i possibili scenari futuri nel breve, medio e lungo termine tenendo conto anche degli obiettivi di sviluppo del mercato nazionale; - Risvolti energetici, ambientali, socio-economici: sono relativi al risparmio energetico ottenibile e ai vantaggi che si possono riscontrare dal punto di vista ambientale e socio economico; - Attuabilità nel territorio comunale: si individuano le possibilità di sviluppo in ambito locale. Si riporta di seguito l’elenco di tutte le schede elaborate. Fonti energetiche rinnovabili: [9] A1) Energia eolica; A2) Energia solare termica; A3) Energia solare fotovoltaica; A4) Energia idroelettrica; A5) Cogenerazione; A6) Energia dalle biomasse; A7) Energia da RSU (Rifiuti solidi urbani). Settore trasporti e ottimizzazione combustibili [10] B1) Interventi infrastrutturali, gestionali e amministrativi: B1.a) Pianificazione del traffico B1.b) Infrastrutture di trasporto (tangenziali, strade a scorrimento, svincoli , rotatorie, piste ciclabili); B1.c) Sistemi per la gestione del traffico urbano: SITU; B1.d) Interventi di limitazione del traffico; B1.e) Incentivi per la trasformazione del parco automobilistico; B1.f) mobility management. B2) Mobilità alternativa: B2.a) Minimetrò; B2.b) FF.SS e F.C.U.; B2.c) Ascensori e scale mobili; B2.d) Trasporto pubblico su gomma. B3) Impiego di combustibili alternativi: B3.a) Biodiesel; B3.b) Bioetanolo; B3.c) Metano; B3.d) Gasolio bianco; B4) Sistemi di trazione alternativi: B4.a) Motori elettrici; B4.b) Motori ibridi; B4.c) Celle a combustibile; B4.d) Motori ad aria compressa. B5) Mobilità condivisa: B5.a) Car sharing; B5.b) Car pooling; B5.c) altri interventi (road pricing, taxi collettivi, orari differenziati della città, ecc.). B6) Telelavoro, teleservizi. Settore risparmio energetico [11] C1) Razionalizzazione dell’uso dei combustibili tradizionali. C2) Interventi sull’involucro: C2.a) Isolamento termico: materiali trasparenti; C2.b) Isolamento termico: materiali opachi. C3) Impiego di tecnologie ad alta efficienza: C3.a) illuminazione; C3.b) caldaie;C3.c) pompe di calore; C3.d) apparecchiature (elettrodomestici, macchine per ufficio). C4) Sistemi di captazione e sfruttamento delle fonti rinnovabili: C4.a) solare termico; C4.b) solare fotovoltaico; C4.c) sistemi passivi. C5) Edilizia bioclimatica: C5.a) Bioarchitettura; C5.b) Tetti verdi. C6) Certificazione energetica degli edifici. C7) Forestazione Urbana. Settore aspetti amministrativo-gestionali [12] D1) Regolamento edilizio; D2) Agenzia Comunale Per l'Energia; D3) Pianificazione urbanistica e territoriale; D4) Agenda 21 locale; D5) Normative in materia di energia e ambiente; D6) Certificazione ambientale di siti produttivi (EMAS) Interventi di risparmio energetico del Comune di Perugia e delle società di servizi collegate [13] E1) Interventi di risparmio energetico del Comune di Perugia E2) Interventi delle società di servizi collegate al Comune di Perugia Le schede descritte forniscono un’ampia panoramica delle potenzialità inerenti ciascuna risorsa o tecnologia, ma la complessità degli aspetti che in ciascuna di esse sono analizzati e il numero elevato di schede rendono complesso il confronto fra l’una e l’altra soluzione. Allo scopo di riassumere le caratteristiche di ogni intervento, è stata realizzata una matrice riepilogativa in cui a ciascuno di essi è stata associata una serie di indicatori numerici in relazione ad ogni aspetto analizzato. Ogni scheda è stata quindi riassunta attraverso un vettore numerico, espressione matematica delle diverse voci in cui le schede stesse sono state suddivise, ovvero stato dell’arte, prospettive di sviluppo, risvolti energetici, ambientali e socio-economici, attuabilità nel territorio comunale. I valori scelti per gli indicatori sono compresi fra 1 (situazione peggiore) e 5 (massimo risultato), con sfumature intermedie in corrispondenza degli altri numeri interi (2, 3 e 