Campo de fiori 2 Fabrica di Roma e Ilpalio di San Matteo di Doriano Pedica L’appunto è poco piu’ di una minuta scrittura, qualche correzione, alcuni spazi vuoti, ma vale tanto oro, infinitamente di piu’ di quanto pesa quel foglio “A4” che ti puo’ capitare in mano. Ordinati per anni, dal 1972 al 2003, vi compaiono una serie di date e nomi, solo a prima vista un po’ originali o comunque particolari. Basta però essere un poco esperti, oppure semplicemente appassionati, per capire subito che si tratta di nomi propri, senza cognomi, di cavalli, di scuderie e di fantini. Su quel foglio è ricostruita, nemmeno tanto faticosamente da Sandro Alessandrini (il cuore del palio fabrichese), la storia di trent’anni del Palio di S.Matteo, la stupenda corsa di cavalli al fantino che si disputa a Fabrica da centocinquanta anni. Non è questa l’occasione per dire degli albori di questa corsa, rintracciabile però negli annali del Comune, con editti e manifesti che ne proclamavano la disputa. Piuttosto è dare nota di una recente stagione che percorre sei lustri e che è senza dubbio ricca di spunti e di aned- doti che i piu’ grandi,ma anche gli adulti ed ancora i giovani hanno visto passare, chi intera chi per alcuni fotogrammi, chi infine solo per pochi flash. Comunque tutti i fabrichesi, con grande partecipazione, hanno un importante senso di attaccamento al loro Palio, che prende il nome del Santo Patrono, il quale, ieratico e barbuto, scrittore ed esattore, sembra avere posa , in chiesa, anche per tenere buona nota delle storie della corsa a lui dedicata. Qualche anno (i piu’) , il Palio di S.Matteo ha conosciuto momenti esaltanti,qualche volta ci sono state contestazioni, qualche volta anche baruffe ( e chi scrive lo sa bene ,ricordando il suo occhio nero), qualche volta ancora manifestazioni plateali o nervosismi dei fantini, quand’anche dei cavalli. Ma questa è la vita di un palio, non è una corsa tra gentleman inglesi su erbetta morbida e verde, a Fabrica si corre un palio su asfalto, una di quelle straconosciute corse “di provincia” dove ci si fa le ossa e bisogna avere abbondante “pelo sullo stomaco” per stare in sella. Sanguigna e verace, forte nelle emozioni e nervosa nel percorso, la corsa di Fabrica ha avuto testimonial illustri , di prima grandezza nel mondo delle corse di questo tipo. Scorrendo l’elenco tra le scuderie troviamo Altarocca, Settimi, Graziani, Pennesi, Cifra, Cerbini, Pelliccioni, Freddi, gente conosciuta per loro passione, che ha dato sempre tutto e con grande vigore. E tutti conoscono i nomi di Fiammetta,di Gioioso,di Rissoso,Lena,Caracas o Gioco d’azzardo, del grandissimo senese Urbino, cavalli che con i loro ferri hanno segnato l’asfalto fabrichese. Ed i fantini,Ercolino, Marasma, Cianchino, Giuliano Graziani,Banana. Tutti, anche quelli non citati, hanno fatto tanto per rendere lustro ad un palio che è piu’ che mai vivo, che ha centocinquant’anni e piu’, ma che si dimostra giovane e focoso come un cavallo alla mossa. Campo de fiori ticate dentro un vaso di vetro accanto alla TV. Le favole inventate e riflesse come un film nei loro occhi sgranati,... “Re gioioso e l’isola della felicità”, “Gianni il cavallo giallo di Federico” e le filastrocche “Zigo Zago era un mago che andava sempre al lago” … Sandro Anselmi Ho fatto una lunga camminata sulla riva del mare con il mio piccolo Federico, ed ora ci riposiamo all’ombra di una vecchia casamatta Tedesca della seconda guerra, testimone di quel famoso, quanto mai cruento sbarco di Anzio. Da qui godiamo la vista di un mare azzurro e calmo e, mentre ricompongo le idee per quello che poi andrò a scrivere, mi rammento del racconto che ieri ho fatto a Cecilia della storia di Angelita, mentre insieme cantavamo la vecchia canzone dei Marcellos Ferials. In un turbine di ricordi, riecheggiano nella mente le risa e gli schiamazzi dei miei bambini felici in riva al mare, a questo stesso mare e vicini a questo residuo bellico che era il nostro castello. La ricerca di quelle conchiglie speciali che ora giacciono dimen- Ora sulla spiaggia alcuni papà costruiscono castelli di sabbia, altri ci si fanno coprire dai figlioli divertiti, altri ancora gli insegnano a nuotare. Quanto amore può avere un padre per i propri figli? Quanti sacrifici in silenzio per costruire il loro futuro? Quante notti insonni per aspettare che da piccoli si addormentino e che poi, più grandi, rientrino? Quante invocazioni e quante preghiere per la loro felicità? Eppure tanti padri separati vengono privati dei loro figli e non hanno più il diritto di godere dei loro sorrisi e di dare loro tutto quell’amore che è vitale per entrambi. Altro che dura lex sed lex! Dopo due anni di travaglio in Commissione Giustizia, ho appreso con soddisfazione l’arrivo alle Camere della nuova proposta di legge per regolare l’affidamento congiunto dei figli ai genitori separati. Essi si dovranno rivolgere ad un mediatore famigliare, o ad uno psicologo, o ad un avvocato, con il quale redigere un piano educativo che conterrà, oltre la regolamentazione del mantenimento, anche una linea di comportamento che dovranno presentare al Giudice. Con l’affidamento congiunto, anche i nonni e gli zii potranno mantenere i rapporti con i nipoti, che ne trarranno un sicuro, salutare giovamento. Questa sarà una legge più giusta che restituirà pare dignità a tanti poveri padri e farà felici oltre un milione di bambini. Senza nulla togliere alle brave madri. Sandro Anselmi dal film - In viaggio con papà 3 Campo de fiori Periodico di Politica, Cultura ed attualità edito dall’Associazione “Accademia Internazionale D’Italia” (A.I.D.I.) - senza fini di lucro Presidente Fondatore: Sandro Anselmi Direttore: Sandro Anselmi Direttore Responsabile: Sandro Anselmi Segretaria di Redazione: Cristina Evangelisti Impaginazione e Grafica: Cristina Evangelisti Reg. Trib. VT n. 351 del 2/6/89 Stampa: Tipografia S.E.A. srl La realizzazione di questo giornale e la stesura degli articoli sono liberi e gratuiti ed impegnano esclusivamente chi li firma. Testi, foto, lettere e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti se non dopo preventiva ed esplicita richiesta da parte di chi li fornisce. L’editore non risponde delle informazioni degli inserzionisti. I diritti di riproduzione e di pubblicazione, anche parziale, sono riservati in tutti i paesi. 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Basta non fumare e, con quello che avrete risparmiato, IL BUONGUSTAIO di Moretti Simona vi farà gustare oltre 26 Kg di fettuccine E SE FUMATE DI PIU’ ? ..... 4 Campo de fiori di Raniero Pedica edicola dei S.S. Martiri Marciano e Giovanni inserita nel muro del Palazzo Feroldi de Rosa. La recente ristrutturazione del palazzo ha messo in evidenza le particolari decorazioni a rose rosse del cornicione che anticamente hanno dato il nome alla via. In Via Rosa N° 16, accanto alla lapide posta a ricordo del breve soggiorno che Civita Castellana ha offerto il 3 e 4 Luglio 1800 a Carlo Emanuele IV e Clotilde di Savoia, sovrani esiliati dal Piemonte, c’è una delle Edicole Votive cittadine dedicate ai SS. Martiri Marciano e Giovanni, patroni di Civita Castellana. Il prezioso reperto, antica testimonianza locale di culto religioso e popolare è un bassorilievo inserito nel muro del palazzo nobiliare di un’importante famiglia di Civita, i Feroldi De Rosa. Alla base della scultura è ben visibile la dedica SS. MARCIANO ET IOANNES M.M. ed appena sopra, una raffinata cornice scanalata racchiude la scena a minimo rilievo dedicata ai nostri Santi patroni. S. Marciano, a sinistra del bassorilievo stringe con la mano destra una palma. Singolare ed efficace nell’atteggiamento del Santo è il contrasto tra il barbuto viso, rivolto in alto con lo sguardo verso un paffuto angelo che scende dal cielo e la posizione del braccio sinistro, abbassato e con la mano aperta, che indica presumibilmente all’angelo stesso, il figlio Giovanni. Lo scultore ha rappresentato S. Giovanni in posizione frontale con i capelli lunghi ed arricciati sino al collo. Le sue braccia sono congiunte e nell’atteggiamento statico e smarrito che l’artista scolpisce in questa scena, è possibile intuire i repentini eventi che hanno caratterizzato l’esistenza terrena del giovane martire: la morte per circostanze sconosciute, seguita da una miracolosa quanto breve resurrezione (appena il tempo d’essere battezzato) ed infine il crudele martirio. Ai suoi piedi, in basso al bassorilievo è visibile una palma deposta in terra. Appare più dinamica e d’effetto scenico in quest’Edicola Votiva, l’azione del carnoso angioletto che è raffigurato nell’atto del- posizione dei piedi di S. Giovanni rispetto all’atteggiamento frontale del viso, sono l’esempio dell’indipendente visione prospettica e di volume che l’artista ha voluto raffigurare in questa singolare edicola cittadina. STORIA DEL MARTIRIO l’incoronazione. La sua missione verso i Martiri è compiuta ad ali completamente aperte e seminascoste da due corone circolari tenute nelle mani. L’azione è rapida e veloce, come si può notare nel gesto dinamico dei piedini e dai vortici a V che delimitano, ai lati, l’azione del messaggero “Il prete Abbondio ed il Diacono Abbondanzio, arrestati insieme con un gruppo di cristiani, vennero dapprima interrogati dall’imperatore Diocleziano, poi dopo essere stati torturati, non ripudiarono la loro religione e furono condannati a morte. Condotti lungo la Via Flaminia, nei pressi di Roma per essere martirizzati, Divino. L’insieme dell’Edicola dona linee architettoniche influenzate dall’arte barocca, espressione artistica del cambiamento culturale iniziato nel XVII Sec. che ha come riferimento il Cattolicesimo. In quest’opera, seppur minore, è possibile interpretare la libera e personale espressione artistica dello scultore. L’evidente sproporzione tra la testa e le ali dell’angelo, che è posto sopra il bassorilievo e la diversa videro avvicinarsi Marciano, uomo nobilissimo, che accorato e piangente supplica Abbondio e Abbondanzio di ridar vita a suo figlio. In seguito Marciano porta al cospetto dei due cristiani, il corpo senza vita di Giovanni, il quale per grazia Divina e intercessione di Abbondio e Abbondanzio, torna subito in vita. La sua seconda esistenza fu breve. Appena il tempo di essere battezzato insieme a suo padre con una ciotola Campo de fiori d’acqua, che Marciano stesso porge ad Abbondio, ed i quattro uniti nel dolore del martirio furono decapitati nei dintorni del X miglio della Via Flaminia, il giorno 16 settembre, durante gli ultimi anni del ventennio del regno di Diocleziano e Massimiano Ercole. Una matrona romana, tal Teodora, si fa premura e carico di trasportare e seppellire i corpi senza vita dei martiri, presso un suo terreno situato presso Rignano Flaminio. Intorno all’anno 1000, per virtù dell’imperatore Ottone III, furono ritrovati nei pressi della chiesa di S. Teodora a Rignano Flaminio i corpi dei Santi Abbondio e Abbondanzio. Il Vescovo Crescenziano di Civita Castellana, nello stesso luogo, durante una campagna di scavi da lui ordinata, trova i Corpi dei Martiri Marciano e Giovanni e li trasporta con onore e tripudio popolare a Civita Castellana. I funesti presagi e le paure che tutti i cittadini di Civita temevano in occasione del primo millennio, ove si paventava persino la fine del mondo, furono scacciati e superati con la venerazione di SS. Marciano e Giovanni, solennemente proclamati protettori di Civita Castellana. 5 Campo de fiori 6 Ronciglione e il Roncio d Oro Tradizione e cultura Nei fine settimana estivi, le vie rinascimentali di Ronciglione si riempiono di gente che passeggiando ascolta un incessante e rumoroso canto di motori. Caseggiati antichi sono anneriti dal moderno fumo di automobili che sfrecciano su un asfalto che sembra togliere quell’alone di antico che ancora questi edifici conservano. Poco più in là in un luogo dove ancora il fascino del passato scandisce la vita cittadina, il ventuno agosto scorso altre melodie armoniose hanno donato l’immortalità alle tradizioni del nostro paese. Dinnanzi alla prima scuola di grammatica di Ronciglione, fatta costruire dal Conte Everso Dell’Anguillara, in una chiesa dove sono tangibili i segni evidenti dell’incuria umana, esiste ancora un imponente e affascinate campanile del XV secolo. L’importanza storica di questo monumento è ulteriormente valorizzata dall’essere il testimone eterno di una manifestazione culturale che sta vincendo la sua scommessa di resistere ai “ venditori d’incertezza”. Infatti, nel paese cimino dove varie iniziative sono destinate a non arrivare oltre l’anno, si è svolta la premiazione dell’ XI edizione del Premio letterario nazionale “ Roncio D’Oro” a cui hanno preso parte persone di ogni età e provenienti da più parti della nostra penisola. Alla presenza del Sindaco Giancarlo Bianchini, degli assessori Nadia Ruggeri e Alfonso Pensosi e del professor Quirino Galli che con Francesco Maria D’Orazi sono intervenuti sull’importanza del dialetto sia scritto che parlato, contadini e artigiani si sono riscoperti poeti e narratori ed hanno saputo emozionare il numeroso pubblico che fino alla fine ha regalato applausi sia agli scrittori che agli organizzatori. Questa iniziativa è stata promossa dal Centro Ricerche e Studi di Ronciglione con il contributo del Comune di Ronciglione, della Provincia di Viterbo, della Regione Lazio e con il sostegno immancabile della Banca di Credito Cooperativo di Ronciglione rappresentata dal suo Presidente Giuseppe Ginnasi. L’evento abilmente realizzato da Silvano Boldrini, Maria Cangani con l’aiuto di Flaviano Feliciano Fabbri ha cinto di alloro i suoi vincitori con premi offerti dall’Associazione Mariangela Virgili, dalla Pro Loco, dalla Comunità Montana a da altre associazioni ronciglionesi. Per la sezione C inerente alle opere in poesia e prosa di bambini c’e’ stata una menzione speciale per Francesco Precetti di Corchiano mentre il Roncio d’argento è stato attribuito ex aequo a Roberta Antuono di Ronciglione per una deliziosa poesia intitolata “ Angela, mia madre” e Donatella De Spirito di Viterbo che ha teneramente emozionato con l’opera “ Il Mondo visto attraverso due fari”. Roncio d’oro a Selene Rita Gangitano di Caltanissetta con la poesia “ Voglia di vivere”. Per la sezione B riguardante le opere in poesia e in prosa in lingua italiana, menzione speciale al poeta ronciglionese Bruno Fiata, Roncio d’argento a Giuseppe De Angelis che con la sua commozione ha scosso la pelle del pubblico che con un lunghissimo applauso ha sottolineato la bravura di un uomo che si è riscoperto poeta per caso. Roncio d’oro alla bravissima Tania Pifferi per la poesia “Ricordi”. Nella sezione A, dove hanno trovato spazio le opere di poesia e prosa in dialetto,una menzione speciale è stata attribuita alle esilaranti opere di Fabio Moretti, Rosanna Brugnoli e Quinto Chiricozzi. Roncio d’argento a Preziosa Vettori ed infine Roncio d’oro ad Erminio Quadraroli con l’opera “ Quadretto Roncionese. ‘E chiacchiere ‘ggiù ppe’ ‘vvorgo”. Dopo tanta emozione