SOM M A RI O FoTo di CoPeRTiNA: ivANo GiovANNiNi 3 Cristoforo da s.G.PersiCeto Gianluca Stanzani 9 Mons. sazzini: Guai alla stuPidità! Sara Accorsi 13 Bentornata droGheria VanCini! Teresa Calzati 14 il daVanti, il dentro e il dietro dello sPillo Mauro Risi 16 liCedei Clown theatre Genziana Ricci 17 Numero chiuso iN redazioNe il 3 febbraio 2010 vARiAzioNi di dATe, oRARi e APPuNTAMeNTi SuCCeSSivi A TAle TeRMiNe eSulANo i RedATToRi dA oGNi ReSPoNSABiliTà sViColando 21 “ la tana dei liBri” l’eduCazione Ci riGuarda tutti Maurizia Cotti 22 silVia laMBertini stella del PattinaGGio Giorgina Neri 24 tiPi da BiBlioteCa Chiara Serra 27 Calle MaCeo 622 Paolo Balbarini 31 “ BorGoVale” l’alBa della MeMoria Federico Serra Gennaio - feBBraio 2010 BorgoRotondo C R IS tO f O R O dA S.G .PeR S I CetO A llA BiB lioTeCA M Al ATeSTi ANA G i a n l u C a s ta n z a n i È a partire dalla metà del Xv secolo che Cesena, sotto la Signoria di Malatesta Novello, conosce un momento di splendore artistico-culturale mai vissuto prima. dal 1431 al 1465 fervono in città una serie di lavori che ne cambieranno radicalmente l’aspetto, secondo esigenze di rinnovamento tipiche del gusto rinascimentale. dal grande cantiere della biblioteca, all’ospedale del Crocifisso, i conventi di Santa Caterina e dell’osservanza costituiranno i maggiori capitoli di una vicenda artistica strettamente correlata al mecenatismo della famiglia Malatesta. Senza contare poi quegli interventi di carattere cosiddetto “minoritario”, ma che, per il loro numero, costituiranno un corpus significativo di tutto rispetto e che, qui di seguito, presentiamo in un breve elenco: il completamento delle mura della città (presso Porta Cervese, Porta dei Santi, Porta Ficarola); la ristrutturazione di tutte le porte di accesso alla città e la costituzione di un nuovo ingresso (Porta Cervese); la sistemazione dei ponti di Sant’Agostino e San Martino e di quelli sul fiume Savio; infine l’allestimento di una fonte in Piazza Grande e la costruzione di un complesso sistema idraulico di canalizzazione delle acque. Quindi una grande attività di rinnovamento edilizio, che per tutto il Quattrocento coinvolgerà anche l’edificazione privata, attraverso la costruzione di palazzi da parte delle famiglie più importanti e in vista della città (Tiberti, Martinelli, Acciaioli, ecc.), oltre ad edifici d’uso pubblico come il Palazzo dei Conservatori, la Rocca Nuova, il Palazzo del Governatore, il “torraz- zo” di piazza. Per concludere con gli edifici religiosi (Santa Maria del Monte, San domenico, Sant’Agostino, ecc.) e l’erezione del campanile della Cattedrale e dell’attiguo episcopio. Tra i cantieri cesenati, sicuramente il più significativo ed interessante risulta essere quello relativo al corpo di fabbrica della biblioteca, fatto realizzare a partire dal 1450 da Malatesta Novello. Forse è già attorno al 1442, con la visita fiorentina a Cosimo dei Medici in seguito a rapporti di scambio per la trascrizione di codici miniati, che Malatesta Novello rimane coinvolto e affascinato dal programma di lavori per la costruzione della biblioteca di San Marco, all’interno del complesso conventuale dei frati domenicani. ed è probabilmente quello a cui aspi- ra e si ispira, quando, alla fatidica data del 1450, decide di mettere in opera i lavori della biblioteca. il luogo atto alla costruzione cade quasi automaticamente, come nel caso di molti altri suoi antenati, all’interno di un ambito chiesastico e conventuale ed in particolar modo quello dei frati minori francescani, presso i quali la famiglia dei Malatesti aveva costituito un rapporto privilegiato, per non dire “famigliare”. infatti, nelle diverse città malatestiane (Rimini, Fano, Cesena), la chiesa di S. Francesco aveva costituito il luogo di sepoltura per molti rappresentanti della casata. Ma al di là di effettivi legami familiari, ciò che fa propendere Novello verso questo particolare ordine, è la presenza all’interno del complesso conventuale di una ricca scorta di manoscritti, dove si coltivava il gusto per il libro e per le discipline classiche come la grammatica e la retorica. Buona premessa, per un principe affascinato dal gusto per le arti e le lettere o, molto più semplicisticamente, per non essere da meno a quelle importanti corti umaniste costituite dai più grandi Signori del Rinascimento, che si combattevano non più a colpi di “cappa e spada”, ma gareggiando ad imprese “intellettuali” da lasciare ai posteri ad eterna memoria e riconoscimento. È chiaro che le responsabilità progettuali ed esecutive di una così ampia quantità di cantieri fossero attribuibili a quegli artisti e quelle maestranze che a riscontro documentario provenivano dal territorio dei laghi lombardi, oltre ad artisti toscani e del luogo. Ma gettando MACCHINA deL teMPO 3 M a r zo 1933 viene inaugurato il Monumento nazionale del Monte Rushmore nel dakota del Sud, opera di Gutzon Borglum. l a scultura ritrae quattro famosi presidenti americani: George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham lincoln. il monumento è stato protagonista di scene importanti di film quali “intrigo internaz ionale” di Alfred Hitchcock, “Mars Attacks” e “Superman 2”. inoltre ricordiamo che la copertina del disco “ deep Purple in Rock” dei deep Purple, raffigura i volti dei cinque membri del gruppo scolpiti sul monte come i quattro presidenti. Gennaio - feBBraio 2010 uno sguardo agli artisti famosi o quanto meno a quelli che lavorano attorno alla biblioteca cesenate, spesso i Malatesti sembrano aver scelto o per così dire agevolato l’assunzione di artisti locali o provenienti dai loro territori. Pensiamo soltanto a Gentile da Fabriano, pittore cortigiano per Pandolfo a Brescia e di origini marchigiane; e che dire di Cristoforo Foschi in compagnia dei fratelli Nuti, Matteo e Giovanni, tutti provenienti dalla zona di Fano. Per non parlare di Piero della Francesca nato a Sansepolcro e quindi già suddito malatestiano, o leon Battista Alberti, i cui parenti e il fratello erano stati creditori e poi funzionari di Pandolfo iii e Sigismondo, a Brescia e nella stessa Fano. Questa decisa preferenza in favore dei cosiddetti “locali” ci deve far riflettere, perché è grazie ad essa se nel territorio fra Romagna e Marche si è sviluppata una cultura artistica generalmente omogenea. da ciò nasce quindi il mistero, su come sia letteralmente “comparso” quel Cristoforo falegname, la cui provenienza risale alla bassa pianura bolognese, cioè la nostra Persiceto. un valente falegname, artigiano, artista o ebanista, dipende da come lo vogliamo chiamare, la cui fama e notorietà dell’epoca è chiaramente ascritta nell’intaglio del legno del suo nome. Spunto che fa aumentare il mistero e la curiosità su di una figura totalmente a noi ignota ma il cui diritto alla firma dell’opera e l’essere stato prescelto tra molti alla lavorazione della Malatestiana, ce ne fa intuire solo in minima parte l’importanza. l’autore e la data sono chiaramente incisi sulla cornice superiore dello stesso manufatto: 1454 Adi 15 dAGoSTo XPoFARvS de SCo iHoe iPSiXedo F. la porta del falegname Cristoforo da San Giovanni in Persiceto è un’opera che per sontuosità e ricchezza ben si confà alla magnificenza del portale e al luogo a cui essa introduce, rappresentando in sé un saggio d’importanza imprescindibile sulle formidabili abilità raggiunte dalle maestranze padane BorgoRotondo d’area lombarda e ferrarese. le due ante di legno di noce vengono spartite rigorosamente in quarantotto piccoli riquadri, sull’elaborazione di tematiche ornamentali e decorative tardogotiche: rosette, motivi elicoidali e i quattro stemmi malatestiani (la grata, la scacchiera, le tre teste e la rosa), a cui manca l’elefante già presente nel timpano del portale che sovrasta l’ingresso. i motivi intagliati si presentano variamente accostati ma con tali particolari raggruppamenti e ripetizioni in grado di evocare il motivo della scacchiera delle armi malatestiane. la rigida griglia regolare viene delimitata da una cornice che ne contorna tutto il perimetro esterno, secondo un disegno tale da fare ipotizzare all’origine non la presenza di due ante distinte ma quella di un solo e unico, grande battente, come ne era certamente convinto il dazzi, uno dei principali studiosi sulla Malatestiana. la porta, in realtà, risulta essere così com’é conforme all’originale. le uniche perdite che vengono segnalate, in seguito all’usura del tempo, sono relative alla serratura e una parte dei ferri originali, oltre a una decorazione presente nella fascia più alta; molto probabilmente si parla di due festoni dei quali è possibile intravvedere ancora l’ombra, in alcune fotografie pubblicate da Corrado Ricci nel 1924 e tuttavia già mancanti nel rilievo settecentesco. la presenza, nell’insieme della porta, di una rigida griglia geometrica e di suggestivi intagli gotici che ne fanno da contraltare, è sintomatica di un momento storico di trapasso, tra un nuovo gusto che predilige il rigore e la regolarità geometrica, e la tradizione decorativa di un tar- dogotico che fa dell’espressività il proprio carattere. Ma anche crisi di un modello medioevale che cedeva irrimediabilmente il passo al nuovo mondo, al nuovo gusto rinascimentale. un particolare molto importante a cui va data doverosa sottolineatura, consiste nell’unicità straordinaria del manufatto. Si tratta, infatti, di una delle pochissime porte per interno intagliate rimaste, ancora ben conservate dal Quattrocento ad oggi. infissi ancora più rari, perché ben presto soppiantati da quelli in- tarsiati, la cui novità si diffuse rapidamente da Firenze verso la metà del secolo. Altro particolare di non poco conto, che la rende singolare nel suo genere, è l’attribuzione e la datazione di intaglio così precise da giungere a scandire non solo l’anno, ma anche il mese e il giorno solenne e festoso per la città, che celebrava attorno a quel periodo un’importante “fiera d’agosto”: giorno probabilmente, scelto non casualmente, per la festività religiosa dell’Assunta. Atto se non di pia devozione, almeno di buon auspicio per le sorti future della biblioteca. Sulla vita e sulle opere di Cristoforo da San Giovanni in Persiceto ben poco si conosce al di fuori di quell’abile manufatto ligneo, commissionatogli da domenico Malatesta Novello per l’ingresso alla “sua” biblioteca. Qualche traccia in più la si ritrova in quel di Cesena, non ROS ARNO : QUA L e Le G A L It à ? s i M o n e t ta C o r r a d i n i Rosarno (Reggio Calabria), inizio di gennaio. Per la raccolta delle arance sono presenti circa 3.000 immigrati stagionali, alloggiati in baracche di fortuna, senza servizi igienici, costretti a lavorare per 25€ al giorno. dopo il ferimento di due di loro con un fucile ad aria compressa, scoppia una protesta violenta contro le condizioni disumane e il trattamento discriminatorio. Per reazione cittadini di Rosarno bloccano la circolazione e occupano il municipio, mentre alcuni praticano una sorta di caccia all’africano con spranghe e tentativi di investimento. Al termine degli scontri, ci sono oltre 50 feriti. la maggior parte dei lavoratori migranti viene trasferita e le strutture nelle quali erano stati ricavati alloggi di fortuna, demolite. Con l’allontanamento dei migranti è stato riportato l’«ordine», quasi che fossero loro l’elemento di disturbo e di illegalità, dimenticando che il Comune di Rosarno è commissariato per mafia e che la maggior parte degli immigrati era in possesso di permesso di lavoro o beneficiava di forme di protezione umanitaria. la legalità non è una strada a senso unico, i lavoratori debbono avere un regolare contratto e, se stranieri, il rilascio dei permessi nei tempi previsti dalla legge. l’introduzione del reato di immigrazione clandestina aumenta la vulnerabilità degli irregolari allo sfruttamento e li scoraggia dal denunciare gli abusi a cui sono sottoposti. Amnesty ricorda che tutti i migranti hanno diritto ad essere protetti dagli attacchi e dallo sfruttamento; anche gli irregolari hanno i diritti umani, come quello di essere messi in grado di chiedere asilo o altre forme di protezione, o di ricorrere contro un ordine di espulsione. Ci Puoi troVare oGni PriMo e terzo lunedì del Mese, ore 21, Via raMBelli 14 - san GioVanni in PersiCeto. info: [email protected] Gennaio - feBBraio 2010 molte in verità. in proposito scrive Carlo Grigioni: “i documenti tacciono anche intorno a quel Cristoforo da S.Giovanni in Persiceto, quegli che nel 1454 intagliò la porta d’ingresso della Biblioteca. Solo parecchi anni dopo il suo nome ricorre in una testimonianza del 5 ottobre 1464: «presente magistro Christoforo francisci de sancto Johanne in partixedo» ed in un istrumento, col quale «magister Christoforus quondam francisci de sancto Johanne in partixedo habitator cesene» , il 13 aprile 1475 acquistava un terreno.” Mancando interessanti notizie d’archivio, tutto ciò da cui possiamo sviscerare il suo modo di operare è insito nello straordinario manufatto ligneo malatestiano. in quella che risulta essere l’unica sua opera fino ad ora conosciuta. il fascino e il mistero verso costui aumenta, se è vero, come sostiene Pier Giorgio Pasini, che la casata dei Malatesta “amasse” utilizzare quegli artisti legati al suo territorio (e questo è stato ampiamente dimostrato attraverso un lungo elenco di maestranze e loro provenienze): ciò significa che quel paese sito a pochi chilometri da Bologna, San Giovanni in Persiceto, fosse in qualche maniera anch’esso collegato, e quindi conosciuto in un recente passato, dalla famiglia dei Malatesti. Secondo il notaio persicetano e storico per passione