4). Per ciascun aspetto è stato pertanto assegnato un punteggio; si è infine assegnato un voto finale, risultato della somma mediata dei diversi indicatori e tale parametro è stato preso come termine di paragone fra le diverse soluzioni. Si riporta di seguito una breve descrizione degli indicatori utilizzati nella matrice; mentre in tabella 2 è riportata la suddivisione in classi ed il valore assegnato a ciascuna di esse. INDICATORE A (peso 25%): RISVOLTI ENERGETICI ED AMBIENTALI – BENEFICI Il termine di paragone per confrontare la validità di diversi interventi in tema di benefici ambientali è, in ossequio al Protocollo di Kyoto, la massa di CO2 unitaria risparmiata.Per le soluzioni dei gruppi A e C, la CO2 è stata normalizzata in rapporto all’energia prodotta. Il risparmio è calcolato attraverso il confronto con le emissioni medie del parco centrali termoelettriche italiano (700 g/kWh nel caso di energia elettrica) o con valori medi di emissione per caldaie tipo nel caso di energia termica (237 g/kWh). Per il Gruppo B, le emissioni sono state calcolate in rapporto al km•passeggero. Le valutazioni sono riferite alle emissioni di un veicolo medio italiano, comprensivo sia del trasporto privato che del trasporto pubblico (80 g CO2/ km•passeggero). INDICATORE B (peso 25%): RISVOLTI ENERGETICI ED AMBIENTALI – IMPATTO Ogni intervento, seppur mirato al contenimento dei consumi o delle emissioni in atmosfera, è foriero di un impatto sull’ambiente che può essere di tipo paesaggistico, sull’aria, sull’acqua, sul rumore e vibrazioni, sulle radiazioni non ionizzanti, sulla flora e fauna e sul suolo. L’impatto su ciascuna di queste componenti può essere limitato, cioè rientrare entro i limiti di legge, oppure critico, quando gli effetti sull’ambiente sono rilevanti e non classificabili secondo parametri legislativi. INDICATORE C (peso 15%): COSTI – INVESTIMENTO INIZIALE Il primo dei due indicatori economici fa riferimento all’esborso iniziale che è necessario sostenere per dar vita ad una particolare azione, congiuntamente alla durata della vita utile dell’investimento. Per i Gruppi A e C il costo è normalizzato rispetto al kWh anno prodotto, mentre per il gruppo B il rapporto è calcolato rispetto al km•passeggero•anno. INDICATORE D (peso 15%): COSTI – TEMPO DI RITORNO Il secondo indicatore economico completa gli aspetti finanziari degli interventi, enfatizzando il grado di convenienza delle singole attività. Se il tempo di ritorno dell’investimento è superore a 25 anni o non è calcolabile perché l’attività è in perdita, l’indicatore assume valore minimo (1): INDICATORE E (peso 10%): PROSPETTIVE DI SVILUPPO – TECNOLOGIA Le soluzioni proposte possono derivare da tecnologie ormai mature o da settori di ricerca tuttora in forte evoluzione; si premiano gli interventi con maggiore potenzialità tecnica, parallelamente al tasso di espansione delle relative applicazioni concrete. INDICATORE F (peso 5%): PROSPETTIVE DI SVILUPPO – INCENTIVI E FINANZIAMENTI Lo sviluppo di una tecnologia è legato anche all’esistenza di incentivi e finanziamenti che ne facilitano la diffusione; gli aiuti coprono quote più o meno rilevanti dell’investimento iniziale e possono essere applicati alla potenzialità complessiva dell’intervento o limitarsi in funzione delle risorse disponibili. L’indicatore tiene conto dei due aspetti in maniera congiunta. INDICATORE G (peso 4%): OCCUPAZIONE Con tale indicatore si pone l’accento sui possibili risvolti occupazionali che ciascun intervento porta in dote. Il parametro gratifica le attività che creano posti di lavoro nel territorio comunale rispetto ad occupazione indotta al di fuori dell’ambito locale: INDICATORE H (peso 1%): MONITORABILITÀ L’efficienza delle azioni volte al miglioramento delle condizioni energeticoambientali deve poter essere valutata nel modo più preciso e puntuale possibile. Il grado di facilità con cui è possibile eseguire i monitoraggi sugli effetti degli interventi costituisce l’oggetto di questo indicatore. Tab. 2: indicatori dei diversi aspetti degli interventi e definizione delle classi. INDICATORE A Risvolti energetici ed ambientali – benefici (gruppi A e C) A Risvolti energetici ed ambientali – benefici (gruppo B) Definizione 5 = CO2 risparmiata > 500 g/kWh 4 = CO2 risparmiata compresa fra 300 e 500 g/kWh 3 = CO2 risparmiata compresa fra 100 e 300 g/kWh 2 = CO2 risparmiata compresa fra 0 e 100 g/kWh 1 = peggioramento in termini di emissioni di CO2. 