regalata dalla nostra lingua “madre”, il dialetto ha portato molta allegria divertendo un pubblico mai stanco di esternare la propria approvazione verso questa manifestazione che sta vincendo la sua scommessa di durare nel tempo. Le opere in lingua italiana sono state abilmente lette dall’attore Armando Cianchella che doveva essere affiancato dall’attrice Francesca Sciamanna purtroppo assente perché impegnata in una prima teatrale. I prodotti di un dialetto in mutazione ma immortale nelle sue forme originarie sono stati interpretati con simpatia e professionalità da Mario Palozzi e dagli stessi autori che hanno dispensato sorrisi in mezzo alle altre personalità presenti. Tra di loro ricordiamo Marcello Sangiorgi, Caterina Pierini, Italo Leali e Massimo Sangiorni. L’ampia partecipazione di illustri rappresentati di Ronciglione mantiene viva la speranza che questa manifestazione prosegua negli anni donando a tutti la consapevolezza che l’undicesimo anno sia ancora l’inizio di una inarrestabile scalata al successo. po’ di refrigerio fuori delle mura domestiche. Gli anziani, che si danno appuntamento in questi affascinanti luoghi, hanno l’abitudine di incontrarsi per mantenere viva una piacevole consuetudine: le “chiacchiere”. Calpestando quel selciato antico, nasce un racconto con lo scopo di non far dimenticare una tradizione che in altri paesi si è spenta con la scomparsa delle ultime “ragazze “ d’inizio novecento. E poi…un invito con scritto: Complimenti lei è nella rosa dei premiati. Contiamo sulla sua gradita presenza. Prende il via così una piacevole attesa proprio là, seduto all’ultimo posto di una chiesa oramai ridotta alla rovina. L’ombra di un campanile, unico testimone delle barbarie umane contro quel luogo sacro, si mescola con un leggero vento che a tratti sfiora la pelle regalando un fresco tanto desiderato. Accomodati su quella sedia si è percorsi da intensi brividi forse dovuti a quella brezza che porta con se sospiri e respiri densi d’emozione. Come la rugiada che scendendo piega i boccioli delle rose quasi dominandole, così il capo si china sotto un simpatico e veloce scorrere di nomi e racconti nell’attesa che giunga il proprio turno. Ci si sente come un tenero fiore in balia di quel leggero vento che…a momenti soffia tra le orecchie dolcemente e in altri si gonfia di sincera commozione per una premiazione ad un concorso nazionale. Partecipa indirettamente anche lui con il suo gradevole alito, paragonabile a tenere dita di chi attende con il cuore pieno d’orgoglio, accarezzando i capelli di bambini premiati per racconti bellissimi e di uomini e donne che raccontano le loro passioni. Tra i dardi del sole e le lance della calura esso fa risuonare i nomi di un podio che pian piano si sta riempiendo. Inizia il conto alla rovescia. Un soffio più forte porta con se un delicato profumo di fiori e di allori. Tra le sue braccia salgono verso il cielo deliziosi racconti che si spargono tra le vie strette del borgo. Ma, ad un tratto….tutto tace. Quel tenero vento sembra svanito…tutto è annullato. Non si ode più nessun rumore e non si assaporano più gli odori dolci dell’estate. Gli occhi si gonfiano, a stento si trattengono delle lacrime che celano grandi emozioni e poi un pensiero: “ Occe! Ho vénto io…” Occe! Ho vénto io… (espressione dialettale) Tutto ha inizio con una banale, almeno all’apparenza, passeggiata attraverso i borghi medievali di Ronciglione, in uno di quei giorni in cui la calura estiva costringe le persone a trovare un continua a pag. 46 foto Stefano Ioncoli Approfittando dello spazio offertomi dal Direttore, porgo i miei più sentiti ringraziamenti alla giuria del “Roncio D’Oro” che ha saputo donarmi innumerevoli e deliziose emozioni. Vorrei inoltre esprimere la mia gratitudine nei confronti di chi ha espresso il suo apprezzamento per il mio racconto. Ancora grazie di cuore a tutti. Erminio 8 Campo de fiori L oggetto misterioso Vi invitiamo ad indovinare l’oggetto misterioso riprodotto nella foto sotto. I primi cinque che lo identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Profumeria Paolo e Concetta: 01033 Civita Castellana (VT) Via Falisca, 89 Tel. 0761.598182 Fax 0761.591579 P.za Matteotti, 16 Tel. 0761.518145 Campo de r e Bl fiori C’era una volta la mietitura... Ore, minuti , secondi …così è suddivisa la corsa giornaliera di ognuno di noi alla ricerca di non si sa bene quale mito . Un tempo invece tutti i ritmi erano legati alla durata solare della giornata e le notti al mutare della posizione delle stelle e lo scorrere del tempo era per questo più lento . Quasi tutto dipendeva dalla generosità della natura e dalla fatica e dalla tenacia dell’uomo che cercava di trarne il meglio , una vita dura ( e per la maggior parte di noi , compresa la sottoscritta nemmeno lontanamente concepibile , troppo abituati alle comodità ) , ma che forse dava per molte delle persone del tempo un senso di fiducia nella vita . Quasi senza doverle chiedere nient’altro di più; scandita da vita e morte , godendo della genuinità non solo dei cibi , ma anche , e cosa più importante per la sopravvivenza , dei rapporti umani. Alla realizzazione del film – documentario, girato a Luglio di quest’anno in occasione della prima festa della mietitura e che verrà proiettato a Blera il 12 Settembre, hanno collaborato Roberto Curreli come regista e operatore , Katia Stefani come aiuto regista e Roberto Moscioni come secondo operatore e fonico. La richiesta dell’ Università di Agraria di Blera di poter avere un filmato a scopo soprattutto di documentazione a futura memoria della mietitura come veniva fatta prima della meccanizzazione è stata accolta con entusiasmo. Con l’occasione abbiamo imparato molte cose a noi sconosciute, abbiamo visto dei mezzi agricoli oramai desueti e, soprattutto, abbiamo imparato che le persone che oggi sono “grandi “hanno mante- 9 di Katia Stefani nuto un’energia e una voglia di vivere , che traspare dai loro gesti e dalle loro parole e un disperato desiderio che tutto ciò non venga dimenticato , che tutta una vita di duro lavoro non venga sottovalutata . Non voglio fare con ciò un discorso del tipo “ ahh prima si viveva meglio “ o “quando si stava peggio si stava meglio “ , ecc. ma una volta in più penso sia bene ricordare che la storia debba insegnare . Questa è la storia di un gruppo di contadini, oggi in pensione, che un tempo mietevano con il solo uso di un falcetto ,erano divisi in compagnie , partivano verso le due le tre di notte per raggiungere i campi, i più fortunati con il carretto gli altri a piedi, verso le nove facevano una colazione a base di maritozzo e vino o acqua e poi una alternanza di lavoro e riposo fino a sera … Allora, che il potere di queste immagini possa riavvicinare i giovani a qualcosa di completamente estraneo a loro ma che non è finzione e, ricordando che questa storia è simile a molte realtà del nostro paese, invito tutti alla visione di questo filmato . Campo de fiori 14 Giugno 1992 - festa dei 50 anni della classe 1942 - foto data dalla Sig.ra Vincenza Cipriani Nelle domeniche estive, in quelle mattinate afose in cui non si riesce a riposare, solo un pensiero passa per la mente di ognuno: fuggire dalle abitazioni infuocate per recarsi al mare. Sul fare del giorno con gli occhi ancora sigillati dal sonno, iniziano i preparativi. Poi si parte verso località dove un leggero venticello può donare quel refrigerio tanto osannato. Si arriva sulla spiaggia e dopo essersi cosparsi con lozioni abbronzanti dagli innumerevoli odori si fa un bel tuffo. C’è chi gioca a carte e chi a racchettoni. Qualcuno decide di non farsi baciare solo dal sole e si rinfresca con i dolci baci del partner. Sopraggiungono le sei del pomeriggio e arriva il momento delle partenze intelligenti. Si raccolgono tutti gli oggetti che si sono sparsi qua e là per la spiaggia e con la propria automobile si torna verso casa. Inizia la marcia e…appena si svolta la curva, su un rettilineo di qualche chilometro, si vede una fila interminabile. Macchine ferme in coda che hanno ben pensato di fare anche loro la partenza intelligente. In quest’enorme serpentone variopinto accadono cose che altrove non si potrebbero nemmeno immaginare. Nascono nuovi amori tra persone che comu- nicano tramite specchietto retrovisore. Qualcuno scende dalla propria vettura e allungando il collo cerca di capire cosa è successo. I più fortunati sono sigillati nella propria macchina e si godono l’aria condizionata. La maggior parte, con i finestrini aperti, ha la fronte lucida per il caldo e cerca di catturare con il viso un’aria quasi impercettibile che con il passare dei minuti si carica sempre di più di smog nauseabondo. Il tempo scorre e la schiena rossa per il troppo sole preso, inizia a regalare i primi dolori mentre le palpebre stanche accennano una timida chiusura. Da lontano, guardando indietro, si vedono macchine che cercano di creare una doppia fila, così almeno l’ingorgo sarà completo. Con sguardo beffardo passano vicino a chi è ancora immobile, ma dopo pochi metri anche loro sono costretti a dire stop alla loro bravata. Nascono così vivaci discussioni mentre qualcuno più avanti cerca di avviare assurdi dialoghi con le mucche che guardano questi teatrini con indifferenza. Poi, dopo qualche ora sotto il sole accecante del tardo pomeriggio, con il braccio che sporge dal finestrino oramai ustionato, inizia un lento movimento. C’è chi si saluta, chi si lascia il numero di telefono per terminare via cellulare un discorso che non si è fatto in tempo a finire. Alcuni si danno direttamente appuntamento alla settimana prossima, perché già sanno che fino alla fine dell’estate sarà sempre una replica dello stesso copione. In questa fila intelligente c’e’ posto per tutti, anche per coloro che, in questa sfilata ordinata di lamiere, hanno fatto vere e proprie saune mentre di fuori risuonavano i clacson e gli aromi della campagna si confondevano con il forte smog. Ma ora è tutto finito. Con un sospiro di sollievo si ritorna verso casa, contenti per il lavoro che l’indomani si rivivrà con più tranquillità pensando di nuovo all’estenuante bagno di smog e sudore. 11 12 Campo de fiori Come eravamo Civita Castellana ‘A FESTA DE SAN GIOVANNI E MARCIANO di Alessandro Soli Infine alla sera, tardi, le festività terminavano co’ i fochi, che venivano lanciati dal Castellaccio, tutti con la testa in sù a guardare lo spettacolo pirotecnico, che allora, vedevi una volta all’anno, ma che riusciva sempre ad emozionarti. Spero con queste pennellate di aver anch’io emozionato qualcuno di voi, sappiate che a me succede spesso, quando scrivo gli articoli del Come Eravamo. evviva ‘e pistole a schizzo co’ e pallette de pezza piene de segatura Era, ed è, una festa, per dirla alla civitonica , ricordatora, perché tutti, specialmente noi ragazzi, l’aspettavamo con impazienza. I tre giorni di Settembre erano tradizionalmente strutturati come segue: il 16 Festa dei Patroni Giovanni e Marciano, il 17 la grandiosa Fiera di Merci e Bestiame, il 18 era il giorno della Cresima. Per noi la festa cominciava qualche giorno prima quando arrivavano in Piazza Matteotti le bancarelle, piene di giocattoli multicolori. Tra tutto quel ben di Dio noi ragazzi (eravamo negli anni 50/60) eravamo attratti principalmente da due oggetti: le pistole ad acqua (‘e pistole a schizzo, e le pallette di pezza piene di segatura, legate ad un elastico piatto). Con le prime ingaggiavamo delle vere e proprie battaglie, che a differenza delle vecchie fionde, lasciavano sul nostro corpo quale segno tangibile, delle grondanti “fracicate”, a proposito il rifornimento munizioni veniva fatto direttamente nella fontana di piazza Matteotti o su al Fontanone in piazza Duomo. Diverso discorso per le pallette, che legate al dito con l’elastico, venivano scagliate sulle spalle dell’avversario, per poi ritornare nella nostra mano dopo aver colpito il bersaglio. Erano colpi innocui perché la palletta era morbida, ma qualcuno di noi, forse per consumare vecchie vendette, la immergeva nell’acqua e la segatura I Santi Protettori Marciano e Giovanni “Ciani 1930” ‘A Tombola giù ‘n piazza bagnandosi induriva quel proiettile che colpendoti ti procurava tanto dolore. Momenti memorabili, come la processione che attraversava il centro storico con la Macchina delle reliquie dei nostri protettori portata come oggi, a spalla dalla confraternita dei SS Martiri. La mattina della Fiera che tutti aspettavano per acquistare magari gli stivali di gomma o gli ombrelli per l’inverno imminente, ma soprattutto erano gli animali a tener banco: si vedeva vendere cavalli, mucche, maiali con una stretta di mano, col sensale che garantiva la compravendita ; che bei tempi quando la parola data era una parola d’onore. Poi c’era il rito del panino con la porchetta e del bicchiere di vino, prima colazione di quel giorno speciale, poi ognuno si mescolava tra la folla, tra i mille odori che andavano dallo zucchero filato, al croccante fatto lì per lì, alle anguille sotto aceto che venivano pescate nei vecchi bigonci di legno, o alle olive verdi in salamoia che ti incartocciavano nella carta straccia. Poi nel tardo pomeriggio: ‘a tombola giù ‘n piazza, quando tutti pronti con il classico stuzzicadenti per bucare la cartella, pendevamo dalle labbra, o meglio dalla voce potente e argentina di Ciucani ‘o bersajere che lasciava il suo ristorante, e cominciava: numeroooooo! Che emozione: io vò pe’ uno, poi ancora Ciucani: è stata fatta tombola con i seguenti numeri…., strappavi tutto, e correvi al Caffè Roma, ma non ti sedevi ai tavoli, a quell’ora gremitissimi, e ripiegavi sul piccolo cono di gelato, che Carletto ti porgeva dal bancone, ancora troppo alto per te, ti allungavi e con la massima attenzione per non farlo cadere, lo prendevi, immergevi la lingua in quella sublime specialità, e uscivi tutto felice. Per chi faceva la Cresi-ma, impartita a quei tempi da Mons. Massi-miliani, era un giorno di profonda riflessione: i più grandicelli ti avevano imbottito la mente di strane dicerie: ‘o sai o vescovo te mette un chiodo su ‘n fronte, poi tu’ padrino te fascia a testa co’ ‘na benda bianca. Poi, invece ti accorgevi che la realtà era ben diversa, e uscivi contento dalla chiesa sottobraccio al tuo padrino, mostrando a tutti l’orologio d’oro che ti aveva regalato, e che tu, precursore dell’avvocato Agnelli, avevi allacciato sopra il polso della camicia bianca. ‘A tombola, più che andro è ‘n’occasione pe’ festeggià Giovanni co’ Marciano pe’ rivedè giù ‘n piazza le persone qui pronte co’ ‘e cartelle ‘n mano. ‘O cartellò de legno, è sempre quello co’ i numeri perfetti scritti ‘n nero, sarà ‘n pò vecchio, ma è sempre bello, ‘o guardi fisso e pensi: io ce spero! Poi, se ‘ncomincia, se va pe’ la cinquina: te ‘rrabbi si te scappa quello doppo fai lo stesso si te scappa quello prima, - Forza, smucina, te pijiasse ‘n corpo! E’ stata fatta la cinquina... Ce speravi e te dispiace ‘n pò, subbito pensi all’ottantina: -Mo’ co’ ‘a tombola, me rifò! Hanno fatto pure tombola, che jella, mo c’è