Giovanni Forni, tali radici affondano nella nostra pianura fin dal Xiv secolo, quando Giovanni BorgoRotondo da oleggio, che per l’Arcivescovo visconti di Milano governava Bologna e i comuni della cintura, alla morte del prelato decise di rompere quel legame coi visconti e di proclamarsi Signore di Bologna e territori contigui. Ma resosi conto che la creazione di una nuova Signoria era per lui più fonte di problemi che di guadagni nell’anno 1360, decise di consegnare il proprio governo nelle mani della Santa Sede. Così venne nominato a reggerne la cura il legato egidio Albornoz; e così San Giovanni passò sotto il controllo della Chiesa e del Comune di Bologna, dal quale aveva sempre goduto una certa autonomia sotto la Signoria dei visconti. Bernabò visconti, che non gradì affatto, fece immediatamente dichiarar nulla la cessione e illegittimo il possesso del legato. Raccolto un grosso esercito che fu vinto e sconfitto dai bolognesi nel 1361, decise di ripiegare sul confine di Modena e per dodici lunghissimi anni compì scorrerie su quei territori. e proprio allora, per porre freno ai continui saccheggi da parte di quei rimasugli d’esercito visconteo, furono eletti Capitani della milizia della Chiesa (1362) il vescovo di Bologna Amerigo Catti e Malatesta ungaro, il quale prescelse come roccaforte per le sue truppe proprio Persiceto che distava soltanto pochi chilometri dal borgo di Crevalcore, ancora tenuto sotto il controllo dei visconti. Quel che successe dopo non ha per la nostra discussione una grande importanza; ci serviva soltanto per collocare storicamente il primo dei numerosi interventi dei Malatesti che si succedettero sul nostro territorio. ed infatti, che il nostro castello fosse dislocato in un punto strategica- mente interessante, lo rivediamo a quarant’anni di distanza dalle prime vicende di quel Malatesta ungaro. Ancora ogni disputa nacque dalle vicende svoltesi nella città di Bologna, dove il giorno 24 Febbraio 1401 Giovanni Bentivoglio, occupata la piazza di Bologna, si proclamò Signore della città. Ma i persicetani, avuto sentore che Bonifazio iX, anziché riconoscere Giovanni come suo legittimo vicario, lo aveva invece dichiarato tiranno ed usurpatore delle sue terre e non accolsero un simil cambiamento: ribellatisi al Bentivoglio, dichiararono fedeltà al duca di Milano ed assunsero autonomamente la custodia delle terre e dei fortilizi, proclamando il 6 febbraio 1402 la libera reggenza del castello. in capo a qualche settimana (31 marzo 1402), Giovanni Bentivoglio fece cavalcare alla volta del castello tutto quanto l’esercito coi suoi Capitani: Sforza da Cotignola, Giacomo da Carrara e lancellotto Beccaria con la Compagnia della Rosa. A fronteggiarli accorsero le truppe ai servizi del duca di Milano, presso il quale i persicetani chiesero protezione: Alberigo da Barbiano, Pandolfo Malatesta e Facino Cane con buon numero di soldati. A seguito di tale battaglia, nella quale si distinse il Malatesta e il castello di Persiceto rimase inespugnato, si diede l’avvio alla reggenza della famiglia romagnola sull’agro persicetano. Furono anni travagliati e di alterne dispute con Bologna e lo Stato Pontificio, ma ai persicetani il Malatesta aveva concesso le più ampie libertà e il migliore dei governi, tanto che intitolarono, in suo onore, la porta del castello che portava il nome di porta “di sopra” o “di Bologna”: Porta Riminese. Ma il 18 ottobre 1412 gli eventi precipitarono e i Malatesta furono cacciati da Persiceto. dalla tesi di laurea in Storia dell’arte medioevale: “Cristoforo da San Giovanni in Persiceto alla Biblioteca Malatestiana” , università di Bologna, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in dams, anno accademico 2006-2007. PARte C I PA AL C O NC O RSO " I L OV e SANGIO” l’Amministrazione comunale sta definendo la nuova immagine grafica del Comune di San Giovanni in Persiceto. Per fare questo si è deciso di raccogliere anche idee e proposte creative dei cittadini persicetani e non, attraverso il concorso “i love Sangio” (“io amo San Giova nni in Persiceto”) che ha l’obiettivo di raccogliere elaborati grafici, fotografici e di testo che descrivano il paese di San Giovanni in Persiceto e i suoi dintorni. Premio: € 1.000. scadenza: ore 13 del 30 marzo 2010. regolamento completo su www.comunepersiceto.it/ilovesangio Gennaio - feBBraio 2010 BorgoRotondo M O N S. SA z z IN I: G UAI AL L A St UP I dItà! R i CoR di T RA il SeR io e il FAC eTo iN oMAGGio A u N GRANde PARRoCo sara aCCorsi T utta quella neve in una notte sola non l’immaginava nessuno. Tutta quella neve il 20 dicembre scorso ad accompagnare Mons. enrico Sazzini, il giorno del suo funerale, non se l’aspettava nessuno. Tutta quella neve che, senza chiedere permessi, arriva e impone di modificare i tempi, di ripensare gli spostamenti, di cambiare i programmi. Come la malattia. Con la stessa maleducata esigenza della malattia. Con la stessa ingombrante presenza della malattia. Ma la neve scioglie al sole. la malattia no. Resta, invade e si fa sempre più padrona. Fa bottino di vita e, mentre depreda la vita di chi è in suo potere, saccheggia i ricordi di chi sta intorno. e’ il silenzio della morte a lasciar spazio al ricordo. e’ la pace della morte a far guardare oltre il tempo della malattia. e’ la pace di un cimitero di collina a concedere ora tempo ai ricordi. Hanno un nuovo respiro le immagini di un anziano tornato bambino, quelle di un cinquantesimo di sacerdozio festeggiato da tanti intorno, ma poco dal protagonista, quelle di una mente lucida ormai solo a tratti. Non più appartenenti al presente, non più unica dimensione di una vita che soffre, quelle immagini diventano passaggio, fase di quella vita, di cui diventa più semplice e leggero raccontare. don enrico è stato parroco della Parrocchia di San Giovanni Battista. Per 37 anni ha guidato quella parrocchia in cui, come spiegava, «il santo si festeggia per tradizione il 24 giugno come patrono, ma in re- altà la festa ufficiale è il 29 agosto perchè la Chiesa è dedicata a San Giovanni Battista decollato». decollato?! Quanto abbiamo riso tra i banchi delle aule di catechismo per questa parola creduta un errore, per questa parola che in noi bimbetti di 8 anni poteva esser solo detta di un aereo, al più di un elicottero, ma certo non di un santo! Così come successe con il “figlio prodigio”, perché solo così, come sbaglio, potevamo tradurre quel prodigo della parabola che don enrico aveva appena spiegato, solo questo era il senso per noi influenzati dai bravi bambini prodigio di Sandra Milo prima e di Mike Bongiorno poi. Potrebbe sembrare che capissimo ben poco delle spiegazioni di don enrico, in realtà non stavano così le cose. don enrico sapeva spiegare e far capire, con il suo stile, con quel suo stile elegante senza ricercatezze, semplice senza stupidità, con un alto rispetto per la testa del suo interlocutore. dai bambini agli adulti, infatti, le sue parole restavano le stesse, non in un chiuso o asettico “capirà chi capirà”, ma in un più sagace ed evangelico “chi ha orecchi per intendere intenda”, in un più stimolante “avete tutti la testa per capire cosa sto dicendo”. Certo non sempre era colto questo stimolo dai bambini a Messa, tra chi ancora dormiva sulla panca e chi ancora era con la testa nel vivo della puntata del cartone domenicale mattutino lasciata in sospeso! Ma si sa che certi misteri si capiscono con gli anni... Come il mistero di certe arrabbiature di don enrico, rarissime ma significative. C’era solo una condizione che modificava il suo tono di voce pacato, quel suo parlare dai toni lineari aveva un nemico: la stupidità. don enrico non ammetteva la stupidità. Nulla a che vedere con l’ignoranza o la semplicità mentale, quello che don enrico dichiarava nei fatti di non tollerare era l’imbecillità, quell’esser stupidi causato da un sottoutilizzo di testa, quel fare delle stupidaggini che, se già gli era poco tollerabile in ragazzini delle elementari, figurarsi con quelli di prima media che si preparavano alla Cresima! il risparmio energetico di cervello era davvero la situazione capace non solo di incrinargli il tono di voce, ma anche di indurlo a emet- fAttORe H N e i p ro s s im i m e s i il Circ o lo Arc i Akka tà d iv en terà sic u ra m e n te u n im p o r ta n te p u n to d i riferim en to m u sic a le p er il te rrito rio p e rs ic eta n o. l a c o lla b o ra z io n e c o n l’estra g o n d i B o lo g n a , f am o so in tu tta ita lia p er i c o n c erti e le a ttiv ità d i b o o k in g e p ro m o z io n e a d essi leg a te, p o rterà s u ll’ in tim o p a lco d el c irc o lo a lc u n i a rtisti c u lt d el so tto b o s co m u s icale ( J o y c u t, diva Sc a rlet, Ca m erin i...). A q u es te s i alte rn e ran n o p o i tre sera te d ed ic a te a l Co n c o rso m u s ica le p e r b a n d em erg en ti “ Fa tto re H” , in c u i si sfid eran n o n o v e g ru p p i selez io n a ti tra i m o lti isc ritti d a tu tta i talia . i tre f in alisti d iv id era n n o il p a lc o a n c o ra u n a v o lta a M a g g io, in u n e v en to a ll’a p erto, d o v e v errà d ec reta to il v in cito re ch e a v rà p o i la p o ssib ilità d i a p rire il c o n c erto d i u n a rtis ta d i f a m a n a z io n a le d u ra n te l’estra g o n Su m m e r Fe s t 2 0 1 0 ; un ev en to c h e a ttira m ig lia ia d i p erso n e a l Parco N o rd d i Bo lo g n a tra Ag o sto e Settem b re. Per essere sempre informati sulle novità e le date dei concerti basta collegarsi a: www.myspace.com/circoloarciakkata, chissà che non ci siano ancora delle sorprese… Gennaio - feBBraio 2010 tere un giudizio, verso chiunque, dai ben pochi appelli, cosa per lui assai rara. Non capiva proprio come si potesse non usare la testa, come si potesse fare qualcosa capace di decretare l’assoluta assenza di un ragionamento. e lo si vedeva, per esempio, in quelle occasioni in cui alcuni catechisti disperati lo andavano a chiamare con la speranza di spaventare e soprattutto metter un po’ a tacere una classe di bambini urlanti. il suo tono pacato spiegava il semplice concetto del “perdete tempo voi e lo fate perdere anche a noi” e in quel suo guardare la classe prima di uscire non serviva alcuno sguardo minaccioso, bastava il ben più disarmante quesito “Possibile che non lo capiate da soli e sia dovuto venir io a dirvelo?”. il “dover venire”, il “dover andare”, il “dover fare” erano, per don enrico, concetti troppo... cittadini! la sua anima montanara di fronte a impegni, riunioni, incontri sentiva il peso di una socialità costrittiva, soprattutto se richiedevano una complessa organizzazione. e tutto il suo compiacimento al sapere che qualcun altro si era occupato degli aspetti organizzativi lo esprimeva in quel suo “Bene” dalla “e allungata” con cui accompagnava quel “respiro di sollievo” generato dall’esser certo di aver un pensiero in meno. e come non pensare ai tanti pranzi parrocchiali, alla Pesca organizzata per la visita della Madonna del Poggio, ai campi scuola dei ragazzi, a BorgoRotondo quei suoi “Bene” con cui scandiva i resoconti di quanto era stato fatto e a quei suoi “Molto bene” con cui metteva la sua firma d’approvazione al resoconto finito. Se la vita di una Parrocchia come San Giovanni gli ha chiesto davvero tante firme ufficiali e tante importanti decisioni, nella vita parrocchiale ufficiosa era raro che disapprovasse qualcosa o che avesse inspiegabili e inappellabili “no”. Sempre con l’allerta anti-stupidità, don enrico amava l’equilibrio, amava, da uomo di cultura qual era, il giusto mezzo, e se iniziative, proposte, richieste mantenevano un giusto equilibrio e, soprattutto, si muovevano equamente tra vecchio e nuovo, tradizione e rivoluzione, si poteva star certi di avere libertà d’azione. Amante del giusto mezzo, don enrico non era certo uomo dagli slanci di entusiasmo, ma proprio in forza di quell’alto rispetto della testa altrui, la libertà d’azione che lasciava era la prova inequivocabile della sua fiducia. A dir la verità, qualcuno ha potuto godere anche di un’ancor più inequivocabile prova di stima e fiducia: il vassoio di dolci con cui don enrico sanciva la fine di una giornata di campo scuola nella sua amata montagna. Messi a letto i ragazzi, quando i catechisti si riunivano per fare il punto della giornata successiva, don enrico sosteneva l’impegno dei suoi catechisti a base di calorico-energitiche fette di torte o dolci vari che comprava nella pasticceria più vicina. e se non mancava la fiducia, non mancava neanche la condivisione! Perché se l’esempio è alla base di ogni coerente e autentica tecnica educativa, certo la festosità del Banchetto eucaristico don enrico l’ha sempre predicata nei fatti. Come onorava chi usava la propria testa al meglio, non lesinava gli onori a quanti anche ai fornelli raggiungevano ottimi risultati! e i suoi “Bene” risuonavano nella piccola cucinetta mentre Suor Giacinta preparava i suoi ragù e chi l’aiutava in cucina faceva assaggiare a don enrico creme per torte in preparazione o fette dei salumi con cui si sarebbero riempite le crescentine! un uomo di elevata cultura, tanto da esser “incaricato Regionale dei Beni ecclesiastici”, un parrocco impegnato nel dar lustro alla propria parrocchia, di cui ha promosso il restauro, in cui ha sempre saputo scegliere persone capaci di aiutarlo affinchè le celebrazioni avessero ministri e fossero animate dal coro, un cittadino capace di dialogare con le istituzioni, tanto da aver sostenuto importanti collaborazioni tra Parrocchia e Comune, come il museo d’Arte Sacra o il Centro anziani o l’Asilo infantile, un fratello gioviale capace di dare spazio