5 = CO2 risparmiata > 50 g/km passeggero 4 = CO2 risparmiata compresa fra 30 e 50 g/km passeggero 3 = CO2 risparmiata compresa fra 10 e 30 g/km passeggero 2 = CO2 risparmiata compresa fra 0 e 10 g/km passeggero 1 = peggioramento in termini di emissioni di CO2. (segue tab. 2) E Prospettive di sviluppo: tecnologia 5 = nessun impatto rilevante 4 = impatto contenuto e limitato ad un componente 3 = impatto contenuto ed esteso a più di un componente 2 = impatto critico limitato ad un componente 1 = impatto critico esteso a due o più componenti 5 = Invest. iniziale trascurab. e lunga vita utile dell'interv. 4 = Invest. iniziale limitato e lunga vita utile dell'interv. 3 = Invest. iniziale limitato e breve vita utile dell'interv. 2 = Invest. iniziale elevato e lunga vita utile dell'interv. 1 = Invest. iniziale elevato e breve vita utile dell'interv. 5 = tempo di ritorno investim. limitato 4 = tempo di ritorno investim. medio 3 = tempo di ritorno investim. elevato 2 = tempo di ritorno investim. sui limiti massimi previsti dalle operaz. finanz. 1 = tempo di ritorno investim. superiore a valori finanziariam. ragionevoli. 5 = rapida evol. tecnica e forte espansione di applicaz. reali 4 = tecnologia matura e forte espansione di applicaz. reali 3 = rapida evol. tecnica, con limitate applicaz. reali 2 = tecnologia matura, con limitate applicaz. reali 1 = tecnologia obsoleta. F Prospettive di sviluppo: Incentivi e finanziamenti 5 = contributi a copertura rilevante dell'investim. ed applic. praticam. illimit. 4 = contributi a copertura limitata dell'investim. ed applicaz. praticam. illimit. 3 = contributi a copertura rilevante dell'investim. ed applicaz. limit. 2 = contributi a copertura limitata dell'investim. ed applicaz. limit. 1 = assenza di incentivi e finanziamenti. B Risvolti energetici ed ambientali – impatto C Costi: investimento iniziale D Costi: tempo di ritorno G Occupazione H Monitoraggio 5 = elevata occupaz. indotta sia in generale che in ambito territoriale locale 4 = modesta occupaz. generale ed elevata in ambito territoriale locale 3 = elevata occupaz. generale e modesta in ambito territoriale locale 2 = modesta occupaz. indotta sia in generale che in ambito territoriale locale 1 = nessuna ricaduta occupazionale. 5 = monitoraggio disponibile in tempo reale 4 = monitoraggio abbinabile ad altre attività (manutenzione, riparazione, ecc.) 3 = monitoraggio abbinabile ad altre attività e integraz. con attività dedicate 2 = monitoraggio eseguibile solo attraverso attività dedicate 1 = monitoraggio ineseguibile 5.3 Valutazione dei benefici energetici ed ambientali Per ciascuna delle risorse o degli interventi descritti mediante le schede, si sono valutati i benefici in termini energetici ed ambientali conseguibili nel territorio comunale a seguito della realizzazione dell’intervento stesso, nello scenario temporale prefissato (2010). In particolare, si è valutata la potenzialità di abbattimento delle emissioni di CO2-eq di ogni singolo intervento e si sono così evidenziati gli interventi in grado di assicurare i contributi maggiori in termini di riduzione delle emissioni di gas climalteranti. 