rimasto solo tombolino, quasi quasi vorresti buttà via ‘a cartella, poi ce ripensi e butti via ‘o stecchino. Poi a condanna, senti ‘no strillo de qualcuno, ‘a gente che se move da lundano, te ‘ncazzi, perchè ‘nnavi pe’ uno, Evviva Giovanni co’ Marciano! Alessandro Soli Settembre 2004 Campo de fiori 13 Nel Comune di Civita Castellana, in da quattro lesene con ordine corinVia Mons. Tenderini, attiguo al zio. Il Timpano triangolare con la cimitero cittadino, si erge in tutta la Croce sommitale conclude l’intero sua maestosità e bellezza il comsistema della facciata. L’interno plesso Conventuale dell’Ordine della Chiesa, rispetto alla facciata, Francescano dedicato a San rivela una diversa articolazione Lorenzo Levita e Martire, costruito architettonica fortemente classica, nel 1636 per volere del Papa in quanto edificato successivamenUrbano VIII e progettato dagli te nel 1721. I prospetti interni prearchitetti Gian Lorenzo Bernini sentano, per ogni lato, quattro (1598-1680) e Fra’ Michele da paraste con ordine Dorico con rileBergamo (1596-1654). Il Pontevanti arconi intermedi ed un forte e fice, con Lettera Apostolica dell’11 imponente cornicione finale che Giugno 1636, autorizza i Padri prepara alla maestosa volta a Botte dell’Ordine di abbattere completacon sei finestroni che danno luce mente il primitivo Convento edificaall’interno della Chiesa. Il prospetto to nell’attuale sito nel 1577, di utiinterno corrispondente alla facciata lizzare il materiale di risulta per edipresenta quattro lesene doriche, ficare il nuovo Complesso dedicato come il resto dell’architettura intera San Lorenzo Martire e di vendere na, il finestrone centrale ed una alcuni terreni di proprietà dei lapide recante una iscrizione celeReligiosi per finanziare l’intera brativa. L’Altare Maggiore con il costruzione, alla cui Coro dei Confratelli diretta realizzazione dominava l’interno. partecipò, materialIl pavimento interno, mente e finanziariaoriginariamente, era mente, l’intera formato da ciottoli di Il complesso conventuale di San Lorenzo Martire in Via Mons. Tenderini Comunità di Civita fiume levigati e (1557-1882). Architetti Gian Lorenzo Bernini e Fra’ Michele da Bergamo. Castellana. Frà Miposati all’interno di chele da Bergamo, di una maglia ortogocui si hanno incerte nale di assi rettilinei. Bernini stabilisce una profonda e proficua e scarse notizie biografiche, fu allievo del La pala d’altare, un dipinto di eccezionale amicizia e in tale contesto nasce il sodalicelebre architetto romano Carlo Mabellezza, raffigurante San Lorenzo, San zio con Frà Michele da Bergamo, architetderno (1566-1629), autore del prolungaFrancesco e la Beata Vergine fu eseguito to della Famiglia Barberini. Il complesso mento della Basilica di San Pietro e di dal Pittore civitonico Pietro Giuliani e Conventuale di San Lorenzo in Civita Palazzo Barberini in Roma. Nel cantiere di attualmente ospitato nella Chiesa di San Castellana è composto da due corpi di fabPalazzo Barberini, sede Romana della Lorenzo in Via A.Bonanni in Civita brica ben distinti: la Chiesa per il culto e Famiglia del Pontefice Urbano VIII, l’archiCastellana. Il Complesso fu costruito con l’edificio, di modeste dimensioni, riservato tetto Francescano conobbe il Bernini, sucl’intensa partecipazione del popolo civitoai confratelli. La Chiesa, a croce latina, si ceduto al Maderno nella conduzione dei nico tanto che i vari artigiani locali, muracaratterizza per l’impianto tipologico costilavori del palazzo. Inizia così un sodalizio tori – falegnami – carpentieri, collaborarotuito da una unica ed ampia navata dalla artistico, umano e professionale di grande no gratuitamente alla sua realizzazione. maestosa ed imponente volta a botte, con ed assoluto livello che vedrà i due archiAddirittura alcuni offrirono forti somme di tre cappelle per ogni lato, di cui due chiutetti progettare un numero consistente di denaro, come un certo Coluzzi che, nel se destinate a sacrestia e romitorio, da un opere pubbliche e religiose, tra cui il 1620, offre cinquecento scudi per le opere profondo transetto dominato dall’altare Santuario di Santa Maria di Galloro ad da eseguirsi. maggiore e dal coro retrostante e da vari Ariccia (1619), la Chiesa ed il Convento Gli stessi frati del convento parteciparono ambienti destinati a biblioteca del dei Cappuccini ad Albano Laziale (1624) successivamente alla realizzazione del Convento. L’edificio che ospitava i Religiosi e Palazzo Savelli a Forlì (1638). Ponte Clementino offrendo alla comunità ha subito nel tempo varie modifiche archiGian Lorenzo Bernini: genio artistico al locale il lavoro dei propri operai ed artigiatettoniche ed era composto dalle celle dei pari di Michelangelo, figura suprema del ni. Nel contesto della conduzione dell’opefrati, dalla cucina e dalla sala adibita a Barocco Romano, architetto, pittore e sculra civitonica si deve al Bernini l’intero prorefettorio. tore. Architetto eccelso e sublime esprime getto architettonico e a Michele da L’intero complesso, Chiesa e Convento, da nelle sue opere il sentimento, la teatralità Bergamo la conduzione tecnica del cantieun punto di vista tipologico e strutturale è e lo spirito della controriforma. Di padre re attraverso le forniture di materiali e la impostato sulla figura del Quadrato, figura fiorentino, Pietro, scultore di buona levatudirezione delle maestranze. In alcuni detutilizzata nella costruzione delle Chiese ra e madre romana, nacque a Napoli e nel tagli il Complesso si rivela di modesta defidedicate ai Martiri Cristiani. In particolare 1605 si trasferì con la famiglia a Roma, nizione non dimenticando che il Bernini il tema del “Quadrato”, lo ritroviamo quale cuore pulsante dell’arte Europea del XVII seguiva nel contempo numerose opere in figura di base generatrice della conformasecolo. Il primo incarico romano di Gian Roma e pertanto molte scelte formali sono zione tipologica della Chiesa sia in pianta Lorenzo data il 1620: il rifacimento di autografe del modesto Michele da che in alzato, secondo ritmi e proporzioni Santa Bibiana ed il Baldacchino di San Bergamo. Dopo Civita Castellana e le che il Bernini utilizza in numerose opere. Pietro. La sua fortuna di architetto inizia opere di Ariccia e Albano Laziale, le strade La facciata, dalla forte accentuazione oriznel 1623 con l’elezione al Soglio Pontificio dei due architetti si separarono e seguirozontale, presenta inferiormente il maestodel Papa Urbano VIII che, nel 1629, lo no vie diverse e dai profondi e diversi esiti so Portale e quattro lesene coronate supenomina Architetto Soprastante della Corte artistici e professionali. Lo stesso riormente dall’ordine dorico. Un modesto Pontificia e regista assoluto di tutte le Convento funzionò e visse per due secoli, marcapiano centrale separa il piano terreopere religiose e pubbliche dello Stato ma nel 1882 venne chiuso e requisito dallo no della facciata dalla parte superiore finedella Chiesa. La sua fama raggiunse così Stato. Le Opere d’Arte sono intorno a mente modellata, caratterizzata dalle alti livelli che il Re di Francia Luigi XIV lo noi. Basta scoprirle. ampie volute corrispondenti alle cappelle pregò di recarsi a Parigi per progettare il laterali interne, dal finestrone centrale e nuovo Louvre. Con il Papa Urbano VIII il Prof. Arch. Enea Cisbani Il CAPOLAVORO DIMENTICATO 14 Campo de fiori 01033 Civita Castellana (VT) Via Falisca, 89 Tel. 0761.598182 Fax 0761.591579 P.za Matteotti, 16 Tel. 0761.518145 Il Personaggio Misterioso Vi invitiamo ad indovinare il personaggio misterioso riprodotto nella foto sotto. I primi tre che lo identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla gioielleria Ponte Vecchio. VISITATE I NOSTRI SITI WWW.CAMPODEFIORI.BIZ WWW.ACCADEMIAINTERNAZIONALEDITALIA.IT WWW.CAMPODEFIORIONLINE.IT Ristorante-Pizzeria Sala da ballo - cerimonie meeting Il Sabato liscio - latino americano balli di gruppo Via F. Petrarca snc - 01033 Civita astellana Tel. 0761.514186 Cell. 334.3073679 e-mail: [email protected] Campo de fiori 15 VUOI DIVENTARE FAMOSO/A ? QUESTA E’ LA TUA OCCASIONE L’A.I.D.I. e Campo de’ fiori organizzano il concorso di bellezza “Miss e Mister Campo de’ fiori” finalizzato alla realizzazione di un calendario speciale. Per partecipare basta avere una età compresa tra i 18 e i 40 anni - inviare due foto a colori (primo piano e figura intera) alla nostra redazione. La selezione verrà curata da una giuria di esperti del settore. L’iscrizione è gratuita Dati Personali Cognome.......................................................................Nome........................................................ nato/a a....................................................................il.................................................................. nazionalità.............................................................stato civile......................................................... Via................................................................Città..........................................Tel............................ Caratteristiche fisiche Altezza....................Peso...................Taglia...................Occhi...................Capelli............................. Voglio partecipare perchè................................................................................................................ ..................................................................................................................................................... Interessi () Canto () Ballo () Teatro () Cinema () Pubblicità () Sfilate di moda () Fotoromanzi () Televisione () Cabaret Informativa legge 675/96 per il trattamento dei dati personali ( Art. 10/13/22 ) La informiamo che la legge 675/96 prevede la tutela delle persone e altri soggetti per il trattamento dei dati personali. Ai sensi della legge suindicata, tale trattamento seguirà i principi di correttezza, lucidità e trasparenza e tutelerà la sua riservatezza e i suoi diritti (art. 22). Ai sensi di legge la informiamo che il trattamento dei suoi dati personali ha per finalità, oltre all’uso interno o di archivio, la promozione e la diffusione ad aziende interessate alle sue caratteristiche professionali e/o artistiche, al solo fine di inserla nei campi specifici. La promozione di cui sopra sarà effettuata con mezzi fotovideografici, informatici, internet. Il titolare del trattamento è Campo de’ fiori P.za della Liberazione n.2 - 01033 Civita Castellana (VT) al quale potrà rivolgersi per far valere i suoi diritti come previsto dall’Art. 13. Il / La sottoscritt... acquisite le informazioni di cui sopra (art.li 3/22 Legge 675/96) acconsente al trattamento dei dati personali e alla loro promozione anche da parte di altre società per scopi esclusivamente legati alla comunicazione a mezzo foto, video, informatica e internet, delle proprie qualità professionali ed artistiche. Bar Alessandrini snc di Alessandrini B.e C. Via Vincenzo Ferretti, Data................................Firma.................................................................................................. Documento................................................................................................................................. carte da parati-vernici-Quarzo-Pitture a calce per centri storici-Legnami-Moquettes-HobbisticaCartongesso-Controsoffitti. Civita Castellana (VT) Via Fontana Matuccia Tel. 0761.513128 Fax 0761.518078 INDOVINA COS’E’ Sai a cosa serve l’oggetto riportato nella foto accanto? Prova ad indovinare, poi telefona in redazione e ne avrai uno in regalo AUTOTRASPORTI CALCINARI Trasporti - Movimento Terra Autogru con Cestello Loc.t Faleri Novi Fabrica di Roma (VT) Tel./Fax 0761.574002 AGOSTINO CELESTE ASSICURAZIONI Consulente Assicurativo e Finanziario Via Roma, 78 - Fabrica di Roma (VT) Tel. 0761.569195 26.6.1949 recita in onore di Don Gino Conti foto data dalla Sig.ra Maria Barduani 16 1951 da sx Pantaleo Andrea, Antonio e Addolorata Foto data dalla Sig.ra Maria Tullo Se vi riconoscete in queste foto venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere Album ric Campo de fiori Anno scolastico 1948 - Prof.ssa Buglioni - Foto data dalla Sig.ra Wanda Morganti ubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. rdidei Campo de fiori 17 Scuola elementare - nati nel 1954 foto data dal Sig. Franco Foglietta 5 ^ elementare 18.4.1964 foto data dalla Sig.ra Ivana Soli Campo de fiori 18 ...continua da Campo de’ fiori n. 10 Adesso che lo vedo quasi tutti i giorni, mi accorgo di essere di fronte a un uomo che nella sua solitudine, riesce a superare barriere ben più alte di quelle che incontrò sulla pista di Atene in quel lontano 1994, quando arrivò 2° nei 2000 siepi, ai Campionati Europei per Veterani. Ormai si muove pochissimo, anche se lo trovi in casa sempre in calzoncini e scarpette da corsa; il suo fisico sta cedendo di categoria in varie specialità, dalla marcia alla maratona, alle gare di velocità, insomma non riuscì mai a tradire il suo primo ed unico grande amore LA CORSA. Voglio però chiudere il racconto della sua vita, con un aspetto di Giggi che non tutti sanno, è anche un poeta. Ed io, personalmente insieme agli altri poeti “civitonici” lo abbiamo accolto tra noi nel volumetto “A CIVITA NOSTRA” antologia di poeti civitonici , edito dal Comune di Civita Castellana nel 1991. Riporto qui di seguito una sua poesia inedita, che parla della neve, quella neve che tanta parte importante ha avuto nella sua vita, perché quella neve, che come dicevo lo scorso mese, gli procurò un congelamento di 3° grado agli arti inferiori, gli diede quello spirito di rivincita che lo portò a 54 anni a calzare le scarpette e a correre per il mondo. Era il 1956, l’anno della grande nevicata, Giggetto sta sulla porta di casa col badile in mano: Il giro dell’Umbria Luigi Del Priore (Giggetto) Un solo grande amore: correre, correre, correre all’avanzare degli anni, la vista lo sta abbandonando, ma la sua mente è così lucida che non appena gli domandi qualcosa sulle sua gesta di atleta, parte da vero sprinter, rovista i cassetti dei suoi ricordi e ti fa vedere foto, medaglia e attestato: tangibile riferimento e testimonianza di quello che dice. Poi ricomincia, raccontandomi della sua sfortunata partecipazione ai Campionati Europei Masters di Budapest nel 1990, dove la stanchezza del viaggio (ben 26 ore), compromise i suoi risultati individuali, ma ebbe la soddisfazione di essere inserito nella staffetta 4 x 100 mt della nazionale, anche se come riserva. E poi ancora, partecipazione alle Classiche Toscane, tra cui l’Ombra Etrusca nel 1974, gare podistiche che si svolgevano in più località, nell’arco di un intero anno, e venivano premiati i primi 200 concorrenti, ebbene Giggetto si classificò 99°. Il Giro dell’Umbria a tappe di cui vedete una sua foto, si correva per una settimana intera attraverso le più belle località della verde Umbria, vi partecipò 2 volte. Nel suo palmarès figurano anche 8 titoli italiani “Buongiorno, mi fa la neve,sono la tua amica, hai avanzo