a cappellani e a tanti altri sacerdoti ospiti in Canonica. un montanaro che a Persiceto ha portato il suo sembrare uomo distante e schivo, che in realtà rivelava l’esser uomo di equilibrate posizioni e intelligente lungimiranza. Buona vita di luce, don enrico! dal GruPPo asTrofili PersiceTaNi COSA StUdIA L’AStRONOMIA? G i l B e rto f o r n i l’ as tro n o m ia è q u e lla d isc ip lin a sc ien tific a c h e o sserva e stu d ia il cie lo, g li as tri, i f en o m en i c elesti, l’u n iv erso. l’a stro n o m ia h a o rig in i an tich is sim e, sin d a l sec o n d o m illen n io a va n ti C ris to in C in a e M e so p o ta m ia si o sserva va n o le stelle c o n lo s co p o d i p re v e d e re i fen o m en i c elesti ed a sseg n a re a q u esti d e i s ig n if icati a s tro lo g ic i. P rim a d i G alile o l’ a stro n o m ia n o n p o teva essere c o n sid era ta s cie n za , f a ce va p arte d ello stu d io d i a lc h im isti ed era o g g etto d i s p e cu lazio n i f ilo s o fic h e. do p o G a lileo v en n e p ia n p ia n o riva lu ta ta a s s u m e n d o sem p re p iù i c o n n o ta ti d i u n a sc ien z a . Fin o all’ in izio d e l s ec o lo sc o rso l’a stro n o m ia si rid u c eva a lle co n o s ce n ze d e l S is te m a So la re e d elle stelle d ella via l a ttea , la n o s tra g a la s s ia . o g g i l’u n iv erso si è riv ela to in fin ita m en te p iù g ra n d e e co m p lesso e la sc ien z a a stro n o m ic a si è d o v u ta s p e cia lizza re. So n o n a te c o sì va rie b ra n c h e c o m e l’ as tro m e tria, la ra d io a stro n o m ia e l’a stro fisic a . l’a stro m etria è il s e tto re ch e s i o cc u p a d elle m isu ra z io n i, d elle p o siz io n i, d e lle d is ta n ze e d e i m o v im en ti d elle stelle e d i a ltri c o rp i ce le s ti. la rad io as tron o m ia è lo stu d io d ei fen o m en i c elesti attrav e rs o la m is u ra d elle c a ra tteristic h e o n d e ra d io em esse d a p ro ce s s i f is ici che a v v en g o n o n ello sp a z io. l’a stro fisic a s tu d ia le ca ratte ris tic h e fisic h e e c h im ic h e d ei c o rp i c elesti, q u e s ta b ra n ca d e ll’a stro n o m ia n o n p u ò p resc in d ere d a lle co n o s ce n ze d e lla f isic a su b a to m ic a e d ella m ec c a n ic a q u an tis tica ; p a rte p ro p rio d a l p resu p p o sto c h e n elle p rim e f as i d i v ita d e ll’ u n iverso, su b ito d o p o il b ig - b a n g , lo stu d io d e lle p a rtice lle e le m en ta ri è fo n d a m en ta le p er c o m p ren d ern e l’ e v o lu zio n e. l e re cen ti teo rie su lla fo rm a z io n e d ell’u n iv erso, in f atti, ce rca n o d i sp ieg a re a ttra v erso le stesse leg g i i co m p o rta m e n ti d e lle p a rtic elle in fin ita m en te p ic c o le e q u elli d i e n o rm i s is te m i co m e le g a la ssie. Gennaio - feBBraio 2010 BorgoRotondo B eN tO R NAtA dR OG HeR I A VAN CI N I ! Q uand’ero bambina avevo una bicicletta rossa che mio padre mi aveva recuperato da non so quale mercato dell’usato. Con la mia bicicletta, soprattutto in estate, eseguivo le commissioni per la nonna. dovevo portare al “padrone” sporte di verdura e di frutta, ritirare dal fornaio il sacco del pane, dal caseificio prendevo burro, ricotta e grana. il giovedì andavo dal macellaio a prendere il “doppione” per il brodo e il magro per le polpette. eseguivo volentieri quei compiti perché mi facevano sentire grande, ma più di tutto ero felice quando la nonna mi mandava alla drogheria vancini. C’era sempre un motivo per andare da vancini: la miscela di vecchina, orzo e cicoria per il caffelatte del mattino, un po’ di caffè buono da offrire ai parenti in visita, il necessario per i panoni di Natale, la corda per legare la pancetta, l’”inferno” per tingere un abito stinto e riadattarlo per un altro bambino di casa. i vancini avevano davvero di tutto e spesso i clienti non chiedevano direttamente un prodotto, esponevano il problema e loro sparivano per un po’ nel retrobottega per poi ricomparire con in mano la soluzione. il negozio era bello già dal portico. la madonnina sulla colonna, la tenda per il sole, i tavolini e le sedie in ferro per gli avventori della liquoreria. A quel tempo le botteghe erano aperte anche di domenica mattina e le signore, tornando da messa, entravano in drogheria per le loro spese. Gli uomini, vestiti a festa, si attardavano a conversare attorno al banco in fondo, dove si servivano vino e liquori. ha saputo portare avanti il negozio Ma quel che più ti prendeva era in modo analogo e nel frattempo i l’ondata di profumi che ti veniva supermercati si erano attrezzati per incontro non appena varcavi la soavere di tutto. Passando dal portico, glia del negozio: una miscela intenquel che si respirava era che lì densa di fragranze ti assaliva le narici. tro mancava soprattutto l’amore per Spezie, oli, resine e cera, vaniglia, quella professione. ora tuttavia è liquori e caffè ti venivano incontro arrivata una novità. Qualcuno della inebriandoti e non saresti più uscita famiglia ha voluto risvegliare l’anda lì. Sugli scaffali stavano allineate tico splendore della drogheria vanle scatole dei prodotti, vecchie cascini e non si può che esserne felici se di legno dai profumi misteriosi e coloniali, file di barattoli in vetro col coperchio di latta facevano mostra di mentine, caramelle di mela, di menta, dei mitici “burdigoni” di liquerizia. era un mondo semplice quello a cavallo degli anni ’50 e ’60, un mondo in cui ci si accontentava di poco, non c’era più la fame della guerra ed ogni tanto ci si concedeva qualcosa di buono.io mi accontenta- M A R i A C R i S T i N A F e R i o l i vo di una caramella ogni perché, si sa, anche un negozio fa tanto, di dieci lire di “burdigoni” o la storia di un paese. Sugli scaffali di una cioccolatina nella calza della rimessi a nuovo sono riapparse le befana. scatole di legno dal sapore coloniai vancini servivano sempre gentili le e i vasi di vetro dal coperchio di e professionali, senza la spavaldelatta. Passare di lì e ritrovare luci e ria di molti commercianti del temcalore al posto delle vetrine spoglie po ma pronti a risolvere ogni tuo ti dà gioia e credo sia stata, quella problema in un tempo in cui, grazie dei nuovi gestori, una scelta intela dio, non si buttava nulla. Potevi ligente. oggi sono cambiate molte sentire dialoghi fra signore del tipo: cose, nella vita e nel commercio; ”Ho questa macchia che non va via, ciononostante, il sapore di un temquest’altra che non so come fare, po e la continuità col passato son dovrei andare a chiedere dai vancicerta rievocherà in molti persicetani ni, se non hanno qualcosa loro non il ricordo di un tempo in cui anche ce l’ha nessuno”. andare a far spesa era più umano di Col tempo, si sa, tutto cambia e oggi. in bocca al lupo, quindi, alla quando i vancini hanno cessato l’atnuova gestione e… bentornata drotività il negozio è caduto in disgragheria vancini! zia, la gestione che è seguita non F oTo d i G. S TA N z A N i t e r e s a C a l z at i BorgoRotondo Gennaio - feBBraio 2010 I L dAVA NtI , I L d eNtR O e IL dIe t RO d eL L O S P I L L O: R AC C oN To di uN ’eM ozioNe Tu TTA Pe RSiCe TANA Mauro risi Q uesto racconto lo dedico a luciano Cotti, scomparso nel luglio s corso. e ra il nostro Presidente ed era, soprattutto, un grande costruttore di carri. Ne sono certo, quando sarò in cantiere quest’anno penserò che, da un momento all’altro, possa, almeno il suo Ricordo, entrare dalla porta del capannone per dirmi come “rivestire” in legno quel movimento. F oTo d i M Au R o R i S i edizi one del 2009. “ il carro può iniziare lo Spillo”, quindi anche questo racconto non farà eccezione: iniziamo da lì… dallo Spillo. Gli spilli sono iniziati e sono in S o C. A F i d i N e l l A S C A R PA - 2 0 0 9 giro per il paese. ogni tanto “taglio” per arrivare trasversalmente sul corso… per vedere la posizione del carro… per non arrivare tardi alla “prova generale”…perché, si sa, quando si “svolta” dalla Porta di Sotto, e ti infili nel “budello” di Corso italia, è come essere già in Piazza: non esistono più i carri che hai davanti… i loro 15 minuti di celebrità (direbbe qualcuno…) passano talmente veloci che ti trovi lì con il carro già riflesso sul vetro del Centrale. il Carnevale di San Giovanni non è necessariamente “fare teatro in Piazza”, ma il carro al centro della nostra Piazza, quello sì, ha a che fare con lo spazio teatrale, o meglio con l’Architettura (effimera) che va in scena nel teatro. l a Chiesa, con i l suo doppio ordine, mi ricorda da sempre la “Scena Fissa” a due livelli dei Teatri Romani: ma nella cavea della nostra Piazza, sul proscenio di fronte agli spettatori della tribuna, poniamo un’altra scena, quella effimera del carro, quasi un “teatro nel teatro”, un “altro artificio” per far recitare una parte diversa, carro per carro, a noi persicetani, sul proscenio di quella Piazza che è il centro della nostra Comunità. Alcuni della Società hanno già oltrepassato la corda all’imbocco della Piazza, per disporsi ai margini della tribuna, quella “linea” che ti fa capire che non puoi invadere e “rubare” la scena agli altri, ma nella mente ti ripeti solo la traccia dello spillo e vorresti essere quella società che hai davanti in piazza, perché sta terminando lo spillo e dopo ti puoi godere il corso, buttandoti alle spalle la tensione, tanto oramai hai fatto “quello che dovevi fare” e tocca alle altre società che avevi dietro… Per chi progetta il carro e ha avuto l’idea del soggetto – con le sue forme e i suoi colori (futuristi… avrebbe poi riconosciuto qualcuno che ti ha giudicato “venendo da fuori”) – prefigurandosela nella testa per tanti mesi, ci sono due momenti magici che ti fanno capire che sei passato dalla scala 1:20 del bozzetto a quella “del reale”, perché la tua idea è diventata “grande” e qualcuno “te l’ha costruita”. Quando apri il portone del capannone, la domenica mentre aspetti di salire il ponte, quasi fosse un moderno velario di lamiera che non trattiene più il sole che, ora, entra ad illuminare il “carro chiuso”. Ma a vedere il carro e ad aspettare, fiero del proprio lavoro, che esca dal capannone, sono i “soliti occhi” conosciuti di chi ti ha seguito fino in fondo e ha saputo, con grandi capacità, saldare perni, muovere leve e fare girare quello che non sai ancora se t ornerà a funzionare in piazza di lì a poco… ma è la solita preoccupazione per “la prima”. e ancora: sono le facce di quelli che hanno incollato carta, limato polistirolo, dipint o grandi tele di plastica “rivisitando” un pittore famoso perché pertinente con il tema del carro (magari appassionandosi un po’ a quel tratto di colore, credendosi anche “padrone” di quel tratto, perché il Carnevale, si sa, è finzione…), oppure tagliato legno o cucito quei 2010 costumi che sfilera nno in piazza in una parata che unisce i grandi ai bambini nella magia dello spillo… dietro al tuo carro, che sta lasciando il piazzale della Bora, si caricano quelle appendici pensate per non lasciare “solo” il carro al centro dello spettacolo in piazza; fino a poche ore prima sono servite a provare e riprovare lo spillo, come fossero già posizionate in piazza anche se solo con l’immaginazione. Ma lo sappiamo, il Carnevale, per fortuna, è in grado di tirare fuori da ognuno quella capacità di immaginare che non sapeva, magari, neanche di avere… una di quelle facce conosciute, ancora stanca perché abbiamo tirato tardi “per finire”, mi viene incontro e mi dice che quei colori dipinti sulle tele di plastica li stiamo lasciando per terra sulla ghiaia del piazzale. Che fare? Non c’è più tempo… il corteo si sta avviando verso il ponte. Quando quei colori “prenderanno luce” – perché si apriranno le “quinte laterali” del carro e il velario sarà, adesso, il cielo della piazza – vedremo se le nostre idee sono rimaste “fissate” dalla pittura e allora tutti le potranno ammirare… l’altro momento magico è quando il carro si confronta con la scala “urbana” della Piazza: quella idea, ora, attraverso il grande lavoro di coloro che hanno costruito il carro, si incrocia con lo sguardo degli spettatori in tribuna. Alcuni li cono sci (e ti fanno un cenno d’incoraggiamento, perché hanno costruito con te il carro in cantiere e ora lo vedranno con occhi diversi), altri sono di altre società (faranno il tifo per loro e non per te, perché la sportività ora non serve…), altri sguardi non li conosci, perché sono “di fuori” e sono quelli che ti giudicheranno senza appello. Quegli occhi li rivedrai al Processo, ma ormai sarà tardi per recriminare… Sei lì sul pianale del carro con la tua leva da tirare ben stretta in mano (non la molleresti mai per BorgoRotondo sempre ricordato “Giano bifronte”: non farti trovare impreparato quannon più testa scolpita nel marmo, do devi mandare su la tua sagoma come nelle raffigurazioni dei pordi compensato); butti l’occhio fuori, tali romanici, ma struttura montaattraverso il “filtro” della rete da ta su una “ralla girevole” che in cantiere, e vedi la piazza passare piazza ti svela, prima, una mascheveloce sotto di te e aspetti solo la ra, scolpita nel polistirolo e, poco frenata del trattorista che posiziodopo, un’altra maschera trasformana il carro. durante il giro di prova ta dallo Spillo, nell’infinito gioco si era detto “lo mettiamo qui, è di dell’ambivalenza che ti mostra una fronte alla Giuria”. Ritorni con lo cosa e poi il suo doppio. sguardo dentro il carro e vedi gli i carri di Persiceto, durante lo spil“addetti ai movimenti” piegati in lo, andrebbero apprezzati e racposizioni strane, che – come le comcontati anche “per le loro due facparse in costume, all’imboccatura della