5.4 Scenari futuri Gli interventi sul territorio devono essere dimensionati in base all’obiettivo che si vuole raggiungere in termini energetico-ambientali. Ad esempio, gli scenari ipotizzati per il Piano Energetico ed Ambientale del Comune di Perugia sono i seguenti: • SCENARIO 0: situazione prevista al 2010 in assenza di interventi atti a ridurre le emissioni; • SCENARIO 1: interventi di riduzione delle emissioni che, garantendo lo stesso tasso di crescita economica del decennio 1990-2000, riduce ad un terzo l’incremento di emissioni di CO2 che si avrebbe al 2010 in assenza di interventi: tale scenario è stato denominato “sviluppo sostenibile”; • SCENARIO 2: interventi di riduzione delle emissioni che, garantendo lo stesso tasso di crescita economica del decennio 1990-2000, stabilizza le emissioni di CO2 ai livelli dell’anno 2000; • SCENARIO 3: riduzione delle emissioni pari a quanto richiesto per l’ottenimento dell’obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto [14]. Gli obiettivi previsti dai vari scenari possono essere raggiunti mettendo in campo un numero diverso di interventi, a ciascuno dei quali è associato un beneficio in termini ambientali. L’amministrazione Comunale ha a questo punto numerosi elementi per operare le scelte delle politiche energetiche: il punteggio conseguito nell’analisi condotto attraverso gli indicatori di cui al par. 5.2, la valutazione dei benefici energetici ed ambientali di cui al par. 5.3, il raggiungimento dei diversi scenari di cui al par. 5.4. Scelto lo scenario di riferimento che si intende garantire, sono individuate le relative azioni e gli interventi da approfondire attraverso appositi studi di fattibilità. 5.5 Studi di fattibilità Gli studi di fattibilità, che rappresentano l’ultima fase del Piano definitivo, hanno il carattere di progetti–pilota per i diversi settori ritenuti significativi e strategici al fine di promuovere l’uso delle energie rinnovabili e alternative ed il risparmio energetico nel territorio comunale. Il Piano energetico ed ambientale del comune di Perugia è giunto, alla data della presente memoria, a questa fase; gli studi che sono in corso di valutazione sono i seguenti: • Energia eolica: valutazione del potenziale eolico di un sito all’interno del territorio comunale, con il codice di calcolo WaSP, sulla base di misure anemometriche effettuate in situ e/o dati della stazione di Perugia S. Egidio. • Energia solare: - a) Elaborazione di una carta tematica con i siti idonei per applicazioni solari nel territorio comunale (la carta ha una valenza sia per il solare termico che fotovoltaico). - b) Studio di fattibilità per applicazioni solari termiche un edificio-tipo del territorio comunale, con il codice di calcolo Polysun, al variare di esposizione, tipologia, superficie ed inclinazione panelli, schema di impianto e relativo impiego dell’energia termica. • Biomasse/RSU: studio di fattibilità per un impianto di termovalorizzazione RSU nel territorio comunale. • Energia idroelettrica: studio di fattibilità sulla possibilità di sfruttare la risorsa idroelettrica nel territorio comunale. • Trasporti: studio di settore sulla possibilità di introduzione nel territorio comunale di biodiesel ed altri combustibili alternativi. • • • Risparmio energetico edifici: proposta per l’inserimento nel regolamento edilizio di concetti di edilizia bioclimatica, risparmio e certificazione energetica. Risparmio energetico settore produttivo: studio di settore sulla possibilità di introdurre la certificazione EMAS nel territorio comunale; individuazione delle azioni e dei relativi benefici energetici ed ambientali. Cogenerazione: Studio di fattibilità sulla possibilità di realizzare un impianto di cogenerazione significativo nel territorio comunale. 