qualche cosa, e tu non me lo chiedi non ti ricordi quando nel fronte Greco, ti congelai i piedi? Gli faccio io: E cò sta faccia bianca non vi vergognate? Ma ora mi rifaccio e vi prendo a palate. Mi fa la neve: Che colpa ce n’ho io se ti sei congelato? Perchè non prendi a palate Chi ti ci ha mandato? le amate medaglie Ciao Giggeto, noi di Campo de’ Fiori, non ti lasceremo solo, perché i tuoi ricordi sono i nostri ricordi,e stanne certo le tue medaglie, le tue coppe, le tue magliette, le tue scarpette, non andranno al macero, ma verranno pulite, restaurate e mostrate a tutti, perché tutti sappiano che la vita è fatta di traguardi e tu , di traguardi ne hai tagliati a milioni. di Sandro Soli Il tandem a quattro costruito da lui setesso Giovani di Fabrica di Roma negli anni ‘40 foto data dalla Sig.ra Alba Iannoni Febbraio 1959 - foto data dalla Sig.ra Vincenza Cipriani Se vi riconoscete in queste foto venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere Album ric Campo de fiori 20 Scuola elementare - anno di nascita 1937-38 Foto data dalla Sig.ra Valeria Rossi Giovani ragazze di Fabrica di Roma - primissimi anni ‘30 foto data dalla Sig.ra Alba Iannoni ubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. rdidei Campo de fiori 21 1953 Torneo studentesco - foto data dal Geom. Roberto Pieri Campo de fiori 22 L Angolo misterio- 01033 Civita Castellana (VT) Via Falisca,89 Tel.0761.598182 Fax 0761.591579 P.zza Matteotti,16 Tel. 0761.518145 Nella foto sopra è riportata una via di Civita Castellana. I primi tre che la identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Vinicola Mancini Via M.Masci,19 Civita Castellana (VT) T.0761.513182 Ab.T.0761.517601 CENTRO REVISIONI Verniciatura a Forno - Banco di riscontro Civita Castellana (VT) Via Terni,73 - Tel./Fax 0761.515793 Cell. 339.2944714 Via della Repubblica, 6 Civita Castellana (VT) Tel e Fax 0761.51.32.17 e-mail: [email protected] Campo de fiori a t i v i C a l l e Cast Amarcord Durante la visita alla chiesa della “Madonna delle Piagge”, a Civita Castellana, i ricordi si sono fermati nella mente di Massimo e Fabrizio. Negli anni della loro infanzia, la strada che portava all’antica chiesa era praticata da decine di ragazzini che, nei mesi invernali, al riparo dell’antica “Porta Lanciana”, si riparavano dal freddo e giocavano con le figurine, le palline e le nicolette (soldi dell’era fascista). Scendendo la via oltre la chiesa della “Madonna delle Piagge”, si arriva ad un ruscello chiamato Rio Filetto dove, nelle domeniche dopo Pasqua, si recavano intere famiglie per meravigliose e spensierate scampagnate a “panzanella” e vino. La panzanella (pane bagnato con pomodoro), veniva inzuppata con l’acqua della “Fontana lunga”, una fonte naturale che serviva, oltre ad irrigare gli orti, anche alle donne per fare il bucato. Il ruscello era pieno di pesci e quelli che si riusciva a prendere, spesso a mani nude, venivano cotti sul posto e condivisi con tutti i presenti. I bambini che marinavano la scuola passavano le ore della mattina lungo il ruscello e vi cominciavano a farci il bagno già dal mese di Maggio. Lungo il muro che costeggiava la strada per scendere alla chiesa crescevano enormi piante di fichi d’india e i loro frutti, raccolti da Giovanni Morganti, venivano poi venduti in Piazza Matteotti. Le valli intorno al Rio Filetto erano tutte un “giardino” di orti. Chi viveva nel centro storico possedeva quasi sempre un piccolo orticello che serviva a sfamare la propria famiglia e, spesso e volentieri, anche ad aiutare quella degli altri. Molti anni sono passati da quando Fabrizio e Massimo, da soli o in compagnia delle loro famiglie praticavano quei luoghi. Oggi qualche ragazzo cerca, la domenica dopo Pasqua, anche in occasione della messa che si tiene una volta l’anno nella chiesa della “Madonna delle Piagge”, di mantenere viva la tradizione di recarsi sul Rio Filetto a fare merenda, ma le abitudini sono cambiate e anche le persone. Quella una volta, era l’occasione per stare tutti insieme, era un giorno di festa e di divertimento e, quando partivano per quella stradina stretta e tortuosa che porta alla valle, giovani, anziani, mamme, papà, nonni e nipoti sembrava quasi dovessero compiere un lungo viaggio. L’intera giornata veniva trascorsa tra giochi inventati, bagni nel ruscello e sentendo i racconti degli anziani che spesso si burlavano dei più piccoli. La sera, stanchi ma felici, si ritornava tutti insieme verso casa e le mamme che fino a quel momento, tagliando pane e formaggio, avevano sfamato tutti i bambini affamati, cercavano di ricomporre le proprie famiglie chiamando a voce alta i propri figli e gridando “……disgraziato, ma te sa ora de rientrà”. 23 i luoghi dell’infanzia di Cristina Evangelisti scalinata recentemente realizzata per raggiungere la chiesa “Madonna delle Piagge” chiesa “Madonna delle Piagge” i vecchi casali degli “ortolani” il ponticello che attraversa Rio Filetto fontana lunga Rio Filetto 24 L’estate è appena terminata e noi tutti, collaboratori di Campo de’ fiori, siamo tornati a scrivere per cercare, come sempre, di rendere più liete le giornate di coloro che leggono e attendono con entusiasmo questo giornale Barbara Pastorelli e lo apprezzano per la sua semplicità. Riprendo con molto piacere la rubrica riguardante i poeti in erba ed in questo numero mi soffermerò a parlare di un uomo non ancora quarantenne che ha fatto della poesia una delle sue più grandi passioni. Questa persona dall’animo sensibile è Sergio Maroni, nato a Civita Castellana il 10 Maggio 1965. Sin dall’adolescenza Sergio ha sentito vivo il richiamo verso l’arte poetica e , pian piano, si è avvicinato ad essa immergendosi sempre più nella lettura dei classici dell’Ottocento. Degno di nota è, a mio avviso, l’aver scoperto (con mia profonda ammirazione) che quest’uomo si è cimentato per ben undici volte nella lettura del grande romanzo di Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi”. Chi ha avuto modo di conoscerlo ha capito subito che Sergio ama esprimersi più in versi che a parole ed oggi, nel parlare di lui, scopriamo quanto egli sia profondamente rammaricato per aver intrapreso studi tecnico-commerciali e non aver invece scelto quelli di indirizzo umanistico. Questo però non gli ha impedito di continuare a coltivare l’amore smisurato per la lettura dei classici e per la poesia. Uno dei suoi rifugi più cari resta la Biblioteca Comunale di Civita Castellana nella quale egli trova momenti di profondo svago immergendosi nella lettura di testi che più ama. Pur non provenendo da una famiglia dalla vena poetica, tuttavia in pochi anni Sergio Maroni è riuscito a far parlare di sé e, per le sue spiccate doti poetiche in grado di emozionare, ha ricevuto diversi premi. Nell’anno 2001 è stato premiato con il “Timbro D’Autore”, l’anno successivo ha avuto un riconoscimento a Lignano Sabbiadoro per finire poi nel 2003 con il premio Bernardino della città di Rieti. Molti dei suoi componenti lirici sono stati racchiusi in due raccolte. Una di queste, “Il treno del cuore” è stata pubblicata ed ha riscosso il favore del pubblico con ben 484 copie vendute. Attualmente Sergio ha terminato una terza raccolta e ci ha già parlato della stesura di una quarta. La redazione di Campo de’ fiori augura a questo poeta tanta fortuna perché i suoi versi (il più delle volte in rima baciata) riescono ad esprimere tutte le sue più intime emozioni. Con frasi semplici e armoniose, ben costruite e piene di effetto, il nostro caro poeta cerca di rendere partecipe ognuno di noi di quello che egli ha vissuto, non importa che ciò sia un momento, un incontro o semplicemente un pensiero fugace. Molte sono le poesie che ho avuto modo di leggere e apprezzare ed alcune verranno riportate su questa pagina, ma in particolare desidero porre l’attenzione su una di queste intitolata “Polvere bianca”. Il poeta, in poche righe, ci parla della droga e la descrive come una polvere bianca simile a neve che entra nelle vene dei giovani inesperti del mondo togliendo loro ogni briciolo di lucidità e conducendoli, in poco tempo, ad una “morte lieve”. Il poeta prende la distanza da questa, la sente nemica dell’umanità e la tiene lontana facendo in modo che i suoi due figli, nel lungo e difficile cammino della vita, guidati dai buoni consigli, possano non incontrarla mai. Tutto questo è Sergio Maroni, un uomo semplice, come tanti, sensibile però e che, facendo sue le sofferenze altrui, in versi dolci e melodici li trasforma in veri canti lirici. Campo de fiori Il gusto di riscoprire “Il magico mondo della poesia” di Barbara Pastorelli TRA I FIORI Benvenuto fra tanti colori, benvenuto nel paradiso dei fiori. Se il tuo amore non è una disfatta prendi pure una rosa scarlatta, ma se vuoi dare solo che affetto fai parlare per te un bianco mughetto. La margherita un pò curiosa con un m’ama o non m’ama ti svelerà ogni cosa, e un crisantemo ti potrà ricordare il grande dolore dentro il tuo cuore. Mammole, primule e viole hanno da sempre il profumo del sole, ma tu in silenzio potrai ascoltare i preziosi consigli dei gigli. A una mamma puoi portare qualsiasi fiore perchè ogni colore gli parlerà d’amore. Ma se nel paradiso tu sei venuto, è perchè ai tuoi sensi tu hai creduto, e con un fiore e un pò d’umiltà senza parlare dirai la verità. A VILLA ARZILLA Se tu vieni puoi trovare soltanto amore. Ci sono persone che nel loro candore fanno vedere il vero valore del proprio cuore. Gente dal capo ingrigito e non trovi mai un viso imbronciato, che non ha una propria casa o è insufficiente a fare qualcosa. Ballano, giocano, parlano, si divertono con piccole cose, che nella quotidiana vita sembrano banali e noiose. Gli manca però un pizzico di sale che renda quella vita gustosa e saporita: la visita di un amico o di un familiare. Se puoi, và a trovarli, senza aspettare, loro non chiedono per non disturbare scoprirai che esiste tanta bellezza, saggezza e felicità anche nella terza età, e conquisterai con una scintilla l’amore di villa arzilla. Sergio Maroni LA LEGGE Creata dall’uomo e dalla sua mente a volte sei giusta a volte per niente, scritta su un libro tra vari comma sei sempre l’unica che tira la somma. Condanni da sempre in modo normale sia l’innocente che il criminale. Rincorri affannata e con poca furbizia la tua sorella di nome giustizia, che viene implorata da tanta gente che gli hanno ucciso un figlio o un parente. Ma quasi mai è all’appuntamento lasciando a chi crede un amaro sgomento. Per quanto mi riguarda ti potrei dire, che: d’uguale, porti solo la scritta nelle aule di tribunale. POLVERE BIANCA Polvere bianca tu non sei neve porti soltanto a una morte lieve. Entri nel corpo, offuschi la mente sei molto astuta di un noto serpente. Porti la gente che non ti conosce lì dove vivono paure e angosce li fai sentire quasi immortali dandogli in sogno un paio d’ali, e sono convinti che non dai pena ecco perchè t’iniettano a vena. Credon di avere in mano le chiavi ma sono soltanto tuoi umili schiavi. Giovani vite le tue preferite quelle mature nemiche agguerrite. Eppur sempre fuggi dai cani segugi, deridi indignate le forze armate, tua serva infinita la malavita. Polvere bianca, io so chi sei, nelle mie vene non entrerai mai, e con un pò di fortuna e buoni consigli resterai molto lontana dai miei due figli. Campo de fiori 25 P illole di sapienza popolare Fantasia alla Erm Or accingiti a fare, quel che poi dovrai gustare. Gli ingredienti son poveretti, dai prepara carote e finocchietti. Quattro tipi di fagioli, sale olio e un po’ di odori. Qui la rima ci sta stretta, hai già pronta la pancetta? Con gli ingredienti in posizione, diamo il via alla preparazione. Ora metti in un pentolino, sedano, carota, aglio e olio sopraffino. Fai cuocer un pochetto, aggiungi acqua e finocchietto. Giù fagioli ed odori, Da cosa deriva “… se non stai attento, me te fumo domani”? Gli anziani nelle sere estive cercano di sfuggire alla calura opprimente delle mura domestiche. un danzare di sapori. Spesso prendono sedie scricchiolanti di legno e si La pancetta per finire, siedono ai bordi di vie ora molto trafficate. Un e poi lasciali a bollire. tempo in esse regnava la calma e a questa i vecMentre in attesa stai, chi sono tuttora abituati. Sentendo da lontano pane affetta sodo assai. arrivare rumorosi e inquinanti prodigi del proOgni tanto un assaggino, gresso, spaventati, spesso pronunciano la frase per veder se e’ cotto a puntino. sopra menzionata. Emettendo dalle loro labbra questi suoni moderni, ritornano indietro Per non farlo attaccare, negli anni. Infatti, agli inizi del secolo, quasi tutto era prodotto artigianalmente in casa, di tanto in tanto mescolare. così come le sigarette. Il tabacco era comperato nelle tabaccherie e per avvolgerlo veniva Dopo qualche minutino, usata la carta di un giornale con notizie oramai passate. Prima di arrotolare il preparato, è gia’ cotto a puntino. nel momento del taglio della carta, si gettava un occhio sugli accadimenti in essa riportaSe in un piatto stai a versare, ti. Il passo successivo era quello di prendere un cerino ed accendere quella sigaretta casasei gia pronto per mangiare. linga per rilassarsi dopo una giornata di lavoro. Lo accompagni con un po’ di Con una manciata di minuti andava in fumo quel frammento di giornale dove erano riporvino rosso, tate tante notizie di incidenti, dovuti alla spericolatezza, all’incoscienza e all’imprudenza, buon appetito a più non posso. Erminio Quadraroli Erminio Quadraroli che poco prima erano state lette. Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e........ buona lettura dai vostri Cecilia e Federico. continua... Campo de fiori 26 Scopri Marco Manocchio nasce a Civita Castellana il 6 Luglio 1962 e già dalle scuole elementari comincia a nutrire un forte interesse per il disegno artistiMarco Manocchio co e tecnico che esplode poi dopo aver ammirato dei bellissimi quadri del Prof. Luigi Paolelli. Il nonno materno, Leonida Crestoni, anche lui appassionato di disegno e pittura e caporeparto nel settore decorativo della ceramica Sbordoni, cerca sempre di pungolare la vena artistica di Marco insegnandogli i trucchi del disegno e dei colori. Durante il periodo delle scuole medie, Marco incontra i Professori Remo Crestoni, Luciano Caregnato e Vannini che apprezzano la “mano” dell’alunno e ne perfezionano la tecnica ricevendo, da questi, preziosi consigli a proseguire gli studi con l’indirizzo artistico. Marco, però, non troppo amante di tutte le altre materie scolastiche, non se la sente di continuare le scuole ed inizia così a lavorare nell’industria ceramica nel settore decorativo. Il disegno resta sempre la sua passione e, dopo il lavoro, continua a disegnare e pitturare con colori ad acqua su piatti in ceramica e oggetti in vetro. Compra libri che parlano dei grandi pittori del ‘600 e del ‘700 e le foto di quei quadri si imprimono così prepotentemente nella sua mente che nel 2000 decide di compiere il grande passo. Compra una tela e quei colori ad olio che di Cristina Evangelisti fino ad allora gli avevano fatto tanta paura ed inizia il suo primo quadro. Pian piano impara a dosare e mescolare i colori fino a raggiungere le tonalità da lui desiderate. Il gran passo è fatto, la tecnica si affina ed i risultati e le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Inizialmente riproduce i quadri dei pittori figurativi ed impressionisti come Van Gogh e Monet. Ama i fiori che, con i loro colori accesi, abbracciano la grande tela facendole sentire tutto il calore della primavera e quei paesaggi di campagna di un tempo che, con i loro campi di grano e papaveri, ci svelano l’animo quieto dell’artista. Sicuro di se e delle sue capacità nell’usare la tela ed i colori crea quadri che scaturiscono dalla sua immaginazione e ispirato da foto o vecchi film dà vita a personaggi che, con i loro sguardi e movenze, donano al quadro romanticismo e passione. Campo de fiori 28 di a c i Fabr I Torre e le nocciole di Sandro Anselmi Operai dello stabilimento Torre sopra montagne di nocciole Alla fine degli anni ’60 anche Fabrica ed i paesi limitrofi storicamente agricoli, vengono industrializzati dalle ceramiche di Civita Castellana da dove, alcuni valenti imprenditori e le loro maestranze, colonializzano questi nuovi territori. Civita, non aveva previsto un vero piano di espansione industriale e mancavano perciò delle aree preposte. Questa è sicuramente una cosa molto strana e non so dei motivi politici, o socio-economici che determinarono ciò, ma di fatto questa grave carenza favorì lo sviluppo di moltissime altre zone artigianali e industriali di molti altri paesi che, accettarono di buon animo questa insperata fortuna. Arrivavano così i capitali e le tecnologie vincenti di un popolo che da sempre aveva avuto dimestichezza con l’arte ceramica. Paesi appunto come Fabrica di Roma, Corchiano, Castel Sant’Elia, Nepi, Gallese, Otricoli, Rignano Flaminio, Mazzano Romano, Monterosi, Attigliano, ospitarono volentieri questi esuli preziosi. L’esodo fu impressionante ed i civitonici arrivarono perfino all’estero (vedi l’articolo su questo numero “Il gigante della Ceramica Cav. Bruno Profili”). Le cellule di operai esportate, già sindacalizzate, dovevano avere anche un altro scopo, ma non è questo l’argomento che voglio trattare. La cosa basilare è però capire come da quel momento cambiò totalmente l’economia e la società. Per secoli e per millenni la famiglia contadina era stata abituata ad enormi sacrifici ed a vivere nell’incerto, condizionata totalmente dagli eventi atmosferici che ne avevano determinato la ricchezza o la povertà. Il denaro era talmente raro che era rimasta quasi al baratto. Con l’avvento dell’industria incominciò man mano ad abituarsi al salario mensile e, la conseguente certezza e la cre- sciuta capacità d’acquisto, fecero si che l’economia girasse come mai prima. L’industria richiamò anche molta mano d’opera proveniente da altre regioni d’Italia con un forte flusso di immigrazione ed il nostro distretto industriale divenne il più importante d’Italia nel settore dei sanitari. L’attività agricola, però, nei paesi dove si era insediata poi l’industria, non fu mai abbandonata e molte persone occupate in ceramica seguitarono a coltivare i terreni mantenendo, con sacrificio, un doppio lavoro. Il contadino era solito dire “la terra si ammala ma non muore” e perciò la certezza di un reddito, anche se minimo, non l’avrebbe mai tradito. Certo è che si dovette dare più valore al tempo (purtroppo quello lavorativo) ed allora ecco che anche in agricoltura arrivarono in aiuto le prime macchine specifiche per la lavorazione e la raccolta delle nocciole. Non si coltivavano più quei prodotti che una volta servivano al ciclo vitale della famiglia contadina quali il grano, il mais e quant’altro. Vicino lo stabilimento dei Torre nacque anche a Fabrica una officina artigiana specializzata per la costruzione di motozappe “Settebello” del Sig. Otello Narduzzi (valente chitarrista dei “Brazil” – vedi storia di Max su Campo de’ fiori n. 10). Queste macchine agricole aiutarono molto nella coltivazione, soppiantando quasi totalmente molti animali da traino e da lavoro quali asini e mucche, che erano stati fedeli compagni di tanti e tanti sacrifici, di conseguenza le piantagioni divennero più moderne e produttive. I Torre dovettero ampliare ed ammodernare i loro impianti per recepire la nuova massa di prodotto e la loro usata esperienza tecnicocommerciale, supportò parallelamente questa fase. Ci fu in quegli anni una vera corsa alle invenzioni delle macchine e diversi arti- giani locali ne fabbricarono i primi prototipi, come le “nuvole”, cioè piccoli compressori d’aria, alimentati da motori a scoppio che, imbracati sulle spalle, emettevano un flusso d’aria diretto sulle nocciole cadute sul terreno, raggruppandole in cordoni o mucchi, per poterle raccogliere con le macchine. Queste aspiravano il prodotto e con dei corvelli, separavano da esso i sassi e la terra, ma non erano semoventi, pertanto dovevano essere trainate ed azionate da un trattore. Si imparò in quegli anni a livellare i terreni e poi spianarli con dei rulli compressori per poter agevolare la raccolta. Comparve quella infausta “vanga elettrica”, come veniva volgarmente chiamato il pericolosissimo diserbante irrorato con le vecchie macchinette per il vetriolo delle viti, senza neanche la protezione di una mascherina. Purtroppo moltissimi si rovinarono la salute senza saperlo. Nacque poi una fazione di ecologisti che preferì lasciare i terreni sodivi e tagliare l’erba con i neonati trinciaerba. Si ottenne un doppio risultato, quello di non inquinare e non inquinarsi e quello ancora di avere un terreno sempre praticabile anche in caso di pioggia. Comparvero allora i primi impianti di irrigazione a goccia e la campagna, invasa da quel dedalo di tubi neri appesi sugli alberi, perse un po’ del suo fascino originale. Oggi l’agricoltura è diventata fantascientifica ed esistono macchine semoventi che, mentre raggruppano le nocciole con delle spazzole, le aspirano e le nettano dei sassi e detriti e, la loro cabina di guida regolarmente climatizzata, non fa più soffrire il caldo né la polvere. In tutte queste evoluzioni della società e del mercato, i Torre ci sono sempre stati, marciando qualche metro avanti, sì da anticipare i tempi e recepire tutte le innovazioni tecnologiche che, pur sempre nel rispetto della tradizione, hanno mantenuto la loro azienda ai primissimi posti. Dopo la scomparsa del Cav. Carlo Torre, emblema della casata, i degni figli Fabio e Gianremo hanno ereditato la società Carlo Torre sas, facendola crescere ulteriormente. Oggi, mentre non disdegnano di ampliare i loro interessi anche in molti altri settori, sono sempre più un’azienda altamente specializzata nella lavorazione e trasformazione della nocciola “gentile romana” ed offrono, alla loro clientela, una vasta gamma di prodotti quali: nocciole sgusciate e calibrate, nocciole tostate, nocciole tostate e pelate, granella di nocciole calibrate, farina di nocciole tostate e pasta fluida di nocciole. Voglio chiudere augurando ai Torre altri 100 anni di gloriosa attività e, ringraziando i miei cari amici Fabio e Gianremo per avermi concesso di scrivere la storia della loro famiglia corredata da bellissime foto d’epoca, voglio portare il mio pensiero alla loro gentilissima madre Rosa, della quale conservo un ricordo dolcissimo per la sua semplicità e la sua bellezza. Campo de fiori 29 La cultura al servizio della crescita anche economica del territorio Prof. Michele Abate Un’area geografica tra le più belle d’Italia, dal punto di vista paesaggistico e storico, è quella che comprende l’Umbria e l’Alto Lazio. Le province di Perugia, Terni, Rieti, Viterbo e la zona di Civitavecchia presentano, infatti, scorci naturalistici e rimembranze del passato molto suggestive e non sempre noti a tutti. In questo splendido scenario ambientale sorge un’ istituzione culturale a livello internazionale, il Centro Falisco di Studi Storici, che si occupa di ricerche e convegni sulla storia moderna e contemporanea. In questi ultimi quattro anni ha svolto una intensa ed ampia attività che ha convogliato l’interesse e l’attenzione di molte persone provenienti da diverse parti della nostra Penisola e, soprattutto, dall’estero. Tra Convegni Internazionali, seminari di studio, ricerche e pubblicazioni storiche, il CEFASS – questa è la sigla del Centro Falisco dei Studi Storici – ha organizzato ben ventidue iniziative culturali che hanno visto la partecipazione di studiosi, e non solo, provenienti da diversi paesi d’Europa e dell’America. Queste iniziative si sono tenute alcune a Roma (presso l’Accademia di Danimarca, l’ Antica Libreria Croce ed il Centro Studi Americani), ma molte proprio sull’incantevole territorio di cui stiamo parlando. Soprattutto in quella parte compresa tra i Monti Cimini, il Tevere ed il Monte Soratte e conosciuta fin dall’antichità come Agro Falisco e che vede in Civita Castellana, Orte e Sant’Oreste i suoi prevalenti punti di riferimento. Non a caso, in questi tre significativi centri, sorgono la sede amministrativa, quella del Comitato Scientifico e quella di rappresentanza del CEFASS. Ad Orte dal 2000 si tengono annualmente, presso i locali di Palazzo Roberteschi, i seminari internazionali sul periodo tra le due guerre mondiali diretti dal Prof. Roberto Mallett dell’ Università di Birminghan. All’università della Tuscia di Viterbo si sono tenuti due importanti Convegni Internazionali nel 2001 e nel 2003 ai quali sono intervenuti numerosi storici e studiosi di varie nazioni del mondo che, per la prima volta, hanno potuto visitare ed apprezzare la bellezza del paesaggio e dei monumenti di questa area geografica. L’estate scorsa Sant’Oreste ha ospitato un grande convegno internazionale per rievocare le vicende storiche del 25 Luglio 1943. E’ stata, quasi sicuramente, l’unica che si è tenuta in Italia per ricordare quei tragici avvenimenti di 60 anni prima nelle loro ripercussioni interne ed internazionali. La stampa e la televisione nazionale ne hanno parlato positivamente, confermando così il successo dell’attività storicoscientifica del CEFASS in campo internazionale. Anche Civita Castellana ha avuto finalmente il piacere e l’onore di ospitare, al termine dello scorso anno, la seduta con- Nepi - panorama clusiva di un altro Convegno Internazionale, grazie all’opera del Centro Falisco di Studi Storici. Questa seduta conclusiva si è tenuta nella Sala delle Conferenze del Forte Sangallo e ha permesso, in modo particolare, agli studiosi convenuti dalla Spagna, dalla Gran Bretagna, dalla Danimarca e dagli Stati Uniti di venire a contatto con la civiltà dei falisci e lo splendido ambiente fisico dell’Alto Lazio. Tra i volumi pubblicati dall’organizzazione culturale di cui stiamo parlando, mi piace ricordare che un testo riguarda persone e vicende di questo territorio: la nobile e generosa figura di Paride Fabi e le lotte contadine e popolari ad Orte e nell’Agro Falisco nel 1902. Non per nulla a presiedere il Comitato Scientifico del CEFASS è il Prof. John Francio Pollard dell’Università di Cambridge e ad aderire a questo Ente Internazionale, ma che sorge nella provincia italiana con il fattivo contributo delle persone del posto, vi sono studiosi ed istituzioni culturali di ben otto nazioni: quattro dell’Europa (Gran Bretagna, Danimarca, Russia ed Italia) e quattro dell’America (Canada, Stati Uniti, Messico e Panama). Quello che mi preme sottolineare è che pure l’alta cultura, come è il caso del Centro Falisco di Studi Storici, può promuovere, oltre alla conoscenza nel merito specifico e all’amicizia tra studiosi stranieri ed italiani, la conoscenza delle bellezze paesaggistiche ed artistiche di parti significative del nostro Paese e sviluppare la crescita economica di aree geografiche splendide ma spesso emarginate dai grandi circuiti turistici e non molto conosciute dai più, sia essi italiani che stranieri. In conclusione, se consideriamo che proprio di recente si è parlato di creare un polo universitario nell’Agro Falisco basato su corsi specialistici in economia e storia, possiamo capire che se ciò si realizzerà, e le premesse ci sono tutte, alla crescita culturale di questo territorio si unirà senza dubbio anche una crescita economica, a seguito dell’indotto che metterà in movimento. Sant’Oreste Via Amerina Civita Castellana - Forte Sangallo Campo de fiori 30 I Giganti della Ceramica Prof Sono le ore 18 di questo caldo pomeriggio di fine Luglio e, puntualissimi, io ed altri tre amici, varchiamo il cancello già aperto di un bellissimo parco. Procediamo lentamente con la macchina, illuminata a tratti dal sole che si nasconde dietro grandi alberi. Scorgiamo in fondo una villa elegante e maestosa. Mara, un puro esemplare di Labrador, ci corre incontro per darci il benvenuto e, quando scendiamo, ci riempie di feste e ci accompagna fino all’ingresso. Sullo scalone incontriamo il sorriso aperto di una domestica che ci annuncia al padrone di casa e ci fa accomodare. Non conoscevo di persona il Cav. Bruno Profili, se non per la sua fama, ma adesso che lo incontro, ricordo di averlo già visto su una foto di Campo de’ fiori. Certo non è facile intervistare un personaggio di una simile caratura e spesso, in questi casi, ci si improvvisa psicologi per cogliere le sensazioni ed i sentimenti che sono chiusi in una semplice intervista. Sono stato fortunato che il Cavaliere abbia accettato l’invito a questo incontro, ma adesso mi sento una grossa responsabilità per ciò che dovrò scrivere e vorrei poterlo fare nella maniera migliore. Questa è sempre la parte più ardua di questo lavoro, perché l’aver raccolto le notizie, i fatti, è cosa importante, ma dare ad essi coerenza e significato è tutt’altra cosa, come pure evidenziare quegli episodi chiave che sono stati i cardini di un’esistenza. Tuttavia lo sguardo buono e profondo del Cavaliere mi fa capire che l’intervista sarà ricca e copiosa (e come potrebbe non esserlo?) e così le notizie fluiranno agevolmente. Incomincio con il chiedere la storia della sua famiglia e così so che l’epopea inizia con il nonno Luigi, toscano di nascita, che scende a Civita Castellana agli inizi del secolo scorso per impiantare la sua prima ceramica di stoviglierie in quel famoso stabile dei Tre Re vicino al fiume Treia (del quale ho già raccontato nella storia dei Coramusi). Il nonno Anni ‘70 - Il Cav. Bruno Profili nella sua azienda materno Antonio Coramusi lavora nella stessa ceramica ma, per disaccordi, passa alla Marcantoni e costruisce poi una ceramica in località Catalano (la ex Fiume) proprio accanto a quella dei Profili. Nel 1925 nasce, sempre in località Catalano, la Vitrinas nel luogo dove ora sono i Brunelli. Questo è il nome della ceramica del Sig. Francesco Luigi, padre del Cavaliere. La società conta quattro soci ed oltre il Sig. Francesco Luigi, ci sono Ulderico Profili (fratello), Agostino Cardinali e Orlando Marcantoni. Produce sanitari di ottima qualità unici all’epoca in Italia, perché al posto della normale