piazza, attendono solo di sentire la loro musica per entrare e recitare la parte imparata quasi a memoria – non aspettano altro che sentire la frase fatidica “il carro può iniziare lo Spillo” … Parte la “macchina scenica” e quello che muovi dall’interno, all’esterno sviluppa la sua allegoria e tutto ciò che è ”nascosto dentro” si disvela, fuori, nella magia dello spillo. Mi ha sempre fatto fantasticare il fatto di muovere una cosa che poi gen ererà l’apparizione di una cosa molto diversa… Avevi paura che qualcosa non funzionasse e tutto ti sembrava S o C. A F i d i N e l l A S C A R PA - 2 0 0 9 tremendamente difficile da fare, ma ora che hai finito, avresti voce”, per la “faccia” che viene vista glia di rifarlo e rifarlo mille volte da coloro che stanno lì a prendere lo Spillo, perché sai che, tanto, era freddo sui gradini della chiesa: si “buona la prima”…Chi doveva dare vedono passare davanti il “retro il segnale lo ha dato e lo Spillo è dello spillo”, la parte che non si finito; lo speaker ha detto “ed era può mostrare e non si può “far il carro numero… che ci ha presenvedere” perché serve a mettere in tato…”. Scendi dal pianale e cerchi scena “l’azione buona” sul davanlo sguardo di chi ha visto lo spillo ti del carro; anche questa parte “da fuori” per sapere “se tutto ha – meno nobile, ma indispensabile funzionato”. Poi sai che adesso il – è funzionale alla parte “buona e tuo lavoro, di mesi e mesi, te lo sei finita” che va in scena per lo spetgià giocato e speri che «le tre teste tacolo di fronte alla tribuna. e’ un po’ come la vita di tutti i in piazza, facciano la piazza...» e giorni: c’è sempre una parte che ci abbiano capito il senso del nostro prepariamo – e ci teniamo dentro, Carnevale. perché nessuno la veda – per moil Carnevale viene dopo Gennaio; Gennaio è la “porta” che si apre strare la finzione della parte più presentabile di Noi… e poi, tersul Nuovo Anno ed il nome stesminata la recita dello spillo quoso del mese evoca Giano, divinitidiano, siamo di nuovo pronti a tà che ha la potenza di aprire le costruire il carro dell’anno dopo. “porte del tempio”. il carro mi ha F oTo u F F. S TA M PA C o M u N e Gennaio - feBBraio BorgoRotondo Gennaio - feBBraio 2010 L IC e d e I C L OwN tHeAtRe L A fA MIGL I A S eM I AN y k I C oMiCiT à PuRA... dA l ASCiARe SeNzA PARole Genziana riCCi i l Cine Teatro Fanin di San Giovanni in Persiceto ha ospitato lo scorso 2 dicembre lo spettacolo dei l icedei Clown Theatre, compagnia di clown e mimi fondata nel 1968 e proveniente da San Pietroburgo. lo spettacolo affronta il tema della famiglia con estrema ironia e comicità, affidandosi esclusivamente al linguaggio del corpo. uno spettacolo di questo calibro, infatti, non ha assolutamente bisogno di parole. la vita in famiglia non è per niente facile. Anzi, è ancora più dura per una famiglia russa con quattro figli allegri e irrequieti, un padre dedito all’alcool ed una madre i n attesa dell’ennesimo figlio che rischia di partorire ad ogni scossone famigliare. “la Famiglia Semianyki” affronta ogni giorno gioie e dolori, condividendole insieme al pubblico con profonda comicità e senza bisogno di p arole. l o spettacolo è in terpretato dalla compagnia russa di clown e mimi l icedei Clown Theatre di San Pietroburgo. Gli attori (olga eliseeva, Alexander Gusarov, Marina Makhaeva, Kasyan Ryvkin, elena Sadkova, Yulia Sergeeva) per abbigliamento, trucco e movenze, mettono in scena le caratteristiche del clown visto in chiave moderna associate all’ironia del mimo. Particolarità dello spettacolo è la recitazione affidata esclusivamente alla gestualità del corpo. Capacità niente affatto scontata: per quanto essa sia un lingua ggio universale, l’abilità di questi attori viene da una lunga tradizione circense e da una grande esperienza sull’immediatezza dei gesti. Altro aspetto singolare dell’interpretazione è la capacità di “raccontare” le normali vicissitudini di questa famiglia con una tale capacità mimica da farle diventare surreali. e così assistiamo a scene a dir poco folli: la visione distorta di un padre ubriaco che acquista un senso reale e palpabile, con lui seduto sulla sedia a dondolo a guardare i suoi figli muoversi al rallentatore senza riuscire assolutamente a reagire, le sue acrobazie nel riuscire a prendere un bicchiere in mano e farsi un goccetto con un bastone infilato nella giacca, dietro le spalle, che gli i mpedisce di usare le braccia, i giochi dei bambini con protagonisti costanti due giocattoli, un cavallino in legno e una gallina finta che precipita tutte le volte dall’alto, il litigio nel primo giorno di scuola in cui le due sorelle riescono teatralmente a strapparsi gli abiti di dosso rimanendo in sottoveste, gli episodi che descrivono il rapporto e l’intimità tra i coniugi o i tentativi di lei di impedire al marito di andare via di casa dopo ogni scherzo dei figli. e poi ancora altri episodi di comicità unica, al limite del possibile. il cambiare di ogni scena è scandito da luci che illuminan o oppure oscurano il palco per permetterne il mutare assolutamente repentino. Gli attori non hanno mancato di coinvolgere il pubblico in alcune delle scene, facendolo partecipare attivamente ed emot ivamente all’interpretazione della storia. Non manca ovviamente il lieto fine: il parto rocambolesco della madre ed il prodigo padre che ritorna a casa dimostrando come l’importanza dei valori famigliari, l’amore e la voglia di riconciliarsi possano vincere sul caos e le difficoltà. uno spettacolo che non dimentica le tradizioni, ma volto in maniera singolare all’aspetto contemporaneo dell’arte circense. due caratteristiche che difficilmente riescono a coniugarsi nell’ambito teatrale senza l’ausilio di parole, ma che grazie al talento dei licedei Clown Theatre trovano sul palco un ambiente ideale in cui convivere e dialogare... senza parlare! un ringraziamento particolare va all’agenzia di comunicazione Pepita Promoters per il gradito invito all’evento, la disponibilità e la professionalità dimostrate. inoltre, un complimento alle istituzioni di San Giovanni in Persiceto per l’ottima scelta di questo spettacolo e per aver permesso ad un pubblico sempre più ampio di conoscere ed apprezzare l’attività teatrale dei l icedei Clown Theatre. 3^ IFIC ATA 17 A TESTA ALTA r E NAtA D I S A N O 19 LA STORIA DEL CARNEVALE M A r t I NA g I O r D A NI E F r ANC E SC A P O L UzzI 20 HOLLYWOOD PARTY IL SEME DELLA DISCORDIA g I ANL U C A S tANz ANI L’ECO DELLO SHOGUN LA NEVE SE NE FREGA g Ur U & A L L b L A C k PANDA ‘SVICOLANDO’ è StAtO rEALIzzAtO DALLA LIbrErIA DEgLI OrSI E DALLA rEDAzIONE DI bOrgOrOtONDO INSERTO CHIUSO IL 3 FEBBRAIO A TESTA ALTA rENAtA DI SANO Q uesta è una storia in cui non succede niente, niente dalla mattina alla sera: non una guerra, non un bacio e nemmeno un temporale all’improvviso. E’ la storia di una giornata che comincia e finisce con la sabbia. Una storia vista dal basso, così dal basso, che forse non interessa a nessuno. E’ la storia semplice di una bambina che sa solo come è fatto il deserto, perché ci è nata, e pensa che quello sia il mondo: tutto un grande tappeto di polvere. Il suo nome è Saam-bui, che vuol dire “uccello d’acqua”. gliel’ha detto suo padre e le ha spiegato anche che l’uccello d’acqua è il più speciale di tutti, perché con il suo volo fatto di tuffi indica alla gente del villaggio il percorso dell’acqua. Forse è perché si chiama così che anche Saambui deve andare ogni giorno fino al pozzo. Le tocca camminare a lungo prima di arrivarci, attraverso strade sempre uguali di sabbia e sabbia. Per mantenere il catino in equilibrio sulla testa, lo sguardo deve essere rivolto a terra. Le braccia stanno tirate su, a sostenere il recipiente nei fianchi, le mani lo reggono fermo, le spalle accompagnano il ritmo dei passi, il corpo intero si culla in oscillazioni calcolate. basta non alzare la testa. tutte le volte è così: più che vedere, intravede. Non c’è che sabbia, per lei. E’ per questo che Saambui non distingue le donne a cui deve andar dietro. Un’intera famiglia di donne in fila che lei non riesce a riconoscere, DAL C ONC OrSO SVIC OL ANDO 2009 SOMMARIO SS CLA perché non sono che lingue di tessuto svolazzanti, polpacci intravisti appena, lembi di sottane colorate, e piedi, e talloni che fanno capolino, stoffe che ondeggiano, una caviglia che scompare e riappare, ma forse non è già più quella di prima. Ecco di nuovo l’orlo rosso e giallo di una gonna che va e vie- L AVORI IN CORSO c a r i l e T To r i , i N q u e s To e N e i P r o s s i m i N u m e r i d e l G i o r N a l e T r ov e r e T e s v i c o l a N d o i N c o s T a N T e m u T a m e N T o. l’ e s T a T e c i h a r e G a l a T o l a P r e z i o s a c o l l a b o r a z i o N e d i f r a N c e s c a , m a rT i N a , G r e Ta , e l e o N o r a e G i ova N N i , v i vac i r aG a z z i d e l l i c e o c l a s s i c o d i P e r s i c e To a s s i e m e a i q u a l i s T i a m o s P e r i m e N T a N d o u N a N u o v a s T r u T T u r a d a d a r e a l l’ i N s e r T o. s v i c o l a N d o r i a P r e d u N q u e i l c a N T i e r e ! fa r e m o u N P o ’ d i P o lv e r e e c i v o r r à u N P o ’ d i T e m P o, m a a b b i a m o l’ i m P r e s s i o N e c h e N e v a r r à d a v v e r o l a P e N a ! l a r e d a z i o N e 17 Mai sollevare lo sguardo. Non le piace essere costretta a camminare a testa china. Si sente un tutt’uno col catino, non una bambina, ma solo un catino pieno d’acqua che cammina, senza occhi, senza bocca, senza orecchi. Anche le sue mani non appartengono volare nel cielo come un uccello, attraverso le nuvole chiare e chiamare le donne laggiù, cariche d’acqua: guardatemi, sono quassù, perché non alzate la testa… Questo pensava Saambui quella mattina, che le sarebbe piaciuto nuotare come un pesce nell’acqua fresca e li che si susseguono e si sovrappongono, grandi e piccole, fino al pozzo. E’ quella, per lei, la strada dell’acqua. A testa bassa. Non può voltarsi, chinarsi, girarsi, non può cantare e nemmeno sospirare, per non distrarsi. Il collo bloccato, il mento incollato sul petto, la nuca irrigidita, sempre nella stessa posizione, leggermente inclinata, per rendere più stabile l’ingombro che la schiaccia dall’alto. E’ così quando va in cerca dell’acqua, non le resta che guardare in terra. a lei, ma al recipiente sgangherato su di lei. Il resto è sabbia, arida terra, questo l’universo alla sua altezza. E anche se passasse veramente, lassù in alto, o nell’acqua fonda, l’uccello speciale che si chiama come lei, non potrebbe salutarlo con la mano, chiamarlo, neanche buttarci un occhio, neanche vedere com’è fatto un uccello d’acqua. Perché non può alzare la testa. Questo pensava Saambui quella mattina, di ritorno dal pozzo. Pensava che le sarebbe piaciuto trasparente, attraverso gli spruzzi gridare alle donne curve sotto i loro fardelli: venite, sono qui, guardate quanta acqua c’è, perché non alzate la testa… Questo pensa Saam-bui camminando per ore con gli occhi fissi a terra: perché non alzare la testa… Forse è colpa dei pensieri se perde il controllo del carico. tutto comincia con un piccolo sussulto dell’acqua nel vaso, lei trattiene il respiro, la testa ondeggia a cercare il suo posto, il suo solito DISEg NO DI IrENE tOM M AS I NI ne davanti a lei, davanti ai suoi occhi inchiodati a terra per forza. Passo dopo passo, non le resta che seguire i segni che le altre hanno lasciato nella sabbia calpestata, per non perdersi. Come un cucciolo che fiuta la traccia, ha imparato a procedere nella striscia di impronte femmini- 18 posto, ripiegata in basso di fretta, ma una goccia scivola sul collo. Le spalle indugiano, rallentano prima del tempo, ancora una goccia si perde e il piede vacilla, tre gocce, il bacino cede, si sbilancia all’indietro, non basta il colpo di schiena per rimettersi dritta, si oppone alla scossa del secchio, ma poi alla fine lo molla, quel recipiente scivoloso che tira, che vuole trascinarla per terra. Ora sta là, ai suoi piedi, non più sulla testa, e si sente leggera, Saam-bui, svuotata lei stessa. Ora può alzare la testa. Sì, ora finalmente Saam-bui è libera di sollevare la testa, di alzare lo sguardo verso il cielo, lassù in alto, dove vola un uccello speciale, l’uccello che porta il suo nome in giro per il mondo, che nuota tra le nuvole, che vola tra le onde, esiste davvero e conosce il posto dell’acqua, la sua voce è una musica dolce che la chiama, che chiama proprio lei: Saam-bui, Saam-bui! Sua madre si ferma, torna indietro e la raggiunge. - Mamma, l’ho visto finalmente! La donna le sorride perché, non si sa come, le mamme capiscono sempre tutto, basta alzare la testa e guardarle negli occhi. LA STORIA DEL CARNEVALE M A r t I N A g I OrDANI E FrANCESCA P OLU z z I P assati Natale e Capodanno, i cenoni, i dolci e i regali, si è tornati al tran-tran quotidiano. Ma quale motivo migliore del carnevale per evadere? Il carnevale è la festa dell’evasione dai problemi quotidiani, la festa della baldoria per eccellenza, fin dai primordi. gli storici fanno coincidere unanimamente la nascita del carnevale con i Saturnali praticati dagli antichi romani; queste feste erano una commemorazione della costruzione del tempio per il dio Saturno e venivano celebrate osannando il dio con canti e balli. In corrispondenza a questa festa avveniva un sovvertimento della società: i plebei potevano fingersi nobili e viceversa grazie all’uso di maschere. Con l’avvento del Cristianesimo si cercò di fare ordine tra le svariate feste romane e di limitare la trasgressione: grazie a questo intervento nacque il Carnevale. In termini religiosi il Carnevale è un