6. ATTUAZIONE DEL PIANO Numerosi sono gli strumenti (amministrativi, finanziari, normativi, ecc.) che possono garantire una corretta e tempestiva attuazione delle politiche energetiche previste dal Piano. In molte esperienze internazionali e nazionali in materia di gestione energetica il ruolo di coordinamento delle diverse iniziative di attuazione del piano energetico viene affidato ad una organizzazione specifica, che può assumere la configurazione di una Agenzia locale. La struttura di questa organizzazione non è necessariamente una società operativa, ma un centro di promozione, programmazione, coordinamento e controllo di tutte le molteplici azioni che caratterizzano le problematiche energetiche su scala locale. E’ in sostanza un referente tecnico ed organizzativo, che garantisce continuità e unità di azione in continua relazione con i soggetti (privati o pubblici) che si occupano di attuare i singoli progetti previsti nel piano energetico comunale. Il progetto dell’Agenzia costituisce lo strumento che permette di valutare l’impatto delle iniziative di razionalizzazione energetica sullo sviluppo socio-economico e sull’ambiente, mettendo in evidenza il miglioramento delle condizioni di vita e di salute derivanti dalla minimizzazione delle emissioni inquinanti che dipendono dall’uso energetico. Le azioni di gestione dell’Agenzia servono a rendere operativi alcuni strumenti mirati ad incentivare la creazione di nuove professionalità e attività imprenditoriali a scala locale, permettendo il superamento di fattori di esclusione che attualmente rendono meno favorito il settore della razionalizzazione energetica e l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Gli strumenti di carattere tariffario e finanziario che possono trovare attuazione a livello locale possono ricondursi a tutte quelle tecniche che prendono il nome di “pianificazione del costo minimo” o IRP (Integrated Resouce Planning). Si tratta cioè di attivare tutte quelle risorse dal lato della domanda di energia che permettano di aumentare la domanda di servizi energetici che, pur giustificandosi dal punto di vista economico, per una serie di barriere di mercato, non vengono attivate spontaneamente dal mercato. Si propone quindi l’attivazione di una serie di azioni di supporto orientato per sostenere l’attivazione degli interventi che fanno parte del presente studio, che possono essere riassunte nei seguenti tipi: - consulenza: fornitura di attività informative presso i clienti senza onere o a costo modesto, in modo tale da individuare i potenziali di risparmio energetico; - offrire una riduzione delle tariffe per la fornitura del gas (o calore) a quegli utenti che effettuano un investimento in termini di risparmio di energia; nel caso di investimenti più consistenti per soluzioni tecniche particolari (ad esempio gli impianti di assorbimento degli alberghi), può essere previsto uno sconto basato sui previsti risparmi annui; - programmi ad installazione diretta o cessione gratuita, dove ad esempio il comune offre gratis o a prezzi più bassi attrezzature energetiche, come ad esempio la proposta di campagna per l’uso delle lampadine a più elevata efficienza; - utilizzo di tecniche di finanziamento, quali il finanziamento tramite terzi o il fondo di garanzia; il finanziamento tramite terzi consentirebbe all’Azienda di recuperare le sue spese direttamente dal singolo utente tramite contratti bilaterali, mentre le spese per altri tipi di interventi potrebbero essere compensate attraverso oneri su tutti gli utenti, aumentando la tariffa marginale; - project finance: in questi schemi il consumatore di energia rende pubblica la necessità di risparmiare energia e richiede offerte in tal senso; i soggetti che hanno la possibilità tecnica di realizzare i relativi progetti in tal senso (esistono nel mercato società già disponibili) offriranno tali progetti al consumatore ottenendo un certo compenso per ogni unità di energia risparmiata. La struttura tecnica comunale interessata alla preparazione e all’applicazione del PEC deve essere adeguatamente formata ed aggiornata per essere in grado di: - comprendere la fenomenologia degli scambi ed accumuli energetici e le relative