terraglia, viene usato un materiale vetrificato, il “vitreous” , risultato di lunghe ricerche e cotto con le classiche fornaci toscane importate a suo tempo dal nonno Luigi. In misura inferiore ai sanitari produce anche dei finissimi piatti. Nell’anno 1945 il Cavaliere comincia a lavorare con il padre fino all’anno 1952, anno in cui viene chiusa la Vitrinas per fine contratto societario trentennale. In attesa di avviare alla produzione la nuova Vitruvit, impiantata sulla Via Nepesina, di proprietà del padre e del Cavaliere al cinquanta per cento, esso viene mandato a fare esperienza presso uno stabilimento di Nepi di proprietà di amici del padre, che possono così ragguagliarlo sui risultati del figlio. Era infatti una buona abitudine delle famiglie benestanti, quella di mandare i propri rampolli a “fare le ossa fuori di casa”. Già nel 1960, con l’avvento di nuove macchine industriali che rivoluzionano i metodi di lavorazione, la Vitruvit può vantarsi di essere fra le prime tre aziende d’Europa per la qualità del prodotto, assieme alla Keramak in Germania ed alla Ginori in Italia. C’è a questo proposito un aneddoto curioso che il Cavaliere mi racconta. La Ginori, per confondere esteriormente la qualità del prodotto, aveva escogitato una pistola particolare a becco d’oca per spruzzare anche il battente del sanitario che, una volta ricoperto di vernice, mascherava la monocottura; ma la genialità e la perizia del Cav. Profili, alla fine scoprivano l’arcano. Nelle scelte produttive c’era stato un tentativo mal riuscito nell’impianto di forni elettrici a tunnel della Scei . Un vero disastro, perché proprio non funzionavano ! Disavventure simili le avevano già sperimentate anche altre aziende locali come ad esempio, quella dell’Ing. Finesi nella sua azienda in località Treia, ai Tre Re. La Ceramica Profi Consapevole dell’insuccesso, la Scei ne costruiva uno gratis per risarcimento alla Vitruvit, che si vedeva costretta però a lavorare con i vecchi, affidabili forni toscani. Già nel 1958 passa ad una parziale produzione su scala industriale di monocottura in vitreous china ad alta temperatura. Dopo numerosi viaggi all’estero, nei quali il Cavaliere apprende appieno la tecnologia della monocottura, adotterà per intero questo tipo di produzione. Nel 1970 viene a mancare il padre, il Sig. Francesco Luigi ed allora il Cavaliere cambia i forni della Vitruvit impiantando quelli a brevetto francese della Siti di Novara. Non l’aveva fatto prima, anche se straconvinto della loro superiorità, per non arrecare dispiacere al padre che era affezionato alla vecchia linea produttiva. La ceramica manterrà comunque la gloriosa denominazione “Vitruvit di La Ceram Campo de fiori 31 a: filiGrande Uff. Cav. Bruno di Sandro Anselmi li fondata nel 1952 Profili Francesco e Figlio”. Nel 1964, mentre è socio con il padre, sollecitato dalle richieste di importanti clienti greci, decide di impiantare là una ceramica di sanitari più grande di quella di Civita. Il Cavaliere, dopo una permanenza di nove mesi in Grecia, manda in produzione l’impianto la notte del 15 Agosto 1966. A questo proposito parla con commozione ed ilarità del ricordo di quell’episodio quando, solo nello stabilimento, brindando con una aranciata, la spruzza sui primi pezzi usciti, macchiandoli. All’indomani gli operai tornati al lavoro vengono presi dal panico nel vedere il prodotto di quel colore e pensano già di dover ricominciare tutto daccapo. Lo stabilimento greco arriva a produrre 1.600 pezzi al giorno e tutt’oggi è considerato all’avanguardia nel settore. All’azienda di sanitari ne affian- mica CIPA ca una di piastrelle. Il Cavaliere esce dalla società solo nel 2002. A questo punto mentre si riposa, come dice lui, insieme ai Brunelli, l’Ing. Rainer Weidmann ed ai fratelli Angelo ed Antonio Fortuna costruisce in territorio di Fabrica di Roma quel colosso della Cipa per la produzione di stoviglierie e tazzame che produce 60.000 tazze e 10.000 piatti al giorno. Il personale è quasi tutto femminile, infatti su 220 donne ci sono solo 20 uomini addetti ai forni. E’ il 1968 e per molti altri è un anno “caldo”, per il Cavaliere l’unico calore è quello dei forni. Negli anni ’70 la Cipa rileva la società Tuscia sempre in territorio di Fabrica di Roma già di proprietà di Vasco Costantini ed altri soci romani. Anche lì il Cavaliere opera una trasformazione drastica nella produzione, abbandona i materiali fin li usati e adotta quelli stessi della Cipa con un miglioramento immediato. Naturalmente bisogna seguire la Grecia e, nonostante le maestranze italiane molto preparate, il Cavaliere vi si reca per circa una settimana al mese. Nel frattempo i Brunelli, proprietari della ceramica Simca che avevano parzialmente rilevato dalla cooperativa di operai provenienti dalla ex ceramica Parroccini, chiedono al Sig. Francesco, padre del Cav. Bruno, di dargli una mano nella gestione. Questi, sapendo di non sbagliare, manda il figlio che mette in sesto l’azienda e poi ne diventa socio. Sempre negli anni ’60 e precisamente nel 1969, alcuni iraniani, con dei libanesi e due italiani, tutti ottimi clienti della Vitruvit, convincono il Cavaliere ad entrare in società con loro per impiantare una ceramica di sanitari in Iran ed al Cavaliere basta mettere solo le competenze tecnico-commerciali, senza nessun apporto di capitale ! La ceramica arriva a produrre 2.400 pezzi al giorno ma poi, le vicende politiche locali (l’avvento di Komeini), fanno naufragare questa realtà. A Civita manca una vera fabbrica di Fire Clay (lavelli da cucina e piatti doccia) e, dopo una prova deludente di un altro industriale, il Cavaliere cerca dei terreni per impiantarne una, ma gli riesce impossibile perché manca, agli effetti, una vera zona industriale programmata. Trova le condizioni adatte ad Attigliano e nell’anno 1980 nasce la Betavit con la produzione di 640 pezzi al giorno che, rapportati al volume degli oggetti, è impressionante. Purtroppo nel 1988 perde l’affetto più grande della sua vita, il suo unico figlio amatissimo Massimo. Ne parliamo con profonda commozione guardando la foto di un ragazzo bellissimo dal sorriso meraviglioso. Colpito da questo assurdo destino inizia, quasi per vendicarsene, a smantellare il suo impero, così voluto e così faticosamente costruito. Lui che era stato nominato Cavaliere a soli ventisei anni, insignito del titolo di Commendatore a trentadue anni, che aveva ricevuto la nomina di Grande Ufficiale direttamente dal Presidente Sandro Pertini e aveva dato sempre la garanzia del posto di lavoro e dello stipendio a fine mese a tanti e tanti uomini che, con serenità, raggiungevano tutti l’età pensionabile. Nel Febbraio 2004 perde anche la moglie, Sig.ra Maria Fantucci, fedele compagna di un cammino così intenso e laborioso. La storia di questi uomini va recuperata, salvaguardata nel tempo, quale esempio per le nuove generazioni. Negli ultimi anni ha molto contribuito per il miglioramento della salute delle persone malate e, nel Gennaio 2000, ha donato all’Ospedale Andosilla di Civita Castellana il reparto autonomo di Nefrologia e Dialisi intestandolo al suo caro Massimo. Sono certo, dalle parole che ci siamo detti e da quel che capisco, che il cammino intrapreso ha molto pagato l’animo e lo spirito del Signor Bruno e la sua calma, il parlare pacato ed essenziale, mal celano una nuova carica energetica prorompente, viva e perenne. Per quello che ha già fatto e per tutto quello che potrà fare, Lui è già parte di un firmamento di poche, chiare stelle in una notte di nuvole. Reparto Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Andosilla di Civita Castellana intitolato a Massimo Profili. Cav. Bruno Profili durante la nostra intervista Campo de fiori 32 La Stori ...Le aspettative del padre non vengono minimamente deluse perché di lavori ne fa tanti e, in contemporanea con gli studi, vende enciclopedie fino a quelle prestigiose della Treccani (allora opere esclusive della SIAE) e svolge varie mansioni anche per il Comune di Fabrica di Roma. Da studente in Giurisprudenza inizia a lavorare con continuità per la Compagnia di assicurazioni Alleanza, con la quale vince anche gare nazionali di produzione. A seguito di diverse proposte da parte di altre Compagnie di assicurazione quali La Previdente, la Lloyd Adriatica e la Phenix Soleil (oggi GAN) sceglie quest’ultima che lo assume come ispettore nel 1971 e lo porta a lavorare a Civita Castellana. Nel frattempo la musica, quasi totalmente abbandonata, viene ripresa grazie alle pressioni di amici come Sandro Di Vittorio, Giorgio Angeletti, Daniele Paludi, Fabrizio De Vittori... che lo coinvolgono a sperimentare nuove sonorità da portare per le usate piazze di Vignanello, Caprarola etc. Frequenta allora lo studio di registrazione di Aldo dei Falisci e l’amico Claudio assieme al fonico Romano Ermanno e partecipa alla realizzazione di alcuni brani, poi anche di successo. Prova a Fabrica di Roma con un gruppo di che gli serviranno poi, come colonne sonore nelle trasmissioni televisive che condurrà prima a Punto Zero e poi a Italia 5 . Nel 1974 presta il servizio militare ed organizza un gruppo musicale in caserma con degli amici Sardi. Nel 1975 presta servizio per alcuni mesi quale capo stazione per le ferrovie dello stato e si licenzia per dedicarsi interamente alle altre attività che aveva già avviato. Nello stesso anno, apre sempre a Civita Castellana, una delle prime palestre. Dopo il matrimonio, nel 1979 nasce Cecilia e la voglia mai pacata di fare musica, lo porta ad organizzare feste all’istituto delle Suore Francescane dove lei va a scuola, facendo gruppo con Tonino Conti e la moglie Loly, poi emigrati in Spagna. In queste occasioni incomincia a cantare anche Cecilia che dimostra di avere una spiccata dote musicale ed una voce bellissima. Nel 1983 nasce Federico e l’arrivo di amici tra cui il compianto Eraldo Cesari, Francesco Borghesi, Mauro Carofei, Fabrizio Angori e Renzo Giovagnoli. Stringe amicizia con Bernardo La Fonte (ex Blocco Mentale) e Romano Ermanno e nasce una società per realizzare uno studio di registrazione. Trovati i locali, cercano di stringere accordi col signor Massimo Di Cicco, noto industriale del disco, ma le condizioni proposte non sono le più favorevoli e, di comune accordo, decidono di soprassedere. Intanto però, affascinato dalla cosa, Max dà gli esami alla SIAE per l’iscrizione quale compositore di musica e di testi ed incomincia a depositarne alcuni quell’angioletto diverso ma tanto bello e tanto dolce, lo tocca profondamente e tutta la sua vita sarà da quel momento, comunque diversa. La chitarra e la sua voce accompagneranno così mille ninne nanne. Nasce, con Federico, anche l’ A.I.D.I. (Accademia Internazionale D’Italia) con il sogno di preparare un mondo nuovo per i fratelli più deboli e tante e tante iniziative promosse e realizzate in anni di impegno sociale, pongono delle pietre miliari nella storia delle persone diverse. Cecilia all’età di 10 anni entra a far parte del Coro Polifonico della Cattedrale di Civita Castellana e va a scuo- Campo de fiori 33 ia di Max alias Sandro Anselmi la di canto all’Accademia Muzio Clementi. Max soddisfattissimo, la segue ovunque. In quegli anni ha l’onore di cantare insieme a Rita Forte allo Sheraton di Roma ed in altre uscite estemporanee, anche con altri grossi artisti. Si fa promotore della creazione di una Associazione Nazionale di artisti con l’amico Don Baky e l’Avv. Enrico De Santis. Progetta con Don Baky un festival da inserire nel carnevale di Civita Castellana. Frequentando poi l’ambiente musicale della Capitale, conosce Giuliano Selva e Marco Del Freo e con loro corre una serie vorticosa di esperienze importantissime. Giuliano Selva era stato un buon cantante negli anni ’60, più noto all’estero che in Italia. Marco Del Freo, una voce stratosferica, era arrivato secondo a Sanremo dopo Siria ed aveva poi vinto il Festival di Napoli e quello di Vigna del Mar in Cile, aveva partecipato a moltissime trasmissioni televisive importanti condotte da Pippo Baudo (Domenica In – Novecento…). Sono entrambi in collaborazione con Giorgio Ferrara, ex socio di Aragozzini con il quale aveva organizzato alcuni festival di Sanremo. Nasce così la Casalba edizioni musicali. La Casalba, con sede in Viale Mazzini a Roma, incomincia subito a dare grosse soddisfazioni e fa entrare Max in quel mondo che aveva sempre sognato. Conosce così molti grandi artisti che promuovono di buon grado i loro pezzi duran- te i concorsi musicali e gli spettacoli televisivi che la Casalba stessa organizza. Max riferisce dei viaggi di lavoro a Milano dove hanno sede le più importanti case discografiche e dove nasce il disco “Amore Vero”, fatto con gli amici Marco Del Freo e Bobby Solo in coedizione con la Nibbio srl. Il disco viene inciso nello studio di registrazione dell’amico Alberto Radius, mitica chitarra della Formula 3. Ricorda tutti gli amici di Radio Italia come Franco Nisi……e l’emozione degli incontri con il Maestro Gino Mescoli, con il direttore della Baby Record, con il grande Carlo Alberto Rossi ed i Direttori della EMI, della RICORDI, della SUGAR…, poi l’amicizia con una persona squisita, oltre ottimo cantautore, come Gatto Panceri. Al Festival di Avellino “A Voice for Europe” , andato in onda su Telemontecarlo, Max rappresenta la Casalba che porta il pezzo “Amore Vero” ed è presente anche in giuria. La permanenza lì per una intera settimana a contatto diretto con moltissimi artisti, resta un’esperienza unica. Conosce Leo Gullotta, Gianfranco D’Angelo, Brigitta Boccoli, Angelo Branduardi, Riccardo Fogli, Mino Reitano, Vincenzo Gragnagniello, I Neri per Caso, Corona, I Ragazzi Italiani, Ambra Angiolini, Anna Lisa Minetti, Paola Folli (che aveva prestato la voce per i cori del brano “Amore Vero”)... Entrano a questo punto a far parte della “scuderia” Casalba, artisti come Paolo Effe (Fattorini), che vince la selezione giovani cantautori a Sanremo e la grandissima Anna Tatangelo, che si aggiudicherà meritatissimamente, nonostante la giovanissima età, la vittoria a Sanremo con la canzone “Doppiamente Fragili” coed. Casalba. S.C. continua sul prossimo numero...... 