intervallo tra l’Epifania e la Quaresima. L’etimologia più attendibile deriva da questo periodo e fa risalire la parola all’espressione “carnem levare”, cioè alla prescrizione ecclesiastica di evitare o ridurre il consumo di carne. Nel Medioevo, con la diffusione della pratica mistica, il carnevale divenne un momento di purificazione, ciò è visibile con la pratica allora celebrata del funerale del re Carnevale. re Carnevale era il monarca protagonista di una leggenda che veniva narrata. Egli era buono ed aveva una reggia che teneva sempre aperta per il suo popolo che, suo malgrado, invece che rallegrarsi della bontà del proprio sovra- Savonarola o interi movimenti come la riforma cristiana, che tentarono di sopprimere questa festa considerata troppo pagana. In ogni caso continuò ad essere celebrata e an- no, cominciò a farsi beffe di lui. Da quel giorno il monarca si rintanò nelle cucine e mangiò fino ad accorgersi di essersi cibato al punto di arrivare ad un soffio dalla morte. Capito ciò trascorse gli ultimi tre giorni della sua esistenza vivendo al massimo quel poco che gli rimaneva. Durante il rito di purificazione, però, come aveva fatto re Carnevale, la popolazione si abbandonava ai piaceri di ogni genere, dal momento che era l’unico periodo dell’anno in cui era consentito. Una prova dell’abbandono al godimento è il canto carnascialesco “la canzone di bacco” di Lorenzo il Magnifico che recita nel ritornello “chi vuol esser lieto sia, di doman non v’è certezza”. Nel periodo seguente ci furono opere di moralizzazione da parte di personaggi come girolamo che negli anni che stiamo vivendo rimane una festa che risveglia violentemente le tradizioni popolari. Una curiosità legata al Carnevale è che questo viene festeggiato soprattutto nelle province, quasi a voler far valere una loro tradizione, mentre le grandi città, fatta eccezione per Venezia, molte volte non lo celebrano nemmeno. In Italia, senza dubbio, il Carnevale più famoso è quello di Venezia, ma non è di certo un’esclusiva italiana. A Nizza, in Francia, accorrono turisti per il famoso carnevale che prevede una battaglia dei fiori, elemento tipico di questa città. A Colonia, in germania, le donne il giorno di giovedì grasso prendono il sopravvento sugli uomini catturandoli come fossero veri e propri nemici e tagliandogli le cravatte. A rio de Janeiro, in brasile, avviene certamente il carnevale più famoso del mondo, a cui partecipa l’intera popolazione sambando e cantando, spesso anche sotto l’effetto di alcool. In questa città, purtroppo il carnevale è anche motivo di disordini in quanto la popolazione che si trova in condizioni di estrema povertà sfoga la propria tristezza a volte con atti non del tutto legali. A Londra, in gran bretagna, il carnevale nacque come una festa per combattere il razzismo, la povertà, le pessime condizioni di vita e ancora oggi viene celebrato con danze piene di gioia. Come ultima cosa vorremmo svelare alcune curiosità sulla manifestazione. Innanzitutto come nacquero i coriandoli? la parola coriandolo, che oggi indica i pezzetti di carta colorata che vengono lanciati, indicava i frutti secchi del coriandolo che venivano colorati di bianco con il gesso e poi lanciati. Mentre i dolci tradizionali sono molto semplici, dal momento che dovevano essere cucinati velocemente e in grande quantità, dato che dovevano essere distribuiti alla popolazione intera che partecipava alla manifestazione. gli ingredienti principali sono infatti acqua, farina e zucchero e il preparato è poi fritto. Nascono così le chiacchiere, le castagnole, le sfrappole, le frittelle, gli zufoli, i cenci ed altri dolci sul genere. 19 H IL SEME DELLA DISCORDIA HOLLYWOOD PARTY gI ANLU CA StANz ANI FOTOGRAFIA: Ennio guarnieri; mUSICA: Pino Donaggio; SCENOGRAFIA: Antonio Farina; mONTAGGIO: giogiò Franchini; PRODUzIONE: rodeo Drive, Medusa Film; DISTRIBUzIONE: Medusa. Italia 2008, commedia, 85'. INTERPRETI PRINCIPALI: Caterina Murino, Alessandro gassman, Michele Venitucci, Valeria Fabrizi, Isabella Ferrari. VOTO: 2/5 V eronica (Caterina Murino) e Mario (Alessandro gassman) sono una coppia solo all’apparenza felice: giovani, belli con una vita frenetica e impegnata dove ognuno investe sul proprio lavoro piuttosto che nel loro amore. Lei, proprietaria di un piccolo negozietto di abbigliamento femminile in procinto di allargare la propria attività in un locale all’altezza delle proprie aspirazioni, lui, commerciante di fertilizzanti sempre lontano da casa impegnato a vendere i propri prodotti. Dopo appena cinque anni di matrimonio, la quotidianità, le abitudini, hanno sostituito il loro rapporto sentimentale. Un giorno, all’ennesima richiesta della madre di poter avere un nipotino, Veronica decide di fare il test sulla fertilità per capire i motivi che stanno dietro l’impossibilità di concepire un figlio. Scoprirà in modo inequivocabile che il giovane e all’apparenza prestante marito è sterile ma inspiegabilmente, Veronica rimane incinta senza che abbia mai avuto relazioni extraconiugali. Ovviamente per lui pare cosa impossibile ma lei, un giorno, ricorda di essere stata aggredita da due giovani mentre rientrava dal negozio con l’incasso giornaliero. Il film parte bene, fresco, frizzante, allegro, coloratissi- mo, concentrato tutto su evidenti ammiccamenti sessuali delle figure femminili presenti nel film. Personaggi fuori dal tempo (molto Londra anni ‘60), una location che nel Centro Direzionale di Napoli non ha nulla di partenopeo, suggestioni iper femminili all’Almodovar. Purtroppo, quando la magia del concepimento perde la sua aura di santità, il film s’incupisce, s’intristisce come il volto della bella Murino vittima di un machismo che con la violenza maschera la propria impotenza e meschinità. LA NEVE SE NE FREGA Luciano Ligabue gUr U & A L L b L A C k PANDA C he cosa può andare storto in un mondo perfetto, dove tutti sono felici, hanno ciò di cui hanno bisogno e le risorse vengono rispettate? Può l’amore essere sbagliato, essere di troppo? E come può reagire una coppia che vive in un mondo perfetto, in cui non esistono malattie, ad affrontarne una di cui nessuno vuole dire nulla e che sembra un segreto sempre più pericoloso? ALL BLACK PANDA: Non posso parlare di questo libro, sono di parte: lo adoro. Ho sentito molti pareri al suo riguardo negli ultimi tempi, sia positivi che negativi. Ma io continuo ad amarlo. Continuo a pensare che sia di una potenza sconvolgente, tanto più per il suo linguaggio semplice e colloquiale. Continuo a pensare che trapassi cuore e cervello, ponendo doman- 20 de terribili sul mondo e la società. Continuo a pensare che sia una storia d’amore meravigliosa, tanto più per la sua realtà, con momenti di crisi alternati ad altri di gioia, senza il solito stucchevole idillio. In poche parole: continuo a pensare che sia semplicemente meraviglioso. Semplicemente. Meraviglioso. L’uRLO DELLO SHOGuN GuRu: A me il libro non è piaciuto! Per quanto la storia possa essere interessante e commovente, mi è sembrato incompleto. Nel racconto vengono portati avanti molti temi (come quello della libertà, della oppressività di questa utopia in cui i personaggi vivono e il tema dell’ignoranza), ma solamente uno viene portato avanti fino alla fine, tralasciando tutti gli altri. In questo modo sembra che l’autore svaluti il mondo che ha creato, considerandolo di minore importanza rispetto al rapporto dei due protagonisti. A parte questo difetto il libro non è male, semplicemente non mi ha colpito abbastanza per piacermi. D ISE g N O DI DOMENIC O MOSC A REGIA E SCENEGGIATURA: Pappi Corsicato; Gennaio - feBBraio 2010 a ...m i soN o sca vaT cos e uNa TaN a Nel le che ho leT To, e Nes suN o PoT rà ri, ma i Tir arm i fuo for za. .. Nem meN o coN la ) aiN aol o’f (Nu ala BorgoRotondo L’ed UCAz I ON e CI R I G UAR dA t UttI: PARliAMoN e TuTTi iN Modo deGNo M au r i z i a C ot t i e ducazione. educato. educare. educabilità. educazione sì, educazione no. l’educazione è morta. Non c’è più educazione. Bullismo e delinquenza. viva l’educazione. È colpa della famiglia, è colpa della scuola, è colpa della televisione, è colpa della giustizia. Ci vorrebbero quattro legnate. Ci vorrebbe più fame o miseria. una volta sì che… i giovani hanno troppo. i giovani non hanno prospettive. i giovani non hanno più rispetto. i giovani sono cocchi di mamma. i giovani sono figli di papà. i giovani sono ingrati. i giovani sono bambocci, anzi “bamboccioni”. i giovani non sanno più che cosa desiderare. Queste le chiacchiere (da bar?) a proposito dell’educazione, come se poi fosse solo una questione per giovani. Come se l’educazione non fosse mai una dimensione per vecchi. Ripudiando il modo in cui molti ne parlano, spesso in modo sprezzante, sovente a sproposito, per non dire a vanvera, c’è da chiedersi se è giusto che tutti si interessino dell’educazione. È giusto che tutti ne possano parlare e ne parlino all’impronta, nei bar e a commento di eventi efferati o fatti pruriginosi? È giusto che tutti, ma proprio tutti, possano dire la loro nel campo dell’educazione? Presentare le loro ricette? Avanzare le loro pretese? Pretendere le risposte a tutto? la risposta più immediata sembrerebbe “no, non è giusto”. l’educazione è sfinita, umiliata, tradita, invasa, maltrattata, sfilacciata, da tante tensioni e dibattiti strani e interventi distruttivi. e invece sì. dobbiamo parlarne. Ma in modo consono, perché l’educazione ci riguarda tutti, ma proprio tutti. Allora è importante che tutti ne parlino, anche quelli con una competenza limitata, purché con buone intenzioni che si dimostrano subito avendo un’avvertenza fondamentale: l’avvertenza di interessarsi all’educazione, ai percor- si e processi formativi, con l’adozione eppure laddove non c’è educazione, consapevole di un atteggiamento inic’è comunque lo stesso una sorta di ziale costruttivo, ovvero partecipaneducazione: cattiva, limitata, incerdo al dibattito in modo positivo. Ciò ta, mal riuscita, difettosa, incoerente, si dimostra tramite il fatto che chi ne frammentaria, fallimentare, parziale parla non sconfessi se stesso e gli aleducazione. Non si può essere “fuori” tri, con un modo di parlare sarcastico, dall’educazione. vecchi inclusi. l’edusuperficiale e facilone, ma sostenga le cazione è un processo umano contiproprie posizioni con una disponibilità nuo: se non progredisce, regredisce, ad ascoltare e ad approcon grave danno per tutfondire. ti. Si chiama processo di Su questa base si può imbarbarimento. andare lontano, insieme, Ciò premesso duccio denel dibattito e nel conmetrio si chiede che cosa fronto. è educazione. È istruire e Giunge a tal proposito insegnare? È ammaestraun piccolo libro di ducre? È curare e allevare? È cio demetrio “l’educasostenere e rinfrancare? zione non è finita. idee È rispondere o esploraper difenderla”. re? e cosa ancora? Può demetrio costruisce la essere tutte queste cose sua argomentazione su insieme ed altre ancora. due piani, il primo di i modi di rappresentadecostruzione analitire l’educazione, quando ca di tutta una serie di sono limitati, possono inbattute, improvvisaziocidere sui risultati e sulle duCCio deMetrio, ni, atteggiamenti deri- l’eduCazione non è finita. soluzioni (o ricette) proidee Per difenderla, sori, approcci minati da poste, con grave danno raffaello Cortina intenzioni punitive, con per i processi formativi, editore, Milano, 2009 interventi censori, apcui tolgono quell’ampio procci sbrigativi e perciò respiro e quella disposisuperficiali, violenti, distruttivi. Nel zione e vocazione alla creatività che secondo piano apre invece ad argol’educazione potrebbe avere. difenmentazioni costruttive, in modo estrediamola allora. mamente (ri)motivante. infatti l’educazione, che non è finita, una politica virtuosa, secondo desia ben chiaro, è generosa, è altruista, metrio, non dovrebbe mettere tra paè capace di prendersi cura, è un’avvenrentesi l’educazione, sacrificandola a tura, ma è anche un investimento… tutto il resto, anzi aizzando il sentiTutto il libro di duccio demetrio è un mento popolare. le istituzioni dovrebgentile, piacevole disegno argomentabero garantire l’educazione o almeno tivo, serissimo nei contenuti, delizioso favorirla. nella forma. leggero e energizzante. la famosa richiesta di “Gesù o BaPer questo è bellissimo (e semplice) rabba?” è come si fosse tramutata in sia leggerlo tutto di filato, sia ad “Scuola o carcere?”