tecnologie; - raccogliere ed elaborare le informazioni relative al sistema energetico territoriale; - relazionare il sistema energetico alla configurazione del territorio in tutti i suoi aspetti (climatica, infrastrutturale, produttiva, …); - valutare, in termini qualitativi e quantitativi, domanda ed offerta di energia, sia attuale che tendenziale; - contribuire a tutte le fasi della pianificazione (raccolta delle informazioni, individuazione degli obiettivi, selezione delle azioni, analisi di fattibilità e convenienza degli interventi, controllo e gestione). A tal fine possono essere organizzati dei corsi per funzionari e tecnici coinvolti nella pianificazione, da affidare a strutture qualificate nella Didattica specialistica (es. Dipartimenti universitari di Energetica, Centri Enea). Il successo degli obiettivi del PEC dipende in larga parte dal consenso dei cittadini, ai quali è pertanto necessario fornire un’adeguata informazione. Le finalità e le modalità operative del PEC vanno quindi adeguatamente diffuse, utilizzando sia le forme usuali di comunicazione (stampa, televisione locale, cartellonistica, opuscoli informativi, campagne di sensibilizzazione nelle scuole) che centri di consulenza energetica gestiti da Enti pubblici. I messaggi destinati a far maggior presa sul pubblico sono quelli relativi alla riduzione dell’impatto ambientale e alla diminuzione della bolletta energetica. L'azione di controllo del rispetto della normativa vigente nel settore energetico ed ambientale costituisce uno strumento importante ai fini del raggiungimento degli obiettivi connessi al PEC. Occorre dunque che l'azione di controllo da parte del Comune venga attuata direttamente in modo sistematico, e non delegata soltanto alle sporadiche ispezioni dei corpi di polizia preposti (Guardia di Finanza, Nucleo antisofisticazioni, ecc.). La verifica del conseguimento degli obiettivi del PEC può infine essere effettuata periodicamente attraverso: - il rilievo dei consumi nei vari settori ed il loro confronto con quelli fissati dal Bilancio Energetico comunale; - la verifica della realizzazione degli interventi previsti dal PEC; - il riscontro del coinvolgimento dei privati e degli operatori pubblici a campagne di promozione del PEC. 7. CONCLUSIONI Lo studio di esperienze sulla pianificazione energetica di alcuni Comuni italiani e delle direttive di Istituti di ricerca nazionali hanno costituito la base per la realizzazione di una metodologia originale per la redazione di Piani Energetici e Ambientali Comunali, sperimentata per la realtà del Comune di Perugia. Il Piano energetico e Ambientale del territorio del Comune di Perugia si articola nelle fasi principali di Piano Preliminare, Piano Definitivo e Studi di fattibilità; in particolare nel piani preliminare si è effettuato il profilo dell’area di studio, si sono analizzati i consumi energetici e stimate le relative emissioni di gas climalterante, sia nello scenario attuale che in tre scenari futuri. Successivamente, nel Piano Definitivo, si è stimato il potenziale energetico da fonti rinnovabili ed assimilate nel territorio comunale, si sono approfonditi ed analizzati i possibili interventi e le relative tecnologie e se ne è verificata sia la proponibilità attraverso un metodo matriciale che la potenzialità per il territorio del Comune di Perugia; il confronto contemporaneo di tali risultati ha consentito di elaborare una graduatoria degli interventi più idonei. Tale analisi fornisce all’Amministrazione Comunale tutti gli elementi necessari per operare nel breve e medio termine le scelte in materia di pianificazione energetica. In particolare, una volta scelto lo scenario di riferimento al quale il Comune intende rapportarsi, è possibile definire quali interventi e in che misura ciascuno di essi debba essere attuato al fine di perseguire l’obiettivo preposto. Bibliografia [1] E. D’Angelo, G. Perrella, (2000) “Stato