34 Campo de fiori Italiani all’estero La nostra terra ha visto andar via molti uomini che, con la voglia di lavorare ed il grande desiderio di farsi una tranquilla posizione hanno raggiunto l’America e lì, pur senza punti d’appoggio iniziato la loro scalata. E’ il caso di Danilo Covone, civitonico di nascita e nipote del nostro compaesano Massimo Abballe che, partito per gli Stati Uniti d’ America dopo il servizio militare (1984-85) riesce, con non pochi sacrifici, a farsi una vita lontano dalla famiglia, dagli amici, da tutti gli affetti e dall’ambiente che l’ha visto nascere e crescere. Appena arrivato negli Stati Uniti Danilo si cerca una casa dove stare e cerca di adattarsi a svolgere qualsiasi tipo di lavoro. Inizia col fare il venditore di fiori lungo le vie di New York, ad improvvisarsi venditore ambulante durante le varie manifestazioni e festività che si tengono in questa grande metropoli, finisce col fare l’ascensorista in quei titanici grattacieli. E’ costretto a cambiare spesso lavoro anche perché l’America, pur offrendo diverse opportunità per chi ha voglia di lavorare, non garantisce però un lavoro sicuro e duraturo. Con la buona volontà e senza mai perdersi d’animo, lontano da tutti coloro che avrebbero potuto dargli se non altro un sostegno morale, Danilo costruisce la sua vita. Il lavoro non gli manca e a questo punto decide di metter su famiglia con quella che tutt’oggi è la sua compagna e la madre dei suoi due figli (Massimo e Alex di 11 e 7 anni), Hiroko, una Giapponese anche lei emigrata in America per lavoro e come Danilo lontana dagli affetti e dai famigliari. Attualmente Danilo lavora per una grossa società di spedizioni ma mantiene sempre quei piccoli lavoretti di venditore ambulante che contribuiscono, insieme ai vari impieghi come baby sitter o collaboratrice domestica della moglie, a far vivere più che dignitosamente la sua famiglia. Pur giovanissimo, Danilo affrontò, venti anni fa e completamente solo, questo immenso paese senza farsi travolgere da tutto ciò che di nuovo e accattivante poteva offrirgli, senza mai dirigersi verso quelle mete che gli avrebbero fatto perdere la stima di sé stesso e dei suoi famigliari in Italia. Di questo ne parla con grande orgoglio la zia Anna, moglie di Massimo, che ospita Danilo e la sua famiglia ogni volta che ha il desiderio di tornare a vedere la sua bella Italia e di assaggiare i succulenti piatti italiani, tanto apprezzati anche dalle moglie e dai figli. A noi non resta che augurare a Danilo una lunga vita felice in quel grande paese che ormai gli appartiene, ma vogliamo anche trasmettergli, con il nostro giornale, i profumi ed i colori della terra natia affinché non possa mai dimenticare … Cristina Evangelisti Danilo Covone con la moglie Hiroko ed i figli Alex e Massimo Campo de fiori A partire dalle ultime domeniche di maggio, il sole come in un caloroso abbraccio, riempie di luce quella distesa azzurra contornata dal verde dei colli Cimini. Ciclisti della domenica ancora un po’ infreddoliti, costeggiano il bacino di erculea origine. La strada asfaltata solo a tratti, ricorda le antiche mulattiere dove i pastori transitavano con le loro pecore. All’interno delle staccionate dove spicca un verdeggiare di noccioli si possono ancora vedere animali altrove cacciati dal crescere del cemento. I cinghiali con i loro piccoli convivono con faine, tassi e volpi. Tra le querce secolari accompagnati dal tenero canto di merli e passeri c’è un danzare di piccoli scoiattoli. Il nibbio dall’alto silenziosamente controlla la vallata. Questo e’ il Lago di Vico. Qui il vento che soffia tra le foglie degli alti faggi fa da colonna sonora ad un evento che puntuale si ripete da decenni. Gli uccelli migratori che prima padroneggiavano sulle spiagge ora si levano in volo concedendo un arrivederci a questi luoghi. Sta succedendo qualche cosa di veramente straordinario. Sulle strade inizia un intrecciarsi di pedali e motori. Lamiere policrome cercano di confluire ordinatamente negli stabilimenti che qua e là sorgono sulle rive del lago di Vico - panorama lago. E’ iniziato il grande esodo. Lentamente le sponde si riempiono di vivaci colori. Sale garbato un boato di bambini che timidamente cercano di entrare in un’ acqua ancora gelida. Per alcuni di loro è il primo tuffo. Ragazzi che giocano a pallone, a carte o che catturano un po’ di ombra mentre si rinfrescano con Il 1° Luiglio 2004 è nato Francesco per la gioia di mamma Daniela Micheli e di papà Stefano Ponzo. Si uniscono alla gioia per il lieto evento tutti gli amici, i parenti e la redazione di Campo de’ fiori. Tantissimi auguri a Roberto Moscioni a Franco Foglietta che copie che ha 50 anni il 18 Settembre Gli conseguito auguri per altri cinquanta il diploma anni felici gli vengono dalla di tecnico moglie Marcellina e dai suoi del suono, presso il cine- TV Roberto Rossellini di Roma, figli Alessio e Andrea. da parte della sua famiglia e Auguri anche dalla dalla redazione di redazione. Campo de’ fiori. Auguri di Buon Compleanno un delizioso gelato. Quelli più piccini armati di secchiello e paletta, controllati a vista dalle mamme, ricoprono di sabbia i papà sorridenti. Sulla spiaggia c’e’ chi cerca di prendere i primi raggi di sole e altri si dedicano al corteggiamento. Alcuni con gli occhi pieni di gioia percorrono il lago a bordo di canoe e pedalò. Nell’aria si liberano odori di ogni genere. Creme al cocco, olio di mandorle, abbronzanti alla menta, lozioni alla ciliegia profumano la brezza di metà pomeriggio. E’ oramai arrivata sera. Il sole saluta tutti e imbarazzato, lasciando il cielo di colore scarlatto, si nasconde dietro i crinali cimini. Adesso inizia un lento pellegrinaggio di ognuno verso la propria abitazione. Dopo tanti anni nulla e’ cambiato. Cosa rimane? I ristoratori esausti ripuliscono il loro tratto di spiaggia e la civetta con la sua canzone accompagna un istrice goffo che ritorna padrone delle sue terre. Benvenuta Viola. Il 1°Luglio 2004 Gianluca e Anna Sbriccoli hanno colmato la loro felicità con la nascita della loro piccolina. Auguri per una vita lieta e felice da parte degli amici, parenti e dalla redazione Riportiamo di seguito la prima parte di una lettera che Fabrizio Pecoraro, dal Sud Africa, scrive al suo amico Sergio di Civita Castellana dopo che questi gli ha inviato il nostro giornale Campo de’ fiori. Pinetown 18 Agosto 2004 Caro Sergio, con grande sorpresa e piacere ho ricevuto i due opuscoli “Campo de’ fiori” e quello della guida 2004 di Civita Castellana. Ti ringrazio tanto per avermeli spediti; fa sempre molto piacere ricevere corrispondenza dall’Italia ed in particolare da Civita Castellana; tanto più che qui di Italiano se ne sente, se ne parla e se ne legge ben poco! “Campo de’ fiori” è un bel giornale e congratulazioni a Sandro Anselmi che lo ha fondato...... Messaggi Messaggi Inuovi tesori di Ronciglione 35 Campo de fiori 36 n a S l e Cast Ricordi di vita a Castel Sant’Elia di Riccardo Pieralisi Grazie alla collaborazione e all’incredibile memoria di Vittorio Valentini (cittadino Castellese), possiamo raccontare del secolo scorso. Ho chiesto a Vittorio come e quali erano gli esercizi commerciali uno ad uno, indicando anche la loro collocazione. - Clelia e Silvana erano nel corso principale e Maria in Via del Santuario, poi il ciabattino era zì Peppo con Antoniuccio e Stefanicchio. Ricorda poi che Silvana, un giorno a settimana, vendeva anche la carne. Invece Romanello la carne la vendeva in Piazza “a bancaccio”, ma soltanto quando qualche bestia gli si azzoppava. Le osterie non mancavano: Maria in Via delle Cascine, Aurora in Via Emanuele III, ‘Remelicche’ in Via Umberto I con annesso gioco di bocce, Peppa in Piazza d’Azeglio. C’era poi il fabbro che si chiamava Peppe ed era in Via Umberto I e Ugolino aveva la sua falegnameria in località San Sebastiano. I fornai erano Antonio Darida, in Via del Santuario, Francesco Nucci, in Via Sant’Elia e Anastasio De Santis in Via Rupi. Erano tutti forni alimentati con la legna raccolta nella macchia del Comune. Chi riforniva il paese di altri generi come stoffe, calzature, attrezzi agricoli, callari erano solo i venditori ambulanti che venivano dai paesi limitrofi e molto spesso, non avendo soldi, venivano pagati con il baratto. “Ricordo – aggiunge Vittorio – che mia madre, per avere un callaro, dette in cambio un prosciutto”. Allora c’era tanta povertà, per necessità si iniziava a lavorare molto giovani e già a 7 o 8 anni si era nei campi a custodire il bestiame. Si iniziava a lavorare al sorgere del sole e si finiva quando questo calava. Le scuole erano poco frequentate e un po’ d’istruzione si poteva avere dalle scuole serali di Suor Adelina, mentre da Don Giovanni si poteva andare a scuola di musica. Grazie a Don Giovanni, infatti, prese corpo la Banda Musicale Cittadina che era costituita da circa trenta elementi. Ricordo ancora la prima importante trasferta a Roma dove suonammo per la festa di San Giuseppe. Vittorio, che vuole raggiungere i cento anni di età, continua nei suoi ricordi inesauribili, nei suoi racconti interminabili…… tanto che ci si potrebbe scrivere un libro ! Primo mezzo agricolo a Castel Sant’Elia Augusto Crispigni - 1934 Cresima a Castel Sant’Elia 1948 da sx Deci Domenico - Augusto De Placidi - Nello Martellini - Bruno Dei - Franco Nucci Francesco Darida - Francesco Sebastianelli - Vincenzo Attili... Foto data dal Sig. Domenico Deci. Campo de fiori 37 Abbandonati dall’attenzione del mondo occidentale V.A. In questo numero torno a parlare di un ospedale del Nord Uganda. Raccontai la storia del “St.Mary Hospital” di Lacor e dei due fondatori, Piero Corti e Lucille Teasdale nel nr 7 di Campo de’ fiori. Ora su queste pagine vi riporto una documentazione tratta dal diario di padre Elio Croce, missionario Comboniano che vive e lavora presso il St.Mary Hospital. Ancora una volta una storia scioccante ma emozionante sul piano umano di alcune persone che danno e che hanno dato la loro vita per migliaia di persone… “abbandonate dall’attenzione del mondo occidentale” . “Le nostre tre ambulanze in meno di due mesi percorrono 17.700 chilometri. Portano in ospedale 564 persone. L’ebola non attira investimenti per la ricerca e per le terapie perché non offre nessuna prospettiva di profitti. Però grazie alla volontà e caparbietà del nostro Dottor Matthew che molte volte lottava e si schierava contro il parere degli esperti sanitari mondiali che credevano che ogni intervento terapeutico sul malato fosse inutile, esistono le sue cartelle mediche con osservazioni, descrizioni meticolose dei sintomi variazioni giornaliere dei quadri clinici, intuizioni ed ipotesi cliniche. Questo prezioso lavoro condotto dal dott. Matthew è alla base di un risultato importantissimo : A Gulu nel nostro ospedale la mortalità è stata del 45 %, quasi la metà di quella segnalata in altre epidemie. Questo per voi possono essere numeri e statistiche ma per noi dell’ospedale st. Mary di Lacor sono risultati ottenuti grazie alle persone che hanno assistito gli ammalati con totale dedizione, abnegazione ed amore, senza paura fino alla fine Una storia tragica e grandiosa allo stesso tempo capace di ridarci fiducia e speranza per il futuro. Ringraziamo Il Signore, per l’Africa che per noi e per l’umanità intera ci da ancora persone come queste.Io lavoro a Lacor, vicino a Gulu, dall’ 85. Sono fratello Comboninano. Sono addetto alle costruzioni. e tengo la manutenzione di tutte le attrezzature elettromedicali. Faccio in modo, nel limite del possibile, che ogni cosa funzioni ed i medici possano lavorare e dare il meglio di loro stessi. La zona di Gulu nel nord dell’Uganda, già da anni, (16 anni) è insanguinata dalla guerriglia ed ha dovuto affrontare in successione, e talvolta con- temporaneamente, i problemi sanitari conseguenti a guerra ed epidemie... Meningite nel 93, colera nel 2000 ebola fine 2000. Il nostro ospedale si trova così ad affrontare contemporaneamente guerra ed epidemia di ebola. Infatti, il nove ottobre 2000, festa dell’Indipendenza, sono fatti e spediti i prelievi delle persone sospette al CDC di Atlanta (Centro controllo delle malattie e della prevenzione).e in Sudafrica. La notte stessa nel centro di Gulu una banda di ribelli assalta una discoteca piena di giovani , facendo diciotto morti e una quarantina di feriti.L’Ebola è un virus che prende il nome di un torrente in Congo dove si manifesto la prima epidemia nel ’76. Quindi è una malattia abbastanza recente e non si sa ancora quale sia il serbatoio del virus, Si tratta di una febbre emorragica che si manifesta come una banale Malaria, raffreddore o influenza ,con dolori alle articolazioni, mal di testa, febbre, dolori al petto e dissenterie. In pochi giorni attacca tutti gli organi del corpo ed alla fine dissolve tutti i tessuti del corpo provocando grosse emorragie da tutte le mucose e da tutti gli orifizi. Provoca la morte nell’80% dei casi . E’ salita alla ribalta mondiale nel 95 quando a Kikwit nel nord est del Congo causò la morte di 240 persone. E’ sempre pericolosa per il personale sanitario. A Kikwit morirono 60 operatori sanitari tra cui sei suore italiane le poverelle di Bergamo che assistevano gli ammalati. Erano passati sei mesi prima che venisse dato l’allarme. In Gabon nel 1997 provoca 45 morti. Nel nostro distretto di Gulu L’ebola appare a fine settembre del 2000 e l’ultimo ammalato viene dimesso il 23 gennaio 2001. La fine dell’epidemia è stata dichiarata quaranta giorni dopo il 23 Marzo esattamente un anno fa. Il virus ha infettato in pochi mesi più di 500 persone. Secondo i dati dell’OMS organizzazione mondiale della sanità ne sono morte 224. 14 erano operatori Sanitari del nostro ospedale tra cui il nostro direttore sanitario il dr. Matthew. 10 altre noste infermiere colpite dal virus sono guarite. Di quei giorni drammatici, scrivevo una specie di diario. Come un bollettino di guerra che mandavo ad amici per informarli di quello che succedeva a Gulu. Lo scrivevo per non dimenticare questa esperienza generosa e insieme drammatica nel nostro ospedale, dove molte persone si sono donate volontariamente e disinteressatamente fino alla morte. La Dominique figlia del dott. Corti che attualmente si occupa della fondazione a sostegno dell’ospedale e che vive qui in Italia, l’ha voluto pubblicare così come era senza neanche farmelo completare o rileggerlo.Fin dal primo giorno dello scoppio dell’epidemia, sotto la direzione di Matthew, direttore dell’ospedale, facevo tutto quello che mi dicevano di fare, seguivamo un manuale del OMS, organizzare l’isolamento con stanze successive dove le infermiere e medici si cambiavano si vestivano e si decontaminavano, fare scaffali per le scarpe e per i stivali , attaccapanni per i camici e le tute, vasche di lamiera piene di soluzione di clorina o varechina dove passavano dentro con gli stivali, dai leva stivali all’inceneritore, dallo smaltimento del materiale infetto al fare le bare e seppellire i morti. Ero quindi libero anche di entrare nei reparti per trovare e portare conforto agli ammalati, mentre andavo a fare qualche lavoro di riparazione acqua-luceossigeno, o quando mi chiamavano a fare qualche lastra radiografica al torace di alcuni pazienti. Essendo saltuario, non ero esposto al contagio come quelli che lavoravano per molte ore al giorno nel reparto di isolamento.. Ancora ignaro dell’epidemia, trasportai la salma di Daniel, nostro studente infermiere al suo villaggio lontano 270 km. In macchina con me avevo 14 infermiere sue amiche. I primi giorni saltavano fuori sempre cose nuove. Portare i morti nell’obitorio nessuno lo voleva più fare. Allora per i primi tempi lo facevo io, aiutato da qualche anima buona, poi ci siamo organizzati anche in questo con volontari. E così abbiamo fatto per il servizio ambulanze. All’inizio ero solo io. Poi trovati tre autisti volontari entravo in servizio solo quanto gli altri avevano finito, ossia la mattina presto o la sera dopo le sei. Padre Elio Croce continua sul prossimo numero ...... 