. apertura di pagina. Può essere quindi Molti vecchi (cioè stanchi) educatori e fonte di riflessione duratura o compamoltissimi nuovi educatori sono oggi gno di viaggio quotidiano per un po’. “Più simili a poliziotti, a giustizieri, a Ma sarà per sempre. È la mia scomvendicatori, a ronde, ecc”. messa. BorgoRotondo Gennaio - feBBraio 2010 S ILV IA L AM BeRt I N I St e LLA deL PAttI N AG G I O GiorGina neri C F oTo l A M B e RT i N i apita, quando si parla di g i o va n i , d i g e n e ra l i z z a r e con commenti non sempre benevoli sui loro standard di vita: va n n o a s c u o l a p e r f a r e p i a c e r e a i genitori, stanno ore su internet, s u s o c i a l n e t w o r k c o m e Fa c e b o ok, usano il telefonino come fosse un’appendice cresciuta spontanea dalle loro mani, frequentano piacevolmente gli happy-hour e le discoteche; pare non abbiano o b i e t t i v i b e n d e f i n i t i d a ra g g i u n gere e se per caso li hanno sono m o l t o l o n t a n i e v e n g o n o s u p e ra t i d a p r i o r i t à i m m e d i a t e. Po i c a p i t a d i i n c o n t ra r n e q u a l c u n o c h e v i s t o da vicino ci fa ricredere di certi giudizi sommari e pressappochisti. H o i n c o n t ra t o S i l v i a l a m b e r t i n i , è u n a ra g a z z a m o d e r n a d a l d o l c e s o r r i s o, l ’ h o c o n o s c i u t a u n p o m e riggio nello studio dove il padre fa f o t o g ra f i e, f ra m a c c h i n e, s f o n d i e o m b r e l l i c o n c e n t ra t o r i d i l u c e. i l s u o t e m p o è l i m i t a t o, h a u n a manciata di minuti da accordarmi, ma è molto gentile e disponibile nel rispondere alle mie domande: spiega di avere spazi ben definiti per lo studio e l’allenamento e la sua vita è scandita dall’orologio che corre v e l o c e. Silvia frequenta la seconda liceo (la quinta g i n n a s i o ) a l Po l o A rc h i m e d e d i Pe r s i c e t o, è una studentessa volonterosa e diligente che nonostante l’impegno scolastico important e, r i e s c e a d a l l e n a r s i quattro volte la settimana sulle piste di pattinaggio; quando le chiedo come riesca a fare tutto ciò, risponde che le basta una buona o r g a n i z z a z i o n e. Pe r n o n t ra l a s c i a r e n i e n t e d e l l a personalità di questa ra g a z z a , c h e v i v e s e r e n a i s u o i sedici anni (li compirà a marzo) e e s c e p e r d i v e r t i r s i i l s a b a t o s e ra come la maggior parte dei suoi coetanei. M i ra c c o n t a c h e i l p a t t i n a g g i o, come tutti gli sport, è una disciplina che oltre a rinforzare e dare resistenza al corpo aiuta a far m a t u ra r e l a v o l o n t à e l a c o s t a n z a p e r l o s t u d i o. M i d i c e p o i d e l s u o percorso sportivo: ha cominciato a sette anni in seconda elementare a frequentare i corsi insie- me ad una sua piccola amica che poi ha lasciato perdere dopo un p a i o d i l e z i o n i ; l e i h a c o n t i n u a t o, c o s ì p e r d i v e r t i m e n t o, q u e l l o c h e l e s e m b ra va u n g i o c o, c h e c o n i l tempo è diventata una formazione atletica. Ha scalato tutte le categorie a seconda della capacità e d e l l ’ e t à : e n t ra n d o i n p r e a g o n i s t i c a l ’ i m p e g n o s p o r t i v o r i c h i e d e va t r e allenamenti settimanali; si è poi specializzata nel “pattinaggio in coppia” fin dalla prima media. da a l l o ra b a l l a s u i p a t t i n i a r o t e l l e s u b ra n i m u s i c a l i s e m p r e c o n l o s t e s s o p a r t n e r, l o r e n z o C a z z o l i , c o n i l q u a l e d i v i d e f a t i c a , s u d o r e e g ra n di soddisfazioni quando le loro performances ottengono brillanti risultati. Sono molto affiatati, hanno un’ottima intesa e non potrebbe essere diversamente visti i risultati di uno sport che viene svolto in simbiosi tecnica e artistica. il pattinaggio è un’attività che non ha contributi di nessun genere: costumi, pattini e t ra s f e r t e s o n o t u t t o a c a r i c o d e l s i n g o l o a t l e t a , s o l o l e g a r e i n t e rnazionali vengono in parte finanz i a t e. o ra l a n o s t ra c o p p i a è n e l l a c a t e g o r i a J u n i o r e s, i l p r o s s i m o b a l z o a diciassette anni li porterà in quell a S e n i o r e s, i l g ra d i n o p i ù a l t o d e l la disciplina. Chiedo a Silvia se il pattinaggio a g o n i s t i c o è u n o s p o r t p a r t i c o l a rm e n t e p ra t i c a t o s o l o n e l l a n o s t ra r e g i o n e, m a l e i m i ra c c o n t a c h e è diffuso in tutta italia e che gli atleti italiani sono i migliori a livello europeo e sono secondi solo a quelli degli Stati uniti, paese dove il pattinaggio gode di larghe sponsorizzazioni e i pattinatori p o s s o n o a l l e n a r s i i n m e ra v i g l i o s e e i n f i n i t e p i s t e. Gennaio - feBBraio 2010 F oTo l A M B e RT i N i Con orgoglio parla dello splendido risultato di daniele Ragazzi ( a n c h ’ e g l i Pe r s i c e t a n o ) i n c o p p i a c o n G i u l i a M e r l i , e d i F i l i p p o Fo r n i in coppia con elena leoni i quali h a n n o v i n t o i l M o n d i a l e r i s p e t t i va mente di “pattinaggio artistico” e “ d a n z a ” a Fr i b u r g o ( G e r m a n i a ) l o scorso novembre: il 1° e il 3° prem i o. . . è c o m e a v e r e i l p o d i o a l l e o l i m p i a d i . vi e n e c o s ì d a c h i e d e r s i come mai uno sport così diffuso non faccia parte delle discipline olimpiche: Silvia mi risponde che f o r s e i l p a t t i n a g g i o n o n t r o va p o t e n t i f i n a n z i a t o r i . A l l o ra , r i p e n s a n do al “curling”, uno sport inserito alle ultime olimpiadi invernali di To r i n o, v i e n e d a s o r r i d e r e, p e r c h é quasi la totalità del pubblico non BorgoRotondo l o c o n o s c e va . . . , c o m e a v r à f a t t o a far parte dei Giochi? un altro interrogativo mi coglie; come mai atleti di pattinaggio così a f f e r m a t i n o n d i s p o n g o n o a Pe r s i c e t o d i u n a p i s t a g ra n d e a b b a s t a n za per i loro allenamenti? i nostri ra g a z z i s e t t i m a n a l m e n t e d e b b o n o recarsi in treno fino a imola per usufruire di una pista adeguata ai loro esercizi. Silvia e lorenz o i n g a ra a Pa r i g i l o s c o r s o 2009 hanno conquistato il settimo posto nei Campionati europei, mentre nel Campionato italiano della categoria Juniores sono a r r i va t i a l t e r z o p o s t o. u n più che onorevole risultato per due campioni che in un prossimo futuro pensano d i m i g l i o ra r e m o l t o l e l o r o prestazioni. Ho chiesto a S i l v i a c o s a p r o va p r i m a d i u n a g a ra i m p o r t a n t e, s e è angosciata ed in apprension e c o m e d a va n t i a u n c o m pito di matematica o ad una versione dal latino di Cicer o n e ; l e i s i g u a r d a a t t o r n o, cerca una risposta negli occhi della mamma che le sta accanto e risponde che è un altro modo di vivere le ans i e : c ’ è l a p r e p a ra z i o n e, i l p a r r u c c h i e r e, i l t r u c c o e l a v e s t i z i o n e, è u n ’ a t m o s f e ra s o f t f a t t a d i c o n c e n t ra z i o n e, p o i q u a n d o e n t ra i n p i s t a e p a r t e l a m u s i c a , l ’ a d r e n a l i n a h a i l s o p ra v v e n t o e p e r p o c h i m i n u t i d e l l a g a ra v i v e q u a s i i n u n ’ a l t ra d i m e n s i o n e. Così riesce quasi a compiere un m i ra c o l o s f i d a n d o l e i n s i d i e d i u n precario equilibrio e le leggi della f i s i c a ; q u e s t i g i o va n i s o n o a i u t a ti nel loro percorso da due alle- natori, un uomo e una donna che c u ra n o l a t e c n i c a , l e c o r e o g ra f i e e scelgono le musiche sulle cui note disegnano una mappa che sarà il percorso che interesserà l’armonia d e i p a s s i e l a d i f f i c o l t à d e l l ’ e s e rcizio che costituirà la loro esibiz i o n e. l’ i n t e n t o d i q u e s t o m i o v i a g g i o all’interno dello sport su rotelle vuole dare un giusto e meritato riconoscimento agli atleti persicetani che si sono qualificati sia a livello di Campionato europeo che a l C a m p i o n a t o d e l M o n d o. Purtroppo il pattinaggio non gode di risonanza sui giornali e alla tel e v i s i o n e : s i a m o s o m m e r s i d a t ra smissioni che parlano del calcio in tutte le serie dalla A alle categorie d’eccellenza, ma mai un brev e c o m m e n t o, u n a m e n z i o n e a g l i sport cosiddetti “minori”. e’ una disciplina rimasta “sport di nicchia”, ma si pensi che l’invenzione dei pattini risale al lontano 1793, quando un prototipo di ques t i a t t r e z z i f e c e l a p r i m a c o m p a rsa in un’esibizione londinese sul palco di un teatro: oscuro il nome d e l l ’ i n v e n t o r e. N e l 1 8 6 3 s i h a n o t i z i a d i u n t a l e Ja m e s P l i m p t o n d i N e w Yo r k , a p r ì l a p r i m a p i s t a d a c o m p e t i z i o n e. S u c c e s s i va m e n t e u n i n g l e s e, W i l l i a m B r o w n b r e v e t t ò i l f r e n o a t a m p o n e, p o i l ’ i n v e n z i o n e d e i c u s c i n e t t i a s f e ra o t t i m i z zò l’utilizzo dei pattini rendendoli molto più veloci. o ra l a t e c n o l o g i a h a c o n t r i b u i t o a r e n d e r e s e m p r e p i ù a f f i d a b i l i e p ra tici i pattini che utilizzano i nostri g i o va n i a t l e t i . N e g l i u l t i m i d e c e n n i s o n o n a t i i r o l l e r b l a d e, h a n n o l a dinamica degli oggetti fantascientifici e non c’è niente di tecnica e d i v i r t ù a r t i s t i c a n e l l o r o u s o. BorgoRotondo Gennaio - feBBraio 2010 t IP I dA BI BL I OteCA Chiara serra S d i S e G N o d i PA o l A R A N z o l i N eduta ad un tavolo. Circondata da studenti. da libri. da sussurri. dal rumore silenzioso di pagine che corrono verso la fine di un libro. dove sono? in biblioteca. una biblioteca fra tante, una biblioteca qualunque. È un luogo tranquillo, ospitale… una vera seconda casa per molti ragazzi. Mi guardo attorno e riconosco sempre gli stessi visi, sono loro, gli utenti della biblio(teca). C’è chi scrive, chi sottolinea, chi si guarda attorno, chi torna col cappuccino (preso dalla macchinetta) in mano, soddisfatto di poter svolgere la sua attività intellettuale sorseggiando la sua calda bevanda. Perché sto scrivendo ciò? Perché c’è ancora qualcuno che vive di luoghi comuni considerando le biblioteche spazi vecchi, ammuffiti, abitati da ultranovantenni ingobbiti dal peso della polvere. Basta! la biblioteca è un micro mondo da vivere, un luogo quasi mitico nel quale la letteratura e la cinematografia hanno ambientato storie avvincenti. Ah, ma solo nei film accadono certe cose… siamo sicuri? le piccole biblioteche dove bene o male tutti si conoscono possono sfornare sceneggiature degne di Beautiful, amori finiti, amori incominciati… e tutto sotto gli occhi di spettatori che fingono di non accorgersi di nulla ma in realtà non vedon l’ora che scatti il colpo di scena… un occhio sul libro e un altro su lei o lui. Teste chine che in realtà puntano lo sguardo altrove. le biblioteche pullulano di studenti desiderosi di trovare un angolino tranquillo dove poter studiare e nello stesso tempo socializzare con altri ragazzi. le pause per le chiacchiere sono d’obbligo. Questo universo svolge una funzione di incontro in senso globale: incontro fra diverse generazioni, fra diverse menti, fra persone mai viste prima, ma soprattutto incontro con la cultura. il lato intellettuale della biblioteca è quello portante, coloro che vi giungono sono mossi come ulisse da una sete di curiosità; curiosità verso libri di ogni sorta, dai classici della letteratura italiana e straniera, ai testi più recenti e commerciali. il bancone del bibliotecario è una sorta di dogana culturale, chi vi giunge deve fermarsi, depositare il sapere che ha già fatto proprio e casomai decidere di prendere in prestito un altro volume da divorare con gli occhi. Requisiti? Cognome, nome e registrazione presso la suddetta biblioteca. A viverla in modo completo, una biblioteca dà veramente la possibilità di arricchirsi. Passeggiando fra gli scaffali ricolmi di libri si può casualmente “in- contrare” un autore mai sentito nominare prima, e allora la tentazione è forte, la mano si allunga verso di lui e subito si va alla ricerca della descrizione del libro. Può essere amore a prima vista e allora gli incontri continueranno andando alla ricerca di tutto ciò che è stato pubblicato appartenente a quell’autore; oppure da subito non sarà scattata la scintilla e allora verrà ricollocato al suo posto, ma anche in questo caso l’incontro è avvenuto. un nuovo nome, un nuovo titolo è entrato nei nostri pensieri. la biblioteca è un luogo di trasmissione vitale, dove il sapere si può aggiornare costantemente. Raccoglie il gusto del passato, del presente e del futuro; avere la possibilità di capirne i meccanismi vuol dire conoscere toccando con mano documenti antichi e scoprire le tecniche moderne per la corretta gestione di questo luogo. A volte non si pensa al lavoro che serve per amministrare una biblioteca; oggi è tutto informatizzato. Giustissimo. Praticamente quasi tutte le biblioteche gestiscono i prestiti attraverso programmi, ma… i libri non hanno ancora “imparato” ad acquisire autonomamente un numero di inventario e una collocazione. Questa operazione richiede tempo e molto scrupolo, così come l’aggiornamento continuo del materiale presente e fruibile; nuove acquisizioni, pensionamento di vecchi libri ormai poco consultati e quindi destinati a luoghi più nascosti, ma attenzione… assolutamente non dimenticati! eh, ma in una biblioteca chi ci lavora cosa vuoi che faccia? Sta seduto comodo a guardarsi attorno e a leggere! Sfido chiunque a trovare un bibliotecario che mentre presta servizio abbia tempo di leggere! in ogni biblioteca che si rispetti c’è sempre qualcosa da fare… correre a spostare libri, sistemare computer, fare ricerche, catalogare, inventariare, etichettare, collocare, aiutare Gennaio - feBBraio 2010 gli utenti nelle ricerche, riorganizzare le sale, aggiornare i dati… Pancia in dentro e petto in fuori, avanti, al lavoro! Chi parla usando troppo spesso luoghi comuni forse dovrebbe dedicare un po’ del suo tempo a scoprire il mondo della biblioteca, a domandarsi cosa si celi nel “lato oscuro” di questi luoghi. Cosa vi ruota attorno e chi in definitiva fa in modo che questa ruota giri… le curiosità sarebbero molte, a partire da ciò che ogni simpatico ficcanaso, come me, si domanda entrando in una biblioteca: ma cosa c’è dietro? ogni biblioteca ha un “dietro”, una zona “offlimits” per il pubblico, una parte segreta e nascosta… scale che conducono chissà dove, porte dalle quali entrano ed escono persone, ma per quanto si allunghi il collo, sbirciare non è possibile. le bibilioteche più interessanti sono quelle ubicate all’interno di edifici storici, le cui pareti, ricoperte