dell’arte della pianificazione energetica regionale e comunale al 2000 in Italia”, Energy Manager, n. 2/00 [2] ENEA, Dipartimento Energia, Unità Piani Energetici Territoriali; (1997) “Guida per la pianificazione energetica comunale”. [3] ACEA, CISPEL, (1997) “Il Piano Energetico Ambientale Comunale. Linee metodologiche in applicazione della legge 10/91 art. 5 comma 5”, a cura dell’istituto di Ricerche Ambiente Italia. Edizioni Ambiente srl; Milano. [4] Comune di Bologna; (1991) Progetto Urban CO2 reduction. [5] Comune di Padova, Assessorato Ambiente, “Progetto Agenda 21 Locale”. [6] Comune di Parma, Assessorato Ambiente, Mobilità, Trasporti e Viabilità “Piano energetico comunale”. [7] Piano Energetico e Ambientale del Comune di Perugia, (2001) Piano Preliminare. [8] Piano Energetico e Ambientale del Comune di Perugia, (2003) Piano Defintivo. [9] ENEA, Ministeri dell’Industria, delle Politiche Agricole, dei Lavori Pubblici, delle Finanze, dell’Università e Ricerca Scientifica; (1999) “Libro bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili”. [10] Commissione Europea; (2001) “Libro bianco — La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte”. [11] Ministero dell’Ambiente, ENEA (2000); Nuovo Piano Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. [12] Ambiente Italia, “Programma di azioni a supporto dell’iniziativa delle amministrazioni locali in attuazione della convenzione quadro sui cambiamenti climatici”. [13] Comune di Perugia, 2002 “Bilancio energetico comunale dell’anno 2001”. [14] Terza Conferenza delle Parti (1997); Kyoto. ABSTRACT A methodology for Energetic-Environmental Plan of the municipalities is proposed; starting from World Conferences on climate, energy and environment (Toronto, Aalborg, Kyoto…) a resume of main normative references has been conducted, moving from EEC directives, to Italian laws and decrees. The contents and the way of operating for the drafting of the Plans are described, emphasizing the objectives and the necessity of defining a series of indicators together with the indication of possible solutions to actuate the Plan. A brief description of some experiences is reported, referring to the Italian municipalities of Bologna, Parma and Padova; then, the Author’s experience on drafting the Perugia municipality Energetic-Environmental Plan is showed. The method provides for two phases: a preliminary one and a definitive one: in the first step, indicators on actual energetic situations are reported, with the development estimate , the possible future scenarios and the guide-lines to point out and realize the possible interventions; the final document analyses all the feasible interventions on the municipality to optimize the energetic consumptions and to minimize the environmental impact on the territory. Five thematic groups were chosen: development of renewable energetic sources, interventions on transport systems, energy saving, administrative and management aspects, interventions of the Municipality and the linked service companies. For each group, a series of technical files was produced to describe the single interventions; the file is divided in four arguments: state of the art, development perspectives, energetic-environmental, social and economic aspects and feasability on municipality territory. At the aim of immediately see and compare all the interventions, a matrix is created, defining a series (eight) of numerical indicators in relation to each aspect analyzed. Weighting the indicators considering the importance of the single aspect, a unique number is obtained (weighted average) to give a “vote” to each intervention. The Plan has to be coordinated with the other planning instruments and a path of fulfilment is to be programmed, to make concrete the indications contained in the document.: this task could be well executed by a local specific Agency.