38 Campo de fiori Per fortuna c’è chi o i l g i si ricorda di loro c n Ro La vita è come un albero che, vigoroso, fa mostra di se in una foresta. Questa boscaglia verdeggiante è colma di alte piante ognuna delle quali rappresenta una esistenza romita. Di giorno, tanti uccelli cantano sui loro rami, ma, quando il sole si perde nell’imbrunire, la solitudine inizia a fare capolino. Ognuno di questi alberi è inerme davanti agli accadimenti del tempo. Basta un temporale, un fulmine, la brutale forza dell’uomo e la sua esistenza è messa in pericolo. Così è l’uomo: solitario in mezzo alla moltitudine. Raggiunge la gloria, si contorna di amici, ma... sul finire della propria esistenza si ritrova spesso solo con i suoi pensieri con i suoi disagi e i suoi problemi. In questo periodo, dove molti anziani soli sono come esuli pronti ad allungare la mano per ottenere calore e amore, qualcuno non si dimentica di loro. Il quindici luglio scorso, per forte volere dell’Assessore ai Servizi Sociali e con l’interessamento del Sindaco Giancarlo Bianchini, è nato a Ronciglione un nuovo servizio. Il suo traguardo è quello di alleviare le sofferenze di chi è disagiato. Il progetto del tutto gratuito prevede la presenza di un operatore che si occuperà di acquistare medicinali per persone che non sono in grado di recarsi in farmacia e di richiedere la prescrizione di farmaci presso il proprio medico curante. Inoltre, parallelamente ad esso è nato anche il progetto “ Estate sicura” all’interno del quale è prevista l’inquadratura di una persona predisposta al ritiro dei sacchetti dell’immondizia presso persone non abili alla deambulazione. Sottolineando ancora il carattere sociale e gratuito dell’iniziativa occorre precisare che per poter usufruire di tutto questo bisogna farne richiesta presso il Comune di Ronciglione al Segretariato Sociale in Via Solferino n. 35 dalle ore 8.30 alle 12.30 oppure telefonando al numero 0761629039. Riempie di gioia vedere che in mezzo a tante sterili e infruttuose sterpaglie esistono ancora fiori pronti a sbocciare per distruggere quel velo di lacrime che cela il sorriso dei meno fortunati. di Erminio Quadraroli Campo de fiori GRAZIE AGLI SPONSOR 39 ai sostenitori, agli abbonati ed ai collaboratori che da soli sostengono Campo de’ fiori e, con il loro prezioso contributo, danno vita ad importanti operazioni sociali, promosse e realizzate dalla Accademia Internazionale D’ Italia (A.I.D.I.) . Campo de’ fiori, con le sue oltre ventimila copie, la distribuzione mirata ed i siti Internet www.campodefiori.biz - www.campodefiorionline.it - www.accademiainternazionaleditalia.it, DA VALORE ALL’IMMAGINE DELLA VOSTRA AZIENDA. Campo de’ fiori cerca validi redattori in ogni paese. Campo de’ fiori porta bene Protegge i tuoi valori ENGEL HAUS PUB Via A. Meucci, 8 - Rignano Flaminio (RM) Tel. 328.8645431 Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] Campo de fiori 40 Annunci Gratuiti -CERCO socio per negozio avviatissimo a Trevignano Romano di telefonia mobile e fissa, accessori, cordless, Fax, TV, hi-fi, DVD, videoregistratori etcc. Tel. 06.9999576 Fax 06.9999870 Fausto. -VENDO mobile radio-giradischi. 80x45x80. Anni ‘40 (la voce del padrone) prezzo da concordare. Tel. 0761.515448 599320. -C.M. Music Festival: concorso canoro aperto a tutti i cantanti o gruppi di età compresa tra i 14 ed i 45 anni. 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La bellissima Fontana dei Draghi di Piazza Matteotti, oltre che ad essere una importante testimonianza della storia e della cultura di Civita Castellana, ed arredare il più importante luogo di incontro della cittadinanza, serve anche per dissetare qualche persona che non sopporta la calura estiva, come si vede Mario Sardi nella foto. 01033 Civita Castellana (VT) Via Falisca, 89 - Tel.0761.598182 Fax 0761.591579 P.zza Matteotti, 16 - Tel. 518145 Campo de fiori 45 Campo de fiori 46 CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : - Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome Età Cognome__________________________ Via_______________________________________________________ CAP________Città______________________________________Prov._______ Telefono______________________e-Mail______________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Il regalo è per: - Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Nome__________________________Cognome__________________________ Età___Via________________________________________________________ CAP_______Città______________________________________ Prov.________ Telefono______________________e-Mail_______________________________ effettuerò il pagamento con: 0 - bollettino postale che mi invierete Firma____________________________________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data________________________________ Firma_____________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Civita Castellana Agosto Ronciglione Luglio e Agosto N ATI 22 Luglio Vincezo Morbidelli 29 Luglio Gabriele Oliva 14 17 12 26 04 26 21 21 20 03 24 10 11 20 23 15 10 04 25 Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Agosto Matrimoni 03 Luglio Manuela Farricelli/Lorenzo Fratoni 10 Luglio Massimiliano Cesaretti/Michela Venturi 19 Agosto Sonia Chiandotto/Enrico Volpicelli 01 Luglio Viola Sbriccoli 10 Agosto Giuseppe De Angelis/Lenuta Dinu N ATI Matrimoni - Elisa Biaggiotti Gabriele Bravini Claudia Coriolano Valentina D’Aguanno Giulia Di Bella Filippo Diaco Alessandro Esposito Lorenzo Franco Riccardo Frate Alexia Vanessa Gavrila Dennis Lazzarini Agnese Leoniddi Camilla Meloni Silvia Mengarelli Ibrar Muhammad Karima Nouaili Ares Pistola Flavio Pulimanti Francesco Sansonetti Morti Francesco Rossi - 03 Luglio Mariangela Mengoni - 10 Luglio Pierina Casani - 17 Luglio Rosa Poli - 18 Luglio Don Oscar Stefanelli - 22 Luglio Elena Gattoni - 06 Agosto Francesco Ioncoli - 22 Agosto A. Maria Morroni - 23 Agosto Morti Rocco Biasco - 29 Agosto Emilio Catarcia - 12 Agosto Luigi Chilini - 21 Agosto 01 Agosto Alessandra Nunzi e Hamid Mechhouri Giambattista Ciavarella - 01 Agosto Ermanno Del Priore - 15 Agosto Elisabetta Galligani - 02 Agosto Carlo Gemma - 07 Agosto Andrea Giampieri - 06 Agosto Gildo Quirini - 06 Agosto Aldero Sciarrini - 20 Agosto Campo de fiori Quadretto Roncionese E chiacchere ggiù ppè ‘vvorgo (tratto dall’opera scritta da Erminio Quadraroli, primo premio al “Roncio d’Oro” 2004) Chi tte dice che ppe’ sapè i fatti de tutto Ronciò tocca ‘nnà da ‘o barbiere, vordì che nun edè mai stato ggiù ppe’ ‘vvorgo. Strade strette e case basse dove ppure i muri tte sanno riccontà ‘e pastocchie dì paesani tui... Questo edè ‘n “luogo ameno” dove a ogniuno è stata fatta ‘na camicia su misura. Chi abbita de laggiù fa certi taija e cuci co’ ‘a bocca!!! Robba che...quanno sta llì ppò stradò aggià sentono l’odore: <<Ha da essa ‘o fijo de Giuvanni ‘o fornaro, non ‘o senti l’odore de’ ‘a farina?>>. Ma doppo, mano mano che tte ‘vvicini, scòrtono ppure i passi: <<...Mesà che edè ‘o fijo de Arfredo...Cammina co’ ‘o piede destro che lle batte!>>. E ppò quanno tte vedono sbucà da llì a piazzetta, allora si che se ‘ccanisciono co’ ‘o “totolingua”!!! Lle passi denanzi... tutte zitte! Pare che nemmeno se n’accorgino che cce sì! Chi pulisce ‘e patate, chi sgrana du’ facioli, quarcheduna fa ppure finta de spanna du’ panni. Quella edè ‘a peggio!!!... Ttu si sparito dereto l’angolo d’à strada che va su ppi Torriò e quelle se ‘ccostono pupò...e cominciono. A furia de chiacchierà ciànno ‘a lingua rinfucinata!!! <<Oì, sentite ‘mpò, ma ‘sto rigazzo chi edè?>> lle dice Nunziatina a sòra Cencia che cò l’orecchio attente sente si ttu hai sonato a quarche campanèllo... Pupò ppiù llà Nena che ha sentito de chiacchierà, ropre à porta de casa... Cò ‘na mano regge ‘na sedia de gionchi ‘ntrecciati e cò l’antra i ferri cò ‘a lana. Sse mette a seda da ‘na parte e sse ‘ggiusta ‘lli sette strati de panni che porta addosso. E ttu tte chiedi tra te e te: <<Pensa ‘a llo poro marito quanno ciàveva quarche voija strana... à ‘o quarto strato aggià ll’era passata ‘a fantasia!!!>> Mò lle pare brutto stasse zitta e ‘ncomincia: <<L’antro giorno l’ho visto ‘nna su ‘n casa dè ‘a fijia de Pietro ‘o fratello de Giustino...Mimma m’ha detto che edè ‘o fijo de Sandrarello quello che ‘a matre ciàveva ‘a terra ggiù ppè Vignallungo>>... E Mecuccia che mò cià à bagnarola vòta ‘pprofitta de ‘n menuto de silenzio: <<Mica mm’ò ricordo ppiù quello che avo da dì ... so che ‘a terra l’ha vennuta ppè du’ sordi a Peppino, quello che cià ‘a sorella che sta ‘ccoppiata co’ quello d’ò dottore che fà l’artopesia ai morti>>. <<E mica solo ai morti ‘a fanno...ppure a mì marito ije l’hanno fatta lli ppò gginocchio!...>>, dice Nunziatina che non vole fa veda che non ha studiato e edè ‘struita, <<...tte ficcono ‘n budello ciuco ciuco drento ‘o stommico e tte vodono si ciài l’urciura>>. <<Ah Nunzià!>> lle risponne sòra Nena <<se vede che ‘e cose nun ‘e sai! Quella edè ‘n’antra cosa! ... Se chiama grastrosplatia>> ...................................................................... ‘Nsomma, doppo tanto chiacchierà viè sera e tocca rincasà ppè preparà ‘a cena <<Va bbè, faciteme ‘nnà a fà du’ boccò de da magnà...che si fo preso doppo me vedo ‘o In questa foto pubblicata sul n.9 di Campo de’ fiori sono stati riconosciuti: in alto da sx Savioli, Fabrizio Moscioni, Speranza. In basso da sx Gino Chiani, Sergio Mutti, Ivano Micheli, Gian Carlo Cimarra. In questa foto pubblicata sul n. 9 di Cdf sono stati riconosciuti: in alto da sx Cristina Marrati, In questa foto pubblicata Antonio Gallo, Stefania Cassanelli, Vincenza sul n. 10 di Cdf sono state Drusiani, Silvia Sorignani, Fabio Bonifazi, Paola riconosciute: in alto da sx Del Priore, la maestra Di Brango, Sabrina Luigia Conti, Sandra Cortegiani, Pierluigi Quattrini, Paolo Liberati e Mascarucci, Fernanda Lura Viti. In basso da sx Giulio Pugese, Conti. In basso da sx Alessandra Sacchetti, Massimo Profili, Giorgio Vincenza Costantini, Ida, Coletta, Daniele Cancilla, Adriano Mozzicarelli e Mara Merlini. Stefania Palamides. Vivai Piante “Sabina” Piante da Frutto-d’appartamento Ornamentali-da giardino Via Lambruschina snc Loc. Borghetto Civita Castellana (VT) Tel. 0761. 540 733 TULIPANO E’ originario della Turchia. Il termine tulipano deriva dal graco turban = turbante, da sempre tutti i giardini d’oriente sono gremiti di tulipani ed in Aprile a Costantinopoli si celebra la festa del Tulipano. Nel mondo orientale Tulipano significa amore perfetto. In occidente i bulbi giunsero nel 1550 ed in Olanda ebbero il loro più grande successo. 47 firme sur due!>> <<E che firme vve volite veda commà Nunzià?>> dice Mecucia ‘spettanno ‘a replica. <<’N firme bello Mecù! ‘O tiligiornale ha detto che fanno...Elisa su ppè ‘a valle ombrosa. Ha da essa ‘n firme de storia!>>. ‘O sole se n’è ito e tutti sò rincasati. De te, che si passato prima, nun se ricordono aggià ppiù, però mò dormono contente. Quarcheduna edè tarmente stracca che ‘mmanco ije la fà a ‘rrivacce llì ppò letto e se fa reggia ‘a capoccia da ‘o tavolino. Pure tu di ‘a verità: Sì passato de laggiù perchè tte piace da veda che ‘o monno cambia ma ‘e cose belle restono. Drento ‘o core lòro hai rubbato ‘n postarello perchè l’hai dato modo che passà ‘n ‘antra bella giornata. Ma, prima de ‘ddormitte ppure tu, ‘n ‘antra cosa ‘ncò ciài da confessà: Nun tte n’eri ‘nnato come credevono esse, ma ‘ccucciato dereto a ‘n angoletto tte si messo a scòrtà e hai pensato: <<Speramo che dimà gniente sarrà cambiato ! >>. Ho appreso con piacere la meritatissima vittoria del mio valido collaboratore Erminio Quadraroli. Non avevo dubbi del risultato perchè conoscevo già la sua bravura e la sua passione nello scrivere. Che questa vittoria possa servirgli da sprone per un futuro da affermato scrittore, oltre che da ingegnere chimico. Ad maiora. Sandro Anselmi 48 Campo de fiori Campo de fiori o i l g i c n Ro 49 I colori della serenità di Erminio Quadraroli A Ronciglione, salendo lungo Via del Plebiscito, si giunge in Piazza del Comune. Qui in tutta la sua imponente semplicità domina la Fontana dei Liocorni, splendido monumento del periodo farnesiano, progettato dal Vignola. Intorno ad essa in un abbraccio si stringono alternativamente i più importanti edifici religiosi e civili del paese. La fontana dove è ben visibile lo stemma dei Farnese ha, sopra la vasca principale, quasi sospesi in aria, liocorni che sembrano da secoli guardiani del Duomo e del Palazzo Comunale. Immersi in questo frammento di storia seicentesca durante la manifestazione “balcone in fiore”, voluta da Anna Fendi il 16 Giugno scorso, si sono assegnati anche altri premi. Sono stati dati riconoscimenti alle attività commerciali, che hanno riempito di delicati profumi le vie cittadine, e ad alcuni pittori che si sono cimentati in un concorso di pittura. Tra i vari negozianti si sono messi in luce, al terzo posto, la Trattoria “da Maria”. La sua entrata contornata da fiori variopinti ha donato una raffinata vivacità di colori a Via Garibaldi. Al secondo posto si è classificata Daria Chiricozzi che ha elegantemente decorato Vicolo Musetti e l’ingresso della sua attività artigianale di borse. In vetta abbiamo Falzetti Anna che ha saputo creare con arte, fuori della sua Frutteria situata in Corso Umberto I, un ricercato intrecciarsi di decorazioni a più colori usando deliziosi oggetti in legno. Al concorso di pittura “ Balcone in fiore”, hanno partecipato numerosi artisti della zona cimina. Con i loro 25 quadri hanno saputo cogliere ogni aspetto allegorico di questa manifestazione. Al quarto posto si è classificato il pittore Akela con il quadro “ Balcone in fiore”. Di seguito troviamo Katia Di Silvio con “ Balcone con muse ispiratrici”. Sul successivo livello abbiamo Anthos con “ Balcone con rose”. E, per finire, l’Architetto Enzo Torrini che meglio ha saputo regalare emozioni alla giuria con il suo quadro carico di armonia e serenità. Con queste ultime premiazioni la manifestazione è giunta a termine nella certezza che l’anno prossimo ritornerà regalando ancora profumi vivaci e colori gioiosi. Pianofor ti - Strumenti - Edizioni Musicali Via Palazzina, 109 - 01100 Viterbo - Tel. 0761.309095 50 Campo de fiori Arti e Mestieri Il falegname I falegnami realizzavano gli oggetti di uso comune in legno massiccio, completamente a mano utilizzando pialle, succhielli, seghe, pennelletto e colla di pesce. Oggi, quei mobili costruiti su misura e con grande maestria, sono oggetti molto ricercati dagli antiquari, sia per il pregio del legno che per la preziosità dello stile. Le bellessime angoliere, ritornate omai di modo, sono consigliate dai migliori architetti per ornare gli ambienti e le vecchie toilette (usate per la cura del corpo dopo il risveglio del mattino) impreziosiscono le moderne stanze da bagno o le camere da letto. Nel mestiere del falegname nulla veniva sprecato così che anche i trucioli che la pialla asportava dal