da scaffali di libri, raccontano esse stesse vicende passate. A volte, dietro ad una piccola biblioteca, con al massimo due sale, si cela un mondo tutto da scoprire… magazzini che esplodono di libri, collezioni di giornali di inizio ‘900, repertori fotografici inimmaginabili. Scatoloni, casse, cassetti ricolmi di carteggi di personaggi di notevole importanza storica; fogli, foglietti, cartoncini, fascicoli, opuscoli, cartoline… dall’800 ad oggi. Persino chi vive e lavora in biblioteca da anni può provare l’emozione di scoprire documenti mai usciti alla luce fino a quel momento, e posso assicurare che l’entusiasmo per una tale scoperta è enorme, ci si sente dentro alla storia. BorgoRotondo le biblioteche non sono solo luoghi di transito per chiedere in prestito libri, ma molto di più: sono campi fertili per ricerche di ogni tipo. Professori e studiosi si fermano a “banchettare” con libri, cataloghi, giornali… li divorano, stuzzicati da un appetito di conoscenza inesauribile. il panorama umano è vastissimo! Si può far la conoscenza di arzillissimi quasi novantenni che con sicurezza ed energia arrivano a richiedere video cassette di ogni genere e con la loro sportina si allontanano poi soddisfatti pregustandosi seratone di “buona visione”; le signore in pensione di solito arrivano in gruppetto, e voracemente si fiondano allo scaffale già adocchiato la volta precedente: sanno ciò che vogliono e se lo vanno a prendere! «eh, noi ce lo siamo meritato il riposo… e adesso ci rilassiamo leggendo». Si può trovare l’avido lettore di quotidiani, di solito ha un’età fra i 40 e i 60 anni, signore dallo sguardo distinto, si siede sulla poltroncina e inizia a sfogliare, con le sopracciglia corrucciate, i fatti del giorno; il cellulare-dipendente, che nonostante vi sia scritto a caratteri cubitali che non è consentito parlare al telefono nelle sale di lettura, bello come il sole inizia a raccontare, all’auricolare, che “l’auto dal meccanico non è ancora riuscito ad andarla prendere…”. oppure lascia squillare all’infinito, con la suoneria rigorosamente inserita, per deliziare con canzoni super pop gli stupiti utenti della biblio(teca). vi è poi chi decide di sostare in biblioteca per studiare. Con grande gioia posso affermare che la biblio(teca) è meta di moltissimi giovani studenti, qui non si parla di “topi da biblioteca” ma di “tipi da biblioteca”. Si arriva al top quando appaiono utenti con la “u” maiuscola… si conoscono tutti… sono un clan, una tribù. Appena ne entra uno in sala di lettura è tutto un salutarsi, poi procede verso il posto che di solito è “suo”, apparecchia il tavolo e parte a studiare, per interrompersi ogni tanto a scambiare quattro chiacchiere con gli amici, o sottovoce o uscendo dalla sala, creando dei veri e propri gruppi di discussione. l’utente, una volta scelto il suo posto, marca il territorio lasciando i suoi oggetti personali sul tavolo anche quando si allontana dalla biblio per andare a casa a pranzo o per rinfrescarsi le idee all’aperto. la fiducia nel ritrovare tutto ciò che ha lasciato sul tavolo è indiscussa anche perché dopo anni di frequentazione è un po’ come se appoggiasse il libro sopra al comodino prima di andare a letto, sicuro di trovarlo al solito posto la mattina; la biblio(teca) è una casa, una famiglia con le sue regole da rispettare. Molto ancora si potrebbe scrivere su questo ambiente, ma penso sia meglio invitare il lettore a curiosare autonomamente nel Paradiso dei libri. ogni riferimento a fatti, persone e ambienti reali è puramente “casuale”. Ti sei sentito chiamato in causa? Ti sembra di aver già visto un luogo così? Ti trovi proprio ora in biblio e mi stai sfogliando in attesa di andare al computer? Complimenti!!! Allora sei un utente di una biblioteca e se non lo sei cosa aspetti? Precipitati nella biblioteca a te più vicina e scopri ciò che ti circonda. Buona lettura. C IN e t e At R O fA NI N: S tAG IO Ne t e At R A Le G ioV e d ì 2 5 f e B Braio, “varietà d’autore” d i da v id e da l Fiu m e, c o m ic o V e n e r d ì 2 6 f e B Braio , S e ra ta jazz “Ricordando m u s ica. Gian Carlo Borghesani” , Ma rt e d ì 2 M a r zo, orchestra M.Budriesi con R.Tabarroni e ospiti , m u sic a . V e n e r d ì 5 Ma r zo, “Mamma mia!” co n m u sic a d eg li Ab b a , m u sic a l. V e n e r d ì 2 6 Ma r zo, “dracula” d i d a v id za rd , m u sic a l. G ioV e d ì 1 8 Ma rzo, C o m p ag n ia Te atro d eh o n “il malato immaginario” , te a tro. Ma rt e d ì 2 0 e MerCo l edì 21 aP ril e, orchestra Galassi e ospiti, m u sic a . G ioVe d ì 2 2 a P r il e, “una vita da pavura” c o n G iu sep p e G ia c o b a z z i, c o m ic o. G ioV e d ì 6 M aG G io, “Queen: highlander & dintorni” Th e Qu een tet, m u sic a . www. ci n eteatrofan i n . i t Gennaio - feBBraio 2010 BorgoRotondo C A LLe M AC eO 622 Pa o l o B a l B a r i n i F oTo d i P. B A l B A R i N i come “la rivoluzione cubana”, in pochi però hanno compreso cosa realizzarono veramente quegli uomini. in realtà, forse nessuno lo ha veramente capito. oggi, cinquan- tuno anni dopo, cosa n’è stato di quel sogno di rendere Cuba, ed il mondo, un posto migliore? un piccolo mattone arancione impedisce ad un sottile pneumatico, nero e consumato dal tempo, di rotolare sulla strada. il cerchione è arrugginito come il carretto cui appartiene; chi lo aveva costruito in un tempo lontano, l’aveva dipinto di verde. Sul carretto ci sono due vecchie pentole, un forchettone ed alcune scatole di cartone. Appoggiato sopra ad un tavolino traballante e incastrato nel carretto, c’è un fornello con il fuoco acceso. Sopra al fuoco, una padella bruciacchiata. un anziano signore, che indossa una maglietta rossa con una macchia d’unto bene in vista sul colletto, tiene stretto il pomello del coperchio e talvolta butta lo sguardo per controllare la cottura. un cliente, nell’attesa della colazione, osserva interessato le ciambelle che friggono nell’olio. dalla porta della casa alle spalle del venditore esce una gallina. Ha appena deposto un uovo e si aggira per la strada con aria soddisfatta. lo scalpiccio degli zoccoli di un cavallo annuncia l’arrivo di un carro. le redini sono tenute da un uomo con un cappello di paglia da dove spuntano un paio di baffi lunghi e neri. il guidatore fa un cenno con la mano al venditore di ciambelle che alza lo sguardo e ricambia il saluto. Sul carro, a fianco del contadino, siede una ragazza F oTo d i P. B A l B A R i N i N el 1956 un gruppo di ottantadue ribelli, tra cui un italiano, sbarcò a Cuba inseguendo il sogno di cambiare il mondo. il gruppo subì molte perdite negli scontri con l’esercito ma con il tempo cominciò a crescere. Si formò un movimento, chiamato 26 luglio, che organizzò la guerriglia nella Sierra Maestra e, tre anni dopo, riuscì nell’improbabile impresa di rovesciare la dittatura militare di Fulgencio Batista. l’intento era quello di porre le basi di una società basata sull’uguaglianza e sulla giustizia sociale; per il movimento, l’unica via possibile per arrivare al risultato era la lotta armata. la storia di quegli anni ricorda in modo particolare due uomini, ernesto Guevara e Camilo Cienfuegos. una morte prematura consegnò entrambi alla leggenda, lasciando Cuba nelle mani della controversa figura del leader Fidel Castro. Tutto il mondo conosce quelle gesta mora dallo sguardo fisso nel vuoto. indossa una camicetta di jeans ed una gonna bianca e stringe al petto una borsetta elegante. il carro si ferma per far passare un vecchio, i cui pochi capelli sono disordinati e sporchi. il vecchio spinge una carriola di legno che ondeggia mentre la ruota sobbalza tra le buche di un asfalto vecchio di anni. Trasporta due ceste, dalle quali spuntano alcuni sacchetti di plastica ed una bottiglia d’acqua dal colore improbabile. un’altra carriola è ferma, poco lontano, accanto ad un piccolo negozio. dalla porta esce una ragazza con lunghi capelli neri. incrocia le braccia ed aspetta che un ragazzo appoggi un televisore sulla carriola. l’apparecchio ha un selettore di canali a manopola ed è ricoperto di polvere. un vecchietto osserva la scena, nascosto da un cappello con la visiera blu; sta S U C C e d e A P eR S I Ce tO lunedì 1 e 8 Marzo ore 21, cinema Fanin, rassegna Film&Film . Martedì 9 e MerColedì 10 Marzo ore 21, cinema Giada, per la rassegna Film&Film : segreti di famiglia. MerColedì 10 Marzo ore 20.45, centro per le famiglie Spazio Aperto , via Matteotti 2, “Belle dentro, belle fuori” nell’ambito del ciclo di incontri e laboratori Stili di vita eco-sostenibili. GioVedì 11 Marzo ore 21, teatro Fanin, Marco Paolini in “la macchina del capo”. Martedì 16 e MerColedì 17 Marzo ore 21, cinema Giada, rassegna Film&Film . MerColedì 17 Marzo ore 20.45, centro per le famiglie Spazio Aperto , “attenzione a cosa mettiamo sulla pelle” nell’ambito del ciclo di incontri e laboratori Stili di vita eco-sostenibili . saBato 20 Marzo ore 8-19, centro storico, Antiquariato in piazza . saBato 20 Marzo ore 21, Teatro comunale, “racconti di Violetta”, spettacolo ispirato a “la Traviata” di Giuseppe verdi a cura di opificio d’arte scenica di Bologna. lunedì 22 Marzo ore 21, cinema Fanin, rassegna Film&Film . Martedì 23 e MerColedì 24 Marzo ore 21, cinema Giada, rassegna Film&Film . MerColedì 24 Marzo ore 20.45, centro per le famiglie Spazio Aperto , “laboratorio sull’uso degli oli essenziali e sulla cosmesi naturale” nell’ambito del ciclo di incontri e laboratori Stili di vita eco-sostenibili . Martedì 30 e MerColedì 31 Marzo ore 21, cinema Giada, rassegna Film&Film . Gennaio - feBBraio 2010 F oTo d i P. B A l B A R i N i appoggiato alla parete senza intonaco di una casa turchina o forse sta dormendo. una donna di mezza età tiene per mano una bambina di quattro o cinque anni. la bimba è vestita con una maglietta rosa, le scarpette viola e ha due treccine de- corate da elastici gialli. la signora si ferma a parlare con il venditore di ciambelle mentre la bambina le tira il braccio, impaziente di andarsene. un uomo trasandato, d’età indefinibile, porta in spalla un paio di scope ed un lungo bastone di legno. veste un abito blu, lercio da molto tempo. le labbra, dalle quali pende un lungo sigaro spento, sono circondate da una folta peluria bianca e grigia. una donna con la borsa di pelle, dalla quale spunta una bottiglia di latte, lo segue a breve distanza. Sta chiacchierando con un’amica cercando di evitare gli escrementi lasciati dal cavallo. la porta della casa accanto al carretto del venditore si apre ed esce un uomo dall’aspetto robusto. indossa una canottiera bianca rimboccata in un paio di bermuda che gli stanno larghi, sostenuti in cintura da uno spago. Ha in mano una gabbia che appende ad un chiodo accanto alla porta. dentro la gabbia borbotta un piccolo pappagallo giallo. Nelle numerose gabbie che sono appese presso le case vicine, tanti uccelli di mille colori salutano l’arrivo di un’altra giornata di sole. la luce fresca del mattino illumi- BorgoRotondo na le verdi colline, ornate di palme, che circondano Trinidad. una sgangherata automobile fucsia, che sputa fumo nero, oscura per un lungo momento la via. Quando la nuvola si dirada, dalla porta della casa di fronte, aperta come tutte le altre, s’intravede una bambina con le calze bianche, la gonna nera, la camicia azzurra ed un fazzoletto rosso annodato al collo. Tiene alcune gallette in mano che chiude a panino dopo averci spalmato la maionese. le avvolge in un tovagliolo di carta, poi le pone in una piccola borsa di rete gialla, dove si trova già una bottiglia d’aranciata ghiacciata, prelevata dal freezer. Con la cartella sulle spalle dà un bacio alla mamma, esce dalla porta e si avvia verso la scuola che è così vicina che si può udire l’allegro vociare di una moltitudine di bambini. da una parete colorata di verde, vicino alla scuola, due occhi severi sotto ad un basco con la stella, guardano l’infinito, ricordando che si andrà avanti fino alla vittoria. il venditore sorride, prende il forchettone e raccoglie una ciambella. Poi me la offre. io allungo le mani e la prendo porgendogli alcuni pesos con l’altra mano. volto lo sguardo verso la strada mentre assaporo il dolce. Seduto sulla scala che conduce alla casa di Nana, la vecchietta che mi ha ospitato per la notte, sono avvolto dalla rivoluzione. la vedo camminare tra i colori delle case, l’ascolto attraverso il chiacchiericcio dei bambini ed il canto del gallo, ne percepisco l’odore tra gli escrementi del cavallo e il fumo dei gas di scarico, ne gusto il sapore mentre mangio la ciambella. Ma quando provo ad allungare una mano non riesco a toccarla. Cos’è la rivoluzione cubana? una dittatura? un laboratorio sociale? un anacronismo? un cancro comunista in un mondo capitalista? una stella luminosa in un mondo oscuro? la risposta alle ingiustizie oppure un’ingiustizia essa stessa? Partito unico e pensiero unico. Media di partito e internet limitato. Marxismo? Comunismo? Socialismo? eppure in queste nebbie oscure scintillano alcune luci, cultura e sanità. da perderci la testa. istruzione pagata dallo stato fino all’università. Computer e inglese in tutte le scuole. Assistenza sanitaria gratuita. Per tutti, bianchi, neri, ricchi, poveri, vecchi, bambini. È triste pensare che concetti così umani, così giusti, abbiano bisogno di una rivoluzione per essere realizzati o che siano rinchiusi in una dittatura. Ma è anche triste pensare che in paesi che si dicono più liberi e civili il valore del bene pubblico è un ideale che purtroppo va scomparendo. Sento l’impulso inarrestabile di capire cosa c’è di giusto e cosa c’è di sbagliato; ho bisogno di parlare con chi mi può dire qualcosa di più. Solo chi è nato e vissuto qui può darmi le risposte. Mi giro allora verso il venditore per supplicarlo di spiegarmi la rivoluzione, ma non c’è più, è entrato in casa. Guardo verso il carretto ma l’uomo con i baffi lunghi e neri è ripartito. Provo allora con il signore che indossava i bermuda larghi, ma si sta allontanando lungo la strada. Nessuno, oggi, mi racconterà la rivoluzione. Forse nemmeno domani. un giorno, chissà. Nana mi chiama, la colazione è pronta. Mi alzo in piedi e, mentre salgo i gradini di Calle Maceo 622, alle mie spalle la gente cammina per la strada, parla e sorride. le porte delle case sono aperte, la vita di ognuno si mescola con quelle degli altri. Nessuno è solo lungo la strada. Forse è questa la vera rivoluzione. S f O G O d I R A BBIA dA SCRiveRe P eR NoN uRl ARe, d A SCRiveRe PeR NoN AveR uRlATo, SCRiveRe Pe RCHÈ, C oMuNQue, Quell’uRlo No N È PASSATo sara aCCorsi e’ in n e g ab ile. C i s o n o id ee c h e riten ia m o lo n ta n e d a l n o stro s e n tire, ch e g iu d ich iam o c o m e p essim e m o d a lità d el v iv ere s o cia le. ep p u re s i in sin u a n o so ttili su lle n o stre b o c c h e. C ap ita , p e r e s e m p io, c h e u n m a ttin o si d ec id a d i a n d a re in q u alch e u f f icio co m u n a le a c h ied ere u n a d elu c id a z io n e. N ie n te d i o rg an izza to, c o sì, u n p o ’ d i tem p o lib ero e si d e cid e d i p ro vare a pa ssa re p er sa p ere q u a l’è la p o siz io n e u f f icia le e q u a li s ian o i p o ssib ili rim ed i d i u n a q u estio n e. C o m e p e r e s e m p io q u ella d ei p ic c io n i c h e a b ita n o i n o stri te tti, le n o s tre g ro n d a ie, i n o stri c o m ig n o li, le n o stre a n ten n e, le n o s tre f in e s tre e tu tto q u ello c h e o ffre u n a g ra d ev o le “ p a n ch in a” s u cu i pa ssa re le g io rn a te. Perc h é q u a n d o si h a o rm a i o g n i b alco n e in va so d a q u ei sim p a tic i sp illi c h e re cid o n o a m o n te o gn i ip o tesi d i a p p o g g ia rsi a lla fin estra in s tile s o re lle M atera ssi e q u a n d o tu tte le fin estre e le im p o s te s o n o ad d o b ba te c o n la c a rta reg a lo, ritro va rsi a n co ra tra cce ch e rich ied o n o p u liz ie p u ò n o n esser sc o p erta m attu tin a s im p atica! Allo ra si sa le in Co m u n e a c h ied ere u n m o d o p o liticam e nte c o rretto d i d ia lo g o in ter- a n im a le, a d o m an d a re q u ali sia n o g li u ltim i p a tti d ip lo m a tic a m en te s tilati tra u m a n i e p ic c io n i. e q u a l’è la p rim a risp o sta : e h , s a n o n s i p o s s o n o m ic a a b b a ttere! e c c o lo !!! ec c o lo il p e n s ie ro la te n te ch e si sta in sin u a n d o n el n o stro b el Pa es e d e m o cra tico ! Pe rch é q u ella risp o sta n o n è u n a b a ttu ta le g g e ra! e’ il p e n s ie ro d i g rid o d el m o m en to, il p en siero d i m o d a . e’ l’ id e a d e lla c o n v iv en z a p erfetta : elim in a re la f o n te d e l p ro b le m a! A q u esto p u n to ? Co m e p u ò p ro c ed ere la rice rca d i m o d alità d i u n ’etim o lo g ic a m en te a u ten tic a c o n - v iv e n za? M a s o p ra ttu tto, c o m e p u ò essere c h e c erte id e e s ia n o p a le s e m e n te a rriva te in c erti lu o g h i? Si sp era n e l s in g o lo ? S i s p e ri p u re, p o i n o n c i si stu p isc a se c erte ris p o s te a l le g g e ro p r o b lem a d ei p ic c io n i c a m b in o c o n testi, s i e s p an d a n o, p e rd a n o il sen so d ella m isu ra e d iv en tin o rabbiose g u e rrig lie u rb a n e. Gennaio - feBBraio 2010 BorgoRotondo L’A LBA d eL L A M eM OR I A l’ i NS o liTA Co M MeMoRAzioN e del 65° ANNiv eRSARio d el RA S T RellAMe NTo di AMolA federiCo serra t uz i o ne memoriale, necessaria. una r e s t i t uz i one di gratitudine e lucida c o ns a pe volezza. Ri c a l pes tare poi la terra del piazzale de l l a c hiesa di A mola, dove furono r i nc hi us i i rastrellati prima di essere po r t a t i al teatro di Sant’ A gata, ha pe r m es s o ai partecipanti all’ iniziativa di a vvicinarsi a quel drammatico e vent o s torico. Si è avuta la possibil i t à di r iviverlo coi c i nque s ensi, attraver s o i canti e le l et t ur e delle testim o ni a nz e. la fiacc o l a t a , i canti del c o r o Ter r e d’ A cqua, una ba mbina che ha s uo nato “Bella C i a o ” c ol flauto e l e l et t ur e delle tes t i m o ni a nze sono s t a t i i m omenti più s ugges t i vi ed emoz i o na nt i . A ll’ iniziat i va ha partecipato una varia umani t à , c o mposta di bambini, famiglie, ra ga z z i , anziani, testimoni di quei f a t t i , a s s ociazioni e la Giunta Comuna l e di Persiceto al completo, oltre a l S i nda co di Sant’ A gata, le forze de l l ’o r di ne ed altri rappresentanti di e nt i l o c a li. l’o ra r i o ostile (il ritrovo era per le 5.45 di un sabato mattina di dicembr e ) e i l clima (ha smesso di piovere pochi minuti prima dell’ ini z i o del l a fiaccolata) non hanno impedi t o a tante persone di ritrovarsi ( qua l c uno è venuto da M odena, da B ol ogna ). Ritrovarsi per ricordare, i n quest o modo insolito e toccante, non sol o l’ evento singolo, ma l’ intera R esi stenza delle nostre terre, vi t t or i osa al fine, culturalmente, politi c a ment e e militarmente, ma a un pre z z o i na uF oTo d i d e N i S N i C o l i S e q u a l c h e a b i t a nt e di vi a Sa n B e rn a rd i n o s i f o s s e a f f a c c i a t o a l l a f i n e s tra nel bui o de l l e s ei d e lla m a tti n a d e l 5 di c em br e s c o r s o, av r e b b e v i s to u n o s pet t a c o l o i ns o l i t o: un l u n g o c o rte o di pe r s o ne c o n f ia c c o l e, b a n d i e re e s t r i s c i o ni c he da S an t ’ A g a ta a n d a va no a d Am o l a . Q u e st’ a n n o a b b i a m o de c i s o di r i c o rd a r ci c o s ì d e l ra s tre l l a m ent o na z i f a scist a d e l l e B u d ri e, Am o l a e Bo r ga t a Cit t à , a v v e n u to p ropr i o ne l l a no t t e d e l 5 d i c e m b re 1944. il ra s t r el lame nto c o i n v o l s e c i r c a duec ent o p e r so n e e c o s tò l a vi t a a t r e nt a s et t e n ost r i c o n c i tta d i n i , l a m a ggi o r pa rt e f u c i l a ti d o p o p o c hi gi o r ni a S a bb iu n o : i c o rp i f u ro no r e c upera t i s o l o n e ll’a g o s to d e l 1 9 45. Al t r i venne r o in v e c e d e p o rta ti n e i c a m pi di c o nce n t ra m e n to. l’id e a è n a ta d a l l ’ A NP i e da l C i r c o l o A r ci A c c a tà , c h e h anno t r o va t o nel Cor o Te rre d ’ A c q u a un’i ndi s pens a bi le c o l l a b o ra z i o n e e ne l l ’Am m i ni s t ra z ion e c o m u n a l e u n ’ ent us i a s t a c o ndi v isio n e o rg a n i z z a ti va e c ul t ura l e. A b b ia m o v o l u to ri to r na r e, a s e s s a nt a c in qu e a n n i d i di s t a nz a , e s a t t a me n t e i n q u e i p o s ti , es a t t a m e nt e i n q u e i m o m e n ti . C o n la f i a c c o l a t a pa rt it a d a l te a tro d i S a nt ’Aga t a a bbi a m o r ip o r t a to s i m b o l i c a me nt e a c a s a t ut t i c o loro c h e l e c a m i o ne t t e t ra s po r t a r on o l o n ta n o d a A m o l a e c he a c a s a n o n to rn a ro n o p i ù . È s t a t a una r es t i - dito di vite interrotte e fam i gl i e devastate. il calendario di quella mat t i na t a è stato fitto: dopo A mola, mol t i ha nno raggiunto Persiceto a pi edi , a l t r i hanno utilizzato i traspor t i messi a disposizione dai volonta r i del l a protezione civile. da Persicet o sono partiti due pullman per pros egui r e l e commemorazioni alle Budrie e a B orgata Città. H a partecipato a nc he un L O S PORt dI GJO GiorGio Baiesi i l Parko u r è co n s id e ra to u n o sp o rt estrem o m a p er q u elli c h e lo p ra tican o, i “ tra c eu r” , è u n v ero e p ro p rio stile d i v ita f a tto d i b alzi, cap rio le e sa lti c h e si m isc h ia n o tra le a rti m a rziali e la d a n za p er “ fu g g ire” in p erc o rsi u rb a n i. i l p iù g ra n d e e s p o n e n te è il fra n c ese da v id Belle c h e è sta to c o lu i ch e h a ap p re s o a l meg lio le tec n ic h e d el Pa rko u r n a to c o m e alle n am e n to p e r i s o ld a ti tra n sa lp in i n el X X sec o lo. Qu a n d o n acq u e s i ch ia m ò “ p a rc o u rs d u c o m b a tta n t” (p erc o rso d ei co m b atte n ti) m a il n o m e fu p resto tra sfo rm a to p er d a re p iù d e cis io n e a l te rm in e so stitu en d o la C c o n u n a K e to g lien d o la S. i l p ro f ilo d e ll’ atleta n o n è c o stitu ito so la m en te d a fo rz a f is ica e ag ilità m a a n c h e d a u n b u o n a sp etto m en ta le c h e fa ca p ire al trace u r f in o a c h e p u n to si p u ò risc h ia re. l’ as p e tto f o n d am e n t a le d i q u esti a c ro b a ti n o n è c o m p etere f ra d i lo ro m a ce rca re il p erfez io n a m en to p erso n a le e fo rse è an ch e p e r q u e s to ch e il Pa rko u r è a n c o ra u n o sp o rt p u lito e lib e ro. l’ u n ica a s s o cia zio n e m o n d ia le d ed ita a ll’in seg n a m en to d el p arko u r è la u rb an Fr eeflo w er p erc h é le o rig in i d i q u esto sp o rt d e s criv e va n o i p ratic a n ti c o m e a u to d id a tti m a p ia n p ia n o s ta n n o e m e rg e n d o altre p ic c o le sc u o le c itta d in e. Gennaio - feBBraio 2010 F oTo d i d e N i S N i C o l i n u t r it o g ru p p o d i po di s t i c he ha nno c o sì d a to i l l o ro c o nt r i but o a l l ’i ni z ia t iva . i n S a l a d e l C o ns i gl i o c ’è po i st a t a l a p ro i e z i o n e di un vi de o pr o d o t t o d a S o c ra te M i ne z z i nel 1984 d al t i to l o “A m o l a p a r t i gi a na ”, e l ’i nt e r v e n to d e l S i n d a c o Ma z z uc a . È st a ta “ l ’ a l b a d e l l a m em o r i a ”, quel la c h e h a c o n s e n ti to a una c o m uni t à , se ssa n ta c i n q u e a n n i do po, di s t r i n- BorgoRotondo ge r s i , r i trovandosi compatta attorno a una verità storica che nessun patet i c o e a rrogante revisionismo potrà m a i ne a nche minimamente scalfire. È s t a t a anche l’ alba di una memoria nuova non perché diversa, ma perché lasciata alle responsabilità di generazioni ormai inequivocabilmente distanti da quei fatti. Generazioni alle quali spetta l’ onore di prendere tra le mani quel testimone e l’ onere di tutelarlo, tenendolo vivo e sapendone adeguare le modalità di trasmissione alla nuova società. dovrem o r i us c ire a riproporre quell’ esempl a r e m essaggio di pace, libertà e gi us t i z i a sociale affinché possa trova r e c ul tura fertile per mettere radic i s a l de e profonde. l’ iniziativa del 5 dicembre è stata un buon ba nc o di prova che ha coinvolto mol t i soggetti nell’ organizzazione e a l meno duecentocinquanta person e ha nno partecipato agli eventi. Propr i o per il suo approccio inusuale ha a t t i ra t o l’ attenzione di molti che non sono avvezzi a prendere parte a c ommemorazioni del genere. e credi a mo si a questa la sfida: affiancare a l l e c ommemorazioni classiche e nec essa r i e nuovi strumenti e nuove pr opost e. Proposte che gettino semi , ma ga r i durante un evento di poche or e, c a paci di far germogliare nelle per sone la curiosità e la consapevo l ez z a per il percorso che ha modella t o l ’ a ni ma generosa, tenace e soli da l e del la comunità persicetana. Pensi a mo che, a due mesi dai festeg gi a ment i per il sessantacinquesimo a nni ver sa rio della liberazione, questa si a una sfida ambiziosa e important e da l l a quale nessuno, nel suo a mbi t o di intervento personale, profe ssi one e civile, può sentirsi dispensat o. A P P U NtA MeNtI I S t I tUtO R A MA zzINI 2 5 f e B B r a i o o r e 2 0 To m b o l a d i b e n e f i c e n z a p r e s s o l a S a l a Pa r r o c c h i a l e d e l l e B u d r i e d i S a n G i o v a n n i 2 Marzo ore 20,45 “Concerto di Primavera” p r e s s o i l Te a t r o Fa n i n d i S a n G i o v a n n i i n Pe r s i c e t o Pe r i n f o r m a z i o n i : Sezione Ramazzini il mercoledì dalle 10 alle 12 tel. 051 6812773 oppure Marisa 0510823141 BorgoRotondo Periodico della ditta ed i G RA F iC A di Ro SSi do Rel l A A utori zza z i on e del Tr i bu n a le di Bol ogn a , n. 7 7 3 7 d el 2 0 - 0 2 - 2 0 0 7 Pubbliche relazioni A N N A RoSA B i G iANi San G iova nn i i n Per si c eto tel . 051 82 15 68 Fotocomposizione e stampa Ti po-li to “ il To R C Hio” via C oper n i c o, 7 San G iova nn i i n Per si c eto tel . 051 82 30 11 - fa x 0 5 1 8 2 7 1 8 7 e-mai l: i n f o @ilto rch iosg p. i t w w w.i lt o rch io s g p.it direttore responsabile P i o B A R B i e Ri, o rd in e d e i g io rn a listi. Te s s e ra n ° 5 8 1 7 8 Coordinamento redazionale el e o N oR A G RAN di , Gi ul i A MASSARi , l o R e Nz o SCAG l i ARiNi , Mi CHe l e SiMoNi , G i A N l u C A STAN zAN i Comitato di redazione S A R A AC CoRSi , PAol o BAl BARiNi , T e R eS A C Al z ATi , MAuR i z i A CoTTi , v i R G i N i A G uASTe l l A , Wol FAN G o HoRN, l i S A l u Gli , G i oRG i N A N eRi, l u C A S C A RCe l l i , CHi ARA Se RRA, Fe d e R i C o Se RRA, iReNe To MMASiNi Progetto grafico (bianco&nero) M A R i A el e N A CoN G i u illustrazioni MARi N A FoRN i , doMeNiCo M oS CA, PAol A RAN z ol i N direzione e redazione c/o Pal azzo Comu n al e Corso ital i a, 74, 40017 san G i ovan n i i n Persi ce to e- mai l l orescagl i a@ y ahoo.it Hanno collaborato a questo numero GioRGio BAieSi, SiMoNeTTA CoRRAdiNi, GilBeRTo FoRNi, GeNziANA RiCCi, MAuRo RiSi delle oPiNioNi MANiFeSTATe NeGli SCRiTTi SoNo ReSPoNSABili Gli AuToRi dei QuAli lA diRezioNe iNTeNde RiSPeTTARe lA PieNA liBeRTà di Giudizio ANNo iX, N.1/2, Gennaio-Febbraio 2010, diffuso gratuitamente